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LA PROVI! 111 PIS ABBUONAMENTI: Anno, L. 0. Semestre, L. 5. Trimestre L 2,50. (Con aumento delle spese postali per Pestero). INSERZIONI: \(I corpo tiel giornale, ceni. 50 per linea o spa- zio di 'inea. I)opo la fIrma del gerente, ceni. 25 cs. Annunzi commerciali, industriali ec. pr In prima pnI)blìCazione, 5 centesimi ogni centimetro qua- drato per le ristampe successive, non inter- rotte, si fanno abbuonamenti. GIORNALE POLITICO-AMMINISTRATIVO UFFICIALE PER GLI ATTI DEI CONSIGLI PROVINCIALE E COMUNALE 31 marzo 1S1. c;tiov irn Anno XVII, iniiìi . 2t. PUBBLICAZIONE: Nei giorni di GIOVEDI e DOMENICA. Un numero, centesimi 10. DIREZIONE: NdIa Tipografia Vannucchi, piazza s. Frediano, Pisa. Av viiRTENZE: L' Amministrazione, Fili Vannucchi, risponde dei soli incassi di cui ha emesso ricevuta. I manoscritti non si restituiscono. Le lettere non affrancate si respingon.o4 ____ NOTIZIAR1O Il presidente della camera francese, il si- gnor' Gambetta, ha pronunziato or sono pochi giorni al banchetto annuale dcli' unione delle camere sindacali, cui presero parte circa 600 persone, uno di quelli splendidi discorsi ai quali tutta la Francia si commove. Essendoci impossibile riprodurlo tutto, per causa dello spazio, ne diamo alcuni periodi fra i più interessanti: « Non esporrei interamente il mio pen- siero, se non s'i dicessi, o signori, che voi non sarete davvero sulla via del progresso defini- tivo e della pace sociale, se non quando avrete persuaso altre associazioni, altre camere sin- dacali, ad unirsi a voi, perchè risulti più libera la discussione, e la libera deliberazione, che quasi sempre è la prefazione dell'accordo: poi- chè, O signori, sapete voi perchè le passioni si scatenano, perchè l'irritazione, la collera e l'odio invadono le piazze ? Gli è soprattutto per la mancanza di libera e completa discus- sione degi' interessi contrari. Dobbiamo ralle- grarci al vedere gli operai costituiti anch'essi in camere sindacali autonome e perfettamente libere. E già prevedo che fra poco sorgeranno da questo felice accordo le istituzioni miste, le camere composte, nelle quali i due interessi saranno egualmente rappresentati, e quindi la transazione, arbitra della vita umana, politica o sociale, finirà con lo stabilirsi definitiva- mente. (Vivi applausi). « Ed allora avremo raggiunto l'ideale del- 1' avvenire, cioè 1' arbitrato degli eguali nelle contese che insorgono fra i lavoranti. A ciò si dee tendere, perchè in ciò risiede la giu- stizia illuminata, imparziale e gratuita. (Ap- plausi prolungati). « La libertà nella democrazia non può aversi se non con l'unione delle classi, e con la preveggenza di ognuna. « La libertà è necessaria; intendo la libertt per tutti, la libertà che funziona col rispetto della libertà altrui, e l'avremo l'anno venturo, ed anche più presto , se vorrete. « V'invito alle prossime assisi della na- zione, in cui sarete chiamati a scegliere fra gli uomini, e soprattutto fra le idee. « Al lavorol dopo essere stati una camera 1 iberatrice , saremo una camera ri formatrice (applausi) e lavoreremo coi concorso di tutti all' opera comune per la repubblica e per la patria ». (Applausi prolungati). Atti della R. Accademia della Crusca Coi tipi del Cellini alla Galileiana, è uscito in luce il fascicolo degli Atti dell' Accademia della Crusca, comprendente 1' adunanza pub- blica del XXI di novembre del 1880. Il rapporto del segretario accademico Gua- sti, scritto colla consueta purgatezza di stile e con arguto intendimento, continua a svolgere i concetti racchiusi nella prefazione del Vo- cabolario ; « persuaso che ove si facesse tanto di convincere gl' italiani, che quei concetti ri- spondono al vero progredimento degli studi filologici ; pur tenendo fermi certi principi che per la Crusca son tradizione, l'opera sua non avrebbe da temere nè il biasimo dei troppo tenaci dell'antico, nè il disprezzo dei facili amatori del nuovo ». Uno di questi concetti direttivi, includenti il conservare e 1' innovare in fatto di lingua fu quello, che la Crusca non cercasse in ma- teria di favella tutto nel Trecento, ma consi- derasse classici scrittori e padri dell' idioma anche i non toscani. Il segretario confessa che è venuta meno la fede cieca anche nel Vocabo- lario: « l'accentrarsi più celere e più frequente dei popoli determina pii presto que'cambia- menti che Dante poneva due volte per ogni secolo, e oggi il Littré riduce a ogni quarto di secolo ». L' ultimo scrittore nella famosa tavola era stato il Pananti : nel quarto vo- lume che ora è in corso di stampa sono stati ammessi i versi del Giusti e del Niccolini, gli scherzi poetici del Guadagnoli, e le prose di Pietro Giordarii. Pare che li terzi dcl Guadagnoli fossero ammessi per schiettezza di lingua : i versi del Giusti per le scelte lo- cuzioni che studiosamente adoperava a sati- reggiare : quelli del Niccolini per lo splendore della forma e l'altezza del concetto attestanti 1' uso sempre vivo delle antiche voci : le prose del Giordani la Crusca cita, non già sperando di arricchire il vocabolario di voci e maniere che non si abbiano nei sommi autori « mas- sime in quelli del Cinque o del Seicento, a cui il Giordani (che cchè egli ne pensasse) guardò più che ai trecentisti : si esempj, che facciano testimonianza dell' uso di quelle maniere e di quelle voci nel nostro secolo, mostrando come delle sue proprie ricchezze si mantenga ricca la lingua ». Diciamo francamente la nostra opinione. Padroni gli accademici di credere che neppure un picciolo di nuovo possano gittare le prose del Giordani nella tramoggia della Crusca; non tutti coloro che hanno, non dico let.ti, ma studiati i tredici volumi del Giordani saranno di quella opinione. Molti vocaboli negli scritti polemici e politici giordaniani sono propri (lei tempo in cui egli visse e non furono cavati nè dai cinquecentisti nè dai seicentisti. Che egli poi guardasse pìù agli scrittori di questi due secoli che al trecento, è una afferma- zione che vorrebbe miglior prova. Certa- mente egli inculcò sempre la semplicità dei trecentisti da seguitarsi nello stile (inversione a modo dei greci), ma non tacque la ricchezza inesauribile del Cinquecento, e fu ritrovatore del terribile Daniello Bartoli nel Seicento. Nè ci convincono le critiche del Polidori e del Cap- poni ; il primo dei quali lo appuntava in grata- matica di scrittore raccorciato ; e il secondo sentenziava, celiando, che nel periodo del Gior- dani