non di solo pane n°736 - 20 dicembre 2015
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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.itTRANSCRIPT
Buon Natale a tutti!!
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 736
Domenica 20 Dicembre 2015
IV Settimana di Avvento
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 2
Dicembre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché tutti possiamo fare l'esperienza della
misericordia di Dio, che non si stanca mai
di perdonare.
Intenzione missionaria
Perché le famiglie, in modo particolare quelle
che soffrono, trovino nella nascita di Gesù un
segno di sicura speranza .
Intenzione dei vescovi
Perché accogliamo l'invito alla rivoluzione
della tenerezza che il Figlio di Dio ci ha rivolto
nella sua incarnazione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Dicembre
Non di solo pane Numero 736 pagina 3
Domenica 20
Dicembre
IV Settimana del Salterio
IV Domenica di Avvento
Questa è la missione del popolo di Dio: irradiare su tutti i popoli la benedizione di Dio
incarnata in Gesù Cristo. (Papa Francesco)
Nato verso il 1415, in El Puig (Spagna), San Lorenzo Company, fin da piccolo vestì l'abito mercedario. Ancora molto giovane fu nominato commendatore del convento di Santa Maria degli Angeli in El Puig, per la sua modestia, saggezza e compassione verso gli schiavi fu scelto come redentore. Nel 1442 assieme al Beato Pietro
Il Santo del giorno: San Lorenzo Company
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,
in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel
suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran
voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A
che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appe
na il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gio
ia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di
ciò che il Signore le ha detto».
Vangelo: Lc 1, 3945
Contemplo: Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)
Nei giorni che precedono la solenne memoria della nascita di Gesù Dio che salva e Dio con noi la Chiesa ci propone il mistero dell'incontro fra Maria ed Elisabetta, due madri speciali. È un incontro di evangelizzazione con «la presenza» dello Spirito Santo e di Gesù. Il Vangelo, la bella notizia, fa esultare di gioia ogni incontro, insegna a pregare e spinge al servizio di amore. D'ora in poi la Chiesa loda Dio con il canto di Maria, che proclama «benedetta» e «beata».
Agisci
Oggi voglio coltiva-
re la "piccolezza",
ammirando la foto
di un germoglio o di
un seme, per capire
la bellezza e la po-
tenza della vita nel-
le mani del Signore.
Bosset mentre ritornavano da una redenzione compiuta a Tunisi in Africa, furono sorpresi da una furiosa tempesta che li riportò a Tunisi ed i pochi superstiti furono ridotti nuovamente in schiavitù compresi loro due stessi. Trascorsi 15 anni di prigionia durante i quali consolò gli schiavi e li fortificò nella fede, padre Company fu libera
to nel 1457 e poté tornare in patria. Avendo vissuto per 55 anni nell'Ordine con singolare virtù il 23 giugno 1474 fu eletto Maestro Generale. Famoso per i miracoli morì santamente il 20 dicembre del 1479, il suo corpo fu sepolto nella chiesa di El Puig. L'Ordine lo festeggia il 20 dicembre.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Anche noi, con la Vergine
Maria, ci alziamo e ci met-
tiamo interiormente in viag-
gio verso Betlemme, per
contemplare un bambino
appena nato, il paradosso di
un “abbassamento” che ri-
veste l’uomo di una nobiltà
perduta.
Contemplando il presepe
comprendiamo che la fede
cristiana è un continuo
“uscire”, un lasciare le con-
trade, i focolari, un umido
pagliericcio per
andare, nel cuore
della notte, verso
un rifugio per ani-
mali illuminato dal
fioco baluginare di
una lanterna. Tutti
accorrono al canto
degli Angeli: i pa-
stori, i vagabondi,
gli umili abitanti
dei piccoli borghi
sparsi sui monti.
Ogni povero, me-
glio, ogni povertà
sente il bisogno di
essere rivestita
d’immortalità, di
sentirsi baciata
dalla misericordia
divina. Abbiamo bisogno di
quel vagito, del sorriso di un
bimbo, del candore della sem-
plicità, dell’abbraccio di un
Dio che si è fatto nostro prossi-
mo. Mettiamoci in viaggio, ce-
leri come Maria, uniamoci alla
carovana di coloro che sentono
il bisogno di trovare la beatitu-
dine della povertà, di ricono-
scere in una famiglia lontana
dalla propria casa e nel loro
piccolo bimbo la presenza
dell’altissimo. «I nostri pensie-
ri vanno con infinita tenerezza
alle umili persone in viaggio
verso Betlemme; a Gesù,
rinchiuso nel seno immaco-
lato di Maria; alla Madonna,
esposta a tutti i disagi, per
il dovere dell'obbedienza a
Dio e agli uomini; a Giusep-
pe, che è con Lei, sposo u-
mile e silenzioso, fedele e
forte. Anche i pastori e i
Magi si apprestano al viag-
g io, che l i porterà
all’adorazione nella grotta.
Il corteo si muove… Tutti
sono chiamati ad unirsi a
questa schiera festosa di
anime che vanno a portare i
loro doni al Figlio di Dio, e
ad attingere forza, luce e
coraggio per il proprio dove-
re quotidiano; perché sol-
tanto in Lui, per Lui e con
Lui questo peso diventa fon-
te di gloria per il Signore, di
utilità per il prossimo, di
intima e indistruttibile pace
per se stessi» (San Giovanni
XXIII).
Scegliamo un personaggio del
nostro presepio, il più povero
e macilento, affinché ci rap-
presenti davanti alla grotta
di Gesù bambino.
Mettiamoci in Viaggio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio a cura di Fiorella Elmetti
Portando in grembo il Signore, la Vergine
corse da Elisabetta, e subito il bambino di
Lei gioì riconoscendo il saluto,
e con sussulti di gioia
acclamava la madre di Dio:
Gioisci, germoglio di un ceppo pieno di vita.
Gioisci, terra produttrice di un frutto immortale.
Gioisci, tu che coltivi il coltivatore amico
degli uomini.
Gioisci, tu che dai vita
all'autore della vita.
Gioisci, campo in cui sboccia la gioia di
tutte le grazie.
Gioisci, mensa che offri abbondanza di doni.
Gioisci, perché fai fiorire un pascolo di felicità.
Gioisci, perché prepari un porto sicuro alle anime.
Gioisci, gradito incenso di preghiera.
Gioisci, espiazione dell'intero universo.
Gioisci, benevolenza di Dio verso i mortali.
Gioisci, sicurezza dei mortali di fronte a Dio.
Gioisci, vergine sposa.
(Inno Akathistos, strofa quinta)
Dobbiamo piangere più sulla devastazione della vigna, o non invece sul ricordo del tuo amore tradito? Le tenerezze tue, le tue dolci cure, o divino
Innamorato, sono la sorgente della nostra misteriosa gioia. Eppure siamo tutti sempre più disperati e infelici. Perché, Signore? Sem-pre più fasciati da bende di morte, Signore.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Vorrei riconoscere il tuo passo per acco-
gliere la tua visita, o divino Viandante;
vorrei poter udire sempre la tua voce, per
esultare alla tua venuta, o Verbo di Dio.
Ma sono sordo, chiuso nei miei limitati
orizzonti. Il tuo Spirito, che discese in Ma-
ria e riempì Elisabetta, scenda ora e riem-
pia la mia vita. Il chiarore della sua pre-
senza mi aiuti a scorgere nei tratti dei mil-
le volti d’uomo i tuoi divini lineamenti. O
chiave di Davide, che apri e nessuno può
chiudere, vieni e libera l’uomo ancora
prigioniero delle tenebre e dell’ombra di
morte.
Non di solo pane Numero 736 pagina 6
Lunedì 21
Dicembre
IV Settimana del Salterio
IV settimana di Avvento
Il Santo del giorno: Beato Domenico Spadafora da Randazzo
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A
che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Brano Evangelico: Lc 1, 3945
Nasce a Randazzo, in Sicilia, nel 1450 dalla nobile famiglia Spadafora, oriunda di Costantinopoli, così chiamata perché aveva la dignità
di portare la spada sgua inat a davant i all'imperatore. Domenico entra nell'Ordine Domenicano, nel convento di Santa Zita a Palermo. Inviato a Padova per gli studi, con
seguito il dottorato, torna in Sicilia. Frattanto gli abitanti di Monte Cerignone, nello Stato di Urbino, avendo in grande ve
nerazione una cappelletta con una miracolosa immagine della Madonna e desiderando innalzarle una chiesa con religiosi che si dedicassero alla cura spiritu
ale della popolazione, pensano ai Domenicani. Per la nuova fondazione viene scelto Domenico. Nel 1491 sor
gono così la chiesa e il convento che il religioso guiderà fino alla morte, il 21 dicembre 1521.
Contemplo: Benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42)
Si dice: «E benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù», perché dalla radice di Maria è spuntato il Germoglio (cf Is 11,1) che si è offerto in un certo modo come frutto della terra, un frutto di salvezza eterna per i suoi membri, proprio come la vite dona linfa e vigore ai suoi tralci (cf Gv 15,1). Veramente è beato il grembo che ha portato e generato al mondo il Salvatore, veramente beato il seno, pieno di cielo, che ha allattato (cf Lc 11,2728) il Figlio di Dio (Catechismo di san Pietro Canisio).
Con la misericordia di Dio vogliamo sempre comportarci in modo da essere conformi alla sua giustizia. Gli uomini
ciechi si lasciano sedurre da una confidenza vanitosa nella misericordia di nostro Signore. (San Pietro Canisio)
Agisci
Potessimo dire ogni
volta che ascoltiamo
Gesù: ecco la voce
dell'amato! Oggi vo-
glio mettermi in a-
scolto della sua Paro-
la, con gli stessi senti-
menti con cui ascolte-
rei la persona amata.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 7
Spesso, nelle illustrazioni di questo vangelo,
vengono raffigurate due donne, una anziana
ed una molto giovane che, da una certa di-
stanza, si salutano. Generalmente la donna
anziana è raffigurata in un evidente stato di
gravidanza, mentre in quella più giovane vi è
solo un leggero accenno al suo stato.
Ma chi saluta veramente? Se osserviamo con
attenzione vediamo che è Giovanni Battista
colui che saluta Maria tramite la sua mamma.
