n o tiz i e - fondazionedecarneri.it · ped, un network europeo di istitu-ti di formazione avanzata...

4
Fondazione Ivo de Carneri Sped. in A.P. • Art. 2 Comma 20/C • Legge 662/96 • Milano • Dicembre 2006 • Anno VII • Numero 14 Per la promozione dei piani di lotta alle malattie pa- rassitarie nei Pae- si in via di svilup- po e l’incremento degli studi di Parassitologia www.fondazionedecarneri.it • Viale Monza, 44 • 20127 Milano • Tel. 02 28900393 • Fax 02 28900401 • e-mail: [email protected] Pemba accoglie la delegazione di Cles NOTIZIE Alcuni passi del benvenuto del Commissario del distretto di Chake Chake, e delle riflessioni del Sindaco del Comune di Cles, al rientro in Italia. È per me un grande piacere darvi il benvenuto a nome della comunità di Chake Chake e mio personale. Onore- vole signor Sindaco, delegati e distin- ti ospiti, è noto che c’è un inizio per ogni cosa: questo gemellaggio è ini- ziato il 26 ottobre 2004 quando, a Cles, è stato firmato il documento di accordo con l’intento di stabilire una collaborazione tra le nostre comunità. Oggi le diamo atto che fu un’ottima idea, molto apprezzata dai capi della comunità di Chake Chake ora impe- gnati a consolidare questo gemellag- gio. Anche la comunità è pronta! Quello odierno è un incontro stori- co e quindi grazie per essere qui. A Zanzibar c’è un’espressione che ben si adatta a una circostanza come questa ed è di buon auspi- cio: “Venga l’ospite per far sì che la casa che lo ospita prosperi”. Dunque ci aspettiamo, signor Sin- daco, che Lei porti idee da condi- videre ed esperienze da divulgare, in vari settori che possono unire le nostre due comunità: agricoltu- ra, turismo, cultura generale, ecc. Non aggiungerò altro e lascerò a voi di rendervi conto di persona della nostra realtà, convinto che la visita a Pemba vi darà un’idea della no- stra cultura e del modo di vivere in questo bell’arcipelago dell’oceano Indiano. Ancora una volta benvenuti. Jabu Kh Mbwana “Solo ora, con la mia mano brucia- ta, ho il diritto di scrivere sulla natu- ra del fuoco.” Prendendo spunto da una frase di Gustave Flaubert cer- cherò di fare una breve riflessione sul viaggio del luglio scorso a Pemba, l’isola dei colori e dei sorrisi. Il richiamo allo scrittore francese mi ha permesso di dare senso a un viag- gio che ci ha consentito di capire molte cose di una terra che conosce- vamo solo grazie alle appassionate testimonianze di Sandra Carozzi de Carneri, che assieme ai suoi collabo- ratori conduce con impegno la Fon- dazione che porta il nome del mari- to, nostro stimato concittadino. Oggi anche noi della delegazione di Cles ci siamo bruciati la mano! Hanno condiviso con me l’esperienza l’assessore alle Politiche sociali e all’I- struzione, dottoressa Luisa Larcher, e due medici che lavorano nel nostro presidio ospedaliero, il dottor Andrea Graiff, chirurgo, e la dottoressa Rita Frenguelli, ginecologa. Il viaggio a Pemba ci ha proposto una terra tanto rigogliosa quanto difficile, tanto ospi- tale quanto povera, ancora domina- ta dalla natura. La gente che abbia- mo conosciuto si è rivelata bella fuori ma ancor più dentro. Nella settimana di permanenza, abbiamo incontrato persone che ci hanno dato tantissimo ma anche caricati di responsabilità: quella di riuscire almeno in parte a dare sollievo a una vita che, soprat- tutto per le mamme e i bambini, è fatta di privazioni e di incertezze. Vorremo che i nostri concittadini riu- scissero ad essere attori di un pro- gresso che, grazie a noi, Pemba po- trebbe conoscere presto. Il comune di Cles ha già idee e pro- getti che intende realizzare con il contributo di tutti coloro che vorran- no seguirlo e appoggiarlo in questo cammino. La nostra speranza è quella di riuscire, almeno in parte, a trasmettere il “calore di un fuoco” che per noi è stato amico. Un grazie sincero ai compagni di viaggio e agli amici di Pemba! Giorgio Osele Sommario In questo numero: Pemba accoglie la delegazione di Cles Parole e fatti, due medici raccontano Parliamo di colera Le rubriche: Iniziative Chi siamo Contribuire come - allegato La delegazione di Cles a Pemba. Pemba, agosto 2006.

Upload: nguyendien

Post on 18-Feb-2019

213 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

La Fondazione, da sempre promo-trice di attività di formazione inmedicina tropicale e sanità pubbli-ca, è lieta di segnalare che la col-laborazione con l’Istituto di Malat-tie Infettive e Tropicali dell’Uni-versità di Brescia, avviata già nel2005, ha visto nel 2006 la sua uffi-cializzazione attraverso la firma didue convenzioni mirate alla realiz-zazione di altrettanti corsi di per-fezionamento postuniversitario.Il primo corso, in Medicina tropi-cale e Salute internazionale, èstato organizzato dall’Istituto diMalattie infettive e tropicali, incollaborazione con CUAMM–Medi-ci per l’Africa–Padova, FondazioneDon G. Calabria per le Malattietropicali Negrar (VR), Unità per laRicerca sui servizi sanitari e la sa-lute internazionale IRCCS BurloGarofolo Trieste, Medici SenzaFrontiere–Italia, Medicus Mundi-Italia e la Fondazione Ivo de Car-neri. Il corso nasce nel 1998 periniziativa congiunta di esponentidel mondo accademico e non pro-fit ed è accreditato come corsobase all’interno del master in Salu-te internazionale del Circuito Tro-pED, un network europeo di istitu-ti di formazione avanzata in medi-cina tropicale. La salute interna-zionale è una nuova disciplina me-dica che cerca di studiare i fattoriche influenzano la salute con par-ticolare attenzione alle problema-tiche sociali relative alla povertà eallo sviluppo economico dei Paesiin via di sviluppo.Il secondo corso, “Tropical Medici-ne and Public Health Priorities inSub-Saharan Africa”, nato per ini-ziativa della Fondazione nel 2004 equest’anno ufficialmente ricono-sciuto dall’Università di Bresciacome corso di perfezionamento, èstato ospitato dal Laboratorio diSanità Pubblica Ivo de Carneri(PHL-IdC) sull’isola di Pemba–Zan-zibar dal 3 al 14 luglio 2006.Il corso, rivolto a personale medi-co e paramedico proveniente dal-l’Europa e dall’Africa subsaharia-na, ha ottenuto l’accreditamentocome modulo avanzato all’internodel master TropED per il suo ap-porto innovativo nel panorama ac-cademico italiano e internaziona-le. Esso infatti punta sullo scam-bio di risorse tra il Nord e il Suddel mondo permettendo la verifica

