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Nuova serie - Anno 24 - Numero 150 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Venerdì 26 Giugno 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it con guida «Voluntary disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Unico e 730» a € 6,00 in più; con guida Imu, Tasi e Tari a € 5,00 in più Ci vediamo al Festival del Lavoro! 25 26 27 giugno 2015 - Teatro Massimo Palermo È più facile pignorare i c/c Il creditore potrà rivolgersi direttamente alla banca dati dell’Anagrafe tributaria per individuare i beni e i crediti da sottoporre a esecuzione Anagrafe tributaria subito disponi- bile per i pignoramenti. Il creditore potrà rivolgersi direttamente al gestore della banca dati, senza aspettare un decreto attuativo. Così, anche se gli ufficiali giudiziali non sono interconnessi con la banca dati del fisco, il creditore può trovare informazioni su beni e crediti da sottoporre a esecuzione. Lo prevede il decreto legge sulla giustizia civile e i fallimenti, appena approvato dal consiglio dei ministri. Ciccia Messina a pag. 29 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Giustizia civile - La bozza di decreto legge approvato dal consiglio dei mini- stri Voluntary di- sclosure - Le risposte della Dre Lombar- dia Giustizia tributa- ria- La bozza di de- creto delegato Vo s r D di INPS Pensioni, in agosto risarcimento e rivalutazioni Cirioli a pag. 36 FESTIVAL DEL LAVORO Ci sono 29 mila posti che nessuno cerca o nessuno vuole speciale da pag. 25 SOSTANZE PERICOLOSE Imprenditore chiamato a redigere un dossier aziendale De Stefanis a pag. 34 ge as an so de in so il e i co CONTRATTO STATALI Con il rinnovo scatteranno gli stipendi in base al merito Oliveri a pag. 42 di Pierluigi Magnaschi Se fosse stata una manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil, tutti i media italiani avrebbero strombettato che alla Notte delle fiaccole che si è tenuta, lo scorso giovedì sera, alla Darsena di Mila- no, ha partecipato un milione di giovani. Ce ne erano invece solo 80 mila, come, per rendere l’idea, del- resto, l’intera popolazione del comu- ne di Cremona, lattanti e moribondi compresi. Ma, anche se non sono un milione (a parole), essi bastano per evidenziare un fenomeno sociale, generazionale e politico. L’area del- la Darsena (che è il vecchio porto milanese di navigazione fluviale) continua a pag. 7 I cerchi magici sono dappertutto. Si è appena finito di parlare del cer- chio magico fiorentin-toscano che ha invaso Palazzo Chigi al seguito di Matteo Renzi, che adesso salta fuori un altro anello di questa teleno- vela localistica. Riguarda la Regione Lombardia dove, da qualche tempo, siede come presidente il leghista Ro- berto Maroni di Varese. E dove le più alte cariche politiche tendono a essere sempre più espressione, al di là dei partiti di origine, della pro- vincia di Varese come, ad esempio, il presidente dell’aula del Pirellone, Raffaele Cattaneo, e il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri. Corre intanto insistente la voce che il capogruppo Fi, Claudio Pedrazzi- ni, caduto in disgrazia, dovrebbe es- sere sostituto da Luca Marsico anche lui varesotto. Insomma, par di capire che, con la giunta Maroni, un politi- co che viene da Stradella (Pavia) o da Zelo Buon Persico (Milano) non ha alcuna chance di far carriera in Regione Lombardia. Sono lombardi come gli altri ma non sono varesotti. Il che è tutto dire. DIRITTO & ROVESCIO I giovani della Darsena hanno mandato un messaggio ai politici spendaccioni PUBBLICITÀ TV A Mediaset va il 56%, alla Rai il 21%, a Sky l’11%, a La7 il 4,1% Plazzotta a pag. 20 IN EDICOLA Un libro per scoprire i caratteri cinesi Giura a pag. 17 IN ITALIA Carrefour perde 112 mln su un fatturato di 4,2 mld Montanari a pag. 19 SASSOLI DE BIANCHI (UPA) La carta stampata è pronta alla ripresa Capisani a pag. 17 PER STARE IN PIEDI Il sindaco di Genova spera nell’Udc Porrisini a pag. 9 PER STARE IN PIEDI TROVATA SCAPPATOIA Scompare il tetto agli stipendi della Rai Ricciardi a pag. 12 Landini si fa la sua Festa Fiom a Bologna: per quattro giorni terremo Renzi sulla griglia Ponziano a pag. 8 IN EDICOLA CON * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,50 + Marketing Oggi € 0,50) €2,00* 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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Nuova serie - Anno 24 - Numero 150 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Venerdì 26 Giugno 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

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con guida «Voluntary disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Unico e 730» a € 6,00 in più; con guida Imu, Tasi e Tari a € 5,00 in più

Ci vediamo al Festival del Lavoro! 25 26 27 giugno 2015 - Teatro Massimo Palermo

È più facile pignorare i c/c Il creditore potrà rivolgersi direttamente alla banca dati dell’Anagrafe tributaria per individuare i beni e i crediti da sottoporre a esecuzione

Anagrafe tributaria subito disponi-bile per i pignoramenti. Il creditore potrà rivolgersi direttamente al gestore della banca dati, senza aspettare un decreto attuativo. Così, anche se gli ufficiali giudiziali non sono interconnessi con la banca dati del fisco, il creditore può trovare informazioni su beni e crediti da sottoporre a esecuzione. Lo prevede il decreto legge sulla giustizia civile e i fallimenti, appena approvato dal consiglio dei ministri.

Ciccia Messina a pag. 29

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Giustizia civile - La bozza di decreto legge approvato dal consiglio dei mini-stri

Voluntary di-sclosure - Le risposte della Dre Lombar-

dia Giustizia tributa-ria- La bozza di de-creto delegato

VosrD

di

INPS

Pensioni, in agosto

risarcimento e rivalutazioni

Cirioli a pag. 36

FESTIVAL DEL LAVORO

Ci sono 29 mila posti che

nessuno cerca o nessuno vuole

speciale da pag. 25

SOSTANZE PERICOLOSE

Imprenditore chiamato

a redigere un dossier aziendale

De Stefanis a pag. 34

geasansodeinsoil e ico

CONTRATTO STATALI

Con il rinnovo scatteranno gli stipendi

in base al meritoOliveri a pag. 42

di Pierluigi Magnaschi

Se fosse stata una manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil, tutti i media italiani avrebbero strombettato che alla Notte delle fiaccole che si è tenuta, lo scorso giovedì sera, alla Darsena di Mila-no, ha partecipato un milione di giovani. Ce ne erano invece solo 80 mila, come, per rendere l’idea, del-resto, l’intera popolazione del comu-ne di Cremona, lattanti e moribondi compresi. Ma, anche se non sono un milione (a parole), essi bastano per evidenziare un fenomeno sociale, generazionale e politico. L’area del-la Darsena (che è il vecchio porto milanese di navigazione fluviale)

continua a pag. 7

I cerchi magici sono dappertutto. Si è appena fi nito di parlare del cer-chio magico fiorentin-toscano che ha invaso Palazzo Chigi al seguito di Matteo Renzi, che adesso salta fuori un altro anello di questa teleno-vela localistica. Riguarda la Regione Lombardia dove, da qualche tempo, siede come presidente il leghista Ro-berto Maroni di Varese. E dove le più alte cariche politiche tendono a essere sempre più espressione, al di là dei partiti di origine, della pro-vincia di Varese come, ad esempio, il presidente dell’aula del Pirellone, Raffaele Cattaneo, e il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfi eri. Corre intanto insistente la voce che il capogruppo Fi, Claudio Pedrazzi-ni, caduto in disgrazia, dovrebbe es-sere sostituto da Luca Marsico anche lui varesotto. Insomma, par di capire che, con la giunta Maroni, un politi-co che viene da Stradella (Pavia) o da Zelo Buon Persico (Milano) non ha alcuna chance di far carriera in Regione Lombardia. Sono lombardi come gli altri ma non sono varesotti. Il che è tutto dire.

DIRITTO & ROVESCIOI giovani della Darsena hanno mandato un messaggio ai politici spendaccioni

PUBBLICITÀ TV

A Mediaset vail 56%, alla Rai il 21%, a Sky l’11%,

a La7 il 4,1%Plazzotta a pag. 20

IN EDICOLA

Un libro per scoprire i caratteri

cinesiGiura a pag. 17

IN ITALIA

Carrefour perde 112 mln

su un fatturato di 4,2 mldMontanari a pag. 19

SASSOLI DE BIANCHI (UPA)

La carta stampata è pronta

alla ripresaCapisani a pag. 17

PER STARE IN PIEDI

Il sindaco di Genova

spera nell’UdcPorrisini a pag. 9

PER STARE IN PIEDI

TROVATA SCAPPATOIA

Scompare il tetto

agli stipendi della Rai

Ricciardi a pag. 12

Landini si fa la sua Festa Fiom a Bologna: per quattro giorni terremo Renzi sulla griglia

Ponziano a pag. 8

IN EDICOLA

CON

* Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,50 + Marketing Oggi € 0,50)

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Page 2:  · Nuova serie - Anno 24 - Numero 150 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Venerd 26 Giugno 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURI

2 Venerdì 26 Giugno 2015 I C O M M E N T I

La Russia ha la priorità, in generale, di tenere separate America

ed Europa e, in particolare, quella di sabotare la creazione di un mer-cato unico euroamericano (Ttip). La Cina ha analoga priorità combina-ta con quelle sia di evitare un’area amerocentrica di libero scambio nel Pacifico (Tpp) sia di formare un’area di influenza più grande di quella occidentale. Ciò è noto, ma lo sono meno i mezzi usati per questi scopi. La Russia ha poca forza economica, ma grande capacità per «operazioni di influenza». Infatti gestisce abil-mente leaks relativi allo spionaggio sta-tunitense dei gover-ni tedesco e francese affinché per loro sia più difficile fare atti di convergenza euro-americana di fronte alle opinioni pubbliche. In generale, Mosca utiliz-za tutto l’arsenale delle operazioni di «influenza negativa», tra cui la più incisiva oltre a quella detta è il finanziamento di partiti e movi-menti anti-Ttip in alcune nazioni europee, perché non vede a breve obiettivi positivi quali la formazione di un sistema eurorusso, pur perse-guendolo sia reclutando élite tede-sche sia sostenendo la convergenza tra Chiese ortodossa e cattolica. In sintesi, Mosca tenta di sabotare la

convergenza euroa-mericana affinché il suo fallimento poi

dia più possibilità a quella eurorus-sa. Anche Pechino ha interesse alla formazione di un sistema euroasia-tico e agisce per sabotare il Ttip, ma il metodo è quello di insediarsi negli snodi industriali e finanziari europei per poter condizionare con «sussurri». Sul lato del Pacifico e del Tpp, Pechino è più aggressiva, ma anche capace di sofisticato prag-matismo strategico. Per esempio, in questi giorni dove a Washington si svolge il 7° Dialogo economico Usa-Cina e dove Obama è riuscito final-

mente ad avere dal Congresso, grazie ai repubblicani, i poteri per trattare sia il Tpp sia il Ttip in blocco senza necessità di far approvare ogni

articolo dai parlamentari, Pechino cerca di rielaborare l’esclusione dal Tpp proponendo concetti di convi-venza tra le due aree di influenza economica. Pratica una strategia accomodante perché conta di «sbat-tere fuori» gli americani dal Pacifico nel futuro, gradualmente. Il punto: i giochi russi sono destabilizzanti nel breve mentre quelli cinesi, pur ora morbidi, lo saranno nel medio-lungo a scapito degli interessi economici e finanziari dell’Occidente.

© Riproduzione riservata

DI CARLO PELANDA

L’ANALISI

Russi e cinesi sabotanoil mercato unico Usa-Ue

DI SERGIO LUCIANO

Interno giorno, hall di un albergo a quattro stelle in una cittadina turisti-ca del nostro Sud. «Mi

chiama un taxi?», chiede l’av-ventore al concierge. E l’altro, con un bel sorrisone: «Come no? Un momento!». Subito si attacca al telefono: «Pronto, Cosimo? Senti, puoi venire qua in piazzetta, che c’è il dottore qua, che deve anda-re all’aeroporto qua? Ah non puoi? Stai a un’ora di strada, e vabbe’… e tua moglie, scu-sa? Sta con il bambino? Uh, a proposito, ma gli è passata la varicella? Bene, bene… E allora Pasquale, secondo te? Sì? Allora provo». «Pronto Pasquale? Dove stai? Non è che puoi passare qua, che c’è il dottore che deve anda-re all’aeroporto? Ah, tu stai all’aeroporto? Come? Ah, bene, Raffaele sta venendo qua proprio da me con i nuo-vi arrivi? A vabbe, allora lo aspettiamo». «Dottore, c’è questo tassista, Raffaele, che poi è mio cognato, mo’ arriva qua, ci mette un quarto d’ora, va bene?». Quindici minu-

ti più tardi Raffaele arriva, contratta il prezzo della cor-sa, non attiva il tassametro, si fa pagare in «total black».

Benvenuti nella Evasion Valley, dove regna un altro tipo di Uber, in versione «ca’ pummarola ‘ncoppa». Nessu-

no paga tasse, quelli più osse-quiosi si posizionano un pelo al di sotto degli studi di setto-re. Però, nessuno osi biasima-re: certo, sono evasori quanto possono; certo, è un sistema ineffi ciente. Eppure funziona: perché poi alla fi ne il taxi, o quel che funge da taxi, arriva. E in questa cittadina, attorno a 4 titolari di licenza taxi or-bitano 18 automobili fi sse, con integrazioni «volanti» al biso-gno grazie alla disponibilità «a chiamata» di parenti di-soccupati. Il modello consente un tenore di vita e un’accu-mulazione proto-capitalista che altrimenti Agenzia delle

entrate ed Equitalia impedi-rebbero. Uber in fondo, che fa? La stessa cosa, in guanti gialli: prezzi stracciati, nes-sun tassametro, pochissime dichiarazioni fi scali… Uber, AirB&B, tutta la cosiddetta «sharing economy», spalma microricavi su migliaia di nomi, tutti sotto la soglia di visibilità fiscale, e chi s’inventa e diffonde queste trovate – come anche i vari Google, Facebook e gli altri «Ott» (over the top, nome collettivo che si dà ai ge-

stori dei servizi Internet) – pagano le tasse nei paradisi fi scali in barba al fatturato che sviluppano nei Paesi a fiscalità regolare, come ad esempio quelli europei. Qual è la morale di questa favola strana? Che la tecnologia è semplicemente un «accelera-tore» di fenomeni, intuizioni e furbizie secolari, millenarie. E per questo va gestita. Da chi? Da noi, attraverso la po-litica. Che però non è capace. E quindi siamo nell’anarchia Web-centrica. Ma stiamone certi: fi nirà. Perché da mil-lenni, «il troppo stroppia».

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

Uber? Nelle città e nei paesi del Sud esiste già da decenni

DI MARCO BERTONCINI

Come ogni anno, le rela-zioni sul rendiconto genera-le dello Stato pronunciate dai vertici della Corte dei conti meriterebbero molte-plici analisi. Molti, perfi no troppi, sono i motivi di ri-fl essione.

Prendiamo l’esempio del peso fiscale. I magistrati contabili denunciano «ul-teriori aumenti della pres-sione fi scale», posto che «la prospettiva di una pressio-ne fi scale che resti sull’at-tuale elevato livello appare diffi cilmente tollerabile». Di tutto rispetto è il bisogno di una «revisione coraggiosa dei confi ni dell’intervento pubblico», atteso che «un duraturo controllo della spesa pubblica può ormai difficilmente prescindere dalla questione del peri-metro dell’intervento pub-blico, con la necessità di riorganizzare alla radice le prestazioni e le modali-tà di fruizione dei servizi pubblici».

Ebbene, che ha fatto il governo di Matteo Renzi

per ridurre il carico fi sca-le e restringere lo spazio dell’intervento pubblico? Ha agito sì, ma in direzione opposta all’auspicato, posto che il carico fi scale è ancora salito, sia pure di un deci-mo di punto, a causa delle amministrazioni locali. È mancata un’azione decisa (sarebbe stata non neces-saria, bensì indispensabile, addirittura in termini vio-lenti) nei confronti delle cosiddette partecipate. Si-milmente si sono lasciati liberi i comuni, le regioni, le province (la cui promes-sa eliminazione è di là da venire) d’incrementare ali-quote e addizionali.

Il rottamatore non ha rottamato consolidate usanze, come il costan-te ricorso allo strumento impositivo (accentuato negli ultimi anni a carico del settore immobiliare). Quanto al debito pubblico, è sempre consigliabile dare una scorsa al contadebito che compare aprendo il sito dell’Istituto Bruno Leoni: ogni secondo cresce.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Crescono le imposte e il debito pubblico

Serve un taxi? C’è l’amico

disponibile. In nero

Russia has the priority, in general, to keep separate America and Europe and, in particular, to sabotage

the creation of a Euro-American single market (TTIP). China has a similar priority, as well as to avoid a US-centric free trade area in the Pacifi c (TPP) and to form an area of infl uence greater than the western one. This is known, but the means used for these purposes are less clear. Russia has little economic strength, but great ability for «infl uential ope-rations». Indeed it skilfully manages the leaks related to US espionage of German and French governments so that it is more diffi cult for them to make acts of Euro-American con-vergence in the face of public opinion. In general, Moscow uses the whole arsenal of the «negative infl uence» operations, among which the most incisive one, in addition to the one mentioned above, is the fi nancing of anti-TTIP parties and movements in some Eu-ropean nations, because it doesn’t see positive targets in the short term such as the formation of a Euro-Rus-sian system, though pursuing it both by recruiting German elites and by supporting the convergence between Orthodox and Catholic Churches. In short, Moscow tries to sabotage the Euro-American convergence hoping

that its failure gives more chances to the Euro-Russian one. Beijing is also interested in forming a Eurasian sy-stem and acts to sabotage the TTIP, but its method is to settle in the Eu-ropean industrial and fi nancial hubs to infl uence in a subtle way. As far as the Pacifi c and the Tpp are con-cerned, Beijing is more aggressive, but also capable of a sophisticated strategic pragmatism. For exam-ple, in these days the 7th US-China Economic Dialogue is taking place in Washington and Mr. Obama has fi nally managed to obtain from the Congress, thanks to the Republi-cans, the powers to deal with both

the TPP and the TTIP together without the need to have each article approved by MPs. Meanwhile, Beijing is trying to rework the exclusion

from the Tpp by proposing concepts of coexistence between the two areas of economic infl uence. It implements an accommodating strategy because it plans to «throw Americans out» of the Pacifi c in the future, gradually. The point: the Russian strategy is destabilizing in the short term whi-le the Chinese one, though soft now, will be detrimental for the West eco-nomic and fi nancial interests in the medium to long period.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH

The Russians and the Chinesesabotage US-EU single market

Pur usando strategie molto

diverse

Though using very different

strategies

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Tutti i dati e le informazioni contenuti nel presente focus sono stati forniti dall’azienda, che ne garantisce la correttezza e veridicità, a soli fini informativi

ESTRA, L’ENERGIA PER CRESCERE:TRE ANNI PER DIVENTARE NAZIONALE

Ha chiuso il 2014 con un utile consolidato netto di 10,2 milioni di euro, raddoppian-do quello del 2013, e con 449mila clien-ti, 5mila in più dell’anno precedente. Ma

Estra, multiutility toscana attiva principalmente nel settore della distribuzione, vendita e trading del gas naturale e in quello della vendita di energia elettrica, vuole continuare a crescere per diventare uno degli operatori di riferimento in un mercato, quello dell’e-nergia, sempre più evoluto e competitivo. E per tra-sformarsi e diventare un vero e proprio Energy Servi-ce Provider l’azienda ha adottato un ambizioso Piano Industriale triennale, (presentato nei giorni scorsi ad Expo, all’interno dello spazio espositivo The Water-stone di Intesa SanPaolo: un’area che ospita le 400 aziende, tra le quali Estra, scelte per rappresentare al meglio la vitalità del Paese) articolato in 5 ambiti di intervento: crescita e affermazione nel mercato ener-getico, ampliamento del network, presidio della filie-ra, innovazione e ingresso in nuovi settori.Punto chiave del business plan è la crescita attraver-so due direttive strategiche: quella per linee interne e quella per linee esterne attraverso operazioni di M&A, partnership o accordi industriali e commerciali. Un percorso che, del resto, è iniziato già da qualche an-no, e che ha visto la multitutility chiudere importanti operazioni tra le quali spicca la partnership tra Estra (45%) e Multiservizi di Ancona (55%), grazie alla qua-le nel 2014 è nata una nuova società, EDMA (Ener-gia del Medio Adriatico), con l’obiettivo di sviluppa-re le attività di vendita e di distribuzione del gas natu-rale del Gruppo nel Centro Italia. Nel 2015, poi, Estra Energie si è aggiudicata la gara per l’acquisizione del 100% del capitale di Vea Energia Ambiente, società di vendita gas attiva in Provincia di Lucca con circa 9mi-

attraverso l’ampliamento dei network del gruppo: un patrimonio che l’azienda intende difendere e valo-rizzare con la partecipazione alle gare della distribu-zione gas per mantenere le proprie reti (che già ora superano i 6mila chilometri) e acquisire nuove infra-strutture in specifici ambiti.Tutte azioni strategiche che il Piano Industriale pre-vede di finanziare con investimenti per 112 milioni di euro spalmati nei tre anni: il 46% sarà assorbito dalla vendita e approvvigionamento gas naturale, il 24% dalla distribuzione gas naturale e il 10% dall’a-rea di business concentrata sulla vendita e approvvi-gionamento di energia elettrica. Il risultato previsto è una crescita media del 6,8% l’anno dei ricavi opera-tivi, per raggiungere i 900 milioni di euro nel 2017. Obiettivi che, guardando i risultati del 2014, sembra-no tutt’altro che impossibili: ricavi totali per 745,6 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto al 2013; patrimonio netto incrementato da 241,1 a 245,2 mi-lioni di euro, 883 milioni di metri cubi di gas natura-le commercializzati (755,5 milioni attraverso la pro-pria rete) e 514 Gwh di energia elettrica venduta no-nostante il periodo non proprio propizio per il mer-cato. «L’esercizio appena concluso – spiega infatti il presidente di Estra, Roberto Bianchetti – ha fatto regi-strare un andamento complessivo molto positivo no-nostante alcune condizioni esogene non particolar-mente favorevoli, quali la diminuzione delle tariffe di distribuzione, un inverno molto mite e un’attività produttiva nazionale che ancora non è uscita dalla crisi». I risultati raggiunti permettono però al gruppo «di consolidare gli asset sui quali stiamo costruen-do la nostra crescita e ci consentono di remunera-re i nostri soci. La crescita dell’utile e dei ricavi tota-li, anche a fronte di una diminuzione dei metri cu-bi commercializzati, dimostrano la capacità di Estra di affrontare condizioni esterne sfavorevoli operan-do sull’efficientamento aziendale migliorando anche la qualità dei servizi offerti».

Nata nel 2010, la multiutility toscana ha chiuso il 2014 con un utile doppio rispetto

all’anno precedente. E ora, con un ambizioso Piano Industriale triennale ricco di investimenti,

punta al mercato nazionale: obiettivo ricavi per 900 milioni nel 2017

UNA MULTIUTILITY TRA METANO, GPL, ELETTRICITÀ E TLC

Nata nel 2010 dall’unione delle tre aziende pubbliche toscane di servizi energetici (Consiag di Prato, Intesa di Siena e Coingas di Arezzo), Estra - Energia Servizi Territorio Ambiente è oggi una multiutility a partecipazione pubblica tra le prime in Italia nel settore dell’energia e leader nella vendita del gas metano in Italia centrale: non per niente nel 2014 è risultata, in base ai dati dell’Aeegsi, nono operatore nazionale nel settore della vendita del gas.Fortemente radicata nel territorio, con un patrimonio di know-how e capacità tecniche, organizzative e funzionali ereditato dalle sue realtà costituitive, Estra fornisce servizi che comprendono, oltre alla fornitura di metano, anche GPL ed energia elettrica, telecomunicazioni e servizi energetici, reti gas e risorse rinnovabili. E poiché è partecipata per il 43,893% da Consiag di Prato, per il 27,932% da Intesa di Siena, per il 27,932% da Coingas di Arezzo e per lo 0,243% da ETA 3 di Arezzo, l’azienda è indirettamente controllata dai cittadini ai quali fornisce i propri servizi, e cioè dagli azionisti delle tre aziende a capitale pubblico che l’hanno costituita: i 97 Comuni delle province di Prato, Firenze, Siena, Arezzo, Pistoia e Grosseto. Ma anno dopo anno il gruppo è cresciuto, riuscendo a consolidare una rete di 450mila utenti (tra famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni) in 250 Comuni, con clienti eccellenti quali il Csm, la Rai, il Cnr, la Camera dei Deputati, la Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Enea, l’Enav, vari ministeri e l’Istituto Superiore di Sanità.Il gruppo Estra, strutturato come holding composta da varie società di scopo, comprende Estra Energie, che opera nell’approvvigionamento e nella commercializzazione di gas metano ed energia elettrica; Estracom, attiva nella gestione di reti in fibra ottica e nel settore delle telecomunicazioni; EstraClima, che opera nella gestione del risparmio energetico; Centria, che si occupa della distribuzione di gas naturale attraverso la rete di gasdotti locali (con una rete di distribuzione che si estende per 6mila chilometri e serve 88 Comuni in 10 Province in Abruzzo, Lazio, Toscana e Umbria); EstraGpl, specializzata in distribuzione e vendita di gas GPL in rete.

la clienti, e quella relativa al controllo del 24,6% del capitale di Gas Tronto, società di vendita gas di Asco-li Piceno che conta circa 12mila clienti.Per quanto riguarda l’ingresso in nuovi settori, inve-ce, Estra destinerà importanti investimenti al setto-re dell’efficienza e del risparmio energetico, accre-scendo il ruolo di ESCo (Energy Saving Company) e offrendo servizi integrati ad alto valore aggiunto grazie a politiche distributive multicanale e scelte di marketing e commerciali innovative. Tra gli obietti-vi, poi, assume particolare importanza l’innovazio-ne, con la realizzazione di progetti all’avanguardia in ottica smart city nelle telecomunicazioni e nella distribuzione del gas, l’estensione e il potenziamen-to delle reti in fibra ottica di proprietà e progetti stra-tegici per la posa di reti NGAN (Next Generation Ac-cess Network), la banda ultralarga in fibra ottica di nuova generazione.Nel frattempo, però, la multiutility toscana continue-rà a essere presente sulla parte di mercato regolato

www.estraspa.it

Roberto Banchetti, presidente di Estra, illustra il Gruppo all’Expo

La presentazione del Piano Industriale di Extra ad Expo,

all’interno dello spazio espositivo The Waterstone di Intesa SanPaolo

FOCUS

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4 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OAl Senato mancano solo tre voti nel partito di Renzi. Giannini esulta. I sindacati in piazza

Il Pd va a scuola di fiduciaSalvini contro il reato di tortura. Pensioni, via ai rimborsi

DI FRANCO ADRIANO

Walter Tocci, Ro-berto Ruta e Corradino Mi-neo (che peraltro

non è nemmeno iscritto al Pd). Al partito di Matteo Renzi ieri sono mancati appena tre voti di fiducia sulla scuola (era assente anche Felice Casson ma era giustificato e dunque ai fini del dissenso interno al Pd non conta). In totale, i sì sono stati 159, i no 112. Ha votato a favore del-la fiducia anche il presiden-te emerito della repubblica Giorgio Napolitano. Sono insorte le opposizioni e c’è stata l’immancabile bagarre in Aula. La Lega ha srotolato alcuni striscioni in Aula con su scritto: «Difendiamo i no-stri bambini dalla scuola di Satana». A cosa si riferiscono lo spiega Giorgia Meloni (Fd’I): «La maggioranza ha deciso di non cancellare dal maxiemendamento alla ri-forma della scuola approvato col voto di fiducia dal Senato proprio quella norma che apre di fatto alla possibi-lità dell’educazione di ge-nere nelle scuole di ogni ordine e grado». In piazza si è subito riscaldata la protesta dei professori più sindacalizzati. Il traf-fico nel centro di Roma, soprattutto nei pressi di Palazzo Madama, è anda-to in tilt per la presenza di centinaia di insegnanti e studenti. Ma il dato re-sta che il Pd tiene nono-stante le fortissime pres-sioni giunte dall’esterno. Alla fine i senatori Pd hanno cinguettato: «Il Senato approva la buona scuola, 3 miliardi di inve-stimenti e 100mila nuovi docenti assunti». Renzi ha gradito e ha imme-diatamente rilanciato il messaggio. Certo, il fiato è corto: i 47 voti di scarto non cancellano del tutto il fatto che sono manca-ti due voti rispetto alla maggioranza assoluta, che al Senato è di 161 voti. Tuttavia, va sottolineato che anche per Area popolare non hano votato tre senatori: Giuseppe Esposito, Paolo Bonaiuti (entrambi assenti per motivi di salute, viene ri-ferito), e Carlo Giovanardi. Una situazione che un vec-chio volpone come Roberto Calderoli cerca subito di cavalcare: «Renzi non ha più la maggioranza in Senato. Ne prenda atto e salga al Colle perché, diversamente, sarà il presidente Sergio Mattarel-la a chiamarlo. Ora le dimis-sioni sono un atto dovuto». A Calderoli, nella richiesta di dimissioni, si è aggiunto anche Paolo Romani, ma Costituzione alla mano per il

voto di fiducia basta la mag-gioranza semplice dei voti. L’approdo in Aula a Monte-citorio e’ stato fissato per il prossimo 7 luglio e l’esecutivo punta al via libera finale pri-ma della pausa estiva, senza escludere un nuovo ricorso alla fiducia, qualora il nume-ro degli emendamenti doves-se essere elevato.

Grillo: hanno ucciso la scuola pubblica

«Hanno ucciso la scuola pubblica». Non ha dubbi il leader M5S, Beppe Grillo, che pronuncia queste parole quando ancora nell’Aula del Senato è in corso il voto di fi ducia sul ddl scuola. Grillo poi rimanda al blog dove i parlamentari M5S scrivono: «Hanno ucciso la scuola pub-blica italiana. A farlo è stato un governo ignorante e arro-gante, che ha dato la mazzata fi nale a un Paese già in ginoc-chio trasformando la scuola statale nell’orribile copia di un’azienda, con un preside

manager che si sceglie gli in-segnanti e si fa la scuola come piace a lui. Un bel colpaccio per il governo Pd, che non era riuscito nemmeno al peggior centrodestra berlusconiano!». «Mentre la scuola pubblica muore», prosegue la nota di M5S Parlamento, «quella privata è viva e vegeta gra-zie ai soldi dei contribuenti italiani, specie di quelli piu’ onesti che le tasse le paga-no fi no all’ultimo centesimo e che questo governo gode a tartassare. Nella riforma, con tutto quello che c’era e bisognava fare, il governo ha pensato bene di infi lare le de-trazioni fi scali per le famiglie che scelgono le scuole private

paritarie: fi no a 400 euro an-nuali a fi glio, un regalo che allo Stato costa quasi 70 mi-lioni di euro. Chi ha scelto la scuola pubblica statale e fi no a oggi ha fatto i salti mortali per comprare i libri di testo al proprio fi glio, sappia che i suoi soldi serviranno per dare una mano a chi i fi gli li porta nelle scuole private, e non per assumere insegnanti di soste-gno, per avere gli ebook, per eliminare defi nitivamente le odiose classi pollaio».

Cisl barricadera. Per la Cgil non i nisce qui

Anche la Cisl parla di arro-ganza del governo: «Ha pre-valso l’arroganza di un gover-no che non ha voluto sentire le vere, giuste e sacrosante ragioni del mondo della scuo-la. Questo provvedimento non soltanto creerà il caos nelle scuole a settembre, perché non ci sono le condizioni per far iniziare l’anno scolastico con regolarità, ma darà anche molto lavoro ai magistrati in

quanto sarà combattuta nelle aule dei tribunali». Parola di Francesco Scrima, segreta-rio generale della Cisl Scuo-la. Per Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, «c’erano altre strade per garantire sia l’immissione in ruolo dei precari che una di-scussione approfondita sul resto del provvedimento: non si sono volute percorrere, mi-nacciando e contrapponendo, in una sorta di ricatto, la sta-bilizzazione del personale con la possibilità del Parlamento di svolgere fino in fondo il proprio ruolo». Per la diri-gente sindacale del Ddl «non ci sono le risposte che il mon-do della scuola ha chiesto a

gran voce sulla dispersione o sulla lotta alle disuguaglian-ze. Si introduce invece una impostazione autoritaria nei rapporti interni alla scuola e non si prevede un piano di assunzioni che dia una speranza a quella parte del personale precario non com-preso nella stabilizzazione». «Non c’è niente di innovativo: neppure l’organico potenzia-to», conclude Fracassi, «che si ridurrà ad una fotografia dei posti già funzionanti. Per queste ragioni la nostra pro-testa non si ferma qui».

Salvini attacca Pansa

Il leader leghista boccia l’ipotesi di introdurre il rea-to di tortura psicologica. Poi attacca il capo della Polizia Alessandro Pansa: «Non è il miglior capo della Polizia possibile». Pd: no a strumen-talizzazioni. L’occasione per schierarsi contro il reato di tortura è una manifestazio-ne davanti a palazzo Chigi del Sappe. Salvini ha spiega-

to: «Carabinieri e polizia devo-no poter fare il loro lavoro. Se devo prendere per il collo un delinquente, lo prendo. Se cade e si sbuccia un ginocchio, sono cazzi suoi. Idio-zie come questa legge», ha ag-giunto il leader del Carroccio, «espongono le forze dell ’or-dine al ricatto dei delinquen-ti». «Nel 2015», ha chiarito Sal-vini, «chiunque è ovviamente contro il reato di tortura e chi sbaglia deve pagare anche se porta la di-visa, ma non ci possono essere dei processi alle intenzioni».

Immigrati, lite in Europa

Tra gli Stati membri dell’Ue, riuniti a Bruxelles a livello di capi di Stato e di governo, non c’è consenso «sulle quote obbligatorie di immigrati» da accogliere e affi nché «un meccanismo vo-lontario sia credibile servono precisi e signifi cativi impegni da prendere entro la fi ne di luglio». Quando il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha comunicato l’assen-za di un accordo sulle quote il dibattito politico in Italia si è acceso. Anche perché in Italia il governo incontran-do le regioni non ha ottenu-

to la piena disponibilità ad accogliere nuovi immigrati, nonostante lo slogan: asilo a chi ne ha diritto, rimpatrio per tutti gli altri. Il governa-tore del Veneto Luca Zaia ha nuovamente invitato i pre-fetti a ribellarsi al governo. Renzi allora gioca sul tavolo europeo: faremo sentire la nostra voce. La ripartizione dei 40 mila migranti giunti in Italia e Grecia fra «tutti» i paesi dell’Unione europea «dovrebbe essere possibile e applicata senza votare in modo confl ittuale: è una que-stione di lealtà, dobbiamo re-golare la questione in modo consensuale».

Il presidente Martin Schulz ha ricordato una sua recente visita in un campo profughi in Turchia, al con-fi ne con la Siria, da 125 mila profughi.

Secondo Schulz, in un con-tinente che attrae immigra-ti come l’Europa mancano norme che regolino la situa-zione di profughi come loro «che fuggono da situazioni di confl itto e pensano di torna-re nel loro paese una volta terminata la guerra».

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Vignetta di Claudio Cadei

di Pierre de Nolac

Enrico Letta lancia il suo corso di politica.

La buona scuola.

* * *

De Magistris resta in carica.

La molla funziona ancora.

* * *

Blocco delle pensioni, via libera ai rimborsi.

Anche se adesso non si vota.

* * *

Fassina: “In periferia le mie radici”.

Al centro c’è Renzi.

* * *

Salvini: “Renzi riempie le città di tendopoli”.

Che s’ha da fà pé accampà.

* * *

Lazio, nuova legge sul litorale: spiagge libere al 50%.

La classica “stecca para”.

PILLOLE

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5Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnP R I M O P I A N OLo dice Francesco Forte, ex ministro delle i nanze. I risultati infatti non saranno duraturi

Grecia, resta alla canna del gasSaranno probabilmente prorogate le sanzioni, ma non all’infi nito

DI PIETRO VERNIZZI

Do po l ’ o t t im is mo ostentato nei giorni scorsi il presidente del consiglio di Ate-

ne, Alexis Tsipras, ieri ha riferito ai suoi membri di governo che «i creditori non accettano alcune proposte greche» relativamente al congelamento del debito per evitare il default, a causa soprattutto dell’op-posizione del Fmi. E ha aggiunto, il leader di Syri-za: «La non approvazione delle misure compensative non è mai accaduta prima. Né in Irlanda né in Por-togallo, in nessun posto. Questo atteggiamento può solo significare due cose: o non vogliono l’accordo o sono al servizio di interes-si specifici in Grecia».

Per il professor France-sco Forte, ex ministro delle Finanze, «all’origine di questa crisi infi nita c’è la posizione contraddittoria della stessa Germania, che si è illusa di creare un mercato unico eu-ropeo senza stabilire regole comuni su lavoro, pensioni, fi sco e fi nanza».

Domanda. Secondo lei,

alla fine, si troverà un accordo?

Risposta. La Merkel vuo-le chiudere la trattativa per motivi politici, anche se sa che i risultati non saranno duraturi. Il Cancelliere te-desco è consapevole del fatto che la situazione è delicata

tanto sul fronte russo quan-to su quello mediorientale. Spera dunque di guadagna-re tempo per un anno. Fra dodici mesi è probabile che la crisi con la Russia sarà stata superata, anche per-ché le sanzioni sono state prorogate ma non potranno esserlo in modo indefinito.

Berlino mira quindi a gua-dagnare tempo grazie a un accordo politico che pure non sarebbe in grado di re-sistere nel lungo periodo.

D. Tsipras ha detto che alcuni creditori non ac-cettano le proposte gre-che. A chi si riferiva in

particolare?R. Il Fmi non è favo-

revole a questo accordo, perché lo schema che Tsipras propone si basa sull’aumento delle im-poste anziché sul taglio delle spese. Il Fondo mo-netario internazionale prevede dunque che la Grecia non crescerà, e che quindi i debiti non saranno restituiti.

D. Che cosa pensa dell’ottimismo osten-tato da Tsipras?

R. Il premier greco sta giocando a poker, e non si

sa ancora chi vincerà. Ha il 40% di probabilità di farcela con questa proposta, anche se pubblicamente vuole fare credere che le sue chance siano dell’80%. L’incognita è che se il Fmi si impun-tasse, la stessa Germania accetterebbe l’uscita della Grecia, nonostante i timo-

ri degli Stati Uniti, anche perché le conseguenze non sarebbero gravi come si ri-tiene comunemente.

D. La linea della Ger-mania è sembrata ondi-vaga. La Merkel non ha le idee chiare?

R. La Germania ha adot-tato da tempo una teoria estremamente dannosa per l’Ue. La strada normale per risolvere questa crisi consi-sterebbe nell’approvare del-le norme europee, per sta-bilire che tanto le pensioni quanto i contratti di lavoro devono seguire determina-te regole. In questo modo si completerebbe il merca-to unico, si attuerebbero le riforme e si taglierebbe la spesa.

D. Perché questa solu-zione non si è afferma-ta?

R. La Germania sostiene da tempo il diritto dei Paesi membri a non accettare re-gole comuni di economia di mercato e di buona finanza pubblica, perché non vuole creare un precedente che finirebbe per essere scomo-do per gli stessi tedeschi. Al posto di queste regole comuni, Berlino continua a

proporre dei contratti bila-terali ai Paesi eurodeboli, in base a cui si concedono dei prestiti, a condizione che i loro governi realizzino le ri-forme. È una posizione che non ha alcun senso, perché senza regole uguali per tut-ti non si può rimanere in un unico mercato.

D.Quindi la crisi gre-ca nasce dalla posizione intrinsecamente con-traddittoria della Ger-mania?

R. Sì. Basterebbe una riunione dei ministri delle Finanze europee in cui si decidessero le regole a mag-gioranza. Le regole comuni non sono state adottate nell’illusione che il vincolo monetario avrebbe indotto i singoli Paesi a fare le rifor-me. Al momento dell’entra-ta in vigore dell’euro Italia e Grecia non erano mature, perché non avevano ancora adottato le necessarie ri-forme. Applicare le regole di Maastricht sul rapporto debito/Pil, senza nello stes-so tempo stabilire regole altrettanto rigorose sul de-bito pensionistico, è infatti un controsenso.

IlSussidiario.net

DI TINO OLDANI

Nel giugno 2014 il premier Matteo Renzi aveva an-nunciato la rottamazione dell’Enit (Ente nazionale

del turismo), un carrozzone noto per avere dato pessima prova nel promuo-vere il turismo italiano all’estero, ma efficientissimo nel dotarsi di stipendi da favola, visto che gli stipendi net-ti dei suoi dipendenti variano da un minimo di 9mila a un massimo di 17 mila euro netti al mese. Erano i tempi del Renzi 1, e la rottamazione di un ente tipicamente parassitario aveva fatto ben sperare: finalmente una spending review come si deve. Tra-scorso un anno, Renzi2 ha smentito Renzi1 e annunciato che l’Enit non sarà soppresso, bensì rilanciato da Evelina Christillin, già presidente del Museo egizio di Torino e del Teatro stabile torinese.

Il fatto che la Christillin sia un personaggio in vista dell’alta bor-ghesia di Torino, ha attirato inevita-bilmente l’attenzione dei giornali su quello che si definisce «capitalismo di relazione», di cui la signora è una campionessa. Da sempre vicina agli Agnelli, moglie di Gabriele Galate-ri di Genola, che è presidente delle Generali, la Christillin, in passato, ha organizzato con successo le Olimpiadi invernali di Torino, ed ha bene opera-to anche al Museo egizio, che avrebbe raddoppiato i visitatori. Sarà anche

una «collezionista di poltrone», come dicono i suoi critici, ma puntare i fari solo su di lei, in questo caso serve a ben poco.

Il punto chiave della vicenda Enit non può essere la notorietà del-la signora Christillin, bensì la missio-ne che le è stata affi data: rilanciare un settore strategico per l’economia ita-liana qual è il turismo, che ha un giro d’affari di oltre 162 miliardi l’anno, pari al 10% del pil nazionale, e dà lavo-ro a 2,5 milioni di persone. Rilancio più che mai necessario, visto che il World Tourism Barometer (aprile 2015) dice che, mentre nel resto del mondo il tu-rismo sta crescendo del 4,4%, in Italia è fermo, mantenendo con fatica la se-sta posizione in classifi ca tra le mete preferite nel mondo, dopo Stati Uniti, Spagna, Cina, Francia e Macao.

Come si rilancia il turismo? «Non ho una ricetta in tasca», ha risposto la Christillin al Corriere della sera. E già questo non è sembrato un buon esor-dio. Tanto più che, confessando di es-sere digiuna del settore affi datole, ha aggiunto: «Ogni dieci anni mi invento un mestiere, ascoltando e imparando da chi ne sa più di me. Tra sei mesi po-trò dire se è un’idea buona o meno». Ed è così che l’Enit sta passando dalla rot-tamazione alla sperimentazione, come se l’ultimo anno della sua governance non avesse insegnato nulla.

Ecco un breve ripasso. Nono-stante la cura dimagrante degli ulti-mi anni, l’Enit continua a succhiare

dalle casse dello Stato circa 20 milioni di euro (erano 48 milioni nel 2005): più della metà se ne va in lauti stipendi per i 190 dipendenti, sparsi per lo più in 23 sedi in giro per il mondo, mentre alla promozione del turismo vera e pro-pria sono destinati appena 5 milioni. Nel tentativo di rimettere ordine, un anno fa Renzi e il ministro del Turi-smo, Dario Franceschini, hanno no-minato un commissario straordinario, Cristiano Radaelli, con il compito di trasformare l’Enit da ente pubblico non economico a ente pubblico econo-mico. Un cambiamento radicale: nel secondo caso (ente pubblico economi-co), l’Enit dovrebbe infatti uscire dal perimetro della pubblica amministra-zione, e i suoi dipendenti verrebbero pagati in base a un contratto di lavo-ro di tipo privato (quello del turismo), dopo un’adeguata selezione.

Il commissario Radaelli, bocco-niano con un curriculum prestigioso, con alle spalle un’esperienza ai vertici di Siemens e Nokia, ha svolto il suo lavoro con puntualità, nonostante gli ostacoli frapposti dal direttore genera-le Andrea Babbi, che incautamente era stato lasciato al suo posto con tut-te le deleghe operative. Nel giro di sei mesi, Radaelli ha riscritto lo statuto dell’Enit e l’ha inviato a Palazzo Chigi, dove però è rimasto in giacenza per alcuni mesi. Forse perché pressato da-gli impegni, Renzi lo ha fi rmato solo a marzo. Poi il nuovo statuto Enit è transitato alla Corte dei conti, che l’ha

bloccato per altri due mesi, prima del benestare. Pare che una mano a questi ritardi l’abbia data lo stesso direttore generale Babbi, da sempre vicino a Co-munione e liberazione, nominato a suo tempo su indicazione dell’ex ministro Maurizio Lupi. Una nomina giudica-ta irregolare da un sindacato (Fialp) e denunciata alla procura di Roma, che ha aperto un’indagine su Babbi e altre 17 persone per concorso in truffa, falso in atto pubblico e altri reati, a seguito della quale Babbi si è dimesso a metà giugno.

