notiziario informativo novembre 2009 la casa sull’albero

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Cari amici, ben ritrovati! Siamo qui per presentare il lavoro di una ricerca che abbiamo condotto in questo periodo sull’adultità. Nell’esperienza educativa della comunità Alibandus, a fianco della quale opera l’Asso- ciazione “La Casa sull’Albero”, ci sono ragazzi che si avvicinano e che compiono diciotto anni. Il tema del loro diventare grandi è molto importante nelle riflessio- ni che educatori e famiglie della nostra rete solidale si ritrovano a condividere, affrontando nella quotidianità il senso del loro percorso: dalla richiesta di maggiore libertà, al doversi assumere delle responsabilità legate alla loro storia. Nello stile della Casa sull’Albero abbiamo voluto creare un confronto, allargando le nostre riflessioni ad adulti, famiglie, giovani, persone significative del nostro terri- torio, per rispondere alla domanda “Quando i figli di- ventano grandi?” Questo giornalino lo dedichiamo quindi a questo tema Adultità, quando i figli diventano grandi Bassano d/G. via Gobbi 8 - tel 327 4689994 - distribuzione gratuita Notiziario informativo Novembre 2009 La Casa Sull’Albero La Casa Sull’Albero Associazione di cittadini in crescita che ci tocca tutti, nella speranza che sia “una rampa di lancio” per la discussione di questo argomento, dal nome del gruppo di famiglie che hanno lavorato al pro- getto, grazie al finanziamento del Piano Infanzia Adole- scenza e Famiglie dei 28 Comuni. Speriamo infatti che la discussione possa camminare, oltre all’incontro del 28 novembre, sulle vostre gambe, con le vostre idee, e per chi lo desiderasse anche contattandoci per ricevere il documento con le risposte che potranno accompagnare lo scambio di ulteriori riflessioni. Vi ricordo inoltre che mercoledì 2 dicembre alle ore 20.45 presso la Biblioteca civica di Molvena proporre- mo il secondo incontro informativo sul tema del Gruppo di Acquisto Solidale sul fotovoltaico in collaborazione con le associazioni AriaNova e NovaSostenibile. Per la buona riuscita dell’evento vi chiediamo di iscriver- vi all’indirizzo mail [email protected] oppure chiamare Alessandro al 3495134931. Un affettuoso saluto! Claudia Battaglia Presidente dell’Associazione “La Casa sull’Albero” Associazione di cittadini in crescita

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Page 1: Notiziario informativo Novembre 2009 La Casa Sull’Albero

Cari amici, ben ritrovati! Siamo qui per presentare il lavoro di una ricerca che abbiamo condotto in questo periodo sull’adultità. Nell’esperienza educativa della comunità Alibandus, a fianco della quale opera l’Asso-ciazione “La Casa sull’Albero”, ci sono ragazzi che si avvicinano e che compiono diciotto anni. Il tema del loro diventare grandi è molto importante nelle riflessio-ni che educatori e famiglie della nostra rete solidale si ritrovano a condividere, affrontando nella quotidianità il senso del loro percorso: dalla richiesta di maggiore libertà, al doversi assumere delle responsabilità legate alla loro storia.Nello stile della Casa sull’Albero abbiamo voluto creare un confronto, allargando le nostre riflessioni ad adulti, famiglie, giovani, persone significative del nostro terri-torio, per rispondere alla domanda “Quando i figli di-ventano grandi?”Questo giornalino lo dedichiamo quindi a questo tema

Adultità, quandoi figli diventano grandi

Bassano d/G. via Gobbi 8 - tel 327 4689994 - distribuzione gratuita

Notiziario informativo Novembre 2009

La Casa Sull’AlberoLa Casa Sull’AlberoAssociazione di cittadini in crescita

che ci tocca tutti, nella speranza che sia “una rampa di lancio” per la discussione di questo argomento, dal nome del gruppo di famiglie che hanno lavorato al pro-getto, grazie al finanziamento del Piano Infanzia Adole-scenza e Famiglie dei 28 Comuni. Speriamo infatti che la discussione possa camminare, oltre all’incontro del 28 novembre, sulle vostre gambe, con le vostre idee, e per chi lo desiderasse anche contattandoci per ricevere il documento con le risposte che potranno accompagnare lo scambio di ulteriori riflessioni.