sul campo delle importanti strate-gie per il controllo delle malattieendemiche nei Paesi tropicali euna migliore comprensione delloscenario epidemiologico. Questocorso inoltre rafforza il ruolo delPHL-IdC come centro di formazio-ne d’eccellenza nell’Africa sub-sahariana.Per entrambi i corsi la Fondazioneha messo a disposizione borse distudio a favore di allievi partico-larmente motivati.La collaborazione avviata con l’U-niversità di Brescia verrà consoli-data anche nel 2007.Si ringraziano per il generoso so-stegno: AICU Associazione ItalianaCarlo Urbani, Compagnia di SanPaolo di Torino, The Gabriele Cha-ritable Trust.

FONDAZIONEIVO DE CARNERI NOTIZIE

Direttore ResponsabileVALERIA LAURA CAROZZI

RedazioneFRANCESCO NAPOLI

Segreteria di RedazioneSILVANA MAGGIONI

Hanno collaboratoDEBORAH COCORULLO

RITA FRENGUELLI, ANDREA GRAIFF

Fotocomposizione e stampa:Grafica C.&P. srl

Via dell’Artigianato, 7 - 23875 Osnago (LC)Iscritto nel registro del Tribunale diMilano al n. 687 in data 08/11/1999

Periodico semestrale - Tiratura 2300 copieFinito di stampare dicembre 2006

Si ringrazia la Catullo & Sylwan per ilprogetto e la consulenza grafica

La informiamo che i suoi dati saranno sottoposti a operazioni di trat-tamento automatizzato, di conservazione, di utilizzo, di cancellazioneed elaborazione da parte della Fondazione Ivo de Carneri Onlus, fina-lizzate all’invio di materiale informativo e corrispondenza riguardan-te esclusivamente le attività della Fondazione stessa. In ogni momen-to, ai sensi dell’art. 13 legge 675/96, potrà avere accesso ai dati e chie-derne la modifica o cancellazione scrivendo a: Fondazione Ivo de Car-neri Onlus-Viale Monza 44-20127 Milano.

P.O. Box 122, Wawi, Chake Chake,Pemba Island - Zanzibar (Tanzania)

Tel./Fax +255 24 2452003e-mail: [email protected]

Atto costitutivo:27 ottobre 1994Riconoscimenti:Ministero della Sanità: 96A1550Onlus: 99A3085 - Ong: L. 49/1987 - 11/2002Organi della Fondazione:Presidente, Consiglio di Amministrazione,Segretario Generale, Comitato Scientifico,Collegio dei revisori dei conti, Comitato d’o-nore. Molte sono le persone che collaboranocon la Fondazione e tutte come volontari.Membri del comitato scientifico:Marco Albonico, ASL 2, Torino; Luigi DeCarli, Università di Pavia; Luigi Di Matteo,ASL Voghera; Albis Gabrielli, OMS, Ginevra;Claudio Genchi, Università di Milano; Edoar-do Pozio, Istituto Superiore di Sanità, Roma;Giovanni Rezza, Istituto Superiore di Sanità,Roma; Lorenzo Savioli, OMS, Ginevra.Sedi operative: Milano - Viale Monza, 44

Cles (TN) - Ex Filanda, Viadelle ScuoleZanzibar, Tanzania - P.O.Box 3773

27 gennaio 2007, Milano. Concerto del-l’Orchestra dei Ducati di Parma Pia-cenza e Mantova, diretta dal MaestroFausto Pedretti, a favore della Fonda-zione. Si terrà in Santa Maria delleGrazie, Sagrestia del Bramante, in ViaCaradosso, ore 21. Per prenotare chia-mare in Fondazione tel. 02 28900393.

11-19 novembre, Cles. Alla GalleriaFedrizzi “Arte e solidarietà”. Mostracon opere donate da artisti contempo-ranei, per sostenere le attività dellanostra Fondazione in Africa. Ringra-ziamo per il buon successo che l’ini-ziativa ha avuto.

CALENDARIO 2007: una copia conuna minima donazione di 5 euro!

Chi siamo

Fondazione Ivo de Carneri

Sped. in A.P. • Art. 2 Comma 20/C • Legge 662/96 • Milano • Dicembre 2006 • Anno VII • Numero 14

Per la promozionedei piani di lottaalle malattie pa-rassitarie nei Pae-si in via di svilup-po e l’incrementodegli studi diParassitologia

www.fondazionedecarneri.it • Viale Monza, 44 • 20127 Milano • Tel. 02 28900393 • Fax 02 28900401 • e-mail: [email protected]

Come ricevere NOTIZIE!Con un piccolo contributo

alla Fondazione.

Pemba accoglie la delegazione di Cles

N O T I Z I E

Alcuni passi del benvenuto delCommissario del distretto diChake Chake, e delle riflessionidel Sindaco del Comune di Cles,al rientro in Italia.