Di tutti questi ritardi, Ren-zi e Franceschini sono stati tenuti informati per iscritto da Radaelli, che vista l’impossibilità di fare la-vorare l’Enit in modo effi ciente, ha proposto di fonderlo con l’Ice (Isti-tuto commercio estero). Idea che è stata fatta propria da 64 dipendenti Enit, convinti che, in questo modo, non perderebbero lo status di dipen-denti pubblici, né le preziose inden-nità. Per questo, i 64 hanno scritto una lettera a Renzi per sollecitarlo a «porre fi ne alla laconica agonia dell’Agenzia», fondendola nell’Ice. Ovviamente con un obiettivo oppo-sto a quello suggerito da Radaelli, che voleva l’Enit fuori dal perimetro pubblico, e di fatto la sua fi ne. In ogni caso, anche il commissario esce ora di scena, e lascia la poltrona di comando alla Christillin. Con tanti saluti alla rottamazione.

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TORRE DI CONTROLLO

La rottamazione dell’Enit sarebbe stata un ottimo iniziodella spending review di Renzi. Invece è arrivata Christillin

Alexis Tsipras

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6 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OI media hanno dedicato molto spazio a Fassina che esce dal Pd. Il danno a Renzi è nullo

Fassina, troppo spazio, poco dannoSe esce uno che è indisciplinato, il Pd ne trae vantaggio

DI CESARE MAFFI

Le fuoriuscite dal Pd sono da valutarsi in-dipendentemente dal rilievo politico e so-

prattutto mediatico dei sin-goli dissidenti. Ecco perché allo spazio dedicato sui mez-zi d’informazione a Stefano Fassina non corrisponde un equivalente danno per Mat-teo Renzi e per il partito.

Guardando al 2015, ci sono stati pure Luca Pastorino (andato a candidarsi alla presidenza della Liguria con il sostegno di un altro dissi-dente, Guglielmo Epifani, ottenendo il concreto risul-tato di costare il posto alla candidata del Pd); Gugliel-mo Vaccaro (sostenitore di Stefano Caldoro nelle regionali campane); e Pippo Civati. Si possono giudica-re questi abbandoni con tre diversi metri: parlamentare; di partito; politico. Ebbene, parlamentarmente parlando fi nora il Pd ha ricevuto più apporti che non abbandoni: infatti, gli acquisti superano le perdite sia dalla sinistra

vendoliana sia dal centro ex montiano. Ogni distacco do-vrebbe danneggiare, ma non è sempre così: chi se ne va è spesso un indisciplinato, che ha provocato danni piuttosto che portato voti a favore del governo.

Quanto al partito, chi esce rinuncia a creare problemi all’interno. È da vedere se dall’esterno riesca a causare guai. In linea di massima l’op-posizione interna è alquanto più fastidiosa, perché compor-ta continui compromessi, di-scussioni, veleni, agitando sia i gruppi sia gli organi di par-tito. Chi detiene la segreteria riesce di solito avvantaggiato da singole separazioni; benin-teso, fi n quando non si tradu-cano in estesi scismi.

Ecco che, politicamen-te, non pare finora che i vari esponenti della sinistra democratica siano in grado di promuovere una vera scis-sione, corposa, consistente, in grado d’indebolire il Pd. Sia-mo lontani dalla fuoriuscita dei comunisti-comunisti dal partito postcomunista. Il

gruppo «Possibile» promosso da Civati non può aspirare ai successi del proprio mo-dello, lo spagnolo Podemos. Fassina se ne va? Ponti d’oro, gli risponde R.: i successi di Tsipras se li può sognare. Edificare una rifondazione diessina sarà un’ambizione di molti, ma concretamente non si vedono realizzazioni possibili.

Il fatto è che a sinistra c’è già un partito, Sel, con molti tratti caratteristici in linea di massima propri di una sinistra alternativa qua-le piacerebbe ai vari Epifani, Civati, Fassina & C. Ci sono

due limiti. Il primo è dato dalla litigiosità connaturata a tutti i sostenitori di quella che un tempo si sarebbe defi -nita sinistra extraparlamen-tare: in epoca sessantottesca esistevano e si scontravano il partito comunista d’Italia (marxista leninista) linea ros-sa e il partito comunista d’Ita-lia (marxista leninista) linea nera. L’ideologismo, in simili personaggi, prevale sovente sul pragmatismo proprio di qualsiasi partito avente am-bizioni di sviluppo. C’è, poi, la questione del capo. Tolto Mau-rizio Landini, il quale insiste nel volersi qualifi care un sin-

dacalista puro, non c’è alcun altro, a sinistra del Pd, capace di chiamare tutti o quasi tutti a raccolta. In queste condizio-ni, R. può perfi no procedere con maggior tranquillità nel perseguire la propria linea politica: i contestatori rinun-ciano a provocargli diffi coltà interne. Ciò non toglie che nel Pd agli abbandoni di alcuni e alle contestazioni di parec-chi non corrisponda affatto, dal centro, l’arrivo di elettori attratti dai progetti di Renzi, dai suoi programmi, dalle sue (tante) parole e dalle sue (po-che) riforme.

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DI GIULIANO CAZZOLA

Aspettiamo di leggere con attenzione la sen-tenza sul blocco della contrattazione del pub-blico impiego. Il nostro stato d’animo, però, è rassegnato. Non viviamo più in uno Stato di diritto. L’interpretazione della legge si adatta alle aspettative degli interessi che ritengo-no di essere stati lesi. E i diritti crescono sull’albero della cuccagna, senza limiti. Ma le norme costituzionali non si possono adattare, forzatamente, agli obiettivi (politici?) che la Consulta assume e fa propri.

* * * Non riusciamo a comprendere, tuttavia,

come si possa immaginare la fattispecie di una «illegittimità sopravvenuta» a parti-re dal dies a quo della pubblicazione della sentenza. Per fortuna, grazie a questo di-scutibile marchingegno giuridico, i giudici hanno avuto il pudore di evitare gli effetti devastanti della retroattività, come nel caso della sentenza n.70 sulla perequazione auto-matica delle pensioni. E tutti sembrano felici e contenti:

* * * Che cosa è «sopravvenuto», da quando le

leggi sul blocco furono varate fi no ad oggi? È fi nita la crisi economica che aveva giustifi cato quel provvedimento? E ciò succederà il giorno stesso in cui la sentenza sarà pubblicata?

* * *Il blocco, in sé non illegittimo, è durato

troppo e pertanto non risponde a quei crite-ri di ragionevolezza che l’adozione di queste misure richiede? Se è questa la motivazione, la Corte pretenderebbe di svolgere un ruolo che non le appartiene, intervenendo a gam-ba tesa nella funzione propria di governo e parlamento.

* * *E a quale principio costituzionale si sono

attaccati i «giudici delle leggi» per afferma-re che è un diritto il rinnovo dei contratti? Forse all’articolo 36 Cost. che riconosce il diritto a una retribuzione proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e suffi ciente a condurre una vita dignitosa ? Su quale base hanno ritenuto che, dal giorno della pubblicazione della sentenza verranno a mancare quei requisiti, se non si provvede-rà a negoziare nuovi accordi?

* * *Ma quando la Consulta avrà dato ragione

a tutti coloro a cui è stato chiesto di fare sacrifi ci durante la crisi che fi ne faranno i conti pubblici? ?

* * *Un dubbio: i testi della Costituzione che

vengono consultati dai «giudici delle leggi» contengono un errore di stampa: non è ripro-dotto l’art.81?»

Formiche.net

PUNTURE DI SPILLO

Stefano Fassina

DI ISHMAEL

All’interno del partito de-mocratico, la più plurali-stica e «scomposita» delle formazioni politiche, ci

sono due e più scuole di pensie-ro riguardo allo spinoso problema dell’andare o del restare. Stefano Fassina, per esempio, che Mat-teo Renzi ha ribattezzato senza troppo scherzare Fassina Chi, è di quelli che vanno, mentre il Mar-ziano a Roma sindaco dell’Urbe è di quelli che invece restano, e che anzi non li schiodi «neanche con i cannoni», come lui stesso ha di-chiarato a Repubblica (ma qualcu-no ricordi a Ignazio Marino che, alla fine della Guerra dei mondi

di H.G. Wells, i marziani furono tutti sterminati dai virus terre-stri – tipo i raffreddori giudiziari che di questi tempi girano per la capitale – per i quali non avevano anticorpi).

C’è infine una terza scuola di pensiero, quella del neopre-sidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale re-sterebbe, se potesse, ma se ne deve andare – cosa che farà, assicura il presidente del consiglio, però senza mettergli fretta. Ma c’è, a pensarci, anche quella che potreb-be essere considerata una quarta scuola di pensiero: Fassina Chi, ci avrete fatto caso, resta e va nel medesimo tempo. Come le persone in balia di personalità multiple di

cui trattano i manuali psichiatrici e i film de paura, questo indecisio-nista impenitente è di quelli che nell’arco d’una sola giornata pri-ma vanno, poi restano e poi vanno di nuovo.

Più che un partito, il PD è dunque un andirivieni, una giostra del luna park, un ballo in maschera. È anzi un Girotondo à la Arthur Schnitzler, sia pure senza le complicazioni amorose. A differenza di quel che fanno gli altri partiti, più convenzionali, nel Pd non si parla di politica ma d’arrivi e partenze, come nei de-pliant delle agenzie di viaggi e nei tabelloni luminosi delle stazioni e degli aeroporti. «Che fai? Mi cac-ci?» dice un esponente del partito

(mettiamo Marino) al presiden-te del consiglio. «Che fa? Resta?» sbalordisce un altro leader (metti Renzi quando Marino insiste per restare dov’è oppure Fassina Chi, dopo aver annunciato la sua uscita dal partito, ci ripensa, salvo poi ri-ripensarci). Convinti, tutti quanti, che il partito non li meriti, fanno e disfano le valige, vivono da se-parati in casa, vanno in vacanza ciascuno per suo conto e vengono fotografati, in discoteca e nei locali alla moda, in compagnia di notori rovinafamiglie: Silvio Berlusco-ni, Pippo Civati, Alexis Tsipras e altri tipi da spiaggia. È un ma-trimonio, spiace dirlo, che sta an-dando a rotoli.

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SOTTO A CHI TOCCA

Nel Pd non si parla più di politica ma di arrivi e partenze, come nei depliant delle agenzie viaggi: è diventato una porta girevole

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7Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnP R I M O P I A N ONel 2008 il Pdl era al 37% e la Lega all’8%. Oggi invece la Lega ha due punti in più di Fi

Salvini con B gioca da dominatoreE nelle prossime elezioni sarà lo sfi dante di Renzi

DI MARCO BERTONCINI

La lettura dell’incontro Berlusconi-Salvini è stata quasi unanime, specie nella stampa di

centro-destra, favorevole alla riunifi cazione del frantumato mondo dei moderati. È parso che siano stati piantati i semi per un programma comune, col Cav disponibile a forti conces-sioni. Probabilmente bisognerà ridimensionare entusiasmi e frette. Ci vorranno molti mesi, prima che si giunga a chiudere un’intesa.

Rispetto al passato, alle cene Berlusconi-Bossi, i mutamenti sono rilevanti: l’ul-timo incontro li registra tutti. Mentre il Cav e il fondatore della Lega si erano, col passare degli anni, legati da amicizia, fra Berlusconi e Salvini non c’è alcun legame personale. Per il Cavaliere è una mancanza gra-ve, stante il peso da lui sempre dato alle relazioni personali. Bossi ha sempre ammesso che Berlusconi stava ai patti ed era l’unico a tenere uniti gli elettori dello schieramento opposto alla sinistra. Salvini non esterna mai sentimenti di stima verso il Cav. anche perché non li prova. Berlusco-ni, a sua volta, deve superare una forte diffi denza personale (che lo porterebbe a mandare a carte quarantotto la ricerca di un’intesa) per trattare con un interlocutore che egli non apprezza e dal quale non è apprezzato.

Un’altra diversità, rimar-cata più volte da Salvini, è co-stituita dal peso dei rispettivi movimenti. Il centro-destra vinse le elezioni del 2008: 37% al Pdl, 8% alla Lega. Oggi, a leggere un po’ tutti i sondag-gi e a tener presenti i turni elettorali dell’ultimo anno, si potrebbero collocare i leghisti intorno al 15% e i berlusco-niani un po’ sotto. A dir molto, le due formazioni potrebbero essere considerate alla pari. Inoltre, sull’onda di un perso-nale successo mediatico che lo stesso B. ammette, il capo le-ghista è gassato: le condizioni vuol dettarle lui. Le possiamo riassumere in punti program-matici, specie in direzione di accentuato euroscetticismo, e in candidature, argomento che sarebbe prematuro accennare ma che già si può tradurre in un’occupazione estesa (c’è chi dice quasi completa) delle ca-polistature nel nord da parte del Carroccio.

Nuovo è pure il veto po-sto da Salvini nei confronti di Angelino Alfano: meno agevole capire se si tratti di un no esteso al Ncd e all’Udc. Anche se è verosimile che un passaggio di Area popolare all’opposizione (ritenuto dai commentatori politici possi-bile sì, ma fra molti mesi, se non anni) farebbe venir meno

il no leghista, in passato i leghi-sti si opponevano solo a intese con piccole leghe dissidenti. Al presente, il porsi contro l’inseri-mento, nell’ipotetica coalizione, di una formazione che può ra-strellare fra il tre e il quattro per cento, potrebbe voler dire mettere i presupposti per una sconfi tta, salvo (oggi impreve-dibili) ritorni a casa da parte di elettori delusi dal Cav.

Infi ne, va citata la novità davvero dirompente: chi sarà candidato come avversario di Matteo Renzi? Il Cav sarebbe perfi no rassegnato, si dice, ad accettare che sia lo stesso Sal-vini a puntare a palazzo Chi-gi. È più plausibile che ritenga prematura la questione. E poi, c’è il dolore personale di non poter più indicare la propria persona.

Come le formiche, anche i Cittadini 5 Stelle, nel loro piccolo, s’incazzano — o al-meno perdono la pazienza. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che fino a ieri facevano e disfacevano carriere e reputa-zioni dei loro pupazzi parlamentari, sono stati messi a sorpresa in minoranza: la re-sponsabile della Comunicazione 5 Stelle, Ilaria Loquenzi, nominata da loro oltre un anno fa, è stata giubilata (26 eretici contro 18 ortodossi) dal gruppo parlamentare, con grande scuorno di Casaleggio (Grillo, che dicono sempre più defilato, ha l’aria di non perderci il sonno).

Gente strana, con le loro bizzarrie su

sirene e tritoni, sulla Cia e sui cancheri, sull’inesistenza dell’Aids, i pentastelluti non sono evidentemente così strani da gra-dire che la Casaleggio Associati Srl metta loro i piedi in testa e pretenda d’essere anche ringraziata per questa simpatica prova d’affetto. Di qui la mezza rivolta. Per molto meno, soltanto pochi mesi fa, i Saint Just della Casaleggio Associati Srl, con l’assenso convinto del Comico involon-tario, avrebbero espulso i ribelli, en atten-dant la ghigliottina una volta al potere. Adesso abbozzano. Casaleggio tace, Grillo sbadiglia.

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IL CORSIVO

Grillo e Casaleggio buonisti:non espellono più nessuno

era stata abbandonata da decenni. Era infatti diventata una squallida discar-ica a cielo aperto, nel bel centro di Milano.

L’amministrazione Moratti prima, e quella di Pisapia poi, hanno bonificato quest’area, ripristinandone la navigabil-ità. Ma per poter, prima, iniziare i lavori e, poi, per poterli completare, hanno dovuto lottare duramente contro i minus-coli ma agguerriti gruppuscoli cripto ecologici (anche perché sono, sempre e comunque, sostenuti dalla monocorde cronaca milanese dei grandi giornali). Questi pervicaci imbalsamatori della città (capeggiati da una vecchia signora che un tempo era potentissima e che adesso fa finta di esserlo) dicevano che i lavori non si potevano fare perché avevano scoperto, fra le erbacce, delle nidificazioni spontanee di cinciallegre. Insomma chiedevano l’immediato e totale blocco dei lavori a beneficio di questi uccellini e delle pantegane che, nell’immondizia umida, aveva trovato il loro habitat naturale.

Gli imbalsamatori della città (che sono solo dei reazionari che si dipin-gono da progressisti), quando il sindaco Letizia Moratti (centrodestra), fu boc-ciata alle elezioni municipali per il sec-ondo mandato, esultarono alla notizia che era riuscito a salire a Palazzo Mari-no Giuliano Pisapia, un sindaco cioè non solo di centrosinistra ma anche con lo specifico sostegno di Sel e di Vendola, proveniente, addirittura, da Rifondazi-one comunista, sotto i quali colori era stato deputato. Questi imbalsamatori metropolitani di sinistra esultavano perché ritenevano di avere a loro dis-posizione un sindaco arancione teleco-mandabile che, come loro, era favorev-ole alle cinciallegre e alle pantegane.

Invece, sia pure non senza diffi-coltà con i suoi consiglieri e assessori iperimbalsamatori, Pisapia, dovendo scegliere fra le boscaglie in centro città e Milano, ha coraggiosamente scelto Milano. Pisapia ha scelto cioè a favore

della vivibilità e del futuro di questa grande città che, da sempre, è solo in attesa di essere liberata da lacci e lac-ciuoli, per poter esprimere, in pieno, la sua potente creatività e la sua inizia-tiva.

L’alluvionale partecipazione dei giovani milanesi alla Festa della Darsena è un chiarissimo messaggio politico, per chi sia interessato a deci-frarlo. I giovani di oggi vogliono riu-nirsi in gran numero in un posto accogliente anche per il semplice piacere di stare assieme, non neces-sariamente per gridare gli slogan di coloro che si sanno solo arrabbiare e che sanno realizzarsi solo cavalcando il malessere di cui essi sono naturalmente alleati. È, questo, un messaggio diretto anche ai sindaci (delle grandi e piccole città) che in questi ultimi vent’anni, appropriandosi dei soldi di tutti, si sono trasformati (nonostante le sofferenze dei loro bilanci) in impresari di con-certi di musica leggera o di Festival di ogni specie, lanciando manifestazioni organizzate dagli amici e dagli amici degli amici, scelti senza gara pubblica e spesso con cifre da capogiro, e finanzi-ate anche dalle addizionali Irap che azzoppano le imprese e quindi riducono i posti di lavoro che apparentemente dicono di voler difendere.

Il raduno della Darsena dimostra che i giovani di oggi si riuniscono e si divertono anche a costo zero, negli spa-zi pubblici che sono stati resi accogli-enti per tutti. E che non sono i tristi spazi municipali, allestiti con profu-sione di soldi pubblici e che sono fortu-natamente disertati dai giovani di oggi che non sono disposti a farsi intruppare da grigi funzionari comunali arrivati direttamente dalle ormai deserte sezi-oni di partito e che assomigliano più agli impiegati delle poste o dell’anagrafe che agli amici con i quali hanno deside-rio di uscire assieme, liberamente.La conclusione? I giovani di oggi non debbono essere aiutati a divertirsi. Lo sanno fare benissimo da soli. Gli enti

locali quindi hanno solo il compito di rendere le città civili, accoglienti, pulite, belle. Non solo a favore dei giovani ma di tutti i cittadini. La Darsena di Milano, non a caso, è adesso frequen-tata il mattino da vecchi e bambini. A mezzogiorno, dagli impiegati che vogli-ono pranzare in fretta. Il pomeriggio, dalla gente. La sera, dai giovani.

Chi frequenta la Darsena non è stato (per il momento) precettato da nessuno. Ci va perché ha trovato la con-venienza per andarci. E va messo in conto che la Darsena, che oggi è sulla cresta dell’onda, è stata completata solo da due mesi. Per affermarsi inoltre non ha avuto bisogno di campagne pub-blicitarie. È bastato il tam-tam della gente che, anche se i politici non vogli-ono saperlo, sa organizzarsi, al meglio, da sola. Il successo esplosivo della Darsena è dovuto infatti al bisogno della gente di immergersi nella miglior storia cittadina (al progetto dei Nav-igli, di cui la Darsena è il capolinea, lavorò persino Leonardo da Vinci, nei suoi lunghi anni milanesi, al tempo degli Sforza) e di fruire a basso costo (per sentirsi in torta, in questo caso, basta un bicchiere di birra) di uno spazio meraviglioso dove fare delle vasche, come dicono i giovani, per vedere e farsi vedere, In un gioco sem-plice ed umanissimo, scelto autonoma-mente, senza la mediazione pelosa di nessuno.

Il messaggio dei giovani della Darsena, per concludere, è fragoroso: lasciateci almeno liberi di divertirci come vogliamo, o popolo politico della tv di stato (nel 2015!) con canone obbligatorio. Il messaggio è diretto a tutta la classe politica, di destra o di sinistra, di sopra o di sotto che si ostina a voler pasticciare nella vita degli altri e che, non a caso (per leggittima dife-sa?) non viene votata da più della metà (in aumento) degli aventi diritto al voto.

Pierluigi Magnaschi© Riproduzione riservata

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI

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8 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OPer quattro giorni, alla Festa nazionale della Fiom dove nemmeno la Camusso osa presentarsi

Renzi resterà sulla graticolaLandini dice che ha più iscritti lui che non l’intero Pd

DI GIORGIO PONZIANO

Anche Landini vuole la sua festa. E l’organizza proprio a Bologna, roc-caforte Pd, a due passi

da dove i pidiessini celebrano ogni anno la loro, che qui an-cora chiamano festa dell’Unità. La festa nazionale della Fiom, costellata di gigantografi e del leader Maurizio Landini e della sua felpa, di cui rivendi-ca la primogenitura rispetto a quella di Matteo Salvini, si apre oggi e si concluderà domenica. Titolo: Unions. Ovvero la voglia di unifi cazione a sinistra ma anche il riferimento ai sindaca-ti inglesi, culla del movimento sindacale mondiale. Un ricordo di quelle origini che gli organiz-zatori spiegano così: «Perché il sindacato ha una crisi di legit-timità aperta e perché all’epo-ca del jobs act stiamo tornando indietro».

Si svolge alle Caserme Rosse, in Bolognina, quartie-re operaio dove il Pci contava il 91% dei voti e scelto non a caso da Achille Occhetto per l’ormai famosa assemblea in cui decretò la fi ne del Pci. Un luogo simbolico, quindi, in cui Landi-ni intende promuovere quella Coalizione sociale ancora dai confi ni non defi niti. All’invito ha subito aderito Sergio Coffera-ti, che tornerà così nella città di cui è stato sindaco e dalla quale ha incominciato una carriera politica (dopo quella sindacale)

che lo ha portato al parlamento europeo, seggio che ha tenuto anche dopo l’uscita dal Pd.

Se Cofferati sarà l’ospite d’onore politico, quello intellet-tuale sarà Gustavo Zagre-belsky. Poi i riferimenti oltre confi ne: interverranno il mini-stro del Lavoro greco Skourle-tis Panagiotis e il segretario

di Podemos a Madrid, Jesus Maria Montero. Spieg il re-sponsabile organizzativo della Fiom Emilia-Romagna, Vale-rio Bondi, che sta dando gli ultimi ritocchi alla macchina della festa: «Vogliamo mettere assieme le esperienze sociali e culturali che hanno ragionato con la Fiom di coalizione socia-le. Il sindacato è in crisi, anche assieme a loro vogliamo rico-struire e autoriformarci. Voglia-mo aggregare pezzi di società in un progetto sociale, parlare con

chi non ha rappresentanza sin-dacale. Non ho diffi coltà a dire che la nostra linea è diversa da quella della Cgil. Il loro orizzon-te è quello di accordarsi con Cisl e Uil, siamo lontani».

Così nessun esponente del Pd (ma neppure di Sel) è stato invitato. Non sono previ-sti nella Coalizione sociale di Landini, che dice: «Nella Dc, nel Pci, nel Psi c’era una rap-presentanza trasversale. Oggi, nella storia di questo Paese per la prima volta non c’è la rappresentanza dei lavoratori ma soltanto di Confi ndustria». Neppure Susanna Camusso si farà vedere, c’è chi dice per non allargare il solco tra Cgil e Fiom ma forse per evitare contestazioni dopo le sue affer-mazioni: «Landini deve sceglie-re tra due ruoli che diventano inevitabilmente contradditori, perché un conto è la rappresen-tanza del lavoro e un conto è la rappresentanza politica». Pane, Vangelo e radicalismo. Nel cal-derone fi ommino vi sono anche Carlo Petrini di Slow Food e don Luigi Ciotti di Libera. Poi una schiera di giornalisti Rai capitanati da Massimo Giannini (Ballarò), Lucia An-nunziata (In mezz’ora), Paolo Mondani (Report).

A Bologna la Fiom ha 19.500 iscritti, record naziona-le. Perciò alla festa si attendono il tutto esaurito. «La Fiom ha 350mila iscritti, più del parti-to di Renzi- dice Landini. -E

non facciamo cene da 1.000 euro (come quella organizza-ta recentemente da Massimo D’Alema, ndr). Il fatto è che c’è un rischio per la tenuta demo-cratica del Paese». Soprattutto a Landini brucia l’avvio del Jobs act: «Non ho capito cosa di male hanno fatto a Renzi i lavoratori. Quando dice ‘ti posso licenziare anche se hai ragione e te lo monetizzo’, Renzi non ca-pisce il dramma dei lavoratori. Le imprese non assumono per il Jobs act ma perché c’è la ri-presa e anche perché il governo

ha fi nanziato ogni assunzione con 8.000 euro. Poi il jobs act ha cancellato lo statuto dei la-voratori e quindi il consenso delle imprese è scontato. Le politiche sul lavoro di questo governo sono peggiori di quelle dei governi di centrodestra».

Un altro attacco a Renzi è sull’auspicato sindacato

unico: «è la conseguenza di un modello autoritario.- assicura Landini. -Renzi invece di di-segnare modelli sindacali, che non è il suo mestiere, dovrebbe varare una legge che ripristini la democrazia in fabbrica dan-do ai lavoratori la possibilità di decidere sui contratti che li riguardano». Saranno quattro giorni con Renzi sulla gratico-la. Dopo un’iniziale love story Landini lo ha scaricato e a Bolo-gna andrà all’assalto, trovando un presidente del consiglio più debole a causa dell’insuccesso elettorale e delle defezioni nel Pd. Ma Renzi non è uomo da giocare in difesa: «La Coalizio-ne sociale è destinata ad essere sconfi tta non solo dai numeri ma anche dalla logica. Landini fa più comparsate in tv di quan-te sono le persone che sciopera-no a Pomigliano. E’ demagogia pura».

La festa Fiom sarà un sasso lanciato nello stagno della politica. Mentre a Landi-ni arriva un consiglio dal fi lo-politologo Massimo Cacciari: «E’ una persona onesta, anche simpatica, ma non va da nessu-na parte. Lo avrei apprezzato di più se fosse partito dal cambia-re il sindacato, prima si lavora in casa propria, poi si guarda fuori. E comunque le sue idee non tengono conto del cambia-mento dei tempi, a partire dal mercato del lavoro».

Twitter: @gponziano© Riproduzione riservata

DI DIEGO GABUTTI

Come Sir Arthur Conan Doy-le, che uccise Sherlock Hol-mes e poi lo dovette resusci-tare a furor di popolo, anche

Mickey Spillane, scomparso nove anni fa, nel 2006, cercò di sbarazzarsi della sua creatura, il detective privato Mike Hammer, di cui condannava lo stile di vita sregolato e licenzioso, un po’ come fa Marco Travaglio (e face-va Oscar Luigi Scalfaro) con Silvio Berlusconi.

Tra il 1947 (anno in cui uscì il clas-sico I, The Jury, qui da noi Ti ucciderò) e il 1952 (l’anno di Kiss Me, Deadly, da noi Bacio mortale) Spillane impilò uno sull’altro ben sei romanzi di Mike Hammer. Uno più violento e assatana-to dell’altro. Ma ecco che nel 1952 un piazzista del Signore suonò il suo cam-panello di casa e Spillane, da un giorno all’altro, si trasformò in Testimone di Geova (sembra una barzelletta, e lo è, eppure è tutto vero).

Spillane prese le distanze dal suo detective sciammannato e nei succes-sivi dieci anni, cancellato il reprobo in trench e Borsalino nero dalla sua vita, passò ad altre storie e ad altri perso-naggi (i nuovi personaggi, per la verità,

somigliavano tutti, chi più chi meno, a Mike Hammer, e anche le nuove storie erano praticamente identiche a quelle in cui il suo vecchio eroe, alla salute di Geova onnipotente, si spupazzava le biondone e faceva fi schiare cazzotti e pallottole nell’aria). Finalmente, nel 1962, il suo agente letterario lo convin-se a scrivere una nuova avventura di Mike Hammer. Ne risultò la più bella storia del detective newyorchese e forse il miglior romanzo di Spillane: The Girl Hunters (Cacciatori di donne).

Qui Hammer è un alcolizzato, che da anni ha lasciato la professione e si trascina nella Bowery, tormentato dal delirium tremens e maltrattato dai poliziotti di pattuglia, che un tempo lo ammiravano e che adesso, quando lo incontrano, si turano il naso con due dita; si riscatterà ritrovando la bella Velda, sua fi danzata e segretaria, della cui scomparsa si riteneva, non a torto, responsabile. Da Cacciatori di donne fu tratto un fi lm (secondo me molto bello, ma ci sono anche altre scuole di pen-siero, per lo più meno ottimiste) con lo stesso Mickey Spillane nella parte di Mike Hammer.

Negli anni che seguirono, Spil-lane s’adattò a scrivere altre storie di Mike Hammer, poche e distanziate

tra loro, e tutte di scarso interesse, fi no all’ultimissima e meno interessante di tutte, il postumo e strampalato The Goliath Bone (La reliquia che scotta, «Giallo Mondadori» 2983). The Goliath Bone è fi rmato, oltre che da Spillane, da Max Allan Collins, uno sceneggiatore di fumetti col quale Spillane ha scrit-to, una quindicina d’anni fa, il fumetto Mike Danger, pubblicato in Italia da Play Press (un detective privato, come al solito identico a Mike Hammer, viene ibernato e si risveglia in una megalopo-li futura, dove c’è bisogno di lui e della sua pistola).

Spillane è stato sempre uno scrit-tore a dir poco visionario, ma l’idea al centro di The Goliath Bone è decisa-mente troppo insensata, persino per un Testimone di Geova: nei deserti della Palestina viene trovato un osso ciclopico appartenuto un tempo al gigante biblico Golia (una specie di panzer umano al servizio dei fi listei) e subito al Qaeda e tutti i servizi segreti del mondo se ne vogliono impadronire. Complimenti alla Mondadori, che cinquant’anni fa, quando Spillane pubblicava i suoi ro-manzi migliori, tra cui almeno un paio di classici, rifi utò d’averci a che fare per snobismo e per un grottesco pregiudizio ideologico, e che lo ha accolto nel suo

catalogo solo quando i suoi libri non valevano più niente.

Poliziotto cattivo, con la pistola facile, anzi facilissima, Mike Hammer anticipò di trent’anni l’epopea noir dell’Ispettore Callaghan e incassò con largo anticipo l’insulto metafisico che avrebbe poi perseguitato Clint Ea-stwood negli anni settanta: fascista. Come Spillane, che non nascose mai la sua ammirazione per il senatore Euge-ne McCarthy, anche Mike Hammer era un anticomunista tra i più «visce-rali» (come si dice in gergo togliattiano stretto, ancora in uso tra gli epigoni, persino tra quelli che non sono mai stati comunisti). Gli unici comunisti buoni, da come la vedevano Hammer, McCar-thy e Spillane, erano i comunisti morti (avevano per i comunisti più o meno la stessa considerazione che i comunisti, in Unione sovietica, avevano per i kula-ki). Dice una leggenda che in un roman-zo del 1951, One Lonely Night, da noi Tragica notte, Mickey Spillane avesse accoppato in prima stesura ottanta (di-cesi 80) «agenti comunisti»; soltanto su pressione dall’editore accettò, dopo una lunga trattativa, di trucidarne soltanto quaranta.

(1 – continua)© Riproduzione riservata

IN CONTROLUCE

Mike Spillane, l’inventore del detective Mike Hammer, si trasformòun giorno in testimone di Geova. Sembra un barzelletta, è un fatto

di Podemos a Madrid, Jesus

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Maurizio Landini (che fl irtava con Renzi) è diventato il suo più

feroce nemico e spara ad alzo zero contro il premier: «Non ho ca-pito che cosa di male hanno fatto a Renzi i lavoratori, a danno dei quali fa un politi-ca peggiore di quella

del centrodestra»

ha finanziato ogni assunzione

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Massimo Cacciari prende le distanze:

«Landini» dice «è una persona onesta ma non va da nessuna parte. Prima di cambiare il partito doveva cam-

biare il sindacato. E le sue idee sono superate perché non tengono

conto del cambiamenti dei tempi»

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9Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnP R I M O P I A N OI centristi, con Toti e la Lega in Regione, si preparano al patto con la sinistra in Comune

Genova, Udc stampella del SelDoria cerca un accordo contro natura con il centro

DI RAFFAELE PORRISINI

Ha sbaragliato il Pd alle primarie portan-do nel 2012 la sinistra radicale alla guida di

Genova, forte dell’appoggio di Sel e di altre forze politiche affini, oltre agli stessi dem. E ora che fa? Elemosina qualche voto ai centristi dell’Udc o a esponenti fuoriusciti dall’Idv pur di tenere in piedi la sua traballante maggioranza. Sono giorni molto difficili per Marco Doria, primo cittadino sotto la Lanterna, simbolo di quella aristocra-zia genovese attirata dalle sirene comuniste e radical chic, ma adesso costretto a fare i conti con l’amara realtà della politica, tanto da dover scendere a patti con gli ex de-mocristiani. Dopo il secondo stop consecutivo al consiglio comunale in sole due settima-ne per mancanza del numero legale, e dopo aver constatato di non avere sufficienti voti per licenziare le nuove linee di indirizzo sulle società par-tecipate dal Comune, Doria

si è dovuto arrendere all’evidenza. Si è cioè convinto di dover al-largare la sua maggio-ranza al centro, come da tempo gli chiede di fare il Pd per bocca del segretario provinciale Alessandro Terrile (lo stesso che imputa-va a Raffaella Paita eccessiva aperture nel campo moderato) e no-nostante l’avversione di quella stessa Lista Doria all’origine della sua esperienza politi-ca ed amministrativa. L’alternativa sarebbe infatti il commissariamento dell’amministrazione comu-nale e le urne anticipate al 2016.

«Una maggioranza c’è ancora ma appunto va allar-gata a coloro che in consiglio comunale hanno dimostrato un atteggiamento dialogan-te. Ad esempio, i consiglieri di Area Popolare. Ma tutto alla luce del sole e in assoluta leal-tà». Sono queste le parole affi -date ieri dal sindaco al dorso

locale di Repubblica, dopo giorni frenetici e dopo l’en-nesimo smottamento a sini-stra, dato che anche Antonio Russo (peraltro candidato presidente di l’Altra Liguria alle recenti regionali) ha un piede fuori dal centrosinistra in Comune. «In tre anni – si lamenta Doria - non ho mai potuto disporre in aula della maggioranza che gli elettori genovesi mi avevano dato nel-la primavera 2012. Ma questa

città ha bisogno di un’ammini-strazione che la-vori. E quindi vado avanti per-ché entro il 2017, scadenza del mio mandato, voglio raggiungere una serie di obietti-vi».

Dietro l’an-golo c ’è in-nanzitutto il bilancio 2015 da approvare, con le sedute già fi ssate nella prima metà di luglio. Meglio

quindi affrettarsi a imbarca-re i centristi, i quali peraltro hanno più volte mandato se-gnali di fumo, come quando hanno fatto da stampella per l’approvazione del piano ur-banistico. Senza dimenticare che nel gennaio scorso era stato l’intero centrodestra, Lega Nord compresa, a salva-re Doria in aula sul progetto Gronda.

Perno di questa opera-zione di palazzo è il plenipo-

tenziario dell’Udc a Genova, ossia quell’Alfonso Gioia, capogruppo dello scudocro-ciato in Comune, che alle recenti regionali ha firma-to per conto del suo partito l’accordo di Area Popolare con Giovanni Toti di Forza Italia. In altre parole, Doria si trova a di dover supplicare qualche voto di sostegno a chi in Regione ha voltato le spalle al Pd risultando determinate per la vittoria della coalizione berlusconian-salviniana. «Noi siamo responsabili – dice Gio-ia al Secolo XIX -, qui siamo a un bivio: o cade il sindaco e commissariamo Genova con un sacco di problemi irrisolti, o si fa un patto per arrivare al 2017 tra le forze di buon senso, su temi specifi ci». Il centrista fa sapere di non essere il solo a poter andare in soccorso del sindaco. Ci sarebbero pronti anche l’altro eletto con l’Udc, Paolo Repetto (che Doria ha piazzato nel Cda del Gaslini) ma soprattutto gli ex Idv Ste-fano Anzalone e Salvatore Mazzei, ora nel Misto.

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Marco Doria

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10 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OLa i glia di Amedeo d’Aosta lo rivorrebbe dove era, nella piazza diventata piazza Repubblica

Dove lo mettiamo il Vittorione?E a Firenze è subito esplosa una rissa, come al solito

DI GOFFREDO PISTELLI

Borda!, si diceva a Firen-ze negli anni ‘70. Era un’esclamazione tipica, di sbalordimento un po’

divertito, che accompagnava, in genere, un fatto nuovo, spesso un’affermazione altrui. E qual-che «borda!» avrà certamente accompagnato la lettera di Ma-falda di Savoia, bella principe-sca fi gliola di Amedeo d’Aosta che, giorni fa, dalla tenuta del Borro (Fi), magione familiare, ha scritto a Paolo Ermini, di-rettore del Corriere Fiorentino, chiedendo di riportare in Piaz-za Repubblica, l’ottocentesco centro cittadino, la statua del suo avo: Vittorio Emanuele di Savoia. Inevitabilmente la proposta ha acceso un dibattito a Firenze, come già era accadu-to con l’idea degli anni ’80, di rifare in cotto la pavimentazio-ne di Piazza Signoria, oppure lo spunto recente, di Matteo Renzi, ancora sindaco, di com-pletare la faccia di S.Lorenzo, coi progetti di Michelangelo.

Visto che il sindaco, Da-rio Nardella, ha in animo di

risistemare la piazza, ha scrit-to la di Savoia-d’Aosta junior, ci riporti il monumento equestre in bronzo al sovrano del Ri-sorgimento, dove fu messo nel 1890, dando il nome al luogo stesso. La nobile discendente sorvola sulle polemiche che hanno sempre accompagnato quella piazza, un vero cazzotto nell’architettura fi orentina, con un portico che apparve posticcio già allora, nell’ambito dei lavo-ri di Firenze capitale. Quando i Savoia spostarono infatti da Torino al capoluogo toscano la sede del Regno, i loro architetti, si dettero un gran da fare.

Pur senza i bulldozer, spia-narono le mura, facendoci viali di circonvallazione e rasero al suolo il vecchio e angusto centro romano, nel quale insisteva an-che il Ghetto ebraico. E invano i membri della «Commissione conservatrice delle Belle Arti e Monumenti di Firenze», antesi-gnani di Salvatore Settis e To-maso Montanari si potrebbe dire, si dimisero. Si chiamavano Diego Martelli, Antonio Ci-seri, Ulisse Gambi, Giovanni Duprè, che lamentavano come

la loro autorità non fosse «di fatto riconosciuta dagli uomi-ni che venuti da Torino stanno ristrutturando gli edifi ci della città senza un’adeguata atten-zione per il patrimonio storico-artistico». Inutilmente, una chiesa medievale, in prossimità di Ponte S.Trinità, fu spianata dai picconi reali. Vicende narra-te, tra l’altro, nell’esordio lette-rario di Antonio Socci, in suo libro su Don Bosco, «La società dell’allegria», vero libello anti-savoiardo.

Sull’arco di quella che sa-rebbe diventata Piazza Vitto-rio, culmine del risanamento, i regi architetti fecero apporre l’immodesta iscrizione: «L’anti-co centro della città da secolare squallore, a vita nuova restitui-to». Scempio o no, quella piazza e il suo monumento divise da su-bito i fi orentini. Quelli soddisfat-ti, persero voce in capitolo quan-do la Capitale traslocò a Roma. Rimasero i critici, caustici come solo a Firenze sanno essere. Gli inquieti frequentatori del caffè letterario Le Giubbe Rosse, Ar-dengo Soffi ci, Aldo Palazze-chi e Giovanni Papini, ebbero

l’ardire, nel 1914, di sbeffeggia-re il monarca a cavallo, con un numero speciale de Lacerba, in forma di «Almanacco Purgati-vo», forse in omaggio a Vamba, il papà di Giamburrasca, che, riferito al monumento, aveva parlato di «Vittorio Emanuele a corpo sciolto», senza rispetto per il Re Galantuomo e anticipando di 80 anni Roberto Benigni. Papini, poi, aveva messo il suo scherno in rima: Piazza Vitto-rio/piazza rottorio/dei coglioni domenicali.

Sta di fatto che, nel 1932 il sovrano fu piazzato altrove: con la scusa di onorare la nuo-vissima Piazza Vittorio Veneto, di rimpetto al grande Parco delle Cascine, a due passi dalla Leopolda ignara di dover di-ventare start-up renziana. Tor-nando a oggi, la richiesta della principessa ha inevitabilmente creato il dibattito in una città che ha l’inclinazione antica alla discussione, l’istinto primordiale alla fazione e una cromosomica attitudine alla partigianeria, ca-ratteristiche che, nei secoli, han-no prodotto corporazioni, guelfi e ghibellini, Bianchi e Neri, fi no

all’ultimissimo confronto citta-dino fra renziani-antirenziani.

Stavolta, nel dibattito sul-la riqualifi cazione della piaz-za, si vola alto: intervengono lo storico Cosimo Ceccuti, allievo di Giovanni Spadolini, con-trario; il collega Zeffi ro Ciuf-foletti, favorevole, ma perché la piazza ora «è ridotta a un circo, con le giostrine e i dehors»; l’ar-chitetto Francesco Gurrieri, contrario, che dice quasi «Ma-falda stai serena» e il direttore degli Uffi zi, Antonio Natali, favorevole, per «ricomporre la piazza com’era». Polemica che, c’è da giurarlo, crescerà ancora. Ignorandone del tutto un’altra, lanciata dallo stesso quotidiano, sul degrado della città, con tanto di foto su ospiti impegnati a la-sciare le loro deiezioni, come un souvenir alla rovescia.

L’ultimo un turista cana-dese che, in cima alla Cupola del Brunelleschi, ha pensato bene di orinare nel gabbiotto del custode. Di lui nessuna foto, per fortuna, ma solo la dichia-razione lasciata ai vigili urbani che lo multavano: «Non c’erano i servizi». Borda!

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14TH EDITIONConfi rmed Speakers:

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11Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnP R I M O P I A N OPaola Mastrocola, insegnante e scrittrice: su ogni èquipe, di ogni tipo, c’è sempre un capo

Il preside serve assolutamenteLe scelte degli insegnanti non sono mai senza conseguenze

DI GOFFREDO PISTELLI

«Sì, mi piacerebbe avere un capo, come in tutti i lavori. Le pare

un’idea così strampalata?». Parlare di scuola con Paola Mastrocola, scrittrice di suc-cesso, ma insegnante autenti-ca in quel di Chieri (Torino), nella sezione scientifi ca del li-ceo Augusto Monti, parlare di scuola, dicevamo, con questa torinese, classe 1956, signifi -ca rifuggire il politicamente, anzi il sindacalmente corretto, e stare sulla concretezza dei problemi.

Domanda. Professoressa, non si è ancora spenta l’eco dell’indignazione contro il preside-sceriffo, previsto nella riforma della scuola, e lei invoca il «capo»?

Risposta. A me pare impos-sibile il contrario.

D. Vale a dire?R. Insomma in tutti gli

ambienti di lavoro c’è questa figura del capo. Prenda un ospedale: c’è un primario che

guida medici e infermieri, che gli sono sottoposti, perché tut-to funzioni.

D. L’ho sentita parlare con nostalgia di quei pre-sidi che, a sorpresa, entra-vano in classe e ascoltava-no la sua lezione. Quando tutta la scuola si ribella agli esorbitanti poteri del capo di istituto. Sarebbe-ro limitativi della libertà di insegnamento.

R. Ma quella non c’è più, da tempo.

D. Prego?R. Ma sì, non siamo più

liberi ma non certo a causa dei presidi. Ci sono direttive europee, neanche più italia-ne, che impongono alla scuola verifi che di competenze, test a cui nessun insegnante, singo-larmente, è in grado di oppor-si. Insegniamo ciò che serve a raggiungere gli obiettivi dei test.

D. Addio libertà?R. No, poi la libertà di inse-

gnamento ognuno se la pren-de, e fa solo bene, una volta chiusa la porta di classe. E ci mancherebbe. Semmai la vera libertà che nessuno dovrebbe

potersi prendere è un’altra.D. Quale?R. Quella di non svolgere il

programma, di non insegnare bene.