mancava la sillaba di Dio. In quanto allo stile del Giordani rai seta- bra ne debbano giudicare l'orecchio e il gusto; chè mai si svolse con più gentile fluiditA 1' idioma italiano come nell' elogio della Maria fìorgi e nella illustraziòn( délla Pt'el 'l'otierafli In quanto al sentimento dello Infi- nito, o bisogna sillogizzare da teologi, o nicono- scere che fu espresso quasi divinamente nelle illustrazioni delle pitture cristiane. e in molti luoghi iii cui insegna ai potenti una giustizia sopraumana, che non fu la loro. A Pietro Giordani non solò non mancò la sillaba di Dio ottimo massimo, ma neppure il verbo dei Cri- sto, del quale egli seppe delineare la divina figura come Raffaello. In quanto agli alThtti, (lacchò si giudicano da questo lato piu grandi scrittori di lui il Foscolo e il Niccolini, nello prose ; non dubi- tereino rispondere, che altro è fantasia, altro è affetto. Opere fantastiche il Giordani non corn- pose, come fece il Foscolo nell' lacopo Ortis: quelle del Niccolini in prosa non sento ove siano aflettuose. Nelle scritture politiche il Giordani per sincerità e impeto non sta indietro a quei due; nè essi sopra lui hanno vantaggio in quello critiche ; nelle quali ultimo il Giorduni fu sommo, senza preconcetti e passioni e collere clamorose. Se i posteri lo ricercheranno, sarà quando smetteranno 1' artificio e la licenza nello scrivere; sarà quando vorranno esprimere intiera la verità degli affetti, e quella dignità che resulta non dall'apparenza ma dalla so- stanza intima della virtù, tralucente dal cuore e dall' intelletto, coerenti colla vita dello scrit- toro. Ci fece anche maraviglia che non 5cm- brasse ancora venuto il tempo di accogliere Vincenzo Gioberti tra gli scrittori di testo, lasciandogli soltanto il posto come a filo- sofo' insieme al Rosmini. O che 1' autore del Primato e del Rinnovamento per opere di lunga lèna, per inesauribile e ricchissimo tesoro di vocaboli, per stile suo proprio e non sempre « raggruppato ed enfatico » non ha egli i medesimi diritti di un Bartoli ad es- Appendice della Provincia dì Pisa. 7 NOTIZIE DI ARTISTI TRATTE DAI DOCUMENTI PISANI PER SERVIRE ALLA STORIA DELLE ARTI DEL DISEGNO LEOPOLDO TANFANI-CENTOFANTI Andrea Lupinaio, di Bartolommeo, maestro cli vetri. L'operaio del duomo di Pisa il 31 decembre 1635 gli paga 56 lire a conto delle finestre invetriate che esso fa in quella chiesa ('). Andrea di Naddo da Siena, orefice. Non è noto in qual tempo Andrea di Naddo si trasferisse da Siena a Pisa, nè quando e per qual modo ottenesse la cittadinanza pisana (Q). Certo è che nel 1406 egli fu alla difesa dì questa città contro le armi de' fiorentini, avendosi memoria che insieme con Lo- renzo dell' Abate venne estratto sopraguardia alla porta di S. Egidio per le notti del i 8 e del 26 febbraio e del 3, 9 e i 5 marzo di quell'anno (3). Caduta Pisa, egli venne mandato (1) Arch. cit., Entr. usc., anu. e. 15 t. V. Pietro Luphaio. (2) Arch. cit., Archivi Po88e8ioni d Andrea d .Waddo orafo, e. 1. (•3) Arch. cit., Ruolo ddl yuarde cU Pisa nel lO8, c. 263 t., 270 t., 276 t., 282 t., 288 t. in confine a Firenze (1); onde fu che il 28 marzo del 1407, per carta rogata da Bartoloinmeo di Gherardo di Dino pci- licciaio notaro pisano, faceva mandato di procura nel notaro Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto; al quale poi seri- veva rendesse due formi nuovi di Firenze a Martino da Lan orefice, che glie li aveva dati in prestito in quella città (a ). Anche donna Bernarda, moglie di lacopo orefice, figliuolo di esso Andrea, nel giugno del medesimo anno 1407 fece suo procuratore Giuliano da San Giusto; il quale descrisse in ap- posito libro i beni posseduti da Andrea e da questa sua nuora in Pisa, a Cisanello, a Santa Lucia e a Sant'Andrea, a Pe- rignano, a Pontedera, a Morrona e a Cornazzano, e l'entrata ed uscita dal 1407 al 1412 (3). In Pisa Andrea possedeva più case. Una di esse, detta la casa grande, era posta in cap- pella di 5. Sebastiano in Chinzica, e aveva un capo in via S. Egidio, l'altro a confine con la casa di Colino di Pietro degli Scarsi da San Giusto, un lato nella via pubblica e in parte nella piazzetta di via Garofani, e con 1' altro confinava con la casa e chiostra di Iacopo e Colo merciai, figli di ser Nieri di Bettone, e in parte con la chiostra di Francesco di Bonagiunta da Cascina. A questa casa grande era contigua un'altra più piccola (4). Nel 1408 Bernardo d'Mderotto Bru- nelleschi cittadino e mercatante fiorentino conduceva a pigione per 18 formi all'anno la prima di queste due case, e l'altra era allogata a maestro Giovanni di Domenico da Biancocuore di Spagna, detto da Saona, cerusico, per la pigione di 4 formi (a). (1) Poseufon cit. e. 40. (2) Ivi, c. 44. (3) Ivi, cit. (4) Ivi, c. 2. (5) Ivi, e. 9 t., 10 t. Se questo artefice operasse dell'arte sua in Pisa i do- cumenti non dicono sicuramente. Forse fu lavoro di lui il restauro della cintola argentea della chiesa maggiore fatto nel i 39 1 da un Andrea orefice senese. Ma dopochè fu con- finato a Firenze pare clic piu non ritornasse in quella città, ove nel 1409 si recò da Siena la moglie sua, donna Barto- lommea, figlia di donna Teccia e di Giuliano Migliorati, nella quale egli e Bernarda sua nuora fecero mandato di procura rogato da Antonio di Gardone da Calci il 16 gennaio di quel- l'anno. E in Pisa nel giorno 2 1 del mese stesso Bartolommea rivide e saldò i conti del denaro che avea ritirato per loro Giuliano da San Giusto, e negli anni successivi fino al I 4 I fece tutto ciò clic alla sua qualità di procuratrice si coave- niva ('). Oltre a questa ebbe Andrea un' altra moglie di cui non è noto il nome; e parimente si ignora a quale di osso si maritasse in prime nozze, e quale lo rendesse padre di lacopo, e degli altri due figli che dimoravano a Siena ( e ). Andrea Nattero, d' Alessandro, genovese, maestro di vetri. Apparisce da un conto, che ha la data do' 24 feb- braio 1623, che questo maestro fece più invetriato colorito alle finestre del duomo di Pisa, o acconciò anche quella della tribuna (3). Egli aveva già lavorato anche prima di questo tempo a quelle invetriate, e ricevuti dall' operaio del duomo diversi pagamenti di denaro in conto di esse dal 16 luglio I3l8 al 10 di marzo del 1620 (4). (1) Pos8e8zons c. 10, 45, 45 t., 47. (2) V. Jacopo d'Andrca. (3) Arch. cit., Conti ad ann., num. 39, o Copk cU cone ad aun., c. 115. (4) Arch. cit., Enr. e u8C. ad ann., e. 41 t., 44, 45, 46 t., 50, 52. (Co2tinua).

