mototurismo settembre-ottobre 2016

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AUTUNNO: NUOVE PARTENZE PER I VIAGGI DI MOTOTURISMO SUZUKI V-STROM PARTE LA VOGLIA DI AVVENTURA 9 771128 394005 60239 MOTOTURISMO 239 SETTEMBRE - OTTOBRE 2016 - € 5,00 DISPONIBILE IN DIGITALE LIGURIA - Dalla riviera ai monti SUDAFRICA - Il Paese dai mille volti LAZIO - Antrodoco Meta d’arte, storia e natura Idee di viaggio IRLANDA - GERMANIA AUSTRIA - OLANDA Ducati Riding Experience con Multistrada 1200 Enduro In prova MOTO GUZZI V7 II STORNELLO Touring test HONDA AFRICA TWIN CANADA Destinazione Vermilion Bay

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AUTUNNO: NUOVE PARTENZE PER I VIAGGI DI MOTOTURISMO

SUZUKI V-STROM PARTE LA VOGLIA DI AVVENTURA

9 771128 394005

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MOTOTURISMO 239SETTEMBRE - OTTOBRE 2016 - € 5,00

DISPONIBILE IN DIGITALE

LIGURIA - Dalla riviera ai monti

SUDAFRICA - Il Paese dai mille volti

• LAZIO - Antrodoco Meta d’arte, storia e natura• Idee di viaggio IRLANDA - GERMANIA AUSTRIA - OLANDA• Ducati Riding Experience con Multistrada 1200 Enduro• In prova MOTO GUZZI V7 II STORNELLO• Touring test HONDA AFRICA TWIN • CANADA Destinazione Vermilion Bay

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EDITORIALETIZIANO CANTATORE u [email protected]

Occorre fare uno sforzo. Vincere le paure, i condizionamenti mediatici e non avere mai timore di viaggiare. Non si può spegnere la mente, non

è possibile impedire i sogni. La moto, di per sé, chiama la strada, il movimento, il viaggio. Diventa così, in questi nostri giorni difficili, un viatico naturale che incita alla partenza. Le strade in moto sono capaci di “miracoli” terapeutici che non potete nemmeno immaginare. E se non inducono ad una vera e propria “cura”, possono perlomeno alleviare - per qualche ora o per qualche giorno - i nostri pensieri più neri.

Come dice sempre il dottore: “faccia più moto e starà meglio!” Così noi lo prendiamo alla lettera e una volta in sella, l’effetto placebo più bello del mondo comincia a dare i suoi frutti.

La carezza di un vento leggero, la prima curva e una piega prudente, una spinta in ripresa, come una mano che avvia un’altalena... Ecco, siamo in moto. Il mondo scivola apparentemente distante, ma mai così vicino. Tutto scorre e vola via e il colpo

d’occhio al paesaggio lì intorno pare già un film. Noi e la nostra moto i protagonisti, finalmente.

Diffondiamo il verbo che viaggiare in moto fa bene. Raccontiamo alle nuove generazioni che l’adrenalina sale non unicamente in proporzione alla velocità, anzi. Facciamo conoscere, per quello che sono, le nostre avventure di moto in giro per il mondo: non imprese impossibili o atti di coraggio, ma momenti di vita spensierati, di conoscenza e di vacanza.

Facciamo in modo che le case produttrici di moto vengano a sapere come sono davvero impiegati i mezzi che loro ci vendono. Per far sì che costruiscano sempre di più moto a misura d’uomo, accessibili, fruibili e passionali. Le moto per la maggior parte dei casi diventano le nostre compagne di vacanza. E in giro in vacanza ti porti chi ti piace davvero, una di cui ti puoi fidare e che ti appassiona.

Aspetto di vedervi sulle strade, con la massima prudenza sempre.

In vacanza con chi ti piace davvero

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SOMMARIOMOTOTURISMO | settembre - ottobre 2016

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06I viaggi di mototurismoLe nuove partenze autunno-inverno 2016

10appuntamenti

22idee di viaggioirlanda - germania austria - olanda

30LazioANTRODOCO: META D’ARTE, STORIA E NATURA

36provati per voi

38sudafricaIL PAESE DAI MILLE VOLTI

SEGUI MOTOTURISMO

www.mototurismo.it|4

58liguriaDALLA RIVIERA AI MONTI, ATTRAVERSO LE VALLI TRA FINALE E BORGHETTO

74TOURING TESTHONDA AFRICA TWIN CRF 1000

78canada VERMILION BAYIL RICORDO LUNGO I BINARI

96in provaMOTO GUZZI V7 II STORNELLO

104nel nome del padrela storia di zenith, motociclista pakistana

108#SUZUKISWITCHCON V-STROM PARTE LA VOGLIA DI AVVENTURA

116Midland EnerjumpNON VIAGGIARE MAI “SCARICO”

118Ducati Riding Experience EnduroPER L’ENDURO È NATA UNA STELLA

124accessori

128tecnologia

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Dall’esperienza maturata in trent’anni di turismo in moto e dagli itinerari

più affascinanti pubblicati su Mototurismo, nascono i pacchetti di viaggio de “I VIAGGI DI MOTOTURISMO”, pensati per dare a tutti la possibilità di percorrere le nostre stesse strade.

Proposte mirate, organizzate da persone esperte e qualificate, in grado di soddisfare la voglia di viaggiare e conoscere, nella massima libertà e sicurezza, in ogni momento dell’anno.

Scegli la tua meta e contattaci per definire il tuo viaggio insieme ai nostri consulenti turistici incaricati e autorizzati.

Scegli il tuo ViaggioSulle tracce dei nostri itinerari più belli!

IL PIACERE DI ANDARE IN MOTOi Viaggi di TIPOLOGIE DI VIAGGIO• VIAGGI DI GRUPPO CON

PARTENZA PREDEFINITA Viaggi effettuati con altri partecipanti e una guida al seguito, con date di partenza predefinite.

• VIAGGI INDIVIDUALI CON PARTENZA LIBERA Viaggi da effettuare in completa autonomia, con data di partenza personalizzabile in base alle proprie esigenze.

CON QUALE MOTO VIAGGIO?I nostri viaggi prevedono - ove indicato - la possibilità di raggiungere la destinazione con moto propria e/o con volo aereo e moto a noleggio.

PROPOSTE VERSATILII nostri viaggi includono un itinerario predefinito e il completo supporto logistico.È possibile però valutare insieme al nostro consulente turistico alcune possibilità per personalizzare il viaggio in base a particolari esigenze; non esitare a contattarci!

L’elenco completo delle proposte di viaggio sarà

regolarmente presente su queste stesse pagine,

sul sito www.mototurismo.it e sulla brochure scaricabile

tramite il QR-Code qui a lato.Per avere informazioni

sul programma di viaggio dettagliato, scrivere una mail a

[email protected]

COME OTTENERE INFORMAZIONI

Le proposte promosse da “I Viaggi di Mototurismo” sono sviluppate e organizzate tecnicamente da Tour Operator e Agenzie Viaggio autorizzate. La prenotazione, le quotazioni definitive, i termini e la vendita dei pacchetti di viaggio sono affidati direttamente alle Agenzie Viaggio Autorizzate.

oppure collegarsi al sito www.mototurismo.it

sezione VIAGGI, scegliere il viaggio e utilizzare il modulo di contatto

presente nella pagina.

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LAST MINUTE!

WEEK-END IN CROAZIA

con mototurismo 8 - 11 SETTEMBRETOUR STRADALEMOTO PROPRIA

Week-end esclusivo con partenza da Ancona e arrivo a Spalato, tour guidati a Monstar o Dubrovnik e pernottamento in nave SNAV. Quota individuale: € 420 (pilota), € 350

(passeggero).

il marocco

di mototurismo6 - 19 OTTOBRETOUR STRADALE E OFF ROAD

Partecipa anche tu ad un viaggio affascinante, percorrendo le rotte delle popolazioni nomadi.Un tour strutturato per moto stradali ma capace di offrire – per chi lo desidera – dei percorsi off-road. Un viaggio affascinante, alla scoperta di antiche culture per entrare in contatto con una realtà diversa rispetto ad un tour classico. Un viaggio magico per tutti i motociclisti. Lo spettacolo delle montagne con strade e piste sterrate che si ramificano tra profonde gole e canyon di rara bellezza, villaggi berberi di alta montagna situati in enormi piane, paesaggi nudi ed essenziali contornati da vette innevate. Il Marocco raccontato da Mototurismo è ora un viaggio reale alla portata di tutti. Quota indicativa in camera doppia o tripla: € 1.790.

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VIAGGI DI GRUPPO

CON PARTENZA PREDEFINITA

Esclusivo

fine anno a Cuba

27 dicembre - 13 gennaio 2017TOUR STRADALE MOTO PROPRIA - MOTO A NOLEGGIO

Un viaggio esclusivo e straordinario nella più affascinante isola caraibica.Un viaggio nel tempo in un mondo che la maggior parte di noi immagina fatto solo di villaggi e mare azzurro. La realtà di Cuba, la più grande isola dei Caraibi, lunga 1.300 chilometri e larga massimo 100, è ben altra. Una realtà molto complessa e ricca di storia recente, persone meravigliose, luoghi magnifici, musica per le strade, auto americane d’epoca, sigari e rum. Il percorso di circa 3.000 chilometri copre in due settimane tutta l’isola, da Vinales - nell’estremo ovest, zona di coltivazione del tabacco - a Baracoa, la prima città fondata dagli Spagnoli nel 1512.

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ZAMBIA IN MOTODa settembre, una grande esclusiva de I VIAGGI DI MOTOTURISMO.Una stupenda avventura, assolutamente unica e indimenticabile, in un Paese genuino e affascinante, ancora poco battuto dal turismo. Due tour disponibili in cui al piacere di un viaggio in moto si alternano le emozioni dei safari fra animali selvaggi, circondati da una natura incontaminata.

Zambia Classic11 giorni con itinerario prevalentemente stradale e brevi deviazioni off-road, dalle Cascate Vittoria al Lower Zambezi National Park fino al South Luangwa National Park.

Zambia Adventure14 giorni dalle Cascate Vittoria al Lake Kariba, itinerario con lunghi tratti off-road all’interno di alcuni parchi nazionali (Kafue e Lower Zambezi) in cui potremo addentrarci solo avendo speciali permessi.Moto fornite dall’organizzazione (affidabili Honda Transalp 600 equipaggiate anche per percorrere tratti off-road).

IRLANDALe più belle strade d’Irlanda studiate per voi con tre tour a scelta, partenze libere e possibili personalizzazioni.

8 giorniWild Atlantic Way (Nord Ovest) Contea di Donegal e Sligo

8 giorniWild Atlantic Way (centro Ovest)

8 giorniWild Atlantic Way (sud Ovest)

Moto a noleggio disponibili BMW GS 800 e BMW GS 1200. Quote da € 1.280 a persona compreso il noleggio moto.

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VIAGGI INDIVIDUALI

CON PARTENZA LIBERA

LIBERA

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STATI UNITILEWIS & CLARK ADVENTURE15 giorni Moto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian.

Tra mito e avventura alla ricerca del Passaggio a Nord Ovest. Seguendo le orme della leggendaria spedizione dei grandi esploratori del West Lewis & Clark, un viaggio indimenticabile nella natura mozzafiato del Wyoming e Montana, dai parchi nazionali di Yellowstone e Grand Teton, fino ai confini del Canada delimitati dai paesaggi fantastici del Glacier National Park. Alla ricerca di bisonti, alci, lupi e orsi Grizzly, esplorando le antiche e sacre terre dei Nativi.Quote indicative: € 2.600-3.000.

STATI UNITI - NEW ENGLAND12 giorniMoto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian.

Un viaggio nei territori dei primi insediamenti europei sul territorio nord americano, nel new england si compirono i primi passi verso la creazione degli stati uniti d’america, la storia e le tradizioni il territorio, i villaggi e le città, fanno di questa terra un concentrato unico di bellezze e suggestioni. Quote indicative: € 1.900-2.200 compreso noleggio moto.

STATI UNITIDESERTI E CANYON DEL WEST14 giorniMoto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian.

Dalla scintillante Las Vegas ai meravigliosi parchi nazionali, dai deserti carichi di fascino e mistero, fino alle riserve e pueblos nativo-americane. Il meglio del sud-ovest nella sua ammagliante e selvaggia bellezza. Un itinerario completo e variegato con moto a noleggio, per motociclisti indipendenti, amanti della natura e “attivi”, studiato per godere ed esplorare i parchi, con la possibilità di personalizzare l’itinerario. Quote indicative: €2.300-2.500 compreso noleggio.

Stati Uniti in libertàL’America con partenze libere e possibilità di personalizzare il viaggio.

STATI UNITI - SAPORE D’AMERICA9 giorniMoto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian.

Da Los Angeles a Las Vegas attraverso California, Arizona, Nevada e Utah. Volo da Milano a Los Angeles. Quote indicative € 2.540 compreso volo e noleggio moto. Passeggero nella stessa camera €1.440.

STATI UNITI - FLORIDA8 giorniMoto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian, Vespa Piaggio.

Alla scoperta della Florida: Miami, Daytona Beach, Orlando,Tampa, Venice, Naples, Key Largo, Key West.Quote indicative compreso il noleggio moto da € 1.120.

STATI UNITI COWBOYS&INDIANS ADVENTURE14 giorniMoto a noleggio: BMW, Harley Davidson, Triumph, Honda, Indian.

Attraverso i territori teatro di alcune delle battaglie campali più famose del Wild West, da Little Big Horn alle Badlands, combinando la grande storia con la natura mozzafiato del Wyoming, del Montana, dello Utah fino al Colorado.Alla scoperta del South Dakota e delle sue leggendarie Black Hills, tra immensi parchi nazionali, mitiche icone del West, siti di grande fascino come Mt. Rushmore e Crazy Horse Memorial, branchi di bisonti e il misticismo di luoghi sacri per i Nativi Americani.Quote indicative € 2.300-2.500.

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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EVENTI FESTA DEL FUOCOFino al 10 settembre, Stromboli (MS)www.festadelfuocostromboli.com

XVI FESTIVAL PERGOLESI SPONTINI1-25 settembre, Provincia di Anconawww.fondazionepergolesispontini.com

HILLS RACE 20162-4 settembre, Rivanazzano Terme (PR)www.hillsrace.it

NOTTE TEMPLARE2-4 settembre, Pratola Peligna (AQ)www.nottetemplare.it

FESTIVAL DELLA MENTE2-4 settembre, Sarzana (SP)www.festivaldellamente.it

RURAL FESTIVAL3-4 settembre, Rivalta di Lesignano De’ Bagni (PR)www.rural.it

TEATRO SULL’ACQUA7-11 settembre, Arona (NO)www.teatrosullacqua.it

MUTINA BOICA8-11 settembre, Modenawww.cronoeventi.it

FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE8-11 settembre, Camogli (GE)www.festivalcomunicazione.it

FIERA NAZIONALE DEL FUNGO PORCINO9-11 settembre, Albareto (PR)www.fieradialbareto.it

PORDENONELEGGE14-18 settembre, Pordenonewww.pordenonelegge.it

FESTIVALFILOSOFIA16-18 settembre, Modena – Carpi – Sassuolowww.festivalfilosofia.it

SAGRA PROVINCIALE DELL’UVA16-18 settembre, Riolo Terme (RA)www.terredifaenza.it

LUGANOPHOTODAYS 201616-25 settembre, Lugano (Svizzera)www.luganophotodays.ch

IL CLASSICO STRADE BIANCHE IN CHIANTI14-16 ottobrewww.ilclassico.info

Dal 14 al 16 ottobre 2016 si svolgerà la prima edizione de IL CLASSICO, evento progettato e realizzato da una collaborazione

fra Andrea Leggieri - ideatore di numerosi eventi mototuristici, fra cui “L’Eroica in Moto” - e Chianti Live, tour operator con base nel Chianti, con la partnership di Mototurismo. Questo nuovo appuntamento svelerà le più belle strade bianche di questo incantevole territorio a chi ha la fortuna di cavalcare una moto da enduro.

Questa parte della Toscana è ormai diventata il punto di riferimento del fuoristrada turistico con l’evento “Polvere&Gloria - L’eroica In Moto”; a chi è piaciuto questo primo assaggio di offroad, IL CLASSICO propone un salto di livello, con un percorso mediamente un po’ più tecnico - ma sempre godibile da tutti - che al traguardo regalerà grandissime soddisfazioni sia paesaggistiche che di guida.Completate le operazioni di accoglienza, il pomeriggio e la sera del venerdì saranno dedicate a un corso intensivo di orientamento, navigazione GPS e lettura del road-book, e a seguire una dettagliata disamina del tracciato. Il cuore dell’evento è naturalmente il sabato, riempito per intero dal percorso, che nella sua forma completa si dispiega per circa 200 chilometri, metà asfalto e metà strada bianca. Include anche un paio di “speciali”, che saranno riservati ai guidatori più esperti, e che poi

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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41° FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI BURATTINI E DELLE FIGURE “ARRIVANO DAL MARE!”20-25 settembrewww.arrivanodalmare.it

I DIALOGHI DI TRANI20-25 settembre, Trani (BT)www.idialoghiditrani.com

LUGANOMUSICA22 settembre, Lugano (Svizzera)www.luganomusica.ch

FESTIVAL FRANCESCANO23-25 settembre, Bolognawww.festivalfrancescano.it

DONNE IN ROSA MANTOVA24 settembre, Mantovawww.onav.it

GORDON FESTIVAL24-25 settembre, Milanowww.aigam.it

PIACERE...MODENA30 settembre-2 ottobre, Modenawww.piaceremodena.it

MERCANTEINFIERA1-9 ottobre, Parmawww.mercanteinfiera.it

MED COOKING CONGRESS10-12 ottobre, Napoliwww.cookingcongress.com

XIX BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO ARCHEOLOGICO27-30 ottobre, Capaccio Paestum (SA)www.bmta.it

FESTIVAL IDENTITÀ E TERRITORIOFino al 31 ottobre, Valle Bormidawww.valbormidaexperience.eu

MOSTRE ANDY WARHOL - POP SOCIETY21 ottobre-26 febbraio 2017, Genova Presso Palazzo Ducale

L’ANELLO DI CUPRAICONE DELLA FEMMINILITÀ DALLA PREISTORIA A RUBENS, DA VAN GOGH AI CONTEMPORANEIFino al 23 ottobre, FermoPresso Palazzo dei Priori

la domenica mattina, con l’assistenza di Istruttori Federali della FMI, torneremo a studiare, ed eventualmente a provare, prima della visita a una cantina con un sontuoso brindisi che suggellerà l’incontro. La partecipazione a IL CLASSICO è esclusivamente su preiscrizione, aperte dal 1° settembre.

POMARIA7-9 ottobre, Livo e Rumo (TN)www.pomaria.org

Dopo la fortunata edizione a Cles del 2015, POMARIA prosegue nel suo viaggio in Val di Non, si sdoppia e va (anche) in

montagna. Quest’anno la festa dedicata alle mele D.O.P della valle trentina andrà, infatti, in scena contemporaneamente, da venerdì 7 ottobre a domenica 9, a Livo e Rumo, due borghi limitrofi che si trovano ai piedi della spettacolare catena montuosa de Le Maddalene. L’idea di dislocare la manifestazione in queste due località è legata proprio alla loro posizione di confine tra i meleti che punteggiano le dolci colline della Val di Non e un contesto prettamente alpino, dove le attività agricole legate alle mele passano senza soluzione di continuità il testimone a quelle dell’agricoltura di montagna. A Livo andrà in scena la componente più classica di Pomaria con i corner dei produttori massimo 0-40 km, le aree tematiche di ristorazione, le esposizioni pomologiche di frutta antica e particolare, i laboratori, le mostre, le degustazioni.A Rumo invece si terranno convegni e interessanti attività collaterali, oltre alla tradizionale cena gourmet che vede impegnati i miglior chef del territorio nella rilettura delle ricette della tradizione. Clou della serata, l’esibizione di un ensemble di maestri della fisarmonica.

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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HEROES | BOWIE | SUKITA4 settembre-9 ottobre, Alba (CN)Press Wall Of Sound Gallery

REMO SALVADORI. NEL PUNTO IMMOBILE DEL MONDO ROTANTEFino al 18 settembre, ForlìPresso Musei San Domenico - chiesa di San Giacomo

SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS16 settembre-22 ottobre, MilanoSpazio Tadini

ROBERT RIVE. PHOTOGRAPHIE D’ITALIE15 settembre-8 gennaio 2017, ModenaPresso Foro Boario

STANZE DELLA MERAVIGLIAESOTISMO FANTASTICO INCANTO NELLA ROCCHETTA MATTEIFino al 30 Ottobre, Grizzana Morandi (BO) Presso Rocchetta Mattei

GHIRRI INCONTRA MORANDI Fino al 30 Ottobre, Grizzana Morandi (BO)Presso Fienili del Campiaro

L’ANTICO APPENNINO DI ENRICO FANTINIFino al 30 Ottobre, Grizzana Morandi (BO)Presso Fienili del Campiaro

LYING IN BETWEEN. GRECIA 2016SETTE FOTOGRAFI ITALIANI IN MISSIONE PER FONDAZIONE FOTOGRAFIA MODENA15 settembre-8 gennaio 2017, ModenaPresso Foro Boario

ESCHERFino al 22 gennaio, MilanoPresso Palazzo Reale

DAVID BOWIE ISFino al 13 novembre, BolognaPresso MAMbo – Museo d’Arte Moderna

DALL’OPERA AL LIBRO, DAL LIBRO ALL’OPERA EZIO GRIBAUDO E I MAESTRI DEL ‘900 Fino al 16 ottobre, Taormina (MS)Presso Palazzo Corvaja

ELLIOTT ERWITT – RETROSPECTIVEFino 13 novembre, Bard (AO)Presso il Forte di Bard

STORIE DELL’IMPRESSIONISMOI GRANDI PROTAGONISTI DA MONET A RENOIR, DA VAN GOGH A GAUGUIN29 ottobre-17 aprile 2017, TrevisoPresso Museo di Santa Caterina

FRANCIACORTA IN CANTINA17-18 settembre, Rovato (BS)www.festivalfranciacorta.it

Il festival FRANCIACORTA IN CANTINA torna anche quest’anno per salutare l’estate e festeggiare l’arrivo dell’autunno. Un fine settimana all’insegna

del relax durante il quale alternare momenti di intrattenimento ad altri di approfondimento, non solo in ambito enogastronomico. I visitatori avranno la possibilità di conoscere il Franciacorta attraverso i numerosi eventi organizzati dalle aziende, in un ricco programma di appuntamenti di cantina in cantina e di scoprire questo fantastico territorio percorrendo la Strada del Franciacorta, ricca di luoghi d’interesse storico e artistico, castelli, monasteri e musei.Gli enoappassionati potranno partecipare a verticali e degustazioni a tema, i foodies potranno assaggiare piatti e prodotti tipici, streetfood e creazioni di chef locali e nazionali, gli amanti della natura si avventureranno nei vigneti accompagnati dagli agronomi e percorrendo gli itinerari trekking tra le colline, camminando o in bicicletta. I più piccoli e i loro genitori potranno divertirsi con iniziative ludiche e pic-nic nella natura. I cultori dell’arte e della musica avranno la possibilità di godere di opere e melodie degustando Franciacorta.

La prenotazione delle visite è obbligatoria contattando direttamente le cantine. Le cantine saranno aperte, salvo diverse indicazioni, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00.

18A SAGRA DELL’ANGUILLA23 settembre-9 ottobre, Comacchio (FE)www.sagradellanguilla.it

È un menù ancora più appetitoso quello che si sta apparecchiando per la SAGRA DELL’ANGUILLA 2016: insieme al trionfo

della “regina gastronomica delle valli”, la XVIII edizione della grande kermesse celebrerà infatti anche il ricco e gustosissimo paniere delle produzioni e specialità agroalimentari di qualità del Delta del

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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Po. Accanto alle golose tentazioni proposte nel grande stand gastronomico a pochi passi da Argine Fattibello, il cartellone della manifestazione prevede nei tre week-end (ma anche durante la settimana) il susseguirsi di numerosissimi appuntamenti ed iniziative con la buona tavola ed il buon bere. In calendario ci sono dimostrazioni pratiche di cattura nelle stazioni da pesca in valle e spiedatura nei suggestivi camini della Manifattura dei Marinati. Ma anche degustazioni guidate, laboratori del gusto e cooking show – fra i quali quello con lo chef Hiroshi Ogata, uno dei massimi esperti giapponesi nella cucina di questo pesce. Tanti appetitosi spunti per mettere in agenda un’escursione o un week-end nella “piccola Venezia delle valli”, da alternare ed abbinare con tour a piedi, in barca ed in bici in città e nel Parco del Delta, passeggiando fra le variopinte bancarelle del grande mercatino di prodotti enogastronomici, artigianali e del riuso che invaderà un po’ tutto il centro storico e provando le curiose attività sull’acqua, senza dimenticare il ricchissimo palinsesto degli spettacoli, fra i quali nell’ambito della rassegna “Comacchio Jazz”, il grande appuntamento del 24 settembre con Paolo Fresu per un concerto tributo alla musica di Chet Baker e Gerry Mulligan.

FATTORIE DIDATTICHE DELLA LOMBARDIA25 settembrewww.buonalombardia.it

Domenica 25 settembre torna la giornata “a porte aperte” delle FATTORIE DIDATTICHE DELLA LOMBARDIA a

cui partecipano un centinaio di aziende agricole e agriturismi, distribuiti in tutto il territorio regionale. Scegliendo tra montagna, collina o pianura sarà possibile entrare nelle fattorie e lasciarsi guidare dagli agricoltori per scoprire come si fa il burro, cosa nasce nei campi, come si allevano gli animali, cosa cresce negli orti e molto altro ancora. Un viaggio lungo la filiera alimentare per seguire come si trasforma il cibo che mangiamo ogni giorno. Un percorso guidato per capire l’importanza del rispetto per la natura e per chi ogni giorno lavora per raccoglierne i frutti.Le attività, offerte durante la giornata “a porte aperte”, sono tante e molto diverse, ognuna legata al territorio e al tipo di produzione agricola dell’azienda: laboratori, visite alle stalle e agli orti,escursioni nei campi, degustazioni di prodotti, percorsi nella natura, giochi, visite ai musei agricoli e alle architetture rurali della nostra regione.

16° FESTIVAL DELLA CUCINA ITALIANA23-25 settembre, Cesenatico (FC)www.festivaldellacucinaitaliana.it

Il FESTIVAL DELLA CUCINA ITALIANA è uno degli appuntamenti enogastronomici più rilevanti del Paese e raccoglie il meglio del cibo, del vino e

della cultura agroalimentare.Quest’anno il festival si arricchisce di nuove proposte e di una suggestiva ambientazione: l’antico borgo marinaro di Cesenatico, con il suo museo di barche sull’acqua, i suoi deliziosi ristoranti di pesce, l’accoglienza tipica dei romagnoli. Ma in questa occasione, soprattutto, il cibo e il vino di qualità saranno ospiti di lusso nel suggestivo Museo della Marineria sul Porto Canale; la casa museo dello scrittore Marino Moretti verrà utilizzata per esposizioni tematiche; il bellissimo Teatro Comunale per uno spettacolo in anteprima assoluta e per il Premio Nazionale Galvanina (alla cultura, al giornalismo, alla cucina, all’imprenditoria); la via adiacente la sezione galleggiante del museo sarà animata da uno Street Food Festival di grandissima qualità con prodotti rappresentativi di tutte le regioni italiane; due dei bragozzi storici sull’acqua del Porto Canale disegnato da Leonardo saranno le sedi esclusive di hospitality d’eccezione.Alle più belle o saporite espressioni della cucina e dell’artigianato si affiancheranno show cooking a cura dell’Accademia Nazionale Italcuochi, tenuti da chef famosi, mentre le Mariette Artusiane insegneranno, durante corsi pratici, l’arte sopraffina di fare la sfoglia e le paste ripiene. Sommelier e comunicatori del vino realizzeranno degustazioni guidate di bottiglie storiche italiane e grandi cru francesi. Il Festival è coordinato da La Madia Travelfood, storicamente la prima rivista per la ristorazione, l’accoglienza e l’enogastronomia di qualità in Italia.

