obas nuova serie - euro 1,50 - cobas scuola palermo · non passa giorno senza che l’attacco alla...

20
di Anna Maria Bruni e Piero Castello “Tutti sono tenuti a concorre- re alle spese pubbliche in ra- gione della loro capacità con- tributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di pro- gressività” art. 53 della Costituzione italiana Il criterio della progressività dell’imposizione fiscale costi- tuisce un effettivo meccani- smo di redistribuzione della ricchezza che, dall’istituzione dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche-Irpef nel 1974 ad oggi, accanto alla perdita di potere d’acquisto delle re- tribuzioni inversamente pro- porzionale alla crescita dei redditi medio-alti, è stato completamente sovvertito. Anche le politiche dei governi di centro-sinistra ne portano la responsabilità, insieme alla progressiva limitazione del conflitto sociale dovuta alla scelta della concertazione da parte dei sindacati confedera- li, avviata negli anni ’80, che ha determinato la perdita di tante conquiste di maggiore giustizia sociale Dal dopoguerra la prima radi- cale riforma fiscale, che isti- tuisce l’Irpef, e il cui impianto rispettava il carattere costitu- zionale della progressività, avviene nel 1974. La progres- sività consiste in un meccani- smo matematico con il quale non solo aumenta l’importo delle tasse da pagare con l’au- mentare del reddito (aumento proporzionale), ma soprattutto l’aumento cresce perché au- menta la percentuale (aliquo- ta) delle imposte da pagare. “Per fare degli esempi, attua- di Rino Capasso Premessa: a che punto siamo? L’iter di approvazione del ddl Aprea ha subito una battuta di arresto questa estate quan- do sembrava vicino in Commis-sione Cultura della Camera un accordo bipartisan su un nuovo testo. Lo smar- camento improvviso del Pd, dovuto più ad esigenze di im- magine, di “opposizione ge- nerale” al governo che non ad un reale dissenso sui conte- nuti, ha determinato uno slit- tamento significativo dei tem- pi di approvazione e ha spinto l’Aprea a mettere in dubbio anche la stessa possibilità che l’iter giunga a compimento. Natu-ralmente questo effetto è dovuto principalmente alla mobilitazione del “popolo del- la scuola pubblica”, nonostan- te il suo carattere “intermit- tente”. Ma un’analisi sui con- tenuti del testo del 16 luglio è comunque necessaria, perché si tratta di temi che rimbalza- no da un ddl all’altro e che si collegano strettamente con la riforma Gelmini-Tremonti. Per quanto riguarda, invece, i regolamenti per le superiori dovevano essere approvati - come tutti gli altri regolamen- ti - in via definitiva entro il 26 giugno del 2009, giorno in cui scadeva l’autorizzazione, pre- vista dall’art. 64 della L. 133/2008, ad emanare rego- lamenti che possono abrogare o derogare leggi. Entro tale data nessun regolamento era stato approvato in via definiti- va ma, con il solito colpo di mano giuridico, il Governo ha approvato ai primi di luglio un decreto legge che dice che “adottare entro 12 mesi” (art. 64 c. 4) significa “prima ap- provazione” dei regolamenti da parte del Consiglio dei mi- nistri, nonostante manchino i pareri della Conferenza Stato- Regioni, delle Commissioni parlamentari, del Cnpi, del Consiglio di Stato, l’approva- zione definitiva dello stesso Consiglio dei ministri, il visto della Corte dei Conti, l’ema- nazione del Dpr e la pubblica- zione sulla Gazzetta Ufficiale! Voilà: dopo la finanza creativa ecco il diritto creativo! Nel mese di ottobre la Gelmini ha previsto lo slittamento al 27 febbraio del termine per le iscrizioni e, visto lo stallo del- la Conferenza Stato–Regioni, ha inviato i testi prima alle Commissioni parlamentari, che entro il 23 novembre do- vevano esprimere un parere non vincolante (se non lo esprimono nei tempi richiesti il governo può andare avanti lo stesso) Ma in maniera ap- parentemente sorprendente la Conferenza Stato-Regioni nella riunione del 29 ottobre ha espresso i pareri (non vin- colanti, ma obbligatori e sen- za termine) sui 3 regolamen- ti: parere contrario su quelli riguardanti licei e professio- nali e addirittura favorevole sul regolamento per i tecnici! E dire