nuova proposta gennaio 2015

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale n. 1/2 - 2015 anno XXXXI Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC Il Piave mormorava...

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Il bimestrale di Uneba

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Bollettino ufficiale

dell’UNEBA

Unione Nazionale

Istituzioni e Iniziative

di Assistenza Sociale

n. 1/2 - 2015

anno XXXXI

Poste Italiane SpA

spediz. in abb. post.

70% - C/RM/DBC

Il Piavemormorava...

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3 Morire: perchè?5 Ripensare il Terzo Settore7 Riforma del Terzo Settore: le audizioni alla Camera9 Casa della Salute

11 Giustizia a misura di bambino13 Le ONG cambiano look16 Lasciti testamentari agli enti non profit18 Inidoneità all’esercizio della mansione21 Norme giuridiche e Giurisprudenza23 Iscrizione a Uneba 201524 Colpo d’ala

In copertina:una scena del film “Torneranno i prati”: la necessità di stimolarenei nostri ragazzi la memoria della “Grande Guerra”.

“”SOMMARIO

Cento anni. Sono quelli dell’attesa solitaria delle migliaia di giovani uccisidagli eventi della “Grande Guerra”: eventi che si sono consumati soprat-tutto nella drammaticità delle trincee e giovani che aspettano una rispostaal perché della loro morte.

“Torneranno i prati” (film di Ermanno Olmi) sollecita una verifica collet-tiva e individuale al di là della retorica celebrativa del Centenario (1915-2015).

Ai giovani di allora bisogna dire, con la voce silente della coscienza e con quellagridata della verità storica, perché furono chiamati a combattere; ai giovani di oggisi deve spiegare, attraverso l’impegno della ricerca e della comunicazione, perché eper chi i loro coetanei di un tempo sono morti. “Di fronte alla morte e ai bambini,infatti, non si può barare all’infinito”.

In assenza, ormai, di testimoni bisogna avere certezza che la storia non esiste sequalcuno non la racconta, occorre scavare con l’aiuto della narrazione e dei docu-menti per dare forza alla memoria e alla speranza che per i nostri soldati, in qualchemodo traditi, la morte sia stata almeno la fine una separazione perché “…c’ènell’uomo una parte di eternità, qualcosa che la morte mette al mondo, fa nascerealtrove” (Francois Mitterand).

“Torneranno i prati” aiuta questa ricerca. E’ infatti una denuncia-provocazione laquale ci dice che “la guerra è una brutta bestia che gira per il mondo e non si fermamai” e che “…la guerra è la migliore occasione per fare fetenzie. Dà il permesso”.Il primo messaggio conclude il film di Olmi; il secondo Erri De Luca lo fa pronun-ciare a don Gaetano, saggio portinaio di un caseggiato di Napoli.

GP.M.

100 annidi solitudine

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di Domenico Volpi

Gli storici , la s tampa, i l cinema, la TVstanno commemorando il centenario della

Prima Guerra Mondiale, che fu detta “La Gran-de Guerra” per antonomasia perché non sen’era mai vita una che coinvolgesse 22 Statidi tutti i continenti (eppure, solo vent’annidopo fu bissata da una Seconda ancor più vastae devastante). I Paesi vincitori celebrarono ilgiorno della vittoria come festa nazionale, maera inumano festeggiare quello che fu chiama-to “inutile massacro” (papa Benedetto XV). Durante i 4 anni, 3 mesi e 1 settimana del con-flit to, dal 28 luglio 1914 all’11 novembre1918, i due schieramenti misero in campo cin-quanta milioni di soldati, tra i quali circa diecimilioni morirono, particolarmente in Europa,e grandissimo fu anche il numero dei feriti emutilati. Ancora maggiore fu il numero dei ci-vili defunti per fame e malattie (tra cui la terri-bile influenza “spagnola”) in conseguenza deidisagi e delle carenze alimentari che si pro-trassero anche negli anni seguenti.L’Italia ebbe 651.000 morti e un milione di

feriti tra i soldati; i morti civili furono circaaltrettanti, metà per malnutrizione e metà perl’epidemia influenzale su organismi indeboli-ti. Dei 600.000 prigionieri fatti dal nemico,100.000 non tornarono, vittime di epidemie odella fame.Troppo semplice è la versione per cui la causadell’immane conflitto sia stata l’assassinio, aSarajevo (Bosnia) dell’Arciduca Ferdinandoerede al t ro n od’Aus t ri a daparte di unestremi-

sta serbo. Seppure le grandi Potenze fosseroin pace da oltre 40 anni, la voglia di guerraserpeggiava tra gli splendori di quella che fuchiamata “la Belle Epoque”: mentre gli euro-pei gareggiavano a spart i rs i i cont inent i ,c’erano state la guerra italo-turca e ben dueguerre balcaniche nei so l i t re anni 1911-1913; i nazionalist i francesi fremevano divendetta per riscattare l’Alsazia e la Lorenaoccupate dai tedeschi nel 1870, quelli italianiinvocavano la riunione di Trento e Trieste,quelli serbi e cecoslovacchi sentivano nellaRussia il potente protettore degli Slavi, men-tre il l’Impero Germanico s’imponeva nellosviluppo industriale (armi, chimica, ferro-vie…) e gareggiava con l’Inghilterra nel do-minio dei mari e nell’espansione in Africa; in-tanto, l’Impero Austro-Ungarico tendeva a do-minare i Balcani, e l’Impero Turco Ottomanoin decadenza suscitava l’appetito di molti. Sarajevo fu solo la scintilla che fece scoppiareuna situazione esplosiva che si era formata neltempo. Per il perverso meccanismo delle al-leanze prestabilite, appena l’Austria dichiaròguerra alla Serbia, entrò in azione la Russia equindi , in rapida successione, la Francia el’Inghilterra (la Triplice Intesa, cui si aggiun-sero poi gli Stati Uniti e altre nazioni) controgli Imperi Centrali (Germania, Austria, Tur-chia, e poi la Bulgaria); l’Italia, che era alleatadei tedeschi e dei tradizionali avversari au-striaci solo “a scopi difensivi”, si dichiaròn eut ral e, s al v o a p as s are p o i dal l a p art e

dell’Intesa sotto la spinta deinazionalisti (2 4 mag -

g i o 1 9 1 5 ).Il progetto tedesco

era quel lo di unaBl i t zk rieg , una“guerra lampo”

Morire: perché?

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guro che nelle celebrazioni con discorsi e ban-diere si trovi il modo di chiedere scusa ai tantisoldati che abbiamo mandato a morire senzaspiegare loro il perché”. Il film si chiude conla frase, affidata al protagonista (il pastoreToni il Matto): “La guerra è una brutta bestiache gira il mondo e non si ferma mai”.

Scuo l a e memo ri aÈ proprio questa idea della guerra “brutta be-stia” che gli educatori dovrebbero trasmettereai giovani. Sono molti i conflitti che ardononel mondo, e alcuni ci sono pericolosamentevicini: già conoscerli e localizzarli (in geo-grafia c’è una spaventosa ignoranza) sarebbeuna prima tappa. Diffondere la conoscenza deiDiritti dell’Uomo (non solo come maschio macome essere umano) è una seconda. Per onorare i morti di allora e per conoscere ilcontributo dato da ogni contrada alla sanguino-sa vittoria, dato che non ci sono più testimonidiretti, si può andare a visitare il monumentoai Caduti che fu eretto in ogni Paese, leggere adalta voce i nomi ivi citati, e forse raccoglieredai nipoti e pronipoti i racconti dei nonni, ciòche hanno sentito, e forse sarà possibile recu-perare lettere e cartoline, diari e persino fotoscattate inviate ai familiari cento anni fa. Interessantissima può essere la visita alle for-tificazioni di allora, trincee ancora visibili inmontagna, gallerie, fortezze, cosa più facile airagazzi veneti e friulani, ma possibile anchead altri. Non dovrà trattarsi però della solitagita scolastica: almeno nei momenti culmi-nanti dovrà essere intessuta di pietà, di rispet-to (anche per il nemico), di gratitudine. Particolarmente suggestivo sarà ascoltare ecantare le canzoni di guerra, cercando di capirelo spirito di coloro che le cantarono fra slancidi patriottismo e tristezza per la morte vicina,per le privazioni, per la illogicità della guerra.E poiché per “guerra” s’intendono anche ilbullismo, il razzismo, la violenza contro ledonne e i deboli, nonché l’egoismo individua-le o di ceto, occorre far sperimentare la pacenella quotidianità della classe, del gruppo, del-la famiglia. Educare alla collaborazione (“chifa da sé fa per tre, ma chi fa le cose in compa-gnia lavora in allegria”), alla conoscenza ecomprensione del “diverso”, al sostegno reci-proco. Questi obiettivi educativi vanno ricer-cati nel gioco e nello studio, nelle soddisfa-zioni e nelle difficoltà, con i compagni e congli educatori, tra i sessi e tra le generazioni.Sono “ambasciatori di pace” le opere d’arte ele poesie di valore universale così come i sem-plici gesti di accoglienza, le parole dei saluti edegli auguri in diverse lingue, persino i dolci egli altri cibi di continenti diversi.

contro la Francia attraversando il Belgio (finoallora neutrale) e superando così da nord le di-fese francesi schierate sul Reno, per puntaresu Parigi e vincere la guerra a Ovest volgendo-si poi a Est per liquidare i Russi. Le armategermaniche furono bloccate a poca distanzadalla capitale francese, sul fiume Marna, dallap ro fes s i o n al i t à del l ’es erci t o i n g l es e edall’eroico comportamento del popolo france-se accorso in massa (i rinforzi andarono alfronte trasportati dai taxi di Parigi).Da quel momento finì l’illusione di un conflit-t o b rev e, co me eran o s t at i quel l idell’Ottocento, e iniziò il reciproco massacronella guerra di trincee, dove trionfavano dueinvenzioni: la mitragliatrice e il filo spinato.Ad esempio, il maggior numero dei caduti ita-liani fu sacrificato sull’altopiano roccioso del

Cars o i n as s al t i al l abaionetta contro siste-mi di trincee successi-ve, così che, conquista-tane una, se ne trovavaun’altra a poche centi-naia di metri. La g uerra l amp o di -ventò, dal le due part i ,un’interminabile guerradi posizione, con attac-chi disperati contro di-fese muni t i s s ime. At -torno al sistema fortifi-cato francese di Verdun,nella battaglia più lun-ga della storia (10 mesi)caddero quasi un milio-ne di combattenti delledue p art i . Si p arl ò di“guerra di logoramento”nel lugubre significatodi accumulare v i t t imefi n ch é l ’av v ers ari oavesse esauri to le sueforze; i generali parla-vano di “dissanguare ilnemico”. Il p ro l un g amen t o delconflitto suscitò il fan-tasma del la fame, che

tormentò tutti i belligeranti ma soprattuttogli Imperi centrali che non potevano fruire de-gli aiuti americani: alla fine la loro sconfittaderivò più dalla mancanza di rifornimenti e dimateriali che sui campi di battaglia.Il regista Ermanno Olmi, con il film Torne-ranno i prati, ambientato nelle trincee italia-ne di alta quota sul fronte alpino, ci ha inter-rogati tutti: “Bisogna ancora sciogliere il no-do dell’ipocrisia e della vigliaccheria. Mi au-

CONSEGUENZE DELLA 1a GUERRA MONDIALE

• La dissoluzione degli Imperi. All’unione di popoli nellafedel t à (v era o i mp o s t a) a un s o v ran o , s i s o s t i t uìl’affermazione dei diversi valori nazionali con soluzionidemocratiche in alcuni casi e dittatoriali in altri.

