note preliminari allo studio dei nomi di mestiere …

16
NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE MICENEI * di FRANCO CREV ATIN Una ricerca mirante alla ricostruzione del mondo del lavoro nella società micenea, quale esso può apparirci da'lle tavolette in Lineare B,si appoggerà per lo più allo studio dei nomi di mestiere: il sembra notevole, un centinaio circa di designazioni professionali ·affiancate da una nutrita serie di «nomi parlanti» che talvolta ci attestano veri e propri nomi di mestiere (cfr. e. g. o-ke-te-u PY Jn 693,6 'OXE"t'EUC;« irrigatore », cfr. ÒXE"t'EUW), talaltra un interesse verso una determinata attività ·artigianale (dr. ko-sa-ma-to PY Eb 915,1 KOO'l-\.ihwp). L'importanza del materiale, anche se, come si è detto, ampio, rimane però prevalentemente linguistica, dato che i Vlari mest·ieri non sono quasi mai il centro dell'interesse delJo scriba 2 e le designazioni profes- sionali sono per lo più « affogate» in contesti ad esse del tutto estranei (regi- strazioni catastali, esenzioni da tributi, attribuzioni di beni di consumo etc.). Se a questa unilateralità prospettica, per cui è il solo lato economico- amministrativo ad essere messo in evidenza, si somma la mancanza di una tradizione archivistica, causa diretta dell'estrema concisione dei testi, si com- prenderà appieno il motivo per il quale lo storico della cultur.a non possa presentare che un quadro più o meno completo dell'organizzazione de1lavoro della Grecia micenea. A queste constatazioni ne va aggiunta un'altra non meno importante, * Questo lavoro è inteso come introduzione ad un saggio di maggiore respiro sui nomi di mestiere micenei. l La lettura è dei Docs. ed è stata ripresa recentemente da L. A. Stella, La civiltà micenea nei documenti contemporanei, Roma 1965 p. 187 n. 59. 2 Acquista cosi maggior rilievo il testo di PY Vn lO o-di-do-si du--ru-to-mo I a-mo- -te-;o-na-de e-pi-pu-ta 50 I a-ko-so-ne [100 J 50 6).:; 8L8ovcn È'ltLq>v'ra •.. a;ovE':; ...

Upload: others

Post on 20-May-2022

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE MICENEI *

di FRANCO CREV ATIN

Una ricerca mirante alla ricostruzione del mondo del lavoro nella società micenea, quale esso può apparirci da'lle tavolette in Lineare B,si appoggerà per lo più allo studio dei nomi di mestiere: il mater~ale sembra notevole, un centinaio circa di designazioni professionali ·affiancate da una nutrita serie di «nomi parlanti» che talvolta ci attestano veri e propri nomi di mestiere (cfr. e. g. o-ke-te-u PY Jn 693,6 'OXE"t'EUC;« irrigatore », cfr. ÒXE"t'EUW), talaltra un interesse verso una determinata attività ·artigianale (dr. ko-sa-ma-to PY Eb 915,1 KOO'l-\.ihwp). L'importanza del materiale, anche se, come si è detto, ampio, rimane però prevalentemente linguistica, dato che i Vlari mest·ieri non sono quasi mai il centro dell'interesse delJo scriba 2 e le designazioni profes­sionali sono per lo più « affogate» in contesti ad esse del tutto estranei (regi­strazioni catastali, esenzioni da tributi, attribuzioni di beni di consumo etc.).

Se a questa unilateralità prospettica, per cui è il solo lato economico­amministrativo ad essere messo in evidenza, si somma la mancanza di una tradizione archivistica, causa diretta dell'estrema concisione dei testi, si com­prenderà appieno il motivo per il quale lo storico della cultur.a non possa presentare che un quadro più o meno completo dell'organizzazione de1lavoro della Grecia micenea.

A queste constatazioni ne va aggiunta un'altra non meno importante,

* Questo lavoro è inteso come introduzione ad un saggio di maggiore respiro sui nomi di mestiere micenei.

l La lettura è dei Docs. ed è stata ripresa recentemente da L. A. Stella, La civiltà micenea nei documenti contemporanei, Roma 1965 p. 187 n. 59.

2 Acquista cosi maggior rilievo il testo di PY Vn lO o-di-do-si du--ru-to-mo I a-mo­-te-;o-na-de e-pi-pu-ta 50 I a-ko-so-ne [100 J 50 6).:; 8L8ovcn 8pv'r6~o~ aph~o'rE~Wvli8E È'ltLq>v'ra •.. a;ovE':; ...

Page 2: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

16 Franco Crevatin

e cioè che la maggior parte dei nomi di mestiere micenei, sono senza diretti continuatori nel greco del primo millennio, pur essendone morfologicamente simili: l'interpretazione quindi delle designazioni professionali è essenzial­mente etimologica.

Un chiaro esempio di interpretazione etimologica ci è offerto dal nome *ai-te PY Un 1321 (nom. pl. atestato in KN B 101), letto nomen agentis da un verbo *al{.L~ non attestato, di cui è testimoniato il parto perf. passo a-ja-me-no « ben fatto, lavo1"ato, decorato» 3.

I testi nei quali appare il termine ci iUuminano poco nei riguardi della sfera semantica di *ai-te: il testo pilio è mutilo e quello cnossio, peraltro bre­vissimo, istituisce un parallelo (intenzionale?) tra gli *at'tllPE<; e i ko-wi-ro­wo-ko, ,termine che è stato variamente interpretato ma che dev'essere nome di artigiano. Anche il termine * ai-te può essere ascrivibile con ragionevole .probabilità aUa sfera artigiaflalle: ma come dev'esser tradotto *aL't1}p ?

Qualunque precisazione, al di là di un generico « ,artigiano che rende le cose a-;a-me-na, non è seriamente motivabile 4.

Oltre a questo tipo di indagine propriamente etimologica e filologica ce n'è un altro: si tratta cioè di riconoscere e di interpretare dei nomi che mor­fologicamente sono identici ad altre designazioni professionali del greco del I mil!lennio ed i cui elementi lessicali e suffissali sono pure comprensibili. Il compito è meno facile di quanto ci si possa aspettare.

A Pilo (Fn 50,9; Fn 79+1192,10) è attestato il termine ze-u-ke-u-si, dato pl. di un *SEVYEV<;, nome di mestiere derivante con ragionevole certezza dal verbo SEVy\IU{.L~ s. I testi ci dicono poco: in ambedue i documenti agli ze-u-ke-u-si viene corrisposta una determinata quantità d'orzo, ed in Fn 79+ 1192 il termine è a'ssociato agli i-po-po-qo-i-(qe) *bmocpopywoi:<;; quest'ultimo fatto potrebbe far supporre che *SEVYEV<;, come *i:1't'1tocpopyW6<;, sia una designazione professionale deHa sfera semantica dell'·allev.amento, sup­posizione che l'analisi linguistica non sconferma ma' neppure chiarisce 6.