Vi ricordo inoltre che mercoledì 2 dicembre alle ore 20.45 presso la Biblioteca civica di Molvena proporre-mo il secondo incontro informativo sul tema del Gruppo di Acquisto Solidale sul fotovoltaico in collaborazione con le associazioni AriaNova e NovaSostenibile. Per la buona riuscita dell’evento vi chiediamo di iscriver-vi all’indirizzo mail [email protected] oppure chiamare Alessandro al 3495134931.

Un affettuoso saluto! Claudia BattagliaPresidente dell’Associazione “La Casa sull’Albero”

Associazione di cittadini in crescita

Page 2: Notiziario informativo Novembre 2009 La Casa Sull’Albero

Gli amici di “La casa sull’albero” mi hanno chiesto di scrivere due parole sulla “Adultità”, e non vi nascondo l’imbarazzo perchè non mi sembra un compito così fa-cile, oggi, guardando in faccia la realtà. Tra l’altro do-vrei affermare, non senza sofferenza, che è sempre più difficile trovare degli adulti “significativi”, perchè essere adulti significa soprattutto aver raggiunto o tendere con tutte le forze ad una maturità umana, qualitativamente buona e ciò comporta aver maturato un atteggiamento di forte responsabilità verso se stessi, l’altro, gli altri tutti, la storia e la stessa creazione. Ciò dipende da molteplici fattori molti dei quali sottostanno ad un unico denomina-tore: l’educazione, cioè l’aver incontrato degli educatori di “spessore” a cominciare dalla propria famiglia, per poi passare alla scuola, alle varie agenzie educative e, perchè no, alla Chiesa stessa. L’educazione dovrebbe aiutare una persona a formarsi una consistente “spina dorsale” che la possa tenere ritta, avendo maturato una adesione ai va-lori che, tutti, sono spirituali. I valori, tradotti, diventano scelte, atteggiamenti di vita, comportamenti, prese di po-sizione che rendono la persona credibile. Oggi abbiamo giovani adulti di una estrema fragilità di fronte all’assun-zione di impegni, di responsabilità che chiedono dedizio-ne totale, che non si pieghi davanti alla complessità, alla difficoltà, alla crisi e perfino ai fallimenti. L’adulto lo si matura tale non proteggendo ad ogni costo il bambino, l’adolescente, il giovane, magari tenendolo sotto una cap-pa di vetro, risparmiandogli di incontrare difficoltà e sfide … piuttosto lo si accompagna, rendendolo consapevole che c’è chi lo ama e lo aiuta ad avere un quadro di riferi-mento. L’accompagnamento parentale è bene segnato da una espressione evangelica: “lui deve crescere, io invece diminuire”. E’ un compito difficile diventare adulti ma anche esaltante … Tra l’altro adultità dice anche stabilità ed oggi, socialmente, tutto è liquido, in trasformazione, in cambiamento, precario. Adultità è consapevolezza di vivere delle appartenenze, delle relazioni affettive suffi-cientemente stabili. Adultità è aver maturato l’accettazio-ne di una serie di regole che aiutano la persona a rendere il vivere sociale rispettoso della dignità dell’uomo. Adultità significa anche avere in sé una immagine positiva dell’uo-mo, nonostante i suoi mali. Adultità comporta pure avere un sano umorismo verso i propri difetti e limiti così da non prendersi eccessivamente sul serio. Adultità è anche avere quella autonomia economica che permette di gesti-re al meglio la vita senza dover dipendere dalla famiglia di origine. Adultità è un compito mai compiuto, al quale mettere mano fin dall’infanzia, là dove i legami affettivi ed educativi pongono le premesse per la formazione di una personalità libera e responsabile oppure sempre con-dizionata, fragile e dipendente.