• La Germania si vide attribuire la maggior responsabilitàdel conflitto e dovette rimborsare enormi “spese di guer-ra” ai vincitori. Alle sue frontiere nacquero Stati che, purbasati sul principio di nazionalità, avevano al loro inter-no milioni di tedeschi, i quali passarono così da domina-tori a dominati (fu questa la causa prima della II GuerraMondiale).

• L’Austria e l’Ungheria divennero due piccoli Stati; mi-lioni di ungheresi si trovarono entro le frontiere jugosla-ve, slovacche e rumene. Nei Balcani, il nuovo Regno diJugoslavia tentò di tenere insieme nazionalità rissose(Croati, Sloveni, Bosniaci, Macedoni…) che mal sop-portarono la superiorità dei Serbi.

• Il Vicino Oriente, sottratto all’Impero Ottomano, rimasein una si tuazione instabi le t ra spart izioni colonial i(Francia-Inghilterra), rivendicazioni ebraiche, risenti-menti islamici, contrasti religiosi e razziali.

• L’Europa impoverita e divisa era carica di debiti verso gliStati Uniti che assunsero allora una posizione interna-zionale dominante.

• Nella sventura, il popolo italiano si riconobbe unito: isoldati di ogni regione, che parlavano solo i loro dialettie non si comprendevano a vicenda, fraternizzarono neldividere la stessa sorte.

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La professoressa M ari a V i t a D eGiorgi dell’Università di Ferrara ritie-

ne che non occorra una riforma del Libro Idel Codice Civile quanto piuttosto un coor-dinamento e una riforma della legislazionespeciale, sia giuridica che fiscale, che at-tualmente disciplina gli enti del Terzo Set-tore. A conferma, infatti, cita l’esempio diun’associazione (forma organizzativa chetrae la sua disciplina dal Libro I del CodiceCivile), che può diventare organizzazione divolontariato (se ha i requisiti della Legge266/91) e, in quanto tale, iscrivendosi al re-gistro del volontariato, acquisisce anche laqualifica fiscale di Onlus (come stabilisce ilDecreto Legislativo 460/97). Il Libro I, tral’altro, non contempla tutti i soggetti del

Terzo Settore: infatti l’impresa sociale o lacooperativa sociale assumono la forma or-ganizzativa e seguono la disciplina previstadal Libro V del Codice Civile. Si potrebbequindi lasciare com’è il Libro I ed inserirenel Libro V, dedicato al diritto societario,un titolo dedicato agli enti senza scopo dilucro che esercitano attività imprenditoriale.Ma che cos’è, esattamente, il Terzo Setto-re? La riforma ha intenzione anche di ridefi-nire questi confini? E’ una questione postadal professor Emanuel e R o s s i dellaScuola Superiore di Studi UniversitariSant’Anna di Pisa. Ci sono, ad esempio,enti non profit che non fanno parte del Ter-zo Settore, come quelle associazioni non ri-conosciute che, pur non perseguendo fini disolidarietà o utilità sociale, hanno comun-que le caratteristiche di ente non lucrativo.L’Agenzia delle Onlus, ricorda Rossi (giàcomponente dell’Agenzia), aveva propostoun criterio identificativo in base a tre ele-menti: individuare i soggetti (enti privatisenza scopo di lucro), la loro attività (uti-lità sociale) ed il loro scopo (fini solidari-stici o ideali). Ma viene anche da chiedersise sia possibile predefinire normativamentele ‘finalità ideali’ e se possa esistere unaclassificazione soddisfacente che le ricom-prenda in maniera complessiva. Il TerzoSettore potrebbe essere definito come ‘unambito di soggetti giuridici privati colletti-vi costituiti con finalità sociali, e che senzascopo di lucro danno vita ad attività con-gruenti con le proprie finalità di solidarietàsociale’. Sarebbe inoltre più opportuno col-locare all’interno di un Codice Unico tuttala nuova normativa di riferimento, piutto-sto che armonizzare o coordinare la norma-tiva attualmente esistente. Per quanto attie-ne alla vigilanza degli enti, si ipotizza di af-fidarli a una ‘struttura di missione’, maquesta avrebbe carattere temporaneo e sareb-be legata al Governo che la istituisce. E’quindi preferibile che vi sia un’autorità am-ministrativa stabile e indipendente, che po-trebbe essere sostenuta finanziariamente,

Ripensareil Terzo Settore

* Sul dibattito, in corso da alcuni mesi, si veda anche quanto pubblicato sul n. 9-10 di Nuo-va Proposta (pp.14-15-16).

Sabato 22 novembre 2014 si è svolto ilconvegno “La riforma del Terzo Settore –Le idee de l Governo , le proposte d iUneba”, presso l’auditorium dell’EnteCassa di Risparmio di Firenze. I testi in-tegrali dei relatori saranno resi disponi-bili. Intanto si offre una sintesi di alcunidei loro interventi.*

CONVEGNO UNEBA A FIRENZE

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ti o da dichiarare sullo statuto, privilegian-do quindi un criterio sostanziale o quantomeno non limitandosi a un criterio forma-le (sul quale, comunque, in Commissionesi sta lavorando, essendo necessario arriva-re a una definizione che renda chiaramenteidentificabili e disciplinabili questo tipo dienti).L’Uneba aveva già presentato un testo conalcune considerazioni sulle proposte diriforma, in linea con alcuni interventi deirelatori. Su quel documento ci si sofferma-va anche sulla costituzione degli enti, chie-dendo che l’attribuzione della personalitàgiuridica si perfezioni davanti al notaio cheha redatto gli atti e non, successivamente,previa verifica in Prefettura (in analogia aquanto già avviene per le persone giuridichecommerciali). Si ribadiva anche la necessitàdi lasciare ampia autonomia statutarianell’identificazione degli scopi, dell’attivitàe della struttura organizzativa, sottolineandola necessità che siano previsti organismi dicontrollo anche interni e un’apposita disci-plina per impugnare le delibere contrarie al-le norme. Si invocava un regime tributariouniforme per tutto il Terzo Settore, conspecifiche agevolazioni per gli enti con fi-nalità di comprovata utilità sociale (il riferi-mento è, in particolare, agli organismi ope-ranti nel settore dei servizi alla persona: es-senziali, per il welfare locale, nella rispostaai bisogni primari).

come proponeva Zamagni, destinandole ilcinque per mille delle risorse del cinque permille di ciascun anno.Il prof. Gi us e ppe M ari a C i po l l adell’Università di Cassino – Lazio Meridio-nale osserva che attualmente la definizionefiscale di ‘ente non commerciale’ non sem-pre coincide con quella di ‘ente non lucrati-vo’. Per identificare i soggetti che operanoin quest’ambito si potrebbe partire dalla de-finizione di ‘ente non commerciale’ piutto-sto che da quella di ‘ente non lucrativo’?Andrebbero armonizzate le due definizioni?Tra l’altro potrebbe benissimo accadere cheun ente non lucrativo (che non ripartiscegli utili), e quindi è ascrivile agli enti nonprofit, svolga, nel corso di un esercizio fi-nanziario, prevalenti attività commerciali:questa situazione, in assenza di specifichedisposizioni agevolative (come per le On-lus), rendono tale ente non lucrativo fiscal-mente equiparato a un’impresa. La deputata del Partito Democratico, Do-nata Lenzi , relatrice del disegno di leggedelega di riforma alla Camera, osserva cheil riferimento alla ‘finalità ideale’ degli en-ti oggetto di riforma, non è sempre chiara-mente individuale o definibile. E poi, os-serva, è giusto che sia lo Stato a definirequali finalità sono ‘ideali’? Riterrebbe chesia preferibile individuare questi enti inbase alle attività concretamente svoltepiuttosto che partendo dagli scopi dichiara-

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di Alessio Affanni

Irappresentanti dell’Agenzia delle Entra-te hanno sottolineato la problematicità

dell’attuale assetto normativo. Lo sposta-mento, negli anni, del fulcro normativo dalladisciplina codicistica verso quella extra-codi-cistica, implica che qualsiasi intervento diriforma non può limitarsi alla modifica delCodice Civile, ma deve necessariamentecoinvolgere e coordinarsi con la normativafiscale, rivedendola alla luce della funzioneimprenditoriale e sociale del Terzo Settoreche è stata prevista nelle Linee guida di rifor-ma del Governo.Restano però dei dubbi rispetto alle agevola-zioni fiscali, vista la decommercializzazione,ai fini IRES (e talvolta anche ai fini IVA),prevista per alcuni enti e per alcuni tipi di at-tività. La fiscalità di vantaggio riconosciutaa questi enti, infatti, è concepita dando rile-vanza alla loro non lucratività oggettiva (“noprofit”) piuttosto che a quella soggettiva(“non profit”). Per non lucratività ogget-ti va s’intende l’assenza o la marginalitàdell’attività commerciale svolta. Per non lu-cratività soggettiva s’intende la destina-zione degli utili, derivanti da quell’attivitàcommerciale, al perseguimento dei propriscopi statutari. Si pensi alle sempre più dif-fuse attività di sostegno tra enti for profit edenti non profit: si tratta di attività commer-ciali (ad es. marketing legato ad una causasociale), ammesse attualmente entro strettilimiti normativi, che nulla tolgono, però, alcarattere non lucrativo delle finalità persegui-te. Va dunque ripensato l’attuale regime ditassazione del Terzo Settore dando rilevanzaalle finalità solidaristiche o di utilità socialee alla non lucratività soggettiva. Resta ov-viamente il problema di costruire un sistemanormativo in grado di verificare tali finalità e

di misurarne l’impatto sociale e che manten-ga fermo il divieto di ripartizione (diretta eindiretta) degli utili.Per quanto riguarda le imprese sociali,l’eventuale introduzione di misure agevolati-ve di carattere fiscale andrebbe contempe-rato con la normativa comunitaria intema di aiuti di Stato. Sarebbe fatto sal-vo il caso in cui tali aiuti si configurino co-me forme di compensazione degli obblighi diservizio pubblico, concessi a imprese incari-cate della gestione di servizi di interesse gene-rale, tra i quali quelli di assistenza sanitaria,servizi per l’infanzia ed inclusione sociale digruppi vulnerabili. E’ di questo avviso anchela Corte dei Conti, che sottolinea anche i li-miti di libera concorrenza del mercato.Il cinque per mille, oltre all’auspicata stabiliz-zazione, potrebbe giovarsi del sistema di iscri-zione in un Registro unico degli enti del Ter-zo Settore: questo potrebbe costituire unostrumento più efficace di controllo dei sogget-ti ammessi al contributo. Appare anche prio-ritario unificare e semplificare gli attualiadempimenti, prevedendo un’unica domanda diiscrizione al cinque per mille, da prodursi unatantum, e la predisposizione di un elenco per-manente da aggiornare con le variazioni co-municate dai soggetti già iscritti: da questasemplificazione potrebbe derivare anche unapiù veloce attribuzione delle somme spettantiai beneficiari. L’accessibilità e la pubblicazio-ne dei rendiconti, inoltre, rappresenterebbenon solo una forma di garanzia per gli appara-ti amministrativi di controllo, ma anche unatutela delle aspettative dei cittadini che hannoscelto a chi destinare il loro cinque per mille.

