mostra museo archeologico di bologna su belzoni

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Main Sponsor Giovanni Battista Belzoni Un Indiana Jones alla riscoperta dell’Egitto Bologna Museo Civico Archeologico Via dell’Archiginnasio, 2 Dal 30 maggio 2007 www.comune.bologna.it/ museoarcheologico www.biografilm.it

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Mostra Museo Archeologico di Bologna su Belzoni

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Page 1: Mostra Museo Archeologico di Bologna su Belzoni

Main Sponsor

Giovanni Battista BelzoniUn Indiana Jones

alla riscopertadell’Egitto

BolognaMuseo Civico Archeologico

Via dell’Archiginnasio, 2

Dal 30 maggio 2007

www.comune.bologna.it/museoarcheologico

www.biografilm.it

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Introduzione

l progetto Biografilm è nato e si è sviluppato con l’intentodi raccogliere intorno alle biografie l’attenzione, l’interessee l’impegno di persone ed istituzioni culturali, che condividano

l’idea che la chiave di lettura biografica possa essere un efficacestrumento di orientamentoin ogni campo del saperee dell’operare umano.Giunto alla sua terzaedizione, Biograf i lmFestival registra consincera soddisfazione lanascita di una intensacollaborazione con ilMuseo Civico Archeologico di Bologna, sviluppatasi con l’occasionedel focus che il festival dedica quest’anno alla straordinaria vicendaumana di Giovanni Battista Belzoni, scopritore di alcuni tra i piùimportanti reperti archeologici dell’antico Egitto, rimasto troppoa lungo nell’ombra e sostanzialmente sconosciuto al pubblico.La realizzazione presso il Museo Civico Archeologico della mostra“Giovanni Battista Belzoni: un Indiana Jones alla riscopertadell’Egitto” è il risultato di questa collaborazione, che offrirà alpubblico di Bologna una preziosa riproduzione della tomba delfaraone Sety I, una delle più importanti scoperte di GiovanniBattista Belzoni, con un modello realizzato a partire dagli acquerellioriginali di Belzoni, messi a disposizione dal City Museum & ArtGallery di Bristol.Ci auguriamo che la mostra sia per molti l’occasione di conoscerequel nome che Belzoni stesso tracciò, orgogliosamente, su moltidei monumenti da lui scoperti, ma soprattutto di accostarsi alvalore storico di quelle scoperte e ad una vita che merita di essereripercorsa per la sua avventurosa passione.

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Andrea RomeoDirettore artistico Biografilm FestivalInternational Celebration of Lives

Cristiana Morigi GoviDirettrice Museo CivicoArcheologico di Bologna

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Mostra

Giovanni Battista BelzoniUn Indiana Jones alla riscopertadell’Egitto30 maggio 2007ore 18 Inaugurazione Mostraore 21 Concerto del Coro AthenaMuseo Civico ArcheologicoVia dell’Archiginnasio 2BolognaOrario: martedì - venerdì, 9 - 15Sabato, domenica e festivi, 10 - 18.30Chiuso tutti i lunedì ferialiIngresso gratuito

PromotoriMuseo Civico ArcheologicoBiografilm Festival - InternationalCelebration of Lives

con il contributo diABO Autostazione di Bologna S.p.A.Fiat LanciaVip Mediacom

ProgettoCristiana Morigi GoviDirettore del Museo CivicoArcheologicoAndrea RomeoDirettore artistico Biografilm Festival- International Celebration of LivesDaniela PicchiIspettore egittologo, Sezione Egizianadel Museo Civico ArcheologicoMauro TintiCuratore del focus G.B. Belzoni perBiografilm Festival

con la collaborazione diItalo Grassi ed Elena Stanzani

Mostra a cura diDaniela PicchiMuseo Civico ArcheologicoMauro TintiBiografilm Festival

Progetto espositivoMauro TintiBiografilm Festival

AllestimentoERA S.r.l. Emilia Romagna Allestimenti

Progetto graficoMassimo BozzoliMuseo Civico ArcheologicoMauro LuccariniBiografilm Festival

Ufficio stampaCatia Donini e Michela MercuriBiografilm FestivalDaniela Picchi e Simona ComelliMuseo Civico ArcheologicoMonica GhisleriCoordinamento Ufficio stampaBiografilm Festival