Diventare adulti è sempre stato, e sempre sarà, un compito impegnativo, a noi sembra, però, che oggi si frappongano ostacoli precisi. Oltre alle nostre difficoltà, infatti, dob-biamo affrontare impedimenti che dipendono dal mondo adulto. Spesso i genitori faticano a lasciarci arrangiare, a far sì che ci assumiamo delle responsabilità, a volte si comportano in modo decisamente iperprotettivo e non ci aiutano a sviluppare intraprendenza e coraggio indispen-sabili per “diventare grandi”.Anche il mercato del lavoro è un freno notevole nel nostro percorso di crescita, non solo perché faremo in tempo ad invecchiare prima di poter essere indipendenti economi-camente, ma anche perché la ristrettezza di prospettive ci impedisce di sviluppare un progetto di vita.

La storia della Casa sull’Albero sta muovendo i suoi pic-coli, ma decisi passi e anche questa volta, ad un anno dal-lo spettacolo “Telefonami tra vent’anni”, siamo riusciti a produrre una riflessione che ci sta interessando molto e ci spinge a cercare risposte alle domande educative che la ricerca stessa suscita. Il tema dell’adultità, ovvero di “Quando i figli diventano grandi?” ci riguarda da vicino. Le persone che con noi hanno scritto questo numero del giornalino, insieme a tutte quelle che hanno risposto ai questionari (26 adulti, 15 “fotografi”, ovvero persone che per lavoro sono a contatto con i giovani e 725 giovani dai diciassette ai vent’anni) testimoniano quanto questa do-manda faccia parte del nostro vivere. E il nostro vivere è condizionato da quanto riusciamo ad assumerci le respon-sabilità del divenire sempre un po’ più grandi, a partire da quando siamo piccini. Non è un’impresa facile, molti adulti che hanno risposto ci hanno detto della loro difficoltà ad essere educatori, a sapere che cosa sia meglio fare per i propri figli e so-prattutto hanno detto che non hanno momenti nei quali confrontarsi con altri su questi temi. È interessante che sia stata fatta una lunga lista di proposte di questioni per i giovani, alle quali gli adulti collaborerebbero per un percorso educativo di crescita verso l’adultità. Ciò che si mette in gioco è la credibilità degli adulti stessi. Sì perché ciò che abbiamo rilevato dalle interviste è che, se da un lato i buoni propositi di educare alla responsabilità, all’au-tonomia, al rispetto del bene comune ci sono, il risultato è che la maggior parte dei giovani ha risposto che prendersi le responsabilità o temere di essere perseguiti penalmen-te sono i timori forti che essi hanno al compimento dei diciotto anni. Dal canto loro, poi, i “fotografi” ci hanno fatto notare è che i giovani sono iper protetti da mamme e papà onnipresenti e le storie che ci hanno raccontato, che troverete nel documento, lo testimoniano. Ci sembra che mammismo e papismo siano una gran brutta cosa e ce lo dicono anche gli studenti che hanno scritto per noi l’ar-ticolo qui a fianco. Allora diventa inevitabile porre come questione educativa sulla quale lavorare, quella della re-sponsabilità, che è nodo che ci mette paura, ma è che è tempo di cominciare a sviscerare, a partire proprio da un lavoro fatto con gli adulti. Ci sembra il momento, in que-sta precisa situazione storica, dove ci accompagnano mol-ti segnali di crisi non solo economica, ma culturale, etica, sociale nel nostro paese, di fare la conta: chi degli adulti c’è, si interroga, anche se finora l’ha fatto da solo, batta un colpo e si faccia avanti! Educare passa per i fatti, per i gesti della quotidianità e tutti ne siamo capaci. Non esiste una scuola vera e propria, ma un sapere che si passa l’uno l’altro e che trova la sua efficacia proprio perché è raccon-tato, si è fatto vicino agli altri, come ha fatto Guido Tallo-