D. Qual è il problema, professoressa?

R. Che nessuno ha un ritor-no di quello che fa, che faccia bene o male, che faccia Dan-te o no, che legga i giornali o spieghi letteratura.

D. Con quali conseguen-ze?

R. Qualsiasi scelta compia un insegnante, non è senza conseguenze, può causare danni irreparabili agli studen-ti. Le faccio un esempio.

D. Meglio.R. Insegno al biennio dello

scientifi co e, ogni anno, quan-do arriva una nuova prima classe, incontro ragazzi che non sanno parlare, non san-no scrivere, non sanno capire quello che leggono. E hanno già otto anni di studio alle spalle. A quel punto facciamo i corsi di metodo di studio, per imparare a studiare. Ma le pare? Non si poteva inse-gnarglielo prima, a studiare, semplicemente facendoli stu-diare?

D. Torno, se permette, sulla parola «capo», da lei usata. Si rende conto che è indicibile, vero?

R. Lo so. Eppure un capo che fosse tale, farebbe una cosa importante, come distin-guere fra chi lavora meglio e chi lavora peggio.

D. Oggi non accade.R. No, e non mi chieda per-

ché. Forse perché dobbiamo essere tutti tenuti a bagno in questa palude piatta, in cui, emergendo qualcuno, l’altro potrebbe sentirsi affondato.

D. Scusi ma lei, con que-ste idee, non ha mai avuto problemi nelle scuole in cui ha insegnato e inse-gna?

R. Be’, nel 2004, quando uscì La scuola raccontata al mio cane (Guanda), alcuni col-leghi la presero malissimo, ci fu una mezza sollevazione nel-la mia scuola. Adesso va un po’ meglio, forse si sono abituati.

E comunque, sa, non sono sola, almeno il 20-30% dei docenti in Italia la pensa così.

D. Una minoranza robu-sta...

R. Sì, non saremmo pochi alla fine. È che non sciope-riamo mai e, quindi, non fac-ciamo testo. La nostra è una ribellione molto silenziosa...

D. Torno al preside, anzi al dirigente scolasti-co, come si vuole che si dica...

R. Anche questa è una cosa curiosa: si vuole un dirigen-te ma che non diriga. O me-glio...

D. O meglio?R. Che diriga nelle pulizie,

nell’edilizia, nella burocrazia, lì ci va bene. Ma che non diri-ga altrove, per carità!

D. Lei in passato l’ha det-to apertis verbis: un pen-siero che è figlio di una certa deriva sindacale.

R. Sì e credo che non sia fi ni-ta. Il sindacato non demorderà perché il posto fi sso, garantito per tutti, è il mantra ricor-rente. Ma così, davvero, non ne verremo fuori. Non si vuole vedere.

D . C h e cosa?

R . B a s t a spostare i l punto di vista sulla cosiddet-ta utenza, cioè le famiglie: è evidente che un insegnante che insegni male o non inse-gni affatto produca un danno irreversibile nella vita di un ragazzo. Perché quello che non impara ora, quel giovane, non lo impara più. E avrà quindi una vita lavorativa peggiore, a seconda di quali insegnanti abbia incontrato nella sua car-riera scolastica. Possibile che i sindacalisti non abbiano fi gli? Possibile che non si rendano conto che l’idea di professori inamovibili, palesemente, non funziona?

D. A una famiglia che in-cappi in docenti così, non resta che cambiare scuo-la...

R. Sì, singolarmente ci si ar-rangia, certo. Ma rimane un disastro per tutti gli altri.

D. Un’obiezione insistita al potenziamento del ruolo dei presidi è quella del vi-zio italico del clientelismo. Si dice che un dirigente con la libertà di assume-re, seppure da un albo di abilitati, sarebbe un disa-stro.

R. Appunto, da un albo di abilitati; ci sarebbe un con-corso, prima, che accerta le competenze. E io comunque non credo a questa obiezione, che varrebbe per qualsiasi ambito professionale: il pre-side che mettesse a lavorare persone che non funzionano per il solo fatto che sono ami-che o parenti, la pagherebbe. Studenti e famiglie si ribelle-rebbero, cambierebbero scuo-la: c’è sempre e comunque un controllo sociale.

D. Meglio adesso, col terno a lotto: a insegnare arriva chi arriva?

R. Qui si è per il lavoro ga-rantito per tutti. Capisco, per carità. Ma allora cambiamo-glielo questo lavoro: se uno non sa insegnare, potremmo trovargli altre occupazioni all’interno della scuola, al-trettanto importanti e utili, in Italia siamo abilissimi a in-ventarci funzioni. No, il punto è un altro.

D. Quale, professoressa?R. È che ci si oppone a che

gli insegnanti siano rivalutati culturalmente e non solo per

via burocra-tica. Anzi sa cosa le dico?

D. Dica.R. Tutto

questo ra-gionamento sul ruolo del preside mi spaventereb-be un po’ se il dirigente r i m a n e s s e quello che è oggi, ossia un burocrate.

D. Ier i , n o n e r a così?

R. Nella mia lunghissima carriera ho conosciuto presidi che erano intellettuali veri, studiosi, ognuno nell’ambito della propria disciplina, alcuni scrivevano anche libri o arti-coli. Insomma, erano perso-nalità di rilievo. Perché vede, essendo la scuola un luogo di cultura, io credo che dovreb-be essere affi data a persone di cultura.

D. E invece?R. E invece le scuole sono

sempre più parcheggi, zone di intrattenimento, e di aiuto psicologico.

D. Welfare per gli inse-gnanti....

R. Certo. Soprattutto c’è l’idea che ai ragazzi debbano essere offerte più ore, più ma-terie, più opzioni extracurri-colari e personalizzate, tutta roba che non ha niente a che fare con la cultura in senso stretto. Importa sempre meno una istruzione profonda, seria, elevata: di base. Ecco, io temo una cosa.

D. Vale a dire?R. Che oggi il preside di cui

sopra, quello che potesse sce-gliere i docenti, fi nirebbe per orientarsi non sui più bravi, ma su quelli disposti a fare

più ore, a partecipare a più commissioni, ad assisterlo nella pratiche funzionali. Ma, insomma, questo di cui discor-riamo, lei ed io, è un puro eser-cizio accademico.

D. In che senso?R. Tutto questo non ci sarà.

Il governo ha fatto marcia in-dietro sul potere ai presidi.

D. Sì, ha annunciato un ripensamento ma forse, nel frattempo, ci sarà un ripensamento del ripen-samento.

R. Si parla di un comitato composto da genitori, studenti e altri docenti che lo affi anche-rà.

D. Un pasticcio...R. Sì, ma è grave. Ecco, vede,

lo scriva: io l’ultima cosa che vorrei è essere giudicata dai colleghi. Magari mi valutano proprio i tre colleghi a cui sto più antipatica....

D. O dai genitori...R. Genitori di altre classi,

già: che cosa ne saprebbero di come insegno?

D. La valutazione do-vrebbe essere terza per defi nizione.

R. La valutazione è il pro-blema: su questo cadono i ministri e anche i governi, talvolta. Come debba essere fatta nessuno lo sa. Io credo che istituire un ispettorato vero, con funzionari che giri-no le scuole, potrebbe essere un’idea. Perché non crederà mica che sia diffi cile capire se si insegna bene o no, vero?

continua a pag. 12

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Nella mia lunghissima carriera ho conosciu-to presidi che erano

intellettuali veri, studiosi, pubblicava-no libri, scrivevano articoli. Insomma

erano personalità di rilievo. Io credo che, essendo la scuola un luogo di cultura, do-vrebbe essere affi data a persone di cultura

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Purtroppo le scuole sono sempre meno intese come luoghi di cultura e stanno diventando sempre più parcheggi, zone di intrattenimento e di aiuto psicologico. C’è l’idea che ai ra-

gazzi debbano essere offerte più ore, più materie, più opzioni

extra curricolari

I prof più aggiornati dicono che non si

deve parlare di pre-sidi ma di dirigenti

scolastici. Ma costoro sono gli stessi che vo-gliono che questi di-rigenti non dirigano. Al massimo, possono dirigere le pulizie, la burocrazia e i lavori edili. Ma nient’altro,

per carità

Paola Mastrocola

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12 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OL’Economia: viale Mazzini esente perché emette bond. Pd diviso. Sposetti: scelta pericolosa

Niente tetto agli stipendi RaiAi super manager non si applica il limite del 240mila €DI ALESSANDRA RICCIARDI

Uno stipendio di 240 mila euro l’anno po-trebbe essere troppo basso per un buon

manager di una società che sta sul mercato. Anche se questa società è pubblica, sostenuta con il tributo di-retto, leggi canone, dei citta-dini. È, in sintesi, la motiva-zione addotta dal ministero dell’economia, nell’ambito della riforma Rai in discus-sione al senato, nel rendere conto delle ragioni della sot-trazione degli stipendi per gli amministratori di viale Mazzini dal tetto. La com-missione bilancio di Palazzo Madama è stata chiamata ad esprimere il parere sul ddl di riforma su cui intanto i colleghi della Lavori pub-blici e comunicazione stanno esaminando gli emendamen-ti. Ed è in quella sede che è emerso, secondo quanto affermato nelle risposte del governo ai rilievi del relato-re, il dem Gian Carlo San-galli, che la Rai, emetten-do obbligazioni sui mercati regolamentati, ha titolo per sottrarsi al tetto dei 240

mila euro per gli stipendi degli amministratori, tetto previsto con la Spending re-view. «La circostanza appare profondamente inopportuna, sia in considerazione del non brillante andamento gestio-nale dell’azienda», attacca la senatr ice Silvana Co-maroli (Lega Nord), «sia so-prattutto per l’aggravio posto a carico di tutti i cittadini tra-mite il canone, con il quale la concessionaria pubblica pre-valentemente si f inanzia». Un «espedien-te», quello delle emissioni delle obbligazioni , «per eludere la norma genera-le», rincarca la dose Luciano Uras, (Misto- Sel)

La difesa tocca al vice-ministro all’economia, il pd Enrico Morando: «L’esclu-sione delle società che emet-tono obbligazioni nei merca-

ti regolamentati dal limite ai compensi dei vertici è prevista dal diritto vigente, per cui una modificazione dell’attuale stato di cose necessiterebbe di una nor-ma espressa nel disegno di legge». Ma che tutto sia così

automatico, e anche inelut-tabile, non ne sono convinti neanche dalle parti del Pd, dove Ugo Sospetti invita a riconsiderare la questione alla luce della necessità di

tutelare la fi nanza pubblica, ritenendo «pericoloso legitti-mare una deroga di fatto alle norme sui tetti ai compensi». E ricorda Sposetti, al riguar-do, «lo spirito che animò il legislatore nella scrittura dell’eccezione sulle società

quotate, la quale vole-va riferirsi solamente ai grandi compless i industriali inseriti in mercati ad alta concor-renza non sono».

L’ex te-soriere dei Ds all’epo-ca dell’in-troduzione del tetto si era espres-so contro la norma sui l imiti

stipendiali, evidenziando-ne il carattere demagogico. «Tuttavia, una volta scelto di inserire nell’ordinamento un principio di questo tipo, ritengo coerente tutelarne la

vigenza», ragiona Sposetti, «evitando elusioni dello spi-rito della norma».

La deroga al tetto ora si sta allargando, visto che la Rai, come ricorda Morando, è già stata autorizzata «dal ministero dell’economia e delle fi nanze, che ne è azio-nista unico, all’emissione di obbligazioni» e dunque ben potrà sottrarsi al limite agli stipendi.

La Commissione bilan-cio guidata da Antonio Az-zollini, alla fi ne, non può che prendere atto delle eviden-ze del governo, limitandosi, nel parere al ddl, a un’os-servazione che suona come un mero monito: «L’appli-cazione ai vertici della Rai dell’articolo 23-bis, comma 5-quater, del decreto legge n. 201 del 2011, relativamente ai tetti stipendiali, in quan-to autorizzata all’emissione di obbligazione su mercati regolamentati, appare poco appropriata in relazione alla natura della concessionaria pubblica radiotelevisiva che si fi nanzia in maniera deter-minate con il canone, che ha natura di tributo».

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SEGUE DA PAG. 11

Vignetta di Claudio Cadei

D. Assolutamente no. Un tem-po i presidi esercitavano una certa moral suasion.

R. Ah certo. Se un docente non funzionava, un buon preside qual-che modo lo trovava per persua-derli ad andarsene. Giustamente, aggiungo, perché un capo d’istitu-to deve tenere alla qualità di una scuola. Prima, in-fatti, il preside cercava anche di valorizzare i do-centi più bravi; magari, chessò, li incaricava di te-nere conferenze, o di introdurre lo scrittore che ve-niva a presentare un libro. C’era un sistema, insomma, per far emergere la qualità. C’era, soprattutto, una qualità culturale cui si teneva mol-to.

D. Professo-ressa, diciamolo, tutto questa allergia al capo, sarà pure una resistenza corporativa, ma ha dentro molta di quell’ideologia respirata da un generazione, che oggi è in cattedra. Ed è quella che ha contestato sto-ricamente il principio di au-torità.

R. Sì, questa ideologia, che nasce dal Sessantotto, ha permeato tutti gli ambiti della società, inclusa la famiglia. Oggi il concetto stesso di autorità non si può neppure evoca-

re: si viene fucilati a vista.D. Diceva anche nella fami-

glia...R. Coi figli succede la stessa

cosa che con gli allievi. Non si deve più ordinare niente, e se il ragaz-zo non fa, pazienza. Il problema è che non abbiamo la convinzione di quello che richiediamo. Fatichia-

mo a imporre qual-cosa. C’è una debo-lezza della volontà. Eppure ci sarebbero imposizioni giuste, educative, di cui i ra-gazzi hanno grande bisogno. Noi adulti dovremmo indicare una strada, anche perché qualcuno poi decida di non percor-rerla, di deviare. Ma senza indicazioni, come si può fare?

D. Lei ringrazia la severità dei suoi genitori e dei suoi insegnanti?

R. Moltissimo. Ai miei bastava un’occhiata, un tono di voce, non c’era bisogno di andare oltre. La severità degli insegnati poi è preziosa. Invece prevale que-sta idea strampalata che siamo tutti uguali, tutti alla stessa altez-za e, peggio, tutti della stessa età. È grottesco che un insegnante o un genitore si metta alla pari di un ragazzino di otto anni! La maestra che si fa dare del tu, che si fa chia-mare Roberta, ma via...! Eppure a fare questi discorsi si viene bollati come retrogradi, fuori tempo.

D. Professoressa, quando la intervistai, alcuni mesi fa, lei ricordò che l’allora sindaco Matteo Renzi presentò a Firen-ze, con entusiasmo, il suo libro Togliamo il disturbo, e aggiun-se che ora gli sem-brava, da premier, di non riconoscerlo. Sulla scuola l’aveva convinta?

R. Certo che mi ave-va convinta. Mi era parso che avessimo le stesse idee. Ma forse mi ero sbagliata. Sin-ceramente sulla scuo-la oggi non vedo nulla dei discorsi di Renzi del 2011. Spero che sia solo un inizio, che per il momento si sia dedicato solo agli aspetti gestiona-li e occupazionali della scuola. Lo aspetto sui temi culturali.

D. Sui contenuti, lei dice.R. La vera riforma dovrà pro-

nunciarsi su che cosa insegnare. Teniamo tutto o qualcosa cade? Il latino nei licei: lo aboliamo o fi n-giamo di insegnarlo ancora, visto che ne è stato ridotto l’orario e che dobbiamo fronteggiare la sfi da di Internet, per cui i ragazzi trovano tutto già fatto e copiano?

D. Quella del latino obbligato-rio è una sua antica battaglia.

R. Vorrei che si facesse davvero, senza fi nzioni. Vorrei che il latino fosse obbligatorio per tutti, fi no a sedici anni. Signifi cherebbe dare un aiuto vero ai ragazzi delle fami-

glie più svantaggiate: non sarebbe affatto un’operazione elitaria, anzi, tutt’altro!

D. Non solo per dare un’istru-zione solida, ma perché è propedeutico allo studio del-le lingue, tema che tutti in-tenderebbero benissimo...

R . Ma cer-to. Il latino è propedeutico a qualsiasi studio, perché è, in ge-nerale, un fan-tastico aiuto alla logica, al pensie-ro, al ragiona-mento. Quindi anche alle lin-

gue, ovviamente. Dovrebbe essere la base costruttiva di ogni tipo di istruzione, anche tecnica, anche manuale.

D. Anche per fare il falegna-me?

R. Un ragazzo poi può andare a fare l’ingegnere o il falegname, ma almeno ha le basi logiche per sempre, per capire, per leggere i libri e il mondo, per esprimere con proprietà le sue idee. Ma ci vorreb-be coraggio a dire questo, in una riforma. Il coraggio delle idee ma-gari controcorrente. Renzi, che vuol cambiare verso, potrebbe averlo questo coraggio. O no?

twitter @pistelligoffr

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Insegno nel biennio dello scientifi co e, ogni anno, quando arriva una nuova prima classe, in-

contro ragazzi che non sanno parlare, non sanno scrivere, non sanno capire

quel che leggono. E hanno già otto anni di studio alle spal-le. Che cosa hanno

fatto prima?

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È chiaro che un in-segnante che insegni male o non insegni affatto produce un danno irreversibi-le nella vita di un ragazzo/a. Perché quello che quel

giovane non impara ora, non lo imparerà

mai più. Possibile che i sindacalisti

non abbiamo fi gli?

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13Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnP R I M O P I A N O

Fassina lascia il Pd. Renzi: «Fassina che?».Filippo Merli

Stefano Fassina come Oscar Wilde

Evidentemente Stefano Fassina è come Oscar Wilde, il quale asseriva di sostenere sovente delle lunghissime con-versazioni con se stesso e di essere così intelligente da non capire neanche lui quello che diceva.

Manlio Pecorini

La Corte dei conti ancora fuori gioco

Ennesimo fuor d’opera di un’autorità giudiziaria: la Corte dei conti s’esibisce in una serie di giudizi politici sull’entità dei carichi fiscali e, di più, indica al potere legislativo e al potere esecutivo quali politiche economiche adottare.Anche se ci sono abituato, queste esternazioni mi risultano inaccettabili. Solo i politici fanno finta di non essersi ac-corti dello scippo delle loro competenze. Se non ci tengono loro…

Vincenzo Crovini

Quesito, che mi turba. Eh, sì.

Durerà di più la Syriza di Tsipras o l’Ulivo di Prodi?Paolo Melzi

Perché l’Alfa non piacerà agli arabi

Come può pensare Marchionne di vendere Alfa Romeo nei paesi mussulmani, visto che il logo dell’azienda ha al suo in-terno la croce rossa che è, sì, il simbolo di Milano ma anche di qualcos’altro non molto gradito nei paesi arabi tant’è che da loro persino la Croce rossa è diventata Luna rossa?

Andrea Tribulini

Dati da saltare sulla sedia

Leggo su ItaliaOggi di ieri che il sottosegretario all’economia Zanetti, illustrando la «composizione» del gettito Iva, ha spie-gato che tre quarti di questo, cioè 86 miliardi su 112 comples-sivi, proviene dagli acquisti con aliquota la 22%. La restante parte, invece, viene dall’applicazione dell’aliquota al 10%, quel-la cioè applicabile per esempio ad alcuni generi alimentari, hotel, ristoranti e trasporti, da cui sono arrivati 23 miliardi (20,5% del totale). L’Iva al 4%, invece, quella tipica dei beni alimentari di prima necessità, libri e acquisti di prime case, ha generato incassi per 3 mld (2,7%). Possibile che nessuno salti sulla sedia leggendo questi numeri? In sostanza si dice che in Italia non si mangia più, non ci sono più turisti, non si va più al ristorante, non si legge più.... Secondo voi quanto nero emerge da questi dati?

Roberto Miliacca

Massacrato ma assolto

Lille: il tribunale francese assolve Dominique Strauss-Kahn. Quattro anni di processi che hanno fatto immediato seguito al famoso arresto in America. Dominique Strauss-Khan, prima, era il presidente del Fmi e il più serio can-didato alla presidenza francese. L’uno/due appioppatogli, per cominciare, negli Usa e poi in patria l’ha eliminato e gli ha tolto quattro anni di vita. Assolto in America, assolto in Francia, dovrebbe oggi gioire? Spero che il vecchio libertino sappia prendersi una giusta vendetta!

Mauro della Porta Raffo

Tanto rumòr per nulla

Grande apertura, grande apertura, grandissima apertura! Il Papa dice sì alla separazione dei coniugi specie se uno dei due è un violento! Nessuna apertura: Francesco non si riferisce alle aule di tribunale, ma al canone 1153, paragrafo 1 del Codice di Diritto Canonico: «Se uno dei coniugi compromette gravemente il bene sia spirituale sia corporale dell’altro o del-la prole, oppure rende altrimenti troppo dura la vita comune, dà all’altro una causa legittima per separarsi, per decreto dell’Ordinario del luogo e anche per decisione propria, se vi è pericolo nell’attesa». Per inciso: il Codice impone alla coppia separata di contribuire al mantenimento dei figli. Niente di nuovo sotto il sole.

Antonino D’Anna

L’Italia costretta ad essere ipervirtuosa

A costo di apparire ottusi, fatti salvi gli indispensabili salva-taggi in mare e relativa accoglienza con conforto adeguato continuavamo a chiederci perchè gli altri paesi innalzano barriere e srotolano cavalli di frisia, senza che nessuno gridi all’inumanità e alla mancanza di pietas, e noi no.. qualche cent un paio di elicotteri e tre navicelle, questo passa il convento.

Carla Cerretelli

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

La ruspa è un simbolo di la-voro, sudore ed equità sociale. A tutti i bambini piace la ruspa. E continua a piacergli anche quando crescono. Matteo Sal-vini, segretario della Lega

commentando la ruspa esposta sul prato di Pontida (Marco Cremonesi). Corsera.

I vescovi aprono a gay e divorziati: non c’è più religione. Jena. La Stampa.

Salvini: «Quando sarò al governo modererò il linguaggio». Tranquillo, se succede, bestemmio io. Spinoza. Il Fatto.

Il popolo greco ha deciso di affi darsi alla sini-stra. Vista l’esperienza in fallimenti. Edelman. Il Fatto.

Bersani. Non c’è niente da fare, tenetevi il segretario per quello che è: non ha l’andatura di John Wayne, deve fare pure la convergenza ai piedi. Vincenzo De Luca, neopresidente della Regione Campania. Panorama.

Renato Farina è felice il gior-no dopo che l’ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, ha escluso che lui fosse l’agente Betulla. In effetti, più che una betulla sembra una quercia, ben piantato com’è. Fa-rina scherza sull’inchiesta di Libero sui papponi dei vitalizi, e solidarizza con chi si è offeso per quel termine: «Anche cretino deriva da cristia-no», rivela, «ma se io per questo ti dessi del cretino, ti offenderesti, no?». Al cronista che era ignaro di questa etimologia, Farina spiega: «L’ha scritto per la prima volta Vittorio Messori, poi l’ha copiato il matematico Piergiorgio Odifred-di. L’etimologia viene dal termine francese per dire cristiano». Adesso capiamo perché i palazzi della politica di Roma (dal Campidoglio in poi) abbiano al loro vertice tanti cristiani. Franco Bechis. Libero.it

La Liguria è una regione con una burocrazia costosa, esporta malati e rifi uti. Dopo dieci anni di Burlando, i liguri hanno sentito il dovere di cambiare, di provare qualcosa di diverso. Bur-lando invece aveva loro propinato, come candi-data presidente del Pd, la sua segretaria perché non poteva più ottenere l’ennesimo mandato. Claudio Scajola, ex ministro Fi. Il Fatto.

Altan ha raccontato che un giorno andava a incontrare gli alunni della scuola frequentata dalla sua nipotina di sette anni, in qualità di autore di celebri storie disegnate per bambini e ragazzi. Lungo la strada, la sua nipotina gli ha detto: «Nonno, mi raccomando: non deludermi!». Adriano Sofri. Il Foglio.

«La nostra nuova cagnetta Harley me la ritro-vo sul letto, mi fa svegliare, in bagno mi ruba le ciabatte, mi ruba le zoccole…». Silvio Berlusconi, leader di Fi a Barbara d’Urso, Pomeriggio Cin-que, Canale 5, 29 maggio). Se lo sente la Bocas-sini… Marco Travaglio. Il Fatto.

Colpisce come il 71% dei co-muni italiani abbia meno di 5 mila abitanti e addirittura il 55% sia sotto i 3 mila. Per non dire dei paesini: quelli sotto le mille anime sono addirittura

il 23,35% del totale. Praticamente un quarto. Gian Antonio Stella. Sette.

Sul «miracolo economico», Luciano Bianciardi profetizza: «Chi non ha l’automobile, l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due te-levisori, due frigoriferi, due lavatrici». La vita agra (Matteo Speroni). Corsera.

Gheddafi in fuga si era portato le creme idratanti. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

L’Urlo di Munch la sola parte del logos che il Padrone ha concesso al servo ribelle. Infatti la giustizia sociale è solo un’utopia. Come del resto si può ben giudicare dal fi lm di Altman America oggi, le alte sfere costituiscono un manicomio criminale. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.

Molto è migliorato da Omero a oggi, ma non la poesia. Giacomo Leopardi. Zibaldone.

Di solito, alla fi ne di un fi lm al Festival, subito dopo la proiezione, andiamo sotto a farci inter-vistare: io (che sembro uno scemo), un anziano d’aspetto britannico, una donna orientale sui 35 anni, un giovanotto di 20 anni, un grande obeso che però si esprime bene. Tutti, chiaramente, diciamo che il fi lm è bello. Tutti siamo a libro paga. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Sono stato tutta la mattina ad aggiungere un virgola, e nel pomeriggio l’ho tolta. Oscar Wilde. Le Point.

Quei giorni tutta, dai pettinini ai piedi / ti portavo con me, come un attore di provincia / un dramma di Shakespeare, e ti sapevo a me-moria, /vagavo per la città, ti ripassavo. Boris Pasternak. NYT.

«Una volta, andando verso Pavia, mio padre aveva cominciato a lamentarsi irritato: “Ma que-sta macchina non va!”», racconta Alberto, il più giovane dei fi gli di Beonio Brocchieri. «Era con lui Arturo Colombo che gli disse timidamente: “Provi a mettere la quarta, professore...”». Vitto-rio Beonio Brocchieri in Luciano Simonel-li, Dieci giornalisti e un editore. Simonelli editore.

Ho le mie fi mosi dice una signora del mio condominio per dire le mie fi sime. Rocco Ta-nica, tastierista di Elio e Le Storie Tese. Il Fatto.

Quando Nabucco recupera la ragione, ri-chiede il suo «destriero che alle battaglie anela /come fanciulla a danze». Paolo Isotta, La vir-tù dell’elefante. Marsilio, 2014.

La Messina degli anni Settanta vede dipar-narsi e intrecciarsi la crescita, le gioie, le spe-ranze e le sconfi tte di una giovane coppia, fi glia di un fascistissimo e desiderosa di dimenticare il suo marchio di origine, il suo cognome. E di un giovane che si vergogna del padre e del suo vecchio comunismo che sapeva di sconfi tta e di fallimento. Nadia Terranova, Gli anni al contrario.

Comunque io sono capace solo di fare ciò che faccio e che ho ap-pena fatto. Nient’altro. L’altro lo inventino i giovani, se ne sono capaci. Maurizio Costanzo. Panorama.

Sono nato nel 1931 a Wiesenberg, in Moravia, appartengo quindi alla Mitteleuropa. La mia origine è piantata nella terra ceca, a casa si parlava tedesco, sono cresciuto a Zagabria e a Graz. Nella mia storia di ragazzo sono passati i fascisti croati, i nazisti, le sofferenze della guer-ra. Ricordo i bombardamenti, le voci alla radio di Hitler e Goebbels, gli ebrei con la stella gial-la. Aver vissuto in quell’area d’Europa durante un periodo così terrifi cante ha inculcato in me un’avversione assoluta verso ogni fanatismo e nazionalismo. Ma più che un mitteleuropeo, mi defi nirei un cosmopolita legato a Vienna e al mondo musicale che va da Haydn a Schönberg. Alfred Brendel, musicista (Leonetta Ben-tivoglio). la Repubblica.

Dopo le sconfi tte nei ballottaggi, molto del Pd hanno festeggiato fi no all’alba. Vignetta

di Giuliano. Il Fatto.

Si metta pure nei miei panni ma, l’avviso, sono sporchi. Rober-to Gervaso. Il Messaggero.

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14 Venerdì 26 Giugno 2015 P R I M O P I A N OÈ una proposta o un gargarismo? In Libia i soldi li diamo ai salai ti o agli jihadisti?

Aiutare i profughi a casa loroCome si fa, se a casa loro c’è barbarie o persecuzione?

DI LUIGI CHIARELLO

Ma cosa significa questa cosa che si sente dire: «Dob-biamo aiutare i

profughi a casa loro»? Come si fa in Libia? Dan-

do soldi ai salafi ti già qae-disti del governo di Tobruk, per tenersi i fuggiaschi in ceppi?

Armando la fazione oppo-sta, gli jihadisti dell’Isis, per fare carne da macello di co-loro che scappano dalla loro mattanza?

Finanziando i governi cor-rotti del Sahel e del Corno d’Africa affi nché costruisca-no campi di concentramento di aspiranti emigranti?

Pagando i governi del nord Africa, ad esempio quello dell’amico Egitto, affinché la smettano di incentivare surrettiziamente l’esodo?

Cioè, come «si aiutano a casa loro» se a casa loro c’é la barbarie, o, nella migliore delle ipotesi, le persecuzioni del dittatore di turno, su cui ovviamente il nostro Occi-dente tace?

Io vorrei capirlo come si fa oggi ad aiutarli a casa loro, dopo che con il nostro export di democra-zia abbiamo fatto saltare il tappo. Magari potete aiu-tarmi a comprendere. Forse, per «aiutarli a casa loro» si vuole intendere: «Mitraglia-mo due/tre barconi e non facciamoli più entrare». Qualcosa del tipo: «Colpir-ne uno per educarne cento» (come disse il Br Renato Curcio, citando Mao Ze-dong nel processo Moro). C’è chi storcerà il naso, ma è una opzione legittima per uno stato sovrano nel suo territorio. L’ha fatto persi-no il compañero Zapatero in Spagna. Solo che, se è cosi, lo si dica chiaro che si vuole questo. E se ne paghi l’eventuale pegno di fron-te all’elettorato buonista e cattolicone, nel caso. Per tacere degli elettori terzo-mondisti.

E, magari, ci si ricor-

di di non colpire solo gli immigrati sui barconi, ma anche le nostre mafie che col traffi co di esseri umani fanno grandi denari.

Ah.... a proposito. Perchè, a riguardo, delle nostre ma-fi e non si parla mai? Cioè, non esiste solo mafi a capita-le e le coop che lucrano sui campi di accoglienza. Esisto-no soprattutto i mafi osi che organizzano il traffi co.

Ma nessuno ne parla... Tutto tace. La mafi a in Si-cilia non esiste più, la Ca-morra ormai gestisce il ra-cket dei nani da giardino e la ‘ndrangheta fa i soldi col commercio illegale di ‘ndu-ja. E con il movimento terra ovviamente: ma al tempo di Expo traffi care con la terra è degno di lode, perché «tor-nare alla terra» è cool. E che sia sopra o sotto terra questo non ha importanza.

Tutta questa ipocrisia, oltre che sterile e polve-rosa, è una potente arma di distrazione di massa.

© Riproduzione riservata

DI ANDREA GIACOBINO

La famiglia Riva, titolari dell’omoni-mo gruppo siderurgico, ha ancora un tesoro di quasi 640 milioni di euro chiuso in un forziere lussemburghese

mentre in Italia festeggia a suon di dividendi. Il capitale è rappresentato da 104,3 milioni di riserva sovraprezzo azioni, da 6 milioni di riserve e da quasi 480 milioni di utili por-tati a nuovo segnati nei conti 2014 appena depositati della Stahlbeteiligungen Holding (Stahlb) basata nel Granducato e controllata dall’italiana Riva Forni Elettrici.

In Stahlb che vanta un totale di attivo di 820 milioni, fi gurano 121 milioni di liquidità e 410 milioni di immobilizzazioni fi nanziarie che rappresentano le quote di controllo della canadese Les Industries Associées de l’Acier Ltée, delle belghe Thy Marcinelle e Tréfi lerie de Fontaine l’Eveque, della spagnola Side-rurgica Sevillana, della tedesca Riva Stahl Gmbh, della francese Parside nonché il 22,7% dell’italiana Muzzana Trasporti che lo scorso anno ha incorporato Riva Energia. Stahlb, che funge da tesoreria di gruppo, ha fi nanziato Riva Forni Elettrici per oltre 287 milioni e ha distribuito alla controllante una maxicedola di 458,1 milioni durante lo scorso anno.

Dalla fusione con la controllata Centre de Coordination Siderurgique, realizzatasi lo scorso anno, ha incassato un sovrapprezzo di 283,1 milioni mentre dalle partecipate Riva Stahl e Thy Marcinelle ha benefi ciato di divi-dendi per rispettivi 127,5 e 24 milioni.

La controllante Riva Forni Elettrici se la passa bene. Ha infatti appena incassato un’altra cedola di 50,5 milioni, questa volta riveniente dalla controllata Riva Acciaio, ca-pogruppo industriale italiana dei Riva. La operativa, di cui amministratore unico è Ce-sare Federico Riva, uno dei fi gli del defunto patron Emilio, occupa mille e 400 addetti e ha segnato nel 2014 un utile di 32,3 milioni

rispetto alla perdita di 41,5 milioni dell’eser-cizio precedente. Anno su anno i ricavi sono saliti da 743 a 788 milioni, vendendo oltre 1,3 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici.

Banca Fideuram, quattro ricapitalizzazioni

Quattro ricapitalizzazioni per portare Banca Fideuram a un capitale di 300 milioni di euro e realizzare così l’integrazione con In-tesa Private Banking (Intesa Pb) dalla quale nascerà, dal prossimo 1 luglio, la prima pri-vate bank italiana. La complessa operazione di accorpamento, al termine della quale sarà operativa la nuova Fideuram Intesa Private Banking, in breve Fideuram spa, è dettaglia-ta nel verbale dell’assemblea straordinaria dello scorso 22 giugno di Banca Fideuram, ancora presieduta dal presidente uscente Enrico Salza. Le ricapitalizzazioni sono tre, mediante conferimento di rami d’azien-da da parte della controllante Intesa San-paolo e l’ultima a titolo gratuito.

Le motivazioni dell’operazione sono spiegate da Salza ai consiglieri: con l’in-tegrazione «si rafforza il gruppo Intesa sui segmenti private e high net worth individuals, incrementando la dimensio-ne, la quota di mercato e la redditività», inoltre «si migliora e allarga il portafo-glio prodotti e si incrementa il livello di servizio offerto ai clienti». La nuova ban-ca private è stata autorizzata da Banca d’Italia e dalla Bce dopo, con una lettera del 17 giugno scorso firmata dal nume-ro uno dell’Eurotower Mario Draghi. Il presidente di Fideuram spa sarà Matteo Colafrancesco, fino a ieri a.d. e d.g. di Banca Fideuram, e l’amministratore de-legato sarà Paolo Molesini, fino a ieri a.d. di Intesa Pb.

© Riproduzione riservata

CARTA CANTA

La famiglia Riva (ex di Ilva) è inondata di dividendi

DI SERENA GANA CAVALLO

Un tempo, ospite del governo federale tedesco (c’erano ancora due Germanie) mi fu detto, tra tante altre cose,

che mai una amministrazione locale tedesca avrebbe potuto avere un bi-lancio passivo, sottinteso: come invece accadeva in Italia.

La mania del fi scal compact, ino-culata in Europa ed avventatamen-te (più o meno come l’euro, di cui ha sapientemente narrato Riccardo Ruggeri) trasferita con estrema sol-lecitudine nella Costituzione italiana, ha quelle radici lì.

La Corte Costituzionale ormai per le sue sentenze ha quasi raggiunto l’estrosità delle massime della Cas-sazione di cui abbiamo parlato in passato, che, non di rado, affermano

essere un fatto bianco o nero, a secon-da dell’umore dell’estensore.

Quindi: il mancato adeguamento per i pensionati è retroattivo e va restituito (ma il Governo trova un meschino trucco), mentre la contrat-tazione per i pubblici dipendenti ha avuto un blackout temporale non re-cuperabile e quindi adesso si riparte, al canto di «chi ha avuto avuto avuto, chi ha dato dato dato».

Lasciamo perdere che, da una recente analisi sulle pensioni ero-gate, risulta che quelle dei pubblici dipendenti sono, nel complesso, più elevate di quelle dei privati, per cui se ne potrebbe arguire che, e non solo per questo motivo, i cosiddetti «servitori dello Stato» non se la pas-sano troppo male, ma lo insegnano ormai anche alle scuole elementari, assieme ai corsi contro l’omofobia,

la decisione di bloccare la contrat-tazione fu fatta proprio in ossequio al totem costituzionale pangerma-nico del fiscal compact.

Il punto è: ma il fiscal com-pact è in se costituzionale? E se lo è perché non viene esteso nel-la sua obbligatorietà a regioni ed enti locali, che, al pari di qualsiasi azienda (in specie anche municipa-lizzata) debbono fallire quando non lo rispettino, anziché chiedere soldi allo Stato, ovvero a tutti noi per ri-pianare voragini di bilancio?

I tedeschi applaudirebbero e, in questo caso, noi pure.

Fermo restando che allo stato at-tuale noi non siamo più, evidente-mente, uno Stato di Diritto, ma uno Stato di Diritto Economico.

© Riproduzione riservata

BASTI CONSIDERARE QUELLE DELLA CORTE COSTITUZIONALE SU PENSIONI E CONTRATTI

Ci sono oggi delle sentenze che dicono che il bianco è nero o viceversa a seconda dell’umore dell’estensore

Vignetta di Claudio Cadei

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15Venerdì 26 Giugno 2015ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA I suoi lavoratori si sono offerti in massa a imprese straniere. È una sorta di mercato degli schiavi

La Corea del Nord esporta genteSono stimati in 60 mila e sono ripartiti in 40 paesi

DI SIMONETTA SCARANE

La Corea del Nord è il pa-ese più chiuso del mondo, ma decine di migliaia di suoi cittadini vivono

all’estero. E non sono soltanto diplomatici, emissari del re-gime, studenti, rifugiati o mi-granti clandestini, ma uomini e donne usciti legalmente dalla repubblica popolare democra-tica di Corea (Rpdc) grazie a quella che sembra una sorta di esportazione legale di monodo-pera. Un fenomeno cominciato negli anni 60, ma che ha cono-sciuto una brusca accelerazio-ne da quando si è insediato al potere il dittatore Kim Jong-un nel 2011. Al riguardo un’azione è stata intentata presso le Na-zioni Unite contro una pratica che apparentemente potrebbe ritenersi una sorta di «schiavi-smo di stato». La presenza di nordcoreani all’estero si vede nei ristoranti aperti dal regi-me nelle province del Nordest della Cina, in Mongolia, e nel Sudest Asiatico, principalmen-te in Cambogia, dove si danno da fare squadre di graziose fan-

ciulle in costume tra-dizionale. Quello che si vede meno sono gli operai che lavorano nelle fabbriche del Nordest della Cina, i taglialegna nella lontana Siberia, op-pure quelli che sono stati spediti nei can-tieri in Medio Orien-te: Emirati Arabi, Kuwait, Libia, e Qa-tar, dove 2 mila nordocreani lavorano alla costruzione dello stadio per i Mondiali 2022. Una inchiesta del centro strategico sulla Corea del Nord, a Seul, la capitale della Corea del Sud, ha stimato che fossero all’incirca 60 mila nel 2012 i nordocore-ani all’estero, ripartiti in circa 40 paesi nel mondo. Le loro rimesse portano nella Rpdc all’incirca dai 150-250 milioni di dollari (da 133-205 milioni di euro) l’anno. Ma il loro numero è più che triplicato negli ultimi tre anni, secondo le stime di Nk Watch, collettore di informazio-ni sulla Corea del Nord. Sulla base delle testimonianze di una quindicina di rifugiati nor-

dcoreani riparati al Sud dopo aver lavorato all’estero, Watch ha depositato, a febbraio, un dossier presso il segretariato speciale dell’Onu sulle forme contemporanee di schiavitù chiedendo l’apertura di una inchiesta su quello che l’orga-nizzazione ha qualificato come «schiavismo di stato». Questo rapporto si aggiunge a quello della commissione di inchiesta sui diritti dell’uomo delle Na-zioni Unite che accusa la Rpdc di «crimini contro l’umanità». Accusa respinta da Pyongyang come una menzogna tesa a far cadere il governo. Secondo le te-stimonianze raccolte, il partito del lavoro e certi amministra-

tori a Pyongyang in-gaggiano i lavoratori in funzione delle ri-chieste dei paesi che cercano manodope-ra a basso costo. In Cina, Mongolia e Russia intermediari nordcoreani trattano direttamente con le autorità locali. I can-didati sono scelti in virtù della fedeltà al

regime, sposati (per avere un maggior controllo su di loro perchè le loro famiglie riman-gono in Rpdc), e ricevono una formazione di tre mesi prima di partire.

Tutti i lavoratori nordcore-ani all’estero vivono in dormi-tori, senza quasi contatti con i locali, indottrinati con sedute settimanali. Il loro salario è confi scato. La famiglia del lavo-ratore rimasta nella Rpdc rice-ve un terzo dei 150-200 dollari (133,8-178,5 euro) di paga. Il resto va nelle casse dello stato. Il reddito medio mensile di un nordcoreano è di 30-50 dolla-ri (26,7-44,6 euro) e dunque questa sorta di «nuovi schia-

vi» non hanno la percezione di esserlo. Negli anni, migliaia di nordcoreani sono passati clandestinamente in Cina per guadagnarsi da vivere. Un ac-cordo tra Pechino e Pyongyang siglato nel 2012, permette a 20 mila lavoratori nordcoreani di lavorare legalmente nelle province frontaliere cinesi. Secondo le testimonianze dei rifugiati al Sud, dal 2015 sono aumentati i nordcoreani che entrano in Cina per lavorare, in particolare alla costruzio-ne delle infrastrutture come la ferrovia a Shenyang, nella provincia del Liaoning. I pro-getti di cooperazione tra Rpdc e la Russia nell’agroalimentare favoriranno l’invio di ulteriore manodopera nordcoreana in Siberia, tra 10-20 mila mentre già 3 mila stanno lavorando nei cantieri edili di Vladivo-stok. Lavorare all’estero viene considerato un privilegio nella Rpdc, quali che siano le loro condizioni di vita, e per essere ingaggiati i nordcoreani sono disposti a pagare bustarelle ai burocrati reclutatori.

© Riproduzione riservata

Una giovane ragazza bel-ga di 19 anni è stata sotto-posta a una audace opera-zione di chirurgia plastica. Tre anni prima era stata eseguita su un paziente americano. La ragazza ha dovuto subire l’asportazio-ne dell’orecchio sinistro in conseguenza di un melano-ma che non ha lasciato altra scelta ai medici. E, inoltre, non era stato possibile im-piantarle una protesi per-

chè la ragazza aveva dato segni di rigetto. Così il suo chirurgo, Afshin Yousefpour, della clinica Sainte-Anne Saint-Rémi d’Anderlecht, a Bruxelles, le ha impiantato sotto la pelle dell’avambac-cio, il calco di un orecchio in polietilene poroso, che è stato colonizzato dalle cellule del-la pelle prima di essere tra-piantato sulla parte ad hoc della paziente.

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Intervento di autoimpianto in Belgio

Un orecchio stanascendo sul polso DI MAICOL MERCURIALI

Il taglio non è certo dei più nobili. Ma la banconota da 100 rubli, che al cambio attuale vale più o meno 1,60 euro, ha una missione molto importante: quella di tene-re vivo lo spirito nazionalistico russo. La Banca centrale della Russia, infatti, si sta preparando a stampare 20 milioni di nuove banconote da 100 rubli dedicate all’annes-sione della Crimea o, come si legge sui me-dia più vicini alla linea del Cremlino, «alla riunifi cazione della Crimea con la Russia» avvenuta lo scorso anno.

A confermare l’operazione è stato il vicepresidente della Banca di Russia, Ge-orgy Luntovsky, che mercoledì scorso in un’intervista all’agenzia Ria Novosti ha però precisato come il disegno celebrativo per la nuova banconota non sia ancora ulti-mato. Questione di poco tempo, comunque,

visto che i nuovi cento rubli dedicati all’ex penisola dell’Ucraina dovrebbero entrare in circolazione prima della fi ne dell’anno.

Sulla questione che vede contrappo-ste Kiev e Mosca continua la guerra delle sanzioni tra Ue e Russia. Putin probabil-mente ha bisogno di rafforzare le posizioni assunte e la nuova banconota diventa una stupefacente azione di propaganda politica. Ai nuovi cento rubli dedicati alla Crimea sarà data ampia diffusione, un po’ come era stato fatto lo scorso anno con le banconote fatte stampare in occasioni delle Olimpia-di invernali. La Banca centrale nell’ottobre scorso aveva coniato due monete da dieci rubli in ricordo del passaggio della Crimea dall’Ucraina alla Russia, adesso tocca a una banconota e poi non è esclusa l’emissione di altre banconote o il rilascio di nuove monete commemorative sempre dedicate alla Cri-mea o a Sebastopoli.