Coordinamento generaleEmanuela CeddiaDirettore operativo di BiografilmFestival - International Celebrationof LivesLaura TurkAssistente alla Direzione operativa

Con la collaborazione diTutto il personale delMuseo Civico ArcheologicoTutto lo staff diBiografilm Festival - InternationalCelebration of Lives

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Delegazione di Bologna

Main Sponsor

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Giovanni Battista BelzoniUna vita da film

n esploratore, un ingegnere idraulico, un archeologo, unoscrittore, un attore. Potrebbero sembrare le vite di altrettantipersonaggi e invece sono racchiuse in una sola, quella di Giovanni

Battista Belzoni, personalità poliedrica, incarnazione romanticadell’ideale di esotismo e di avventura così tipico del periodo in cuivisse, a cavallo tra Sette e Ottocento.

Nato nel 1778 a Padova, ma trasferitosi presto a Londra, Belzonilavora dapprima in spettacoli circensi, sfruttando la sua straordinariaprestanza fisica (era alto più di 2 metri), per poi intraprendere unviaggio in Egitto al fine di promuovere una pompa idraulica di suainvenzione presso il sultano, e rimanervi per quattro anni nel corsodei quali scopre l’ingresso della piramide di Chefren, porta alla lucela tomba di Sety I ed entra dopo secoli nel grande tempio di Abu

Simbel.In fondo la sua vicenda umana

potrebbe essere avvicinata a quelladi tanti emigranti di umili origini,soprattutto per quanto riguarda idifficili inizi a Londra. Come dacopione l’iter vorrebbe che ad unavvio difficoltoso seguano poiriscatto, fama e ricchezza. Ma laparabola belzoniana prenderà unapiega del tutto inattesa peraddentrarsi un po’ per caso, unpo’ per azzardo, nei meandri benpiù pericolosi, ma anche piùaffascinanti, dell’esplorazione edella ricerca archeologica antelitteram. Niente ricchezza facileo scalata sociale, ma un campo diindagine, quello dell’antico Egitto,con tutto il suo corollario dipersistenti suggestioni: l’esotismo,l’avventura, l’Oriente mitico e

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mitizzato dell’Impero Ottomano, i tesori e i misteri della terra deifaraoni, lo sprezzo per i disagi e i pericoli derivanti da ogni nuovaimpresa. Se giunse la fama, lo stesso non può dirsi per la ricchezza,perché chi trasse beneficio economico dal lavoro del Belzoni fusoprattutto la cerchia di consoli e legati europei che si contendevareperti e antichità nell’Egitto del tempo.

Belzoni fu indubbiamente un personaggio singolare anche agli occhidei contemporanei e molte delle sue vicende trovarono ampio risaltonei giornali londinesi del periodo. Si attirò invidie e maldicenze, allequali reagiva spesso con veemenza, provenienti in gran partedall’establishment sia aristocratico sia accademico, a riprova del fattoche non fu mai accettato del tutto nell’altezzosa buona società londinese.

La sua morte è proverbiale, per quanto tragica: Belzoni cade sulcampo nel suo ultimo viaggio, nella sua ultima avventura, alla ricercadelle sorgenti del Niger e della leggendaria città di Timbuctù. È uncommiato quasi cinematografico, con le esequie che si ammantanodi romanticismo: tumulato all’ombra di un grandissimo albero pressola città di Gwato, in Africa e salutato dalle scariche dei moschettidella sparuta comunità inglese del posto.

È sorprendente che il cinema non si sia mai davvero impossessatodella vicenda umana del Belzoni, limitandosi a rendergli omaggio,spesso del tutto inconsapevolmente, in alcune saghe o figure iconiche,una su tutte quella di Indiana Jones. Inconsapevolezza, nel caso diSpielberg, che sarebbe in realtà da verificare, vista la cultura profondae poliedrica del regista americano.