di don Paolo Traverso, Parrocchia di S. Croce

Quanto è difficileessere adulti

ne nel suo intervento. Quanti genitori che ci leggono ora potrebbero scrivere un episodio simile e una riflessione che hanno fatto tenendo per mano o guardando il proprio figlio? Gli adulti hanno dunque bisogno di confrontarsi e i giovani di essere riconosciuti. Ci sembra che ci sia aperta una questione legata alla convivenza. Noi siamo in un contesto e troviamo senso perché ci confrontiamo; si cresce perché si viene riconosciuti e si ha la possibilità di sperimentarsi nel contesto in cui si vive. Crediamo sia la pista da percorrere per uscire dalle paure che la solitudine, in questi anni, dove il benessere ci ha fatto credere di po-ter bastare a noi stessi, rischia di opprimerci e di lasciarci nell’insicurezza totale di non capire più chi siamo e che cosa stiamo facendo. Il problema che si apre è quello del futuro, di quanto crediamo nelle radici che abbiamo dato ai nostri ragazzi e di quanto desideriamo che facciano bat-tere le loro ali.I figli non si crescono da soli come famiglia: ci è stato confermato anche nella ricerca. Orgogliosi che questo sia condiviso: “Ci vuole tutta una città per far crescere un bambino”. È l’intera collettività che si deve occupare dell’educazione dei figli propri, di quelli degli altri e del fatto che questi possano sperimentare occasioni concre-te per diventare grandi. La famiglia si sta allargando ai vari ambiti di convivenza, alle nuove culture presenti nei nostri territori e c’è bisogno di rifondare uno stile di vita che comprenda l’educare in testa ad ogni azione. Il nostro paese sta invecchiando e i giovani rischiano di vivere con una cappa sopra alle loro idee proprio per la pesantezza di chi li ha preceduti. Impegniamoci ad accompagnarli con la leggerezza di chi ha fiducia e speranza.

5 CSO Brocchi

Un compito impegnativodiventare grandi

di Marta Zonta, educatrice “La Casa sull’Albero”

I giovani hanno bisognodi essere riconosciuti

di Simone

Alcune delle tappeche aiutano a crescere

Credo che per il raggiungimento dell’adultità non ci sia un età o un periodo ben stabilito che lo definisce, ma una serie di fattori che ti fanno capire quando hai oltrepassato quel limite che ti porta ad essere “adulto”. Il mio passag-gio posso identificarlo nel momento in cui mi sono trova-to ad affrontare la vita con miei mezzi e senza dover ap-poggiarmi ogni volta ad altri, trovandomi un lavoro così da poter mantenermi (affitto, bollette, cibo, auto, ecc.). Il vivere nella “Casa sull’albero” mi ha dato l’opportu-nità di raggiungere a piccoli passi questo traguardo, fino a quando senza quasi nemmeno accorgermene, mi sono reso conto che sono diventato adulto. Penso che si diventi adulti quando si riescono a mettere in pratica nella vita di tutti i giorni gli insegnamenti e consigli ricevuti, e quindi capire che si hanno delle responsabilità e che i successi e i fallimenti riguardano solamente la propria persona e non devi rendere conto a nessuno, se non a te stesso.

“Lasciate tranquilliquelli che nascono.

Lasciate spazio perché possano vivere.Non preparate già tutto pensato.

Non leggete a tutti lo stesso libro.Lasciate che siano loro

a scoprire l’albae a dare un nome ai loro baci”.

