n° 76 anno xxvii - aprile 2012

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GIORNALE CULTURALE INFORMATIVO A CURA DEGLI “AMICI DELL’EREMO DI VALLECAMONICA” 76 LETTERE DALL’EREMO

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

76LETTEREDALL’EREMO

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMOAPRILE 2012ANNO XXVIIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 15,00Sostenitore € 30,00Benemerito € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo

Dal Monastero

L’intervista

StoriaAmici

Dalla Valle

Gruppi

CalendarioLetture

L’Eremo è esperienza di chiesa pag. 1Formazione: santa Gemma Galgani pag. 2Attività e notizie pag. 4Anziani ed ammalati-Giornata di preghiera pag. 10Fede e libertà: famiglia impegno pag. 12La Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale pag. 14Seminario di musica Gospel pag. 18L’Eremo e il sorriso di Dio pag. 20Incontrare il Signore - Scuola di Preghiera pag. 22L’Eremo, palestra dello spirito pag. 23Oltre il caos…verso il mare dell’armonia pag. 25Vox Eremi: la musica all’Eremo pag. 27

Stiamo vivendo un anno speciale pag. 28

Piccola riflessione per le consacrate pag. 30Crucifixus e Santa Crus pag. 32

Nuova unità partorale “erigenda” pag. 34

UCID - La mia esperienza pag. 36

Borno 500 anni fa pag. 37

Don Gianni Arrighetti pag. 44

Migranti del Vangelo pag. 46

La filosofia nei luoghi del silenzio pag. 51Programma 2012 delle attività pag. 53

Gesù nostro contemporaneo pag. 55Testimonianze

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Cari Amici dell’Eremo,La Diocesi di Brescia è impegnata nella preparazione al sinodo sulle Unità Pasto-rali. L’Eremo territorialmente si trova nell’Unità Pastorale della Valgrigna e coltiva ottimi rapporti con i sacerdoti e con le comunità, pur essendo un istituto a servizio dell’intera diocesi, con parti-colare attenzione alla Valle Camonica e con aperture che talora varcano anche i confini nazionali. L’Eremo, nell’intento dei suoi fondatori, anticipava già il concetto di Unità nella pastorale. Infatti, venne edificato con lo scopo di offrire alle Parrocchie della Valle quello che le singole comunità, da sole, non avrebbero potuto realizzare, e di met-tere a disposizione un terreno “neutro”, una casa comune perché nessuno si sen-tisse straniero. L’Eremo è esperienza di Chiesa. Le di-verse forze che lo sostengono collaborano insieme alla sua promozione, unite da convinzioni serene e profonde: la fede, il rispetto dell’altro, il radicamento nel terri-torio, la fedeltà alla storia dell’istituzione. È esperienza di Chiesa perché chi se ne avvale per momenti forti - parrocchiali, zonali, di gruppo - si sente a casa e ne onora la finalità. Chi viene all’Eremo, non usufruisce semplicemente di un ambiente o delle attrezzature pastorali che la casa offre: fa qualcosa di più… realizza la missione dell’Eremo.

Questa è la testimonianza ecclesiale che vediamo fra le mura della casa di Spiri-tualità della Valle: una struttura usata per il suo fine e contemporaneamente rispet-tata e promossa. Uno stile di cura e amore. Il “sentirsi a casa” che porta tante persone a compor-tarsi all’Eremo con le attenzioni che si usano a casa propria. Questo modo di fare permette all’Eremo di sopravvivere allo stress delle moltis-sime presenze e a mantenersi bello e ac-cogliente per tutti. L’Eremo è casa di tutti. Mai casa di nes-suno. Certo, qualche episodio di grossola-nità capita, ma è veramente raro… e serve per mostrare anche in quei casi animo ac-cogliente e nobiltà superiore. La coralità di chi lo frequenta, di chi lo abita, di chi lo serve è il segreto della buona salute dell’Eremo: le suore, i vo-lontari, i pochi dipendenti, i sacerdoti e tutti coloro che per tanti motivi passano dall’Eremo collaborano allo sviluppo continuo dell’Eremo, che non si limita alle mura, ma è una rete di relazioni. All’interno di questa struttura comuni-taria, delicata e da coltivare sempre, ma anche robusta, come i muri di pietra che la costruiscono, vorremmo si potesse rea-lizzare quel cammino di fede che il Santo Padre propone alla Chiesa indicendo l’Anno della Fede.

DON ROBERTO DOMENIGHINI

DIRETTORE DELL'EREMO

L’EREMO È ESPERIENZA DI CHIESA

Dall’Eremo

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SANTA GEMMA GALGANI

Formazione

I cattolici conoscono più o meno bene le grandi figure femminili che hanno ono-rato la storia della santità cristiana. Tra di esse emergono le sante religiose elevate dalla grazia alle vette della vita spirituale mediante l’esperienza mistica. Chi non conosce Caterina da Siena, Angela da Foligno, Teresa d’Avila, Rosa da Lima, Margherita Maria Alacoque? L’oggettivo valore della loro esperienza (Caterina e Teresa sono state annoverate tra i Dottori della Chiesa), la devozione popolare protratta lungo i secoli, un certo “interesse” propagandistico alimentato dagli Istituti religiosi ai quali apparten-nero, hanno contribuito alla diffusione delle biografie e delle opere di queste crea- ture eccezionali, delle quali si nutrono an-cora sia la cultura teologica e laica, sia i fedeli. Meno note, anzi quasi sconosciute, ai cattolici e agli stessi sacerdoti sono altre nobili figure femminili, grandi amanti di Cristo, che hanno vissuto la loro espe-rienza spirituale segretamente o per libera scelta o per le loro condizioni sociali o perché non ebbero quel ruolo che la Prov-videnza e la storia hanno assegnato alle loro sorelle più celebri. Sono creature dolci, solitarie, discrete, spesso disprezzate dai loro contempora-nei, “lucerne ardenti e lucenti”, creature “piccole” che, anche quando sono state all’origine di grandi eventi ecclesiali, sembrano aver avuto l’esclusiva missione di sostare per tutta la vita ai piedi del Mae-

s t ro di -vino che ha trovato i n l o r o quella di-sponibi-lità recet-tiva che è la con-d i z i o n e prima per ricevere le comu-nicazioni de l suo amore. Tre nomi per tutte: B e r n a -d e t t e S o u b i -rous, Ma-rianna de Paredes, Faustina

Kowalska. Tra que -

ste figure in penombra si colloca santa Gemma Galgani, che è forse la più grande mistica del Novecento. Nata a Camigliano presso Lucca nel 1878, morta a Lucca nel 1903, canonizzata da Pio XII nel 1940, continua ad essere ingiustamente una figura minore nel panorama della spiri-tualità perfino a livello di devozione po-polare, specialmente in Italia. Il suo culto, diffuso in Spagna e in alcuni

La statua di S. Gemma Galgani nel duomo di Breno

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paesi dell’America latina, è praticamente inesistente nella stessa città che la vide nascere, pregare e morire. I suoi scritti, semplici e sublimi, son tutti pubblicati, e oggi anche raccolti in volume unico, da un editore pressoché sconosciuto, e invano li si cercherebbe nelle molte librerie cattoliche che non ra-ramente vendono solo paccottiglia pseudo religiosa. Questa mia pagina non vuole tracciare né il profilo biografico di Gemma, né una sintesi del suo mondo spirituale: una sin-tesi che, per quanto ridotta, richiederebbe un’ampia trattazione. Quel profilo, invece, sarebbe facilmente descritto, perché la vita di Gemma, durata sulla terra soltanto venticinque anni, si è svolta nelle mura domestiche di una fami-glia amica, tra molte sofferenze d’anima e di corpo, illuminata, sorretta e resa felice dall’altissima contemplazione di Gesù preferenzialmente guardato e amato nel mistero della sua passione salvatrice e che con i segni della sua passione si mostrava e parlava con la sua diletta. Desidero modestamente stimolare la cu-riosità del lettore, accompagnare la grazia che quella curiosità contiene, affinché si interessi a Gemma e conceda ai suoi scritti un posto privilegiato tra i libri di lettura e di meditazione spirituale. E non gli sarà difficile trovare i riferimenti biobibliogra-fici che peraltro sono scarsi. Al lettore di buona volontà offro due testi di Gemma. Il primo sembra scritto apposta per l’anima dell’uomo d’oggi, così spaesata in mate-ria religiosa e frastornata dall’apparente assenza di Dio: “Cerco e non trovo, ma poi non so che cerco. Amo poco. Vorrei amare tanto di più. Sento di amare, ma chi amo non lo intendo, non lo capisco. Ma nella mia tanta ignoranza sento che

vi è un Bene immenso, un bene grande. E’ Gesù”. Il secondo testo sia di conforto a chi già con il Signore vive, sia pure nell’aridità: “Che le fiamme del Cuor di Gesù infiam-mino il mio, la tenerezza del Cuor di Gesù renda sensibile il mio. Alle volte la mia indegnità mi fa tremare davanti a Gesù, ma la sua confidenza mi mette tanto co-raggio”. A chi si avvicinerà con la sua stessa sem-plicità, la “bellissima fanciulla” lucchese ( si vede la sua fotografia!) diventerà mae-stra incomparabile del Vangelo.

GIANDOMENICO MUCCI S.J.ROMA, LA CIVILTÀ CATTOLICA - MARZO 2012

Formazione3

Sul piedestallo la scritta di dedica

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Dicembre 2011 • L’avvento all’Eremo e al Monastero ha avuto come appuntamento quotidiano la celebrazione delle lodi alle ore 6.20 e della Santa messa alle 6.40 insieme alle Sorelle Clarisse, con il canto dell’antico Rorate coeli desuper, un gruppo di fedeli ha perseverato per tutto il periodo, prepa-randosi, così, al Natale. • Lunedì 5 dicembre, gli insegnanti di religione cattolica della Valle Camonica, ma non solo, si sono dati appuntamento all’Eremo per l’incontro formativo pro-mosso dall’Ufficio scolastico diocesano. • Martedì 6, la Cisl di Valle ha tenuto un’assemblea molto partecipata.• Nella solennità dell’Immacolata, don Aldo Mariotti ha invitato le Suore dell’Unità Pastorale della Valgrigna per un momento di preghiera e di fraternità al monastero e all’Eremo, la riflessione del direttore dell’Eremo è riportata in questo numero della rivista. • Come è tradizione, i Seminaristi della Valle Camonica, hanno condiviso con i sacerdoti la festa di San Siro, venerdì 9 dicembre. La Celebrazione eucaristica e i Vespri si sono tenuti nella Chiesa Parroc-chiale di Berzo, in occasione del cinquan-tesimo anniversario della beatificazione di fra’ Innocenzo. La prosecuzione fraterna all’Eremo. • La seconda domenica di Avvento, i cresi-mandi di Villa Carcina, guidati dal curato don Lorenzo, hanno vissuto all’Eremo una giornata di ritiro, distinguendosi an-cora una volta per l’impegno, soprattutto

nel momento della preghiera personale in silenzio, vissuta nel Chiostro principale: nonostante il freddo, i ragazzi hanno par-tecipato con intensità alla proposta impe-gnativa suggerita dal loro sacerdote. Un esempio da seguire. • Martedì 13 dicembre, per lo scambio degli auguri natalizi, il personale della Banca di Valle Camonica ha partecipato all’Eremo alla celebrazione eucaristica, con riflessione del direttore della casa. È seguito il momento conviviale. • Donne, sacerdoti e religiose hanno vis-suto con particolare intensità i ritiri di avvento, secondo l’itinerario diocesano. Il gruppo della preghiera del mercoledì ha iniziato anche la partecipazione alla celebrazione eucaristica, trasformando la serata in un piccolo momento di ritiro che ha avuto inizio con la preghiera del Santo Rosario, è proseguito prima con la Messa, nella quale si è dato spazio all’omelia in forma di meditazione, e poi con l’adora-zione, per quasi tre ore di intensa spiritua-lità che proseguono nei mesi seguenti. • Sabato 17 e Domenica 18 dicembre le suore della comunità Sicar di Cemmo (so-relle dedite alla scuola e alla fondazione culturale) hanno vissuto il loro ritiro. • La domenica, l’associazione Sottufficiali della Valle Camonica si è data appunta-mento all’Eremo per la preparazione al Natale e ha partecipato alla Santa Messa, celebrata da don Roberto, riempiendo la Chiesa dei santi Pietro e Paolo e mo-strando grande devozione. • La parrocchia di Villa Carcina è tornata

ATTIVITÀ E NOTIZIE

Dall’Eremo

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all’Eremo per il ritiro dei catechisti, gui-dati dal Curato, don Lorenzo. In serata i giovani della zona, pochi ma molto attenti, hanno partecipato all’incon-tro di spiritualità, animato da Suor Daniela di Cemmo, con la riflessione di don An-drea Gazzoli, segretario del Vescovo Lu-ciano. • Lunedì 19, l’Eremo ha accolto la Società Finanziaria di Vallecamonica per gli au-guri Natalizi. • Mercoledì 21, i curati della Valle Ca-monica si sono incontrati all’Eremo per il coordinamento delle attività al servizio dei giovani della Zona. • Martedì 27 e mercoledì 28 le Suore

dell’Eremo hanno partecipato all’incontro promosso dal loro Istituto al Centro Mater Divinae Gratiae di Brescia. • Sabato 31 la comunità dell’Eremo ha partecipato, nel Duomo di Breno, ai Fu-nerali, della Mamma di don Roberto, diret-tore, la Signora Carla, sposa del direttore di Lettere dall’Eremo Luigi Domenighini. Grande la presenza e la commozione. In serata, si è tenuta la tradizionale ve-glia di fine anno che ha avuto inizio con l’Esame di coscienza sull’anno trascorso. La riflessione è stata presentata in forma multimediale, attraverso un montaggio di diapositive preparato apposta per l’Eremo da Genni Fontana. Il secondo momento è

Dall'Eremo5

Inverno 2012

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6Dall'Eremo

stato affidato alla meditazione musicale, in collaborazione con l’associazione Frau Musica: Alessandro Casari all’organo e Marco Pennacchio al violoncello hanno alternato alcuni testi di grandi autori, soprattutto di Romano Guardini, letti da Margherita Mensi. Cantando le litanie dei Santi, il nutrito gruppo, che superava le cento persone, si è portato al Monastero per la Celebrazione Eucaristica, presieduta da don Ermanno Turla, Arciprete di Piso-gne, parroco dell’Unità Pastorale del me-desimo comune e Vicario della quarta zona Pastorale. Al termine, pregando il rosario e intercedendo per l’intera gente camuna, si è snodata la processione verso il Monu-mento a Cristo Re. Merita grata menzione la presenza del servizio della Protezione Civile di Bienno, che ha garantito la sicu-rezza nel percorso lungo la strada. Giunti sul Colle, mentre il fondovalle scoppiet-tava, quest’anno più sobriamente, si è levata la preghiera di benedizione. Ha guidato la serata il diacono don Claudio Sarotti, di Edolo, con alcuni seminaristi e le Suore.

Gennaio 2012 • Anche nel nuovo anno sono riprese, come da calendario, tutte le attività periodiche, con fedeltà e rinnovata partecipazione. • Venerdì 13, la sera, la consulta di Pasto-rale giovanile, ha tenuto la sua assemblea all’Eremo, con la presenza dei curati e dei giovani preti della zona. • Domenica 15, don Andrea Gazzoli ha guidato l’incontro mensile di spiritualità dei giovani. • I sacerdoti legati all’Opus Dei e i simpatiz-zanti si sono ritrovati all’Eremo, mercoledì 18 gennaio, per il loro consueto”circolo”. • Nella settimana dal 23 gennaio, un sacer-dote, amico dell’Eremo, ha trascorso una settimana di ritiro spirituale personale,

ospite della casa. Come Lui, altri religiosi e laici, chiedono ospitalità per qualche giorno di preghiera, appoggiandosi anche alla liturgia del monastero. • La sera di lunedì 23, appena costituita, la Fondazione Scuola di Valle Camonica, che ha tra i suoi fondatori anche la fondazione Alma Tovini Domus e quindi l’Eremo, ha tenuto la prima convocazione del suo Consiglio di Amministrazione all’Eremo, alla presenza anche dei soci fondatori, all’Eremo è stata affidata la vicepresi-denza della nuova realtà, nata per gestire la Scuola di Cemmo. • Martedì 24 i curati della Valle si sono incontrati all’Eremo. • Domenica 29, in occasione della Messa in die trigesima per la Mamma del diret-tore della Casa, Elisa Fanchini, all’or-gano dell’Eremo e l’oboista Enrico Gaia, hanno suonato alla celebrazione, sia of-frendo brani di meditazione per favorire la preghiera, che accompagnando il canto dell’Assemblea.

Febbraio 2012 • Il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù bambino al Tempio e giornata mondiale della vita consacrata, l’Eremo ha promosso il viaggio a Brescia per per-mettere alle religiose di partecipare alla Santa Messa alla quale il Vescovo le aveva invitate. Nel tragitto si è cantato il Vespro, come preparazione alla liturgia e nel ri-torno si è pregato il rosario, con le rifles-sioni di Padre Andrea dell’Annunciata. • Sabato 4 il Gruppo di Riferimento ha iniziato il cammino di preparazione cultu-rale al viaggio estivo, gli incontri si sono susseguiti per alcuni sabati. • Nel pomeriggio sono arrivate le Suore della comunità dorotea del Sicar, che hanno vissuto, fino all’indomani, la loro giornata di ritiro.

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7 Dall'Eremo

• Nella Santa Messa di domenica 5 febbraio, gli amici dell’Eremo hanno ringraziato il Si-gnore per il dono della presenza delle Suore dorotee all’Eremo. Con la benedizione delle Mele, per il terzo anno, si è ricordato che l’Eremo è un dono e che vive grazie al dono del servizio di molti amici e volontari. In serata è arrivato il gruppo dei sacerdoti per la Settimana Teologica, guidata da S.E. Monsignor Carlo Ghidelli, Vescovo eme-rito di Lanciano e noto conoscitore delle Sacre Scritture, nonché amico dell’Eremo. Animava le giornate Monsignor Aldo De-laidelli, vicario episcopale per la forma-zione del clero e già, per oltre vent’anni, direttore della Casa. Le giornate sono state caratterizzate da un clima di serena frater-nità e da molto impegno. I contenuti sono tratteggiati in un sommario pubblicato in questo numero di Lettere dall’Eremo. • Domenica 12, dopo tanti anni, un deside-rio comune dell’Eremo e di tanti anziani, malati e persone sensibili si è realizzato: una giornata di ritiro per gli ammalati.