Eppure, come per una strana osmosi, la sua vita sembra attraversaree permeare di sé l’immaginario collettivo che ruota attorno allafigura dell’archeologo-esploratore-avventuriero. Chi ha l’occasionedi imbattersi nel suo nome, di incrociarne le vicende, rimaneinevitabilmente folgorato. La vita di Belzoni, infatti, racchiude unafascino a cui è difficile sottrarsi: in un mondo in cui tutto sembraormai essere conosciuto e a portata di mano, la sete di scoperta ela curiosità, il rischio del viaggio e l’esotismo, la caparbietà e ilcoraggio risuonano dentro ognuno di noi risvegliando immagini edesideri mai sopiti.

di Mauro Tinti e Daniela Picchi

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La Valle dei Re (Biban el-Muluk)e la tomba del faraone Sety I

hutmosi I (XVIII dinastia: 1493- ? a.C.), padre della famosaregina Hatshepsut, fu il primo sovrano a farsi scavare la tombain una desolata valle rocciosa di Tebe Ovest, oggi nota comeValle dei Re (Biban el-Muluk). Dopo di lui i faraoni del Nuovo

Regno (XVIII-XX dinastia: 1539-1075 a.C.) scelsero questo stessoluogo per le proprie sepolture, aff idandone i lavori di esecuzioneagli operai specializzati del vicino villaggio di Deir el-Medineh.

La Valle sembrava un luogo ideale per il loro riposo eterno, perché facileda proteggere dall’alto, funzionale alle esequie regali per la vicinanza allacapitale del paese e al Nilo, ma soprattutto perché la montagna che lasovrasta, molto simile a una piramide, era considerata sacra alla deaHathor e alle dee dell’Occidente, strettamente connesse al culto dellaregalità, ai culti solari e al concetto di rinascita.

Le tombe individuate sino a ora nel ventre roccioso della montagna sacrasono 63 e ciascuna è contrassegnata da un numero identificativo. Nel 1827l’egittologo inglese John Gardner Wilkinson numerò le prime 22 sepoltureordinandole in sequenza geografica da nord verso sud (King Valley 1-22).Tutte le altre sono state siglate con un numero progressivo in rigorosoordine di rinvenimento. La tomba di Tutankhamon, l’unica scoperta ancoraintatta da Howard Carter e Lord Carnarvorn nel 1922 e nota anche comeKV62, dal 10 febbraio 2006 non è più l’ultima dell’elenco.

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Tra le poche tombe che possono offuscare la notorietà della tomba diTutankhamon, il primo posto spetta di diritto alla tomba del faraone Sety I,la cosiddetta Tomba Belzoni dal nome del suo scopritore (KV17). Questasepoltura è la più grande in assoluto della Valle dei Re e mostra una piantatra le più complete e complesse. Una serie di corridoi discendenti alternatia rampe di scale, sui quali si aprono numerose stanze con pilastri, siaddentra nella montagna sacra per oltre 120 metri fino a raggiungere unacamera funeraria dal soffitto a volta. Oltre che per le dimensioni eccezionalie la planimetria articolata, questa tomba deve la sua notorietà anche allaraffinata tecnica di esecuzione e alla innovativa scelta tematica del proprioapparato iconografico, scolpito a rilievo e dipinto con grande ricchezzadi colori dagli artigiani di Deir el-Medineh. Le pareti dei corridoi e dellecamere del sepolcro, dall’ingresso sino alla stanza del sarcofago dove sitrova un famoso soffitto astronomico, infatti, sono decorate quasi perintero da immagini che raffigurano il sovrano al cospetto degli dei e dascene tratte dal Libro delle Porte, dal Libro dell’Amduat, dal Libro dellaVacca Celeste, dalla Litania di Ra, testi religiosi che dovevano proteggereSety I garantendone un’esistenza eterna oltre la morte.

Quando Giovanni Battista Belzoni entrò in questa sepoltura nei giornisuccessivi il 16 ottobre del 1817 ed ebbe modo di vederne i colori ancoravividi, capì immediatamente di avere fatto una scoperta sensazionale e,assieme ad Alessandro Ricci, decise di riprodurre le decorazioni parietalitramite disegni, acquerelli e calchi in cera. Belzoni asportò dalla tomba,profanata più volte in antico e ormai senza il corpo del faraone, gli unicioggetti del corredo funerario ancora esistenti: un meraviglioso sarcofagoin alabastro, alcuni frammenti di vaso canopo, sempre in alabastro, e oltresettecento statuette funerarie in fäience e legno, che poi rivendette sulmercato antiquario.

