notiziario novembre 2014

48
NOTIZIARIO RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXIV NOVEMBRE 2014 La speranza del cuore

Upload: foundation-meeting-for-friendship-amongst-peoples

Post on 06-Apr-2016

220 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

La rivista trimestrale della Fondazione Meeting

TRANSCRIPT

Page 1: Notiziario novembre 2014

NOTIZIARIO

R IV IS TA DELL A FONDAZ IONE MEET ING PER L’AM IC I Z I A FR A I POPOL I ANNO XXXIVNOVEMBRE

2014

La speranzadel cuore

Page 2: Notiziario novembre 2014
Page 3: Notiziario novembre 2014

EDITORIALE

NOVEMBRE 2014 3

Per stupirsiancora

“Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”. Un verso del poeta

Mario Luzi darà il titolo alla prossima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Come il poeta, il Meeting vuole interpellare il cuore dell’uomo, scoprendo in esso l’esperienza

di una mancanza che, con la sua forza travolgente, come l’acqua che fuoriesce da una diga che

si rompe, lo inonda. Ma qual è l’origine di questa mancanza? Da dove viene? È un difetto o

può essere una risorsa?

Non affrontare queste domande produce un impoverimento della persona: la riduzione

del desiderio, “l’incurante superficialità o la confusione senza speranza o la ripetizione

compiacente di «verità» diventate vuote e trite”, come dice Hannah Arendt, l’indifferenza

nei confronti degli altri, la paradossale solitudine dentro

ad un mondo iper-tecnologico e sempre connesso, la

sensazione di soffocare perché le circostanze e i fatti della

vita diventano una prigione, una sorta di bunker da cui

non si riesce ad uscire.

L’arte, la musica, la poesia, espressioni cui il Meeting di

quest’anno porrà particolare attenzione, rappresentano

da sempre la testimonianza di quella irriducibile mancanza che alberga nel cuore dell’uomo,

ma al tempo stesso esprimono quel grido e quella scintilla di nostalgia capaci di suscitare il

desiderio dell’eterno. Provocati e commossi di fronte alla mancanza che riconosciamo in noi

e in tutti gli uomini, proveremo ad osservare i diversi campi del vivere (scienza, e biologia in

particolare, diritto, filosofia, economia, politica), documentando come ogni riduzione dell’io,

anche se inconsapevole, influenza la vita concreta e reale di tutti i giorni.

Al tempo stesso ci metteremo sulle tracce di uomini che proprio a partire da qualcosa che

manca alla loro vita non si stancano di cercare, intraprendere ed incontrare. Ma è ancora

possibile per ciascuno di noi un imprevisto, un piccolo bagliore, in grado di fare riemergere un

cuore vivo, capace di affezione e di amore, finalmente presente a se stesso e libero di fronte alla

realtà? Dove incrociare lo sguardo di qualcuno che sappia ancora stupirsi e lasciarsi cambiare

da ciò che accade?

Solo accettando la sfida di questa possibilità vale ancora la pena realizzare il Meeting e

parteciparvi.

SULLE TRACCE DI UOMINI

CHE NON SI STANCANO DI

CERCARE, INTRAPRENDERE

ED INCONTRARE.

Page 4: Notiziario novembre 2014
Page 5: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 2014

Anno XXXIV - N. 4, Novembre 2014Questo numero è stato chiuso il 27/11/2014

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli

Autorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE: Stefano Pichi SermolliREDAZIONE: Vanni Casadei, Erika Elleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna Menghi, Daniela SchettiniFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: R&S&C - ModenaSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:

Via Flaminia, 18-20 - C.P. 106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting)Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

EDITORIALEPer stupirsi ancora

VERSO LE PERIFERIELa benedizione di Papa Francesco 6

IN - MOSTRA 2014Quel che ho visto in mostradi Erika Elleri

18

Un fascino per me di Luca Lodovico

22

LIBRO MEETINGLa potenza del desideriodi Emilia Guarnieri

28

VILLAGGIO RAGAZZIGuardando il volto di un santodi Erika Elleri

37

Community Meeting 45

Le periferie non sono lontane di Giorgio Napolitano

11

INCONTRINon arrenderti prima del miracolo di Maria Acqua Simi

12

SPETTACOLI 2014Grazie al cielo c’è il Meeting di Otello Cenci

24

APPROFONDIMENTIGiovane, forte e liberodi Rosanna Menghi

40

UN LUOGO D’INCONTRODalla fine del mondo di Erika Elleri

Un Meeting di svolta, di ripartenza di Stefano Pichi Sermolli

30

34

SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

3

È GIUNTO IL MOMENTO DI ABBANDONARE L’IDEA DI UN’EUROPA IMPAURITA E PIEGATA SU SE STESSA PER SUSCITARE E PROMUOVERE L’EUROPA PROTAGONISTA, PORTATRICE DI SCIENZA,

DI ARTE, DI MUSICA, DI VALORI UMANI E ANCHE DI FEDE. [PAPA FRANCESCO]

In copertina:

Un’immagine della mostra “Explorers”

NOTIZIARIO

Page 6: Notiziario novembre 2014

VERSO LE PERIFERIE

NOVEMBRE 20146

Page 7: Notiziario novembre 2014

In occasione della 35.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, il Santo Padre Francesco ha inviato al Vescovo Mons. Lambiasi, tramite il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Messaggio che riportiamo di seguito.

Eccellenza Reverendissima,

In occasione del XXXV Meeting per

l’amicizia tra i popoli, sono lieto di

far giungere a Lei, agli organizza-

tori, ai volontari e a quanti vi partecipe-

ranno il cordiale saluto e la benedizione

di Sua Santità Papa Francesco, insieme

col mio personale auspicio di ogni bene

per questa importante iniziativa.

Le periferie

Il tema scelto per quest’anno – Verso le

periferie del mondo e dell ’esistenza – rie-

cheggia una costante sollecitudine del

Santo Padre. Fin dal suo episcopato a

Buenos Aires, Egli si rese conto che le

“periferie” non sono soltanto luoghi, ma

anche e soprattutto persone, come disse

nel Suo intervento durante le Congre-

gazioni generali prima del Conclave:

«la Chiesa è chiamata ad uscire da se

stessa e ad andare verso le periferie,

non solo quelle geografiche, ma anche

quelle esistenziali: quelle del mistero

del peccato, del dolore, dell’ingiustizia,

quelle dell’ignoranza e dell’assenza di

fede, quelle del pensiero, quelle di ogni

forma di miseria» (9 marzo 2013).

Perciò Papa Francesco ringrazia i re-

sponsabili del Meeting di avere accol-

to e diffuso il Suo invito a camminare

in questa prospettiva. Una Chiesa “in

uscita” è l’unica possibile secondo il

Vangelo; lo dimostra la vita di Gesù,

che andava di villaggio in villaggio an-

nunciando il Regno di Dio e mandava

davanti a sé i suoi discepoli. Per questo

il Padre lo aveva mandato nel mondo.

Il destino non ci ha abbandonati

Il destino non ha lasciato solo l’uomo

è la seconda parte del tema del Mee-

ting: un’espressione del servo di Dio

Don Luigi Giussani che ci ricorda che

il Signore non ci ha abbandonati a noi

stessi, non si è dimenticato di noi. Nei

tempi antichi ha scelto un uomo, Abra-

mo, e lo ha messo in cammino verso la

terra che gli aveva promesso. E nella

pienezza dei tempi ha scelto una gio-

vane donna, la Vergine Maria, per farsi

carne e venire ad abitare in mezzo a noi.

La benedizionedi Papa Francesco

>

VERSO LE PERIFERIE

NOVEMBRE 2014 7

Page 8: Notiziario novembre 2014

VERSO LE PERIFERIE

NOVEMBRE 20148

Nazareth era davvero un villaggio insignifi-

cante, una “periferia” sul piano sia politico

che religioso; ma proprio là Dio ha guardato,

per portare a compimento il suo disegno di

misericordia e di fedeltà.

Il suo centro in Gesù Cristo

Il cristiano non ha paura di decentrarsi, di

andare verso le periferie, perché ha il suo cen-

tro in Gesù Cristo. Egli ci libera dalla paura;

in sua compagnia possiamo avanzare sicuri

in qualunque luogo, anche attraverso i mo-

menti bui della vita, sapendo che, dovunque

andiamo, sempre il Signore ci precede con la

sua grazia, e la nostra gioia è condividere con

gli altri la buona notizia che Lui è con noi. I

discepoli di Gesù, dopo aver compiuto una

missione, ritornarono entusiasti per i successi

ottenuti. Ma Gesù disse loro: «Non rallegra-

tevi però perché i demoni si sottomettono

a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri

nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20-21).

Non siamo noi a salvare il mondo, è solo Dio

che lo salva.

La Chiesa cresce per attrazione

Gli uomini e le donne del nostro tempo cor-

rono il grande rischio di vivere una tristez-

za individualista, isolata anche in mezzo a

una quantità di beni di consumo, dai quali

comunque tanti restano esclusi. Spesso pre-

valgono stili di vita che inducono a porre la

propria speranza in sicurezze economiche o

nel potere o nel successo puramente terreno.

Anche i cristiani corrono questo rischio. «È

evidente – afferma il Santo Padre – che in al-

cuni luoghi si è prodotta una “desertificazio-

ne” spirituale, frutto del progetto di società

che vogliono costruirsi senza Dio» (Esort.

ap. Evangelii gaudium, 86). Ma questo non

ci deve scoraggiare, come ci ricordava Bene-

detto XVI inaugurando l’Anno della fede:

«Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò

che è essenziale per vivere; così nel mondo

contemporaneo sono innumerevoli i segni,

spesso manifestati in forma implicita o nega-

tiva, della sete di Dio, del senso ultimo della

vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di

persone di fede che, con la loro stessa vita,

indichino la via verso la Terra promessa e

così tengono viva la speranza» (Omelia nel-

la Santa Messa di apertura dell’Anno della

fede, 11 ottobre 2012).

Papa Francesco invita a collaborare, anche

con il Meeting per l’amicizia tra i popoli, a

questo ritorno all’essenziale, che è il Vangelo

di Gesù Cristo. «I cristiani hanno il dovere

di annunciarlo senza escludere nessuno, non

come chi impone un nuovo obbligo, bensì

come chi condivide una gioia, segnala un

orizzonte bello, offre un banchetto desidera-

bile. La Chiesa non cresce per proselitismo

ma “per attrazione”» (Evangelii gaudium,

14), cioè «attraverso una testimonianza per-

sonale, un racconto, un gesto, o la forma che

lo stesso Spirito Santo può suscitare in una

circostanza concreta» (ibid., 128).

Due attenzioni particolari

Il Santo Padre indica ai responsabili e ai

partecipanti al Meeting due attenzioni par-

ticolari.

Anzitutto, invita a non perdere mai il contat-

to con la realtà, anzi, ad essere amanti della

realtà. Anche questo è parte della testimo-

nianza cristiana: in presenza di una cultura

La benedizione di Papa Francesco durante l’Angelus.

Page 9: Notiziario novembre 2014

VERSO LE PERIFERIE

NOVEMBRE 2014 9

dominante che mette al primo posto l’ap-

parenza, ciò che è superficiale e provvisorio,

la sfida è scegliere e amare la realtà. Don

Giussani lo ha lasciato in eredità come pro-

gramma di vita, quando affermava: «L’unica

condizione per essere sempre e veramente

religiosi è vivere sempre intensamente il re-

ale. La formula dell’itinerario al significato

della realtà è quella di vivere il reale senza

preclusioni, cioè senza rinnegare e dimenti-

care nulla. Non sarebbe infatti umano, cioè

ragionevole, considerare l’esperienza limita-

tamente alla sua superficie, alla cresta della

sua onda, senza scendere nel profondo del

suo moto» (Il senso religioso, p. 150).

Inoltre, invita a tenere sempre lo sguardo

fisso sull’essenziale. I problemi più gravi, in-

fatti, sorgono quando il messaggio cristiano

viene identificato con aspetti secondari che

non esprimono il cuore dell’annuncio. In un

mondo nel quale, dopo duemila anni, Gesù

è tornato ad essere uno sconosciuto in tanti

Paesi anche dell’Occidente, «conviene essere

realisti e non dare per scontato che i nostri

interlocutori conoscano lo sfondo completo

di ciò che diciamo o che possano collegare il

nostro discorso con il nucleo essenziale del

Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e

attrattiva» (Evangelii gaudium, 34)

Comunicare la perenne novità del

Cristianesimo

Per questo, un mondo in così rapida trasfor-

mazione chiede ai cristiani di essere disponi-

bili a cercare forme o modi per comunicare

con un linguaggio comprensibile la perenne

novità del Cristianesimo. Anche in questo

occorre essere realisti. «Molte volte è meglio

rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà

per guardare negli occhi e ascoltare, o rinun-

ciare alle urgenze per accompagnare chi è

rimasto al bordo della strada» (ibid., 46).