È per me un grande piacere darvi ilbenvenuto a nome della comunità diChake Chake e mio personale. Onore-vole signor Sindaco, delegati e distin-ti ospiti, è noto che c’è un inizio perogni cosa: questo gemellaggio è ini-ziato il 26 ottobre 2004 quando, aCles, è stato firmato il documento diaccordo con l’intento di stabilire una

collaborazione tra le nostre comunità.Oggi le diamo atto che fu un’ottimaidea, molto apprezzata dai capi dellacomunità di Chake Chake ora impe-gnati a consolidare questo gemellag-gio. Anche la comunità è pronta!Quello odierno è un incontro stori-co e quindi grazie per essere qui.A Zanzibar c’è un’espressione cheben si adatta a una circostanzacome questa ed è di buon auspi-cio: “Venga l’ospite per far sì chela casa che lo ospita prosperi”.Dunque ci aspettiamo, signor Sin-daco, che Lei porti idee da condi-videre ed esperienze da divulgare,in vari settori che possono unirele nostre due comunità: agricoltu-

ra, turismo, cultura generale, ecc.Non aggiungerò altro e lascerò a voidi rendervi conto di persona dellanostra realtà, convinto che la visitaa Pemba vi darà un’idea della no-stra cultura e del modo di vivere inquesto bell’arcipelago dell’oceanoIndiano. Ancora una volta benvenuti. Jabu Kh Mbwana

“Solo ora, con la mia mano brucia-ta, ho il diritto di scrivere sulla natu-ra del fuoco.” Prendendo spunto dauna frase di Gustave Flaubert cer-cherò di fare una breve riflessionesul viaggio del luglio scorso aPemba, l’isola dei colori e dei sorrisi.Il richiamo allo scrittore francese miha permesso di dare senso a un viag-gio che ci ha consentito di capiremolte cose di una terra che conosce-vamo solo grazie alle appassionatetestimonianze di Sandra Carozzi deCarneri, che assieme ai suoi collabo-ratori conduce con impegno la Fon-dazione che porta il nome del mari-to, nostro stimato concittadino. Oggi anche noi della delegazione diCles ci siamo bruciati la mano!Hanno condiviso con me l’esperienzal’assessore alle Politiche sociali e all’I-struzione, dottoressa Luisa Larcher, edue medici che lavorano nel nostro

presidio ospedaliero, il dottor AndreaGraiff, chirurgo, e la dottoressa RitaFrenguelli, ginecologa. Il viaggio aPemba ci ha proposto una terra tantorigogliosa quanto difficile, tanto ospi-tale quanto povera, ancora domina-ta dalla natura. La gente che abbia-mo conosciuto si è rivelata bella fuorima ancor più dentro. Nella settimanadi permanenza, abbiamo incontratopersone che ci hanno dato tantissimoma anche caricati di responsabilità:quella di riuscire almeno in parte adare sollievo a una vita che, soprat-tutto per le mamme e i bambini, èfatta di privazioni e di incertezze.Vorremo che i nostri concittadini riu-scissero ad essere attori di un pro-gresso che, grazie a noi, Pemba po-trebbe conoscere presto.Il comune di Cles ha già idee e pro-getti che intende realizzare con ilcontributo di tutti coloro che vorran-no seguirlo e appoggiarlo in questocammino. La nostra speranza èquella di riuscire, almeno in parte, atrasmettere il “calore di un fuoco”che per noi è stato amico.Un grazie sincero ai compagni diviaggio e agli amici di Pemba!Giorgio Osele

SommarioIn questo numero:• Pemba accoglie la

delegazione di Cles• Parole e fatti, due medici

raccontano• Parliamo di coleraLe rubriche:• Iniziative• Chi siamo• Contribuire come - allegato

La delegazione di Cles a Pemba.

Pemba luglio 2006, cerimonia d’aperturadel corso.

Pemba, agosto 2006.

La formazione diventa universitaria Iniziative

Che cos’èÈ una malattia diarroica acuta cheproduce, nel giro di poche ore, di-sidratazione grave rapidamenteprogressiva fino alla morte. Il la-voro di un medico inglese, JohnSnow, durante l’epidemia di coleraa Londra nel 1830, chiarì molte ca-ratteristiche dell’infezione, com-preso l’andamento epidemico e latrasmissione da acqua e cibo con-taminati. È provocata da un batterio del ge-nere Vibrio, Vibrio cholerae delquale esistono diverse varietà, sie-rogruppi, le più comuni delle qualisono O1 e O139. Del sierogruppoO1 esistono 2 biotipi, classico e ElTor. Il Vibrio cholerae vive più co-munemente in fiumi e baie sogget-te a maree con condizioni di mo-derata salinità e prolifera nei mesiestivi. La rilevazione dei casi di colera èdifficile perché gli attuali sistemidi notifica non sono efficaci emolte volte vengono ignorati daiPaesi colpiti che temono riper-cussioni economiche e perdita delturismo. L’OMS stima che il nume-ro ufficiale di casi notificati rap-presenti il 5-10% di tutti i casi chesi verificano al mondo.

Come si trasmetteBevendo acqua o consumando cibicontaminati. Un veicolo importan-te sono i molluschi e i frutti dimare provenienti da acque conta-minate. Non tutti coloro che ven-gono a contatto con il batterio svi-

luppano la malattia, ma possonocomunque liberare con le feci il vi-brione e contaminare l’ambiente.