che in quella riunione la Conferenza aveva da esami- nare ben 62 argomenti, di cui 9 relativi all’istruzione, per cui poteva benissimo rinviare la questione – come peraltro ha fatto per il dimensionamento - per poter svolgere un’istrut- toria adeguata. Dati i tempi decisamente ristretti per po- ter avviare in tempo utile l’in- formazione per le iscrizioni, non esprimere il parere signi- ficava di fatto bloccare la ri- forma per un altro anno: è una prassi che rientra perfet- tamente nel c.d. ostruzioni- smo. Come può il centro sini- stra, che ha la maggioranza nella Conferenza, blaterare di “distruzione della scuola pub- blica” e di “licenziamenti di precari” nelle piazze, nei con- vegni e nelle assemblee e poi esprimere un parere addirit- Riforme Il destino della Scuola sottratto alla partecipazione e alla condivisione, pag. 4 Precariato A parità di lavoro parità di trattamento, pag. 5 Campagne Cobas Contro l’illegalità e il collaborazionismo nelle scuole, pag. 6 Laicità Aspetti economici e culturali dell’ingerenza vaticana nella Scuola, pag. 7, 8 e 9 Invalsi Criticati nel Regno Unito, in Italia i test vengono riproposti dal ministero, pag. 10 Bilanci a scuola L’assurda Nota n. 9537 del Miur: tra tagli di risorse e paradossi contabili, pag. 10 Università Altro che propaganda: la controriforma rafforza il potere baronale, pag. 11 Diritti Rappresentanza sindacale e democrazia del lavoro, le nostre proposte, pag. 12 Redditi Finanziaria, contratto e imposte: sempre peggio per lavoratori e pensionati, pag. 13, 14, 15 e 16 Pubblico Impiego La riforma di Brunetta: bastone e carota, pag. 18 POSTE ITALIANE S.P.A. Spedizioni in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1 comma 2 DCB Roma In caso di mancato recapito ritornare all’Uff. di Roma Romanina per restituire al mittente previo addebito 45 gennaio - febbraio 2010 Nuova serie - euro 1,50 O O B B A A S S giornale dei comitati di base della scuola L L a a l l o o t t t t a a p p a a g g a a Conflitti e redditi continua a pagina 16 continua a pagina 2 A A p p r r i i t t i i c c i i e e l l o o ! ! L’istruzione pubblica al macero Non passa giorno senza che l’attacco alla scuola pubblica e il suo progressivo immiserimento e smantellamento prosegua- no il loro distruttivo percorso, tracciato da un Governo che, ac- celerando sulla scia di quanto fatto da Berlinguer, Moratti e Fioroni, vuole togliere ogni centralità alla istruzione pubblica, considerata una spesa improduttiva da ridurre brutalmente. Proprio mentre le Commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato si apprestano a dare il via libera alla micidiale “rifor- ma” delle superiori, che cancellerebbe decine di migliaia di po- sti di lavoro e taglierebbe materie e ore di insegnamento fon- damentali, la Commissione Lavoro alla Camera introduce nel disegno di legge sul lavoro collegato alla Finanziaria uno scia- gurato articolo che permetterebbe di considerare l’apprendi- stato come adempimento dell’obbligo scolastico incentivando clamorosamente l’uscita dalla scuola a 15 anni, mentre la po- litica istituzionale dovrebbe piuttosto porsi il serio problema dell’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. Ce ne è ab- bastanza per chiamare docenti ed Ata ad una lotta decisa, sol- lecitando anche la mobilitazione degli studenti e di tutto il po- polo della scuola pubblica. Perciò per il 12 marzo i Cobas con- vocano lo sciopero generale della scuola, per il ritiro della “ri- forma” delle superiori, e i suoi tagli, la legge Brunetta e la pro- posta di legge Aprea, perché l’obbligo scolastico venga innal- zato e non certo abbassato, contro il decreto ammazza preca- ri, per l’assunzione dei precari su tutti i posti vacanti, per si- gnificativi investimenti nella scuola, per la democrazia sinda- cale nelle scuole e la restituzione a tutti del diritto di assem- blea. In testa al corteo ci saranno i precari/e, che in questi me- si si sono battuti coraggiosamente in difesa della scuola pub- blica, della qualità dell’insegnamento e del loro lavoro. S S c c i i o o p p e e r r o o d d e e l l l l a a S S c c u u o o l l a a Il 12 marzo a Roma per la Scuola pubblica