E il saluto è rivolto a Maria per il Figlio che
porta in grembo. È come se le due donne non
fossero altro che i portavoce dei figli che cu-
stodiscono in grembo. Questo è forse il para-
digma più bello del vero cristiano che vede
nell'altro non la persona parente, amica o ne-
mica che sia, ma intravede il Signore nascosto
in essa. Certo, questo non è possibile farlo ad
occhio nudo, ed anche Elisabetta ha bisogno di
un doppio aiuto: sente, infatti, da una parte le
ragioni del figlio che porta in grembo e,
dall'altra, è "piena di Spirito Santo".
Nell'uomo, la ricerca del bene e il desiderio di
riconoscere Dio nell'altro sono innati. Basta
semplicemente tanto cercare di sentire le ra-
gioni del cuore, quanto lasciarci illuminare
dallo Spirito Santo che ci guida. In questo mo-
do, nelle persone che incontriamo potremo
riconoscere il bene e la salvezza che portano
dentro. E facile quando essi fanno riconoscere
anche all'esterno quello che riempie loro il
cuore. È più difficile quando la loro identità di
cristiani è ben nascosta.
Un canto è nuovo quando esplode
irrefrenabile, quando compone
una lode inaudita, quando si canta
all'amore sempre nuovo di Dio
quando si fa voce del sempre sonante mare,
voce della sempre nuova lode delle creature,
quando soprattutto canta le ultime cose.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.
Il disegno del Signore sussiste
per sempre, i progetti del suo cuore
per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha
il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto
come sua eredità.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Tu sei veramente un Dio che si nasconde, Dio d’Israele e nostro salvatore. Così il pro-feta della consolazione ti aveva cantato quando il tuo popolo era in esilio: Dio lonta-no e vicino, Dio intimo e trascendente, Dio nascosto eppure operante nella nostra sto-ria. Ieri come oggi. Sei nascosto sotto il velo della natura e quando fu necessario che tu apparissi tra noi ti sei rivestito della nostra carne. Quando infine hai voluto rimanere presso di noi fino all’ultimo giorno, hai scel-to di rimanere nel segreto più strano, come lo chiamava Pascal, quello più oscuro di tutti: il pane eucaristico. E li ti troviamo ad attenderci.
Meditiamo la Parola
In ogni uomo c’è la traccia di Dio Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Non di solo pane Numero 736 pagina 8
Martedì 22
Dicembre
IV Settimana del Salterio
IV settimana di Avvento
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente,
e santo è il suo nome.
Di nobile famiglia, il Beato Ottone da Tolosa, era fratello di un visconte di Narbona e zio della Regina di Navarra. Mercedario illustre per la santità della vita e la dottrina, venne inviato a Costantinopoli con lo scopo di riscattare i due mercedari redentori, Giacomo Perez e Alfio da Palermo, che erano caduti nelle mani dei turchi. Appena giunto a Costantinopoli spiegò il
motivo del suo viaggio e fu all'istante messo anch'esso in prigione per l'ordine del sultano Bajazet II°, ma saputo che apparteneva ad una così nobile famiglia, il sultano lo fece condurre alla sua presenza molto onorevolmente. Bajazet domandò perché mai avesse nascosto la sua nobiltà, il religioso rispose: la nobiltà del mondo l'ho abbandonata per servire Gesù Cristo. Poiché il
sultano gli precisò che lui non conosceva Gesù Cristo allora Ottone cominciò a parlagliene con ardore; ciò offese molto il sultano che ordinò fosse riportato in prigione dove gli fece poi somministrare un potente veleno. Raggiunse così la corona dei martiri nel 1493. L'Ordine lo festeggia il 22 dicembre.
Il Santo del giorno: Beato Ottone da Tolosa
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Brano Evangelico: Lc 1, 4655
Agisci
Oggi mi ricordo che Gesù è la pietra angolare del-la Chiesa, che è fondata su di lui! Riacquisto quindi fiducia nella Chiesa che, nonostante gli errori di noi tutti, è stabilita su salda roccia. Cosa sto facendo per contribuire alla sua co-struzione?
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 9
C’è nel canto del Magnificat un’esplosione di gioia
che travalica il tempo e i confini della carta geogra-
fica. E si sente che la gioia che Maria canta sgorga
da un cuore sincero, entusiasta, fresco, giovane,
forse persino incosciente. Di per sé, infatti, aveva
ben poco da rallegrarsi. Il suo sì all’annuncio
dell’angelo l’aveva messa in un mare di guai. Come
poteva sperare che Giuseppe e gli altri del paese
potessero credere alle sue parole di giovane vergi-
ne? Eppure Maria canta non la sua ma la grandezza
di Dio. È lui la roccia sopra la quale camminare. È
lui che le accende nel cuore la stella della speran-
za. E la sua gioia è incontenibile e per questo Don
Tonino Bello Maria l’ha descritta sempre in movi-
mento, in cammino: ”Non sa rimanersene quieta.
Non corre col corpo, ma precorre con l'anima. E se
non va lei verso l'ora di Gesù, fa venire quell'ora
verso di lei, spostandone indietro le lancette, finché
la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli uo-
mini. Sempre in cammino. E per giunta in salita. Da
quando si mise in viaggio verso la montagna, fino al
giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell'A-
scensione, quando salì anche lei con gli apostoli «al
piano superiore» in attesa dello Spirito, i suoi passi
sono sempre scanditi dall'affanno delle alture. Avrà
fatto anche discese, e Giovanni ne ricorda una
quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, di-
scese a Cafarnao insieme con sua madre. Ma l'insi-
stenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo
"salire" i suoi viaggi a Gerusalemme, più che allude-
re all'ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta
a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbo-
lizza tutta la fatica di un esigente itinerario spiritu-
ale”. La gioia di Maria la fa salire fino in cielo e lì
ancora esulta e attrae pure noi.