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LA PROVI! 111 PISABBUONAMENTI:

Anno, L. 0. Semestre, L. 5. Trimestre L 2,50.(Con aumento delle spese postali per Pestero).

INSERZIONI:

\(I corpo tiel giornale, ceni. 50 per linea o spa-zio di 'inea.

I)opo la fIrma del gerente, ceni. 25 cs.Annunzi commerciali, industriali ec. pr In prima

pnI)blìCazione, 5 centesimi ogni centimetro qua-drato per le ristampe successive, non inter-rotte, si fanno abbuonamenti.

GIORNALE POLITICO-AMMINISTRATIVO

UFFICIALE PER GLI ATTI DEI CONSIGLI PROVINCIALE E COMUNALE

31 marzo 1S1.c;tiov irnAnno XVII, iniiìi . 2t.

PUBBLICAZIONE:

Nei giorni di GIOVEDI e DOMENICA.

Un numero, centesimi 10.

DIREZIONE:

NdIa Tipografia Vannucchi, piazza s. Frediano, Pisa.

Av viiRTENZE:

L' Amministrazione, Fili Vannucchi, risponde deisoli incassi di cui ha emesso ricevuta.

I manoscritti non si restituiscono.

Le lettere non affrancate si respingon.o4____

NOTIZIAR1O

Il presidente della camera francese, il si-gnor' Gambetta, ha pronunziato or sono pochigiorni al banchetto annuale dcli' unione dellecamere sindacali, cui presero parte circa 600persone, uno di quelli splendidi discorsi aiquali tutta la Francia si commove.

Essendoci impossibile riprodurlo tutto, percausa dello spazio, ne diamo alcuni periodifra i più interessanti:

« Non esporrei interamente il mio pen-siero, se non s'i dicessi, o signori, che voi nonsarete davvero sulla via del progresso defini-tivo e della pace sociale, se non quando avretepersuaso altre associazioni, altre camere sin-dacali, ad unirsi a voi, perchè risulti più liberala discussione, e la libera deliberazione, chequasi sempre è la prefazione dell'accordo: poi-chè, O signori, sapete voi perchè le passionisi scatenano, perchè l'irritazione, la collera el'odio invadono le piazze ? Gli è soprattuttoper la mancanza di libera e completa discus-sione degi' interessi contrari. Dobbiamo ralle-grarci al vedere gli operai costituiti anch'essiin camere sindacali autonome e perfettamentelibere. E già prevedo che fra poco sorgerannoda questo felice accordo le istituzioni miste,le camere composte, nelle quali i due interessisaranno egualmente rappresentati, e quindi latransazione, arbitra della vita umana, politicao sociale, finirà con lo stabilirsi definitiva-mente. (Vivi applausi).

« Ed allora avremo raggiunto l'ideale del-1' avvenire, cioè 1' arbitrato degli eguali nellecontese che insorgono fra i lavoranti. A ciòsi dee tendere, perchè in ciò risiede la giu-stizia illuminata, imparziale e gratuita. (Ap-plausi prolungati).

« La libertà nella democrazia non puòaversi se non con l'unione delle classi, e conla preveggenza di ognuna.

« La libertà è necessaria; intendo la liberttper tutti, la libertà che funziona col rispettodella libertà altrui, e l'avremo l'anno venturo,ed anche più presto , se vorrete.

« V'invito alle prossime assisi della na-zione, in cui sarete chiamati a scegliere fragli uomini, e soprattutto fra le idee.

« Al lavorol dopo essere stati una camera1 iberatrice , saremo una camera ri formatrice(applausi) e lavoreremo coi concorso di tuttiall' opera comune per la repubblica e per lapatria ». (Applausi prolungati).

Atti della R. Accademia della Crusca

Coi tipi del Cellini alla Galileiana, è uscitoin luce il fascicolo degli Atti dell' Accademiadella Crusca, comprendente 1' adunanza pub-blica del XXI di novembre del 1880.

Il rapporto del segretario accademico Gua-sti, scritto colla consueta purgatezza di stilee con arguto intendimento, continua a svolgerei concetti racchiusi nella prefazione del Vo-cabolario ; « persuaso che ove si facesse tantodi convincere gl' italiani, che quei concetti ri-spondono al vero progredimento degli studifilologici ; pur tenendo fermi certi principi cheper la Crusca son tradizione, l'opera sua nonavrebbe da temere nè il biasimo dei troppotenaci dell'antico, nè il disprezzo dei faciliamatori del nuovo ».

Uno di questi concetti direttivi, includentiil conservare e 1' innovare in fatto di linguafu quello, che la Crusca non cercasse in ma-teria di favella tutto nel Trecento, ma consi-derasse classici scrittori e padri dell' idiomaanche i non toscani. Il segretario confessa cheè venuta meno la fede cieca anche nel Vocabo-lario: « l'accentrarsi più celere e più frequentedei popoli determina pii presto que'cambia-menti che Dante poneva due volte per ognisecolo, e oggi il Littré riduce a ogni quartodi secolo ». L' ultimo scrittore nella famosa

tavola era stato il Pananti : nel quarto vo-lume che ora è in corso di stampa sono statiammessi i versi del Giusti e del Niccolini,gli scherzi poetici del Guadagnoli, e le prosedi Pietro Giordarii. Pare che li terzi dclGuadagnoli fossero ammessi per schiettezzadi lingua : i versi del Giusti per le scelte lo-cuzioni che studiosamente adoperava a sati-reggiare : quelli del Niccolini per lo splendoredella forma e l'altezza del concetto attestanti1' uso sempre vivo delle antiche voci : le prosedel Giordani la Crusca cita, non già sperandodi arricchire il vocabolario di voci e maniereche non si abbiano nei sommi autori « mas-sime in quelli del Cinque o del Seicento, a cuiil Giordani (che cchè egli ne pensasse) guardòpiù che ai trecentisti : si esempj, che faccianotestimonianza dell' uso di quelle maniere e diquelle voci nel nostro secolo, mostrando comedelle sue proprie ricchezze si mantenga riccala lingua ».

Diciamo francamente la nostra opinione.Padroni gli accademici di credere che neppureun picciolo di nuovo possano gittare le prosedel Giordani nella tramoggia della Crusca;non tutti coloro che hanno, non dico let.ti, mastudiati i tredici volumi del Giordani sarannodi quella opinione. Molti vocaboli negli scrittipolemici e politici giordaniani sono propri (leitempo in cui egli visse e non furono cavatinè dai cinquecentisti nè dai seicentisti. Cheegli poi guardasse pìù agli scrittori di questidue secoli che al trecento, è una afferma-zione che vorrebbe miglior prova. Certa-mente egli inculcò sempre la semplicità deitrecentisti da seguitarsi nello stile (inversionea modo dei greci), ma non tacque la ricchezzainesauribile del Cinquecento, e fu ritrovatoredel terribile Daniello Bartoli nel Seicento. Nèci convincono le critiche del Polidori e del Cap-poni ; il primo dei quali lo appuntava in grata-matica di scrittore raccorciato ; e il secondosentenziava, celiando, che nel periodo del Gior-dani mancava la sillaba di Dio.

In quanto allo stile del Giordani rai seta-bra ne debbano giudicare l'orecchio e il gusto;chè mai si svolse con più gentile fluiditA1' idioma italiano come nell' elogio della Mariafìorgi e nella illustraziòn( délla Pt'el'l'otierafli In quanto al sentimento dello Infi-nito, o bisogna sillogizzare da teologi, o nicono-scere che fu espresso quasi divinamente nelleillustrazioni delle pitture cristiane. e in moltiluoghi iii cui insegna ai potenti una giustiziasopraumana, che non fu la loro. A PietroGiordani non solò non mancò la sillaba di Dioottimo massimo, ma neppure il verbo dei Cri-sto, del quale egli seppe delineare la divinafigura come Raffaello.