Upload: lenhan

Post on 15-Feb-2019

212 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

di Anna Maria Bruni e Piero Castello

“Tutti sono tenuti a concorre-re alle spese pubbliche in ra-gione della loro capacità con-tributiva. Il sistema tributarioè informato a criteri di pro-gressività” art. 53 dellaCostituzione italianaIl criterio della progressivitàdell’imposizione fiscale costi-tuisce un effettivo meccani-smo di redistribuzione dellaricchezza che, dall’istituzionedell’Imposta sul reddito dellepersone fisiche-Irpef nel 1974ad oggi, accanto alla perditadi potere d’acquisto delle re-tribuzioni inversamente pro-porzionale alla crescita deiredditi medio-alti, è statocompletamente sovvertito.Anche le politiche dei governidi centro-sinistra ne portanola responsabilità, insieme allaprogressiva limitazione delconflitto sociale dovuta allascelta della concertazione daparte dei sindacati confedera-li, avviata negli anni ’80, cheha determinato la perdita ditante conquiste di maggioregiustizia socialeDal dopoguerra la prima radi-cale riforma fiscale, che isti-tuisce l’Irpef, e il cui impiantorispettava il carattere costitu-zionale della progressività,avviene nel 1974. La progres-sività consiste in un meccani-smo matematico con il qualenon solo aumenta l’importodelle tasse da pagare con l’au-mentare del reddito (aumentoproporzionale), ma soprattuttol’aumento cresce perché au-menta la percentuale (aliquo-ta) delle imposte da pagare.“Per fare degli esempi, attua-

di Rino Capasso

Premessa: a che punto siamo?L’iter di approvazione del ddlAprea ha subito una battutadi arresto questa estate quan-do sembrava vicino inCommis-sione Cultura dellaCamera un accordo bipartisansu un nuovo testo. Lo smar-camento improvviso del Pd,dovuto più ad esigenze di im-magine, di “opposizione ge-nerale” al governo che non adun reale dissenso sui conte-nuti, ha determinato uno slit-tamento significativo dei tem-pi di approvazione e ha spintol’Aprea a mettere in dubbioanche la stessa possibilità chel’iter giunga a compimento.Natu-ralmente questo effettoè dovuto principalmente allamobilitazione del “popolo del-la scuola pubblica”, nonostan-te il suo carattere “intermit-tente”. Ma un’analisi sui con-tenuti del testo del 16 luglio ècomunque necessaria, perchési tratta di temi che rimbalza-no da un ddl all’altro e che sicollegano strettamente con lariforma Gelmini-Tremonti.Per quanto riguarda, invece, iregolamenti per le superioridovevano essere approvati -come tutti gli altri regolamen-ti - in via definitiva entro il 26giugno del 2009, giorno in cuiscadeva l’autorizzazione, pre-vista dall’art. 64 della L.133/2008, ad emanare rego-lamenti che possono abrogareo derogare leggi. Entro taledata nessun regolamento erastato approvato in via definiti-va ma, con il solito colpo dimano giuridico, il Governo haapprovato ai primi di luglio undecreto legge che dice che“adottare entro 12 mesi” (art.64 c. 4) significa “prima ap-provazione” dei regolamentida parte del Consiglio dei mi-nistri, nonostante manchino ipareri della Conferenza Stato-Regioni, delle Commissioni

parlamentari, del Cnpi, delConsiglio di Stato, l’approva-zione definitiva dello stessoConsiglio dei ministri, il vistodella Corte dei Conti, l’ema-nazione del Dpr e la pubblica-zione sulla Gazzetta Ufficiale!Voilà: dopo la finanza creativaecco il diritto creativo!Nel mese di ottobre la Gelminiha previsto lo slittamento al27 febbraio del termine per leiscrizioni e, visto lo stallo del-la Conferenza Stato–Regioni,ha inviato i testi prima alleCommissioni parlamentari,che entro il 23 novembre do-vevano esprimere un parerenon vincolante (se non loesprimono nei tempi richiestiil governo può andare avantilo stesso) Ma in maniera ap-parentemente sorprendentela Conferenza Stato-Regioninella riunione del 29 ottobreha espresso i pareri (non vin-colanti, ma obbligatori e sen-za termine) sui 3 regolamen-ti: parere contrario su quelliriguardanti licei e professio-nali e addirittura favorevolesul regolamento per i tecnici!E dire che in quella riunione laConferenza aveva da esami-nare ben 62 argomenti, di cui9 relativi all’istruzione, per cuipoteva benissimo rinviare laquestione – come peraltro hafatto per il dimensionamento- per poter svolgere un’istrut-toria adeguata. Dati i tempidecisamente ristretti per po-ter avviare in tempo utile l’in-formazione per le iscrizioni,non esprimere il parere signi-ficava di fatto bloccare la ri-forma per un altro anno: èuna prassi che rientra perfet-tamente nel c.d. ostruzioni-smo. Come può il centro sini-stra, che ha la maggioranzanella Conferenza, blaterare di“distruzione della scuola pub-blica” e di “licenziamenti diprecari” nelle piazze, nei con-vegni e nelle assemblee e poiesprimere un parere addirit-

RiformeIl destino della Scuolasottratto alla par tecipazionee alla condivisione, pag. 4

Precar iatoA parità di lavoro parità ditrattamento, pag. 5

Campagne CobasContro l’illegalità e ilcollaborazionismo nellescuole, pag. 6

Laic itàAspetti economici e culturalidell’ingerenza vaticana nellaScuola, pag. 7, 8 e 9

Invals iCriticati nel Regno Unito, inItalia i test vengono ripropostidal ministero, pag. 10

Bi lanci a scuolaL’assurda Nota n. 9537 delMiur : tra tagli di risorse eparadossi contabili, pag. 10

Univers itàAltro che propaganda: lacontroriforma rafforza ilpotere baronale, pag. 11

Dir itt iRappresentanza sindacale edemocrazia del lavoro, lenostre proposte, pag. 12

Reddit iFinanziaria, contratto eimposte: sempre peggioper lavoratori e pensionati,pag. 13, 14, 15 e 16

Pubblico ImpiegoLa riforma di Brunetta:bastone e carota, pag. 18

P O S T E I TA L I A N E S . P. A .Spediz ioni in A.P.

DL 353/2003 (conv. in L. 46/2004)art. 1 comma 2 DCB Roma

In caso di mancato recapitoritornare all’Uff. di Roma Romaninaper restituire al mittente previo addebito

45gennaio - febbra io 2010Nuova ser ie - euro 1 ,50OOBBAASS

giornale dei comitati di base della scuola

LLaalloottttaappaaggaaCCoonnfflliittttiiee rreeddddiittii

continua a pagina 16continua a pagina 2

AApprriittii cciieelloo!!LL’’iissttrruuzziioonnee ppuubbbblliiccaaaall mmaacceerroo

Non passa giorno senza che l’attacco alla scuola pubblica e ilsuo progressivo immiserimento e smantellamento prosegua-no il loro distruttivo percorso, tracciato da un Governo che, ac-celerando sulla scia di quanto fatto da Berlinguer, Moratti eFioroni, vuole togliere ogni centralità alla istruzione pubblica,considerata una spesa improduttiva da ridurre brutalmente.Proprio mentre le Commissioni Istruzione e Cultura di Camerae Senato si apprestano a dare il via libera alla micidiale “rifor-ma” delle superiori, che cancellerebbe decine di migliaia di po-sti di lavoro e taglierebbe materie e ore di insegnamento fon-damentali, la Commissione Lavoro alla Camera introduce neldisegno di legge sul lavoro collegato alla Finanziaria uno scia-gurato articolo che permetterebbe di considerare l’apprendi-stato come adempimento dell’obbligo scolastico incentivandoclamorosamente l’uscita dalla scuola a 15 anni, mentre la po-litica istituzionale dovrebbe piuttosto porsi il serio problemadell’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. Ce ne è ab-bastanza per chiamare docenti ed Ata ad una lotta decisa, sol-lecitando anche la mobilitazione degli studenti e di tutto il po-polo della scuola pubblica. Perciò per il 12 marzo i Cobas con-vocano lo sciopero generale della scuola, per il ritiro della “ri-forma” delle superiori, e i suoi tagli, la legge Brunetta e la pro-posta di legge Aprea, perché l’obbligo scolastico venga innal-zato e non certo abbassato, contro il decreto ammazza preca-ri, per l’assunzione dei precari su tutti i posti vacanti, per si-gnificativi investimenti nella scuola, per la democrazia sinda-cale nelle scuole e la restituzione a tutti del diritto di assem-blea. In testa al corteo ci saranno i precari/e, che in questi me-si si sono battuti coraggiosamente in difesa della scuola pub-blica, della qualità dell’insegnamento e del loro lavoro.

SScciiooppeerrooddeellllaa SSccuuoollaaIIll 1122 mmaarrzzoo aa RRoommaa ppeerrllaa SSccuuoollaa ppuubbbblliiccaa

22 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

tura positivo sul regolamentodegli istituti tecnici? Il che si-gnifica, tra l’altro, che il cen-tro sinistra è formalmented’accordo con il taglio l’annoprossimo di altre 10.359 cat-tedre nei tecnici! Ciò conferma che l’opposizio-ne alla riforma da parte delcentro sinistra è solo di fac-ciata e mistificante, mentrec’è un accordo sostanziale suicontenuti! Ora, grazie al centro sinistra,la strada della riforma è deci-samente in discesa, ancheperché il passaggio nelleCommissioni parlamentari èpoliticamente molto facile e lìl’ostruzionismo è inutile. Varicordato, peraltro, che le ulti-me versioni dei regolamentine prevedono l’applicazioneper il 2010/2011 per le classiprime e seconde dei tecnici edei licei (peraltro uno dei po-chi emendamenti richiestidalla Confe-renza riguardal’applicazione alle sole prime),delle prime dei professionali,ma anche che classi terze equarte dei tecnici proseguanocon i vecchi indirizzi con la ri-duzione a 32 ore e seconde eterze dei professionali con lariduzione a 34 ore. Con qualimodalità ce lo diranno suc-cessivi Decreti ministeriali dinatura non regolamentare. È evidente che l’urgenza deitagli a classi e organici (l’annoprossimo devono saltare altri17.300 posti solo nelle supe-riori) prevale ancora una vol-ta sulla tanto conclamata li-bertà di scelta delle famiglie!

L’Action Plandella ConfindustriaBisogna partire da questo do-cumento dell’aprile 2008, dal-le successive Linee di inter-vento, dall’incontro segretocon la Gelmini di inizio no-vembre 2008 e dai continuicontatti con l’Aprea per capiregli aspetti più significativi del-l’evoluzione delle bozze siadel ddl Aprea che dei regola-menti per le superiori.L’interesse della Confindustriasi concentra soprattutto sugliistituti tecnici, individuati co-me segmento particolare perla produzione di forza lavoroche risponda alle esigenzedelle imprese, che in sintesivengono questa volta indivi-duate in “più cultura, senzarinunciare alla specializzazio-ne” o anche “specializzazioneflessibile”, che permetta dipassare da un comparto al-l’altro, anche in relazione allecaratteristiche produttive delterritorio. En passant, va os-servato che Confindustria hacambiato periodicamente leproprie richieste nei confrontidella scuola, con un pendolocontinuo e irragionevole traspecializzazione e flessibilitàcognitiva (fino alla liceizzazio-ne), sempre comunque di tipo“etero diretta” e subordinataalle esigenze imprenditoriali.Come vedremo, pur restandola peculiarità dell’attenzioneper gli istituti tecnici, molti

