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Musica in Sala Dante quaderno 1 - 2013 es a ta G F dell rafica p e r la m u s i c a

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DirigenteMaria Antonella Fusco

Ufficio della DirigenteMarco Onofri, Gianfranco Zurzolo

Organizzazione eventiGiovanni Pezzi

Servizio educativoRita Bernini, Gabriella Bocconi

Collezione opere multimedialiAntonella Renzitti, Ilaria Savino

Relazioni esterneRita Parma

Ufficio Stampa e comunicazioneAngelina Travaglinicon la collaborazione di Roberta Riccie Matteo Maria Borsoi

Progetto graficoLuca Somma

Sito webGiuseppe Renzitti

Ufficio TecnicoAgostino Tropea, Maurizio Micci,Marina Buonocore, Stefania Ferroni

Si ringraziano Andrea Ettorre e Rosario Sprovieri per il sostegno e la collaborazione.L’Ambasciata dell’Azerbaigian ringrazia Alfio Mongelli e Jenny Di Bert della R.U.F.A. ( Rome University of Fine Arts) per il sostegno alla mostra di Maryam Alakbarli.

Tutta la struttura dell’Istituto Nazionale per la Grafica, articolata in settori di conservazione e servizi, partecipa agli eventi istituzionali con l’attenta organizzazione delle proprie risorse professionali e umane.Un ringraziamento particolare a tutto il servizio di vigilanza.

[email protected]

venerdì 21 giugnoBentornato Lisztconcerto pianistico di Costantino Catena

sabato 22 giugnoLa musica classica dell’Azerbaigian

Roberto Manninopresenta in anteprimaStreams

inizio concerti ore 19,00Istituto Nazionale per la GraficaPalazzo Poli - Sala Dante

AMBASCIATADELLA REPUBBLICA DELL’AZERBAIGIAN

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Il Piano per l’Arte Contemporanea è lo strumento che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali si è dato per interventi di cofinanziamento e di sostegno programmatico scientifico, con il fine di promuovere la qualità della creazione contemporanea, l’incremento delle collezioni pubbliche, il sostegno a iniziative e attività da condividere in un’ottica di vera e propria Rete del Contemporaneo, in un quadro ampio di cooperazione fra gli istituti del MiBAC e i diversi qualificati soggetti che operano nel settore.

La gestione di tale strumento - previsto dall’art. 3, comma 1 della legge del 23 febbraio 2001, n. 29 – è oggi affidata al Servizio architettura e arte contemporanee della Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee (PaBAAC), impegnata a sostenere la conoscenza e la strategia d’incremento delle collezioni pubbliche statali d’arte contemporanea, per corrispondere alla duplice esigenza di documentare e colmare le lacune retrospettive e di assicurare spazio alla creatività del presente, in particolare delle più giovani espressioni dell’arte.L’attività curata dalla Direzione - con la guida consapevole e attenta del Direttore Generale, Maddalena Ragni e con il qualificato apporto e il costante confronto con istituzioni centrali e territoriali, con fondazioni, enti e associazioni - accompagna l’azione indirizzata a una più capillare diffusione della conoscenza dei linguaggi del contemporaneo su tutto il territorio nazionale.

L’Istituto Nazionale per la Grafica - che opera attivamente in stretta collaborazione con la Direzione anche nel settore contemporaneo - persegue l’incremento delle proprie collezioni di opere grafiche e fotografiche contemporanee anche attraverso lo strumento del Piano, distinguendosi per capacità di pianificazione e valutazione nella definizione della propria politica d’incremento e nella coerenza e motivazione delle proposte d’acquisizione e committenza, selezionando con cura anche le espressioni d’arte che possano arricchire e valorizzare la sede di Palazzo Poli, come nel caso dell’ultima pregevole opera commissionata all’artista Roberto Mannino.

Si mira in definitiva a sostenere la conoscenza e promozione del patrimonio contemporaneo e ad attualizzare il ruolo del MiBAC, per meglio corrispondere alle aspettative di pubblici diversi e sempre più attenti ad ampliare lo sguardo alle espressioni culturali più recenti, nella consapevolezza del ruolo strategico che può svolgere l’arte contemporanea nell’ambito delle politiche culturali del nostro Paese.