VALE SOLO 1,6 EURO E SVOLGERÀ UN’AZIONE DI PROPAGANDA

Per celebrare l’annessione della Crimea la Russia prepara banconota da 100 rubli

Emmanuel Giroux, il signore della matema-tica, specialista in geometria, dirige il labo-ratorio di matematica pura e applicata della Scuola normale superiore (Ens) di Lione che conta 60 ricercatori. Ma a settembre, lo lascerà per l’unità mista internazionale del Cnrs a Montreal. È molto esigente e parla con assoluta precisione di termini durante le sue spiegazioni dalle quali sono banditi gessetti e fi gure perchè egli è cieco dall’età di 11 anni, risultato di una malattia geneti-ca rara, la sindrome di Marfan, che colpisce nello stesso modo il cuore e lo scheletro. In passato, altri matematici hanno formulato le loro teorie dopo aver perduto la vista. Così, il

Stanialas Dehaene, neuroscienziato, ha mes-so in piedi un progetto per scrutare il cervel-lo del matematico lionese. In geometria il cervello è essenziale perchè gli oggetti sono tanto complessi che si possono rappresen-tare soltanto mentalmente. Per parafrasare Saint-Exupéry: «In geometria l’essenziale è invisibile con gli occhi e la si vede bene sol-tanto con lo spirito». Procede per riduzioni e segue la logica. Così è nata la passione di Em-manuel Giroux per la geometria sulla quale il suo handicap non ha infl uito anche se ha richiesto una serie di esercizi quotidiani. Per lui, suo padre registrò sulle cassette libri in-teri senza capirne una sola parola.

È cieco il più grande specialista di geometria

Taglialegna nordcoreani in Siberia

II braccio della paziente con la sagoma dell’orecchioda trapiantare che sta crecendo sotto la pelle

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16 Venerdì 26 Giugno 2015 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAA Berlino c’è la Wutraum, la stanza della rabbia, 14 mq per chi ha bisogno di sfogarsi

Con 99 euro puoi spaccare tuttoI cristalli e il vasellame sono presi dalle discariche

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Sentiamo la rabbia crescere in noi, e la frustrazione. Niente va bene, sul lavoro

e privatamente. Nessuno ci capisce, le tasse aumentano, il governo non mantiene le promesse, il traffi co cresce, come i prezzi. Inutile pro-seguire. Il problema è come sfogarsi, scrivere insulti a questo e quello su Facebook serve a poco, e può essere pericoloso. Magari ti que-relano. Sfogarsi in famiglia su moglie e fi gli, è ingiusto e meschino. Lo stress può es-sere pericoloso per se stessi e per gli altri, se ci facciamo prendere dall’ira al momen-to sbagliato.

Chi è sotto pressione, potrebbe prendere un volo low cost per Berlino, e pre-notare un appuntamento con Christian Block, 31 anni. Per 99 euro vi mette a dispo-sizione a casa sua a Lichten-berg, quartiere dell’ex est,

la Wutraum, la stanza della rabbia (Wiesenweg 1, tel. 01786544066; [email protected]). Con un’ascia, un martello, una mazza da baseball, quel che vi pare, potrete distruggere tutto quel che trovate nell’am-biente di 14 metri quadrati. Telefonate per tempo, la li-

sta d’attesa è lunga, anche perché Christian dopo ogni cliente si deve procurare e installare mobili, quadri, vasi, piatti, televisori, tutto il materiale da distruggere, recuperato nei depositi della spazzatura, o comprato per poco da chi vuol sgombera-re cantine e soffi tte. Si può

scegliere tra una versione standard, e una deluxe con servizi da tè e cristalleria. Il supplemento costa 20 euro.

«Sono molti quelli che ricevono l’affi tto della Wu-traum da parenti e amici in regalo», spiega Christian, «chi ti sta vicino si accorge prima di te che sei sull’orlo di una crisi di nervi, che stai per esplodere. E gli amici vengono con te per assistere alla tua ora di distruzione, e incoraggiarti». Qualcuno giunge con la roba da di-struggere, personalizzando la stanza: dopo un divorzio, si riempie la Wutraum con gli oggetti dell’ex, foto in cornice, abiti, libri. Lo sfogo è migliore. Due amiche sono giunte con una bottiglia di champagne per brindare alla separazione da un ex: e hanno ridotto a brandelli i vestiti dell’uomo traditore. E c’è qualcuno che arriva su consiglio dello psicoana-lista o dell’assistente socia-le: meglio investire 99 euro che fi nire in cella per rissa, o

all’ospedale per aver bevuto troppo e aver superato il li-mite di velocità al volante.

«Alcuni clienti, dopo, si sentono in colpa, e vorreb-bero aiutarmi a ripulire la stanza e a portar via i rotta-mi, racconta Christian, ma io non accetto. Hanno pagato, tocca a me. In cortile ho un container per i vetri rotti e le sedie sfondate». Qualcuno si è fatto male sfogandosi? Solo qualche graffi o, niente di grave. Christian ha pen-sato anche ai particolari: mette a disposizione una raccolta di cd e di dischi per l’accompagnamento musica-le. C’è chi sceglie la colon-na sonora di Arancia Mec-canica, chi il crescendo del Bolero di Ravel. La musica serve a dare ritmo all’ora di rabbia. Il successo ha crea-to un problema: i vicini di Christian non gradiscono il frastuono e le urla della rabbia a pagamento. Ma sta per imbottire le pareti con pannelli antirumore.

© Riproduzione riservata

DI ANDREA BRENTA

A vederla dall’esterno, non dimostra affatto i suoi 83 anni.

Men che meno adesso, dopo un meticoloso restauro durato ben 12 anni, seguito a un lungo pe-riodo di abbandono.

Per farsi vedere da vicino Villa Ca-vrois, nei pressi di Roubaix, nel Nord della Francia, ha ora riaperto le sue porte al pubblico.

Opera di una modernità assoluta fi rmata dall’architetto Robert Mallet-Stevens nel 1932, la villa, più che una dimora, è un monumento abitabile, le cui linee ricordano quelle di un tran-satlantico.

Commissionata da Paul Cavrois, ricco industriale tessile, la residenza è stata teatro fi no alla guerra di una vita famigliare assai agiata.

Grazie anche alle sue generose dimensioni (60 metri di lunghezza, 2.800 metri quadri di superfi cie, 830 metri quadri di terrazzi) e dotazioni: piscina, sette sale da bagno con acqua calda, fredda e tiepida. A cui si ag-giungono interfoni in tutti i locali, ri-scaldamento centrale con termostato, ascensore, scalda-salviette, sistema di aspirazione a tutti i piani: comfort di alto standard moderno, nonostan-te l’edifi cio sia stato realizzato negli anni Trenta del secolo scorso.

A partire dal 1940 Villa Cavrois subì mille vicissitudini. Durante la guerra fu requisita dall’armata te-desca che però, a onor del vero, fu

attenta a non danneggiarla. I guai cominciarono dopo la morte

della moglie di Cavrois, nel 1986. I nuovi proprietari, i fratelli Willot, anch’essi facoltosi industriali, pen-sarono di frazionarla o addirittura di distruggerla per poter lottizzare la grande proprietà sulla quale sorge la residenza. Grazie alla determinazio-ne dell’Associazione per la salvaguar-dia di Villa Cavrois, creata nel 1990, l ’edificio, anche senza l’assenso dei proprietari, è stato tutelato d’ufficio e classificato «monu-mento storico». Lo stato ha infine ac-

quistato la villa nel 2001 per 1,15 milioni di euro.

Tutto questo però non ne ha impe-dito lo scempio. Svuotata degli ulti-mi mobili sopravvissuti alle vendite o alla rovina, la villa è stata spoglia-ta dei preziosi marmi gialli e verdi (pavimenti e rivestimenti), per non parlare dei copricaloriferi in rame cromato. Solo la facciata in mattoni beige ha resistito, anche se ciò non

ha impedito a qual-che albero di cresce-re all’interno della villa.

Il restauro è sta-to meticoloso e ma-stodontico al tem-

po stesso. Fino a 270 operai hanno lavorato a tempo pieno al cantiere, costato 23 milioni e reso possibi-le soprattutto grazie a un articolo pubblicato sulla rivista Architecture d’aujourd’hui, nel quale l’architetto Mallet-Stevens, che era anche un apprezzato designer, descrive in ma-niera dettagliata il suo progetto per l’edifi cio e gli arredi.

Grazie a questa testimonianza pressoché unica e soprattutto grazie alle fotografi e dell’epoca (in bianco e nero, purtroppo), l’équipe di restau-ratori e decoratori ha potuto ripor-tare Villa Cavrois al suo autentico splendore.

© Riproduzione riservata

LA DIMORA PROGETTATA DA MALLET-STEVENS TORNA A SPLENDERE DOPO UN RESTAURO DURATO 12 ANNI E COSTATO 23 MLN

In Francia riapre Villa Cavrois: un capolavoro dell’architettura salvato dall’incuria e dal degrado

Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in

Italia» sono a cura di Sabina Rodi

Opera di una modernità assoluta i rmata dall’architetto Robert Mallet-Stevens nel 1932, Villa Cavrois, più che una dimora, è un monumento abitabile, le cui linee ricordano quelle di un transatlantico

Un distruttore all’opera nella stanza della rabbia

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23Venerdì 26 Giugno 2015

con

ASIASIRI

in edicola c

IMU, TAIMU, TAe TAReDiritto

& Fisco

I dati della Corte dei conti sulla i nanza pubblica 2014. Deludente la spending review

Pressione fiscale inarrestabileNel 2014 ha raggiunto il 43,5%. Debito/pil al 132,1%

DI GLORIA GRIGOLON

Pressione fiscale a livelli «intollerabili» e un si-stema economico che difficilmente sarà in

grado di sopportare un ulte-riore inasprimento della tassa-zione. È questo il quadro poco promettente delineato ieri d a E n r i c a Laterza, pre-sidente di co-ordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, intervenuta commentan-do alcuni aspetti del Rendicon-to generale dello Stato 2014. Dal 2009, ha spiegato la stessa, si è assistito ad un «incremento del gettito di oltre 55 miliardi di euro, con un aumento del-la pressione fiscale di quasi 2 punti e mezzo». Nel 2014 la

pressione fiscale ha toccato il 43,5%, soglia più elevata di 1,7 punti rispetto alla media euro-pea. La presidente, apprezzan-do l’obiettivo di Governo volto alla riduzione del cuneo fiscale, ha rimarcato le «oggettive diffi-coltà» incontrate nell’affronta-re un piano di spending review.

«L’affannosa ricerca di ri-sultati si è tradotta, tra il 2008 e il 2014, nell’adozione di oltre 700 misure di in-tervento in materia fi-

scale», cosa che ha posto in se-condo piano «l’esigenza di una ragionata revisione strutturale del sistema fiscale, che consen-ta di pervenire a una minore onerosità e a una maggiore equità distributiva».

Entrate e uscite. Nel 2014 le entrate di bilancio hanno

registrato un aumento dello 0,6% (+1% le entrate correnti); in crescita più consistente sono state invece le uscite primarie, totalizzando un +1,2% legato per lo più alle uscite per pre-stazioni sociali (2,7%) legate agli effetti prodotti dal confe-rimento del bonus da 80 euro introdotto dal Governo Renzi col dl 66/2014. Tale bonus, che è pesato in tutto circa 5,8 miliardi di euro, è ri-entrato nella categoria del-le prestazioni sociali in denaro e non, come previsto dalla normativa Tuir art. 13 comma 1-bis, come ri-duzione del prelievo fi scale sui contribuenti. Sulla gestione delle entrate tributarie, specie nei riguardi dell’Iva, ha infl uito secondo la Corte la penalizza-

zione data dal «gettito disper-so» pari a circa il 35%, che ha allargato il tax gap tra entrate potenziali ed effettive, renden-do l’Italia il terzo paese meno virtuoso d’Europa. Ad esso si andrebbero ad aggiungere le diffi coltà legate ai ritardi le-gislativi.

Indebita-mento. Nel 2014 l’inde-b i t a m e n t o netto italiano è tornato a crescere del 3% rispetto al 2013, toccan-do i 49,1 mi-liardi di euro;

un dato che stride con i propo-siti europei di raggiungere un pareggio di bilancio strutturale dal 2015 al 2017. «Il moderato aumento dell’indebitamento netto rispetto al 2013», ha af-fermato il presidente della Cor-te dei conti Raffaele Squitieri,

introducendo l’udienza «è pres-soché per intero da attribuire all’espansione delle spese per prestazioni sociali». Redditi da lavoro e consumi interme-di hanno «continuato a segna-re incrementi di limitatissima portata, in linea con i program-mi di revisione e contenimento della spesa», tuttavia un calo si è registrato sugli investimenti in opere e infrastrutture pub-bliche, segnale non positivo di ripresa economica.

Debito/pil. Nuovamente in crescita il rapporto debito/pil, arrivato a toccare il suo massimo al 132,1% (con una variazione assoluta dello stock di debito rispetto al 2013 di 66 mld di euro dati dalla dif-ferenza tra onere del debito e crescita nominale del prodotto). Nonostante il contesto europeo abbia mostrato un aumento della tendenza del rapporto, la media dell’Eurozona rimane poco superiore al 95%.

Nell’ambito dell’associazione per delinquere a ciascun partecipante può essere sequestrato l’intero profi tto dell’attività illecita purché vengano accertati, individuati e attribuiti i reati-fi ne per giungere con certezza alla somma dei beni frutto dell’azione criminale. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 26721 del 25 giugno 2015, ha accol-to il parte il ricorso di alcuni imprenditori accusati di una maxi frode fi scale. Il Tribunale delle libertà ha infatti sbagliato a confermare la misura senza aver prima accertato quali fossero i reati fi ne e il profi tto da questi generato per arrivare a una somma. Totale sequestrabile anche a uno solo dei partecipanti ma da individuare con certezza. Sul punto il Supremo collegio ha sottolineato che il delitto di associazione per delin-quere è idoneo a realizzare profi tti illeciti sequestrabili in via del tutto autonoma rispetto a quelli conseguiti attraverso i reati-fi ne perpetrati e la cui esecuzione è agevolata dall’esistenza di una stabile struttura organizzata e dal comune progetto criminale. Con la precisazione che la determinazione del profi tto confi scabile corrisponde alla sommatoria dei profi tti conseguiti dall’associazione nel suo complesso per effetto della consumazione dei singoli reati-fi ne, che vanno accertati e attribuiti.

Debora Alberici

Il reato-fi ne accertato convalida la confi sca dell’intero profi tto

Il servizio civile non deve essere riservato ai soli cittadini italiani. L’esclu-sione dei cittadini stranieri, «impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune», comporta «un’ingiustifi cata limita-zione al pieno sviluppo della persona e all’integrazione nella comunità di accoglienza». Lo ha affermato la Corte costituzionale con la sentenza n. 119 di ieri che dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77 (Disciplina del servizio civile nazionale a norma dell’articolo 2 della legge 6 marzo 2001, n. 64) proprio nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana ai fi ni dell’ammissione allo svolgimento del servizio civile. La Corte, richiamando precedenti sentenze, sottolinea anche che l’attività di impegno sociale che la persona è chiamata a svolgere nell’ambito del servizio civile «deve essere ricompresa tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico, ricono-sciuti, insieme ai diritti inviolabili dell’uomo, come base della convivenza sociale normativamente prefi gurata dal Costituente». Ed evidenzia che il godimento dei diritti in materia civile attribuiti al cittadino italiano è riconosciuto agli stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato (art. 2, comma 2, del T.u. che disciplina l’immigrazione).

Il servizio civile aperto anche ai cittadini stranieri regolari

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scale», cosa che ha

L’affannosa ricerca di risultati si è tra-

dotta tra il 2008 e il 2014 nell’adozione di oltre 700 misure di intervento fi scale

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Nel 2014 l’indebita-mento netto italiano è tornato a crescere del 3% rispetto al 2013, toccando i

49,1 miliardi di euro

La fi nanza pubblica nel 2014

Indebitamento P.a. 49,1 mld € +3,4% sul 2013 Pari al 3% del pil

Rapporto debito/pil 132,10% 128,5% nel 2013 Media Ue = 95%

Pressione i scale 43,5% 43,3% nel 2013 Media Ue = 41,8%

Incremento gettito +2,5% dal 2009 al 2014 (+55 mld)

Interventi i scali Oltre 700 dal 2008 al 2014

Elaborazione ItaliaOggi su dati Corte dei conti e Istat

Raffaele Squitieri

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25Venerdì 26 Giugno 2015

Alla tre giorni di Palermo i dati della ricerca della Fondazione sui posti che nessuno vuole

Consulenti ponte per il lavoroOccorre sfruttare le occasioni. Che sono almeno 29 mila

da PalermoBEATRICE MIGLIORINI

Sono 29 mila i posti di la-voro che nessuno cerca o che nessuno vuole. I dati diffusi dalla Fon-

dazione studi dei consulenti del lavoro attraverso la ricerca «il lavoro che c’è» mostrano, in-fatti, che all’appello mancano almeno 3.200 addetti al setto-re agricolo (raccoglitori), circa 2.500 infermieri o addetti alla persona, poco meno di 2 mila idraulici e circa 1.200 elettrici-sti. Senza considerare, poi, tut-ti i «posti in piedi», ovvero tutte quelle occasioni di lavoro che comportano lo svolgimento di mansioni manuali e il contat-to con il pubblico, pasticceri e gelatai in primis. Ecco, quindi, che il problema non è solo l’esi-stenza di posti di lavoro bensì la capacità di saperli intercet-tare correttamente. Ed è pro-prio questo uno degli obiettivi che si pone la tre giorni del Fe-stival del lavoro 2015 che, ieri, ha avuto inizio a Palermo e che proseguirà fi no a domani.

Nel dettaglio la ricerca condotta e che sarà oggetto di approfondimento nel corso

dei lavori ha posto in evidenza come in Italia si senta la man-canza di lavoratori in possesso di specializzazioni tecniche-informatiche. La richiesta che arriva dal mondo dell’infor-matica e dalle pressioni lega-te al cosiddetto e-business al momento è di circa 300 mila unità ma, entro l’anno, potrà arrivare a sfi orare le 440 mila. Un settore, quindi, in costan-te espansione e che ha sem-pre più bisogno di personale specializzato. Affi nché questa richiesta sia in qualche modo soddisfatta, però, è necessa-rio che anche il mondo delle professioni faccia la sua parte svolgendo, ove necessario, un ruolo di raccordo tra i lavora-tori e i datori di lavoro. Ed ecco, quindi, che appare centrale il ruolo dei consulenti del lavo-ro. «Nel corso del Festival», ha spiegato la presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Ma-rina Calderone, «analizzeremo tutte le modalità per fare in modo di intercettare al meglio le possibilità di lavoro esistenti al momento e che si andranno a creare con i dlgs attuativi del Jobs act». I decreti della delega

lavoro, infatti, saranno l’altro grande tema che sarà svisce-rato nel corso del Festival. «Non possiamo che ritenerci soddisfatti del fatto che in po-chi mesi hanno visto la luce quasi tutti i dlgs attuativi del jobs act», ha dichiarato la pre-sidente, «la riforma sta portan-do i suoi frutti e non possiamo che sperare che le cose vadano sempre più a migliorare. Af-fi nché il quadro sia completo, però, manca un tassello fonda-mentale, ovvero l’abbattimento del costo del lavoro. Solo con misure di questo tipo, infatti, potremo fi nalmente dedicarci alle politiche attive e non più

a politiche assistenziali». Linea di condotta condivisa anche dal ministro del lavoro Giuliano Poletti che, intervenuto in vi-deoconferenza, ha sottolinea-to la necessità «di proseguire sulla strada tracciata con i dlgs attuativi del Jobs act. «In particolare modo è necessario», ha precisato Poletti, «restituire fi ducia sia al sistema impren-ditoriale sia al mondo dei lavo-ratori sfruttando al meglio le tipologie contrattuali. Abbiamo dimostrato, infatti, che in Italia le cose si possono fare». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Bruno Busacca, responsabile della segreteria tecnica del

ministero del lavoro, secondo cui «è necessario continuare a lavorare a lavorare per far in modo che il contratto a tempo indeterminato sia sempre di più facile gestione sia dal pun-to di vista burocratico sia dal punto di vista fi scale».

Al termine del suo interven-to la presidente Calderone ha, poi, sottolineato il ruolo chiave che il mondo delle professioni può svolgere in un contesto di ripresa economica sempre più connesso al fattore della libera concorrenza. «La preparazione tecnica che il mondo delle pro-fessioni ha in Italia è prezio-sa ed è una garanzia sia per i cittadini sia per le istituzioni. Ma affi nché queste potenzia-lità non vadano sprecate è necessario che il mondo delle professioni, soprattutto quan-do si parla di concorrenza, sia quanto più compatto possibile. È necessario, infatti», ha con-cluso la presidente, «che so-prattutto in una fase di dialogo con le istituzioni le professioni facciano sistema e diano vita a un fronte unico, insieme anche alle casse di previdenza, che dialoghi costantemente con il governo».

La comunicazione dei Consulenti del lavoro si rinnova e approda nell’era 3.0: più informa-zione scientifica per gli iscritti e apertura alle tematiche legate al lavoro di grande impatto sociale per proiettare la categoria sempre di più al centro del dibattito socio-economico. Forte di un’esperienza consolidata negli anni, il Consiglio nazionale con il supporto della Fondazione Studi dà il via a un nuovo progetto editoria-le che mette a disposizio-ne news in tempo reale sui temi di attualità, in-terviste ai protagonisti del mondo del lavoro, approfondimenti tema-tici, reportage sui lavori parlamentari, risposte ai quesiti dei professio-nisti. Ma anche inchie-ste video sul mondo del lavoro e programmi te-levisivi di servizio per la collettività. Tv, radio, internet, social network si incontrano ora su una nuova piattaforma on line per dare un’infor-mazione a 360° che mette il Consulente del lavoro e il suo strategico ruolo al centro della notizia. In base all’ultimo report sulla diffu-sione dell’online in Italia - Audiweb Trends - nel 2014 internet ha raggiunto l’84,6% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni: 40 milioni di individui che dichiarano di accedere a internet da qualsiasi luogo e strumento.Con 27,8 milioni di italiani che accedono a in-ternet da smartphone e 10,2 milioni da tablet, le news on line possono avere una diffusione inimmaginabile rispetto ai tradizionali mezzi di informazione. Una sfida che i Consulenti del lavoro, ancora una volta, intendono rac-

cogliere prima degli altri. Con la nuova app di categoria - che sarà presentata al Festival del lavoro - vogliamo creare un unico punto di accesso per essere sempre aggiornati sulle attività del consiglio nazionale, delle nostre fondazioni, dell’ente di previdenza. Un nuovo modo attraverso il quale veicolare non solo il pensiero scientifico della categoria ma an-

che lo spirito di servizio che anima la professione di Consulente del lavoro. Con trasmissioni video in stile «Okkupati» e «TrovoLavoro», inoltre, Consiglio nazionale e Fondazione Studi in-tendono dare un pre-zioso contributo nella complicata partita dell’ingresso dei giova-ni nel mondo del lavoro e del ricollocamento di chi il lavoro l’ha perso. Festival del lavoro, con-

gressi di categoria, fo-rum di approfondimento delle ultime manovre fi-nanziarie sono diventate

nel tempo occasioni di grandissima visibilità non solo per i Consulenti del lavoro ma an-che per chi – soprattutto esponenti politici e rappresentanti della società civile – vi ha par-tecipato con delle idee da mettere al servizio della professione e della collettività. Un patrimonio di informazioni e contatti che – in un contesto in evoluzione – spinge oggi la categoria a scendere in campo per diventare il punto di riferimento più autorevole sulle tematiche del lavoro.

Rosario De Lucapresidente della Fondazione studi

dei consulenti del lavoro

AL VIA IL NUOVO PROGETTO EDITORIALE

La comunicazione nell’era 3.0Tra ritenute previdenziali a carico del lavoratore e rite-

nute fi scali operate come sostituto d’imposta dal datore di lavoro, in media, il primo 30% delle entrate per le casse dello Stato esce diretto dalla busta paga dei lavoratori. Ma ad operazioni terminate (aggiungendo premi Inail, addizionali regionali e altro) si arriva anche il 50% del costo complessivo sostenuto dal datore di lavoro per ogni singolo lavoratore. Per alcuni settori poi, come per esem-pio l’edilizia, le percentuali aumentano. Quasi mai i lavo-ratori sono consci del costo complessivo sostenuto dal datore di lavoro per ognuno di loro, né quanto di questo loro costo transita effettivamente nelle Casse statali. Il più delle volte il lavoratore, infatti, si ferma solo al netto in basso a destra del cedolino. Ma la busta paga è molto di più. Per questo motivo la Fondazione Studi dei con-sulenti del lavoro ha messo a punto un vademecum per capire come leggerla. Da una semplice esposizione di ore lavorate con relativa quota retributiva e trattenute si è passati negli anni, spiegano gli esperti della Fondazione, a un prospetto composto anche da più pagine e da deci-ne di acronimi non sempre di immediata comprensione. Varie e molteplici sono le situazioni del lavoratore che transitano in busta paga: dalle presenze alle assenze, alla composizione del proprio nucleo familiare, alla va-riazione del luogo di lavoro, alla fuoriuscita dal mondo del lavoro. Moltissime le informazioni contenute per ga-rantire al lavoratore la massima trasparenza, dalle ferie e i permessi, alla quota di tfr accantonata, all’imponibile previdenziale e fi scale con le relative somme a debito e credito. La busta paga è il prospetto che in termini mo-netari evidenzia il rapporto che si instaura tra datore di lavoro e lavoratore, rapporto che poi si estende anche agli enti previdenziali e al Fisco.

La busta paga non è solo il minimo tabellare, ci sono le competenze fi sse e quelle variabili. Dal 1993 in parti-colare le dinamiche salariali si sono evolute con diverse ripercussioni sul lavoratore e sul datore di lavoro. «Co-noscere queste dinamiche e le regole per una corretta imposizione previdenziale e fi scale», spiegano i consu-lenti, «fa la differenza e aiuta a costruire una cultura del lavoro basata su trasparenza e fi ducia reciproca che si trasforma in sviluppo, progresso e competitività».

Allo Stato il 50%del costo dei dipendenti

Palermo i dati della ricerca della Fondazione sui posti

SPECIALE FESTIVAL DEL LAVORO

L’App dei consulenti

Un momento dei lavori

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LA FORMAZIONE A MISURA DI IMPRESA

Un fattore di competitività del quale ormai nes-suna azienda può fare a meno è l’investimento sulle risorse umane. Non disporre delle profes-sionalità giuste implica, spesso, non poter ac-

cedere a nuovi segmenti di mercato, a tutto vantaggio di una concorrenza internazionale che rinnova continua-mente le competenze. Entro il 2020 saranno necessa-ri 147.000 nuovi posti nell’artigianato, i consumatori di lusso nel mondo crescono di 10 milioni l’anno mentre la digitalizzazione dei processi aziendali consentirebbe di risparmiare 7 miliardi di ore di lavoro in un decennio e di raggiungere un aumento di produttività dell’1,5% an-nuo. In sintesi, per far ripartire l’economia e far crescere l’occupazione occorre puntare su innovazione, interna-zionalizzazione e competenze artigianali di qualità. Una formazione all’altezza di queste sfide si può progettare e gestire solo nelle specifiche realtà del nostro variegato tessuto imprenditoriale. Fondimpresa fa questo. Il Fon-do interprofessionale per la formazione continua di Con-findustria Cgil Cisl e Uil costituisce un supporto concre-to, fatto di risorse economiche e di strumenti tarati sulle specifiche esigenze di ogni realtà produttiva che facili-tano l’approccio alla formazione. Per questo ha promos-so con successo più qualità, competitività e innovazione nelle aziende, finanziando progetti formativi dalle tema-tiche di base alle nuove frontiere del mercato, ed è stato scelto da oltre 185.000 imprese (per il 98,5% Pmi) con 4,7 milioni di lavoratori (la metà del totale degli iscrit-ti ai Fondi), con un trend di crescita che da 11 anni non conosce rallentamenti.

LE AZIENDE RACCONTANO

LOMBARDIAUn’azienda di pannolini ha utilizzato la for-mazione per aprire una nuova linea di pro-duzione con materiali eco-compatibili e, pa-rallelamente, avviare un processo di ridu-zione dell’inquinamento e di efficientamen-to energetico. L’investimento non è ingente, ma significativo per un’impresa di queste di-mensioni. Il supporto del Fondo si rivela de-cisivo per avviare il percorso di innovazione: “Grazie a Fondimpresa siamo riusciti a cre-scere. Senza questi finanziamenti non ce l’a-vremmo fatta”, raccontano in azienda. Ven-gono formati, in collaborazione con il Poli-tecnico di Milano, 11 dipendenti. Nel 2011, quando è stato presentato il piano, i dipen-denti erano 131. Oggi sono 145.

TOSCANASpecializzata nella produzione di scaffala-ture metalliche, che esporta in tutto il mon-do, quest’azienda del fiorentino crede nella formazione al punto di monitorarne gli ef-fetti: si scopre, così, che un’innovazione di processo implementata grazie a corsi par-ticolarmente specifici consente di ridurre gli scarti di lavorazione del 12%. “Grazie a Fondimpresa abbiamo potuto realizzare veramente una formazione come la nostra azienda ne aveva bisogno. Poter scegliere i consulenti, creando un rapporto di conti-nuità, o i tempi, in un’azienda medio pic-cola sono elementi determinanti per il suc-cesso della formazione. E’ proprio il format di Fondimpresa che a mio avviso fa la dif-ferenza”.

I RISULTATI

Dal 2007 ad oggi, Fondimpresa ha finanziato con 2,04 miliardi di euro la formazione sia sulle temati-che di base, sia sulla riconversione delle competen-ze sia sui fattori che possono dare maggiore slancio propulsivo all’impresa: innovazione di processo e di prodotto, economia digitale, sostenibilità ambienta-le, internazionalizzazione. Hanno seguito corsi di formazione oltre 2,2 milioni di lavoratori. Le partecipazioni ai corsi sono 4,5 milio-ni, perché i lavoratori hanno preso parte a più attività.Nell’ultimo triennio Fondimpresa è cresciuto con particolare incisività: ad aprile 2012 aderivano ol-tre 106.000 aziende, a maggio 2015 sono salite, ap-punto, a 185.000. “Negli anni in cui si sono sentite più acutamente le conseguenze della crisi, Fondim-presa è riuscito a far aumentare significativamente le attività formative favorendo l’innovazione necessa-ria a sostenere le imprese nelle sfide della competi-tività globale” – osserva il Presidente, Giorgio Fossa. Un apporto di cui si sono giovate moltissime Pmi, il 94% delle aziende che ha utilizzato risorse e stru-menti di Fondimpresa. Ma il Fondo ha anche sapu-to fornire opportunità di reinserimento a molti lavo-ratori grazie a specifici filoni formativi di grande ef-ficacia, che hanno riportato nelle aziende personale utilmente riconvertito e riqualificato durante i perio-di di sospensione dal lavoro. “Si tratta di risultati che dimostrano la validità di un volano di crescita su cui negli altri Paesi si investe in modo ben più convin-to – sottolinea il Vicepresidente, Paolo Carcassi - Per questo occorre valorizzare il ruolo della formazio-ne, di cui il sistema dei Fondi interprofessionali co-stituisce un pilastro che cresce e si consolida, dan-do maggior rilievo alle esperienze di qualità, di affi-dabilità e di trasparenza nei processi decisionali ed attuativi, in contrapposizione a una concorrenzialità spuria che gioca sull’aggiramento delle regole. Sem-plificare l’accesso alla formazione è un nostro impe-gno quotidiano, ma le buone regole sono, prima di tutto, una garanzia di serietà, efficienza ed efficacia per i lavoratori e per le aziende”.

BANDI APERTI PER 50 MILIONI DI €

Avviso 1/2015 formazione nelle PmiAvviso 2/2015 formazione nelle Pmi con corsi a ca-talogoAvviso 3/2015 Innovazione tecnologicaAvviso 4/2015 Aziende con cigInfo su www.fondimpresa.it

CONTO FORMAZIONE

Ad ogni azienda iscritta viene attribuito un Conto Formazione, dove viene accumulata la maggior parte delle quote dello 0,30 per la formazione che le imprese versano comunque all’Inps e che, con l’adesione, vengono girate al Fondo. L’azienda, in accordo con i sindacati, le utilizza nei tempi e modi che vuole, ricorrendo alle proprie struttu-re interne o a fornitori esterni, di propria scelta. Questo sistema è stato recentemente potenzia-to: “Dall’inizio del 2015 – spiega ancora Fossa – abbiamo deciso di ampliare la possibilità, per le imprese iscritte, di gestire direttamente le som-me accantonate”. Chi lo richiede, potrà destina-re al proprio Conto Formazione non più il 70 ma l’80% del contributo dello 0,30. “Anche questa novità – conclude – fa parte del nostro impegno costante a migliorare gli strumenti a disposizio-ne delle aziende per crescere investendo sul ca-pitale umano”.

CONTO DI SISTEMA

Tutte le aziende possono anche partecipare ad Avvisi di finanziamento (finanziati con la restan-te parte dello 0,30, che va a costituire una specie di salvadanaio collettivo). Questi bandi funziona-no secondo un principio di redistribuzione e otti-mizzazione delle risorse: aggregano più aziende su fabbisogni formativi comuni, con capofila di piano (Enti, Università) che offrono servizi di pro-gettazione e realizzazione dei corsi alle imprese che non hanno proprie strutture specializzate. In questo modo, le aziende più piccole e i loro lavo-ratori possono usufruire più facilmente e frequen-temente della formazione.

CONTRIBUTI AGGIUNTIVI

Le aziende che vogliono presentare un piano con il Con-to Formazione ma non hanno accantonato risorse suffi-cienti possono usufruire di contributi aggiuntivi, nell’am-bito di appositi Avvisi di finanziamento. Solo Fondimpre-sa, tra tutti i Fondi interprofessionali, mette a disposizione dei propri iscritti questo strumento, che consente concre-tamente alle imprese più piccole di avere piena possibili-tà di realizzare i propri progetti in autonomia.

L’accesso on line riservato e personalizzato consen-te a ogni impresa, anche alla più piccola, di control-lare e gestire le proprie risorse, presentando diretta-mente i piani formativi. In piena autonomia. In qual-siasi momento. Il nuovo sistema nazionale di qualificazione degli Enti e dei cataloghi formativi consente alle associate mag-giori garanzie di trasparenza ed efficacia. Procedure trasparenti e certificate, assistenza conti-nua, monitoraggio qualitativo costante, estesa rete di supporto con 21 sedi in tutto il territorio.

Da Fondimpresa, il più grande tra i Fondi interprofessionali, già assegnati 2,04 miliardi di euro

185.000 aziende aderenti, 4.700.000 lavoratori, 21 sedi nel territorio

FOCUS

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27Venerdì 26 Giugno 2015

Festival del lavoro di Palermo, per Tito Boeri pesa l’assenza di un welfare state italiano

Tutele integrative per pochiScarsi servizi di protezione aggiuntiva, specie per le pmi

da PalermoDI SIMONA D’ALESSIO

Contrattazione di se-condo livello (anco-ra) da sviluppare: basti pensare che

«soltanto il 17% delle azien-de, in Italia, fornisce ai suoi dipendenti i buoni pasto». E, nel frattempo, sono preva-lentemente le grandi aziende a offrire servizi di welfare al personale in organico, men-tre ad averne maggiormente bisogno, magari attraverso interventi di detassazione, sarebbero, invece maggior-mente le piccole e medie im-prese, che rappresentano il 98% del tessuto produttivo del paese.

A puntare i rifl ettori sulla necessità di trovare nuove strade di assistenza, laddove la crisi economica erode i red-diti, è stata la tavola roton-da promossa ieri, a Palermo, nell’ambito della prima gior-nata del Festival del lavoro, organizzato dal Consiglio nazionale e dalla Fondazio-ne studi dei consulenti del

lavoro. Dibattito innescato dalle parole del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che ha sottolineato il limite in base al quale vi sarebbe «bisogno di avere delle grandi imprese per poter dare tali protezioni integrative ai dipendenti», in uno scenario nel quale «non abbiamo di fatto un welfare state, quindi delegare in par-tenza ai privati l’iniziativa privata può andare bene solo quando c’è già una base pub-blica importante».

Come evidenziato anche da Antonio Pone (direttore dell’Inps Lombardia), altro tassello fondamentale, oltre all’incoraggiamento delle as-sunzioni a tempo indetermi-nato, arrivato con gli incen-tivi fi scali che il governo ha introdotto dal 1° gennaio con la decontribuzione del tempo indeterminato (e grazie ai contratti a tutele crescenti con un ulteriore incremento a partire da marzo delle as-sunzioni), una tutela che va nell’interesse stesso del dato-re di lavoro è «la formazione» erogata dall’azienda, visto

che gli impiegati diventano poi più produttivi e rendono di più nell’intero arco della vita lavorativa. Se, inoltre, Cesare Damiano (Pd), presi-dente della commissione lavo-

ro della camera, ha chiarito la propria idea di «fl essibilità in uscita» (su cui aprire un can-tiere, in vista della prossima legge di Stabilità), riassunta con la formula «c’è un costo

nell’immediato e un rispar-mio nel lungo periodo», Gior-gia Meloni (Fdi) ha ricordato la propria battaglia contro i «diritti acquisiti, sui quali non esiste una norma in Co-stituzione», e vanno a danno delle giovani generazioni. Gu-glielmo Loy (Uil) ha precisato come, nella penisola, vi siano «7 milioni di lavoratori iscrit-ti ai fondi per la formazione, 5 milioni di iscritti ai fondi pensionistici integrativi, mi-lioni di lavoratori iscritti ai fondi integrativi sanitari. E centinaia di migliaia sono i lavoratori che usufruiscono di integrazione al reddito che lo stato non garantisce». Tut-te le prestazioni sociali sono necessarie, «perché lo stato, purtroppo, non è più in gra-do di fornirle».

Dunque, ha chiuso i l sindacalista, se la politica «anziché tarpare le ali alla stessa contrattazione la fa-vorisse e la incentivasse an-che fiscalmente, aiuterebbe anche a rafforzare il nostro, acciaccato, welfare».

© Riproduzione riservata

Il problema dell’inquadramento della natura del fatto contestato nel licenziamento disciplinare si è posto in seguito all’entrata in vigore della cosiddetta «riforma Fornero», che per la prima volta ha introdotto un sistema di gra-dazione della tutela avverso l’ille-gittimità del licenziamento, legato, appunto, alla sussistenza o meno del fatto contestato dal datore di lavoro nell’ambito del procedimen-to disciplinare.

La problematica della individua-zione del signifi cato da assegnare al riferimento al «fatto» addebita-to, se cioè riferibile a quello mera-mente materiale o avendo anche considerazione del rilievo giuridico della condotta, è solo apparente-mente risolta dalla più recente riforma, intervenuta nell’ambito delle cosiddette «tutele crescenti», con l’art. 3, co. 2, del decreto legi-slativo 4 marzo 2015, n. 23.

La questione ruota attorno al concetto di «fatto» e al rilievo da assegnare, secondo legge, alla sua sussistenza o meno.

Nel primo caso, non è riconosciu-ta, per il regime introdotto dall’art. 18, co. 4 della legge n. 92/2012, la cosiddetta tutela reale e dunque il lavoratore non ha diritto alla con-servazione del posto di lavoro, che gli è garantita invece solo se dimo-stra in giudizio la «insussistenza del fatto contestato».

L’introduzione di questo sistema di differenziazione di tutele, che anche all’interno delle aziende che per requisito dimensionale sono soggette al regime di cui all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori,

ha contemplato la possibilità del riconoscimento di una tutela me-ramente indennitaria, ha imme-diatamente dato luogo a un signi-fi cativo dibattito in sede dottrinale e di giurisprudenza, in ordine alla considerazione del signifi cato da assegnare al «fatto» addebitato, la cui sussistenza o meno giustifi ca un radicale cambio di regime di tutela.

Due gli orientamenti diretta-mente contrapposti: fatto «mate-riale», e quindi rilevante di per sé, a prescindere da ogni valutazione di merito circa il comportamento addebitato, e fatto da intendersi e apprezzare in senso «giuridico», accezione che implica anche una valutazione in termini di rilevan-za disciplinare del comportamento addebitato.

Alla posizione che sposa il ri-lievo del fatto materiale puro e semplice, apparentemente meglio adeguata alla lettera della legge, è stata opposta la considerazione che assegnando rilievo esclusivo al fatto materiale, si sacrifi cano le valutazioni, oggettivamente doverose, circa l’illegittimità e l’imputabilità della condotta ad-debitata.

Rilievo della addebitabilità, del-la colpa, e del codice disciplinare che invece è stato ritenuto premi-nente da quell’orientamento che ha considerato discriminante l’ap-prezzamento «giuridico» del fatto addebitato, e non semplicemente la sua sussistenza materiale.

La Corte di cassazione, di recen-te (Sez. Lav. sentenza 6 novembre 2014, n. 23669), è parsa sposare il

primo degli orientamenti premes-si, ritenendo che «la reintegrazio-ne trova ingresso in relazione alla verifi ca della sussistenza/insussi-stenza del fatto materiale posto a fondamento del licenziamento, così che tale verifi ca si risolve e si esaurisce nell’accertamento positi-vo o negativo dello stesso fatto, che dovrà essere condotta senza mar-gini per valutazioni discrezionali». Secondo la Cassazione dunque, il fatto, inteso in senso materiale, deve essere l’unico elemento da porre a base della valutazione della concessione o meno della possibilità di reintegra nel posto di lavoro, rimanendo esclusa ogni indagine sulla proporzionalità del provvedimento espulsivo rispetto alla gravità del comportamento addebitato.

La recente introduzione del co-siddetto contratto «a tutele cre-scenti» dimostra di aderire a tale orientamento dei giudici di legitti-mità. L’art. 3 del decreto legislativo n. 23 del 4 marzo 2015, al secondo comma, subordina infatti la possi-bilità della conservazione del posto di lavoro, nei casi di licenziamento disciplinare, esclusivamente quan-do sia direttamente dimostrata in giudizio l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore, rispetto alla quale indagine resta estranea ogni valutazione circa la sproporzione del licenziamento.

La norma dunque pare risolve-re le ambiguità del testo dell’art. 18 così come riformato dalla legge n. 92/2012, perché espressamente qualifi ca la natura del fatto del-la cui sussistenza si deve tenere

conto per assegnare la tutela re-ale o quella indennitaria in caso di licenziamento illegittimo. Il se-condo comma dell’art. 3 del dlgs n. 23/2015 è chiaro: il lavoratore deve dimostrare di non aver commesso il fatto che gli viene contestato e gli è sottratto ogni sindacato cir-ca la proporzionalità del licenzia-mento comminato rispetto a tale comportamento materiale.

Se è chiara la norma, indubbia-mente, non con altrettanta certez-za può ritenersi sopito il dibattito sulla questione, brevemente pre-messo.

È altrettanto chiaro, infatti, il contrasto tra l’art. 3 in discorso e l’art. 2106 del codice civile, che fi ssa il principio di proporzionalità della sanzione disciplinare rispet-to all’addebito contestato, e se è pur vero che potrebbe assumersi la prevalenza della norma più recen-te, anche per il criterio della sua specialità, parimenti indubbia è la possibilità di una diversa previsio-ne da parte del codice disciplinare, elaborato in sede di contrattazione collettiva che, ai sensi dell’art. 39 Cost., assegna alle parti sociali la possibilità di determinare un assetto comunque diverso della materia.

La risposta defi nitiva, eviden-temente, non potrà che giungere dalla applicazione concreta della norma dalla quale sarà possibile verifi care se alla chiarezza del dato testuale potrà conseguire identica univocità applicativa che confermi la tenuta anche dell’intenzione del legislatore delegato.

Pasquale Staropoli

LICENZIAMENTI DISCIPLINARI

L’insussistenza del fatto materiale alla prova dei processi

di Palermo, per Tito Boeri pesa l’assenza di un welfa

SPECIALE FESTIVAL DEL LAVORO

Tito Boeri

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29Venerdì 26 Giugno 2015VenerdGIUSTIZIA E SOCIETÀSemplii cata l’acquisizione delle informazioni grazie al decreto su giustizia e fallimenti

Pignoramenti in preferenzialeIl creditore può subito accedere all’anagrafe tributaria

DI ANTONIO CICCIA MESSINA

Anagrafe tributaria su-bito disponibile per i pignoramenti. Il cre-ditore può rivolgersi

direttamente al gestore della banca dati, senza aspettare un decreto attuativo. Così, anche se gli uffi ciali giudiziali non sono interconnessi con la banca dati del fi sco, il credito-re può trovare informazioni su beni e crediti da sottoporre a esecuzione. Con una aggiunta all’articolo 155-quinquies del-le disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, il decreto legge sulla giusti-zia, approvato dal consiglio dei ministri del 23 giugno 2015 (e che dovrebbe essere pubblicato oggi in Gazzetta Uffi ciale), chiarisce la portata dell’articolo 492 bis del codice di procedura civile, introdot-to dal decreto legge 132/2014. Il pacchetto giustizia pro-pone anche una lenzuola-ta di novità in materia di ese-cuzioni. Vedia-mo, dunque, di illustrare i punti principali del provvedimento.

