non di solo pane n°711 - 24 maggio 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 711 Domenica 24 Maggio 2015 Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera

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Page 1: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 711

Domenica 24 Maggio 2015

Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

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Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Maggio 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,

possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,

particolarmente dei malati e dei poveri.

Intenzione missionaria

Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani

che vivono in contesti secolarizzati a rendersi

disponibili per annunciare Gesù.

Intenzione dei vescovi

Perché le Conferenze Episcopali portino il loro

contributo molteplice e fecondo per realizzare

il senso di collegialità nella Chiesa.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Page 3: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 3

Domenica 24

Maggio

IV Settimana del Salterio

Pentecoste

Fai un atto di bontà, casuale, senza aspettativa

di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun altro potrebbe fare lo stesso per te.

I cristiani inizialmente chiamarono Penteco-ste, il periodo di cin-quanta giorni dopo la Pasqua. A quanto sem-bra, fu Tertulliano, apologista cristiano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito San-to. Alla fine del IV se-colo, la Pentecoste era una festa solenne, du-rante la quale era con-ferito il Battesimo a chi

non aveva potuto rice-verlo durante la veglia pasquale. Le costituzio-ni apostoliche testimo-niano l’Ottava di Pen-tecoste per l’Oriente, mentre in Occidente compare in età carolin-gia. L’Ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle ri-

forme del Settecento. All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conser-vato come festa in Francia e nei Paesi pro-testanti. La Chiesa, nella festa di Penteco-ste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, conside-randola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il ca-lendario cristiano.

Il santo del Giorno: Pentecoste

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito,

che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa­

dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per­

ché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma

per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui,

lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da

se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annun­

cerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che

prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Brano Evangelico: Gv 15,26­27; 16,12­15

Contemplo: Vieni, Santo Spirito (dalla Sequenza)

Dice Gesù: «Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità e vi an­nuncerà le cose future». Fin dal principio lo Spirito aleggiava su terra, tenebre e acque (Gen 1,1). Il passato, il presente e il futuro è tutto nelle mani di Dio, e noi abbiamo ricevuto «la Promessa del Padre» (At 1,4). Nel Battesimo e in tutti i sacramenti «è Dio stesso che ci conferma, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor 1,22).

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Non di solo pane ­ Numero 711­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Oggi la chiesa ricorda la di-

scesa dello Spirito Santo su

Maria e gli apostoli riuniti

nel cenacolo. Oggi la Chiesa

ricorda la sua nascita, i suoi

primi passi, i grandi prodigi

della Pentecoste. In realtà

non è un semplice ricordo

perché lo Spirito Santo rin-

nova nel tempo e nella sto-

ria, attraverso i suoi doni,

ciò che è accaduto cinquanta

giorni dopo la Pasqua in quel

cenacolo chiuso e sigillato

d a l l a p a u r a . D o p o

l’Ascensione al cielo di Gesù

è iniziato, in modo del tutto

particolare, il tempo dello

Spirito Santo; è lo stesso Ge-

sù a confermarcelo: “Se mi

amate, osserverete i miei

comandamenti; ed io pre-

gherò il Padre ed egli vi darà

un altro Paraclito, affinché

rimanga con voi per sempre;

lo Spirito della Verità, che il

mondo non può ricevere per-

ché non lo vede e non lo cono-

sce. Voi lo conoscete perché

egli rimane presso di voi e sa-

rà in voi. Non vi lascerò orfa-

ni: verrò da voi.”

Ogni volta che la Chiesa cele-

bra i sacramenti si rinnovano i

prodigi della Pentecoste. Ve-

diamo come, induciamo un

poco su un così grande miste-

ro.

Nel Battesimo ci viene donata

una nuova vita; sottolinea Di-

dimo d’Alessandria: “Gli uomi-

ni infatti vengono concepiti

due volte, una volta corporal-

mente e una volta dallo Spirito

divino”; nella Santa Cresima il

medesimo Spirito elargisce i

suoi sette doni e conferisce la

forza per testimoniare il co-

mandamento dell’amore; nel

sacramento nuziale trasforma

l’acqua dell’amore umano,

spesso tanto fragile e segnato

dalla caducità delle emozioni e

delle passioni, in vino affinché

l’uomo e la donna diventino

una sola carne; durante la San-

ta Messa, nel momento della

Consacrazione, è lo Spirito del

Signore, tramite le parole del

sacerdote, che trasforma il pa-

ne e il vino nel vero Corpo e

nel vero Sangue di nostro Si-

gnore Gesù Cristo; nella luce

soffusa del confessionale viene

donato la grazia della riconci-

liazione: “… e ha effuso lo Spi-

rito Santo per la remissione dei

peccati ti conceda mediante il

mistero della Chiesa il perdono

e la pace ….”.

Sempre è Pentecoste dove vie-

ne proclamata la Parola di Dio

e vengono celebrati i sacra-

menti; dove i credenti diventa-

no martiri, i deboli forti, gli

arroganti semplici e umili.

Ma è nella notte della fede e

della vita che la luce dello Spi-

rito diventa “lampada ai nostri

passi”; infatti se la parte oscu-

ra della vita ci ossessiona invo-

chiamo l’avvocato difensore, il

Paraclito, che si mette alla no-

stra destra e sostiene le nostre

ragioni di fronte ad ogni accu-

sa.

Si rinnovano i prodigi della

Pentecoste Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: del Beato Paolo VI

Perenne Pentecoste

La Chiesa ha bisogno della sua pe-

renne pentecoste. Ha bisogno di

fuoco nel cuore, di parole sulle

labbra, di profezia nello sguardo.

La Chiesa ha bisogno d'essere tempio dello Spirito

Santo, di totale purezza, di vita interiore. La Chie-

sa ha bisogno di risentire salire dal profondo della

sua intimità personale, quasi un pianto, una poesi-

a, una preghiera, un inno, la voce orante cioè del-

lo Spirito Santo, che a noi si sostituisce e prega in

noi e per noi «con gemiti ineffabili», e che inter-

preta il discorso che noi da soli non sapremmo ri-

volgere a Dio. La Chiesa ha bisogno di riacquistare

la sete, il gusto, la certezza della sua verità e di

ascoltare con inviolabile silenzio e con docile di-

sponibilità la voce, il colloquio parlante nell'assor-

bimento contemplativo dello Spirito, il quale inse-

gna «ogni verità».

E poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tut-

te le sue umane facoltà, l'onda dell'amore che si

chiama carità e che è diffusa nei nostri cuori pro-

prio «dallo Spirito Santo che ci è stato dato». Tut-

ta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di speri-

mentare l'urgenza, l'ardore, lo zelo di questa cari-

tà; ha bisogno di testimonianza, di apostolato. A-

vete ascoltato, voi uomini vivi, voi giovani, voi ani-

me consacrate, voi fratelli nel sacerdozio? Di que-

sto ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito

Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insie-

me, in noi Chiesa. Sì, è dello Spirito Santo che, so-

prattutto oggi, ha bisogno la Chiesa. Dite dunque e

sempre tutti a lui: «Vieni!» (PAOLO VI, Discorso del 29 novembre 1972).

Padre Celeste

Padre celeste, ti preghiamo

di dare a tutti noi

il tuo Spirito Santo

e di non cessare mai di ridarcelo,

perché ci risvegli, ci rischiari,

ci incoraggi e ci renda capaci

di rischiarare il passo,

ad un tempo piccolo e grande,

che, partendo dalla consolazione

per mezzo della quale cerchiamo

di consolare noi stessi,

ci conduca alla speranza in te.

Distoglici da noi stessi

per farci volgere verso di te.

Impedisci di sottrarci

al tuo sguardo.

Non permettere di

tentare di toglierci

dalle difficoltà senza di te.

Rivelaci la tua magnificenza

e mostraci quanto è ammirevole

confidarci in te e obbedirti.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 6: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Lunedì 25

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Santa Maddalena Sofia Barat

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettan­dosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattrista­to; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi di­scepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Brano Evangelico: Mc 10, 17­27

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 6

Figlia di un bottaio, Madda­

lena Sofia Barat nacque il 13 dicembre 1779 a Joigny,

presso Auxerre, nella Bor­

gogna; morì a 86 anni nel

1865. Fondò a Parigi nel 1800 la Società del Sacro

Cuore con lo scopo dell'edu­

cazione e dell'istruzione delle ragazze, specialmente

dei ceti superiori; a queste

scuole ella sempre annetterà alcune classi per i bambini

poveri. La sua spiritualità è

essenzialmente ignaziana,

così come i principi della sua regola. La stessa santa

spiega che "lo spirito della

società è fondato essen­

zialmente sull'orazione e la vita interiore" e che il

suo fine è di "glorificare il

S a c r o C u o r e " . Nel corso del Giubileo del

1925 indetto da Papa Pio

XI furono celebrate da marzo a giugno numerose

canonizzazioni: Pietro

Canisio, dottore della

Chiesa; Teresa di Lisieux (o di Gesù Bambino),

r e l i g i osa p r o fe ssa

dell'Ordine del Carmelo;

Maria Maddalena Postel e Maddalena Sofia Barat,

due sante educatrici della

gioventù.

Contemplo: Tutto è possibile a Dio (Mc 10,27)

Le parole di Gesù scuotono il nostro cuore sonnolento. Alle parole di Gesù, che ha sempre avvisato sul pericolo di confidare solo nelle ric­chezze di questo mondo, i discepoli si domandano: «E chi può essere salvato?», come per dire: «Impossibile per gli uomini». Hanno, dun­que, capito subito che è il Signore a donare la «salvezza»: «Non sono le ricchezze che salvano. Ma per la grazia di Gesù è possibile che un cammello passi per la cruna di un ago e che un ricco entri nel regno di Dio!».

Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere

sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.

Page 7: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Siamo discepoli se osserviamo i comandi che il

Signore ci ha lasciato. Siamo suoi discepoli se

viviamo con semplicità la nostra appartenenza

a lui. Ma, ci dice il Vangelo di oggi, possiamo

ottenere di più: se siamo disposti a lasciarci

raggiungere dallo sguardo amorevole del Signo-

re possiamo davvero abbandonare alle nostre

spalle tutto ciò che riteniamo una ricchezza.

Solo alla luce dello Spirito Santo, che abbiamo

ancora invocato ieri, possiamo dedicare l'inte-

rezza dei nostri affetti e delle nostre passioni

al Signore Gesù. Il giovane ricco è pieno di en-

tusiasmo e di generosità, ma ha ancora troppi

legami. Non è una questione di spessore del

portafoglio, ma di priorità, di prospettiva. Sì:

davvero il Signore può colmare, già da questa

terra, già in questa nostra esperienza umana,

il nostro desiderio di felicità. Ma, per farlo,

dobbiamo avere il coraggio di osare, di rinun-

ciare a ciò che erroneamente pensiamo essere

il tesoro prezioso della nostra vita. L'amaro

commento del Signore è efficace: la cupidigia

e il possesso possono rappresentare un ostaco-

lo insormontabile al discepolato. Chiediamo

allo Spirito il dono della libertà interiore per

essere tutti e solo di Cristo!

meditazione

Il coraggio di osare Meditazione a cura della Redazione

Agisci

Oggi pregherò per

tutti gli evangelizza-

tori e i predicatori.

Reciterò il terzo mi-

stero glorioso, perché con il do-

no dello Spirito Santo cerchino

soltanto la gloria di Dio e la sal-

vezza delle anime.

Sii benedetto

Sii benedetto, o Dio,

che sei così grande,

così luminoso e così buono.

Sii benedetto, o Dio,

per essere Colui ch'è

e che non prende niente da nessuno,

non riceve niente da nessuno.

Sii benedetto,

perché sei solo intelligenza e amore,

una luce immateriale

che nulla potrebbe oscurare,

una bontà che nulla

potrebbe mai impicciolire.

Sii benedetto, o Dio,

perché stai al di là del mio sguardo

e tuttavia stai in cima alla mia fede

e al mio amore.

Sii benedetto, o Dio,

perché sei l'infinito

che si apre a me e sei la

beatitudine che mi chiama.

Amen

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 8

Frutto del mistero: l’obbedienza e la purezza. "Fratelli miei, non siamo più felici di Simeone? Possiamo

guardare Gesù sempre, se vogliamo. Non viene soltanto nelle

nostre braccia, ma nel nostro cuore."

San Giovanni Maria Vianney

E il momento in cui Maria, quaranta giorni dopo il par-

to, presenta a Dio il suo Bambino nel tempio, com'era prescritto dalla Legge. Ogni primo-

genito appartiene a Dio, questo però in un modo che supera ogni possibilità della parola.