RED BULL EPIC RISE 201617 settembre, Cardano al Campo (VA)www.redbull.com/epicrise

Torna al Ciglione della Malpensa la sfida più pazza d’Italia tra motorini truccati che gareggiano per raggiungere la cima di una

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Disponibile anche concatena da 12 mm.

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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salita epica. Appassionati di due ruote e possessori di ciclomotori monomarcia “pimpati” gareggeranno senza esclusione di colpi per percorrere più distanza possibile su una ripida scalata di 50 metri e aggiudicarsi il titolo di Epic Rider. Lo scorso anno, sulla pista dell’Arena Motorparty di Clusone (BG), solo tre dei 50 partecipanti sono riusciti a compiere l’impresa. Due le categorie in gara: la classe Truccati, dedicata ai mezzi che mantengono il telaio originale con un massimo di 75 cc, monocilindrici e a frizione automatica e la categoria Proto, per i rider più estrosi che desiderano esprimere al massimo la propria fantasia con motorini creati ex novo artigianalmente e una cilindrata massima di 100 cc, 2WD solo a frizione automatica. Oltre a premiare i primi tre classificati, sia nella categoria Truccati, sia nella categoria Proto, verranno consegnati il premio “Prima ragazza” e lo speciale “Epic Moped”, decretato da una giuria di esperti che valuterà lo stile e la creatività dei progetti partecipanti.

GRAPPERIE APERTE 2 ottobrewww.istitutograppa.org

Distillati e pasticceria, questo il tema conduttore della tredicesima edizione di GRAPPERIE APERTE in programma nelle

distillerie di tutta Italia per domenica 2 ottobre. Un appuntamento quello con la giornata organizzata dall’Istituto Nazionale Grappa, che si rinnova ancora una volta per dare la possibilità a tutti gli appassionati dell’acquavite di bandiera di entrare nelle stanze segrete della distillazione, di assaggiare le molteplici varianti della grappa e di conoscere ciascuna di esse più a fondo. Anche quest’anno sarà possibile partecipare al contest fotografico su Facebook e Instagram “Lo spirito della grappa sposa la dolcezza della pasticceria”, con il migliore scatto che sarà premiato con la pubblicazione della foto a supporto della comunicazione dell’Istituto Nazionale Grappa - con citazione dei credits dell’autore – facendo così diventare i protagonisti della giornata in grapperia, veri e propri testimonial del distillato di bandiera.

TOCATÌFESTIVAL INTERNAZIONALE DEI GIOCHI IN STRADA15-18 settembre, Veronawww.tocati.it

L’evento, organizzato da Associazione Giochi Antichi in collaborazione con il Comune di Verona – Area Cultura, avrà come ospite

due province della Repubblica Popolare Cinese, il Guizhou e Beijing, che porteranno nelle strade e nelle piazze del centro storico di Verona - per l’occasione svuotate dalle automobili – giochi tradizionali, riti, musiche e danze del lontano Oriente. In un’ampia e suggestiva area cittadina, da Piazza Bra al Teatro Romano, si potrà “viaggiare” alla scoperta di tradizioni culturali immateriali, incontrando persone e consuetudini che portano nel presente antichi gesti ludici, danze, musiche e rituali. Circa 40 giochi tradizionali provenienti dalle province cinesi e da varie zone d’Italia si svolgeranno nelle strade del centro storico, presentati da gruppi di giocatori pronti a raccontare abitudini e storia del loro Territorio e a condividere il piacere di giocare. Molto ricca, come d’abitudine, la categoria dei giochi urbani, attenta alla contemporaneità, che comprende attività come Kendama, Graffiti Game, Streetboulder, Ultimate Frisbee, Parkour e Slackline. Per il programma completo consultare il sito ufficiale dell’evento.

SETTEMBRE, ATTIVITÀ IN FERMENTO PER STRADA DEL VINO SOAVESoave (VR)www.stradadelvinosoave.com

2 settembre, debutta a Verona con Soave Versus il nuovo calendario del gusto “Le cucine del Soave”: per una serata al mese, 11 ristoratori del territorio della Strada si cimenteranno in cucina per dare risalto alla stagionalità e alla varietà dei prodotti dell’Est Veronese: di ricetta in ricetta, saranno

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APPUNTAMENTIEVENTI, SAGRE, MERCATINI, MOSTRE E RADUNI

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protagonisti i formaggi di malga ed il formaggio Monte Veronese (7 ottobre 2016), l’olio extra vergine d’oliva (4 novembre 2016) e il melo decio di Belfiore, presidio Slow Food (2 dicembre 2016). Gli appuntamenti proseguiranno fino a luglio 2017 con altre specialità. Tra le numerose feste dell’uva c’è quella storica di Soave, la più antica d’Italia, organizzata dalla Pro Loco (www.prolocosoave.it) dal 16 al 19 settembre. Nata nel 1929, la festa rende omaggio alla Garganega, vitigno autoctono che dà origine al vino bianco Soave e al Recioto di Soave, quest’ultimo ottenuto con le uve appassite. Durante la festa spettacoli, eventi e degustazioni. Infine c’è tempo fino al 30 settembre per partecipare al concorso fotografico che fa vincere soggiorni weekend e prodotti tipici. Basta diventare fan della pagina Facebook di Strada del vino Soave e postare immagini del territorio con l’hashtag #SoaveLife.

MILANO GOLOSA15-17 ottobre, Milanowww.milanogolosa.it

Quinta edizione per la manifestazione gastronomica creata da Davide Paolini. Degustazioni, dibattiti e approfondimenti

che avranno un occhio di riguardo verso la cucina vegetariana e vegana e alla scoperta della cucina selvatica. 180 gli espositori artigiani presenti per proporre un tour enogastronomico della penisola alla ricerca di materie prime di qualità.

CELEBRARE I 25 ANNI DALLO STRAORDINARIO RITROVAMENTO DI ÖTZIwww.bolzanodintorni.info

Per celebrare i 25 anni dallo straordinario ritrovamento di Ötzi, il Museo Archeologico propone una “giornata delle porte aperte”

in programma il prossimo 18 settembre 2016, che fungerà anche da occasione per visitare la mostra temporanea “Heavy Metal – Come il rame cambiò il mondo”, allestita nelle sue sale fino al 14 gennaio 2018: l’esposizione ripercorre la storia del rame e le conseguenze che la sua rivoluzionaria scoperta ebbero per l’Homo Sapiens, oltre a riallacciarsi idealmente alla permanente dedicata alla mummia, ritrovata un quarto di secolo fa. Il 6 ottobre inoltre ultimo appuntamento con e escursioni tematiche guidate di Culturonda Ötzi-Tour, con la visita al Museo Archeologico e, a seguire, il trasferimento all’ArcheoParc di Senales dove è stato ricostruito il modello di villaggio in cui Ötzi viveva e dove vengono illustrate agli ospiti le attività tipiche di

quell’epoca. In Val Senales invece si festeggia il compleanno di Ötzi con il Glacier Tour, un escursione sui sentieri di Ötzi in compagnia dei famosi alpinisti Tamara Lunger e Lino Zani, in programma tutti i martedì di settembre.

MODENA NERD17-18 settembre, ModenaFierewww.modenanerd.it

Festival della cultura pop, del fumetto, del videogioco e degli Youtuber, MODENA NERD indagherà alcuni dei fenomeni che più hanno caratterizzato l’immaginario collettivo degli ultimi vent’anni.Modena Nerd sarà anche concerti, contest cosplay, conferenze, workshop. Tra gli ospiti più attesi sono da segnalare gli Youtuber, grandi interpreti della svolta social che ha interessato il mondo geek negli ultimi anni. Con un cast di prim’ordine, Modena Nerd presenta un ciclo di spettacoli a tema senza precedenti nel Nord Italia.

EICMA 201610-13 novembre, Rho Fierawww.eicma.it

È il più grande evento al mondo dedicato alle due ruote: impossibile mancare!I giorni 8 e 9 novembre sono dedicati agli operatori di settore e alla stampa, ma da giovedi 10 fino a domenica 13, tutti gli appassionati di moto si ritroveranno nei 7 padiglioni più le aree esterne della Fiera di Rho. I padiglioni ritornano nella loro ubicazione storica, dopo l’eccezione fatta lo scorso anno per via di Expo. Venerdi 11 ingresso gratuito per le donne come d’abitudine.Tre le aree speciali: Temporary Bikers Shop, Eicma Custom e Area sicurezza. All’aperto lo spettacolo è garantito da MotoLive, con emozionanti esibizioni Nei padiglioni tutte le moto del mondo comprese le novità 2016 presentate dalle Case motoristiche. Tutti presenti alla grande kermesse milanese, punto di riferimento dell’universo moto.

E MOTOTURISMO? La redazione e i collaboratori vi aspettano al Padiglione 10 - Stand I72 con una valanga di novità! La più importante riguarderà I VIAGGI DI MOTOTURISMO con un’importante partnership e la nascita di un grande portale (fruibile anche attraverso App dedicata) per vivere il viaggio in moto partendo da un’esperienza emozionale fino alla possibilità concreta di pianificarlo nei dettagli. Il punto d’incontro per chi viaggia in moto è al nostro stand come sempre all’Eicma: vi aspettiamo!

motovacanze.itby

Promozione e programmazione di viaggi in moto di gruppo riservati a motociclisti speciali. Itinerari “collaudati” ed “esplorativi” di breve, media e lunga durata, concepiti per i partecipanti come rilassanti percorsi o emozionanti avventure, vissuti come occasioni in cui mettere in pratica l’amicizia tra chi ha la stessa comune passione dei viaggi in moto.

Le nostre proposte autunno/inverno 2016!Sardegna 2-9 ottobre

Giappone 15-31 ottobre

Malesia 6-18 novembre

Laos 13-22 novembre

Nuova Zelanda18 dicembre 2016 -7 gennaio 2017

Indonesia, Giava e Bali24 dicembre 2016 - 8 gennaio 2017

Motovacanze.it è un marchio in uso al tour operator Top Travel Team di Pla Net Viaggi srlVia Pallone 12 • 37121 VeronaTel. +39 045 8005167 • Fax +39 045 4743137www.motovacanze.it

METTITI

IN MOTO

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Promozione e programmazione di viaggi in moto di gruppo riservati a motociclisti speciali. Itinerari “collaudati” ed “esplorativi” di breve, media e lunga durata, concepiti per i partecipanti come rilassanti percorsi o emozionanti avventure, vissuti come occasioni in cui mettere in pratica l’amicizia tra chi ha la stessa comune passione dei viaggi in moto.

Le nostre proposte autunno/inverno 2016!Sardegna 2-9 ottobre

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IDEE DI VIAGGIOPROPOSTE PER BREVI VIAGGI E WEEK-END

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Mentre le giornate si accorciano, non c’è posto migliore della Contea di Cork per apprezzare

l’autunno irlandese. Con una costa spettacolare, piatti deliziosi, comunità in cui si parla irlandese e mille cose da fare, questa zona d’Irlanda offre qualsiasi cosa desideriate, inclusa la vibrante scena culturale della città di Cork. Esplorare Cork in autunno è un ininterrotto racconto che si svolge da una città all’altra, ciascuna con la sua personalità individuale.C’è Cobh, ultimo approdo del Titanic nel 1912, la cittadina di Skibberen, la vivace Clonakilty e le meraviglie culinarie di Kinsale. Una deviazione per Kinsale, che vanta la più alta concentrazione di ristoranti in Irlanda, vale il viaggio in qualsiasi momento dell’anno, ma questo autunno si celebra il quarantesimo anniversario del Gourmet Food Festival (7-9 ottobre) e una visita è d’obbligo. Ci sono poi gli splendidi paesaggi di natura incontaminata, percorsi solo dal vento profumato di torba.Per una passeggiata nel bosco tra foglie scricchiolanti sotto i vostri piedi, provate Currabinny Wood, affacciato sul porto di Cork, oppure avventuratevi nel Fota Wildlife Park o in una qualsiasi delle numerose spiagge, sentieri costieri e sulle isole.

All’inizio dell’autunno, le balenottere comuni incrociano al largo della costa. Minke and Humpbacks, a pochi chilometri dal porto di Baltimore, offrono eccellenti opportunità per il Whale Watching, se le condizioni del mare lo consentono.Nel cuore di tutto ciò, troviamo la città di Cork, e un modo affascinante per conoscere le sue molte storie è fare un giro a bordo di un autobus scoperto a due piani. Immergetevi nella sua cultura alla Crawford Gallery, salite sulla torre di St. Anne’s Church e suonate le Shandon Bells, senza dimenticare il famoso English Market, il più antico mercato di questo genere in Europa. Il Cork Jazz Festival (20-31 ottobre) è un favoloso compendio di tutto ciò. Rimanendo in tema di festival, l’autunno è un periodo ricco di appuntamenti per tutta l’Irlanda. Ecco un elenco in breve:Dublin Festival Season (1 settembre-31 ottobre), Galway International Oyster Festival (23-25 settembre), Belfast International Arts Festival (11-30 ottobre), Sligo Live (26-31 ottobre), Banks of the Foyles Halloween Festival (29-31 ottobre).

www.irlanda.com/corkwww.irlanda.com/eventi

VIVI L’AUTUNNO IRLANDESE A CORK

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A Unteruhldingen, cittadina del lago di Costanza a nord di Friedrichshafen, i pali in legno che

emergono dall’acqua sono una testimonianza viva delle case che sorgevano qui in epoca preistorica. Questo tipo particolare di costruzione rappresenta una forma primitiva di insediamento in Europa che proteggeva uomini e donne da nemici e predatori e si trovava in prossimità dell’acqua e della terraferma, consentendo sia di pescare sia di coltivare la terra. Il museo delle palafitte di Unteruhldingen include un itinerario con un sentiero percorribile a piedi nudi e stazioni interattive che ricostruiscono la vita quotidiana nell’Età della pietra: è un viaggio nel tempo davvero interessante. Dopo gli scavi archeologici, a partire dal 1922 vennero ricostruite alcune delle palafitte, mentre un piccolo museo accoglieva già i visitatori esponendo numerosi reperti. Grazie alle analisi scientifiche

oggi è possibile datare in maniera molto precisa le strutture portanti di intere colonie, ricostruendo così la storia e lo sviluppo dei villaggi e dei loro dintorni. Tessuti, canoe, carri, ruote (le ruote più antiche in Europa risalenti al periodo intorno al 3.000 a.C. sono state rinvenute proprio qui) forniscono informazioni fondamentali sul commercio, l’agricoltura, l’allevamento e i trasporti durante le Età della pietra, del bronzo e del ferro e consentono di ricostruire come vivevano i primi contadini e pescatori. Oggi quello di Unteruhldingen è uno dei musei archeologici all’aperto più grandi d’Europa. Ma anche nel museo Federsee a Bad Buchau e nel museo archeologico regionale di Costanza la storia dei nostri antenati riprende vita e aspetta solo di essere conosciuta da vicino.

www.pfahlbauten.eu/it/

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La regione austriaca del Tirolo, storicamente e culturalmente legata alla porzione italiana alto

atesina, con cui condivide la bellezza dei paesaggi, esercita ancora oggi un forte richiamo su chiunque desideri immergersi in splendidi scenari da cartolina.Tra le sue numerose ampie vallate, quella di Ötzal, a pochi chilometri dal confine italiano e dal Passo del Brennero, si caratterizza per la presenza di un suggestivo parco naturale. Esteso su una superficie di oltre cinquecento chilometri quadrati, è famoso per aver dato alla luce la mummia ben conservata di un uomo vissuto circa cinquemila anni fa, chiamato Ötzi. All’interno di questo gioiello naturalistico, a millecentottanta metri di altitudine, sorge il paese di Längenfeld, punto di partenza ideale per effettuare delle escursioni nei dintorni.

Numerose sono infatti le possibilità per chi raggiunge il Tirolo in sella a una moto: prima fra tutte, senza dubbio, è la salita al Timmelsjoch, il Passo del Rombo, che collega l’Ötzal alla Val Passiria. I suoi dodici tornanti mozzafiato, a strapiombo su crinali alpini, sono un’esperienza da non perdere. Lungo il percorso non si può non visitare il Top Mountain Motorcycle Museum, un recente spazio museale dedicato alle motociclette. Raggiunta la vetta dopo

entusiasmanti curve, strette e ripide, si gode di una impagabile vista sulle cime e i ghiacciai circostanti, sempre sferzati da un vento gelido.Per riacquistare calore dopo le basse temperature sul passo alpino, diviene perfetto il centro termale di Längenfeld: nel cuore del paese sorge infatti la splendida struttura di Aqua Dome, un complesso termale che offre numerosi spazi per rilassarsi e, nel contempo, divertirsi. Il solarium esterno ospita tre piscine riscaldate, con acqua salina a trentacinque gradi, idromassaggio e musica soffusa sott’acqua; collegate tra loro, anche mediante divertenti vortici, le vasche galleggianti hanno una particolarissima forma conica. All’interno dell’area termale, le numerose saune con vista sulla foresta di pini consentono di rilassarsi in un ambiente sempre suggestivo e caratteristico. Diverse, infatti, sono le particolarità di ciascuna sala. Per chi non ne avesse abbastanza, ci sono anche l’idromassaggio all’aperto, con vista sulla cittadina di Längenfeld, e diverse possibilità per un bagno di vapore, al gusto di miele o con erbe officinali. La spa offre numerosi trattamenti, tutti realizzati dalle mani esperte dei massaggiatori della struttura, che spaziano dal massaggio anti stress a quello con le pietre provenienti dalla valle Ötzal, dal trattamento ayurvedico al massaggio thai, con

UNA VACANZA ALL’INSEGNA DEL RELAX TRA I PAESAGGI INCONTAMINATI DELLA VALLE ÖTZAL, NEL TIROLO AUSTRIACO

A cura di VANESSA PUJIA

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oli essenziali o erbe di montagna. I più coraggiosi, una volta ritemprati, possono anche dirigersi alla grotta del ghiaccio, dove le temperature scendono rapidamente, o concedersi un tuffo dallo scivolo lungo novanta metri, divertente non solo per i più giovani. Aqua Dome dispone anche di splendide camere, arredate nel tipico stile alpino e dotate di ogni comfort, con vista sulla valle. Alloggiare presso questa struttura significa svegliarsi immersi nel verde, godendo del profumo dei pini. La colazione, poi, è un piacere puro: l’hotel mette a disposizione degli ospiti un ricco buffet, in grado di appagare il palato di chiunque. Anche il pranzo e la cena si caratterizzano per la varietà delle alternative: la cucina offre gustosi piatti della tradizione locale, accompagnati da proposte internazionali.

Dopo aver soggiornato in questa immensa struttura, si può ripartire per un piccolo tour nei dintorni. Il personale, che parla italiano, può dare preziosi consigli. In soli settantacinque chilometri si può raggiungere Innsbruck, capoluogo del Tirolo. La sua lunga tradizione storica, testimoniata dalle fortezze medievali e dall’imponente Hofburg, il palazzo imperiale, ben si combina con la modernità dei nuovi impianti sportivi. Dopo una visita in

città, si sente la necessità di tornare alla rilassante natura della valle Ötzal. Abbandonata la moto, si può godere dei centocinquanta chilometri di sentieri escursionistici che si snodano nella vallata, con diversi gradi di difficoltà, da percorrere a piedi o in bici. Lungo il percorso è facile avvistare piccole cascate e immensi prati fioriti, grazie a cui ci si sente subito parte della natura. La passeggiata termina rigorosamente presso un rifugio in montagna, dove gustare il vero speck della zona, knödel paradisiaci e gli altri piatti tipici. Il rientro in albergo può diventare una scusa per tornare a farsi coccolare. Da non perdere l’incantevole grotta di sale e le aree relax. In notturna l’interna struttura acquista ulteriore fascino, dato dalla tenue illuminazione colorata delle vasche esterne, la musica rilassante che accompagna in ogni ambiente e i profumi naturali.

Se durante la bella stagione Längenfeld e Aqua Dome regalano grandi soddisfazioni, in inverno si rivelano addirittura perfetti: vicinissimi alle piste da sci e a pochi chilometri da Sölden, sono il punto d’appoggio ideale per una giornata sulla neve e sui ghiacciai, e la scelta migliore per rilassarsi al termine della giornata.

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Giethoorn è una cittadina di 2.500 abitanti situata nella parte nord-occidentale della provincia dell’Overijssel, a circa 30 chilometri dalla bella città di Zwolle. Caratterizzata da case con i tetti ricoperti di paglia, antiche fattorie nascoste nella vegetazione e ponti a schiena d’asino che si affacciano sui canali, è facilmente visitabile a piedi, soprattutto nella zona più antica.

Bourtange è una piccola città-fortezza situata nella provincia di Groningen, nella parte nord occidentale

dell’Olanda, vicino al confine con la Germania. Questo borgo, perfettamente restaurato, risale al 1580 ed è costruito a forma di stella a cinque punte, profilo tipico delle città-fortezza. La città è circondata da una fitta rete di canali, anch’essi a forma di stella, costruiti allo scopo di isolare e proteggere il piccolo borgo.

Shockland fu per secoli un’isola densamente popolata, nonostante la costante minaccia del mare, poiché situata sul tempestoso Zuiderzee.

I CINQUE VILLAGGI SULL’ACQUA IN OLANDA

Il legame tra l’Olanda e l’acqua è indissolubile. Oltre ad avere un bellissimo litorale, l’interno del paese presenta un paesaggio affascinante fatto di canali, fossi, stagni, laghi e fiumi. Senza le stazioni

di pompaggio, i polder e le dighe, famosi in tutto il mondo, metà del paese sarebbe sommerso dall’acqua. Gli olandesi hanno lottato duramente e sono stati in grado di gestire e trarre beneficio dall’acqua, come è possibile comprendere visitando questi cinque paesini: Giethoorn, Marken, Bourtange, Shokland e Hindeloopen.

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Il mare invadeva sempre più il territorio abitato, quindi gli abitanti furono costretti prima a spostarsi nelle zone più elevate dell’isola, quindi a trasferirsi sulla terra ferma. Negli anni ‘40 del secolo scorso vennero condotti dei lavori di bonifica, che hanno reso Shockland un’isola circondata da un polder, e non dal mare. E’ possibile visitare il museo civico

e seguire una visita guidata per vedere quello che rimane del faro, del porto e della chiesa. Shokland è stato il primo sito olandese a entrare nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Hindeloopen è una città storica, nata e sviluppatasi grazie alla pesca e ai commerci attraverso lo Zuiderzee, che venne poi chiuso da una diga, diventando l’Ijsselmeer. Il suo periodo d’oro si esaurì alle fine del XIX secolo, quando commercianti e

pescatori si trasferirono ad Amsterdam, trasformando Hindeloopen in un povero borgo di pescatori. È stato il turismo a dare nuova vita alla città, a partire dalla metà del XX secolo. Il centro della cittadina è caratterizzato da una fitta rete di canali, ponticelli, piccoli giardini, antichi e caratteristici edifici in mattone dai tetti rossi.

Marken è un villaggio affacciato sul Markenmeer, originariamente isolato ma, grazie alla diga costruita negli anni ‘50, ora collegato alla terraferma. Il paesaggio è unico: case di legno colorate, ponti levatoi, un famoso faro, vicoli stretti e un caratteristico porticciolo con le vecchie barche dei pescatori. Per conservare quest’atmosfera unica non è permesso accedere a Marken con la macchina.

www.holland.com/it/turismo.htm

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AUSTRIAUN VIAGGIO ATTRAVERSO LE ECCELLENZE DEL SALISBURGHESE

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Paesaggi naturali di grande importanza, artigianato e arte che si fondono con secoli di tradizioni popolari, eventi sportivi, cultura e

specialità gastronomiche che evidenziano la qualità dei prodotti naturali biologici. Il salisburghese ha tanti volti che si declinano in eccellenze straordinarie in grado di guidare i propri ospiti in un viaggio alla scoperta del Land, una gemma preziosa tutta da esplorare.

A tutta naturaIl Salisburghese mantiene intatto il fascino di una destinazione ricca di perle naturali da scoprire, dove abbandonarsi alla bellezza del paesaggio e riscoprire il contatto con la natura. Considerata meta privilegiata da madre natura, nel Land si trovano due delle cinque migliori attrazioni d’Austria riconosciute a livello mondiale e parte integrante dell’Hello Salzburg, elenco delle mete turistiche top del Salisburghese. Un vero viaggio non può che partire da una delle strade alpine più panoramiche delle Alpi. Con i suoi 36 tornanti e un dislivello di 2.504 metri, la strada alpina del Glossglockner conduce nel cuore del Parco Nazionale Alti Tauri, offrendo un percorso straordinario. Considerato il parco nazionale più grande d’Austria e delle Alpi, il Parco Nazionale Alti Tauri è uno dei paesaggi di montagna più

affascinanti d’Europa. Grazie ai suoi ghiacciai, i laghi alpini, le cime alte sopra ai 3.000 e alle sue moderne strutture è possibile godere di un paesaggio unico e suggestivo. Infatti, a 3.029 metri sul livello del mare, La stazione in vetta al Kitzsteinhorn con la piattaforma con vista panoramica Top of Salzburg, a quota 3.029 metri, è il punto più elevato nel salisburghese, dal quale si aprono viste panoramica sui giganti delle alpi.La tappa successiva di questo tour alla scoperta delle eccellenze del territorio austriaco è nei pressi del Mondo Sportivo Salisburghese. Qui la grande grotta ghiacciata di Werfen apre le porte del mondo dei giganti del ghiaccio, regalando uno spettacolo unico. Rocce, ghiaccio e un labirinto che si sviluppa per oltre 40 chilometri, svelano gli angoli più nascosti portando alla luce sculture di oltre 100 anni. Sempre in tema di colossi secolari, nel Salisburghese si possono ammirare la Fortezza di Hohensalzburg, la Fortezza di Hohenwerfen e il Castello di Hellbrunn. Quest’ultimo, giunto quest’anno alla commemorazione dei suoi 400 anni di storia, è diventato nel tempo un importante punto di riferimento per arte, cultura ed eventi. Le sale suntuose, i meravigliosi giardini e i giochi d’acqua sono da sempre i grandi protagonisti della reggia durante la stagione estiva.

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Gastronomia: una tradizione centenariaLasciandosi alle spalle la città e facendosi abbracciare dalla natura incontaminata, il salisburghese rivela il suo lato più genuino. L’esperienza gastronomica è rimasta una componente fondamentale dei soggiorni nelle 13 zone turistiche salisburghesi. Il modo migliore per scoprire le delizie tipiche è percorrere la Via Culinaria, che si sviluppa in otto Vie del Gusto. I differenti percorsi gastronomici toccano 220 indirizzi guidando i golosi ospiti in un viaggio all’insegna dei tanti ristoranti, rifugi e locali gourmet che offrono specialità della tradizione culinaria salisburghese degne dei palati più esigenti. Tante sono le eccellenze gastronomiche da non perdere in un viaggio nella regione austriaca, prima fra tutte il Stiftskeller St. Peter di Salisburgo, uno dei ristoranti più antichi dell’Europa centrale. Dietro le storiche porte della cucina sono conservate le prelibatezze dei prodotti locali, conditi con la passione delle ricette tradizionali. Per chi decide di lasciarsi incantare dal mondo dei dolci salisburghesi una tappa fondamentale è il Cafè Tomaselli, dove le squisite creazioni sono delle vere e proprie opere d’arte. L’alta qualità della confettura e l’ambiente elegante si mixano alle antiche tradizioni dell’alta pasticceria regalando delle pause di pura dolcezza.

Eredità culturaleConosciuta come la terra madre di alcuni tra i più grandi musicisti e compositori di sempre, il salisburghese è la culla di un’eredità culturale e tradizioni locali di fama mondiale. Oltre alla casa natale e la casa di residenza di Mozart, la città di Salisburgo è considerata un vero gioiello da tutelare. Nominato, infatti, Patrimonio Culturale Mondiale dall’UNESCO, il centro storico raccoglie alcuni degli edifici barocchi più belli d’Europa. In questa singolare cornice, ogni anno la città accoglie uno degli eventi di musica classica più celebri, trasformandola in un vero e proprio palcoscenico. Il Festival di Salisburgo animerà la città con opere e brani del calibro di Mozart e performer come

Adàm Fischer, che omaggeranno gli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica.