Maria Grazia BellisarioDirettore del Servizio Architettura e Arte ContemporaneeDirezione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee

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Ripercorrere la nostra StoriaEra da tempo che ci interrogavamo sul destino della sala Dante, con quella sorta di ‘stupore storico’ che si prova ogni volta che un luogo di grande fama tradisce la sua nomea. Nel caso della sala Dante, essa trae il suo nome dall’esecuzione della Dante Simphonie nel 1866, in prima italiana, alla presenza dell’autore, Franz Liszt.E poi, cos’era successo? Come mai la sala, così attentamente restaurata dal nostro architetto Agostino Tropea negli anni del Giubileo, poneva problemi acustici finanche durante le conferenze? E’ vero, le stampe dell’Ottocento mostrano a mezza altezza un ballatoio di legno, che certo migliorava la percezione del suono, e che oggi sarebbe impossibile restituire alla forma contemporanea, senza rischiare il falso.Avevamo pensato, con il consiglio e il sostegno dell’allora Direttore generale Mario Lolli Ghetti, di mettere a concorso il progetto di miglioramento acustico, ma non senza qualche difficoltà nella redazione di un capitolato e nell’individuazione dei destinatari dell’iniziativa.Poi, l’incontro con Roberto Mannino, per sua natura sensibile all’intreccio tra funzione e forma nell’operare artistico. E con Fabrizio D’Ovidio, ingegnere fonico di attenta sensibilità ai bisogni del nostro pubblico.Ed infine, la presenza discreta e costante della nostra Direzione Generale, nelle persone del Direttore Maria Maddalena Ragni, ma soprattutto dell’Arch. Maria Grazia Bellisario, che dirige con attenzione e fermezza il Servizio V, Arte e Architettura contemporanee, tenendo fermi nel Piano annuale per l’arte contemporanea sia il tema delle acquisizioni che quello - per noi fondamentale - delle istallazioni artistiche progettate espressamente per i luoghi.Così é stato nel 2010 per il soffitto del salone delle Adunanze artistiche in Calcografia, dove Giuseppe Caccavale ha ‘graffiato’ due poesie di Alfonso Gatto.Così, oggi, per il progetto di sculture aeree di Roberto Mannino, di cui parla in questo fascicolo

Antonella Renzitti, responsabile del Dipartimento contemporaneo dell’Istituto.Due mesi di chiusura della sala per operare l’istallazione, che é stata in parte anche prodotta al suo interno, procedendo con sperimentazioni artigianali e test del suono. Alla riapertura, non potevamo che invitare di nuovo Liszt, anche se abbiamo optato, piuttosto che sulla complessa Dante Simphonie, sulla più leggera forma della Fantasia quasi sonata Après une lecture du Dante, che il pianista Costantino Catena ci ha donato insieme ai sonetti di Petrarca, letti dalla giovane attrice Giulia Chiaramonte, e a delicate trascrizioni da canzoni napoletane di Donizetti. Infine, un delicato omaggio a Giuseppe Verdi della soprano Chiara Fiorani.Liszt ritorna, sì, ma cimentandosi con moderne sonorità. E la sala Dante, da oggi, é a disposizione di chi voglia fare musica affacciato sulla Fontana di Trevi, combattendo con finezza d’ascolto il rumore del turismo di massa.

Maria Antonella FuscoDirigente Istituto Nazionale per la Grafica

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La Sala DanteLa Sala è il luogo più significativo del palazzo, non solo per le eccezionali dimensioni ma soprattutto per l’esclusivo affaccio sulla Fontana di Trevi. Costruita negli anni ‘20 del XVIII secolo da Stefano Conti, duca di Poli, nipote del papa Innocenzo XIII, per ospitare la preziosa biblioteca di famiglia, venne poi utilizzata anche come salone per le feste. La denominazione storica della sala ricorda l’iniziativa del cav. Romualdo Gentilucci, che fra il 1865 e il 1866 affittò e ristrutturò questo ambiente per ospitare le 27 grandi tele costituenti la Galleria Dantesca, tele da lui commissionate a famosi pittori del tempo, tratte dai disegni di Filippo Bigioli. Questi dipinti, di enormi dimensioni venivano mostrati alternativamente al pubblico con speciali meccanismi e giochi di luci. Per l’inaugurazione della sala, il 26 febbraio 1866, fu eseguita la Sinfonia Dantesca di Liszt per grande orchestra e cori, furono declamati un erudito discorso e nuovi versi composti su ispirazione delle scene della Divina Commedia illustrate. Franz Liszt assistette al concerto e donò al giovane direttore Giovanni Sgambati, suo discepolo romano, una bacchetta d’ebano con dedica in argento. Subito dopo l’Unità d’Italia la sala era affittata al noto musicista Tullio Ramacciotti, il quale a sua volta la subaffittava a società bancarie e commerciali per tenervi assemblee, a circoli per feste da ballo, ad altri musicisti e molto spesso alla Società Orchestrale Romana. Questa Società nel 1891 stipulò direttamente il contratto di affitto con il Comune di Roma, che aveva espropriato questa parte del Palazzo Poli per salvaguardare la fontana. Il 16 aprile 1898 l’Orchestrale tenne l’ultimo grande concerto per il 50° anniversario della morte di Mendelshon.Fino alla fine del secolo la sala Dante fu uno dei più rinomati luoghi romani per la cultura musicale, frequentato da D’Annunzio, Massenet, Mascagni, Puccini, Martucci.