Piena di dignità nella sua povertà, Ella pone il Bambino fra le braccia del sacerdote e lo

riceve di ritorno dietro la modesta offerta. Simeone predice al Bambino il destino di Sal-

vatore e a Lei il dolore che l’attende. Nella dolcezza della prima festa risuona già l'ac­

cento amaro della Passione. Maria ha ricevuto il suo Bambino da Dio e gli ha messo a di-

sposizione tutto il suo essere; Egli è tutto, per Lei; pure non le appartiene in proprio: il

primo atto solenne della sua maternità è un sacrificio. Quello che ci viene dato da Dio,

quando noi crediamo e obbediamo, non appartiene alla nostra natura. La vita nuova non

è nostra come un'inclinazione o un tratto del nostro carattere o un evento qualsiasi della

nostra esistenza; è un dono, e tale rimane. È sotto la volontà e la guida di Dio e dobbia-

mo essere sempre pronti a seguire la voce che ci distoglie dal nostro «io» e ci chiama a

un dovere, a una rinuncia, a un destino che hanno un senso soltanto nella volontà di Dio. (Romano Guradini)

INTENZIONE: per i missionari e i non credenti. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: abbandono in Dio.

L’angolo del

IV° Mistero Gaudioso

La presentazione di Gesù al Tempio A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO ­ San Giovanni Crisostomo fu patriarca di Costantinopoli. In tutta la sua vita si ri­mise completamente nelle braccia di Dio, come un bambino sul seno materno. Nei giorni lieti, co­me in quelli tristi, la sua esclamazione fu sempre la stessa: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Terminò i suoi giorni in esilio a Comàna nel Ponto, vittima dell'odio di Eudossia, moglie dell'im­belle imperatore Arcadio. Moriva così, come un malfattore, legato e malmenato, ma la sua lode al Signore era sempre piena e perfetta. Ancora ripeteva: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Poiché la Volontà di Dio è la cosa che interessa sopra ogni altra cosa.

Page 9: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Martedì 26

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Tempo Ordinario

E' questa la chiave di tutto: rendersi conto di essere vivi. Ricordarsi che non è mai troppo tardi per voltarsi

a guardare il sole. Ancora una volta.

Nato ad Ascò in Spa­gna, entrò nel convento domenicano di Lerida nel 1697 e fu ordinato sacerdote nel 1704. Sen­tito il richiamo missio­nario, chiese ed ottenne di trasferirsi in Estremo Oriente e arrivò a Mani­la nel 1713 dopo un viaggio faticosissimo. Dopo aver appreso il cinese si trasferì in Cina come vicario provincia­le della regione di Fu­kien. Esercitò il suo

apostolato indefessa­mente e con successo, nonostante la ripresa della persecuzione anticristiana. Rifugia­tosi a Canton, fu ordi­nato vescovo nel 1730, ma dopo poco fu esi­liato a Macao. Nel 1738 riuscì finalmente a tornare nel Fukien, riprendendo con rinno­vato vigore a evange­lizzare, curare gli am­malati e gli indigenti e a confortare i perse­

guitati. Nel 1746 si fece spontaneamente cattura­re dai persecutori per risparmiare ulteriori danni e afflizioni ai suoi buoni fedeli. Dopo una penosa prigionia, vissuta insieme ai confratelli domenicani i santi Fran­cesco Serrano, Gioac­chino Royo e Giovanni Alcober, fu decapitato il 26 maggio 1747.

Il Santo del giorno: San Pietro Sanz i Jordà

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato

tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non

c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre

o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva

già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e

madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo

che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Brano Evangelico: Mc 10, 28­31

Contemplo: Gli ultimi saranno primi (Mc 10,31)

Dio ha un grande cuore (cf lGv 3,20), e se guardiamo con sincerità la nostra vita, allora sappiamo bene che qualunque cosa abbiamo lasciato per lui, egli ce l'ha veramente ricambiata «cento volte tanto». Non pos­siamo superarlo in generosità. Dio non attende l'altra vita per darci la ricompensa, ma «dona fin da questa vita cento volte tanto» (Teresa d'Àvila), anche se questo mondo rimane un mondo di persecuzioni, di dolore, di sofferenze. (Joseph Ratzinger)

Page 10: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

"Lasciare" è la parola chiave di oggi. A partire da Pietro, che, forse, con un pizzico di ramma-

rico e di nostalgia fa notare a Gesù che la Sua

richiesta è "troppo" alta. Gesù accoglie l'osser-vazione, ma aggiusta il tiro. Non per ricevere

consensi, ma per ricordarci che avere non è

tutto. Possiamo anche non avere "casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi", ma

tutti abbiamo un cuore che può diventare casa

accogliente, fratelli e sorelle che giocano e sor-

ridono, padri che si prendono cura dei deboli, madri che generano alla fede, figli di speranza,

campi di carità. Possiamo anche non avere un

futuro, ma di certo abbiamo tutti un passato e un presente da nutrire di fedeltà sempre nuova.

A riguardo Madeleine Delbrel afferma: "Non do-

vete nessuna fedeltà al passato in quanto pas-sato; darete fedeltà soltanto a ciò che a voi ha

portato di eterno, cioè di carità". Per fare il be-

ne ogni luogo è buono. Ce lo insegna pure san

Filippo Neri, le note della sua vita apostolica ci dicono che li visse all'insegna della libertà e

della carità: "La vita contemplativa che egli at-

tua è vissuta nella libertà del laico che poteva scegliere, fuori dai recinti di un chiostro, i modi

ed i luoghi della sua preghiera: Filippo prediles-

se le chiese solitarie, i luoghi sacri delle cata-combe, memoria dei primi tempi della Chiesa

apostolica, il sagrato delle chiese durante le

notti silenziose. Coltivò per tutta la vita questo

spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come quello della Pente-

coste del 1544, quando Filippo, nelle catacom-

be si san Sebastiano, durante una notte di in-tensa preghiera, ricevette in forma sensibile il

dono dello Spirito Santo che gli dilatò il cuore

infiammandolo di un fuoco che arderà nel petto del santo fino al termine dei suoi giorni".

Non di solo pane ­ Numero 711­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

meditazione

Lasciare Meditazione di Fiorella Elmetti

Dalla tua mano

Dalla tua mano, o Dio,

noi vogliamo accettare tutto.

Tu stendi la tua mano

e abbatti i potenti nella loro stoltezza.

Tu l'apri, la tua dolce mano,

e tutto ciò che vive,

colmi di benedizione.