In quanto agli alThtti, (lacchò si giudicanoda questo lato piu grandi scrittori di lui ilFoscolo e il Niccolini, nello prose ; non dubi-tereino rispondere, che altro è fantasia, altro èaffetto. Opere fantastiche il Giordani non corn-pose, come fece il Foscolo nell' lacopo Ortis:quelle del Niccolini in prosa non sento ove sianoaflettuose. Nelle scritture politiche il Giordaniper sincerità e impeto non sta indietro a queidue; nè essi sopra lui hanno vantaggio in quellocritiche ; nelle quali ultimo il Giorduni fusommo, senza preconcetti e passioni e collereclamorose. Se i posteri lo ricercheranno, saràquando smetteranno 1' artificio e la licenzanello scrivere; sarà quando vorranno esprimereintiera la verità degli affetti, e quella dignitàche resulta non dall'apparenza ma dalla so-stanza intima della virtù, tralucente dal cuoree dall' intelletto, coerenti colla vita dello scrit-toro. Ci fece anche maraviglia che non 5cm-brasse ancora venuto il tempo di accogliereVincenzo Gioberti tra gli scrittori di testo,lasciandogli soltanto il posto come a filo-sofo' insieme al Rosmini. O che 1' autoredel Primato e del Rinnovamento per operedi lunga lèna, per inesauribile e ricchissimotesoro di vocaboli, per stile suo proprio e nonsempre « raggruppato ed enfatico » non haegli i medesimi diritti di un Bartoli ad es-

Appendice della Provincia dì Pisa.

7 NOTIZIE DI ARTISTITRATTE DAI DOCUMENTI PISANI

PER SERVIRE ALLA STORIA DELLE ARTI DEL DISEGNO

LEOPOLDO TANFANI-CENTOFANTI

Andrea Lupinaio, di Bartolommeo, maestro cli vetri.L'operaio del duomo di Pisa il 31 decembre 1635 gli paga56 lire a conto delle finestre invetriate che esso fa in quellachiesa (').

Andrea di Naddo da Siena, orefice. Non è noto inqual tempo Andrea di Naddo si trasferisse da Siena a Pisa,nè quando e per qual modo ottenesse la cittadinanza pisana (Q).

Certo è che nel 1406 egli fu alla difesa dì questa città controle armi de' fiorentini, avendosi memoria che insieme con Lo-renzo dell' Abate venne estratto sopraguardia alla porta diS. Egidio per le notti del i 8 e del 26 febbraio e del 3, 9 ei 5 marzo di quell'anno (3). Caduta Pisa, egli venne mandato

(1) Arch. cit., Entr. usc., anu. e. 15 t. V. Pietro Luphaio.

(2) Arch. cit., Archivi Po88e8ioni d Andrea d .Waddoorafo, e. 1.

(•3) Arch. cit., Ruolo ddl yuarde cU Pisa nel lO8, c. 263 t.,270 t., 276 t., 282 t., 288 t.

in confine a Firenze (1); onde fu che il 28 marzo del 1407,per carta rogata da Bartoloinmeo di Gherardo di Dino pci-licciaio notaro pisano, faceva mandato di procura nel notaroGiuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto; al quale poi seri-veva rendesse due formi nuovi di Firenze a Martino da Lanorefice, che glie li aveva dati in prestito in quella città (a).Anche donna Bernarda, moglie di lacopo orefice, figliuolo diesso Andrea, nel giugno del medesimo anno 1407 fece suoprocuratore Giuliano da San Giusto; il quale descrisse in ap-posito libro i beni posseduti da Andrea e da questa sua nuorain Pisa, a Cisanello, a Santa Lucia e a Sant'Andrea, a Pe-rignano, a Pontedera, a Morrona e a Cornazzano, e l'entrataed uscita dal 1407 al 1412 (3). In Pisa Andrea possedevapiù case. Una di esse, detta la casa grande, era posta in cap-pella di 5. Sebastiano in Chinzica, e aveva un capo in viaS. Egidio, l'altro a confine con la casa di Colino di Pietrodegli Scarsi da San Giusto, un lato nella via pubblica e inparte nella piazzetta di via Garofani, e con 1' altro confinavacon la casa e chiostra di Iacopo e Colo merciai, figli di serNieri di Bettone, e in parte con la chiostra di Francesco diBonagiunta da Cascina. A questa casa grande era contiguaun'altra più piccola (4). Nel 1408 Bernardo d'Mderotto Bru-nelleschi cittadino e mercatante fiorentino conduceva a pigioneper 18 formi all'anno la prima di queste due case, e l'altraera allogata a maestro Giovanni di Domenico da Biancocuoredi Spagna, detto da Saona, cerusico, per la pigione di 4formi (a).

(1) Poseufon cit. e. 40.(2) Ivi, c. 44.(3) Ivi, cit.(4) Ivi, c. 2.(5) Ivi, e. 9 t., 10 t.

Se questo artefice operasse dell'arte sua in Pisa i do-cumenti non dicono sicuramente. Forse fu lavoro di lui ilrestauro della cintola argentea della chiesa maggiore fattonel i 39 1 da un Andrea orefice senese. Ma dopochè fu con-finato a Firenze pare clic piu non ritornasse in quella città,ove nel 1409 si recò da Siena la moglie sua, donna Barto-lommea, figlia di donna Teccia e di Giuliano Migliorati, nellaquale egli e Bernarda sua nuora fecero mandato di procurarogato da Antonio di Gardone da Calci il 16 gennaio di quel-l'anno. E in Pisa nel giorno 2 1 del mese stesso Bartolommearivide e saldò i conti del denaro che avea ritirato per loroGiuliano da San Giusto, e negli anni successivi fino al I 4 Ifece tutto ciò clic alla sua qualità di procuratrice si coave-niva ('). Oltre a questa ebbe Andrea un' altra moglie di cuinon è noto il nome; e parimente si ignora a quale di ossosi maritasse in prime nozze, e quale lo rendesse padre dilacopo, e degli altri due figli che dimoravano a Siena ( e).

Andrea Nattero, d' Alessandro, genovese, maestrodi vetri. Apparisce da un conto, che ha la data do' 24 feb-braio 1623, che questo maestro fece più invetriato coloritoalle finestre del duomo di Pisa, o acconciò anche quella dellatribuna (3). Egli aveva già lavorato anche prima di questotempo a quelle invetriate, e ricevuti dall' operaio del duomodiversi pagamenti di denaro in conto di esse dal 16 luglioI3l8 al 10 di marzo del 1620 (4).

(1) Pos8e8zons c. 10, 45, 45 t., 47.(2) V. Jacopo d'Andrca.(3) Arch. cit., Conti ad ann., num. 39, o Copk cU cone ad aun.,

c. 115.(4) Arch. cit., Enr. e u8C. ad ann., e. 41 t., 44, 45, 46 t., 50, 52.

(Co2tinua).

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sere considerato grande scrittore italiano? Se

come il sekeiitista nefle opere morali, eglinelle metafisiche, fu talora scuro e troppo ab-

boridante; non fu come lui nelle descrittive (enelle politiche) stupendo, ammirabile? Ed an-

che in filosofia, dire, che dopo Cartesio l'italia

non ebbe scrittori di filosofia autorevoli che ilRosmini e il Gioberti, ci pare sia sentenzatroppo assoluta. Per esemjio (per non parlaredi Jacopo Stellini, scrittore latino) che è de-cento scartare il Vico, arduo, scabro, oscuronei periodi, ma non iiif'raneiosato, e colle parolespesso agguagliante le idee? E il Galluppi nonÒ egli preciso espositore delle dottrine filo-sofiche le quali contraddicono alla scuola dettadel sensis.wo? Il rapporto si chiude annun-ziando che ora è in luce il secondo fascicolodcl quarto volume, col quale i compilatorisono giunti al foglio sessantesimo e alla voceDiscarica lo.