RICERCA BENI PIGNORABILIIl decreto 132/2014 ha dato

al creditore la possibilità, pre-via autorizzazione del presi-dente del tribunale, all’uffi-ciale giudiziario, di chiedere la ricerca di beni pignorabili, mediante consultazione dei dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche ammi-nistrazioni e, in particolare, nell’anagrafe tributaria, com-

preso l’archivio dei rapporti fi -nanziari, nel pubblico registro

automobi-listico e in quelle degli enti previ-denziali. Il problema è la disponi-bilità di col-legamenti telematici presso gli uffici ese-

cuzioni. A questo proposito l’articolo 155-quinquies, pri-mo comma, delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile (introdotto sempre dal dl 132/2014), ha concesso al creditore di otte-nere dai gestori delle banche dati le informazioni «quando le strutture tecnologiche, ne-cessarie a consentire l’accesso diretto da parte dell’uffi ciale giudiziario alle banche dati non sono funzionanti». Si è aperto il problema se l’accesso diretto all’anagrafe tributaria,

in attesa di collegamenti, fosse consentito da subito o se occor-resse aspettare il decreto mi-nisteriale attuativo previsto dall’articolo 155-quater delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura ci-vile. Alcune sentenze han-no detto che la norma è subito operativa (ve-dasi ItaliaOggi del 28/2/2015). Ora il decreto giustizia pre-vede che la possibilità per il creditore, debitamente auto-rizzato, di rivolgersi ai gestori delle banche dati (limitata-mente ad anagrafe tributaria, Inps, Pra), si applichi anche sino all’adozione di un decre-to dirigenziale del ministero della giustizia, che attesta la piena funzionalità delle strut-ture tecnologiche necessarie a consentire l’accesso alle mede-sime banche dati. Sebbene la

formulazione non sia chiaris-sima, il risultato dovrebbe es-sere la possibilità per il credi-tore di chiedere informazioni direttamente ai gestori delle banche dati bypassando gli uf-

fi ciali giudi-ziari. Questo nel termine di un anno, scadenza as-segnata per l ’adozione del decreto dirigenzia-le, che assi-curi la piena

funzionalità del sistema.

ESECUZIONIIl decreto legge in commen-

to interviene sulle esecuzioni e cerca di sbloccare eventuali cause di stallo e di lentez-za delle procedure. Per altro verso si interviene anche a tutela delle fasce deboli e, con norme fi glie della crisi, il prov-vedimento d’urgenza impone limiti alla pignorabilità di

stipendi e pensioni e concede rate più lunghe per la conver-sione del pignoramento.

PIGNORAMENTI IMMOBILIARIVediamo il dettaglio delle

novità per le esecuzioni immo-biliari. Si accelerano i tempi: la documentazione ipocata-stale va depositata entro 60 giorni (erano 120).

Cambia la determinazio-ne del valore dell’immobile pignorato. Dalla moltiplica-zione dell rendita catastale o del reddito dominicale per un coeffi ciente (articolo 15 del codice di procedura civile), si passa al valore di mercato. L’esperto, che deve procedere alla stima, calcolerà il valore a metro quadro, con le neces-sarie correzioni anche in base alla situazione edilizia, stato d’uso e manutenzione, vinco-li giuridici, morosità di spese condominiali.

Nella stima si dovrà evi-denziare se c’è possibilità di sanare eventuali abusi edilizi e l’importo annuo delle spese condominiali ordinarie e le eventuali spese straordinarie già approvate dall’assemblea. Si accelerano i tempi per il giuramento (da fare in can-celleria) del consulente stima-tore (saltando l’udienza) e per la presentazione delle offerte. Si accelera anche la consegna all’acquirente dell’immobile pignorato, che potrà entrare nel locale anche se ha otte-nuto di versare a rate, purché presenti una fideiussione a garanzia del saldo.

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Si è aperto il proble-ma se l’accesso diretto all’anagrafe tributaria

fosse consentito da subito o se occorresse aspettare il decreto

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Un anno è la sca-denza assegnata per

l’adozione del decreto dirigenziale che assi-curi la piena funzio-nalità del sistema

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Le novità

Anagrafe tributaria

Consultabile dal creditore per la ricerca di beni pignorabili bypassando gli ufi ciali giudiziari

PrecettoAvviso sulla possibilità di concludere accordo di composizione della crisi o di proporre piano del consumatore

Pignoramenti immobiliari

Stima del bene al valore di mercato

Avvisi su sanatorie edilizie, morosità condominiali, spese di manutenzione straordinaria

Pensioni Non pignorabili i no al 150% del valore dell’assegno sociale

Stipendi e pensioni

Pignorabili nel limite del quinto se accreditati in conto

Conversione del pignoramento

Anche per pignoramenti mobiliari; concedibili i no a 36 rate

Lo schema di dl sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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30 Venerdì 26 Giugno 2015 GIUSTIZIA E SOCIETÀI dati forniti all’assemblea generale della Corte. Orlando: 2 mila rinforzi dalle province

Picco dei ricorsi in CassazioneNel penale registrato il 10,4% in più rispetto al 2000

DI GIOVANNI GALLI

I ricorsi civili e penali in Cassazione hanno rag-giunto dei «picchi storici» nel 2014. È quanto emer-

ge dalle relazioni presentate dai consiglieri Franco Ippo-lito e Giovanni Mammone all’assemblea generale della Corte, che ha preso il via ieri alla presenza del Capo dello stato Sergio Matta-rella. Nel settore penale, il numero di ricorsi iscritti lo scorso anno ha raggiunto il primato di 55.822, il 10,4% in più rispetto al 2000. Al massimo storico, però, an-che i procedimenti defini-ti, che sono stati 53.550 (+11,6% rispetto al 2000), di cui un’alta percentuale (61%) dichiarata inammissibile. La Cassazione, scrive nella sua relazione il consigliere Ip-polito, segretario generale della Corte, «si riconferma un’isola di effi cienza e tem-pestività per tempi medi di defi nizione dei procedimen-ti», pari a sette mesi, «che ci consente di reggere il con-fronto con la Corte suprema di paesi confrontabili come il nostro, come la Francia e la Spagna». La produttività individuale dei magistrati è risultata nel 2014 di 477 procedimenti annuali smal-titi, con un incremento del

32% rispetto ai 361 dell’an-no 2000. Risultati raggiunti con «prezzi pesanti», scrive Ippolito, segretario generale della Corte, nella sua relazio-ne, pagati da tutti gli addet-ti al settore penale: nel 2014 il 45% delle udienze penali è terminato dopo le ore 19, il 25% tra le ore 21 e le 23. La scopertura effettiva de-gli organici nel penale è più marcata che nel civile (33% nel primo caso, quasi il 20% nel secondo). Pesante anche la scopertura di organico del personale amministrativo, oggi al 20,43%.

Nel settore civile, invece, i ricorsi iscritti a ruolo nel 1999 furono 23.898, mentre nel 2014 sono stati 30.303 (+26,80%). Ben più consi-stente, rileva il consigliere

Mammone nella sua relazio-ne, il parallelo incremento del numero di procedimenti definiti, passati da 18.575 nel 1999 a 28.198 nel 2014 (+51,80%). Il governo tenta comunque di porre rimedio al quadro delineato ieri. In tutto saranno oltre 3.200 i nuovi addetti per risolvere il «grave, annoso problema delle carenze di organico del personale amministrativo» negli uffici giudiziari, ha detto il ministro della Giu-stizia, Andrea Orlando, nel corso del suo intervento all’Assemblea generale. «Per decisione assunta dal Consi-glio dei ministri appena tre giorni fa», è stato dato il via al «reclutamento di altre 2 mila unità, provenienti dal-le province», ha spiegato il

guardasigilli sottolineando che si aggiungono alle «oltre 200 nuove assunzioni, realiz-zate ricorrendo alle gradua-torie di concorsi di altre pub-bliche amministrazioni» e al «bando di mobilità per 1.031 unità già in avanzata fase di attuazione». Tutto questo «consentirà di tamponare le falle più gravi, assegnando nuove, urgenti risorse innan-zitutto al cuore del sistema rappresentato dalla Corte di cassazione», ha detto ancora Orlando. Da parte sua il vi-cepresidente del Csm Gio-vanni Legnini ha voluto ricordare il lavoro di «esteso ricambio dei vertici» degli uf-fi ci giudiziari, per cui il Csm ha conferito a oggi 117 inca-richi direttivi e semidirettivi oltre a 28 proposte già votate

in Commissione pronte per il Plenum. In particolare, per l’organico in Cassazio-ne, Legnini ha spiegato che «a oggi residuano 58 posti vacanti in totale, di cui 33 saranno assegnati entro la fi ne di luglio»: entro la stessa data il Csm farà fronte con il conferimento di dieci posti all vacanza i 13 sostituti Pg. Per quanto concerne gli in-carichi direttivi alla Supre-ma Corte, il vicepresidente del Csm ha evidenziato che «sono pendenti procedimen-ti per 15 posti di presidente di sezione, di cui 11 saranno coperti in tempi brevi, oltre alla vacanza di due opposti di avvocato generale, di cui uno di prossimo conferimen-to e di quello di procuratore generale aggiunto. Entro il 30 giugno», ha concluso Legnini, «saranno pubbli-cati altri 25 direttivi». Il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, ha invece sot-tolineato la «piena dispo-nibilità dell’Avvocatura a una collaborazione fattiva per spezzare l’assedio dei fascicoli riguardanti sia il settore civile che quello pe-nale. Come avvocati ritenia-mo che un giudice che opera senza affanno sia la miglio-re garanzia per i cittadini e per la stessa avvocatura».

È stata pubblicata, nella sezione «Normativa e prassi» del sito internet dell’Agenzia delle Entrate, la risoluzione n. 62/E di ieri, che istituisce i codici tributo per versare, con F24 enti pubblici, le imposte sostitutive relative alla rideterminazione dei valo-ri d’acquisto delle partecipazioni non negoziate in mercati regolamentati e dei terreni edificabili e con destinazione agricola.

I balneatori della Cna sono volati a Bruxelles per incontrare gli europarlamentari italiani. «Abbiamo esposto direttamente ai membri del Parlamento eu-ropeo», ha dichiarato Cristiano Tomei, coordinatore nazionale di Cna Balneatori, «i punti al centro della nostra azione di mobilitazione per il settore, e abbiamo ricevuto, da tutti, piena condivisione su tutte le nostre proposte». Tomei ha poi spiegato che «è necessario an-dare avanti con il doppio binario in piena sintonia con il governo italiano. Per le imprese in attività deve esse-re stabilito un adeguato periodo transitorio. Per tutte le nuove concessioni l’assegnazione avverrà mediante gara. Dobbiamo inoltre difendere, presso la Corte di giustizia europea, in linea con l’Avvocatura di stato, anche la proroga al 31 dicembre 2020 delle concessioni in essere, insidiata dalle sentenze dei Tar».

«Gli ultimi quattro decreti previsti dal Jobs Act (Semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale; Riordino della normati-va in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro; Riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive; Razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e al-tre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità) concluderanno il loro iter parlamentare e diventeranno, quindi, operativi entro l’estate». Lo ha detto ieri Bruno Busacca, responsabile segreteria tecnica ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

BREVI

Chi paga la tariffa base del parcheggio a pagamento senza limiti di durata e pro-lunga la sosta abusivamente oltre alla sca-denza del tagliando non può essere multa-to. Specialmente se il comune ha previsto una tolleranza temporale superata la quale scatterà solo un recupero tariffario per inadempienza contrattuale. Lo ha ri-badito il ministero dei trasporti con il parere n. 2074 inoltrato il 6 maggio 2015 al comu-ne di Lecce. I sindaci hanno piena facoltà di istituire aree destina-te al parcheggio (nor-malmente illimitato) sulle quali la sosta del veicolo è subordinata al pagamento di una somma, da riscuotere mediante dispositivi di controllo, anche senza custodia. In tal caso l’utente che parcheggia il proprio mezzo ha l’obbligo di corrispondere la tariffa e di attivare il dispositivo di controllo, pena la sanzio-ne di 41 euro. Se non viene effettuato il pagamento o si prolunga la sosta oltre al periodo negoziato si configura anche una inadempienza contrattuale che comporta il risarcimento conseguente al mancato introito. Diversa-mente, prosegue il ministero, se la sosta in zona blu è limi-tata temporalmente con se-gnaletica ad hoc l’utente che

parcheggia abusivamente sarà soggetto anche alla multa di euro 25. In pratica questa sanzione amministrativa si rife-risce alla sosta limitata o regolamentata, qualora la sosta si protragga oltre l’orario consentito. Questa sanzione è applicata per ogni periodo per il quale si protrae la violazione, essendo implicita la segnala-

zione dell’orario di inizio della sosta, ovvero la messa in funzione del dispo-sitivo di controllo della durata. In buona sostanza, conclude il diret-tore generale della sicurezza stradale Dondolini, se la so-sta si protrae abu-sivamente in area a

pagamento senza limite massimo di sosta il trasgressore che ha pagato un ticket parziale sarà soggetto solo a una misura di carattere civilistico per il recupero ta-riffario. Diversamente se il parcheggiatore abusivo lascia il veicolo nelle rare zone blu con sosta massima consentita sarà sog-getto a sanzione. Sempre che il comune non abbia deciso di prevedere una fascia

temporale di tolleranza e il ritardo sia contenuto entro questo lasso tem-porale.

Stefano Manzelli© Riproduzione riservata

PARCHEGGI/PARERE DEL MINISTERO DEI TRASPORTI

Tolleranza nella zona blu

Giovanni LegniniAndrea Mascherin Giovanni Mammone

La nota sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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31Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 2I M P O S T E E TA S S ELe risposte della Dre Lombardia. Rischio di pretese superiori alle imposte non pagate

Voluntary, il fisco alza la postaZero benefi ci per gli immobili senza rimpatrio giuridico

DI DUILIO LIBURDI

Voluntary senza benefi -ci per gli immobili in black list che non sono oggetto di rimpatrio

giuridico ed estrema diffi coltà per superare la presunzione di redditività delle somme o dei valori im-messi in cassetta di sicurezza che emergono in occa-sione della sana-toria. Sono queste le indicazioni, in realtà estrema-mente discutibili, che si manifesta-no dalle risposte fornite nei giorni scorsi dal-la direzione regionale delle entrate per la Lombardia (si veda ItaliaOggi di ieri). Un approccio che, in alcune ipotesi, suscita più di una per-plessità in relazione alla reale effi cacia della sanatoria fermo restando il principio corretto: cioè la necessità che siano ver-sate le imposte non pagate ne-gli anni precedenti. In qualche caso, però, il rischio è quello di pagare in eccesso rispetto alle imposte che sarebbero state dovute.

Immobili in black list. In primo luogo, l’agenzia delle en-trate prende atto che il waiver possa essere strumento utiliz-zato, ovviamente, soltanto in relazione alle attività fi nanzia-rie. Del resto, con riferimento ad esempio agli immobili, non è ipotizzabile la consegna di un documento come od analogo al waiver. Però, al fi ne di ottene-re la riduzione delle sanzioni nella misura massima prevista dalla legge nonché la sterilizza-zione del raddoppio dei termini ai fi ni delle imposte sui redditi e delle sanzioni sul monitorag-gio fiscale l’agenzia afferma che sia necessario il rimpatrio giuridico del bene immobile. Questo perché nella risposta si fa riferimento alle disposizioni sullo scudo fi scale. L’osserva-zione dell’amministrazione fi nanziaria appare viziata, in primo luogo, da un errore con-cettuale. E’ stato sempre fi no-ra affermato che la voluntary non è lo scudo fi scale. Va però tenuto presente che nell’am-bito della procedura di scudo (nelle versioni successive alla prima) operava la distinzione tra rimpatrio e regolarizzazio-ne, nel senso che, ad esempio, un immobile in Svizzera non poteva essere regolarizzato ma solo rimpatriato. La differen-ziazione operava sui territori e non in relazione alle sanzio-ni come nella disclosure, ma in relazione alla procedura (rimpatrio ovvero regolarizza-zione), circostanza questa che nell’ambito della disclosure non esiste. Da qui la necessi-tà, nell’ambito dello scudo, di stipulare un mandato anche solo ad amministrare il bene.

La voluntary è, più in generale, una procedura di «emersione» e lascia perplessi il fatto che, a questi fi ni, un immobile debba essere necessariamente rimpa-triato ponendo a carico del sog-getto che accede alla procedura un ulteriore onere. Quello che lascia ancora più perplessi è

la conseguenza che trae l’agen-zia dal mancato rimpatrio: non solo l’impossi-bilità di ridurre le sanzioni alla metà ma anche il raddoppio dei termini per l’ac-certamento delle

imposte e per la irrogazione delle sanzioni. Tale soluzio-ne, come detto, suscita molte perplessità e genera una dif-formità di trattamento che è solo correlata alla tipologia di bene. Che, peraltro, in molti casi, non ha neanche prodotto dei frutti perché ad esempio non locato. Ci si augura che in via interpretativa, a livello centrale, l’agenzia possa mu-tare il proprio pensiero acco-

gliendo la posizione contenuta nel documento dell’Ordine dei dottori commercialisti di Mila-no, affermando che l’emersione dell’immobile in sede di disclo-sure, stante l’impossibilità di consegnare il waiver, sconta, unicamente la sanzione ai fi ni del monitoraggio fi scale ridotta di un quarto e non della metà. Ma senza scomodare ipotesi di raddop-pio dei termini sia per le imposte che per le sanzioni sul monitoraggio.

Cassette di si-curezza. L’agen-zia osserva, in risposta a un quesito, che non è suffi ciente per vincere la presunzione di redditivi-tà, la documentazione che in maniera temporalmente ravvicinata dimostra un pre-levamento, una immissione in cassetta, un prelievo dalla cassetta e un accredito sul conto. Se come principio è tutto sommato ragionevole che il contenuto delle casset-te di sicurezza, qualora non

giustificato, possa condur-re alla applicazione di una presunzione di redditività, il punto è quale prova contraria possa essere fornita rispetto a quella che rimane appunto una presunzione.

Peraltro, in altri quesiti, l’agenzia delle entrate affer-

ma che: - l’apertura

delle cassette di sicurezza deve essere effettua-ta avvalendosi di un notaio;

- le fattispe-cie derivanti da prelievi esteri di somme immesse

in Italia è suscettibile, intan-to, di generare una violazione valutaria. In ogni caso, si do-vrà fornire prova della corre-lazione.

Sul punto, dunque, deve essere necessariamente fat-ta chiarezza per non tradurre in modo indiscriminato quel-la che, nell’ambito di una presunzione fondatamente corretta (cioè in cassetta di sicurezza ci sono somme o

beni derivanti da redditi non tassati) in un recupero «indi-scriminato».

Da ultimo va segnalata an-che l’indicazione in tema di Ivie ed Ivafe: si afferma che queste imposte devono esse-re sanate con il ravvedimento operoso. Ci si deve chiedere perché, allora, l’Agenzia delle entrate nella circolare n. 10 ha affermato la necessità di indicare gli elementi che ser-vono per determinare Ivie e Ivafe. In altri termini, se le stesse non sono comprese nella voluntary, si provvederà con il ravvedimento operoso lasciando all’agenzia delle en-trate il compito di ricostruire gli elementi fondanti di tali imposte. Tanto più che, con il ravvedimento operoso, nes-sun potere di controllo viene sottratto all’amministrazione fi nanziaria.

© Riproduzione riservata

OLTRE 400 MLN

Bplus e Hbg Maximulta sospesa

DI NICOLA TANI

Sospeso il pagamento della maximulta da oltre 400 milio-ni di euro infl itta dalla Corte dei conti ai concessionari slot Bplus e Hbg. Lo ha deciso la terza sezione d’appello della Corte dei conti con l’ordinanza 030/2015 depositata due gior-ni fa: si dovrà dunque attende-re l’esito proposto dal legale di Bplus, Stefano Vinti, davanti alla Corte di cassazione «per l’affermazione del difetto di giurisdizione della Corte dei conti» nella causa che ha poi portato alla sanzione per la società (335 milioni di euro). I giudici hanno tenuto conto che «il grave pregiudizio non è costituito dalla diffi coltà di ot-tenere la restituzione di quanto eventualmente pagato, quanto piuttosto dalle conseguenze sull’esistenza stessa della so-cietà ricorrente», fermo restan-do che «si tratta di valutazioni fatte in via sommaria e prov-visoria, perché la sentenza de-fi nitiva deve comunque essere applicata». Si tratta dell’ultimo strascico della causa intenta-ta contro i dieci concessionari degli apparecchi, conclusa per gli altri otto operatori con una sanzione ridotta al 30% delle multe e un incasso per lo Sta-to di 430 milioni.

DI FRANCO RICCA

Il trasportatore non può detrarre l’Iva che ha dovuto pagare alla dogana in veste di obbligato per i diritti dovuti sull’im-portazione delle merci delle quali non è

però né importatore né proprietario, in quanto non sussiste il presupposto dell’inerenza con la sua attività economica. È quanto si evince dalla sentenza della Corte di giustizia Ue del 25 giugno 2015, causa C-187/14, riguardante principalmente l’insorgenza dell’obbligazione doganale in un caso di transito comunitario irregolare. Più precisamente, un’impresa di trasporti danese, dopo avere acceso, come obbligato principale, un regime di transito comunitario esterno in relazione a due tra-sporti di merci dalla Danimarca alla Svezia, ottenendo lo svincolo dei prodotti senza con-trollo fi sico da parte dell’autorità doganali da-nesi, non aveva poi presentato le merci alla dogana svedese nel termine stabilito, perché il destinatario le aveva rifi utate. L’impresa sosteneva di avere quindi riportato le merci in Danimarca e di averle successivamente ri-trasferite, nell’ambito di un nuovo regime di transito comprendente altre merci, in Svezia, dove effettivamente il secondo transito risul-tava appurato regolarmente.

L’autorità fi scale, tuttavia, aveva preteso dall’impresa il pagamento di dazi e dell’Iva in relazione al primo regime di transito non ap-purato, negando poi il diritto alla detrazione dell’Iva assolta all’importazione. La contro-versia che ne è scaturita ha dato origine al procedimento davanti alla Corte di giustizia Ue, volto a chiarire l’interpretazione della nor-mativa comunitaria doganale e sull’Iva.

Nella citata sentenza, la Corte ha dichiarato

in primo luogo che l’obbligazione doganale, ai sensi dell’art. 203 del cdc, non sorge per il solo fatto che merci sottoposte ad un regime di transito, dopo un tentativo di consegna non riuscito, siano riportate nel luogo di parten-za senza essere state presentate all’ufficio doganale, se si accerta che queste stesse merci sono state in seguito trasportate nuovamente verso il loro luogo di desti-nazione nell’ambito di un secondo regime di transito regolarmente appurato. L’obbli-gazione può però sorgere, in base all’art. 204, nel caso di presentazione tardiva all’ufficio doganale del luogo di destina-zione nell’ambito del secondo regime di transito, salvo che ricorrano le condizioni previste dagli articoli 356, paragrafo 3 o 859, secondo trattino, e punto 2, lettera c), del regolamento di applicazione del cdc.

Per quanto riguarda l’esclusione del di-ritto alla detrazione dell’Iva che ha gra-vato sull’impresa di trasporto, la corte os-serva che tale diritto, ai sensi dell’art. 168 della direttiva Iva, sussiste solo qualora i beni importati siano utilizzati ai fini delle operazioni imponibili del soggetto passi-vo, condizione che deve ritenersi soddisfatta soltanto se il costo delle prestazioni a monte sia incorporato nel prezzo delle operazioni specifi che a valle o nel prezzo dei beni o dei servizi forniti dal soggetto passivo nel conte-sto delle sue attività economiche. Nella fatti-specie, poiché il valore delle merci trasportate non fa parte delle spese costitutive dei prezzi fatturati dal vettore, la cui attività è limitata al trasporto delle merci dietro corrispettivo, il presupposto per la detrazione dell’Iva non sussiste.

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La Corte Ue sui soggetti né importatori né proprietari

Trasportatore in dogana non può detrarre l’Iva

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32 Venerdì 26 Giugno 2015 I M P O S T E E TA S S EUna sentenza del tribunale di Asti applica il ne bis in idem alle condotte i scali

Illeciti puniti una sola voltaNiente penale se c’è già la sanzione amministrativa

DI CLAUDIA MARINOZZI

Niente penale per con-dotte fiscali illecite già sanzionate in via amministrativa, ciò

per l’operare del principio del ne bis in idem il quale prevede il divieto di giudica-re due volte un individuo per un medesimo fatto. Questo quanto affermato dal Tribu-nale penale di Asti (sentenza n. 717 del 7 maggio 2015) in un procedimento penale nel quale un contribuente era imputato del reato di omes-sa dichiarazione Iva ex art. 5, dlgs 74/2000 nonostante l’evasione d’imposta fosse stata già sanzionata ai fi ni amministrativi con una sanzione pecuniaria di assai elevato ammontare. Secon-do le sentenze della Corte di cassazione, richiamate dal Tribunale di Asti, il princi-pio del ne bis in idem non potrebbe operare nel caso in cui vi sarebbe una sovrappo-sizione di norme sanzionato-rie penali e amministrative per fattispecie similari. Pre-

supposto del principio in-fatti è che i fatti oggetto di sanzioni da parte di diverse disposizioni siano identici. Nel caso di illeciti penali e amministrativi, aventi ad oggetto analoghe circostanze, la fattispecie penale costitui-sce una violazione molto più

grave di quella amministra-tiva e il fatto che ne è alla base, pur ricomprendendo quello sanzionato in via am-ministrativa, è arricchito di elementi essenziali e decisivi segmenti comportamentali, che si collocano in un mo-mento successivo al compi-

mento dell’illecito ammini-strativo. Per tale ragione il fatto oggetto di illecito pena-le è diverso da quello a base dell’illecito amministrativo. A ciò aggiunge la Cassazione che in ogni caso il principio in commento opererebbe so-lamente per i procedimenti penali e non per situazioni dove ci sia la sovrapposizio-ne di norme penali e ammi-nistrative (Cass. pen. Ss.uu. 37424 e 37425 del 2013). La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), dopo di-versi orientamenti, a partire dal 2009, ha invece adottato un approccio sostanzialista all’applicazione del principio del ne bis in idem, afferman-do che il divieto di giudicare l’individuo per una seconda infrazione, ricorre qualora questa scaturisca da stessi fatti sostanzialmente iden-tici a prescindere dall’in-quadramento giuridico delle norme sanzionatorie (Cedu, GC, Zolotoukhine c. Russia 10/2/2009 e successive). Il Tribunale di Asti facendo pro-prio il principio della Cedu

ha statuito che alla base sia dell’illecito amministra-tivo sia dell’illecito penale dell’omessa dichiarazione vi è un fatto sostanzialmente identico, cioè l’omesso invio della dichiarazione d’impo-sta obbligatoriamente previ-sto per legge, e che pertanto in virtù dell’applicazione del principio in commento il contribuente non può essere sottoposto a processo per un fatto già oggetto di un pro-cedimento amministrativo conclusosi con una sanzio-ne pecuniaria così elevata. Infatti l’ammontare ingente della sanzione è indice del-la gravità e della finalità repressiva del trattamento previsto dalle norme ammi-nistrative tale da qualifi care la sanzione stessa quale pena, a prescindere dalla qualifi ca-zione giuridica interna.

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Saluti istituzionali• Valentina Aprea, Assessore Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Lombardia

• Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del

Lavoro

• Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del

Lavoro di Milano

• Pietro Martello, Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano

• Eufranio Massi, Esperto di Diritto del Lavoro e Direttore del sito

www.dottrinalavoro.it

• Paolo Pennesi, Segretario Generale del Ministero del Lavoro

• Moderatore dei lavori: Paolo Stern, Esperto della Fondazione Studi del Consiglio

Nazionale dei Consulenti del Lavoro

Semplifi cazioni - Le prossime novità in materia di lavoro(tra sicurezza e automazione delle procedure)Eufranio Massi, Esperto di Diritto del Lavoro e Direttore del sito www.dottrinalavoro.it

La nuova fl essibilità in entrata nei rapporti subordinatiPaolo Stern, Esperto della fondazione studi del Consiglio Nazionale dei Consulenti del

Lavoro

Cosa cambia per le collaborazioni e le altre forme di lavoro autonomoVitantonio Lippolis, Funzionario della DTL di Modena

Le procedure conciliative in materia di lavoro con l’introduzione delle tutele crescentiRoberto Camera, Funzionario della DTL di Modena e Curatore del sito

www.dottrinalavoro.it

Come cambia la tutela della maternità e paternitàBarbara Maiani, Consulente del Lavoro, Professore a contratto di Diritto della Previdenza

sociale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Flessibilità in uscita: le tutele crescenti e il parallelo con i contratti in essereArturo Maresca, Professore Ordinario di Diritto del Lavoro presso la Facoltà di

Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”

Il riordino degli Ammortizzatori sociali in costanza di rapportodi lavoroMaria Rosa Gheido, Consulente del Lavoro

Legge di Stabilità 2015 - Valorizzazione, promozione e tutela delle imprese e dei prodotti agricoli ed agroalimentari

Wolters Kluwer Scuola di Formazione IPSOA, in collaborazione con Dottrina per il lavoro (ex DPL Modena), presenta a Milano il primo Forum Tuttolavoro.

In occasione dell’Esposizione Universale 2015, la Scuola di Formazione IPSOA offre la possibilità ai suoi ospiti di partecipare gratuitamente ad un prestigioso evento sul mondo del lavoro

nell’esclusiva cornice dell’Auditorium Centrale di Expo Milano.

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supposto del principio in grave di quella amministra

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Il principio«La condotta rilevante in entrambi gli universi sanzionatorio-amministrativo e penale sembra costituita già in astratto, dall’omessa dichiarazione i scale che determina sempre la reazione amministrativa e quella penale al superare determinate soglie di evasione ritenute penalisticamente offensive. Indubbio appare dunque l’idem...», cioè a dire che oggetto sia della sanzione penale sia di quella amministrativa è la medesima circostanza. In virtù quindi dell’approccio sostanzialistico della Cedu al principio del ne bis in idem secondo cui un individuo non può essere giudicato due volte per fatti sostanzialmente uguali, il contribuente già sanzionato a livello amministrativo per un illecito i scale perseguito anche dalle norme penali non può essere sottoposto una seconda volta a processo per un reato per il quale è già stato sanzionato.

La sentenza sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

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33Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 2I M P O S T E E TA S S EDELEGA FISCALE/ Una stretta nello schema di dlgs sul contenzioso tributario

Liti temerarie a caro prezzoCon la condanna alle spese l’obbligo di risarcimento

DI VALERIO STROPPA

Dal 1° gennaio 2016 chi fa causa al fi sco pur sapendo di avere tor-to rischia di pagare

caro. Oltre alla condanna alle spese, il giudice potrà obbliga-re il contribuente a risarcire all’ente impositore il danno causato dalla lite «temera-ria». Lo stesso potrà succedere a parti invertite, quando cioè l’uffi cio resiste in contenzioso a fronte di un accertamento manifestamente infondato, senza procedere all’annulla-mento in autotutela dell’atto. Stop anche alla compensazio-ne «selvaggia» delle spese nel processo tributario. Quello che oggi avviene in tre cause su quattro diventerà sostan-zialmente l’eccezione: i giudici potranno ripartire i costi del giudizio tra le parti solo in caso di soccombenza recipro-ca, oppure quando sussistano «gravi ed eccezionali ragioni» che dovranno essere adegua-tamente motivate nella sen-tenza. Si ricorda che nel 2014 le Ctp e Ctr italiane hanno compensato le spese rispet-tivamente nel 75 e nel 70% dei casi. È quanto prevede lo schema di dlgs recante la revi-sione degli interpelli e del con-tenzioso tributario, attuativo della legge delega n. 23/2014, oggi all’esame del consiglio dei ministri (si veda Italia-Oggi del 24 giugno scorso). Il primo via libera di palazzo Chigi al provvedimento, che passerà poi alle camere per i pareri, dovrebbe così arrivare a poche ore dalla scadenza per l’esercizio della delega, fi ssato a domani.

Risarcimento danni. In via generale, nelle intenzio-ni del governo le spese del processo devono seguire la soccombenza. Ma attraverso

una modifi ca all’articolo 15 del dlgs n. 546/1992, viene anche introdotta la possibilità di ad-debitare un ulteriore costo a carico della parte (contribuen-te o ente impositore) che ricor-re alla giustizia in maniera capziosa, agendo o resistendo «con malafede o colpa grave». In questi casi il giudice tri-butario potrà condannare, su istanza del soggetto chiama-to impropriamente in causa, anche al risarcimento danni. Danni che potranno essere li-quidati d’uffi cio nella senten-za. La modifi ca recepisce così nel rito tributario quanto pre-visto dall’articolo 96 dal codice di procedura civile, togliendo ogni dubbio circa la possibili-tà di estendere l’istituto della responsabilità aggravata alle cause fi scali (tema sul quale dottrina e giurisprudenza si sono divise in passato).

Calcolo parcelle. Un’ul-teriore precisazione viene ap-portata in merito all’importo delle spese di lite. Dal 2016 vi saranno ricomprese, oltre al contributo unifi cato, gli ono-rari e i diritti del difensore (compreso il contributo previ-denziale integrativo e l’Iva), le spese generali e gli esborsi sostenuti. Ctp e Ctr dovranno disporre in merito alle spese anche al termine della fase cautelare, quando cioè si pro-nunciano sull’accoglimento o meno delle istanze di sospen-sione. Il dlgs ribadisce che le parcelle dei difensori devono essere liquidate sulla base dei parametri previsti per i singoli ordini professionali. Per i patrocinatori senza albo (per esempio i periti esperti delle camere di commercio, i funzionari delle associazioni di categoria o i dipendenti dei Caf) si applicheranno i parametri vigenti per i com-mercialisti. Invariato invece il

criterio di calcolo dei compensi spettanti ai difensori degli uf-fi ci impositori: continueranno ad applicarsi i parametri de-gli avvocati, ridotti del 20%. La riscossione di tali somme avverrà mediante iscrizione a ruolo a titolo defi nitivo dopo il passaggio in giudicato della sentenza.

Mediazione e conci-liazione. Il dlgs attuativo dell’articolo 10 della delega (si veda anche articolo a fi anco) aggiunge anche dei meccani-smi di determinazione delle spese nei casi in cui le parti hanno tentato vanamente un accordo bonario. A cominciare dalle controversie relative al reclamo/mediazione, che dal 2016 diventerà obbligatorio per tutti gli accertamenti di importo fi no a 20 mila euro (e non più solo per quelli emes-si dall’Agenzia delle entra-te). In questi casi, le spese di giudizio saranno maggiorate del 50%, a titolo di rimborso delle maggiori spese del pro-cedimento. Aggravio in arrivo pure per chi respinge senza giustifi cato motivo la propo-sta di conciliazione (giudiziale o extra-giudiziale) pervenuta dalla controparte. Laddove la somma effettivamente rite-nuta dovuta dal giudice sia di importo inferiore, la parte che ha respinto al mittente l’accordo più favorevole dovrà sobbarcarsi per intero le spe-se del processo. Se invece la conciliazione va a buon fi ne, le spese saranno di regola com-pensate, salvo che il verbale di accordo non preveda diver-samente.

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Un brusco arresto alla compensazione delle spese di giudizio emerge dalla bozza di decreto legislativo recante «Misure per la revisione della disciplina de-gli interpelli e del contenzioso tributario» all’esame preliminare del consiglio dei ministri (si veda anche articolo a fi anco).L’art. 9, lett. f) della citata bozza, infatti, sottopone a profonda modifi ca l’art. 15 del dlgs 546/92, che attual-mente disciplina la liquidazione delle spese di giudizio nel rito tributario. In primo luogo, viene tout court soppresso il secondo periodo del primo comma della citata disposizione normativa, a mente della quale la Commissione tributaria può dichiarare compensate in parte od in tutto le spese a norma dell’art. 92, comma 2, c.p.c., ossia in caso di soccombenza reciproca ovvero nel caso di assoluta novità della questione trattata o ancora nell’ipotesi di mutamento della giurisprudenza rispetto alle questioni dirimenti oggetto della contro-versia.D’ora innanzi, invero, come si apprende dalla bozza del decreto, la compensazione delle spese diverrà un’ecce-zione alla regola, che potrà sussistere solo nelle fatti-specie di soccombenza reciproca (allorquando, a titolo esemplifi cativo, l’avviso di accertamento impugnato venga annullato solo parzialmente o in grado di appel-lo, vengano accolti solo taluni motivi) o al verifi carsi di gravi ed eccezionali ragioni che dovranno essere espressamente motivate dall’organo giudicante (tra queste ipotesi rientrano, sempre a titolo esemplifi cati-vo, la presenza di precedenti giurisprudenziali contra-stanti, la sopravvenienza di nuove leggi o di pronunce di incostituzionalità di una o più norme alla base della controversia, e via dicendo).Negli altri casi, sarà preciso onere del giudice espri-mersi sulla condanna alle spese, che comprenderanno ora, oltre al contributo unifi cato, gli onorari e i diritti del difensore, le spese generali e gli esborsi sostenuti, oltre il contributo previdenziale e l’imposta sul valore aggiunto, qualora dovuti (comma 2-ter).Di primario rilievo, poi, la disposizione contenuta nel «rinnovato» comma 2-bis del citato art. 15, dlgs 546/92, poiché qualora dovesse risultare che la parte soccom-bente abbia agito o resistito in giudizio con malafede o colpa grave, il Collegio, su istanza di controparte, ha la facoltà di condannarla, oltre che alle spese, anche al risarcimento dei danni. Viene normativamente intro-dotta dunque, anche nel rito tributario, la condanna per lite temeraria, dopo che già, a più riprese, la Giu-risprudenza si era pronunciata per l’applicazione del suddetto istituto.Nello specifi co, tale principio era stato ribadito da ul-timo dalle Sezioni unite che, con Ordinanza 3 giugno 2013, n. 13899, avevano sancito senza mezzi termini la piena applicabilità, al processo tributario, della ri-chiesta risarcitoria ex art. 96 c.p.c., sulla base del (con-divisibile) principio secondo cui «nessun giudice può giudicare la temerarietà processuale meglio di quello stesso che decide sulla domanda che si assume, per l’appunto, temeraria, ma anche e soprattutto perché la valutazione del presupposto della responsabilità processuale è così strettamente collegata con la deci-sione di merito da comportare la possibilità, ove fosse separatamente condotta, di un contrasto pratico tra giudicati».Una disposizione, dunque, meritevole di plauso, alme-no per un duplice ordine di motivi: in primo luogo, infatti, l’Amministrazione fi nanziaria sarà indirettamen-te obbligata a calibrare con precisione il proprio potere impositivo, emettendo atti accertativi fondati, poiché non avrà più la possibilità di procedere al loro ritiro in corso di giudizio – come frequentemente successo in passato – senza sopportarne le conseguenze.In secondo luogo, l’esplicita previsione della temerarietà della lite nel rito tributario, condurrebbe a una riafferma-zione del necessario prestigio della fi gura del giudice, che dovrebbe essere investito di questioni serie e fondate e non essere obbligato a consumare tempo e risorse per oc-cuparsi di vertenze meramente «tattiche» o dilatorie.

Stefano Loconte e Paolo Angelillis

Brusco stop nel giudizio alle spese compensate

Misure fi scali per le picco-le e medie imprese nella prossima legge di stabili-tà. Lo ha annunciato ieri il viceministro all’Economia Luigi Casero risponden-do a una nota critica di Rete Imprese Italia. «Nei cinque decreti legislativi che saranno esaminati do-mani (oggi, ndr) dal con-siglio dei ministri, stando alle proposte sulle quali è stata avviata una prima discussione nel corso del consiglio dei ministri del 23 giugno, mancano alcuni provvedimenti che la stra-grande maggioranza delle imprese attende ormai da tempo», aveva affermato Daniele Vaccarino, presidente di Rete Imprese Italia, citando «provvedimenti che le piccole e medie imprese italiane

si attendono dall’attuazio-ne della Riforma, quali il riordino dei regimi fi scali con l’introduzione dell’Iri e del regime di cassa per i soggetti in contabilità sem-plificata, la ridefinizione del nuovo regime forfeta-rio, la defi nizione dell’au-tonoma organizzazione ai fi ni dell’Irap». «Il governo è più che mai intenzionato a varare misure fi scali per le piccole e medie impre-se, che verranno inserite nella prossima legge di Stabilità», ha risposto Ca-sero, ribadendo la volontà dell’Esecutivo ma spiegan-do che «tali provvedimenti richiedono una copertura

fi nanziaria che trova migliore collocazio-ne nella legge di Stabilità».

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In legge di Stabilità le misure per le pmi

La bozza di dlgs sul sito www.italia-oggi.it/documenti

Luigi Casero

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34 Venerdì 26 Giugno 2015 DIRITTO E IMPRESAIl Consiglio dei ministri ha varato il dlgs sulla prevenzione dei sinistri in azienda (Seveso III)

Mappare gli incidenti possibiliImprenditore chiamato a redigere un dossier aziendale

DI CINZIA DE STEFANIS

L’imprenditore dovrà redigere un docu-mento che definisca la propria politica di

prevenzione degli incidenti rilevanti, allegando allo stes-so il programma adottato per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza. Tale politica sarà proporzionata ai pericoli di incidenti rilevanti, comprende gli obiettivi ge-nerali e i principi di azione del gestore, il ruolo e la re-sponsabilità degli organi di-rettivi, nonché l’impegno al continuo miglioramento del controllo dei pericoli di inci-denti rilevanti, garantendo al contempo un elevato livel-lo di protezione della salute umana e dell’ambiente. Que-sto è quanto contenuto nello schema di dlgs ambiente at-tuativo della direttiva 2012/18/Ue relativa al controllo del pe-ricolo di incidenti connessi con sostanze pericolose (cd. Seveso III) che ha ottenuto il via libera dal consiglio dei ministri del 23 giugno 2015. Il 4 luglio 2012 è stata emanata, dal Parlamen-to europeo e dal Consiglio dell’Unione europea, la diret-tiva. La disciplina Seveso è una normativa volta alla prevenzio-

ne del pericolo sul territorio e riguarda un numero limitato di stabilimenti (circa 1.000 a livello nazionale) caratterizza-ti da quantitativi signifi cativi di sostanze e miscele pericolo-se. È la norma stessa che fi ssa due diverse soglie quantitative per differenziare le tipologia di stabilimenti soggetti alla di-sciplina, i quantitativi limite, in funzione della pericolosità, vanno da qualche tonnellata a

migliaia di tonnellate. L’attua-zione della disciplina prevede lo svolgimento di istruttorie sulla sicurezza dei processi e degli stoccaggi/depositi e di ispezioni sul sistema di gestione della si-curezza presso gli stabilimenti, la pianifi cazione di emergenza, urbanistica e territoriale nella aree limitrofe a essi al fi ne di mantenere un adeguato livello di sicurezza della popolazione e

dell’ambiente.Sarà istituito, presso il mini-

stero dell’ambiente, un coordi-namento tra i rappresentanti di tale ministero, del dipartimen-to di protezione civile presso la presidenza del consiglio dei mi-nistri, dei ministeri dell’interno, delle infrastrutture e trasporti, dello sviluppo economico, della salute, delle regioni e province autonome, dell’associazione nazionale comuni d’Italia. Par-

teciperanno al coordina-mento rappresentanti del corpo nazionale dei vigili del fuoco, dell’Inail, dell’isti-tuto superiore di sanità nonché, in rappresentanza del sistema nazionale per la protezione ambientale, esperti dell’Ispra e, su in-dicazione della regione o provincia autonoma di ap-partenenza, delle agenzie regionali e provinciali per

la protezione dell’ambiente. Il coordinamento opera attraver-so l’indizione di riunioni perio-diche e la creazione di una rete di referenti per lo scambio di dati e di informazioni.

Gli agriturismi non possono benefi ciare del credito d’im-posta del 30% per la digitalizzazione delle strutture ricettive in quanto non ne ricorrono i presupposti. L’esercizio dell’at-tività di ricezione agrituristica si svolge nel contesto di una struttura che, in via prevalente, è dedicata allo svolgimento di attività non attinenti alla ricezione turistica. Al contra-rio, i campeggi possono benefi ciare del credito d’imposta digitalizzazione. Queste le nuove faq del ministero dei beni culturali datate 23 giugno 2015 in merito al credito d’impo-sta digitalizzazione imprese turistiche. Ricordiamo che dal 22 giugno è possibile presentare domanda preliminare sul sito beni culturali. E dal 13 luglio la domanda defi nitiva. La domanda preliminare per l’accesso all’agevolazione può essere presentata in forma telematica tramite il portale dei beni culturali https://procedimenti.beniculturali.gov.it già dal 22 giugno 2015 e fi no alle ore 12 del 24 luglio 2015. L’imprenditore per la presentazione della domanda può av-valersi a sua discrezione dell’assistenza delle associazioni di categoria o altra posto che la fi rma digitale dell’istanza deve essere quella del legale rappresentante. Dal 13 luglio (ore 10) sarà possibile invece presentare la domanda per l’accesso al credito d’imposta del 30% per la digitalizzazione delle imprese turistiche Il credito d’imposta è ripartito in tre quote annuali di pari importo. L’agevolazione è concessa a ciascuna impresa fi no all’importo massimo complessivo di 12.500 euro nei tre anni d’imposta. Potranno essere dedotte dalle imprese turistiche spese per l’acquisto di siti e portali web e la loro ottimizzazione per i sistemi di comunicazione mobile, di programmi per automatizzare i servizi di pre-notazione e vendita on line di servizi e pernottamenti, di impianti wi-fi .