Anche per la Corte dei Conti la definizio-ne di ente senza fine di lucro andrebbe ar-monizzata con quella di ente non commer-ciale ai fini fiscali. Le modifiche al Codice Civile dovrebberoavere una portata più ampia, in quanto disci-plina gli enti privati in generale e non soloquelli del Terzo Settore. Inoltre occorrerebbeuna riforma normativa che non mantenga gliattuali regimi differenziati per ciascuna dellediverse tipologie di enti ma che stabilisca,invece, norme sostanzialmente omogenee divantaggio applicabili per tutti. L’unica di-stinzione che si suggerisce di mantenere è

Riforma del Terzo Settore:le audizioni alla Camera

In Commissione Affari sociali della Cameradei Deputati si sono concluse le audizioniinformali sul disegno di legge delega diriforma del Terzo Settore (ne abbiamoparlato su Nuova Proposta n. 9/10 -2014): 37 gli enti pubblici e privati ascol-tati, dei quali sintetizziamo alcune tesi.

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si se rimarrà il corrispondente Registro dellepersone giuridiche tenuto dalle Regioni, alquale possono attualmente richiederel’iscrizione quelle associazioni o fondazioniche, da statuto, dichiarano di operare esclusi-vamente in ambito regionale.

La Convol (Conferenza Nazionale del-le Associazioni , Federazioni e Retidi Volontariato) suggerisce di considerare,in questa riforma normativa, anche le retiassociative nazionali e non solo le orga-nizzazioni di secondo livello (le federazioni).Si preferirebbe che i Centri di servizio per ilvolontariato mantengano le funzioni delinea-te dalla Legge 266/91. Viene inoltre eviden-ziato il rischio che alcune associazioni fini-scano per svolgere più un’attività di supplen-za del servizio pubblico nell’erogazione diservizi anziché un’attività complementare esussidiaria, che in realtà rappresenterebbe laloro più autentica vocazione. Va inoltre evi-tata l’introduzione di rimborsi forfettariai volontari , che snaturerebbe il tipo di at-tività svolta.

CSVNET (Coordinamento Nazionaledei Centri di Servizio per i l Volonta-riato) esprime la possibilità che i Centri diservizio assumano nuovi compiti, integrativia quelli fino ad oggi realizzati, ma per farlooccorrono risorse adeguate rispetto a quellegarantite dagli attuali dispositivi normativi edagli accordi con le Fondazioni di originebancaria (risorse ridotte, negli ultimi cinqueanni, con un calo di oltre il 50% e che sem-brano destinate ad un ulteriore decremento).

Il Forum del Terzo S ettore proponel’istituzione di un fondo rotati vo pergl i investimenti anche per il volontaria-to e le associazioni di promozione sociale,analogo a quello previsto per l’impresa so-ciale. Evidenzia, come elementi che devonorimanere caratterizzanti del Terzo Settore, lacentralità della libertà associativa, l’agiresenza scopo di lucro e la prevalente rilevan-za delle finalità sulle attività. Va posta at-tenzione al rispetto dei contratti nazionalidel lavoro, ai limiti massimi alle remunera-zioni e alla pubblicità dei bilanci. Al con-tempo vanno previste forme innovative diautocontrol lo , che prendano spunto dalleesperienze già realizzate. Sempre ai fini delcontrol lo, occorre anche ist i tuireun’apposita Authority o almeno un apposi-to Dipartimento presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri (anziché l’ipotizzatastruttura di missione).

quella per le Onlus, relativamente alle age-volazioni fiscali ad esse riconosciute.Per migliorare i controlli occorrerebbe nonlimitarsi alle caratteristiche formali (statuta-rie) dell’ente ma al concreto delle attivitàsvolte. Viene auspicato anche un maggiorcontrollo sulle attività delle Onlus, ancheincrociando i dati delle banche dati esistenti.Un ruolo di coordinamento dei controlli po-trebbe averlo la Presidenza del Consiglio deiministri, ma in tal caso sarà difficile che ciòpossa avvenire avvalendosi delle strutturegià esistenti senza ulteriori costi.Con riguardo all’estensione, ad altri enti nonprofit, della deducibi l i tà e detraibi l i tàfiscale per chi effettua erogazioni liberali inloro favore, va valutata l’opportunità pro-grammatica e finalistica di un’estensione ec-cessivamente generalizzata di tale beneficio.L’impresa sociale, a detta della Corte, ri-schia di allontanarsi dal Terzo Settore se, co-me sembra dagli orientamenti della legge de-lega, si intende lasciar cadere il divieto di lu-cro soggettivo. Andrebbe prevista, inoltre,l’incompatibilità per i soggetti delle pubbli-che amministrazioni a ricoprire caricheall’interno di tali imprese.E’ opportuno uniformare, a livello naziona-le, il procedimento di riconoscimento dellapersonalità giuridica.

Su quest’ultimo punto è dello stesso avvisoanche il Consiglio Nazionale del No-tariato, che propone l’istituzione di un Re-gistro nazionale on line delle persone giuri-diche: tale Registro permetterebbe la consul-tazione dei dati e dei relativi atti e la possibi-lità di richiederli in tempo reale presso qua-lunque notaio in Italia. Inoltre si propone diaffidare ai notai l’intera procedura di ricono-scimento della personalità giuridica: essi po-trebbero verificare ed omologare gli atti chericevono o redigono, semplificando anche illavoro di istruttoria attualmente svolto dallePrefetture. In tal senso, ad avviso di chi scri-ve, sarebbe opportuno anche stabilirel’ammontare del patrimonio richiesto in sededi iscrizione al registro delle persone giuridi-che, che il D.P.R. 361/2000 non stabilisce,limitandosi a dire che deve essere congruo ri-spetto ai fini che l’ente (associazione o fon-dazione) si propone. Sarebbe possibile ap-plicare lo stesso regime previsto attualmenteper alcune società: attualmente è previstoche una s.r.l. possa essere costituita (ed ot-tenga la personalità giuridica) con un capita-le anche ridotto, salvo adeguamento e versa-menti successivi. Nel caso venisse modifica-ta l’attuale procedura, viene anche da chieder-

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di Renato Frisanco

La riorganizzazione dei servizi sanitaricostituisce oggi la più importante sfida

che il Ministero della Salute e le Regioni inItalia devono fronteggiare data la riduzionedi finanziamenti pubblici e la crescita di bi-sogni complessi, soprattutto quelli riferitiall’invecchiamento della popolazione e airelativi problemi di plurimorbilità, croni-cità e di non autosufficienza. In tale otticasi impone un’innovazione nell’assistenzasanitaria territoriale ovvero nel campo dellecure pri mari e , primo fondamentale “pila-stro” del Sistema Sanitario Nazionale. Og-gi, dopo le prime sperimentazioni, si sta af-fermando la Cas a del l a Sal ute che costi-tuisce il “consolidamento” di tale pilastro.

COME NASCE LA CASA DELLA SALUTEIl termine e il significato di Casa della Salu-te (CdS) sono stati proposti per la primavolta da Giul io Maccacaro, ricercatore eispiratore di ‘Medicina Democratica’, in unoscritto del 19721 ben prima della legge isti-tut iva del Serv izio Sani tario Nazionale(SSN, L. 833/1978). Trenta anni dopo, nel2002, tale ipotesi di riorganizzazione deiservizi sanitari di base è stata ripresa da Bru-no Benigni - ex-assessore alla Sanità dellaToscana - in “una prima nota” per il Comunedi Castiglion Fiorentino (AR). Ne seguì unconvegno nazionale dello SPI-CGIL “Le cureprimarie e la Casa della Salute” (2004) e unostudio di fattibilità in collaborazione conl’Università la Sapienza di Roma2. La nuova forma organizzativa ha ricevutoimpulso nel 2006 con l’Acco rdo StatoReg i o ni (Rep. n. 2475), che confermavala necessità, già evidenziata nel Piano Sani-tario Nazionale (PSN) 2003-2005, di orga-nizzare meglio il territorio trasferendovi ri-sorse e servizi che erano assorbit i dagliospedali - in numero ancora pletorico - espostando decisamente l’attenzione sui Me-dici di Medicina Generale (MMG) e sui Pe-diatri di Libera Scelta (PLS) perché intra-prendessero un percorso di superamentodell’assistenza primaria basata sullo studioindividuale del medico, in favore di formeaggregate e integrate di organizzazione checonsentano, in sedi uniche, la risposta ai

bisogni di salute dei cittadini 24 ore al gior-no per 7 giorni a settimana. Nello stessoanno il PSN 2 0 0 6 -2 0 0 8 poneva, tra glielementi di rinnovamento del SSN, la rior-ganizzazione delle Cure Primarie da esple-tarsi attraverso il crescente coinvolgimentodei Medici di Medicina Generale e PLS nelgoverno della domanda e di percorsi sanitariche vedono l’integrazione di molteplici fi-gure professionali.Nel 2007 la legge finanziaria disponeva unostanziamento di 10 milioni di euro per av-viarne la sperimentazione. Nello stesso an-no il Ministero della Salute, presieduto daLivia Turco, organizzò un convegno per pre-sentare le caratteristiche e l’importanza del-la Casa della Salute3. Emerge così che taleinnovazione è maturata in Italia non soloper i problemi di sostenibilità economica, afronte della complessità dei bisogni, ma an-che per dare piena attuazione ad alcuni pri n-ci pi della legge istitutiva del Servizio Sani-tario Nazionale e success ive modi fiche(DD.Lgs. n.502/1992 e n.517/1999), quali:accessibilità, appropriatezza delle cure, in-tegrazione delle competenze tra le diverse fi-gure di operatori e continuità assistenziale. Alcune Regioni, in particolare Toscana edEmilia Romagna, hanno dato particolareimpulso alla sperimentazione di tale formaorganizzativa attraverso proprie risorse eapposite “linee guida” circa modelli e moda-lità di realizzazione di tali strutture. Conques t a i n n o v azi o n e s i g uarda p ert an t oall’efficienza e all’economicità del sistemasenza perdere di vista la promozione e ilmantenimento della salute dei cittadini.

Casa della SaluteIl futuro delle cure primarie sul territorio

1 Macaccaro G., “Per una medicina da rinnova-re”, Milano, Ed. Feltrinelli, 1972.

2 Benigni B., Fagnoni P.P., da Filicaia M.G.,Giofrè F., Terranova F., La casa della salute.Idee di progetto, Firenze, ALINEA Editrice,2007. Più recentemente Benigni B, La Casadella Salute. Nuova infrastruttura del welfareitaliano, Roma, Edizioni Libertà, 2010.

3 Il convegno presieduto dal Ministro dellaSalute, Livia Turco, aveva a tema: “La casadella Salute, luogo di ricomposizione dellecure p ri m ari e e del l a co n t i n ui t àassistenziale”, Roma, 22 marzo 2007.