La corretta interpretazione semantica delle designazioni professionali non è un problema proprio solamente del greco d'età micenea, bensl generale. La questione di fondo è se il nome di mestiere debba essere considerato o

3 Cfr. inoltre a-na-i-ta KN Sf 4419, 7451; a-na-ta Sf 4420, 4419; a-na-to Sg 888, 4423, 4425, riferentisi a cocchi, «non decorati ».

4 Cfr. quanto dice M. Doria, Come si legge e si interpreta una serie di documenti epigrafici in Lineare B: le tavolette della classe Ta di Pilo, dispense a.a. 1969-70, Trieste 1970, p. 42.

5 Da notare l'uso di -EVe; come suffisso primario: il caso non è isolato nel greco miceneo, cfr. we-;e-we KN Gv 863,2; PY Er 880,5 *FEyEve;, C. J. Ruijgh, Atti 1° Congr. Intern. Micen., Roma 1968 voI. II p. 699 sgg.

6 L'interpretazione dei Docs. «uomo che si occupa di un paio (o paia) di buoi),) è generalmente seguita da tutti gli studiosi.

Page 3: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 17

meno un'espressione tecnica, con un'implicita esigenza quindi di precisazione e di completezza semantica: si tratta inoltre di inqua<ware la designazione pro­fessionale dal punto di vista semantico e come fatto linguistico: si cercherà di affrontare il problema sulla base dei fatti offertici dal greco d'età micenea.

* * * In primo luogo bisognerà chiarire ciò che si intende con « espressione tec­

nka », «lingua tecnica» e simili: l'aggettivo «tecnico» designa in questo caso l'uso di determinati vocaboli o espressioni intesi semanticamente come univoci all'interno delle denominazioni di una particolare attività umana. Si potrà quindi parlare di « lingua tecnica amministrativa », « lingua tecnica arti­gianale» etc., fermo restando che il fenomeno è essenzialmente lessicale e da non confondersi con i gerghi.

La lingua tecnica è oggi un fatto macroscopico che se da una parte tende a isolarsi progressiv,amente dalla lingua parlata (e quesoo per la naturale aspi­razione ,alla chiarezza ed univocità semantica, particolari questi non peculiari della lingua parlata), dall'altra tende talvolta ad inViaderne il campo per il gusto dell'uomo d'oggi (e non solo d'oggi!) per la terminologia scientifica 7.

In generale si può dire che la lingua tecnica è formata da prestiti e da termini usuali della lingua quotidiana, questi ultimi però presi con accezioni particolari e che si rivelano tali solo in contesti adeguati: il termine colonna ad esempio acquista valore tecnico solamentè in espressioni del tipo « articolo di tre colonne» o nei discorsi dei giornalisti, dove la possibilità di fraintendi­mento è nulla.

Se da una parte va ammesso con il Martinet 8 che difficilmente la designa­zione di nuovi oggetti o tecniche implica l'apparizione di nuovi monemi, va ricordato che le lingue moderne si rifanno comunemente per il conio di nuovi vocaboli riferenti si alle scienze ,al greco ed al latino, fonti ben lungi dall'essere esaurite. I vari aspetti « tecnici» di una lingua moderna si presentano quindi con fisionomie abbastanza precise, o comunque riconoscibili, talvolta, come si diceva, del tutto estranee alla lingua parlata: vediamo or.a come stiano le cose nel greco miceneo ed in quello d'età storica.

Se si eccettua un numero, peraltro non rilevante, di termini tecnici deri­vanti da radiai indoeuropee, come 0"(.10 .. 1) «coltello da intaglio» < *smei­«lavorare il legno », cfr. goto aiza-smipa 9 ed altri, termini, si badi bene, usati sempre con >il loro significato originario, la lingua tecnica greca 'a tutti i

7 Cfr. G. Devoto-M. L. Altieri, La lingua italiana, Torino 1968, p. 307 sgg. Sulla lingua «tecnica» cfr. ancora M. Cohen, Pour une sociologie du langage, Paris 1956, pp. 188-90.

8 Eléments de linguistique générale, 19612, p. 179. 9 La composizione con aiza- dimostra chiaramente che il significato originario di

smipa non era quello di «lavoratore del metallo ». Cfr. sotto.

2

"

Page 4: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

18 Franco Crevatin

livelli (amministrativa, giuridica, artigianale et<:.) si basa essenzialmente sui prestiti e su specializzazioni semantiche lO analoghe al caso sopracitato di colonna.

Non è ii caso di insis,tere troppo sull'importanza dei prestiti, anche se non v'a tralasciato che essi sono presenti in tutte le epoche della storia lingui­stica greca e che essi segnano quasi sempre una data per l'apparizione di nuove tecniche ed influssi culturali 11.

Per quanto riguarda invece le specializzazioni il problema si presenta abbastanza difficile, ,anche se di estremo interesse.

Per ii greco d'età storica gli esempi sono notevoli ed abbondanti 12: ci limiteremo a citare qui quelli che ci sembrano tra i più notevoli.

&'t'l'} < à.Fa'ta ed il verbo dal quale deriva, à.aw, è un termine proprio della lingua dotta: il verbo fa parte del patr,imonio lessicale della poesia epica; poche e probabilmente irrigidite le forme in Omero, riprese in seguito solo da alcuni autori 13. Il verbo, prevalentemente usato ,al medio, significa all'in­circa «commettere un errore », ma le sue sfumature sono molteplici 14 con connotazioni talora religiose che aumentano la carica emotiva del lemma, carica di per sé considerevole se si considera l'arcaicità del termine in que­stione.

"A't'l'} «l'errore, l'inganno », anche personificato (Il. 19, 136-7; Bes. Th. 230) è invece una parola maggiormente diffusa, anche se ugualmente let­teraria - è usata da Pindaro 15, Eschilo 16, Sofocle 17, Akeo 18, oltre che da Omero 19 - ed è un termine indiscutibilmente circonfuso di forte carica emo­zionale. &'t'l'} tuttavia assume a Gortina il significato tecnico di « multa, ripa­razione» 20, <:on una specializzazione semantica del tutto particolare che mi

lO In queste specializzazioni si includono anche le nuove formazioni mediante pre­fissi e preposizioni.

11 Si pensi alla bizzarra mistione di greco e di latino nei papiri dei primi secoli d.C. ed ai documenti più antichi di greco bizantino: su questi ultimi cfr. L. Robert, Noms de métiers dans des documents byzantins, in Xa.p~CT"t1)p~ov EtC; A.K. ·OpÀ.avoov, tomo I, Atene 1965, pp. 324-47.

12 Manca però per essi uno studio generale: cfr. per ora C. Schick in «RFIC» 33 (1955), pp. 360-390.

13 Cfr. «Lexicon Epicum» (ed. B. Snell) s.v.; W. Havers, KZ 43 (1910), p. 225; H. Seiler in Festschr. Debrunner, Bern 1954, pp. 109-18; ed inoltre P. Chantraine, Dict. Étym. de la Langue Grecque, Paris 1969 S.v.; H. Frisk, Griech. Etym, Wort s.v.