Marco Ottaviano

Il tax credit per il turismotaglia fuori gli agriturismi

Gli impianti che effettuano la gestione dei rifi uti non sono tenuti a presentare la relazione di riferimento, nemmeno nella forma della verifi ca preliminare, in relazione ai rifi uti gestiti. Conseguentemente per gli impianti di gestione rifi uti, fermi restando i distinti ob-blighi di caratterizzazione e ripristino del sito previsti dalle altre norme applicabili, gli obblighi connessi alla relazione di riferimento vanno riferiti esclusivamente alle «sostanze pericolose pertinenti» eventualmente gestite nel sito (per esempio per la presenza di serbatoi di olio lubrifi cante, di combustibili, di prodotti chimici necessari al processo, o di stoccaggio di materiale che ha terminato di essere rifi uto) e non alla presenza di rifi uti. La relazione di riferimento deve contenere le informazioni sulla qualità del suolo e delle eventuali acque sotterranee con esclusiva indicazione delle so-stanze pericolose. La defi nizione di sostanze perico-lose si riferisce alla classifi cazione, all’etichettatura, all’imballaggio delle sostanze e delle miscele e pertanto non è applicabile ai rifi uti. A chiarirlo è il ministero dell’ambiente, con una nota del 17 giugno 2015 prot. 12422. Nel decreto del ministero dell’ambiente del 13 novembre 2014 n. 272 (pubblicato sulla Gazzetta Uf-fi ciale del 7 gennaio 2015 n. 4) attuativo dell’articolo 29-sexies, comma 9-sexies, del dlgs 152/2006 sono sta-ti defi niti i contenuti minimi della relazione di riferi-mento necessari al fi ne di effettuare un raffronto, in termini quantitativi dello stato di qualità del suolo e delle acque sotterranee, al momento della cessazio-ne defi nitiva delle attività. La relazione è dunque uno strumento chiave perché consentirà di raffrontare lo stato di contaminazione e di valutare gli eventuali ob-blighi di ripristino. In particolar modo andrà relazio-nato l’uso attuale del sito, le misurazioni già effettuate sullo stesso, l’illustrazione dettagliata delle modalità con cui sono compiute le misurazioni sulle sostanze pericolose e l’indicazione sullo stato attuale di qualità del suolo e delle acque sotterranee.

Cinzia De Stefanis

Gestione rifi uti, relazionesolo per gli scarti pericolosi

Diventa operativo il primo bando di 10 milioni di euro per la concessione di un voucher per l’inserimento in azienda di un temporary export manager per almeno sei mesi, a fron-te di una quota di cofi nanziamento da parte dell’impresa benefi ciaria di almeno 3 mila euro. Le istanze di accesso fi -nalizzate e fi rmate digitalmente dovranno essere presentate esclusivamente online a partire dalle ore 10 del 22 settembre 2015 e fi no al termine ultimo delle ore 17 del 2 ottobre 2015. La procedura è interamente telematica ed entro il prossimo mese di agosto sarà pubblicato sul sito del ministero dello Sviluppo economico l’elenco delle strutture di temporary ex-port management a cui le pmi interessate potranno rivolgersi se intendono richiedere i voucher. A partire dal 1° settembre 2015, le pmi interessate potranno registrarsi sull’apposita piattaforma informatica ottenendo la password con la quale gestiranno tutte le fasi successive. A partire dal prossimo 15 settembre sarà possibile, sempre sulla piattaforma, ottenere il modulo di richiesta e precompilare la domanda. Queste le istruzioni contenute nel decreto del 23 giugno 2015 del ministero dello sviluppo economico che si appresta ad ap-prodare in Gazzetta Uffi ciale. Per agevolare le imprese, il bando stabilisce che, a partire dalle ore 10 del 1° settembre 2015, le imprese interessate potranno registrarsi tramite la procedura informatica resa disponibile nell’apposita sezione «Voucher per l’internazionalizzazione» del sito internet del MiSe (www.mise.gov.it).

Il contributo a fondo perduto pari a 10 mila euro è de-stinato alle imprese (costituite sotto forma di società di capitali, di cooperative e di reti di imprese) che abbiano fatturato almeno 500 mila euro in almeno uno degli ultimi tre esercizi al fi ne dotarsi di temporary export manager, ovvero di personale specializzato che le sostenga nei pro-cessi di internazionalizzazione. Una riserva pari al 3% è

destinata alla concessione dei voucher a benefi cio dei soggetti proponenti che hanno conseguito il rating di legalità.

Marco Ottavianoti

Voucher per export managerIstanze tra il 22/9 e il 2/10

Maggiore spazio ai prodotti Dop e Igp nei punti vendita grande distribuzione. Attra-verso l’utilizzo sugli scaffali di segnaletica dedicata, campagne in-formative promozionali ed esposizione e distri-buzione presso i punti vendita di materiale informativo specifico dedicato ai prodotti a denominazione. Tutto questo grazie alla sigla del protocollo d’inte-sa siglato il 16 giugno scorso tra il ministero delle politiche agrico-le e la grande distribu-zione. La finalità del protocollo è quella di fornire una maggiore informazione per i cit-tadini e una più facile individuazione dei pro-dotti Dop e Igp nella grande distribuzione. Con uno specifi co pia-no di comunicazione finalizzato a eviden-ziare, in particolare le caratteristiche di qua-lità delle indicazioni geografi che, il processo di certifi cazione obbli-gatorio e la riconoscibi-lità dei simboli dell’Ue dei prodotti Dop e Igp.

Più spazio a Dop e Igp

il decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Il dlgs su www.italiaoggi.it/docu-menti

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35Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26DIRITTO E IMPRESADall’Agenzia istruzioni agli ufi ci a seguito della sentenza della Corte di cassazione

Atti doganali a tempo debitoStoppati gli accertamenti prima dei 30 giorni dal pvc

DI GIANLUCA ROSSI

Gli uffi ci delle dogane non devono emanare accertamenti in ma-teria di diritti doga-

nali prima che siano passati 30 giorni dalla consegna o ricezione del processo ver-bale di constatazione. Ai fi ni della verifi ca del rispetto del termine, si deve tenere conto della data di sottoscrizione dell’accertamento e non di quella della spedizione o del-la notifi ca all’interessato.

La violazione di questo termine può portare all’an-nullamento dell’atto. Sono le istruzioni che l’agenzia del-le dogane ha recentemente impartito ai propri uffici, a seguito della sentenza n. 11088 del 28 maggio 2015, con la quale la Corte di cassazione ha ritenuto ille-gittimo l’accertamento fir-mato dal funzionario di un uffi cio fi nanziario prima del termine di sessanta giorni previsto dall’art. 12, comma 7, della legge n. 212/2000 (statuto del contribuente),

anche se il provvedimento aveva raggiunto il destina-tario dopo tale termine.

Nella nota (n. 65329 dell’8 giugno 2015) viene rilevato preliminarmente che, in materia di recupero di di-ritti doganali, il termine di moratoria per l’esercizio dell’attività accertatrice non è 60 giorni, come previsto in via generale dalla citata leg-ge, ma di 30.

Nello specifico settore, infatti, vale la previsione speciale dell’art. 11, comma 4-bis, del dlgs n. 374/1990, il quale, nel richiamare il principio di cooperazione stabilito dal citato art. 12, prevede che dopo la notifi ca all’interessato, qualora si tratti di revisione eseguita in uffi cio, o nel caso di acces-si/ispezioni/verifi che, dopo il rilascio al medesimo della copia del verbale delle ope-razioni compiute - nel quale devono essere indicati i pre-supposti di fatto e le ragioni giuridiche posti a base delle irregolarità, delle inesattez-ze, o degli errori relativi agli

elementi dell’accertamento riscontrati nel corso del controllo - l’interessato può comunicare osservazioni e richieste, nel termine di 30 giorni decorrenti dalla data di consegna o di avvenuta ri-cezione del verbale, che sono valutate dall’uffi cio dogana-le prima della notifi ca della revisione dell’accertamento ai sensi del successivo com-ma 5.

Ciò premesso, l’agenzia os-serva che la sentenza sopra richiamata, pur riguardando l’interpretazione dell’art. 12 della legge n. 212/2000 per la tutela dei contribuenti sottoposti a verifi che pres-so i locali di svolgimento dell’attività, afferma un principio applicabile anche ai provvedimenti di revi-sione dell’accertamento a seguito di attività svolta dall’amministrazione all’in-terno dell’ufficio, essendo fi nalizzata ad assicurare la piena partecipazione dell’in-teressato al procedimento im-positivo.

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Saranno annullate vecchie multe e bolli non pagati a oltre tre milioni di siciliani. Lo ha annunciato Riscossione Sicilia in applicazione del dm dell’Economia che dispone la rottamazione dei ruoli sino al 31 dicembre 1999. La norma ha stabilito la decadenza dei debiti esattoriali di importo non superiore a 2 mila euro e il discarico da parte degli agenti della riscossione per quelli di importo superiore. «In Sicilia l’annullamento automatico dei crediti d’importo fi no a 2 mila euro riguarda una platea di benefi ciari stimata intorno ai 3 milioni di cittadini», spiega il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiu-mefreddo, «Un debito fi scale di un miliardo e 654 milioni di euro riguardanti residui non pagati e iscritti nei ruoli erariali comunali, previdenziali e di enti vari».

L’etica nello svolgimento della professione, nella gestione d’impresa, nella governance, nella fi nanza e nell’informazione: questi i temi dell’incontro di ieri orga-nizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti di Milano, Commissione albo tutela e ordinamento - in collaborazio-ne con Fidapa - Bpw Italy per il progetto «BtoB Women in Ethic Business». Aprendo i lavori il presidente Alessandro Solidoro ha affermato che «sull’attenzione a questi temi si basa istituzionalmente la stessa ragione dell’esisten-za nel terzo millennio di un Ordine professionale. Non solo formazione, non solo cultura tecnica al servizio del cittadino ma l’Ordine come luogo di approfondimento, dibattito e affermazione di un etica collettiva e declinata nel mondo dell’economia».

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36 Venerdì 26 Giugno 2015 LAVORO E PREVIDENZAUna circolare dell’Istituto spiega come sarà data attuazione al decreto legge 65/2015

Pensioni, l’Inps rifà i conteggi Ad agosto risarcimento e rivalutazione delle prestazioni

DI DANIELE CIRIOLI

Via libera dell’Inps al ricalcolo degli arre-trati sulle pensioni. Dal 1° agosto l’isti-

tuto liquiderà le somme spettanti da gennaio 2012 a luglio 2015 e aggiornerà la misura delle pensioni. Chi a dicembre 2011 (prima del-lo stop della rivalutazione dichiarato illegittimo) inta-scava pensioni di 1.500 euro, riceverà 796 euro di risarci-mento e la nuova pensione di 1.525,49 euro (invece degli attuali 1.518,56 euro) fi no a dicembre e che, dal 1° gen-naio 2016, salirà a 1.541,75 euro. A conti fatti, a parte gli arretrati, l’operazione frutta al pensionato un incremen-to mensile di pensione di appena 7 euro quest’anno e 17 dal prossimo anno. Lo spiega l’Inps nella circolare n. 125/2015.

Regole ad hoc. Le istru-zioni sono sulle novità del dl n. 65/2015 che, per dar segui-to alla sentenza n. 70/2015 della Corte costituzionale di dichiarazione d’incosti-tuzionalità del blocco della perequazione per il biennio 2012/2013, ha introdotto nor-me specifiche, prevedendo proprio per quegli anni 2012

e 2013 le seguenti regole di rivalutazione:

• pensioni (una o più in-tascate dallo stesso soggetto, inclusi i vitalizi di onorevo-li) fi no a tre volte il minimo Inps, 100% dell’Istat;

• pensioni oltre tre e fi no a quattro volte il minimo, 40% dell’Istat;

• pensioni oltre quattro e fi no a cinque volte il minimo, 20% dell’Istat;

• pensioni oltre cinque e fino a sei volte il minimo, 10% dell’Istat;

• pensioni oltre sei volte il minimo, nessuna rivalu-tazione.

Sempre il dl n. 65/2015

ha esteso la perequazio-ne 2012/2013 al biennio 2014/2015 in misura ridot-ta al 20% e, a decorrere dal 2016, in misura ridotta al 50%. Sono interessati solo i pensionati che, a dicembre 2011, erano titolari di una o più pensioni, inclusi even-tuali vitalizi, per un importo superiore a tre volte il mi-nimo (all’epoca 1.443 euro, inclusa la salvaguardia).

Due operazioni. Nel tradurre le novità del dl n. 65/2015, l’Inps distingue due operazioni: da una parte la sistemazione delle mancate rivalutazioni per il biennio

2012/2013; dall’altra gli ef-fetti di tale rivalutazione su pensioni e rivalutazioni negli anni successivi, cioè dal 2014 al 2016.

Il risarcimento. Il risar-cimento copre il periodo da gennaio 2012 a luglio 2015. Verrà erogato dal 1° agosto ed è pari alla somma degli importi scaturenti delle se-guenti operazioni:

a) riconoscimento della nuova perequazione (come prima indicata) per gli anni 2012 e 2013;

b) rielaborazione delle rivalutazioni delle pensio-ni per l’anno 2014 e per i

primi sette mesi del 2015, considerando un nuovo im-porto della pensione, quello cioè incrementato della pe-requazione degli anni 2012 e 2013 non in pieno, ma per una quota soltanto: del 20% per gli anni 2012 e 2013 e del 50% per gli anni 2014 e 2015.

L’Inps riporta l’esempio della pensione di 1.500 euro a dicembre 2011 (si veda ta-bella). La pensione riceve la rivalutazione di 210,6 euro per il 2012 e di 447,2 euro per il 2013; tuttavia, nel mo-mento di rielaborare la ri-valutazione per l’anno 2014 e per i primi sette mesi del 2015, non viene considerata una pensione maggiorata di 657,80 euro (210,6 più 447,2 euro), ma di 131,56 euro cioè del 20%.

Ricostituzioni di uffi cio. Alla ricostituzione delle pen-sioni provvede l’Inps d’uffi cio.Sugli arretrati si paga l’Irpef con la tassazione separata.Il calcolo delle differenze spettanti è effettuato anche per le pensioni già elimina-te; in tal caso, tuttavia, per ottenere la liquidazione, gli aventi titolo devono presen-tare domanda nei limiti della prescrizione.

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Si è conclusa regolar-mente la fase di invio telematico delle doman-de per i fi nanziamenti alle imprese previste dal Bando Isi 2014 dell’Inail. Tra le 16 e le 16,30 di ieri le aziende hanno infatti potuto inviare il codice identifi cativo assegnato dall’Istituto in fase di pre-ammissione dei pro-getti di finanziamenti. Gli elenchi cronologici delle domande inoltrate attraverso lo sportello telematico saranno pub-blicati entro il 1° luglio sul portale Inail.

Lavoratori domestici in calo: lo scorso anno, colf e badanti che hanno avuto contributi ver-sati all’Inps sono stati 898.429, 54.940 lavo-ratori in meno rispetto allo scorso anno (-5,8%), quasi tutti maschi e im-migrati. A salire, in con-trotendenza con il dato complessivo, è invece il numero dei lavoratori domestici di nazionalità italiana: 205.789 nel 2014 contro 197.373 nel 2013. È quanto emerge da una statistica elabo-rata dall’Inps.

BREVI

Dal 1° luglio chiude il sistema AVCpass per la verifi ca della regolarità contributiva ai fi ni dalla partecipazione alle procedure di affi damento delle concessioni e di ap-palti. La verifi ca andrà fatta esclusivamente attraverso la nuova procedura di acquisizione del Durc online. Lo precisa un comunicato stampa congiunto diffuso ieri dall’autorità nazionale anticorruzione (Anac) e dal mi-nistero del lavoro. La novità è conseguenza dell’entrata in vigore, dal prossimo 1° luglio, della possibilità di fare verifi che in tempo reale se un’impresa o un lavoratore autonomo è in regola con i contributi e gli adempimenti nei confronti di Inps, Inail e cassa edili (quest’ultima sol-tanto per le aziende dell’edilizia ossia quelle che hanno il codice statistico contributivo, Csc, dell’edilizia). Novità che, prevista dal dl n. 34/2014 (convertito dalla legge n. 78/2014), è stata attuata dal dm 30 gennaio 2015, in vigore dal 16 giugno e che prevede, appunto, l’avvio della gestione online dal prossimo mese.

L’Anaca e il ministero del lavoro fanno sapere, a pro-posito, che a decorrere dal 1° luglio la verifi ca della regolarità contributiva ai fi ni dalla partecipazione alle procedure di affi damento delle concessioni e degli ap-palti, ai sensi dell’art. 38, del dlgs n. 163/2006 (codice appalti), non potrà più avvenire attraverso il sistema AVCpass, ma esclusivamente attraverso la nuova pro-cedura del Durc online. Ciò in ragione dell’espressa previsione di legge secondo la quale la nuova modalità di acquisizione del Durc «assolve all’obbligo di verifi -care la sussistenza del requisito di ordine generale di cui all’art. 38, comma 1, lett. i, del dlgs n. 163/2006, presso la banca dati nazionale dei contratti pubblici» istituita presso l’autorità nazionale anticorruzione (art. 4, comma 3, del citato dlgs n. 34/2014). Le richieste acquisite tramite il sistema AVCpass fi no al 30 giugno 2015 saranno comunque evase regolarmente, secondo le vigenti modalità.

Carla De Lellis

Regolarità contributiva,sistema AVCpass in soffi tta

Accertamenti contributivi in arrivo per migliaia di liberi professionisti. L’Inps, infatti, nell’ambi-to dell’operazione di verifi ca delle posizioni con-tributive denominata «Poseidone», ha ultimato le operazioni di invio delle comunicazioni di debito a seguito delle estrazioni dei dati fi scali dei sogget-ti che hanno dichiarato nel 2009 (Unico PF 2010) redditi derivanti da arti e professioni, per i quali non è presente alcuna contribuzione previdenziale obbligatoria.

Poseidone 2009. Nel messaggio n. 4337/2015, l’Isti-tuto comunica che ha proceduto a iscrivere d’uffi cio, con decorrenza 1° gennaio 2009, i soggetti non cono-sciuti e contemporaneamente a inviare la richiesta della contribuzione dovuta ai soggetti già iscritti, anche a seguito delle precedenti operazioni Posei-done, per i quali non risulta alcuna contribuzione versata.

Soggetti interessati. Sono interessati dall’invio delle comunicazioni anche coloro che hanno dichia-rato redditi provenienti da arti e professioni con i seguenti codici Ateco: 69.10.10 (attività degli studi legali), solo nel caso in cui il reddito dichiarato ai fi ni Irpef sia inferiore al reddito minimo previsto dalla Cassa Forense; 71.11.00 (attività studi di ar-chitettura); 71.12.10 (attività studi di ingegneria); 71.12.20 (servizi di progettazione di ingegneria in-tegrata); 86.90.21 (fi sioterapisti); 69.20.12 (servizio forniti da ragionieri e consulenti tributari); 69.20.11 e 69.20.12 (servizi forniti da dottori commercialisti e ragionieri e consulenti tributari). A tutti i soggetti individuati, si legge nella nota dell’ente, si è proce-duto a inviare una comunicazione di iscrizione (se assente) alla Gestione separata e la quantifi cazio-ne della contribuzione omessa comprensiva delle sanzioni civili.

Leonardo Comegna

Accertamenti in arrivoper i liberi professionisti

prcopocioree 2unpede20

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Gli effetti

Risarcimento Ricostituzione della pensione

Anni Arretrati AnniPrima della

sentenza

Dopo la

sentenza

2012 210,60 euro 2012 1.500,00 euro 1.508,10 euro

2013 447,20 euro 2013 1.500,00 euro 1.517,15 euro

2014 89,96 euro 2014 1.515,68 euro 1.533,00 euro

2015 48,51 euro 2015 1.518,56 euro 1.535,91 euro

Totale 796,27 euro Dal 2016 1.524,33 euro 1.541,75 euro

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37Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 2PERITI INDUSTRIALIL’unico percorso possibile alla luce degli interventi legislativi

Formazione da elevareLaurea per rimanere professione intellettuale

Perché la laurea per esercitare una pro-fessione intellettua-le? Per i periti indu-

striali la risposta è semplice: si tratta di una scelta obbli-gata, conseguenza diretta di tutti gli interventi legislativi che si sono succeduti negli ul-timi 10 anni, dal dpr 328/01 che tra i requisiti di ammis-sione all’esame di stato ha introdotto la laurea, al dpr 88/10 che nel riformare gli istituti tecnici ha ridefinito settori e indirizzi, modifican-do la stessa denominazione del titolo di studio. Nessuna delle due norme si è preoccu-pata di armonizzare i sistemi di formazione con quelli di accesso alla professione, né tanto meno, come è il caso della riforma della scuola voluta dall’ex ministro Maria Stella Gelmini, di approvare una norma di raccordo tra il nuovo diploma di istruzione tecnica e l’accesso agli albi delle professioni.

Il risultato è che questo nuovo titolo di studio gene-ricamente defi nito diploma di istruzione tecnica (i pri-mi diplomati usciranno in questa sessione estiva) ha perduto quel carattere che fi no ad ora ha sempre con-sentito di individuarne con chiarezza la professione di accesso specifi ca, e come del resto prevedono le norme di

accesso contenute nei rispettivi ordi-namenti professio-nali. Senza conside-rare la cosa ancora più grave, e cioè che il legislatore nell’approvare que-sto provvedimento non ha mai chiarito se questo titolo fos-se valido per l’ac-cesso all’esercizio delle professioni, mentre al contra-rio ha specificato in più passaggi il legame che questa formazione ha con gli istituti tecnici e le fi liere tecnologi-che. Niente a che vedere con la pro-fessione intellet-tuale. Se a questo si aggiun-ge poi che il dpr abroga un passaggio di una norma (dlgs 294/1997) che stabiliva che «gli istituti tecnici hanno per fi ne precipuo quello di prepa-rare all’esercizio di funzioni tecniche od amministrative, nonché di alcune professio-ni, nei settori commerciale e dei servizi, industriale, delle costruzioni, agrario, nautico ed aeronautico» il quadro le-gislativo non sembra lasciar più spazio a dubbi.

Accanto alla legislazione italiana, c’è poi l’imprescin-dibile riferimento all’Euro-

pa e alle sue direttive che in materia di professioni è stata sempre chiara: laurea trien-nale o titolo equivalente per esercitare una professione intellettuale e poter quindi mantenere un determinato livello di qualifica e le re-lative competenze stabilite dalla costituzione e dal codi-ce civile.

Per i periti industriali in particolare si tratta di re-stare nell’attuale livello D previsto dal decreto legisla-tivo 206/12 (che recepisce la direttiva qualifi che 36/05) e poi nel relativo livello VI Eqf

(quadro europeo delle qualifi che e dei titoli per l’apprendimento perma-nente).

Solo con un titolo ac-cademico (o riconosciuto giuridicamente equiva-lente) quindi il perito industriale potrà man-tenere quella capacità di progettare tipica della professione intellettua-le, una competenza che non solo lo distingue da qualsiasi altro soggetto non iscritto a un albo professionale, ma che soprattutto gli consente di esercitare un’attività a garanzia dell’interes-se pubblico. Ma l’atten-zione così chiaramente posta dal codice civile alla tutela dell’inte-

resse pubblico può essere protetta solo con il posses-so da parte dei professioni-sti di determinati requisiti soggettivi ed oggettivi. Uno di questi è appunto il titolo accademico.

Un ddl per la concorrenza. sleale. Lontano da quegli obiettivi di semplifi cazio-ne e di liberalizzazione che dichiara di voler per-seguire. Il Cnpi esprime forti preoccupazioni sul ddl concorrenza a firma del ministro dello sviluppo economico Federica Guidi sul quale sono in corso le audizioni presso le Com-missioni riunite fi nanze e attività produttive. Il pas-saggio che più preoccupa i periti industriali è quello contenuto nell’art. 32 con cui il governo nel fornire «un’interpretazione au-tentica di abrogazione del divieto di svolgimento in forma associata di attività professionali» consente, di fatto, l’apertura del mer-cato dei privati alle società di ingegneria, ossia alle so-cietà di capitale. Non solo, perché anche se qualcuno vuole fare credere il con-trario, lo fa condonando l’attività illecitamente svolta nel passato, inter-venendo su contratti e sentenze in corso, violan-do in sostanza il dettato costituzionale. L’articolo in questione contiene un principio ancora più grave se si considera che questo tipo di società, nate nel 1994 con la legge Merloni (poi sostituita dal Codice degli appalti) e autoriz-zate a lavorare solo nel campo delle opere pubbli-che, non sono soggette a controlli né a regole pro-fessionali, che invece da sempre caratterizzano il lavoro delle professioni di area tecnica. Dunque senza alcuna vergogna è stato proposto un princi-pio che, in violazione della legge di riforma Severino che stabilisce regole eti-che e obblighi per tutte le professioni, consentirà a qualsiasi società di pro-gettare e dirigere lavori al di fuori di ogni control-lo etico, di competenze e di qualsiasi principio di concorrenza leale. A danno solo del cittadino. Se la norma non sarà mo-difi cata ancora una volta prevarrà quel principio se-condo il quale in Italia si continuano a privilegiare discutibili e dannose scor-ciatoie rispetto alla neces-sità di premiare l’etica del lavoro e la qualifi cazione professionale. La speranza è che qualche illuminato parlamentare della com-missione competente ri-terrà opportuno proporre una immediata marcia in-dietro. E soprattutto che l’esecutivo non tenterà più colpi di mano a danno dei professionisti.

L’SOS DEL CNPI

Concorrenza sleale

all’orizzonte

Decreto sul bonus fiscale (credito d’im-posta del 6% per le Casse previdenziali dei professionisti, del 9% per i Fondi pensione) per puntare sullo sviluppo dell’economia reale del paese ancora «in freezer»: firmato dal ministero dell’Eco-nomia a metà maggio, infatti, «è un fan-tasma, non essendo finora approdato in Gazzetta Ufficiale». E la normativa ap-pare, comunque, «una complicazione di affari semplici». È l’opinione di Alberto Brambilla, coordinatore del comitato tecnico scientifico di Itinerari previ-denziali, che commentando l’iniziativa governativa per indurre il mondo degli Enti pensionistici privati a immettere risorse in alcuni settori produttivi, per stimolare la crescita del pil nazionale, evidenzia come il meccanismo non sia privo di criticità. Difatti, i passaggi sono «investire nello sviluppo del pa-ese, mandare a fine anno all’Agenzia delle entrate il prospetto, affinché pos-sa valutare se queste operazioni sono meritevoli di credito d’imposta», poi «si fa il conto se, fra tutti gli investitori, si riesce a stare dentro» alla dotazione complessivamente stanziata, nell’ambi-to del decreto, cioè negli «80 milioni di euro». E se, «supponiamo, la richiesta di agevolazioni fiscali sarà di 160 mi-lioni, essendone disponibile soltanto la metà, a tutti verrà concesso il 50% delle agevolazioni». Nel frattempo, il pa-norama delle scelte finanziarie degli

enti costituiti grazie ai decreti legisla-tivi 509/1994 e 103/1996 è stato proprio pochi giorni fa messo nero su bianco dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), nell’ambito della sua relazione sulle performance del 2014, illustrata in parlamento: su 66 miliardi di patrimonio totale quasi 20 miliardi sono investiti nell’immobilia-re, la quota più rilevante degli investi-menti mobiliari pari a 20 miliardi (un terzo del totale) è in obbligazioni, di cui il 66% titoli di stato. Gli investimenti nella penisola assorbono quasi il 50% del patrimonio complessivo, «ma se de-puriamo questo dato dalla componente immobiliare e dai titoli di Stato, all’eco-nomia reale restano 2,5 miliardi di cui 1,4 in titoli obbligazionari corporate e 1,1 miliardi in azioni». In totale, sottoli-nea il vertice di Itinerari previdenziali, «su oltre 191 miliardi di patrimonio al di là dei titoli di Stato all’economia ne vanno 5», ossia «meno del 3%». Solleci-tato, perciò, a prevedere in che misura le Casse dei professionisti aderiranno all’opportunità contenuta nel decreto, quando diventerà operativo, Brambilla afferma che «è probabile che molti sog-getti preferiscano, nel ventaglio delle aree di investimento proposte, mettere i propri soldi nelle Piccole e medie im-prese (Pmi)», oppure saranno orientati, in parte, a «comprare quote di fondi at-tivi in campo infrastrutturale e, nello

specifico, nelle energie rinnovabili». Però, «aspetterei a fare ipotesi prima di leggere cosa c’è scritto nel testo», vi-sto che circola voce, addirittura, che «le Pmi non saranno incluse nella stesura definitiva», quella che verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Malgrado le «complicazioni», è tuttavia propenso a credere che «spesso gli operatori hanno più buonsenso del legislatore», dunque le chance del decreto non andranno del tutto in fumo. A tal proposito, Valerio Bignami, presidente dell’Eppi, l’Ente previdenziale dei periti industriali, ha un’opinione netta: premettendo che «è una filosofia d’investimento corretta che le Casse si assumano questa re-sponsabilità verso l’economia reale del nostro Paese», considera il decreto «un piccolo aiuto concessoci dal governo, a fronte di una condizione di ben mag-giore criticità: è stata, infatti, tradita quella promessa, o rassicurazione, che avevamo ricevuto prima del via libe-ra alla legge di Stabilità». È, infatti, venuta a mancare quella «armonizza-zione fiscale» auspicata, e la tassa sui rendimenti finanziari è passata dal 20 al 26%. Quanto consentito, pertanto, dal provvedimento dell’Esecutivo co-stituisce «un incentivo minimo, che non risolve nulla sul versante dell’ade-guatezza delle prestazioni che andre-mo a dare ai periti industriali», chiosa Bignami.

LE CRITICITÀ LEGATE AL DECRETO LA CUI PUBBLICAZIONE IN G.U. È ATTESA DA MESI

Il bonus per le casse di previdenza rischia il flop

Giampiero Giovannetti

Pagina a curaDELL’UFFICIO STAMPA

DEL CONSIGLIO NAZIONALE

E DELL’ENTE DI PREVIDENZA

DEI PERITI INDUSTRIALI

E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI www.cnpi.it - www.eppi.it

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38 Venerdì 26 Giugno 2015 ISTITUTO NAZIONALE REVISORI LEGALINel corso dell’Assemblea nazionale approvati i bilanci consuntivo 2014 e preventivo 2015

L’Inrl incontra le istituzioniFerri: regolamento per l’idoneità professionale in arrivo

Una assemblea nazio-nale storica quella dell’Istituto nazio-nale revisori legali

svoltasi a Roma lo scorso 19 giugno che ha visto la parteci-pazione di oltre 100 professio-nisti tra delegati provinciali, regionali e revisori iscritti. A renderla tale, oltre alla più alta presenza di delegati nel-la lunga storia dell’Istituto (fondato nel 1956 da Mode-sto Bertolli), ha contribuito la partecipazione del sotto-segretario alla Giustizia Co-simo Maria Ferri e dell’ispet-tore generale capo fi nanza del Mef Gianfranco Tanzi, vale a dire i rappresentanti dei due ministeri di vigilanza che con i loro interventi hanno portato notizie a pieno soste-gno delle istanze avanzate da tempo dall’Inrl. A partire dal sottosegretario alla giustizia che ha confermato il no alla equipollenza che l’Istituto aveva sempre sostenuto, ri-chiamando specifi ci dettami dell’Unione europea. Nello specifi co Cosimo Maria Ferri ha sottolineato come, «nel re-golamento per l’idoneità pro-fessionale che verrà emanato a breve abbiamo accolto le ri-chieste dell’Unione europea, attenendoci ai dettami della direttiva europea in materia di revisione, stabilendo che non è contemplato l’esonero totale dall’esame di abilita-zione, poiché ci sono materie specifi che relative alla nuova revisione legale sulle quali tutti i professionisti dovran-no sostenere una prova di abilitazione. E mi riferisco in particolare ai principi inter-nazionali di revisione, ai prin-cipi contabili, alla deontologia e indipendenza, alla tecnica professionale e alla gestione dei rischi aziendali». Di fat-to quando entrerà in vigore

il nuovo regolamento verrà meno l’attuale situazione che permetteva l’iscrizione automatica al registro a tutti coloro che avevano superato l’esame di stato da dottore commercialista e svolto il ti-rocinio di 36 mesi. Pertanto l’esame di abilitazione com-prende quelle specifi che ma-terie che proprio l’Inrl aveva sollecitato al ministero di giu-stizia ed al Mef. E anche sulla titolarità della rappresentan-za tributaria, il sottosegreta-

rio Ferri ha lasciato aperto un canale di confronto con l’Istituto evidenziando che, «sulla Ctu nei tribunali ita-liani e sulla rappresentanza tributaria non faccio promes-se, ma mi impegno a recepire le proposte dell’Inrl ed apri-re un costruttivo confronto per verifi care la fattibilità di queste istanze di titolarità». Ugualmente significativo e positivo l’intervento di Gian-franco Tanzi che in merito agli ultimi decreti attuativi

del dlgs 39/2010, ha ribadito: «Da tempo abbiamo promosso un confronto con tutte le parti interessate, compreso l’Inrl, sugli standard internazionali di revisione e sul codice de-ontologico. Bisogna precisa-re che ci troviamo di fronte a una materia molto delicata: nel registro c’è, infatti, una composizione eterogenea con 153 mila iscritti con differen-ti status professionali ed ol-tre 450 società di revisione. Il che ha comportato un approc-cio articolato e diversifi cato con un impiego di risorse umane e operative non cer-to marginale. Anche perché il registro, negli ultimi anni, si è evoluto e oggi riporta anche incarichi con durata ed entità delle consulenze. Tutto questo ha signifi cato avviare una azione di con-trollo e vigilanza molto più variegata. Ma noi vogliamo che si consolidi una costrut-tiva interlocuzione con l’Inrl e con le altre rappresentan-ze professionali per assicu-rare una collaborazione con-tinua a benefi cio degli stessi regolamenti attuativi». A completare il successo della giornata di lavori, l’appro-vazione all’unanimità e per acclamazione della relazio-ne del presidente Baresi che ha ripercorso i passaggi sa-lienti dell’attività dell’Isti-tuto, dalla convegnistica sul territorio, con i seminari in Sicilia, Sardegna e Ligu-ria, alle prime riunioni del

comitato scientifi co presie-duto da Rainer Masera, già ministro del bilancio nel go-verno Dini; dalla rinnovata attività di formazione per gli iscritti alla istituzione di una apposita commissione per la riforma dello statuto Inrl, al consolidamento delle relazio-ni istituzionali sia nazionali che internazionali. A tal pro-posito il presidente Baresi ha letto all’assemblea la lettera inviata ai vertici dell’Istituto da lord Jonathan Hill, Com-missario Ue per la stabilità fi nanziaria che nell’eviden-ziare il ruolo centrale dei revisori legali nel sistema economico europeo, ha au-spicato un prossimo incon-tro a Bruxelles con i vertici dell’Istituto. Alla luce di tut-to questo, più che motivata la soddisfazione espressa dal presidente dell’Inrl, Virgilio Baresi che ha dichiarato: «Non potevamo avere mi-gliori auspici dalle istitu-zioni europee e italiane che con la loro presenza hanno celebrato insieme a noi la più importante assemblea nazionale dell’Istituto dalla sua fondazione, conferman-do il pieno riconoscimento dell’Inrl quale interlocutore di riferimento della revisio-ne legale italiana». Sempre nel corso dell’assemblea sono stati approvati all’unanimità il bilancio consuntivo 2014 e preventivo 2015 illustrati nel dettaglio dal tesorie-re Gianpaolo Pistocchi. Di particolare rilievo poi l’ap-prezzamento del sottose-gretario alla giustizia per le annotazioni che il delegato regionale della Puglia e pre-sidente della Commissione per la riforma dello statuto Inrl, Giuseppe Pio Macario, ha illustrato nella sessione pubblica dell’assemblea, at-tinenti al risk management che rappresenta una im-portante estensione di com-petenze del revisore legale «la gestione del rischio che fi gura tra le nuove discipli-ne tematiche, rappresenta la svolta sostanziale della nostra professione, da sem-plice revisione contabile al vero e proprio controllo del-le forme di governance all’in-terno delle aziende. Di fatto al revisore viene affi data la funzione di controllo interno della azienda, allargando le competenze della professione

Pagina a cura diINRL

Istituto nazionale revisori legali

Sede: Via Gonzaga, 7 20121 - MilanoTel. 02 669.84.967 - Fax 02 700.38.329

Uff. Rappresent.: Via Uffici del Vicario,49 - Roma

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Al lavoro la commissione Inrl per la riformadello statuto

Prima riunione preliminare, presso la sede Inrl di Roma, della commissione per la riforma dello statuto dell’Istituto, presie-duta da Giuseppe Pio Macario, docente di management internazionale, ragioneria e contabilità e ragioneria applicata presso l’Università degli studi di Bari, delegato regionale Inrl per la Puglia e composta da Aurelio Franco Colasanto, consulente tecnico contabile per diversi istituti di credito nonché direttore dell’uffi cio legale e recupero crediti di Ubi Banca, Carime spa, delegato provinciale Inrl a Bari e da Francesco Paolo Petrera, notaio e docente presso la scuola pugliese di notariato, membro della Commissione studi d’impre-sa del Consiglio nazionale del notariato. Alla presenza del presidente Inrl, Virgilio Baresi, sono stati fi ssati i passaggi-chiave per la stesura di un testo statutario che dia

maggiore dinamicità e reattività all’Istitu-to, in un’ottica italo-europea che è poi il contesto nel quale potranno operare i revisori legali iscritti.

Ancora un rinvioper la riformadella delega fiscale Al Cdm di martedì scorso è stato uffi cia-lizzato l’ennesimo rinvio della riforma fi scale. È stato lo stesso premier Renzi a precisare che si è deciso di avviare una approfondita discussione su cinque decreti attuativi in attuazione della delega fi scale, che attengono nel dettaglio alla stima ed al monitoraggio dell’eva-sione fi scale, alla riorganizzazione delle Agenzia fi scali, alla riscossione, interpel-lo e contenzioso ed alla revisione del sistema sanzionatorio. Secondo quanto riportato dagli stessi ambienti di Palazzo Chigi, l’approvazione defi nitiva potrebbe già avvenire al prossimo Cdm.

REVISORI NEWS

Michele Simone, Cosimo Maria Ferri

e Virgilio Baresi

Michele Simone, Cosimo Maria Ferri, Virgilio Baresi,

Stefano Mandolesie Gaetano R. Carnessale

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39Venerdì 26 Giugno 2015ISTITUTO NAZIONALE REVISORI LEGALI

fi no al monitoraggio della stessa strategia di una azienda (enterprise risk management), vale a dire la gestione del rischio aziendale. Per la prima volta in Italia viene stabilita la competenza del revisore legale nel sistema di controllo interno, che non si limita al controllo contabile, ma con-templa anche la compliance, la legittimità e la verifi ca della strategia dell’azienda o dell’ente pubblico». Ben articolato, infi ne, l’intervento del co-delegato regionale Inrl della Sicilia, Giusep-pe Castellana che ha evidenziato come, «aspetto di primaria importanza, enfatizzato anche nel recente convegno di Messina è il ruolo etico di assurance , di garanzia, che il revisore espleta. Oggi, con la re-introduzione del falso in bilancio tra i reati societari e l’inasprimento delle pene previste, il revisore è chiamato a svolgere un ruo-lo di assurance ancora più importante. Da qui l’ipotesi di istituire una certifi cazione di quali-tà che il nostro Istituto potrebbe attrezzarsi a rilasciare, in coerenza con quanto previsto dai principi Isqc1 sul controllo della qualità anche dell’attività di revisione, che è entrata in vigore dal 2015». Al termine dell’assemblea nazionale, a tutti i delegati, sono stati consegnati gli attestati di partecipazione e i vertici Inrl hanno ribadito l’importanza del proselitismo da consolidare nei prossimi mesi per rafforzare ulteriormente la base dell’Istituto.

Stefano Mandolesi, Gianfranco Tanzi e Virgilio

Bares

Stefano Mandolesi, Gianfranco Tanzie Virgilio Baresi

Ubaldo Procaccini, vicesegretario Inrl

L’inizio dell’assemblea nazionale

Un momento dell’assemblea

nazionale

La sala dell’assemblea nazionale

Luigi Pagliuca, presidente Cassa

ragionieri con Virgilio Baresi, presidente Inrl

Il tesoriere dell’Inrl, Gianpaolo Pistocchi

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41Venerdì 26 Giugno 2015CONSULENTI DEL LAVOROL’sos dell’Ancl: non basta la proroga di 30 giorni per gli adempimenti

Inps, così non può andareDa rivedere le comunicazioni di irregolarità

Solo pochi giorni fa, l’Inps ha effettuato un invio massivo di comunicazioni di irre-

golarità contributiva tramite Pec, che ha interessato gran parte dei consulenti del lavo-ro su tutto il territorio nazio-nale. In tali mail, venivano anche assegnati 15 giorni per la regolarizzazione. La vicen-da ha suscitato vibratissime proteste dei Consulenti del lavoro, riversate al sindacato di categoria, che è intervenu-to con una propria azione di contestazione nei confronti dei vertici dell’Inps. L’istituto poi, in presenza dell’evidente disagio dei Cdl così come rap-presentato anche dal Consi-glio nazionale dell’Ordine, ha accordato ulteriori 30 giorni per gli adempimenti. Ma ciò non ha soddisfatto del tutto il Sindacato di categoria Ancl, che abbiamo interpellato nel-la persona del suo presidente, Francesco Longobardi.

D. Presidente, ennesima frizione con l’Inps?

R. Abbiamo accolto con favore la nomina del nuo-vo presidente dell’Istituto al quale abbiamo formulato sinceri auguri di buon lavoro. Evidentemente si è da subito concretizzato uno degli aspet-ti su cui lavorare da subito, ovvero il rapporto paritario che deve intercorrere con i professionisti intermediari. Abbiamo contestato nell’oc-casione sia il merito di quelle comunicazioni che il metodo. A fronte di una così massiccia operazione di allerta regola-rizzazione contributiva delle aziende assistite dai colleghi,

sarebbe bastato consultare preventivamente gli organi rappresentativi dei consulen-ti del lavoro per concordare un’azione maggiormente ar-monizzata alle reciproche esigenze.

D. Quindi non si conte-stano le irregolarità delle aziende, ma il come si è intervenuto?

R. Esatto: noi consulenti del lavoro siamo i primi edu-catori alla regolarità ed alla legalità, ma per questo non possiamo essere considerati i telelavoratori della pubblica amministrazione a seconda degli umori o delle improv-vise necessità della stessa. È una questione di dignità pro-fessionale che spesso viene calpestata.

D. Eppure i consulenti del lavoro sono i principa-li intermediari dell’Inps.

R. Essere i principali in-terlocutori dell’Istituto non vuol dire poterli usare come si crede. Ho peraltro molti dubbi che ci si debba ritene-re i primi intermediari nei casi di inadempimento delle aziende.

D. Ci spieghi meglio.R. La figura di interme-

diario nasce e si consolida per effettuare adempimenti nei confronti della pubblica amministrazione in nome e per conto dell’azienda che l’ha delegato. Non per questo però può essere considerato il soggetto giuridico responsa-bile di un debito o di un ina-dempimento di terzi. Anche dal punto di vista civilistico, in caso di pretese economiche, l’Istituto dovrebbe rivolgersi al diretto debitore che poi solo per sua scelta può farsi assi-stere dal professionista nel-

la soluzione del caso. È una questione delicata sulla quale sarebbe necessario un defi ni-tivo chiarimento con enti ed istituti.

D. Cos’altro non va nel-la procedura adottata dall’Istituto?

R. La risposta sta nelle varie situazione che mi han-no rappresentato gli stessi Colleghi da tutto il territorio nazionale: è risultato diffu-samente che numerosissime comunicazioni di irregolarità sono state inerenti situazio-ni debitorie acclarate da oltre un anno, ma anche riguar-danti rateazioni autorizzate ed in corso, delle quali non si è tenuto conto, aziende anche regolari, e sospensioni rego-larmente comunicate all’In-ps ma dallo stesso dall’ente ignorate. Non ultime le in-comprensibili causali «car-tella non riscossa, cartella non notifi cata, inadempienza relativa al periodo, F24 non presente, dm10 non presente» ecc. È di tutta evidenza che nessun controllo è stato ope-rato in origine dall’Istituto che evidentemente soffre di mancato collegamento ed in-terazione interna tra le varie procedure amministrative.