Giulia De MarchiResponsabile Archivi Storici ING

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StreamsL’installazione di sculture aeree di Roberto Mannino prende spunto dall’esigenza di allestire nuovamente la Sala Dante, con la consulenza degli architetti Fabrizio D’Ovidio e Agostino Tropea. Nell’intento di migliorare l’acustica e di connotarla con un segno artistico Mannino ha giocato con la carta, supporto privilegiato delle opere conservate in collezione, i segni, le impronte, i rilievi, l’acqua, della adiacente Fontana di Trevi ed elemento fondamentale di procedure e tecniche grafiche che per l’artista diventa “veicolo della materia stessa”.L’artista italo americano, al quale è stato affidato questo compito, da oltre quindici anni realizza installazioni tridimensionali site specific in carta fabbricata a mano, partendo dalla cellulosa, cioè dalle fibre naturali presenti nelle diverse piante quali cotone, lino, canapa, abaca e così via. La carta, materia prima del suo fare, condiziona e suggerisce spunti alla sua ricerca. Mannino può realizzare delle opere in pasta di carta, con laminazioni preziose e trasparenti, sfruttando i diversi colori delle fibre naturali o esaltandoli con alcuni pigmenti; può creare delle carte sottili ma che, adeguatamente trattate, rivelano una forza notevole; può creare dei fogli così materici e spessi da resistere a qualsiasi sollecitazione. “Sono affascinato dalla potenza e potenzialità espressiva dell’hand papermaking, l’arte di creare con la carta fatta a mano, dai suoi fenomeni intrinseci e soprattutto dalla versatilità della materia, come strumento nell’interrelazione con le altre discipline e mezzo per catturare le forme della realtà che ci circonda”.La versatilità della carta e l’abilità di Mannino nel gestirla, permettono di rileggere, attraverso forme, materiali e processi di elaborazione, le ricerche artistiche degli ultimi decenni, che hanno influenzato il percorso dell’artista. Attento anche alle esperienze europee e d’oltre oceano, l’artista coniuga i valori culturali ed estetici inerenti all’Istituto proponendo un confronto tra tradizioni culturali diverse per una

maggiore consapevolezza del presente.Roberto Mannino è quindi uno scultore di vuoti, di impronte, di calchi, che ha ideato le tre sculture aeree all’interno di un organismo unico, i cui elementi, in carta, sono idealmente collegati dalle dinamiche dell’acqua e dell’aria - da qui il termine Streams per l’intera installazione - alludendo ai flussi dei due elementi naturali, simbolo di abbondanza e fertilità culturale.

Antonella RenzittiResponsabile Dipartimento contemporaneo

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Programma

Costantino Catena ha iniziato giovanissimo lo studio del pianoforte. Dopo aver conseguito con il massimo dei voti e la lode il diploma di pianoforte presso il Conservatorio “G. Martucci” di Salerno sotto la guida del M° Luigi D’Ascoli, ha proseguito e completato la sua formazione pianistica seguendo corsi di perfezionamento con Konstantin Bogino, Bruno Mezzena e Boris Bechterev. Importanti riferimenti per la sua formazione musicale sono stati anche gli incontri con Aldo Ciccolini, Michele Campanella e Joaquin Achucarro. Ha suonato in vari paesi europei, in Australia, negli U.S.A., in Russia e in Giappone, presso importanti istituzioni musicali e culturali, tra cui l’Accademia Filarmonica di Bologna, il Kennedy Center e la Georgetown University di Washington, il Festival Internazionale di Alghero, gli Amici del Teatro Regio di Torino, gli Amici della Musica di Trapani, la Società Dante Alighieri, il Festival Internazionale di Ravello, l’Istituto Liszt di Bologna, il Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, il Kusatsu International Festival. Nel 2011, in occasione del bicentenario della nascita, ha partecipato all’esecuzione integrale della musica per pianoforte di Franz Liszt, evento organizzato dall’Accademia