L’evento in un articolo nella rivista. Lo stesso giorno, il gruppo famiglie di Malonno, guidati da Suor Orsolina, ha vissuto un pomeriggio all’Eremo, con un momento di incontro, la Santa Messa e la visita della Casa. • L’appuntamento annuale con i giovani dell’Opera per l’Educazione Cristiana, quest’anno è stato posticipato a febbraio, anziché al novembre dell’anno precedente, affinché gli studenti, avendo già percorso alcune tappe del loro cammino forma-tivo tematico, potessero godere al meglio dell’esperienza. Così sabato 18 e dome-nica 19 febbraio l’Eremo si è letteralmente riempito di molti giovani, accompagnati dal professor Eugenio De Caro e da Paola Matti, nonché dai “referenti”, giovani che hanno già fatto l’esperienza del cammino dell’Oec, quando erano alle superiori. Un articolo nella rivista offre una relazione del simposio. La stessa domenica, Bienno ha gioito per la proclamazione di santa Geltrude a

Cade la prima neve

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8Dall'Eremo

compatrona della bella cittadina in cui è sito anche l’Eremo. Dopo la Santa Messa trasmessa alla Rai, le Suore Sacramentine hanno festeggiato in fraternità l’avveni-mento. Alla Santa Messa 5 giovani mu-sicisti, diretti dalla Maestra Savina Zani, hanno accompagnato, la celebrazione, al suono dei flauti. In serata si è concluso il ciclo degli incontri di spiritualità per giovani, guidati da don Andrea Gazzoli. L’itinerario proseguirà partecipando agli incontri con il Vescovo Luciano in Chiesa Cattedrale. • Per la Quaresima, l’Eremo e il mona-stero hanno proposto ancora il mercoledì dei giovani: alle ore 6 (del mattino) la ce-lebrazione, con le monache, dell’Ufficio delle letture e delle lodi, a seguire, per chi non ha l’urgenza del lavoro e della scuola, la santa Messa. Una novità per quest’anno: a presiedere la liturgia delle ore ed eucari-stica sono stati i giovani preti della Valle: il 22 febbraio: don Pietro Parzani (Unità Pa-storale della Valgrigna), il 29 febbraio: don Giuseppe Magnolini (Pisogne), il 7 marzo: don Mario Bonomi (Sellero), il 14 marzo: don Roberto Domenighini (Eremo) in so-stituzione di don Simone Ziliani (Borno), il 21 marzo: don Cristian Favalli (Breno), il 28 marzo: don Sergio Contessi (Darfo), il 3 aprile: don Simone Paganin (Edolo). La presenza dei sacerdoti ha accresciuto il già significativo numero dei partecipanti. Inoltre, ogni giorno di Quaresima, alle ore 6.40, la celebrazione della Santa Messa con le lodi. Il sabato, alle ore 20.30, l’uffi-cio delle letture. • Sabato 25, ha avuto inizio il Corso di preparazione al matrimonio cristiano, or-ganizzato dalla seconda zona pastorale. • La terza zona pastorale ha mantenuto l’appuntamento per il ritiro di Quaresima all’Eremo. • Domenica 26 febbraio, un numeroso

gruppo, guidato da don Sergio Contessi, ha seguito le meditazioni di don Ennio Galelli. Ha concluso il pomeriggio la ce-lebrazione del Vespro, con un pensiero di don Roberto. La santa Messa è stata ani-mata con i canti di Taizé, da alcuni gio-vani amici dell’Eremo che hanno cantato e suonato, coinvolgendo tutti nel canto dei ritornelli tipici della comunità ecumenica francese.

Marzo 2012 • Venerdì 2, don Luca Lorini, curato di Gottolengo, ha portato all’Eremo un gruppo di giovani per il ritiro quaresimale che si è protratto fino alla domenica. • Nella mattinata di sabato, un gruppo di laici, proveniente da Milano ha iniziato un piccolo ritiro, guidato dal direttore dell’Eremo. Uno di loro ne dà il resoconto nella rivista. Per il pranzo si sono dati appuntamento sacerdoti e devoti del Beato Innocenzo, dopo aver celebrato le funzioni del mat-tino a Berzo. • Nel pomeriggio, padre Cesare dell’An-nunciata, già conosciuto come frate Me-tallo, ha guidato l’incontro del gruppo “Fra’ amici”, che si è concluso al tramonto del giorno seguente con la Santa Messa al monastero. Anche le suore di Cemmo, impegnate nel complesso scolastico e della fondazione, hanno vissuto le loro giornate di ritiro. • Martedì 6, i cresimandi di Breno, con don Cristian Favalli, hanno vissuto un po-meriggio di ritiro. • Giovedì 8 marzo alcuni sacerdoti hanno partecipato all’incontro mensile dell’Unione Apostolica del Clero, riascol-tando la voce del Papa che si era rivolto, la settimana precedente ai parroci di Roma. • Don Mario Laini è tornato all’Eremo con i collaboratori della parrocchia di Po-

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9 Dall'Eremo

laveno, sabato 10 marzo. La mattinata è stata dedicata alla riflessione comunitaria e personale; dopo il pranzo la preghiera con le sorelle clarisse e la conclusione. • Un bel gruppo di parrocchiani del diret-tore emerito dell’Eremo, don Aldo, ora Monsignore, è arrivato da Roncadelle per il ritiro quaresimale. La giornata è stata scandita dalla preghiera e dall’ascolto della Parola di Dio, con una visita della casa. • Con un convegno sulla figura del mis-sionario, l’associazione Gente Camuna in collaborazione con la fondazione Camu-nitas e con l’Eremo, ha presentato il vo-lume “Migranti del Vangelo”. Un articolo nella rivista illustra la pregevole opera che offre il catalogo di circa quattrocentocin-quata missionari partiti dalla terra di Valle Camonica. • Sabato 17 l’Ucid (Unione Cattolica degli Imprenditori e Dirigenti) ha promosso un incontro con il dottor Giancarlo Cesana al termine del quale don Daniele Saottini, assistente diocesano, ha celebrato la santa Messa.

• Domenica 18 un nutrito gruppo di geni-tori e bambini del IV anno del cammino di iniziazione cristiana, provenienti dalla parrocchia di Rodengo Saiano, ha vissuto una giornata speciale all’Eremo. I geni-tori sono stati introdotti da don Roberto alla lettura orante della Bibbia. I bambini hanno proseguito il loro cammino insieme ai catechisti. Dopo la salita al colle di Cri-sto Re, l’esperienza si è conclusa con la santa Messa dell’Eremo, animata anche dai bambini. Nello stesso pomeriggio, si è tenuto l’in-contro vocazionale mensile per le ragazze, animato dalle religiose delle diverse con-gregazioni della zona e da alcune laiche. Per la serie di musica nella liturgia, de-nominata “Soli Deo Gloria”, in occasione della domenica “letare”, Claudio Bo-nometti stimato pianista e compositore, docente alla Scuola diocesana di Musica Santa Cecilia, ha eseguito all’organo dell’Eremo alcuni brani di Johan Sebastian Bach e alcune sue composizioni, accompa-gnando poi il canto dell’assemblea.

Il gruppo della Parrocchia di Polaveno

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Un tempo, ogni mese, l’Eremo accoglieva molti anziani e ammalati della Valle per una giornata di preghiera e di fraternità. La presenza era sempre massiccia e signi-ficativa, grazie ai molti animatori che si facevano carico di portare all’Eremo chi lo desiderava. La presenza dell’Alta Valle era forte gra-zie al gruppo dell’Unitalsi, quella della media e bassa Valle buona, grazie a vo-lontari e al Cvs. Questa opportunità non era da lasciare al mondo dei bei ricordi. Così, in occasione della giornata mondiale dell’ammalato, celebrata il giorno prece-dente, domenica 12 febbraio si è provato a ripartire, almeno con una giornata che ha veramente dato buon esito.Partendo presto dall’Alta Valle, un bel gruppo di anziani e ammalati ha raggiunto anche altri amici all’Eremo. E si è dato inizio alla mattinata con la preghiera delle lodi, alle quali ha fatto seguito la meditazione.Il tema del Messaggio del Papa per l’oc-casione era: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19). Un messaggio che ogni uomo sente ri-volto a sé: c’è la malattia fisica, sulla quale Gesù si è chinato e che la Chiesa oggi tiene in grande considerazione acco-standosi ai malati, anche offrendo occa-sioni come il ritiro dell’Eremo e mediante diverse associazioni, come l’Unitalsi e il Cvs. Scrive il Papa: “Dalla lettura dei Vangeli,

emerge chiaramente come Gesù abbia sempre mostrato una particolare atten-zione verso gli infermi. Egli non solo ha inviato i suoi discepoli a curarne le ferite (cfr Mt 10,8; Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per loro un Sacramento speci-fico: l'Unzione degli Infermi”.Ma c’è anche una malattia spirituale: il peccato e le cattive inclinazioni che cia-scuno, se è onesto, scopre dentro di se. Per questo, la bontà di Dio ha istituito i Sacramenti di guarigione, cioè l’unzione degli infermi, come detto e – per tutti – quello della Confessione (o penitenza, o riconciliazione).Ci ricorda il Papa che: Il compito princi-pale della Chiesa è certamente l'annun-cio del Regno di Dio, ma proprio questo stesso annuncio deve essere un processo di guarigione: "... fasciare le piaghe dei cuori spezzati" (Is 61,1), secondo l'inca-rico affidato da Gesù ai suoi discepoli (cfr Lc 9,1-2; Mt 10,1.5-14; Mc 6,7-13). Il sacramento della penitenza è un cardine nella vita cristiana: il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive che: “tutto il va-lore della Penitenza consiste nel restituir-ci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia”. E il Papa specifica nel Messaggio che: “La Chiesa, continuando l'annuncio di perdono e di riconciliazione fatto ri-suonare da Gesù, non cessa di invitare l'umanità intera a convertirsi e a credere al Vangelo”.In particolare: “Il momento della sof-

ANZIANI E AMMALATI: UNA GIORNATA DI PREGHIERA E DI FRATERNITÀ

Dall’Eremo

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ferenza, nel quale potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scorag-giamento e alla disperazione, può trasfor-marsi così in tempo di grazia per rientrare in se stessi e, come il figliol prodigo della parabola, ripensare alla propria vita, ri-conoscendone errori e fallimenti, sentire la nostalgia dell'abbraccio del Padre e ri-percorrere il cammino verso la sua Casa. Egli, nel suo grande amore, sempre e co-munque veglia sulla nostra esistenza e ci attende per offrire ad ogni figlio che torna da Lui, il dono della piena riconciliazione e della gioia”.Di questa guarigione interiore, durante il ritiro, hanno fatto esperienza i presenti che in gran numero si sono accostati alla con-fessione, realizzando in se stessi quanto ancora il Papa ha detto agli ammalati, citando il suo Maestro: “A proposito dei Sacramenti di guarigione S. Agostino af-ferma: «Dio guarisce tutte le tue infermità. Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite... Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani (Esposizione sul Salmo 102, 5: PL 36, 1319-1320). Si tratta di mezzi preziosi della Grazia di Dio, che aiutano il malato a conformarsi sempre più pienamente al Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo”. Nella giornata due sono stati i momenti eucaristici: al mattino l’adorazione, per meditare il messaggio del Papa e al po-meriggio la celebrazione, durante la quale alcuni giovani musicisti hanno aiutato il canto e la preghiera con i suoni dei flauti

a traverso.Anche in questi momenti forti, la guida è stata la parola del Successore di Pietro che afferma: “Vorrei sottolineare anche l'importanza dell'Eucaristia. Ricevuta nel momento della malattia contribuisce, in maniera singolare, ad operare tale tra-sformazione, associando colui che si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù all'offerta che Egli ha fatto di se stesso al Padre per la salvezza di tutti. (…)”.Con la preghiera comunitaria del Rosa-rio, che ha preceduto la Celebrazione Eu-caristica, i malati, uniti ai fedeli presenti alla Messa dell’Eremo, hanno sentito la presenza materna di Maria, Madre di Dio, alla quale, anche il Papa si è rivolto, con-cludendo il suo Messaggio, che ha accom-pagnato il ritiro e questo testo. “A Maria, Madre di Misericordia e Salute degli Infermi, eleviamo il nostro sguardo fiducioso e la nostra orazione; la sua materna compassione, vissuta accanto al Figlio morente sulla Croce, accompagni e sostenga la fede e la speranza di ogni persona ammalata e sofferente nel cam-mino di guarigione dalle ferite del corpo e dello spirito”. Il clima della giornata è stato di gioia sin-cera: per chi dopo molto ritornava, per l’Eremo, che ha aperto le porte a fratelli amati da Dio.Lieti per l’esperienza, desiderata da tempo, ci diamo l’appuntamento per il prossimo autunno, con due giornate già in calenda-rio: domenica 2 settembre e domenica 11 novembre 2012.

11 Dall'Eremo

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FEDE E LIBERTÀ: FAMIGLIA, IMPEGNO E ACCOGLIENZA

La due giorni che ha chiuso all’Eremo di Bienno il Corso OEC 2011/2012

Dall’Eremo

Tra il 18 ed il 19 febbraio scorsi l’Eremo dei Santi Pietro e Paolo ha ospitato la due giorni di lavori che ha concluso il per-corso di studio e formazione promosso anche quest’anno dall’Opera per L’Edu-cazione Cristiana e rivolto a studenti del triennio delle scuole superiori del terri-torio bresciano. Fede e Libertà il tema di quest’anno: un binomio che non di rado ha messo capo a dialettiche e tensioni concettuali importanti, ma sempre tese ad approfondire, da punti di vista diversi e reciprocamente complementari, la pro-fondità del dono rappresentato dalla fede e la dimensione di libertà ed autonomia a cui essa consente di accedere. Anche

quest’ultimo incontro si è svolto all’in-segna del dialogo fra prospettive diverse, poste in una ideale continuità. La tavola rotonda di sabato 18 è stata aperta dall’intervento dei coniugi Anna Rita e Mirco Pizzoli, che hanno portato la propria testimonianza di vita coniugale e di coppia attivamente impegnata nella Diocesi oltre che in un movimento di spi-ritualità coniugale denominato Equipes Notre Dame. L’attenzione si è qui soffermata sulla richiesta continua di servizio e recipro-cità che deve alimentare un Sacramento pubblico come quello matrimoniale, oltre che sulle dinamiche della vita familiare,

Fede e libertà l'argomento degli incontri

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in cui la preghiera rappresenta uno degli alimenti principali, soprattutto nella sua dimensione condivisa. Il secondo intervento, del dottor Matteo Filippini, dirigente medico presso gli Spe-dali Civili di Brescia, ha messo l’accento sulle diverse e sovente delicate modalità in cui la libertà delle scelte incide sulla vita personale di ciascuno, focalizzando poi la propria testimonianza sul contributo che la fede può offrire nel contatto quoti-diano con dimensioni drammatiche, quali la sofferenza e la morte. Paolo Tengattini, direttore del dormitorio S. Vincenzo De’Paoli, si è successiva-mente soffermato sulle difficoltà che gra-vano su di un’istituzione come quella da lui diretta, in un momento di crisi, anche sociale, così profonda. L’accoglienza gratuita ed incondizionata è qui emersa come uno dei modi più au-tentici per vincere le resistenze ed i pre-giudizi, che spesso condizionano anche persone accompagnate dalle migliori in-tenzioni, accedendo così ad una dimen-sione di libertà autentica di cui la fede è fonte ispiratrice. Questo percorso dalla vita coniugale all’apertura verso i bisognosi, passando

attraverso la testimonianza nelle pro-fessioni, si è arricchito di un ulteriore e conclusivo passaggio nella mattinata di domenica, quando i giovani dell’Opera hanno potuto ascoltare la voce del padre missionario Mario Menin. Le diverse realtà descritte da Padre Me-nin, anche con l’ausilio di brevi filmati, hanno espresso assai efficacemente la dimensione ultima a cui la fede può spin-gere nell’esperienza della propria libertà: la donazione di sé e della propria vita al fratello in difficoltà, non solo nella forma dell’accoglienza, ma attraverso una mano che si tende, attraverso il viaggio, l’allon-tanamento dal proprio benessere per con-dividere il disagio di chi soffre ed aiutarlo a risollevarsene. Ricordando le parole del Vangelo che esortano a perdere la propria vita nel ser-vizio del prossimo, per ritrovarla auten-ticamente presso il Padre, questi esempi hanno mostrato ai giovani il coraggio delle scelte che spesso è richiesto a chi desideri essere autenticamente libero, e la risorsa inesauribile che la fede rappresenta lungo questa strada.

OPERA PER L'EDUCAZIONE CRISTIANA

Dall’Eremo13

Gli studenti del triennio delle superiori all'Eremo con l'opera per l'educazione cristiana

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LA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE ALL’EREMO SUL TEMA: I SENSI SPIRITUALI TRA CORPO E SPIRITOCorso residenziale - Bienno (4-7 luglio 2011)

Dall’Eremo

Il tradizionale Corso residenziale, orga-nizzato dal Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell’Italia Setten-trionale di Milano, si è svolto quest’anno dal 4 al 7 luglio nel contesto suggestivo e accogliente dell’Eremo dei Santi Pietro e Paolo di Bienno (BS). Dedicato al tema: I sensi spirituali. Tra corpo e spirito, il corso si proponeva lo scopo non solo di recuperare la dottrina tradizionale dei sensi spirituali, che vanta una lunga tradizione nella storia della spi-ritualità, ma anche di declinarla in chiave contemporanea. I sei relatori che sono intervenuti, hanno affrontato il tema da angolature diverse, ricercando un nuovo equilibrio tra corpo e spirito, per ricupe-

rare quella fondamentale esperienza di relazione che è il credere. Il primo rela-tore, il Prof. Dario Cornati, ha affrontato la tematica da un’angolatura squisitamente filosofica. Sia durante il suo intervento, sia nelle dispense consegnate ai partecipanti del corso per riprendere privatamente la tematica, il Prof. Cornati, partendo dalla trattazione dei sensi nella filosofia clas-sica, sintetizzando la cultura medievale, superando il pensiero kantiano e l’idea-lismo tedesco, concorda che «la perdita dei sensi è la malattia spirituale e corpo-rale, l’anestesia del XX secolo». Il nostro mondo è disincantato, e l’uomo frequenta in modo impersonale e neutrale le cose

La celebrazione eucaristica nella Chiesa dell'Eremo

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Dall’Eremo15

del mondo, pregiudicando così il legame col di fuori del mondo, che è la vita. Per questo è urgente ritrovarne l’incanto nella trama dei sensi. La trattazione filosofica non ha trascurato l’esegesi di brani evan-gelici, per dimostrare come i sensi corporei interagiscano tra di loro e siano spirituali (Gv 20,17). Per superare ogni dualismo tra corpo e spirito e ogni affermazione gno-stica il Prof. Cornati segnala la necessità di una «antropologia dell’umano effettivo (un’antropologia della vita reale dell’uomo e della donna)». “Gli esordi e lo sviluppo di una dottrina dei sensi spirituali” è stato il tema dell’intervento del Prof. Massimo Tedoldi, che ha parlato principalmente dei testi di San Bonaventura. Dopo aver svolto un’interessante introduzione storica sui Padri della Chiesa, il Prof. Tedoldi ha sottolineato come il Dottore Serafico abbia mantenuto una certa prudenza nell’acco-gliere le teorie di Origene, che è comu-nemente ritenuto l’ideatore della dottrina dei sensi spirituali, distanziandosi sia da Sant’Agostino, suo amato maestro, ma anche da San Gregorio Magno, pur ac-cogliendo aspetti delle teorie di tutti co-storo. Il Prof. Tedoldi ha poi sviluppato il pensiero di San Bonaventura, il quale ha esposto con nuovo equilibrio la dottrina, dando al dato sensibile un primato per così dire cronologico, e al dato spirituale il pri-mato più vero, quello ontologico, prove-niente dal dono della grazia, che segna la nascita della conoscenza spirituale. Con il suo intervento “Una grammatica affettivo/

credente della coscienza”, il Prof. Gian-luca Zurra ha proposto un’interpretazione antropologica della «saggezza racchiusa nella lunga tradizione teologica dei sensi spirituali». Tale saggezza egli la vede proprio «nel corpo, che nel suo spessore storico-dimensionale è la mediazione im-prescindibile per la risonanza dello Spi-rito». Per superare il dualismo natura/sopranatura il Prof. Zurra ha esposto con grande chiarezza e coinvolgimento dei partecipanti la sua traccia, articolata in tre parti: a) necessità del passaggio dall’an-tropologia delle facoltà ad un’antropolo-gia della libertà storica come sostrato di fondo per la sensibilità spirituale; b) ana-lisi dell’esperienza antropologica della nascita, declinata nella prospettiva della correlazione tra affectus, desiderium, fides, mettendo a tema la grammatica affettivo/credente della coscienza; c) alcune con-seguenze di questo percorso nell’ambito della spiritualità, della pastorale e dell’im-magine della chiesa che ne consegue. Il Prof. Roberto Vignolo è intervenuto con una relazione su “Giovanni, straordina-rio maestro dei sensi spirituali”. Il suo è stato un approccio analitico dei sensi in Giovanni, che li tratta tutti: fondamentale è una prospettiva di cornice organica: «Gio-vanni è un organico, non un sistematico». I cinque sensi spirituali rappresentano cinque differenziati sinonimi del credere, cinque diversi vettori della “vita”, interiore centro del credere. I cinque sensi sono stati trattati dal Prof. Vignolo con molti esempi