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tore a operatore e da servizio a servizio. Intal modo è possibile, da una parte, monito-rare le condizioni di salute di un malato econoscere gli esiti del trattamento che rice-ve e, dall’altra, misurare l’appropriatezzadelle cure e il costo dei consumi di farmaci eprestazioni per tipologie di malati.Per le sue caratteristiche innovative la Casadella Salute costituisce una ri s po s ta pi ùi do nea ri s petto al l ’as s i s tenza tradi -zi o nal e nel l a cura dei pazi enti cro ni -c i e maggiormente in grado di adottare ilChronic Care Model - per il trattamento dialcune malattie croniche come diabete mel-lito tipo 2, scompenso cardiaco, ictus/Tao,BPCO - i cui aspetti di maggior pregio con-sistono nella conoscenza dei malati (costru-zione di “registri dei casi“), nel loro recluta-mento e nella loro periodica chiamata aicontrolli sanitari per un trattamento pro-grammato da parte degli operatori.La Casa della Salute con la sua attività am-bulatoriale realizza altresì una interazionecostante con gli specialisti dell’ospedale,con il servizio dell’assistenza domiciliare econ le strutture per le cure intermedie (“di-missioni protette”) e promuove direttamen-te l’autogestione delle patologie cronicheeducando l’utenza a stili di vita e di alimen-tazione corretti - il “paziente esperto” per-mette una migliore co l l abo raz i o ne - erendendo partecipi i familiari (family lear-ning). Inoltre è in grado di attrarre le mi-gliori fo rze del v o l o ntari ato organizza-to locale come risorsa autonoma e comple-mentare in grado di aggiungere qualità agliinterventi della struttura e di coinvolgerloin processi di condivisa progettualità.E’ evidente anche l’aspettativa di una ri du-zi o ne dei co s ti del l a s al ute in quanto laCasa della Salute attua una più capillare edefficace azione preventiva, una funzione te-rapeutica mediamente più tempestiva e a mi-nor intensità tecnico-assistenziale, una ri-duzione dei ricoveri impropri, una spesa far-macologica controllata e uniforme, così co-me lo è il ricorso alla diagnostica. Se benorganizzata la Casa della Salute riduce altre-sì le liste di attesa per le visite specialisti-che. In questo modo fornisce un contributoessenziale alla sostenibilità del sistema sa-nitario pubblico e al tempo stesso contri-buisce a rivitalizzarlo. E’ quanto emergedalle ricerche condotte sulle prime esperien-ze di Casa della Salute4 realizzate in Italia.

4 Cfr., Calvaruso Claudio e Frisanco Renato, LaCasa della Salute: esigenza di un nuovo Welfa-re, in ‘Società e Salute’, Franco Angeli, 2013.

COME FUNZIONA LA CASA DELLA SALUTELa Casa della Salute è una struttura vicina fi-sicamente ai cittadini-fruitori e in essa siconcentrano tutti i servizi per le cure pri -mari e con operatori tra loro contigui che siintegrano con le diverse competenze e ope-rano sulla base di obiettivi condivisi. In ta-le contesto vi è la massima compenetrazio-ne dei servizi sanitari con quelli sociali,obiettivo da sempre rincorso nel nostro si-stema di Welfare. Il suo funzionamento nonè casuale e alla programmazione annuale diservizi e attività, la CdS aggiunge una pro-gettazione di interventi mirati (ad esempio,di prevenzione). Essa si basa quindi sul ri-lancio delle cure primarie i cui protagonistisono i MMG, non più punti di offerta fram-mentata, ma come “gruppo-guida” protago-nista di una azione programmata e consape-vole di risposte ai bisogni specifici di salu-te del territorio. Tutti i medici (anche quellidi continuità assistenziale o di Guardia Me-dica) che vi operano dispongono di una car-tella elettronica condivisa per cui ognuno diessi è corresponsabile di ogni paziente chevi afferisce a qualsiasi orario, anche nelleore notturne e nei fine settimana.La Casa della Salute è pertanto quel com-plesso di servizi che, a partire dalla medici-na di gruppo facilita l’accesso e i percorsiassistenziali dei malati di un territorio sub-distrettuale (15-25 mila abitanti circa) e altempo stesso favorisce pratiche di preven-zione primaria e secondaria e interventi ria-bilitativi. In tal modo viene garantito ilpassaggio dal l a “s ani tà” al l a “pro mo -zi o ne del l a s al ute” con lo spostamentodel baricentro dell’intervento dall’ospedaleal territorio e la corresponsabilizzazionedei cittadini organizzati.La CdS s i b as a s ul “p aradi g madel l ’ i n i z i at i v a”, ovvero sul principioche sono gli operatori ad andare verso i cit-tadini con problemi di salute o a rischio diperderla e non invece il contrario (“para-di g ma de l l ’ a t t e s a”), fav o ren dol’accessibilità di tutti alle cure primarie. Lapresa in carico si basa su un’azione concer-tata e consapevole dei diversi servizi e atto-ri e non sulla somma di questi. Tale orga-nizzazione innovativa delle cure primariegarantisce risposte certe e tempestive e unricorso ottimizzato a visite specialistiche ea diagnostica strumentale e, soprattutto,garantisce “continuità assistenziale“ cheper realizzarsi concretamente deve sostan-zi ars i i n un s i s t e ma i n f o rmat i -v o / i nfo rmati co atto a favorire il passag-gio automatico delle informazioni da opera-

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di Giovanni Santone

Il 4 novembre si è tenuto a Padova pressol’Aula Magna dell’ Università il conve-

gno che nel titolo “Mi no ri e di ri ttochi ld-friendly. Norme, organizzazio-ne e prassi operative” non fa capire aicomuni mortali significato e contenuti.Mentre si possono ricavare indicazioni inte-ressanti e stimoli alla riflessione dai docu-menti presentati al convegno e dalle sintesimesse a disposizione della stampa.E’ emerso che l’ affido dei minori ai servizisociali risulterebbe sempre più diffuso, siaperché sono aumentate le separazioni con-flittuali, sia a causa della crisi economica,che ha messo le famiglie sempre più in dif-ficoltà, sia perché sono cambiate le norme.Fatto sta che l’affido dei minori ai servizisociali è una pratica sempre più diffusa. Esempre più “ambigua”.Un regio decreto del 1934 definiva questi ra-gazzi “minori traviati e bisognosi di corre-zione morale”. In seguito sono diventati“minori con comportamenti irregolari nellacondotta e nel carattere”. L’affidamento aiservizi sociali di enti pubblici di categoria ecomunali serviva quindi alla loro rieduca-zione, a far loro assumere “una condotta so-ciale accettabile”. Oggi non è sempre cosìperché questa misura coercitiva -non penale-può esser applicata alle più varie situazioni:al bambino piccolissimo che viene maltrat-tato dai genitori così come al bullo di buo-na famiglia; all’adolescente che fa uso disostanze stupefacenti così come al dodicen-ne che per la sua età non è imputabile, marisulta colpevole di ripetuti furti. Il proble-

ma sta nel fatto che nel grande calderonedelle possibilità c’è il rischio che, alla fine,l’affidamento dei minori ai servizi socialipossa rivelarsi un’arma a doppio taglio neiconfronti dei genitori, per i quali si chiedepiù trasparenza, nei confronti degli operato-ri sociali, che a volte si ritrovano a lavorarecon disposizioni contrastanti e, soprattutto,contro il minore stesso. Si è discusso di questo al convegno pro-mosso dal Pubblico Tutore dei minori delVeneto Aurea Dissegna, a conclusione diun corso di formazione che ha coinvolto ol-tre un centinaio di operatori selezionati. “Ilnostro ufficio -ha spiegato il Garante deiMinori del Veneto- da un decennio a questaparte ha implementato un’attività di ascoltoistituzionale per favorire l’attuazione deiprocessi di garanzia dei diritti dei bambiniprestando attenzione soprattutto al rapportotra gli operatori sociali, le amministrazionie l’Autorità giudiziaria”. Il corso di formazione riservato agli operatoriselezionati era mirato quindi a dare agli stessioperatori del settore maggiori certezze per-ché, come d’altra parte uno studio presentatonell’ambito del convegno ha dimostrato inrelazione al procedimento di affidamento deiminori al servizio sociale che esistono diver-se criticità. Ecco perché è risultato importan-te per i l Garante dell’Infanzia edell’Adolescenza intervenire promuovendonon solo una riflessione su questa misura maanche una collaborazione con i Pubblici Tu-tori di Emilia Romagna, Lazio e Toscana,regioni che si sono sottoposte, con il Vene-to, a uno studio condotto dall’Università diPadova, illustrato in occasione del convegnodal Professor Valerio Belotti.

Alcuni dati significativiLa ricerca condotta dal Centro diritti Umanidell’Università di Padova ha coinvolto unsignificativo campione di provvedimentiemessi dai Tribunali per i minorenni di Bo-

Giustizia a misuradi bambino

Questo articolo di Giovanni Santone ci ri-corda che il 20 novembre di venticinqueanni fa l’Assemblea Generale delle NazioniUnite approvò la “Convenzione ONU sui di-ritti dell’infanzia”. Convenzione ratificatadall’Italia con Legge n.176 del 27.5.1991.

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me una conquista di civiltà -ha spiegatoCarbone- è poco coerente con i principi delgiusto processo”.

Si può osservare che..L’obiettivo per una giustizia a misura dibambino dovrebbe prevedere secondo gliesperti uno sguardo più aperto, sia versouna società che è in continua evoluzione,sia nei confronti del diritto sovranazionale edelle disposizioni in materia di protezionefamiliare ed extrafamiliare dei minori dellaCorte Europea dei Diritti dell’Uomo, di cuiha parlato il professor Leonardo Lentidell’Università di Torino.A conclusione di queste brevi note (per chivolesse approfondire basta consultare il sitodel Pubblico Tutore del Veneto), alcune os-servazioni che scaturiscono da valutazionipersonali:• la legge regionale del Pubblico Tutore del

Veneto (il primo in Italia) alla cui istitu-zione lo scrivente contribuì in qualità didirigente della Regione, aveva previsto lefunzioni decentrate alle organizzazioniterritoriali più vicine ai cittadini. Al ri-guardo l’ art. 3 non ha avuto attuazione;

• vi è anzi un orientamento della Regionedel Veneto per una unificazione a livelloregionale dei garanti. E’ una soppressio-ne mascherata?

• rimangono perplessità sul ruolo del ga-rante nazionale, come risulta anche da al-cuni interventi operati di recente;

• la frantumazione delle competenze traTribunale ordinario e Tribunale per i mi-norenni, che crea problemi anche nell’applicazione di una buona legge - come èquella dell’ equiparazione dei figli - deveessere superata con la istituzione di unTribunale per la famiglia con la presenzadi esperti, come da proposte avanzate.

Circa le tesi su soppressioni o ridimensio-namenti con la motivazione che occorre ri-sparmiare, non v'è dubbio che i tagli sianonecessari, a cominciare dalle spese e dalleindennità a livello nazionale e regionale,ma altra cosa è ridurre le funzioni di tutelao assorbirle in altre figure di garanzia.Eguale riflessione occorre fare sulla neces-sità di servizi sociali di accoglienza dei mi-nori, che siano flessibili, tempestivi e amisura di bambino.Sull’argomento mi sembra ancora attualequanto scrissi su Nuova P roposta n.12/2008 nell’articolo “Tutela dei minori:strategie e strumenti”.

logna, Roma e Firenze negli ultimi cinqueanni “rilevando -ha detto Valerio Belotti-una sensibile differenza tra i territori presiin considerazione, tanto che la situazione diRoma è quasi opposta rispetto a quella diVenezia”. Lo dimostrano i numeri: a Vene-zia il provvedimento è molto usato, tantoche si registrano tra il 2008 e il 2012 il64% delle procedure attivate riguardanti laresponsabilità genitoriale e l’80% dellestesse per adottabilità e provvedimenti am-ministrativi. Per contro, Roma, negli stes-si anni, ne registra solo il 13% . Bologna ècirca a metà strada: 60% per responsabilitàgenitoriale.“I 700 fascicoli pendenti presso i vari tribu-nali, le interviste fatte a 100 attori el‘indagine campionaria che ha coinvolto500 operatori -afferma Belotti- ha rilevatoche in Italia ci sono situazioni molto diver-se tra loro e che il Veneto ha una percen-tuale importante di casi di affido di minoriai servizi sociali”.Nella tutela e nella protezione dei minoritante sono le istituzioni e gli operatori cheintervengono. Quando non in maniera sin-tonica si creano dei problemi.“Il convegno si situa all’interno di una le-gislazione minorile ampia, complessa e incontinua evoluzione che ha bisogno di es-sere declinata più a “misura di bambino”,come emerge dalle indicazioni che proven-gono dalle Linee Guida del Consigliod’Europa: così ha spiegato il Pubblico Tu-tore dei minori della Regione Veneto AureaDissegna, la quale ha aggiunto che “Noistessi cogliamo dal nostro osservatorio chec’è, da parte degli operatori, la necessità diimpadronirsi sempre più e meglio dellenuove norme, avendo come riferimento nonsolo il diritto interno, quello nazionale, maanche quello europeo, e per questo motivoabbiamo proposto e organizzato quest’announ percorso formativo con l’ auspicio cheanaloga attività prosegua ulteriormente a li-vello territoriale locale”.Al convegno hanno partecipato anche ilPresidente del Tribunale dei minorenni diVenezia Maria Teresa Rossi e il Presidentedel Tribunale ordinario di Vicenza OresteCarbone che hanno rilevato come effettiva-mente, a volte, nell’applicazione di quantoprevede la nuova legge del 2012 sull’ equi-parazione dei figli, si possono verificaredelle sovrapposizioni di competenze tra idue tribunali con conseguenti difficoltà pergli operatori, che si ritrovano a dover lavo-rare sulla base di due diversi decreti. Lanuova legge, pur essendo stata “salutata co-

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di Federico Rossi e Fabio Rocci

Per Organizzazione non Governativa(ONG) si intende una organizzazio-

ne o associazione locale, nazionale ointernazionale, di cittadini, non costi-tuita dal Governo e non facente partedi strutture governative, impegnata nelsettore della solidarietà sociale e dellacooperazione allo sviluppo.Dopo anni di attesa è giunta la nuova leg-ge sulla cooperazione, la L. 11 Agosto2014, n. 125, approvata in via definitivadal Senato l’1/08/2014 ed entrata in vigo-re il 29/08/2014, che, dopo un periodo ditransizione, abrogherà la precedente nor-ma del 1987 (L. 26 Febbraio 1987, n.49).In particolare la nuova legge:• definisce una nuova architettura di go-

vernance del sistema della cooperazione,sotto la supervisione del Comitato in-terministeriale per la cooperazione allosviluppo (Cics);

• indica gli obiettivi della cooperazione:sradicamento della povertà, riduzionedelle disuguaglianze, affermazione deidiritti umani e della dignità degli indi-vidui, prevenzione dei conflitti e soste-gno ai processi di pacificazione;

• prevede l’adozione di un Documentotriennale di programmazione e di indi-rizzo della politica di cooperazione allosviluppo, approvato dal Consiglio deiministri, previa acquisizione del pareredelle Commissioni parlamentari compe-tenti, entro il 31 marzo di ogni anno.

La riforma definisce la cooperazione come“parte integrante e qualificante della poli-tica estera” e sarà lo stesso Ministero de-gli Esteri (ora anche “della cooperazioneinternazionale”), nella figura del Vice Mi-nistro delegato, ad occuparsene in manieraunitaria e coerente. Le risorse destinate atali pratiche, che oggi risultano distribui-te sui capitoli di diversi ministeri, saran-no facilmente leggibili attraverso un ap-posito “Allegato al bilancio”.

Gli organismiIl nuovo testo normativo prevede la na-scita dell’A g enz i a i t al i ana per l aC o o p e raz i o n e al l o s v i l u p p o .L’Agenzia rispecchia un modello che esi-ste in numerosi paesi europei e ha ilcompito di attuare le politiche di coopera-zione allo sviluppo rispettando i criteri diefficacia, economicità, unitarietà e traspa-renza sulla base delle direttive emanate dalMinistero degli Affari Esteri.L’Agenzia lavorerà assieme al Ministerodegli Esteri nell’apposito Comitato Con-giunto per gestire gli interventi maggior-mente onerosi (oltre 2 milioni di euro).La riforma prevede anche la partecipazio-ne del Parlamento e della Co nferenzanazi onal e: il primo ha funzioni di indi-rizzo e controllo sul documento triennaledi programmazione; il secondo è un orga-no di discussione e di consultazione, checercherà di dare continuità al dialogo frasoggetti pubblici e privati. Viene infine previsto un Comitato in-termini s terial e per l a cooperazioneal lo svi luppo , con il compito di assicu-rare la programmazione e il coordinamen-

Le ONGcambiano look

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nazionale anche da parte enti di diverso ti-po (oltre alle Ong) alcuni anche con pre-valente attività commerciale.Rientrano nella categoria dei soggetti del-la società civile che si occupano dellacooperazione allo sviluppo (oltre alleOng):• le Onlus statutariamente finalizzate alla

cooperazione allo sviluppo e alla soli-darietà internazionale;

• le organizzazioni di commercio equo esolidale, della finanza etica e del micro-credito che nel proprio statuto prevedo-no come finalità prioritaria la coopera-zione internazionale allo sviluppo;

• le organizzazioni e le associazioni dellecomunità di migranti che mantenganocon le comunità dei Paesi di originerapporti di cooperazione e sostegno allosviluppo o che collaborino con soggettiprovvisti dei requisiti previsti dalla nor-ma e attivi nei Paesi coinvolti;

• le imprese cooperative e sociali, le or-ganizzazioni sindacali dei lavoratori edegli imprenditori, le fondazioni, le or-ganizzazioni di volontariato di cui allaL.n. 266/1991 e le associazioni di pro-mozione sociale di cui al l a L. n.383/2000, qualora i loro statuti preve-dano la cooperazione allo sviluppo tra ifini istituzionali;

• le organizzazioni con sede legale in Italiache godono da almeno 4 anni dello sta-tus consultivo presso il Consiglio eco-nomico e sociale delle Nazioni Unite.

to di tutte le attività di cooperazione. En-tro la fine di febbraio 2015 dovrà essereadottato lo statuto dell’Agenzia, che daràinizio all’attività dell’ente. Una volta no-minato il Direttore si riunirà il Comitatocongiunto per la cooperazione allo svilup-po e verranno defini t i i cri t eri perl’iscrivibilità dei diversi soggetti non pro-fit all’elenco dei soggetti della coopera-zione allo sviluppo, condizione necessariaper accedere ai contributi dell’Agenzia.

I soggettiIl nuovo sistema della cooperazione ita-liana allo sviluppo sarà costituito da sog-getti pubblici e privati: 1. amministrazioni dello Stato, univer-

sità ed enti pubblici;2. regioni, province autonome di Trento

e Bolzano, enti locali;3. organizzazioni della società civile e al-

tri soggetti senza finalità di lucro;4. soggetti con finalità di lucro che agi-

scono con modalità conformi ai princi-pi della L. 125/2014, che aderisconoagli standard in materia di responsabi-lità civile e clausole ambientali e cherispettano le norme sui diritti umaniper gli investimenti internazionali.

Nella nuova definizione dei soggetti dellacosiddetta “società civile” che possonooperare nell’ambito della cooperazione al-lo sviluppo, viene prevista la possibilitàdi svolgere attività di cooperazione inter-

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L’introduzione di questi nuovi soggetticomporta la perdita di un primato per leONG “di prima generazione”. Quelle costi-tuite ai sensi della L. n. 49/87 erano infatticonsiderate “di diritto” Organizzazioni nonlucrative di utilità sociale (ONLUS), senzala necessità di ulteriori adempimenti; per isoggetti che si costituiranno ONG in basealla nuova normativa, invece, la qualifica diONLUS non sarà automatica. Queste orga-nizzazioni “di seconda generazione” dovran-no pertanto considerare l’opportunità di pre-sentare all’Agenzia delle Entrate l’appositaistanza per l’iscrizione nell’anagrafe delleONLUS che verrà riconosciuta, secondo laprocedura ordinaria, solo dopo la verificadella sussistenza dei requisiti previsti dallanorma (D.Lgs. n. 460/97).

Il fiscoIn base all’art. 32 della L.125/2014 (“Di-sposizioni transitorie”), le ONG già rico-nosciute idonee ai sensi della L. 49/1987,e considerate (di diritto) ONLUS ai sensidell’articolo 10, co. 8, del D. Lgs. 4 di-cembre 1997, n. 460, alla data di entratain vigore della L. 125/2014 devono avan-zare apposita istanza di iscrizione pressol’Agenzia delle Entrate per essere inseritenell’Anagrafe unica delle ONLUS. In ognicaso, per i primi sei mesi dalla data di en-trata in vigore della legge in questione,ovvero fino al momento dell’avvenutaiscrizione, rimangono validi gli effetti delriconoscimento dell’idoneità concessa aisensi della L. 49/1987. Il termine di pre-sentazione dell’istanza di iscrizione è il 25febbraio 2015; se le ONG non presente-ranno l’istanza o se questa sarà respinta,cadranno gli effetti della vecchia normasulla cooperazione internazionale e, in au-tomatico, anche le agevolazioni ricono-sciute a queste organizzazioni. Tale aspet-to non è di poco conto: grazie alla normaONLUS le ONG, ad oggi, possono iscri-versi al 5 per mille, far applicare alle per-sone fisiche e aziende la deducibilità delleerogazioni liberali nei limiti del 10% delreddito dichiarato fino ad un massimo di70. 000 euro, ot tenere l ’esenzionedall’imposta di bollo, la riduzione di quel-la di registro, la riduzione o l’esenzioneIrap (a seconda delle legislazioni regiona-l i ); hanno di ri t to al l ’esenzionedall’imposta sulle successioni e donazio-ni, possono realizzare manifestazioni disorte locali (ad es. lotterie), ottenere i pre-mi non richiesti né assegnati dai parteci-

panti in occasione dei concorsi a premioorganizzati da aziende. Tutte queste agevolazioni rischiano dinon essere più alla portata di quegli enti(già ONG) che non inizieranno nei termi-ni l’iter di iscrizione all’anagrafe delleONLUS che se l a vedranno respintadall’Amministrazione finanziaria.P er quanto riguarda l a definizionedell’ambito non commerciale dell’attivitàdelle ONG, come stabilito dall’art. 29 co.4 della “vecchia” L. 49/1987, “Le attivitàdi cooperazione svolte dalle organizzazio-ni non governative riconosciute idoneesono da considerarsi, ai fini fiscali, atti-vità di natura non commerciale”. La riforma operata dalla L. 125/2014 tra-sferisce tale principio nel nuovo contesto:“… 5. Le attività di cooperazione allo svi-luppo e aiuto umanitario svolte dai sog-getti iscritti nell’elenco di cui al comma3 sono da considerarsi, ai fini fiscali, atti-vità di natura non commerciale” (art. 26 –L. 125/2014). Gli enti che riusciranno aiscriversi nell’apposito elenco potrannobeneficiare dell’agevolazione relativa allanon commercialità delle attività di coope-razione allo sviluppo e aiuto umanitario.L’agevolazione non coprirà le attivitàsvolte in Italia (ad es. sensibilizzazione,formazione, accoglienza di migranti),sempre che le norme speciali di riferimen-to (come il D.Lgs. 460/97 per le Onlus)non lo prevedano.Dal punto di vista della normativa in ma-teria IVA (D.P.R. 633/1972), l’art. 14 co.3 della L. 49/1987 sancisce la non assog-gettabilità all’imposta sul valore aggiuntodelle attività di trasporto e spedizione dibeni all’estero in attuazione di finalitàumanitarie e di realizzazione di programmidi cooperazione allo sviluppo poste in es-sere dalle ONG riconosciute idonee. Tuttociò non è confermato dal la nuova L.125/2014: non vi è riferimento alla nonapplicazione dell’IVA per gli acquisti dibeni sul mercato intracomunitario, dome-stico o extraeuropeo finalizzati alle atti-vità di cooperazione internazionale.Ai fini IVA, pertanto, le ONG non godo-no di particolari agevolazioni fiscali ,neanche per le attività istituzionali, atti-vità, queste ultime, completamente de-commercializzate ai fini imposte sui red-diti nel caso di organizzazioni iscrittenell’apposito elenco.Staremo a vedere se nei prossimi mesi ilMini s t ero del l e F inanze emaneràun’apposita circolare a tale riguardo.

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conosciute ma diverse da quelle aventigli scopi di pubblica utilità, prima ri-cordati.

Poiché la norma in oggetto per le asso-ciazioni non riconosciute e i comi-tati non prevede alcuna disciplina agevola-tiva, tali enti sono pienamente soggetti siaalle imposte di successione e donazione siaalle imposte di trascrizione e voltura nellamisura rispettivamente del 2% e dell’1%.Per gli enti agevolati fiscalmente il legi-slatore ha previsto, per ciascuno dei gruppisopra riportati, condizioni e termini diffe-renti.I lasciti liberali tra vivi o mortis causa afavore di Onlus sono totalmente esenti daimposta di successione e donazione, e ciòanche con riferimento alla famigerata tassad’atto che, per anni, l’Agenzia delle Entra-te ha preteso di riscuotere a titolo di impo-sta fissa per l’attività di registrazionedell’atto. Dopo le diverse pronunce deigiudici tributari che hanno negato la legit-timità della riscossione sul finire delloscorso anno, una Risoluzione Ministerialefinalmente ha riconosciuto che se quelloportato alla registrazione è un atto di dona-zione e se la legge istitutiva di tale impo-sta dispone che si ha esenzione dalla stes-sa, pretendere di tassare quell’atto conl’imposta di registro, se pur minima e sepur qualificata come tassa d’atto, è illegit-timo. Esenzione totale, dunque, da questogenere di imposta.Se poi, oggetto dell’erogazione liberale so-no beni immobili, ci sono anche le impo-ste ipotecarie e catastali previste per le at-tività di trascrizione e voltura.A tal proposito la disciplina è contenutanel secondo comma dell’art. 1 e nel secon-do comma del l ’art . 10 del TUIC(346\1990), secondo i quali, quando v’èesenzione da imposta di donazione e suc-cessione, è assicurato il medesimo tratta-mento di favore anche per le imposte ipo-tecarie e catastali.Resta da trattare di alcune altre piccole im-

di Sergio Zanarella

Uno degli aspetti non marginali pergli enti non profit, soprattutto per

quelli di forte rinomanza, è la possibilitàdi ricevere lasciti testamentari, da poterutilizzare nello svolgimento della pro-pria attività. Anche in questo caso, comesempre succede, si devono tenere in con-siderazione i molteplici aspetti fiscaliche ruotano intorno all’eredità ricevuta.La normativa di riferimento per orientarsinella materia è il D. Lgs 346\1990, testouni co delle disposizioni concernentil’imposta sulle success ioni e dona-zioni .All’art. 3 sono disciplinati i “Trasferimen-ti non soggetti ad imposta” e in esso ven-gono regolate diverse ipotesi.Limitando il discorso ai soli enti che a noiinteressano, i soggetti trattati sono essen-zialmente 3:• un primo gruppo di enti è individuato

nelle ONLUS ;• un secondo gruppo nelle fondazi oni

(non bancari e) e nelle associazionil egalmente ri conosciute che abbia-no come scopo esclusivo l’assistenza,lo s tudio, l a ri cerca scient i fi ca,l’educazione, l’istruzione o altre finalitàdi pubblica utilità. La previsione di fi-nalità di pubblica utilità è ovviamentemolto ampio e può lasciar spazio amolte interpretazioni e forzature, inquesto caso però bisogna dire che par-liamo di soggetti che devono ottenere ilriconoscimento della personalità giuri-dica e quindi devono essere vagliate dal-la Regione ovvero dalla prefettura inbase all’ambito territoriale che l’entevuole coprire: ci si deve infatti iscrivereal registro delle persone giuridiche pres-so la prefet tura nel caso in cuil’operatività sia nazionale, nel casocontrario è sufficiente iscriversi al regi-stro tenuto presso la regione in cuil’ente opera;

• il terzo gruppo di enti sono le fonda-zioni in genere e le associazioni ri -

Lasciti testamentari agli enti non profit

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poste legate agli atti notarili di donazione:la tassa d’Archivio, la tassa dovuta perl’adempimento telematico, cosiddetto uni-co, per le attività di trascrizione e voltura el’imposta di bollo. Le prime due sono si-curamente dovute, in quanto tasse, diffe-renti dalle imposte, poiché legate ad unasorta di corrispettivo per l’attività svoltadalla pubblica amministrazione (la conser-vazione del l ’at to dopo la cessazionedall’attività del notaio rogante e la materia-le attività di annotazione nei registri im-mobiliari e catastali). Tasse di importoesiguo (qualche decina di euro la prima e220 euro la seconda).Quanto all’imposta di bollo, l’art. 27 bisdel D. P . R . 642\1972 ne disponel’esenzione per gli atti delle sole Onlus.Deve, quindi, ritenersi, che le donazioni ef-fettuate a favore di altri soggetti sia, inve-ce, assoggettata all’imposta in parola.La stessa disciplina agevolativa, e cioè to-tale esenzione da imposte di successione,donazione, ipotecarie e catastali è previstaper il secondo gruppo di enti, l e fonda-zi o ni e as s o ci azi o ni ri co no s ci uteche pers eguano s copi di pubbl i cauti l i tà.Per il terzo gruppo, quello delle fondazioniin genere e delle associazioni riconosciute,che non perseguano scopi di pub-bl i ca uti l i tà, sono previste esenzionidalle imposte citate (successione, donazio-ne, ipotecarie e catastali, ma non il bollo),ma solo a determinate condizioni: cioè seil soggetto che ha fatto testamento o il do-nante hanno effettuato le liberalità, dandoai beni una destinazione specifica rientran-te in quelle di pubblica utilità.Rimane in questo caso a carico del benefi-ciario dei beni dover dimostrare entro “cin-que anni dall’accettazione dell’eredità o del-

la donazione o dall’acquisto del legato, diavere impiegato i beni o diritti ricevuti ola somma ricavata dalla loro alienazioneper il conseguimento delle finalità indicatedal testatore o dal donante. In mancanza ditale dimostrazione esso è tenuto al paga-mento dell’imposta con gli interessi legalidalla data in cui avrebbe dovuto essere pa-gata.”L’imposta di registro è prevista in misuraagevolata ed è pari alla sola tassa fissa (at-tualmente 200 euro) solo a beneficio delleONLUS.Ed è prevista, in base alla nota II-quater)dell’art. 1 della Tariffa allegata al TUIR(n.131\1986) a condizione che la ONLUSdichiari, nell’atto di acquisto, che intendeutilizzare di ret tamente i beni per losvolgimento della propria attività.Tale destinazione non deve essere imme-diata: elasticamente il legislatore ha previ-sto che l’utilizzo vincolato deve, di fat-to, realizzarsi entro 2 anni dall’acquisto.In caso di dichiarazione mendace o di man-cata effettiva utilizzazione per lo svolgi-mento della propria attività, scatta il recu-pero dell’imposta dovuta nella misura ordi-naria nonché una sanzione amministrativapari al 30 per cento, oltre agli interessi le-gali.E’ importante ricordare che le agevolazioniin tema di imposta registro, trascrizione evoltura di cui abbiamo accennato, si appli-cano a tutte le operazioni riconducibili alleattività istituzionali dell’ente.Appare doveroso, visto che parliamo di li-beralità, ricordare che ci sono delle agevo-lazioni fiscali connesse alle donazioni o al-le erogazioni liberali (termini che possia-mo tranquillamente equiparare, nella so-stanza, anche se hanno un significato – dalpunto di vista strettamente giuridico – traloro differente), benefici concessi non giàall’ente ma al soggetto che effettua la do-nazione. Le agevolazioni sono riconducibi-li in questo caso detrazioni di impostao delle deduzioni dal reddito imponibile.Il legislatore fiscale, come spesso gli acca-de soprattutto nel disciplinare le vicende de-gli enti di terzo settore, non ha tenuto unorientamento univoco, improntato a sem-plicità e chiarezza; ha invece creato una in-tricatissima rete di norme, fatte da condi-zioni oggettive e soggettive, limiti, tetti,percentuali, che sembra fatta appositamenteper di s i ncenti v are l ’ i ncenti v o . Lamateria, vista l’ampiezza dell’argomento ela complessità, merita un trattamento aparte.

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(Nel caso di giudizio di inidoneita’ tem-poranea vanno precisati i limiti tempora-li di validita’ della valutazione).Avverso i giudizi del medico competente,ivi compresi quelli formulati in fasepreassuntiva, e’ ammesso ricorso en-tro trenta giorni dalla data di comuni-cazione del giudizio medesimo all’organodi vigilanza territorialmente competenteche dispone, dopo eventuali ulteriori ac-certamenti, la conferma, la modifica ola revoca del giudizio stesso.

L’art. 42 comma 1, del D. Lgs. 81 del2008, stabilisce inoltre che “Il datoredi lavoro … in relazione ai giudizi dicui all’articolo 41, comma 6, attua lemisure indicate dal medico competentee qualora le s tesse prevedanoun’inidoneità alla mansione specificaadibisce il lavoratore, ove possibile, amansioni equivalenti o, in difetto, amansioni inferiori garantendo il tratta-mento corrispondente alle mansioni diprovenienza” (c.d. “Obbl igo del re-pechage”).

Sopravvive la vetusta normativa contenutanel l ’ul t imo comma del l ’art . 5 Legge20.5.70 n.300 (Statuto dei lavoratori):

Art. 5 L. 300/ 1970 ul ti mo com-ma: Il datore di lavoro ha facoltà di farcontrollare la idoneità fisica del lavora-tore da parte di enti pubblici ed istitutispecializzati di diritto pubblico.

Per istituti specializzati di diritto pubblicooggi dobbiamo intendere il servizio UO-PSAL (Unità operativa Prevenzione e si-curezza del lavoro) cost i tui to pressol’Azienda sanitaria ove si trova ubicata lasede di lavoro del lavoratore, ovverol’Unità Ospedaliera di Medicina del Lavoro(UOLM) o servizio PSAL.Con l’avvento della sorveglianza sanitaria

AS PETTI LEGIS LATIVIL’art.41 comma 6 del D.Lgs. 81/2008 inmateria di salute e sicurezza sul lavorostabilisce che il medico competente,sulla base delle risultanze delle visite me-diche di cui al comma 2, che sono, tral’altro:

• visita medica peri odi ca per con-trollare lo stato di salute dei lavora-tori ed esprimere il giudizio diidoneita’ alla mansione specifica;

• visita medica su ri chiesta dell avoratore, qualora sia ritenutadal medico competente correlata airischi professionali o alle sue con-dizioni di salute, suscettibili di peg-gioramento a causa dell’attivita’ la-vorativa svolta, al fine di esprimereil giudizio di idoneita’ alla mansio-ne specifica;

• visita medica in occasione delcambio del la mansione onde ve-rificare l’idoneita’ alla mansionespecifica;

• visita medica precedente alla ri -presa del l avoro , a seguito diassenza per motivi di salute didurata superiore ai sessanta giornicontinuativi, al fine di verificarel’idoneita’ alla mansione.

Lo stesso articolo esprime uno dei seguen-ti giudizi relativi alla mansione specifica:

• idonei ta‘;• idonei ta’ parziale, temporanea o

permanente, con prescrizioni o limi-tazioni;

• inidonei ta’ temporanea;• inidonei ta’ permanente.

Inidoneitàall’esercizio

della mansioneCosa fare quando un giudizio medico di-chiara il dipendente inabile alla sua norma-le attività lavorativa

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(D.Lgs. 81/2008), la predetta facoltà deldatore di lavoro si intende limitata ai soliseguenti casi:i) nel caso di lavoratori privi di sorve-

gl ianza sani taria, su richiesta del da-tore di lavoro;

ii) in fase di ricorso avverso il giudizio delmedico competente, su richiesta deldatore di lavoro o del lavoratore.

GIURIS PRUDENZACass . 6/3/2007 n. 5112; conformeCass . 19/8/2009 n. 18387:

In caso di licenziamento per sopravve-nuta inidoneità fisica del dipendente al-lo svolgimento delle mansioni lavora-tive, il datore di lavoro è tenuto a di-mostrare l’imposs ibi l i tà di assegna-re al lavoratore mansioni anche nonequivalenti, a condizione che il lavora-tore abbia, anche senza forme rituali,manifestato la propria disponibilità adaccettarle.

Trib. Firenze 4/7/2003:

È illegittimo il licenziamento intima-to al lavoratore a seguito di sopravve-nuta inidoneità fisica o psichica asvolgere le mansioni affidategli, allor-chè il datore di lavoro, cui incombe ilrelat ivo onere, non provil’impossibilità di adibirlo a mansioniequivalenti e compatibili con le resi-due capacità lavorative, s emprechéi l rinvenimento di idonee man-s ioni non debba comportare unamodi fi ca del l ’assetto organizza-tivo aziendale. Poiché il licenziamento per giustifica-to motivo oggettivo è ammissibile so-lo quale extrema ratio, incombe al da-tore di lavoro, la provadell’impossibilità di impiegare il di-pendente licenziato in altro posto dilavoro, in mansioni anche diverse, eove c’è disponibilità del lavoratore,anche di l ivel lo inferiore.

Tri bunal e del Lav o ro di Perug i a,ordinanza 7. 03. 2013:

Il licenziamento del lavoratore fisica-mente inidoneo, in regime di tuteladell’art. 18 L. 300/70, può avveniresolo a seguito della pro cedura di

conci l iazione prevista dall’art. 7 L.604/66: nella specie, ci si trova inpresenza di un licenziamento certamen-te riconducibile alla categoria del giu-sti fi cato motivo oggettivo di cuiall’art. 3 legge 604/1966; è a tale stre-gua che va infatti considerata l’ipotesidi sopravvenuta inidoneità del lavora-tore allo svolgimento delle mansioni,posto che tale sopravvenienza,all’esito della impossibilità di repecha-ge, s i t raduce nel l ’impossibi l i tàdell’azienda di assorbire la prestazionelavorativa offerta …ne consegue che,ai sensi dell’art. 7 legge 604/1966 neltesto novel lato dal l ’art . 40 legge92/2010… il licenziamento doveva es-sere preceduto dalla comunicazioneal l a Di rezi o ne terri to ri al e dell avoro con le indicazioni di cui aicommi 1 e 2 dal citato novellato arti-colo 7.Comunque, in base al nuovo art. 18L. 300/70, l’omissione di tale proce-dura non rende invalido il licenziamen-to, ma comporta solo una sanzioneindenni taria, e lo stesso Giudice haquindi riconosciuto al lavoratore ilmassimo dell’indennità, ritenendo gra-ve tale violazione formale: essendostato tale incombente pacificamenteomesso dalla resistente, ne conseguo-no gli effetti di cui al novellato art. 18comma 5 e 6 St. Lav. e pertanto devedichiararsi la risoluzione del rapportodi lavoro dalla data del licenziamento,con condanna del datore al pagamentodi dodici mensilità dell’ultima retribu-zione goduta; la misura massimadell’indennità deriva dalla gravità dellaviolazione formale (radicale omissionedella procedura).

CONTRATTO COLLETTIVOL’ art.40 del CCNL Uneba 2010-12 stabi-lisce che gli Enti, nel caso in cui alla di-pendente o al dipendente venga riconosciu-ta dalle Istituzioni preposte l’inidoneitàpsicofisica all’espletamento delle mansioniper le quali sono stati assunti o di quellesuccessivamente acquisite, esperiranno die-tro richiesta del lavoratore o della lavoratri-ce interessati, nell’ambito delle loro pote-stà organizzative, ogni utile tentativo peril loro recupero lavorativo, a condizio-ne che da ciò non derivi un mag-gior onere a carico del l ’Ente.

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3) Inidonei tà parziale permanente

Gli Enti, nel caso in cui alla dipenden-te o al dipendente venga riconosciutadal le i s t i tuzioni prepostel ’inidonei tà ps i cofi s i ca parzialein via permanente all’espletamentodelle mansioni inerenti alla loro quali-fica, esperiranno ogni utile tentativo,per il recupero della dipendente o deldipendente, in mansioni compatibilidiverse ma equivalenti a quel l esol i tamente svol te, con mante-ni mento del l ’ i nquadramento edel trattamento economico.Qualora l’Ente non disponga di man-sione compatibile equivalente, ma so-lo di una mansione compatibi l e diinferiore l ivel lo profess ionale, ildipendente o la dipendente dichiaratiparzialmente inidonei in via permanen-te potranno venire trasferiti, su loro ri-chiesta, alla mansione disponibileprevio apposito patto di demansio-namento , che preveda l’attribuzionedel livello pertinente alla nuova man-sione ed il mantenimento “ad per-sonam” del trattamento econo-mico di fatto goduto prima deltrasferimento.A giudizio dell’ Ente, l’assegnazionealla nuova mansione inferiore potrà av-venire previa una novazione del rap-porto di lavoro con attribuzione, nelcontratto novato, del l i vel lo di in-quadramento e del trattamentoeco no mi co co rri s po ndenti al l enuove mansioni di assunzione.

4) Inidonei tà parziale temporanea

Gli Enti, nel caso in cui alla dipenden-te o al dipendente venga riconosciutadal le i s t i tuzioni prepostel ’inidonei tà ps i cofi s i ca parzialein via temporanea all’espletamentodelle mansioni inerenti alla loro quali-fica, esperiranno ogni utile tentativo,per il recupero della dipendente o deldipendente, in temporanee mansionicompatibili diverse o equivalenti aquelle solitamente svolte, con mante-nimento dell’inquadramento e del trat-tamento economico.

Sulla base del quadro normativo e giuri-sprudenziale presentato, formuleremo nelprossimo numero di Nuova Proposta alcu-ni suggerimenti operativi.

In particolare, gli Enti adotteranno i se-guenti provvedimenti:1) Inidonei tà totale permanente

Gli Enti, nel caso in cui alla dipen-dente o al dipendente venga ricono-sciuta dal le i s t i tuzioni prepostel’inidonei tà psicofi s i ca totale inv i a permanente all’espletamentodelle mansioni inerenti alla loro quali-fica, esperiranno ogni utile tentativoper il recupero della dipendente o deldipendente, in mansioni compatibilidiverse ma equivalenti a quel l esol i tamente svol te, con mante-ni mento del l ’ i nquadramento edel trattamento economico.Qualora l’Ente non disponga di man-sioni compatibili equivalenti, ma so-lo di una mans i one di i nferi orel i vel l o profess ionale, il dipenden-te o la dipendente dichiarati totalmen-te inidonei permanenti potranno veni-re trasferiti, su loro ri chies ta, allamansione disponibile previo appositopatto di demans i onamento , chepreveda l’attribuzione del livello per-tinente alla nuova mansione ed ilmanteni mento “ad pers o nam”del trattamento eco no mi co difatto goduto prima del trasferi -mento.A giudizio dell’ Ente, l’assegnazionealla nuova mansione inferiore potràavvenire anche previa una novazionedel rapporto di lavoro con attribu-zione, nel contratto novato, del l i vel -lo di inquadramento e del tratta-mento economico corri sponden-ti al l e nuove mans i oni di as -sunzione.

2) Inidonei tà totale temporanea

Gli Enti, nel caso in cui alla dipen-dente o al dipendente venga ricono-sciuta dal le i s t i tuzioni prepostel ’ i ni do nei tà ps i co fi s i ca to tal ein via temporanea all’espletamentodelle mansioni inerenti alla loro quali-fica, esperiranno ogni utile tentativoper il recupero della dipendente o deldipendente in mansioni compatibilidiverse ma equivalenti a quelle solita-mente svol te, con mantenimentodell’inquadramento e del trattamentoeconomico.

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la disciplina di tale servizio di ambulanze e trasporto malatiin autostrada a cura delle associazioni di volontariato. Vieneestesa l’esenzione del pagamento del pedaggio autostradaleanche alle associazioni di volontariato che effettuano traspor-to di malati non in casi di emergenza‚ a patto che il serviziosia gratuito. Vengono infatti escluse dall’esenzione (e quindicomportano il pagamento del pedaggio autostradale) le atti-vità di trasporto malati effettuate dietro pagamento di un cor-rispettivo che comprenda anche il rimborso del pedaggio. Adulteriore chiarimento il Ministero ha comunicato che nelconcetto di “soccorso in emergenza” che beneficianodell’esenzione sono ricomprese le seguenti attività:servizio 118‚ trasporto organi‚ trasporto sangue ed emoderi-vati in condizioni di emergenza‚ trasporto sanitario assistito(con medico o infermiere a bordo)‚ trasporto neonata-le/pediatrico‚ trasporto di pazienti oncologici‚ trasporto pa-zienti dializzati che necessitano dell’utilizzo di ambulanzacome da attestazione del centro dialitico.

FONDO PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 248 del 24 ottobre 2014

Con Decreto del Ministero del Lavoro e Politichesociali del 28 luglio 2014‚ ai sensi della legge n. 285del 1997‚ è stato disposto il finanziamento del Fondo perl’infanzia e l’adolescenza‚ con risorse a favore dei 15 Co-muni riservatari (capoluoghi di Regione)‚ della sommacomplessiva di euro 30.688.000‚ relative all’anno 2014.