Nazionale di Santa Cecilia insieme all’Accademia Musicale Chigiana e alla Società Liszt all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Ha al suo attivo anche un’importante attività cameristica, collaborando con artisti quali Alessandro Carbonare, Franco Maggio Ormezowski, Gabriele Geminiani, Carlo Parazzoli, Michele Lomuto, Sashko Gawriloff, Sabrina-Vivian Höpker, Claudio Casadei, Maja Bogdanovich, Lynne Dawson, Claudio Brizi. Ha inciso per le etichette Phoenix Classics e Nuova Era International e nel 2011, anno lisztiano, ha inciso l’integrale di Liszt per violino e pianoforte per la casa discografica giapponese Camerata Tokyo, etichetta che ha recentemente pubblicato un doppio CD lisztiano di Costantino Catena e con cui sono in progetto numerosi altri lavori discografici, tra i quali un blu-ray dedicato a Debussy e Schumann in uscita il 25 giugno 2013.L’attività didattica lo vede impegnato con masterclasses e seminari per varie Accademie ed Università, (The Ignacy Jan Paderewski Academy of Music in Poznań, Tromsø University, Music College of the Moscow Tchaikovsky Conservatoire, Yasar University of Izmir), oltre che per il Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, presso cui occupa la cattedra di Pianoforte. Laureato sia in Filosofia presso l’Università degli Studi di Salerno che in Psicologia presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, ha approfondito in particolare le tematiche concernenti la gestione degli aspetti psicologici e fisiologici durante l’esecuzione musicale.

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ProgrammaFranz Liszt, nato nel 1811 a Raiding in Ungheria, è stato uno dei più grandi compositori romantici e il più leggendario pianista di tutti i tempi. Visse prevalentemente a Parigi, quindi a Weimar e infine a Roma, dove nel 1864 prese gli ordini minori e divenne Abate, e morì durante il festival di Bayeruth, creato da suo genero Richard Wagner, nel 1886. Egli diede un contributo fondamentale allo sviluppo della tecnica pianistica, cosa che però non deve far dimenticare l’originalità delle sue ricerche in campo armonico e formale e il suo atteggiamento sperimentale, ricco di molteplici precorrimenti. Nella sua immensa produzione spiccano la Sonata in si minore, le tre raccolte degli Années de pèlerinage (da cui sono tratti alcuni brani in programma stasera), le Harmonies poétiques et religieuses, le Rapsodie ungheresi, gli Studi di esecuzione trascendentale, la Faust-Symphonie e la Dante-Symphonie, con cui venne inaugurata questa sala il 26 febbraio del 1866, sotto la direzione di Giovanni Sgambati: Franz Liszt accarezzava l’idea di rendere il famoso capolavoro dantesco in musica fin dal 1837, durante un soggiorno sul lago di Como, sogno che realizzò sia nella Sinfonia Dantesca che nell’Après une lecture du Dante, brano pianistico in programma questa sera.

Franz Liszt – Tre sonetti del PetrarcaI Tre sonetti del Petrarca raggiungono un lirismo, una ricchezza e un’efficacia espressiva, che li collocano ai vertici della letteratura romantica per il pianoforte. Essi adottano, più o meno, la forma del Lied. Il Sonetto 47 è pieno di felicità:

Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, e l’anno, E la stagione, e ‘l tempo, e l’ora, e ‘l punto E ‘l bel paese e ‘l loco, ov’io fui giunto Da’ duo begli occhi che legato m’ànno;

Note al Programma

Costantino CatenaPianista

Franz LisztTre sonetti del Petrarca

Sonetto 47 - Benedetto sia ‘l giornoSonetto 104 - Pace non trovoSonetto 123 - I’ vidi in terra angelici costumi

Aprés une lecture du Dante: Fantasia quasi Sonata

Nuit d’été a Pausilippe: Trois amusements sur des motifs de l’Album de Donizetti

Il Barcajuolo – BarcarolaL’alito di Bice – NotturnoLa torre di Biasone – Canzone Napoletana

Tarantella da “Venezia e Napoli”

Chiara FioranisopranoAve Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi

Lettura di PetrarcaGiulia Chiaramonteattrice

21 giugno 2013, ore 19

bentornatoLiszt

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bentorna

E benedetto il primo dolce affanno Ch’i’ ebbi ad esser con Amor congiunto, E l’arco e la saette ond’ i’ fui punto, E le piaghe, ch’infino al cor mi vanno.