E anche se sembra che il tuo braccio

si sia abbreviato,

accresci la nostra fede

e la nostra confidenza

così che ti restiamo tutti fedeli.

E se sembra che alle volte

tu allontani da noi la tua mano,

oh fa' che allora noi sappiamo

che tu la chiudi soltanto

per raccogliere in essa

una sovrabbondanza di benedizione,

che tu la chiudi soltanto

per aprirla e riempire ogni cosa

che vive di benedizione.

Amen

Agisci

Spesso il mio silenzio

nasconde timori, pau-

re. Forse con una mia

parola il fratello o la

sorella potrebbe ravvedersi? Oggi

la Parola di Dio si rivolge proprio

a me e mi rammenta che questo

silenzio uccide l'amore.

Preghiamo la Parola

Page 11: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 11

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Ecco nuovamente il tempo

ordinario. È il tempo nel

quale la chiesa ci invita a

vivere il mistero di Cristo

che si dipana attraverso i

giorni e i mesi dell’anno.

Non dobbiamo pensare che

sia un tempo meno impor-

tante rispetto agli altri:

Gesù infatti ci chiama a

compiere un cammino inte-

riore che ci aiuti a riscopri-

re l’ordinarietà e la sempli-

cità delle piccole cose, de-

gli eventi che segnano lo

scorrere quotidiano della

vita. La santità, come dice

santa Teresa di Gesù Bam-

bino, si realizza “nel fare la

sua volontà, nell'essere co-

me vuole lui”. Gesù chiama

alcune anime a compiere

grandi cose, gli affida com-

piti e missioni di particolare

importanza; ma la stragran-

de maggioranza è chiamata

a santificarsi attraverso

l’umiltà della quotidianità.

Un esempio concreto di

questa spiritualità che ci

rende grandi davanti a Dio è

quella di San Martino de

Porres, religioso mulatto

dell’Ordine dei Predicatori

che, pur essendo medico,

consumò la sua vita nella

portineria del convento e

tra i poveri. Dice di lui San

Giovanni XXIII: “San Martino

praticava con molto impe-

gno e diligenza il comanda-

mento dell'amore, dato dal

divino Maestro. Perciò

trattava i fratelli con

quella viva carità che

gli nasceva da una fe-

de incrollabile e da

una profonda umiltà.

Amava gli uomini,

perché li stimava sin-

ceramente come figli

di Dio e fratelli suoi;

anzi li amava più di se

stesso, poiché con

l’umiltà che aveva,

riteneva tutti più one-

sti e migliori di sé.

Scusava i difetti degli

altri, e perdonava le offese

più aspre, essendo persuaso

che, per i peccati commessi,

era degno di pene molto più

gravi. Con ogni zelo si sfor-

zava di ricondurre i colpevoli

sulla buona via. Assisteva gli

ammalati con affabilità. Ai

più poveri procurava cibo,

vestiti, medicine. Sosteneva,

per quanto era in suo pote-

re, i contadini, i negri e i

mulatti, allora considerati

cosa spregevole. Dava loro

ogni aiuto e si prodigava per

essi con premura, tanto da

meritare di essere chiamato

dal popolo «Martino della

carità»”. San Martino, come

Teresa di Gesù Bambino, ci

indica la piccola via per di-

ventare amici del Signore, la

via del Tempo ordinario.

La Via del tempo ordinario Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Page 12: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

VIII Tempo Ordinario

Se vogliamo che le cose migliorino dobbiamo

pensare che possano migliorare;

la scelta è fra un mondo

di possibilità e un mondo di fallimenti.

[…] Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sape­te quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesi­mo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato an­che voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Brano Evangelico: Mc 10, 32­45

Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'In­ghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu rice­vuto da Etelberto, re di Kent che aveva spo­sato la cattolica Berta, di origine franca. Etel­berto si convertì, aiutò Agostino e gli permise

di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghilterra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa inviò altri missiona­ri e nominò arcive­scovo e primate d'Inghilterra Agosti­no, che cercò di riu­nire la Chiesa breto­

ne a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il ran­core dei bretoni con­tro gli invasori sasso­ni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.

Etimologia: Agostino = piccolo venerabile, dal latino.

Contemplo: Mostraci, Signore, la tua misericordia (dal Salmo responsoriale)

Gesù, che è Dio, «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita». Il Dio altissimo ha voluto essere bassissimo e umiliar­si tra gli ultimi della terra, come il vero Pastore che sta per ultimo, die­tro le sue pecore, e le spinge verso pascoli di vita eterna. Gesù vuole mostrare nel servizio e nell'amore la sua misericordia, ed è così che siamo chiamati a comprenderne il senso e ad accoglierla nella nostra vita.

Il Santo del giorno: Sant’Agostino di Canterbury

Mercoledì 27

Maggio

IV Settimana del Salterio

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Page 13: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 13

Gesù prende in disparte i suoi discepoli perché deve

preannunciare loro gli eventi futuri che riguardano

la sua persona: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e

il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacer-

doti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo

consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli spute-

ranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e

dopo tre giorni risorgerà». È più che evidente che

Gesù parla della sua passione morte e risurrezione.

Pare però che i dodici non capiscano e non vogliono

intendere quel linguaggio, tant'è vero che due di

loro, Giacomo e Giovanni, si accostano al maestro

per chiedere qualcosa che non ha nulla a vedere

con l'annuncio che egli ha appena fatto: «Concedici

di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno

alla tua sinistra». Tremendo contrasto! Viene da

chiedersi come è possibile nutrire pensieri di gloria

e aspirare ai primi posti mentre il maestro sta par-

lando di passione e di morte. Come è difficile per

noi assimilare i pensieri di Dio, comprendere ed ac-

cettare i suoi progetti! Tuttavia Gesù non disatten-

de la loro richiesta per quanto assurda possa sem-

brare, ma nella sua divina sapienza pone le condi-

zioni inderogabili per raggiungere la vera grandezza

e il posto che ci è riservato. «Voi non sapete quello

che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o

essere battezzati nel battesimo in cui io sono bat-

tezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù dis-

se: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e

nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi

sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla

mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro

per i quali è stato preparato». Bere il calice amaro

della sofferenza, essere disposti a subire il battesi-

mo di sangue, cioè il martirio, seguire Cristo nella

sua passione, queste sono le condizioni per poi se-

dere con Cristo nella sua gloria.

meditazione

Sedere con Cristo nella sua gloria Meditazione a cura di don Carlo Moro

Fammi vivere

Liberami, o Signore,

dalla pigrizia che ho

e dalla paura che mi prende,

dal comodo compromesso

e dal facile disimpegno.