Che sintomi provocaUna volta che il batterio è penetra-to nell’organismo e ha superatol’ambiente acido dello stomaco elo strato mucoso dell’intestino, co-lonizza l’intestino tenue e liberauna tossina. Questa, attraversocomplessi meccanismi, inibisce ilriassorbimento del sodio e attiva lasecrezione del cloro cosicché nellume intestinale si forma sale, clo-ruro di sodio. Il sale richiamaacqua in grande quantità che nonriesce ad essere completamenteriassorbita e dopo circa 24-48 oreinizia una diarrea acquosa conperdita di liquidi ed elettrolitisenza dolore, seguita da vomito.Le feci hanno un caratteristicoaspetto grigiastro, opaco, senzasangue, con fiocchi di muco e ven-gono definite “ad acqua di riso”.Di norma la febbre è assente. Il vo-lume fecale, notevole, aumentacon il passare delle ore e via viacompaiono sete intensa, ipotensio-ne arteriosa, spossatezza generale,battito cardiaco accelerato, sec-chezza e disidratazione della pelle.Con l’aggravarsi della situazionecompaiono contrazione delleurine, polso assente, infossamentodei globi oculari, sonnolenza se-guiti da coma e morte.

Come si diagnosticaIl sospetto clinico di colera è con-

fermato dall’identificazione micro-scopica, in un campione di feci fre-sche, del vibrione caratterizzato daforma a virgola e vivaci movimen-ti. Il batterio, negativo alla colora-zione di Gram, può essere coltiva-to con terreni selettivi.È possibile anche ricercare nelsiero anticorpi contro il batterio.

Come si curaLa terapia si basa solo sulla rapidae adeguata reintegrazione del ma-lato con la soluzione proposta dal-l’OMS (sodio 90 mmol/l, potassio20 mmol/l, cloro 80 mmol/l, citra-to 10 mmol/l, glucosio 110mmol/l). I liquidi possono esseresomministrati per via orale o pa-renterale nei casi di grave disidra-tazione. E’ essenziale che il tratta-mento sia tempestivo perché la di-sidratazione può portare a mortein 24 - 48 ore. La mortalità è del50% in assenza di cure, e si riduceall’1% se i pazienti sono trattaticorrettamente. Anche se non è ne-cessario per la cura, l’utilizzo di unantibiotico (doxiciclina o tetraci-clina o ciprofloxacina oppure eri-tromicina per i bambini) cui il mi-crorganismo è sensibile, diminui-sce la durata della malattia e il vo-lume di liquidi persi e accelera l’e-liminazione del vibrione nelle feci.

Come si previeneCon l’utilizzo di acqua sicura, ilcorretto smaltimento delle feci eun’attenta conservazione di cibi inambiente domestico. In caso diepidemia occorrono: isolamentoimmediato dei casi infetti, clorina-zione o bollitura dell’acqua dabere, lavaggio delle mani primadi consumare i cibi e dopo averutilizzato i servizi igienici, cotturadei cibi, disinfezione delle latrinee dei cadaveri, seppellimento deicorpi.Ai viaggiatori viene raccomandatodi evitare la carne o il pesce crudi,la frutta e la verdura a meno dinon poterla pelare o sbucciare, ilghiaccio, le creme e i gelati.Ci sono in commercio due tipi divaccini a somministrazione oraleefficaci sia contro il colera siacontro la diarrea del viaggiatore,causata da Escherichia coli ente-rotossigena.Questo vaccino tuttavia non ècompletamente protettivo.

Parliamo di coleraParole e fatt i , due medici raccontano

Siamo stati a Pemba, finalmente. Bel-lissima. Verde. Esotica. Da visitatoriprivilegiati – grazie alla FondazioneIdC – siamo entrati nel cuore di que-st’isola, nelle case della sua gente,nelle scuole, negli ospedali. Ma il ca-lore di quell’accoglienza, le strette dimano, i sorrisi, i profumi, le risate deibambini non hanno potuto nasconde-re ai nostri occhi - e certo non eranelle intenzioni degli organizzatori -tutta la fatica di essere al mondo, diriuscire a sopravvivere. A Pemba nonsi muore di fame, altrove ci sonorealtà forse peggiori. A Pemba simuore di malaria, di tubercolosi, dimalattie parassitarie e infettive (le co-siddette “malattie dimenticate”,scomparse ormai da anni nel mondooccidentale), ma anche di polmonite,diarrea, traumi, ferite, diabete e iper-tensione arteriosa. A Pemba si muoreperché in tutta l’isola non esisteun’autoambulanza che presti soccor-so, perché la gente malata è così sfini-ta che non riesce ad arrivare all’ospe-dale nemmeno a piedi, perché – sepure ci arriva viva – non trova un me-dico che la possa curare o medicineche la possano guarire. A Pemba simuore per una banale appendiciteperché non c’è il chirurgo che laoperi. Gli abitanti di Pemba sono po-veri e non sono in grado di finanziareun sistema sanitario che sia anchelontanamente paragonabile a quelloin vigore nei Paesi occidentali. Abbia-mo visitato gli ospedali di Chake-Chake e di Vitongoji: dignitosi, maprivi di medici, di apparecchiature, difarmaci. Il personale medico è vica-

riato da particolari figure professio-nali, i cosiddetti medical assistants: sitratta, sostanzialmente, di infermierilaureati che non possono però sosti-tuire appieno il medico. Infatti non ef-fettuano interventi chirurgici e si li-mitano a formulare diagnosi generi-che e a somministrare farmaci, quan-do ne dispongono. Solo saltuariamen-te l’ospedale può contare sulla pre-senza di un chirurgo o di altro specia-lista che garantisca un livello di assi-stenza minimo. Le ostetriche invecepossono trovarsi nella condizione didover praticare un taglio cesareo dasole. La sala operatoria dell’ospedaledi Chake-Chake è abbastanza spazio-sa: ma guardando da vicino l’arreda-mento e le apparecchiature ci siamoresi conto che sono in pessime condi-zioni. Il tavolo operatorio cade lette-ralmente a pezzi e l’autoclave nonfunziona più perché non c’è la possi-bilità di sostituire le resistenze. Laruggine sta corrodendo le strutturemetalliche. Vi sono infatti grandi pro-blemi legati alla manutenzione che èinesistente e al clima umido che è re-sponsabile del deterioramento preco-ce dei materiali. Abbiamo letto sulvolto degli infermieri e delle ostetri-che una dignitosa e sommessa richie-sta d’aiuto. È difficile per noi accetta-re tutto questo: noi che veniamo daospedali ultratecnologici e ormaiquasi senza dolore, da strutture dipronto soccorso stracolme di farmaci,da ambulatori in cui si fa quasi piùprevenzione che terapia e dove la dia-gnosi precoce è considerata quasiuna sconfitta. E dire che per risolvere

Visita al dispensario materno infantile.