Benedette le voci tante, ch’io Chiamando il nome di Laura ho sparte, E i sospiri e le lagrime e ‘l desio.

E benedette sian tutte le carte Ov’io fama le acquisto, e il pensier mio, Ch’è sol di lei, si ch’altra non v’ha parte.(Sonetto 47)

Dopo un breve preludio in tono recitativo, la melodia principale viene enunciata quietamente dalla mano destra sull’accompagnamento di dolci accordi di liuto. Un improvviso, breve slancio di passione carnale (modulazione in sol maggiore) si avverte verso la fine, con cadenza di quinta diminuita.

Pace non trovo, e non ho da far guerra, E temo, e spero, ed ardo, e son un ghiaccio: E volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra; E nulla stringo, e tutto ‘l mondo abbraccio.

Tal m’ha in priggion, che non m’apre, né serra, Né per suo mi ritien, né scioglie il laccio, E non m’uccide Amor, e non mi sferra; Né mi vuol vivo, né mi trahe d’impaccio.

Veggio senz’occhi; e non ho lingua e grido; E bramo di perir, e cheggio aita; Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui:

Pascomi di dolor; piangendo rido; Egualmente mi spiace morte e vita. In questo stato son, Donna, per Voi.(Sonetto 104)

Il Sonetto è un breve preludio il cui recitativo è qui sostenuto e veemente. L’elegia amorosa è indicata “molto espressivo” e alterna momenti di entusiasmo ad altri di lancinante tristezza. Alla fine, tuttavia, c’è quiete in un sospiro di riconciliazione con un sentimento più sereno.

I’ vidi in terra angelici costumi, E celesti bellezze al mondo sole; Tal che di rimembrar mi giova, e dole: Che quant’io miro, par sogni, ombre, e fumi.

E vidi lagrimar que’ duo bei lumi, Ch’han fatto mille volte invidia al sole; Ed udì’ sospirando dir parole Che farian gir i monti, e stare i fiumi.

Amor! senno! valor, pietate, e doglia Facean piangendo un più dolce concento D’ogni altro, che nel mondo udir si soglia.

Ed era ‘l cielo all’armonia s’intento Che non si vedea in ramo mover foglia. Tanta dolcezza avea pien l’aer e ‘l vento.(Sonetto 123)

Il Sonetto 123 è un sogno d’amore contemplativo, appagato e fidente. La melodia principale si avvolge di infinita tenerezza, ma cede dinanzi a un episodio drammaticamente contrastato, teso, tempestoso, in do maggiore, nel registro acuto del pianoforte; ricompare tuttavia per tre volte su “celesti” accordi di arpa. L’epilogo è un magnifico finale: trionfo dell’amore mistico, distaccato da ogni legame terreno.

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natoL

Franz Liszt – Aprés une lecture du Dante: Fantasia quasi SonataNel secondo libro degli Années de pèlerinage (Italie) il centro dell’interesse di Liszt abbraccia la letteratura e le arti figurative. Après une lecture du Dante é il brano più esteso ed elaborato; negli anni 1830 il musicista lesse molto la Divina Commedia in compagnia di Marie D’Agoult. La Fantasia quasi Sonata Dopo una lettura di Dante era stata composta nel 1839 e aveva avuto dapprima il titolo Frammento dantesco, poi Paralipomeni della Divina Commedia, poi Prolegomeni della Divina Commedia. Questa prima redazione era in due movimenti: dopo averla modificata più volte Liszt sintetizzò i due movimenti in uno solo, formalmente molto complesso e basato su tre temi. Con questi terribili venti minuti Liszt è riuscito nella incredibile impresa di musicare la poesia dantesca senza neanche cantare un verso: viene descritto l’Inferno di Dante con le sue ”diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira” attraverso un’esitazione continua, febbrile, tempestosa. Nella parte centrale, quando dall’uragano del canto V emerge la tenera e disfatta voce di Francesca da Rimini, il pianoforte realizza una delle più incredibili sinestesie fra tatto, udito, letteratura e memoria evocativa creando uno dei momenti più belli del Romanticismo con un canto d’amore pieno di nobiltà e speranza. Nel finale dal carattere un po’ teatrale, le porte dell’Inferno sembrano chiudersi senza remissione.