Testimoniare che Dio non lascia soli i

suoi Figli

Sua Santità offre queste riflessioni come

contributo alla settimana del Meeting, a tutti

coloro che vi parteciperanno, in particolare

ai responsabili, agli organizzatori e ai relatori

che giungeranno dalle periferie del mondo e

dell’esistenza per testimoniare che Dio Padre

non lascia soli i suoi figli. Il Papa auspica che

tanti possano rivivere l’esperienza dei primi

discepoli di Gesù, i quali, incontrandolo sulla

riva del Giordano, si sentirono domandare:

«Che cosa cercate?». Possa questa domanda

di Gesù accompagnare sempre il cammino

di quanti visitano il Meeting per l’amicizia tra

i popoli. Mentre chiede di pregare per Lui e

per il Suo ministero, Papa Francesco invoca

la materna protezione della Vergine Madre e

di cuore invia a Vostra Eccellenza e all’intera

comunità del Meeting la Benedizione

Apostolica.

Nel pregare Vostra Eccellenza di assicurare

anche il mio personale augurio, profitto

della circostanza per confermarmi con

sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza

Vostra Rev.ma.

dev.mo Pietro Card. Parolin

A Sua Eccellenza Reverendissima

Mons. FRANCESCO LAMBIASI

Vescovo di Rimini

Page 10: Notiziario novembre 2014
Page 11: Notiziario novembre 2014

VERSO LE PERIFERIE

NOVEMBRE 2014 11

D esidero rivolgere i miei saluti

più cordiali a tutti i partecipanti

alla xxxv edizione del Meeting

per l’amicizia fra i popoli 2014.

Il tema scelto per questa edizione “Ver-

so le periferie del mondo e dell’esisten-

za. Il destino non ha lasciato solo l’uo-

mo” è di scottante attualità.

Le drammatiche vicende irachene e

siriane, le angosciose condizioni in cui

versa la Striscia di Gaza per effetto del

conflitto tra Hamas e Israele, la situa-

zione estremamente critica della Libia,

gli scontri armati in Ucraina e le tensio-

ni nei rapporti con la Russia, i focolai

di contrapposizione che si moltiplicano

ovunque nel mondo e la connessa tra-

gedia delle migrazioni di massa sono

le manifestazioni più dolorose e acute

Il messaggio che il presidente Giorgio Napolitano ha inviato al Meeting scorso.

Le periferienon sono lontane

Il presidente Giorgio Napolitano durante la sua visita al Meeting del 2011.

della complessità e della fragilità del

quadro internazionale.

E angoscioso è il dramma silenzioso di

chi ancora oggi vede calpestati i propri

diritti, di chi ha smarrito ogni speranza

e di quanti vivono ancora in condizioni

di indigenza e povertà e faticano a co-

struire un futuro di serenità per sé stessi

e per le proprie famiglie.

Le “periferie” non sono lontane, fanno

anzi parte del nostro mondo e del no-

stro vissuto, e le tragedie che si verifica-

no quotidianamente in molte parti del

pianeta ci riguardano da vicino.

Esse non possono e non devono con-

sumarsi senza risvegliare la nostra co-

scienza e la nostra attenzione, senza

suscitare il nostro coinvolgimento emo-

tivo e morale. devono anzi essere forte

monito e stimolo ad agire per una coe-

sione nuova della comunità internazio-

nale e, in primis, per il consolidamento

dell’Unione Europea intesa come ba-

luardo di democrazia, libertà e giustizia.

In questo contesto, dominante è la dimen-

sione umana dei drammi che affliggono il

mondo d’oggi.

L’uomo non è d’altronde solo. è parte di

una realtà in cui l’interazione con gli altri

e il confronto con la diversità devono es-

sere fonte di ispirazione e di ricchezza per

il superamento di fatali contrasti.

Con questo spirito, nella certezza che dai

lavori dei prossimi giorni emergeranno

indicazioni e riflessioni lungimiranti e

valide, formulo i più fervidi auguri di suc-

cesso per i lavori del Meeting, che seguirò

con sempre viva attenzione.

di Giorgio Napolitano

Page 12: Notiziario novembre 2014

INCONTRI

NOVEMBRE 201412

INCONTRI

NOVEMBRE 201412

Page 13: Notiziario novembre 2014

INCONTRI

NOVEMBRE 2014 13

Non arrendertiprima del miracolodi Maria Acqua Simi

Come rispondere alla situazione attuale che vede l’emergere di nuovi gruppi estremisti in Nigeria, Somalia, Libia o Sahel, o l’avanzata dello Stato islamico in Siria e Iraq? Di cosa c’è bisogno oggi?

Dice un antico proverbio arabo, caro sia ai cristiani sia ai mu-sulmani: «Non arrenderti, ri-

schieresti di farlo un’ora prima del mira-colo». E mai come oggi, in tutto il nostro mondo martoriato dall’emergere di nuovi gruppi estremisti in Nigeria, Somalia, Libia o Sahel, dall’avanzata dello Stato islamico in Siria e Iraq (un fenomeno che interessa tristemente anche l’Europa, con centinaia di persone partite per combat-tere nell’ISIS) beh ecco… mai come oggi c’è bisogno di questo miracolo. Un mira-colo che non piova dal cielo, improvviso come un fulmine. Ma un miracolo chiesto al cielo, che sia reso possibile dalla buo-na volontà di molti, a diversi livelli. Una soluzione serve in fretta, soprattutto per

quei milioni di cristiani perseguitati in tutto il globo. Allo scorso Meeting di Ri-mini lo hanno testimoniato in molti. A partire dal Custode di Terrasanta, padre PierBattista Pizzaballa, che ha aperto l’edizione appena passata del Meeting. E lo ha fatto dicendo che non sono le mere analisi politiche o sociali ad accompagna-re un cammino di pacificazione. Piutto-sto, "il potere del cuore". «Credo che sia un errore limitarsi a una professionale analisi politica, sociale e storica di quanto sta avvenendo senza uno sguardo religio-so, redento, che aiuti a leggere e interpre-tare gli eventi senza tuttavia lasciarsene travolgere. I due ambiti sono necessari l’uno all’altro. Abbiamo bisogno di esper-ti che ci aiutino a comprendere i radicali

cambiamenti a cui stiamo assistendo dal punto di vista politico, economico e so-ciale. Ma abbiamo anche bisogno di uno sguardo alto, ampio, libero da paure e complessi».

La crisi in Medio OrienteUna delle aree più colpite dalle persecu-zioni è infatti quella mediorientale. Sono le storie raccontate nei bellissimi repor-tage proposti al Meeting dal giornalista e inviato di guerra Gian Micalessin. Il dramma di quelle terre lo ha evidenziato bene, ancora una volta, padre Pizzabal-la nel suo intervento, quando spiegava: «Egitto, Israele e Palestina, Libia, e so-prattutto Siria e Iraq sono al centro di un profondo cambiamento dalle ancora >

INCONTRI

NOVEMBRE 2014 13

Page 14: Notiziario novembre 2014

www.federlegnoarredo.it

Fatti spingere dalla curiosità. Lasciati affascinare

dall’esperienza.Comunica la tua passione.

Svela la tua storia. Questo è il Made in Italy.

Questo siamo noi.Grazie a tutti coloro che abbiamo incontrato durante il Meeting.

FederlegnoArredo ti aspetta al Meeting 2015.

Un pezzo di legno non è solo un pezzo di legno

Page 15: Notiziario novembre 2014

INCONTRI

NOVEMBRE 2014 15

Da sinistra: Domenico Quirico, S. Ecc. Mons. Shlemon Warduni, Monica Maggioni, S. Ecc. Mons. Ignatius Kaigama e Paul Bhatti.

>

stabilità che per quarant’anni aveva ca-

ratterizzato i rapporti (o non-rapporti) in

questi Paesi è definitivamente conclusa, e

nuovi equilibri che ancora non riusciamo

a definire si stanno prospettando, fonte di

preoccupazione per molti, soprattutto per

la piccola comunità cristiana e le altre mi-

noranze. Il Medio Oriente che abbiamo

conosciuto nel ‘900, quello nato dalle ro-

vine del vecchio impero ottomano, dalla

fine dei diversi colonialismi e della nasci-

ta degli stati nazionali, è finito. Inizia un

nuovo periodo, la cui direzione però non

siamo ancora in grado di comprendere.

Inizialmente quella che è stata battezza-

ta “la primavera araba” ha suscitato tanto

entusiasmo: le piazze fanno cadere i dit-

tatori che da decenni dominano incontra-

stati; finalmente il popolo, e i giovani in

particolare, diventano protagonisti della

vita dei loro Paesi e fanno la storia. Tutti,

senza distinzioni di appartenenze, par-

tecipano a questo momento importante.

Questo processo, tuttavia, è stato in un

certo modo “sequestrato” da movimenti e

partiti religiosi che hanno stravolto la na-

tura di questa primavera trasformandola

in una vera e propria lotta di potere tra

diverse componenti religiose e sociali del

Medio Oriente, in particolare nella lotta

tra sciiti e sunniti». E, ancora: «Molto più

che in Europa, il Medio Oriente è sem-

pre stato il crogiolo di differenze religio-

se. Ebraismo, cristianesimo e islam han-

no il loro cuore e le loro radici in Medio

Oriente. Ciascuna di queste fedi ha poi

conosciuto divisioni e sviluppi interni vi-

vacissimi: sunniti, sciiti, cristiani ortodos-

si, copti, siriaci e tantissime altre comu-

nità sono sorte lungo i secoli, rendendo il

Medio Oriente - unico nel suo genere in

tutto il mondo - un luogo di convivenze.

Va detto che le convivenze non sono mai

state facili e le persecuzioni lungo i secoli

non sono mancate. Ma non si è mai assi-

stito a una “pulizia religiosa” del tipo a cui

assistiamo oggi».

Tre testimoni autorevoli di tutto questo,

presenti al Meeting, sono stati il giornali-

sta de La Stampa Domenico Quirico, S.

Ecc. Mons. Shlemon Warduni dall’Iraq e

Mons. Abou Khazen, vescovo di Aleppo in

Siria (in visita al Meeting). Tra Iraq e Siria,

la situazione è tragica: milioni di sfollati,

monasteri e chiese antichissime distrutte,

manoscritti di oltre 1500 anni andati per-

duti o venduti per finanziare i traffici illeciti

dell’ISIS (come ha testimoniato l’archeo-

logo Giorgio Buccellati). Ma soprattutto,

un’umanità dolorante, ferita, schiacciata.

«Ad Aleppo l’unica cosa rimasta in piedi è

l’università», ci ha raccontato camminando

per la Fiera di Rimini mons. Abou Khazen.

«Ma è un’università dove studiano sia cri-

stiani sia musulmani. E questi giovani un

giorno ricostruiranno la Siria, noi ne sia-

Page 16: Notiziario novembre 2014

INCONTRI

NOVEMBRE 201416

mo certi». Di ben altro tenore l’intervento

di Quirico, rapito in Siria lo scorso anno

e rilasciato solo dopo mesi dopo. Il gior-

nalista ha inquadrato bene la sofferenza

delle centinaia di migliaia di persone che

hanno perso tutto. Lo ha fatto lanciando

un duro j’accuse, contro i silenzi colpevoli

di un Occidente troppo spesso impegnato

a guardare altrove. «Allora dov’è la chiave?

È nella straordinaria, orribile quotidianità

del dolore. Il dolore senza sangue, il dolore

come incontro quotidiano di 22 milioni di

persone che vivono in Siria da quattro anni,

4 milioni sono fuggiti o vivono ai margini

di questa tragedia. La quotidianità della

sofferenza, l’incontro ogni minuto, ogni

secondo della propria vita con il dolore,

con la morte, con il sangue, con la ferocia:

questa è la tragedia siriana. Allora ripren-

do una cosa che è scritta in fondo a que-

sto salone: “Verso le periferie del mondo,

il destino non ha lasciato solo l’uomo”. No!

No, non è così, non è così, purtroppo! Il

destino non lo so, ma noi, noi, l’Occidente,

l’Europa, gli Stati Uniti, abbiamo lasciato

solo l’uomo! Abbiamo lasciato solo quel-

la vecchina, abbiamo lasciato soli gli altri

22 milioni di siriani, abbiamo lasciato soli

i cristiani dell’Iraq, abbiamo lasciato soli

i cristiani nel Nord della Nigeria, abbia-

mo lasciato soli esattamente vent’anni fa i

rwandesi del genocidio, i somali, abbiamo

lasciato soli gli uomini che vivono nelle

periferie del mondo. Questa è la nostra

colpa!». In questo drammatico contesto la

Chiesa continua ad operare per i civili, or-

mai allo stremo. Ne ha dato testimonianza

al Meeting anche il padre gesuita Zihad

Hilal, coordinatore dei centri per i bambini

del Jesuit Refugee Service ad Homs, che ha

denunciato anche il silenzio dei media sulla

Siria. Un grido uguale a quello di Mons.