Aiutami, o Signore,

ad essere come non sono

e come vorresti che io fossi.

Non importa ciò che muore in me,

m'interessa ciò che nasce

insieme a te.

Aiutami, o Signore,

a prendere sul serio il tempo,

a rispettare la vita,

a conservare l'amore;

ho bisogno di te

per vivere come tu vuoi.

Donami, o Signore,

la tua forza per agire,

la costanza dell'impegno,

la gioia di una fede che cresce,

la speranza e l'abbandono fiducioso

al tuo amore.

Amen

Agisci

Anche Maria, nostra Ma-

dre è con noi e lo sarà

fino alla fine del mondo!

Come posso allora tra-

scorrere questo giorno

nella tristezza, nella malinconia e per

di più nella preoccupazione eccessiva

che ha sapore di sfiducia? In ogni mia

necessità ripeterò le seguenti parole:

«Provvidenza del cuore di Gesù, prov-

vedi».

Preghiamo la Parola

Page 14: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Frutto del mistero: la grazia di una buona morte.

"In Cielo, il nostro cuore sarà talmente perso, annegato nella

felicità di amare Dio, che non ci occuperemo di noi, né degli

altri, ma di Dio soltanto".

San Giovanni Maria Vianney

Gli anni della serena attesa sono trascorsi: il Signore è venuto ed ha chiamato la Madre sua.

Ella è morta, come «è destino dell'uomo morire» (Eh 9, 27), ma poi, - dice la Chiesa - Egli ha

risuscitato il suo corpo puro ed immacolato. L'efficacia della sua risurrezione si è compiuta in

Lei, ed Egli l'ha accolta nell'eternità. È un mistero di gioia infinita: quando la Chiesa ne parla,

quando i poeti religiosi lo cantano, quando i pittori ce lo raffigurano, è come se volesse e-

rompere qualcosa che altrimenti nell'esistenza terre­na rimane nascosto. Non per nulla la

festa dell'Assunzione di Maria si celebra nella pienezza dell'estate. Questo mistero ci è dato

perché possiamo presentire che cosa significhi la gioia del cristiano, l'essere accolto nella

gloria del Signore, l'infinito elevarsi della creazione; ci è dato perché anche nel nostro tra-

passo risplenda una luce divina. Il Signore, morendo e risorgendo, ha trasformato la nostra

morte. La morte era conseguenza della colpa: ad esprimerlo, non sono bastate le parole, per

quanto forti. In virtù della morte del Cristo però essa ha perso «il suo pungiglione» (1 Cor 15,

55): è diventata un'altra cosa. Non si compie più ora soltanto in noi e da noi, come una fine

nel buio, ma anche dalla parte di Cristo. Adesso morire significa che viene il Cristo e ci chia-

ma. La vita si spezza, ma proprio per questo s'apre una porta, e dall'altra parte c'è Lui.

INTENZIONE: per tutti i devoti della Madonna. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: devozione a Maria.

L’angolo del

IV° Mistero della Gloria Assunzione in cielo di Maria Santissima

A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO - San Gabriele dell'Addolorata era devotissimo della Madonna. Spinto dal suo a­more, si era composto una specie d'inno che chiamava «Simbolo di Maria» e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di pensieri che esprimevano la Fede, la devozione, l'amore e la tenerezza, in quanto si legge delle grandezze di Maria, negli scritti dei santi Padri. Per mostrare quanto teneramente amasse la Madre di Dio aveva concepito l'idea di stamparsi sul petto a caratteri di fuoco il Nome di Maria; non essendogli stato concesso, si con­tentò di portarlo scolpito nel cuore.

Page 15: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Giovedì 28

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Tempo Ordinario

C'è chi crede che tutto gli sia dovuto, ma non è

dovuto niente a nessuno, le cose si conquistano

con dolcezza ed umiltà.

La fiorentina Maria Barto­

lomea Bagnesi trascorse

gran parte dell'esistenza

immobilizzata a letto dalla

malattia. Dopo morta,

compì un miracolo in fa­

vore di un'altra donna che

sarebbe divenuta santa

dopo aver vissuto anche

lei nella sofferenza, Maria

Maddalena de' Pazzi (che

di poco la precede nel ca­

lendario, il 25 maggio).

Quest'ultima nel 1582 era

entrata nel monastero

fiorentino delle Carme­

litane di Santa Maria

degli Angeli, dove Ma­

ria Bartolomea era stata

sepolta pochi anni pri­

ma, nel 1577, e dove

ancora oggi si venera il

suo corpo incorrotto. La

beata era nata nel 1514

e a diciott'anni era stata

colpita da una grave,

misteriosa malattia che

si intensificava ogni

venerdì, nella Settimana

Santa e in varie altre

solennità liturgiche. Lei

la sopportò con fede. A

33 anni il male le diede

una tregua, permettendo­

le di vestire l'abito di

Terziaria domenicana. Il

culto è stato approvato

dal 1804.

Il Santo del giorno: Beata Maria Bartolomea Bagnesi

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a

molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada

a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire:

«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché

tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di

me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:

«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi

e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».

E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse:

«Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la

strada.

Brano Evangelico: Mc 10, 46­52

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Contemplo: Coraggio, àlzati, ti chiama! (Mc 10,49)

«Coraggio, àlzati, ti chiama!» è la parola che la Chiesa e ogni educatore ­ come il beato Lodovico Pavoni ­ rivolge ai giovani che non vedono la

strada giusta, non trovano la persona giusta, e sono mendicanti di mo­nete senza valore, di cose effimere, quando possono avere l'oro della fede e «tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove la­dri non scassi­nano e non rubano». Gesù ci insegna a scegliere il vero tesoro: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,19­21).

Page 16: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 16

Agisci

«Nulla è impossibile al

Dio». Dinanzi al tradimen-

to, all'infedeltà, all'in-

comprensione, è forse

di f f ic i le non spe­

rimentare la solitudine, l'abbandono:

ma tutto questo non è impossibile! Ma-

ria ne è l'esempio più grande, più bello.

Nel corso di questa giornata, mi ricor-

derò spesso delle parole di Gesù.

Per commentare questo brano, mi viene in aiuto un bel pensiero del Beato Paolo VI. Egli infatti

scrive: "Pur senza allontanarsi da una visione re-

alistica, le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s’impegnano

risolutamente a discernere l’aspetto positivo

delle persone e degli avvenimenti. L’educazione a un tale sguardo non è solamente psicologia.

Essa è anche un frutto dello Spirito Santo". La

folla del Vangelo che vuole impedire a Bartimeo

di lodare il Signore che sta passando dimostra di voler essere "dominante", ma soprattutto di non

vivere la comunione. Era più cieca del cieco

stesso. Chi illumina la sua tenebra? Gesù che in mezzo a tante voci distingue quella di Bartimeo,

dicendo: "Chiamatelo". Gesù avrebbe potuto av-

vicinarsi senza mediatori, invece vuole che tutti cambino il cuore. Vuole, in sostanza, come Papa

Francesco oggi che "ogni comunità cristiana sia

una casa accogliente per chi cerca Dio, come pu-

re per chi cerca un fratello che lo ascolti". E da gioia vedere che dalla richiesta di Gesù, niente è

più come prima. Mentre la folla si allarga attor-

no a Gesù e Bartimeo, alcuni chiamano il cieco dicendogli con premura: "Coraggio! Alzati, ti

chiama!". Il cieco dal margine in cui si trovava si

pone in dialogo col suo Maestro e, grazie a que-sto atto di fede, riacquista la vista perduta po-

nendosi alla sua sequela. Questo ricorda ciò che

scrive Michel Quoist: "Ricordati, Dio ti guarda e

ai suoi occhi non sei né meno grande, né meno amato di qualsiasi altro uomo che forse tu fai

oggetto della tua invidia. Da' a Lui il tuo cruccio,

la tua pena, il tuo rammarico... e credi più nella sua potenza che nella tua efficacia". Dio non po-

ne limite alcuno, egli ascolta ciascuno di noi e ci

viene incontro.

Meditiamo la Parola

Chiamatelo Meditazione di Fiorella Elmetti

Mio Signore

Lascia che io mi sieda

per un momento al tuo fianco;

finirò più tardi

il lavoro che mi attende.

Lontano dal tuo sguardo,

io subito mi stanco;

il mio lavoro è pena

e mi sento perduto.

Con te trovo la vita,

i suoi sussurri e sospiri,

ho mille menestrelli

alla corte del tuo amore.

Lascia che io mi sieda

a faccia a faccia;

voglio cantare la gioia

d'appartenere a te.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

Frutto del mistero: la grazia di una vita interiore. "Come i discepoli sul Tabor videro soltanto Gesù, le anime in­

teriori, sul Tabor del loro cuore, vedono soltanto Nostro Signo­

re. Sono due amici che non si stancano mai l’uno dell’altro".

San Giovanni Maria Vianney

Sono passati otto giorni e Gesù, salito sul monte

con i tre discepoli prediletti, si trasfigura davanti a

loro: il volto è luminoso e le vesti sfolgoranti. È quel che accade ad ogni comunità

cristiana quando si raccoglie in preghiera per ascoltare la Parola di Dio e quando ce-

lebra la santa liturgia eucaristica. Nelle domeniche veniamo trasfigurati; così pure

nei momenti della preghiera. Ciascuno può dire con Pietro: "È bello per noi stare

qui". Sì, è bello stare con il Signore e con i fratelli raccolti in preghiera. La presenza

di Mosè e di Elia che conversano con Gesù, sta ad indicare l'indispensabile ascolto del

Vangelo. Chi ascolta il Vangelo vedrà la sua vita trasfigurarsi.

Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato e la tua luce ha vinto la

mia cecità; hai diffuso il tuo profumo e io l'ho respirato, e ora anelo a te; ti ho gustato e ora ho

fame e sete dite; mi hai toccato e ora ardo del desiderio della tua pace (sant'Agostino d'Ippona).

INTENZIONE: per le anime contemplative. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: contemplazione.

L’angolo del

IV° Mistero della Luce

La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor

A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO ­ Santa Teresa racconta nella sua Vita che le fu concesso una volta di gettare uno

sguardo in Paradiso per la durata di un'Ave Maria. Questa visione la colpì di tal fatta, che pro­

dusse nell'anima sua un assoluto disprezzo di tutti i piaceri e di ogni gloria di questo mondo. È

affatto impossibile, così scrive la santa, che lo spirito umano si formi un'idea, anche lontana,

della gloria celeste; la luce del sole è tenebre di fronte allo splendore che ravvolge i beati.

Page 18: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Venerdì 29

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Tempo Ordinario

Non cedere. Se sei pessimista fin dall’inizio, non ce la

farai di certo. Se sei fiducioso e ottimista, in qualche

misura il successo ti arriderà. Non è importante vincere

la medaglia d’oro, ma fare del proprio meglio.

Nel secolo XIII si assiste ad un numero sempre maggiore di sante. Queste donne cristiane, spesso laiche, sembrano rientrare in una tipologia di santità femminile che non appar­tiene a Bona. La santa pisana infatti si distingue da altre figure femminili per la sua vocazione fin da bambina; la scelta della verginità e l'assoluta obbedienza nei confronti dei suoi superiori. Ma ciò

che caratterizza Bona e che la allontana moltissi­mo da altre sante del suo tempo è la continuità dei viaggi, che non verranno meno anche in periodi particolarmente difficili: Santiago de Compostela (che raggiungerà ben nove volte), san Michele al Gargano, Roma e la Terra Santa sono le sue méte preferite. Al tempo stesso non rinnegherà mai il suo forte legame con Pisa e i

suoi abitanti ed in partico­lare con i canonici regolari di Sant'Agostino di san Martino e con i monaci pulsanesi di san Michele degli Scalzi: i numerosi miracoli compiuti dalla santa pisana dimostrano la sua grande attenzione e premura soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più poveri.

Il Santo del giorno: Santa Bona da Pisa

Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tem­

pio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì

con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània,

ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie,

si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse

vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto

all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi

discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a

scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò

i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permette­

va che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo:

«Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte

le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei

sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti pa­

ura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando ven­

ne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro

l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro,

guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù:

«Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte:

“Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che

quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chie­

derete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi

mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche

il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Brano Evangelico: Mc 11, 11­25

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ pagina 18

Page 19: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Agisci Come posso lasciarmi guidare dallo Spirito se non lo invoco, se non lo prego, se non desidero la sua presenza? Se guardo Maria, scorgo in lei il

modello più bello e perfetto di un cuore attento, vigilante, amante. In questa giornata di grazia mi ritaglierò un tempo di preghiera in cui invo­cherò la presenza dello Spirito Santo: «Vieni Spirito Santo».

Una fede che non diventa conversione di vita

non porta nessun frutto, e secca come l'albero

maledetto da Gesù. L'evangelista Marco, e dietro

di lui, Pietro, è l'unico che associa la parabola

del fico con la cacciata dei venditori dal tempio.

Come a dire che una fede che diventa mercan-

teggiare con Dio inaridisce il cuore e gli impedi-

sce di cogliere la pienezza del mistero di Dio. E

non è casuale che sia proprio un fico a seccare:

l'albero sotto cui, secondo la tradizione rabbini-

ca, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce

come i fichi, appunto. Gesù maledice, nel senso

che coglie del male in quell'atteggiamento; l'al-

bero non secca come conseguenza all'azione di

Gesù ma proprio perché non accoglie il suggeri-

mento del Maestro non porta alcun frutto. Stia-

mo attenti a noi stessi, cattolici paludati ed e-

sperti, avvezzi alla cose di Dio, perché corriamo

il rischio di fare come i devoti contemporanei al

Signore Gesù. Ridurre il tempio, il luogo sacro

della presenza di Dio, il luogo in cui terra e cielo

si incontrano a luogo del mercanteggiamento,

della corruzione della volontà di Dio, ci fa secca-

re fino alle radici.

Meditiamo la Parola

Stiamo attenti a noi stessi

Meditazione a cura della Redazione

La speranza basta

Sì, lo so, Signore,

la mancanza di fiducia è peccato.

Il peccato è allontanamento

da te, è separazione,

è distanza,

e la distanza è la nostra colpa,

la mia colpa.

Tu l'hai scavalcata

con la tua sofferenza

per tutti gli uomini.

Tu hai messo dei punti fermi:

le tue parole.

Tu hai acceso delle luci:

le tue opere.

Il tuo Vangelo è verità e via:

cosa potrei desiderare di più?

La speranza basta.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 20

Frutto del Mistero: La sete della salvezza delle anime "O amore immenso di un Dio per la sua creatura! Ci

aspetta a braccia aperte, ci apre la piaga del suo Cuore

Divino". San Giovanni Maria Vianney

«Tutto è consumato» (Gv 19, 30). Di ciò parla tutto questo mistero: come tutto «sia consumato». Quello

che accade qui ha il suo preludio nella creazione del mondo: allora è venuto all'essere. Poi il pec-cato ha portato ogni cosa in perdizione, ora il Signore riprende tutto su di sé, soffrendo dolori che Lui solo conosce. Così facendo raggiunge l'ultima profondità della grazia e la dischiude a noi. Da Lui procede la nuova creazione, il nuovo inizio che ci è dato: la forza per opera della quale l'uo-mo nuovo deve crescere e salire nell'eternità; il nuovo cielo e la nuova terra che solo con Lui deb-bono sorgere. Tutto ciò deriva da quest'ora. Questo dobbiamo sapere. E saremo tanto più veri cristiani quanto più crescerà in noi e progredirà la coscienza di vivere della passione di Cristo. Col destarsi in noi di questa coscienza si trasforma anche il nostro dolore personale: mentre prima non era che la conseguenza del peccato e della sua perdizione, ora si collega col mistero della croce, viene a partecipare della forza che trasforma la vecchia esistenza nella nuova. Coi mezzi terreni le nostre sofferenze rimangono inconsolabili, sono senza rimedio; a volte non ce ne ac­corgiamo perché non durano o perché siamo distratti, ma quando il dolore aumenta e non possia-mo che tenerlo davanti agli occhi, allora ci accorgiamo che c'è un soccorso al dolore, solo quando esso si presenta nello stesso dolore. È così da quando c'è stata la passione di Cristo. Qui s'è aperta la sede tremenda e beata dove noi possiamo posare; qui ci è data la forza mediante la quale, se noi soffriamo insieme con Cristo, la nostra vecchia esistenza vien trasformata in una esistenza nuova. Quando l'uomo comprende questo mistero e gli si abbandona, arriva al centro delle cose e

tutto gli si risolve in bene.

INTENZIONE: Per i persecutori della Chiesa, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria

Virtù da praticare: conformità a Gesù Crocifisso

L’angolo del V° Mistero Doloroso

Gesù è morto sulla croce

di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO - Un esempio sublime e recente di conformità a Gesù crocifisso ci è offerto da san Massimiliano M. Kolbe. Nella prima guerra mondiale, egli con alcuni frati di Niepoka­lanow fu arrestato e portato nel campo di concentramento di Oswiecim. Qui sopportò ogni sorta di privazioni e di maltrattamenti. Sempre i lavori più duri, più umilianti e ripugnanti per lui. L'Immacolata e il Crocifisso gli davano coraggio e forza. Ad imitazione di Gesù morto per noi.

Page 21: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Sabato 30

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Tempo Ordinario

Se volete imparare qualcosa che riguardi una foglia,

un fiore, una nuvola, un tramonto o un essere umano, dovete guardarli con tutta l' intensità del vostro cuore.

Figlio di Alfonso IX re di León e Berenguela di Castiglia, fu governatore modello dai solidi princi­pi cristiani. Nel1217, all'età di 18 anni, ereditò la Castiglia, la terra di sua madre e nel 1230 il León, quella di suo pa­dre. In questo modo uni­ficò i due regni. Re pru­dente, si circondò sempre di persone fidate, con cui si consultava per le que­stioni più problematiche

e urgenti. Di Ferdinando erano note anche la pro­fonda devozione alla Madonna e la grande umiltà. Si sposò in prime nozze con Beatrice di Svezia (1219) e poi con Maria de Ponthieu (1235). Dalle due unioni nacquero complessiva­mente tredici figli. Ma la storia ricorda Ferdinando anche per le guerre con­tro i saraceni che gli per­misero di riconquistare i

regni di Cordova, Sivi­glia, Jaén e Murcia. Nel 1221 il sovrano fondò la cattedrale di Burgos, si deve a lui anche l'am­pliamento dell'università di Salamanca. Morì il 30 maggio 1252 e fu sepol­to nella cattedrale di Santa Maria a Siviglia. È stato canonizzato da Papa Clemente X il 4 febbraio 1671.

Il Santo del giorno: San Ferdinando III

Brano Evangelico: Mc 11, 27­33

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme.

E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli

scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi

ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola do­

manda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesi­

mo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discu­

tevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allo­

ra non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temeva­

no la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.

Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro:

«Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Contemplo: Fate tutto rendendo grazie (dal Canto al Vangelo)

Ti rendiamo grazie, Signore, perché apri il nostro cuore all'ascolto della tua parola. Ti lodiamo per i tuoi benefici, a te cantiamo per e­sprimere la nostra fede e il nostro amore. Donaci il conforto della tua protezione in ogni circostanza della vita, fa' che siamo fedeli nell'os­servare i tuoi comandamenti, perché possiamo trovare in te la gioia perfetta. Ti rendiamo grazie, Signore, per tutti i tuoi benefici, che sempre ci concedi nella tua bontà.

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 21

Page 22: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

Agisci

Dio odia la violenza,

ma nonostante tutto

ama il peccatore ed

attende il suo ritorno.

Da parte mia, quante

volte giudico, disprezzo; ma cosa

faccio perché si affretti questo

ritorno alla casa del Padre. Che

cosa mi suggerisce la carità?

I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani pre-

tendono di sapere con quale autorità egli agisca,

ma lui preferisce il silenzio. Non potrebbero ca-

pire. Meglio, non potrebbero accogliere una veri-tà diversa da quella in cui hanno sempre creduto

fino ad allora. È solo entrando nella sua luce che

si può vedere. In quello stile, anche sua madre Maria, "meditava nel suo cuore" gli eventi che

accadevano a lei e al figlio. È lì, nella preghiera

e nella meditazione che si può tentare di capi-

re..di intuire. Don Tonino Bello Maria ce la ritrae così in un bellissimo suo scritto: "Santa Maria,

donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della

pace. Liberaci dall’assedio delle parole. Da quel-le nostre, prima di tutto. Ma anche da quelle de-

gli altri. Santa Maria, donna innamorata, facci

capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio.

Santa Maria, donna bellissima, riconciliaci con la

bellezza. Facci comprendere che sarà la bellezza

a salvare il mondo. Santa Maria, donna del popo-lo, insegnaci a condividere con la gente le gioie

e le speranze, le tristezze e le angosce che con-

trassegnano il cammino della nostra civil-tà. Santa Maria, donna del primo passo, quando

il peccato ci travolge, e ci paralizza la vita, non

aspettare il nostro pentimento. Previeni il nostro grido d’aiuto. Santa Maria, donna coraggiosa, tu

che sul Calvario, pur senza morire hai conquista-

to la palma del martirio, rincuoraci col tuo e-

sempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad a-

bitare in mezzo a noi. Tu hai predetto che tutte

le generazioni ti avrebbero chiamata beata. Eb-bene, tra queste generazioni c’è anche la no-

stra". Maria e Gesù attingono la verità dalla sor-

gente dell'amore di Dio stesso.

Meditiamo la Parola

Dalla sorgente Meditazione di Fiorella Elmetti

Quelli che nessuno ama

Signore, insegnaci

a non amare noi stessi,

a non amare soltanto i nostri,

a non amare soltanto

quelli che amiamo.

Insegnaci a pensare agli altri,

ad amare in primo luogo

quelli che nessuno ama.

Facci la grazia di capire

che a ogni istante

ci sono milioni di esseri umani,

che sono pure tuoi e nostri fratelli,

che muoiono di fame,

senza aver meritato

di morire di fame;

che muoiono di freddo.

Signore, abbi pietà

di tutti i poveri del mondo.

Abbi pietà dei lebbrosi,

ai quali tu così spesso hai sorriso,

quando eri su questa terra.

E non permettere più, o Signore,

che viviamo felici da soli.

Facci sentire l'angoscia

della miseria universale,

e liberaci da noi stessi.

Amen

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 22

Page 23: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Thomas Merton (1915

1968), convertito al catto-

licesimo e diventato trap-

pista in un'abbazia ameri-

cana nel Kentucky, in una

pagina del suo celebre li-

bro autobiografico La

montagna delle sette bal-

ze, descrive la scena dei

monaci che tornano dal

lavoro recitando il rosario:

«Com'è dolce trovarsi nei

campi alla fine dei lunghi

pomeriggi d'estate! Il sole

non picchia più implacabi-

le e i boschi incominciano

ad allungare ombre azzur-

re sui campi di stoppie do-

ve si drizzano covoni color

dell'oro. Il cielo è

fresco e si vede la

mezzaluna pallida

sorridere in di-

stanza sopra il

monastero. Forse

dai boschi, con la

brezza, scende su

di voi un puro a-

roma di pini, e si

confonde con il

sentore caldo dei

campi e della

messe.

«E quando il maestro in se-

conda batte le mani per da-

re il segnale della fine del

lavoro, e si lasciano ricade-

re le braccia e ci si toglie il

cappello per asciugare il

sudore che scende sugli oc-

chi, si sente in quella pace

che tutta la valle palpita

del canto dei grilli, un tre-

molio costante e universale

che si leva a Dio dai campi,

che sale nel cielo compito

come l'incenso della pre-

ghiera serale: laus peren-

nis!

«E si toglie di tasca il rosa-

rio, si prende posto nella

lunga fila e ci si avvia ser-

peggiando verso casa, men-

tre gli scarponi risuonano

sull'asfalto e una pace pro-

fonda scende nel cuore. Sul-

le labbra continua a formar-

si, silenziosamente, conti-

nuamente, il nome della Re-

gina del Cielo, di colei che è

Regina anche di questa val­

le: "Ave Maria, piena di gra-

zie, il Signore è Teco..." E il

Nome del Figlio suo, per il

Quale in primo luogo tutto

questo fu fatto, per il Quale

tutto questo fu ideato e de-

stinato, per il Quale tutta la

Creazione fu modellata per-

ché fosse il Suo Regno.

"Benedetto il frutto del seno

Tuo: Gesù".

«"Piena di grazia!" Questo

pensiero, che si torna sem-

pre a ripetere, colma il cuo-

re di grazia sempre maggio-

re, e chi può dire quanta

grazia si diffonde nel mondo

da questa valle, da questi

rosari, nelle sere in cui i mo-

naci tornano a casa dal lavo-

ro!»

L’incenso della preghiera

serale A cura di Tiziana e Cristina

Non di solo pane ­ Numero 711 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 23

Page 24: Non di Solo Pane n°711 - 24 Maggio 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 711

Domenica 24 Maggio 2015

Chiuso il 19 Maggio 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

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