non sempre la chiarezza corrisponde alla lucidita’…

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NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

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Economy & Finance


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Page 1: NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

NON SEMPRE LA CHIAREZZA

CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

Page 2: NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

Abbiamo letto di dichiarazioni “chiare”, di filosofie determinate e di

screditamento altrui. Il tutto dovrebbe suggerire una professionalità molto sicura delle proprie competenze, ma

un’analisi attenta di quanto dichiarato può sorprendere: essere chiari e

mostrarsi prepotentemente sicuri di sé stessi, non può nascondere le falle dei

ragionamenti esposti!

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«Bisogna rimanere investiti nel rischio con la dose coerente del proprio capitale per le proprie sopportazioni comportamentali per raggiungere obiettivi di rendimento teoricamente maggiori in un periodo più lungo di qualche

anno (Unica possibilità per accorciare i tempi corretti ribilanciamenti ed eventuali incrementi durante i dd -ma questo è un altro capitolo). Da anni non accettiamo

proprio più Clienti che non sottoscrivano col sangue queste affermazioni. Li lasciamo volentieri a chi li "massaggia" con giri di parole e con portafogli che

stringono l'occhio al trend-following. Siamo abituati a pagarli i nostri pasti. Sempre. Questione di onestà

intellettuale, crediamo... strano che venga male interpretata...»

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Analizziamo questa dichiarazione:

“Bisogna rimanere investiti” – “Bisogna”? Questa “esigenza” non ha un’efficacia accertata: un tempo INDEFINITO non sempre recupera le perdite, anzi, sa aggravare ulteriormente la situazione economica del cliente. Potrebbe verificarsi un recupero in tempi ultraterreni ed il beneficio potrebbero vederlo i

pronipoti… sembra una battuta, un’ipotesi surreale, ma si tratta di casi reali. Un protocollo statico non è certo evoluto: una pratica di questo tipo è svolta

comunque da un robo advisor e quindi un consulente in persona, che lavora così, è destinato a sparire presto. Questa “automazione” della consulenza

conviene molto di più ad un investitore.

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Piuttosto i consulenti evoluti oggi devono impegnarsi ad offrire un

“plus” che vada oltre un comodo e banale specchietto retrovisore! E,

inoltre, un buon modello d’investimento non può ignorare le statistiche:

l’investitore moderno disinveste prestissimo se qualcuno gli dice di

rimanere investiti proprio quando i mercati stornano!

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“nel rischio con la dose coerente del

proprio capitale per le proprie

sopportazioni comportamentali” -Se

il rischio di cui si parla è quello

espresso solo dalla deviazione

standard e/o dal drawdown, il

cliente non avrà mai chiaro il come

bisogna reagire ad essi! La finanza

comportamentale ci dice che nella

realtà le dosi di rischio proposte al

cliente non corrispondono poi a

quelle realmente accettate.

Un buon modello d’investimento deve

puntare ad un rendimento soddisfacente

senza mettere sotto pressione

l’investitore con rischi che ledono la sua

tranquillità. Non esiste un cliente che

tollera bene le caratteristiche dei mercati:

occorre un protocollo dinamico che riesca

a tenere il passo di un benchmark

ugualmente dinamico.

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“per raggiungere obiettivi di rendimento

teoricamente maggiori in un periodo più

lungo di qualche anno (Unica possibilità

per accorciare i tempi corretti

ribilanciamenti ed eventuali incrementi

durante i dd - ma questo è un altro

capitolo)” – Quando parlano di obiettivi ci

vengono i brividi: loro son quelli che

credono che un orizzonte temporale non si

accorcia mai… se il cliente imposta un

investimento con un orizzonte temporale

di 7 anni, i determinati parametri

inizialmente stabiliti, vanno rivisti man

mano che il tempo passa e che quindi si

accorcia l’obiettivo temporale.

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“Da anni non accettiamo proprio più Clienti che non sottoscrivano col sangue

queste affermazioni.” – Il problema è proprio questo. Come si può

“sottoscrivere col sangue” qualcosa che non appartiene alla propria natura?

Come si può aderire ad un protocollo che tratta il capitale degli investitori con

dei parametri che mettono sotto pressione? Almeno ci fossero delle prove

provate che questi protocolli funzionano! Ad oggi, disponiamo solo di

chiacchiere che non solo prospettano una dimensione d’investimento simile ad

un lager, ma non ci garantiscono comunque risultati.

I clienti hanno bisogno di un metodo operativo che non li faccia

patire, perché “investire” non deve significare “ipertensione”, ma

“serena fiducia” in chi sa farti guadagnare senza sforzo psicologico.

Page 9: NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

Probabilmente è vero che un nostro cliente si sente

“massaggiato”: la serenità con cui affronta i mercati è ormai

proverbiale. La nostra consulenza evoluta ha come obiettivo

proprio la tutela dell’investitore, perché i cali ed i tempi lunghi

non piacciono a nessuno.

“Li lasciamo volentieri a chi li

"massaggia" con giri di parole e con

portafogli che stringono l'occhio al trend-

following.” –

Page 10: NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

“Siamo abituati a pagarli i

nostri pasti. Sempre.” –

certo che se i pasti sono

sempre quelli vegetariani

che servono ai loro

“clienti-leoni”, non solo li

pagano poco, ma i risultati

sono disastrosi! Il cliente è

come un leone: non si può

nutrire con un’insalata;

il protocollo deve svilupparsi sulla

natura del cliente, non dev’essere

correttivo!

Page 11: NON SEMPRE LA CHIAREZZA CORRISPONDE ALLA LUCIDITA’…

“Questione di onestà intellettuale,

crediamo... strano che venga male

interpretata...”

L’onestà intellettuale fa uso della logica e

si basa sulle dinamiche reali, non sulle

teorie utopiche. Ci si mette poco a passare

da “onestà intellettuale” a “bugia”.

L’interpretazione della letteratura ha un

margine soggettivo, ma la finanza è fatta

di numeri, di matematica, di portafogli

documentabili e risultati tangibili. Con

quelli non v’è rischio di essere male

interpretati!