Warduni, testimone della fuga e delle ucci-

sioni di migliaia di cristiani, costretti ad ab-

bandonare la piana di Ninive, in Iraq, “dove

vivono da duemila anni”. Alla fine del suo

intervento al Meeting, commosso, Wardu-

ni ha chiosato: «Tutti abbiate pietà di noi,

seminate la pace e la moralità, l’amore per

Dio e per il prossimo e questo salverà il

mondo. Gridiamo a Gesù sulla croce: Dio

nostro non ci lasciare! Gridiamo al Santo

Padre e lo ringraziamo tantissimo per i

suoi aiuti morali e materiali e diciamo in

nome di tutti: non lasciarci Santità! A tut-

ti i sinodi delle Chiese del mondo, a tutte

le nazioni chiediamo di cooperare insieme

per seminare la pace, l’amore all’umanità e

sradicare il male. Voi che ascoltate sostene-

teci e il Signore vi benedica.

Con questa fede viviamo e con essa semi-

niamo l’amicizia tra i popoli e saremo testi-

moni della libertà». Una situazione, quella

delle persecuzioni in Medio Oriente, che

chiede prese di posizioni chiare, come ave-

va ricordato padre Pizzaballa, solo pochi

giorni prima: «È necessario che tutte le

comunità religiose alzino la voce contro

questo abominio. Il mondo islamico ha

cominciato a reagire, finalmente, ma one-

stamente, dobbiamo dire che ci è sembrato

assai timido nella denuncia. (…) Il dialogo

interreligioso in questo momento non può

prescindere da una denuncia comune e for-

te di quanto sta accadendo. Lo richiede la

gravità del momento e la necessità di conti-

nuare a vivere e dialogare insieme».

E infine: «Abbiamo bisogno di tutto in

Medio Oriente: aiuti finanziari, militari,

politici, mediazioni, sostegno… ma soprat-

tutto di credere ancora che è possibile vo-

lersi bene. Le testimonianze ci dicono che,

nonostante tutto, grazie ai piccoli, questa

forza vive ancora».

Padre Pierbattista Pizzaballa durante l’incontro “Il potere del cuore. Ricercatori di verità”.

Page 17: Notiziario novembre 2014

INCONTRI

NOVEMBRE 2014 17

Asia e Africa

Altri due testimoni coraggiosi dell’amore

alla libertà, nonostante le persecuzioni,

sono stati due grandi amici del Meeting

di Rimini, il politico e medico pakistano

Paul Bhatti e Mons. Ignatius Kaigama,

Arcivescovo di Jos e presidente della

Conferenza episcopale nigeriana. Bhatti

è fratello maggiore di Shahbaz, ucciso

quando era ministro per le minoranze re-

ligiose in Pakistan, mentre si batteva con-

tro un’ingiusta legge sulla blasfemia. La

stessa legge per la quale da ormai quattro

anni una giovane mamma cristiana, Asia

Bibi, si trova incarcerata senza giusto pro-

cesso ed ora è stata condannata alla pena

di morte. Bhatti ha ricordato in maniera

commovente il sacrificio di Shahbaz. «Io

volevo che lui venisse via dal Pakistan, ri-

schiava di essere ucciso.

Eppure mi diceva: “Se voi mi portate via,

mi viene bloccata quest’opportunità di di-

fendere i cristiani del Pakistan e di espri-

mere la mia Fede: questa è la mia morte”.

Questo mi ha commosso. Io sono stato

incapace di convincerlo, addirittura lui ha

cercato di convincermi a tornare in Pa-

kistan, perché avevano bisogno di me. Io

ridendo: “Guarda, io sto ben qua, come

puoi pensare di chiamare tuo fratello dal

Paradiso all’Inferno”. E lui: “La strada per

il Paradiso parte dal Pakistan”.

Questa è la sua convinzione, questa è la

sua fede, su questo lui non ha mai nego-

ziato. Sapeva che con questo suo percorso

rischiava la vita, ma lui, come le sue te-

stimonianze spirituali dichiarano aperta-

mente, era pronto per questo, era pronto

a morire, però non era pronto a rinunciare

a questa sua battaglia, a questa sua fede».

La stessa fede che regge i cristiani che in

Nigeria (e in Kenya, Somalia e nel Sahel)

vengono perseguitati dai miliziani islami-

sti di Al Shabaab, uno dei gruppi legati

dal Al Qaeda.

Lo stesso gruppo che mesi fa ha rapito

oltre 270 liceali obbligandole a convertir-

si e che saccheggia e uccide sistematica-

mente dal 2007 in tutta l’area. Ha raccon-

tato Mons. Kaigama: «Comunque non ci

sono solo cattive notizie.

Ci sono degli sviluppi che comunque ci

danno speranza. Per esempio i moderati

fra i cristiani e musulmani stanno cercan-

do di incontrarsi sempre più in modo tale

da mettere a punto delle strategie per evi-

tare che Boko Haram continui a distrug-

gere la Nigeria.

L’arcidiocesi di Jos, di cui io sono appun-

to responsabile, promuove iniziative di

diverso carattere.

C’è una scuola per esempio per giovani

cristiani e musulmani che forma questi

studenti alla cultura del dialogo e della

pacificazione ed eroga una formazione

di carattere professionale. Insegniamo a

questi studenti a convivere per due anni,

dopo di che, quando escono dalla scuola,

diventano ambasciatori di pace essi stes-

si». Si riparte da qui. Si riparte dal “potere

del cuore”.

Un potere che è alla portata di tutti. Di

ciascuno di noi.

Un’immagine di rifugiati siriani.

Page 18: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 201418

IN-MOSTRA 2014

Quel che ho visto in mostra«Quest’anno mi sono sentita veramente un direttore d’orchestra», ha raccontato con un sorriso la responsabile delle mostre Alessandra Vitez. Un lavoro complesso che coinvolge curatori, professionisti e volontari e un luogo dove succedono fatti, incontri e si può fare un vero e proprio cammino umano di conoscenza.

di Erika Elleri

Un anno intenso di lavoro, una

condivisione continua con i

curatori e poi… l’allestimento

e il fiorire della mostra. Si può dire che

ogni mostra sia una piccola periferia da

andare a scoprire? Potresti raccontarci

qual è stata la tua esperienza di scoperta

di ogni mostra e che tipo di cammino ti

ha fatto fare?

Il lavoro sul contenuto di ogni mostra che

si fa annualmente con i curatori si rivela

sempre molto interessante, sia dal punto

di vista della conoscenza, sia per il para-

gone continuo del percorso della mostra

con il titolo del Meeting. Infatti, più volte

emerge questa domanda: «Che contributo

stiamo dando al Meeting quest’anno?». Al

Meeting accade che la novità parta dalla

provocazione di un tema, con cui ci vo-

gliamo paragonare. Questo aiuta parados-

salmente a fare un lavoro scientifico anco-

ra più approfondito e nuovo. Per esempio,

a fine Meeting Giorgio Buccellati e sua

moglie Marylin (curatori della mostra

archeologica) mi hanno confidato: «Mai

avremmo pensato di scoprire tali partico-

lari in quello che stiamo facendo da anni».

Allora colpisce come due archeologi di

fama mondiale scoprano qualcosa di nuo-

vo dentro questo lavoro insieme. Persino

l’allestimento viene coinvolto in questo

vortice di provocazione. Ad esempio, alla

mostra di Peguy c’era una zona buia ed è

successo che un fornitore ci abbia detto:

«Dobbiamo metterci una lampadina per-

ché la mostra è troppo bella, non ci può

essere questa citazione bellissima al buio».

In quel cantiere è come se fosse eviden-

te che tutto ha uno scopo e una strada e

quindi chiunque si metta a costruire si

sente provocato a fare questa strada. Pro-

prio come nella costruzione di tante pic-

cole cattedrali, perché è predominante lo

scopo. È stato dunque il mio cammino di

quest’anno. L’ho fatto insieme ad altri e

non da sola, con i curatori, con chi mi ha

aiutato in ufficio e con i ragazzi univer-

sitari. In nome della bellezza del lavoro

che facevamo insieme sono stata dispo-

sta fino all’ultimo minuto a cambiare la

virgola. Ecco, quest’anno mi sono sentita

veramente un direttore d’orchestra, quello

che deve far suonare tanti strumenti e fare

in modo che siano accordati, che suonino

nello stesso istante, perché possa venire

fuori una sinfonia.

Potresti farci un bilancio sulle mostre di

quest’anno? Quali sono state le più se-

guite?

Le mostre sono sempre molto seguite e il

sistema di prenotazione online ci ha aiuta-

to a renderle più fruibili. Come ogni anno

abbiamo una classifica delle mostre più visi-

tate e quest’anno sono state Explorers, Peguy,

la Siria e Tolstoj. In generale sono contenta

del percorso fatto quest’anno, perché man

mano che si visitava una mostra, si scopriva

il senso di tanti temi messi insieme contem-

poraneamente. Si poteva passare dall’esplo-

razione dello spazio alle figure di Jannacci e

Guareschi e non sentirli in contrapposizione,

essendo dentro un unico percorso fatto in-

Page 19: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 2014 19

IN-MOSTRA 2014

sieme. Vedo che quando i visitatori scopro-

no questo filo comune che lega tutto, non si

vogliono perdere niente. Ad esempio il ma-

tematico Laurent Lafforgue ha affermato:

«Sto visitando mostre, una diversa dall’altra,

ma come fanno a stare insieme contem-

poraneamente? Ci dev’essere un filo che

le lega. Mi rendo conto che ciò che unisce

tutto sono questi volontari che danno le loro

energie, immedesimandosi con quello che

stanno facendo. Questo permette a chi viene

da fuori di percepire un’unità di contenuti ed

esperienza che colpisce».

Circa trecentocinquanta volontari danno

la loro disponibilità a coinvolgersi, du-

rante il preMeeting e poi durante il Mee-

ting, nell’avventura delle mostre e a pre-

pararsi approfonditamente su tematiche

specifiche. Com’è possibile questo e come

è stato il rapporto coi ragazzi?

Il rapporto coi ragazzi universitari è una

delle cose più belle del mio lavoro. Per fare

le guide alle mostre, i ragazzi si preparano

durante l’anno in uno stretto rapporto coi

curatori. Questo lavoro delle guide aiuta

tutti coloro che stanno lavorando al per-

corso a porsi delle domande, che spesso

rischiano di essere considerate scontate.

C’è chi è più avanti e chi è più indietro nel

percorso, ma anche questo diventa una

ricchezza imperdibile, l’uno per l’altro.

Ad esempio, una sera, una ragazza che

spiegava la mostra Explorers, in un dia-

logo tra le guide e i curatori, ha afferma-

to «Ripeto continuamente le stesse frasi

e anche se siamo solo al secondo giorno

di Meeting sono già stufa di fare la guida.

Mi colpisce invece l’entusiasmo di Ulis-

se. Come mai lui fa un’esperienza diversa

dalla mia?». In questo dialogo Ulisse le ha

risposto: «Il mio segreto? Ogni volta che

faccio la visita guidata guardo la faccia di

chi ho davanti, come si stupisce o si inter-

roga rispetto a ciò che sta guardando. La

domanda che il visitatore ha davanti a me

mi fa guardare a quello che sto facendo

in modo diverso. Quindi, dato che le per-

sone che ho davanti sono sempre diverse,

ogni visita è diversa». Lei ci ha provato

ed è fiorita.

Ci racconteresti quello che hai visto

quest’anno in mostra: aneddoti, incontri

particolari, oppure racconti di guide, di

curatori o di personaggi?

Le mostre di per sé sono un punto di la-

voro al Meeting. Ai visitatori chiediamo di

immedesimarsi e di osservare, allargando

la misura della propria ragione. Quando

c’è questa disponibilità è un fiorire di rac-

conti di esperienze. Ognuno, nel pezzo

di strada in cui si trovava, era chiamato a

fare un’esperienza. In particolare l’ho visto

fra i ragazzi e soprattutto fra gli stranieri.

Ad esempio una ragazza siriana, una gui-

da alla mostra “Dal profondo del Tempo:

all’origine della comunicazione e della co-

munità nell’antica Siria”, ad un certo pun-

to ha sentito l’esigenza di andare a fondo

della propria fede. In un dialogo telefoni-

co con sua madre le ha detto: «Non cono-

sco bene il Meeting, ma per quello che sto

vedendo mi è nato il desiderio di appro-

fondire la mia fede». Lo stesso è accadu-

Il curatore John Waters mentre spiega la mostra "Generare bellezza. Nuovi inizi alle periferie del mondo".