Il mio cuore esulta nel Signore
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Noi ti lodiamo e ti benediciamo, Dio di
ogni misericordia, perché continua-
mente poni il tuo sguardo su di noi.
Donaci di entrare nel tuo disegno di
salvezza e insegnaci a riconoscere,
come Maria, i segni della tua presenza
nella nostra storia.
Meditiamo la Parola
La gioia di Maria Meditazione di Fiorella Elmetti
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 10
Abbiamo già sottolineato nella
precedente meditazione che
per i Padri della Chiesa la stra-
da che scende da Gerusalem-
me a Gerico è la strada della
lontananza da Dio, il cammino
che scende verso la città degli
uomini, il paese lontano dove
è diretto il figlio minore della
parabola del Padre buono.
E’ un sentiero apparentemente
facile, in discesa, a tratti pia-
cevole; ma ogni curva cela un
pericolo, ogni piccolo avvalla-
mento nasconde l’oscura om-
bra del male.
«Un uomo scendeva da Ge-
rusalemme a Gerico e incap-
pò nei briganti che lo spo-
gliarono, lo percossero e poi
se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto».
San Ambrogio paragona i
briganti della parabola a
degli angeli della notte
che spogliano l’uomo del-
la sua dignità, gli rubano
i doni di Dio, gettano tra
i sassi la retta coscienza
e l’antica effige del crea-
tore impressa nel cuore
dell’uomo.
Anche i padri del deserto
parlavano di demoni che spia-
no la vita degli uomini per co-
glierli di sorpresa, indifesi, nel
momento della prova.
Gli anacoreti identificavano gli
angeli della notte con gli stessi
vizi capitali; difatti essi stessi
hanno sperimentato che gli
spiriti malvagi studiano,
guardano e spiano la nostra
indole onde trarne i punti
deboli per trascinare l’uomo in
inganno. Evagrio Pontico
afferma con acutezza:
«Quando nella lotta con i
monaci, i demoni avvertono
che le loro forze vengono
meno, si ritirano per un certo
tempo e osservano quale virtù
venga trascurata in questo
intervallo di tempo, e allora vi
si gettano contro per fare a
pezzi quell’anima infelice».
Lontani dalle mura di
G e r u s a l e m m e , d a l l a
vicinanaza con Dio, è facile
es ser e co l t i d a una
“invincibile debolezza”,
mostrare i punti deboli, le
fragilità più eclatanti. Quando
l’uomo presume di fare da
solo, incappa nei briganti, che
lo percuotono e lo lasciano
mezzo morto sul ciglio della
strada che conduce a Gerico,
emblema di ogni mondanità.
L’uomo della parabola è
l’Adamo che abita in noi, che
decide di vivere da solo
lontano dal giardino paterno.
La minacciosa ombra della
superbia accompagna i passi
dell’Adamo di sempre: «il
principio della superbia u-
mana è allontanarsi dal Si-
gnore, tenere il proprio
cuore lontano da chi l’ha
creato. Principio della su-
perbia è il peccato» (Libro del
Siracide). La strada che con-
duce da Gerusalemme a Ge-
rico è la carrozzabile della
superbia; Il sole tramonta
presto tra quelle dune,
scende il buio e con esso i
briganti, gli angeli della
notte.
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola del buon samaritano / 3
Gli angeli della notte meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 736 pagina 11
IV settimana di Avvento
Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona
rivela la misericordia di Dio. (Papa Francesco)
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande
misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere
il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua ma
dre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della
tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a
suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse:
«Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca
e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi
da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte que
ste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che
sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Brano Evangelico: Lc 1, 5766
«All'Ateneo da me tanto amato auguro la benedizione della Santissima Trinità e la perpetua protezione di Maria, Sede della Sapienza, come anche il patrocinio fedele di san Giovanni da Kety, suo professore più di 500 anni fa». Così durante la visita a Cracovia del 9 giugno 1979, Giovanni Paolo II ricordò il professore santo di quell'Università. Nato a Kety citta
dina polacca a sud ovest di Cracovia nel 1390, Giovanni intraprese gli studi con risultati subito brillanti. Docente di filosofia a 27 anni, a 34 fu ordinato sacerdote, continuando a insegnare per alcuni anni. Ricevuto l'incarico di parroco a Olkusz, si fece ammirare come modello di pietà e carità verso il prossimo. Nel 1440
riprese la docenza a Cracovia contribuendo all'educazione del principe Casimiro. Morì durante la Messa della vigilia di Natale del 1473. Docente e amico degli ultimi, la gente prese subito a considerarlo santo ricordando le sue lezioni di amore tra i malnutriti e i malati. È stato canonizzato da Clemente XIII nel 1767.
Contemplo: Giovanni è il suo nome (Lc 1,63)
«Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come
testimone per dare testimonianza alla Luce» (Gv 1,6). Il nome «Giovanni» viene
dall'ebraico e ha in sé la radice della «grazia», del «curvarsi» amoroso del Si
gnore sulla sua creatura: Dio è grazia, Dio è dono. Il nome, che nell'uso semitico
è l'equivalente della persona, in questo caso indica la missione futura del bambi
no, come «voce che grida» il dono della Parola, «la lampada» che conduce al
Sole di giustizia.