14 Cfr. Seiler cito n. prec. 15 PiI. II, 28; III, 24. 16 Perso 653, 822; Ag. 386 etc. 17 Ai. 363; Ant. 533 etc. 18 Framm. D 12 (Lobel). 19 Cfr. Seiler cito n. 12. 20 Cfr. la forma verbale aFa."ta"ta.~, usata anch'essa in senso tecnico, a Gythion

IG V, 1 nO 1155.

Page 5: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 19

sembra fuori di luogo giustificare suLla base di discutibili passi omerici 21.

Sempre nel codice di Gortina (10,34) appare il verbo a.IJ,q>Cl.CVW

( = a.vcl.q>cl.!vw), usato già da Omero nel senso di « render noto, spiegare» (cfr. Il. 1,87 EùX6IJ,EVOC; ... [sciI. Calcante]. .. i}E01tP01t!Cl.C; a.VCl.q>Cl.!VELC;) ma qui nel senso di « adottare ».

Rimanendo ancora nel lessico economico-legale, noteremo 1twÀ.Éw, usato a Thera (IG XII, 3, n. 330 1.99) col significato di «mettere all'asta» ed d1tVOIJ,Cl.L a Tegea (IG V, 2, n. 6,3) con queHo « di chiamare a giudizio ».

Per quanto riguarda il lessico dell'artigianato la situazione non è meno varia; ci limiteremo a dtare il recente lavoro di R. Martin 22 su alcuni termini della carpenteria greca. XEPXtC; 23 designa di ,solito il «fuso» (cfr. e. g. II. 22,448) e con questo significato si presenta in vari composti e derivati XEPXLOO1tOLLX1] « l'arte del fabbricante di fusi », XEpXLCT't'LX1] « l'arte della tessi­tura» etc.: come termine tecnico ha invece vari significati, « il perno che fissa il timone al giogo », «una sezione della cavea », «l'angolo del frontone », degli oggetti particolari usati in carpenteria, tutti dispositivi cioè che formano un angolo acuto.

In casi come questo è evidente che il significato di volta in volta assunto da XEpX!C; sarà determinato solamente dal contesto.

Anche nel greco miceneo si possono individuare dei termini us,ati in senso tecnico, ma se in genere è facile riconoscerli, ben più difficile è preci­sare il loro esatto valore semantico.

Tra gli esempi « facili» ricordiamo de-sa-ma OECTIJ,6c; KN Ra 1543, 1548a, termine che compare in contesti riguardanti spade: Ra 1543+1560+1566 a-mi-to-no / pi-ri-te a-ra-ru-wo-a 'de-sa-mo' *233[ Ra 1548 ku-ka-ro / pi-ri-je-te pa-ka-na a-ra-ru-wo-a 'de-sa-mo' *233 3 de-sa-mo, nonostante sia scritto sulla linea superiore, non deve essere con­sider.ato un'aggiunta ma parte della linea sottostante: ma esso deve esser in­teso in dipendenza da a-ra-ru-wo-a oppure assoluto? La questione non può esser risolta se non sulla base di una posizione di principio e, in parte, sul senso che ci vuoI dare al .termine in questione 24. Sulla lettura non ci sono dubbi, OECTIJ,6ç 25, nome formato con un suffisso che indica sia l'azione sia il risultato di essa, quindi «legatura» o simm., ma è peraltro chiaro che un significato cosi generico era suscettibile di molte specializzazioni 26. È proprio

21 Cosi Seiler cito 22 «REG» 80 (1967), p. 314 sgg., commento alle righe 45-59 di 1G 112, 1668. 23 Art. cito n. prec. pp. 319-20. 24 Favorevoli ad una dipendenza da a-ra-ru-wo-a: C. Gallavotti, Doc. e struttura,

p. 49; M. Doria, Avviamento p. 199; contrari: A. Furumark, «Eranos» 52 (1954), p. 53 sgg.; L. R. Palmer, Interpretation, p. 336; con prudenza Docs. p. 360.

25 Sulle vicende fonetiche del termine cfr. M. Doria « PP » 81 (1961), p. 408. 26 Cfr. i diversi impieghi del termine in Omero, Od. 13,100; 21,241; Senofonte,

Page 6: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

I I I

~ I

20 Franco Crevatin

su questa via, quella cioè delia specializzazione semantica, che si sono indiriz­zati gli studiosi; si è pensato a borchie (Palmer), baltei (Furumark, Meriggi), impugnature (Gallavotti, Mylon·as, Docs., Doria): di queste sembra esser maggiormente probabile l'ultima, sorretta tra l'altro dallo scolio ad Il XV, 713 't1J'V oÈ À.tX.~1J'V OEeriJ,ò'V XtX.À.EL o :I:tiJ,O'VL01)C;.

In questa prospettiva è perciò possibile intendere cpa.erytX.'VtX. a.PtX.PF6tX. OEQ"iJ.Wt, cioè «spade immanicate ».

Ma non per tutte le parole ci soccorre una documentazione seriore, co­sicché il significato esatto di molti termini rimane una questione aperta. È il caso della coppia ki-ti-me-naj ke-ke-me-na, il cui significato, come molto bene ha visto S. Calderone TI, non deve esser ricercato da un presupposto etimolo­gico ma piuttosto da una seria analisi contestuale che può, ma non necessa­riamente deve, arrivare ad una spiegazione etimologica: l'affermare che alla base della forma ki-ti-me-na c'è la radice * ktei- del verbo X'tLSW non significa altro che credere che non ci sia stata nessuna evoluzione semantica della radice * ktei- nel corso della sua storia, il che sarebbe naturalmente errato. È evidente che l'inserimento dei Greci ie. in un'organizzazione amministrativa ed economica non sarà ·avvenuta senza lasciar tracce sul vocabolario greco, sino a quel momento certamente articolato in strutture di tipo diverso 28.

Un possibile esempio di specializzazione in senso tecnico potrebbe essere la forma verbale e-u-ke-to EVXE'tOt di PY Eb 297, Ep 7045_6, I due testi ci testimoniano una ver>tenza giuridica tr>a la sacerdotessa B-ri-ta 'EPLt}ii ed il oiiiJ,oC; (in Eb 297 i ko-to-no-o-ko *x'towo6xot) 29 ·a proposito dello « status » di alcune terre.