Da subito, la Tomba Belzoni divenne tappa obbligata per ogni viaggiatorealla riscoperta dell’antico Egitto, fra i quali gli illustri egittologi J.F.Champollion e Ippolito Rosellini, che riprodussero e ne asportarono alcuniframmenti parietali in occasione della Spedizione Franco-Toscana del1828-1829. Come purtroppo fecero molti altri europei, danneggiandoirreparabilmente la decorazione del sepolcro, che, in parte, è ricostruibilesolo grazie ai disegni ottocenteschi.

Oggi la tomba non è visitabile, se non in circostanze d’eccezione.

di Daniela Picchi

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L’emozione della scoperta:la Tomba Belzoni

iovanni Battista Belzoni descrive la scoperta della tomba di Sety I in alcunepagine suggestive del libro Viaggi in Egitto ed in Nubia edito a Londranel 1820 e poi tradotto, per il grande successo, in francese e in italiano.Vale la pena rileggerne i passi riguardanti l’individuazione della sepoltura

e l’ingresso nella sala a pilastri con annessa camera del sarcofago, per riviverele emozioni della scoperta e immaginare nel luogo di origine alcune statuettefunerarie raffiguranti Sety I, ora conservate nella sezione egiziana del MuseoCivico Archeologico di Bologna.

“Li 16 [ndr. ottobre 1817] ripresi le mie ricerche nella valle di Beban-el-Maluk [Tebe Ovest] e n’ebbi la fortuna di fare una scoperta che mi ricompensòlargamente di tutte le pene cui m’aveva date, il perché posso chiamare il giornodi quella scoperta uno dei più fortunati della mia vita.

Coloro che sanno per esperienza che cosa sia il riuscire in una impresa lungae penosa oltre la speranza possono essi soli figurarsi la gioia ond’io fui presopenetrando, per primo fra tutti gli uomini attualmente viventi sul globo, in unodei più belli monumenti dell’antico Egitto, in un monumento ch’era statoperduto per gli uomini e che da me veniva allora ritrovato così ben conservatoche si sarebbe potuto credere venisse finito poco prima della nostra entrata. /Il luogo ove io aveva ordinato ai lavoratori di scavare la terra era lungi sei osette tese dall’ultima tomba da me scoperta, alle faldi d’un pendio molto scoscesoed in un borro cha vanno riempiendo gli acquazzoni nel tempo delle piogge.Nessuno si sarebbe immaginato che gli egiziani avessero aperta l’entrata di unagrande tomba nel letto di un torrente, ma certi indizi molto forti mi avevanofatto presumere ch’avrei trovato quivi l’oggetto delle mie lunghe ricerche.…l’indomani 17, verso sera, ci accorgemmo che la rupe era stata tagliata perfarvi l’apertura. Li 18 di buon mattino fu ricominciato il lavoro e versomezzogiorno si giunse ad una entrata trovantesi diciotto piedi al di sotto dellivello del terreno. A quello che sembrava la tomba che eravamo per scoprireera dell’ordine migliore, ma la mia aspettazione non aspirava a tanto…”.

“A questa [sala] ne succede una più grande…, sopportata da due ordinidi pilastri quadrati, tre da ciascuna parte, collocati sulla dirittura degliandroni. Da ciascun lato di essa erasi scavata una camera…; io darò allagrande caverna il nome di sala dei pilastri (Sala J), alla camera diritta quellodi camera d’Iside (Sala Je) per la grande vacca che vi era rappresentata…,ed alla camera a sinistra porrò il nome di camera dei misteri (Sala Ja) acagione delle figure simboliche che la decorano. / In fondo a questa catacombavidi un’altra sala a volta rotonda la quale non era separata dalla sala deipilastri che da un gradino, di maniera che le due sale non ne formavanopropriamente che una sola...

Dall’estremità della camera di fronte alla sala dei pilastri passammo per

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una grande porta ad una sala sostenuta da quattro pilastri, uno dei qualiera caduto... I lati ne sono ricoperti di stucco in que’ luoghi ove la roccianon ha potuto essere tagliata di una maniera uguale, ma quivi non sonostati applicati colori. La chiamai sala d’Api, o del toro (Sala Jc) perché vitrovammo lo scheletro d’un toro imbalsamato coll’asfalto; vi trovammoancora molte figurine di legno rappresentanti mummie e ricoperte d’asfaltoonde meglio conservarle. / Eranvi pure alcune altre figure di bella terracotta, dipinta a color turchino e con sopra molta vernice; vedemmo anchealtre statue di legno in piedi alte quattro piedi con un foro circolare, certamenteper riporvi rotoli di papiro, e v’erano pure sparsi qua e là sul terrenoframmenti d’altre statue di legno e di composizione.”