Autunno ContadinoIl salisburghese si prepara a vivere uno dei suoi momenti più tipici e autentici: l’Autunno Contadino, la celebrazione che segna la fine dell’estate e il ritorno dell’autunno. Fino al 6 novembre si potrà sperimentarne l’atmosfera coinvolgente con circa 2.000 feste dedicate a usi, costumi, musica, danza, gastronomia e artigianato che raccontano l’essenza del Salisburghese. Nelle molte località coinvolte nelle celebrazioni si può scoprire l’artigianato del territorio assistendo, e talvolta cimentandosi, alla fabbricazione di prodotti tipici come Patschen (le tipiche pantofole salisburghesi) e Almkranzl (tradizionali corone decorative). Vivere l’Autunno Contadino vuole anche dire lasciarsi trascinare dalla musica popolare e, perché no, mettersi alla prova con danze folcloristiche come il Schuhplattler, nel quale si creano suoni e ritmo colpendosi le cosce, il tutto indossando Dirndl e Lederhosen, cioè il tipico abbigliamento salisburghese chiamato Tracht. Ma non solo, i sapori di questa terra aspettano i viaggiatori nelle oltre 300 trattorie dell’Autunno Contadino, dove prodotti genuini regalano un’esperienza gastronomica autentica e attenta alla sostenibilità del territorio.Nel Parco Nazionale Alti Tauri si può vivere l’Autunno Contadino immersi nella natura alpina tra mercati e feste del raccolto. A partire da € 103 a persona si possono trascorrere 2 notti con prima colazione in un agriturismo biologico con menù delizie del Parco Nazionale, una borsa con gustosi prodotti biologici, un ingresso al centro visite del Parco Nazionale Alti Tauri e, a scelta, un ingresso al parco acquatico WasserWelten, alle cascate di Krimml o al parco faunistico di Ferleiten.

L’Hochkönig offre un’esperienza tra usanze, tradizioni, delizie gastronomiche e feste suggestive: 3 notti in pensione, buono colazione alla malga, Hochkönig Card e carta escursionistica dell’Hochkönig, a partire da € 114 a persona. Il Tennengau, nelle vicinanze di Salisburgo, unisce l’esperienza dell’Autunno Contadino a una visita della città. Qui, a partire da € 195 a persona, è possibile trascorrere 7 notti in pensione con prima colazione, ingresso al museo locale, guida e carta escursionistica del Tennengau, un biglietto pedaggio per la strada panoramica Postalm e un buono dal valore di € 10 per assaporare la gastronomia locale.

www.salisburghese.com

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• A CURA DI COMUNICANDO LEADER PROGETTO OBIETTIVICOMUNI.IT

Percorrendo le strade della provincia di Rieti, avrete l’occasione di fare una sosta nel borgo di Antrodoco. Questo paese si adagia su un colle a 516 metri nella valle del fiume Velino, al confine

tra Lazio e Abruzzo. Geograficamente, è posto a ridosso della via Salaria, a 98 chilometri da Roma, 22 da Rieti e 90 da Ascoli Piceno, da cui parte la statale SS17 per L’Aquila, che dista 32 chilometri. Tale posizione geografica rende la cittadina vero e proprio “centro d’Italia”. Il Comune,

uno dei più antichi della Sabina, appartiene alla VI Comunità Montana del Velino e deve il suo nome all’originario osco Interocrium, ovvero “tra le montagne”. Il borgo è infatti circondato da tre gruppi montuosi che danno al paese l’aspetto di un elemento naturalmente sorto da essi, come la gemma di un fiore che nasce tra il verde e l’aria fresca dei monti. A nord-est del paese, si erge il monte Giano (1.820 metri), su cui a parecchi chilometri di distanza si può notare la scritta “DVX” (duce), composta da alberi di pino. È interessante sapere che la pineta conta circa otto ettari di area e un numero di pini pari a 20.000. Fu realizzata dalla Scuola Allievi Guardie Forestali di Cittaducale nel 1939, con il contributo di

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meta d’arte, storia e naturaAntrodoco

Vista dall’alto di Antrodoco.

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molti giovani del posto, come omaggio a Benito Mussolini. La scritta, abbandonata per anni dopo la fine della guerra, è stata restaurata con i fondi regionali (e non poche polemiche) nell’estate del 2004. A sud vi è il monte Nuria (1.888 metri), mentre a nord, la valle del Velino (o Falacrina) è sovrastata dal monte Elefante (2.089 metri), che è parte del massiccio del monte Terminillo. Curiosità storica: la cittadina è stata scenario della prima battaglia del Risorgimento, svoltasi nel 1821 tra le forze austriache e gli insorti napoletani del patriota e generale Guglielmo Pepe. Soggetto nel corso dei secoli a saccheggi e battaglie, Antrodoco è sempre riuscita a difendersi dai diversi nemici e briganti. In passato appartenuta

alla Regione Abruzzo è, dal 1927, Comune della Provincia di Rieti.

Piacevole alla vista sia d’inverno, con i suoi tetti coperti di neve, che d’estate, con i suoi castagni rigogliosi, esplorare questo paese è come ripercorrere momenti di epoche passate: l’atmosfera ci fa pensare ad un luogo immutato nel tempo, grazie soprattutto agli interventi di recupero sui vecchi edifici presenti. La gastronomia antrodocana è rappresentativa della tradizione culinaria della Sabina. Sono celebri ad esempio, gli stracci antrodocani, crespelle ripiene di sugo di carne, salsa di pomodoro e formaggi, composto che viene poi anche distribuito sopra gli stracci;

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Chiesa di santa Chiara.

Museo storico militare.

Santuario Madonna delle Grotte.le crespelle arrotolate vengono disposte su uno o più strati in una teglia e cotte al forno per circa 40 minuti a 180°C. Vi consigliamo assolutamente di provare questo piatto così succulento!

Trovandovi a passare per questo paese, prendetevi del tempo per dare un’occhiata in giro e ammirare i principali monumenti che caratterizzano Antrodoco.Arrivando in piazza Cardinal Tedeschini, vi troverete subito davanti al Duomo di santa Maria Assunta. Dando uno sguardo più approfondito al suo esterno, potrete notare il suo portale ligneo, di fattura romanica; questo proveniva infatti dalla Chiesa di santa Maria Extra Moenia ed è stato adattato alla facciata principale del Duomo. La Chiesa di santa Maria Assunta venne edificata prima del XIV sec. e completamente ricostruita dopo il terremoto del 1703, che provocò ingenti danni. L’unica navata centrale presenta l’altare maggiore con una venerata immagine della Madonna del Popolo, con alle spalle un pregevole coro ligneo. Tra le cappelle laterali, rilevanti sono

quella del Sacramento, con un pregiato altare ligneo barocco, la cappella di sant’Anna, patrona del borgo e il dipinto del Sacro Cuore, esposto nella cappella omonima e opera del pittore albanese Lin Delija. Uscendo dal Duomo, dopo pochi passi vi troverete a piazza del Popolo, nel cuore del centro storico del paese. Qui vedrete subito palazzo Pallini, residenza d’epoca appartenuta in passato a Nicola Pallini. È proprio da qui e dalla cittadina di Antrodoco che tutto è iniziato per la Pallini Spa, storica azienda nazionale di liquori e sciroppi a base di frutta, nata nei primi anni dell’Ottocento e oggi conosciuta in tutto il mondo. Il prodotto più famoso di Casa Pallini è il Mistrà, il tipico liquore laziale ottenuto per distillazione di alcol di vino e aromatizzato tramite l’infusione di anice, molto usato per “correggere” il caffè.

Se siete interessati alla storia militare, ai cimeli storici e quant’altro, giunti ad Antrodoco dovrete assolutamente visitare il Museo Storico Militare Alpini - Forze Armate, che si trova in

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Chiesa di santa Maria Extra Moenia.via del Ponte. La mostra, ubicata al piano terra del palazzo Blasetti ed ex sede Municipale del Comune di Antrodoco, è nata nel 1985. Grazie alla passione del Cav. Emanuele Tonino Galgani e dei suoi Alpini, con una superficie espositiva di circa 300 metri quadrati, la mostra costituisce uno dei principali punti di attrazione turistica della città. Il nucleo principale è costituito da materiale in dotazione agli Alpini durante le battaglie. La mostra conserva inoltre divise e materiali di vario genere in dotazione all’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato e Polizia Penitenziaria. Sono esposte anche numerose altre divise e oggetti appartenenti ad altre armi e reparti che vanno dall’Aeronautica, alla Marina e all’Artiglieria. Non mancano interessanti e vistosi cimeli dei Bersaglieri e dei Paracadutisti.

Proseguendo in largo di santa Chiara, vi troverete davanti alla Chiesa di santa Chiara, annessa al Monastero delle Clarisse (1612). L’edificio presenta un campanile a vela barocco e un’unica

navata, con quattro altari laterali su cui sono esposte pitture ottocentesche e, ai lati dell’altare a muro, due edicole per le statue dei santi Giovanni e Antonio. È l’unica chiesa della città a essere dotata di pulpito e cantoria rialzata sull’ingresso ed è dotata inoltre di un matroneo, che permetteva alle suore di seguire i riti religiosi senza rompere la clausura.

Se invece siete più interessati all’arte contemporanea e vi piacciono i dipinti intrisi di emozioni, il Museo della Città “Lin Delija - Carlo Cesi” è esattamente quello che fa per voi. Il museo si trova in corso Roma ed è stato aperto nel 2002 in un’ala del seicentesco convento di santa Chiara. Il museo è dedicato a due artisti fortemente legati al territorio: Carlo Cesi, antrodocano di nascita (1622 - Rieti 1682), noto pittore classicista molto attivo a Rieti e Lin Delija (Scutari 1926 - Roma 1994), pittore albanese esiliato, trasferitosi nel 1963 ad Antrodoco e vissuto qui per oltre trenta anni. I concittadini in segno di amicizia e stima hanno donato e raccolto le sue opere esposte nel

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Palazzo Pallini.

museo, ricordate anche dal critico d’arte Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo dedicato all’artista “Lin Delija: dal Paese delle Aquile in volo verso la libertà”. Carlo Cesi segue mirabilmente la lezione della scuola seicentesca laziale; formatosi giovanissimo nella bottega di Pietro da Cortona, apprende appieno le tecniche del noto Maestro, tanto che le sue opere sono oggi conservate, oltre che nel museo di Antrodoco, anche a Roma, in luoghi come palazzo Chigi, la Basilica di santa Maria Maggiore e palazzo Colonna. Lin Delija si pone invece in un periodo storico totalmente diverso e si ispira a due stili pittorici che hanno inevitabilmente influenzato l’arte contemporanea fino ad oggi, unendo il Paul Cézanne precursore del Cubismo, con l’espressionismo dei Fauves, ispirandosi moltissimo a Henri Matisse.

Uscendo da Antrodoco, procedete sulla via Salaria in direzione sud-est verso Rieti e dopo un chilometro svoltate leggermente a destra, per arrivare in via della Stazione, dove potrete visitare la Chiesa di santa Maria Extra Moenia, location immersa nel verde, in cui mostra decisamente la sua bellezza e il sapore antico che ancora oggi permane al suo interno.La chiesa di santa Maria Extra Moenia sorge fuori dal paese accanto all’attuale Salaria. Fu eretta nell’Alto Medioevo, sui resti di un tempio pagano dedicato alla Dea Diana. Già san Severo, primo sacerdote della valle interocrina e san Martirio, nativo proprio di Antrodoco, predicavano nel III sec. d.C. all’interno di questa suggestiva struttura. Reperti scultorei di epoca carolingia all’interno

della chiesa confermano che un edificio di culto già esisteva nel IX secolo. L’edificio presenta una facciata a capanna semplice, addossata a sinistra del campanile. Nei lavori del 1950 fu inserito nella muratura un portale del XIII secolo, di provenienza sconosciuta, molto restaurato. Solo alcune parti di esso, infatti, sono antiche e tra queste l’architrave scolpito con tralci di vite, al centro del quale compare l’Agnus Dei.

Prendendo la SS17 per L’Aquila, al chilometro 5, vi troverete invece nei pressi del Santuario della Madonna delle Grotte. Il Santuario sorge lungo le “Gole di Antrodoco”. La chiesa fu costruita tra il 1603 e il 1604 nel luogo dove una pastorella di 9 anni, Berardina Boccacci, nel 1601, aveva scoperto un’immagine sacra che rappresentava la Vergine con Gesù Bambino. L’allora vescovo di Rieti, Cesare Segni, fece erigere un altare e vi celebrò la prima messa il 29 settembre del 1602. Nell’insieme, lo stile architettonico prevalente è il romanico: notevoli sono la facciata in pietra battuta con i pilastri che sorreggono gli spioventi, mentre il portale è realizzato in stile barocco. Il Santuario presenta una sola navata e il corpo centrale a capriate di legno. Il portico della vicina canonica in stile dorico, ben si armonizza con la facciata della Chiesa. Con il tempo il Santuario è divenuto significativo punto di riferimento devozionale per il territorio.

Per approfondimenti sul Comune di Antrodoco è possibile visitare la pagina dedicata sul portale Italia Virtual Tour: www.antrodoco.italiavirtualtour.it

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Da Antrodoco a L’Aquila

Uscendo da Antrodoco, proseguite lungo la SS17 in direzione di Corso Federico II a L’Aquila per circa 35 chilometri. Approfittate per visitare la Fontana delle 99 Cannelle, monumento storico della città, a confine tra storia e leggenda. Situata sul declivio di un colle, alla sinistra del fiume Aterno, L’Aquila è in posizione predominante rispetto al massiccio del Gran Sasso d’Italia e il suo centro storico sorge su di un altopiano. Uscendo dalla città dirigetevi verso il fiume Aterno. Questo è il fiume più lungo d’Abruzzo e il maggiore per estensione di bacino fra quelli che sfociano nell’Adriatico a sud del Reno. Consigliamo di fare una sosta sulle sponde dell’Aterno per ammirare i giochi di luce del sole sulle sue increspature, mentre esplorate la natura circostante.

Da Antrodoco a Leonessa

Per dirigervi verso Leonessa, da Antrodoco prendete la SS4 per 13 chilometri; proseguite lungo la SR471 e successivamente la 521, fino all’uscita di Villa Bigioni/Villa Carmine/Villa Pulcini, continuando poi in direzione di Leonessa. Durante il tragitto avrete modo di vedere più da vicino il Terminillo. Leonessa è situata infatti a 974 metri di altitudine sul margine meridionale di un vasto altopiano nell’Alta Sabina, a confine tra Umbria e Abruzzo. Approfittate dell’occasione per dare uno sguardo alla flora e alla fauna locale. La vegetazione comprende boschi di caducifolie e frassini, ed è possibile trovare in misura minore anche aceri. Salendo di quota potrete vedere alberi di faggio e acero montano (le cui foglie in autunno assumono un bel colore rosso). Anche la fauna è molto varia. Se siete fortunati potreste avvistare uno dei rari caprioli che abita ancora in questi luoghi, mentre più frequente è il cinghiale ungulato, nella zona pedemontana; molto diffuse sono le lepri, il ghiro, il quercino, lo scoiattolo e la volpe. Avrete anche l’occasione di avvistare rapaci come il falco pellegrino e l’aquila reale. Giunti a Leonessa vi consigliamo di provare la tipica patata di Leonessa; molto conosciuta nella zona, è una varietà particolare di patata con la quale vengono preparati gli gnocchi. Dolcetti tipici di Leonessa sono le ciambelline di patate, preparate appunto con questa varietà di tubero.

ITINERARI CONSIGLIATI

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Duomo di santa Maria Assunta.

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A cura di CLAUDIO VISMARA

PROVATI PER VOIRISTORANTI E PUNTI DI RISTORO CONSIGLIATI

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HOTEL KIRISContrada Case RosseViggiano (PZ)Tel. 0975311053 E-mail: [email protected] Web: www.hotelkiris.it

Nella Val d’Agri, uno dei territori più suggestivi della splendida Basilicata, a pochi chilometri dall’antico borgo di Viggiano sorge il

complesso turistico-alberghiero “Hotel Kiris”, che deve il proprio nome alla denominazione greca del fiume Agri, ovvero Akiris.Situato in posizione strategica, a poco più di cinquanta chilometri da Potenza, una quarantina da Atena Lucana che gode di accesso alla A3, e a circa ottanta chilometri dalla costa tirrenica di Maratea, l’hotel può fungere da campo base per interessanti escursioni, ancor più apprezzabili se a cavallo di una due ruote, in questo incantevole angolo di Italia meridionale. La struttura è infatti collocata alle pendici delle vette sciistiche e naturalistiche del Monte Volturino e della Montagna Grande di Viggiano e si trova a pochi chilometri dal santuario della Madonna Nera di Viggiano e dal Parco archeologico di Grumentum. Hotel Kiris, da sempre sensibile alla valorizzazione del territorio, offre interessanti pacchetti per visitare i luoghi più suggestivi nei dintorni: mette a disposizione un accogliente staff preparato a dare indicazioni per un tour in moto nei dintorni e fornisce guide turistiche e naturalistiche.

Pur mantenendo il fascino della tradizione, l’hotel è dotato di una struttura moderna e confortevole e offre tutti i comfort per godere appieno del soggiorno, tra cui una bella piscina all’interno della struttura: non c’è nulla di più allettante di una rilassante nuotata dopo una giornata trascorsa in moto! Immerso nella campagna lucana, è anche una raffinata location per congressi, conferenze o cene di lavoro; le sale meeting sono dotate di tutte le attrezzature tecniche necessarie. Ma Hotel Kiris non è solo questo: può infatti vantare una raffinata e gustosa cucina. Il ristorante offre piatti sia internazionali sia appartenenti alla tradizione. Le pietanze, preparate e curate dall’executive chef Giuseppe Cianciarulo, sono tutte confezionate con prodotti reperiti dai produttori locali, a testimonianza del legame con il territorio. Gli antipasti a base di salumi e formaggi locali sono squisiti: si inizia con soppressata, lonza e prosciutto crudo e si prosegue con un delizioso canestrato di Moliterno, caciocavallo, ricotta fresca e treccia. I piatti che seguono non possono che essere all’altezza; tutti, uno per uno, stuzzicano il palato e lasciano estasiati, invitando a tornare in Basilicata: mezzi fusilli mollicati con bocconcini di pesce spada e mandorle tostate al profumo di limone, gemelloni e cimette di rapa su crema di fagioli tondino bianco di Sarconi, cavatelli con peperoni cruschi, e poi filetto di Rombo profumato al rosmarino con schiacciata di patate e aria agli agrumi, servito con insalata misticanza, punte di asparagi selvatici e melograno; ma anche flan al finocchio su carpaccio di Podolica con olio extravergine d’oliva lucano e sale dell’Himalaya, filetto di maialino scaloppato su crema di pezzente con emulsione di acciughe, filetto di manzo alle mandorle con burro, nocciola e tartufo e, infine, quenelle di mela cotogna. La cantina è ottimamente fornita con vini nazionali e regionali, tra cui spiccano le eccellenti bottiglie della cantina “Pisani”, azienda agricola biologica che sorge a poca distanza dall’hotel. Il locale si fregia del logo “Io mangio lucano”, un marchio di qualità ideato dalla Camera di Commercio di Potenza per la valorizzazione della gastronomia tipica, che certifica la qualità dei prodotti agroalimentari.Hotel Kiris è la struttura ideale per trascorrere alcuni giorni di relax all’insegna delle tradizioni, della gastronomia e della natura, seguendo in moto incantevoli itinerari nell’accogliente Basilicata.

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È impresa ardua riuscire a definire in poche parole il Sudafrica, un Paese tanto ricco ed eterogeneo. Ogni angolo di città, ogni aspetto della vita e i ritmi della natura sono in costante cambiamento, regalando spesso situazioni inaspettate. Vivere il viaggio in moto amplifica ed esalta le sensazioni già di per sé forti che questo Paese è in grado di trasmettere.

IL PAESE DEI MILLE VOLTI

Sudafrica

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pastori Bantu si spostano abitualmente con asini e cavalli sui sentieri scoscesi del Lesotho

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• A CURA DI PAOLO CIAPESSONI

sudafrica

Una frase scritta su un muro di Johannesburg da un artista di strada recita: “Dopo aver scalato una grande montagna scoprirai che ce n’è un’altra ancora da scalare.

Nelson Rolihlahla Mandela”. Madiba, come lo chiamava la sua gente, amava rappresentare il Sudafrica con questo aforisma, sebbene si riferisse a tutto il continente africano. Le grandi montagne rappresentavano per lui le infinite bellezze naturali, le difficoltà e nello stesso tempo la voglia di scoperta che il Sudafrica, Paese colmo di contrasti a volte difficili da capire, trasmette in ogni momento e in ogni sfumatura della vita quotidiana. Dalle grandi e affollate metropoli alla savana, la distanza è quasi irrisoria, in questo Paese i manager delle grandi società commerciali vivono a stretto contatto con i villaggi Zulu di periferia e con le zebre che attraversano la strada. Ci lasciamo Johannesburg rapidamente alle spalle dopo aver meticolosamente preparato le nostre moto per il lungo viaggio che ci porterà alla scoperta di un Paese dalle mille sfumature socio-culturali, ma soprattutto dalle infinite bellezze naturali. La nostra prima meta è Dullstroom, situata a est, a poche centinaia di chilometri dai confini con il Mozambico e lo Swaziland. Subito a nord dell’assonnata cittadina, la strada porta verso il Kruger National Park, immensa area protetta tra le più famose del Paese e nel mondo. La sua estensione solo in territorio sudafricano è di circa ventimila chilometri quadrati, con una quantità di specie animali allo stato libero tra le più alte del pianeta. Da Dullstroom la strada si insinua tra le montagne regalandoci i primi fantastici panorami sudafricani fino all’entrata del parco protetto delle Sudwala Caves. Queste grotte, formatesi circa duecentoquaranta milioni di anni fa, sono di grande interesse geologico per le loro monumentali formazioni rocciose. È possibile visitarle a piedi facendosi accompagnare da guide locali molto preparate.Riprendiamo il viaggio percorrendo la bellissima strada che porta a Graskop, cittadina turistica ai piedi del Blyde River Canyon. Rapidamente si sale di quota e il paesaggio comincia a cambiare, le formazioni di arenaria diventano sempre più imponenti e il panorama rapisce

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Il panorama sulle Oribi Gorge lascia senza parole e con

la sensazione di aver scalato la montagna più alta del Mondo.

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Suda

frica

a ogni curva. Un’insignificante stradina nascosta conduce sul bordo occidentale del canyon, che inaspettatamente si apre di fronte a noi. Con i suoi ottocento metri di profondità e i ventisei chilometri di estensione, è il terzo per dimensioni al mondo e gode di un panorama particolare, tanto da essere definito dalla popolazione locale “God’s Window”, ovvero la finestra di Dio. Poco più a nord, passato l’Abel Erasmus Pass, la strada comincia a scendere verso la grande piana del Kruger National Park, dove ci attende il nostro primo safari all’interno della riserva del Makalali. Registrati i mezzi e superato il controllo dei documenti al check point, imbocchiamo la strada sterrata che ci condurrà al lodge attraverso la riserva. A riceverci c’è una simpatica ragazza sudafricana dai capelli

cortissimi che intuisce subito l’abbondante euforia del gruppo, e con metodi piuttosto militareschi riporta l’ordine e la disciplina impartendo precise direttive di comportamento all’interno della riserva. Il lodge è a dir poco fantastico con bungalow di legno e paglia che nulla hanno da invidiare alle confortevoli suite di alberghi a cinque stelle.Finalmente, nel pomeriggio inizia il primo safari fotografico a bordo di una attempata ma inarrestabile Toyota, condotta dal simpatico Mister Johnson, un omone dalle dimensioni imbarazzanti che guida il mezzo come fosse un blindato, intrufolandosi ovunque e superando qualsiasi ostacolo. Esperto conoscitore del territorio e delle abitudini degli animali, ci fa vivere un’esperienza

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Stiamo attraversando un’ampia pianura che porta

verso lo sterrato del Sani Pass, meta ambita da tutti i motociclisti.

unica con incontri di ogni genere. I grandi spazi della riserva sono popolati da mandrie di varie specie, anche se gli incontri più spettacolari sono con i bufali, gli elefanti e, al calar del sole, con un branco di leoni appena rientrato dalla caccia. L’esperienza si ripete il mattino successivo all’alba, dove la fauna cambia e i colori della natura sono completamente diversi. A malincuore, dopo due giorni indimenticabili, lasciamo il Makalali per raggiungere il confine settentrionale dello Swaziland. La strada sale nuovamente in quota attraverso un paesaggio caratterizzato da fitti boschi, fino all’ultimo passo in terra sudafricana, prima di giungere alla dogana nei pressi della piccola e isolata cittadina di Bulembu. Dopo un veloce controllo

siamo in Swaziland, dove inizia la prima traccia sterrata che ci porta al Piggs Peak, immersi in una natura incontaminata e selvaggia. Facile ma polveroso, lo sterrato prosegue fino a incrociare la strada asfaltata nei pressi di un villaggio dal nome impronunciabile e dalla viabilità anarchica, dove il rispetto delle regole è lasciato alla libera interpretazione del singolo. L’asfalto ci porta nel cuore della Ezulwini Valley, la zona più famosa del Paese, denominata “valle del Paradiso” e sede della capitale storica Lobamba. Arriviamo in serata, impolverati ma soddisfatti, al Mantenga Lodge, situato in un bellissimo contesto naturale e vicinissimo alle omonime cascate. Lo Swaziland è un Paese molto piccolo, la cui superficie è inferiore a quella del Parco Kruger,

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sudafrica

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con il quale confina a nord. Vige una monarchia assoluta dove il re esercita i poteri supremi ed è abitato da una popolazione prevalentemente di origini Bantu, che cacciò i Boscimani nel XVIII secolo. Poco visitato dal turismo, lo Swaziland non ha grosse risorse a livello commerciale e le poche esistenti sono in mano a un pugno di famiglie facoltose che controllano l’economia. Negli ultimi anni le strutture recettive stanno aumentando in maniera esponenziale, tanto da richiamare un numero sempre maggiore di turisti nelle aree di

interesse naturalistico.Il viaggio riprende all’alba per avvicinarci al confine meridionale del Paese e rientrare nuovamente in Sudafrica da Lavumisa. La nostra meta è lo spettacolare Parco di Hluhluwe-Imfolozi, situato a pochi chilometri dalla cittadina di Saint Lucia, famosa per il passaggio delle balene che da giugno a ottobre risalgono le acque in direzione del Mozambico. Questo evento attira migliaia di turisti che a bordo di imbarcazioni, e a meno di un miglio dalla costa, possono ammirare questo fenomeno naturale di inimmaginabile bellezza. Esemplari di quindici tonnellate compiono evoluzioni e salti fuori dall’acqua come fossero delfini, in uno degli spettacoli più affascinanti al quale un amante degli animali possa assistere. Saint Lucia e il parco sono altresì famosi per un singolare fenomeno geologico, ovvero un’immensa laguna paludosa nella quale rimangono stanziali per tutto l’anno

enormi concentrazioni di ippopotami, uccelli acquatici e coccodrilli di notevoli dimensioni. Dopo varie peripezie e strade sterrate poco segnalate, arriviamo finalmente all’entrata del parco, dove abbiamo appuntamento con il ranger. Poiché l’accesso al parco è vietato ai mezzi a due ruote, non ci resta che salire sulle Jeep dell’organizzazione per raggiungere il lodge. Anche in questo caso la struttura è molto simile a quella del Makalali, e mette a disposizione confortevoli bungalow dotati dei migliori servizi.