Après une lecture du Dante è anche il titolo di un poemetto di Victor Hugo datato 6 agosto 1836, e pubblicato l’anno seguente nella raccolta Les voix intérieures. Nello stesso 1836 Liszt aveva iniziato la stesura della sua sonata, conclusa nel 1849.

Quando il poeta dipinge l’inferno, dipinge la sua vita, La vita, ombra che fugge inseguita da spettri; Foresta misteriosa in cui i suoi passi spaventati si perdono (andando) a tastoni fuori dai sentieri battuti;

Viaggio oscuro ostruito da incontri difformi; Spirale dai bordi incerti, dalle profondità enormi, i cui cerchi ripugnanti si spingono sempre più avanti in un’ombra in cui si muove l’inferno vago e vivo. Questa rampa si perde nella nebbia indecisa nel fondo di ogni gradino siede una pianta e si vede passare con un debole rumore un digrignare di denti bianchi nella notte oscura. Là sono le visioni, i sogni, le chimere; gli occhi che il dolore tramuta in amare sorgenti, l’amore, coppia legata, triste e sempre ardente, che in un attimo ferisce il fianco; In un angolo la vendetta e la fame, sorelle empie, su un tozzo teschio che si struggono fianco a fianco; Poi la pallida miseria, privata del sorriso, L’ambizione, l’orgoglio da loro stessi nutriti, e la lussuria immonda, e l’infame avarizia, tutte le camicie di forza con cui l’animo può essere gravato! Più in là la codardia, la paura, il tradimento che offrono scrigni e assaggiano il veleno; E poi, ancora più in là, nel fondo della voragine la maschera smorfiosa dell’odio che soffre! Oh, è proprio la vita, o poeta ispirato, e il suo cammino offuscato dalla nebbia. Ma, affinché non manchi nulla, in questa stretta via voi ci mostrate sempre in piedi alla vostra destra il genio dalla fronte calma, dagli occhi pieni di luce, il sereno Virgilio che dice: continuiamo!

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Franz Liszt – Nuit d’été a Pausilippe“Ho viaggiato attraversando molti nuovi paesi, ho visto molti posti diversi e ne ho visitati molti pieni di storia e di poesia. Ho sentito che i vari aspetti della natura non passavano attraverso i miei occhi come dipinti insignificanti, bensì evocavano profonde emozioni nella mia anima: tra loro e me si è stabilita una vaga ma diretta affinità, una reale, benché inesplicabile ed indefinibile comprensione, ed io ho tentato di dare un’espressione musicale ad alcune delle mie più forti e vive sensazioni ed impressioni”. Franz Liszt, prefazione all’Album d’un Voyageur

Nella prefazione all’Album d’un Voyageur Liszt espresse il sogno di elaborare la musica di varie nazioni. Liszt dedicò gran parte della sua creatività alla realizzazione di quest’idea, e le opere ispirate all’Italia sono l’esempio più riuscito della riuscita di questo progetto. Liszt esplorò la musica popolare italiana in vari modi: attraverso l’elaborazione diretta di alcune forme tipiche di folclore (come in Venezia e Napoli) oppure attraverso la trascrizione della tradizione musicale espressa in opere di musica colta da compositori come Rossini, Donizetti, Auber ed altri. Nel 1836 Liszt scelse e parafrasò alcune delle “Nuit d’été a Pausilippe” di Donizetti, chiamandole “Trois amusements sur des motifs de l’Album de Donizetti”. Dalle dodici canzoni per voce e pianoforte di Donizetti Liszt ne scelse solo tre: Barcarola, Notturno e Canzone napoletana. Mentre i primi due pezzi corrispondono a quelli originali, nell’ultimo Liszt combina la quarta e la quinta canzone della raccolta: La Torre di Biasone e La Conocchia.