La delegazione di Cles all’ospedale di Vitongoji.

Le aree grigie individuano le zone con casi notificati di colera nel 2004, circa 102.000 casi conoltre 2000 morti; i punti neri individuano le zone con casi di colera notificati d’importazione(dati OMS 2004).

molti dei problemi dell’ospedale diChake-Chake basterebbero un chi-rurgo e un ginecologo, ma non cisono fondi per assicurarne le presen-za costante. Tuttavia qualcosa di im-portante si sta facendo per venire inaiuto a questa gente: la FondazioneIdC ha avviato un progetto per la ria-bilitazione del servizio chirurgicodell’ospedale di Chake Chake conl’invio di materiali e attrezzature. Ilprogetto prevede altresì un pianobiennale di appoggio al reparto dichirurgia attraverso l’invio, a rotazio-ne, di chirurghi provenienti da sele-zionati ospedali italiani. Presterannola loro opera e formeranno il perso-nale medico e paramedico locale agaranzia della sostenibilità delle atti-vità avviate a conclusione del proget-to. Inoltre la Fondazione, con un im-pegno che va oltre i programmi ini-ziali, è riuscita a realizzare a Gomba-ni un dispensario materno-infantile,un presidio sanitario di enorme im-portanza per le mamme e i bambinidell’isola. Anche lì mancano i medici,ma è assicurata la presenza di un me-dical assistant e di personale infer-mieristico addestrato alla diagnosidelle più comuni malattie infantili ealla distribuzione gratuita di farmaci.Il Comune di Cles sta attivando unprogetto di cooperazione con la co-munità di Chake-Chake che prevedeinterventi nei vari settori economici esociali dell’isola con la collaborazio-ne e il sostegno della Provincia Auto-noma di Trento.

Che cos’èÈ una malattia diarroica acuta cheproduce, nel giro di poche ore, di-sidratazione grave rapidamenteprogressiva fino alla morte. Il la-voro di un medico inglese, JohnSnow, durante l’epidemia di coleraa Londra nel 1830, chiarì molte ca-ratteristiche dell’infezione, com-preso l’andamento epidemico e latrasmissione da acqua e cibo con-taminati. È provocata da un batterio del ge-nere Vibrio, Vibrio cholerae delquale esistono diverse varietà, sie-rogruppi, le più comuni delle qualisono O1 e O139. Del sierogruppoO1 esistono 2 biotipi, classico e ElTor. Il Vibrio cholerae vive più co-munemente in fiumi e baie sogget-te a maree con condizioni di mo-derata salinità e prolifera nei mesiestivi. La rilevazione dei casi di colera èdifficile perché gli attuali sistemidi notifica non sono efficaci emolte volte vengono ignorati daiPaesi colpiti che temono riper-cussioni economiche e perdita delturismo. L’OMS stima che il nume-ro ufficiale di casi notificati rap-presenti il 5-10% di tutti i casi chesi verificano al mondo.

Come si trasmetteBevendo acqua o consumando cibicontaminati. Un veicolo importan-te sono i molluschi e i frutti dimare provenienti da acque conta-minate. Non tutti coloro che ven-gono a contatto con il batterio svi-

luppano la malattia, ma possonocomunque liberare con le feci il vi-brione e contaminare l’ambiente.

Che sintomi provocaUna volta che il batterio è penetra-to nell’organismo e ha superatol’ambiente acido dello stomaco elo strato mucoso dell’intestino, co-lonizza l’intestino tenue e liberauna tossina. Questa, attraversocomplessi meccanismi, inibisce ilriassorbimento del sodio e attiva lasecrezione del cloro cosicché nellume intestinale si forma sale, clo-ruro di sodio. Il sale richiamaacqua in grande quantità che nonriesce ad essere completamenteriassorbita e dopo circa 24-48 oreinizia una diarrea acquosa conperdita di liquidi ed elettrolitisenza dolore, seguita da vomito.Le feci hanno un caratteristicoaspetto grigiastro, opaco, senzasangue, con fiocchi di muco e ven-gono definite “ad acqua di riso”.Di norma la febbre è assente. Il vo-lume fecale, notevole, aumentacon il passare delle ore e via viacompaiono sete intensa, ipotensio-ne arteriosa, spossatezza generale,battito cardiaco accelerato, sec-chezza e disidratazione della pelle.Con l’aggravarsi della situazionecompaiono contrazione delleurine, polso assente, infossamentodei globi oculari, sonnolenza se-guiti da coma e morte.

Come si diagnosticaIl sospetto clinico di colera è con-

fermato dall’identificazione micro-scopica, in un campione di feci fre-sche, del vibrione caratterizzato daforma a virgola e vivaci movimen-ti. Il batterio, negativo alla colora-zione di Gram, può essere coltiva-to con terreni selettivi.È possibile anche ricercare nelsiero anticorpi contro il batterio.

Come si curaLa terapia si basa solo sulla rapidae adeguata reintegrazione del ma-lato con la soluzione proposta dal-l’OMS (sodio 90 mmol/l, potassio20 mmol/l, cloro 80 mmol/l, citra-to 10 mmol/l, glucosio 110mmol/l). I liquidi possono esseresomministrati per via orale o pa-renterale nei casi di grave disidra-tazione. E’ essenziale che il tratta-mento sia tempestivo perché la di-sidratazione può portare a mortein 24 - 48 ore. La mortalità è del50% in assenza di cure, e si riduceall’1% se i pazienti sono trattaticorrettamente. Anche se non è ne-cessario per la cura, l’utilizzo di unantibiotico (doxiciclina o tetraci-clina o ciprofloxacina oppure eri-tromicina per i bambini) cui il mi-crorganismo è sensibile, diminui-sce la durata della malattia e il vo-lume di liquidi persi e accelera l’e-liminazione del vibrione nelle feci.

Come si previeneCon l’utilizzo di acqua sicura, ilcorretto smaltimento delle feci eun’attenta conservazione di cibi inambiente domestico. In caso diepidemia occorrono: isolamentoimmediato dei casi infetti, clorina-zione o bollitura dell’acqua dabere, lavaggio delle mani primadi consumare i cibi e dopo averutilizzato i servizi igienici, cotturadei cibi, disinfezione delle latrinee dei cadaveri, seppellimento deicorpi.Ai viaggiatori viene raccomandatodi evitare la carne o il pesce crudi,la frutta e la verdura a meno dinon poterla pelare o sbucciare, ilghiaccio, le creme e i gelati.Ci sono in commercio due tipi divaccini a somministrazione oraleefficaci sia contro il colera siacontro la diarrea del viaggiatore,causata da Escherichia coli ente-rotossigena.Questo vaccino tuttavia non ècompletamente protettivo.

Parliamo di coleraParole e fatt i , due medici raccontano

Siamo stati a Pemba, finalmente. Bel-lissima. Verde. Esotica. Da visitatoriprivilegiati – grazie alla FondazioneIdC – siamo entrati nel cuore di que-st’isola, nelle case della sua gente,nelle scuole, negli ospedali. Ma il ca-lore di quell’accoglienza, le strette dimano, i sorrisi, i profumi, le risate deibambini non hanno potuto nasconde-re ai nostri occhi - e certo non eranelle intenzioni degli organizzatori -tutta la fatica di essere al mondo, diriuscire a sopravvivere. A Pemba nonsi muore di fame, altrove ci sonorealtà forse peggiori. A Pemba simuore di malaria, di tubercolosi, dimalattie parassitarie e infettive (le co-siddette “malattie dimenticate”,scomparse ormai da anni nel mondooccidentale), ma anche di polmonite,diarrea, traumi, ferite, diabete e iper-tensione arteriosa. A Pemba si muoreperché in tutta l’isola non esisteun’autoambulanza che presti soccor-so, perché la gente malata è così sfini-ta che non riesce ad arrivare all’ospe-dale nemmeno a piedi, perché – sepure ci arriva viva – non trova un me-dico che la possa curare o medicineche la possano guarire. A Pemba simuore per una banale appendiciteperché non c’è il chirurgo che laoperi. Gli abitanti di Pemba sono po-veri e non sono in grado di finanziareun sistema sanitario che sia anchelontanamente paragonabile a quelloin vigore nei Paesi occidentali. Abbia-mo visitato gli ospedali di Chake-Chake e di Vitongoji: dignitosi, maprivi di medici, di apparecchiature, difarmaci. Il personale medico è vica-

riato da particolari figure professio-nali, i cosiddetti medical assistants: sitratta, sostanzialmente, di infermierilaureati che non possono però sosti-tuire appieno il medico. Infatti non ef-fettuano interventi chirurgici e si li-mitano a formulare diagnosi generi-che e a somministrare farmaci, quan-do ne dispongono. Solo saltuariamen-te l’ospedale può contare sulla pre-senza di un chirurgo o di altro specia-lista che garantisca un livello di assi-stenza minimo. Le ostetriche invecepossono trovarsi nella condizione didover praticare un taglio cesareo dasole. La sala operatoria dell’ospedaledi Chake-Chake è abbastanza spazio-sa: ma guardando da vicino l’arreda-mento e le apparecchiature ci siamoresi conto che sono in pessime condi-zioni. Il tavolo operatorio cade lette-ralmente a pezzi e l’autoclave nonfunziona più perché non c’è la possi-bilità di sostituire le resistenze. Laruggine sta corrodendo le strutturemetalliche. Vi sono infatti grandi pro-blemi legati alla manutenzione che èinesistente e al clima umido che è re-sponsabile del deterioramento preco-ce dei materiali. Abbiamo letto sulvolto degli infermieri e delle ostetri-che una dignitosa e sommessa richie-sta d’aiuto. È difficile per noi accetta-re tutto questo: noi che veniamo daospedali ultratecnologici e ormaiquasi senza dolore, da strutture dipronto soccorso stracolme di farmaci,da ambulatori in cui si fa quasi piùprevenzione che terapia e dove la dia-gnosi precoce è considerata quasiuna sconfitta. E dire che per risolvere

Visita al dispensario materno infantile.

La delegazione di Cles all’ospedale di Vitongoji.

Le aree grigie individuano le zone con casi notificati di colera nel 2004, circa 102.000 casi conoltre 2000 morti; i punti neri individuano le zone con casi di colera notificati d’importazione(dati OMS 2004).

molti dei problemi dell’ospedale diChake-Chake basterebbero un chi-rurgo e un ginecologo, ma non cisono fondi per assicurarne le presen-za costante. Tuttavia qualcosa di im-portante si sta facendo per venire inaiuto a questa gente: la FondazioneIdC ha avviato un progetto per la ria-bilitazione del servizio chirurgicodell’ospedale di Chake Chake conl’invio di materiali e attrezzature. Ilprogetto prevede altresì un pianobiennale di appoggio al reparto dichirurgia attraverso l’invio, a rotazio-ne, di chirurghi provenienti da sele-zionati ospedali italiani. Presterannola loro opera e formeranno il perso-nale medico e paramedico locale agaranzia della sostenibilità delle atti-vità avviate a conclusione del proget-to. Inoltre la Fondazione, con un im-pegno che va oltre i programmi ini-ziali, è riuscita a realizzare a Gomba-ni un dispensario materno-infantile,un presidio sanitario di enorme im-portanza per le mamme e i bambinidell’isola. Anche lì mancano i medici,ma è assicurata la presenza di un me-dical assistant e di personale infer-mieristico addestrato alla diagnosidelle più comuni malattie infantili ealla distribuzione gratuita di farmaci.Il Comune di Cles sta attivando unprogetto di cooperazione con la co-munità di Chake-Chake che prevedeinterventi nei vari settori economici esociali dell’isola con la collaborazio-ne e il sostegno della Provincia Auto-noma di Trento.

La Fondazione, da sempre promo-trice di attività di formazione inmedicina tropicale e sanità pubbli-ca, è lieta di segnalare che la col-laborazione con l’Istituto di Malat-tie Infettive e Tropicali dell’Uni-versità di Brescia, avviata già nel2005, ha visto nel 2006 la sua uffi-cializzazione attraverso la firma didue convenzioni mirate alla realiz-zazione di altrettanti corsi di per-fezionamento postuniversitario.Il primo corso, in Medicina tropi-cale e Salute internazionale, èstato organizzato dall’Istituto diMalattie infettive e tropicali, incollaborazione con CUAMM–Medi-ci per l’Africa–Padova, FondazioneDon G. Calabria per le Malattietropicali Negrar (VR), Unità per laRicerca sui servizi sanitari e la sa-lute internazionale IRCCS BurloGarofolo Trieste, Medici SenzaFrontiere–Italia, Medicus Mundi-Italia e la Fondazione Ivo de Car-neri. Il corso nasce nel 1998 periniziativa congiunta di esponentidel mondo accademico e non pro-fit ed è accreditato come corsobase all’interno del master in Salu-te internazionale del Circuito Tro-pED, un network europeo di istitu-ti di formazione avanzata in medi-cina tropicale. La salute interna-zionale è una nuova disciplina me-dica che cerca di studiare i fattoriche influenzano la salute con par-ticolare attenzione alle problema-tiche sociali relative alla povertà eallo sviluppo economico dei Paesiin via di sviluppo.Il secondo corso, “Tropical Medici-ne and Public Health Priorities inSub-Saharan Africa”, nato per ini-ziativa della Fondazione nel 2004 equest’anno ufficialmente ricono-sciuto dall’Università di Bresciacome corso di perfezionamento, èstato ospitato dal Laboratorio diSanità Pubblica Ivo de Carneri(PHL-IdC) sull’isola di Pemba–Zan-zibar dal 3 al 14 luglio 2006.Il corso, rivolto a personale medi-co e paramedico proveniente dal-l’Europa e dall’Africa subsaharia-na, ha ottenuto l’accreditamentocome modulo avanzato all’internodel master TropED per il suo ap-porto innovativo nel panorama ac-cademico italiano e internaziona-le. Esso infatti punta sullo scam-bio di risorse tra il Nord e il Suddel mondo permettendo la verifica

sul campo delle importanti strate-gie per il controllo delle malattieendemiche nei Paesi tropicali euna migliore comprensione delloscenario epidemiologico. Questocorso inoltre rafforza il ruolo delPHL-IdC come centro di formazio-ne d’eccellenza nell’Africa sub-sahariana.Per entrambi i corsi la Fondazioneha messo a disposizione borse distudio a favore di allievi partico-larmente motivati.La collaborazione avviata con l’U-niversità di Brescia verrà consoli-data anche nel 2007.Si ringraziano per il generoso so-stegno: AICU Associazione ItalianaCarlo Urbani, Compagnia di SanPaolo di Torino, The Gabriele Cha-ritable Trust.

FONDAZIONEIVO DE CARNERI NOTIZIE

Direttore ResponsabileVALERIA LAURA CAROZZI

RedazioneFRANCESCO NAPOLI

Segreteria di RedazioneSILVANA MAGGIONI

Hanno collaboratoDEBORAH COCORULLO

RITA FRENGUELLI, ANDREA GRAIFF

Fotocomposizione e stampa:Grafica C.&P. srl

Via dell’Artigianato, 7 - 23875 Osnago (LC)Iscritto nel registro del Tribunale diMilano al n. 687 in data 08/11/1999

Periodico semestrale - Tiratura 2300 copieFinito di stampare dicembre 2006

Si ringrazia la Catullo & Sylwan per ilprogetto e la consulenza grafica

La informiamo che i suoi dati saranno sottoposti a operazioni di trat-tamento automatizzato, di conservazione, di utilizzo, di cancellazioneed elaborazione da parte della Fondazione Ivo de Carneri Onlus, fina-lizzate all’invio di materiale informativo e corrispondenza riguardan-te esclusivamente le attività della Fondazione stessa. In ogni momen-to, ai sensi dell’art. 13 legge 675/96, potrà avere accesso ai dati e chie-derne la modifica o cancellazione scrivendo a: Fondazione Ivo de Car-neri Onlus-Viale Monza 44-20127 Milano.

P.O. Box 122, Wawi, Chake Chake,Pemba Island - Zanzibar (Tanzania)

Tel./Fax +255 24 2452003e-mail: [email protected]

Atto costitutivo:27 ottobre 1994Riconoscimenti:Ministero della Sanità: 96A1550Onlus: 99A3085 - Ong: L. 49/1987 - 11/2002Organi della Fondazione:Presidente, Consiglio di Amministrazione,Segretario Generale, Comitato Scientifico,Collegio dei revisori dei conti, Comitato d’o-nore. Molte sono le persone che collaboranocon la Fondazione e tutte come volontari.Membri del comitato scientifico:Marco Albonico, ASL 2, Torino; Luigi DeCarli, Università di Pavia; Luigi Di Matteo,ASL Voghera; Albis Gabrielli, OMS, Ginevra;Claudio Genchi, Università di Milano; Edoar-do Pozio, Istituto Superiore di Sanità, Roma;Giovanni Rezza, Istituto Superiore di Sanità,Roma; Lorenzo Savioli, OMS, Ginevra.Sedi operative: Milano - Viale Monza, 44

Cles (TN) - Ex Filanda, Viadelle ScuoleZanzibar, Tanzania - P.O.Box 3773

27 gennaio 2007, Milano. Concerto del-l’Orchestra dei Ducati di Parma Pia-cenza e Mantova, diretta dal MaestroFausto Pedretti, a favore della Fonda-zione. Si terrà in Santa Maria delleGrazie, Sagrestia del Bramante, in ViaCaradosso, ore 21. Per prenotare chia-mare in Fondazione tel. 02 28900393.

11-19 novembre, Cles. Alla GalleriaFedrizzi “Arte e solidarietà”. Mostracon opere donate da artisti contempo-ranei, per sostenere le attività dellanostra Fondazione in Africa. Ringra-ziamo per il buon successo che l’ini-ziativa ha avuto.

CALENDARIO 2007: una copia conuna minima donazione di 5 euro!

Chi siamo

Fondazione Ivo de Carneri

Sped. in A.P. • Art. 2 Comma 20/C • Legge 662/96 • Milano • Dicembre 2006 • Anno VII • Numero 14

Per la promozionedei piani di lottaalle malattie pa-rassitarie nei Pae-si in via di svilup-po e l’incrementodegli studi diParassitologia

www.fondazionedecarneri.it • Viale Monza, 44 • 20127 Milano • Tel. 02 28900393 • Fax 02 28900401 • e-mail: [email protected]

Come ricevere NOTIZIE!Con un piccolo contributo

alla Fondazione.

Pemba accoglie la delegazione di Cles

N O T I Z I E

Alcuni passi del benvenuto delCommissario del distretto diChake Chake, e delle riflessionidel Sindaco del Comune di Cles,al rientro in Italia.

È per me un grande piacere darvi ilbenvenuto a nome della comunità diChake Chake e mio personale. Onore-vole signor Sindaco, delegati e distin-ti ospiti, è noto che c’è un inizio perogni cosa: questo gemellaggio è ini-ziato il 26 ottobre 2004 quando, aCles, è stato firmato il documento diaccordo con l’intento di stabilire una

collaborazione tra le nostre comunità.Oggi le diamo atto che fu un’ottimaidea, molto apprezzata dai capi dellacomunità di Chake Chake ora impe-gnati a consolidare questo gemellag-gio. Anche la comunità è pronta!Quello odierno è un incontro stori-co e quindi grazie per essere qui.A Zanzibar c’è un’espressione cheben si adatta a una circostanzacome questa ed è di buon auspi-cio: “Venga l’ospite per far sì chela casa che lo ospita prosperi”.Dunque ci aspettiamo, signor Sin-daco, che Lei porti idee da condi-videre ed esperienze da divulgare,in vari settori che possono unirele nostre due comunità: agricoltu-

ra, turismo, cultura generale, ecc.Non aggiungerò altro e lascerò a voidi rendervi conto di persona dellanostra realtà, convinto che la visitaa Pemba vi darà un’idea della no-stra cultura e del modo di vivere inquesto bell’arcipelago dell’oceanoIndiano. Ancora una volta benvenuti. Jabu Kh Mbwana

“Solo ora, con la mia mano brucia-ta, ho il diritto di scrivere sulla natu-ra del fuoco.” Prendendo spunto dauna frase di Gustave Flaubert cer-cherò di fare una breve riflessionesul viaggio del luglio scorso aPemba, l’isola dei colori e dei sorrisi.Il richiamo allo scrittore francese miha permesso di dare senso a un viag-gio che ci ha consentito di capiremolte cose di una terra che conosce-vamo solo grazie alle appassionatetestimonianze di Sandra Carozzi deCarneri, che assieme ai suoi collabo-ratori conduce con impegno la Fon-dazione che porta il nome del mari-to, nostro stimato concittadino. Oggi anche noi della delegazione diCles ci siamo bruciati la mano!Hanno condiviso con me l’esperienzal’assessore alle Politiche sociali e all’I-struzione, dottoressa Luisa Larcher, edue medici che lavorano nel nostro

presidio ospedaliero, il dottor AndreaGraiff, chirurgo, e la dottoressa RitaFrenguelli, ginecologa. Il viaggio aPemba ci ha proposto una terra tantorigogliosa quanto difficile, tanto ospi-tale quanto povera, ancora domina-ta dalla natura. La gente che abbia-mo conosciuto si è rivelata bella fuorima ancor più dentro. Nella settimanadi permanenza, abbiamo incontratopersone che ci hanno dato tantissimoma anche caricati di responsabilità:quella di riuscire almeno in parte adare sollievo a una vita che, soprat-tutto per le mamme e i bambini, èfatta di privazioni e di incertezze.Vorremo che i nostri concittadini riu-scissero ad essere attori di un pro-gresso che, grazie a noi, Pemba po-trebbe conoscere presto.Il comune di Cles ha già idee e pro-getti che intende realizzare con ilcontributo di tutti coloro che vorran-no seguirlo e appoggiarlo in questocammino. La nostra speranza èquella di riuscire, almeno in parte, atrasmettere il “calore di un fuoco”che per noi è stato amico.Un grazie sincero ai compagni diviaggio e agli amici di Pemba!Giorgio Osele

SommarioIn questo numero:• Pemba accoglie la

delegazione di Cles• Parole e fatti, due medici

raccontano• Parliamo di coleraLe rubriche:• Iniziative• Chi siamo• Contribuire come - allegato

La delegazione di Cles a Pemba.

Pemba luglio 2006, cerimonia d’aperturadel corso.

Pemba, agosto 2006.

La formazione diventa universitaria Iniziative