di Pablo Neruda

Page 3: Notiziario informativo Novembre 2009 La Casa Sull’Albero

“Passiamo dai giardini, papà. La strada è più lunga e così possiamo chiacchierare di più.”. Mattia non lo ha mai nascosto: andare a scuola a piedi e con suo papà è – per lui – un vero e proprio momento di festa. Sempre rigorosamente per mano e ciascuno con il proprio peso: papà con la sua cartella nella mano sinistra; Mattia zai-no a spalle. E i patti sono chiari: è Mattia che decide le strade da percorrere (purché si arrivi a scuola in tempo) ed è sempre lui a scegliere l’argomento di conversazione per i pochi minuti del tragitto. È da qualche giorno che il tema prescelto frulla nella testa di Mattia. Ora, all’inizio del grande viale, può finalmente liberarlo. E l’attacco è solenne: “Papà, io da grande dirò ai miei bambini che ho fatto un’infanzia difficile.”. Papà non si scompone (a li-vello esterno), anche se una curiosità mista a inquietudine lo assale dentro. “È importante che tu dica ai tuoi bambini quello che ritieni giusto, Mattia. Ma spiegami una cosa: hai l’impressione di vivere una brutta infanzia?, replica il papà. “Assolutamente no, papà. Abbiamo l’acqua in casa, la luce elettrica, gli elettrodomestici, il riscaldamento in ogni stanza e persino due macchine”, prosegue Mattia. “E perché allora vuoi dire ai tuoi bambini che hai fatto un’in-fanzia difficile?”, domanda il papà con crescente imba-razzo e curiosità. La risposta di Mattia non si fa attende-re: “Mi piace tanto quando il nonno mi racconta di come lui ha superato le difficoltà di quando era piccolo come me. Tu lo sapevi che nonno non aveva la luce elettrica e che andava a letto con la candela? Non aveva nemmeno il bagno in casa e d’inverno moriva di freddo perché non aveva i termosifoni. L’altro giorno che mi hai lasciato dal nonno perché avevi quella riunione che finiva tardi, ab-biamo parlato fino all’ora di cena. Mi ha raccontato tutto. E ho deciso che anch’io dirò ai miei figli che da piccolo ho superato un mucchio di difficoltà e di problemi.”. Non c’è più molto tempo per il confronto. Il vociare dei com-pagni di Mattia rompe il momento magico del colloquio e riporta la conversazione alle ordinarie raccomandazioni: “Viene mamma a prenderti. Mi raccomando, stai bravo e a mensa mangia tutto. Ci vediamo stasera. Ciao Matti”. L’ingresso della scuola inghiotte Mattia e la sua manina che si sbraccia per formulare l’ultimo ciao, ma per il papà quel distacco è diverso dagli altri. Non riesce a pensare ad altro. Il messaggio è chiaro. Secco come un colpo di fucile. Mentre in troppi ci fanno credere che educare deve obbligatoriamente coincidere con il togliere le difficoltà ai “piccoli”, il nonno ha spiegato il suo segreto a Mattia (e, indirettamente al figlio-papà). Affrontare le difficoltà della vita (una dopo l’altra e senza mai scappare) e rac-contare come si sono vissuti questi momenti: è questo il

Il giornalino, d’ora in avanti, sarà inviato a casa solo ai sottoscrittori dell’associazione perciò, per chi fosse inte-ressato a conoscere o a rimanere in contatto con noi e non l’avesse fatto, può:- Scriverci all’indirizzo: La casa sull’albero, via Gobbi 8, 36061, Bassano del Grappa (VI)- Tramite mail: [email protected] Leggere il nostro periodico che troverete anche nel sito www.lacasasullalbero.org- Fare una donazione per iscrivervi alla nostra associazio-ne o per aiutarci a raggiungere gli scopi che ci siamo pre-fissati tramite c/c BANCOPOSTA codice IBAN: IT92 E076 0111 8000 0008 7391 967- Chiamare il numero: 327 4689994

Informazioni utili

segreto del diventare grandi e solo a queste condizioni puoi definirti adulto. Superare un ostacolo è diverso dal chiedere ad altri che ci venga tolto. Non solo: senza pro-ve e senza ostacoli da oltrepassare, come fai a sapere “se vali” e “quanto vali”; chi ti aiuta a capire se sei bravo; chi ti sostiene nella tua auto-stima. Ancora: racconto e Parola hanno senso e forza soltanto quando propongono prove superate. Forse per questo tanti adulti (anagraficamente parlando) si inventano difficoltà di ogni tipo da superare: perché sono consapevoli che stanno diventando “muti”, senza le vere parole della vita.Anche per questo Mattia vuole andare a scuola a piedi e con il suo zaino sulle spalle: perché nessuno gli rubi i racconti che da nonno dovrà fare ai nipoti. Perché nessu-no gli porti via le uniche e le sole possibilità che la vita gli concede per diventare realmente grande e adulto: le sue difficoltà da superare, “una dopo l’altra e senza mai scappare”.

di Guido Tallone, formatore del Gruppo Abele di Torino

«Papà, posso raccontaredi aver avuto anch’ioun’infanzia difficile?»

Il Progetto “Quando i figli di-ventano grandi?” è promosso dal gruppo di famiglie deno-minato “Rampa di Lancio” e dall’Associazione La Casa sull’Albero” ed è stato finanzia-to dal Piaf, piano per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia.