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San Bonaventura Newsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum Editoriale “E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza!” La Natività - qui nel bel presepe del Seraphi- cum - ci chiama a leggere questo avvenimento, centrale nella vita di ogni credente, con quella gioia, attesa e sorpresa proprie dei bambini. L’augurio, che vi arriva con questo ultimo nu- mero del 2013, è di vivere il Natale e il nuovo anno con stupore ed entusiasmo, attraverso il valore aggiunto della fede che rappresenta un’incoraggiante chiave interpretativa per i piccoli e grandi avvenimenti. San Bonaventura informa propone, anche que- sto mese, numerosi spunti di riflessione, alcuni tipici del periodo: tra questi un bilancio sulle vicende che hanno caratterizzato la Chiesa nel corso del 2013 e il racconto della tradizione, propria del francescanesimo, dell’estrazione dei santi protettori. Quasi una sfida, nell’epoca delle lotterie e del ricorso alla fortuna, a riaffermare la centralità dei grandi valori, “scommettendo” sui testimo- ni della fede. Con questi auspici, gli auguri di un Natale e di un nuovo anno di pace e bene! Elisabetta Lo Iacono Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione della Facoltà DICEMBRE 2013 Focus del mese: 2013, l’anno dei due passi per la chiesa pag. 2 Storia e personaggi: l’epifania e la tradizione dell’estrazione dei santi protettori Pag. 4 In dialogo con i nostri docenti: la voce filosofica del francescanesimo pag. 5 L’intervista: la biblioteca dove si elabora il pensiero francescano pag. 8 Miscellanea francescana: le novita’ del nuovo numero pag. 10 master: la “pazzia dimenticata” pag. 11 Appuntamenti: iniziative e novita’ pag. 12 Francescanamente parlando: p. HEKIĆ e lo scotismo pag. 15 ANNO I - Nº 11 informa 1 In questo numero:

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San BonaventuraNewsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

Editoriale

“ E g i u n g e i l g i o r n o d e l l a l e t i z i a , i l t e m p o d e l l ’ e s u l t a n z a ! ”

La Natività - qui nel bel presepe del Seraphi-cum - ci chiama a leggere questo avvenimento, centrale nella vita di ogni credente, con quella gioia, attesa e sorpresa proprie dei bambini.L’augurio, che vi arriva con questo ultimo nu-mero del 2013, è di vivere il Natale e il nuovo anno con stupore ed entusiasmo, attraverso il valore aggiunto della fede che rappresenta un’incoraggiante chiave interpretativa per i piccoli e grandi avvenimenti. San Bonaventura informa propone, anche que-sto mese, numerosi spunti di riflessione, alcuni tipici del periodo: tra questi un bilancio sulle vicende che hanno caratterizzato la Chiesa nel corso del 2013 e il racconto della tradizione, propria del francescanesimo, dell’estrazione dei santi protettori.Quasi una sfida, nell’epoca delle lotterie e del ricorso alla fortuna, a riaffermare la centralità dei grandi valori, “scommettendo” sui testimo-ni della fede. Con questi auspici, gli auguri di un Natale e di un nuovo anno di pace e bene!

Elisabetta Lo IaconoResponsabile Ufficio Stampa e Comunicazione

della Facoltà

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Focus del mese: 2013, l’anno dei due passi per la chiesa pag. 2

Storia e personaggi: l’epifania e la tradizione dell’estrazione dei santi protettori Pag. 4

in dialogo con i nostri docenti: la voce filosofica del francescanesimo pag. 5

L’intervista: la biblioteca dove si elabora il pensiero francescano pag. 8

miscellanea francescana: le novita’ del nuovo numero pag. 10

master: la “pazzia dimenticata”pag. 11

Appuntamenti: iniziative e novita’ pag. 12

Francescanamente parlando: p. HEKiĆ e lo scotismo pag. 15

ANNO i - Nº 11 informa

1

in questo numero:

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UN TEMPO SEGNATO DA DUE PASSI“PER UN PASSAGGIO A UN NUOVO PAESAGGIO DI GRAZIA”

Un anno, il 2013, segnato dal passo indietro di papa Benedetto che, con l’elezione di papa Francesco, ha fatto fare un passo in avanti alla Chiesa. I due passi che segnano un particolare passaggio di grazia all’interno del cammino della Chiesa nella storia. In un momento di crisi per il nostro mondo papa Benedetto ha indetto l’Anno della fede, iniziato l’11 ottobre 2012 e concluso il 24 novembre 2013. Ed è all’interno di questo anno di grazia che vanno letti i due eventi della rinuncia di papa Benedetto e della elezione di papa Francesco. Papa Ratzinger ci lascia come dono la fede: tutto il suo magistero è stato incentrato sulla questio Dei nella convinzione che “con Dio o senza Dio cambia tutto”. E la questione di Dio provoca la ragione ad allargare gli orizzonti per un dialogo fecondo con la fede. Papa Benedetto ha rimesso al centro della postmodernità il dialogo tra fides et ratio. Le sue dimissioni, con il passare del tempo, si configurano sempre più come un atto di amore per una Chiesa chiamata oggi a riaccendere la gioia della fede nell’uomo contemporaneo smagato e alquanto triste. Benedetto, rinunciando al ministero petrino, è rimasto umile operaio nella vigna del Signore attraverso una vita dedita alla preghiera, un richiamo all’opera più preziosa per la vita della Chiesa e del mondo. Il ministero petrino passato a papa Francesco si alimenta anche della preghiera di papa Benedetto che continua a servire la Chiesa da “ritirato sul monte”come ebbe a dire nell’ultimo Angelus: «Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze» (Angelus del 24 febbraio 2013). Tale gesto coraggioso e umile di papa Benedetto ha contribuito a provocare la novità e la freschezza che vediamo e tocchiamo in papa Francesco, un uomo risolto e libero in Dio ed autenticamente coinvolto nel farsi prossimo e nello spingere la Chiesa a una riforma evangelica.L’umiltà, bene-detta da Benedetto come atteggiamento fecondo della fede, dona la novità e la gioia del cammino, espresso dai gesti e dalle parole di papa Francesco.

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FOCUS DEL MESE

Lo storico abbraccio tra Benedetto XVI e Francesco

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La Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica programmatica di papa Francesco del 24 novembre 2013, frutto dell’Anno della fede, va letta nel solco dell’enciclica Lumen fidei, scritta a quattro mani da Benedetto e Francesco, dove si invita a considerare come la fede sia in grado di «illuminare tutta l’esistenza cristiana» (Lumen fidei, 4).Il tema della fede, che riguarda la totalità dell’esistenza umana, è quanto mai fecondo di pensiero e di provocazioni in ogni ambito del sapere e dell’agire, tanto più in una Facoltà teologica come la nostra del Seraphicum che, caratterizzandosi per l’indirizzo cristologico-francescano, si propone di approfondire ed esporre sistematicamente la visione cattolica di Dio, dell’uomo e del creato, con metodo scientifico e con la peculiarità “sapienziale” del primato dell’amore. La nostra Facoltà è coinvolta e si sta lasciando sempre più coinvolgere, grazie anche ai nuovi docenti, in un serio e sereno approfondimento perché venga facilitato e gustato il passaggio dalla lumen fidei alla lumen sapientiae, ossia la fede che porti a vivere l’esistenza “con il sapore e il gusto delle realtà eterne”, imparando a vedere tutto sub specie aeternitatis. Papa Francesco, richiamandoci a vivere la gioia del Vangelo (cf. Evangelii gaudium) come stile missionario credibile oggi, ci conferma nella nostra vocazione francescana che qui al Seraphicum viene coniugata con una particolare dedizione allo studio e alla formazione interculturale accademica dei nostri studenti. Uno studio e una formazione all’insegna della condivisione e del camminare insieme nella fede che pensiamo, «poiché la fede è una luce, ci invita a inoltrarci in essa, a esplorare sempre di più l’orizzonte che illumina, per conoscere meglio ciò che amiamo. Da questo desiderio nasce la teologia cristiana» (Lumen fidei, 36). La teologia appartiene intrinsecamente al movimento stesso della fede ed è, o dovrebbe essere, attenta alla totalità dell’esistenza umana, come ci ricordano la Lumen fidei e la Evanelii gaudium. Nel nostro cammino verso la lumen sapientiae, accento tipico della nostra Facoltà, s’inscrive il Dies academicus che vivremo sabato 11 gennaio con una prolusione del noto teologo monsignor Bruno Forte proprio sul tema “La teologia sapienza dell’amore”. La teologia non è, e non dovrebbe essere, un aristocratico amore della sapienza riservato a pochi intellettuali chiusi in una torre eburnea, ma è la sapienza dell’amore: il tentativo di portare alla parola il vissuto della carità per suscitare nella storia degli uomini storie di amore, storie di carità nella gioia del credere.

fra Domenico Paoletti Preside della Facoltà

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La tradizionale rubrica “Storia e personaggi”, sulla Facoltà e sulle principali figure del francescanesimo, si concede una breve pausa natalizia per lasciare spazio a una tradizione radicata negli ambienti francescani e fatta rivivere ogni anno con profonda fede anche al Seraphicum: l’”estrazione” dei santi protettori e dei confratelli per i quali pregare.

“La consuetudine di assegnare a ogni religioso un santo della Chiesa universale o del nostro Ordine dei Frati Minori Conventuali, al quale rivolgersi e chiederne la speciale protezione nel corso dell’anno, risale a un tempo immemorabile ed è praticata in tutte le case dell’Ordine”.Fra Francesco Costa, docente emerito della Facoltà, è un profondo conoscitore delle tradizioni francescane, tra l’altro impegnato nella stesura di una pubblicazione che l’anno prossimo - in occasione del cinquantenario dell’attuale sede del Seraphicum - contribuirà a ricordare e celebrare, attraverso una minuziosa ricostruzione, la storia della Facoltà e del Collegio in questo ultimo mezzo secolo. “Dalla cronaca del Collegio Serafico Internazionale OFMConv di Roma, che aveva sede, prima in via di S. Nicola da Tolentino (1885-94), poi in via di S. Teodoro (1894-1964) e dal 1964 al Seraphicum - aggiunge fra Costa - risulta che l’estrazione dei santi protettori avveniva la sera della vigilia o anche la sera dell’Epifania”. Una tradizione che si ripete puntualmente ogni anno, la sera dell’Epifania, chiudendo così in modo solenne le festività natalizie e affacciandosi al nuovo anno con rinnovato impegno di preghiera, prendendo a modello proprio quel santo assegnato a ogni singolo frate. L’importanza attribuita a questo momento comunitario, che vede peraltro il rientro di tutti i frati impegnati fuori nel corso delle festività, è dimostrata anche dalla partecipazione del Ministro generale dell’Ordine, fra Marco Tasca, che presiede i Vespri - alla presenza dei membri della Curia - cui segue una particolare preghiera recitata appositamente per accompagnare questo rito. Ogni frate della Comunità estrae da un contenitore un santino con il nome del santo o del beato protettore e una massima sapienziale, dall’altro contenitore un cartoncino con il nominativo di un frate per il quale pregherà nei mesi a venire.“Una bella tradizione - commenta fra Felice Fiasconaro, Padre guardiano della Comunità e docente della Facoltà - alla quale siamo molto attaccati trattandosi di un’antica pratica francescana e riconoscendovi una forte valenza: sia per approfondire la vita dei santi e farne un modello per la nostra esistenza, sia per rinsaldare il senso di comunità, facendoci carico di un confratello da ricordare ogni giorno nelle nostre preghiere”. Una pratica, quella dell’assegnazione dei santi protettori, che nel tempo si è estesa anche ad altri Ordini religiosi e ad ambienti laici, riconoscendo nella fede e nei suoi grandi testimoni la vera “scommessa” e impegno per vivere coerentemente il nuovo anno appena iniziato. Prima di questo, nel pomeriggio, si svolge un altro rito: la benedizione della casa e di ogni singola stanza di abitazione dei frati. Anche questo rito ha una lunga tradizione ed è molto partecipato da tutta la comunità. Il Guardiano inizia la preghiera di benedizione e quindi passa per le stanze dei frati aspergendole singolarmente. Poi è il Rettore a procedere con la benedizione delle stanze degli studenti e quindi su ogni porta delle stanze benedette si appone, scritta con gesso bianco, la sigla KMB ovvero le iniziali dei tre Re Magi.

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storia e personaggi

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Fra Orlando Todisco, della provincia religiosa di Napoli, è docente della Facoltà dove insegna Storia della filosofia e Filosofia francescana. È una voce apprezzata del pensiero francescano, con una serie di studi: “Lo stupore della ragione. Il pensare francescano e la filosofia moderna” (Padova, Messaggero 2003, II ed. 2008), “Il dono dell’essere. Sentieri inesplorati del medioevo francescano” (ivi, 2006), “La libertà fondamento della verità. Ermeneutica francescana del pensare occidentale” (ivi, 2008), “La libertà creativa. La modernità del pensare francescano” (ivi 2010). A breve uscirà la pubblicazione “Nella libertà la verità. Lettura francescana della filosofia occidentale” (Edizioni Messaggero Padova). Ha ricoperto la carica di preside della Facoltà in diversi mandati (1973-1976, 1993-1996, 1999-2005) e dal 1976 al 2006 è stato direttore di “Miscellanea Francescana”, strumento scientifico della Facoltà. É vicario del Seraphicum.

Fra Todisco, la sua è una formazione teologico-francescana e filosofico-umanistica, maturata presso la Facoltà teologica San Bonaventura e l’Università Federico II di Napoli. Proprio al Seraphicum ha cominciato a insegnare storia della filosofia, nel biennio preparatorio al triennio teologico. A cosa è improntata l’attività didattica dei suoi corsi?L’obiettivo è quello di svegliare e alimentare le molte forze, intellettuali e morali, dei giovani. A tale scopo mi è parso necessario offrire loro un filtro attraverso cui guidare e sostenere la riflessione. Se questo o è assente o, se è presente, è troppo rigido, si fa violenza alla ricchezza della loro esistenza, mortificandone le espressioni, oppure, si provoca un’inconsapevole frattura tra pensiero e vita.

Quale è il modello di pensiero che la storia della filosofia occidentale offre? È un modello riconducibile al primato della razionalità, che trova in Cartesio il padre, in Kant il vertice, in Hegel la dilatazione e nel mondo contemporaneo la frammentazione, non la problematizzazione. È su tale principio - la rete razionalistica - che occorre agire, se non si vuole girare intorno ai problemi dell’età contemporanea.

Se è questa rete di segno razionale il principio sorgivo della modernità, come è possibile problematizzarla?Dal punto di vista cristiano-francescano la contraddizione razionale è alle radici del mondo ed è l’anima della storia. La creazione è una violazione del principio parmenideo secondo cui dal nulla nulla. La razionalizzazione di tale evento porta al bivio: se il mondo non è Dio, quale l’indole del suo essere? Se è “altro” dal mondo, Dio non ha l’essere del mondo: il mondo è ciò che Dio non è e non ha. Come allora dire Dio la pienezza dell’essere? Che dire poi dell’incarnazione del Verbo - due nature e una sola persona! - dell’assunzione della natura umana, fragile e impotente, da parte dell’Onnipotente! E la morte in croce? Dove la logica, dove la coerenza, dove la proporzione? E poi, quale diritto o quale necessità dà conto del nostro venire all’essere o della nostra felicità eterna? L’essere nel suo nucleo di fondo e nelle sue principali espressioni non è traducibile nella rete logica della filosofia classica. Esso rifluisce nell’assoluta libertà creativa divina, come insegna il “volontarismo” di Scoto.

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in dialogo con i nostri docenti

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Può spiegare meglio questa tesi, più spesso criticata come prossima all’arbitrarismo? In breve, come concepire la libertà come anima ispiratrice dell’atto creativo e volto originario dell’essere? Il gesto creativo divino è un gesto di libertà, nel senso che poteva non aver luogo o aver luogo diversamente. Il mondo ha un significato tutto particolare, perché scelto tra gli infiniti possibili, e dunque espressione di libertà. Se il pensarlo frutto di razionalità equivale a risolvere nel mondo la ragione del mondo, il dirlo espressione di libertà equivale a sostenere che la ragione del mondo non è nel mondo, ma nella libertà di colui che poteva non volerlo. Perché lo ha scelto tra gli infiniti possibili? Le creature sono res e sono signum al tempo stesso, nel senso che rinviano al disegno di colui che le ha volute. Bonaventura è colui che, più degli altri, lo sottolinea facendo ruotare tutto il suo discorso intorno a questo binomio di res et signum. È il disegno del creatore che occorre recuperare e che si fatica a individuare. Quale? Tale disegno consiste nel preparare il giardino alla creazione dell’uomo, voce consapevole del finito a lode dell’Infinito. La conferma è nell’Incarnazione, che ne è il modello, e nella Redenzione, che ne è la fortificazione. Cosa qualifica allora l’uomo? La sapienza? La potenza? No, la libertà creativa. L’uomo è imparentato a Dio nella libertà. È questa il respiro originario dell’essere, sia trinitario che finito. L’atto creativo di Dio accompagna il cammino del creato - l’evoluzione - dal momento che ha un carattere processuale, non puntuale attraversando lo scenario incomparabile dell’essere lascia nelle creature il sigillo della sua potenza e nell’uomo imprime l’immagine della sua libertà. La teoria dell’evoluzione ne è la conferma e l’obiezione, secondo cui con quest’ipotesi sembra che il più venga dal meno, cade se pensiamo che l’evoluzione è sorretta dall’atto creativo, da non intendere in senso puntuale, ma in senso processuale, sicché il più è già nel meno, sin da principio.

Da questa premessa quale visione scaturisce? In quanto sostenuto da quest’atto creativo di libertà di carattere processuale, ogni ente ha diritto

a manifestarsi per ciò che è. L’atto creativo non ha presupposti da rispettare, è originario, sicché ciò che è creato ha diritto a manifestarsi per ciò che è, anteriore a ogni condizionamento. Se si vuole interpretare tale atto creativo in rapporto al cristocentrismo propriamente paolino - Christo il primo voluto - si ha la conferma di questa visione originaria, non condizionata ad alcunché, neppure al peccato (Scoto). Si tratta di un altro capitolo. Finanche la nascita di Cristo nel tempo è sottratta al condizionamento delle leggi naturali – è opera dello Spirito. La sua libertà è radicale.

Non si cade così nel frammentarismo o in una visione atomistica? Una volta che l’atto creativo ha attivato il processo, si impone la concertazione, e dunque la dipendenza delle creature l’una dall’altra. Altrettanto si dica dell’uomo. Infatti, quando conosciamo e giudichiamo, muoviamo da certe premesse o diamo per scontati certi principi, grazie ai quali siamo in comunione con tutti gli altri. È ciò che costituisce il nostro sostegno e l’aggancio a quanti vivono e pensano con noi. Ciò che va rilevato è che quando, servendoci della struttura logica, pensiamo e

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valutiamo, non facciamo che “oggettivare”, proiettando la cosa “davanti a noi” e controllandola. In questo contesto, che ne è del soggetto, che è inoggettivabile? Come lo si raggiunge se, conoscendo, non facciamo che “oggettivare”? La risposta: concedendogli uno spazio di libertà espressiva. Da qui la conclusione, e cioè non si raggiunge l’altro in quanto altro fuori della fiducia come spazio di libertà. Essendo libero, l’altro si offre solo nella libertà. Si noti la genialità di san Francesco quando, a proposito del frate che sbaglia, dice che il superiore, pur denunciandone la scorrettezza, “non deve volere che il suo frate diventi migliore”, persuaso che l’altro “cresce solo quando è lasciato libero di non crescere”.

Su questa base libertaria quale antropologia è possibile elaborare? Un’antropologia della libertà creativa. Non si tratta di dar vita a uomini “disordinati” o “incoerenti”, ma a uomini che ritengono possibile l’impossibile, il che significa uomini che scendono nel fondo dell’essere ed elaborano progetti alla luce non solo delle loro forze. Se ognuno di noi si percepisce nel cavo della mano di Colui che, facendosi tempo, ha reso possibile l’impossibile, non si è forse invitati a elaborare progetti arditi? Non dimentichiamo che Francesco si qualificava “novellus pazzus”, traduzione della “stultitia” paolina.

Un’ultima domanda: quali sono le fonti storiografiche del suo pensiero? Bonaventura, Olivi, Scoto, Occam, Lullo. Da rilevare anzitutto la critica concorde da parte dei francescani al razionalismo aristotelico, inteso come scelta di fondo, non perché ritengano che il reale non sia razionale, ma perché sono persuasi che il reale non è in quanto e perché razionale. La condivisione da parte di Bonaventura del mondo ideale platonico è da ricondurre alla ricchezza di significato che aiuta a riconoscere alle creature. Scoto rivendica il primato della libertà come fonte universale di tutto ciò che è attraverso la messa in campo della potenza ordinata e della potenza assoluta di Dio. Non si tratta del ritorno al Dio dell’Antico Testamento, come qualcuno ha detto, ma al fondo del messaggio biblico, costituito dalla fecondità della libertà cristiana. Occam da parte sua mette in guardia dal pericolo di riversare sulle cose il nostro dire o il nostro pensare. La logica è il compendio della vita della nostra mente, non il riflesso della struttura delle cose: queste sono singolari, quella tendenzialmente universale. Sono due mondi. Non bisogna imprigionare Dio entro le nostre categorie, immaginandolo su nostra misura, né riversare sulle creature i sogni, le pretese, le creazioni del nostro mondo intellettuale. La fatica del conoscere sta proprio qui, nel precisare a quali condizioni ciò che si pensa e si dice e ciò che è si accordano tra loro e fino a che punto. Il Cantico delle creature è la summa teologica dei francescani.

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LA BIBLIOTECA DOVE SI ELABORA IL FRANCESCANESIMO DEL FUTURO

La biblioteca non come semplice spazio di prestito e consultazione dei libri ma, soprattutto, come cuore pulsante della Facoltà e luogo di elaborazione del pensiero.La Biblioteca del “San Bonaventura” rappresenta da sempre un punto di riferimento per gli stu-diosi, con un significativo incremento delle presenze di studenti provenienti da università statali e con una rinnovata attenzione ai padri del francescanesimo.Dal 2008 il bibliotecario è fra Emil Kumka, di nazionalità polacca, che sta accompagnando la biblioteca in un percorso di crescita, recependo le nuove sfide tecnologiche ma, al contempo, pre-servando la ricchezza e il fascino dell’antico.