>

Page 20: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 201420

IN-MOSTRA 2014

to ai ragazzi del gruppo SWAP, guide

alla mostra “EGITTO. Quando i valori

prendono vita”. Tra loro c’è chi è catto-

lico e chi è musulmano, ma nessuno si è

sentito a disagio per la propria diversità,

anzi tutti hanno fatto esperienza che la

loro diversità è un bene. Hanno intuito

che il primo punto di verità anche per il

loro Paese è quello di guardarsi tra loro

come una ricchezza.

Tornando a casa mi hanno confida-

to: «Ancor di più abbiamo il desiderio

di conoscere meglio quello che siamo

chiamati a vivere». È un punto di veri-

tà d’esperienza che mi dà conferma del

bene del lavoro che facciamo insieme.

Altri incontri particolari? Tra i perso-

naggi che ho accompagnato in visita alle

mostre non dimenticherò mai lo sguar-

do di padre Pierbattista Pizzaballa. Ha

visitato alcune mostre prima dell’aper-

tura del Meeting, il primo giorno. Aveva

un’attenzione particolare, come se ogni

parola che gli veniva detta avesse a che

fare con lui. Capivi che aveva il deside-

rio di arrivare fino alla fine del percorso

di ogni mostra, non solo per un proble-

ma di conoscenza, ma per una certezza

di coscienza. Mi sono detta: «Se non

guardo così come sta guardando lui mi

perdo il meglio».

Questo mi ha permesso di iniziare il

Meeting in un modo più vero. Oppure

il prelato dell’Opus Dei Echevarría Ro-

dríguez Javier. Abbiamo visitato assie-

me ben sei mostre, ma il tempo era poco

e quindi molto velocemente. Tuttavia,

ha guardato tutto con molta attenzione

e ogni volta che usciva da una mostra

diceva: «Continuate così perché que-

Un'immagine della mostra "Mondo Piccolo Roba Minima. Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci".

sto è un bene per tutti». Ho incrociato

anche Corrado Passera mentre visitava

la mostra su Peguy e ad un certo punto

ha detto al curatore «Mi raccomando si

ricordi di mandarmi i testi, perché mi

servono per fare economia». Pensa che

lavoro interessante, se un uomo per fare

economia ha bisogno di Peguy!

Alcuni sono rimasti colpiti da come le

guide all’interno delle mostre si sentis-

sero veramente a casa.

Ad esempio nella mostra di Peguy, dal

momento che la visita guidata durava

tanto, le guide ogni tanto si inventa-

vano degli sketch per i visitatori. E alla

fine questi uscivano commossi e con la

domanda: «Ma è già finita?».

Per me dunque lo scopo più grande è

che l’io di queste persone possa venire a

galla, che possa rinascere, commuoversi.

Page 21: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 2014 21

IN-MOSTRA 2014

Un'immagine della mostra "Storia di un'anima carnale. A cent'anni dalla morte di Charles Péguy".

Da alcuni anni insieme alle esposizioni del

Meeting ci sono realtà come quelle degli “Uo-

mini all’opera” e da quest’anno anche “Espe-

rienze e percorsi”, con la presenza ad esempio

degli Swap, il Majdan o Mondo Piccolo e

Roba Minima… Che contributo danno al

Meeting e com’è il rapporto con loro?

Gli Uomini all’opera e le Esperienze e Percor-

si sono una grande ricchezza. Anche se in

una forma diversa da una mostra, danno lo

stesso contributo, ma soprattutto diventano

esperienze di vita. Diventano dei luoghi, in

cui è più immediato il raccontarsi dell’espe-

rienza. Il rapporto con queste realtà è molto

interessante. La cosa più bella è che incontri

il cuore dell’uomo. Anche nell’esposizione su

Jannacci e Guareschi i ragazzi incontravano

questi personaggi con una potenza di do-

manda che è diventata la domanda di tutti.

Quindi da Mondo piccolo e Roba Minima, al

Majdan, alla mostra sull’Egitto è stato tutto

un mettere a tema il cuore dell’uomo.

Ad esempio entravi al Majdan e avevi l’im-

pressione di entrare in un luogo periferico,

poi improvvisamente ti ritrovavi al centro

insieme a loro. Ma al centro di cosa? A cen-

tro del cuore dell’uomo.

Page 22: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 201422

IN-MOSTRA 2014

Un fascino per meLuca, studente di fisica a Bologna, è stato una delle guide della mostra scientifica più visitata al Meeting 2014, “Explorers”. Ma com’è nato il suo coinvolgimento, come è proseguito il lavoro e qual è stata la sua esperienza? Ce lo racconta in prima persona.

di Luca Lodovico

Mi chiamo Luca Lodovico,

ho 25 anni e studio fisica

applicata all’Università di

Bologna. Vi racconto la mia esperienza

legata alla mostra del Meeting 2014

intitolata “Explorers”, riguardante il

tema dell’esplorazione e in particolare

l’esplorazione dello spazio.

La scelta di fare la guida alla mostra

“Explorers” è nata quando un mio amico,

studente di astrofisica, che aveva spiegato

la mostra scientifica del Meeting 2012,

ha proposto a me e ad altri ragazzi di

ripetere quell’esperienza, collaborando

con l’associazione Euresis per la scelta dei

contenuti della mostra di quest’anno.

Un lavoro intenso

Ne è nato un gruppo di cinque persone e un

lavoro di circa tre mesi che ha contribuito

alla realizzazione di due pannelli,

riguardanti le missioni su Giove e Saturno.

Questo lavoro ha saputo innanzitutto

affascinare me, che di solito trovo gli

argomenti astronomici poco interessanti,

grazie al confronto con gli altri quattro

ragazzi di Bologna e col gruppo di Milano,

di cui seguivamo le riunioni tenendoci in

contatto via skype. Per farvi capire il clima

e il desiderio che animavano in quei mesi

il nostro piccolo gruppetto di Bologna,

vi dico che, stanchi di conoscere quelli

del gruppo di Milano, attraverso le foto

profilo e i collegamenti (che ogni tanto

saltavano!), abbiamo deciso di prendere

parte di persona ad uno dei loro incontri,

recandoci in giornata a Milano e tornando

alle due di notte, nonostante il giorno

dopo avessimo lezione al mattino.

Grande curiosità

La mia adesione era legata alla curiosità

di una simile esperienza; in primis

un desiderio mio di confronto con

l’argomento trattato e, poi, una curiosità

legata al cercare di trasmettere agli altri il

fascino e l’entusiasmo che generalmente mi

animano quando parlo di fisica e materie

affini. Le fatiche dei mesi di lavoro hanno

messo un po’ in crisi le motivazioni sopra,

ma la settimana al Meeting ha ripagato

appieno gli sforzi fatti.

L’episodio più bello

L’episodio più bello di tutta questa

esperienza è successo il 28 agosto sera.

Erano ormai le dieci e mezza, avevo già

spiegato tre volte la mostra: una, come

da programma, da 130 persone, più due

occasionali, da una decina di persone

ciascuna. Ad un certo punto mi si fa

incontro una famiglia composta da madre,

padre, figlia e nonni materni. La madre mi

chiede se possono entrare cinque minuti

per visitare la mostra, dando una rapida

occhiata ai pannelli, anche perché suo

padre non è mai stato al Meeting e lei ci

teneva a fargli vedere quanto più possibile.

Io acconsento, li lascio andare, ma dopo un

istante mi volto, li inseguo e, nonostante la

stanchezza, gli propongo di fare una visita

guidata rapidissima.

I pannelli, infatti, non raccontavano la

mostra, ma erano piuttosto un aiuto alla

guida per tenere il filo del discorso e un

piccolo approfondimento per i visitatori.

Senza una guida avrebbero visto solo delle

Page 23: Notiziario novembre 2014

NOVEMBRE 2014 23

IN-MOSTRA 2014

belle foto e qualche citazione interessante,

ma non si sarebbero portati a casa niente.

Gli racconto il cuore della mostra e, in dieci

minuti, siamo fuori, tutti contentissimi, col

volto raggiante.

Ci salutiamo e quello che ho pensato

immediatamente è stato cosa potesse

averli cambiati così nel giro di dieci minuti.

Mi sono detto tre cose: la bellezza della

mostra, la possibilità di avere un rapporto

più confidenziale, di dialogare faccia a

faccia, e il semplice non averli lasciati soli,

come recita il titolo del Meeting: “Verso

le periferie del mondo e dell’esistenza. Il

destino non ha lasciato solo l’uomo”.

Perché non li ho lasciati soli?

E lì ho capito che il mio non lasciarli

soli, così come l’aver fatto due precedenti

guide “extra” e l’attenzione che col passare

dei giorni stavo avendo per quel luogo,

nel senso proprio di tenerlo pulito, non

nasceva dal mio carattere, che soprattutto

a quell’ora della sera facilmente risulta

scontroso e tendente al minimo sforzo,

ma dal fatto che innanzitutto il destino

non aveva lasciato solo me in quei giorni.

Mi stava facendo compagnia attraverso i

personaggi e i contenuti della mostra che

stavo spiegando e poi attraverso gli altri

ragazzi della mostra, soprattutto i quattro

di Bologna, con cui mi confrontavo

quotidianamente, anche solo osservando

come loro vivevano quelle ore di servizio

al Meeting.

La mia frase preferita in mostra

In effetti, la mia frase preferita della mostra

è una citazione di Erwin Schrödinger che

dice: «La domanda che ci assilla è di dove

proveniamo e dove andiamo, tutto quello

che possiamo osservare da noi stessi è

ciò che ci circonda attualmente. È per

questo che abbiamo l’ansia di scoprire su

di esso tutto quanto possiamo. Questa

è scienza, l’apprendere, il conoscere,

questa è la vera sorgente di ogni impresa

spirituale umana». La raccontavo sempre

ai visitatori perché effettivamente per

rispondere alle domande che ognuno ha,

non occorre pensare a chissà cosa, occorre

semplicemente guardare ciò che si ha

davanti, cercare lì. Perché è lì quello che

innanzitutto può ridestare il cuore: come

è successo ai tre astronauti dell’Apollo

8, che nello svolgere la propria missione

assistono ad un fatto così sorprendente,

inatteso e inimmaginabile, che ritornano

bambini, come si può sentire nel video

proiettato in mostra e visibile su youtube.

Proprio loro che erano addestrati per

essere dei robot.

“Mi hai fregato”

Tornando all’episodio che vi ho descritto,

il mattino dopo ne ho parlato con un paio

di guide della mostra.

Uno di questi lo rincontro qualche

ora dopo e mi dice: “Mi hai fregato!”,

“Perché?”, “Perché poco dopo quello

che mi hai detto è venuto un gruppetto

di persone e mi sono offerto di fargli da

guida”. “E quindi?”, “È stato molto bello.

Grazie!”

Page 24: Notiziario novembre 2014

SPETTACOLI 2014

NOVEMBRE 201424 NOVEMBRE 201424

SPETTACOLI 2014

Page 25: Notiziario novembre 2014

SPETTACOLI 2014

NOVEMBRE 2014 25

Grazie al cielo c’è il MeetingCosa succede durante la preparazione di uno spettacolo e in particolare cos’è accaduto durante l’edizione del Meeting appena passata? Lo abbiamo chiesto al direttore artistico degli spettacoli.

di Otello Cenci

Grazie a Dio c’è ancora un posto

dove ci si incontra, ci si confronta

e si costruisce insieme mettendo

a tema la vita e il suo significato. Che il

Meeting non sia solo un festival è noto a

tutti, che il Meeting non sia un convegno

politico, chi ancora non l’aveva capito, l’ha

afferrato con chiarezza quest’anno. Che il

Meeting sia un evento che offre l’oppor-

tunità a persone di ogni provenienza, che

spesso non si conoscono, con storie asso-

lutamente differenti, di religione diversa,

di razza diversa, di conoscersi e lavorare

insieme a progetti che sono lo spunto per

intendere qualcosa in più di se stessi e del

mondo che ci circonda, lo scoprono le per-

sone che lo visitano e ancor più quelle che

hanno l’opportunità di collaborare alla co-

struzione dell’iniziativa.

Un’eccezionale familiarità

Dal mio punto di vista, che da sedici anni

curo la direzione del programma artistico,

posso testimoniare che durante la prepa-

razione di uno spettacolo si crea un’ecce-

zionale familiarità con il gruppo di lavoro;

intensità e verità di rapporto sicuramente

provocata anche dai temi della manifesta-

zione, così profondi e universali.

Un esempio di questa immediatezza di

rapporti è uno splendido pranzo fatto

quest’estate con Frankie Gavin, storico

leader del ‘Irlandesissimo’ gruppo Frankie

and the Dannan. Ci eravamo conosciuti

a Dublino, grazie al comune amico John

Waters e ci siamo lasciati con l’intenzione

di collaborare al più presto. Dopo una fitta

corrispondenza per approfondire, definire,

dettagliare, ci siamo incontrati la mattina

del concerto per andare a pranzo insieme

nel tourbillons della fiera. Il pranzo è stato

breve, ma la conversazione, una di quelle

che si riesce difficilmente ad avere anche

con uno dei più cari amici di vecchia data.

La libertà con cui si è stati in grado di par-

lare delle cose che stanno più a cuore, pre-

occupazioni, dubbi o desideri, è qualcosa

di non abituale, ma nello stesso tempo di

necessario, di indispensabile. Non si tratta

ovviamente di avere uno spazio dove teo-

rizzare sui massimi sistemi, ma di un luogo

seriamente umano dove potersi raccontare

esperienze, e scoperte utili per vivere.

Come disse un’amica coreografa israeliana,

venendo per la prima volta al Meeting e

partecipando a un incontro: «è bello per-

ché qui la fede è qualcosa di pubblico e non

solamente privato ed è trattata non in ma-

niera astratta, ma documentata e confron-

tata con le proprie esperienze, in ambito

artistico, professionale e privato. Io ho ab-

bandonato la mia fede da piccola, ma vorrei

riavvicinarla con questa modalità».

Una possibilità d’incontro

Questa possibilità d’incontro nasce da uo-

mini che partendo da un’ipotesi di lettura

della vita, sono interessati a verificarle nei

fatti e confrontarla con altre persone.

In questo modo spesso, quello che si pensa-

va di dover spiegare, lo capiamo dagli altri.

Mi è successo quest’anno in particolare in

due casi: con lo spettacolo inaugurale “La

Strada” e con lo spettacolo di teatro acro-

batico “Una fame che ci vedo”. Le parole >

SPETTACOLI 2014

NOVEMBRE 2014 25

Page 26: Notiziario novembre 2014
Page 27: Notiziario novembre 2014

SPETTACOLI 2014

NOVEMBRE 2014 27

Grande Festa - Band Frankie Gavin & De Dannan.

Una scena dello spettacolo "Una fame che ci vedo".

con cui Francesca Fabbri Fellini ci ha in-

trodotto al pluripremiato film, capolavoro

di suo zio, e reso partecipi degli aneddoti

personali ad esso legati, sono state per me

una scoperta affascinante e l’opportunità di

approfondire il significato di un’opera che

ha poi illuminato il lavoro di tutta la setti-

mana dell’evento. Lo stesso è avvenuto nella

grande avventura vissuta con i ragazzi del

Kenya e con Beppe Chirico, Francesco Ca-

valli, Marco Baldazzi e Padre Kizito. L’alle-

stimento di questo spettacolo acrobatico è

stato per tutte le persone coinvolte un’espe-

rienza eccezionale, di quelle dove percepisci

chiaramente che qualcosa in te è cambiato,

hai fatto un passo, hai imparato qualcosa e

ne sei grato. Pur lavorando per diverse set-

timane in stretta convivenza con tutto il

gruppo, mi sono sorpreso ad ascoltare nelle

interviste realizzate per il documentario di

TV2000, dei giudizi molto meditati e luci-

di sia sul percorso fatto insieme sia sull’ap-

porto del nostro lavoro al tema centrale

del Meeting. Tutti hanno ringraziato per

l’opportunità ricevuta di collaborare al pro-

getto e hanno spiegato il termine periferia,

facilmente comprensibile a livello geogra-

fico, per il coinvolgimento di Nairobi e di

ragazzi provenienti dalle baraccopoli, anche

a livello esistenziale. La lettura è stata molto

interessante: «La periferia esistenziale è là

dove manca il senso per cui impegnarsi tutti

i giorni, l’anima che ti permette di ricono-

scere il valore delle cose, fare delle scelte,

affrontare delle difficoltà, muoverti».

Il cuore pulsante del Meeting

Tutto ciò è il cuore pulsante della manife-

stazione e come si vede, nonostante i tempi

siano molto cambiati dalla prima edizione

di 35 anni fa, il Meeting conserva lo slancio

ideale che lo ha fatto nascere. È sorpren-

dente, in questo senso, andare a rileggere

oggi il testo con cui si presentava il primo

Meeting di Rimini nel 1980: «In troppe par-

ti del mondo la dignità e la vita di milioni

di uomini sono quotidianamente offese e

calpestate. Questo dolore vogliamo assu-

mere e condividere, prendendo su di noi la

responsabilità di essere costruttori di pace.

Occorre coraggio per riaffermare la speran-

za di fronte all’umiliazione e alla violenza,

di fronte al dilagare della menzogna e della

guerra. Il dolore di chi ha sofferto e conti-

nua a soffrire, non è appagato dalle parole

di chi promette di individuare i colpevoli,

né di chi chiede la vendetta di un popolo

contro un altro popolo. Questo dolore trova

consolazione nella presenza di uomini che

operano e vivono per costruire la pace nel-

la verità. Perché “la verità”, come ha detto

Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa

del 1° gennaio, è “forza della pace”: questa è

la speranza che, anche col Meeting, voglia-

mo riproporre». Parole oggi più che mai at-

tuali! La situazione di bisogno e di violenza

in cui ci troviamo infatti, ci impone quoti-

dianamente la scelta da dove ricominciare,

su quale ipotesi costruire la nostra giorna-

ta e, di riflesso, che cosa può cambiare il

mondo intero. A chi affidarsi per affrontare

la realtà da uomini e non fuggirne? Que-

sta personale sfida che coinvolge tutti gli

uomini della terra, può essere condivisa al

Meeting di Rimini. L’arte si pone all’interno

del dialogo come linguaggio universale pri-

vilegiato in grado di comunicare con chiun-

que e di risvegliare la nostra vera natura, i

nostri desideri più profondi. La bellezza è

la traccia certa della presenza del vero che ci

risveglia con la sua presenza e ci fa sospira-

re per la sua lontananza. Su queste orme ci

mettiamo in cammino e al lavoro per pre-

parare la prossima edizione del Meeting per

l’amicizia fra i popoli.

Page 28: Notiziario novembre 2014

La potenza del desiderioUn Meeting all’insegna dell’universalità che ha documentato come “il potere del cuore”, il desiderio di felicità e di verità che tutti gli uomini hanno in comune, può veramente mettere insieme e rende-re amici uomini e popoli. L’introduzione al libro del Meeting 2014.

di Emilia Guarnieri

Rileggendo gli interven-

ti del Meeting 2014,

che il libro necessaria-

mente propone solo in parte e

talora in forma ridotta, se ne

coglie la drammatica attualità

e la grande ricchezza culturale.

Questo documenta come il

Meeting di Rimini, proprio

in quanto gesto di popolo, sia

capace di ospitare e provocare

riflessioni e contenuti utili per

tutti e possa essere, anche al di

là della settimana in cui si svol-

ge, una risorsa.

Le periferie non sono lontane

Abbiamo toccato con mano quanto «le

periferie non sono lontane, fanno parte

del nostro mondo e del nostro vissuto, ci

riguardano da vicino», come affermava il

saluto inaugurale del presidente Napoli-

tano. È emerso, pur se in forme e letture

diverse, che periferia è tutto ciò che è ol-

tre l’angustia di un proprio centro, così

come è stato evidente che per “decentrar-

si” occorre vivere l’esperienza di un cen-

tro. «Il cristiano non ha paura di decen-

trarsi, di andare verso le periferie», ci ha

ricordato il Messaggio di Papa Francesco

«perché ha il suo centro in Gesù Cristo».

E la reciprocità tra periferia e centro è

stata indicata in un’inter-

vista da don Carrón, pre-

sidente della Fraternità di

Comunione e Liberazione,

«Noi pensiamo che le pe-

riferie siano un’aggiunta,

qualcosa che ci distrae.

E invece questa è l’unica

modalità con cui affrontan-

do la vita, le circostanze,

possiamo capire che cosa è

Cristo. Senza questa verifi-

ca di Cristo in ogni perife-

ria non possiamo capire che

cosa è Lui».

Il libro Meeting 2014

Il libro propone il contributo di alcuni

dei protagonisti del Meeting 2014 (acca-

demici, personalità religiose, imprendito-

ri, filosofi, medici, archeologi, scienziati

e educatori), che dall’interno del loro

lavoro hanno mostrato che la cultura na-

sce dall’incontro e dalla condivisione con

l’altro, che ogni scoperta è l’avvenimento

di una novità che si impone, che la ricer-

ca pluridisciplinare accade in un rappor-

to tra persone.

Questa esistenzialità dell’esperienza

culturale ha reso possibile il dialogo tra

testimonianza e riflessione rendendo

evidente l’affermazione di don Giussani,

che «la cultura è coscienza critica e siste-

matica dell’esperienza».

Il potere del cuore

È stato un Meeting all’insegna dell’uni-

versalità, per la vastità di orizzonti geo-

grafici, religiosi, culturali ed esistenziali

che ha abbracciato, che ha documentato

come “il potere del cuore”, il desiderio

di felicità e di verità che tutti gli uomini

Con interventi di BASSETTI, BORGHESI, BUCCELLATI, CARRIQUIRY COPPENS, ECHEVARRÍA, EPIDENDIO, FILONENKO KAIGAMA, MAGATTI, MARCHIONNE, PIZZABALLA SPADARO, TOMASI, VIOLANTE, WARDUNI

LE PERIFERIE DELL’UMANOa cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana

saggi

LIBRO MEETING

NOVEMBRE 201428

a cura di

Emanuela Belloni e

Alberto Savorana

“Le periferie dell'umano”

BUR Rizzoli Saggipp. 408 - € 11,00

Page 29: Notiziario novembre 2014

hanno in comune, può veramente met-

tere insieme e rendere amici uomini e

popoli.

Di fronte alla tragedia dei massacri e

delle guerre, di fronte ai drammi del do-

lore e della povertà, ma ancor di più in

un mondo in cui ogni certezza relativa

alla persona umana e ai suoi diritti non

emerge più come un’evidenza cogente,

cosa può ancora convincere, attrarre, se

non l’esperienza di un desiderio condivi-

so con gli altri uomini?

Nelle pagine di questo libro, così come

è accaduto al Meeting, riecheggia la po-

tenza di questo desiderio, che traluce

dall’interno di analisi, giudizi, ricerche,

esperienze e riflessioni.

Il tema del prossimo anno

È anche la ricchezza di questi contributi

che ci hanno spinto a mettere a tema per

il prossimo anno “il cuore”, domandan-

doci, con il grande poeta Luzi, «di che è

mancanza questa mancanza, cuore, che a

un tratto ne sei pieno?»

Termino ringraziando, come è d’obbligo,

i curatori di questo libro, consapevole che

la vastità dei contenuti proposti nel corso

della settimana del Meeting rende il rin-

graziamento ancor più motivato.

LIBRO MEETING

NOVEMBRE 2014 29

Page 30: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 201430

Dalla fine del mondoSi chiama Enrica, ha 27, è di Urbino ed ora abita in Argentina. Cosa l’ha spinta a venire a lavorare al Meeting e cosa le è rimasto nel cuore di quella settimana? Ce lo racconta in prima persona.

di Erika Elleri

Cosa ti ha spinto a venire a lavo-rare al Meeting e ad affrontare un viaggio così lungo?

Sono due le ragioni principali. La prima è che era un anno che non vedevo i miei genitori e che non tornavo in Italia, per-ciò all’inizio dell’anno ho programmato quando tornare. Il criterio che ho usato per decidere il periodo di licenza da chiedere al lavoro (perché comunque ho avuto la fortuna che al lavoro mi abbiamo permesso di

assentarmi ad agosto, cosa non ovvia in Argentina, perché si è in pieno inverno, in pieno periodo lavorativo) sono state le date del Meeting.Non solo perché era un’occasione per ve-dere tanti amici in un solo posto (e non dover correre su e giù per l’Italia per ve-dere tutti), ma perché sono cresciuta con il Meeting. Ci vado da quando sono nata e in ventisette anni me lo sono persa una sola volta, perché ero in Argentina in scambio universitario e non potevo per-

dermi le lezioni. Ho fatto la volontaria da quando avevo sedici anni, così per me andare al Meeting significa andarci a la-vorare, perché mi sento molto più parte-cipe e me lo godo molto di più.Il secondo motivo è che avevo i giorni contati per fare tutto quello che volevo fare una volta arrivata in Italia. Volevo sfruttare a pieno ogni singolo giorno e soprattutto volevo stare tutto il tempo possibile con una mia amica, testimone di nozze.

Le volontarie del settore Interviste all’Ufficio stampa. Enrica è la seconda a partire da destra.

Page 31: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 2014 31

Quando ho iniziato a programmare il

viaggio, le ho chiesto come avremmo

potuto fare per vederci e stare insieme

più di un giorno (perché vivendo all’este-

ro tutte e due, negli ultimi anni i nostri

incontri si sono limitati sempre a poco

meno di 24 ore ogni sei mesi) e lei mi ha

detto: “Io lavoro al Meeting, se vuoi vieni

a lavorare con me!”. E così è stato.

Come ti ha interpellato il titolo dell’e-

dizione di quest’anno, incentrato sulle

periferie?

Mi sono sentita provocata prima di tut-

to perché vivo proprio alle periferie del

mondo! È proprio vero che l’Argentina

si trova alla fine del mondo, cosiccome

ha detto il Papa. Siamo veramente lon-

tani dai “grandi centri di potere”, come

gli USA e l’Europa. Questa lontanza

la si nota spesso dal fatto che tante cose

di qua non escono sulla stampa interna-

zionale e sento che in fondo, in fondo

all’Occidente non interessa molto quello

che succede qui e a volte mi dà sconforto

questo essere lontani da tutti.

La realtà economica in cui ci troviamo,

poi, non è delle più propizie. Però, no-

nostante questa situazione – che per

qualsiasi occidentale è inconcepibile

(inflazione al 40%, cinque tipi diversi di

cambio per una sola moneta, criminalità

etc) – posso dire che è vero che il “De-

stino non ha lasciato solo l’uomo”, così

come recita la seconda parte del titolo del

Meeting 2014.

Lo dico per la compagnia di amici che

mi sono trovata qua e per la speranza

che si respira. Speranza che mi è stata

riconfermata da Padre Charly e dai suoi

compagni e di cui il Papa è un costante

testimone.

Inoltre al Meeting ho avuto la possibilità

di ascoltare ed incontrare persone che vi-

vono in realtà ben più difficili – come per

esempio i cristiani perseguitati in Me-

dio Oriente – e mi hanno aiutato a ri-

dimensionare le difficoltà dell’Argentina

e a rendermi conto della fortuna di avere

compagni di cammino.

Cos’hai visto e cos’è accaduto durante

questo Meeting? Ci racconteresti degli

aneddoti, degli incontri particolari, dei

dialoghi?

Sono successe varie cose al Meeting, è

veramente difficile farne un riassunto.

Lavoravo all’Ufficio Interviste della Sala

Stampa e con altre tre ragazze ci occupa-

vamo di mettere in contatto i giornalisti

delle diverse testate con le personalità di-

staccate che tenevano gli incontri.

Il più delle volte il nostro lavoro consi-

Enrica e alcuni volontari alla Sala Stampa Meeting.

>

Page 32: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 201432

steva in parlare con le hostess/steward di

queste personalità e aiutarli a trovare uno

spazio nelle loro agende per poter rila-

sciare interviste ai giornalisti.

La prima cosa – in ordine temporale –

che mi ha colpito è che di fronte alla più

volte sottolineata assenza di Renzi i gior-

nalisti si siano come divisi in due grandi

gruppi: chi ha deciso di basare il proprio

lavoro di tutta la settimana sulla presun-

ta “perdita di potere politico di CL” e

chi invece ne ha approfittato per capire

davvero che cosa fosse il Meeting. Alcu-

ni giornalisti, che vengono al Meeting da

anni, ci hanno rivelato che non erano mai

andati in giro per mostre o per i padiglio-

ni, ma che ciò che avevano sempre fatto

era andare ai grandi incontri, intervistare

la personalità di spicco, montare il ser-

vizio, mandarlo al giornale e ricomincia-

re il giorno dopo con la stessa routine.

Quest’anno, invece, si sono lasciati sfida-

re da ciò che gli dicevamo noi e cioè che

il Meeting è molto di più del politico che

viene a tenere un incontro, e per esempio

alcuni hanno accettato il nostro invito ad

andare a vedere delle mostre assieme.

Ne sono rimasti molto contenti e con

molti di loro si è creata, durante la setti-

mana, quella simpatia per cui era venerdì

sera, bisognava salutarsi e darsi appunta-

mento all’anno prossimo, avevamo finito

di cenare insieme, ma nessuno se ne vo-

leva andare e si voleva rimanere lì a bere

Moscato e a parlare della vita.

Un’altra cosa che mi è successa è stata

conoscere Padre Charly Olivero, uno dei

curas villeros delle villas di Buenos Aires.

Sentire il suo incontro e vedere il video

che aveva preparato, mi ha fatto pensa-

re: “Ma viviamo davvero nella stessa cit-

tà?! Ma cosa mi sto perdendo!”. Mi ha

colpito molto la testimonianza di questi

giovani preti che lasciano tutto per vivere

nelle villas (e che allegria che trasmette-

vano gli occhi di Padre Charly!) e mi ha

spalancato gli occhi su una realtà che ho

a pochi km da casa mia, ma che faccio di

tutto per evitare.

L’ultima cosa che vorrei sottolineare è

che nuovamente – così come tutti gli

anni – sono rimasta stupita dagli altri

volontari. Uno dei ragazzi con cui siamo

diventati piu amici è stato uno steward

che dovevamo chiamare in continuazio-

ne perché era lo steward di una persona

che volevano intervistare tutti. L’abbia-

mo veramente fatto impazzire perché

lo chiamavamo anche cinque volte al

giorno! Nonostante la nostra “pesantez-

za”, siamo diventate sue amiche, perché

ormai, invece di aspettare la nostra te-

lefonata, veniva direttamente a trovarci

tutti i giorni per sapere di cosa avevamo

bisogno e così, tra un’intervista e un’altra,

è nata un’amicizia.

Alla fine della settimana ci ha raccontato

che è ingegniere aerospaziale, che anche

lui vive e lavora all’estero, e che aveva

chiesto una settimana di ferie per lavo-

rare come volontario al Meeting. Ecco, di

storie così è pieno il Meeting e secondo

me è una delle sue ricchezze.

La Sala Conferenze Stampa del Meeting.

Page 33: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 2014 33

Come sei tornata in Argentina?

Ero partita con vari desideri, uno dei

quali era poter offrire il mio lavoro vo-

lontario al Meeting per la ricostruzione

del mio Paese, l’Italia.

Stando all’estero e leggendo i giornali

italiani, mi viene spesso una grande tri-

stezza per il momento storico che si trova

ad affrontare l’Italia e mi chiedo sempre

che cosa possa fare io, da così lontano,

per migliorare la situazione.

Una volta al Meeting mi sono accorta che

lavorare una settimana gratis nel mio Pa-

ese è stata un’opportunità di contribuire,

in qualche modo, alla sua “ricostruzio-

ne”, attraverso la testimonianza che si

può stare al mondo in un modo diverso

e questo contribuisce alla costruzione di

una nuova società.

Inoltre, di ritorno in Argentina ho notato

in me un doppio cambiamento. Il primo

l’ho notato nel lavoro.

Durante il Meeting avevo chiaro che

lavoravo gratuitamente, nel senso che

non mi aspettavo un riconoscimento

da nessuno, ma che lavoravo per aiutare

a costruire la gloria di Cristo in questo

mondo. Ritornando in ufficio, mi sono

accorta che – nonostante io sia pagata –

posso avere la stessa coscienza facendo

quello che devo fare.

La seconda novità è che voglio mantene-

re la stessa apertura che si viveva al Mee-

ting, soprattutto nei confronti di persone

che possono pensarla in modo diverso.

Ho sperimentato nuovamente che l’al-

tro è un bene e non un ostacolo ai miei

progetti personali ed è una cosa che mi

voglio portare dietro tutto l’anno.

Page 34: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 201434

Un Meeting di svolta, di ripartenzaEugenio Andreatta, giornalista e responsabile dal 2008 del settore Comunicati Stampa al Meeting ci racconta quello che ha vissuto quest’anno. Un luogo, per lui, che «ha saputo guardare realmente fuori dal proprio orizzonte e che ha messo in gioco la sua identità con simpatia e dialogo autentico».

di Stefano Pichi Sermolli

Qual è stato il motivo per cui ti

sei coinvolto inizialmente come

volontario ai comunicati?

Di comunicati stampa mi occupo tutto

l’anno perché di mestiere faccio il giorna-

lista. Nel 2006 mi è venuto in mente di

inserire l’e-mail del Meeting nella mia mai-

ling list, pensando che alcune cose che scri-

vevo potessero interessare. Dopo qualche

settimana mi chiama Emma Neri, allora

responsabile dell’ufficio stampa, chieden-

domi: «Visto che scrivi comunicati da mat-

tina a sera, perché non vieni a farli anche al

Meeting?» Ne ho parlato con alcuni amici e

ho pensato che avrebbe potuto essere un’e-

sperienza interessante.

Cosa ti ha fatto tornare negli anni se-

guenti?

A Rimini ho incontrato Francesco Bosi,

responsabile dei Comunicati Stampa fin dal

1980, un tipo schivo, di poche parole, che

non si metteva mai al centro della scena,

in compenso però attentissimo alle perso-

ne che lavoravano con lui. Il rapporto con

Francesco durante il Meeting 2007 per me

fu molto importante. Mi faceva seguire

incontri di carattere economico - materia

a me completamente estranea - dandomi

fiducia, che io ricambiavo con comunicati

dal sapore vagamente goliardico. Lui ridac-

chiava, ma correggeva il minimo necessa-

rio. All’inizio del 2008 fece sapere agli ami-

ci del Meeting che per motivi di salute non

sarebbe stato presente all’edizione successi-

va. Morì poche settimane dopo, in segui-

to a una malattia dal decorso rapidissimo.

Penso che la cosa che mi ha fatto tornare

al Meeting è avere incontrato Francesco e

altre persone come lui, che vivono la fede

con un’umanità così grande.

Cos’hai visto e cos’è accaduto durante

questo Meeting?

Oltre a coordinare i comunicati devo cor-

reggerli, per cui durante il giorno non pos-

so allontanarmi molto dall’ufficio e non mi

è possibile partecipare a incontri o vedere

mostre. Quindi da un lato vedo ben poco,

dall’altro non mi perdo nulla, perché non

c’è incontro di cui non abbia notizia. L’in-

tensità dei vari incontri mi giunge arric-

chita, come valore aggiunto, dalla serietà

e dall’immedesimazione dei miei “inviati”.

E quindi da questo particolare punto di

osservazione cos’hai percepito?

Un Meeting di svolta, di ripartenza. Tut-

ti i Meeting sono ricchissimi di incontri,

spunti e suggerimenti. Io però quest’anno

ho percepito un Meeting secondo il cuore

di don Carrón, un Meeting che ha saputo

guardare realmente fuori dal proprio oriz-

zonte, non ha veicolato “valori” nobili ma

tendenzialmente un po’ ingessati, ma ha

messo in gioco la sua identità con simpa-

tia e dialogo autentico, come invita a fare

don Julián indicandoci l’esempio di papa

Francesco. Le periferie in questo senso non

I volontari dei Comunicati Stampa del Meeting.

Page 35: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 2014 35

sono state solo il tema ma un metodo: pen-

so a incontri come quelli con Pizzaballa e

Spadaro o alla presentazione della “Vita di

don Giussani”.

E nel vostro ufficio cosa hai visto?

Ho visto le facce degli amici che hanno la-

vorato con me. L’anno scorso abbiamo cre-

ato un gruppo su Facebook, qualche volta ci

troviamo anche durante l’anno, andiamo a

vedere delle mostre, a visitare città d’arte. Su-

bito dopo il Meeting di quest’anno Antonio

scriveva: «È sempre un piacere lavorare ai

comunicati e ogni anno c’è un’ulteriore stret-

ta ai bulloni della nostra amicizia». E Ma-

ria Grazia aggiungeva: «Mi mancherete nei

prossimi giorni… mi state già mancando ora,

che sono ancora qui. Ma questa mancanza

dice che c’è un bene. Bene che in questi gior-

ni abbiamo avuto tutti sotto gli occhi. Per

questo sono contenta di sentire questa man-

canza. Ha i vostri occhi. Le nostre battute tra

un comunicato e l’altro, la vostra intelligenza

e il nostro stupore». >

Page 36: Notiziario novembre 2014

UN LUOGO D’INCONTRO

NOVEMBRE 201436

Hai fatto incontri particolari che ti han-

no colpito quest’anno?

Ci sarebbero tante cose da dire. Ci sono

persone che ti colpiscono sempre. Citan-

done una sola per tutte, sono sempre col-

pito dall’umanità e dalla capacità di valo-

rizzare di Rosanna, che lavora in ufficio

stampa da quando è nato il Meeting. Un’al-

tra cosa che mi colpisce sempre è che nel

nostro ufficio ci sono persone di molte età

e professioni - pochi i giornalisti - ma tutti

si mettono ugualmente in gioco. Da una

parte i giovani, che con la loro freschezza

e stupore ci aiutano a guardare con occhi

nuovi quello che accade, penso a Concetta

che ha raccontato l’anno scorso la sua espe-

rienza al Notiziario Meeting. D’altra parte

mi stupisce ancora di più vedere che i vec-

chi del mestiere, gente con un curriculum

professionale di riguardo, lasciano spazio

ad altri meno esperti di loro, riservando a se

stessi gli incontri più marginali o sulla car-

ta meno accattivanti. Oppure vedere con

quale delicatezza affiancano come “tutor” i

ragazzi più giovani.

Ci racconteresti alcuni dialoghi o mo-

menti privilegiati?

Un momento privilegiato è la riunione del

mattino, dove ci si dividono i compiti della

giornata. A me ha fatto capire molte cose,

è sempre un momento fondamentale per

“allargare la mente”. Chiedere alle persone

com’è andata il giorno prima, cos’è succes-

so di significativo, favorire un giudizio su

quello che è capitato, leggere qualche riga

dei comunicati del giorno precedente, ri-

chiamare servizi del Quotidiano o del Tg-

Meeting aiuta a capire il contesto del Mee-

ting, cosa fondamentale.

Ad esempio accorgerti che di quel singo-

lo incontro non ti occupi solo tu ma altri

prima o assieme e a te (ad esempio il Sus-

sidiario, il sito internet del Meeting, i social

media) serve a recuperare maggiore respiro

su quello che si scrive. Mi piace poi pen-

sare al lavoro dei Comunicati Stampa come

a una scuola. Per questo negli ultimi due

anni alle riunioni del mattino abbiamo in-

vitato amici come Giuseppe Frangi, Enri-

co Castelli, Marco Bardazzi e Luca Gino

Castellin, chiedendo cosa significa per loro

raccontare il Meeting.

E con i ragazzi dei comunicati?

Per dire degli altri incontri e momenti pri-

vilegiati bisognerebbe fare i nomi di tutti,

da Giovanna e Maria Grazia che il primo

giorno hanno portato dei vasi di fiori per

abbellire l’ufficio, a Marcello, persona di

competenza straordinaria che racconta il

Meeting fin dalla prima edizione con una

discrezione impareggiabile, o il “non cre-

dente” - dice lui - Carlo, che però è un pun-

to di riferimento per tutti noi, o Alfredo,

il bancario più creativo d’Italia, o Daniela,

la nostra inviata di guerra (gli incontri di

Micalessin sono riservati a lei) che ci vizia

ogni giorno con le specialità di Forlì.

Ma davvero bisognerebbe parlare di

ciascuno.

Un bel gruppo di lavoro…

Noi a volte come responsabili di un settore

ragioniamo in modo astratto pensando che

dobbiamo aiutare le persone che lavorano

con noi a “motivarsi” rispetto al lavoro, in-

vece si tratta solo di dare spazio a ciò che

già vivono. Insomma dobbiamo applicare

anche noi il principio di sussidiarietà!

C’è un episodio che ricordi in particolare

in questi anni?

Ricordo un momento del Meeting 2011 in

cui eravamo in 7-8 contemporaneamente

ai pc, tutti assorti a digitare nella nostra

stanza, mi è venuto in mente che in quel

momento il nostro ufficio non era poi così

diverso dall’aula di un monastero altome-

dievale in cui gli amanuensi copiano in

silenzio i testi della Sacra Scrittura, dei

Padri o degli autori pagani... in fondo il

Meeting è questo, un posto in cui si co-

struisce e si tramanda una civiltà, come ci

disse papa Wojtyla.

Eugenio Andreatta ai Comunicati Stampa

Page 37: Notiziario novembre 2014

VILLAGGIO RAGAZZI

NOVEMBRE 2014 37

Qual è stato il motivo per cui ti sei

coinvolta inizialmente?

Ci racconteresti qual è stato il

percorso che ha portato alla

sua realizzazione? Tutto è partito da una proposta. Di Giovan-ni Bosco io sapevo ben poco, conoscevo certo la sua fama di santo ed educatore, ma della sua persona quasi nulla. Questo fino a qual-che mese fa. Poi, un amico mi ha proposto di approfondire la vita di Giovanni Bosco. Così, insieme ad alcuni amici, abbiamo iniziato a conoscere il Santo, non solo leggendo le sue parole e quanto scritto su di lui, ma anche recandoci nei luoghi che hanno segnato la sua vita: a casa sua, ai Becchi, tra le colline astigiane, e poi a Valdocco, in quella che è di-

ventata la sua casa, il primo oratorio stabile, in cui per anni vivrà circondato da centinaia e centinaia di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia. Approfondendo la vita di quest’uomo, un’e-videnza ci ha sorpresi tutti: la sua attualità con il tema del Meeting di Rimini 2014, “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il

destino non ha lasciato solo l’uomo”. In occasio-ne del bicentenario dalla nascita del Santo, abbiamo scoperto in Giovanni Bosco un testimone innamorato di Gesù che ha speso tutta la sua vita abitando le periferie, non solo quelle geografiche (torinesi) ma soprattutto quelle esistenziali, stando con i carcerati, gli orfani, coinvolgendosi con i ragazzi che in-contrava per le strade. E da qui l’idea: perché non proporlo al Meeting?

Cos’è accaduto in mostra e cosa ha colpi-to maggiormente te e i visitatori?Sono passate a vedere la mostra su don Bosco più di 6000 persone in sei giorni. Molti bambini, ragazzi, genitori, sacer-doti, suore, salesiani, educatori, politici e personalità di diverse professioni. E poi, la cosa più sorprendente: anche un gruppo di carcerati. Gli incontri e i fatti accaduti nella settimana sono davvero tanti e ci te-stimoniano l’attualità del carisma e dell’e-sperienza di Giovanni Bosco. Abbiamo fatto esperienza di quello che ha affermato Papa Francesco nel messaggio rivolto al Meeting, cioè di come «chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile», in grado di “at-trarre” e affascinare tutti.

di Erika Elleri

Guardando il volto di un santoLa mostra su san Giovanni Bosco al Villaggio Ragazzi del Meeting è stata sorprendente e ha attirato un grande pubblico di bambini, ragazzi e adulti. Per saperne di più abbiamo intervistato una delle curatrici della mostra, Miriam Grandi.

>

Page 38: Notiziario novembre 2014

VILLAGGIO RAGAZZI

NOVEMBRE 201438

Tra i fatti che ci hanno più colpito ci sono sicuramente lo stupore e la commozio-ne dei visitatori di fronte al racconto dei semplici episodi della vita del Santo. A tutti noi volontari che facevamo da gui-da ai gruppi, raccontando i fatti, come ci avevano colpito e che cosa ci hanno fatto intravvedere per la nostra vita, è capitato di vedere gente con gli occhi sgranati, stupiti e contenti. Chi ci stava di fronte si sentiva compreso dentro quel “sentirsi amati”. In molti ci siamo sorpresi a chiederci, magari di fron-te ai bambini più vivaci, come si sarebbe comportato don Bosco con loro e subito ci si trovava a guardarli in modo diverso, come “un dono più grande”. Un’insegnante che aveva messo uno dei più scalmanati nelle prime file ci ha rin-graziato per come abbiamo “preferito” quel bambino, coinvolgendolo nella spiegazio-ne. Una suora salesiana, dopo aver visto la mostra, ha saputo dalla guida che i pan-nelli erano solo una parte e che c’era anche “la vita dell’Oratorio”, come all’oratorio di Valdocco, con giochi, canti, balli. Allora si è voluta fermare per vedere cosa facevamo. Alla fine mi ha detto: «Ho visto la vita di san Giovanni raccontata dai pannelli prendere vita tra di voi. Ho “respirato” don Bosco». Un sacerdote salesiano ha detto: «Sembra di essere agli inizi, come a Val-docco».Carmen, maestra a Madrid, dopo aver spiegato la mostra ai carcerati, ha com-mentato: «Facendo il giro per il gruppo dei carcerati ho capito di più come da sempre la Chiesa li ha avuti nel cuore. Don Bosco fino alla fine è andato a confessare in car-cere perché quello che gli stava a cuore “è la salvezza di tutte le anime, non importa chi sono e cosa hanno fatto. Tutti possono sperimentare il perdono che Gesù ha por-tato nel mondo”». Attraverso l’esperienza che abbiamo fatto, abbiamo potuto “guar-dare il volto di un santo” scoprendo che “il Destino non ha lasciato solo l’uomo”, non ha lasciato soli noi.

Hai fatto incontri particolari, ci raccon-teresti alcuni dialoghi e momenti con personaggi o persone del pubblico?Ciò che mi ha colpito è stato lo sguar-do delle persone che avevo davanti. Man mano che raccontavo gli episodi della vita

di Giovanni, gli occhi di chi mi guardava iniziavano a commuoversi, c’è chi è scop-piato letteralmente in lacrime. Questo è avvenuto tutte le volte che ho spiegato la mostra, con adulti, con ragaz-zi, con l’ospite del Meeting, con lo steward, con la suora salesiana, o con il prete. Mi è nata subito questa domanda: Che cosa sta succedendo? Chi sta smuovendo così le corde del cuore tanto da commuoverlo? Uno degli incontri che mi ha stupito di più

è stato quello con due ospiti del Meeting: un medico chirurgo venuto per interveni-re in un dibattito in fiera e sua moglie. Si sono avvicinati alla mostra, la moglie vole-va vederla, da sempre affascinata da Gio-vanni Bosco, per i racconti che ne faceva il papà salesiano, così si è fatta accompagna-re dal marito che si è presentato con l’Ipad in mano. Ho iniziato a raccontare della vita di Giovanni Bosco, del suo fascino, di come, facendo la mostra, abbia scoperto un

Una guida spiega la mostra su don Bosco a bambini e ragazzi.

Page 39: Notiziario novembre 2014

VILLAGGIO RAGAZZI

NOVEMBRE 2014 39

amico per la mia vita, perché traccia una strada alla felicità possibile per tutti noi. L’Ipad è sparito subito, i due si sono sempre più avvicinati a me e così il loro steward. Io dovevo gridare per farmi sen-tire perché più avanti c’era un’altra guida con il microfono e poco lontano la banda dei ragazzi suonava. Farsi sentire è stata un’impresa, ma la loro disponibilità cresce-va sempre più, il medico ad un certo punto mi si è messo proprio a fianco, perché non

voleva perdersi neanche una parola di quel che raccontavo. Data la situazione, pensavo di riassumere un po’, invece mi hanno chiesto di raccon-tare proprio tutto. Lo steward, che inizialmente aveva una faccia impassibile, è scoppiato a piangere. Alla fine della mostra mi hanno abbraccia-to, dicendomi: «Pensavamo di venire qua e scoprire un po’ di più della vita di questo grande Santo e invece torniamo a casa con

in mente e nel cuore i tuoi occhi, sono la cosa più preziosa di questa ora passata in-sieme». Questi giorni sono stati una possibilità per me e per chi avevo di fronte di conversione del cuore, perché ciò che può smuoverlo è solo una vita, non un ricordo per quanto bello, ma la possibilità oggi di vivere la stessa esperienza di pienezza che ha vissu-to Giovanni Bosco. Questo è quello che è accaduto al Meeting.

Page 40: Notiziario novembre 2014

Giovane, forte e liberoMa chi era beato Alberto Marvelli, così caro alla città di Rimini, a cui è stata intitolata una scuola e una piazza e qual è la sua ere-dità oggi? Di questo ed altro ci racconta la professoressa Rosanna Menghi, grande conoscitrice di agiografia.

di Rosanna Menghi

“Giovane forte e libero”. Così

Giovanni Paolo II a Loreto, il 5 set-

tembre 2004, presentò Alberto Mar-

velli nel proclamarlo beato davanti ai nu-

merosissimi fedeli raccolti nella spianata

di Montorso; nell’agosto immediatamente

precedente, il Meeting gli aveva dedicato

una mostra dal titolo: “Vivere salendo” a

cura del prof. Bruno Biotti e di Mons. Fau-

sto Lanfranchi, autore di diverse pubblica-

zioni ed articoli sull’amico che, nell’estate

del ’44, gli aveva salvato la vita, rischiando

la propria, nascondendolo perché non fos-

se fucilato dai tedeschi come renitente alla

leva. “Vivere salendo” è un’espressione che

Alberto scrive nel Diario in data 1936, alla

vigilia del suo diciottesimo compleanno, e

la eredita, se così si può dire, da Piergiorgio

Frassati, morto nel 1925 in fama di santità,

che dichiara di voler seguire e imitare.

Tante iniziative in diocesi e la mostra del

Meeting

Nel decennale della beatificazione, la chie-

sa riminese ricorda Marvelli con una serie

di iniziative che si susseguiranno nell’arco

di un intero anno, fino al 5 ottobre 2015;

fra di esse proprio la mostra del Meeting,

itinerante per l’occasione e già molto vi-

sitata sia durante il Festival Francescano

che dagli studenti, nell’esposizione presso

la sala dell’Arengo, nonché dai turisti ne-

gli stabilimenti balneari e dai fedeli nelle

diverse parrocchie che l’hanno ospitata

fino ad ora; e ancora manifestazioni spor-

tive, corsi d’aggiornamento per insegnanti,

spettacoli, un docufilm realizzato per l’oc-

casione, conferenze, un’esposizione a cura

di un gruppo di pittori riminesi, numerose

nuove pubblicazioni, celebrazioni religiose

e, addirittura l’indulgenza plenaria.

Il programma, imbastito dalla dott. ssa Eli-

sabetta Casadei e dal suo staff di volontari,

è consultabile al sito www.diocesi.rimini.it

Ma chi è “questo” Alberto Marvelli a cui è

stata intitolata una scuola media di Rimi-

ni e, addirittura, la famosissima ex Piazza

Tripoli?

La vita

Nasce a Ferrara il 21 marzo 1918 e nel ’30,

con la famiglia, si trasferisce a Rimini dove

comincia a frequentare l’oratorio dei Sale-

siani prima e l’Azione Cattolica poi.

È fra le mura domestiche che il dna della

sua vocazione cristiana trova fondamento;

in particolare la mamma lo educa alla cari-

tà: quando la cena nel piatto è scarsa, dice

ai bambini: “È passato Gesù”, perché quel

che manca è andato a chi ha bussato alla

porta per mendicare qualcosa da mangia-

re. Compagno di Federico Fellini al Liceo

Classico Giulio Cesare (definito dal mae-

stro “dolce, biondo, esemplare” in un’inter-

vista del 1970), nel ’41 si laurea a Bologna

in Ingegneria Meccanica dopo aver aderito

con entusiasmo alla FUCI.

Lavora per diversi mesi alla FIAT di Torino

prima di essere chiamato al servizio milita-

re che svolge a Trieste e successivamente a

APPROFONDIMENTI

NOVEMBRE 201440

Page 41: Notiziario novembre 2014

Treviso. Dopo la guerra e dopo essere stato

per due anni assessore alla ricostruzione,

su invito di Benigno Zaccagnini, nel ’46

scende apertamente in politica ed è candi-

dato a sindaco dalla Democrazia Cristiana

per l’elezione della prima amministrazione

comunale post bellica. Alla vigilia delle

elezioni, il 5 ottobre 1946, viene investito

da un camion militare alleato mentre si

reca, con l’immancabile bicicletta, a tenere

l’ultimo comizio a San Giuliano a Mare.

L’incidente avviene proprio in prossimità

della chiesa di Maria Ausiliatrice, retta dai

Salesiani, dove Alberto era stato catechista,

animatore della liturgia, compagno di gio-

chi e di studi di tanti ragazzi che avevano

imparato ad andare a Messa solo perché

dopo, con lui, avrebbero fatto colazione

tutti insieme, avrebbero scherzato e avreb-

bero giocato a pallone.

Muore fra le braccia della madre Maria,

affranta e incredula: aveva già perduto un

figlio di tre anni, Giorgio, sempre in un in-

cidente stradale, sempre sul lungomare.

Il giorno del funerale viene dichiarato il

lutto cittadino; la città si ferma, le saracine-

sche dei negozi restano abbassate. Anche

gli avversari politici, quelli che non vanno

mai in chiesa, sono lì, a trasportare la bara

in spalla fino al cimitero.

Il corpo del beato, incorrotto, è oggi custo-

dito nella chiesa di Sant’Agostino, in Via

Cairoli, dove, nel giugno del ’90, si recò a

pregare il prof. Tito Malfatti, affetto da

spondilosi, con un dolore all’anca e alla

schiena talmente forte da dover interrom-

pere la professione di medico specialista in

otorinolaringoiatria; tornò a casa guarito:

fu il miracolo che i postulatori attendevano.

Una persona fuori dal comune

In realtà Alberto era ritenuto già una per-

sona fuori dal comune quando era in vita:

lo additavano ammirati coloro che lo vede-

vano quasi immobile alla Messa, in ginoc-

chio davanti al crocifisso e al Santissimo:

“Io lo guardo e Lui mi parla”; lo stimavano

gli amici di scuola e gli stessi professori.

In particolare la sua insegnante di Lette-

ratura e Storia dell’Arte, Maria Massani,

personaggio di spicco dell’ambiente cat-

tolico di quegli anni, che fondò, fra l’altro,

il Movimento dei Laureati cattolici di cui

Alberto era presidente, scriverà la prima

biografia, raccoglierà una miriade di testi-

monianze per il processo canonico e met-

terà ordine nel Diario, un’opera fondamen-

tale per avvicinarsi alla spiritualità di un

ragazzo che, fin da giovanissimo, si rivol- >

APPROFONDIMENTI

NOVEMBRE 2014 41

Page 42: Notiziario novembre 2014

ge a Dio dichiarandogli il proprio amore

e ringraziandolo per il cielo, la montagna

che tanto amava (“Se non amassi Dio, cre-

do che arriverei ad amarlo in montagna”),

per ogni singola persona incontrata anche

solo di sfuggita. “La vita è movimento”,

era solito affermare Alberto, ed in effetti si

può davvero dire che i suoi ventott’anni li

ha vissuti alla grande, senza misura, con un

entusiasmo instancabile e la rara capacità

di cercare sempre il senso ultimo, oltre le

apparenze. Come quando, innamorato di

Marilena Aldè, figlia di amici di famiglia,

conosciuta da bambina, non smette di at-

tendere una risposta, un sì che non arriverà

mai: quell’assenza, anziché fermarlo, lo in-

chioda all’essenziale, lo pungola a una do-

manda continua sulla strada da percorrere.

Nell’ultima lettera si legge: “Scrivimi pure

quando credi, quello che senti, con tutta

sincerità e lealtà; sono forte abbastanza per

non scoraggiarmi, ho pazienza sufficiente

in caso per attendere ancora! Amo troppo il

Signore per ribellarmi o piangere su quella

che evidentemente sarebbe la sua volontà,

ed infine amo te tanto, che desidero solo la

APPROFONDIMENTI

NOVEMBRE 201442

Page 43: Notiziario novembre 2014

tua felicità, a costo anche di miei sacrifici e

rinunce. Tuo Alberto”.

Un binomio amore-felicità che va ben oltre

l’ambito affettivo e si estende come crite-

rio di giudizio, ad ogni brandello di realtà.

Troppo lunga è la lista del bene compiuto,

dell’amore donato, della dedizione fin nel-

le più piccole scelte quotidiane. Già come

studente e capofamiglia, dopo la morte del

padre, poi come responsabile di gruppi gio-

vanili, il suo stile è inconfondibile e il desi-

derio è chiaro e sintetizzabile in un’espres-

sione che lui stesso dichiara: “Una meta mi

sono prefisso di raggiungere, oggi, ad ogni

costo, con l’aiuto di Dio. Meta alta, subli-

me, radiosa, preziosa, desiderata da tempo,

ma finora mai attuata. Essere santo”.

È soprattutto nel terribile tempo della guerra

e della ricostruzione, dopo gli interminabili

10 mesi di bombardamenti, che questa uma-

nità potentemente si manifesta, quando un

pezzo di pane o un materasso, trovati chissà

come e consegnati a chi neppure si conosce,

valgono più dell’oro e portano speranza a

chi ha perduto tutto. Alberto, servo inutile,

fra gli sfollati di Vergiano e di San Marino,

accanto ai cadaveri e ai sopravvissuti estratti

dalle macerie, non smette di incoraggiare e

sostenere, non si arrende al disastro, cerca,

inventa, scopre mille modi per essere d’aiuto.

Attento ai bisogni concreti, dona quel che

urgentemente serve, anche le scarpe che por-

ta ai piedi tornando a casa, un giorno, con un

paio di vecchi zoccoli di legno, ma offrendo

al contempo, e soprattutto, se stesso. Disde-

gna l’assistenzialismo moralistico che si cro-

giola nel compiacimento; apre un varco fra

il presente e l’eterno, perché quell’eterno, per

lui, ha il nome più caro: Gesù.

Un’immagine della mostra “Vivere salendo” allestita al Meeting del 2004.

APPROFONDIMENTI

NOVEMBRE 2014 43

Page 44: Notiziario novembre 2014

ECOprint

Immaginazione sostiene le aziende che investono in comunicazione, con strumenti specifici per ogni esigenza.

I settori di progettazione grafica e creatività supportano le vostre idee, seguendone lo sviluppo tecnico e la realizzazione.

Da oltre 25 anni è il partner ideale per la progettazione e l’allestimento di eventi e congressi “chiavi in mano”. Operiamo su tutto il territorio nazionale, offrendo tutte le soluzioni di allestimento.

Disponiamo di un ampio reparto stampa, rinnovato con macchine di ultima generazione che sfruttano tecnologie “green ecosostenibili”.

EVENTI CONGRESSI CARTELLONISTICA SEGNALETICA STAMPA DIGITALE GRAPHIC DESIGN

Dal 1986 è partner del Meetingnella progettazione graficae nella sua realizzazione.

www.immaginazione.netRimini via della Lontra 35 - 47923Tel 0541 797500 - Fax 0541 [email protected]

Bologna via Musolesi 2, int.2 - 40138Tel 051 307943 - Fax 051 [email protected]

Page 45: Notiziario novembre 2014

SOSTIENI IL MEETING

NOVEMBRE 2014 45

La Community MeetingCresce la “comunità” dei sostenitori del Meeting. Fai anche tu la tua donazione e aiutaci a costruire la XXXVI edizione. Il tuo contributo sosterrà in particolare la realizzazione delle mostre, degli spetta-coli, dei convegni e degli altri spazi, ma soprattutto le spese degli oltre 3000 volontari.

Una comunità che cresce, una

generosità che commuove,

perché dimostra una grande,

grandissima, affezione per il Meeting. Sono

infatti molte le persone che hanno deciso

di donare durante il Meeting e che ancora

oggi donano.

Sono piccole o più grandi donazioni,

ma tutte importantissime, per permette

a questo posto unico al mondo di poter

continuare ad esistere. Un luogo che, come

ha indicato il Santo Papa Giovanni Paolo

II nella sua storica visita al Meeting nel

1982, da oltre 30 anni vuole «Generare una

civiltà che nasca dalla verità e dall’amore».

Continuiamo a lavorare per questo,

interessati a documentare, testimoniare

e raccontare questa civiltà, impegnati

a costruire, come ha richiamato tante

volte anche Papa Francesco, «una cultura

dell’incontro, una cultura dell’amicizia,

dove possiamo parlare con quelli che non

la pensano come noi, anche con quelli che

hanno un’altra fede, che non hanno la stessa

fede». Sin dalla sua origine il Meeting ha

scommesso sul desiderio e la passione

che ogni uomo ha nel proprio cuore, quel

desiderio di bellezza, verità e giustizia che

diventa terreno comune per l’incontro e

il dialogo. Sostenere il Meeting significa

partecipare alla COSTRUZIONE di un

LUOGO dove è possibile la valorizzazione

reciproca, dove la differenza dell’altro è una

provocazione positiva, un aiuto a scoprire

la verità corrispondente alle esigenze

dell’uomo. Il tuo contributo sosterrà la

realizzazione delle mostre, la preparazione

degli spettacoli e dei convegni, ma

soprattutto aiuterà gli oltre 3000 volontari

a venire a Rimini. Entrare a far parte della

COMMUNITY è facile, basta andare sul

sito www.meetingrimini.org e accedere

all’area “Sostieni il Meeting” in Home Page.

Con una donazione minima di 10 euro

riceverai la CARD Community Meeting

e avrai diritto ad uno sconto particolare

sul noleggio di alcune mostre del Meeting

durante tutto l’anno.

COME DONARE:

Con Paypal dal sito del Meeting

Con versamento su conto corrente postale n. 11139474

Con bonifico bancario sul conto corrente di Banca Prossima: IT31O0335901600100000071814

Con assegno bancario

Page 46: Notiziario novembre 2014
Page 47: Notiziario novembre 2014

Informati e registrati su: www.garanziagiovani.gov.it.garan

Un’impresa per il tuo futuro

Ti riconosci? hai un’età più di 15 anni e meno di 29 non lavori non studi non frequenti un corso di formazione al lavoro

Vuoi metterti in moto? Iscriviti alla Garanzia Giovani.

per accedere alla formazione e al lavoro.

Vuoi offrire un’opportunità? Coinvolgi gli iscritti alla Garanzia Giovani

Page 48: Notiziario novembre 2014