Seguono le commeniorazioui del!' accade-mico residente Casella, e degli accademicicorrispondenti Emilio Frullani e SilvestroCentofanti dello stesso valentissimo segretario.

Brevi le prime due e ciò nonostante com-piute; perchò e l'uno e l'altro accademico noncomposero molte opere e di gran polso. Ilprimo afferma che fu operoso ampilatore del

vocabolario, e aiutò molto i colleghi nelle in-dagini etimologiche. Come letterato si occupòspecialmente in traduzioni poetiche, 1' ultimedelle quali, quelle di alcuni poemi del Byron,apprezzate e criticate con diversi giudizi.

A'suoi soli versi dovette il Frullani l'onore di appartenere alla Crusca; versi che gli

fruttarono la lode del Niccolini (allora ambitae autorevole, nel 1840) di poeta affettuoso egentile. Ben nota il Guasti clic la sua potenzainventrice non si alzò all'altezza degli affetti,e lodalo di avere posto in fronte alla primaraccolta delle sue poesie i versi di Orazio,

Ego me iUorum, dederim quibus esse poetiExcerpam numero;

Di Silvestro Centofanti più a lungo parlò,riferendo anche brani assai importanti di unsuo cat'teggio familiare col marchese Gino

Capponi. Molto opportunamente ricordò la suaode saffica a Vittoc Ugo, in cui è giudicatatutta una scuola. Se non che tralasciò di ri-ferire quella strofa appunto nella quale pro-priamente con veemenza e fantasia Hughiana,defluì con avventata ma bella imagine quellascuola che va sempre invecchiando col suoSignore.

E le bellezze che t' insegna audaciSon della musa con rabbioso denteSul divin labbro violati baci

Barbaramente I

IL COMMERCIO TALIANO NEL 1880

Ci siamo occupati recentemente nel nostrogiornale del commercio italiano nel 1880 edabbiamo dato alcuni cenni riassuntivi.

Oggi prendiamo in esame i principali ar-ticoli di importazione e di esportazione del-1' anno stesso 1880, studiandone le vicendenell'ultimo quinquennio, cioè negli auni i 876-80.

Esaminando il commercio verificatosi inquesto periodo si potrà conoscere più esatta-mente quali sono le reali tendenze dei nostriscambi, all'infuori delle oscillazioni causate dafatti accidentali e di indole transitoria. Pren-derenio successivamente in considerazioni e levarie categorie di merci nell'ordine in cui sonodescritte nella statistica pubblicata dalla dire-zione generale delle gabelle.

CATEGORIA I : Spiriti, bevande ed olii. -Il valore complessivo di queste merci è statonel 1880 di 222,689,228 lire, di cui 56,923,212per le importazionie 165,766,016 per le espor-tazioni, con una eccedenza quindi di i 08,842,804lire a favore delle esportazioni.

Nelle importazioni primeggiano gli « oliifissi non nominati » i quali avevano un valoredi oltre 21 milioni di lire, mentre l'esporta-zione era soltanto di mezzo milione. Questaspecie di importazioni toccò il massimo nel-l'ultimo anno con circa 214 mila quintali, esembra tenda ad aumentare , malgrado un certoregresso osservatosi nel i 879; le esportazionisono quasi stazionarie.

Seguono in ordine di importanza gli « oliiminerali e di resina rettificati (petrolio) » lacui importazione ascese nell ultimo anno adoltre 17 milioni di lire. Queste merci tocca-rono il massimo nel 1879 con 585,000 quirì-tali, cioè circa I O mila più dell'ultimo anno:però in confronto degli anni precedenti, mal-grado alcune oscillazioni, si osserva un note-vole aumento nell'ultimo biennio, con tendenzaa progredire su questa via.

Un altro articolo che predomina nelle im-portazioni è lo « spirito puro in botti o Ca-ratelli » il quale ascendeva nell' ultimo annoal valore di 8 milioni e 300 mila lire, mentrela esportazione di questa merce ascendeva apoco più di 700 mila lire. Questa importazioneè in continuo e notevole aumento, giungendonell'ultimo anno ad oltre i 19 mila etwlitril'esportazione pure è giunta al massimo nel-l'ultimo anno, ma segue un movimento troppoincerto e tocca appena l'undicesimo delle im-portazioni.

Segnaliamo da ultimo la « birra in bottio caratelli » la cui importazione ascese nel-l'ultimo anno a 46 mila ettolitri, del valoredi quasi 2 milioni di lire, mentre I' esporta-zione quasi non esiste, valutandosi a pochemigliaia di lire. Il notevole aumento nel con-sumo della birra in Italia, e la sempre mag-giore importazione di questa bevanda dovreb-bero stimolare gli industriali italiani ad ac-crescere e migliorare la loro produzioneimpiegandovi un capitale sufficiente a soste-nere la concorrenza con le fabbriche estere.in Italia si fabbrica della birra che supera inqualita quella che ci arriva dall'estero, ma glistranieri ci vincono colla modicita dei prezzi,e colla stabilita del tipo e coli' appoggio dibuona parte dei consumatori italiani, i qualinon hanno ancora smessa l'abitudine, ormai ilpiu delle volte ingiustificabile, di preferire adocchi chiusi la merce estera a quella nazio-nale, facendo così 1' opposto di quello che sifti negli altri paesi, con evidente danno delle

nostre industrie.Fra le esportazioni, tiene il primo posto

in questa cate goria 1' « olio di oliva » la cuiesportazione, ascese nel 1 880 a 577 mila quintali,del valore dì 86 milioni di lire, mentre l'im-portazione ascese a soli 17 mila quintali, delvalore di poco più di 2 milioni. In questoquinquennio, la massima esportazione di quel-1' importantissimo prodotto erasi notata nel1879, nel quale anno aveva raggiunto 886mila quintali, IeI uu valore di quasi I 42 mi-lioni di lire. in complesso, si può (lire che

questa esportazione è stazionaria, subendo peròdelle forti oscillazioni, secondo le vicende deiraccolti delle olive. Sono note le grandi rai-sede che si fanno in commercio con quest'olio,le quali provocarono la legge approvata inquesti giorni dalla nostra camera dei deputati:speriamo che se ne giovi la produzione nazio-nale, e la sincerità dei commerci, ed aumentiil credito dei nostri prodotti: stiamo però at-

tenti agli industriali stranieri. Da qualche annoè molto migliorata in Italia la produzione del-1' olio d' oliva : ma e' è ancora molto da fareperchò si tragga il maggior vantaggio possi-bile dai nostri estesi oliveti. aumentandone emigliorandone i prodotti.

Di somma importanza è pure adesso 1' e-sportazione del « vino in botti o caratelii » laquale ascese nell' ultimo anno a 2,189 milaettolitri, del valore di quasi 66 milioni di lire.I disastri cagionati in Francia dalla philoxera,non rimediabili in breve tempo, hanno datouno slancio straordinario all' esportazione dei

vini italiani verso quel paese. Nell'ultimo anno

l'esportazione del vino italiano è più che rad-

doppiata in confronto di quella del 1879, la

quale pure era doppia di quella del 1878. In-

vece l'importazione dei vini esteri è in dirai-nuzione, essendo scesa progressivamente da98 mila ettolitri nel 1877 fino a 27 mila nelI 879, aumentando poi di soli 1 ,500 ettolitrinell'ultimo anno. Vorremmo che i nostri vini-cultori profittassero dell' ottima occasione peraccrescere e migliorare anche questo prodotto,il quale è suscettibile di uno sviluppo benmaggiore. Si pensi che oggi la confezione (leivini è una industria importantissima, che ri-chiede speciali mezzi e capacità, e che perciò dovrebbe tenersi ben distinta dalle indu-strie accessorie dell'agricoltura. Anche su que-sta via si notano dei progressi, ma abbiamoancora da imparare molto dagli stranieri, aiquali i nostri vini servono come materia prima,greggia.