Come da programma, partiamo per il safari alla scoperta di un territorio che, per la sua ubicazione geografica, è molto differente rispetto agli altri parchi: la vicinanza alla costa e l’influenza dei venti provenienti dall’oceano diversificano nettamente la flora e la fauna di questo habitat naturale. Non mancano gli incontri con giraffe, rinoceronti, scimmie e innumerevoli specie di uccelli endemici di questa zona climaticamente differente. Ma la vera attrazione è la palude, dove migliaia di ippopotami vivono perennemente a mollo per idratarsi sotto il forte sole africano che non concede alcuna tregua. Sono talmente tanti e di grosse dimensioni da non essere insidiati nemmeno dagli enormi coccodrilli che popolano le rive del fiume e che, in alcuni casi, raggiungono i sei metri di lunghezza. Questo è un ecosistema in perfetto equilibrio dove ogni animale deve necessariamente muoversi con cautela senza commettere errori che potrebbero

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Ippopotami nelle acque vicino a Saint Lucia.

essergli fatali. Persino l’aquila pescatrice africana, che con i suoi potenti artigli e il suo becco è in grado di infliggere gravi ferite ad animali di grossa taglia, deve prestare attenzione perché in un attimo da predatore potrebbe trasformarsi in un allettante bocconcino per gli insidiosi coccodrilli mimetizzati sotto il fango. A malincuore lasciamo il Parco di Hluhluwe imboccando la strada costiera in direzione di Durban. Ci concediamo una tappa che ci porterà a Port Shepstone per poi, dopo pochi chilometri,

arrivare all’Oribi Gorge Nature Reserve. Tutta questa area costiera è molto frequentata dal turismo per gli innumerevoli punti di immersione attorno a fondali meravigliosi, ma soprattutto per il passaggio delle balene, le immersioni con gli squali e il fenomeno del Sardine Run. Questo evento, non ancora ben spiegato a livello scientifico, porta su questo immenso tratto di costa naturalisti, scienziati e turisti provenienti da ogni parte del mondo. Miliardi di sardine con l’intento di deporre le uova si spostano in branchi lunghi anche sette chilometri, larghi un chilometro e mezzo per una profondità che raggiunge i trenta metri, provocando il fenomeno della frenesia alimentare a tutte le specie animali che se ne cibano. Squali di ogni genere, balene, delfini e uccelli predatori si scagliano come in una guerra sui branchi di sardine, dando vita a un evento assolutamente unico e straordinario, che può essere vissuto

sia in acqua sia a bordo delle imbarcazioni che organizzano le uscite. Si ripete ogni anno da maggio a luglio, con intensità differente a seconda delle variazioni di temperatura dell’acqua. Finalmente incrociamo Port Shepstone dopo aver percorso una bella strada sterrata, e cominciamo la salita sulle montagne fino a raggiungere il famoso canyon dell’Oribi Gorge. Per visitarlo e riuscire a camminare sulla sua sommità, occorre imboccare una strada sterrata a tratti sabbiosa ma non difficile. L’erosione dei

fiumi Mzimkulwana e Mzimkhulu ha scavato circa trenta chilometri di gole, profonde quattrocento metri e contornate da dirupi di arenaria che danno vita a un paesaggio suggestivo, ancor più spettacolare nelle ore di alba e tramonto. Ci svegliamo di buon’ora per scattare qualche foto alle prime luci dell’alba, per poi concentrarci su quello che sarà il più entusiasmante percorso motociclistico di tutto il viaggio, la salita al Sani Pass verso il Lesotho. L’asfalto costeggia per qualche chilometro il bordo orientale dell’Oribi Gorge per poi proseguire tra paesaggi meravigliosi verso l’inizio della pista che porta al confine. Una foratura ci rallenta facendoci perdere un paio d’ore rispetto alla nostra tabella di marcia, già piuttosto serrata per la lunghezza del percorso. Giunti all’imbocco della pista considerata la più bella di tutto il Sudafrica, iniziamo la salita verso il Sani Pass a quota duemilanovecento metri. Impossibile

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Per i suoi panorami Il Sani Pass è forse l’itinerario motociclistico in fuoristrada più spettacolare di tutto il Sudafrica.

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Il popolo dei Bantu usa coprirsi con delle coperte, le stesse che usano per dormire.

Fantastica pista sterrata sulle montagne del Lesotho.

Uno dei più grandi bacini idrici sulle montagne del Lesotho.

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God’s Window, “la finestra di Dio”, sul Blyde River Canyon.

descrivere il paesaggio, che diventa sempre più affascinante ma soprattutto entusiasmante sotto il profilo della guida: una sorta di sterrato perfetto, non difficile e con un panorama che cattura l’attenzione per la sua magica e imponente bellezza. Quaranta chilometri che soddisfano a ogni metro percorso, con uno strappo finale a tornanti tutti in salita che mettono in difficoltà il nostro Van di appoggio, il quale perde vistosamente aderenza nelle curve più impegnative faticando a salire. Finalmente in cima, dopo qualche energica spinta, oltrepassiamo in pochi minuti lo scalcinato confine del Lesotho, posto in un luogo dove il panorama lascia senza parole. Iniziamo la discesa verso valle su una strada dall’asfalto impeccabile fino a raggiungere

il distretto di Mokhotlong dove necessariamente riprendiamo a salire in sterrato verso il nord del Paese. Dalle verdi foreste sudafricane in breve tempo siamo immersi in un contesto roccioso e surreale con i primi villaggi di etnia Bantu che si intravedono sulle pendici. Alcuni li attraversiamo e le nostre moto attirano l’attenzione, soprattutto dei bambini che spavaldamente si avvicinano curiosi, mentre gli adulti avvolti nei loro abiti tipici rimangono impietriti e silenziosi come se avessero visto dei marziani. Il Lesotho è un Paese prevalentemente agricolo e con poche risorse economiche, il reddito pro-capite non supera il dollaro e mezzo al giorno, di conseguenza la maggior parte della popolazione vive in povertà, nonostante la presenza di parecchie miniere di diamanti ancora poco sfruttate. È l’unico

Stato indipendente del mondo con un territorio interamente al di sopra dei mille metri di quota, infatti il punto più basso è a circa millequattrocento metri di altitudine. Proseguiamo il nostro percorso sterrato sulle montagne che ci regalano panorami sempre più spettacolari e avvincenti, mentre il sole già alle cinque comincia a calare colorando gli orizzonti di sfumature intense. Siamo in netto ritardo e l’andatura lenta dovuta a qualche tratto pietroso non ci aiuta certo a recuperare rispetto ai nostri piani, già di gran lunga sforati. La notte ci avvolge quando manca ancora una sessantina di chilometri di strada bianca alla nostra meta. Finalmente, dopo qualche peripezia, giungiamo stanchi ma soddisfatti al nostro hotel, posto sul margine

occidentale della Katse Dam, la più grande e imponente diga di tutto il Paese.Recuperate le forze e ben riposati, la mattina successiva dobbiamo necessariamente risolvere il problema della mancanza di benzina, che spesso scarseggia in tutto il Paese. Troviamo un piccolo agglomerato di case a poca distanza dal nostro hotel, dove un improvvisato meccanico è intento a sistemare alla bene e meglio un mezzo che da noi non troverebbe spazio nemmeno tra i rottami di una discarica. In una casetta fatiscente un ragazzo pompa benzina da un grosso fusto e, con delle bottiglie di plastica, ci riempie i serbatoi delle moto calcolando litri e costi in maniera molto empirica. Ma questi in un certo senso sono gli aspetti simpatici del viaggio, i piccoli particolari che rimangono indelebili e che fanno parte di

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UNA PICCOLA SOSTA CI FA CONOSCERE Arthur, UN RAGAZZO INTROVERSO E TACITURNO CHE, SEDUTO

IN UNA PIAZZOLA, È INTENTO AD ULTIMARE UNA SERIE

DI ANIMALI IN TERRACOTTA.

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Sterrato sulla catena montuosa del Drakensberg.

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Suda

frica

La catena montuosa del Drakensberg, oltre

ad offrire panorami mozzafiato, è caratterizzata

da innumerevoli piste sterrate.

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Colibrì nel Parco naturale del Drakensberg.

un’esperienza diversa dal nostro quotidiano. Proseguiamo costeggiando la diga e percorriamo l’unica ed entusiasmante strada dalle mille curve, che ci fa vivere un’esperienza unica tra le montagne. Procediamo lungo un susseguirsi costante e interminabile di saliscendi, in un paesaggio totalmente privo di traffico, che ci spinge ad aumentare il passo e godere di una guida allegra ma sicura. Arriviamo nuovamente al confine e rientriamo in Sudafrica per la terza volta in meno di dieci giorni, ormai il nostro passaporto è cosparso di nuovi timbri. Ci dirigiamo verso Clarens, cittadina posta ai piedi della catena montuosa del Drakensberg, e lungo una strada panoramica incrociamo una quantità incalcolabile di motociclisti diretti a un raduno, tutti a cavallo di GS 1200 nuove fiammanti e cariche all’inverosimile. Durante una piccola sosta lungo il percorso conosciamo Arthur, un ragazzo introverso e taciturno che, seduto in una piazzola, è intento a ultimare una serie di animali in terracotta. Al pensiero di qualche regalo da fare a parenti e nipotini, nel giro di pochissimo il buon Arthur vende tutti i suoi simpatici animaletti, disinteressato alle insistenti proposte di scendere di prezzo. Dopo una serata indimenticabile nell’accogliente hotel di Clarens, proseguiamo verso sud per attraversare il Royal Natal National Park. In questa esperienza unica e indimenticabile, le nostre moto corrono lungo la strada panoramica che costeggia le montagne. Intorno a noi si stendono pianure sconfinate, popolate da branchi di animali di ogni genere che corrono liberi creando un contesto scenografico suggestivo. Siamo in un vero e proprio tempio della natura, e stiamo vivendo quest’esperienza nella piena libertà che solo la moto può trasmettere. Le curve lente ma costanti e interminabili amplificano le intense sensazioni che stiamo vivendo quando, all’improvviso, siamo spettatori di una scena che solo questi luoghi possono offrire. Una grossa aquila piomba davanti alle nostre moto in movimento, afferrando una piccola preda per poi risollevarsi in volo con un’agilità inaspettata. Solo il tempo di diminuire il gas per lo sgomento e la scena svanisce in pochi secondi. Al Cavern Resort, un sorta di paradiso incontaminato situato a poca distanza dalla catena del Drakensberg, nel quale rimaniamo per un’intera giornata, abbiamo la fortuna di vedere altre immagini di vita quotidiana simili a questa.

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Famiglia di scimmie nel Parco naturale di Hluhluwe-Imfolozi.

Centinaia di piccoli colibrì e altri uccelli tutt’altro che spaventati si fanno avvicinare e fotografare mentre si cibano del nettare nascosto all’interno dei fiori. Lo strano ronzio provocato dalla frequenza frenetica del battito delle ali diventa subito piacevole e caratteristico di un luogo dove il relax si respira nell’aria. Il vicino Giant’s Castle, con i suoi sentieri panoramici e gli animali che si possono avvistare durante le passeggiate, rende questi luoghi una meta indimenticabile. Soddisfatti e appagati dalle meravigliose esperienze, riprendiamo il nostro viaggio verso Nottingham Road regalandoci ancora qualche bello sterrato immerso nella natura e qualche strada secondaria prima di arrivare all’aeroporto di Durban, dal quale faremo rientro in Italia. Le famose montagne di cui parlava Mandela, le difficoltà di questo Paese dai mille contrasti etnico-culturali e la distanza di pensiero con la nostra cultura, ci hanno fatto assaporare un viaggio diverso, sotto tutti gli aspetti. Ci siamo confrontati con una realtà che spesso nasconde i propri significati, abbiamo, anche se per poco tempo, fatto parte di questo mondo che si muove sottostando a leggi naturali estremamente complesse, che lo influenzano fortemente. Abbiamo assistito e siamo stati protagonisti di un frammento di tempo in terra sudafricana, che ci ha regalato intense emozioni che porteremo con noi come esperienza di viaggiatori.

QUESTO ITINERARIO SARÀ DISPONIBILENELLA PROGRAMMAZIONE 2017 DE

“I VIAGGI DI MOTOTURISMO”

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DALLA RIVIERA AI MONTI,

ATTRAVERSO LE VALLI TRA FINALE

E BORGHETTO

LIGURIA

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liguria

• A CURA DI CLAUDIO VISMARA E PAOLA COLOMBI

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uando si parla di Liguria si pensa subito al mare, in realtà questa regione affacciata sul Mediterraneo possiede un entroterra splendido e affascinante al pari della costa. Dallo storico borgo di pescatori

di Varigotti, nella Riviera delle Palme, prende il via il nostro tour in sella alla leggendaria Honda Africa Twin, tornata sul mercato con un nuovo e interessante modello. Seguiremo un itinerario pensato per testare al meglio la nuova moto dell’Aquila Dorata e verificarne l’utilizzo come mezzo totale, adatto a qualsiasi ambiente, qualsiasi strada, da soli o in coppia.

Varigotti è un magnifico borgo, bello e unico, che sembra dipinto in una cartolina e fermo nel tempo. Da secoli ammalia pescatori e turisti con

le sue case tinteggiate di colori che ricordano i frutti dell’estate, le pesche, le albicocche, le fragole. Chiazze di colore sulla sabbia, di fronte a un mare turchese, sono uno spettacolo da non perdere. Lo stile del borgo si presenta per certi versi arabeggiante, influenza di un periodo di dominazione saracena. Si passeggia in un labirinto di vicoli e ci si trova, davanti agli occhi, intriganti scorci sul mare dove sono ormeggiati vecchi gozzi di pescatori. Sono passati molti secoli da quando Varigotti era un porto fortificato molto protetto; oggi di quel passato rimane l’antica torretta di avvistamento su Punta Crena. Nel borgo colorato, numerosi sono i locali deliziosi per una colazione o un aperitivo fresco e i ristoranti dove gustare ottimi piatti di pesce e della tradizione ligure. Il borgo costiero di Finale Ligure ci accoglie con la sua vivacità, animato tutto l’anno e dominato dalla lunga passeggiata ombreggiata di palme. Lasciamo ora la costa e iniziamo a scoprire più

Q

Ci lasciamo alle spalle il borgo di Verezzi.

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da vicino l’interno, visitando quel gioiello di Finalborgo. Per secoli, in epoca medievale, fu capitale del marchesato di Finale e lo si intuisce già da lontano, avvistando Castel Gavone e la grandiosa Torre dei diamanti. Finalborgo e il suo castello raccontano di un passato di guerre, lotte di potere, sconfitte e ricostruzioni, mentre il presente rivela un luogo di cultura e buon vivere, con il suo centro storico medievale perfettamente conservato e inserito tra i Borghi più belli d’Italia. Lasciata la moto nella piazza di Porta Testa ci attende una piacevole camminata tra le botteghe, le logge e le piazzette animate da bar e trattorie. A metà agosto per quattro giorni, durante la festa “Viaggio nel Medioevo”, il borgo si trasforma in un vero e proprio villaggio medievale, con tanto di moneta locale, il finarino, cavalieri e dame, e l’imponente castello illuminato nella notte. Passeggiando nelle vie del paese si può curiosare nelle sei botteghe artigiane che hanno creato il marchio di qualità

“Fatto a mano Finalborgo” per scoprire i vari prodotti artistici: gioielli in resina, manifatture artistiche, sculture, decorazioni, ceramiche, monili in macramè.

Prima di avventurarci per le belle strade che portano al Colle del Melogno, da Borgio una ricca serie di curve e tornanti ci conduce a un anfiteatro naturale, il borgo di Verezzi, da cui godere di una vista spettacolare sulla riviera ligure. Un luogo d’incanto, tanto che si narra di pirati saraceni che si innamorarono di questo paesaggio e abbandonarono i loro traffici per ritirarsi a vivere qui. Ecco spiegata l’origine saracena di un altro dei Borghi più belli d’Italia, un luogo silenzioso, dove non transitano mezzi per le vie lastricate in pietra: anche il nostro “cavallo” trova posto in un ampio parcheggio all’ingresso del paese. Piazza Sant’Agostino è un balcone sul mare, che dal 1967 ospita un evento di grande attrazione per tutta

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la Liguria: il Festival teatrale di Borgio Verezzi. Sulle terrazze affacciate sul golfo sorgono alcuni ristoranti, semplici ed eleganti, dove si possono gustare i sapori della cucina locale. Un piatto tipico sono le lumache alla verezzina, preparate con una lunga procedura che ne esalta il gusto, mentre un prodotto locale tipico è il cappero.

Dopo queste interessanti tappe nei borghi liguri, saltiamo in sella a gustarci un po’ di curve. La salita dal mare al Colle del Melogno non delude le nostre aspettative: a oltre mille metri di altitudine ci godiamo un susseguirsi di entusiasmanti cambi di direzione, dove la nostra Africa naviga che è un piacere. Poco più avanti il paesaggio muta completamente, diversi sono i profumi e i colori. Proprio questo è il bello della Liguria: bastano pochi chilometri per ritrovarsi in un nuovo, emozionante ambiente. Dal colle puntiamo verso la valle Bormida di Pallare, lungo una strada che garantisce divertimento e piacere di guida, dove godersi in tutta calma gli ampi panorami offerti dal susseguirsi di maestose foreste di faggi alternate a castagneti. Queste foreste, abitate da caprioli, cinghiali e falchi, sono punteggiate di piccoli borghi dove la presenza dell’uomo si fa sentire con grande discrezione e attenzione all’ambiente. Giunti a Carcare, proseguiamo

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Curiosiamo un po’ per i mercatini nelle vie di Finalborgo.

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per Millesimo: profuma di boschi e tartufi questo antico paese dell’Alta Val Bormida, con i sui monumenti che narrano la storia cittadina dal Medioevo al Novecento. Sede in settembre della Festa nazionale del tartufo, oltre a essere famoso proprio per il prezioso tubero, Millesimo possiede un meritevole centro storico dalla caratteristica forma triangolare: il castello e il palazzo dei marchesi Del Carretto sono il cuore della città. Proseguendo lungo la nostra strada ci concediamo una deviazione al santuario di Nostra Signora del Deserto. Risalente al 1860, fu costruito in una località isolata dove si veneravano la Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo, dipinti nel 1618 sulla parete di un casolare per volere del parroco millesimese Pietro David. Poiché all’affresco si attribuì il miracolo di aver ridato la vista a un bimbo cieco, all’arciprete don Romando Maria Occelli venne l’idea due secoli più tardi di erigere il santuario.

Continuiamo il nostro itinerario lungo gli Appennini savonesi fino a raggiungere Osiglia e il suo lago artificiale, il cui sbarramento costruito negli anni Trenta sommerse una parte del paese; oggi, tuttavia, il contesto ambientale ha un fascino particolare. Quando si percorrono la strada che lo affianca e il ponte Manfrin, che lo taglia a metà, si ammirano rilassanti scorci che invogliano a una sosta. Passando sotto le pale eoliche poste lungo il suo crinale, giungiamo al Colle del Melogno, un luogo di grande interesse storico e naturalistico. Qui si trovano, infatti, tre fortezze costruite nella seconda metà dell’Ottocento, subito dopo l’Unità d’Italia, per contrastare un’ipotetica invasione dal mare da parte delle truppe francesi. Come su altri colli liguri, una struttura fortificata sorge in corrispondenza della strada di valico, che fungeva da sbarramento, mentre altri due forti si trovano in posizione più elevata. Tutt’intorno si erge la stupenda faggeta del Melogno, considerata una delle più belle dell’intera Liguria, con altri alberi di alto fusto.

Ci concediamo un’escursione su strada sterrata per apprezzare al meglio la maestosità di questo ambiente, e ancora una volta l’enduro giapponese non tradisce le aspettative. Dal Colle del Melogno all’abitato di Calizzano è tutto un susseguirsi di curve, una decina di chilometri di vera goduria: l’entroterra ligure difficilmente delude nella gioia di guida. Il paese, che sorge a oltre seicento metri

di altitudine, conserva ancora i caratteri genuini e pittoreschi dell’entroterra ligure, ma ha perso quelli medievali. Sono giunti a noi solo pochi resti del castello del marchese Del Carretto, che sorgeva su una piccola altura, mentre nulla rimane delle mura che circondavano il borgo e delle tre porte che immettevano nel centro abitato. Calizzano ha vissuto nel Settecento un’epoca di notevole ricchezza grazie all’attività di numerose ferriere, sorte lungo le rive della Bormida e dei suoi affluenti, che lavoravano il minerale proveniente dall’Isola d’Elba e portato a dorso di mulo per le tortuose mulattiere che univano Calizzano a Finale e Loano. La disponibilità di acqua, legno e carbone portò a uno sviluppo economico della zona, che contava sullo scambio di ferro lavorato e granaglie provenienti dal Piemonte e di sale portato dalla riviera. Alla fine dell’Ottocento le ferriere si trasformarono in segherie, ma col tempo anche il settore del legno andò in crisi e Calizzano, negli ultimi cento anni, vide diminuire la propria popolazione vertiginosamente. Oggi, grande importanza rivestono la lavorazione di funghi, castagne e prodotti del sottobosco, e il rinomato stabilimento dell’acqua minerale che, imbottigliando l’acqua della Fontana delle Anime e della Fonte Bauda, porta il nome di Calizzano fuori dai confini territoriali. Sono numerose le proposte dell’interessante cucina di Calizzano: funghi porcini, miele, marmellate, polenta, sughi di porri, vellutate e creme di verdura, fino alle castagne essiccate nei tecci, riconosciute presidio Slow Food. I tecci sono piccole costruzioni in pietra con graticci in legno dove, per due mesi all’anno, si affumicano le castagne. Quest’antica tradizione viene festeggiata a Calizzano e Murialdo a fine ottobre, quando i ristoratori locali valorizzano questo gustoso frutto proponendo biscotti, confetture, creme e gelati a base di castagne.

Da Calizzano a Bardineto la strada scorre adagiata su un altopiano dagli aspetti nordici. Difficilmente viene da pensare al mare, seppur disti solo una ventina di chilometri. Siamo a nord dello spartiacque padano in Val Bormida, qui i fiumi scorrono verso il Po e l’influenza piemontese si fa sentire nella cultura, nel dialetto, nell’architettura. Bardineto è immerso nella natura: boschi di querce, castagni, noccioli e faggi e rilassanti prati fanno da cornice a questa tranquilla e accogliente località, scelta come campo base per il nostro tour. In autunno il borgo diventa capitale di un grande

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Nei dintorni di Toirano.

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evento: la Festa nazionale del fungo d’oro. Possiamo solo immaginare la spettacolare tavolozza di colori che in questo periodo dell’anno si lascia ammirare, con i faggi splendidamente “addobbati” a festa. Nell’altipiano dei porcini la cucina non può che vedere il fungo come protagonista di ogni sua gustosa pietanza, sia nei deliziosi primi piatti sia nelle invitanti preparazioni di carne. I numerosi pascoli, poi, sono fonte di pregiata alimentazione per le vacche di Pezzata Rossa Italiana dell’azienda agricola “Brignè”, che produce ottimi formaggi. Da Bardineto una coinvolgente escursione è quella che porta alle pendici del Monte Carmo, dove si può ammirare il Giogo di Giustenice, situato a quota millecentoquarantatré metri. Poiché il percorso è su strada sterrata, è preferibile disporre almeno di un’enduro stradale: qui l’Africa Twin ha trovato terreno fertile per mettere in mostra le sue splendide doti di moto totale, comportandosi egregiamente in un viaggio in coppia e con bagagli al seguito. La salita attraverso paesaggi incantevoli è avvincente, il percorso non è mai troppo impegnativo, sebbene non vada sottovalutato se si viaggia in due; l’arrivo sul valico con vista sul mare lascia a bocca aperta. Nonostante il vento e le nuvole che ci hanno accompagnato, quando percorriamo l’ultima salita e poi scolliniamo sul terrazzino panoramico, tutto diventa affascinante ed emozionante. Raccomandiamo di salire adottando una guida tranquilla e turistica, perché siamo all’interno di un parco protetto, e perché ci si possa gustare gli spettacoli regalati dal bosco, con i suoi colori e i suoi profumi.

Volendo c’è la possibilità di scendere fino al paese di San Lorenzo, sopra Pietra Ligure, ma purtroppo per noi le pessime condizioni del fondo stradale a seguito di giornate di intenso maltempo ne hanno sconsigliato la discesa. Torniamo a Bardineto, rimettiamo le ruote sull’asfalto e ci buttiamo nello spettacolare declivio che ci riporta verso il mare, dopo quindici chilometri di tornanti lungo una strada ripida e tortuosa ma splendidamente panoramica, con vista sulle rocce calcaree e sul Mar Ligure. Nuovamente, la natura cambia radicalmente. Tornano gli ulivi, le viti e i profumi della macchia mediterranea, semplicemente uno spettacolo!

Al termine della bella discesa, prima di entrare nel borgo di Toirano, troviamo le indicazioni per le grotte: un viaggio nella profondità della terra sulle Il centro di Calizzano conserva ancora i caratteri genuini tipici

dell’entroterra ligure.

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Verezzi è uno dei borghi più belli d’Italia.

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tracce di orsi delle caverne e uomini preistorici. Nelle Grotte di Toirano meravigliosi cristalli e stalattiti spettacolari fanno da scenografia al percorso che si snoda per circa milletrecento metri sotterranei. Il percorso inizia dalla spettacolare Grotta della Bàsura, “strega” in dialetto ligure, dove per millenni trovò rifugio l’orso delle caverne: sono stati rinvenuti resti di ossa, impronte di zampe e unghiate sulle pareti, oltre a impronte di piedi, mani e ginocchia impresse nell’argilla da uomini preistorici risalenti a circa dodicimila anni fa. Si passa davanti alla stalagmite chiamata Torre di Pisa, si attraversa il Salotto della Strega, la Sala del Fascio e il Corridoio delle Impronte per arrivare a un laghetto sotterraneo popolato da crostacei ciechi. Dopo la colata d’alabastro a canne, detta l’Organo, si visitano il Cimitero degli Orsi e la Sala dei Misteri. Un traforo lungo centodieci metri collega la Grotta della Bàsura alla Grotta di Santa Lucia Inferiore, ricca di suggestive sale con cristalli, formazioni stalagmitiche e stalattitiche quali la Sala del Pantheon, il Corridoio degli Alabastri e la Sala dei Capitelli. Una visita guidata assolutamente da non perdere, che lascia esterrefatti per la magnificenza della natura.

Il borgo di Toirano merita una sosta: mura, torrioni e antiche case sorgono tra coltivazione di ulivi e viti. La struttura del borgo è di impianto medievale: il Toracco, il quartiere antico, è un susseguirsi di case alte, vicoletti e piccole botteghe, che si affiancano a ottimi locali come il ristorante “Il Portico” dove gustare le specialità del posto. Ci sono poi il porticato dell’antica pieve, accanto alla secentesca chiesa di san Martino, e la torre campanaria del XIV secolo, oltre a un bel ponte in pietra risalente al XII secolo che scavalca il torrente. Interessante è anche il Museo etnografico della Val Varatella, che mantiene vivo il ricordo delle antiche attività. All’olio extravergine di oliva è dedicata una delle sagre più tradizionali della Riviera di Ponente: la Festa dei gumbi, “frantoi” nel dialetto locale. Durante le festa ci si riunisce nelle cantine e nei frantoi e si condividono stufato di pecora, focacce, ravioli di verdura e frittelle di mele, bevendo un bicchiere di Vermentino o di Pigato.

Da Toirano si può proseguire per Borghetto e tornare sulla costa, oppure tornare a Bardineto, percorrendo la bella strada che passa da Balestrino e Castelvecchio di Rocca Barbena. Salendo verso

Vista dall’alto di Bardino.

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Balestrino lo sguardo viene subito catturato dall’imponente struttura del castello che, dalla sua posizione di dominio, vigila ancora oggi sopra l’antico borgo disabitato. Qui il tempo si è fermato, movimenti franosi hanno scacciato gli uomini e lasciato i muri inanimati, che conservano tutta la loro storia riflettendo un alone di suggestione negli stretti vicoli. Ci perdiamo poi nelle curve e ci ritroviamo nell’antico paese feudale in Val Neva, Castelvecchio di Rocca Barbena. Insignito

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della Bandiera arancione e inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia, questo paese medievale appassiona per i suoi percorsi tra i vicoli che si rincorrono fino a raggiungere il castello. Dal classico aspetto medievale, ospita case fortificate in pietra che si aggrappano attorno al castello. Passeggiare per il centro storico, sotto un susseguirsi di volte e archi che sorreggono le case una all’altra, è un’esperienza indimenticabile. Da non perdere i vecchi lavatoi, la piazza della Torre e la Porta Soprana, all’ingresso del borgo.