Il Santo del giorno: San Giovanni da Kety
Mercoledì 23
Dicembre
IV Settimana del Salterio
Agisci Rialziamoci oggi dalle
nostre cadute, da ciò
che ci opprime: è vici-
no il Salvatore, egli
viene a liberarci e
rialzarci! Aiutiamo
anche i nostri fratelli
a risollevarsi dalle loro
angosce.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 12
Manca poco a Natale. La gioia si espande nell’aria
e corre attraverso le ore, i minuti, il tempo. Sem-
bra che in questo periodo tutti siano più buoni.
Lungo le strade le luminarie si accendono e spen-
gono, disegnando simpatici motivi di decoro: can-
dele, slitte trainate da renne e cariche di pacchi,
babbi natale che si arrampicano sulle finestre di
chi li ha esposti, fiocchi di neve più grandi delle
stelle comete. Le vetrine dei negozi abbondano di
colori, di musica e di offerte per un regalo, fili
d’oro e d’argento abbondano sugli alberi di nata-
le, i calendari e i biglietti entrano con facilità nel-
le nostre case e, a volte, basta uno spruzzo di ne-
ve per dire che il Natale è alle porte. Sì, tutto
questo è bello, distende l’anima, rasserena i cuori
ma, bisogna ammetterlo, Natale è altro. Natale è
andare incontro al Signore che viene in mezzo a
noi. E questo è un grosso motivo di festa, perché,
nonostante i nostri peccati, Egli viene ancora. Na-
tale è lodare il Signore per tutte le sue meravi-
glie. Avete sentito Maria cantare di gioia:
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito
esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato
l’umiltà della sua serva”. Si sente che Dio abita
nel suo cuore, si avverte che Maria si sente realiz-
zata, felice d’essere strumento nelle Sue mani,
mentre io, noi, esitiamo a dire: “Dio è con me”.
Eppure, Egli viene, si fa povero e bisognoso di cu-
re perché impariamo a considerarlo l’unica ric-
chezza; nasce di notte e in una stalla perché Egli
può illuminare ogni realtà; si fa piccolo perché noi
possiamo prenderci cura di lui; nasce da una ver-
gine perché Egli possa realizzare tutti i suoi dise-
gni.
Meditiamo la Parola
Ora è tempo di gioia Meditazione di Fiorella Elmetti
Di lettera in lettera il cuore ti
canti, Signore. Per tutte le ore
del giorno fioriscano salmi: Dio
è più grande del nostro cuore,
più grande di ogni peccato è l'Amore...
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Tutti i sentieri del Signore
sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza
e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Rendici tuoi testimoni, Signore, fonte di
ogni grazia; testimoni credibili e veraci
del tuo amore in mezzo ai nostri fratelli.
Per questo guarisci ogni nostro scettici-
smo, la paura e la pusillanimità che ci
attraversano. Ma soprattutto aiutaci a non
dimenticare che con te ogni sterilità è vin-
ta, ogni dubbio fugato, e ogni disperazio-
ne può aprirsi a un futuro nuovo e rinno-
vato. O Emmanuele, Dio con noi, speran-
za di tutte le genti, vieni a salvarci.
Non di solo pane Numero 736 pagina 13
Giovedì 24
Dicembre
IV Settimana del Salterio
IV settimana di Avvento
I padri radunati nel Concilio avevano percepito forte l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo
in modo più comprensibile. (Papa Francesco)
Il giorno della vigilia di Natale ci offre una delle figure più recentemente additate da Giovanni Paolo II come modello di santità: si tratta di madre Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice dell'Istituto della Sacra Famiglia, canonizzata il 16 maggio 2004. Nata il 28 gennaio 1816 da una famiglia nobile di Soncino, in provincia di Cremona, Costanza Cerioli (come si chiamava all'a
nagrafe) andò sposa a 19 anni a un uomo molto più anziano di lei. Ebbe tre figli, ma le morirono tutti giovanissimi: uno appena nato, il secondo a un anno, il terzo a 16 anni. Rimasta vedova, ricca e sola a 38 anni, scelse di spendere la vita prendendosi cura in casa sua delle bambine rimaste orfane. In quest'opera si unirono
presto a lei altre giovani: fu la scintilla da cui scaturì l'Istituto Sacra Famiglia, nel quale prese lei stessa i voti assumendo il nome di suor Paola Elisabetta. Presto si affiancò anche il ramo maschile dei Fratelli della Sacra Famiglia dediti all'apostolato tra i lavoratori agricoli. Morì il 24 dicembre 1865.
Il Santo del giorno: Santa Paola Elisabetta Cerioli
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Brano Evangelico: Lc 1, 6779
Contemplo: Ci visiterà un sole che sorge dall'alto (Lc 1,78)
Il Figlio di Dio è nato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, a favore del genere
umano. L'immagine invisibile di Dio non rifiutò l'umiltà di nascere alla ma
niera umana e di passare attraverso il concepimento, il parto, la culla e tutte le
umiliazioni proprie della nostra natura. Come risponderemo in modo degno a
tale amore e a tale benevolenza? L'unico e unigenito Dio, la cui origine da
Dio è assolutamente inesprimibile, cresce assumendo la forma di un piccolo
corpo umano (Ilario di Poitiers).