Ep 7045_6

e-ri-ta l-Je-re-ja e-ke eu-ke-to-qe e-to-ni-jo e-ke-e te-o da-mo-de-mi pa-si ko-to-na-o ke-ke-me-na-o o-na-to e-ke-e to-so pe-mo TRITICUM 3 T 9 'Ep!t}ii tÉpEttX. EXEt EVXE'tO! X(!lE *É'tW'VtO'V EXEE'V t}EWt, oiiiJ,oC; oÉ iJ,W cpiiert x'towa.w'v X •.• iJ,E'Va.W'V *ò'Vii't6'V, 't6erero'V er'ltÉpiJ,o •.•

Da una parte cioè la sacerdotessa dichiara di possedere il terreno a nome della divinità come etonio {una parte di terra privilegiata destinata a sacerdoti e divinità tratta dalla terra ke-ke-me-na) 30, dall'altra il oiiiJ,oC; stesso afferma

An. 3,5,10~ con accezione squisitamente tecnica, « perno del giogo ». TI Da ultimo in Atti l° C~ngr. Intern. Micen., voI. III, pp. 1109-1112. 23 Vale la pena di ricordare che anche termini come da-mo oiip.oç non corrispon­

dono affatto nei loro particolari ai rispettivi continuatori nel greco del primo millennio. Su oiip.oç cfr. M. Lejeune, « REG» 78 (1965), pp. 1-22, S. Calderone, art. cito n. prec. pp. 1109-10.

29 Secondo alcuni (S. Calderone ed altri) il damos in età micenea comprendeva coloro che possedevano terreni agricoli sia in quanto tali sia in quanto tributari del palazzo.

30 Cfr. PY Eb 473 A-pi-me-de e-ke e-to-ni-;o ke-ke-me-na-o li!O-to-na-o.

Page 7: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 21

invece che la sacerdotessa possiede solamente l'usufrutto di quelle terre. Le dichiarazioni delle due parti sono indicate con due verbi diversi,

EVXOIl-a.~ e q>(ill-i e ciò sembra altamente significativo in un testo dove il lato economico era il solo ad interessare (irifatti se prevaleva la tesi del o(ill-OC; il terreno era soggetto a tasse altrimenti no): le traduzioni di EVXE't"O~ fornite dai vari studiosi non divergono molto le une dalle altre, « dichiara solenne­mente », né altre migliori offrono per questo verbo i lessici più informati della lingua greca e gli studi specialistici dedicati al termine in questione 31. Secondo me tuttavia esistono notevoli possibilità che qui EVXOIl-a.~ sia usato in senso tecnico: qualunque sia l'esattb significato delle tavolette della serie E- di Pilo; di positivo rimane il fatto che la registrazione è intestata alla sacerdo­tessa Erita e da lei dipende quindi la quantità di terreno indicata da TRITICUM 3 T9. La vertenza giuridica quindi potrebbe essersi risolta a favore della sacerdotessa, e la notazione delle contrastanti affermazioni del damos potrehbe indicare che la soluzione è solamente provvisoria. Questo stato di cose, ammesso che corrisponda al vero, ricorda molto da vicino i casi di dubbia soluzione del più antico diritto greco: quando in una vertenza le testimonianze o le prove positive mancavano ovvero si equilibravano, il giudice scioglieva la lite facendo giurare come vere le asserzioni di u n a delle due parti 32. (È implicito che la comparsa di nuove prove avrebbe rimesso in discussione la vertenza).

In questa prospettiva dunque EVXOIl-a.~ potrebbe significare «affermare con giuramento »: nulla di strano poi nel fatto che questa specializzazione sia col passar del tempo scomparsa senza lasciar tracce 33, riassorbita dalla vitalità e dalla sostanziale coerenza semantica del verbo in questione 34.

Nonostante la brevità del quadro sopra tracciato a proposito della lingua tecnica, risulta subito evidente quello che è il suo lato caratteristico, la neces­sità cioè per ogni termine tecnico di un preciso contesto ai fini della com­pleta comprensione semantica. A questo si aggiunga il fatto che tale specia­lizzazione semantica è nella storia della singola parola un momento general­mente limitato nel tempo che quindi può scomparire senza lasciare tracce.

31 A. CorIu, Recherches sur les mots relatifs a ['idée de prière d'Homère aux tra­giques, Paris 1966; A. W. H. Adkins, « Class. Quart. » N.S. 19 (1969), pp. 20-33.

32 Cfr. L. Gernet, Droil et société dans la Crèce ancienne, Paris 1964, p. 61 sgg., spec. p. 63 e luoghi ivi citati.

33 Si noti peraltro l'uso di E\JXOIl/XL nella descrizione della vertenza giudiziaria raf­figurata sullo scudo d'Achille, Il. XVIII 497 sgg.: il passo ha affaticato notevolmente gli studiosi, per cui a tutt'oggi non si può ritenerlo del tutto chiarito. Cfr. A. Corlu cito n. 30 p. 331 e sgg. e bibl. ivi cit.; R. Kostler, Homerisches Recht, Wien 1950, p. 65 sgg.

34 Non va d'altra parte dimenticato che, per quanto riguarda il greco, le specia­lizzazioni tecniche sono sempre a livello dialettale e la loro diffusione si basa sul pre­stigio del dialetto in cui compaiono.

Page 8: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

22 Franco Crevatin

A questo punto ci si può chiedere se la designazione professionale sia un'espressione tecnica o meno, se cioè, ad esempio, un nome come Xex)"XEUç o 1tOLIJ.:f)\I abbia bisogno di un determinato contesto per essere compreso pie­namente. La risposta è indubbiamente negativa 35 ma essa non presuppone però il fatto che la designazione professionale non sia riconoscibile come cate­goria semantica fornita di particolarità proprie.

* * * Il nome di mestiere nasce per identificare una realtà dinamica, condi­

zionata dal continuo evolversi della tecnica e delle situazioni sociali: l'identi­ficazione avviene attraverso la descrizione dell'attività: XPuO"oFopy6ç è colui che lavora l'oro. Da un punto di vista semantico dobbiamo quindi ammettere che il nome di mestiere è una parola trasparente, la cui trasparenza è moti­vata morfologicamente, in quanto la parola può essere analizzata negli ele­menti morfologici che la compongono, siano essi i due membri di un com­posto o una radice + suffisso .36. Questa trasparenza non rimane però tale che per un tempo definito, sia esso più o meno lungo: nel momento in cui il termine sopravviverà vitale ai suoi elementi morfologici o lessicali composi­tivi - sia perché isolati e poi abbandonati come unità lessicale o perché, per quanto riguarda i suffissi, non più produttivi - il termine in questione diverrà opaco e disponibile eventualmente a nuove eccezioni semantiche 37.

La descrizione di un'attività può esser fatta in due maniere: o riferendosi ad un'azione fatta abitualmente da un individuo oppure alla relazione esi­stente tra l'individuo stesso ed un materiale od un oggetto da lui usato. La distinzione è chiarissima in sede morfologica: pU2-te epu't''liP, ex. g. PY Na 520 PUrte-re ki-ti-;e-si epU't'iiPEç X't'LE\lO"L, «il piantatore » è individuato in quanto compie abitualmente l'azione del piantare (epuw+-'t'1Jp). Diversamente il fab­bro, ka-ke-u xa;À.xEuç, trae la sua designazione dal rapporto (o relazione) esistente tra il bronzo e lui (xa;À.x6\1+-EUç). Nel primo caso quindi vengono adoperati dei suffissi primari (-'t'1JP, -p.1J\I ecc.), nel secondo dei suffissi secon­dari (-'t'iiç, -EUç ecc.).

Da un punto di vista del procedimento formativo i due tipi di designa­zione si equivalgono ed il prevalere dell'uno o dell'altro sarà significativo per quanto riguarda la vitalità dei suffissi adoperati 38, ma dal punto di vista seman-

35 Il fatto che talvolta il nome di mestiere sia formato con elementi lessicali spe­cializzati in senso tecnico nulla toglie alla validità dell'assunto enunciato .

.36 Si intende che l'analisi e la comprensione di cui qui si fa cenno è quella che può essere operata dai parlanti. Sulla trasparenza cfr. per tutti S. Ullmann, The Principles 01 Semantics, Oxford 19572, p. 82 sgg. e passim.

37 Si pensi ai casi eloquenti di maresciallo e lordo 38 Per quanto riguarda l'aspetto morfologico del problema va sottolineata l'impor­

tanza della documentazione micenea che ci consente di fissare nuovi termini cronolo-

Page 9: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 23

tico le cose si presentano, secondo me, sotto un aspetto diverso. Il suffisso primario presuppone una radice verbale sufficientemente precisa dal lato semantico ed in grado di distinguere attività talora considerate simili: tale distinzione però, proprio di gruppo specializzato di parlanti, presuppone un 'grado di intenzione' nella formazione del termine ben diverso (e maggiore) di quello che si può riscontrare in una designazione professionale dove la relazione espressa dal suffisso denominativo denota una percezione diretta e concreta della realtà, ricca di carica espressiva 39.

Ma sulle implicazioni «affettive» del nome di mestiere ritorneremo più oltre.

Si è detto che la designazione professionale è « trasparente », ma « tra­sparenza » non implica ovviamente precisione semantica. Si pensi ai termini fontaniere o lattoniere del dialetto romagnolo per indicare «l'idraulico» o allo stesso miceneo ze-u-ke-u *SEUYEVC; (cfr. supra): comprendiamo gli ele­menti che li compongono ma il loro significato va al di là degli stessi elementi formanti. In casi come questi, peraltro molto frequenti, non mi sembra si possa parlare di perduta coscienza della motivazione, come nel caso di lord, o di formazioni metonimiche 40, cosa questa ancor più improbabile: si dovrà piuttosto ammettere che nella formazione del nome di mestiere esiste un margine di convenzionalità per cui la precisione semantica non può essere che relativa 41,

gici per la storia di molte formazioni greche: un esempio carattenstico è quello del suffisso -'tèi<;, adoperato non solamente come denominativo, cfr. ex. gr. a-ko-ro-ta (antrop.) KN Mc 4459 etc. 'Ayp6'tii<;, ma anche come suffisso d'agente -(E)'tet<;, cfr. mi-ka-ta PY An 39,3 etc. *~lx'tèi<;, uso identico a quello dimostratoci in epoca più tarda dall'attico IjJ&.À'tT)<; etc.

39 Tale diversità di prospettive, per le quali si potrebbe in senso lato parlare di espressione dotta e rispettivamente popolare, ha determinato secondo me il progres­sivo imporsi del suffisso -'tèi<; nel greco e la grande diffusione di -EV<; già in età micenea. Per quanto riguarda i suffissi, se non si può affermare tout court che -'tT)P sia suffisso « dotto» o -'tii<; « popolare» (cosa questa fondamentalmente errata: non a caso si è parlato di espressioni dotte etc.), non va dimenticato che esistono effettivamente in molte lingue dei suffissi che 'sono sentiti come popolari: si pensi all'italiano -ino, -aiolo (cfr. B. Migliorini, Lingua e Cultura, Roma 1948, p. 41} o al greco -éi<; (G. Bjorck, Das et impurum, Uppsala 1950, p. 65 sgg.; H. Troxler, Sprache und Wortschatz Hesiods, Ziirich 1964, p. 163 etc.).

40 Per alcuni nomi di mestiere si può tuttavia parlare di estensione del significato: si pensi al greco 'tÉx'twv, originariamente «carpentiere », usato in età classica per indi­care anche il « costruttore », « mastro », fatto comprensibile se si pensa all'importanza del legno nell'architettura antica. Tali estensioni si verificano però per lo più in nomi con lunga tradizione d'uso (fatto garantito per 'tÉx'tWV dal parallelo perfetto con l'a.i. tak!an-, parallelo che presuppone una formazione di data indeuropea della parola).

41 Lo stesso vale beninteso per i nomi formati sia con suffisso primario sia con suffisso secondario.

Page 10: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

24 Franco Crevatin

Volutamente sono stati fino ad ora lasciati da parte i nomi di mestiere composti. Il loro è un tipo di formazione estremamente produttivo in molte lingue ie., ed in miceneo tale categoria si dimostra già molto sviluppata. Tale sviluppo merita di essere considerato più da vicino: la possibilità di rendere con un composto un rapporto morfologico o sin tattico altrimenti risolvibile con preposizioni, l'uso dei casi o addirittura proposizioni secondarie presen­tava indubbi vantaggi dal punto di vista dell'economia della lingua 42. Il pro­blema che dobbiamo porci è tuttavia se il composto poteva essere preferibile dal punto di vista semantico ad un nome formato. con un suffisso, quali sono le sue caratteristiche ed in quale misura possono aver influito sulla categoria in questione.

Si diceva che il nome di mestiere consiste nella descrizione di un'attività: tale descrizione può essere operata da un nome composto in maniera obietti­vamente migliore di quanto non possono fare i nomi formati con suffisso, inoltre il composto riduce di molto, pur senza farlo sparire, quel margine di convenzionalità e di imprecisione già notato nei nomi semplici. C'è una con siderazione preliminare che tuttavia deve essere fatta, e che cioè il composto non si è imposto come categoria in concorrenza a determinati suffissi o come categoria dominante per la formazione di nomi di mestiere: ciò significa che dal punto di vista funzionale la composizione è uno dei mezzi a disposizione del parlante e non il preferito o il preferibile.

Questa constatazione, soprattutto il fatto che la composizione non entra in concorrenza con le formazioni in suffissi, implica come corollario che tale formazione nei nomi di mestiere presentava, rispetto alle altre, caratteristiche originali che ne determinarono la diffusione.

Se si considerano i nomi di mestiere c9mposti nel greco miceneo, sl è immediatamente colpiti dall'estrema specializzazione delle mansioni che essi denotano (*a(.17tvxFopy6ç, *il'povoFopy6ç, *aÀ.ELq>a.S6oç etc.): la possibilità che i due fenomeni, specializzazione estrema delle mansioni, e diffusione della categoria, siano connessi diventa probabilità se si considera il fatto che una formazione diversa dalla composizione avrebbe reso il nome troppo vago e generico 43. La notevole possibilità descrittiva ed una naturale esigenza di chiarezza possono essere stati fattori di primo piano per la diffusione della formazione. Credo tuttavia che al di là di questo elemento e, ovviamente,

42 Tale possibiiliità venne sfruttata per ,la formazione di nomi di mestiere preswnibil­mente sino daill'epoca indeuropea, come prova ~a perfetta equiv,lclenza del gr. ywovx6)"oc; con l'a.i. goéara- e m. id. buachaill, e continuò produttiva nelle varie lingue d'età sto­rica. Il miceneo ci testimonia inoltre' delle serie già ben costituite di composti in -Fopy6C; (xpvcro-, xva,vo-, ~ol;o-, etc.), -li6~oc; (e-te-, va,v-, ~o~xo-) ed altre ancora.

43 Si pensi al seriore liPE1ta,vovpy6C; «fabbricante di falci »: un *liPE1ta,VEVC; poteva essere inteso sia come «colui che fabbrica falci» sia come «colui che le usa» nel proprio lavoro.

Page 11: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 25

della possibilità di sfruttare la composizione come mezzo morfologico, bi­sogna considerare un altro fattore, il possibile contributo cioè dell'elemento « emotivo ».

* * * Anche il nome di mestiere, come qualunque altra parola, può essere col­

pito da {sovra)toni emotivi dipendenti dal contesto in cui sono inseriti, dal­l'uso metaforico o da una serie di associazioni che esso può comportare. Gli esempi che si potrebbero addurre sono numerosissimi e rientrano nella logica semantica: ci limiteremo quindi a citarne solamente alcuni. 1tOLIJ.rI'J Àa.w'J

è un'espressione frequente in Dmero ed è confrontabile con l'ags. folces hyrde (Beowulf v. 610 etc.), l'a.i. gopam ... janasya (~g-veda Saml;tita 3,43,5ab) ed analoghe espressioni accadiche ed ebraiche 45: indipendentemente dal fatto che essa faccia parte o meno del lessico «poetico» ie. 46, il termine 1tOLIJ.i}\I

acquista in essa una carica emotiva che gli è usualmente estranea e che gli deriva dal suo uso in senso metaforico; lo stesso vale anche per È1tÉw'J -.Éx-.W\I

'e per espressioni simili 47. Il tono emotivo dipendente da associazioni è per lo più soggettivo, dipende cioè da esperienze o sentimenti del singolo parlante e come tali di nessun interesse per il linguista: esistono però delle associa­zioni che, se non possono dirsi oggettive, possono tuttavia colpire un numero considerevole di parlanti per l'eco letteraria o storica che suscitano in essi. È il caso di parole come locandiera, muratorino o ancora trovatore, menestrello etc.: questo tuttavia è un fenomeno culturale, limitato perciò a determinate parole e categorie sociali.

Di ben maggiore diffusione ed importanza è la possibile connessione ad un nome di mestiere di un giudizio di valore: in italiano i termini facchino, bifolco ecc. non indicano quasi più una professione ma una persona dalle maniere rozze e maleducate 43.

Lo stesso avviene {o è avvenuto) in tutte le lingue. Si pensi al greco àp-.61twÀLç: esso doveva suonare come sinonimo di persona volgare e di facili

44 All'interno dei nomi composti si crearono poi numerose categorie (-Fopy6C;, -T6lloc; etc. ed in seguito -7to~6C;, -7t6)..TjC; etc.) che divennero polo d'attrazione per molte forma­zioni analogiche contribuendo così ad una maggior diffusione della composizione.

4S Si ricordi a questo proposito il verbo ittita weSi;a-, da cui il nomen agentis « westara », che significa sia «pascolare» sia «esercitare la propria autorità ». Cfr. E. Benveniste, Hittite et indoeuropéen, Paris 1962, pp. 97-101.

46 R. Schmitt, Dichter und Dichtersprache in Indogermanischer Zeit, Wiesbaden 1968, p. 283 e sgg.

47 Cfr. avo vacastasti, R. Schmitt cito p. 296 e sgg.: si confronti inoltre l'uso scher­zoso di Aristofane, Rane 820 cPpEVO"tÉX"twv àv'lip.

4& Il passaggio semantico è ormai completamente attuato per termini come vil­lano etc,

Page 12: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

26 Franco Crevatin

costumi, come si può dedurre da Ar. Rane 857 e segg. )..,OtOOPELcrl}a.t o' où 1tpÉ1tH I avopa.c; 1tott)'tàc; Wa"1tEP àp'to1tw)..,toa.c;, da un frammento di Anacreonte (fr. 54 D v. 4 segg.) e dal titolo « Le venditrici di pane» appunto, di una commedia di Ermippo nella quale l'autore si scagliava contro la madre di un Iperbolo trattandola da prostituta 49. Tali notazioni spregiative potevano perciò indurre i parlanti a cambiare la denominazione della professione per confe­rire cosi ad essa nuova dignità.

Il fenomeno è perfettamente riconoscibile in italiano: «facchino» è stato sostituito da «portabagagli », « serva» prima da «domestica» e poi da « collaboratrice familiare », « fornaio» da « panificatore » (perlomeno nei documenti ufficiali), «spazzino» da «netturbino» {sic!), «bidello» da « usciere scolastico» 50: ultima fase dello sviluppo, quindi, l'impiego di com­posti, giustapposti e perifrasi.

Questo fatto, la nobiHtazione cioè della professione attraverso la sua nuova designazione, è, come si vedrà tra poco, un fatto di estrema importanza: se tale fenomeno avviene per nozioni rappresentate da parole già esistenti e consacrate dall'uso, a maggior ragione esso deve verificarsi in caso di forma­zione di nuove designazioni. Passiamo cosi dal tono emotivo dipendente da fattori « esterni » a considerare quello che poteva essere il Gefiihlswevt pre­sente al momento della formazione lessicale SI.

Che ogni neologismo implichi un certo « tono emotivo» ed un certo grado di intenzione stilistica in sens~ largo è fuori dubbio 52: il problema che si pone tuttavia è se questo possa essere riconoscibile ad un'analisi stretta­mente morfologica. La risposta non è né facile né assoluta. Si diceva prima che i nomi di mestiere formati con suffisso secondario, proprio in vista della « relazione» che denotano, sembrano tradire un'osservazione tutta popo­lare della realtà (analoghi quindi sotto certi punti di vista ai nostri nomi in aio, -aiolo) rispetto ai nomi formati con suffissi primari, veri e propri

49 Cfr. J. Taillardat, Les images d'Aristophane, Paris 1965 p. 238-9. so Dell'argomento si occupa con piglio simpatico F. Fochi, Lingua in rivoluzione,

Milano 1966, pp. 152-160. A questo proposito il Fochi cita una proposta di legge (7 giugno 1959) per il riordino delle carriere dei bidelli, nella quale si legge: «Per rendere più effettivo questo allineamento, essi nella proposta [sciI. di legge] smettono il tradizionale e non accetto appellativo di bidelli per asmmere quello di uscieri scola­stici ». F. Fochi cito p. 155. Cfr. inoltre A. Sieberer, «Sprache» 3 (1954), pp. 4-22 e 110-119, spec. p. 20.

51 Nel mondo moderno tale fenomeno è più facilmente riscontrabile nel campo della pubblicità, nella scelta delle denominazioni da dare a nuovi prodotti da lanciare sul mercato; è evidente che in questo caso l'espressività è un fatto voluto e consape­volmente ricercato per influenzare il possibile acquirente. Il paragone tuttavia, mutatis mutandis, può esser ritenuto anche riguardo le designazioni professionali. Cfr. J. Pra­ninskas, Trade Name Creation, Paris 1968, spec. p. 89 e sgg.

52 Cfr. A. Sieberer art. cit n. 49.

Page 13: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 27

« nomina agentis ». Ma con ciò si può di'te di aver individuato in sede pura­mente morfologica un elemento «emotivo »? Potremo rispondere di sì se saremo disposti a considerare come prova evidente quello che è un possibile indizio o rispettivamente di no se vorremo trascurarlo del tutto: l'importante tuttavia è non chiudersi a determinate, possibili prospettive.

Nella traduzione gotica dei Vangeli, Wulfila rende con un neologismo - che peraltro non ha avuto seguito - la parola ELP1JVT): al posto del panger­manico *frithus egli usa gawairthi, etimologicamente «cosa di valore », molto probabilmente per distinguere la concezione cristiana della pace come meta ideale dalla ben diversa pace militare alla quale erano abituati i popoli germanici 53. Un'innovazione quindi ricchissima di 'ltat}oc; ma che non com­porta alcuna traccia in sede morfologica: tale 'ltat}oc; diventa però subito evi­dente se si analizza semanticamente il termine non dimenticando inoltre il particolare sostrato storico sul quale esso si imposta. Per il nome di mestiere la questione si presenta subito più complessa: non ci si trova davanti ad un concetto né ad un nome che ricoprisse importanti realtà storiche, ma alla sem­plice descrizione di un'attività. Pure, c'è una possibilità che va considerata. Si diceva prima che al nome di mestiere poteva venir associato un giudizio di v,alore che, quando assumeva aspetti negativi, poteva indurre i parlanti a cambiare designazione, una nobilitazione del proprio lavoro che passava dun­que attraverso il nome. È possibile che la ricerca di tale nobilitazione avve­nisse al momento della formazione del nome stesso: credo che a questo feno­meno sia riconducibile almeno in parte la composizione'.

n composto è una caratteristica della lingua poetica 54 e non mi pare ci sia bisogno di soffermarsi molto su questo assunto 55. Di notevole interesse

53 L'ipotesi è di P. G. Scardigli, Lingua e storia dei Goti, Firenze 1964, p. 148. 54 Cfr. per tutti G. Meyer, Die stilistische Verwendung der Nominalkomposita im

Griechischen, Leipzig 1923. A questo saggio dedica P. Kretschmer, « Glotta» 14 (1925), pp. 200-202 una recensione per certe parti giusta ma nel complesso ingiustamente severa.

ss A riprova di questo fatto stanno da una parte dei composti - non pochi! -dove manca qualunque concatenazione logica d'idee (come, ad es., l' Ù)..~'YEv1]C; di Nice­neto Fr. 1 r 7, cfr. B. A. van Groningen, La poésie verbale grecque, Amsterdam 1953, pp. 58-9), cosi formati evidentemente per il solo gusto letterario della composizione dall'altra l'uso comico del composto, specialmente in Aristofane (cfr. inoltre il vasco­lare 1topvoM~iiC;, O. Parlangeli, «Glotta », 1962, pp. 50-51).

Ciò che più preme forse mettere in evidenza è la generalità nelle lingue ie. della connessione composto-lingua poetica, per lo meno in quelle lingue che conservano vitale il procedimento morfologico della composizione: tanto vale, oltre naturalmente al greco, per il latino (cfr. ex. gr. R. Lazzeroni « SSL» 6, 1966, p. 132), per le lingue germaniche (si pensi alle famose kenningar), per le lingue indo-iraniche (per !'indiano ciò però non sembra valere appieno almeno per il periodo vedico, cfr. L. Renou, Histoire de la langue sanskrite, Paris 1956), per le lingue celtiche (per l'a. bret. cfr. cfr. L. Fleuriot, Le vieux breton, Paris 1964, p. 366 n. 1), ed, in parte, per l'armeno, dove non è sempre facile distinguere ciò che vi è di originale da quanto può essere

Page 14: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

28 Franco Crevatin

è l'indagine del nome di mestiere quale esso si presenta nella lingua poetica. Lo sforzo di nobilitare la designazione per parla allo stesso livello del tono espressivo generale è perfettamente riconoscibile: si pensi al pindarico òpv~xo­)..6xo~ (Istm. I, 48) «uccellatore » di fronte al comune òPV~1}EU't'l1ç, o al sofo­eleo !J.a.p~À,oxa.u'tèi~ {fr. 1067) «carbonaio» rispetto a !J.a.p~À,EV't1}ç. Da no­tarsi, ed è inutile moLtiplicare gli esempi, che tale «nobilitazione» avviene per lo più attraverso la composizione: si venivano così creando delle coppie di termini diversi per indicare lo stesso mestiere, coppie che si differenzia­vano per il loro valore stilistico 56. Ma tali coppie non esistono solamente nel­l'opposizione stilistica lingua poetica/lingua parlata, ma all'interno della stessa lingua parlata e valga per tutti il caso di xEpa.!J.ovpy6ç [XEpa.!J.O'ltÀ,<XO''t'l1ç] / XEpa.!J.EUç: ciò significa che ci troviamo di fronte ad un fenomeno di stilistica generale e non di semplice stile letterario. Ritornando quindi all'origine del nostro discorso, è possibile che la diffusione della categoria morfologica della composizione sia stata determinata, oltre che dalle caratteristiche che abbiamo sopra delineato, da una certa intenzione stilistica e da un sentimento di mag­giore nobiltà espressiva. Vale la pena di ricordare che ancora nel greco mo­derno per quanto riguarda le designazioni professionali, il nome composto fa parte della lingua colta mentre quello semplice della lingua popolare, cfr. O'~oEpèiç/ 0'~o'l1Povpy6ç «fabbro », !J.a.pa.yy6ç {'ltEÀ,EXcX.VOç)/~vÀ,ovpy6ç «falegna­me » e così via.

* * * Conviene soffermarsi ancora su qualche aspetto particolare delle designa­

zioni professionali. Il "mestiere nasce come risposta a determinate necessità economiche di un momento storico: esso è pertanto legato sia allo sviluppo della tecnologia sia a quello della società che lo ha espresso. La designazione

stato formato in seguito per influenza o sulla base del greco e delle lingue iraniche (cfr. A. Meillet, MSL 18, 1913, pp. 245-270 ed i lavori di G. Bolognesi sulle traduzioni armene di testi greci). Si tratterà di un fenomeno di convergenza o di conservazione di un fatto d'età indeuropea? La questione non mi sembra dirimibile con certezza: un argomento a favore potrebbe essere il nome di persona composto, fatto questo che alcuni studiosi hanno ascritto all'età ie. {ma vedi le critiche di E. Pulgram, « Lan­guage» 23, 1947, p. 189 e sgg.; id., ibd. 36, 1960, p. 198 e sgg.), ma data l'incertezza che regna sull'argomento (un breve «status questionum» in K. H. Schmidt, Die Komposition in Gallischen Personennamen, « ZKPh» 26, 1957, p. 39-42) si entre­rebbe in un circolo vizioso ~ un argomento a sostegno dell'altro - per cui conviene rimandare il giudizio.