Per raggiungere Bardineto sono altri chilometri di emozione, la salita al Colle di Scravaion regala un susseguirsi di curve e splendide viste sull’Appennino. Un percorso intrigante dove lo sguardo è rivolto ora verso il blu del Mediterraneo, ora verso il verde delle montagne, lungo avvincenti strade che ci accompagnano fino a tranquilli borghi immersi nella natura, lontani dalla vivacità delle località costiere, ma dove il profumo del mare arriva a inebriare!

L’antico paese feudale, Castelvecchio di Rocca Barbena.

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HOTEL MARIA NELLAVia Cave 1 17057 Bardineto (SV)Tel. 0197907017www.hotelmarianella.com

L’hotel “Maria Nella” si trova nel centro del paese, a settecentodieci metri di altitudine e a soli venticinque chilometri dalla costa. Immerso nel verde e nella quiete dell’entroterra ligure, l’hotel rappresenta la meta ideale per una vacanza in moto, dal momento che dispone anche di uno spazio al chiuso e sicuro dove parcheggiare le moto. L’ambiente è familiare e accogliente, e la cucina è casalinga, fatta di piatti tipici della tradizione ligure-piemontese preparati con cura. Tra le proposte del ristorante segnaliamo le cime alla genovese, la torta di verdure, il vitello tonnato, la carne cruda all’albese, gli involtini di prosciutto e asparago con fonduta, le tagliatelle ai porcini, gli gnocchi di patate di Bardineto al pesto o al raschera, i ravioli della casa al ragù, le pappardelle al ragù di selvaggina, i pansotti in salsa di noci, la polenta bianca al sugo di porri, la trippa con fagioli, lo stracotto di vitello al Barbera, il cinghiale in umido, il coniglio alla ligure e l’arista di maiale con cavolo nero.

AZIENDA AGRICOLA BRIGNÈ Località Brigneta17057 Bardineto (SV)Cell. [email protected]

In questo allevamento di vacche della razza Pezzata Rossa Italiana si producono formaggi e altri prodotti caseari, con vendita diretta.

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CASTAGNA ESSICCATA NEI TECCI DI CALIZZANO E MURIALDO

Nel corso dei secoli la castagna ha sempre ricoperto un ruolo importante nell’alimentazione contadina, costituendo a

volte una fonte primaria di sussistenza. Anche l’Alta Val Bormida non fece eccezione a questa tradizione ma qui ancora oggi sopravvive un’antica tecnica, in passato diffusa lungo tutto l’Appennino ligure e nelle valli piemontesi: l’essiccazione delle castagne nei tecci. I tecci sono piccole costruzioni in pietra munite di un tetto fatto di scandole che fungono da essiccatoi. All’interno vi sono dei graticci in legno, le graie, che permettendo al calore e al fumo di raggiungere le castagne. Dopo la raccolta, le castagne, in prevalenza della varietà Gabbina, vengono sistemate sui graticci, sopra un fuoco moderato e costante, alimentato dai legni della potatura dei castagni o dalla pula. L’affumicatura dura due mesi circa, durante i quali si girano le castagne che vengono aggiunte a mano a mano, portando le inferiori in superficie per uniformare l’affumicatura. Poi le castagne vengono lasciate a essiccare per altri cinque o dieci giorni, quindi vengono battute per eliminare la scorza. Con le castagne essiccate, a Natale, si preparano le tradizionali viette, presidio Slow Food: la ricetta prevede di lessare le castagne secche per cinque ore in una pentola sormontata da un peso che le mantenga sempre completamente sommerse dall’acqua. Particolarmente dolci, hanno un sapore che ricorda la frutta candita. Artigiani locali usano le castagne essiccate per realizzare biscotti, confetture, creme e gelati. Una cooperativa di raccoglitori di castagne ha redatto un disciplinare di produzione che delimita l’area di raccolta e indica le modalità di affumicatura, di lavorazione e di trasformazione.

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GROTTE DI TOIRANOVia alle Grotte17055 Toirano (SV)www.toiranogrotte.it

Il biglietto delle Grotte consente la visita gratuita del Museo Etnografico di Toirano e la riduzione sulla tariffa d’ingresso di tutte le Grotte Italiane e del Museo Archeologico di Finale Ligure.Le Grotte sono accessibili alle persone di ogni età ma la natura del percorso non è adatta ai portatori di disabilità motoria. Lunghezza percorso 1.300 metri - temperatura 16°C. E’ opportuno indossare abbigliamento e calzature adeguati. Durata della visita 70 minuti. Per la salvaguardia ambientale le visite guidate sono cadenzate e a numero chiuso in base all’affluenza. Prenotazione richiesta solo per gruppi e scuole.

PIZZERIA L’AZZECCAGARBUGLIVia Manzoni 817057 Bardineto (SV)Tel. 0197907053 www.pizzeria-azzeccagarbugli.it

Oltre a una vasta scelta di pizze classiche cotte nel forno a legna, propongono anche pizze a chilometro 0, farcite con prodotti locali. Il richiamo al territorio qui è molto forte, infatti ogni pizza porta il nome di una zona di Bardineto, e tutti i prodotti, dai formaggi al miele, dalla carne ai digestivi, provengono da queste terre. La selezione di birre in bottiglia proviene da piccoli birrifici della Val Bormida o del Cuneese.

PIZZERIA IL PORTICOPiazza Libertà 1017055 Toirano (SV)Tel. 0182989769

Antonella e Massimo, motociclisti e storici lettori di Mototurismo, vi aspettano nel loro piccolo ma accogliente locale arredato con gusto, per degustare fantastiche pizze e piatti della tradizione. Offrono prodotti biologici fatti in casa e i sapori dell’orto per un pranzo, una cena o una merenda, al giusto prezzo.

RISTORANTE PROMESSE DA MARINAIOVia al Capo 4 17024 Finale Ligure (SV)Tel. 019698757

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Attesa, attesissima e si è subito confermata regina nelle vendite: la nuova Honda Africa Twin CRF 1000 si presenta all’altezza del

sua mitica antenata. Dopo averla testata su diversi terreni, possiamo affermare che Honda ha creato una degna erede della leggendaria Africa Twin, che non deluderà le aspettative del pubblico. Indubbiamente la Casa giapponese ha fatto un buon lavoro e lo si percepisce fin dal primo sguardo: grande cura nei dettagli, finiture di ottimo livello e accorgimenti che denotano elevata attenzione nel progetto. A livello estetico la moto è piacevole, dalla linea sobria e sostanziosa senza però apparire mastodontica; non a caso la firma è italiana, di Maurizio Carbonara. La scelta di fermarsi a 1000 cc di cilindrata è significativa: Honda ha intuito, anticipando i tempi, la necessità di offrire mezzi meno impegnativi e più facili da gestire. Dalla potenza di 95 cv fino al peso di 212 kg a secco per la versione con ABS, tutto è pensato per offrire un prodotto utilizzabile a tutto tondo, dai viaggi avventura all’uso quotidiano. Vediamo velocemente alcune caratteristiche tecniche: il motore è un bicilindrico frontemarcia di 998 cc, con 95 cv a 7500 giri/min., una coppia massima di 98 Nm a 6000 giri/min. e fasatura del banco a 270°. Telaio e forcellone sono in acciaio; le sospensioni, completamente regolabili, vedono all’avantreno una forcella a steli rovesciati da 45 mm di diametro con 230 mm di escursione, che diventano 220 mm al posteriore sul mono ancorato al forcellone tramite il classico Pro-Link di casa Honda, mentre sono 250 i mm di luce libera a terra. Le misure dei cerchi per l’off-road contano 21” all’anteriore e 18” al posteriore, ma delude la scelta di non poter montare pneumatici tubeless. L’impianto frenante è di ottimo livello, con doppio disco anteriore da 310 mm e pinze Nissin ad attacco radiale, sul retro invece troviamo un disco singolo da 256 mm con pinza a due pistoncini. La sella è un po’ alta, posizionata a 85-87 cm da terra, ma l’ergonomia della seduta è ottima, i fianchi rimangono stretti e il manubrio si trova al posto giusto. Anche il passeggero ha un’ottima sistemazione nella sua porzione di sella, con le gambe distese il giusto.

Girata la chiave, un bel sound corposo ci accompagna nell’inserimento della prima marcia: il cambio, a sei rapporti, è dolce e preciso negli innesti, le vibrazioni sono quasi assenti, la frizione è morbida e modulabile. Ancora un ottimo lavoro svolto dalla Casa dell’Ala dorata. Anche questo modello rispecchia la filosofia Honda, per cui la prima volta che ci si mette alla guida della moto sembra di guidarla da sempre. Alla conclusione del nostro test possiamo tranquillamente affermare di

TOURING TESTHONDA AFRICA TWIN CRF 1000

LA MOTO TOTALE?

liguria

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avere davanti un mezzo che offre un’ottima agilità, si disimpegna facilmente nel traffico cittadino così come su tortuose stradine di montagna, ha un raggio di sterzata molto ridotto, coadiuvato da un motore fluido e regolare anche in basso. In autostrada si apprezza l’ottimo riparo, noi avevamo montato il plexiglas maggiorato che però interferisce leggermente con la visuale; completa l’opera l’eccellente stabilità, anche nelle curve veloci e con fattori di disturbo quali vortici provocati da automezzi pesanti o raffiche di vento. I consumi sono decisamente buoni; le medie riscontrate durante tutta la prova si avvicinano sempre ai 20 km/l viaggiando in due e con i bagagli, un’ottima prestazione che in parte sopperisce alla quantità di benzina a bordo, limitata a 18,8 litri. Ma se in autostrada la moto si comporta egregiamente e in città non è da meno, che cosa accade nel misto? Si intuisce subito l’ottima messa a punto del mezzo in ogni situazione e così anche nei percorsi guidati la ciclistica, accoppiata a un motore con una bella progressione e fluidità, permette di guidare in sicurezza e con divertimento assicurato. I cambi di direzione sono discretamente rapidi, ottima è la maneggevolezza per una guida non affaticante e piacevole. Con la ruota da 21” il mezzo gradisce una guida rotonda, ma anche nel misto stretto si comporta con disinvoltura. La frenata è ineccepibile, con la giusta potenza e ben modulabile. E in fuori strada come va? Non percorriamo piste africane, ma sugli sterrati dell’Appennino ligure si dimostra sorprendente! La facilità con cui accompagna in posti solitari e splendidi è incredibile: in coppia e con i bagagli sale e scende con naturalezza, il tutto grazie anche alle sospensioni che lavorano alla grande. Il motore spinge bene e aiuta a uscire da situazioni solo apparentemente compromesse. Lasciata a terra la “zavorrina”, si apprezza la buona posizione di guida in piedi, tutto è sotto controllo e la moto si gestisce ottimamente. Infine, per quanto riguarda le borse laterali originali Honda montate optional, dobbiamo dire che non ci fanno impazzire, la forma è un po’ anonima, e la qualità costruttiva è un po’ al di sotto delle aspettative, vista la chiusura difficoltosa a pieno carico. Una volta tolte, però, lasciano la linea pulita da telai, grazie agli agganci inseriti nella carrozzeria della moto.

L’Africa Twin è quindi la moto totale? Se non ci siamo al cento percento, manca davvero poco: la moto dimostra una versatilità lodevole, ci si può fare praticamente tutto. E si guida con grande soddisfazione, con una sensazione di sicurezza che rispecchia un progetto studiato con attenzione, in grado di gratificare nelle situazioni più svariate.

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Il ricordo lungo i binariVermilion Bay

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9 ottobre 1919, porto di Genova. Il piroscafo a vapore “Giuseppe

Verdi” salpa per New York. A bordo ci sono tante persone

che ripongono le proprie speranze in un lavoro e in una

nuova vita nella lontana America. Tra queste c’è anche

il giovane Anselmo, di Mornago, provincia di Varese, classe 1901,

nostro nonno.

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Passaggio a livello nella foresta.

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• A CURA DI CRISTIANA MARIO E PAOLO VANONI

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uesta è la doverosa premessa che ci ha spinto a intraprendere un grande viaggio in terra americana.Destinazione Vermilion Bay, Ontario, Canada.Si tratta di un piccolo villaggio,

fondato nel 1909, che oggi conta circa milleduecento abitanti e che si trova adagiato sulle sponde dell’Eagle Lake, uno dei tantissimi laghi di questa regione, che superano il milione tra grandi e piccoli. Vicino corre la Trans-Canada Highway, che attraversa tutto il Canada da est a ovest, consentendo collegamenti veloci con le cittadine più lontane. Nei racconti di nostro nonno questo villaggio era un avamposto per il rifornimento da dove poi ci si spostava nelle foreste, che ricoprono gran parte del territorio. Lì ci si dedicava alla costruzione e manutenzione della linea ferroviaria che collegava le fertili pianure del Manitoba con il porto commerciale di Montreal, dove i convogli arrivavano carichi di grano e cereali. Da questi racconti è scaturita l’idea: ripercorrere il viaggio intrapreso agli inizi del Novecento da Anselmo, seguendo il più possibile la via ferrata.Il nostro viaggio comincia a Cleveland, negli Stati Uniti, una città relativamente poco distante dal confine canadese. Qui ritroviamo Ennio, un caro amico d’infanzia trasferitosi circa dieci anni fa con la moglie Dafna a East Aurora, vicino a Buffalo, e abbiamo anche modo di noleggiare facilmente un

Qmezzo adatto a noi grazie a Eagle Riders. La scelta ricade su una stupenda Harley-Davidson Electra Glide che, nella sua livrea azzurra metallizzata, ci aspetta fuori dal concessionario. Sentiamo subito una grande sintonia con questo imponente mezzo e scalpitiamo all’idea di uscire dalla grande città e ritrovarci negli spazi infiniti. Sbrigate le formalità, è sufficiente una leggera pressione all’accensione perché il poderoso motore cominci a frullare con il suo inconfondibile suono.

In un attimo usciamo dalla città e imbocchiamo la Highway che, costeggiando il Lake Erie per circa trecento chilometri, ci porta a East Aurora. La temperatura, per essere maggio, non è propriamente calda e, nonostante ci sia il sole, l’aria frizzante ci fa apprezzare l’abbigliamento invernale. Attraversiamo belle zone collinari coltivate a vigneti, in un paesaggio rilassante dove il verde dei prati e dei boschi si unisce all’azzurro del lago; la strada, però, risulta un po’ monotona e noiosa, fortunatamente con poco traffico. Giunti a East Aurora, veniamo accolti da Ennio e la sua famiglia e qui trascorriamo due magnifici giorni. La loro casa dista circa settanta chilometri dalle Niagara Falls e mai potremmo farci sfuggire l’occasione di arrivarci in sella alla nostra moto.La giornata comincia con un’abbondante colazione all’americana, poi ci spostiamo verso Buffalo e le cascate. Per tutta la giornata il sole brilla nel cielo terso, regalandoci uno spettacolo unico. Già da molto lontano, data la limpida giornata, è possibile

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Lungo la Highway 17.

vedere il grande sbuffo di vapore delle cascate. Più ci avviciniamo e più il traffico aumenta; poco dopo ci mettiamo in coda per attraversare la dogana statunitense e accedere al Rainbow Bridge, così da passare nel lato canadese, a detta di tutti il più spettacolare. Superata la dogana, dopo pochi chilometri ci appare uno spettacolo indescrivibile, in cui la forza della natura dà il meglio di sé. Le cascate sono esattamente come le immaginiamo, bellissime e imponenti, sebbene tutt’intorno sorgano costruzioni commerciali. Ma siamo pur sempre in Nord America! Arrivarci in sella a una splendida Harley-Davidson è un grande sogno che si realizza. Da buoni turisti facciamo il giro delle varie attrazioni e saliamo sulla torre Skylon, che regala un’emozionante visuale a trecentosessanta gradi. Riprendiamo la moto per percorrere una parte della Niagara Parkway, la strada che costeggia il Niagara River per cinquantasei chilometri fino a Old Fort Erie. Ne percorriamo una decina di chilometri e arriviamo al Butterfly Conservatory, una struttura di vetro all’interno di un lussureggiante parco, dove vengono allevate più di cinquanta specie diverse di farfalle, che creano una sorprendente cascata di colori. Sulla strada del ritorno facciamo tappa al The Whirlpool, dove una cabinovia risalente al 1916 collega due speroni di roccia passando sopra a un gigantesco mulinello formato dal fiume in rapida discesa dalle cascate. Ultima fermata è il Ten Thousand Buddhas Temple, un tempio buddhista forse fuori contesto, ma con un suo fascino. Il rientro dalla

dogana statunitense si trasforma in un incubo, a causa del traffico eccessivo e del caldo feroce che scaturisce da decine e decine di auto in coda; e per non farci mancare nulla, come ciliegina sulla torta, abbiamo anche un problema con un poliziotto, che non riesce a trovare il numero di telaio della moto sui documenti. Fortunatamente la situazione si risolve senza che l’inconveniente ci rovini la giornata, per noi è un grande viaggio e sappiamo che nonno Anselmo, ovunque sia, sarà orgoglioso di noi.

Adesso comincia il viaggio vero e proprio. Salutati i nostri cari amici con un caloroso abbraccio, cominciamo la risalita verso il Canada e subito ci scontriamo con un traffico terribile lungo l’autostrada. Giunti a Buffalo attraversiamo il Peace Bridge dove il Niagara River si getta nel Lake Erie, e siamo in territorio canadese. Seguiamo le indicazioni per Welland, cittadina che si trova al centro dello storico Welland Canal, che collega il Lake Ontario con il Lake Erie mediante diverse chiuse poste su quarantadue chilometri, permettendo di superare i cento metri di dislivello tra un lago e l’altro. Famosa per i murales dipinti sulle case lungo la Main Street, che raccontano la storia della zona e del canale, ci perdiamo nelle sue vie in un dedalo di sensi unici, non riuscendo più a capire quale direzione prendere per raggiungere l’autostrada verso Toronto. Fortunatamente incontriamo un motociclista in sella a una Gold Wing che ci guida lungo le strade della cittadina

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e ci accompagna fino a Hamilton. Finalmente siamo sulla strada giusta per raggiungere la nostra meta, il piccolo villaggio di Saint Jacobs, dove abbiamo intenzione di pernottare. Seguendo la Highway 6 e poi la numero 7, nel tardo pomeriggio raggiungiamo Saint Jacobs, abitata da una comunità di Mennoniti. I Mennoniti sono protestanti anabattisti, come gli Hamish, e prendono il nome da uno dei loro primi leader, l’olandese Menno Simons. Il movimento nacque all’inizio del XVI secolo in Svizzera per poi arrivare in Olanda e approdare successivamente in Nord America, attirato dalle terre selvagge del Canada. Come tutti questi movimenti, i Mennoniti rifiutano ogni forma di tecnologia; anche se di idee più moderate rispetto agli Hamish, si spostano ancora con calessi trainati da cavalli e resistono, nonostante tutto, alla globalizzazione. Tra loro ritroviamo subito armonia e il giusto equilibrio. Al punto informazioni che sorge lungo la Main Street ci indicano un bellissimo B&B dove trascorrere la

notte. Messa a riposo la nostra Harley-Davidson e preso possesso della camera, scambiamo due chiacchiere con la padrona di casa e ci concediamo una visita interessantissima al piccolo Maple Syrup Museum, il Museo dello sciroppo d’acero, dove ci viene spiegato come si produce questa specialità, simbolo della cucina canadese ed eccellenza della produzione di questa comunità. Altra curiosità del villaggio è il campanile, che per scandire le ore suona una musica soave da un carillon.

Il mattino successivo ci offrono una colazione dolcissima, fatta di pancake e succo d’acero di produzione propria, ma nulla per un motociclista può addolcire il risveglio sotto una pioggia battente. La proprietaria del B&B, venuta a conoscenza della nostra destinazione, ci mette in guardia sui tanti pericoli che potremmo incontrare lungo la risalita della Bruce Peninsula, abitata da orsi, alci e moschini di ogni genere. Noi decidiamo comunque di sfidare la sorte. Anche se piove,

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Le spettacolari Kakabeka Falls.

decidiamo di fare un giro nei dintorni prima di dirigerci verso la Bruce Peninsula. Vogliamo vedere un po’ di old Canada e farci un’idea di come scorre la vita qui. Lungo la strada incrociamo diversi calessi trainati da cavalli, facciamo una sosta in un drug store dove tutti hanno il tipico abbigliamento ottocentesco; ci sentiamo un po’ fuori luogo, ma la curiosità è reciproca. Chiediamo informazioni sul succo d’acero che vogliamo acquistare e gentilmente, come se ci stesse decantando le proprietà di un elisir, la ragazza ci aiuta nella scelta, dandoci l’impressione di vivere la scena di un film. Dopo gli acquisti ci dirigiamo verso il Kissing Bridge, l’ultimo ponte coperto rimasto in Ontario, costruito nel 1889. La pioggia diminuisce leggermente e prendiamo la Highway 86 verso Elmira, altra cittadina mennonita dove tutti gli anni si svolge il Maple Syrup Festival. Elmira è molto meno turistica di Saint Jacobs e lascia percepire l’autentica vita di campagna. Da Elmira la Highway 86 piega verso ovest e, dritta

come un fuso, ci porta sulle rive del Lake Huron. Facciamo un piccolo tratto della strada litoranea, ma ricomincia a piovere in modo insistente e decidiamo di tornare sulla strada più battuta. La Highway 21 ci porta fino all’intersezione con la Highway 6, che attraversa tutta la Bruce Peninsula. La seguiamo per un tratto, poi nonostante la pioggia battente decidiamo di seguire delle strade secondarie che conducono verso la Georgian Bay. Cerchiamo di assaporare il più possibile il paesaggio offerto, passando tra bellissimi cottage affacciati su baie mozzafiato. Arrivati nel piccolo villaggio di Lion’s Head, il cui nome deriva da un promontorio con le sembianze di una testa di leone, siamo stremati dal freddo e dalla pioggia, quindi ci fermiamo sperando di avere più fortuna il giorno seguente.

Ripartiamo sotto un cielo plumbeo, che fa sfumare il nostro programma di visitare le zone più suggestive della penisola. Facciamo rifornimento

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di carburante e riprendiamo la Highway 6 per arrivare il prima possibile all’imbarco del traghetto verso la Manitoulin Island. La strada è difficoltosa, un vento trasversale molto forte fa ondeggiare la nostra pesante moto e siamo costretti a guidare a velocità ridotta, sentendo tutto il suo peso. L’acqua scende a secchiate e le nuvole bassissime coprono completamente la visuale, attraversando la penisola da parte a parte a una velocità pazzesca. Finalmente arriviamo a Tobermory e la stanchezza si fa sentire, anche se abbiamo fatto solo una cinquantina di chilometri. Fortunatamente il tempo migliora e ci dà la possibilità di dare un’occhiata a questo villaggio, piccolo e grazioso, tutto incentrato sul porto, il Little Tub Harbour. Mentre aspettiamo l’arrivo del traghetto che ci porterà a South Baymouth ci concediamo un’altra abbondante colazione per recuperare le calorie perse nel tragitto. L’attesa al molo è piuttosto lunga ma, come sempre, il fatto di essere stranieri a bordo di una moto ci rende subito motivo di curiosità. Così facciamo

amicizia con un ragazzo israeliano, anche lui in moto, impegnato in un piccolo tour della zona, tre anziani motociclisti di New York con le loro BMW e una signora statunitense, nata a Catania ed emigrata negli anni Cinquanta, ansiosa di poter rispolverare il suo italiano “americanizzato”. Tutti ci chiedono, perplessi, perché arrivare fino a Vermilion Bay: difficile spiegare che vogliamo seguire le tracce di nonno Anselmo. L’arrivo del ferry è suggestivo; il Lake Huron immerso nella nebbia nasconde la sagoma del traghetto “Big canoe”, o Chi-Cheemaun nella lingua dei nativi, che fa sentire la sua presenza con l’urlo della sirena finché, fuoriuscito dalla nebbia come una nave fantasma, comincia a spalancare la grande bocca come fosse una balena d’acciaio, attraccando al molo in un silenzio surreale. La traversata dura più di un’ora e mezza, che dedichiamo al riposo. Rimesse le gomme a terra riprendiamo la Highway 6, che prosegue sull’isola. La Manitoulin Island, con i suoi centoquaranta chilometri di lunghezza e quaranta chilometri di larghezza, è l’isola

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Molo sull’Eagle Lake.

d’acqua dolce più grande al mondo, tanto da non sembrare nemmeno un’isola. Tra baie, laghi interni e piccole insenature in una natura dalla bellezza straordinaria, ci sarebbe molto da visitare, ma la nostra meta è ancora lontana. Il meteo sembrerebbe migliore, il sole splende, anche se la temperatura è ancora bassa. Lungo la strada la nostra attenzione viene attirata da alcuni totem indiani posti vicino a una piccola casetta rossa. Ci fermiamo per dare un’occhiata e scopriamo di essere al belvedere di Ten Mile Point, dove il panorama sulla baia di Manitowaning ci lascia a bocca aperta. La casetta rossa è un piccolo Trading Post con annessa galleria di artigianato indiano, dove acquistiamo piccoli souvenir.

Risaliamo in sella e, con la meraviglia negli occhi, ripartiamo verso la terra ferma. La strada si snoda tra dolci e lunghe curve, immerse in un paesaggio di foreste e acquitrini dove viaggiamo lentamente, accompagnati dal brontolio ovattato della nostra moto. Sulla banchina laterale notiamo alcuni

strani pali con una lampada sulla sommità: sono distanziati una decina di metri uno dall’altro e ve ne sono per diverse centinaia di metri, sia a destra sia a sinistra. Ci chiediamo che cosa possano essere e a cosa servano e veniamo a sapere che sono dei segnalatori notturni, che si attivano al passaggio della fauna selvatica avvertendo gli utenti della strada a prestare attenzione. I prati umidi sono l’habitat di cervi e alci e naturalmente sono frequentati anche dai loro predatori, infatti poco più avanti un grosso orso nero ci attraversa la strada lasciandoci di stucco: sarà il primo di una serie. L’incontro con il grosso mammifero ci farà tornare alla mente gli avvertimenti sentiti a Saint Jacobs.

L’arrivo a Espanola non è esaltante, la cittadina è un centro industriale dove si produce in gran parte cellulosa e carta. Trovato un semplice motel alla periferia della città, ci riposiamo aspettando l’indomani, curiosi di arrivare sulle sponde del Lake Superior.

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Ora siamo sulla Highway 17, o meglio sulla Trans-Canada Highway, che in “soli” milletrecento chilometri ci porterà alla nostra meta. Mentre costeggiamo il North Channel ammiriamo le coste della Manitoulin Island e attraversiamo piccoli villaggi, quindi cominciamo a incrociare la ferrovia che corre verso ovest. Sempre più spesso pensiamo a quanta strada abbia percorso nonno Anselmo, senza certezze ma con la sola speranza di un futuro migliore. Giunti a Serpent River ci lasciamo incuriosire da un’indicazione per Elliot Lake, che dista solo quaranta chilometri, quindi deviamo sulla Highway 108 e proseguiamo verso nord. La strada è immersa nelle conifere e diversi cartelli avvertono della presenza di cervi, d’altronde questa strada è conosciuta come Deer Trail, il “sentiero dei cervi”. Arrivati nella cittadina rimaniamo un po’ delusi: costruita per sfruttare i giacimenti di uranio scoperti negli anni Cinquanta, si è sviluppata in modo disordinato, anche se è molto pulita e incastonata in uno scenario naturale di grande bellezza. Sulle sponde del lago sorge un grande monumento ai minatori deceduti durante l’attività della miniera, conclusasi nel 1996. Molti nomi sono di italiani.