D. Comunque è arrivata la proroga.

R. Sì, ma questo non risol-ve il problema. Non è il con-sulente del lavoro che deve dedicare gran parte del suo tempo per verifi care la legitti-mità di una richiesta: sono le richieste di regolarizzazione stesse che devono partire solo se fondate su certezze e risul-tanze acclarate. Ho fatto pub-

blicamente presente che nei confronti di aziende e datori di lavoro, l’azione intrapresa dall’Istituto previdenziale, sulla base di dati di archivio non aggiornati o comunque non attendibili, costituisce un atto gravemente illegittimo che colpisce ingiustamente realtà produttive che stanno faticosamente risalendo la china della ripresa economi-ca, grazie anche agli inter-venti ed agli incentivi recen-temente messi in campo dal governo. E mentre tutti sono in attesa dei primi segnali di ripresa, l’Istituto non si fa scrupolo alcuno, così colpen-do, per esigenze meramente burocratiche, anche aziende del tutto incolpevoli. Così non va, e la proroga è l’ennesima toppa.

D. Come si può invertire la tendenza?

R. Abbiamo numerosi tavoli di consultazione con l’Istituto, nei quali i consulenti del la-voro hanno sempre apportato valore aggiunto e collabora-zione. Da parte nostra non c’è nessuna avversazione, anzi massima intenzione di migliorare le procedure. Ma per centrare l’obiettivo, biso-gna essere in due.

DI CELESTE VIVENZI

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2015 è stato pubblicato il Comunicato stampa del Mef n. 121 del 9

giugno 2015 con il quale è stata di-sposta, in linea con gli scorsi anni, la proroga di 20 giorni dei versamen-ti delle imposte (la causa è il con-sueto ritardo nella pubblicazione del software Gerico 2015 da parte dell’Agenzia delle entrate). In buona sostanza la proroga avviene con le seguenti modalità operative:

a) slitta dal 16 giugno al 6 luglio 2015 il termine per effettuare i ver-samenti derivanti dalla dichiarazio-ne dei redditi, dalla dichiarazione Irap e dalla dichiarazione unifi cata annuale da parte dei contribuenti che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore;

b) sempre per i soggetti di cui sopra vi è la possibilità di pagare le imposte dal 7 luglio e fi no al 20

agosto 2015 con una lieve maggiora-zione, a titolo di interesse, pari allo 0,40%. La proroga riguarda sia i sog-getti che esercitano attività per le quali sono stati approvati gli studi di settore, sia coloro che presentano cause di esclusione o inapplicabilità dagli stessi.

Nel caso di specie sono pertan-to compresi nella proroga dei ver-samenti i soggetti che adottano il regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e per i la-voratori in mobilità, i soggetti che determinano il reddito forfettaria-mente di cui alla legge 190/2014, i soci di società di persone e di società di capitali in regime di trasparenza (in pratica sono interessati tutti i soci di società di persone o di srl in trasparenza fi scale, i soci di studi associati, i collaboratori di impresa familiare e i contribuenti che adot-tano il regime dei minimi).

Rimangono, invece, fissi al 16 giugno 2015 o al 16 luglio con mag-giorazione dello 0,40% i pagamenti

delle imposte relative ai seguenti soggetti:

1) persone fi siche che non eserci-tano attività d’impresa o di lavoro autonomo, neppure tramite parte-cipazione a società o associazioni trasparenti;

2) contribuenti che svolgono atti-vità d’impresa o di lavoro autonomo per le quali non sono stati elaborati gli studi di settore;

3) gli imprenditori agricoli titolari di solo reddito agrario;

4) contribuenti per i quali trovano applicazione i parametri;

5) soggetti Ires, anche se assogget-tati agli studi di settore, che hanno usufruito dello spostamento dell’ap-provazione del bilancio entro il temi-ne di 180 giorni ovvero i soggetti con periodo d’imposta non coincidente con l’anno solare;

6) soggetti esclusi dall’applicazione dello studio a causa di ricavi/ com-pensi superiori a 5.164.569 euro.

È importante sottolineare che la proroga riguarda le seguenti impo-

ste: Ires/Irpef , addizionali regionale e comunale, Irap, saldo Iva, cedolare secca, contribuenti minimi, imposte patrimoniali (Ivie e Ivafe), acconto del 20% sui redditi a tassazione se-parata, adeguamento agli Studi di settore, contributi previdenziali Ivs e Gestione separata, diritto annuale Cciaa. Per i soci trasparenti di socie-tà di capitali è utile ribadire che ai fi ni previdenziali la proroga si appli-ca in modalità differente a seconda della tipologia di società interessata ovvero:

a) srl trasparente interessata da studio di settore: la proroga si appli-ca ai soci sia in materia di imposte che di contributi Inps Ivs;

b) srl non in trasparenza interes-sata da studio di settore: la proroga non si applica per le imposte ma solo per i contributi Ivs Inps (nel caso di specie se il contribuente intende ver-sare le imposte in data 6 luglio 2015 non applica alcuna maggiorazione al saldo Ivs ma applica lo 0,4% al saldo Irpef).

Il focus dei consulenti del lavoro sullo slittamento di 20 giorni dei versamenti delle imposte

Unico 2015 nuovamente prorogato

Pagina a curaDELL’UFFICIO STAMPA E RELAZIONI ESTERNE

DELL’ANCL,ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO

Tel. 06/5415742www.anclsu.com

Francesco Longobardi

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42 Venerdì 26 Giugno 2015

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DICHIARAZIONI DEI REDDIT

Enti locali& Federalismo

IL GIORNALE DELLE AUTONOMIE

Gli effetti della sentenza della Consulta. Il blocco ha i nora congelato la valutazione per fasce

Statali pagati in base al meritoI nuovi contratti dovranno applicare la legge Brunetta

DI LUIGI OLIVERI

Dietro ai possibili rin-novi contrattuali, le mine vaganti dell’at-tivazione delle fasce di

valutazione e della modifi ca dei fondi contrattuali decentrati.

Nonostante la soddisfazione espressa dalle organizzazioni sindacali per la nuova stagione della contrattazione collettiva che potrebbe riaprirsi a seguito della sentenza della Corte costi-tuzionale (si veda ItaliaOggi di ieri) che ha considerato incosti-tuzionale il blocco dei rinnovi, ma solo per il futuro, sono molte le «insidie» che si nascondono dietro i rinnovi contrattuali.

Fasce retributive. La neces-sità di distinguere in tre fasce di merito i dipendenti pubblici per effetto della valutazione del loro rendimento, imposta dalla riforma Brunetta, è stata quasi messa nel dimenticatoio, dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 141/2011, che aveva

di fatto «sospeso» gli effetti del-la riforma. L’articolo 6, comma 1, del citato decreto legislativo stabilisce, infatti, che «la diffe-renziazione retributiva in fasce prevista dagli articoli 19, commi 2 e 3, e 31, comma 2, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, si applica a partire dalla tornata di contrattazione collet-tiva successiva a quella relativa al quadriennio 2006-2009». Il blocco dei contratti, protrattosi fi no al 2015, ha di fatto impe-dito che le fasce di valutazione riprendessero vita, per ben quattro anni.

Se e quando ripartirà la contrattazione nazionale col-lettiva, tuttavia, essa non potrà limitarsi a regolare gli adeguamenti stipendiali dei lavoratori pubblici, ma dovrà anche curarsi di attivare la va-lutazione per fasce, cioè quella parte della riforma Brunetta più invisa alle organizzazioni sindacali. Infatti, il decreto le-gislativo 150/2009 impone di riservare la metà delle risorse destinate all’incentivazione al 25% dei dipendenti inseriti nel-la prima fascia, lasciando il re-stante 50% delle risorse al 50%

dei dipendenti, mentre l’ultimo 25% non potrebbe percepire al-cun incentivo. C’è, comunque, da sottolineare che il disegno di legge delega di riforma del-la pubblica amministrazione all’esame in questi giorni alla Camera contiene, tra gli altri, anche l’indirizzo al governo di rivedere le norme sui sistemi di incentivazione. I tempi verosi-milmente lunghi della nuova stagione contrattuale potreb-bero quindi anche consentire di modifi care l’attuale assetto.

Fondi contrattuali. La se-conda insidia è stata sempre in-trodotta dalla riforma Brunet-ta, per effetto della quale è stato introdotto all’articolo 40 del dlgs 165/2001 il comma 3-bis, il quale stabilisce che la contrat-tazione integrativa di secondo livello «destina al trattamento economico accessorio collegato alla performance individuale una quota prevalente del trat-tamento accessorio complessivo comunque denominato». Per-

tanto, se la riforma della p.a. non modifi cherà la disciplina in vigore, la contrattazione nazio-nale collettiva dovrà ridefi nire la struttura del trattamento economico incentivante e le regole della contrattazione de-centrata. I contratti di secondo livello dovrebbero destinare la maggior parte delle risorse del salario accessorio proprio alla valutazione dei risultati da pre-miare col sistema delle fasce.

Dunque, dalla nuova contrat-tazione nazionale collettiva po-trebbe derivare la conseguen-za che per molti dipendenti pubblici il salario complessivo, potrebbe ridursi anche signi-ficativamente, applicando le regole imposte dalla riforma Brunetta, per anni rimaste nell’oblio.

Ultimo atto per i vecchi ruoli degli enti locali. A breve Equitalia dovrà trasmet-tere l’elenco dei crediti fi no a 2 mila euro iscritti in ruoli esecutivi fi no al 31 dicembre 1999 annullati ex lege automaticamente. Le quote contenute nell’elenco vengono discaricate senza oneri amministrativi a carico dell’ente e vanno eliminate dalle scritture con-tabili. Il discarico non opera per le quo-te inserite erroneamente nell’elenco. Stessa sorte spetta ai crediti di importo superiore a 2 mila euro per i quali alla data del 22 giugno scorso non sono state attivate procedure esecutive o non sono in corso contenziosi, accordi di ristrutturazione, transazioni fi scali e previdenziali, insinuazioni in proce-dure concorsuali e dilazioni. Se sussi-stono queste procedure o pendenze i ruoli rimangono in carico all’agente della riscossione. Se successivamente le somme iscritte a ruolo non verran-no riscosse, anch’esse dovranno essere inserite in un elenco che va trasmesso agli enti locali entro 2 mesi dalla con-clusione delle attività. Equitalia ha co-munque diritto al rimborso delle spese sostenute per le procedure esecutive. È quanto prevede il decreto del ministe-ro dell’economia e delle fi nanze del 15 giugno 2015, pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale n. 142 del 22 giugno, che detta anche le modalità di trasmissione delle quote annullate.

Il decreto ministeriale attua le dispo-sizioni contenute nell’articolo 1, com-

ma 527, della legge 228/2012, in base al quale decorsi sei mesi dalla data della sua entrata in vigore (1° luglio 2013), i crediti di importo fi no a duemila euro, comprensivi di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, iscritti in ruoli resi esecutivi fi no al 31 dicembre 1999, sono automaticamente annullati. Per il conseguente discarico e l’eliminazione dalle scritture patri-moniali, infatti, ha demandato a un apposito provvedimento il compito di stabilire le modalità di trasmissione agli enti interessati «dell’elenco delle quote annullate e di rimborso agli agen-ti della riscossione delle relative spe-se per le procedure esecutive poste in essere». Il suddetto decreto ha quindi previsto che, per ottenere il discarico, l’elenco delle quote riferite ai crediti di importo fino a duemila euro, an-nullati automaticamente alla data del 1° luglio 2013, deve essere trasmesso dall’agente della riscossione agli enti locali su supporto magnetico o in via telematica, «in conformità alle speci-fi che tecniche di cui all’allegato 1». Se nell’elenco sono contenuti degli errori sulle quote indicate, l’amministrazione è tenuta a segnalarli agli agenti entro sei mesi dalla ricezione. La situazione non è diversa per i crediti di importo superiore a duemila euro, per i quali Equitalia deve trasmettere alle ammi-nistrazioni locali, con le stesse moda-lità, l’elenco delle quote che, alla data di entrata in vigore del decreto mini-

steriale (22 giugno 2015), non sono in-teressate da procedure esecutive già avviate, da contenzioso pendente, da accordi di ristrutturazione, transazio-ni fi scali e previdenziali, insinuazioni in procedure concorsuali o dilazioni in corso. Quelle ancora interessate da procedure o pendenze, invece, restano in carico a Equitalia. Se in futuro i ruo-li non verranno riscossi, dovrà essere attivata la stessa procedura stabilita per gli altri. Del resto, l’articolo 3 del decreto impone anche per questi ruoli la trasmissione dell’elenco ai creditori entro due mesi dalla conclusione delle attività, per poter essere discaricati in via automatica. Va però posto in rilievo che, nonostante il decreto ministeriale preveda il discarico senza oneri ammi-nistrativi a carico dell’ente creditore, sono comunque dovute le spese soste-nute dal concessionario per le spese esecutive. Per i ruoli degli enti locali la restituzione delle spese deve esse-re effettuata in 20 rate annuali, senza addebito degli interessi. Agli agenti della riscossione incombe l’onere di presentare, entro il 30 settembre 2015, un’istanza di rimborso ad hoc per ogni ente locale. La prima rata va pagata entro il 30 giugno 2016. Per i ruoli su-periori a 2 mila euro, per i quali le pro-cedure sono ancora in atto, le domande di rimborso vanno presentate entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di conclusione delle attività.

Sergio Trovato

Ultimo atto per i vecchi ruoli degli enti locali

La soglia massima di diri-genti degli enti locali che potranno essere scelti senza concorso potrebbe scendere dall’attuale 30 al 10%. Questa l’intenzione del governo che ha forma-lizzato la volontà di ridur-re il tetto massimo in un emendamento al ddl dele-ga sulla riforma della p.a. in discussione alla camera. Anche se poi sarà compito dei decreti attuativi indi-viduare con esattezza tale soglia. Novità in vista an-che per le camere di com-mercio, la cui riduzione prevista dalle attuali 105 a non più di 60 dovrà avveni-re sulla base di una soglia dimensionale minima di 75 mila imprese (non più 80 mila) e esplicitando la possibilità di «mantenere la singola camera di com-mercio non accorpata». Tra le specificità di cui tenere conto ci saranno anche le «circoscrizioni territoriali di confi ne» e occorrerà favorire il «man-tenimento dei servizi sul territorio».

Dirigenti da ridurre

La Corte costituzionale

Supplemento a cura di FRANCESCO CERISANO

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43Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiugnoE N T I L O C A L ILa priorità è assumere i vincitori di concorso e i dipendenti provinciali in sovrannumero

Personale, resti inutilizzabiliI budget passati non valgono per nuove assunzioni

Pagina a curaDI LUIGI OLIVERI

I resti dei budget destina-ti alle assunzioni per il triennio antecedente al 2015 debbono essere uti-

lizzati necessariamente per l’assunzione dei vincitori dei concorsi le cui graduatorie siano vigenti o approvate alla data dell’1/1/2015, oppure ai dipendenti delle province in sovrannumero. Finché perdu-ri il congelamento delle assun-zioni per il biennio 2015-2016, gli enti locali non possono uti-lizzare risorse disponibili dai resti, per effettuare assunzio-ni di personale ex novo.

È il «decreto enti locali», il dl 78/2015 che, combinato col parere della Corte dei conti, sezione autonomie 19/2015, fornisce la soluzione al quesi-to già affrontato dalla Sezio-ne regionale di controllo della Lombardia, rimesso per la decisione proprio alla sezione autonomie.

L’articolo 1, comma 424, del-la legge 190/2014 ha vincolato il budget delle assunzioni con una formula oggettivamen-te ambigua, tale da lasciare aperta anche sul piano solo letterale la porta a due solu-zioni interpretative. La prima è quella caldeggiata anche dal-la circolare interministeriale di Funzione pubblica e affari regionali 1/2015, secondo la quale «rimangono consenti-te le assunzioni, a valere sui budget degli anni preceden-ti, nonché quelle previste da norme speciali». La seconda e opposta teoria è stata con-siderata come egualmente fondata proprio dalla sezione Lombardia.

L’ago della bilancia, però, ora risulta spostato decisa-mente dal dl 78/2015 che in-tegra l’articolo 3, comma 5, del dl 90/2014, convertito in legge 114/2014 così da chia-rire, fi nalmente, che il budget triennale cumulabile per le as-sunzioni non è quello futuro, ma quello passato.

Solo in presenza della tesi mossa dalla sezione auto-nomie con delibera 27/2014 secondo cui il triennio sareb-be quello futuro, ha un peso l’idea espressa dalla circolare 1/2015, secondo cui nel bien-nio 2015-2016 le amministra-zioni potrebbero utilizzare i budget passati per indire concorsi e assunzioni al di fuori del congelamento delle assunzioni imposto dalla leg-ge 190/2014.

Ma, poiché ora la legge chia-risce (com’era per altro oppor-tuno e corretto) che il cumulo è retroattivo, è evidente che negli anni 2015 e 2016 è pos-sibile effettuare assunzioni a valere sul badget di ciascuno dei due anni, comprensivo dei «resti» dei precedenti trienni, i quali fi niscono, quindi, per

estendere le possibilità di chia-mata in servizio dei vincitori dei concorsi e dei dipendenti provinciali in sovrannumero, senza permettere assunzioni esterne ex novo.

A rafforzare questa conclu-sione indotta dal dl 78/2015 è, come rilevato prima, anche la delibera della sezione Au-tonomie 19/2015, secondo cui le disposizioni di cui all’arti-colo 1, comma 424, della leg-ge 190/2014, debbono sempre essere lette come norme poste a dare comunque priorità alla ricollocazione dei 20 mila di-pendenti provinciali sopran-numerari circa, anche perché il «congelamento» è destinato a durare al massimo 2 anni (in realtà restano 18 mesi, oggi).

Dunque, qualsiasi lettura di tale norma di garanzia e riorganizzazione del persona-le pubblico sottesa a sottrar-re risorse e posti disponibili al processo di ricollocazione dei dipendenti provinciali e di chiamata in servizio dei vincitori dei concorsi appare contrario ai fi ni esplicitamen-te indicati dal legislatore.

A rischio il lavoro di alcune centinaia tra funzionari e dirigenti dei corpi di polizia provinciale. Il dl 78/2015, come è noto, ha stabilito che i dipendenti dei corpi di poli-zia provinciale dovranno confl uire nei cor-pi della polizia comunale. Una decisione che appare, forse, ovvia. Invece, a guarda-re meglio, essa presenta non pochi profi li critici. Il primo è di ordine organizzativo. Le competenze della polizia provinciale sono piuttosto differenti da quelle della polizia locale, in quanto abbracciano so-prattutto la vigilanza su ambiente, caccia e pesca, con limitate competenze in tema di codice della strada lungo le strade pro-vinciali. L’articolo 5 del dl 78/2015, però, non si limita a prevedere il trasferimento dei dipendenti dei corpi di polizia pro-vinciale verso quelli di polizia comunale: lascia ferme le previsioni dell’articolo 1, comma 89, della legge 56/2014 e il compito delle regioni di fi ssare, con proprie leggi, le modalità del riordino delle funzioni in tema di polizia provinciale. Solo successi-vamente dovrebbero considerarsi possibili i trasferimenti presso i comuni, per evi-tare che le funzioni di polizia provinciale restino sostanzialmente non presidiate o risultino, addirittura, cancellate. Il testo defi nitivo dell’articolo 5 del dl 78/2015

cancella la previsione contenuta nelle bozze circolate, secondo la quale i comu-ni sarebbero subentrati nelle funzioni di polizia provinciale. La conseguenza è, al-lora, che dovranno essere le regioni a fare proprie dette funzioni, mentre i comuni utilizzeranno i componenti dei corpi di polizia provinciale esclusivamente per lo svolgimento delle funzioni comunali. Le conseguenza di un sistema così arzigogo-lato e approssimativo sono allora evidenti. I comuni nella gran parte dei casi ambi-ranno ad acquisire gli agenti di polizia lo-cale, inquadrati nelle categorie C. Molto diffi cilmente saranno richiesti, invece, i funzionari (capi squadra, vice comandanti o, in alcuni casi, anche comandanti) del-la Categoria D e, meno che meno, i poco meno di 100 dirigenti che guidano i corpi della polizia provinciale. Infatti, in gene-rale la necessità di assicurare ai corpi di polizia comunale una struttura gerarchica chiara ed effi ciente, i posti di vertice or-ganizzativo sono tutti occupati. Dunque, fatte le possibili eccezioni, è evidente che la posizione dei dirigenti e dei funzionari dei corpi di polizia provinciale si fa molto delicata e il loro destino lavorativo dipen-de dall’effettiva volontà delle regioni di fare proprie le funzioni di vigilanza.

A rischio i dirigenti di polizia provinciale

I centri per l’impiego potrebbero restare alle province. Gli esiti combinati della riforma Delrio, della legge di stabilità 2015 e del Jobs Act potrebbero avere questo effetto paradossale, che da solo testimonia molto bene la situazione di confusione estrema per i nuovi enti di area vasta.

La legge 56/2014, come è noto, consi-dera i servizi per il lavoro una funzione «non fondamentale» delle province e, quindi, da trasferire ad altri enti. Men-tre la legge Delrio prevede che l’assegna-zione ai nuovi enti delle funzioni debba avvenire trasferendo ai subentranti le risorse fi nanziarie necessarie, la legge 190/2014 rende impossibile il fi nanzia-mento delle funzioni non fondamentali trasferite, perché impone alle province un prelievo forzoso a regime di 3 miliar-di di euro.

Sembrava che la soluzione riguardan-ti i servizi per il lavoro derivasse dalla costituzione dell’Agenzia, prevista dalla legge delega 183/2014, nella quale, come dava per scontato anche la circolare in-terministeriale di Funzione pubblica e Affari regionali, avrebbero dovuto con-fluire i 7.500 addetti provinciali e le strutture. Invece, lo schema di decreto legislativo attuativo del Jobs Act limita la dotazione organica dell’Agenzia a cir-ca 400 dipendenti da reclutare tra alcuni dipartimenti del ministero del lavoro e dell’Isfol. Contestualmente, lo schema di decreto legislativo mette a carico delle regioni la gestione delle politiche attive del lavoro, da rendere attraverso uffi ci territoriali da denominare, come oggi, «centri per l’impiego» a titolarità provinciale.

In sostanza, l’attuazione del Jobs Act scarica sulle regioni il costo complessi-vo dei servizi per il lavoro oggi gestiti dalle province, che ammonta a circa 700

milioni e l’onere di fare propria la rete degli uffi ci oggi esistente.

Tuttavia, le regioni, che non hanno al-cuna intenzione di incontrare una nuova spesa di 700 milioni, potrebbero lasciare tutto com’è oggi. Non si deve dimentica-re, infatti, che è ancora vigente e ope-rativo l’articolo 118 della Costituzione, il cui comma 2 consente alle regioni di conferire con propria legge le funzioni amministrative alle province.

Nulla vieta, dunque, che le regioni, se i contenuti dello schema di decreto legislativo attuativo del Jobs Act non saranno modifi cati, per evitare di farsi carico dei centri per l’impiego decidano di riconferirli nuovamente alle province, evitando, quindi di prenderli in corpo.

Sarebbe una soluzione certamente biz-zarra, che, però, la situazione di confu-sione scatenata dalle disposizioni nor-mative incoerenti e contrastanti.

Resterebbe il problema della spesa. L’articolo 119 della Costituzione obbli-gherebbe lo Stato, che trasferisce col Jobs Act i centri per l’impiego alle re-gioni, di assegnare loro i fi nanziamenti necessari a sostenere la spesa. Ma, il dl 78/2015 è molto chiaro: lo Stato non in-tende fi nanziare per più di 140 milioni nel biennio 2015-2016. Una chiara viola-zione dell’articolo 119 della Costituzio-ne, che darebbe spunto alle regioni per fare altrettanto, laddove decidessero di riattribuire i centri per l’impiego alle province, secondo lo schema riassun-to sopra. Ma, le province, ormai tutte sull’orlo del dissesto, non potrebbero permettersi di sostenere la spesa ne-cessaria. Il rischio è non solo di aver prodotto tanto rumore per nulla, ma di lasciare i servizi per il lavoro privi delle risorse necessarie per funzionare e 7.500 dipendenti provinciali senza alcuna pro-spettiva credibile di ricollocazione.

I centri per l’impiego? Alle province PIÙ FONDI

Anci-Conai, 400 mln ai comuniL’Accordo Anci-Conai ha dato i suoi frutti. A un anno dalla fi rma i corrispettivi econo-mici riconosciuti ai comuni sono passati da 342 a 400 milioni di euro, a fronte del-la crescita del 7,2% dei con-ferimenti di rifi uti di imbal-laggio al sistema consortile. A fare il punto sui risultati dell’Accordo (che regola per il quinquennio 2014-2019 il rapporto tra comuni con-venzionati e consorzi per le modalità di conferimento e l’entità dei corrispettivi per i maggiori oneri della raccolta differenziata degli imballaggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro) sono stati il presidente di Anci Piero Fassino e il presidente di Conai Roberto De Santis. In tutto sono 7.300 i comuni serviti dal sistema consorti-le, con un coinvolgimento di oltre 57 milioni di cittadini. Nel nuovo accordo è stata confermata la priorità della raccolta differenziata di qua-lità, condizione indispensabi-le per un corretto avvio a ri-ciclo dei rifi uti di imballaggio così come la garanzia di ritiro universale da parte dei Con-sorzi dei rifi uti di imballaggio conferiti al servizio pubblico di raccolta.

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44 Venerdì 26 Giugno 2015 E N T I L O C A L IPalazzo Chigi ha diffuso le istruzioni per aderire alla chance prevista dal dl enti locali

Sconti Patto per rifare le scuolePer richiedere gli spazi fi nanziari c’è tempo fi no al 30/6

Pagina a curaDI MATTEO BARBERO

Ecco le istruzioni per ac-cedere ai 40 milioni di sconti sul Patto 2015 previsti dal decreto «enti

locali» per consentire ai comu-ni di sistemare le scuole. A dif-fonderle è stata la Struttura di missione per il coordinamento e l’impulso per gli interventi di edilizia scolastica della presi-denza del consiglio dei ministri, con la nota prot. Smes 0000199 del 22 giugno. Per presentare la richiesta c’è tempo solo fi no a martedì prossimo 30 giugno. L’art. 1, comma 2, lett. b), del dl 78/2015 prevede l’attribuzione ai comuni di spazi fi nanziari fi no ad un massimo di 40 mi-lioni per sostenere spese per interventi di messa in sicurez-za degli edifi ci scolastici. Il suc-cessivo comma 4 impone ai co-muni che desiderano accedere al riparto di comunicare, entro il termine perentorio di dieci giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, gli spazi fi -nanziari di cui necessitano alla presidenza del Consiglio dei

ministri-Struttura di missione per il coordinamento e l’impul-so per gli interventi di edilizia

scolastica. Quest’ultima, a sua volta, dovrà comunicare alla Rgs, nei successivi 20 giorni, le

quote assegnate a ciascun ente. Gli interventi candidabili sono quelli su edifici di proprietà

pubblica fi nanziati dalla deli-bera Cipe n. 22 del 30 giugno 2014 (attuativa dell’art. 48 del dl 66/2014), la cui aggiudicazio-ne preliminare sia avvenuta prima dell’entrata in vigore del dl 78 (ossia entro il 20 giugno) e che prevedano l’effettuazione di pagamenti nell’anno in cor-so. Ogni ente potrà richiedere spazi finanziari solo per le spese provenienti da stanzia-menti di bilancio o risorse ac-quisiste mediante contrazione di mutuo da sostenere nell’an-no 2015. I comuni interessati devono compilare il modulo scaricabile all’indirizzo http:// italiasicura.governo.it/site/home/scuole/articolo555.html e inviarlo via Pec all’indirizzo [email protected] entro le ore 24.00 del 30 giugno prossimo. La doman-da deve contenere tutti gli elementi indicati dalla nota, fra cui il codice Cup, la data di aggiudicazione e l’importo del quadro tecnico economico. Se le richieste dovessero su-perare l’importo disponibile, gli spazi verranno attribuiti su base proporzionale.

ministri-Struttura di missione scolastica Quest’ultima a sua quote assegnate a ciascun ente

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Al via la rilevazione dell’Anci sui comuni ca-pofi la di convenzione per la rimodulazione degli obiettivi di Patto. Lo rende noto un comunicato dell’Ifel, in attuazione dell’art. 1, comma 6, del dl 78/2015. Tale disposizione ha introdotto un nuovo comma 6-ter all’art 31 della l 183/2011, ai sensi del quale, per quest’anno, la comunicazione dell’Anci di cui al comma 6-bis avviene entro il 15 lu-glio 2015, sulla base delle istanze trasmesse dagli enti interessati non oltre il quindicesi-mo giorno precedente la predetta scadenza. Pertanto, la data dal segnare sul calendario degli uffi ci fi nanziari comunali è il 30 giu-gno. Ricordiamo che il meccanismo punta a sterilizzare gli aumenti del target di Patto dei capofi la derivanti dalle quote di spesa gestite per conto degli altri comuni con lo stesso convenzionati. Per effetto del corret-tivo introdotto dal dl, sono ammesse solo rimodulazioni degli obiettivi in ragione di contributi o trasferimenti concessi da sog-getti terzi e gestiti direttamente dal comune capofi la, esclusa la quota da questo even-tualmente trasferita ai propri comuni asso-

ciati. In alternativa, i capofi la possono ac-cedere anche ai 30 milioni stanziati dall’art. 1, comma 2, dello stesso dl 78, presentando domanda alla Ragioneria generale dello Sta-to entro il 19 agosto (si veda ItaliaOggi del 22 giugno). Attenzione, però: non si possono utilizzare entrambi i meccanismi, ma solo uno, a scelta. Tornando alla rilevazione Anci, Ifel ha attivato una procedura rivolta a tutti i comuni che hanno gestito in qualità di capofi la funzioni e servizi in forma asso-ciata nel periodo 2009-2012. Il capofi la deve comunicare gli obiettivi fi nanziari rimodula-ti dei comuni associati non capofi la (in au-mento) ed il proprio obiettivo fi nanziario (in riduzione), fermo restando l’obiettivo finanziario complessivamente attribuito agli enti. All’atto della compilazione della maschera il comune capofi la deve allegare un accordo fi rmato da tutti i comuni interes-sati dalla rimodulazione, dove si attesta il consenso alla variazione sottoscritto dal sindaco e dal responsabile fi nanziario. Un modello di accordo è messo a disposizione nell’area riservata del portale Ifel.

Obiettivi rimodulati per i comuni capofi la

In caso di indebita erogazione di denaro al pubblico dipendente, il successivo recupero delle somme nei suoi confronti deve riguardare gli importi erogati al netto delle ritenute fi scali ed assistenziali. In-fatti, queste non sono ripetibili dal dipendente, posto che non sono mai entrate nella sua sfera patrimoniale di disponibilità. È quanto ha messo nero su bianco la sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Regione Lazio, nel testo del parere n. 125/2015 con cui, in risposta a un preciso quesito posto dal comune di

Tarquinia (Vt), si fa chiarezza sulle modalità di restituzione di somme percepite da pubblici dipendenti, come nel caso di emolumenti non dovuti. Nei fatti oggetto del parere in osservazione, il primo cittadino istante chiedeva l’intervento della magistratura contabile per conoscere se il recupero da parte della pubblica amministrazione di somme indebita-mente erogate ai dipendenti, dovesse riguardare gli importi considerati al lordo delle ritenute previdenzia-li, assicurative e fi scali, ovvero se queste dovessero essere richieste al

netto delle ritenute operate dall’ente all’atto del pagamento dell’indebito. Per il collegio laziale della Corte non ci sono dubbi. Infatti, come più vol-te sottolineato dalla giurisprudenza amministrativa (Consiglio di stato, sent. n. 3984/2011), le ritenute fi -scali, previdenziali ed assistenziali non sono ripetibili dai dipendenti, in quanto si tratta di somme che non sono mai entrate nella sfera patrimo-niale di disponibilità del dipendente. Quindi, al dipendente devono essere richieste le somme percepite al netto delle ritenute di legge, lasciando agli

enti la conseguente regolarizzazione dei rapporti con le amministrazioni interessate alla materia previdenzia-le, fi scale e assicurativa. Inoltre, la Corte ha sottolineato che nei casi di indebita erogazione di denaro al di-pendente, la buona fede di quest’ulti-mo non preclude la ripetizione degli emolumenti erroneamente corrispo-sti, posto che sussiste in capo all’ente un vero e proprio «diritto soggettivo a contenuto patrimoniale». Quindi, il recupero confi gura un comportamen-to doveroso della p.a.

Antonio G. Paladino

Gli emolumenti indebiti vanno recuperati al netto delle ritenute fi scali

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45Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 26 GiuA G E VO L A Z I O N IIl programma Interreg Ivc vede la luce. Dal 29 giugno le domande per il primo bando

Cooperazione Ue, ecco i fondiSul piatto 107 mln per progetti su innovazione e ambiente

Pagina a curaDI ROBERTO LENZI

Interreg Ivc vede fi nalmen-te la luce grazie all’appro-vazione del Programma, avvenuta lo scorso 11

giugno, e al lancio del primo bando negli scorsi giorni. Il programma comunitario può contare su una dotazione complessiva pari ad oltre 426 milioni di euro per il periodo 2014-2020, di cui ben 107 mi-lioni di euro sono dedicati a questo primo bando.

Il programma è fi nalizzato al rafforzamento dell’effi cacia delle politiche e dei program-mi di sviluppo regionale, in particolare dei programmi rientranti nell’obiettivo «In-vestimenti a favore della crescita e dell’occupazione» (ad esempio Por Fesr/Fse) e dei programmi dell’obiettivo «Cooperazione territoriale europea» (Cte). Il programma favorirà quindi la collabora-zione e lo scambio di idee e buone pratiche in particola-re tra le autorità pubbliche di tutta Europa al fi ne di trovare

soluzioni per il miglioramen-to delle politiche e strategie a benefi cio della cittadinanza europea. Le proposte proget-tuali possono provenire da tutti gli stati membri, oltre che da Svizzera e Norvegia.

Progetti fi nanziabili fi no al 100%

Possono presentare proposte progettuali gli enti pubblici, nonché gli organismi no-profi t privati, appartenen-ti ad uno dei 28 Stati membri, oltre a Svizze-ra e Norvegia. Ciascuna proposta deve prevede-re un partenariato mi-nimo che garantisca il coinvolgimento di tre Stati, di cui due appartenen-ti all’Ue. I progetti possono aspirare a un contributo pari all’85% in caso di Autorità pubbliche e organismi di di-ritto pubblico, percentuale che si abbassa al 75% in caso di Organismi no-profi t priva-ti. I partners italiani pubbli-ci possono inoltre coprire il restante 15% non fi nanziato

tramite un apposito Fondo di rotazione, garantendo quindi una copertura del 100% delle spese ammissibili.

Sostegno all’innovazio-ne

I progetti possono avere come obiettivo quello di mi-gliorare l’infrastruttura in

ricerca ed innovazione (R&I) e le capacità di sviluppare ec-cellenze promuovendo centri di competenza. L’intenzione è migliorare le politiche e i pro-grammi di sviluppo regiona-le. Altro obiettivo è quello di promuovere gli investimenti delle imprese in Ricerca & Innovazione, lo sviluppo di collegamenti e sinergie tra

le imprese, centri di ricerca e sviluppo e il settore dell’istru-zione superiore, in particola-re promuovendo investimenti nello sviluppo di prodotti e servizi, il trasferimento tec-nologico, l’innovazione socia-le, l’eco-innovazione, le appli-cazioni nei servizi pubblici, la stimolazione della domanda,

il networking, i clusters e l’innovazione aperta at-traverso la specializzazio-ne intelligente. I progetti potranno quindi sostenere la capacità delle Piccole e Medie Imprese di cresce-re nei mercati regionali, nazionali e internazionali e di prendere parte ai pro-cessi di innovazione

Sostegno all’ambienteIl programma fi nanzia an-

che progetti per la promozione di strategie a bassa emissio-ni di carbonio, in particolare per le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multi-modale sosteni-bile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione, con contestuale migliora-

mento dell’attuazione delle politiche e dei programmi di sviluppo regionale. Altro obiettivo è quello di sostene-re la transizione industriale verso un’economia effi ciente in termini di risorse, promuo-vere la crescita verde, l’eco-innovazione e la gestione del-le prestazioni ambientali nei settori pubblico e privato.

L’attuazione del primo bando

Il primo bando è stato lan-ciato negli scorsi giorni e si concluderà il 31 luglio 2015. Il sistema di presentazione delle domande, disponibile sul sito www.iolf.eu, è attual-mente in fase di collaudo fi na-le e sarà disponibile a partire dal 29 giugno 2015. I soggetti interessati, inoltre, avranno tempo fino al 3 luglio 2015 per richiedere feedback sulla loro idea di progetto al sog-getto gestore. Dopo tale data, il supporto sarà comunque di-sponibile telefonicamente su questioni specifi che relative al procedimento telematico.

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LO PREVEDE IL DL 78

Enti commissariati In arrivo liquidità per 40 mln di euro

È in arrivo un’anticipazione di liquidità fi no all’importo massimo di 40 milioni di euro per l’anno 2015 a favore degli enti locali commissariati. Lo stabilisce l’arti-colo 6 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78 «Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali». L’obiettivo dello stan-ziamento è garantire il rispetto dei tempi di pagamento agli enti locali che alla data del 20 giugno 2015 risultano commissa-riati ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 ovvero per i quali, alla medesima data, il periodo di commissariamento risulta scaduto da non più di un anno. Per ottenere l’anti-cipazione, gli enti locali sono chiamati a presentare apposita istanza entro il 20 luglio 2015. Nel caso in cui le istanze su-perino la richiesta di 40 milioni di euro, le anticipazioni di liquidità saranno conces-se in misura proporzionale alle predette istanze. La restituzione dell’anticipazione è effettuata, con piano di ammortamento a rate costanti, comprensive degli interessi, in un periodo massimo di 30 anni a decor-rere dall’anno 2019. Il tasso di interesse da applicare alle anticipazioni è determi-nato sulla base del rendimento di mercato dei Buoni poliennali del tesoro a 5 anni in corso di emissione. Lo stesso articolo 6 del dl concede inoltre agli enti commis-sariati, per fronteggiare le esigenze di riorganizzazione strutturale, necessaria ad assicurare il processo di risanamento amministrativo e di recupero della legali-tà, di assumere, anche in deroga ai limiti previsti dalla legislazione vigente, fi no ad un massimo di tre unità di personale a tempo determinato.

Sardegna, 4 milioni di euro per attivare tiroci-ni. Le province potranno presentare entro il 3 luglio 2015 le manifestazioni di interesse per ricevere il fi nanziamento integrativo finalizzato all’attivazione di tirocini. Per l’intervento sono disponibili 4 milioni di euro di fondi del Por Fse 2007/2013 che saranno assegnati a sportello.

Fondazione con il Sud, un bando per Taran-to. La Fondazione con il Sud ha emanato il bando «Ambiente è sviluppo» che stanzia 970 mila euro per rispondere alla situazione ambientale dell’area di Ta-ranto. Il bando promuove la costituzione di partnership in grado di valorizzare le componenti ambientali, di cui possono far parte anche gli enti locali. I progetti sono fi nanziabili con contributi a fondo perduto fi no all’80% della spesa ammissibile. La scadenza del bando è fi ssata al 30 luglio 2015.

Conto termico, arriva il contatore online. Il Gse ha attivato, all’interno del proprio sito internet, il contatore che consente di visualizzare i principali dati relativi all’andamento del meccanismo incenti-vante introdotto dal dm 28 dicembre 2012, cosiddetto «Conto Termico». I primi dati dicono che al 1°giugno

2015 risultano ammesse 10.785 richieste, per un totale di incentivi comples-sivamente impegnati pari a circa 37 milioni di euro, di cui 29 milioni di euro per i soggetti privati e 8 milioni di euro per le amministrazioni pubbliche.

Friuli, 440 mila euro per accogliere gli immigrati. La regione Friuli-Venezia Giulia ha pubblicato un bando per il fi nanziamento di progetti per la gestione di strutture dedicate all’ospi-talità temporanea e per l’erogazione di servizi infor-mativi per gli immigrati. Lo stanziamento di 440 mila euro è destinato agli ambiti distrettuali che possono otte-nere contributi fi no all’80% della spesa ammissibile. La scadenza per presentare domanda è fissata al 15 luglio 2015.

Cdp, uno sportello presso Expo . La Cassa depositi e prestiti è sbarcata ad Expo 2015 con il proprio sportello per gli enti locali che sarà attivo nei giorni 20–21 luglio, 22–23 settembre e 19–20 ottobre 2015.

AGEVOLAZIONI IN PILLOLE

a cura diCLUB MEP

MANAGER E PROFESSIONISTII NETWORK

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DOMANDE ENTRO IL 21/7

Per i minori stranieri arrivano i fondi del Mininterno

Gli enti locali potranno presentare do-manda di contributo per attivare servizi di accoglienza in favore dei minori stranieri non accompagnati. Lo prevede il bando lan-ciato dal ministero dell’interno a valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo per l’accoglienza dei minori stra-nieri non accompagnati. Il bando, nell’am-bito Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), ha come obiettivo quello di fornire assistenza ad un numero non inferiore a mille posti di accoglienza fi no al 31 dicembre 2016.

Sono ammessi a presentare proposte pro-gettuali gli enti locali, singolarmente ovvero in associazione formalmente costituita. È ammissibile una sola domanda di contribu-to per ogni ente locale anche se presentata in forma associata. Il contributo per l’acco-glienza è previsto per un importo massimo pari a euro 45 pro/die pro/capite, incremen-tato di un massimo del 20% per le spese per l’integrazione e spese generali, così come previsto dal piano fi nanziario preventivo. L’ente locale contribuisce, a titolo di cofi -nanziamento, in misura non inferiore al 20% del costo complessivo della singola proposta progettuale. I progetti dovranno prevedere l’avvio graduale del minore verso l’autono-mia e l’inclusione nel tessuto sociale del territorio. Non sono ammissibili i costi per l’acquisto di immobili o relativi al pagamen-to di eventuali mutui accesi per l’acquisto degli stessi e di adeguamento delle strutture da adibire all’accoglienza.

La scadenza per presentare domanda è fi ssata al 21 luglio 2015.

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46 Venerdì 26 Giugno 2015 OSSERVATORIO VIMINALEUna siffatta norma regolamentare sarebbe a rischio di illegittimità

Commissioni, votano tuttiVietato escludere i consiglieri di maggioranza

L’elezione del pre-sidente della com-missione consilia-re di garanzia e

controllo - che deve essere individuato in un compo-nente di opposizione - può avvenire con la parteci-pazione di tutti i membri della commissione mede-sima, oppure può essere effettuata escludendo dal voto il gruppo riconduci-bile alla maggioranza con-siliare?

L’istituto delle commissioni di indagine è previsto dall’art. 44, comma 2, del decreto le-gislativo n. 267/00, recante «garanzia delle minoranze e controllo consiliare»; il citato articolo, al comma 1, prevede l’istituzione facoltativa delle commissioni consiliari aventi funzioni di controllo e garan-zia, attribuendo alle opposi-zioni, a tutela delle minoran-ze, la presidenza delle stesse e demandando allo statuto dell’ente la specifi cazione del-le forme di garanzia e parteci-pazione delle minoranze.

Nella fattispecie in esame, il regolamento sul funziona-mento del consiglio del comu-ne dispone che la Commissio-ne di garanzia e controllo, la cui istituzione è prevista dal-lo statuto, funziona secondo le modalità e le procedure stabilite per le commissioni permanenti; tale fonte nor-mativa non reca, però, indica-zioni in ordine alla procedura preordinata alla elezione del presidente.

Circa la possibilità di am-mettere al voto i soli membri di opposizione in assenza di un’apposita normativa che lo preveda, il Consiglio di stato, chiamato a pronunciarsi in ordine alla metodica del co-siddetto «voto separato», ha osservato che «l’unitarietà del consiglio comunale può esse-re incisa solo in base ad una norma che esplicitamente lo consenta non in forza di ope-razioni interpretative di con-tenuto incerto» (cfr sentenza Consiglio di stato, V sez. n. 3432/07).

Quanto alla opportunità di introdurre una norma regola-

mentare limitativa del diritto di elettorato attivo dei consi-glieri di maggioranza, tale previsione potrebbe esporre la relativa disposizione al ri-schio di annullamento a se-guito di eventuale impugnati-va. Ciò alla luce del principio di subordinazione gerarchica che regola il rapporto tra una fonte di secondo grado, quale il regolamento sul funziona-mento del consiglio, e la legge statale che costituisce il fon-damento giuridico del diritto al voto dei consiglieri in ordi-ne alla elezione del presiden-te della commissione di cui siano componenti, ancorché tale fi gura debba essere rive-stita da un esponente della parte politica avversa.

MINI-ENTIIl sindaco di un comu-

ne con una popolazione inferiore a 3.000 abitanti, che ha rinnovato i propri organi a seguito delle ele-zioni amministrative del maggio 2011, può nomina-re un terzo assessore?

La determinazione nume-

rica degli assessori rientra nella materia «organi di go-verno» dei comuni rimessa, ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. p) della Costituzione, alla potestà legislativa esclu-siva dello stato.

Nel caso di specie, la com-posizione numerica della giunta, costituitasi a seguito dell’insediamento della nuo-va amministrazione, eletta in base alle consultazioni amministrative, avrebbe do-vuto essere conformata alle disposizioni recate dall’art. 2, comma 185, della legge n. 191/09, come integrato dall’art. 1, comma 2 della leg-ge n. 42/10, che ha modifi cato l’art. 47 del decreto legislativo n. 267/00. Pertanto, ai sensi della citata normativa, la giunta avrebbe potuto essere composta da tre componenti. Nell’ambito degli interventi volti al contenimento della spesa pubblica, con l’art. 16, comma 17, del decreto legge n. 138/11, convertito con leg-ge n. 148/11, il legislatore è intervenuto nuovamente per contenere il numero dei com-

ponenti degli organi collegiali nei comuni compresi nella fa-scia demografi ca fi no a 10.000 abitanti e, in ragione di tali modifi che, il numero massimo di assessori consentito per i comuni fi no a 3.000 abitanti è ridotto a due.