In questa categoria di esportazioni ven-gono in terza linea, per importanza, gli « oliied essenze di arancio e sue varietà » i qualiascendevano nel 1880 a 270 mila chilog., delvalore di 7 milioni e mezzo (li lire, controuna importazione cli un migliaio di chilogrammi.Questa esportazione è diminuita di 22 milacliii. in confronto del I 879, ma iure sembrache tenda a svolgersi maggiormente, salve leoscillazioni dipendenti dall'andamento dei rac-colti. Non occorre dimostrare quanti vantaggisi potrebbero trarre dai nostri ricchi agro-meti, per le frutta, per tutte le preparazionie gli estratti loro, per i fiori e loro essenze,per l'apicoltura, se si perfezionassero i sistemiagricoli ed industriali: basta osservare le cifredi questa statistica per convincersi che si po-trebbero sfruttare assai meglio i diversi pro-dotti delle nostre terre, e fra i primi poniamogli agrumi.

Per i « vini in bottiglie » la cui esportazioneascese nel 1880 a 1671 mila bottiglie, delvalore (li 3 milioni e 700 mila lire, dovremmoripetere le identiche osservazioni fatte sui viniin botti. L'esportazione aumenta gradatamentee l'importazione è stazionaria, giungendo nel-l'ultimo anno a 332 mila bottiglie.

Accenniamo ancora i progressi continui,relativamente considerevoli, che fa 1' esporta-zione dello « spirito dolcificato o aromatizzato,in botti o caratelli » benchè non sia giuntache a mezzo milione di lire, cioè poco più diun terzo della importazione. Un progressocerto si osserva anche nell' esportazione dello« spirito di civalsiasi sorta in bottiglie », la

quale è giunta a 300 mila lire, superando dialquanto I' importazione. In rapida e gravediminuzione sembra essere l'esportazi one degli« olii volatili non nominati » riducendosi da396 mila a soli 12 mila chilog., del valoredì 250 mila lire, contro una importazione quasistazionaria, ma oggi tripla della esportazione.Non sappiamo se questa diminuzione che ascen-derebbe a parecchi milioni di lire sia apparente

o se abbia avuto luogo, e su quali specie di olii.. Dalle osservazioni fatte risulta evidente la

possibiliUt di ottenere rilevantissimi aumenti

in questa prima categoria di esportazioni, di-minuendo le importazioni di certe nierci chepossiamo produrre a migliori condizioni nelnostro paese. Avremmo potuto aggiungere cheanche 1' importazione di « acque minerali egazose » per un milione di valore ci sembravanon necessaria del tutto, mentre ne abbiamotante varietà in Italia, le quali potrebbero fa-cilmente utilizzarsi , aumentando pure l'espor-tazione clic oggi è insignificante. Così pure sipotrebbe aggiungere che, con una più razio-nale estrazione del petrolio, che si trova inparecchie localita d' Italia, sarebbe facile discemare 1' importazione di quella merce. Sipotrebbe aggiungere finalmente che sembramolto strano il fatto che ci sia una importa-zione, benchè lieve. di «olii volatili ed essenzedi rose » e manchi affatto una esportazionedi quegli articoli, mentre si ripete da tuttiche l'italia è il giardino d' Europa e nessunpaese si presterebbe forse di più alla coltiva-zione dei fiori, così per trarne le essenze comeper l'apicoltura.

Nel prossimo numero ci occuperemo dellaCategoria I! la quale comprende generi colo-niali, droghe e tabacchi.

L' Italia all' estero

Nell' ultimo numero dell' Esploratore leg-gianio che in seguito alle pratiche della societàd'esplorazione di Milano, ftte tanto presso ilgoverno quanto presso la società di naviga-zione Rubattirio, venne stabilito un regolareservizio mensile fra Malta e Bengasi. La primapartenza doveva aver luogo con la Gorgonail 15 corrente. La distanza che ci separa daquelle fertili regioni, che tanto si prestereb-bero allo stabilimento d' una colonia agricolaitaliana, e verso le quali va rivolgendosi acm-pre più l'attenzione del nostro paese, vienecosì ad essere di molto abbreviata con gran-dissirno utile per quelli che ne sapranno pro-fittare prontamente.

11 capitano Bottiglia, che da due mesitrovasi nella Cirenaica per conto della dettasocietà, scrive da Bengasi :

« La campagna non può essere più bella,più lussureggiate di verdura. Mi recai a ca-vallo alla Berca ed a Senit Osman. Quest'uI-tima è qualche cosa di stupendo, essendo si-tuata in una piccola valle e per conseguenzasempre umida, ove i cocenti raggi del solefanno crescere gli aranci e limoni in abbon-danza ».

CRONACA GIUDIZIARIA

La causa penale che ebbe principio allacorte di assise di Pisa sabato scorso, comeannunziammo, è stata proseguita nella udienzadi martedì nella quale fu data lettura dellasentenza della sezione di accusa e della re-quisitoria del procurator generale, i quali do-.cumenti vennero riassunti dal sig. presidente.

Fatto l'appello dei testimoni vennero que-sti repartiti per la udizione in otto udienzesuccessive.

Il presidente procedò quindi all'interroga-tono di uno degli accusati.

Nella udienza di ieri fu interrogato l'altroaccusato e cominciò l'udizione dei testimoni.

- Il consiglio comunale si adunòil dì 29 ed in seduta pubblica procedettealla rinnuovazione della commissionesoprintendente all'ospizio di meudicite della commissione visitatrice dellecarceri, riconfermando i membri uscenti.Confermò in ufficio i componenti lacommissione per la tassa di esercizioe rivendita.

Confermò pure in uffiòio i compo-nenti la commissione per la tassa sul

Si terminano gli atti con un elogio diPietro Estense Salvatico accademico corri-spondente, detto da Marco Tabarrini, accade-mico residente. Nel quale sarebbero da ret-tificare alcuni giudizi intorno a Giovanni Rosiniche se troppo fu lodato vivente troppo ancorafu biasimato morto. Che mancasse di facoltainventiva si conceda: ma che tutto sfiorassesenza approondir nulla; che scrivesse con unaforma di stile per un toscano incredibile; chetenesse come aberrazioni tutte le novita cheavevano invaso le lettere dopo il Panni l'Al-fieri e il Monti, ci sembrano affermazionitroppo ricise e non vere.

Che egli non silorasse ma entrasse bendentro al Cinquecento lo provano i suoi ro-manzi, noiosi perchò troppo dotti, e il Saggiosul Guicciardini, e le Lettere sulla lingua edaltri lavori: che egli, accademico della Crusca,e gi collega dell'autore dell'elogio del Sai-vatico, fosse freddo scrittore, non si nega;ma ridurlo a parere pessimo scrittore ci paresia giudizio avventato e ingiusto. E se laStoria della Pittura meritò le critiche artisti-che del marchese Salvatico, non è (li pietosoil tacere che non va afflitto sfornita (li pregi,Sp(CitllflefltO lt dove insegna' che la sculturarinnovò i pt'iucipj della littura italiana ; eche quella storia, ricca di tavole, fu una im-vresz anituosa per (ILloi tempi. F. '1'.

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395,00

59 ,00 1lo,O020,0020,00

200,00 E5,00

10,005,00

i 2,005,005,00

10,00i 0,0'o005,00

10,00I0,005,00

10,0010,005,005,005,00

o

valor locativo, surrogando il consiglieresignor Lorenzo Ferriicci al defuntoCoen Della Man.

Procedette alla nomina della com-missione comunale per l'accertamentodei redditi di ricchezza mobile pel bien-nio 1882-83 eleggendo a membri effet-tivi i signori:

Montorzi dott. Giovanni, Niccolaidott. Pietro, Barsanti avv. Ugo, CioniGiuseppe ed a supplenti i signori Gar-zella Cosimo, Ferrucci Lorenzo.

Confermò a rappresentare il comunenel consiglio scolastico provinciale isignori Montorzi dott. Giovanni, De-Michelis cav. prof. Paolo.

Deliberò di cl1iedere al R. governoil sussidio per la costruzione dei fab-bricati per le scuole di San Piero aGrado e Santo Stefano extra-rnoeniain base alla legge 13 novembre 1859.

Finalmente procedette alla estra-zione dei consiglieri che debbono con-ferire due doti del voto dei iisani. Iconsiglieri estratti furono i signori

Cuturi cav. dott Carlo, Tellini-Bi-gongifli Francesco.

In seduta segreta il consiglio stessoapprovò 1' affrancazione della pensionechiesta da alcuni impiegati comunali,e la transazione proposta per la siste-inazione della pendenza fra il comunedi Pisa e Burchi Serafino.

*-- Abbiamo inteso con piacere come

la società italiana di igiene, sede diPisa, si riunirà. domenica prossima, 3aprile, a ore 12 e mezzo pom. in unascuola della regia università.

In quella seduta, alla quale po-tranno intervenire invitate molte per-sone estranee alla associazione, il si-gnor dott. Ferdinando Gherardi parleràDella igiene conveniente ai minacciatidalla tubercolosi.

Come ognun vede è questo un ar-gomento importantissimo nè potrà man-care al sig. dott. Gherardi uno scelto enumeroso uditorio.

Per parte nostra non possiamo chedar plauso a questa utile associazione,la quale coi suoi lavori e coi suoi studipotrà efficacemente contribuire al be-nessere della nostra popolazione.

- Lunedì u. s. furono esposti i saggidella scuola di lavori femminili ag-giunta alle regie scuole normali di sanRanieri, i quali vengono inviati allaesposizione nazionale di Milano.

Nei lavori stessi si sono veduti no-tevoli progressi i quali stanno semprepiù a confèrmare l'utilità. e l'importanzadella scuola stessa.

*- il consiglio direttivo dell'a sso-

ciazione pisana di assistenza alle classilavoratrici, nella seduta del dì 28 cor-

reute, nel ricevere la notizia dell'asse-gno di L. 950,00 fatto alla medesimaassociazione della società del carnevaledeliberò di fare le elargizioni che ap-presso:

1 0 Agli ospizi marini . . . . L. 2002° Al fondo « malati » del

comizio veterani » 10030 Al fondo « cronici » della

Società operaia » 10040 Alle scuole serali isti-

tuite dagli studenti » 6050 Alla biblioteca popolare

circolante » 60

- Terza nota di benémeriti delcomizio di mutuo soccorso dei veteranidel 1848-49, sede di Pisa.

Riporto delle due prime note L.Pardo Roquez Emanuele »Della Longa, cugini »

Giuli senatore Domenico »Moggi cav. Moderato »N.N. »Martini Ferdinaiido »Grassini cav. avv. Francesco »Paoletti dott. Giuseppe »Loggia umanità e progresso »Castroni Antonio »Tiezzi Luigi »

Catanti avv. cav. conte Giovanni »Cuppari ing. Giovanni »

Chiesi cav. uff. Tito »Burchi SerafinoMastiani Sciamarina marchese O. »Montorzi dott. Giovanni »

Orsini Baroni Francesco »Lombard Federigo »Buchioni Giuseppe »Guidotti Francesco »Musitelli Giacomo »Frediani Ranieri »

(Segue)

L. 837,00

*

- Associazione di mutuo 5OCCO'SO

ed istruzione fra gli operai in Pisa.- Secondo elenco delle offerte rice-vute per la sottoscrizione iniziata dalladetta associazione col programma IOmarzo I 881.

Riporto dal n. 22 del I 7 marzo L. 53,001. Nota n. 189, cav. Girolamo

Monici, conservatore delle ipotechein Pisa. . . . » 5,00

2. Occhioni Luigi Lorenzo e DellaFoce Napoleone soci onorari » 5,00

3. Nota n. 130, Perugia Michelesocio onorario » 5,00

4. Nota n. 158. Dini prot Ulissesocio onorario » 10,00

5. Nota n. i 60. More lii-Gualtie-rotti avv. Gismondo socio onorario » 5,00

6. Nota n. 149. Tribolati avvo-cato Pio vice-presidente » 5,00

7. Nota n. 223. Menocci Ema-nude ragioniere collettore. MadamaRose » 10,00

Pellegrini Giuseppe ragioniererevisore » 2,00

8. Nota n. I I 5. Monselles dot-tor Gioacchino socio onorario » 5,00

o. Nota n. 126, Nissim cavalierGiacomo socio onorario » 20,00

lo. Nota 120, Mastiani conteFrancesco socio onorario » 25,00

Torlonia don Olemente » 25,0011. Nota n. 218, Luperini Giu-

seppe socio consigliere con diverseofferte » 1,90

12. Nota n. 65, Attalla Elia se-gretario sociale con diverse offerte » 14,50

13. Nota n. 164, Società degliscarpellini e lastricatori di Pisa » 5,00

14. Nota 225, Malasoma Giu-.seppe computista sociale, una offerta » i,00

15. Nota 21 1, Giudici Giuseppesocio consigliere con diverse offerte » 10,40

16. Nota 9, Proprietario del-l'Hòtel la Minerve con diverse offerte » I 5,50

17. Associazione di mutuo soc-corso fra i lavoranti addetti allefabbriche di tessuti in Pisa......... » 10,00

18. Nota 23, Proprietario delCaffè del Popolo con diverse offerte » 2,50

(Segue). L. 235,80

- Il sindaco di Casamicciola hainviato alla presidenza della associa-zione di rnutuo soccorso fra gli operaidella nostra città la seguente lettera:

« Onorevole signor presidente dell'associazionefra gli operai - Pisa.

« Casamicciola, 24 marzo 1881.« Dalla pregievole nota della signoria sua

21 marzo, apprendo che cotesta associazione

di niutuo soccorso, si è fatta iniziatrice diuna sottoscrizione a prò di questi danneggiatidal terremoto.

« Io porgendole a nome di questa popola-zione gittata in tanta jattura i )ìÙ VV Via-graziamenti per l'atto pietoso, ed augurandoLnìun buon risultato, che potesse concorrere alenire i disaggi e le privazioni in cui rattro-vasi, prego di accettare gli atti dì mia sentitariconoscenza.

« Il sindaco - G. DONCHIELU ».

- Sappiamo che con R. decretodel 20 febbraio u. s. il signor PietroBientinesi è stato nuovamente nomi-nato Sindaco del Comune di OrcianoPisano per il trienuio 1880-82.

4:srrrro CIVIL1

Dal dì 22 al dì 28 marzo I 881 inclusiVe.

NASCITE DENUNZIATE:

Maschi a. 19. - Femmine a. 22.Nati morti a. I.