È quasi mezzogiorno quando andiamo in centro per pranzare in un locale dall’aspetto vintage. Rifocillati, percorriamo la strada a ritroso e incontriamo il nostro secondo orso nero. Tranquillamente seduto su una roccia dominante la strada, al nostro passaggio si alza in piedi e si inoltra velocemente nella foresta. A noi sembra che ci saluti con le sue grosse zampe, e lo prendiamo come un buon auspicio per la continuazione del viaggio. Riprendiamo la Highway 17 verso Sault Sainte Marie. Arrivati a Soo, come qui viene chiamata, la attraversiamo velocemente nel suo caotico traffico di città di confine e porto commerciale, con l’Ontario da un lato l’Ontario e dall’altro il Michigan, negli Stati Uniti. Siamo sul Lake Superior, Gitchee Gumee per i nativi, che significa “acqua del grande mare”. Il cielo diventa improvvisamente scuro e l’aria sembra stranamente calda e frizzante, come se fosse carica di elettricità. Fermi a un distributore, diamo un’occhiata alla cartina per capire quanti chilometri possiamo fare prima di fermarci per la notte. Un camionista, incuriosito dalla bandiera italiana che sventola sulla nostra moto, si avvicina avvisandoci che sta arrivando un forte temporale e ci consiglia di fermarci il prima possibile. Ormai

è tardo pomeriggio, seguendo i consigli del nostro improvvisato amico, usciamo velocemente dalla città intenzionati a fermarci il prima possibile. Ovviamente, come capita sempre in queste occasioni, sulla strada non incontriamo più un posto dove pernottare. Troviamo un drug store sperduto e ci fermiamo a chiedere informazioni, e veniamo indirizzati verso un resort molto particolare che si trova a Batchawana Bay. Seguiamo le indicazioni e percorriamo cinque chilometri di sterrato in mezzo a una foresta di aceri, un terreno non proprio adatto alla nostra monumentale bicilindrica. Arrivati al resort rimaniamo basiti, forse perché ci ritroviamo in un villaggio austriaco, il Salzburger Hof. Affacciata sulle sponde del lago, questa striscia di terra contornata dalla foresta è un luogo idilliaco. Da qui vediamo il temporale scivolare sulle acque scure del Lake Superior, in direzione sud, lasciando alle sue spalle un magnifico arcobaleno e un tramonto dalle mille sfumature. La sera ceniamo nel piccolo ristorante, deliziandoci con un piatto di salmone caramellato nel succo d’acero con l’aggiunta di pistacchi, annaffiato con birra di produzione locale.

In Canada il tempo assume un’altra dimensione. Queste strade infinite, che attraversano senza sosta foresta e ancora foresta, regalano molto tempo per pensare e la comodità della nostra cavalcatura ci lascia il tempo di godere appieno del panorama circostante. Entriamo in uno dei tratti più belli di questa strada, quello che attraversa il Lake Superior Provincial Park, snodandosi lungo la costa tra strapiombi e dirupi vertiginosi, foreste ammantate di nebbia e lunghe spiagge deserte, regalando emozioni uniche. Purtroppo, anche questa giornata trascorre con freddo e pioggia, e nelle ultime ore si scatena un diluvio. Sulla strada all’interno del parco non vi è alcun villaggio e purtroppo, a eccezione del campeggio con piazzole, non c’è altro tipo di sistemazione alberghiera. Arriviamo a Wawa completamente stremati dalla pioggia. Presso l’ufficio turistico incontriamo due motociclisti, fradici quanto noi, che arrivano dalla Brithish Columbia e che per un’intera settimana hanno viaggiato sotto l’acqua, scoraggiandoci. All’esterno dell’ufficio è posizionata un’enorme oca di metallo alta nove metri, simbolo del villaggio. In lingua Ojibwe, wawa significa infatti “oca selvatica”. La statua vuole ricordare l’imponente passaggio migratorio di questi uccelli che riempiono completamente il Wawa Lake. La

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Relax a English River.

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Monumento simbolo di Wawa; sotto le oche vere mentre scorrazzano libere per i prati canadesi.

nostra priorità, adesso, è trovare un motel dove pernottare e troviamo posto al Wawa Motor Inn, sulla cui entrata campeggia un’altra enorme oca. Prendiamo possesso della nostra camera in pieno stile canadese, realizzata con tronchi di legno, e assistiamo a un’altra caratteristica tipica del Canada: nel parcheggio ci sono decine e decine di pick-up con al traino barche di tutte le misure, interamente attrezzate per la pesca; lì in mezzo, la nostra Harley-Davidson sembra fuori luogo. Dopo esserci asciugati, decidiamo di fare due passi per il villaggio. Ci dirigiamo verso il Young’s General Store dove è possibile trovare qualunque prodotto. L’interno è in parte conservato come era agli inizi del Novecento, con merce che sembra sugli scaffali da quell’epoca; l’esterno è un miscuglio eterogeneo di cianfrusaglie, rottami e sculture di legno. Queste ultime, in modo particolare, attirano la nostra curiosità: rappresentano delle facce buffe e sorridenti con dei dentoni in bella mostra, scolpite nei tronchi con le radici che fungono da capelli. Scopriamo che si chiamano Gitchee Gumee, ossia “Lago Superiore”, e che vengono realizzate da un artista locale. Sono talmente particolari da essere diventate il secondo simbolo del villaggio dopo l’oca. Girando qua e là se ne vedono ovunque, di mille colori e con espressioni buffissime, piantate nei giardini, nelle vetrine dei negozi e addirittura

davanti all’entrata degli uffici comunali.Il meteo pare migliorare, quindi, dopo una porzione esagerata di patatine fritte, inforchiamo nuovamente la nostra moto per avventurarci lungo le sponde del Wawa Lake, verso la Michipicoten First Nation. Il sole ci regala uno splendido tramonto tra i monti e le acque del lago, dove qua e là si ammirano caratteristici chalet con l’immancabile idrovolante ormeggiato, in un’immagine da cartolina. Con queste scene negli occhi la giornata finisce in bellezza.Ripartiamo di buon mattino, dopo un violento temporale notturno e la giornata si presenta con

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inaspettati raggi di sole, sebbene la temperatura non accenni a salire. La Trans-Canada Highway ci regala ancora un panorama fantastico, anche se il freddo ci rende un po’ distratti: viaggiamo praticamente sotto zero visto che la temperatura è di trentadue gradi Fahrenheit. La moto ci ripara a dovere con il suo batwing, ma l’unico attimo di sollievo è quando, da fermi, ci riscaldiamo le mani direttamente sui cilindri bollenti: un rimedio effimero che, però, per qualche minuto funziona. Il nostro pensiero vola a nonno Anselmo e ci domandiamo come facesse a resistere a questo freddo senza tute termiche, manopole riscaldate o casco. Stringiamo i denti, anzi battiamo i denti, e procediamo lungo il nostro percorso: queste giornate richiedono più impegno di altre, ma la voglia di arrivare a Vermilion Bay ci dà una marcia in più. A svegliarci da questo torpore dovuto al freddo ci pensa la natura: percorsi alcuni chilometri, incontriamo sul ciglio della strada un enorme alce, completamente mimetizzato nel paesaggio da non essere visibile, nonostante la sua mole. Il pensiero di ritrovarci faccia a faccia con un animale di quelle dimensioni ci fa tenere gli occhi ben aperti. A fine giornata contiamo altri tre alci, di cui uno gigantesco. Percorsi circa cento chilometri, facciamo tappa a White River, dove durante la prima Guerra mondiale cominciò la

vera storia dell’orsetto Winnipeg, poi trasformato da Walt Disney in Winnie the Pooh. Dopo che un ufficiale dell’esercito canadese lo comprò da un bracconiere, l’orsetto divenne ben presto la mascotte della seconda brigata di fanteria e con questa partì per l’Europa. Qui, a fine guerra, venne affidato alle cure dello zoo di Londra, dove divenne una celebrità, soprattutto tra i bambini. Purtroppo il museo è chiuso, ma non possiamo esimerci dallo scattare una foto sotto il monumento a Winnie The Pooh. Rimettiamo le gomme in strada e, dopo ore di viaggio e di emozioni lungo l’infinita Highway 17, finalmente arriviamo nel piccolo villaggio di Rossport, che conta circa cento abitanti, un piccolissimo negozio di souvenir, un mini museo all’interno di un vagone ferroviario, una chiesetta, una piccola caserma dei Vigili del Fuoco e poche casette sparse qua e là, con una magnifica vista sul lago. Trovare alloggio non è difficile in questo periodo dell’anno e noi abbiamo già le idee chiare, avendo avuto delle dritte appena entrati in Ontario. La nostra scelta cade sul Serendipity Garden Cafè & Guest House, costruito e gestito da due simpatici “figli dei fiori” ormai pensionati. Defilato dal centro del villaggio, ha un aspetto molto particolare: questo complesso formato

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Strane fontanelle.

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da cupole ogivali di lamiera ondulata, nei toni del verde e dell’azzurro cobalto, sembra una costruzione gotica e allo stesso tempo ricorda un centro ricerche artico, di quelli che si vedono nei documentari. Ma la sorpresa è all’interno: la struttura esterna è ripresa anche nelle camere, con volte e pareti in legno. Sembra di entrare in una cattedrale, ma con il calore di una baita di montagna. Per rigenerare gli ospiti, la colazione si consuma in camera e viene fornito un simpatico cestino con tutto il necessario. La cena è servita nel Garden Cafè, con vista sulla baia e musica di artisti locali in sottofondo. Non possiamo non amare il Canada e i suoi stravaganti abitanti.

Salutiamo Rossport e il Serendipity Garden Cafè & Guest House, che ci hanno fatto assaporare la serenità e la tranquillità di questi luoghi incantati, e ci dirigiamo verso la grande città: Thunder Bay. Nonostante la temperatura rimanga fredda, ormai siamo temprati e i quattro-cinque gradi che ci accompagnano non ci infastidiscono più. Le emozioni si susseguono curva dopo curva, chilometro dopo chilometro, e la nostra Harley-Davidson borbotta tranquilla; intanto l’aria frizzante ci pizzica la faccia, mentre il sole tiepido ci accarezza facendoci sentire in pace con noi stessi. Giunti a Pass Lake lasciamo momentaneamente la Highway 17 per imboccare la numero 587, che si insinua nella Sibley Peninsula e conduce allo Sleeping Giant Provincial Park. Il promontorio, con le sue scogliere di oltre duecento metri d’altezza, sembra adagiato nelle acque del lago e la sua sagoma, da lontano, assomiglia a un gigante dormiente, da cui prende il nome. Dopo trentacinque chilometri immersi nella foresta, questa strada ci porta alla punta estrema del parco, non senza incrociare orsi, istrici e cervi. Più volte abbiamo pensato di fermarci per un breve pic-nic, ma l’avvistamento di alcuni animali poco “domestici”, soprattutto orsi, ci ha convinto a rinunciare e attendere di arrivare nel villaggio semi abbandonato di Silver Islet. Questo remoto villaggio vantava, a metà dell’Ottocento,

una delle miniere d’argento più ricche al mondo, ma le condizioni di estrazione molto difficoltose, perché in mezzo al lago, hanno fatto sì che venisse abbandonata in meno di un trentennio dalla scoperta. Ora rimangono solo un negozio, alcune case e qualche cottage. Il luogo rimane comunque molto suggestivo e regala una pace infinita.

Tornati sulla Highway 17 ci dirigiamo verso Thunder Bay, ma prima di entrare in città, facciamo una deviazione verso il Terry Fox Monument. Questo complesso è formato da un grande parco e da una struttura che ospita l’ufficio del turismo e il museo, dove viene raccontata l’impresa di Terry Fox, nonché un grande

monumento con statua da dove si gode di una vista eccezionale sul Lake Superior. Terry Fox, prima di diventare un eroe nazionale, fu un semplice ragazzo che all’inizio degli anni Ottanta, colpito da un tumore e con una protesi al posto della gamba amputata, decise di compiere un’epica attraversata del Canada, chiamata Marathon of Hope, “maratona della speranza”, per raccogliere

fondi da destinare alla ricerca contro il cancro. Arrivato a Thunder Bay dovette fermarsi per l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche. Un anno dopo, all’età di ventidue anni, morì. Il suo sacrificio non fu vano, perché negli oltre cinquemila chilometri percorsi da Terranova, suo luogo di partenza, raccolse alcuni milioni di dollari, che si trasformarono in una fondazione per la ricerca sul cancro. Sul monumento che lo celebra campeggia una sua frase: “Con la buona volontà i sogni possono realizzarsi. Io credo nei miracoli. Devo farlo. Perché da qualche parte il male si deve fermare”. Dopo aver reso omaggio a questa persona straordinaria ci immergiamo nel caos cittadino alla ricerca di una sistemazione per la notte. Ci accontentiamo di un anonimo motel, i cui gestori sembrano simpatici. Mentre scarichiamo la moto, si avvicina una signora corpulenta e tatuata che ci chiede da dove arriviamo, scambiando la nostra bandiera per quella messicana. Ci racconta che anche lei ha una Harley-Davidson e che in città c’è

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Murales a Saint Jacobs.

I curiosi Gitchee Gumee.Ci dirigiamo verso Elmira

prestando attenzione ai cartelli!

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un grande concessionario dove possiamo trovare di tutto, gadget compresi. Ci dà informazioni sulle strade e sui luoghi da visitare, dopodiché ci saluta con una calorosa stretta di mano e se ne va con la sua auto per la consegna delle pizze. Rimaniamo sempre più stupiti dai personaggi che si incontrano sulle strade canadesi. Una volta rifocillati e sdraiati sul letto, un opuscolo attira la nostra attenzione: c’è la possibilità di fare un volo con l’idrovolante sulla baia e sul promontorio dello Sleeping Giant Provincial Park. L’idea ci alletta non poco e decidiamo per l’indomani.

Dopo una colazione leggera ci dirigiamo verso la base della Wilderness North, la società aerea con cui vogliamo provare l’ebrezza del volo. Arrivati sul posto, andiamo subito a chiedere informazioni. Il pilota si presenta come una persona molto simpatica, anche se parla un inglese leggermente ostico per noi, e subito ci illustra le caratteristiche dell’idrovolante, un De Havilland Beaver del 1962 un po’ vecchiotto ma molto affidabile, e il piano di volo, che durerà circa un’ora. Saliti a bordo si accende il motore, che piano piano si scalda e sale di giri, prendiamo velocità sull’acqua e decolliamo. Lo stacco dall’acqua è quasi impercettibile e in poco tempo ci troviamo a sorvolare la penisola del “gigante dormiente”. Da quassù tutto prende un’altra dimensione: foreste, laghi, scogliere, sembra quasi di vivere in un documentario naturalistico. Il nostro pilota ci regala anche alcuni passaggi mozzafiato a poche decine di metri dalle scogliere, ricoperte da una vegetazione lussureggiante, e un paio di picchiate verso il lago e l’isoletta che si trova a largo di Silver Islet dove è posizionato il faro. Un’esperienza elettrizzante che rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Una volta “ammarati”, e dopo i calorosi saluti da parte del nostro pilota che possiede una Harley-Davidson, rimettiamo le vesti dei motociclisti e ci dirigiamo velocemente verso la Highway 17 per continuare il viaggio e raggiungere la nostra meta, dato che ci mancano ancora circa quattrocento chilometri. Prima però di lasciare Thunder Bay, facciamo una sosta al concessionario Harley-Davidson per ricomprare il tappo della benzina, dimenticato a un distributore chissà dove. Di fronte a un commesso molto divertito, che ci assicura che non siamo i primi a perderlo, ci viene consegnato un nuovo tappo alla modica cifra di ventiquattro dollari. Lasciamo questa città dal nome “roboante” e percorriamo i venticinque

chilometri che ci separano da una meraviglia della natura, le Kakabeka Falls. Qui le acque, di colore rosso-marrone con sfumature gialle per via degli ossidi di ferro trasportati dalle vicine montagne, precipitano da una quarantina di metri in una gola molto stretta che lascia a bocca aperta. Nel pieno della portata d’acqua, in primavera, si dice appaiano più imponenti di quelle del Niagara! Dopo esserci riempiti gli occhi di questo monumento d’acqua, riprendiamo la strada e ci ritroviamo immersi tra foreste di conifere e laghi di tutte le dimensioni, mentre la ferrovia comincia a correre nuovamente parallela alla strada. L’emozione per l’avvicinarsi a Vermilion Bay ci rende felici ma allo stesso tempo ci lascia un senso di vuoto, come se il viaggio fosse giunto alla fine. In realtà dovremo fare ancora diversi chilometri, sia in Canada sia negli Stati Uniti, per giungere a Minneapolis. Lungo la strada troviamo piccoli villaggi con nomi curiosi: Finmark, Upsala, sicuramente dati dagli immigrati scandinavi che in queste zone si trasferirono per lavorare come boscaioli agli inizi del Novecento. La giornata è stata densa di emozioni e la strada, anche se monotona, ci ha regalato un senso di libertà infinito. Speravamo di fare qualche chilometro in più ma, giunti a English River, decidiamo di fermarci, anche perché da qui alla prossima cittadina ci separano più di cento chilometri e pensiamo che per oggi sia sufficiente. Inoltre, grazie al cambio del fuso orario abbiamo guadagnato un’ora.Siamo ormai quasi giunti a destinazione, anche se crediamo che la meta di un viaggio sia il viaggio stesso. Questa volta arrivarci è il coronamento di un sogno. La Trans-Canada ci porta velocemente a Ignace e poi a Dryden, dove ci fermiamo a mangiare qualcosa. Arriviamo sulle sponde dell’Eagle Lake incrociando più volte i lunghissimi treni merci che attraversano il Canada.

All’ingresso di Vermilion Bay veniamo travolti da un turbinio di emozioni. Oggi è il 4 giugno 2013, data che rimarrà per sempre nella storia di famiglia. Dopo novantaquattro anni, un nipote di nonno Anselmo è tornato a Vermilion Bay. Difficile immaginare come fosse questo villaggio nel 1919, ma oggi è animato più di quanto ci aspettassimo. Questo luogo, all’epoca, serviva come campo base per gli operai che lavoravano alla costruzione della Grand Trunk Pacific Railway. Oggi qui si vive grazie ai lavori forestali, le cave di granito,

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Tramonto infuocato a Nestor Falls.

ma soprattutto per il turismo legato alla pesca, dal momento che nei laghi che circondano la zona il pescato è abbondante, e vi si trovano lucci, trote, persici, lucioperche. Troviamo alloggio in un motel di stile vintage, il Pine Grove, dove le camere e i cottage sembrano quelli dei film americani anni Cinquanta e, probabilmente, anche la proprietaria è di quell’epoca. Facciamo subito un giro del piccolo villaggio, a cui non manca nulla: drug store, gas station, chiesa, grill e monumento cittadino. L’unico dettaglio che ci lascia perplessi è Fort Vermilion, un complesso commerciale dall’aspetto di un forte, con palizzate in legno e torrette ai lati, chiaro simbolo della globalizzazione e del consumismo. Procedendo a velocità ridotta esploriamo in lungo e in largo le stradine e attraversiamo la ferrovia fino a giungere ai bordi dell’Eagle Lake, vicino a un piccolo molo. Sotto una costruzione in legno adibita per le feste, vi sono appese delle tavole che riassumono la storia della municipalità di Machin, di cui fanno parte Vermilion Bay, Eagle River e Minnitaki: dal primo insediamento della Hudson’s Bay Company alla costruzione della Pacific Railway, passando per le miniere d’oro, l’industria forestale e, infine, la Trans-Canada Highway 17. A pochi passi dalla linea ferroviaria che si insinua tra la foresta e il lago, è posizionato un vecchio carrello a stantuffo, di quelli usati per la manutenzione della ferrovia. Ci tornano in mente i racconti di nonno Anselmo, sulle giornate di lavoro nella solitudine di questi posti, sui lunghi percorsi affrontati con questi carrelli per giungere alle postazioni nella foresta, con il caldo, il freddo, la neve, la pioggia, le zanzare, i lupi, gli orsi e tanta fatica. Durante il nostro viaggio abbiamo portato con noi una foto di nonno Anselmo e questo ci sembra il posto più adatto dove lasciarla, come per ricongiungere dopo tanti anni una persona e un luogo, da lui tanto amato e forse odiato. Sicuramente il gelo, la neve, la pioggia e il vento la rovineranno e la porteranno via, ma l’emozione e le lacrime che hanno rigato le nostre guance rimarranno sempre nel nostro cuore. Come per ribadire questo legame, da lontano sentiamo arrivare un treno merci, con il suo suono di sirena e il suo passare lento sembra anche lui voler salutare questo “giovane italiano”. Siamo ancora frastornati, il carosello di emozioni che ci ha travolto non accenna ad abbandonarci. Con riluttanza carichiamo la moto e ci rimettiamo in strada, ma ci concediamo un altro giro fino al molo, un arrivederci a Vermilion Bay e poi via di

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nuovo sulla Highway 17, destinazione Kenora. Finalmente la temperatura si alza e viaggiare su queste strade senza traffico è ancora più inebriante. La cittadina è dedita alle cartiere ma, adagiandosi sulle sponde del Lake of the Woods, offre diverse opportunità turistiche, una in particolare è l’idrovolante, per spostarsi tra i cottage sparsi nella foresta e andare a pesca, oppure per avere una magnifica vista dall’alto. Facciamo un giro lungo la Main Street e andiamo fino al molo, dove sono ormeggiate decine di idrovolanti e barche di ogni dimensione. La zona è vivace e piena di ristoranti dove degustare piatti di pesce di lago. Usciamo dalla città e dopo più di dieci giorni lasciamo la Highway 17, piegando decisamente a sud sulla Highway 71 verso il confine statunitense. Ci separano solo centoquaranta chilometri da Fort Frances per poi essere in Minnesota, ma lasciare l’Ontario e il Canada ci dispiace, rallentiamo la nostra discesa godendoci al massimo il paesaggio che ci circonda. Facciamo sosta al Sioux Narrows per bere un caffè e la signora del bar ci consiglia di fermarci alle Nestor Falls. Poi, vista la nostra poca voglia di ripartire, ci fermiamo per un’ultima notte in terra canadese. Il motel in riva al “lago dei boschi” ci farà assaporare gli ultimi scampoli dell’atmosfera canadese, con un bellissimo tramonto sulle piccole cascate che collegano due laghi.

Arriviamo in mattinata a Fort Frances, trafficato posto di frontiera tra Ontario e Minnesota. C’è ancora un luogo che vorremmo visitare prima di abbandonare queste terre, il Kay-Nah-Chi-Wan-Nung. Si tratta di un luogo sacro per gli Ojibwe, uno dei primi insediamenti autoctoni e il più grande centro cerimoniale funerario del Canada. Prendiamo la Highway 11 verso ovest e all’altezza di Emo entriamo in uno sterrato che ci porterà fino al luogo sacro. Lungo la strada, il volo di un’aquila dalla testa bianca ci convince che sia un modo molto speciale di dire “arrivederci” a questa splendida terra.

Arrivati sul posto, veniamo accolti dai nativi, che ci invitano a visitare il museo, dove vengono spiegati gli usi e i costumi delle tribù qui stanziate. Dopodiché una guida ci accompagna con una golf car nella visita dei luoghi sacri, dove vi sono i tumuli che conservano i resti dei loro discendenti, i quali riposano qui da generazioni. L’atmosfera è magica e spiritualmente coinvolgente, tra boschi e

piccole radure dove si ergono queste montagnole, non lontane dal Rainy River, che anticamente era solo una via di comunicazione tra le varie tribù, mentre ora segna il confine tra due Stati, Canada e Stati Uniti. Dopo questa immersione nella cultura del Grande Spirito, torniamo a Fort Frances e varchiamo il confine, entrando ufficialmente in Minnesota. Mettiamo le ruote per un tratto sulla US 71 per poi imboccare la State Highway 6. La temperatura diventa di nuovo rigida e ci ritroviamo a viaggiare ancora su una strada solitaria immersa nella foresta, con unici compagni alcuni camion e numerosi cervi. Il cielo si fa plumbeo ma fortunatamente non piove. Dopo centocinquanta chilometri di freddo intenso, una deviazione per lavori in corso ci regala altri settanta chilometri e facciamo tappa a Deer Wood, il “bosco dei cervi”.Ripartiamo alla volta del Mille Lacs Lake accompagnati da vento gelido e nebbiolina, e se possibile fa più freddo dei giorni precedenti. Viaggiare in moto a volte è dura, ma è l’occasione per ritrovare se stessi e affrontare le proprie sfide personali. Costeggiamo il lago che è quasi invisibile, avvolto nella nebbia, e rinunciamo alla nostra intenzione di fermarci per dare un’occhiata: meglio dirigersi verso la US Route 169. Ingranata la sesta, raggiungiamo addirittura le novanta miglia orarie, dopo tanti giorni a cinquanta-settanta miglia all’ora. La nostra compagna di viaggio frulla allegra sulla highways, mentre noi battiamo i denti. Dobbiamo forzatamente fare una sosta perché fa troppo freddo e ci ritroviamo a Pease, curioso villaggio fondato dagli Olandesi nel 1894, come ci lascia intuire il monumento con il tipico mulino a vento. È formato da duecentoquarantadue anime, enormi silos di cereali che ingombrano tutto il centro, una Backerei dove, quando entriamo, veniamo squadrati dalla testa ai piedi, per poi essere bersagliati di domande da arzilli vecchietti con il tipico cappellino da baseball. Riscaldati e divertiti da questo simpatico fuori copione, ripartiamo. Ormai ci siamo, la Interstate 94 ci porta all’ingresso di Minneapolis e tutto ciò che abbiamo visto e visitato nelle ultime settimane pare già lontano. Lasciare la nostra Harley-Davidson fuori dal concessionario non è facile e ripartire per casa senza di lei ancora meno, ma le emozioni provate durante il viaggio sono così autentiche anche grazie a lei.

Dedicato a nonno Anselmo.

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Terry Fox Monument a Thunder Bay.

Rossport, vista sulla Nipigon Bay.

Chalet sul Wawa Lake.

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In prova | MOTO GUZZI V7 II STORNELLO

Nuove strade per lo Stornello

Dopo cinquant’anni, torna uno dei più prestigiosimezzi prodotti dalla Casadell’Aquila: lo Stornello.Bella, facile, divertente la moto arriva in unmomento di grande vitalitàper le scrambler.

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In prova | MOTO GUZZI V7 II STORNELLO

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Era nell’aria, vuoi per la crescente attenzione verso le scrambler, vuoi per i kit già disponibili per trasformare il V7 II, e infatti a Eicma 2016 Moto Guzzi ha presentato un

nuovo modello utilizzando un glorioso nome: lo Stornello. Dopo cinquant’anni, torna uno dei più prestigiosi mezzi prodotti dalla Casa dell’Aquila, una moto dallo stile inimitabile e poliedrico. Un allestimento di pregio, tutto made in Italy, estremamente curato nel dettaglio e caratterizzato da sorprendenti finiture e colorazioni a esso unicamente dedicate, rende lo Stornello una special di serie di Moto Guzzi. Oggi come allora, il contrasto tra il bianco pastello del serbatoio e il rosso corsa del telaio caratterizza fortemente il design. Moto Guzzi V7 II Stornello si presenta con scarico completo due-in-uno con protezioni contro il calore Arrow omologato, sella lunga con speciale schiumato e altezza da terra contenuta, cerchi a raggi e pneumatici tassellati. In pregiato e leggero alluminio sono realizzati i copri iniettori e i fianchetti laterali, entrambi anodizzati in nero. Il look da fuoristrada è completato dai soffietti della forcella, dal kit di pedane off-road, dalle tabelle porta numero e dalla coppia di parafanghi in alluminio spazzolato a mano. Ricca è la gamma di accessori originali che la rendono unica: gli specchietti neri a gambo corto, gli ammortizzatori Performance Bitubo con serbatoio del gas separato, la borsa laterale in pelle nera, la fascia copri serbatoio in vera pelle, dotata di pratica tasca portaoggetti, il portapacchi nero e la borsa porta attrezzi. Purtroppo non molti potranno godere delle eccellenti qualità di questo nuovo V7 II: lo Stornello sarà disponibile in tiratura limitata di mille esemplari numerati, ciascuno un pezzo da collezione completamente realizzato a mano nello stabilimento di Mandello del Lario. Per portarsi a casa uno dei mille esemplari realizzati serviranno € 10.550.