Agisci
Gesù, vieni a ridare
vita e luce a chi è
nel buio! Oggi invite-
rò a partecipare alla
Veglia di Mezzanotte
una persona che so
aver bisogno di luce.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Avvento pagina 14
Al di sopra dei piani dei grandi leader di questa
terra, Dio ha un altro piano, ben più grandioso.
Una volta ancora constatiamo che Dio non ragio-
na come noi uomini. Egli rimane fedele nono-
stante i nostri tradimenti. È la sua fedeltà che fa
scaturire dal cuore e dalle labbra di Zaccaria
questo cantico di lode, che la Chiesa eleva con
profonda gratitudine nelle Lodi del mattino.
Contemplando la fedeltà di Dio verso di noi,
chiediamo la grazia di poterlo imitare. Ogni vol-
ta che sono fedele, somiglio di più al Dio fedele.
Sono onesto, e mi sento più sicuro di me stesso,
più profondamente felice. Questa felicità ha una
base di maturità umana: una decisione ferma —
fatta una volta, e poi ripetuta ogni giorno — che
orienta la mia vita nel marasma delle tante pos-
sibilità di realizzazione umana. Questa capacità
di prendere decisioni definitive, aiutati dalla
grazia divina, è ciò che rende grande l'uomo.
L'uomo zoppica nella sua fragilità senza Dio. L
importante ripeterlo: con Dio, è possibile essere
fedeli nel matrimonio, nella vita consacrata, in
ogni scelta di vita operata secondo il Suo volere
perché Lui stesso ci sostiene. Non ci lascia soli:
ci libera "dai nostri nemici", quelli interiori —
passioni ed egoismi — e quelli esteriori — lo spi-
rito maligno, le lusinghe e i piaceri fugaci del
mondo. È bello vedere dei coniugi cristiani con i
loro figli sforzarsi nella fedeltà agli impegni as-
sunti di fronte a Dio, senza soccombere all'as
salto delle mode, per servire Dio "in santità e
giustizia, per tutti i giorni".
Il dramma dell'Alleanza Potre-mo mai essere sicuri, Signore, della nostra sorte? E perché pregarti? Per farti memoria di
come tu ci hai fatti: per ricordarti le tue pro-messe. Perché la storia - questa storia di nemici e di guerre - è un assurdo. E assurdo è che il nostro peccare - questi insensati errori, questo vano delirare di piccoli esseri umani - è assur-do che possano mutare le tue volontà, influire sui tuoi disegni.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca
la tua fedeltà, perché ho detto:
«È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò
il tuo trono».
«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».
Preghiamo la Parola
Preghiera
Siamo ormai giunti a Betlemme, la casa del pane, e pervasi da un’intima gioia, davanti ai primi albori di un giorno nuo-vo, salutiamo te, Sole nascente dall’alto. Noi ti contempliamo stupiti, Signore Gesù, perché tu vieni raggiante dal seno del Pa-dre per moltiplicare - come scrisse il pro-feta - la nostra gioia e aumentare la no-stra letizia. Noi ti ringraziamo e ti chie-diamo nella grazia del tuo Natale di poter rinascere in te a vita nuova.
Medita la parola
I piani di Dio
Meditazione a cura della Redazione
Non di solo pane Numero 736 pagina 15
Venerdì 25
Dicembre
Propria del Tempo
Natale del Signore
Nella pienezza del tempo quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza Egli mandò suo figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo
definitivo il suo amore. (Papa Francesco)
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo
l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra
regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.
Il Santo del giorno: Natale del Signore
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori
dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo
questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono,
senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino
era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose det
te loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, me
ditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodan
do Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto
loro.
Brano Evangelico: Lc 2, 1520
Contemplo: Venne ad abitare in mezzo a noi (cv 1,14)
In Gesù, Onnipotente e umile, Infinito e povero, Verbo di Dio nel silenzio della notte (cf Sap 18,1415), «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6) e così prende coraggio a riformare la sua vita, a rendere meritorio per sé e benefico per i suoi simili questo misterioso e provvidenziale tragitto che è la nostra umana esistenza. Questo è il Natale! Il Figlio di Dio divenuto uomo si accosta a noi, non in potenza, non nel terrore, ma in divina e umana bontà (Giovanni XIII).
Agisci:
Oggi e sempre vo
glio essere un testi-
mone della luce di
Dio, per viverla den-
tro di me e portarla
ovunque. La luce è
venuta nel mondo!
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 16
Gesù nasce nel silenzio della notte, lontano da ogni cla
more, lontano da ogni comodità, lontano da ogni privile
gio. E ci fa assaporare la purezza del cielo, l’innocenza
della creazione, il profumo dell’umiltà fino ad abbassar
si a nascere nel pagliericcio di una stalla.
Se non fosse per gli angeli che cantano la gioia ai pasto
ri nessuno si accorgerebbe di lui e neppure della sua fa
miglia. La notte… quante notti pure noi attraversiamo:
la notte della solitudine, la notte della malattia, la notte
delle incomprensioni, la notte della mancanza di fede. È
per questo che Dio ha scelto di nascere proprio di notte?
Certamente sì, anche questo è un segno della sua gran
dezza: illuminare ogni nostra notte. Illuminare ogni no
stra paura. Illuminare ogni nostro silenzio, perché il no
stro cuore si apra al mistero, alla vita, alla speranza e
alla comunione. E ci indichi la strada che porta a lui. In
merito, ho trovato una bella preghiera scritta dal Card.
Carlo Maria Martini: “O Gesù, che ti sei fatto Bambino
per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di
noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa
notte, donaci di aprirti il nostro cuore. Noi vogliamo
consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia
personale, perché tu lo illumini, perché tu ci scopra il
senso ultimo di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità.
Fa' che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri
cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe, do
na pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra
società! Fa' che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo
amore”. Perciò, nel silenzio del Natale, preghiamo, con
templiamo, adoriamo, amiamo, crediamo nel Dio che
instancabilmente viene per stare “proprio con me”,
“proprio con noi”. Buon Natale, fratelli, è tutto un mira
colo, basta crederci.
Meditiamo la Parola
Credere nel Dio dell’impossibile Meditazione a cura della Redazione
Dio e il fuoco. Ancora da un
rogo di fuoco Dio chiama e par-
la. Eppure il sole non è che
«l'astro maggiore a illuminazio-
ne del giorno». Cosa è questo fuoco? Cos'era il
roveto di Mosè dalle cui fiamme Dio parlava?
In quale deserto ardeva: dentro o fuori il pen-
siero del profeta? Eppure è un rogo che arde e
non si consuma. E arde certo nel cuore degli
uomini. Pure se nessuno sa nulla. Noi sappia-
mo sempre meno di Dio. Io, tu, chiunque, pro-
grediamo in tutto. Ma non sappiamo nulla di
Dio. Sappiamo ad esempio che esistono miste-
riose tempeste Cosmiche e che certo Qualcuno
cavalca forze a noi sconosciute, «avvolto nel
mantello oscuro delle nubi». Mentre le cose
sanno. E dovunque passi, anche se passa
per giudicare, la terra gioisce...
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Verbo di Dio, oggi possiamo nuova-mente guardare la nostra piccolezza di creature come il luogo privilegiato della tua presenza. Tu hai scelto l’ultimo posto, che così tanto ci pesa occupare, per farti vicino a ciascuno nel fondo dei propri bisogni e desideri. Donaci di diventare mangiatoia: cibo da mangiare e grazia da restituire per i nostri fratelli.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 17
Era l'alba a Betlemme. L'ultimo
pellegrino se n'era andato e la
stella scomparsa. La Vergine
Maria guardava dolcemente il
Bambino che si era addormen-
tato. Lentamente e cigolando,
si aprì la vecchia porta della
stalla. Sembrava spinta da un
soffio di vento più che da una
mano. Sulla soglia comparve
una donna anziana, coperta di
stracci. Maria sussultò, come
se avesse visto una fata catti-
va. Gesù continuava a dormi-
re. L'asino e il bue strappavano
bocconi di fieno e paglia da un
mucchio che avevano davanti
al muso e non degnarono di
uno sguardo la nuova venuta.
Maria la seguiva con lo sguar-
do. Ogni passo della sconosciu-
ta sembrava lungo come dei
secoli. La vecchia continuava
ad avanzare, finché fu accanto
alla mangiatoia. Gesù Bambino
spalancò gli occhi di colpo e
Maria si meravigliò vedendo
brillare negli occhi del bambi-
no e della donna la medesima
luce di speranza.
La vecchia si chinò sul Bambi-
no. Maria trattenne il fiato. La
vecchia frugò nei suoi abiti
stracciati, cercando qualcosa.
Parve impiegare dei secoli a
trovarla. Maria continuava a
guardarla con inquietudine.
Finalmente, dopo un tempo
lunghissimo, la vecchia estras-
se dai suoi stracci un oggetto,
che rimase però nascosto nella
sua mano, e lo affidò al Bam-
bino.
Dopo tutti i doni dei pastori e
dei Re Magi, che cosa poteva
mai essere quel dono misterio-
so?
Maria vedeva solo la schiena
della vecchia curva
sulla improvvisata
culla di Gesù.
Poi la vecchia si rad-
drizzò, come se si
fosse liberata di un
peso infinito che la
tirava verso terra.
Le sue spalle si solle-
varono, il suo capo si
elevò, e quasi tocca-
va il soffitto, il suo
viso ritrovò miracolo-
samente la giovinez-
za, i suoi capelli ridi-
vennero morbidi e
lucenti come seta. Quando si
allontanò dalla mangiatoia,
per scomparire nell'oscurità da
cui era venuta, Maria poté fi-
nalmente vedere il dono mi-
sterioso.
Nelle piccole mani di Gesù
brillava una mela rossa.
Quella donna era Eva, la pri-
ma donna, la madre dei viven-
ti, che aveva consegnato al
Messia il frutto del primo pec-
cato.
Perché ora, con Gesù, era na-
ta una Creazione nuova. E tut-
to poteva ricominciare.
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Racconti natalizi
Uno strano dono di Bruno Ferrero
Non di solo pane Numero 736 pagina 18
Sabato 26
Dicembre
Propria del Tempo
Santo Stefano
Ecco contemplo i cieli aperti e il figlio
dell’uomo che sta alla destra di Dio.