Fra Kumka, quali sono le principali caratteristiche della biblioteca del Seraphicum?Attualmente abbiamo trecentomila volumi ma con un pro-gressivo sviluppo che sta portando a sempre nuovi ingres-si di testi, frutto di acquisti sulle più rilevanti novità edito-riali ma anche sulla base di un monitoraggio continuo dei desiderata di docenti e studenti.La biblioteca si compone di due fondi principali: uno sto-rico, costituito da manoscritti, incunaboli, cinquecentine sino ai libri antichi e l’altro, il fondo moderno, con testi che partono dal 1800 a oggi.

Sugli scaffali della biblioteca di una Facoltà teologica, retta dai Frati minori conventuali, si troveranno tante opere di teologia e francescanesimo…Ovviamente questi due ambiti sono quelli privilegiati ma non solo, oltre alla teologia la biblioteca è ricca di testi sulla letteratura classica mondiale, sull’arte dal punto di vista della storia ma anche con pubblicazioni di critica, album di artisti moderni, sulla filosofia cristiana ma anche con opere non appartenenti al pensiero cristiano, necessarie per una conoscenza che abbia piena consapevolezza di sé, penso ad autori come Nietzsche, Marx, Feuerbach. Naturalmente una grande attenzione è riservata alla cristologia, trattandosi di una specializzazione della nostra Facoltà e, naturalmente, al francescanesimo così come a tutti quegli ambiti strettamente legati, pensiamo all’ecologia, alla salvaguardia del creato, alla storia dell’arte e dell’architettura ispirate al francescanesimo e a come questo viene recepito dalla cultura laica.

Chi sono i frequentatori della biblioteca del Seraphicum e quali le loro aspettative? La prima fascia di utenza è quella degli studenti della Facoltà, poi ci sono i frati che studiano in altre realtà e, in crescita rispetto al passato, gli studenti di università statali che vengono per fare ricerche specifiche, ad esempio ultimamente è cresciuta in modo evidente l’attenzione verso san Bonaven-tura, segno che molti atenei statali stanno tornando a valorizzare i grandi classici del pensiero cri-stiano. E poi ci sono quegli studenti universitari che scelgono la nostra biblioteca come spazio, più che per la consultazione, per lo studio trovando un ambiente tranquillo e decisamente accogliente.

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l’intervista

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Un ambiente che ha tratto grandi benefici anche dai recenti lavori di ristrutturazione…Certamente, la biblioteca è stata oggetto di importanti interventi di miglioria che hanno contribuito ad accrescere i parametri di accoglienza, luminosità, silenzio. Con una particolare attenzione alla tutela dei testi, tanto da aver installato appositi vetri dotati di filtri per i raggi solari: in questo modo la biblioteca gode della massima luminosità senza che i raggi del sole possano in qualche modo compromettere lo stato di conservazione dei libri.

La biblioteca non vuole essere solo un luogo statico, dove regna il silenzio, ma anche spazio di confronto e di conoscenza comune…A questo proposito abbiamo realizzato un’apposita sala di lettura delle riviste che, oltre a offrire una vastissima scelta di testate inerenti i nostri ambiti di specializzazione, è attrezzata con videoproiet-tore e ospita la presentazione di libri, seminari di studio, dibattiti. Senza interferire nelle attività di studio della biblioteca, questo spazio consente di rendere lo stesso luogo dinamico, punto di ritrovo e di approfondimento per un proficuo scambio tra studiosi.

Il mondo editoriale sta attraversando una fase segnata da profondi mutamenti, con nuovi supporti per la lettura che sembrano relegare la carta nel passato, a vantaggio del digitale. La Facoltà ha un importante trascorso di studi e di insigni studiosi, con un patrimonio cartaceo

non indifferente. Qual è il punto di equilibrio tra passato e avvento delle nuove tecnologie? Il fascino del cartaceo non potrà tramontare e, se ci pensiamo bene, è anche il sistema più tangibile, in un certo senso anche il più accessibile. Il digitale, al di là di quello che può sembra-re, non è l’ultima conquista, lo stampato con il trascorrere de-gli anni mantiene e accresce tutto il suo fascino, pensiamo alle pergamene e ai manoscritti. È evidente che non intendiamo sottrarci alle innovazioni tecnologiche e, proprio per questo, stiamo per avviare una nuova e funzionale catalogazione di tut-

ti i volumi presenti, proprio per offrire agli utenti un servizio all’avanguardia.Detto questo, crediamo fermamente nell’importanza di una biblioteca che non rappresenti un ma-gazzino che presta libri ma sia un cuore pulsante dell’amore per la conoscenza, una porta per ac-cedere alla produzione dei grandi studiosi del passato, un punto di osservazione che favorisca una conoscenza ad ampio raggio e interdisciplinare e, in particolar modo, sia un luogo di confronto e di elaborazione del pensiero.

Orari bibliotecadal lunedì al venerdì: dalle 9.00 alle 12.45 e dalle 15.00 alle 18.30il sabato dalle 9.00 alle 12.00.Chiusa nei giorni festivi e in quelli di vacanza, così come indicato nel calendario accademico.

Per contatti, scrivere a: [email protected]

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MISCELLANEA FRANCESCANA

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LE NOVITÁ IN AMBITO FILOSOFICO-TEOLOGICO E FRANCESCANO: ECCO DI COSA SI PARLA NEL NUOVO NUMERO DI MISCELLANEA

Esce in questi giorni il nuovo numero di Miscellanea Francescana, la rivista scientifica della nostra Facoltà, ricca di contributi e riflessioni sugli studi filosofici-teologici e sugli approfondimenti in tema di francescanesimo. Di seguito un estratto dell’editoriale del direttore fra Roberto Tamanti.

La prima sezione, dedicata agli studi filosofico-teologici, si apre con l’articolo di Gianpiero Tavo-laro che valuta il ruolo che la Summa fratris Alexandri ha avuto nel dibattito, svoltosi agli inizi del XIII secolo, in merito alla determinazione dello statuto epistemologico della dottrina teologica,

alla luce della riscoperta della logica nova di Aristotele. Segue il lavoro di Giovanni Tomasi, che affronta un tema relativamente poco esplorato, ossia l’influsso della cristologia di Scoto su Giovanni della Croce. Infine abbia-mo la riflessione di Roberto Tomichà che, da teologo e francescano latino-americano, entra nel tema della teologia amerindia: una teologia eminen-temente pratica, simbolica, narrativa, relazionale, comunitaria, ecologica, cosmica, itinerante; si nutre dalla sapienza millenaria degli indigeni, che hanno trovato nel Mistero di Dio, le risposte ultime alle loro attese. La seconda sezione è costituita dagli studi a carattere francescano, a partire dall’articolo di Bernardo Commodi che presenta la figura di Bernardo da Quintavalle, primo compagno di san Francesco. L’autore procede ad un’e-saustiva rassegna delle fonti storiche e agiografiche, alle quali poi attinge

per presentare i dati biografici essenziali di Bernardo e tracciare il suo profilo spirituale, inseren-dosi anche nella dibattuta quaestio della benedizione impartita da Francesco morente a Bernardo o a Elia. Il secondo articolo, di Francesco Celestino, si concentra sulla teologia di sant’Antonio di Padova, in particolare sulla sua concezione antropologica. Segue il contributo molto interessante di Kasper Kaproń sulla preghiera liturgica della prima comunità francescana. L’autore si prefigge di sfatare un luogo comune secondo il quale i Frati Minori avrebbero ridotto notevolmente l’uffi-ciatura rispetto alla pratica antecedente oppure avrebbero semplificato il canto liturgico. L’articolo successivo è di Nicola Summo, che propone una lettura sinottica delle bolle pontificie relative alla interpretazione della povertà nell’Ordine minoritico, dalla Quo elongati del 1230 alla Exivi de pa-radiso del 1312. La sezione si chiude con la seconda parte dell’articolo di Isidoro Gatti su Felice Peretti – Sisto V (di cui sarà pubblicata la terza ed ultima parte nel prossimo fascicolo di Miscella-nea) e con il contributo di Oreste Bazzichi, che propone una stimolante lettura sull’attualità del pen-siero etico-sociale francescano. La Scuola francescana, infatti, non è solo prassi ascetico-mistica, né soltanto una filosofia e una teologia, ma anche una metodologia etico-sociale; la prospettiva è quella di riconsiderare la storia del pensiero economico secondo un’etica del profitto profondamen-te rinnovata. Il volume si conclude con la nota storica di Francesco Costa sul vescovo missionario francescano conventuale Giuseppe Tobia e con due interventi proposti nel corso della presentazione del libro in onore del noto biblista, il prof. Giovanni Odasso: Alla luce delle Scritture (a cura di P. Scanu), avvenuta al Seraphicum nel maggio scorso. Si tratta di due riflessioni (di Gian Luigi Prato e di Pius-Ramón Tragán) molto pregnanti e coinvolgenti sullo stato dell’esegesi biblica oggi, relative all’Antico e al Nuovo Testamento.

Per abbonarsi a Miscellanea Francescana: http://www.seraphicum.org/news.php?id_art=611

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master

DAL MASTER IN ANTROPOLOGIA E CRIMINOLOGIA UNA POSSIBILE RISPOSTA CULTURALE AL PROBLEMA DELLA “PAZZIA DIMENTICATA”

La pazzia dimenticata non è solo l’esplicativo titolo di un saggio-inchiesta della giornalista del Tg1 Rai Adriana Pannitteri, ma è soprattutto la condizione in cui versano quei malati di mente finiti nel limbo di un sistema in bilico tra la prevista chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la man-cata realizzazione di strutture adeguate alla cura mentale.Un tema di grande attualità che il Centro studi e formazione Europa 2010 ha voluto proporre in un convegno, dedicato agli studenti dei master ma aperto a tutti, svoltosi il 14 dicembre al Seraphi-cum. Al convegno hanno preso parte il professor Antonino Calogero psichiatra, componente del Gruppo superamento ospedali psichiatrici giudi-ziari della Lombardia e già direttore del Presidio ospedali psichiatrici giudiziari di Castiglione del-le Stiviere; il professor Vincenzo Lusa penalista, esperto in antropologia forense; il dottor Walter Gallotta psichiatra, direttore del Servizio psichia-trico di prevenzione e cura dell’ospedale San Gio-vanni Addolorata di Roma; il dottor Vincenzo Scunci del Dipartimento di salute mentale de L’A-quila e, ovviamente, l’autrice del libro Adriana Pannitteri. Il dibattito, moderato dal presidente di Europa 2010 Rachele Schettini, è stato aperto e chiuso da due “voci” francescane: il preside fra Domenico Paoletti che ha introdotto i lavori e il filosofo fra Orlando Todisco che ha auspicato la maturazione di una cultura improntata all’attenzione verso il singolo, partendo proprio dalla centralità del soggetto.Punto di partenza per il convegno, lo scrupoloso lavoro di inchiesta condotto da Adriana Pannitteri che ha compiuto un viaggio negli ospedali psichiatrici giudiziari per raccogliere le voci inascoltate dei pazienti, nel loro disagio, disperazione, speranza e, spesso, nella lucida analisi di vite dimenti-cate dalle quali emerge - come sottolinea la stessa autrice - che il problema vero non è dove curare ma come. Un quadro complesso, anche perché si tratta spesso di soggetti che hanno commesso reati gravi, soprattutto contro la persona (67% dei casi di cui il 21% omicidi) e, in una percentuale decisamente più bassa (33%), ai danni del patrimonio o altro. Non prevedere un percorso di cura e recupero (a oggi nessuna Regione ha realizzato strutture in sostituzione degli ospedali psichiatrici giudiziari) significa “far sì che la malattia venga dimenticata e quindi negata”, ha rimarcato Pannitteri.“Un invito - ha sottolineato fra Paoletti - ad andare verso le periferie esistenziali, come dice papa Francesco, laddove si trova quello che è considerato lo scarto dell’umanità. È evidente la necessità di passare da questa cultura dello scarto a quella dell’inclusione e della fraternità”. Un contesto nel quale, oltre alla sensibilità personale, gioca un ruolo di primo piano la formazione e proprio per questo Europa 2010, in collaborazione con la Pontificia Facoltà teologica San Bona-ventura, propone ogni anno il master di “Antropologia filosofica e forense, criminologia e tecniche investigative avanzate” per la formazione di interpreti e testimoni attivi di una nuova cultura della legalità ma anche dell’amore. Le coordinate sono state tracciate da fra Todisco e richiedono il pas-saggio da un primato universale al singolare. “Nessuno è venuto al mondo da solo - ha sottolineato Todisco -, il fatto che ognuno sia un dono, comporta il doversi donare a propria volta, in modo oblativo. La conoscenza deve quindi trasformarsi in riconoscenza, con il soggetto che si apre alla comunità e contribuisce a farne non un ambiente ostile ma accogliente, come una grande famiglia”.

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appuntamenti

DIES ACADEMICUS DELLA FACOLTÁÈ in programma sabato 11 gennaio il Dies academicus della Facoltà che avrà come ospite monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto. Il programma prevede alle 9.30 la celebrazione eucaristica nella cappella “San Bonaventura”, presieduta da mons. Forte, al termine della quale si terrà un rinfresco e alle 11 il momento centrale della mattinata che, introdotto dal preside fra Domenico Paoletti, vedrà la prolusione dello stesso mons. Bruno Forte sul tema “La teologia sapienza dell’amore”.

PROMOZIONE ACCADEMICALa Congregazione per l’educazione cattolica ha nominato fra Stanisław Bazyliński docente ordinario della Facoltà. Il professor Bazyliński, già docente straordinario di esegesi dell’Antico e Nuovo Testamento, è anche autore di una recente pubblicazione dal titolo “Il giusto affronta l’ingiustizia. Studio di un tema salmico”, presentato a novembre in Facoltà, alla presenza della biblista Rita Torti e di Katia Paoletti, direttrice della Gregorian & Biblical Press.

Per i dettagli sulla pubblicazione: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=735

CONGREGAZIONE CAUSE DEI SANTIPapa Francesco ha confermato fra Zbigniew Suchecki, OFMConv, docente di Diritto canonico al San Bonaventura, consultore della Congregazione delle Cause dei Santi. La conferma è arrivata il 20 dicembre, assieme - tra le altre - a quella del Prefetto cardinale Angelo Amato che continuerà a ricoprire il proprio ruolo “donec aliter provideatur”.

INCONTRI SULLA BIBBIA...“Un martello che spacca la roccia” è il titolo dei cinque appuntamenti promossi dalla Facoltà per approfondire la conoscenza della Bibbia. Il prossimo incontro è in programma giovedì 16 gennaio, alle ore 20.45, nella Sala Romana del Seraphicum e si parlerà de “L’Antico Testamento - Dobbiamo ancora leggerlo?”. A guidare gli incontri, fra Tomasz Szymczak. Per info: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=750

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... E SULLA LUMEN FIDEI Riprenderanno dopo le festività natalizie gli incontri di approfondimento sulla Lumen fidei. Il prossimo appuntamento sull’enciclica di papa Francesco si terrà domenica 19 gennaio sul tema “Se non crederete, non comprenderete”, affrontato da fra Emil Kumka. Gli incontri, a cadenza mensile, sono strutturati come ritiri spirituali: alle 9.30 l’intervento del relatore, un tempo per il silenzio e la lettura, alle 12 la celebrazione eucaristica, alle 13 il pranzo comune e alle 15 la condivisione dei contenuti della giornata, anche attraverso la proiezione di un film. Per maggiori info: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=750

CINEFORUM SERAPHICUMPer festeggiare i cinquanta anni di attività, inaugurata con due grandi del cinema come Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini, il Cineforum Seraphicum propone tre differenti cartelloni: il classico del Week end, il “Cinematografo” come omaggio al buon cinema e alla città di Roma, “Cineformiamoci” per i più piccoli. Tutti i dettagli sul blog http://cineforum.seraphicum.net/

Cartellone Week endvenerdì 10 e sabato 11 gennaio: “La grande bellezza” - regia di Paolo Sorrentinovenerdì 17 e sabato 18 gennaio. “Cosa piove dal cielo?” - regia di Sebastian Borenszteinvenerdì 24 e sabato 25 gennaio: “Salvo” - regia di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

Orario proiezioni: il venerdì alle ore 21 e il sabato alle ore 16, con dibattito.

Cartellone Cinematografo

Prossimo appuntamento della rassegna (che si concluderà a maggio), il film “Era notte a Roma” (1960), diretto da Roberto Rossellini, in programma giovedì 30 gennaio alle ore 20.45.

Cartellone Cineformiamoci

Il cinema come percorso di formazione per i bambini: è l’obiettivo con cui è stata creata questa speciale rassegna che giovedì 16 gennaio, alle ore 16.45, propone il film d’animazione “Megamind”.

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I FRATI DEL SERAPHICUM E L’OMAGGIO FLOREALE ALL’IMMACOLATA

È un legame che parte da lontano quello dei Frati minori conventuali con l’omaggio floreale all’Immacolata che si ripete, l’8 dicembre di ogni anno, a piazza di Spagna. Con l’approvazione di Pio XI, l’8 dicembre 1938 iniziava questo tradizionale omaggio floreale, sentita manifestazione di fede popolare. Nel 1958 anche il beato papa Giovanni XXIII volle recarsi a venerare l’Immacolata Madre di Dio, un atto di devozione ripetuto puntualmente dai successori. Dal 1953 l’offerta dei fiori, che vengono deposti ai piedi della colonna, è guidata dal Segretario della Pontificia Accademia dell’Immacolata, la cui sede, secondo il nuovo statuto emanato da Giovanni Paolo II l’8 dicembre 1988, non è più ai Santi XII Apostoli, ma «presso il “Pontificio Ateneo Seraphicum” dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Roma». Durante l’offerta dei fiori il Segretario dell’Accademia (attualmente fra Zdzislaw Kijas OFMConv), è coadiuvato dagli alunni della Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura. Una presenza che non è solo simbolica: i frati garantiscono accoglienza ai pellegrini e una capillare catechesi, basta pensare che ogni anno vengono distribuite circa 15 mila medagline assieme a materiale sull’Immacolata.

CONVEGNO SUL GENDERSaranno pubblicati nel prossimo numero di Miscellanea Francescana gli atti del convegno “La questione gender tra natura e cultura”, svoltosi a novembre in Facoltà. L’iniziativa, promossa dall’Istituto Mulieris dignitatem per studi sulla unidualità uomo-donna, presieduto da fra Giulio Cesareo, ha visto la partecipazione - nella veste di relatori - di Francesco D’Agostino (Università Tor Vergata), Livio Melina (Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II) e Maria Beatrice Toro (Università Lumsa). Info: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=738

PREMIO GIUSEPPE DE CARLIÈ stato assegnato a Lucio Brunelli, vaticanista del Tg2, il Premio “Giuseppe De Carli” per l’opera

“Benedetto XVI. Ritratto inedito” trasmesso da Tg2 Dossier lo scorso gennaio. Il Premio, promosso dall’Associazione culturale “Giuseppe De Carli - Per l’informazione religiosa” vede la partecipazione della nostra Facoltà come partner accademico, assieme alla Pontificia Università della Santa Croce. Alla cerimonia di premiazione ha partecipato una rappresentanza di docenti della Facoltà, assieme al preside fra Domenico Paoletti, tra l’altro componente della giuria che ha valutato i lavori. Per i dettagli dell’evento: http://www.associazionedecarli.it/

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francescanamente parlando

LA FACOLTÁ, P. HEKIĆ E LO SCOTISMO

La comunità accademica del Seraphicum ricorda padre Barnaba Hekić, frate minore della Provincia veneta di sant’Antonio, scomparso a fine novembre. P. Hekić era uno dei più stretti collaboratori di Karlo Balić, promotore dell’edizione critica delle opere di Duns Scoto, e ultimo appartenente al gruppo promosso dallo stesso Balić.Proprio l’edizione del primo volume, uscito nel 1952, spinse i professori della nostra Facoltà a reintrodurre nei piani accademici - improntati al tomismo - l’insegnamento delle materie riguardanti la vita e le opere di Scoto, riprendendo così, di fatto, un’antica tradizione quasi esclusivamente conventuale, interrotta un secolo prima. A questo proposito sono da ricordare i professori del San Bonaventura: innanzitutto Pietro Migliore, siciliano, che già nel 1950 fu uno dei partecipanti al convegno sulla filosofia scotista tenuto all’Antonianum, scrivendo nello stesso anno una tesi su argomento scotista e reintroducendo per primo, appena due anni dopo come detto, l’insegnamento delle materie scotiste al Seraphicum. Seguirono i professori Pietro Scapin e Francesco Pancheri, quindi Francesco Costa e Orlando Todisco che, ancora oggi, offrono un importante contributo all’insegnamento e alla ricerca delle problematiche riguardanti la vita e il pensiero filosofico-teologico del beato scozzese. La scomparsa di p. Hekić è, dunque, un’occasione per ricordare l’importanza delle opere di Scoto, dell’insegnamento dello scotismo e dell’impegno in questo ambito dei nostri professori.

NATALE 2013... Il Preside e la comunità accademica della Facoltà augurano ai lettori di “San Bonaventura informa”

un Santo Natale e un felice Anno Nuovo!

IN PAROLE FRANCESCANE«La sua (di Francesco di Assisi, ndr) aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo. Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro».

(TOMMASO DA CELANO, Vita prima XXX, 84: FF 466-467).

PONTIFICIA FACOLTÁ TEOLOGICA “SAN BONAVENTURA” SERAPHICUMVia del Serafico, 1 - 00142 Romatel 06.515031 - [email protected] Comunicazione: Elisabetta Lo Iacono - [email protected]://www.seraphicum.org/facolta.php http://www.facebook.com/PontificiaFacoltaTeologicaSanBonaventuraSeraphicum https://twitter.com/Seraphicum https://twitter.com/fraterdominicus (Preside P. Domenico Paoletti) https://www.youtube.com/user/SeraphicumRoma