• A CURA DI CLAUDIO VISMARA

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Saliti in sella allo Stornello, ci si rende conto subito delle misure e dimensioni amichevoli: l’altezza della sella si ferma a una quota poco

inferiore agli 80 centimetri, mentre la lunghezza della moto è di 2240 mm, con un interessante peso in ordine di marcia di soli 186 kg. La posizione di guida si fa subito apprezzare per la corretta triangolazione: il manubrio è largo il giusto, a un’altezza che risulta un buon compromesso per la guida su strada e per quella off-road, la sella ha un’altezza poco impegnativa, ampia e con imbottitura più che confortevole, e le pedane sono esattamente nel posto in cui ci si aspetta di trovarle. Anche il passeggero gode di una buona porzione di sella e le pedane sono sufficientemente distanti dal piano di seduta, sebbene sia da verificare il calore emanato dallo scarico nella stagione estiva. Girata la chiave, subito inizia il piacere! Il sound è di quelli educati ma coinvolgenti, una tonalità piena e corposa che fa dimenticare i soli 48 cv a 6700 giri/min. Apprezzabili sono gli ottimi valori di coppia del motore di 59,6 Nm a 3250 giri/min. Pronto a salire di giri in maniera regolare, il motore spinge fin dai bassi regimi e permette di viaggiare in sesta a poco meno di 50 km/h. L’elettronica, di serie, presenta sistemi di sicurezza quali ABS e il traction control disinseribile di Moto Guzzi – MGCT. Il nuovo cambio con spaziatura a sei marce, con i primi e gli ultimi due rapporti ravvicinati, in grado di diminuire il calo di giri tra un rapporto e l’altro, è decisamente morbido, silenzioso e preciso negli innesti, i mitici “clanc” delle vecchie Guzzi sono solo un lontano ricordo.

Guidare sul misto è semplicemente uno spasso. La moto è bella, facile e divertente, come recitava il lancio sul web della prova. Sul fatto che sia bella, pur rimanendo una questione soggettiva, ci sembra sia fuori discussione: è ben realizzata, rifinita con cura e dai colori indovinati. Senza dubbio è anche facile: le dimensioni e il peso parlano chiaro. E divertente lo è eccome: dopo aver passeggiato sul lago con un filo di gas, si sale verso le montagne mentre il motore spinge con determinazione; lungo lo sterrato, che porta a luoghi incantevoli, ci si alza in piedi sulle pedane e le ruote tassellate portano lontano con sicurezza. Il misto è il suo terreno d’elezione, la moto è svelta nel cambiare le traiettorie, maneggevole,

SU STRADAcon il nostroTESTER

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In prova | MOTO GUZZI V7 II STORNELLO

offre tanto con poco impegno. La forcella si concede in un discreto lavoro, mentre perfezionabili sono gli ammortizzatori posteriori, leggermente secchi nella risposta alle sollecitazioni e pochi propensi ad assorbire le asperità del terreno quando si lascia l’asfalto. In definitiva, lo Stornello è un bel mezzo che va ad ampliare l’offerta della serie piccola di Moto Guzzi, fascinosa per il suo gusto rétro ma divertente da usare. Il prezzo è da special, anche se la moto è ben fatta e costruita con cura: confidiamo in una buona accoglienza da parte del pubblico e, in futuro, in un cambio di strategia per la produzione in serie, ampliando le tonalità disponibili e lasciando i colori rosso e bianco alle moto numerate in serie limitata. Bella, facile e divertente! Una moto che fa battere il cuore.

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MOTORE Bicilindrico, 2 valvole ad aste in lega leggera e bilancieriCILINDRATA 744 ccPOTENZA MAX 35 kW (48CV) a 6700 giri/minuto COPPIA MAX 59,6 Nm a 3250 giri/minutoCAMBIO 6 marceSOSPENSIONE ANT. Forcella telescopica idraulica, Ø 40 mmSOSPENSIONE POST. Forcellone oscillante pressofuso in lega leggera con 2 ammortizzatori regolabili nel precarico molla FRENI ANT. Disco flottante in acciaio inox Ø 320mm, pinza Brembo a 4 pistoncini differenziati e contrappostiFRENI POST. Disco in acciaio inox Ø 260 mm, pinza flottante a 2 pistoncini PNEUMATICI Ant. 18” a raggi. Pneumatico 100/90 Post. 17” a raggi. Pneumatico 130/80 ALTEZZA SELLA 798 mmPESO 186 Kg in ordine di marciaSERBATOIO 21 litri (riserva 4 litri) PREZZO € 10.550

moto guzzi v7 stornello

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Z• A CURA DI ROBERTO POLLERI

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La passione del viaggiare in moto per una giovane ragazza pakistana.

Nel nome del padre S

i chiama Zenith Irfan, ha i capelli scuri e lo sguardo profondo. È una ragazza di ventuno anni che vive a Lahore, in Pakistan. Pur essendo molto diversi per età, professione e stile di vita,

condividiamo con lei una grande passione: viaggiare in moto. Zenith sta terminando gli studi in Marketing e Finanza presso la Lahore School of Economics e lavora in una società di comunicazione come marketing manager. Ci racconta del luogo in cui vive e ci spiega che, per chi non ha familiarità con la geografia, il Pakistan si trova nel cuore di un grande puzzle, tra la Cina, l’Iran, l’Afghanistan e l’India, con cui condivide gran parte dei suoi confini dall’epoca dell’indipendenza, avvenuta nel 1947. E proprio attraversando questo puzzle, Zenith ha deciso di salire in sella per scoprire luoghi differenti.

Quando le chiediamo chi sia Zenith, lei ci risponde: “Se si apre un dizionario e si sfogliano le pagine, verso la fine, in mezzo alle altre parole, si vede il nome Zenith. Il suo significato è ‘il momento in cui qualcosa è più potente o di successo’. Questo è ciò che il dizionario ha da dire sul mio nome, ma in realtà, io sono molto più di una parola in un libro. Sono una donna, una donna fenomenale. Un concetto che mi ha insegnato Maya Angelou, poetessa, attrice e ballerina statunitense che ha scritto parecchio sulla condizione delle minoranze, e in particolare sulle donne. Io vado avanti con il motto ‘vivi e lascia vivere’ e abbraccio l’avventura quando, come e dove posso. Conservo le piccole cose della vita, aprendo le braccia davanti a chi ha bisogno di amore e offrendo la mia spalla a chi si sente triste o magari ha solo bisogno di qualcuno con cui parlare”.

Zenith è una ragazza determinata e risoluta, che vive la propria femminilità senza rinunciare alla scoperta del mondo e della novità. È per questo che ha deciso di salire in moto e di aprire gli occhi davanti a un manubrio. Le chiediamo come sia nata la passione per le due ruote: “Ho scoperto l’amore per la moto e ho iniziato a considerarla come uno strumento di viaggio perché non volevo finire su un divano a guardare la vita attraverso le immagini di un computer e magari fantasticare su quanto potesse essere bello viaggiare. Volevo andare là fuori, in mezzo alla natura, per scoprire

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Zżènit (raro żenìt): voce astronomica corrotta dall’arabo samt “direzione” e che gli arabi con piena frase dicono as-semt-er-ra’s “la via che sta in alto”.

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come ci si sente quando il vento di montagna scompiglia i capelli, volevo cadere nel fango e giocare con l’acqua, sentire la polvere e perdermi”. È da questa curiosità, da questa voglia di scoprire che inizia il viaggio. Attraversare in moto le montagne gelide del Khunjerab, oltrepassando il confine tra la Cina e il Pakistan è stato per lei un’esperienza liberatoria e, nello stesso tempo, scioccante. Quest’ultimo termine viene usato proprio da Zenith, che pur essendo cittadina del Pakistan non sapeva quanto fosse bello il proprio Paese.

E questa bellezza, che ha vissuto in maniera profonda, ha anche un altro senso, forse ancora più profondo. “Ogni chilometro che ho fatto è stato per mio padre. Come tutte le giovani ragazze che non conoscono l’amore paterno, avendo perso questa figura da piccole, ho voluto stabilire

una connessione spirituale tra figlia e genitore”. Un passaggio davvero delicato, ricordare quell’uomo scomparso prematuramente e farlo attraverso la sua stessa passione per le due ruote. Un gesto d’amore.

In questa sua scelta, la ragazza è aiutata dalla madre che asseconda e incentiva il suo desiderio di andare. E per questo, nel 2015, Zenith parte in sella alla sua Honda CG 125 del 2009 e intraprende in solitaria un tour di sei giorni nel Kashmir, a cavallo di un mezzo dalla potenza limitata, su strade spesso non asfaltate e impervie. Un casco integrale, giacca e guanti sono la sua attrezzatura; due borsoni legati con le corde elastiche sono il suo bagaglio. Un’immagine di altri tempi per molti di noi, eppure la perfetta incarnazione dello spirito mototuristico più puro: la voglia di andare e scoprire, in sella a una moto. Un messaggio forte

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per chiunque, uomo o donna che sia. Il viaggio di Zenith la appassiona, l’esperienza è più che positiva, e per questo motivo decide di ripartire. Questa volta insieme al fratello e un paio di amici. Un itinerario lungo tremiladuecento chilometri, percorsi in tre settimane. Lungo il viaggio i quattro scoprono luoghi magici come il Parco nazionale del Deosai, una zona meravigliosamente desolata, fatta di natura selvaggia a oltre quattromila metri di altitudine. Attraversano diversi luoghi del Pakistan, tra cui Skardu, Gilgit, il passo del Babusar, Naran, Kaghan, Islamabad, Murri, Abbottabad, Chilas, il lago di Rama, la valle di Astore, la valle di Shigar, la valle di Misgar, Sust, Passu, Hunza e il passo del Khunjerab. Luoghi che lasciano in lei e nei

compagni di viaggio immagini indelebili, fatte di bellezza e stupore per un mondo sconosciuto eppure vicino a casa che, scoperto in moto, assume un aspetto del tutto differente. Abbiamo chiesto a Zenith che persone abbia incontrato lungo il suo tragitto. Ci ha risposto di aver fatto incontri molto significativi. “Le persone sono state davvero incredibili: non mi aspettavo di trovare sostegno e incoraggiamento ovunque, lungo la strada. In tantissimi mi hanno fermato solo per esprimere la propria ammirazione”, afferma con una certa soddisfazione la ragazza. “L’unica persona negativa è stato un uomo incontrato lungo la salita verso il passo del Khunjerab. Mi ha detto che non avrei dovuto essere lì in moto, ma a casa mia. Ho replicato con un sorriso e ho ingranato la prima, andando via”. Senz’altro

un caso isolato ma significativo in un Paese che cerca di affrancarsi dall’immagine di guerra e di arretratezza che i mass media gli attribuiscono. Il Pakistan è un luogo dove le donne sono in parte ancora oppresse da una società patriarcale ma che, grazie alle azioni forse piccole ma estremamente significative come quella del viaggio in moto di Zenith, sono alla ricerca di una dimensione del tutto diversa.

Al termine del viaggio, la giovane ha aperto una pagina Facebook e, tramite i numerosi contatti provenienti da varie parti del mondo, Zenith ha scoperto che in tanti si sono fatti un’idea diversa del suo Paese e della condizione della donna. I commenti arrivati dai vari visitatori del sito

hanno spinto la giovane a lavorare ancora di più per l’emancipazione femminile. Varie università pakistane hanno invitato Zenith a tenere relazioni sulla sua impresa per incoraggiare le donne e accendere in loro lo spirito di avventura. Con vezzo tipicamente femminile aggiunge: “Credo che ogni donna sia una super woman sotto mentite spoglie e io mi propongo di scoprire questo lato”.Zenith ha vari progetti per il futuro: viaggiare, lavorare e portare un messaggio forte al suo Paese e al mondo. Un messaggio che viaggia in sella a una piccola Honda 125. Eppure questo messaggio, siamo sicuri, potrà andare molto lontano, sempre grazie a un manubrio e un motore.

La pagina “Facebook” di Zenith Irfan è “Zenith Irfan: 1 Girl 2 Wheels”

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• A CURA DI MASSIMO DAVÌ

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#SUZUKISWITCH

Nel traffico cittadino come tra curve e tornanti, nelle lunghe cavalcate autostradali o tra i sentieri che di uno sterrato: salire in sella ad una V-Strom 1000 ABS o V-Strom

650XT ABS vuol dire spingersi fin dove arriva la tua voglia di libertà. Qualunque sia la meta, il viaggio sarà un’esperienza da raccontare.Così è stato anche per noi, invitati a partecipare all’esperienza #SuzukiSwitch. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di raccontare attraverso i social le esperienze emozionali e le impressioni di guida dei due modelli V-Strom attualmente in produzione, condotti attraverso un itinerario che, seppur breve, ci ha portato su tutti i tipi di terreno per i quali queste moto sono state concepite.A questo si è aggiunto il supporto di TomTom, la quale ha messo a disposizione il navigatore TomTom Rider 400 e la nuova action camera Bandit, utilissimi alla pianificazione del percorso e alla creazione di spettacolari video dell’itinerario.

La nostra partenza da Como è stata accompagnata dalla pioggia, ma la V-Strom non ha vacillato nemmeno un istante, trasmettendo sempre quella sensazione di sicurezza che cerchi in una moto turistica. Tuta antipioggia e un occhio al navigatore per controllare la strada… e si prosegue.Il tempo scorre veloce e il comfort della moto rende il viaggio piacevole e leggero nonostante la monotonia dell’autostrada. Dopo Milano ci fermiamo giusto per togliere l’antipioggia, che finisce nelle pratiche valigie.Breve sosta benzina a Bologna e via per il Verghereto, dove ci aspetta una tavola imbandita e un caloroso benvenuto.

Fin qui tutto bene… ma il bello arriva adesso! Non abbiamo altri riferimenti, ci aspettano solo sorprese.Comincia ora la seconda parte del viaggio, il percorso è sconosciuto e sarà il navigatore a comunicarcelo.Da questo momento è possibile viaggiare in gruppo, ma la mia natura di mototurista solitario

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CON V-STROM PARTE LA VOGLIA DI AVVENTURA

mi porta a rinunciare alle emozioni della guida in compagnia per poter mettere alla prova le doti del navigatore, utilizzando il solo strumento a mia disposizione. Dopo un breve tratto di superstrada cominciano le curve: una splendida, ininterrotta danza che dura fino all’arrivo a Montemaggiore al Metauro in prima serata.

La V-Strom è una moto eccezionale ed è capace di dare il meglio se guidata in un territorio come quello delle colline marchigiane. Ti permette il divertimento della guida sportiva, il comfort di una turistica e, siccome non ti catapulta da una curva all’altra, ti invita a tenere un occhio sul panorama, così ti puoi sempre concedere una sosta per una foto o anche solo per ammirare il paesaggio.Le sospensioni non vanno mai in crisi nonostante il fondo accidentato di queste strade che non vedono manutenzione da decenni, si raccomanda solo di regolarle in base al peso e allo stile di guida.Anche il nostro compagno elettronico si comporta davvero bene, ci conduce alla meta puntuali e ci

segnala sempre eventuali postazioni di controllo velocità.Arrivo in prima serata a Montemaggiore al Metauro nella location di Villa Tombolina, una tenuta del XVI secolo che ci ha stupiti per l’ospitalità e l’ottimo cibo.La serata scorre veloce tra chiacchiere da motociclisti e i commenti sull’indomani, che avrà come protagoniste le gomme tassellate, tenute nascoste fino all’ultimo.

Il nuovo giorno ci accoglie con la parata delle nostre V-Strom, senza valigie e con montate le Pirelli Scorpion Rally: hanno un’aria diversa, più accattivante, più avventurosa, sembrano dirti “adesso vediamo cosa sai fare!”.Cerchi di non guardarle troppo, di pensare alla colazione, ma non è facile staccare il pensiero da quei tasselli… Scopriamo che il signore del maniero, Andrea, che la sera prima ci parlava di prodotti gastronomici, è la nostra guida, un endurista esperto, amico del Valentino nazionale.

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Ci viene offerta la possibilità di scollegare l’ABS, ma ancora una volta prevale il mio spirito da mototurista e preferisco utilizzare la mia V-Strom come mamma Suzuki l’ha concepita.A posteriori posso dire, sempre nell’ottica di un mototurista, di non essermi pentito affatto della scelta.

In sella e via, i tasselli sull’asfalto si fanno sentire, se non sei abituato la sensazione è strana, ma dopo il primo sterrato tutto rientra nella normalità. Quello che ti lascia a bocca aperta, specialmente se pratichi il fuoristrada con moto leggere, è portarti in giro questi bisonti su sterrati e mulattiere che non hanno nulla a che vedere con le piatte e infinite piste africane.La nostra guida ci conduce in un sali e scendi

di colline, su sterrati sempre più impegnativi e affascinanti, guadi di fango e carregge che un po’ ti fanno rimpiangere l’abbigliamento più specifico da off-road.A farla da padrone è l’entusiasmo di guidare 200 Kg di metallo sopra i sassi, la terra, il fango, quell’entusiasmo che ti spinge ad aprire il gas anche quando i piedi ti scivolano dalle pedane a causa del fango (le pedane, sia della 650 che della 1000, sono di tipo stradale e non hanno la zigrinatura tipo enduro nemmeno togliendo le parti in gomma), a muovere il tuo corpo come se stessi guidando un piccola enduro 125… questo è l’entusiasmo di una V-Strom con i tasselli.A riportarti alla dura realtà ci pensano ancora quei 200 Kg, che nelle manovre da fermo - soprattutto

se si ha un fisico esile come il mio – si fanno decisamente sentire. Poco male: si scende, si gira la moto e si riparte.

Tre ore passano veloci e ci ritroviamo di nuovo a tavola a chiacchierare con Andrea di “quelle volte alla cava con Valentino…”. I tasselli infangati sono lì a testimoniare che hai fatto veramente tutti quegli sterrati e soprattutto che li ha fatti lei, la V-Strom.Altre due ore di off, ancora salite e discese, altri sassi e altri paesaggi, ancora entusiasmo e divertimento, quando poi ritorna l’asfalto ne soffri un po’...Anche i tasselli non ti sembrano poi così estranei, alla fine abbiamo fatto amicizia. Anche sull’asfalto, dove un poco scivolano, un poco tremano, ma alla

fine si accettano per quello che sono, esattamente come si fa quando si affronta un viaggio.

La giornata è finita, si rientra a Villa Tombolina, dove c’è solo il tempo per una fugace prova anche della 1000. La guida mi illustra un breve percorso composto da quattro curve su asfalto e altrettante su sterrato.

La moto non è regolata per i miei 60 Kg ma è subito feeling, non mi accorgo nemmeno della differenza di peso. Pochi metri ed è subito “mia”, leggiadra, maneggevole, il peso è distribuito perfettamente, il motore è progressivo, sempre pronto, si sente davvero il gap generazionale con la 650. Peccato non aver avuto più tempo per provarla!

#suzukiswitch

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La V-Strom 650 è senza dubbio un pezzo della storia recente della moto, la evergreen di

Suzuki fin dal 2004, anno della prima edizione. Da allora è cambiata leggermente l’estetica, la potenza è passata da 67 a 69CV, è stato aggiunto l’ABS e questa versione XT FUN RIDE monta il becco, i cerchi a raggi e le valigie in alluminio. Una delle crossover più vendute negli ultimi dieci anni, equipaggiata con uno dei motori meglio riusciti degli ultimi venti.È derivato dalla sorella stradale SV650, bicilindrico a V di 90° twin spark, raffreddato a liquido di 645cc, distribuzione bialbero, con un potenza massima di 69CV a 8.800 giri/min e una coppia massima di 60Nm a 6.400 giri/min.Il telaio è a doppio trave in alluminio, la forcella è telescopica a steli tradizionali con la regolazione

del precario della molla, il monoammortizzatore ha la regolazione del precarico della molla azionabile con una comodissima “rotellona”, posta lateralmente vicino la pedana del passeggero.L’impianto frenante è composto da un doppio disco flottante da 310 mm all’anteriore e un singolo disco fisso da 260 mm con pinza flottante a singolo pistoncino al posteriore.La V-Strom 650 monta un cerchio da 19” all’anteriore e da 17” al posteriore, in lega per la versione standard e a raggi per la versione XT, entrambi tubeless.

A vederla sembra una moto imponente, infatti ti aspetteresti una cilindrata superiore ai 650cc, sembra più grande della maggior parte delle concorrenti del segmento crossover che - differentemente - montano un cerchio anteriore da 17”.L’aspetto estetico di questa versione XT è sicuramente il più riuscito di tutta la serie V-Strom 650: il becco e i cerchi a raggi le donano

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V-Strom 650 versione XT ABS Fun Ride

quell’aspetto adventure che le è sempre mancato.Salendo in sella viene confermata quella sensazione di “importanza” e sollevandola dal cavalletto laterale si avverte subito il baricentro abbastanza alto. Si parte, dentro la prima, poi la seconda, bastano cento metri e la V-Strom 650 è già la tua moto, agile, bilanciata, sia alle basse che alle medie velocità, in un attimo te la immagini come compagna di tutti i giorni o come cammello da deserto, così inserisci una marcia dietro l’altra e prosegui.Il motore spinge bene fin dai bassi regimi, riprende discretamente in tutte le marce (ricordiamoci che si tratta di 645cc), l’elettronica non è invasiva e addolcisce ulteriormente il bicilindrico che già di per sé nasce progressivo.La trasmissione finale a catena è buona e il cambio è preciso anche se la pressione sul collo del piede in inserimento marcia si fa abbastanza sentire.Le sospensioni, una volte regolate per il proprio peso; nel mio caso, con i miei 60 Kg di peso a secco, ho dovuto alleggerire sensibilmente il precarico sia anteriormente che posteriormente rispetto alle regolazioni di serie.La frenata lascia qualche perplessità, l’elettronica addolcisce di molto il freno motore e l’impianto anteriore Tokico non brilla per reattività e potenza frenante, è necessario tirare vigorosamente la leva per ottenere un vero rallentamento della moto,

fortunatamente l’impianto posteriore compensa bene la carenza dell’anteriore, quindi l’effetto frenante complessivo è più che accettabile per una moto di questo segmento.Il vero problema sta nel fatto che la V-Strom 650 trasmette una tale confidenza da spingere ad andare più velocemente di quello che ci si aspetterebbe, poi la frenata ti riporta alla realtà… meno male che c’è l’ABS!La protezione aerodinamica è buona per un pilota di 1,65 metri, mentre per altezze maggiori consiglierei un cupolino rialzato e magari più largo per alleggerire le spalle dall’aria.Il comfort di guida è di alto livello sia per il pilota che per il passeggero, grazie anche alla bellissima sella.Gli pneumatici di primo equipaggiamento Bridgestone garantiscono un’ottima tenuta e un buon feeling su asfalto, dimostrando i loro limiti sugli sterrati, ma teniamo presente che non sono nati per questo utilizzo.La strumentazione è di ottimo livello per una “piccoletta” come la V-Strom 650 e l’azionamento dal manubrio è molto apprezzabile su una moto votata principalmente al turismo.La versione FUN RIDE, oggetto della nostra prova, è dotata di valigie laterali in alluminio con relativa struttura di montaggio e di paramani. Le valigie sono di ottima fattura, capienti e facili da staccare, migliorando anche l’impatto estetico del mezzo.I paramani in plastica sono ben protettivi e abbastanza stabili tenendo conto che sono votati al turismo e non all’off-road specialistico. In conclusione una moto facile, affidabile, bella e accessibile a tutti… per completarla manca solo la vostra voglia di avventura.

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IN VIAGGIO CON TOMTOM RIDER

Compagno di viaggio per questo evento è stato il nuovo TomTom

Rider 400, il quale aveva il compito di guidarci lungo l’itinerario a sorpresa previsto dall’evento. Ancora una volta abbiamo potuto mettere alla prova questo dispositivo con grande soddisfazione, verificando sul campo tutte le novità positive che sono state introdotte in questo modello e il notevole lavoro svolto dagli ingegneri TomTom nel perfezionare il software che “muove” il dispositivo. Tanti gli aggiornamenti usciti nel corso dell’ultimo anno, che hanno permesso di affinare ulteriormente la stabilità del dispositivo ed aggiungerne funzionalità. Il nuovo Rider si è comportato in maniera eccellente durante tutto il corso dell’evento, garantendo sempre indicazioni chiare e precise, grazie all’itinerario precaricato e alle mappe sempre aggiornate, merito dell’aggiornamento a vita incluso nel pacchetto. Ottima l’usabilità con i guanti e la leggibilità sull’ampio display. Da segnalare anche la perfetta impermeabilità mostrata durante la prima parte del viaggio, caratterizzata da una fastidiosa pioggia. Anche la batteria è garanzia di affidabilità: con una carica completa non abbiamo avuto problemi ad arrivare a fine itinerario. Ad ogni modo il collegamento alla batteria si realizza facilmente, eliminando del tutto il problema. Da qualche mese è inoltre disponibile il nuovo TomTomRider 410 Great Rides Edition, evoluzione 2016 del TomTom Rider 400, che aggiunge la disponibilità delle mappe di tutto il mondo, liberamente scaricabili sul dispositivo. Tutti gli abbonati a Mototurismo e i possessori della membership Mototurismo Club possono accedere ad una fantastica promozione: TOMTOM RIDER 410 con sconto 10% + staffa antifurto in omaggio a € 359,90 invece di € 479,85. Per tutte le informazioni scrivere a [email protected]

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NON VIAGGIARE mai

“SCARICO”

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• A CURA DI PAOLO CIAPESSONI

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Ogni motociclista ha dovuto affrontare almeno una volta il problema della batteria, trovandosi magari a dover rinunciare al giro domenicale perché la

moto non ne vuol sapere di avviarsi. Moto carica, vestiti di tutto punto e con la voglia che tormenta ormai da giorni, il quadro si accende ma il motorino di avviamento non ha sufficiente energia. Nella maggior parte dei casi questo succede per una nostra negligenza, come dimenticarsi di effettuare una corretta manutenzione della batteria durante il periodo in cui la moto è rimasta ferma. In altri casi per condizioni atmosferiche particolari che possono manifestarsi in un periodo anche breve, deteriorandone le caratteristiche tecniche, soprattutto se parliamo di batteria con qualche anno di esercizio.Midland ha pensato ad un prodotto portatile multifunzione che sicuramente può aiutarci a risolvere la maggior parte dei problemi comuni legati alla batteria. Parliamo del Midland Enerjump, uno strumento dalle dimensioni ridotte ma con un potenziale elevato tanto da poter essere definito un vero e proprio avviatore. In soli 300 grammi ci mette a disposizione una potenza nominale di 8.000 mAh con un picco di spunto di ben 400A, in grado di avviare senza problemi moto anche di grossa cilindrata. In dotazione nella confezione troviamo l’avviatore multifunzione, i cavi con pinze di collegamento alla batteria, il caricatore da auto a 12V, il caricatore da presa domestica e i cavi USB e Mini USB. Questo perché il Midland Enerjump non è solo un semplice avviatore, ma può essere sfruttato per la ricarica di telefoni, PC e molti altri dispositivi elettronici. Queste sue caratteristiche lo rendono utile durante i viaggi dove la scorta di corrente non è mai troppa. Inoltre è dotato di luce a led con funzione fissa e stroboscopica di emergenza, comoda in caso di campeggio oppure di guasto notturno. In definitiva è uno strumento compatto e poco ingombrante che raggruppa più funzioni andando ad alleggerire il nostro bagaglio durante i viaggi.

Ma vediamo come si comporta con due batterie quasi totalmente esaurite che a fatica accendono le spie del quadro. Colleghiamo i morsetti prestando attenzione a non invertire le polarità e facciamo il primo tentativo di accensione. Su entrambe le moto provate, un’Africa Twin 750 e un BMW 1200 GS, alla seconda pressione sul pulsante di avviamento il motore si è acceso. Il consiglio per ottimizzare al meglio le capacità del Midland Enerjump, è di collegarlo e aspettare qualche minuto per consentire al dispositivo di trasferire energia alla batteria in maniera da non sottoporla a shock che potrebbe comprometterne la durata e il funzionamento. Ad avviamento avvenuto, l’indicatore di carica a led del dispositivo segna in ambedue i casi un restante 50% di energia ancora utilizzabile. In definitiva in uno spazio poco più grande di un pacchetto di sigarette abbiamo una riserva notevole di corrente che possiamo utilizzare in qualsiasi momento del nostro viaggio con estrema facilità.

SCHEDA TECNICACapacità nominale 8.000mAhInput 12/14V - 1AOutput 5V - 2AAvviamento auto 12VCorrente avvio 200APicco di corrente 400APeso 300gPrezzo di listino € 129

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Una doppia occasione per verificare la validità di questa moto in off-road.