MATRIMONI

Calamini Adolfo, con Betti Virginia, am-bedue celibi, di Pisa. - Scarpellini Benedetto,con Calistri Barbera, ambedue celibi, di Pisa.- Scatena Ranieri, cli San Biagio a Cisanello,con Sbrana Luisa, dei Bagni di San Giuliano,ambedue celibi. - Cazzuola Giuseppe, conGianneschi Giulia, ambedue celibi, di SantoStefano extra-moenia.

MORTI.

Torri Ranieri, celibe, di anni 28, di Pisa.- Venturi Marianna, nubile, 31, di Pisa. -Nista Elettra, nubile, 13, di Pisa. - Tabar-racci, vedova Vannucchi, Rosa, 75, di Pisa.- Henrioud, nei Salati, Maria, 27, di Ra-vecchia. - Bagnoli, negli Stefanini, Ubaldesca,74, di San Giovanni al CTatano. - BartorelliMarianna, nubile, 70, di Pisa. - Volpi, ve-dova, Ferri, Cecilia, 87, di Pisa. - Bella-talla, nei Maggini, Luisa, 77, di San Giovannial Gatano. - Lippi Ferdinando, 13, di Pisa.- Galoppini Agostino, coniugato, 70, d'Ora-toio. - Damiani Pietro, celibe, 47, di Anto-nimina. - Colivicchi, vedova Guerrieri, Anna,82, di \Tolterra _ Cei Raimondo, celibe, 20,di Montemagno. - Macchia, nei Benvenuti,Ester, 35, di Lan. - Pardi Domenico, ce-libe, 66, di Pisa. - Marconi Raffaello, co-niugato, 42, del Fitto di Oeciiìa. - Motturarilommaso, coniugato, 58, di Pisa. - Dell'OrnoEmanuele, celibe, 21, di Livorno. - Nen-cioni, negli Averani, Rosa, 69, di Pisa. -Caverai Narciso, celibe, 30, di San Giovannial Gatano.

Più a. 14 al disotto di 5 anni.CAMBIAMENTI DI RESIDENZA.

Salvini Antonio, da Pietrasanta a Pisa. -Morelli, vedova Busoni, Assunta, da Calci aPisa. - Giorgetti, vedova Pifferi, Assunta,da Castiglione Fiorentino a Pisa. - Rosel-hai Alberto, da Livorno a Pisa. - UlivieriPatrizio, da Pisa a Savona. - Fait Chiara,da Pisa a Livorno. - Orsi Francesco, daPisa a Cascina. - Dadone Giovanni, da Pisaa Pistoia. - Giacomelli Oreste, da Pisa aLivorno. - Puntoni Antonio, da Pisa a Ca-Scina. - Termini Maria Rosa, da Pisa a Li-vorno. - Controzzi Attilio, da Pisa, a SanGiovanni d'Asso.

rIE' i'rini

Mentre 1' impresa attendeva che il nuovotenore fosse pronto per cantare nei Puritani,tenne aperto il teatro anche sabato e dome-nica scorsi avendole usato il favore di cantaredei pezzi staccati le signorine sorelle Ravoglie la signorina Buirco.

Le signorine Ravogli cantarono il duo dellaSemiramide ed ebbero larga copia di applausidal pubblico che fu soddisfatto di tidirle nuo-vamente in quel pezzo in cui tanto si distin-guono.

La signorina Buireo cantò il valtzer dellaDinorah ed IIfl valtzer spagnuolo stato scrittoespressamente per essa. Nell' uno e nell'altrofu applauditissima e può dirsi che aneo in quella

circostanza abbia ricevuto una larga dimostra-zione di simpatia dal pubblico che non mneadi applaudirla ripetutamente ancora nei Puri-Cani.

Martedì furono ripreso le regolari rappre-sent.azionì dei Puritani col tenore sig. AntonioBaroncelli il quale fu applauditissimo.

Il gran ballo Sieba Ò sempre accolto t-vorevolmente ed il giu(lizio del pubblico è con-corde nel ritenerlo un ballo veramente gran-clioso e splendidamente decorato.

ATTI GIUDIZIARI1Sunto degli atti legali i,ieriti nel n. 24

25 marzo) del upp1ernento al foglio peno-dico della R. Prefettura di Pisa.

- li dl 12 aprile 1881 avanti il tribu-nale civile di Pisa avrti luogo uiì nuovo in-canto con lo sbasso del 10 per cento sopra ibeni escussi in danno di Giovanni Casagli diPeccioli, e così a detta udienza l incanto siaprii't sul prezzo di L. 1,440,05. Detti beniconsistono in un fabbricato posto in Peccioli,fuori della porta volterrana.

- Il dì 6 aprile 1881 scade il termineutile per farsi luogo ali' aumento non minoredcl sesto sopra i lotti 3°, 4°, s°, 6° deibeni escussi in danno di Valentino Bolognesi,dei quali alla udienza del 22 marzo detto, sirese acquirente il signor Ferdinando Guidiper L. 1,006 quanto al 3° lotto; L. 283, il40 lotto; L. 353,02, il 5° lotto; e L. 428, il6° lotto. Detti beni consistono; il 3 ° lotto inun appezzamento posto in popolo e comunedi Lajatico; il 4°, in ut altro appezzarnentoposto come sopra, luogo detto - I' Almino;- il 5° in altro appezzamento posto comesopra, luogo detto - le Putizze - il 0 jaltro appezzawento posto come sopra, luogodetto - Bacio di Cecinella.

- Il dì O aprile 1 88 1 scade pure il ter-mine utile per farsi luogo all' aumento delsesto sopra il lotto 6° dei beni escussi indanno dei fratelli comni. Aurelio e cav. Leo-nardo Gotti, del quale alla udienza del tribu-nale civile di Pisa, dcl 22 marzo detto, sirese acquirente il signor Egisto Morelli peril rrezzo di L. 2,000, e consistente in un ap-pezzamento denominato - Chiudenda di viaPiana - situato in comunitlt di Lajatico.

- Il dì 13 aprile 1881 avrìt luogo in unadelle sale del tribunale civile di Pisa unanuova adunanza (lei creditori del fallimento didi Oreste Mela, di Navacchio, per la verificadei crediti.

Prezzi delle grasce vendute in Pisanel mercato del dì 30 marzo I 88 1.

Omettiamo di riportare il listino cli que-sto mercato essendo rimasti eguali, senza ec-cezione, i prezzi dei vari generi venduti, aquelli praticati nel mercato del dì 26 corr.

PASQUALE FINALI, gerente resp.

A V %' I S O

Il sottoscritto procuratore legale dei si-gnori Lodovico e Matteo Dell' Uomo D'Armodi San Vincenzo, in base all' ordinanza delpretore di Cecina ( Volterra ) del 3 ottobre1878, difilda chiunque, e specialmente glieredi Borsò di Pisa, abbia da vantare deidiritti reali contro le proprietà dello stessoDell'Uomo D'Arme, presentarsi dentro giorniquaranta da oggi alla cancelleria della preturasuddetta.

Livorno, li 25 marzo 1881.Avv. PROC. CELSO PETESSI.

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Lunghezza del piano metri i ,20, larghezzacentimetri 75, spessore centimetri 3. Sago-mato da tre lati.

Dirigersi per informazioni alla direzionedel giornale La Provincia di Pisa.

LA FONDIARIA vedi avvisoin quarta pagina.

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ÀIJÀ CTOIftJÀ PIlÀttiSOTTOBORGO

difaccia alla Chiesa di san Michelesi trovano in vendita i seguenti libri:

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-- Maddalena Ferat. Un volume .- La confessione di Claudio. Un vo-lume

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