FONDO PER LE NON AUTOSUFFICIENZE

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 214 del 15 settembre 2014

Con Decreto del Ministero del Lavoro e Politichesociali del 7 maggio 2014 si è proceduto alla riparti-zione delle risorse finanziarie affluenti al Fondo per le nonautosufficienze‚ relative all’anno 2014 per un totale di euro340.000.000. Le risorse del presente Decreto sono destina-te alla realizzazione di prestazioni‚ interventi e servizi assi-stenziali nell’ambito dell’offerta integrata di servizi so-cio–sanitari in favore di persone non autosuffi-cienti‚ individuando le seguenti aree prioritariedi intervento: la semplificazione degli aspetti proceduralie di accesso alle prestazioni e ai servizi‚ l’attivazione dipiani personalizzati di assistenza della persona non autosuf-ficiente e la previsione di un supporto alla persona e allasua famiglia anche con interventi complementariall’assistenza domiciliare‚ a partire dai ricoveri di sollievoin strutture sociosanitarie.Le presenti risorse sono aggiuntive rispetto a quelle già de-

STATO

5 PER MILLE: ELENCO DEI PAGAMENTI DEL 2012

Notizia pubblicata sul sito del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali

Pubblicato sul sito del Ministero l’elenco delle disposizio-ni di pagamento per gli enti beneficiari del 5 per milledell’anno 2012. Periodicamente saranno resi pubblici gliulteriori aggiornamenti.Il Ministero invita gli enti a verificare l’esattezza dellecoordinate di accredito e, in caso di mancato accredito, invi-ta a comunicare le coordinate IBAN alla sede territorialedell’Agenzia delle Entrate.Si ricorda inoltre che le somme percepite vanno rendicon-tate entro un anno dalla data di erogazione, utilizzando ilmodello contenuto nelle linee guida pubblicate sul sito.In caso di contributi di importo pari o superiore a 20.000euro, tali rendiconti dovranno essere trasmessi al Ministe-ro, alla Direzione Generale del Terzo Settore – Divisione I– Via Fornovo, 8 – 00192 Roma con raccomandata A/R.

SGRAVI FISCALI E CONTRIBUTIVI PER IMPRESECHE ASSUMONO LAVORATORI DETENUTI

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 246 del 22 ottobre 2014

Con Decreto del Ministero della Giustizia del 24luglio 2014 n. 148 è stato stabilito che per le impreseche assumono, per un periodo non inferiore a trenta giorni,lavoratori detenuti o internati, anche ammessi al lavoroall’esterno, è concesso un credito di imposta per ognilavoratore assunto , di euro 700 mensili per l’anno2013 e di euro 520 mensili per gli anni a decorrere dal2014. Analoga agevolazione per assunzioni di lavoratorisemiliberi provenienti dalla detenzione o internati semili-beri: viene concesso un credito di imposta di euro 350mensili, a decorrere dal 1° gennaio 2013. Dal 1° gennaio2014, e fino all’adozione di un nuovo Decreto, il credito diimposta è di euro 300.

ESENZIONE DEL PAGAMENTO DEL PEDAGGIOAUTOSTRADALE PER ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO CHE EFFETTUANOTRASPORTO DI MALATI

Circolare del Ministero delle Infrastrutture e Trasportidel 18 settembre 2014

La nuova Circolare del Ministero delle Infrastruttu-re e dei Trasporti del 18 settembre 2014 ha definito

Norme giuridiche e Giurisprudenzan.160

* a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

*consulenza per enti non profit - www.studiononprofit. it - www.facebook .com/studiononprofit.snp

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PUGLIA

SOSTEGNO E DIFFUSIONE DEL COMMERCIOEQUO E SOLIDALE

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 105 del 4 agosto 2014

Con la Legge Regionale n. 32 del 1° agosto 2014sono state emanate disposizioni per il sostegno e la diffu-sione del commercio equo e solidale. Trattasi di un’attivitàdi cooperazione economica e sociale svolta con produttoridi beni e/o servizi di aree economicamente svantaggiate deipaesi in via di sviluppo, allo scopo di consentire e miglio-rare il loro accesso al mercato.Viene istituito, presso l’Assessorato regionale competente,l’elenco regionale delle organizzazioni del com-mercio equo e sol idale, nel quale vengono iscritti isoggetti che, organizzati in forma collettiva, democratica esenza scopo di lucro, operano stabilmente nel territorio re-gionale svolgendo in via prevalente tale attività di com-mercializzazione, importazione e trasformazione dei pro-dotti . Tali soggetti devono essere in possessodell’accreditamento rilasciato dagli enti nazionali o interna-zionali di commercio equo e solidale.Ai soggetti del commercio equo e solidale la Regione po-trà concedere contributi e potrà consentire la vendita deibeni commercializzati, in occasione di manifestazioni efiere, con deroga delle disposizioni regionali sul commer-cio su aree pubbliche.

UMBRIA

NORME IN MATERIA DI FATTORIE DIDATTICHEED AGRICOLTURA SOCIALE

Suppl. Ord. n. 1 al Bollettino Ufficiale della Regione Umbria n. 39 del 13 agosto 2014

Con la Legge Regionale n. 16 del 7 agosto 2014sono state dettate nuove norme in materia di agriturismo,fattorie didattiche, agricoltura sociale e fattorie sociali.Vengono descritti i criteri e limiti delle attività agrituristi-che e delle fattorie didattiche, con i requisiti igienico-sani-tari richiesti per gli immobili e le attrezzature da utilizzaree le disposizioni per l’abilitazione all’esercizio delle atti-vità (ulteriori aspetti amministrativi sono definiti con re-golamento regionale).La Legge tratta anche dell’agricoltura sociale: si inten-de l’insieme delle attività finalizzate a generare benefici in-clusivi, a favorire percorsi abil itativi e riabil itati-vi e, in generale, a sostenere l ’inserimento sociale elavorativo delle fasce di popolazione svantaggia-te. Le imprese agricole che vogliano avviare queste attivitàdevono essere autorizzate o accreditate per i servizi socioas-sistenziali e sociosanitari oppure devono avere stipulato ac-cordi di partenariato aventi durata almeno quinquennale conenti pubblici o cooperative sociali, organizzazioni di vo-lontariato, imprese sociali e associazioni di promozionesociale autorizzate o accreditate. Previsti interventi di so-stegno regionali a promozione di queste iniziative.

stinate da parte delle Regioni, le quali, nell’emanare i prov-vedimenti attuativi, devono utilizzare le risorse con prioritàper interventi a favore di persone con disabilità gravissima.

REGIONI

LAZIO

PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONERIVOLTI A DISABILI

Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 75 del 18 settembre 2014

Con Del iberazione di Giunta regionale n. 589del 12 settembre 2014 vengono programmati percor-si triennali di istruzione e formazione professionale non-ché percorsi biennali e rivolti a disabili. A tale scopoprovvede il Piano di riparto delle risorse finanziarie daerogare alle Province – Anno scolastico e formativo2014–2015‚ con la complessiva somma di euro10.052.200. Nella Deliberazione sono indicate le risorseassegnate a ciascuna Provincia.

SICILIA

ISTITUZIONE DEGLI ECOMUSEI

Suppl. Ord. n. 22 alla Gazzetta Ufficiale Regione Sicilian. 28 dell’11 luglio 2014

Con la Legge Regionale n. 16 del 2 luglio 2014,la Regione promuove e disciplina gli Ecomusei, allo sco-po di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria sto-rica, le tradizioni locali, la cultura e l’artigianato tradizio-nale. Tra le finalità prioritarie degli Ecomusei vi sonoquelle di: a) rafforzare il senso di appartenenza e la consapevolezza

delle identità locali attraverso il recupero in chiave evo-lutiva delle radici storiche e culturali delle comunità;

b) attivare e rendere direttamente partecipi le comunità, leistituzioni culturali e scolastiche e le associazioni localiai processi di valorizzazione, ricerca, fruizione attiva epromozione del patrimonio culturale e ambientale regio-nali;

c) promuovere il mantenimento o il recupero di attivitàtradizionali locali, di antichi mestieri e l’avvio di botte-ghe-scuola, nell’ottica della loro riscoperta.

Gli Ecomusei possono essere promossi e gestiti daenti locali , in forma singola o associata, o daassociazioni e fondazioni culturali o ambientali-ste, senza scopo di lucro, anche appositamente costituite eche abbiano, comunque, come oggetto statutario le finalitàindicate.La Regione può concedere contributi per la realizzazione elo sviluppo di tali iniziative (i criteri per l’assegnazione deicontributi sono definiti con regolamento).I rappresentanti dei singoli Ecomusei e delle associazioni eistituzioni che concorrono alla loro promozione e gestio-ne, possono costituire il Forum degli operatori delsettore come sede di dibattito, di elaborazione di proposte.

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EBA

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Iscrizione aUNEBA 2015

Essere iscritti a Uneba dà diritto ad una serie di servizi ad ampio spettro, come:tutela e rappresentanza a livello nazionale, regionale, locale nei confrontidi legislatori, amministratori, aziende sanitarie, sindacati; consulenza gene-

rale gratuita su normativa di settore, applicazione del contratto di lavoro Uneba, ge-stione quotidiana dell’ente, coinvolgimento nella vita istituzionale ed organizzativadell’Uneba nazionale e, se presente, regionale; formazione: convegni, seminari, pro-getti finanziati da fondi interprofessionali; informazione: 2 newsletter alla settimanacon le notizie di www. uneba. org e la possibilità di segnalare gratuitamente sul sitoi propri convegni, progetti, etc.; accesso alla parte riservata di www. uneba. org , condocumenti di approfondimento e le risposte degli esperti su casi concreti di applicazio-ne del contratto nazionale Uneba; rivista bimestrale di Uneba, “Nuova Proposta”.

Veneto: Rassegna Stampa e Rassegna Legislativa regionali, Servizio Paghe, Consu-lenza sulla Sicurezza e altri servizi; Veneto e Liguria: accesso al servizio informativoregionale attraverso la pagina regionale sul sito; Puglia ed Emilia Romagna: RassegnaStampa regionale.

QUOTE NAZIONALI 2015Le quote rimaste invariate anche per l ’anno 2015 sono v al ide per: Valled’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Mar-che, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna.

• Scuole materne, euro 50• Istituti fino a 50 assistiti, euro 130• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 165• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 270• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 320• Sostenitori, euro 600

Le quote possono essere versate con una di queste modalità:• sul conto corrente postale 18680009 intestato a Uneba – Via Gioberti 60 – 00185

Roma, utilizzando bollettini postali;• con bonifico postale: Iban IT 45 Z 07601 03200 000018680009;• sul conto corrente bancario: Iban IT40D0521603214000000081783. Il conto inte-

stato a Uneba è aperto presso il Credito Valtellinese – Agenzia 14 – Via Aosta, 60– 00182 Roma.

S i raccomanda, al momento del pagamento, di speci ficare i l numero dicodice identi ficativo assegnato ad ogni associato.

QUOTE REGIONALI 2015.Per l’adesione nelle Regioni: Calabria, Campania, Liguria, Lombardia, Pie-monte, Toscana e Veneto le quote sono riportate nel sito www. uneba. org

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 88 del 21/2/1991Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.itStampa: Arti Grafiche Pomezia (Roma)

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nel dicembre 201424

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

Una piccolasolitudine

…E’ l’abbraccio materno che ci apre alla relazione.

E’ la voce dei nostri genitori che ci strappa al silenzio

insegnandoci il linguaggio.

Nella solitudine un bambino muore.

Non siamo fatti per stare soli

Abbiamo bisogno di un contatto, di un abbraccio,

una parola che ci interpelli…

Lidia Maggi

Responsabile del Settore Diritti Umani

delle Chiese Battiste Italiane