Signore non imputare loro questo peccato. (Santo Stefano)
Di origine francese, il Be
ato Pietro Boffet, ispirato
alla grazia di Dio entrò nell'Ordine della Mercede
dove per i suoi grandi pro
gressi negli studi e nella
pietà, acquistò buona repu
tazione. Fu per alcuni anni professore di Teologia,
rinomato predicatore ed
infine venne designato
come redentore. Nel 1442
assieme a San Lorenzo Company mentre ritorna
vano da una redenzione
in Africa, furono sor
presi da una grande tempesta che li riporta
rono nuovamente a
Tunisi. Rinchiusi tutti
quanti in prigione com
preso loro due, durante la prigionia usavano
tutti i danari che l'Ordi
ne gli inviava per la
loro liberazione, riscat
tando altri schiavi al loro posto. Dopo 10
anni di schiavitù, padre
Boffet, godendo di una
semilibertà, ricondusse alla fede un rinnegato,
allora i mori spinti dal
loro odio verso la reli
gione cristiana, lo rimi
sero in carcere e dopo vari maltrattamenti ab
bracciò con gioia il mar
tirio per il Signore
nell'anno 1452. L'Ordine
lo festeggia il 26 dicembre.
Il Santo del giorno: Beato Pietro Boffet
Brano Evangelico: Mt 10, 1722
Contemplo: Lo Spirito del Padre parla in voi (cf Mt 10,20)
Stefano, «uomo pieno di fede e di Spirito Santo» è il primo martire e il primo uomo di Chiesa che obbedisce alle parole di Gesù: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte. Vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire». In realtà Stefano era preparato, conosceva bene le Scritture e pregava sempre con la Parola di Dio. Morendo, ha utilizzato le stesse parole di Gesù sulla croce: «Signore Gesù, accogli il mio spirito. Signore, non imputare loro questo peccato» (Sal 30; Lc 23,34.46).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini,
perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sina
goghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per
dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno,
non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in
quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo
Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fra
tello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li
uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà
perseverato fino alla fine sarà salvato».
Agisci Chiedo al Signore, per intercessione di santo Stefano, di sa-per contemplare i cieli nelle avversità e nelle difficoltà, per non perdermi d'ani-mo e poter riempire il cuore della grazia che viene dall'alto.
Non di solo pane Numero 736 Tempo di Natale pagina 19
Perché andiamo a vedere il presepe? Cosa vediamo in
esso? Una famiglia in una situazione di estrema po-
vertà che ha dovuto lasciare la propria casa per re-
carsi in un'altra città, nonostante l'avanzato stato di
gravidanza di Maria, e che deve deporre il Figlio ap-
pena nato in una mangiatoia. Potremmo dire che an-
che la visita ai presepi potrebbe costituire una forma
di curiosità morbosa per le disgrazie altrui, se non ci
fosse la fede. Quel bambino è il Figlio di Dio e sarà
Lui che, dopo averci parlato di sé, morirà per i nostri
peccati e risorgerà il terzo giorno. Per chi crede, il
presepe è l'inizio di una storia che, agli occhi della
fede, ha un lieto fine. Altrimenti cosa andremmo a
vedere? Agli occhi del mondo quel Gesù nato a Bet-
lemme è un fallito: nasce povero, va in esilio da pic-
colo, per un po' segue il mestiere del padre, poi la-
scia la famiglia e va in giro con un gruppo di amici,
parlando e dando testimonianza del Padre, fino a
quando non lo arrestano e lo uccidono. Non è certo
una di quelle star del cinema da ammirare, e questa
non è neanche una di quelle storie che si possono
leggere anche sulla vita di qualche santo. Solo agli
occhi della fede Gesù è "il" modello da seguire. Santo
Stefano è il primo che testimonia questa fede. La
morte, l'odio e i tribunali sono cose che capitano an-
che, e soprattutto, ai discepoli di quel Bambino che
vediamo nella mangiatoia. Lui, che ha assunto pie
namente la nostra condizione umana, non ci promet-
te una vita tranquilla. Ci promette la vera vita, lì do-
ve per altri finisce tutto. Il nostro percorso è quello
di Gesù, di santo Stefano e di tutti i santi e i martiri.
Ed è chiaro: basta seguire quel Bambino, passo a pas-
so. Non c'è da temere, perché Lui ci è vicino e lo Spi-
rito Santo abita in noi. Andiamo dunque a visitare e a
contemplare il presepio, consapevoli che la vita del
discepolo non è facile, come non lo è stata quella del
Maestro. Lui, Dio, si è umiliato per noi. Saremo noi
capaci di seguirlo, come fece santo Stefano?
Mistero, più che oscuri-
tà, circonda la storia:
almeno il cuore dell'o-
rante sia sereno! Nessuno può dire
cosa tu serbi, Signore, per gli uomini
pii, i hasidim.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore,
Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Verbo di Dio, contempliamo il sangue
mite del parto e il sangue violento del
martirio, fiotti di vita inseparabili, sca-
turiti dalla tua incarnazione: insegnaci
a offrire la nostra povertà quotidiana e
ad abbandonarci con fiducia filiale
all’azione del tuo Spirito, per essere
trasformati a immagine della tua mise-
ricordia. Perché anche noi ormai pos-
siamo perdonare.
Meditiamo la Parola
Il mistero del presepe Meditazione di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 736
Domenica 20 Dicembre 2015
Chiuso il 14/12/2015
Numero copie 1480
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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