“Ma quello che offerse di più importante a’ nostri occhi questa sala si fu unsarcofago posto nel centro, il quale non poteva averne un simile al mondo.Esso magnifico monumento era lungo nove piedi e cinque pollici e largo tree sette, e fabbricato col migliore alabastro orientale; non aveva due pollici digrossezza e quindi, ponendo il lume dietro ad una parete di esso, apparivatrasparente. Dentro e fuori era coperto di sculture, consistenti in centinaia dipiccole figure alte non più di due pollici le quali, a quello che m’è sembrato,rappresentano tutta la processione funebre del morto deposto nel sarcofago,diversi emblemi ed altre cose allusive. L’Europa non ricevette mai dall’Egittoun pezzo antico della stessa magnificenza. Sfortunatamente vi mancava ilcoperchio il quale ne era stato levato e rotto, e del quale trovammo alcuniframmenti nello scavo che femmo d’innanzi alla prima entrata”.

Giovanni Battista Belzoni**I passi precedenti sono tratti da G.B. BelzoniViaggi in Egitto ed in Nubia…, Milano 1825-1826

di Daniela Picchi

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Dall’Egyptian Hall di Londraal Museo Civico Archeologico di Bologna

opo 5 anni febbrili trascorsi in Egitto a partire dal 1815, tra scavi,scoperte, estenuanti trattative con i rappresentanti del potere locale,successi e amarezze, nel 1820 Belzoni decide di fare ritorno a Londra,di pubblicare un libro di memorie sulle sue avventure egiziane e di

organizzare una grande mostra “sulla bella Tomba di Tebe”, come ebbead annunciare enfaticamente il Times. L’evento è preparato con periziae meticolosità e anche la scelta della location, l’Egyptian Hall di Piccadilly,si rivela quanto mai azzeccata. La mostra inaugura il 1° maggio 1821 edè il blockbuster dell’anno. Centinaia di migliaia di londinesi (solo 2000il primo giorno) accorrono a visitare l’Egyptian Hall e restano affascinatidall’incredibile allestimento escogitato dal Belzoni. All’interno dell’edificio,infatti, questi costruisce a grandezza naturale due sale della tomba di Sety I,riproducendone le raffigurazioni parietali con calchi in gesso ottenuti dainegativi in cera da lui fatti nell’ipogeo della Valle dei Re e poi fedelmentecolorati grazie agli acquerelli dipinti insieme al Ricci sempre in loco.L’allestimento, in sé già sensazionale, è reso ancora più evocativo graziea un sapiente uso della luce che immerge le due sale in una penombramisteriosa e fa emergere, in maniera teatrale, i rilievi colorati delle pareti.Arricchiscono l’effetto scenico un modellino dell’intera tomba, posto alcentro di una sala, e un nucleo di oggetti raccolti dal Belzoni in Egitto pergentil concessione del console inglese Salt, comprendente statue della deaSekhmet, rilievi, piccole statuette funararie, papiri, etc.

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Il grande successo di questa mostra e la sua fondamentale inf luenzanell’alimentare quell’imponente fenomeno di riscoperta dell’antico Egittoche oscilla dalla nascente Egittologia all’Egittomania, si spiegano meglioricordando che nessun grande museo del tempo aveva ancora dedicatouna sezione specifica alle antichità egizie: il Museo Egizio di Torino nasceufficialmente nel 1823, il Louvre inaugurerà le gallerie egizie solo a partiredal 1826, il Museo Egizio nel Castello di Berlino aprirà nel 1827. È veroche il British Museum a Londra esponeva già dagli inizi dell’800 le antichitàegizie pervenute in Inghilterra dopo la vittoria su Napoleone, ma rispettoa questo, la novità della mostra dell’Egyptian Hall consisteva nell’esporreper la prima volta alcuni reperti egizi all’interno di un contesto architettonicopertinente e fedelmente evocativo del luogo d’origine.

La mostra Giovanni Battista Belzoni. Un Indiana Jones alla riscopertadell’Egitto prende spunto dalla celebre esposizione che Belzoni organizzòa Londra nel 1821 e le rende omaggio con un allestimento-evocazione chegioca su vari livelli. I visitatori si trovano al cospetto di un unico, grandeoggetto, una misteriosa scatola sulla quale campeggia la riproduzione dellafacciata dell’Egyptian Hall tratta da una foto ottocentesca. All’interno vi èla ricostruzione della camera sepolcrale della tomba di Sety I, ridotta a unterzo delle dimensioni reali, che i visitatori possono “spiare” già dall’esternoattraverso finestre e feritoie. La riproduzione in digitale degli acquerellioriginali del Belzoni e del Ricci, conservati al City Museum and Art Gallerydi Bristol, permette di ammirare la camera sepolcrale in tutto il suo originariosplendore e al tempo stesso costituisce una importante testimonianza delmetodo utilizzato dal Belzoni stesso per documentare e “mappare” in modosistematico i rilievi dipinti del celebre ipogeo faraonico.

Una fascia di testi e immagini circonda esternamente la grande scatola eillustra le tappe fondamentali della vita di Giovanni Battista Belzoni cosìcome gli aspetti salienti della mostra, guidando il visitatore verso una grandeapertura attraverso la quale si penetra nelle tomba per osservare da vicino11 ushabti del faraone Sety I, rinvenuti da Belzoni al suo interno e oraesposti al Museo Civico Archeologico di Bologna.

Il posizionamento di questo grande modello al centro della corte vetratadel Museo Civico Archeologico, inoltre, permette un dialogo costante trala collezione egiziana permanente, il cui percorso si sviluppa tutto attorno,e la mostra, collocando la vicenda storica di Belzoni a confronto con ilpasso lento e maestoso di una civiltà millenaria che non ha ancora finitodi raccontare se stessa.

di Mauro Tinti

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City Museum & Art Gallery di Bristol:gli acquerelli Belzoni in mostra

e riproduzioni ad acquerello di Giovanni Battista Belzoni costituisconoun’eccezionale descrizione degli interni della tomba di Sety I cosìcom’era quando egli la riscoprì nel 1817. Mai prima d’allora il mondoaveva veduto una tomba tanto decorata e conservata nonostante i secoli

di antichità. Oltre 300 acquerelli documentano i rilievi dipinti al suo internonei lunghi corridoi e nelle numerose camere scavati nella roccia, scendendodalla misteriosa sala del pozzo verso la magnifica camera sepolcrale dalsoffitto a volta con raffigurazione astronomica. Scene dal Libro dei Morti,dal Libro delle Porte, la Litania di Ra, l’Amduat e il Rituale dell’aperturadella Bocca, sono tutti rappresentati negli acquerelli.La scoperta della Tomba di Sety I, detta anche “Tomba Belzoni”, fucelebrata come una delle più grandi e importanti del tempo, riaccendendol’interesse del mondo occidentale per l’antico Egitto. Con la mostraorganizzata all’Egyptian Hall di Londra, che includeva un modello inscala 1:1 di alcuni ambienti della sepoltura, Belzoni divenne celebre peravere diffuso in Europa lo splendore inaccessibile del suo apparatoiconografico. Va inoltre aggiunto che non esistono studi altrettanto estesie dettagliati della tomba perché gli acquerelli belzoniani raffigurano anchequelle scene rapidamente deterioratesi dopo la scoperta nel 1817.Il City Museum & Art Gallery di Bristol, che possiede molti degli acquerelliusati dal Belzoni per costruire il suo modello londinese della tomba diSety I, nei prossimi mesi esporrà per la prima volta una cospicua selezionedi questa unica e importante collezione. Sembra che la collezione sia statadonata al Bristol Museum & Art Gallery dalla vedova Belzoni, SarahBanne, che si suppone fosse originaria di Bristol. La mostra, intitolata “Inthe Presence of Gods”, racconterà come la fama di Belzoni si leghi

ind i s so lub i lmen te a l l aprospettiva di vita eterna diSety I e alla scoperta della suatomba, quale sia la lezionetramandataci da questoarcheologo ante litteram equale sia il valore delleesplorazioni occidentali

dell’Egitto nel XIX secolo. Cercherà inoltre di dare una risposta ai misteriche circondano il modello costruìto dal Belzoni all’Egyptian Hall. Comeera fatto? Ne fu Belzoni in persona l’artefice?