56 Nonostante la deficienza della nostra documentazione, sono forse riconoscibili nel greco miceneo all'interno delle designazioni professionali due di queste coppie, pa-wo-ke *rçtl:\lfOPYE<; PY Aa 795 / we-re-ka-ra-ta *fEpYCXì..tl:'tii<; PY An 298,3 «operaio tuttofare» (pa-wo-ke è però femm.!) e * ku-na-ke-ta xwiiyÉ'tii<; PY Na 248 / a-ke-re-mo àYPEIlW\I KN Vf 838 « cacciatore ». Altre, molto meno chiare, sono qui trascurate.

Page 15: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

Nomi di mestiere micenei 29

professionale permette talora di gettar luce su questi svolgimenti. Valga come esempio la parola germanica per indicare il « fabbro », ags. smip, aat. smid etc. L'analisi etimologica permette di riconoscere in queste parole una radice * sméi- il cui senso non ha niente a che fare con il metallo, e che significa «lavorare il legno » (dr. gr. 0'(.10 .. 1') «coltello da intaglio ») 01. Questa con­statazione ci permette di interpretare la storia del 'termine nella seguente maniera: il significato originario del germanico * smipaz era quello di lavora­tore del legno, passato poi a designare l'artigiano in generale, questo in un momento in cui la lavorazione del legno conservava la sua importanza prima­ria. L'avvento della metallurgia fece si che l'artigiano più importante non fosse più il carpentiere ma il fabbro 59 e quindi si crearono termini ridetermi­nati come goto aiza-smipa e nord. iiirn-smù1r, termini nei quali la composi­zione serviva ad evitare confusioni ancora possibili, finché più tardi ancora smip designò sic et simpliciter il fabbro.

In altri casi la designazione professionale può scomparire: ciò dipende o dal mutare di situazioni sociali (si pensi al progressivo scomparire dell'itaI. carrettiere) o dal prevalere di nuove forme lessicali. Per quest'ultimo caso ricordiamo il nome miceneo del costruttore di ruote, *&.ph(.10'tEVC; (cfr. PY Ea 421, 809, dove sono ricordati tali artigiani definiti ÀCXFCXYÉO'LOL), termine che deriva dal tema del nome liph(.1o che in miceneo significa « ruota» (cfr. PY An 1282,1 etc.). L'innovazione liph(.1o (lett. «ciò che si adatta, ciò che si connette»), anche se basata su materiale morfologico e lessicale ereditato, di fronte al più antico xvxÀoc; (attestatoci indirettamente dall'antroponimo ku-ke-re-u PY In 845,12 KUXÀEVC;), era con tutta probabilità giustificata dalla comparsa della ruota a raggi a lato de1la più antica ruota piena in se­guito all'avvento sulle rive del Mediterraneo del leggero cocchio da guerra 60.

Nel greco omerico invece il termine lip(.1cx venne a designare, per un pro­cess() semantico molto comune, il carro stesso e ciò comportò come conse­guenza la scomparsa dell' antico * &.ph(.10'tEVC; sostituito da *'tpoxo'l'toL6C; 61.

La presenza di determinate situazioni sociali fa pure sentire il suo peso nella documentazione dei nomi di mestiere micenei e diventa chiarissima se si opera un confronto con le designazioni d'età storica: specialmente tenendo conto della parzialità della nostra documentazione, acquista un notevole signi-

01 Cfr. J. Pokorny, Indogerm. Etym. Worterb. p. 968. 58 Tale significato è conservato dall'a. nord. smiiJr. 59 Per !'importanza sociale e religiosa dei fabbri cfr. Forbes, Studies in Ancient

Technology, voI. VIII, 1964, pp. 52-97. 60 Da ricordare a questo proposito l'innovazione i-qi-;a ex. gr. rn Sd 4408 *t""F€a.

rispetto all'antico wo-ka *FoXa. ex. gr. PY Sa 487. 61 Il termine 't'poxo7to~6C; non è attestato: lo si ricava però agevolmente dal verbo

't'POX07tO~Éw cfr. H . Bliimner, Tecbnologie und Terminologie der Gewerbe und Kunste bei Griechen und Romern, Leipzig 1879, voI. II, p. 324.

Page 16: NOTE PRELIMINARI ALLO STUDIO DEI NOMI DI MESTIERE …

30 Franco Crevatin

ficato la varietà dei mestien attestati per la pastonzla e l'allevamento del bestiame (ai-ki-pa-ta, *i-po-po-qo, o-wi-de-ta, ai-ki-de-ta, po-me, qo-u-ko-ro, qo-{u- )qo-ta, su-qo-ta, wo-we-u, *ze-u-ke-u) , nomi affiancati da una serie di antroponimi che testimoniano un vivo interesse per questa attività (dr. ex. gr. e-pe-ke-u 'E1tELYEUe;).

Nel momento quindi in cui nuove situazioni storiche diminuirono l'im­portanza di questa attività, o per lo meno ne dettero maggiore alle altre, ne risultò conseguentemente un impoverimento graduale anche del suo lessico e del numero delle sue specializzazioni. Il fatto quindi che sopra si notava, che cioè moltissimi nomi di mestiere micenei sono senza continuatori nel greco classico, rientra nella dinamica della lingua e della designazione profes­sionale come fatto linguistico e sociale.

Anche per i nomi che sopravvivono nel greco del primo millennio esiste una problematica particolare. Ciò è maggiormente evidente se si prendono in considerazione i nomi di carica: al ÀllpC1.yÉ.'tde; e *'tEÀ.É.CT'tde; micenei fanno riscontro il ).,dyÉ'tde; pindarico ed il "t'E).,ECT"t'a. di alcune iscrizioni dell'Elide, ma nel primo caso si tratta di una conservazione lessicale senza alcuna conti­nuità dal punto di vista delle istituzioni mentre nel secondo 'tE).,ECT't& sembra piuttosto un titolo onorifico che una carica vera e propria.

Tornando ai nomi di mestiere, ci si potrebbe legittimamente chiedere se, per es., il xuvdyÉ"t'de; miceneo non sia qualcosa di leggermente diverso dal xwiiyÉ."t'èl.e; classico: la cosa è in linea teorica possibile, ma non mi sembra tuttavia molto probabile. La documentazione sinora in nostro possesso per­mette di ritenere, anche se non lo garantisce tout court, che i significati dei nomi di mestiere micenei sopravvissuti in età classica non abbiano subito variazioni ,rilevanti.