Franz Liszt – Tarantella da “Venezia e Napoli”Come supplemento al secondo quaderno delle Années de pèlerinage Liszt compose il trittico intitolato Venezia e Napoli, sorta di evocazione popolare la cui prima versione comprendeva quattro pezzi. I tre pezzi della seconda versione sono di fattura più ricca, più libera e più elegante: l’ultimo, la Tarantella, è il brano

più sviluppato ed è basato sull’alternanza tra minore e maggiore nella tonalità di sol. Il tema è tratto da Guillaume Louis Cottrau: dopo una lunga attesa sul punto con corona (re) il tema compare alla misura 74: vivace, brillante, con brevi attimi di riposo. La Canzone napoletana lo riprende in cantabile, su figurazioni a terzine, poi lo varia abbondantemente (cadenze, arpeggi, etc.). Il Prestissimo conclusivo – giocoso assai – mostra un virtuosismo sbalorditivo.

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mughamUna casa per la stampa, una casa per lepersone specialiIl concerto di musica tradizionale ci é stato gentilmente offerto dall’Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia, nel quadro di una recente collaborazione, per la quale ringrazio Sua Eccellenza l’Ambasciatore Vaqif Sadiqov e l’addetto Zaur Farhadov. Si tratta della prima di una serie di iniziative volte a presentare in Italia, spesso per la prima volta, il patrimonio immateriale musicale riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.Contestualmente, l’Ambasciata ci ha chiesto di ospitare nelle sale attigue una interessante mostra dell’artista Maryam Alakbarli, cogliendone il rapido passaggio in Italia, sulla strada da Mosca a Parigi.Si tratta di un’iniziativa adatta a noi per molti versi: da una parte l’Istituto Nazionale per la Grafica colleziona e valorizza le testimonianze dell’arte grafica nelle sue molteplici espressioni, dalle matrici incise alle stampe, dai disegni ai pastelli agli acquerelli. Dedita soprattutto al disegno di invenzione, la nostra collezione non é peraltro estranea alla stampa decorativa: ed in questo senso l’utilizzo da parte di Maryam Alakbarli, della tecnica detta batik, ci ha colpito subito per la sua originalità nel solco della tradizione asiatica. E’ un’azione al tempo stesso artistica, ma anche storica, a voler rinnovare una fonte presente in tutte le case con metodi e tecniche nuove, da artista profondamente contemporanea, degna di rientrare tra le manifestazioni che da tre anni dedichiamo alla attività di artiste e intellettuali che esplorano vari aspetti dell’universo del disegno e della stampa, riunendole sotto l’etichetta Grafica, femminile singolare. Infine, si sono aggiunte alle considerazione d’ordine specialistico altre, non meno importanti: l’arte di Maryam é infatti promossa dal governo azerbaigiano nell’ambito dei suoi progetti di inclusione sociale delle persone con disabilità. Come dire che il governo azerbaigiano ha ritenuto di tenere in vita una tradizione grafica altissima grazie a un progetto didattico di grande portata educativa.

Abbiamo così un motivo in più per aprire a questa giovane donna le porte di casa nostra: il nostro Istituto infatti é da molto tempo uno dei primi in Italia per la promozione di progetti educativi dedicati alle persone con disabilità. Dunque, l’artista Maryam Alakbarli é da noi, davvero, la benvenuta. Le sue impressioni su seta, le sue ricche variazioni cromatiche ci restituiscono la soddisfazione di avere ospitato ancora una donna differente dalle altre, un’artista originale e unica.

Maria Antonella Fusco

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mughamLa musica classica dell’Azerbaigian

SolistiVafa VazirovaBabak Niftaliyev

InterpretiShahriyar Imanov (tar)Elvin Novruzov (kamancha)

Programma

Ouverture e Shabi Hijrandell’opera di Uzeyir HajibayliLeyli e Majnum

Simai-shamsmugham ritmico

Canzone nazionale azeraKunchalara su sapmisham

Segahmugham

Canzone nazionale azeraIravanda khal galmadi

Shikasta di Karabakh

22 giugno 2013, ore 19

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mughamLa musica classica dell’ AzerbaigianAl crocevia geografico tra Europa e Asia, e sonoro fra tradizione persiana e turca, il mugham è la musica d’arte azerbaigiana per eccellenza. Il suo nome deriva da maqam, termine che designa il complesso sistema di scale modali delle principali culture musicali del mondo islamico (araba, ottomana e persiana). Nel paese transcaucasico questo nome per estensione abbraccia non solo i modi della musica di tradizione orale, ma anche l’intero repertorio di brani strumentali e vocali inseriti dall’Unesco nella lista dei beni intangibili considerati Patrimonio dell’Umanità. Il mugham è dunque un genere musicale, affine alla nostra categoria concettuale di musica classica, sebbene di trasmissione e tradizione orale, costituito da un ricco repertorio di poesia cantata accompagnata da strumenti, basato su un sistema musicale che é espressione della raffinata civiltà islamica dalle radici mediterranee e asiatiche. L’intensità della sua espressione vocale é una sintesi originale, frutto di una osmosi tra le culture musicali del Vicino Oriente, del Caucaso e dell’Asia Centrale. Nella esecuzione del mugham la lingua azera, che appartiene al gruppo oghuz delle lingue turche, viene intonata con una tecnica vocale fortemente influenzata dalla tradizione persiana: uno degli aspetti più evidenti è la presenza ornamentale del cosiddetto jodel, quel rapido alternarsi di registro dal medio - grave all’acuto e viceversa, e di oscillazione timbrica, passando dalle appoggiature della voce di gola a quelle di testa, che caratterizza la sua virtuosistica interpretazione. L’influenza persiana è evidente anche dal punto di vista del lessico musicale, sia a livello teorico, dastagah, sho’be, gushe, che pratico, come nei nomi delle forme: daramad, introduzione o preludio, reng, aria strumentale su ritmo di danza, tasnif, canzone, e così via. Sotto il profilo formale il mugham si presenta come una giustapposizione di brani musicali, vocali e strumentali, composti e improvvisati, che si susseguono, senza una sostanziale interruzione, nello stesso ambiente modale. Tale concezione, analoga a quella della suite nella cultura musicale europea, è un vero e proprio archetipo della musica d’arte del mondo islamico. L’accompagnamento tradizionale del mugham prevede la presenza di tre strumenti

fondamentali: il liuto a manico lungo, tar, la viella, kamancha, e il tamburo a cornice, daf detto anche gaval, che spesso risuona tra le mani del cantante, khanende. La forza espressiva del mugham risiede non soltanto nella vocalità, intensa e ricca di sfumature, ma anche nel virtuosismo strumentale e nell’alternanza tra la dilatazione temporale delle improvvisazioni libere da vincoli metrici, e la vivacità della scansione ritmica delle parti misurate. Dalla tradizione della musica d’arte, nel corso del XX secolo, sono nate forme ibride influenzate dalla cultura musicale europea, e più specificamente sovietica, come il mugham sinfonico e operistico, il cui pioniere è Uzeyir Hajibeyov (1885-1948), autore dell’opera Leyli ve Majnum (1908), ispirata alla leggendaria storia dell’amore contrastato di Qays per Leyla, gli amanti infelici per antonomasia della poesia e della narrativa del mondo islamico. Se nel repertorio del mugham tradizionale, quello del modo segah, è considerato uno dei più antichi e il più idoneo ad esprimere il sentimento dell’amore e della nostalgia, esistono generi musicali di influenza popolare che sono entrati nella sua orbita, come ad esempio il cosiddetto zarbi-mugham (mugham ritmico) che deriva dal repertorio dei bardi, legato alle aree montane e rurali del paese. Mentre il mugham è un patrimonio essenzialmente urbano, originariamente legato al mecenatismo delle corti e radicato nella parte settentrionale dell’Azerbaigian, la figura dell’ashiq, cantore di leggende ed epopee, è associata prevalentemente alle sue province meridionali, e più in generale al resto del Caucaso e oltre. Un esempio legato a questo repertorio è lo Shikasta di Karabakh, la regione della città di Shusa che in passato è stata un importante centro della cultura azera, in particolare per il mugham, le cui principali istituzioni di formazione, documentazione e diffusione, sono oggi concentrate nella capitale Baku.

Paolo ScarnecchiaEtnomusicologo

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In copertina, pp. 4, 14fotografie di Luca SommaRoberto Mannino, Streams2013Istallazione ripresa durante l’allestimentoING, Sala Dante.

pp. 1, 2,5fotografie di Lucia ZaccaraRoberto Mannino, Streams2013, particolareistallazione in carta realizzata a manoING, Sala Dante.

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