La mostra, programmata in concomitanza all’apertura della nuovaGalleria Egizia del Museo, inaugurerà il 7 luglio 2007 e resterà apertafino al 23 marzo 2008.

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Giovanni Battista Belzoni:biografia

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1778 Giovanni Battista Bolzon (il cognome sarà successivamente modificato in Belzoni)nasce il 5 novembre 1778 a Padova, nel popolare quartiere del Portello, da TeresaPivato e Giacomo Bolzon, titolare di un negozio di barbiere.1794 Belzoni si trasferisce a Roma, dove intraprende studi regolari sotto la tutela delcav. padovano Vivaldi.1798-1803 Dopo l’ingresso delle truppe francesi a Roma nel 1798, Belzoni si reca inFrancia per far soldi con mercanzie religiose. Di lì a breve, forse per evitare l’arruolamentonell’esercito napoleonico, cerca lavoro ad Amsterdam assieme al fratello Francesco colquale si trasferisce poi a Londra.1803-1812 Belzoni sfrutta per vivere il suo fisico possente (era alto due metri), esibendosiin diversi teatri e circhi di Inghilterra e Irlanda. In particolare, lavora per il popolareteatro Sadler’s Wells di Londra nel ruolo di “Gigante Cormorano” e di “Sansone dellaPatagonia”, divenendo una celebrità per la bravura di esecuzione del numero “la piramideumana”; Belzoni si carica sulle spalle una specie di giogo in metallo e sostiene il peso didodici persone, che formano così aggrappate una vera e propria piramide. Conosce SarahBanne di Bristol che diviene sua moglie e inseparabile compagna di viaggi.1812 Belzoni compie numerosi viaggi a Madrid, Lisbona e Gibilterra, continuando lapropria attività teatrale e impratichendosi sempre più nei giochi idraulici da palcoscenico.1813 Belzoni tiene il suo ultimo spettacolo di successo in Inghilterra, a Oxford allaBlue Boar Tavern, prima di tornare in Spagna.1814-1815 Belzoni soggiorna brevemente in Portogallo, in Italia e a Malta, da doveparte alla volta dell’Egitto assieme alla moglie. Sfruttando le nozioni di meccanicaidraulica acquisite per esigenze scenografiche, il padovano costruisce una pompaidraulica di sua invenzione con la speranza di riuscire a venderla al Califfo MohammedAlì; il suo progetto fallisce a causa di intrighi di corte.1816 Per guadagnarsi da vivere, Belzoni accetta l’incarico affidatogli dal consolebritannico Henry Salt, di trasportare fino al Nilo dal Ramesseum una gigantesca statuadi Ramesse II, nota come il giovane Memnone e pesante 12 tonnellate, portandomiracolosamente a termine l’impresa in sole due settimane e con mezzi di fortuna.1817 Belzoni penetra nel Tempio Grande di Abu Simbel, del quale ha già individuatol’ingresso l’anno precedente, e scopre a Tebe Ovest la tomba di Sety I, la più grandee bella della Valle dei Re.1818 Belzoni individua l’ingresso della piramide di Chefren e lascia la sua firmaancora leggibile all’interno della camera sepolcrale. Nello stesso anno scopre l’anticacittà portuale di Berenice sulle coste del Mar Rosso.1820 Belzoni ritorna a Londra con la moglie. Scrive e pubblica in inglese il libro di memorieViaggi in Egitto ed in Nubia che diviene un immediato successo, tradotto in francese e italiano.1821 Il 1° maggio Belzoni inaugura all’Egyptian Hall di Piccadilly la prima mostraegittologica di ogni tempo, organizzata e allestita assieme alla moglie Sarah: alcuni repertiantico-egiziani di proprietà dei Belzoni per gentile concessione del console Henry Saltsono esposti nella scenografica ricostruzione di alcuni interni della tomba di Sety I.1823 Belzoni muore di dissenteria presso Gwato, in Nigeria, mentre partecipa a unaspedizione alla ricerca delle favolose sorgenti del fiume Niger.