Il momento conviviale

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Dall’Eremo 16

tratti da diversi capitoli del Quarto Van-gelo, mettendo in luce tutte le sfumature dei termini o dei verbi greci usati di volta in volta dall’Evangelista. “Sensorio tra-scendentale” - così Vignolo - è tuttavia quello dell’ascolto. Il Prof. Cesare Pagazzi ha attirato l’attenzione sulla “Esperienza sensibile di Gesù”, ponendo fondamental-mente due domande: come si è visto Gesù? E come ha visto Gesù il legame tra Lui e il mondo? In questa lezione essenzialmente dedicata alla fenomenologia di Gesù (feno-menologia avente per oggetto Gesù e feno-menologia messa in atto da Gesù), il Prof. Pagazzi ha ribadito la trascendenza della verità di Dio nell’immanenza: la verità di Dio non può che essere colta nella vicenda di Gesù. Per l’Antico Testamento (Sal 115: confronto sulle qualità teologali di Dio e gli idoli, che non hanno capacità sensoriali) i sensi sono soprattutto una prerogativa di Dio e noi siamo fatti a Sua immagine e somiglianza perché abbiamo i sensi. E nel Nuovo Testamento, quando i discepoli sembrano aver perso ogni sensibilità e non riescono più a toccare e a sentire per-ché i loro sensi sono addormentati, allora Gesù si serve del linguaggio delle para-bole, che sono un invito a riconsiderare le cose per vedervi Dio. Il corso residenziale si è infine concluso con la relazione del Prof. Cristiano Passoni, dedicata a “L’af-finamento dei sensi. Al di là della tenta-zione gnostica”. Per sottolineare quanto sia importante e urgente parlare di affina-mento dei sensi nella congiuntura attuale, «contrassegnata dal dominio del pensiero razionalizzante che si ritiene sicuro di tutto e dall’affermazione del sentimento imme-diato e ingovernabile», e per concretizzare il tema proposto, il Relatore è partito da due biografie, quelle di Maurice Bellet e di Francesco di Sales. Ad una citazione tratta dalla biografia di Bellet ha lasciato la for-mulazione della domanda dell’affinamento dei sensi («Se uno procede nella notte,

dopo aver perduto il tempo e le saggezze, cosa potrà capitargli?»), mentre a France-sco di Sales l’affermazione fondamentale: «La forza di Dio assume delle mediazioni che sono umane». Il discorso è stato de-clinato con tre passaggi: a) evocazione di alcuni crocevia rappresentativi dell’emer-genza del rapporto tra sensibilità ed espe-rienza di Dio; b) luoghi e forme rilevanti dell’affinamento tra sensi corporei e sensi spirituali; c) rapporto tra la sensibilità e la conoscenza delle cose.

***Le quattro giornate del corso si sono svolte in un clima sereno, caratterizzato da tempi di studio, di condivisione e di preghiera. La relazione del mattino era infatti preceduta dalla celebrazione delle Lodi, e quella del pomeriggio dai Vespri e dalla S. Messa, presieduta da uno dei Relatori della gior-nata e concelebrata dai numerosi sacerdoti presenti. Il chiostro, attraverso il quale si accedeva alla chiesa, era reso più bello da tante rose in pieno fiore, e consentiva una splendida vista sulle montagne della Valcamonica: uno sguardo sulla bellezza della creazione. Come è facile intuire, già l’ambiente predisponeva l’anima ad un momento di serena riflessione. Inoltre, la liturgia, semplice e partecipata, le omelie sulle letture del giorno e la meditazione musicale che seguiva, sempre scelta in ar-monia con il tema della Parola ascoltata, il silenzio così pieno di presenza, tutto questo ha aiutato l’affinamento dei sensi, se così si può spiegare il nostro canto li-turgico, così sentito! Non meno importante per la riuscita di queste giornate è stata l’accoglienza sempre attenta, disponibili e cordiali.Siamo stati bene all’Eremo, una casa ben diretta e ben gestita da don Roberto e dalle Suore della Congregazione delle Dorotee di Cemmo. Grazie.

GIAMPIERA RIVA

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Il Centro Studi di Spiritualità, promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Setten-trionale in collaborazione con la GEL, la CISM, il GIS e l'USMI della Lombardia, operante a Milano dal 1995 per "favorire il confronto tra teologi e operatori pa-storali sui temi relativi alla formazione spirituale del cristiano", propone nell'e-state 2012 un Corso residenziale.

IL TEMAAl centro della fede cristiana sta la storia di Cristo e al centro della storia di Cristo stanno la sua Passione e Morte di croce

(J. Moltmann).

l mistero della croce è un evento centrale della fede cristiana. Sebbene questa verità non venga espres-samente messa in dubbio, oggi si avverte, all'interno di una cultura frammentaria e sfilacciata, il rischio di ridurre la croce a puro simbolo culturale. Qual è allora il valore della croce come simbolo e quale legame esiste fra questo simbolo esteriore e l'identità cristiana? Le reazioni, spesso superficiali ed emo-tive, suscitate dalle ripetute polemiche sul crocifisso ci portano a constatare l'incapacità di dare un giudizio fondato e di motivare seriamente il valore della croce nell'esistenza cristiana. Addirittura, in alcuni casi, sorprende l'in-capacità di collegare il senso della croce, quale simbolo dell'identità cristiana, all'evento di Gesù morto in croce. Altri sensi sembrano infatti essersi so-vrapposti al simbolo della croce, tanto da oscurare il legame esistente fra il simbo-lo e l'identità cristiana. Diventa pertanto urgente riscoprire il cristianesimo a procedere dall'icona del crocifisso, di cui si rischia oggi di per-dere anche la simbologia.

DOCENTI E DESTINATARI

Il Corso è tenuto dai proff. Francesco Bargel-lini, Ezio Luca Bolis, Alberto Cozzi, Andrea Dall'Asta, Adriano Fabris, Roberto Vignolo. È aperto a tutti (laici, sacerdoti, religiosi/e).

N. B. Le iscrizioni si ricevono presso la Segreteria

del Centro Studi di Spiritualità Tel. 02.86318.1 - [email protected].

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SEMINARIO DI MUSICA GOSPEL

Dall’Eremo

L’associazione “Coro Hope Singers”, di Darfo Boario Terme e l’Eremo dei Santi Pietro e Paolo di Bienno organizzano il primo Seminario di musica Gospel in Valle Camonica. L’Eremo, attivissimo centro religioso e culturale situato nel suggestivo scenario montano delle Alpi Orobie, farà da eccellente cornice a questo workshop. Il “Coro Hope Singers”, asso-ciazione senza fine di lucro, si è costituita il 15 novembre 1994 e pone, tra i suoi fini istituzionali, quello di promuovere la conoscenza e la valorizzazione della musica Gospel e spiritual, favorendo la maturazione musicale individuale. Il coro è diretto da Margherita Chiminelli, musi-cista diplomata in violoncello e canto li-rico, artista stabile del coro del Teatro alla Scala di Milano. Si avvale, inoltre, della preziosa collaborazione di Alessandro Foresti, compositore e organista. L’idea di organizzare un seminario Gospel in Valle Camonica è nata dall’entusiasmo scaturito nell’animo dei coristi dopo aver partecipato ad un’analoga iniziativa a Torino: oltre all’approfondimento musi-cale, uno stage di musica gospel si rivela una grande occasione di aggregazione e di riflessione spirituale. L’opportunità di realizzarne uno in Vallecamonica si è concretizzata grazie alla proposta del Direttore dell’Eremo, Don Roberto Do-menighini, che ha dato la piena disponi-bilità della struttura per lo svolgimento dello stesso. L’iniziativa è pensata come un viaggio attraverso la musica e la storia

del popolo afro-americano, un percorso che nasce dagli Spirituals, i canti di pre-ghiera di un popolo ancora schiavo, che porta con sé la storia della terra da cui è stato strappato, l’Africa, fino ad arrivare al Gospel, che rappresenta la celebrazione della libertà conquistata e la rinascita di un popolo con una propria identità. Il Go-spel è un genere musicale coinvolgente e per certi aspetti ancora sconosciuto. Il nostro obiettivo è quello di approfondirne lo studio, attraverso nozioni di storia e cultura afro-americane, teoria e tecnica vocali. A condurre questo evento speciale ci sarà lo statunitense NEHEMIAH H. BROWN cantante, pianista, compositore,

L'artista gospel Nehemiah H. Brown.

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Dall’Eremo19

arrangiatore, direttore, insegnante di canto e tecnica vocale, nonché fondatore della prima scuola di musica e cultura Afro-Americana “The Florence Gospel Choir School” di Firenze. A coadiuvarlo, con grande professionalità, saranno la coreo-grafa Josie Saint’Aimee e il “The Florence Gospel Choir”. Il seminario si articolerà nei giorni 29 e 30 settembre 2012 e ver-ranno approfonditi i seguenti temi:- Storia della Musica e Cultura Afro- Americana.- Teoria e Tecnica della Musica Gospel- Teoria e Tecnica Afro - Americana- Tecnica Vocale Afro - Americana- Uso della Voce- Coreografia.L’invito a partecipare è rivolto a chiunque: cori Gospel che intendono approfondire le tematiche sopra elencate, gruppi orato-riali e parrocchiali, amici, famiglie. Tale esperienza è finalizzata all’arricchimento personale, alla preparazione base per far

parte di un coro Gospel, in poche parole a “pregare cantando”. Al termine delle due giornate di full immersion si terrà un concerto finale, aperto al pubblico, che si svolgerà nella Chiesa Parrocchiale di Bienno e che coinvolgerà tutti i parte-cipanti del workshop. La bella struttura dell’Eremo, oltre ad ospitare il seminario, offrirà la possibilità di vitto e alloggio per coloro che vengono da lontano o che lo desiderino. Le iscrizioni potranno essere effettuate a partire da maggio 2012 e chiu-deranno il 10 settembre 2012, utilizzando l’apposita modulistica che sarà disponi-bile nel sito del coro (www.hopesingers.it), unitamente a tutte le informazioni in merito. L’iniziativa verrà presentata ufficialmente nel mese di maggio, attraverso una con-ferenza stampa e i canali locali di infor-mazione.

GABRIELLA FRANZONI E ORIETTA BARCELLINI

Il “Coro Hope Singers” di Darfo

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L'EREMO DI BIENNO E IL SORRISO DI DIO

Dall’Eremo

Siamo un piccolo gruppo di amici e, al-cuni tra noi, anche colleghi di lavoro e il ritiro spirituale è diventato un appunta-mento fisso, annuale, quasi esclusivo.Condividiamo l’idea che momenti di fede e spiritualità siano occasioni essenziali e fondamento per il nostro rapporto; cre-diamo che alimentare l’anima con la pre-ghiera dinanzi a Dio sia anche il primo passo certo verso una vivida vita spiri-tuale interiore e il nutrimento necessario per una sana testimonianza della nostra fede al mondo, nei luoghi in cui viviamo e tra le persone a cui vogliamo bene o con le quali trascorriamo molte ore della nostra giornata.L'esigenza nasce sempre dal bisogno e poi dalla volontà di trovare un luogo e un'occasione per lasciare a Milano la complessità delle nostre vite, dei nostri progetti, delle nostre giornate per scoprire e leggere tra le righe del silenzio la vo-lontà di Dio, il Suo disegno nelle pagine della nostra vita.Già dall'arrivo in auto in prossimità di Bienno, la natura stessa con le sue monta-gne ripide e imponenti, l’architettura delle case, ci suggerivano che eravamo lontani, eravamo altrove; solo due ore di viaggio ci erano bastate per essere trasportati in un’atmosfera realmente diversa.Da lontano la vista del campanile dalle larghe bifore che svettava alto in cima al monte, ci indicava che eravamo proprio arrivati a destinazione.L'Eremo è una struttura ricostruita con

estrema finezza e con gusto artistico che conserva semplicità e sobria eleganza la-sciando trapelare un certo misticismo e una forte spiritualità.Abbiamo subito preso confidenza con il luogo: la cappellina calda e accogliente, la chiesa grande con le vetrate colorate dei Santi Pietro e Paolo tra ampie e volte a crociera bianchissime, poi un giro ancora tra le ogive del chiostro che, attraverso un’ampia terrazza panoramica oltre siepi e giardini, si apriva sulla valle che vera-mente dava grande respiro all'anima. Qui abbiamo sostato, ancora un po’ straniti dal viaggio ma stupiti dalla magnificenza e bellezza del posto. Proprio a partire da quei minuti trascorsi su quella terrazza ha avuto inizio la nostra due giorni di spiritualità.Don Roberto ha guidato la nostra rifles-sione e, immergendosi con noi nelle pa-gine che aveva scelto dai Vangeli, ci ha dimostrato come, ancora una volta, le Sa-cre Scritture siano un tesoro veramente inesauribile di Grazia. La Parola di Dio non smette mai di stupire e di sorprendere; scava solchi nelle nostre vite, illuminando i nostri cammini, dando, nella nostra coscienza, forma e nome a quanto ci tiene lontani dalla fedeltà a Dio, dal compiere la Sua volontà. Cosa significa sentire nel proprio cuore di essere stati salvati proprio grazie alla nostra fede e per opera di Dio?Cosa significa per questo fare la Sua vo-lontà nella vita di ogni giorno, in ogni

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nostra scelta ed intenzione? Cosa signi-fica imparare a vedere la presenza viva di Dio in tutto quanto già viviamo? Significa forse già accettare con umiltà quello che siamo, le nostre gioie e i nostri dolori, i nostri successi e i nostri fallimenti con la pacificata convinzione che tutta la nostra esistenza, il nostro essere sia già intima-mente intriso della presenza del divino.Cosa ci allontana da Dio e soprattutto, cosa significa e comporta amare Cristo?Tutte domande queste che ci hanno ac-compagnato nelle nostre riflessioni per-sonali.Non abbiamo una risposta pronta ma la certezza rinnovata dello sguardo di mise-ricordia di Dio ci dona serenità e ci educa ad un maggiore affidamento per tutto

quanto scegliamo o avviene nella nostra vita. E' questo il bagaglio più prezioso che portiamo a casa da questi due giorni all'eremo di Bienno.Oltre al ricordo della dolcezza e disponi-bilità sempre sorridente e attenta di Don Roberto, l'operosa serenità di Suor Paola e suor Piermaria la fraterna sollecitudine e cura di tutto lo staff di volontari e dei collaboratori. E' il sorriso di Dio che, come il sole, fa ca-polino tra le nubi e le tempeste del nostro cuore, tra le fatiche di ogni giorno, sussur-randoci ancora una volta "Non temere, io sono con te".

DANIELA, MARY, ROBERTA, DARIO E STEFANO

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Incontrare il Signore nella Liturgia

SCUOLA DI PREGHIERA, anno IIIcon don Marco Busca e don Sergio Passeri

e l’animazione della Consulta di Pastorale Giovanile

Scuola di preghiera, anno IIIIncontrare il Signore nella Liturgia

La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, ha molto da dire in fatto di preghiera oggi e può dare risposte a quei cristiani che, come un giorno fecero gli apostoli col Maestro, chiedono ancora alla Chiesa: «Insegnaci a pregare». Proprio dentro questo movimento corale ha preso vita e fisionomia la scuola di pre-ghiera guidata da don Marco Busca e don Sergio Passeri, che all’Eremo giunge al suo terzo anno, e si pone in continuità con l’esperienza annuale degli esercizi spirituali, proposta dall’Eremo nel periodo estivo (dal 6 all’11 agosto 2012) e guidato dagli stessi Sacerdoti. La scuola risponde alle domande: Perché pregare? e chi pregare? Si tratta, anzitutto, di cogliere la preghiera come una relazione personale con la Trinità che de-sidera incontrare l’uomo e semina nel suo cuore un desiderio di risposta; la preghiera è anzitutto un dialogo filiale, è la preghiera stessa di Gesù che lo Spirito continua a fare con noi e dentro di noi; essa si esprime nei diversi linguaggi della lode, della supplica, dell’intercessione, dell’adorazione; persevera e si sviluppa anche dentro le difficoltà, le aridità, le tentazioni; e non si limita ai momenti espliciti di preghiera (la preghiera vocale, la meditazione, la liturgia), ma pervade tutta la vita e conduce chi prega a vedere Dio in tutte le cose. Inserita nel calendario e nello stile orante dell’Eremo, la Scuola di preghiera è diventata un appuntamento atteso e stimato da molti.

Quattro domeniche per imparare a pregare,all’Eremo, dalle ore 20.15 alle ore 22.15

Domenica 15 aprile 2012La liturgia: preghiera del corpo di Cristo

Domenica 22 aprile 2012La liturgia eucaristica: “come si prega la Messa?”

Domenica 29 aprile 2012L’adorazione eucaristica

Domenica 6 maggio 2012Pregare in famiglia: la liturgia della chiesa domestica

Note: - il percorso è aperto a tutti, anche a chi non avesse frequentato i primi due anni; sono attesi giovani, catechisti, animatori, educatori, operatori pastorali e tutti coloro che vogliono sperimentare ed assaporare nella quotidianità frenetica dell’esistenza un’esperienza di pace e silenzio;– è necessaria l’iscrizione al fine di preparare in tempo il materiale necessario, si può telefonare all’Eremo, 0364.40081: - Si richiede la partecipazione a tutti gli incontri.

www.eremodibienno.it

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Mi piace pensare alla vita degli uomini come alla vita di un soldato. Non voglio dire che l’esistenza umana sia una guerra di tutti contro tutti, che homo homini lu-pus come intendeva il filosofo seicente-sco Hobbes. Al contrario, gli uomini sono compagni di un unico esercito e, come bravi soldati, devono compiere un’azione di perfezionamento su se stessi, allenando

il fisico e esercitandosi nelle tecniche mi-litari, al fine di mettersi a disposizione del progetto comune che coinvolge l’in-tero battaglione. Il soldato trova tempo per sé, ma questo tempo non è fine a se stesso. Paradossalmente è tempo per gli altri, perché in vista di un bene maggiore che supera la dimensione individuale: si tratta della salvezza di tutto l’esercito.

L’EREMO: PALESTRA DELLO SPIRITO

I giovani dell’oratorio di Gottolengo in ritiro spiritualeall’Eremo sotto la guida del curato del paese, Don Luca.