La presentazione della

“Ducati RidingExperience Enduro”

ci ha permesso di saltare nuovamente in sella alla

Multistrada 1200 Enduro.

ducati RIDING EXPERIENCE enduro

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PER L’ENDUROÈ NATA UNA STELLA

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Per prepararmi al meglio a questa uscita con la Ducati Multistrada Enduro, ho cercato per prima cosa di reprimere il pregiudizio che percepivo di istinto: unire il concetto di “sportività

corsaiola” insito nella mia idea di Ducati, con il concetto di enduro, sotto sotto mi suonava male. Ho cercato nei miei ricordi e ho recuperato mentalmente le immagini che sono affiorate alla voce Ducati. Accantonando tutto quello che riguardava l’ambito “pistaiolo”, la prima immagine che in qualche modo collimava con il concetto di Ducati-enduro, era quella del 450 Scrambler col quale, nell’autunno del 1980, in compagnia di un aggiornatissimo Enzo Mutti dotato di una modernissima Honda XL 500, mi avventurai in un tour in fuoristrada sulle colline piacentine. Altra immagine pertinente era quella del 450 RT di proprietà dell’amico endurista Lodovico Bacciocchi, che mi dava tanto quell’idea di moto specialistica con quella livrea gialla che faceva tanto racing. Le immagini più illuminanti, però, sono quelle dell’epopea Cagiva/Ducati alla Dakar; i tentativi per creare un telaio che accogliesse quel fantastico motore a L, le tante prove per adattare la grande potenza del motore Ducati alle esigenze del fuoristrada. Ricordo poi con piacere le trionfali immagini di un Edi Orioli vittorioso e padrone della Dakar fine anni ‘80. Da qui, la produzione in serie delle Cagiva Elefant motorizzate Ducati. Una volta recuperate le radici nobili di Ducati anche nell’ambito enduristico, ho affrontato questa prova con aspettative consone al blasone della casa Bolognese.

La due-giorni di scuola enduro “Ducati Riding Experience Enduro” è ospitata non lontano da Firenze, nella tenuta del castello di Nipozzano, ed è gestita dal mitico Beppe Gualini e dal suo staff, composto da istruttori capaci e pazienti. Beppe Gualini - Dakariano DOC - istrionico padrone di casa, tra racconti, aneddoti e spiegazioni tecniche, da esperto motociclista quale è, accoglie i partecipanti e apre l’evento.“Ducati Riding Experience Enduro” è dedicata sia ai neofiti, sia a coloro che vogliono migliorare le proprie capacità fuoristradistiche. Dopo l’introduzione teorica tenuta da Beppe, si passa alla pratica con una notevole quantità di esercizi che si affrontano prevalentemente in due aree

• A CURA DI GIOVANNI SILVA

ducati RIDING EXPERIENCE enduro

Il nostro Giovanni Silva in compagnia di Beppe Gualini, anima della scuola enduro Ducati.

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Alcuni momenti della parte pratica della scuola.

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appositamente attrezzate nelle quali tecnica e divertimento si incontrano, producendo un bel risultato anche dal punto di vista umano. In un clima professionale ma anche amicale, si apprezza e si affina la tecnica della guida in fuoristrada in varie situazioni, dal campo scuola allo sterrato, dagli ostacoli artificiali a quelli naturali.

Devo riconoscere che durante questi due giorni di scuola, ho potuto aggiungere alla mia collezione, tante immagini enduristiche positive ed entusiasmanti; la Multistrada Enduro ha certamente alzato il livello tecnico e qualitativo in un settore molto battagliato quale è quello delle moderne maxi enduro. L’aspetto estetico è chiaramente e volutamente in linea con quello della sorella Multistrada e comunica tutta la grinta e l’aggressività tipicamente Ducati. Partendo dalla ruota anteriore da 19 pollici, passando alla fanaleria Full Led per poi incorrere in un capiente serbatoio da 30 litri e in fine al forcellone bibraccio appositamente studiato per lei, la nostra Multistrada Enduro ci comunica in tanti modi la sua natura e le sue capacità a 360 gradi.Chi però fraintendesse l’aspetto estetico con la sostanza, avrebbe di che ricredersi. Il lavoro che è stato fatto per esaltare le caratteristiche enduristiche di questa moto è stato certamente tanto e di grande qualità, con un risultato assolutamente positivo e soddisfacente.

Alla guida, tutto è al posto giusto, la sella è accogliente e ben raccordata al serbatoio di ragguardevoli dimensioni che, sagomato ergonomicamente, accoglie egregiamente le gambe, offrendo una seduta da Granturismo. Nel contempo, il manubrio alto e largo sella e serbatoio opportunamente sagomati, agevolano una posizione di guida corretta anche in piedi sulle pedane, da vera enduro. Il cupolino accogliente e non invasivo, contribuisce a rendere la guida immediata e istintiva. La centrale di comando dei sistemi elettronici è ospitata nel display di 5”, che con un colpo d’occhio riassume l’infinità di informazioni che offre l’ultima generazione del sistema Bosch . Da endurista di vecchio stampo, sento un’istintiva diffidenza nei confronti dei supporti tecnologici alla guida in fuoristrada, in questo caso, però, visti i risultati che la Multistrada Enduro raggiunge, ho dovuto ricredermi. L’opzione Enduro, una delle quattro che il sistema Riding Mode offre al

ducati RIDING EXPERIENCE enduro

Alcuni particolari della Multistrada Enduro.

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pilota, riesce a modificare un insieme di parametri fondamentali con una semplice operazione sul display; così cambiano l’erogazione del motore, si modificano coppia e potenza, vengono tolti e o modificati ABS e controllo di trazione, le sospensioni attive si adeguano alla guida in fuoristrada. La dotazione di software è complementare ad un hardware all’altezza: sospensioni con escursione maggiorata, ruote a raggi, forcellone bibraccio, ammortizzatore di sterzo, paracoppa avvolgente in alluminio, marmitta più alta e stretta. Il risultato è la percezione immediata di uno sforzo progettuale e costruttivo ben fatto e senza compromessi.

La prova della Multistrada Enduro si è svolta principalmente in fuoristrada con la dichiarata volontà di sfidare la ritrosia che molti hanno nel

pensare che una moto di queste dimensioni e potenza possa affrontare in maniera disinvolta un percorso in fuoristrada. Le colline circostanti il castello di Nipozzano sono state il bellissimo teatro della nostra prova.

La moto oggetto della nostra prova era equipaggiata con i nuovi pneumatici Pirelli Scorpion Rally, sviluppati e prodotti da quest’ultima in collaborazione con Ducati proprio per la Multistrada.

Il feeling è stato immediato e la Multistrada ha conquistato la mia fiducia. È strabiliante quanto comunichi sicurezza sin dai primi esercizi tecnici; se con lo slalom tra i birilli si apprezza la maneggevolezza e la facilità di inserimento, è con le accelerazioni e le frenate al limite che si capisce che la moto ha la stoffa per supportarci agevolmente nella guida in fuoristrada. Nel fettucciato, curve e controcurve, contropendenze e staccate aggressive, rivelano la caratteristica che mi ha stupito di più: l’anteriore è granitico e sincero. Non avrei mai creduto di poter avere delle sensazioni da moto ben più leggera con frenate in sbandata controllata e immediate accelerazioni. Queste hanno avuto conferma durante l’escursione nei boschi circostanti la tenuta: sassi, terra,

ghiaia, contropendenze e appoggi, si affrontano con un piglio da monocilindrica, riconfermando il comportamento sincero e divertente di questa moto che sposta decisamente più in alto i limiti fuoristradistici di una maxienduro.

Per il 2016, i corsi sono in calendario dal 2 al 18 settembre. Per prenotarsi collegarsi al sito dreenduro.ducati.it

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ACCESSORIABBIGLIAMENTO E STILE PER MOTOVIAGGIATORI

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LA PROPOSTA DI GIVI per PERSONALIZZARE LA YAMAHA XSR700

È una delle naked del momento. Piace a tutti, costa il giusto e permette di intervenire facilmente a

livello di personalizzazione. GIVI le regala un tocco di personalità da “viaggiatrice” senza perdere di vista la sua natura “old modern”. Non mancano proposte anche per la Yamaha XSR900, con un kit che riprende sostanzialmente quello della “piccola” 700 ampliando la parte dedicata alla protezione.

Il kit di GIVI è composto dai seguenti componenti:

• Attacco tubolare posteriore specifico, che funge da portapacchi per il trasporto di borse soffici o da supporto per i bauletti delle gamme MONOLOCK e MONOKEY (cod. SR2126, € 106,50). Per i primi la piastra da abbinare è già inclusa, per i MONOKEY invece va acquistata. Telaietto specifico per coppia borse laterali MT501 della Linea Metro-T (cod. TMT2126, prezzo al pubblico: 92 euro).

NUOVI PARAMOTORI MYTECH PER HONDA AFRICA TWIN,

TRIUMPH TIGER 800 E SUZUKI V-STROM 1000

MyTech, azienda lombarda specializzata in accessori moto in metallo, completa la

sua gamma di paramotori per enduro di grossa cilindrata, realizzando questo prodotto per altri tre modelli di successo: la Honda CRF 1000 Africa Twin, la Triumph Tiger 800 e la Suzuki V-Strom 1000. I paramotore MyTech sono realizzati in alluminio dello spessore di 3 mm, nella versione alluminio grezzo e verniciato nero. Tutte le versioni sono munite di staffe di fissaggio e viteria. I prezzi: Honda CRF 1000 Africa Twin (€ 320 grezzo - € 350 verniciato), Suzuki V-Strom 1000 (€ 255 grezzo - € 270 verniciato), Triumph Tiger 800 (€ 160 grezzo - € 177 verniciato). Le tre versioni si affiancano a quelle realizzate già per le BMW R1200 GS LC 2013, BMW R1200 GS LC 2014-2015, BMW R 1200 GS, BMW R 1200 GS Adventure, BMW F 800 GS, Moto Guzzi Stelvio, Honda Crosstourer, KTM 1190 Adventure e KTM 990 Adventure.

www.mytechaccessories.it

PARAMOTORE HONDA AFRICA TWIN

PARAMOTORE TRIUMPH TIGER 800

PARAMOTORE SUZUKI V-STROM 1000

OJ PER IL BAGAGLIO DELLE MAXI-ENDURO

Più che delle moto parliamo delle valigie di forma squadrata che le equipaggiano e che

subito “fanno avventura”. Chi cerca accessori dedicati a questo classico tris da carico non manchi di valutare le proposte di OJ: utili borse morbide da inserire all’interno delle valigie e comode maniglie da applicare ai coperchi di quest’ultime per facilitarne il trasporto. Perché le borse interne?

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• Portavaligie laterale specifico per valigie MONOKEY E22 (cod. PL2126, € 149). • Cupolino Race Cafe in alluminio anodizzato grigio o nero (cod. 100AL, € 109,50 – 100ALB € 119,50), due finiture per l’accessorio da montare sopra il tondo faro della XSR700 utilizzando gli attacchi AL2126A (€ 60,50). Misure: 20,5x26,5 cm (HxL).

• Flangia specifica per l’utilizzo di borse da serbatoio dotate di sistema di aggancio Tanklock (cod. BF24, p€ 42). Non è compatibile con le borse con fondo curvo (XS308, 3D604, ST603).

• Protezione specifica per radiatore in acciaio inox verniciato nero (cod. PR2126, € 68,50).

• Paramani specifico in ABS (cod. HP2115, € 106).

www.givimoto.com

Per essere sicuri che il vestiario e tutti gli oggetti sensibili all’umidità che ci portiamo nei nostri viaggi in moto restino perfettamente puliti e asciutti. Molte valigie squadrate, in alluminio o in materiale plastico, soprattutto se datate, non garantiscono la tenuta stagna all’acqua. Ma c’è anche un’altra ragione che rende questi accessori davvero utili: la praticità. Quella che permette, una volta giunti a destinazione stanchi dopo un lungo trasferimento, di lasciare la valigie rigide sulla moto portando in camera le “morbide” inserite al loro interno. Nel caso sia comunque necessario staccare laterali e top case, arrivano in aiuto le maniglie prodotte da OJ per agevolarne il trasporto.

INNER SIDE BAG e INNER TOP BAGSono i due modelli di borsa interna; la prima per le laterali, l’altra per il bauletto posteriore. Realizzate in Poliestere, ripropongono la forma squadrata dei contenitori nei quali si inseriscono e offrono caratteristiche da borsa morbida da viaggio: maniglia e tracolla per il trasporto, tasca frontale per piccoli oggetti, comode zip di apertura. Nero il colore, con loghi OJ in evidenza.

Il modello per le laterali si apre sia dall’alto (modalità che ne permette l’accesso senza toglierla dalla valigia) che lateralmente. Per incrementarne l’adattabilità OJ l’ha resa espandibile. La sua larghezza varia da 22 a 26 cm (43x31 cm la lunghezza e l’altezza). Il volume varia da 29 a 34 litri.La borsa per top case non è espandibile ma la sua natura “morbida” le permette un buon margine di manovra a livello di adattamento interno. Anche in questo caso l’apertura è prevista dall’alto. Dimensioni: 31x28x25 cm, volume: 21 litri.Prezzi al pubblico: INNER SIDE BAG € 59,90 - INNER TOP BAG € 49,90.

SIDE STRAP e TOP STRAPLa classica soluzione che facilità la vita del motociclista viaggiatore. Due maniglie per il trasporto con una sola mano della valigia laterale o del top case attraverso il fissaggio, agli anelli solitamente presenti sui coperchi, di una robusta maniglia dotata di cinghie regolabili. Prezzi al pubblico: € 14,90 (identico per le due versioni).

www.ojworld.it

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SOTTO LA PIOGGIA CON HEVIK TWISTER

I capi da indossare quando la pioggia vi coglie di sorpresa cambiano marcia diventando sempre più

sofisticati dal punto di vista della costruzione e del grado di comfort offerto. Con il completo TWISTER Hevik sposta ulteriormente in avanti l’evoluzione qualitativa di questi indispensabili capi.Inserito nel nuovo catalogo autunno-inverno 2016 di Hevik, Twister è un completo antipioggia composto da giacca e pantalone (separati) realizzati in 100% Nylon accoppiato a PVC e completato con cuciture termonastrate a garanzia della totale impermeabilità anche nel corso di lunghi trasferimenti o sotto acquazzoni particolarmente forti.Il “taglio” di Twister privilegia il comfort grazie alla scelta del produttore di dotarlo di fodera interna in Mesh e di regolazioni sui polsi, i fianchi, e il fondo gamma. Il collo, alto e antivento, nasconde al suo interno un utile cappuccio. Il passaggio d’aria è garantito da una presa/estrattore p r e s e n t e sulla schiena. La chiusura gia-cca anteriore è realizzata con doppia patella.TWISTER è dotato di serie di una compatta borsetta ed è proposto in colore nero nelle taglie da XS a XXXL. Prezzo al pubblico € 69,90.

www.hevik.com

PARAVENTO TOURATECH PER HONDA AFRICA TWIN

Grazie agli innumerevoli chilometri di esperienza nell’adventure e al know-how nella produzione,

Touratech ha sviluppato un paravento che abbina un accattivante design ad una funzionalità ottimale per qualunque campo d’impiego. Il bordo superiore del paravento è stato progettato sulla base dell’esperienza nelle discipline rallystiche. Le correnti d’aria sono quindi ottimizzate dal punto di vista aerodinamico e convogliate sopra al testa del pilota senza la creazioni di fastidiosi vortici. Pertanto il cristallo non solo non vibra, ma garantisce anche una guida rilassata e non affaticante, sia per il pilota che per il passeggero.Anche sotto il profilo estetico, il paravento Touratech conferisce alla moto un aspetto inconfondibile e personale. Disponibile in diverse misure e tonalità, al prezzo di € 174.

www.touratech.it

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SU DEEJAY STORE GLI ACCESSORI PER GLI AMANTI

DELLE DUE RUOTE

Accessori cool e trendy per scooteristi, bikers e centauri che non vogliono passare inosservati.

Su DEEJAY Store, vetrina virtuale su piattaforma Amazon, è disponibile una line-up unica, di prodotti e accessori moto a marchio DEEJAY. Tra questi il CASCO 107, realizzato in collaborazione con CGM è disponibile in tre colori: full white, blu opaco e bicolore bianco e rosa. Un demi- jet compatto e leggero, perfettamente rifinito e adatto soprattutto a chi ama la cura del dettaglio e non si lascia sfuggire le tendenze più in voga del momento. Il 107 è un casco ergonomico e confortevole ed è realizzato in due misure di calotta in materiale termoplastico, per offrire vestibilità e calzata ottimali per tutte le taglie.Grazie al sistema d’aerazione che sfrutta il lavoro della presa d’aria anteriore, dell’estrattore d’aria posteriore (con feritoie poste direttamente sulla calotta) e di interni traspiranti con reti metalliche, che aiutano il ricircolo dell’aria, il Casco 107 assicura

KPR COPRIRADIATORE KAPPA

Il radiatore è un componente certamente delicato e deve essere protetto. Il suo posizionamento lo

rende più esposto di altri componenti del motore e di conseguenza è consigliabile, quando non previsto dalla Casa costruttrice, dotarlo di una robusta retina. La personalizzazione delle maxi-enduro stradali e delle crossover in genere include sempre accessori, solitamente specifici, dedicati alla protezione del motore. Tra i produttori aftermarket più attivi in questo campo c’è anche Kappa, che ribadisce il suo ruolo con una gamma di copriradiatori in acciaio inox a “prova di sasso”.Al momento attuale sono stati realizzate versioni

una confortevole sensazione anche durante le stagioni più calde e sui percorsi a bassa velocità come in città. Il casco presenta inoltre un collarino paranuca allungato, guanciali esterni semirigidi per una migliore aderenza al viso, cinturino con chiusura a regolazione micrometrica e anello antifurto al cinturino. È fornito di visiera lunga con trattamento antigraffio, dal movimento multiscatto e sistema di fissaggio a baionetta, realizzato in 3 componenti, per una maggiore sicurezza.Gli accessori per le due ruote a brand DEEJAY sono disponibili sul DEEJAY Store di Amazon.it.

compatibili con dieci modelli di moto, numero destinato a essere superato in tempi brevi.

L’accessorio si chiama KPR (seguito da una sigla che identifica l’abbinamento con la moto) ed è prodotto in acciaio inox, verniciato in nero. Questa finitura permette un miglior abbinamento estetico con il radiatore ma è fondamentale la scelta dell’acciaio per assicurare alta protezione e ottima resistenza alla corrosione, in una zona della moto destinata a raccogliere molto sporco. La trama della rete è studiata per assicurare il corretto passaggio di aria necessaria a raffreddare il motore (proprietà non sempre garantita da altre protezioni in lamiera presenti sul mercato).I prezzi al pubblico variano da € 39 a € 105 (secondo il modello scelto).

MODELLI SUPPORTATIKPR2122 YAMAHA MT-09 850 Tracer (15-16)KPR2126 YAMAHA XSR 700 (16)KPR1146 HONDA NC750X (2016) KPR3105 SUZUKI DL 1000 V-Strom (14-15)KPR4114 KAWASAKI Versys 650 (15-16)KPR5108 BMW R 1200 GS (13-15) / BMW R 1200 GS Adventure (14-15)KPR5119 BMW S 1000 XR (15)KPR4706 DUCATI Multistrada 1200 (15)KPR7407 DUCATI Scrambler 800 (15)KPR7408 DUCATI Multistrada Enduro 1200 (16)

www.kappa.it

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A cura di MATTEO CANTATORE

TECNOLOGIAHI-TECH PER MOTOVIAGGIATORI

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TWISTGRIP BY MANFROTTO

Manfrotto ha lan-ciato TwistGrip, il supporto uni-

versale per smartphone, innovativo nei materiali, nella tecnologia e nel design. Il robusto corpo in alluminio di alta qualità, completamente Made in Italy, garantisce allo smartphone un supporto solido e sicuro durante le riprese foto e video. Grazie all’innovativo si-stema di bloccaggio, TwistGrip è facilmente adattabile a ogni modello di smartphone: la rotazione delle estremità e la manopola di chiusura consentono, infatti, di bloccare saldamente il proprio smartphone nella giusta posizione in pochi, semplici passaggi.L’adattatore filettato da ¼”, posto nella parte inferiore del morsetto, permette di collegare TwistGrip a qualsiasi tipo di treppiede fotografico, garantendo massima stabilità; mentre l’attacco a slitta, nella parte superiore, permette di integrare una luce LED, per foto e video perfetti in ogni situazione.Dedicato a tutti gli appassionati di smartphone photography, il nuovo supporto per smartphone Manfrotto è perfetto in combinazione con il mini treppiede PIXI Manfrotto e la luce led portatile Lumie Muse Manfrotto.TwistGrip Manfrotto è acquistabile, insieme anche a PIXI e Lumie Muse, presso tutti gli Apple Store e sul sito www.apple.com (al prezzo di € 49,95), oltre che sul sito web www.manfrotto.it

NUOVA ACTION CAM S5plus EZVIZ

Pensata per tutti coloro che desiderano immortalare e condividere le esperienze più emozionanti della propria vita, la nuova arrivata

in casa Ezviz è perfetta anche per chi ama gli sport estremi e le imprese più spericolate. La nuova S5plus Ezviz, con un display touch screen capacitivo ad alta risoluzione, è in grado di registrare video in full HD anche sott’acqua (grazie alla custodia impermeabile inclusa nella confezione per raggiungere la massima profondità di 40 metri); ha un obiettivo grandangolare a 158° e connessione Wi-Fi, Bluetooth 4.1 e GPS integrate che permettono di collegarla all’app gratuita Ezviz Sport (disponibile per iOS e Android) al fine di gestire, tramite smartphone e tablet, tutte le funzionalità in modalità live. È così possibile registrare video, sincronizzare immagini e condividere tutti i contenuti sui social network.Grazie al G-Sensor (Sensore di Gravità) la Action Cam S5plus Ezviz capta i movimenti e la direzione di ripresa, per registrare anche quando si è in auto.L’attenzione ai dettagli e la costante ricerca tecnologica rendono la Action Cam S5plus Ezviz in grado di registrare video fino a 4k SuperView e scattare foto da 12 megapixel, con una definizione perfetta anche in movimento.Altre funzioni sono la modalità Burst (da 3 a 30 scatti al secondo), la modalità Time Lapse (da 1 foto al secondo a 1 foto ogni 300 secondi) e infine la modalità Time Lapse Video (impostabile da 1 immagine ogni 0,5 secondi a 1 immagine ogni 5 secondi).Con 2 ore di autonomia, la Action Cam S5plus Ezviz è dotata di una batteria ricaricabile agli ioni di litio e può supportare una MicroSD Card fino a 128 GB. Disponibile nei colori Rosy Gold e Grey.

www.ezviz.it

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Getac annuncia due dispositivi full rugged: il tablet F110-G3 e il notebook convertibile V110-G3.

Caratteristica chiave per entrambi i prodotti sono l’eccezionale resistenza a urti e fattori climatici estremi e le funzionalità avanzate per garantire la massima sicurezza dei dati. V100-G3 che F110-G3 sono fully rugged e certificati MIL-STD810, MIL-STD 461F e IP65 contro acqua, polvere e cadute fino a 1,20 metri, possono essere utilizzati a bassissime/altissime temperature (-21°C/+60°C), la certificazione E-Mark invece garantisce la sicurezza dell’uso del device sui veicoli. Grazie alla possibilità di utilizzare il touchscreen sotto la pioggia, con i guanti, questi dispositivi sono perfetti per le operazioni all’aperto. Inoltre, la penna con punta dura inclusa, permette di acquisire firme e inserire annotazioni più precise su disegni, cartine e moduli. Realtivamente alla sicurezza dei dati, troviamo implementati lo scanner di impronte digitali,

il lettore per l’autenticazione NFC/RFID e il lettore smart card per un’accurata verifica dell’identità. Completano il quadro l’implementazione del TPM 2.0 e il supporto dell’autenticazione a più fattori garantito dalla tecnologia Intel Authenticate. Quest’ultima feature è consentita dall’utilizzo degli ultimi processori Intel® Core™ vPro™ di sesta generazione, capaci di garantire inoltre efficienza, potenza di elaborazione e prestazioni della batteria. Lo schermo widescreen da 11,6 pollici, supportato dalla scheda grafica Intel® HD Graphics 520, è costruito utilizzando la tecnologia LumiBond® 2.0, che unisce il display in vetro, il pannello touch e l’LCD in un pannello unico, più duraturo e leggibile. Grazie a queste caratteristiche, il Tablet F110-G3 e il notebook convertibile V110-G3 risultano device eccellenti per utilizzi in condizioni estreme e particolarmente utili anche in viaggi impegnativi.

it.getac.com

TABLET E NOTEBOOK ULTRA RESISTENTI DA GETAC

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Mototurismo è una pubblicazione edita da L’ISOLAReg. Tribunale di Como N°28/86 del 20.11.1986ISSN 1128-3947

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONEMOTOTURISMOPiazza Roma 122070 Lurago Marinone (CO)Tel. 031.93.77.36 | [email protected]ÀL’ISOLAPiazza Roma 122070 Lurago Marinone (CO)Vittorio Uboldi • [email protected], Binasco (MI)DISTRIBUZIONE PER L’ITALIAPieroni Distribuzione S.r.l.Via C. Cazzaniga, 1920132 MilanoTel. 02.25.82.31.76 | Fax 02.25.82.33.24

RESPONSABILE EDITORIALEMaria Carmen Fornaroli • [email protected] RESPONSABILETiziano Cantatore • [email protected] | Matteo Cantatore • [email protected] | Valentina Uboldi • [email protected] | Vanessa PujiaCOLLABORATORIDavide Cantatore • Paolo Ciapessoni • Paola Colombi • Massimo Davì • Emanuele Fabiano • Lorenzo Franchini • Giulio Fanton • Marco Ghezzi • Andrea Leggieri • Luciano Milanese • Marco NavaMiriam Orlandi • Laura Pagani • Cristina Palchetti • Roberto Polleri • Walter Ramperti • Claudio VismaraHANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROPaolo Ciapessoni • Paola Colombi • Massimo Davì •Cristiana Mario • Roberto Polleri • Vanessa Pujia • Giovanni Silva • Paolo Vanoni • Claudio Vismara

ABBONAMENTIEDIZIONE CARTACEAAcquistabile con carta di credito sul sito store.mototurismo.it oppure con bollettino/bonifico utilizzando il modulo presente in questa pagina.• 6 numeri (1 anno) € 25 | 12 numeri (2 anni) € 45Per informazioni: Tel. 031.93.77.36 (da lun. a ven. dalle 14 alle 18)[email protected] DIGITALEAcquistabile esclusivamente all’interno dell’App Mototurismo, scaricabile gratuitamente su dispositivi iOS e Android.• 6 numeri (1 anno) € 13,99Per informazioni: Tel. 031.93.77.36 (da lun. a ven. dalle 14 alle 18)[email protected]

ARRETRATIEDIZIONE CARTACEAAcquistabili con carta di credito sul sito store.mototurismo.it oppure con bollettino/bonifico.• € 2,60 (cad.) + spese postali (a seconda del numero di copie)Per informazioni: Tel. 031.93.77.36 (da lun. a ven. dalle 14 alle 18)[email protected] DIGITALEAcquistabili esclusivamente all’interno dell’App Mototurismo, scari-cabile gratuitamente su dispositivi iOS e Android.Per informazioni: Tel. 031.93.77.36 (da lun. a ven. dalle 14 alle 18)[email protected]

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Il piacere di andare in moto

PUBBLICARE UN RACCONTO DI VIAGGIO SU MOTOTURISMOPer proporre un racconto di viaggio da pubblicare su Mototurismo è possibile inviare testo e foto tramite www.wetransfer.com a [email protected] o inviare un CD/DVD all’indirizzo postale della redazione. Testo massimo 20.000 battute e foto digitali ad alta risoluzione. Il materiale deve obbligatoriamente essere inedito (sia su internet sia su altri mezzi stampa). Il materiale verrà visionato e valutato; se d’interesse l’autore verrà avvisato di una possibile pubblicazione e delle condizioni. Il materiale inviato non verrà restituito.

PUBBLICARE UNA FOTO NELLA RUBRICA “SOUVENIR”Per pubblicare una foto con dedica nella rubrica “Souvenir” inviare una mail a [email protected]

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