A seguito della normativa da ultimo citata, è stata ema-nata dal ministero dell’inter-no apposita circolare, datata 16/2/2012, con la quale è stato precisato che le ulteriori ri-duzioni previste avrebbero operato a decorrere dal pri-mo rinnovo di ciascun consi-glio comunale successivo alla data di entrata in vigore della legge n. 148/11, intervenuta in data 17 settembre 2011.

Pertanto, la giunta del co-mune in oggetto potrà essere integrata con la nomina di un terzo componente.

Autore – Francesco Bar-tolini

Titolo – Stranieri – Proce-dimenti per l’accoglimento e l’allontanamento

Casa editrice – Giuffré, Milano, 2015, pp. 290

Prezzo – 28 euro

Argomento – Le norme inerenti alla disciplina del soggiorno degli stranieri nello stato italiano si sono stratifi cate negli anni: dal Tuel a oggi, le proporzioni dell’emergenza-stranieri hanno infatti costretto il legislatore a prendere atto di una realtà evolutasi in tempi rapidissimi, facendo proce-dere la relativa disciplina per accumuli e adattamenti. Il volume edito dalla Giuffré intende fare il punto sullo stato attuale della legisla-zione, complessa e articola-ta, nelle sue disposizioni e nei propositi che si è inteso raggiungere. Con i necessari riferimenti alla normati-va europea, si esaminano le disposizioni regolatrici dei visti e dei permessi di soggiorno e si descrivono le procedure amministrative previste per l’accoglimento e per l’espulsione degli stra-nieri. Sono ricordati i diritti e gli obblighi che la perma-nenza sul nostro territorio fa sorgere sia per gli stranieri che per gli appartenenti agli stati membri dell’Unione

europea. Una speciale atten-zione è dedicata alle tutele giurisdizionali e ai relativi procedimenti dinanzi ai tri-bunali e ai giudici di pace.

Autore – a cura di Maurizio Fogagnolo

Titolo – Gestire la Iuc nel 2015

Casa editrice - Maggioli, Rimini, 2015, pp. 500

Prezzo – 78 euro

Argomento – Apparen-temente semplice, perché uguale al 2014, ma in realtà caratterizzata da una serie di problemi irrisolti con i quali i comuni dovranno fare i conti al momento della sua determinazione: è questa la fotografi a della Iuc e dei tributi che la com-pongono. Anche quest’anno quindi, in attesa dell’en-nesima riforma integrale dei tributi comunali che nel 2016 dovrebbe portare all’introduzione della c.d. lo-cal tax, si ripropongono agli operatori del settore tutti i problemi che, nel 2014, non sono stati risolti a livello nor-mativo e interpretativo. Al volume è allegato un cd-rom contenente alcuni schemi dei regolamenti Imu, Tasi e Ta-ri, la normativa e la prassi del settore, nonché una serie di quesiti risolti.

di Gianfranco Di Rago

LO SCAFFALE DEGLI ENTI LOCALI

Campania

Assistente sociale. Ambito territoriale sociale n. 19 di Afragola (Na), cinque posti. Scadenza: 17/7/2015. Tel. 081/8528613. G.U. n. 45Assistente sociale. Ambito territoriale sociale n. 19 di Afragola (Na), quattro posti. Scadenza: 17/7/2015. Tel. 081/8528613. G.U. n. 45Educatore. Ambito territoriale sociale n. 19 di Afragola (Na), cinque posti. Scadenza: 17/7/2015. Tel. 081/8528613. G.U. n. 45 Esperto amministrativo o contabile. Ambito territoriale sociale n. 19 di Afragola (Na), un posto. Scadenza: 17/7/2015. Tel. 081/8528613. G.U. n. 45

Emilia-RomagnaDirigente del servizio beni monumen-tali a tempo determinato. Comune di Ferrara, un posto. Scadenza: 20/7/2015. Tel. 0532/419111. G.U. n. 46Dirigente del servizio gallerie d’arte moderna e contemporanea a tempo determinato. Comune di Ferrara, un posto. Scadenza: 20/7/2015. Tel. 0532/419111. G.U. n. 46Dirigente del servizio manifestazioni culturali e turismo a tempo determina-to. Comune di Ferrara, un posto. Scadenza: 20/7/2015. Tel. 0532/419111.G.U. n. 46 Istruttore direttivo. Unione Val d’Enza di Barco di Bibbiano (Re), tre posti. Scadenza: 6/7/2015. Tel. 0522/243717.G.U. n. 45

Friuli-Venezia GiuliaDirigente amministrativo dell’area servizi culturali e sociali. Comune di Monfalcone (Go), un posto. Scadenza: 16/7/2015. Tel. 0481/494111. G.U. n. 47Istruttore direttivo amministrativo.

Comunità montana della Carnia di Tolmezzo (Ud), un posto. Scadenza: 13/7/2015. Tel. 0433/487711. G.U. n. 44

LazioDirettore del dipartimento di innova-zione tecnologica. Comune di Roma, un posto. Scadenza: 3/7/2015. Tel. 06/0606. G.U. n. 44Dirigente comandante della polizia locale. Comune di Cassino (Fr), un posto. Scadenza: 16/7/2015. Tel. 0776/298449.G.U. n. 45Dirigente economico fi nanziario. Comune di Cassino (Fr), un posto. Scaden-za: 16/7/2015. Tel. 0776/298449.G.U. n. 45Funzionario presso l’uffi cio contenzio-so a tempo determinato. Comune di Rieti, un posto. Scadenza: 1/7/2015. Tel. 0746/287333. G.U. n. 45Istruttore amministrativo a tempo determinato. Comune di Rocca Santo Stefano (Roma), un posto. Scadenza: 6/7/2015. Tel. 06/9567304. G.U. n. 47

LombardiaEducatore asilo nido. Comune di Treviglio (Bg), un posto. Scadenza: 6/7/2015. Tel. 0363/317324. G.U. n. 42

PiemonteCollaboratore amministrativo a tempo determinato. Comune di Mondovì (Cn), un posto. Scadenza: 23/7/2015. Tel. 0174/559211. G.U. n. 47

VenetoIstruttore amministrativo. Comune di Torri del Benaco (Vr), due posti. Scadenza: 20/7/2015. Tel. 045/6205809. Gazzetta Uffi ciale n. 37

CONCORSI

LE RISPOSTE AI QUESITI

SONO A CURA

DEL DIPARTIMENTO AFFARI INTERNI E TERRITORIALI

DEL MINISTERO DELL’INTERNO

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47Venerdì 26 Giugno 2015VenerA U T O N O M I E L O C A L IIl dl enti locali è carente sul fronte i nanziario. Legautonomie chiede un impegno al governo

Province in rosso, caos viabilità Enti a rischio default. Servono risorse per le strade

DI MARCO FILIPPESCHI*

Legautonomie ha re-centemente aderito all’iniziativa dei par-lamentari Pd della IX

commissione trasporti della camera che nel marzo scor-so hanno voluto impegnare il governo per attribuire carattere prioritario alla ricerca e allo stanziamento di risorse per la manuten-zione ordinaria e straordi-naria della rete stradale ita-liana, al fine di aumentare la sicurezza nei trasporti e rilanciare un settore fon-damentale per l’economia italiana; per questo ha pro-mosso un’iniziativa presso gli enti locali associati che sta raccogliendo numerose adesioni e lanciato un mani-festo in cui i sindaci chiedo-no un impegno al governo.

Questa iniziativa si svolge dopo l’approvazione da par-te del consiglio dei ministri del decreto enti locali. Un decreto che arriva dopo una lunga gestazione e un lungo negoziato. Come è stato già evidenziato anche in sede Anci esso contiene delle aperture verso le richieste dei comuni che non vanno sottaciute e consentono di migliorare il sistema delle norme finanziarie che ne regoleranno le future atti-vità, a partire dalla predi-sposizione degli strumenti finanziari di bilancio. Ciò in un contesto di fi nanza pub-blica non facile che ha riser-vato sorprese ed imprevisti, come la sentenza della Corte costituzionale sul blocco del-le pensioni, che hanno com-plicato la ricerca di soluzioni praticabili e condivise.

È indubbiamente positiva la ricostituzione del fondo perequativo Imu-Tasi di 530 milioni, l’attenuazione delle sanzioni per la violazione del patto di stabilità interno, la previsione di una dotazione aggiuntiva di 700 milioni di euro per l’esclusione dai vincoli finanziari regionali dei cofi nanziamenti regiona-li relativi ai fondi strutturali comunitari.

Così come positive sono al-tre misure, alle quali accenno soltanto, come l’ampliamento della platea dei comuni che potranno rinegoziare i mutui con la Cdp o gli stanziamenti (850 milioni) per l’erogazio-ne di liquidità fi nalizzata al pagamento dei debiti pre-gressi.

Ci sono tuttavia richieste non accolte. È auspicabile che il parlamento in sede di conversione del decreto in-troduca misure migliorative al testo, come l’ampliamento degli spazi fi nanziari del pat-to di stabilità e la possibilità di dare impulso agli investi-menti locali.

Ci sono nodi ancora da sciogliere e uno di questi riguarda sicuramente il per-corso verso la local tax, la cui introduzione è attesa per il 2016 e che dovrebbe costi-tuire le basi, accanto alla ri-forma del catasto, sulle quali rilanciare il federalismo fi -scale e conferire solide basi all’autonomia fi nanziaria dei comuni. La local tax non do-vrà riproporre i pasticci cre-ati con il passaggio dall’Imu alla Tasi e le conseguenti perdite di gettito causate ai comuni, e dovrà superare le opacità che ad oggi non consentono ai cittadini di sapere concretamente come è ripartito il gettito di Imu e Tasi. Circa 600 milioni di euro di Imu «comunale» che i contribuenti hanno pagato a giugno pensando di versarla al proprio comune sono fi ni-ti in realtà nel bilancio dello Stato. L’imposta oggi ali-menta il fondo di solidarietà comunale, che vale circa 4 miliardi e il cui gettito viene variamente distribuito fra gli enti e lo stato.

Secondo i calcoli di Ifel i numeri ereditati dalle ma-novre fi nanziarie approvate fra 2010 e 2014, quindi al netto dell’ultima legge di stabilità, ci dicono che il get-tito annuale dei tributi co-munali è aumentato di circa 11 miliardi, a fronte di tagli per 12,5 miliardi e vincoli di fi nanza pubblica per altri 4 miliardi.

Aumenta quindi la pressio-ne fi scale locale e aumenta l’esposizione dei sindaci per misure di cui non portano la responsabilità politica. Il

decreto legge varato dal go-verno è tuttavia carente sul versante della fi nanza pro-vinciale. Non risolve, infatti, nessuno dei nodi posti dalle province e dalla stessa Corte dei conti, che ha evidenziato chiaramente tutta la criticità dello stato dei bilanci degli enti di area vasta.

Il decreto non introduce misure in grado di consenti-re la chiusura di bilanci in equilibrio, non interviene a bloccare il defi nitivo disse-sto degli enti, non risolve in alcun modo la grave emer-genza del ricollocamento del personale delle province, né della polizia provinciale né del personale dei centri per l’impiego, i cui costi continua-no a gravare sulle province nonostante proprio la legge di stabilità ne prevedesse il transito nell’agenzia nazio-nale del lavoro.

C’è quindi uno squilibrio che va colmato, perché altri-menti quello che viene mes-so in discussione è il prin-cipio ispiratore e l’impianto stesso della legge Delrio.

Perché se le province sono un’espressione dei comuni nella dimensione dell’area vasta allora il continuum politico amministrativo del governo dei territori che parte dai comuni, passa per la gestione associata e sfocia nell’area vasta subisce una interruzione che compro-mette l’erogazione di impor-tanti servizi ai cittadini e al sistema delle imprese.

La competenza sulle stra-de provinciali è una delle funzioni «storiche» delle province, riaffermata e con-

solidata dalla legge 56/14, che ha posto la costruzione, gestione e regolazione delle strade provinciali tra le ma-terie fondamentali dei nuovi enti di area vasta.

Le province gestiscono oltre 130 mila chilometri di strada, di cui il 30% circa è costituito da strade monta-ne. È il 70% della rete viaria nazionale. Per assicurare la piena percorribilità di que-ste strade le province hanno speso nel 2014 oltre 1 mi-liardo 670 milioni di euro. Più di 900 milioni servono a garantire la gestione or-dinaria. Il resto, oltre 760 milioni, sono destinati ad investimenti per nuove stra-de o opere di viabilità.

Quello che manca, e che manca da anni, è la defini-zione di un vero e proprio Piano strutturale di inve-stimenti nella viabilità, che impegni il paese in cantieri aperti non per grandi opere, quanto piuttosto proprio per assicurare una manutenzio-ne di questo reticolo viario.

Anche in questo contesto, il nuovo ruolo dell’ente di area vasta può essere deci-sivo. La possibilità di met-tere in rete servizi, infatti, si può concretizzare anche nella capacità di mettere in rete non solo esperienze ma anche strumenti.

Non si tratterebbe di una semplice «solidarietà inte-ristituzionale» da attuare nei momenti di emergen-za, quanto piuttosto di un sistema efficiente e stabile di organizzazione dei mez-zi e delle risorse umane a disposizione da condividere su tutto il territorio a favore dei comuni, ma anche a li-vello interprovinciale. La ra-zionalizzazione delle spese per l’acquisto di mezzi, per-metterebbe di guadagnare risparmi da riutilizzare per la manutenzione e l’innova-zione dei mezzi stessi, oggi fortemente deteriorati.

Ma non possiamo non ri-marcare come, proprio su questi servizi essenziali, la riduzione drammatica delle risorse a disposizione delle province, cui è stato richie-sto il contributo sproposita-to di 1 miliardo dall’ultima manovra finanziaria, si sta facendo sentire con più evi-denza. La relazione della Corte dei conti evidenzia chiaramente tutta la criti-cità dello stato dei bilanci degli enti di area vasta e il corto circuito che si è crea-to con la legge di stabilità 2015, che non solo di fatto sta impedendo l’attuazione della riforma, ma, ancora più grave, sta mettendo in crisi la possibilità per gli enti di erogare i servizi essenziali. Se non vengono inseriti cor-rettivi urgenti per il 2015 e

non si modifica l’ammontare del contributo per il 2016 e 2017, l’intero comparto an-drà in dissesto. Non c’è in-fatti alcuna possibilità di tenuta del sistema.

Per questo, ben venga la risoluzione del Gruppo Pd alla camera in commissione trasporti, con la richiesta di impegno al reperimento di risorse straordinarie per ga-rantire la viabilità: è per noi un segnale molto importan-te, di chiara comprensione dell’emergenza all’interno del parlamento.

Servono norme «tampone» che nell’immediato scongiu-rino il dissesto «per legge» delle province e delle Città metropolitane.

Norme che vanno dalla possibilità di utilizzare gli avanzi di gestione 2014 per la predisposizione del bilan-cio alla cancellazione della sanzione che impedisce a province e Città metropoli-tane di stipulare contratti a tempo determinato in caso di mancato rispetto del pat-to di stabilità 2014. È indi-spensabile poi consentire alle province in dissesto di presentare una ipotesi di bilancio stabilmente riequi-librato nei tre anni succes-sivi alla dichiarazione del dissesto.

Senza queste norme, al-meno 40 province non arri-veranno a chiudere i bilanci e saranno costrette ad apri-re le pratiche per il predis-sesto.

Se la scelta sarà di non intervenire, si sappia che questo porterà non solo al blocco dell’erogazione dei pagamenti degli stipendi ai dipendenti, ma alla chiusura dei servizi, con ripercussioni gravi non solo sulla viabi-lità ma anche sulle scuole superiori.

Accanto a queste norme «ponte» di mera soprav-vivenza, c’è bisogno di un intervento correttivo sulla manovra per il 2016 e 2017. Se il contributo richiesto a province e Città metropoli-tane resterà quello previsto (2 miliardi e 3 miliardi) non ci sarà alcuna possibilità per nessuno degli enti di soppor-tare il taglio. A fallire non saranno però le province in quanto tali, sarà la politica, che mostrerà di non avere la volontà di attuare una rifor-ma, la legge 56/14, varata appena un anno fa dal Par-lamento con il voto pressoché unanime di tutto il Pd.

*presidente Legautonomie

e vicepresidente Upi

Pagina a curaDELLA LEGA DELLE

AUTONOMIE LOCALI

Marco Filippeschi

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48 Venerdì 26 Giugno 2015

Battuta d’arresto per le borse Ue per lo stallo delle trattative per chiudere sulla Grecia

Piazza Affari frena, +0,85% Trainata dalle banche e dal lusso. Petrolio in rialzo

Battuta d’arresto per i listini dell’Eurozo-na dopo che l’Euro-gruppo non ha an-

cora trovato un accordo sul caso Grecia. Il quarto nulla di fatto, ieri, ha mandato le borse sull’ottovolante, ma si continua a trattare men-tre la Grecia è in mezzo al caos con il Fondo monetario internazionale che ha fatto sapere che il paese ellenico sarà dichiarato immediata-mente insolvente nei con-fronti dell’Fmi se il 30 giu-gno non pagherà la quota di prestito da circa 1,7 miliar-di di dollari dovuti all’Isti-tuto. Il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde ha dichiarato che «le istitu-zioni creditrici della Grecia (Ue, Bce e Fmi) sono unite e continuano a lavorare per un accordo».

A Piazza Affari è stata una seduta volatile ieri, con il Ftse Mib che ha termina-to le contrattazioni con un +0,85% a 23.642 punti. L’ All Share è salito del 0,76%. In lieve rialzo la borsa di Fran-coforte con il Dax (+0,02%) mentre il Cac-40, l’Ibex e il Ftse 100 hanno perso rispet-tivamente lo 0,07%, lo 0,12% e lo 0,54%.

Ottimismo sul mercato del debito sovrano dei paesi dell’Eurozona, nonostante la fumata nera sulla Grecia: l’andamento dei titoli di stato ha registrato aspettative po-sitive con una riduzione dei differenziali di rendimento tra i titoli governativi dei pa-esi «core» e quelli dei paesi

periferici.Lo spread Btp-Bund in av-

vio di giornata in area 132 punti ha poi chiuso in calo a quota 123 punti, con il ren-dimento del Btp decennale ripiegato all’2,09%.

Euro stabile sul dollaro trattato a 1,1197. Il prezzo del petrolio ha chiuso in calo a New York per via del de-bole andamento del mercato dei prodotti raffi nati in Usa e delle tensioni legate alla crisi greca. Il light crude Wti cede 57 cent a 59,70 dollari al barile.

In nottata proseguiranno gli incontri tra il premier greco, Alexis Tsipras con Fmi, Bce e Ue, mentre un nuovo vertice dell’Eurogruppo è in programma per domani.

La volontà di cercare un’intesa sembra esserci, la cancelliera tedesca, Angela Merkel chiede che l’accordo si chiuda entro lunedì, pri-ma dell’apertura delle borse. I mercati sembrano credere all’accordo e ieri non hanno reagito in maniera partico-larmente negativa alle noti-zie in arrivo da Bruxelles, ma tutti temono un lunedì nero senza un ok definitivo nel fi ne settimana.

Piazza Affari ha fatto una corsa solitaria, spinta da tut-to il settore bancario e dai titoli del lusso, distanziando gli altri mercati europei, che hanno chiuso sulla parità, ap-pesi all’altalena delle notizie provenienti da Bruxelles.

Tra le banche bene Bpm (+2,39%) e Monte Paschi (+1,25%) dopo che quest’ul-

tima ha formalizzato la ces-sione del 10% di Anima alle Poste. Bene anche le altre popolari, con Bper +2,82%, Banco Popolare +2,07%. Unicredit sul +1,65%, Intesa +1,89%. Ubi B. +1,19%.

Nell’energia Enel ha gua-dagnato l’1,10%, Enel Gp l’1,70%. Fiat Chrysler nega-tiva per un -1,22%, sono salite Cnh ed Exor. Per Finmecca-nica +1,54%. Ferma Telecom 1,178 dopo l’annuncio di Vivendi, salita al 14,9% del capitale.

Nel lusso Safilo +3,11%, Ferragamo +2,66%, Moncler +1,51%.

Rialzi anche tra i media, con Mondadori +1,59% (vi-cina l’offerta per Rcs Libri), Mediaset +2,61%.

I n r o s s o i l s e t t o r e dell’Oil&Gas: Tenaris -1,97%, Saipem -1,56% e Eni -0,12%. Un analista ha spiegato che il comparto ha visto questo calo per via della discesa del prezzo del petrolio.

Sul resto del listino si se-gnala Maire T. (+3,74% a 2,998 euro). Nomura ha al-zato sul titolo il rating a buy con target price a 3,9 euro da 1,68 euro dopo aver rivisto le stime sull’Eps.

Denaro su Astaldi (+3,56%) che ha fi rmato un fi nanzia-

mento da circa 880 mln euro per la realizzazione e succes-siva gestione in regime di con-cessione dell’Etlik Integrated Health Campus di Ankara, in Turchia.

L’investimento complessi-vo ammonta a 1,1 mld euro e porterà alla realizzazione di una delle più grandi strut-ture sanitarie al mondo per numero di posti letto.

Molto bene Salini Impregilo (+1,74%) dopo che Standard & Poor’s ha alzato il rating sul credito aziendale a lun-go termine da ‘BB’ a ‘BB+’, con outlook stabile. C.Ruota (+8,77%) si è posizionata tra i migliori titoli di tutta piaz-za Affari. Dimore Evolute, societa’ al 100% del gruppo C.Ruota, ha stipulato un con-tratto da 3 mln euro per la fornitura di servizi ad Abitare Smart soc.coop. nell’ambito di un importante investimento immobiliare da questa pro-mosso. Il contratto prevede la prestazione di una serie di servizi di natura tecnica, commerciale e finanziaria e trovera’ esecuzione nel trien-nio 2015-2018. In forte rial-zo anche Methorios Capital (+23,41%), società di consu-lenza indipendente quotata su Aim Italia. Twice Research ieri ha aggiornato il fair value a 0,9 euro sul titolo.

© Riproduzione riservata

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LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

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i nanziario italiano

Corona Ceca 27,235 27,206 0,0290 24,3039

Corona Danese 7,4598 7,4619 -0,0021 6,6570

Corona Norvegese 8,7595 8,769 -0,0095 7,8168

Corona Svedese 9,2276 9,2118 0,0158 8,2345

Dollaro Australiano 1,4477 1,4473 0,0004 1,2919

Dollaro Canadese 1,3878 1,3793 0,0085 1,2384

Dollaro N Zelanda 1,6211 1,6297 -0,0086 1,4466

Dollaro USA 1,1206 1,1213 -0,0007 -

Fiorino Ungherese 311,78 311,11 0,6700 278,2260

Franco Svizzero 1,0507 1,0449 0,0058 0,9376

Rand Sudafricano 13,5625 13,5958 -0,0333 12,1029

Sterlina GB 0,7126 0,7118 0,0008 0,6359

Yen Giapponese 138,52 138,93 -0,4100 123,6124

Zloty Polacco 4,1727 4,1671 0,0056 3,7236

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 1,66 1,69 -0,02

Tasso Infl azione ITA 0,10 -0,10 0,20

Tasso Infl azione EU 0,30 -0,10 0,40

Indice HICP EU-12 120,50 120,30 0,20

HICP area EURO ex tobacco 117,76 117,50 0,26

Tasso annuo crescita PIL ITA 0,08 -0,44 0,52

Tasso di disoccupazione ITA 12,97 13,26 -0,29

1 sett -0,110

1 mese -0,123

2 mesi -0,123

3 mesi -0,123

4 mesi -0,122

5 mesi -0,124

6 mesi -0,125

7 mesi -0,124

8 mesi -0,124

9 mesi -0,125

10 mesi -0,125

12 mesi -0,125

Preziosi ($ per oncia)Oro 1173,02 1173,27Argento 15,86 15,88Palladio 676 682Platino 1081,6 1085Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1723 1722Rame 5770 5768Piombo 1792,5 1792Nickel 12705 12695

Stagno 14880 14850Zinco 2036 2035Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c) 241,13 274,75Sterlina (n.c) 242,21 285,14Sterlina (post 74) 242,21 285,14Marengo Italiano 192,64 214,12Marengo Svizzero 188,98 211,81Marengo Francese 185,87 209,47Marengo Belga 185,41 209,47

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2Yr BTP 0,260

3Yr BTP 0,459

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7 anni 0,827 0,867

8 anni 0,965 1,005

9 anni 1,088 1,128

10 anni 1,193 1,233

12 anni 1,367 1,407

15 anni 1,539 1,579

20 anni 1,675 1,715

25 anni 1,706 1,746

30 anni 1,720 1,760

Fonte: EMMI Valori al 24/06/2015

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49Venerdì 26 Giugno 2015Venerdì 2MERCATI E FINANZAAttesa per come si muoverà Vivendi primo socio dell’ex monopolista italiana

Telecom, incognita Bolloré Sotto la lente ora le mosse su Telecom Brasile

Attesa per le mosse di Vivendi, gruppo fran-cese di tlc del finan-ziere Vincent Bolloré,

che è diventato l’azionista di riferimento di Telecom I. con una partecipazione del 14,9%. Subentra agli spa-gnoli di Telefonica. Vivendi ha arrotondato la quota ri-levata da Telefonica (8,24%), appunto, acquistando sul mercato il 6,66% del capita-le ordinario sborsando circa 1 miliardo di euro (prezzo medio 1,1 per azione). La scelta di arrotondare subito la partecipazione in Telecom Italia è stata interpretata come un segnale positivo sulle prospettive del titolo. L’interesse del mercato ora si è focalizzato sui rifl essi strategici legati al cambio di azionista di riferimento da Telco a Vivendi, sebbene permangano le indiscrezioni riguardo la possibilità di un intervento diretto di Cdp in Telecom Italia. Una mossa simile allenterebbe i timori legati alla contrapposizione sulla banda ultralarga tra

l’ex monopolista e Metro-web.

Ora il mercato si domanda cosa farà Bolloré, navigatore di lunghissimo corso della fi -nanza italiana. Da tempo fa parte della galassia di Me-diobanca, di cui è secondo socio assoluto con una quo-ta dell’8%. Con l’ingresso di Vivendi in Telecom, e in particolare con l’incremento della quota al 14,9% (la quo-ta complessiva di Vivendi in Telecom vale circa 2,4 mld euro o circa il 7% del valore di Vivendi), Bolloré si è tra-sformato in uno dei maggiori

attori delle strategie dell’ex monopolista affossato da 29 miliardi di debiti e nel pieno di una trasformazione obbli-gata dalla convergenza fra il mondo delle telecomunica-zioni e dei media.

Gli investitori di Telecom Italia possono utilizzare l’in-fl uenza di Vivendi di Bolloré per spingere per un risana-mento dei conti, attraverso la vendita di Tim Brasile in cambio di una posizione più forte nella distribuzione di contenuti multimediali in Italia. La quota di Tim Bra-sil vale oggi circa 4,5 mld

euro (circa 5 volte l’ebitda). La logica sembra discutibile per entrambe le parti. Bol-loré ha deliziato gli azioni-sti di Vivendi con la vendita degli asset tlc del gruppo francese, incassando entro la fine dell’anno proventi stimati da Morgan Stanley intorno agli 8 miliardi di euro. In realtà non è chiaro il motivo per cui l’investitore si sia rituffato in un settore in diffi coltà. Le prospettive di Te-lecom Italia non sono chiare. La società, altamente indebitata, continua a operare in perdita, con un fatturato che è calato del 2,6% annuo nel primo trime-stre e l’ebitda che ha mostrato una fl essione del 7,7%. I nuovi pacchetti dell’operatore italia-no possono anche aumentare i ricavi per cliente e contenere il rischio di perdita dei clienti, ma Telecom I. ha dovuto offrirli con sconti signifi cativi per con-quistare utenti. Le prospettive di una solida crescita dei ricavi sembrano quantomeno insta-bili. Ieri, in borsa il titolo ha chiuso stabile 1,178.

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Cattolica Assicurazioni ha stipulato l’atto di scissione totale di Cattolica Pre-videnza nella compagnia assicurativa per quanto concerne il business assicu-rativo e in Cp Servizi Consulenziali per quanto riguarda i rapporti in essere con gli addetti e i collaboratori dei servizi commerciali e di supporto commerciale. Cp Servizi Consulenziali continuerà nell’usuale attività di distribuzione dei prodotti assicurativi del gruppo Catto-lica.

Luxottica ha affi dato a Kepler Ca-pital Markets il compito di sostenere la liquidità del titolo. Tale attività partirà lunedì 29 giugno fi no al 30 aprile 2016, salvo recesso anticipato di una delle parti. Il numero massimo di posizioni aperte in acquisto o in vendita non po-trà essere superiore al 2% delle azioni Luxottica emesse.

Salini Impregilo: +1,74% a 4,208 euro. Standard & Poor’s ha alzato il rating sul credito aziendale a lungo ter-mine da BB a BB+, con outlook stabile. Inoltre, S&P ha rivisto, di due livelli, il suo rating da «BB-» a «BB+» sull’emis-sione obbligazionaria senior unsecured di importo nominale pari a 400 milioni di euro in scadenza nel 2018.

L’aeroporto Marconi di Bologna è stato ammesso alla quotazione in borsa. Dopo il sì di Borsa italiana manca anco-ra il via libera della Consob che dovrebbe arrivare entro la fi ne della settimana. L’operazione prevede un aumento di ca-pitale di circa 50 mln euro, con l’emissio-ne di 6,8 mln di nuove azioni a servizio dell’ipo alle quali si aggiungeranno le quote che verranno cedute dai soci pub-blici della Sab che complessivamente controllano l’80% del capitale. Dopo lo sbarco a Piazza Affari, la Provincia di

Bologna (attualmente socio con il 10%) e la Regione Emilia-Romagna (azionista con l’8,8%) dovrebbero azzerare comple-tamente la loro partecipazione. La Ca-mera di commercio dovrebbe ridurre la quota dall’attuale 50,55 al 35%, mentre il comune di Bologna dovrebbe scendere all’8% (attualmente al 16,75%). Inoltre, il fl ottante dovrebbe attestarsi intorno al 46%. Il valore della società dovrebbe collocarsi tra 141 e 186 mln euro. Lazard è advisor fi nanziario.

Fondazione Fiera Milano. Il con-siglio generale guidato dal presidente Benito Benedini ha approvato il bi-lancio chiuso al 31 dicembre 2014. Il risultato netto è positivo per 1,1 milioni di euro, tenuto conto del saldo netto di imposte differite e correnti per 2,8 milioni di euro. Il margine operativo lordo ammonta a 42,0 milioni di euro; il patrimonio netto, inclusivo dell’utile di esercizio, ammonta a 645,3 milioni di euro. Le passività consolidate am-montano a 171,6 milioni di euro, in netta diminuzione rispetto al 013 (oltre 200 milioni di euro). Il bilancio conso-lidato di gruppo mostra che i ricavi di vendita ammontano a 250,8 milioni di euro mentre il margine operativo lordo ammonta a 37,8 milioni di euro. Il pa-trimonio netto ammonta a fi ne esercizio a 506,6 milioni di euro.

Intesa Sanpaolo, Unicredit e la società di investimento globale Kkr credit hanno sottoscritto un accordo a supporto delle imprese italiane. In fu-turo potrà essere aperto ad altri istituti di credito. Kkr lancia una piattaforma, interamente fi nanziata con fondi pri-vati, che metterà a disposizione delle aziende capitali e competenze.

Astaldi, mandataria di un raggrup-

pamento di imprese, realizzerà e gestirà una delle più grandi strutture sanitarie al mondo ad Ankara, in Turchia, per la quale è stato fi rmato un fi nanziamento da circa 880 milioni di euro. L’inve-stimento complessivo ammonta a 1,1 miliardi di euro e prevede anche la rea-lizzazione di un hotel, centro congressi, aree commerciali e un parcheggio da 11 mila posti. Committente è il ministero turco della salute.

Il Gruppo Psc, presieduto da Vito Gamberale, attivo nel settore dell’im-piantistica tecnologica per grandi infrastrutture, ha acquisito la mag-gioranza di Iser Tech spa., azienda specializzata in soluzioni tecnologiche avanzate nel settore dell’automazione industriale.

Rolls-Royce Holdings ha ricevuto dal Pentagono una commessa del valore di 100 milioni di dollari (83,9 milioni di euro) per lavorare a una tecnologia avanzata per motori aerei.

Banca Carige. Si è concluso ieri con successo l’aumento di capitale di Banca Carige. «Durante il periodo di offerta in opzione iniziato l’8 giugno sono stati esercitati 103.568.836 di-ritti di opzione per la sottoscrizione di 724.981.852 nuove azioni, pari al 99,83% del totale delle nuove azioni offerte, per un controvalore comples-sivo 848,2 milioni di euro. Al termine del periodo di offerta risultano non esercitati 176.372 diritti di opzione che danno diritto alla sottoscrizione di complessive 1.234.604 nuove azioni, pari allo 0,17% del totale delle nuove azioni offerte, per un controvalore di 1,4 milioni di euro. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in borsa a partire da lunedì 29 giugno.

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Vincent Bolloré

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50 Venerdì 26 Giugno 2015 MERCATI E FINANZA

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Global Technology EUR 23,66 24/06/2015 GBP 16,8300 24/06/2015 USD 26,4600 24/06/2015

Healthcare Opportunities EUR 25,90 24/06/2015 GBP 18,4300 24/06/2015 USD 10,8800 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 23,53 25/06/2015 GBP 14,9800 25/06/2015 JPY 2911,7000 25/06/2015

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

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MetLife Protezione in Crescita 80% 1,308

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,146

Alico Monet. Protetto 24/06/15 1,107

Alico P.P. Eur 2015 24/06/15 0,978

Alico P.P. Eur 2016 24/06/15 1,001

Alico P.P. Eur 2017 24/06/15 1,031

Alico P.P. Eur 2018 24/06/15 1,070

Alico P.P. Eur 2019 24/06/15 1,099

Alico P.P. Eur 2020 24/06/15 1,118

Alico P.P. Eur 2021 24/06/15 1,154

Alico P.P. Eur 2022 24/06/15 1,150

Alico P.P. Eur 2023 24/06/15 1,179

Alico P.P. Eur 2024 24/06/15 1,123

Alico P.P. Eur 2025 24/06/15 1,132

Alico P.P. Eur 2026 24/06/15 1,367

Alico P.P. Eur 2027 24/06/15 1,159

Alico P.P. Eur 2028 24/06/15 1,058

Alico P.P. Eur 2029 24/06/15 1,175

Alico P.P. Eur 2030 24/06/15 1,181

Alico P.P. Eur 2031 24/06/15 1,229

Alico P.P. Eur 2032 24/06/15 1,163

Alico P.P. Usa 2015 24/06/15 1,030

Alico P.P. Usa 2016 24/06/15 1,072

Alico P.P. Usa 2017 24/06/15 1,086

Alico P.P. Usa 2018 24/06/15 1,145

Alico P.P. Usa 2019 24/06/15 1,184

Alico P.P. Usa 2020 24/06/15 1,200

Alico P.P. Usa 2021 24/06/15 1,270

Alico P.P. Usa 2022 24/06/15 1,230

Alico P.P. Usa 2023 24/06/15 1,267

Alico P.P. Usa 2024 24/06/15 1,167

Alico P.P. Usa 2025 24/06/15 1,238

Alico P.P. Usa 2026 24/06/15 1,494

Alico P.P. Usa 2027 24/06/15 1,228

Alico P.P. Usa 2028 24/06/15 1,165

Alico P.P. Usa 2029 24/06/15 1,088

Alico P.P. Usa 2030 24/06/15 1,280

Alico P.P. Usa 2031 24/06/15 1,348

Alico P.P. Usa 2032 24/06/15 1,284

Alico P.P. Global 2015 24/06/15 0,977

Alico P.P. Global 2016 24/06/15 1,008

Alico P.P. Global 2017 24/06/15 0,967

Alico P.P. Global 2018 24/06/15 1,087

Alico P.P. Global 2019 24/06/15 1,172

Alico P.P. Global 2020 24/06/15 1,137

Alico P.P. Global 2021 24/06/15 1,177

Alico P.P. Global 2022 24/06/15 1,140

Alico P.P. Global 2023 24/06/15 1,183

Alico P.P. Global 2024 24/06/15 1,133

Alico P.P. Global 2025 24/06/15 1,169

Alico P.P. Global 2026 24/06/15 1,410

Alico P.P. Global 2027 24/06/15 1,132

Alico P.P. Global 2028 24/06/15 1,061

Alico P.P. Global 2029 24/06/15 1,195

Alico P.P. Global 2030 24/06/15 1,161

Alico P.P. Global 2031 24/06/15 1,245

Alico P.P. Global 2032 24/06/15 1,170

Alico Prot.Trim. Eur 24/06/15 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 24/06/15 1,089

Alico Gest.Bilanc.Glob 24/06/15 1,457

Alico Gest.Azion.Glob 24/06/15 1,589

Alico Gest.Bilanc.Eur 24/06/15 1,470

Alico Gest.Azion. Eur 24/06/15 1,508

Alico Aper.Indiciz.Eur 24/06/15 1,174

Alico Aper.Indiciz.Usa 24/06/15 1,778

Alico Aper.Indiciz.Glo 24/06/15 1,459

Alico Aper.Indiciz.Ita 24/06/15 0,977

Alico Liquidita’ 24/06/15 1,067

Alico R. Prudente 24/06/15 1,285

Alico R. Crescita 24/06/15 1,274

Alico R. Multi Comm. 24/06/15 0,512

Alico Multi Comm. 24/06/15 0,538

Alico R. Peak Usa 2015 24/06/15 1,014

Alico R. Peak Usa 2020 24/06/15 1,151

Alico R. Peak Usa 2025 24/06/15 1,226

Alico R. Peak Usa 2030 24/06/15 1,237

Alico R. Peak Usa 2035 24/06/15 1,250

Alico R. Peak Eur 2015 24/06/15 1,051

Alico R. Peak Eur 2020 24/06/15 1,179

Alico R. Peak Eur 2025 24/06/15 1,241

Alico R. Peak Eur 2030 24/06/15 1,294

Alico R. Peak Eur 2035 24/06/15 1,238

Alico R. Peak Asia 2015 24/06/15 1,100

Alico R. Peak Asia 2020 24/06/15 1,271

Alico R. Peak Asia 2025 24/06/15 1,388

Alico R. Peak Asia 2030 24/06/15 1,457

Alico R. Peak Asia 2035 24/06/15 1,450

Alico Sec. Acc. 2016 24/06/15 1,045

Alico Sec. Acc. 2017 24/06/15 1,083

Alico P.P. Asia 2015 24/06/15 1,132

Alico P.P. Asia 2020 24/06/15 1,289

Alico P.P. Asia 2025 24/06/15 1,378

Alico P.P. Asia 2030 24/06/15 1,387

Alico P.P. Asia 2035 24/06/15 1,447

Alico Long Investment 24/06/15 0,868

Alico Agriculture 24/06/15 0,456

Alico Metals 24/06/15 0,462

24/06/15

Il resto, scopritelo da voi.

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UNIDESIO 760071 12,171 19/06/2015

UNIDESIO 760072 12,212 19/06/2015

UNIDESIO 760073 12,249 19/06/2015

UNIDESIO 760075 12,892 19/06/2015

UNIDESIO 760078 11,6890 19/06/2015

UNIDESIO 760080 11,7800 19/06/2015

UNIDESIO 760082 11,8650 19/06/2015

UNIDESIO 760085 10,795 19/06/2015

UNIDESIO 760088 12,5030 19/06/2015

UNIDESIO 760091 12,5850 19/06/2015

UNIDESIO 760095 10,575 19/06/2015

UNIDESIO 760096 11,1270 19/06/2015

UNIDESIO 760098 12,403 19/06/2015

UNIDESIO 760099 11,7220 19/06/2015

UNIDESIO 760102 11,245 19/06/2015

UNIDESIO 760104 11,2410 19/06/2015

UNIDESIO 760105 10,7280 19/06/2015

UNIDESIO 760106 12,1860 19/06/2015

UNIDESIO 760109 11,5890 19/06/2015

UNIDESIO 760125 12,299 19/06/2015

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,932 19/06/2015

AZZOAGLIO DINAMICO 6,019 19/06/2015

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 7,052 19/06/2015

UNIDESIO PRUDENTE 11,623 19/06/2015

UNIDESIO MODERATO 12,078 19/06/2015

UNIDESIO ATTIVO 12,598 19/06/2015

UNIDESIO VIVACE 12,734 19/06/2015

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,827 19/06/2015

AZIONARIO EURO 9,888 19/06/2015

AZIONARIO GLOBALE 12,794 19/06/2015

BILANCIATO 12,238 19/06/2015

FTSE MIB 2010 104,940 24/06/2015

DUAL INDEX - 2012 106,368 24/06/2015

DUAL INDEX - 2013 101,253 24/06/2015

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 106,585 24/06/2015

INDEX EuroCrescita 2014 96,863 24/06/2015

INDEX TOP DIVIDEND 2013 108,692 24/06/2015

INDEX TRENTA 2011 112,965 24/06/2015

INDEX FOUR E 50 - 2011 112,787 24/06/2015

INDEX STOXX EUROPE - 2011 111,757 24/06/2015

EUROSTOXX 50 - 2012 113,404 24/06/2015

PREVIMISURATO 13,600 18/06/2015

PREVIBRIOSO 13,847 18/06/2015

PREVIDINAMICO 14,187 18/06/2015

LINEA 1 12,243 31/05/2015

LINEA 1 - FASCIA A 12,691 31/05/2015

LINEA 1 - FASCIA B 12,414 31/05/2015

LINEA 2 13,520 31/05/2015

LINEA 2 - FASCIA A 13,821 31/05/2015

LINEA 2 - FASCIA B 13,944 31/05/2015

LINEA 3 13,758 31/05/2015

LINEA 3 - FASCIA A 13,971 31/05/2015

LINEA 3 - FASCIA B 15,050 31/05/2015

UNIDESIO 760129 12,109 19/06/2015

UNIDESIO 760130 10,8660 19/06/2015

UNIDESIO 760137 10,6410 19/06/2015

UNIDESIO 760139 11,852 19/06/2015

UNIDESIO 760140 11,9300 19/06/2015

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UNIDESIO 760150 11,988 19/06/2015

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UNIDESIO 760235 9,976 19/06/2015

UNIDESIO 760243 10,000 18/05/2015

CONSERVATIVE 10,395 19/06/2015

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BALANCED 11,873 19/06/2015

GLOBAL EQUITY 14,917 19/06/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,299 19/06/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,087 19/06/2015

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 12,197 19/06/2015

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 15,556 19/06/2015

OBBIETTIVO 03/2021 9,467 19/06/2015

HIGH DIVIDEND 10,000 19/06/2015

MEGATREND 10,000 19/06/2015

HELVETIA 4-30 111,688 24/06/2015

HELVETIA EUROCRESCITA 94,071 24/06/2015

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,590 23/06/2015

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 13,970 23/06/2015

HELVETIA WORLD EQUITY 156,040 23/06/2015

HELVETIA EUROPE BALANCED 212,090 23/06/2015

HELVETIA WORLD BOND 238,050 23/06/2015

HELVETIA GLOBAL BALANCED 174,970 23/06/2015

HELVETIA GLOBAL EQUITY 130,220 23/06/2015

LINEA GARANTITA 12,329 31/05/2015

LINEA BILANCIATO 14,120 31/05/2015

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,362 31/05/2015

LINEA AZIONARIO 11,273 31/05/2015

HELVETIA QUATTRO.10 99,528 24/06/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 102,680 24/06/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 97,031 24/06/2015

EUROVITA ASSICURAZIONI S.p.A.Via dei Maroniti, 12 - 00187 - Roma

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Quality 17/06/2015 7,537

Progress 17/06/2015 7,0750

Maximum 17/06/2015 5,8230

Global Equity 17/06/2015 6,7490

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Opportunità Reddito Plus 17/06/2015 5,000

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Page 46:  · Nuova serie - Anno 24 - Numero 150 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Venerd 26 Giugno 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURI

51Venerdì 26 Giugno 2015

GARE / AGGIUDICAZIONE APPALTI / BILANCI ENTI PUBBLICI

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EAV SrlL’EAV Srl – Via Cisterna dell’Olio n. 4480134 Napoli. Tel. 0817897258 indiceprocedura aperta per l’appalto di servizidi pulizia EAV – divisione settore auto-mobilistico, durata dell’appalto 12 mesi,CIG 5577244757 Importo totale €.1.200.000,00. Criterio di aggiudicazione:Offerta più bassa. Termine ricevimentoofferte: ore 12:00 del 24/08/15 presso gliUffici di Via Don Bosco ex scalo merci,80141 Napoli. Documentazione di garadisponibile su www.eavsrl.it. Il bando èstato inviato alla GUCE il 22/06/2015

L’Amministratore UnicoProf. Nello Polese

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