Dall’Eremo

Il gruppo dei giovani dell'Oratorio di Gottolengo con il loro curato don Luca

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Tempo per sé vuol dire allenarsi e, prima di tutto, trovare il luogo adatto per farlo. Il soldato ha bisogno di una palestra per gli esercizi fisici. Il cristiano ha bisogno di una palestra dello spirito. Ed è proprio così che voglio definire l’Eremo di Bienno, la “palestra dello spirito”. Situato su un colle del Comune della Valle Camonica, l’edi-ficio duecentesco domina la Valle stessa e, con i suoi chiostri, la chiesa conventuale e il vicino monastero della Clarisse, diviene luogo ideale per un dialogo diretto con Dio, nutrimento dello spirito dell’uomo. Noi giovani dell’oratorio di Gottolengo, come un piccolo battaglione guidato dal nostro sergente Don Luca, abbiamo deciso di in-traprendere questo percorso di allenamento dello spirito presso l’Eremo dalla sera di venerdì 2 al mattino di domenica 4 marzo. Un allenamento fatto di condivisione, di preghiera, di riflessione sui Vangeli, ma so-prattutto di dialogo diretto e personale con Dio. Prima di tutto la condivisione, questa capacità innata dell’uomo che gli ricorda che egli non può bastare a se stesso e chiu-dersi nella propria individualità. Il singolo ha bisogno degli altri e gli altri hanno bi-sogno di lui. Non solo, l’uomo sente una continua spinta verso la perfezione, che è piena realizzazione di sé, ma solo Dio co-nosce davvero la sua natura profonda.Da qui si apre la strada alla preghiera e alla ri-flessione sui Vangeli. Ogni parte della gior-nata era scandita da questi momenti, dalla mattina alla sera. Don Luca ha voluto indi-rizzare la nostra attenzione su due passi del Vangelo: il discorso della montagna (Mt 5, 1-16) e il comandamento dell’amore (Gv 15, 9-17). In particolare il brano tratto dal Vangelo di Giovanni ha dato il titolo al no-stro breve ritiro spirituale: “La vostra gioia sia piena”. Il Signore ci propone la strada verso la gioia piena, la perfetta letizia, la realizzazione del seme divino che è in noi, prima di tutto attraverso il suo esempio: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi”. Ecco dunque le due dimen-sioni dell’amore, l’amore “verticale” che

unisce l’uomo singolo e Dio, e l’amore “orizzontale” che unisce l’uomo ai suoi simili. Ecco di nuovo il perfezionamento individuale in vista del bene comune. L’al-lenamento dello spirito ha raggiunto così il suo culmine nella prova più difficile del percorso: il dialogo diretto con Dio. Due momenti della giornata di sabato sono stati dedicati al silenzio, durante il quale eravamo chiamati a riflettere personal-mente sul brano evangelico proposto. Il silenzio ha permesso a tutti di rientrare in noi stessi, di mettere a nudo la nostra anima, spogliarla di tutte quelle appendici superflue che nascondono la vera essenza di ciascuno di noi, quel seme divino che dobbiamo trasformare in pianta fruttifera. L’intensità di questi momenti credo sia stata proprio nello stupore di quanto poco siamo consapevoli di essere creature di Dio destinate ad un grande progetto e non macchine da lavoro che devono preoccu-parsi solo di arrivare a fine giornata senza troppi problemi. Siamo grandi uomini e grandi donne, ma la nostra grandezza la possiamo trovare solo in quel Dio nostro Padre che ci ha reso membra vive di un unico corpo. Conoscere se stessi, qual è la propria strada, saper discernere il bene dal male, la giustizia dall’ingiustizia, in poche parole tutto ciò che può derivare da un’intensa meditazione, è il primo passo verso la realizzazione del comandamento del Signore: “Amatevi gli uni gli altri”.Vivere la vita di ogni giorno senza sapere chi siamo è come intraprendere una batta-glia senza allenamento, senza conoscere le strategie militari, forse senza nemmeno sa-per distinguere la fazione nemica. In un’ot-tica del fare, tipica dei giorni nostri, riser-vare tempo per la meditazione può apparire superfluo, se non addirittura contro-produt-tivo. In realtà è proprio il primo gradino della scala verso la “gioia piena”, frutto di una vita vissuta in pienezza, nell’ascolto di quel Dio che conosce la nostra intimità e nell’amore verso gli altri.

DAVIDE MANFREDI

Dall’Eremo 24

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“Unità pastorale - gruppo ministeriale - commissioni - pastorale sinodale - co-munione presbiterale - un parroco - più parroci - collaborazione tra parrocchie - programmazione comune - ci saranno ancora le parrocchie? - ministerialità diffusa - protagonismo laicale - consi-glio pastorale dell’U.P. - una Chiesa più missionaria...”. E’ un intreccio tra parole nuove e parole antiche, è un dare nuovi significati a parole antiche, tutto questo è fatica, fatica per i laici, fatica per i preti, a volte si ha l’impressione di “stare den-tro un caos”. Ecco allora il significato di questo tempo - dono che la diocesi offre ai sacerdoti: le settimane teologiche-pastorali. Un tempo dove i sacerdoti - si guardano - si ascoltano - si parlano - si confrontano - si sostengono - si incorag-giano - si stimano con un proposito nel cuore: “... oltre il caos... verso il mare dell’armonia...”. Così dal 5 al 10 febbraio, 24 sacerdoti si sono trovati presso l’Eremo di Bienno per iniziare l’avventura ... verso il mare dell’armonia. Santi? No. Migliori? No. Fortunati? No. Semplicemente uomini, con nel cuore la passione di crescere insieme per il bene della Chiesa bresciana. Con il Vicario episcopale don Aldo e il vescovo Mons. Carlo Ghidelli, ecco i loro nomi: Enrico – Alessandro – Lio-nello – Franco – Battista - Gigi - Marco - Giovanni - Mario - Francesco - Mario - Severo - Luigi - Lucio - Flavio - Paolo -

Adriano - Gabriele - Roberto - Raimondo - Giuseppe - Guido - Giovanni. Il navigatore satellitare è stato il libro de-gli Atti degli Apostoli. Mons. Carlo ci ha impostato la rotta: i veri protagonisti della comunità cristiana sono lo Spirito Santo – la Parola – la Fede. Più noi siamo strumenti deboli, piccoli, più agiranno meglio i protagonisti. Così è accaduto a Pietro e agli Apostoli dopo la Pentecoste, lo Spirito Santo viene, scende, riempie, insegna. Gli Apostoli, la prima Comunità, si pone al servizio: nasce il cammino della Pa-rola che si può riassumere così: la Parola viene detta, annunciata, servita, testimo-niata, insegnata, glorificata. E’ la diaconia della Parola! Altre indicazioni dagli Atti degli Apostoli ci sono donate:

“... OLTRE IL CAOS... VERSO IL MARE DELL’ARMONIA... ”

Dall’Eremo

Settimane Pastorali 2012. Il vescovo Mons. Carlo Ghidelli e il Vicario episcopale don Aldo Delaidelli

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Dall’Eremo 26

• La capacità di una comunità di interpre-tare le orme di Dio dentro la storia.

• Questa capacità nasce dall’essere col-mati dallo Spirito Santo.

• La salvezza nasce dall’incontro, o me-glio, dall’incrocio di due “voci”: la voce dell’uomo che invoca Dio e la voce di Dio che chiama.

• L’unità dentro la comunità si fa nell’ar-monia delle cose diverse: una comunità è chiamata a rispettare e a favorire ogni specificità quando questa viene vissuta per il bene comune.

Su queste indicazioni il gruppo degli avventurieri si è incamminato, con nel cuore, non la paura del nuovo, ma con il desiderio di mettere la Parola di Dio dentro la vita concreta dell’oggi della Chiesa bresciana, impegnata nel cam-mino delle Unità Pastorali, nello stile sinodale.

Dai lavori di gruppo sono emerse al-cune indicazioni:

• Fidarci di più dello Spirito che guida tutto il popolo di Dio, clero e laici.

• Questo fidarci dello Spirito fa nascere comunione e capacità di servizio.

• E’ necessaria, da parte di tutti, umiltà e reciprocità per sentirsi parte viva di una comunità.

• Accompagnare il Vangelo dentro il cuore dell’uomo, per creare una menta-

lità credente (adesione a Gesù ed essere suoi discepoli).

• Attenzione alla storia concreta come luogo della Rivelazione di Dio.

• E’ necessario che la Chiesa viva il cam-biamento nella fedeltà a Dio, ma anche nell’attenzione all’uomo concreto.

• Non è stata tenuta nascosta una diffi-coltà: i preti fanno fatica a confrontarsi, sono tentati maggiormente dalla “indi-vidualità”.

• Dalla fatica del confronto nasce la fa-tica alla verifica. Si verifica poco ciò che facciamo e questo non aiuta scelte nuove e coraggiose.

• Passare dal “correre dietro alle urgenze, al coraggio della profezia”. Anticipare le urgenze significa saper leggere con cuore profetico la storia, i segni dei tempi.

• Importanza dell’autoformazione, della formazione permanente. Le proposte non mancano, ma manca la sensibilità alla formazione da parte dei sacerdoti.

“... oltre il caos... verso il mare dell’ar-monia...”. L’augurio di questo gruppo di sacerdoti è: “...non fermiamoci al caos superficiale, prendiamo il largo per navigare dentro la storia, nello stile dell’armonia con Dio e nell’ar-monia con ogni uomo...”.

LAMBERTI DON GIOVANNI

Settimane Pastorali 2012. I sacedoti partecipanti

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Tra i chiostri, nelle Chiese, nelle sale dell’Eremo risuona periodicamente quell’arte “familiare al Logos”, secondo le Parole del Papa Benedetto XVI, che è insieme cultura e spiritualità, ma che è an-che educazione e promozione soprattutto dei talenti giovanili e dei molti gruppi co-rali che con passione sorgono numerosi nell’intera regione. Riprendendo la tra-dizione, interrotta per qualche tempo, da alcuni anni l’Eremo promuove una serie di iniziative musicali, diverse tra loro. Al-cune tendono a presentare il legame tra la musica e la spiritualità, tra l’arte dei suoni e la fede, altre, senza mancare della pretesa professionalità, sono tese a portare nella liturgia, suo luogo nativo, la musica colta, convinti che la liturgia stessa sia, anche, una forma di arte. Ricordiamo le rassegne “Cielinterra” e “Musical.. mente” che si realizzano rispettivamente in autunno e primavera estate, la collaborazione con l’Associazione Frau Musica e con molti nuovi talenti. Giovani musicisti camuni

e dell’intera regione Lombardia hanno la possibilità di esibirsi utilizzando sia gli strumenti musicali dell’Eremo (piano-forte a coda e il prestigioso organo a cas-sapanca), che gli ambienti dell’Eremo (tre sale, la Chiesa, i Chiostri). La proposta di musica nella liturgia si protrae per l’intero anno. Cori all’Eremo favorisce la partecipazione di molti gruppi vocali, ai quali è riservato ampio spazio nella Celebrazione domenicale dell’Eremo, nonché - al termine, e fuori della Chiesa - l’esibizione anche dell’eventuale reperto-rio profano. Con la proposta denominata, con le parole che Johann Sebastian Bach poneva al termine dei suoi manoscritti, “Soli Deo Gloria”, si permette a musicisti e cantanti solisti di intervenire con molti brani all’interno della Liturgia, unendo la loro professionalità al contesto celebrativo. Mai è trascurato il canto dell’assemblea che viene, invece, valorizzato dall’alter-narsi e accompagnarsi a quello dei cori e dei musicisti.

VOX EREMI:LA MUSICA ALL'EREMO

Dall’Eremo

CORI ALL'EREMO La santa Messa con il canto del Coro e dell’Assemblea

Nella liturgia il canto ha enorme importanza. Già il fatto di cantare stacca l’azione liturgica dalla banalità del quotidiano e ne esprime una dimensione essenziale di lode gioiosa, di adorazione intensa. È preziosissima, per guidare i canti, una schola cantorum. L’unica avvertenza è che la schola non sostituisca l’assemblea ma la sostenga e la stimoli. Se la schola sostiene l’assemblea il risultato è che l’assemblea comprende e celebra meglio il mistero del Signore e questo è l’unico obiettivo che ci dobbiamo proporre. (Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, Lettera pastorale per l’anno 2009 - 2010, Un solo pane, un unico corpo, 24).Domenica 1° aprile, ore 17: Coro a voci bianche “Canta la gioia” di Berzo InferioreDomenica 22 aprile, ore 17: Coro di voci femminili “Borno d’in canto”Domenica 13 maggio, ore 17: Coro “L’Eco della Concarena”, di LozioDomenica 3 giugno, ore 17: Coro “San Martino”, di Astrio Domenica 17 giugno, ore 17: Coro ANA, di VallecamonicaGiovedì 28 giugno, ore 20.30: Veglia dei Santi Pietro e Paolo, Coro “La Mirabella” di Paderno Franciacorta

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STIAMO VIVENDO UN ANNO SPECIALE, CHE È INIZIATO NELLA DOMENICA DELLE PALME 2011 E SI CHIUDERÀ L’11 AGOSTO DI QUESTO ANNO 2012: SI RICORDANO GLI 800 ANNI DELLA CONSACRAZIONE DI SANTA CHIARA E QUINDI ANCHE L’VIII CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DEL NOSTRO ORDINE.

Dal Monastero

Che cosa è successo, ottocento anni fa, di così tanto importante da essere ricordato ancora oggi? È successo che una nobile e ricca ragazza di Assisi, di nome Chiara, di 18 anni, una notte, la notte seguente la Domenica delle Palme dell’anno 1211, è fuggita dalla sua casa... Perché Chiara d’Assisi è fuggita dalla sua casa? Perché desiderava appartenere solo a Cristo - il Figlio di Dio, che da ricco che era si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà (cfr. 2Cor. 8, 9) - e per-ché era attratta dall’ideale evangelico di san Francesco d’Assisi, che da due anni aveva ottenuto dal Papa l’approvazione della sua Regola. Frate Francesco – in-sieme ai suoi primi Frati Minori - viveva in povertà e letizia, in preghiera e peni-tenza, lavorando con le proprie mani e annunciando il Regno di Dio, sull’esem-pio degli Apostoli, come è scritto nel Vangelo. Chiara era attratta da questa nuova Forma di vita, approvata dalla Chiesa. Abitava vicino alla cattedrale di san Rufino, partecipava alle celebra-zioni, ascoltava la Parola di Dio, che era diventata la sua luce e la sua guida, anche attraverso l’esempio e gli insegnamenti di Frate Francesco e dei suoi Frati: que-sti vivevano presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, detta “Porziuncola”. Chiara viveva nel palazzo di famiglia, condivideva segretamente il suo cibo con i poveri, sull’esempio di sua madre, una donna molto attiva e intraprendente, che aveva già partecipato a vari pellegrinaggi,

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29 Dal Monastero

anche in Terra Santa. È successo che nella notte della Domenica delle Palme... Chiara è fuggita... Con il ramoscello d’ulivo be-nedetto, ricevuto dalle mani del Vescovo Guido, quale segno della sua paterna be-nedizione, Chiara nella notte ha attuato la desiderata fuga… Si è recata alla chiesetta della Porziuncola, ove ad attenderla erano san Francesco e i suoi Frati, in preghiera all’Altare della Vergine. Qui, sull’esempio di Maria, la Vergine dell’Annunciazione, ha detto il suo sì, il suo: “Eccomi, Si-gnore”; si è consegnata a Dio per sempre. Deposti i suoi ornamenti, si è rivestita di un semplice saio francescano e col taglio dei capelli ha rinunciato per sempre ad ogni vanità. Chiara ha vissuto questo Rito di Consacrazione religiosa e di totale affi-damento a Dio e alla Chiesa con la lucida consapevolezza della lotta che avrebbe dovuto sostenere il giorno dopo, quando sarebbe stata scoperta non solo la sua fuga, ma anche il suo umiliante abbassamento di stato sociale: dai Maiores era passata ai Minores, da nobile si era fatta povera. Chiara era pronta a vivere con Gesù la sua ... Settimana Santa. E così è stato... Con Cristo ha sofferto, con fede ha per-severato… “Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai”, ha scritto alcuni anni dopo alla principessa Agnese di Praga. Infatti, dopo la Pasqua, è stata raggiunta da sua sorella e poi da altre giovani di Assisi, Perugia e dintorni... Guidate dall’ardente desiderio di seguire le orme di Gesù, povero e umile, crocifisso e risorto, Chiara e le Sorelle hanno preso dimora presso la chiesetta di san Damiano, restaurata proprio per loro da Frate Francesco e dai suoi Frati, con la benedizione del Vescovo di Assisi. La Fra-ternità delle Sorelle Povere qui è cresciuta nel ritiro contemplativo: nella lode a Dio e nella letizia francescana, nella preghiera e nel silenzio, nella povertà, nel lavoro e nel servizio reciproco.

*** *** ***

Dal piccolo “sì” della Consacrazione di santa Chiara è germogliato anche il sì di tutte noi. Ecco perché celebriamo anche l’VIII Centenario della Fondazione del nostro Ordine. Dal piccolo “sì” della Con-sacrazione di santa Chiara è nata anche la nostra risposta al Signore, che ancora oggi chiama … a seguirlo più da vicino.

SORELLE CLARISSE

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PICCOLA RIFLESSIONE PER LE CONSACRATE DELL’UNITÀ PASTORALE DELLA VALGRIGNA, CON I SACERDOTI - MONASTERO DI SANTA CHIARA - 8 DICEMBRE 2011

Dalla Valle

Nella solennità dell’Immacolata, don Aldo Mariotti ha invitato le Suore dell’Unità Pastorale della Valgrigna per un momento di preghiera e di fraternità al monastero e all’Eremo, riportiamo alcuni stralci della riflessione di don Roberto Domenighini, direttore dell’Eremo.

Don Aldo ha avuto una bella idea: il sem-plice trovarsi tra persone consacrate è un valore. Trovarsi a pregare lo è ancor di più. Non ci lasciamo ingannare dall’attesa di immediate ricadute pratiche … no. Il puro essere qui ha valore davanti a Dio e converte i nostri cuori. Abbiamo ritagliato, in questa sera mariana, un po’ di Tabor… Oggi abbiamo ascoltato nella prima lettura della Messa dell’Immaco-lata l’annuncio solenne del progetto di Dio sull’uomo: Benedetto Dio, Padre del Signore no-stro Gesù Cristo, che (…) in Cristo ci ha scelti (…) per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità. È una Parola che conosciamo perché il Cantico con cui inizia la lettera agli Efesini è pregato di frequente nel Ve-spro. Scelti in Cristo per essere santi e Immacolati di fronte a Lui nella carità. Riguarda ogni uomo: è la vocazione uni-versale alla santità. Però riguarda di più noi - monache, suore e preti - chiamati a essere segno di questo progetto che Dio ha su tutti.Maria è il prototipo realizzato della San-tità.

Noi? Anzitutto dovremmo chiederci se ogni giorno ci ricordiamo di essere scelti in Cristo… Noi non lavoriamo per una multinazio-nale… o - peggio - non lavoriamo per noi stessi … siamo di Cristo. Il nostro primo compito è stare di fronte a Dio santi e im-macolati nella carità: è chiaro che questo stile di vita parte dalla preghiera, ma non si esaurisce nella preghiera… la preghiera diventa propulsiva per lavorare sodo per il Signore. La pigrizia non fa parte della nostra scelta di vita! Quindi la finalità dell’esistenza umana è essere santi e immacolati nella carità di fonte a Dio. Santi, cioè gente di Dio: la nostra vita deve parlare di Dio. Non tanto con le prediche… piuttosto con la testimonianza in due aspetti, l’abbon-danza della preghiera e il non pensare a noi stessi, cioè quel disinteresse sincero che è offerta della propria vita; aiutan-doci anche nelle nostre case dalle quali dovremmo bandire ogni forma di lamento, dai più banali (che ci squalificano) ad esempio sul cibo, a quelli che sono pec-cato, come le lotte interne.Immacolati: la Madonna è preservata ma noi siamo perdonati. Il risultato è lo stesso. Proprio oggi pome-riggio il Papa a Roma, in piazza di Spagna Omaggiando la Madonna ha affermato: “L’unica insidia di cui la Chiesa deve aver timore è il peccato dei suoi membri”. Ancor più del peccato dei consacrati: il Si-

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31 Dalla Valle

gnore, nella lettera agli ebrei ci chiede: se noi abbiamo resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato. Nella Carità: la carità ha tanti aspetti. Ma c’è una carità da avere tra di noi, ed è quella di sostenerci a vicenda, di stimarci, di invitarci, come don Aldo ha fatto sta-sera… abbiamo bisogno di volerci bene tra di noi, di poter contare gli uni sugli

altri, di poter aprire le porte e di trovare porte aperte.Un ultimo cenno: di fronte a Lui: ecco siamo qui insieme di fronte a Dio. Ripeto il valore di questo essere qui insieme, congregazioni diverse e sacerdoti… da soli è più difficile stare di fronte a Lui. Aiutiamoci!

* * *

MUSICALMENTE E CONCERTI SPECIALI Concerti al monastero per l’VIII centenario della consacrazione di santa Chiara

Sabato 28 aprile, ore 20.30: Marco Pennacchio, violoncello: le sonate di Johann Sebastian BachSabato 5 maggio, ore 20.30: Rassegna Musicalmente: Quartetto “Sinfonia”: Pierandrea Bonfadini, Andrea Maf-folini, Francesca Moreschi e Giulio Richini Venerdì 11 maggio, ore 20.30: Rassegna Musicalmente: Matteo Vitali, chitarra solista Domenica 17 giugno, ore 20.30: Giovani di Berzo: “Occhi al Cielo”, la vita del Beato Innocenzo, in forma di concerto. Concerto straordinario, in onore dell’Istituto di Spiritualità della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, durante il convegno residenziale all’Eremo Mercoledì 11 luglio, ore 21: Rassegna Musicalmente: Francesca Olga Cocchi, pianoforte; Musiche di Fryderyk Franciszek Chopin e Johann Sebastian Bach

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CRUCIFIXUS E SANTA CRUS: LA PASSIONE DI CRISTO E LA PASSIONE DEGLI UOMINI

Dalla Valle

Ha toccato direttamente una quindicina di paesi della Valcamonica, spaziando per tutto il mese di aprile da Pisogne a Edolo e chiamando in causa parrocchie ed associazioni con intenti e finalità di-verse. Eppure il filo conduttore resta quello di sempre: rievocare e rinarrare la Passione di Cristo passando attraverso “la passione” degli uomini. Il Festival di Primavera, più noto come “Crucifixus”, può contare su una rete di collaboratori e sostenitori pubblici e privati lungo tutta la vallata dell’Oglio, senza dimenticare che anche la Città da qualche anno a questa parte non lesina impegno e presenza. Al di là del contenuto e del messaggio, che rappresentano il nucleo centrale del Fe-stival e che sono in grado di richiamare e di far riflettere credenti e persone in ricerca, non va trascurato l’apporto che le rappresentazioni danno in ordine alla conoscenza e alla valorizzazione di luo-ghi e ambienti, spesso sacri ma non solo. La Passione di Cristo e la “passione degli uomini”, infatti, possono essere raccon-tati sotto le volte di una chiesa ma anche all’interno di uno stabilimento o in altri luoghi dove si svolge la vita quotidiana. Non è un aspetto da trascurare, visto che spesso riempire le chiese diventa sempre più difficile. E’ bene che ogni tanto la “buona novella” di un Dio che ci ama si ponga essa stessa sulle tracce degli uo-mini e delle donne del nostro tempo.Contemporaneamente all’ombra della Concarena sono giorni di lavoro frene-

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33 Dalla Valle

tico, di rifinitura degli ambienti, di adat-tamento dei costumi, di prove generali in vista dei due appuntamenti della “Santa Crus” del 20 e 26 maggio 2012. Come si sa, il decennale della rappresentazione vivente della Via Crucis di Cerveno è uno di quegli appuntamenti che restano scritti nelle cronache durature del paese, anzitutto, ma anche della Valle Camonica e della provincia bresciana. E’ stato così nelle edizioni precedenti e, molto proba-bilmente, sarà così anche questa volta. In questi giorni si sta lavorando per addob-bare il paese e per allestire il percorso che dal centro storico porterà in aperta cam-pagna, fino al punto prescelto per la scena della Crocifissione. E’ tutta la comunità che, ai vari livelli, sta dando una mano: c’è chi taglia e cuce gli ultimi dettagli dei vestiti degli oltre cento personaggi, chi taglia rami d’abete desti-nati a cambiare il volto del paese, chi si preoccupa dell’accoglienza dei visitatori e via dicendo. Non mancano i momenti di

preghiera e di riflessione sull’argomento. Il municipio e la parrocchia sono diventati il quartier generale della complessa mac-china organizzativa. L’accoglienza di al-cune decine di migliaia di visitatori (se la partecipazione confermerà le cifre delle ultime precedenti edizioni) non è cosa di poco conto. Tutto dev’esser studiato e organizzato al meglio, nel rispetto di un evento che dovrebbe essere un armonico intreccio di arte, storia, cultura, tradizione, folclore, devozione e religiosità. E’ bene ricordare che la Santa Crus è anzitutto memoria e rappresentazione vivente del dramma del Calvario che a Cerveno trova un plastico e affascinante riscontro nelle “cappelle” delle stazioni della Via Crucis arricchite dalle statue di Beniamino Si-moni di Saviore e dei Fantoni di Rovetta. La Santa Crus non sarebbe se stessa se volesse prescindere dal Santuario delle Cappelle.

GIAN MARIO MARTINAZZOLI

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VALGRIGNA: UNITA’ PASTORALE ERIGENDA

L'intervista

La Valgrigna comprende i Comuni di Prestine, Bienno, Berzo Inferiore, Esine e la frazione di Plemo; quattro munici-palità, con 10.500 anime. Per una volta però non ci interessano i diversi e pur importanti aspetti politici, sociologici, ecologici. Vogliamo provare a capire la singolare esperienza ecclesiale che l’in-sieme delle parrocchie tenta in ordine all’erigenda Unità Pastorale. Lo fac-ciamo con l’aiuto di don Aldo Mariotti, un tempo solo parroco di Bienno, poi di Bienno e Prestine, quindi vicario zonale e da ultimo massimo responsabile coi 5+2 sacerdoti che si alternano, si incrociano, s’intersecano (senza mai accavallarsi) nel coltivare questa porzione della vigna del Signore. A fianco di don Aldo i collabo-ratori: don Pietro Parzani, (curato), don Giacomo Ercoli (ex cappellano all’ospe-dale di Esine), don Giuseppe Gallina, don Arturo Pelamatti (nuovo cappellano), don Mario Marioli e don Francesco Nodari. Chiediamo al nostro interlocutore il per-ché della particolare insistenza sull’agget-tivo “erigenda”, quando tratta dell’Unità Pastorale. E’ d’obbligo la prudenza, anche perché si tratta di “qualcosa” di cui è stata “progettata” la costruzione e non decre-tata la fondazione. Ancor troppo presto dunque per farla passare come una realtà ormai consolidata. Potrebbe anche, in al-tri termini, esser definita una scommessa scattata soltanto a settembre. Subito però l’affacciarsi di un pericolo da tenere pre-sente: occorre fare molta attenzione per-

ché non vengano meno i contatti personali tra fedele e sacerdote, per esempio così ne-cessari particolarmente tra i parrocchiani più anziani, abituati in passato ad avere un punto preciso di riferimento nel proprio prete. Don Mariotti ci mostra un contri-buto scritto di un uomo del suo gregge; lo scritto titola: “L’Unità Parrocchiale…fa la forza”. Si tratta di una sorta di let-tera spedita idealmente a tutti i membri della comunità ecclesiale: “Caro fratello, hai visto cosa è successo? Si parlava di carenza di sacerdoti ed all’improvviso… eccoli moltiplicati nell’Unità Pastorale! Hai visto quanta ricchezza ci è piovuta dal cielo? Ora Cristo ci parla attraverso più Pastori, con molteplici modalità e sensibi-

Don Aldo Mariotti

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35 Intervista

lità, come se avesse coordinato meglio le membra del suo corpo”. La missiva prose-gue poi giungendo a constatare con gioia “…Il nostro campanile si è allargato”. Ed ancora: “Hai visto fratello come la no-stra Chiesa è in movimento ed attenta a noi? Lo scritto conclude: “Beato è quel gregge in cui il Pastore ‘si fa in quattro’ per mantenere unite e ben servite le sue amate pecorelle”. Don Aldo si avvia alla conclusione: gli impegni anche oggi sono tanti e gli vorti-cano intorno in certi momenti togliendogli il respiro, non però entusiasmo, costanza, pazienza, carità: “La nostra diocesi va verso la celebrazione del sinodo, una svolta epocale per tutta la Chiesa che

sta in Brescia. Un evento per cui bisogna pregare, invocando discernimento e pro-poste”. In concreto si tratta per la Chiesa di “abi-tare” in modo diverso il territorio, tenendo conto dei mutamenti in atto, della mag-giore facilità degli spostamenti come pure delle domande diversificate rivolte oggi a chi è in cura d’anime. Con le Unità Pastorali si vuole non solo rispondere al problema della sempre più evidente diminuzione del clero, ma so-prattutto superare l’incapacità di tante parrocchie di attuare da sole la loro pro-posta pastorale.

ERMETE GIORGI

SOLI DEO GLORIA

La santa Messa con il suono degli strumenti musicali, le voci soliste e sempre il canto dell’Assemblea

La Fede è amore e perciò crea poesia e crea musica. La Fede è gioia e perciò crea bellezza. Le Cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita, dove ci sentiamo a casa: incontriamo Dio e ci incontriamo con gli altri. Neanche la grande Musica – il Gregoriano, Bach, o Mozart – è cosa del passato, ma vive della vitalità della liturgia e della nostra fede. Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa “passato”, ma rimane viva e presente. E se la fede è viva, anche oggi possiamo rispondere all’imperativo che si ripete sempre nei salmi: “Cantate al Signore un canto nuovo”. (Benedetto XVI, 21 maggio 2008) Domenica 15 aprile, ore 17: Elisa Fanchini, organo dell’Eremo; Enrico Gaia, oboeDomenica 20 maggio, ore 17: Lorena Avanzini, sopranoDomenica 27 maggio, ore 17: Melania Ferrari, all’organo dell’Eremo; Andrea Poetini, violino, Marco Pennacchio, violoncelloDomenica 1° Luglio, ore 17: Marco Giorgi, tromba Soli Deo Gloria (Solo a Dio la gloria) sono le parole con le quali Johan Sebastian Bach vergava i suoi mano-scritti.

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LA MIA ESPERIENZA DI RESPONSABILE SOCIALE E DIRIGENTE, COME È CAMBIATA DALL'APPARTENENZA A CRISTO E ALLA CHIESA - 17 MARZO 2012 GIANCARLO CESANA ALL'UCID

Gruppi

Un incontro del’UCID particolarmente inte-ressante e seguito con molta attenzione dai numerosissimi partecipanti. Il presidente dell’UCID Valle Camonica Enrico Chini ha così presentato l’illustre “testimone”.

Incontrare oggi Giancarlo Cesana ci dà l'opportunità di partecipare ad un evento diverso. Non ho pensato a questo incon-tro come a una relazione, se mai come a una testimonianza. Il tema trattato è molto affine a noi "Ucidini", perché, come ben spiegato anche nel nostro statuto e nel no-stro atto costitutivo, l’Associazione nasce per aiutarci a vivere le nostre imprese e professioni illuminati da una “Presenza”. Giancarlo Cesana ci offe la sua testimo-nianza di professore, medico, dirigente, professionista e leader, guida. Nella luce del Carisma di Don Luigi Giussani, di cui nel settimo anniversario della morte, è stata presentata la domanda per l'apertura della

causa di beatificazione, Giancarlo Cesana è stato ed è guida di centinaia di migliaia di giovani, donne e professionisti che chia-ramente percepiscono la “ragionevolezza” e la “convenienza” di vivere la propria esperienza lavorativa e familiare, cambiati dall’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Ciò, come vediamo bene anche in UCID, è reso possibile dal permanere e crescere di un'amicizia in cui è chiaramente sperimen-tabile una straordinaria possibilità: incon-trare anche nella quotidianità la travolgente bellezza della Verità.

ENRICO CHINI

I presenti all'incontro del gruppo UCID

Giancarlo Cesana porta ai componenti dell'UCID la sua testimonianza

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BORNO 500 ANNI FA

Storia

In una “Descriptione di tutte le terre bres-sane” compilata nel 1493, il comune di Borno compare censito con 1800 citta-dini, risultando così il paese (con le sue belle contrade al piano e in monte) più popoloso della Valle Camonica, all’epoca abitata nel complesso da poco più di 24.000 anime. Borno vantava un’ossatura economica di tutto rispetto, poggiante sull’agricol-tura (con produzione di frumento, segale, scandella e vino), sul massiccio alleva-mento di bestie bovine da latte reso pos-sibile dall’abbondante fienagione e dalla monticazione di fertili alpeggi, sullo sfruttamento di un ricco mantello di bo-schi in grado di somministrare forti quan-titativi di pregiato legname da carpenteria e di ceduo per la confezione di carboni smerciati ai conduttori del forno fusorio del Dezzo, su un discreto patrimonio di opifici dediti alla manifattura di utensili di ferro e di tessuti. Nonostante fosse solo settimo nella graduatoria dei comuni valligiani per estensione territoriale glo-bale, Borno era nettamente il primo per superficie coltivata (suddivisa nelle due specifiche tipologie qualitative di terreni domestici e semi domestici, con esclu-sione dal conteggio dei prati più magri chiamati selvatici). Le rilevazioni che si hanno a disposizione per fine Quattrocento mostrano un borgo vivace e ben strutturato. Una statistica del 1476 evidenzia la presenza di 330 teste (uomini abili, in età lavorativa), 120 case,

6 fucine munite di maglio per la lavora-zione dei metalli ferrosi, 19 mulini, 2 folli per la battitura del panno, 2 segherie, 712 tra vacche e buoi, 1652 tra pecore e capre, 20 asini; altra indagine, condotta a termine nel 1492, assegna alle selve bornesi una resa tra le più elevate della Valle e indica valori d’estimo apprezzabili per fucine, folli, segherie e osterie.La disponibilità di una platea demografica superiore alla media, l’equilibrata tonicità della situazione economica e la funzione di terra di passo per la Val di Scalve ren-devano Borno un centro di acclarata ri-levanza, tanto da venire premiato con un concreto riconoscimento politico, essendo divenuto - in unione con la lontana comu-nità di Dalegno - sede di uno dei distretti amministrativi valligiani. L’ordinamento giurisdizionale in vigore durante la lunga età veneta (dal 1428 al 1797) vedeva rita-gliato il territorio camuno in sei circoscri-zioni chiamate pievatici: Rogno, Cividate, Cemmo e Edolo (le quattro pievi risalenti all’alto medioevo), Dalegno/Borno (creata a tavolino in ossequio ai rispettivi peso demografico e collocazione strategica) e la famiglia Federici (predominante casata di ascendenza feudale, titolare di potere signorile prima della conquista vene-ziana). Ciascuna di queste entità aveva diritto a nominare propri delegati in seno alle magistrature della Comunità di Valle in Breno e concorreva al funzionamento dello stato attraverso il versamento delle imposte.

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L’amministrazione del comune di Borno, custode di un vasto compendio di beni pubblici tutelati attraverso un prudente e ben regolamentato utilizzo, era esclu-sivamente nelle mani degli “antichi ori-ginari”, riconducibili a otto stipiti iniziali -Banzolini, Banzoni, Borre, Mandoli, Montanari, Rigali, Rovetti e Viole for-mati da quei “vicini et consortes” che nel medioevo avevano dato vita al villaggio e da cui discendevano tutte le famiglie au-toctone che si erano lentamente evolute e separate tra loro con il passare dei secoli. Il governo della consolidata ed efficiente istituzione vicinale era affidato a varie figure di designazione annuale (consoli, sindaci e ragionati) che nel corpus giuri-dico degli statuti rurali, risalenti al 1446, trovavano le ragioni di ispirazione e le fonti normative. La presenza di un gran numero di coltivatori diretti, la robustezza di una compagine ecclesiale dotata di con-

sistente sostanza immobiliare, il radica-mento di attività artigiane e commerciali aveva reso possibile il modellarsi di una società operosa, articolata e culturalmente rigogliosa.Nutrito e prestigioso era il collegio dei notai, animato da una quindicina di sog-getti preparati che, accanto alle mansioni di natura professionale (redazione di te-stamenti e di atti di compravendita, affit-tanza e mutuo), svolgevano le importanti funzioni pubbliche di cancellieri e di ra-gionati della comunità (con l’incarico di scrivere le deliberazioni, tenere in ordine i registri della contabilità civica, calcolare e suddividere i carichi fiscali), nonché di maestri di scuola, in un’epoca in cui il servizio educativo primario faceva capo all’organizzazione locale. Al soggiorno nel borgo nativo alternavano periodi di domicilio più o meno stabile presso reca-piti di fondovalle, per intercettare una più

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ampia clientela e per garantirsi migliori sistemazioni lavorative. Esponente di punta fu il notaio Clemente Camozzi del fu Bertolino, segnalato rogare tra il 1486 ed il 1537. Tra il 1486 e il 1488 risiedette a Edolo; negli anni 1504 e 1513 ricopriva il mandato di estimatore della Comunità di Valle, mentre nel 1515 era console del comune. Insieme - spesso - al collega Giacomo Filippo Lazzaroni, fu energico nel difendere gli interessi bornesi nelle rancide, secolari questioni con la Val di Scalve per il possesso delle malghe del Negrino, destinate a risolversi nel 1524 con una grave amputazione territoriale per Borno poiché il governo veneziano stabilirà “che detti luoghi siano delli” scalvini (e la perdita definitiva di questi grassi pascoli rappresenterà per la comu-nità un vero e proprio trauma sociale, ar-recherà un generalizzato impoverimento all’economia del paese e spingerà in alto l’emigrazione, tanto che tra la fine del Cinquecento e gli inizi del XVII secolo si costituirà a Venezia una stabile e nutrita colonia di bornesi, fabbricanti di specchi e di cappelli): nel 1516 un drappello di bergamaschi “assaltorno suso in lo lago da Iseo” i due distinti professionisti “et li feriteno nela nave e li tolseno li instro-menti et altre scripture de quelli da Borno pertinente ala lite contra essi da Scalvo”. Il notaio Lazzaroni, figlio del medico Gio-vanni (viv. 1477, già † 1492), di famiglia oriunda del Dezzo venuta a Borno tra Tre e Quattrocento, nacque intorno al 1470 e fu attivo fino al 1526 (nel 1519 fu sin-daco del paese), risultando già defunto nel 1537; suo fratello fu il farmacista Otta-viano (viv. 1492-1550), emigrato a Lovere e poi a Bienno, mentre fu suo parente il gentiluomo Giulio Lazzaroni (viv. 1503-1519), ragionato di Valle (1503, 1506), consigliere “de secreto” (1504, 1507),

deputato “ad inquisitionem heretici”, componente della ristretta scorta d’onore predisposta dalla Comunità valligiana nel 1516 per accompagnare fino a Edolo l’im-peratore Massimiliano I di passaggio nel suo viaggio verso la Germania. La ma-dre del notaio Lazzaroni, la nobildonna Sapia Boni di Brescia, nel 1492 era stata costretta a vendere all’avvocato Giovan Giacomo Magnoli una proprietà in Borno onde ricavare denari da adoperare a fa-vore dei figli, per dare loro da mangiare, in vestirli e “in mercedibus grammatica-libus”.Un ruolo di rilievo ebbe il notaio Nicolao de Montanari († 1523 c.), figlio del notaio Bettino fu Celerio († 1480 c.), attivo dal 1508 al 1522, che fu grammatico e scri-vano presso la nobile famiglia Federici di Erbanno e (come già il padre) professore di grammatica alla “schola” di Lovere: nel 1529 vivevano la vedova Ginevra Caruli di Cignano e i figli Bettino e Giovan Gi-rolamo, quest'ultimo ancora minorenne. Fratello del notaio Nicolao Montanari fu il notaio Andrea, rettore delle scuole a Lovere nel 1502: due loro zii paterni, i sacerdoti don Giovanni (viv. 1480) e don Giacomino (viv. 1484), erano stati ret-tori della chiesa loverese di San Giorgio. Alla famiglia appartennero altri tre notai: Giovanni Giovita Montanari Fostinoni (viv. 1484-1514, già † 1525), figlio del notaio Faustino († 1487 c.) fu Petercino Curti, abitante a Darfo e a Edolo; Pietro fu Maffeo Montanari de Gesis, residente a Rogno tra il 1490 e il 1510; Giovanni Ni-colò Montanari, a Tirano nel 1505. Operò (tra il 1463 e il 1526) in Borno, dove la famiglia - proveniente da Gandino - aveva preso stabile dimora da due generazioni, il notaio Matteo Cirambelli Morandi, figlio del notaio Pietro. Attivo anche il notaio Martino del fu Martino Rigoleti de Ol-

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zelli, per qualche tempo residente in Darfo (1496-1497) e poi “rector” delle scuole di Capo di Ponte (1498). Non più ricor-dato, perché probabilmente deceduto, era il notaio Francesco Banzolini, ricorrente in atti del 1489-1492. Della famiglia “de Rivadossa” furono il notaio Bitino del fu Giovanni, segnalato tra il 1499 e il 1517, abitante a Darfo, già defunto nel 1535, e il notaio Pietro (viv. 1503-1536), “estima-tor” (1503, 1504, 1506, 1507), ragionato (1505), soprastante ai bollatori (1508), consigliere “de secreto” (1509) e agente del convento francescano della Santissima Annunciata (1536). Ai Romellini appar-tenne il notaio Florino del fu Romelino Cossatine, rogante tra il 1492 e il 1517.Agli inizi del secolo si stava avviando alla professione notarile il giovane Giovan Marco Magnoli (viv. 1508-1542), figlio del giurisperito e sindaco di Valle Giovan Giacomo (viv. 1460-1498): già consigliere

di segreto (1508) e membro del consiglio generale valligiano (1509), dotato di “bo-nas litteras et bonam manum”, nonché di “bonae vocis, conditionis et famae et bonis moribus”, nel 1509 ottenne dal col-legio camuno l’abilitazione a trattare le cause civili. Giovan Marco verrà ricordato come uomo “prudenti, literato, innocenti, religioso” in una lettera dedicatoria scritta dal figlio Paolo († 1570 c.), medico, filo-sofo e filologo, cultore degli studi classici e autore di commentari alle opere degli antichi medici Ippocrate e Galeno. Da tempo assente dal luogo nativo di Borno era Pietro de Clarinis (1471-1522), notaio e “ludimagister” a Bedizzole; suo figlio don Giacomo Filippo (viv. 1503–1532) fu arciprete di Lonato ed esercitò pure l'arte del notariato; fratello del notaio Pietro fu don Girolamo († Roma 1495), dottore dei decreti, familiare del cardinale d'Aragona e pievano di Bedizzole. Altro

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notaio Clarini, di nome Bartolomeo (viv. 1480-1488), era stato maestro di scuola a Lovere e a Gavardo. Abitò e rogò per qualche tempo a Borno il notaio Antonio Codori (viv. 1502-1535, già † 1543), figlio del notaio Martino Brigoti di Ossimo.La personalità più autorevole della società bornese era il ricco proprietario terriero Betinone Camozzi. Componente delle commissioni incaricate di redigere gli estimi valligiani (1476, 1492), sindaco di Borno nel 1486, fu a lungo deputato, ragionato e consigliere di segreto della Comunità di Valle, svol-gendo per conto dell’organismo comu-nitario varie missioni a Brescia (1487, 1508) e in Val di Sole (1509). Nel mag-gio 1509 fece parte (con altri 17 camuni di alto rango) di una delegazione inviata in fretta nella pianura padana per rendere omaggio e presentare la dedizione della Valle al re di Francia Luigi XII che, con la vittoria nella battaglia di Agnadello, sulle rive dell’Adda, aveva da poco sfilato ai veneziani il controllo dei domini che questi avevano nella Lombardia orientale (tra cui, appunto, la Valle Camonica): la spedizione si svolse sotto la guida del giu-reconsulto Pietro Federici di Erbanno († 1532-1534), più volte deputato, avvocato e sindaco di Valle, proprietario di ingenti beni nella terra di Borno di cui divenne speciale patrocinatore nelle contese di confine con gli scalvini, ripagato nel 1515 con la concessione straordinaria dell’ag-gregazione alla vicinia. Ad inizio Cinquecento era ai suoi primi anni di impiego il figlio di Betinone Ca-mozzi, il notaio Giovanni Antonio, già ragionato nel 1504, che farà testamento nel 1544 lasciando la consorte Afra, i figli Bernardino e Giovan Francesco (invalido, essendo “surdum et mutum” dalla nascita), i nipoti Giovan Battista (designato erede

generale), Brigida, Camilla e Caterina. Già defunto nel 1519 risultava un fratello di Betinone, il dottore in medicina Sal-vetto, abbandonando i figli Giovan Pietro, Agostino e Giovan Girolamo.Sono emersi i nomi di una manciata di altri personaggi bornesi annoverati in que-sti anni nei quadri delle magistrature val-ligiane: Noe Armanni, estimatore (1505, 1506) e consigliere generale (1508); Giacomo Bertelli, consigliere generale (1502); un certo Bertollotto, promosso ministrale (messo e ufficiale giudiziario) nel 1502; Gaiono Bontempi, estimatore (1502); Maffeo Dabeni, consigliere di se-greto (1502), consigliere generale (1503, 1505, 1507, 1508) e soprastante ai bol-latori (1505); Graziolo Isonni, estimatore (1508, 1509); Maffeo Rivadossi, consi-gliere generale (1502, 1504, 1507, 1509), di segreto (1506) e soprastante ai bollatori (1502, 1507); Giovanni Antonio Magnoli, esattore (1509); Giovanni Antonio Violi, consigliere generale (1503, 1504).Sul fronte ecclesiale, la parrocchia dei Santi Giovanni Battista e Martino, al cui decoro concorreva la confraternita del Santissimo Sacramento fondata nel 1503, era affidata a don Gaspare Rivadossi di Borno che la governò (almeno) dal 1506 al 1541, tenendo per un certo tempo anche il beneficio di Villa di Lozio e la cappella-nia di Laveno di Lozio (1532), e che nel 1545 venne incriminato per pratiche di stregoneria. Altri titolari dei vari benefici bornesi (rior-ganizzati sulla scorta di bolla emessa nel 1456 dal papa Calisto III) furono in questi anni un don Andreolo e don Bartolomeo Crescini di Riva di Solto (quest’ultimo segnalato ancora nel 1532): unitamente al rappresentante comunale Betinone Ca-mozzi, nel 1502 incaricarono l’intaglia-tore e pittore veronese Francesco Giol-

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fino e l’intagliatore Girolamo da Serle di scolpire una grande ancona lignea (di cui non è rimasta traccia) animata da parec-chie statue (la Madonna con il Bambino, la Pietà e la Trinità, Angeli e i Santi Gio-vanni Battista, Martino, Stefano, Lorenzo, Fermo, Fiorino, Maria Maddalena, Co-sma, Vittore e Antonio). Don Crescini è forse lo stesso che nel 1493 stampò a Venezia una controversia letteraria stesa dal dotto camuno Giacomo Armanni contro l’umanista bresciano Gio-vanni Britannico. Saltuariamente faceva capolino il bornese don Giovanni Barberi, spesso alloggiato a Brescia, luogotenente nel 1493 dell'arciprete di Edolo don Pie-tro Ducco e parroco di Ossimo Superiore (1517-1519). Non si aveva più menzione, invece, del vecchio beneficiato del luogo (almeno dal 1456 al 1492), don Ermanno Montanari

Fostinoni di Borno, accusato nel 1499 di aver frequentato convegni diabolici al Tonale, al termine dei quali i partecipanti - dopo aver danzato un ballo chiamato “ri-goletto” - ricevevano da Lucifero la con-segna di operare “qualche male o amazar homeni o done o puti di qualunque sorte, o animali irrationali o stropiarli o far se-char arbori o tempestar o strigar et a tutti li dà polvere et onguenti a tal maleficio perfetti”. Da ricordare alcuni pii religiosi, vissuti in questi decenni: nel 1481 è professo nel monastero benedettino di San Faustino di Brescia un Aurelio da Borno; nel 1498 padre Gerolamo da Borno è lettore presso il convento francescano di San Pietro in Bienno; tra il 1502 e il 1526 sono citati in Lovere fra’ Giovan Francesco del fu Gio-van Pietro de Curti, del terz'ordine di San Francesco, e fra’ Pietro del fu Giovanni

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Curti; nel 1537 era frate da cinque anni un figlio del notaio Clemente Camozzi, forse identificabile con fra’ Davide Camozzi della congregazione fiesolana di San Gi-rolamo, professo nel 1559 in Santa Maria delle Grazie di Brescia.Agli inizi del Cinquecento la situazione generale dell’Italia settentrionale si pre-sentava piuttosto movimentata, con la messa in discussione del delicato equili-brio politico raggiunto faticosamente nel 1454 con la pace di Lodi, dopo decenni di aspri contrasti. Il mezzo secolo di sostanziale stabilità era tramontato con l’aprirsi di una fase di tragiche sofferenze e di pesanti incertezze cagionate dalle alterne vicende legate alle cosiddette guerre d’Italia, combattute so-prattutto tra la Francia e l’Impero con a fianco i rispettivi alleati. Ne soffrivano gli scambi commerciali e la libera circolazione delle persone, con ricadute negative sulla tenuta dell’intera cornice economica. E, a colmare la misura, da dietro l’angolo si affacciava un’altra mortale insidia, già sperimentata in passato: a partire dal gen-naio 1504 il capitano di Valle Camonica Giovan Francesco Cazzago e il vicario Giovan Pietro Peschiera emanarono se-veri provvedimenti tesi a scongiurare l’affermarsi della peste che si stava via via insinuando, con casi sempre più insi-stiti a Darfo, Esine, Berzo, Astrio, Breno, Sonico, Corteno, Stadolina. Nonostante la scrupolosa vigilanza (con il posizionamento di guardie e di muniti “restelli” lungo le principali vie di col-legamento) e le precauzioni tempestiva-mente adottate, in primavera si cominciò a temere la penetrazione nell’altipiano bornese dell’epidemia che aveva avvolto tenebrosamente le località confinanti di Erbanno, Cividate e Malegno.

Dopo le prime avvisaglie sospette manife-statesi ad inizio estate, che consigliarono l’immediata sospensione dei traffici e l’interdizione delle comunicazioni con il resto della vallata, nel mese di agosto si riscontrava “pestem vigentem” nelle terre di Borno e di Ossimo: il flagello proseguì il suo venefico lavoro fin verso la conclu-sione dell’anno. Nel frattempo, la comunità di Borno aveva stabilito di costruire un oratorio dedicato a San Rocco, l’invocato protettore per ec-cellenza contro i morbi contagiosi: il voto verrà adempiuto nel 1508 con la fabbrica di un piccolo sacello nell’ambito del cimi-tero, attorno alla parrocchiale. Al periodo compreso tra la seconda metà del Quattrocento e gli inizi del XVI secolo vengono fatti risalire gli affreschi votivi venuti alla luce all’interno della chiesa campestre di San Fiorino nel corso di una campagna di restauri attuata negli anni 1979-1980. Tra i dipinti spiccano un San Fiorino e -a fianco- una Madonna in trono, da considerarsi ex-voto della peste, che presentano la firma “Betinus de Rigoletis de Burno”, accompagnata dalla data 23 maggio 1504. Di questo artista nulla al momento è emerso dal punto di vista documentario, come poco si conosce del compaesano e collega “magister” Pietro Montanari († 1514-1515) del fu Damiolo, segnalato nel 1463 nel palazzo Federici di Edolo, traslocato in seguito in Valtellina dove, nella bella chiesa di San Giorgio di Gro-sio, nel 1485-1486 ha firmato un ciclo di affreschi costituito da una Crocifissione, una Madonna in trono, Santo Stefano, Santa Marta e un San Simonino: il figlio don Damiolo († Grosio 1549) fu rettore di Grosio (1535-1549).

OLIVIERO FRANZONI

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DON GIANNI ARRIGHETTI

Amici

Domenica 27 novembre 2012 è tornato alla Casa del Padre don Gianni Arrighetti, amico dell’Eremo. Nella casa di spiritua-lità della Valle don Gianni credeva molto, come luogo propulsivo della vita anche parrocchiale. Da uomo aperto alla Chiesa, invitava i suoi parrocchiani a partecipare alle iniziative dell’Eremo e Lui stesso li accompagnava per i diversi momenti formativi. È stato a lungo anche membro del gruppo di sacerdoti e laici che accom-pagnava il sorgere dell’Eremo. Aveva la profonda convinzione che la parrocchia e i gruppi nella parrocchia se si chiudono in se stessi non possono progredire e che l’autoreferenzialità è contraria allo spirito

ecclesiale. Era un uomo di vaste vedute, e trovava nell’Eremo il “punto in alto” per scrutare orizzonti nuovi e di ampio respiro.La fotografia che accompagna questo grato ricordo lo ritrae mentre parte-cipa alla benedizione della prima pietra dell’ultimo lotto dell’Eremo, siamo agli inizi degli anni ’80. È una testimonianza, insieme alle altre, della sua amicizia con l’Eremo.“Don Gianni è nato a Bossico, l’8 gen-naio 1942 da Domenico Arrighetti e Fe-licita Chiarelli in via G. Marconi, dove i genitori gestivano un piccolo negozio di generi alimentari. Era il secondogenito di

Don Gianni Arrighetti alla benedizione della prima pietra della nuova “ala C” dell’Eremo

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una famiglia molto numerosa (10 figli nati). (…) Anche se c’era il negozio la vita era condotta in povertà, l’essenziale non mancava, ma c’era solo quello. Nella famiglia si respirava una Fede convinta, sentita e vissuta che ha fatto nascere in Giovanni la vocazione al sacerdozio, an-che per la presenza di Padre Bentivoglio, Cappuccino, fratello del papà e del ricordo del fratino Francesco, Fra’ Paolo, che era andato in convento a Lovere a sette anni ed era morto (…) “in odore di santità, all’età di soli sedici anni”. Dopo la frequenza in paese della scuola elementare, a 11 anni, Giovanni è entrato nel Seminario Dioce-sano di Brescia per la formazione al Sacer-dozio” (…) Il Seminario lo ha “forgiato” al Sacerdozio, come Lui steso ha scritto nel suo testamento spirituale. Il 17 giugno 1967, finalmente, dopo 14 anni di studi intensi, Don Gianni, con un numeroso gruppo di compagni [fra i quali monsignor Aldo Delaidelli, direttore dell’Eremo per oltre vent’anni], viene consacrato sacer-dote nel Duomo di Brescia dal Vescovo Mons. Luigi Morstabilini”1.Fu curato a Malegno. Gianmario Martinaz-zoli testimonia che: “Durante gli anni del suo impegno pastorale a Malegno tenne un rapporto molto stretto con l’Eremo, che era in prima fila che era in prima fila nell’organizzazione di numerosi corsi di approfondimento biblico e di catechesi” 2. Fu poi curato a Salò e tornò in Valle come parroco prima di Demo e poi di Pisogne, dove ebbe come curato l’attuale direttore dell’Eremo, che don Gianni accompagnò nei primi passi del ministero e dal quale fu accompagnato nella malattia. Ogni anno

da Pisogne, con profonda convinzione, portava all’Eremo per il ritiro di Avvento e Quaresima i parrocchiani, faceva loro visitare anche il Monastero: per Lui era un appuntamento importante, e voleva che fosse fatto all’Eremo.Come chicco di grano che caduto in terra muore e porta frutto, don Gianni ha ac-colto e vissuto la sua malattia. L’ha vis-suta da Sacerdote e da Parroco: nel dolore ha dato la sua vita per la sua comunità. E questa è la sua Pasqua.Gli amici dell’Eremo lo ricordano, grati al Signore per il dono della sua testimo-nianza e per la generosa dedizione e mu-nificenza per l’Eremo.La storia confermerà il bene seminato da don Gianni, venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita.

GLI AMICI DELL'EREMO

1 Da “Comunità di Bossico”, Pasqua 2012, pag. 15.2 Ibidem, pag. 16.

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MIGRANTI DEL VANGELO DALLA VALCAMONICA AL MONDO

Letture

È nota la tendenza ad analizzare la Valle come luogo di emigrazione: un percorso di studi e pubblicazioni su chi da questa terra è partito e sulle rotte che ha scelto, su chi è tornato e su chi si è fermato lontano. Accanto ad una diaspora dovuta a ragioni prettamente economiche, non dovremmo

mai dimenticare tuttavia chi questa terra ha lasciato per amore della Parola: ecco allora un agile strumento divulgativo per ripercorrere i passi di questi “migranti del Vangelo”. “Migranti del Vangelo. Dalla Valcamo-nica al mondo” è un volume di oltre 400

Sabato 10 Marzo l’associazione Gente Camuna in collaborazione con la fondazione Ca-munitas ha presentato il volume all’Eremo. Ha condotto l’incontro il direttore della casa, don Roberto Domenighini, che all’inizio ha salutato i relatori: S.E. il Card. Giovanni Battista Re, “che con la sua storia di vita è quasi il simbolo della Valle che si apre al mondo”; il Professor Nicola Stivala, curatore del volume e presidente della pregevole Associazione Gente Camuna, il dottor Giuseppe Camadini, presidente della Fondazione Camunitas e “da sempre amico e promotore dell’Eremo”; il Professor Gabriele Archetti, docente dell’Università cattolica di Brescia; don Raffaele Donneschi, direttore dell’Ufficio Missionario diocesano.Don Roberto ha spiegato che “L’assemblea odierna trova all’Eremo non semplicemente un approdo dovuto a necessità logistiche, quanto piuttosto corrisponde alla natura della casa, nata sull’onda dell’impegno conciliare, per trasmettere la fede, anche attraverso la promozione della cultura cristiana, nella sua declinazione squisitamente camuna. Trovarci all’Eremo per studiare i moltissimi migranti del Vangelo che sono partiti dalla Valle per il mondo intero sottolinea, ancora una volta, la funzione propulsiva di questa casa, dove ci si forma al vangelo per viverlo nel mondo e nella società. L’incontro di oggi, allora, non si chiude con la catalogazione o l’ammirazione dei “migranti del vangelo”, ma diventa stimolo e pungolo per una rinnovata lettura della vita ecclesiale camuna, si apre al grido che da ogni parte del mondo invoca la presenza di missionari e si trasforma in preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione, secondo il comando di Gesù: “Pregate il pa-drone della Messe perché mandi operai nella sua Messe” (Mt 9,37; Lc 10,2), preghiamo il Signore perché nella Valle sorgano numerosi nuovi migranti del Vangelo”.Hanno offerto la loro testimonianza alcuni “migranti del Vangelo” della Valle: don Anto-nio Spadacini, di Astrio; padre Bruno Ducoli, di Breno; suor Patrizia Mondini di Gianico delle dorotee di Cemmo.La partecipazione è stata veramente sentita, anche grazie alla massiccia presenza di tanti amici dei missionari.

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pagine di attento studio del movimento missionario camuno, a cura di Simona Ne-gruzzo e Sergio Re. Il libro ha visto inoltre la collaborazione dell'Associazione Gente Camuna, dell'Associazione per la storia della Chiesa bresciana e della Fondazione Civiltà Bresciana e viene alla luce come il secondo quaderno di Brixia Sacra. Frutto degli sforzi collaborativi di un gruppo di studiosi dalle competenze interdisciplinari, il lavoro abbraccia un arco cronologico piuttosto ampio - dalla metà dell'Ottocento ad oggi - per un totale di 224 ritratti di mis-sionari. Inoltre, per quanti fossero interes-sati ad un'analisi del movimento missiona-rio antecedente il periodo trattato, il libro fornisce un approfondimento storico a cura di Oliviero Franzoni: approfondimento dal quale emergono personalità interessanti, come padre Ludovico da Breno (1616-1679), missionario per ventidue anni nelle valli calviniste di Lucerna, o fra Faustino da Ponte di Legno (1760-1799) che subì un orribile martirio in Terra Santa.Il lavoro, nato da una ricerca certosina, è decisamente corposo e dettagliato, ma questo non deve spaventare il lettore: “Migranti del vangelo” è reso particolar-mente fruibile grazie alla suddivisione dei missionari a seconda degli ordini e delle congregazioni di appartenenza. Ne emerge quindi un'interessante galleria di ritratti: volti, fatti, esperienze personali narrate in prima persona e soprattutto tanta vita spesa per gli altri. Se si resta stupiti dagli oltre duecento missionari inclusi nel vo-lume (di cui cento ancora viventi), non si deve dimenticare che la storia missionaria camuna ha origini remote: i primi missio-nari lasciarono la Valle già nel lontano XV secolo. Questi uomini e donne, consacrati e laici, hanno toccato praticamente tutto il globo, prestando servizio in ben 75 nazioni diverse.Questi Camuni hanno dedicato il proprio tempo non solo all'evangelizzazione: essi

si sono spesi con fervore e zelo sia per la popolazione autoctona, sia nella creazione di centri di aggregazione per i propri con-nazionali migrati presso le stesse mete per ragioni lavorative. Del loro operato non esclusivamente religioso si fa portavoce il Cardinal Re proprio in apertura al testo: “Il motivo ispiratore che ha animato le splendide figure di religiosi missionari e missionarie o di laici volontari, ricordate in questo volume, era innanzitutto di or-dine religioso, […] ma sempre accompa-gnato da un serio impegno di promozione umana e sociale. I missionari, religiosi e laici, sono sempre stati infatti anche stre-nui difensori e promotori della dignità di ogni uomo e di ogni donna. Essi hanno grandi meriti in campo sociale per avere contribuito concretamente al progresso dei popoli più poveri e meno sviluppati […] Ma pure nel campo culturale i missio-nari cristiani hanno meriti perché hanno aiutato le popolazioni indigene anche a salvare e a sviluppare le loro antiche cul-ture”.Questo interesse per la cultura locale, si sente forte nelle parole di Madre Caterina (meglio nota come Madre Katrin) Dome-nighini; la canossiana di origini malegnesi ha prestato servizio come insegnante per 32 anni tra Inghilterra e Stati Uniti, lavo-rando anche tra gli indiani d'America: “Mi sono sempre trovata bene con inglesi, ame-ricani e spagnoli nella zona di Albuquer-que e Santa Fè. Ho lavorato volentieri con tutte le etnie. La loro lingua è diventata la mia ed ho apprezzato la loro cultura. […] Parlavamo la loro lingua, vivevamo secondo i loro costumi e frequentavamo le loro università, per poter insegnare bene nelle loro scuole con loro, come loro”.Il libro è ricco di pagine che stillano amore per le popolazioni incontrate lungo il cam-mino e divenute a tutti gli effetti la nuova famiglia di questi migranti, che mai di-menticano però la terra d'origine. Essi si

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curano delle anime, ma anche del corpo: Fra Fiorenzo (Giambattista Priuli) colpi-sce per la professionalità medica; egli ha saputo unire la propria conoscenza della medicina occidentale allo studio della fitoterapia, avvicinandosi così ancora di più alla cultura locale. Un uomo che fa la spola tra gli ospedali africani e i congressi internazionali, con l'incarico dell'Organiz-zazione Mondiale della Sanità di occuparsi della piaga della sieropositività che tanto flagella l'Africa. Scorrendo le pagine ed i volti di questa galleria di vita, a mano a mano che ci si addentra nelle vicende per-sonali, cresce la consapevolezza di quanto importante sia il contributo dato dai Ca-muni all'estero: questa terra a volte aspra a volte considerata una propaggine sfor-tunata della provincia bresciana, ha dato i natali a gente valida, professionale e de-vota che ha saputo davvero spendersi per popolazioni tanto lontane ma tanto vicine nel bisogno. Questo movimento missiona-rio, non è mai stato solo uno spostamento fisico: dalle testimonianze e dai resoconti emerge chiara la spinta psicologica verso la gente del posto, sino a diventare un tutt'uno con l'Altro. Il riconoscersi in una nuova casa, in una nuova famiglia ed il sentirsi a casa propria all'estero emerge a chiare lettere dalle parole di Padre Gia-como Gheza (Esine), che tornato in Italia per curarsi dalla malaria, afferma convinto: “Vivo o morto, voglio tornare tra la mia gente”, tornando già con il pensiero e con il cuore al suo Brasile, del quale aveva ad-dirittura acquisito la cittadinanza. La de-vozione dei migranti del Vangelo verso la terra adottiva non passa certo inosservata: bellissima ad esempio l'immagine di tutte le campane di una lontana diocesi africana, che su richiesta del vescovo suonano per accompagnare in cielo Padre Cuniberto Zeziola (originario di Angolo Terme).Dovunque vadano e qualunque cittadi-nanza essi scelgano, questi uomini e que-

ste donne portano sempre con sé la Valle: se non in termini pratici o di ricordi, in ter-mini di carattere. Ogni lettore potrà, infatti, ritrovarsi almeno un po' nella descrizione di Padre Martino da Breno (al secolo Pie-tro Salvetti): “Quello che contava in lui, da buon camuno, era la forza di volontà, la prontezza dell'intelligenza, il carattere deciso e una forza interiore che esplodeva in quel concentrato fisico che costituiva la figura di padre Martino”. Tutte caratteri-stiche che indubbiamente gli saranno state d'aiuto nell'Eritrea della Seconda Guerra Mondiale. La forza che emerge dallo spi-rito camuno si concretizza nella praticità delle opere, che non viene mai disgiunta da Cristo: la figura di Padre Glisente da Breno (Giovanni Moscardi) viene rievo-cata nella costruzione di acquedotti e nella progettazione di piani agricoli, ma anche in un atteggiamento profondamente spiri-

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La copertina del volume, rappresenta l'arrivo in Cina degli anni 20 dei Missionari Saveriani

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tuale: “Quante volte i suoi confratelli lo trovano, all'alba, nella piccola cappella davanti al Santissimo o con la corona del rosario in mano!”. E quanta bellezza seminano anche le parole di Padre Pietro Atanasio Re (Borno), quando descrive ciò che più gli preme: “costruire la Chiesa di pietre viventi, di persone capaci di vivere il cristianesimo in pienezza”.Come non notare poi la presenza, sem-pre silenziosa e discreta, del Beato Inno-cenzo, che vive ancora presso l'Annunciata quando la frequenta padre Zaccaria Casari (da Malegno): profondamente colpito dalla persona del Fratasì, il giovane malegnese ne segue le orme, ma in terra lontana. E' quindi in Brasile che egli presta servizio e trova poi la morte da vero martire proprio mentre sta celebrando la messa. Se padre Zaccaria è stato ucciso per motivi connessi alla situazione politica, altri ne sono scam-pati, soffrendo pur sempre la persecuzione; con queste parole mi riferisco in modo particolare a Monsignor Lorenzo Bianchi (Galleno di Corteno Golgi), che ha vissuto la Cina delle guardie maoiste dalle quali è stato tenuto prigioniero, per poi tornare fortunatamente a prestare servizio ad Hong Kong come vescovo titolare.A queste toccanti testimonianze di fede vale la pena di aggiungerne un'altra: “E' difficile, è molto più difficile che regalare un po' di viveri, che dare medicine, che costruirgli una casa... è molto più difficile parlar loro di Dio perché siamo così di-

stratti da tutto il resto e ce ne importa sem-pre di meno e so che non posso parlar loro di Dio con le parole, quelle non servono a niente... è con la mia vita, col tentativo ogni giorno di essere un po' più buona e di imparare ad amare, che posso provare a trasmettere loro un po' di desiderio di Dio”. La fede, l'impegno e le origini camune costituiscono il filo rosso che scorre dai ritratti citati sopra ad Anna Menolfi, gio-vane donna di Cogno, laica, che ora vive in Perù prestando servizio con l'Operazione Mato Grosso: la sua testimonianza è rac-colta nell'appendice che gli autori hanno voluto dedicare al movimento dei missio-nari laici.E' difficile mantenere lo stesso tempo ver-bale scorrendo con la recensione queste vite, proprio perché fatti avvenuti in luoghi e tempi più o meno lontani, hanno ancora la forza di parlare in modo chiaro e vivo a chiunque apra questo libro. Di ciò dobbiamo ringraziare chi a questo lavoro si è prestato, ma soprattutto anche la forza con cui questi Camuni hanno sa-puto rendere attuale il messaggio di Cristo. Bello è allora chiudere questo articolo con le sempre attuali parole di Maddalena di Canossa: “Avrei bramato di potermi ri-durre in polvere se in qualche modo avessi potuto dividermi per tutto il mondo, perché Dio fosse conosciuto e amato da tutti.”

SANDRA SIMONETTI

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La presentazione del volume

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Ordini e congregazioni• Compagnia di Gesù (Gesuiti) • Congregazione Padri Comboniani • Sacra Famiglia di Nazareth (Piamartini) • Diocesi di Brescia (Fidei Donum) • Diocesi di Brescia (Diocesani) • Figli di Maria Immacolata • Figlie della Carità - serve dei poveri (Canossiane) • Figlie di Maria Ausiliatrice (Salesiane) • Frati Minori • Frati Minori Cappuccini • Istituto Missioni Consolata • Missionarie del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) • Missionarie della Consolata • Missionarie della Società di Maria • Missionarie dell'Immacolata • Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote • Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio • Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere • Pia Società Figlie di San Paolo • Pie Madri della Nigrizia • Pontificio Istituto Missioni Estere • Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù • Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri (Messicane) • Società Missionaria di Maria • Società Salesiana di San Giovanni Bosco • Suore di Carità di Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa (Maria Bambina) • Suore Dorotee di Cemmo • Suore Stabilite nella Carità.

Missionari laici• Laici Missionari Comboniani • Associazione “Don Renato per Paquita” • Operazione Mato Grosso.

INDICE DEGLI ORDINI E DELLE CONGREGAZIONI PRESENTI NEL TESTO

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LA FILOSOFIA NEI LUOGHI DEL SILENZIO

Calendario

Che fare e cosa pensare?Proprio perché viviamo in tempi difficili, di grande incertezza e insicurezza sociale e di disorientamento culturale, abbiamo bisogno di riflettere, di avere riferimenti sicuri, per ritrovare quella serenità che solo un clima di calma e di amicizia ci può far respirare.Tutto questo è quanto ci hanno potuto of-frire finora le settimane di "Filosofa nei luoghi del silenzio" che la Nuova Acca-demia e lo Studio Filosofia Domenicano di Bologna hanno in questi sedici anni or-ganizzato per voi e con voi.Vi presentiamo i nuovi programmi prepa-rati per Pasqua e per la prossima estate, i docenti che animeranno i nostri incontri e le località (vecchie e nuove) che ci ospi-teranno. Oltre ai luoghi che ci hanno con-fermato la loro disponibilità a riceverci, potremo quest'anno conoscere tre nuovi-antichi monasteri: l'Abbazia di Farfa vi-cino a Roma, quella di Casamari in pro-vincia di Frosinone e l'Eremo di Bienno nella Val Camonica.

Bienno 23/29 luglio 2012LA SOLITUDINE:

AL CUORE DELLA FELICITÀProf. p. G. BARZAGHI O.P.

M° G. SERRADIMIGNICon la partecipazione

del Dr. U. PELIZZARI, apneista

La solitudine è l'opposto dell'isolamento. L'Assoluto non è isolato,

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ma è il solo, l'unico e perciò solo. Non manca di nulla, perciò è pieno di tutto: è beato. "Beata solitudo sola beatitudo " diceva san Bernardo. Del resto, “solo” viene dal greco holos che vuoi dire intero. Qualcosa di più del semplice tutto. Ora, la solitudine dell'uomo deve dire l'intero dell'uomo: anima e corpo. Per questo è sempre un connubio di ispirazione e di disciplina. Nell'uomo, la solitudine non è solo una questione fisica o solo una que-stione spirituale. La solitudine è un po' tutte e due le cose. Nello spirito è un'ispi-razione, nel fisico è disciplina. Proprio per questo è una faccenda di monaci e di atleti: ci si inabissa nella solitudine.

Musiche di G. Tartini, J.S. Bach, G.P. Telemann e S. Prokofìevaccompagneranno il percorso.

Dalla stazione ferroviaria di Brescia. Nostro servizio pullman

Iscrizioni presso: Nuova Associazione Culturale Accade-

mia Via Castiglione, 31 - 40124 Bologna Tel. 051.234994 Fax 051.227192

[email protected].

***

Eremo dei Santi Pietro e Paolo - Bienno (Brescia).Eretto nella media Valle Camonica, sui resti di un antico convento francescano del 1200, è collocato su un'altura che domina la Valle stessa, a m 500 slm.

L'antico convento fondato da S. Antonio di Padova, portò avanti la sua opera e fu abitato fino al 1769, anno nel quale fu soppresso.Successivamente gli edifici del vasto complesso, passati di mano tra diversi proprietari, nel giro di pochi anni anda-rono incontro al disfacimento. Rimase in piedi solo qualche rovina: i muri perimetrali della chiesa lesionati e pericolanti, rimasugli del chiostro, il cam-panile. A partire dal 1960 prese corpo l'idea di erigere una struttura che potesse diventare ideale punto di riferimento spirituale e so-ciale della Valle e nel corso di diversi anni l'opera fu realizzata. Ora è un’accogliente Casa della Diocesi di Brescia guidata da un sacerdote dioce-sano e da una piccola comunità di Suore Dorotee da Cemmo.

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PROGRAMMA 2012DELLE ATTIVITÀ DELL’EREMO

Calendario

I RITIRI ALL’EREMO

Il ritiro mensile per le donneIl mercoledì, una volta al mese, dalle 9 alle 15: 18 aprile - 9 maggio pellegrinag-gio - 6 giugno.

Il ritiro mensile per le religiose e con-sacrateIn collaborazione con l’USMI, il sabato dalle 9 alle 15: 14 aprile - 12 maggio - 9 giugno.

Il ritiro mensile per i sacerdotiIl giovedì, una volta al mese, dalle 9.15 alle 13:10 maggio - 7 giugno (al mona-stero di San Salvatore).

I CAMMINI DELL’EREMO

La Santa Messa per i “figli in cielo”Il sabato, una volta al mese, alle 16.30: 14 aprile - 12 maggio - 16 giugno.

Il gruppo “Galilea”Cammino di fede per persone separate, divorziate, conviventiIl giovedì, una volta al mese, dalle 20 alle 22; con due ritiri domenicali: 19 aprile - 10 maggio - 14 giugno.

La Scuola di preghiera (III anno)Quattro sere, la domenica, con don Marco Busca e don Sergio Passeri, dalle 20.15 alle 22.15: 15 – 22 – 29 aprile e il 6 mag-gio, ore 20,15-22.00.

UAC, Unione Apostolica Del Clero Il giovedì mattina, una volta al mese, per la formazione e la fraternità sacerdotale, dalle 10.15 alle 13: 23 aprile - pellegri-naggio - 17 maggio - 14 giugno.

Un mini-ritiro mensile per i laiciUna volta al mese, il mercoledì, dalle 20 alle 22.30. Il Rosario, la santa Messa con la Meditazione e l’adorazione Eucaristica, con la possibilità della confessione: 18 aprile - 16 maggio - 6 giugno - 11 luglio

La Santa Messa domenicale dell’EremoTutte e sole le domeniche (non nelle altre feste). Una celebrazione cantata e prolungata. Da aprile a settembre alle ore 17.

GLI ESERCIZI SPIRITUALI

Per sacerdoti, religiosi e diaconi- Con S. E. Mons. OSCAR CANTONI,

Vescovo di Crema, dal 17 al 22 giugno 2012.

- Con Padre GIUSEPPE BARZAGHI, Do-menicano e filosofo, dal 1° al 7 luglio.

- Con don RICCARDO TONELLI, Sale-siano esperto in pastorale, dal 15 al 20 luglio.

- Con S. E. Mons. LUCIANO MONARI, Vescovo di Brescia, dal 26 al 31 ago-sto.

- Con S. E. Mons. LUIGI NEGRI dall’11 al 16 novembre.

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Per laiciCon le Piccole Figlie dei Sacri cuori di Gesù e Maria e la comunità dell’Eremo, dal 26 giugno al 1° luglio.

Per laici, ma aperto a tutti, guidatoCon don MARCO BUSCA, don SERGIO PASSERI ed équipe, dal 6 all’11 agosto.

Per giovani con il vescovo L. MonariDa sabato 28 aprile a martedì 1° mag-gio (iscrizioni all’ufficio vocazioni, tel. 03037221).

Per tuttiCon Padre GIUSEPPE BARZAGHI, Do-menicano e filosofo, dal 1° al 7 luglio.

I CORSI DELL’EREMO

Il corso di iconografia (IX anno) Con Giancarlo Pellegrini ed équipe, dall’8 al 17 giugno 2012.Il corso di teologia spiritualeCon la FACOLTÁ TEOLOGICA

DELL’ITALIA SETTENTRIONALE, dal 9 al 12 luglio, iscrizioni alla segrete-ria della facoltà, tel. 02 863181; (www.teologiamilano.it).

La filosofia nei luoghi del SilenzioCon l’Accademia Filosofica della Facoltà teo-logica di Bologna, dal 23 al 29 luglio 2011.

Il corso di musica e spiritualità GospelCon il coro Hope Singers: dal 28 al 30 settembre 2012.

IN RICORDO DI CHI CI HA PRECE-DUTO

Domenica 8 Luglio, ore 17: Santa Messa in ricordo di Mons. Andrea Morandini.Domenica 23 Settembre, ore 17: santa Messa in ricordo di S. E. Mons. Giuseppe Almici.Domenica 4 Novembre, ore 16.30: Santa Messa in ricordo di Mons. Giuseppe Picinoli.

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Tramonto in inverno

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CONVEGNO “GESÙ, NOSTRO CONTEMPORANEO”ROMA, 9-11 FEBBRAIO 2012

Testimonianze

Da giovedì 9 a sabato 11 febbraio, si è svolto a Roma il convegno internazio-nale “Gesù, nostro contemporaneo”, promosso dal Progetto Culturale della CEI. In quanto centro culturale cat-tolico, l'Eremo è stato invitato ad as-sistere ai lavori ed ha inviato Sandra Simonetti in veste di delegata culturale. La giovane si è unita al gruppo della Pastorale Universitaria di Brescia per assistere al convegno e ne riporta di se-guito una breve analisi1.

E' possibile definire Gesù nostro contem-poraneo? A distanza di duemila anni dalla sua morte e da poco più di due anni dal precedente convegno “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”, il Progetto Culturale torna ad interrogarsi sulla fi-gura di Gesù con un convegno interna-zionale. “Voi chi dite che io sia?”: sulla domanda di Cristo si gioca tutto, anche la scommessa dell'uomo contemporaneo, le cui necessità interiori non sono diverse dall'uomo ai tempi di Gesù. Ma in fondo, ha senso parlare di “tempi di Gesù”, rele-gandolo ad un'epoca storica determinata e quindi finita? Il Gesù come personaggio storico realmente esistito è stato oggetto

Il Progetto Culturale della CEI

Attivo dal 1997, il Servizio nazionale per il progetto culturale nasce come centro di raccordo per i diversi soggetti impegnati nell'attuazione del progetto culturale in Ita-lia. Ma che cos'è il “progetto culturale”? Il progetto culturale nasce dalla necessità di coniugare fede e cultura. L'obiettivo è quindi quello di “proporre iniziative qualificate, che rendano presente nell'opinione pubblica la riflessione e la proposta della Chiesa, in particolare sui temi riconducibili alla questione antropo-logica e alla ricerca della verità.” Alla base di questa scelta, si pone la consa-pevolezza che la dimensione culturale non può e non deve essere trascurata, nemmeno all'interno della comunità cristiana: essa deve invece essere attentamente curata e sviluppata, al fine di educare ad una fede più motivata: solo così sarà possibile stimo-lare la crescita di una fede consapevole, in grado sia di dialogare con quanti si avvici-nano alla Chiesa solo occasionalmente, sia di dare buon frutto all'interno della società contemporanea. Dal 1998 si sono quindi diffuse diverse re-altà di centri culturali cattolici sul territorio italiano: la Diocesi di Brescia ha da tempo insignito l'Eremo dei Ss. Pietro e Paolo di questo titolo.Le numerose iniziative proposte dal Pro-getto Culturale – mostre, rassegne teatrali, convegni, pubblicazioni, riflessioni e stimoli riguardanti fatti d'attualità, etc. – sono con-sultabili sul sito www.progettoculturale.it

Dal messaggio di benvenuto di Benedetto XVI in apertura dei lavori:1 “Sono assai lieto e grato per la scelta di dedicare alla Persona di Gesù alcune giornate di approfondimento inter-disciplinare e di proposta culturale, destinate ad avere risonanza nella comunità ecclesiale e sociale italiana. Molti segnali, infatti, rivelano come il nome e il messaggio di Gesù di Nazareth, pur in tempi così distratti e confusi, trovino frequentemente interesse ed esercitino una forte attrattiva, anche in coloro che non giungono ad aderire alla sua parola di salvezza.”.

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di molteplici ricerche, suddivise in più fasi a seconda dell'intento e dell'approccio, ma proprio la sua storicità lo rende an-cora attuale. Questo, in soldoni, il cardine dell'incontro romano, in cui si è puntata l'attenzione sull'equazione immanenza di Cristo = sua contemporaneità perpetua. “Gesù, nostro contemporaneo” ha voluto assumere un approccio interdisciplinare: fotografia, teologia, letteratura, storia, dia-logo interreligioso sono state le principali componenti di un accurato tour de force durato ben tre giorni. Compagne fedeli di viaggio, le arti liberali hanno dato brac-cio alla teologia per parlare di Cristo, per spiegarne la contemporaneità. Ed è così che sotto una Roma che si faceva bianca, l'Auditorium Conciliazione ha accolto un pubblico variegato ma attento alla sfida: in cosa Gesù ci è contemporaneo? E an-che: in cosa noi possiamo dirci suoi con-temporanei? Sebbene il mondo non sia più propriamente quello di 2000 anni fa e la nostra civiltà abbia imboccato strade spesso dissonanti con il messaggio di Cri-sto, Egli è e resta profondamente contem-poraneo. Ma come dimostrarlo quando la fede s'interroga e vacilla?Proprio sul cambiamento dei tempi e dei luoghi ha puntato il dito il Cardinale Bagnasco nel suo discorso d'apertura2: assistiamo oggi ad una strana reticenza a pronunciare il nome di Gesù, proprio nella nostra vecchia Europa: “Consapevole che in molti Paesi di antica cristianità la fede

non va più presupposta ma suscitata e co-erentemente sostenuta, che cristiani non si nasce ma si diventa, e che la missione cristiana sta diventando questione cultu-rale e antropologica più che geografica – le nuove terre di evangelizzazione sono vicine e spesso contigue -, la Chiesa ha individuato come necessaria e urgente una stagione di nuova evangelizzazione perché la trasmissione della fede possa ritrovare fluidità e diventare frutto quo-tidiano di ogni vissuto cristiano.” Ba-gnasco parte da questo presupposto e per dimostrare la contemporaneità di Cristo in tempi tanto difficili cita Kierkegaard (l'in-cipit di “Esercizio del cristianesimo”3...), Salvatore Quasimodo e perfino Van Gogh, ma soprattutto ripropone l'immagine della fede come incontro tra due inquietudini: da un lato quella divina e dall'altro quella

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“L'infinito e il miracoloso ci sono necessari, ed è giusto che l'uomo non si accontenti o che non sia felice finché non li ha conquistati.”Van Gogh, “Lettera a Theo”, n. 121, aprile 1878

“Ora io credo che quanto vi è di buono e di bello, di bellezza interiore morale, spirituale e sublime negli uomini e nelle loro opere, tutto ciò venga da Dio... Cerchiamo di capire la parola definitiva contenuta nei capolavori dei grandi artisti, dei veri maestri, e troveremo Dio. Qualcuno lo avrà scritto o detto in un libro, qualcun altro in un quadro”.Van Gogh, “Lettera a Theo”, n. 133, luglio 1880

2 Il Cardinale Angelo Bagnasco è Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.3 “Sono passati ormai diciotto secoli da quando Gesù Cristo camminava sulla terra. Ma non si tratta di un fatto come gli altri i quali, una volta passati, si dileguano nella storia e a lungo andare cadono nell'oblio. Invece la sua presenza in terra non diventerà mai un evento del passato, tanto meno qualcosa di sempre più passato qualora si trovi ancora la fede sulla terra (Lc 18,8); infatti, se questa manca, la vita terrena di Cristo diventa un fatto remotissimo. Ma fin quando esiste un credente, bisogna ch'egli per essere divenuto tale, sia stato e, come credente, sia contemporaneo della sua presenza come i primi contemporanei; questa contemporaneità è la condizione della fede o più esattamente essa è la definizione della fede”. Aggiunge Bagnasco: “Essa rende il credente contemporaneo di Gesù.”

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umana: “Il cuore inquieto (…) è il cuore dell'uomo che, in fin dei conti, non si ac-contenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. (…) Il cuore di Dio è inquieto in relazione all'uomo. Dio attende noi. E' in cerca di noi. Anche Lui non è tranquillo. (…) Dio è inquieto verso di noi, è in ricerca di per-sone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine”4. Ma se la ricerca di Dio fa parte dei biso-gni dell'uomo, il cardinale ricorda come Cristo si possa trovare solo nella Chiesa: scindere Gesù dalla Chiesa equivale a snaturare il significato sia dell'uno che dell'altra. In seguito all'intervento di Bagnasco, Lo-renzo Ornaghi passa la parola a Klaus Berger5, il quale mette a fuoco la que-stione di Gesù come persona-immagine di Dio6. Il Cristianesimo non ha come fonda-mento una dottrina, bensì una persona in carne ed ossa, che è a tutti gli effetti imma-gine di Dio (Padre) e che pertanto incarna la Verità, quella definitiva, sulla quale si può fondare l'esistenza di ogni uomo. “A questo serve ogni ricerca degli uomini: trovare qualcosa che non ci si getta alle spalle domani stesso, ma sulla quale si possa contare anche domani e per sem-pre. Quel che rimane è una persona.” Da questo punto ecco quindi palesarsi l'im-portanza della sequela di Cristo, duemila anni fa come oggi: “Se la verità è una persona, tutto sta nel rimanere, quanto più è possibile, a contatto stretto con questa

persona.” Gesù viene identificato come “Il luogo di Dio”, un Dio che tramite il Figlio “ha un volto” e che “diventa ac-cessibile a noi uomini”; quest'immagine di Dio ha intriso la nostra cultura, sino al punto di plasmare il concetto occidentale di persona: “L'antropologia filosofica fino alla scienza politica devono qui qualcosa di decisivo alla teologia.” Per converso, se l'uomo desidera tornare alla propria originaria somiglianza con Dio, non deve fare altro che seguire l'unica immagine di Dio di cui egli dispone, ovvero quella del Cristo: ecco allora che i cristiani si fanno a loro volta immagini di Dio. La contempo-raneità di Gesù viene quindi riaffermata in quanto egli è “immagine vivente del Dio vivente”, che ci ha liberati dall'invisibi-lità di Dio e che ci permette di soddisfare l'antico desiderio umano di essere come Dio. Se la contemporaneità di Gesù diviene sempre più palpabile proseguendo con gli interventi del convegno, il luogo che ne ha visto morte e resurrezione continua ad essere al centro dell'attenzione di media: Gerusalemme. David Rosen, Romano Penna e Paolo Mieli – moderati da San-dro Magister - offrono la visione ebraica, quella cristiana e quella storica della città santa ai tre monoteismi7. Gerusalemme porta su di sé tutto il carico ed il fascino della passione, ma è stata frequentata pochissimo da Gesù, che non amava le grandi città: luogo in cui l'evento della re-surrezione ha fatto esplodere la storia per

4 Benedetto XVI, Omelia dell'Epifania, 6.1.2012.5 Klaus Berger è docente di esegesi al dipartimento di teologia protestante dell'Università di Heidelberg.6 La relazione del professor Berger s'intitola “La fine della invisibilità di Dio. Gesù come fotografia di Dio.”7 Romano Penna è biblista e membro della Pontificia Accademia di Teologia.David Rosen è rabbino e direttore del Dipartimento per gli Affari interreligiosi dell'American Jewish Committee. Paolo Mieli è giornalista e saggista, presidente di RCS libri.Sandro Magister è giornalista e saggista.

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collocarsi al di là di essa, flagellata oggi dal conflitto etnico - politico. La contem-poraneità di Cristo si può leggere anche nella necessità di spingerci ad un’appar-tenenza religiosa sempre più autentica e profonda: vero fondamento per un dialogo interreligioso che porti frutti di pace anche in questa terra martoriata. Fra le terre che soffrono, non poteva man-care la Cina: nell'intervista di Bernardo Cervellera8, il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun9 ricorda come Cristo ci sia con-temporaneo tramite la grazia e nella soffe-renza. Con il suo tono pacato ma arzillo, il cardinale parla della sua patria e fa nascere nel pubblico la speranza per un futuro di libertà religiosa in Cina: questa speranza nasce dal suo racconto relativo al numero delle conversioni ad Hong Kong, dalla ca-rità della comunità della sua diocesi e dal suo impegno in prima persona in difesa dei diritti civili e politici. Quando parla dei giovani preti, il cardinale li esorta ad impegnarsi di più, anche sulle tematiche politiche. Dalla Cina all'arte: il secondo giorno si apre con la proiezione del filmato “Xfic-tion” di Raul Gabriel10, per proseguire nell'analisi della prossimità di Gesù e dei limiti del sacro, nella lezione magistrale tenuta da Pierangelo Sequeri11. Gesù “ha osato l'inosabile”, sottraendosi più volte alle procedure previste dalla legge e al contempo sottolineando la propria autorità per mezzo delle cosiddette Ich-Formeln (“io vi dico”, “Io sono”), scandalizzando quindi i suoi contemporanei. In cosa gli

ebrei del tempo sono rimasti esterrefatti e su cosa noi stessi dovremmo puntare l'at-tenzione? Gesù ha violato il limite del sa-cro, ponendosi in una dimensione di pros-simità con Dio che prima era non solo im-pensabile, ma addirittura blasfema. Questo insegnamento di prossimità ci mette pro-fondamente in gioco: “La prossimità di Dio reclama conversione del cuore, mette in campo le opere del riscatto, introduce in un campo di tensione non evitabile: non è faccenda per anime belle, innamorate della propria perfezione.” Questa prossi-mità viene proiettata così anche tra uomo e uomo: “Il cristianesimo è l'unica figura storica della forma-religione che istitu-isce la prossimità dell'uomo con l'uomo alla stessa altezza della prossimità di Dio con l'uomo.” La forte contemporaneità di Cristo si coglie anche dagli eventi dell'at-tualità: negli ultimi anni tutte le religioni hanno messo in evidenza i propri ele-menti che sono congrui con il rapporto di prossimità, evidenziandone l'importanza e istituendo terreno fertile per il dialogo interreligioso; inoltre, proprio il concetto di prossimità è stato la chiave di volta su cui basare il cambiamento della Chiesa cattolica negli ultimi decenni: una svolta irrevocabile nel prendere le distanze dal luogo della sovranità politica e dai con-flitti che derivano dal sacro. Gesù ha saputo infrangere le barriere, av-vicinandosi a tutte le creature: la figura della donna nei Vangeli e nella Chiesa di-viene oggetto di dibattito anche all'interno del convegno romano, con la proiezione

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8 Bernardo Cervellera è missionario del Pime, giornalista e responsabile dell'agenzia Asia News.9 Il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun è vescovo emerito di Hong Kong e membro della Congregazione per l'Evange-lizzazione dei Popoli.10 Raul Gabriel è artista e ha al suo attivo mostre ed eventi in Italia ed Europa.11 Pierangelo Sequeri è docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, scrittore e musicista.

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del bellissimo documentario realizzato da Liliana Cavani presso le Clarisse di Urbino12. Le francescane portano un'ul-teriore ventata di freschezza, stupendo il pubblico dell'Auditorium Conciliazione con una schiettezza disarmante. Dagli sguardi limpidi delle clarisse alle fotogra-fie di Monika Bulaj13: la mostra “Aure” conferma lo spirito interdisciplinare del convegno ed utilizza tutto l'amore per quei dettagli indispensabili nel cogliere le at-mosfere religiose, che solo la fotografia è in grado di palesare.

Gesù, così come Gesù si è “inoggettivato” in noi. “Occorre dunque, in virtù dell'Eu-caristia, seguire Cristo nel suo movimento di dedizione e identificazione riconcilia-trice che lo porta a scendere negli abissi – sino agl'inferi – del cuore, della mente, della vita dell'uomo, di ogni uomo, in ogni tempo e situazione. A tutti i livelli e in tutte le dimensioni del suo essere e della sua esperienza: fisica, psichica, spirituale e culturale. Solo così Cristo, in noi, nei “po-veri vasi d'argilla” […] che accolgono la sua grazia, diventa contemporaneo.” La contemporaneità di Cristo è resa pos-sibile attraverso il suo dono: proprio la di-mensione del dono – intesa come chiave di lettura del sacrificio – è al centro dell'ana-lisi di Jean-Luc Marion15. In un'ottica di dono in quanto abbandono dove non scompare tuttavia la figura del donatore, ci accorgiamo che niente che possediamo ci appartiene veramente, poiché disponiamo soltanto dei doni che Dio ci ha fatto. Da qui la scelta di Abramo di essere pronto a sacrificare Isacco e l'atteggiamento che ogni credente dovrebbe assumere proprio dinnanzi alla vita. Gesù che corre il rischio di donarsi anche alla “generazione incredula” di Armando Matteo16: la generazione dei giovani di oggi, in cui invece Alessandro D'Ave-nia17 ripone ben maggiori speranze di Matteo. Due visioni per certi versi oppo-ste, quella dei giovani come generazione priva di Dio, come i veri poveri e quella dei giovani di oggi che come i giovani di

12 Liliana Cavani è regista e sceneggiatrice.13 Monika Bulaj è fotografa e scrittrice.14 Piero Coda è preside dell'istituto Universitario “Sophia” e membro della Pontificia Accademia di Teologia.15 Jean-Luc Marion è filosofo e storico e docente presso l'Università Sorbona di Parigi.16 Armando Matteo è docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana. 17 Alessandro D'Avenia è insegnante e scrittore. Ha esordito con il romanzo “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, cui ha fatto seguito “Cose che nessuno sa”.

Nel pomeriggio della seconda giornata, Piero Coda parla della cena e della croce14: “la Presenza di Gesù si appella e si aggancia a questi due gesti fonda-tori, l'uno dall'altro indissolubile. Due gesti, in cui il primo anticipa e offre “una volta per sempre” la verità salvifica del secondo; mentre il secondo nel memo-riale del primo si perpetua.” Se da un lato “La speranza cristiana è tale solo se è inchiodata alla croce di Gesù”, la cena ci permette di entrare “vitalmente nella conoscenza di lui.”, sino alla progressiva e totale “inoggettivazione” dell'uomo in

Piero Coda: “La contemporaneità di Gesù non è un'idea. E neppure un'aspirazione. E' un fatto, tangibile: qualcosa, qualcuno, che – nella sua sconvolgente e silente alterità – si vede, si tocca, si mangia. L'Eucaristia.”

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ieri vivono e sbagliano. Ma i due relatori riescono a trovare un punto d'incontro negli adulti: per riportare Cristo – o per portarlo – al centro della vita dei giovani, si rende necessario più che mai il ruolo dell'adulto consapevole e disposto ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Dai giovani, centro del dibattito, alle orecchie dei giovani e dei meno giovani che durante l'ultima tranche del convegno possono apprezzare le relazioni di Hen-ning Ottmann e di Nicholas Thomas Wright18, dai titoli rispettivamente di “L'escatologia nel mondo secolarizzato” e “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Il primo evidenzia come la logica stessa di percepire il tempo sia mutata in se-guito all'avvento del Cristianesimo: “Per i cristiani la storia ha un fine. Essa ha un inizio nella creazione, un centro nell'incarnazione di Dio, una fine nel ritorno del Signore. La storia non viene più rappresentata come un circolo. Ce la rappresentiamo piuttosto come una freccia diretta verso un bersaglio.”. Ottmann fa poi notare come la visione se-colarizzata della storia ne abbia ripreso la logica, snaturandola: “L'uomo, non Dio, deve essere il Signore della storia.” Re-cuperare una visione cristiana della storia significa dunque porsi al riparo da queste visioni distorte, fonti di ideologie totaliz-zanti e della pretesa di porre sulle spalle dell'uomo un peso troppo grande per lui. Di grande attualità anche la relazione di Wright, che fa riferimento alle Beatitudini: “Questo è il modo in cui Gesù vuole che il

mondo vada: chiamando persone a essere operatori di pace, miti, umili, affamati di giustizia. Quando Dio vuole cambiare il mondo, non invia i carri armati, invia i miti, i puri di cuore, coloro che piangono per i mali del mondo e sentono compas-sione per i suoi errori.”. Questo ci chiama ad una missione continua, affinché il Re-gno si realizzi già ora, nel tempo presente, rendendo Cristo contemporaneo.

La nostra missione parte anche con quella di Pietro: dalla consapevolezza che non siamo perfetti, ma che siamo chiamati comunque a contribuire quotidianamente nel rendere sempre attuale il progetto di Dio. Nella speranza si chiude così il convegno “Gesù, nostro contemporaneo”: nella speranza che il convegno stesso possa portare frutto e non solo comprendere sempre più a fondo quanto e come Cristo ci sia contemporaneo, ma che ci serva di stimolo per renderlo a tutti gli effetti con-temporaneo nella sua sequela. Ecco come il Progetto Culturale ci chiama a rendere attuali i progetti del Cielo: quo-tidianamente, anche attraverso la cultura, con consapevolezza ma soprattutto con grande zelo e gioia.

SANDRA SIMONETTI

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18 Henning Ottmann è docente di Filosofia politica presso l'Università di Monaco di Baviera.Nicholas Thomas Wright è teologo anglicano e vescovo di Durham.

N.T. Wright: “Egli è andato avanti mentre noi aspettiamo indietro. C'è di più: il significato della sua risurrezione non può essere ridotto a qual-cosa di tanto rassicurante quanto semplice come il considerarlo un “contemporaneo” nel senso di un amico accanto a noi, una presenza sorridente e confortante”.

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LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMOAPRILE 2012ANNO XXVIIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

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Dal Monastero

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L’Eremo è esperienza di chiesa pag. 1Formazione: santa Gemma Galgani pag. 2Attività e notizie pag. 4Anziani ed ammalati-Giornata di preghiera pag. 10Fede e libertà: famiglia impegno pag. 12La Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale pag. 14Seminario di musica Gospel pag. 18L’Eremo e il sorriso di Dio pag. 20Incontrare il Signore - Scuola di Preghiera pag. 22L’Eremo, palestra dello spirito pag. 23Oltre il caos…verso il mare dell’armonia pag. 25Vox Eremi: la musica all’Eremo pag. 27

Stiamo vivendo un anno speciale pag. 28

Piccola riflessione per le consacrate pag. 30Crucifixus e Santa Crus pag. 32

Nuova unità partorale “erigenda” pag. 34

UCID - La mia esperienza pag. 36

Borno 500 anni fa pag. 37

Don Gianni Arrighetti pag. 44

Migranti del Vangelo pag. 46

La filosofia nei luoghi del silenzio pag. 51Programma 2012 delle attività pag. 53

Gesù nostro contemporaneo pag. 55Testimonianze

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

76LETTEREDALL’EREMO