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Bologna, Manifattura delle ArtiVia Azzo Gardino, 656-10 giugno 2007

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Giovanni Battista BelzoniUn Indiana Jones alla riscoperta dell’EgittoBiografilm Festival dedica la giornata del 7 giugno al coraggiosoarcheologo padovano.Evento specialeMostra: “Giovanni Battista Belzoni. Un Indiana Jones alla riscoperta dell’Egitto” apertacon ingresso gratuito dal 30 maggio.Museo Civico Archeologico di Bologna, Via dell’Archiginnasio, 2Orario: martedì - venerdì, 9 - 15 / sabato, domenica e festivi, 10 - 18.30Chiuso tutti i lunedì feriali

Ore 16.00 Sala del Quadrante - Palazzo Re Enzo, 3° piano, ingresso da Piazza Re EnzoPresentazione del Focus - interverranno:Mauro Tinti, scenografo e costumista, svolge anche attività di giornalista e criticocinematografico, curatore del focus G.B.BelzoniDaniela Picchi, ispettore egittologo, Museo Civico Archeologico di BolognaAlessandro Bettero, Vip MediacomSeguirà la proiezione della fiction della BBC: “The Great Belzoni - the Pharaoh andthe Showman”.

Ore 18.00 Sala del Quadrante - Palazzo Re Enzo, 3° piano, ingresso da Piazza Re EnzoTavola rotonda su Giovanni Battista Belzoni - interverranno:Marco Zatterin, giornalista, Corrispondente U.E. da Bruxelles per “La Stampa”,che ha pubblicato nel 2000 un denso volume sulla vita e la figura di Giovanni Belzoni:“Il Gigante del Nilo, storia e avventure del Grande Belzoni, l’uomo che svelò i misteridell’Egitto dei faraoni” (Mondadori).Peter Clayton, noto egittologo e archeologo inglese, autore di molti libri riguardantil’Egitto e il mondo antico come “The Rediscovery of Ancient Egypt” (Thames & Hudson,1983) “Chronicle of the Pharaohs” (Thames and Hudson, 1994) e “The seven wondersof the ancient world” (Hardcover, 1994), uno dei maggiori esperti di Belzoni.Sergio Pernigotti, ordinario di Egittologia e direttore del Dipartimento di Archeologiadell’Università degli Studi di Bologna, direttore della missione archeologica dell’Universitàdi Bologna a Bakchias nel Fayyum.Durante la conferenza saranno proiettati brani da: “The Trail of the Mummy” di W.Braamhorst e “Giovanni Battista Belzoni: un pioniere sul Nilo” di Jeanne Aldo.

Ore 21.00 Cortile del Museo Civico Archeologico di Bologna, Via dell’Archiginnasio, 2Reading di testi belzoniani a cura del Laboratorio teatrale “L’Ora Nona”accompagnamento musicale al violoncello di Fabrizio Calabrese.

Ore 22.30 Manifattura delle Arti, via Azzo Gardino, 65Concerto del gruppo “Arti e Mestieri”.Presentazione in anteprima del concept album ispirato alla vita di Giovanni Battista Belzoni.

Gli orari segnalati sono suscettibili di variazioni: per maggiori informazioni e aggiornamenti sulprogramma e su tutte le altre iniziative di Biografilm Festival consultare il sito ufficiale: www.biografilm.it

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si svolge con il contributoe il sostegno di

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Vip è l’acronimo di Valori, idee, progetti. Mediacomfonde i concetti di Mass Media e Comunicazione.Amelia Fiorenzato ha dato vita a Vip Mediacom conl’ambizione di promuovere la qualità e il talento,l’originalità e la fantasia. Il brand è nato per produrre,co-produrre e distribuire audiovisivi destinati almercato cinematografico e televisivo internazionale.

Vip Mediacom è partner del Biografilm Festival nellapresentazione dell’avventurosa vita dell’archeologoGiovanni Battista Belzoni.

Vip Mediacom sta realizzando la docu-fiction CarloGoldoni - Venezia, gran teatro del mondo dedicataal commediografo veneziano che mandò in visibiliofolle di spettatori e cambiò la storia del teatro primache la Rivoluzione francese spazzasse via un’epoca.I fasti e la gloria della Venezia del Settecento rivivonofra intrighi e passioni nella magia multicolore delcarnevale e nella seduzione libertina delle commediegoldoniane.

www.vipmediacom.com www.goldonithemovie.com