punti hanno inondato anchealtri ordini di scuola. Ma passiamo ad un’analisi piùspecifica.A livello di governance,Confindustria richiede unanetta separazione tra funzionidi “rappresentanza democra-tica”, da assegnare ai vecchiConsigli d’istituto, e funzionidi indirizzo, gestione e gover-no dell’istituzione da assegna-re al Consiglio di amministra-zione e al Ds. Se il termine“CdA” “disturba” si può trova-re anche un altro nome, pur-ché “vi sia una presenza si-gnificativa di soggetti esternialla scuola, espressione delmondo della produzione e/odei servizi, in relazione agli in-dirizzi di studio”. Per rafforza-re l’Autonomia, prevista ricor-diamo dal nuovo art. 117 del-la Costituzione approvato dalcentro sinistra, è necessariodare alle scuole autonomiastatutaria, su cui decide natu-ralmente il CdA. Questo impli-ca una drastica riduzione delruolo del Collegio docenti, cheviene frammentato in consiglidi dipartimenti per impedireche possa svolgere un ruolodeliberativo, di controllo e difreno rispetto all’azione di Dse CdA.A livello di organizzazione di-dattica, per realizzare la spe-cializzazione flessibile si ri-chiede: una drastica riduzionedegli attuali 142 indirizzi(vanno individuati i comparticon costruzione di figure di ti-po “generalista”, senza irrigi-dire i profili in uscita); unadrastica riduzione delle ore a32 settimanali, tagliando lematerie con poche ore e inte-grando nel biennio le materiescientifiche; il potenziamentodelle attività di laboratorio esoprattutto della formazionein azienda con stage e alter-nanza scuola lavoro, le cui oresono sostitutive delle ore cur-ricolari di scuola e non ag-giuntive. Nelle 32 ore devonoesser previsti spazi significati-vi di flessibilità dal 20 al 35%,gestiti autonomamente dallescuole in relazione alle esi-genze produttive locali e, per-ché tutto questo “abbia unsenso”, per tali insegnamentibisogna ricorrere con contrat-ti di prestazione d’opera aesperti del mondo del lavoro edelle professioni. Su tuttoquesto decide il CdA – e non ilcollegio docenti – su propostadel comitato tecnico scientifi-co, che deve esser formatoper metà da esperti esterni(scelti dal CdA) e per metà dadocenti, che però non devonoessere eletti, ma scelti discre-zionalmente da Ds. Infine, bi-sogna assolutamente arrivarealla chiamata diretta dei do-centi, sia precari che di ruolo,da parte dei Ds, ma nel frat-tempo bisogna garantire chealmeno i docenti delle materietecnico professionali sianoscelti dal Ds “in modo traspa-rente, ma libero senza le pa-stoie delle classi di concorso edelle graduatorie” e che i tec-nici di laboratorio siano “inpossesso di comprovateesperienze di lavoro in ambitorelativo”.Sono, poi, persistenti le ri-chieste di premiare il merito e

di gerarchizzare i docenti.Attenzione tutto questo pro-getto di aziendalizzazione del-la scuola senza finanziamentiprivati! Mentre era in corso ildibattito sulla trasformazionedelle scuole in fondazioni (giàin nuce nel decreto Bersani eprevisto dalla prima versionedel ddl Aprea), Confindustriaentra a gambe tese e dice:vogliamo gestire gli istitutitecnici (e di tanto in tanto an-che i professionali) senzametterci un soldo!

La nuova versione del ddl ApreaBene. L’Aprea e la Com-mis-sione parlamentare si ade-guano subito. La nuova ver-sione del 16 luglio del ddl pre-vede che le scuole non possa-no più trasformarsi in fonda-zioni, ma solo le scuole supe-riori singolarmente o in rete“possono promuovere o par-tecipare alla costituzione difondazioni o consorzi” (art. 2)

con patner pubblici e privati.Quindi nuovi soggetti di cuil’Istituzione scolastica andrà afar parte se trova patner dis-posti a metterci soldi, natural-mente con delle contropartitein termini didattici e di finali-tà, ma mantenendo la propriapersonalità giuridica.Ma tutte le scuole avrannoautonomia statutaria con fi-nalità “a cui contribuiscono ilDs, i docenti, i genitori, glialunni e ... i rappresentantidelle realtà culturali, sociali,produttive, professionali e deiservizi” (art. 1 c. 3). Gli statu-ti dovranno rispettare il prin-cipio della “distinzione trafunzioni di indirizzo, funzionidi gestione e funzioni tecni-che” (c. 7). La funzione di indirizzo saràsvolta dal Consiglio di indiriz-zo che, rispettando anche allalettera le istruzioni diConfindustria, non si chiame-rà CdA, e sarà formato da 7 a11 membri, di cui max 2membri esterni, il Ds, il Dsga,rappresentanti dei docenti edei genitori in modo pariteticoe nelle superiori rappresen-tanti degli studenti. Alle supe-riori si può ipotizzare oltre aDs e Dsga: 2 esterni, 3 do-centi, 3 genitori e 1 studente;oppure con 10 membri 2 do-

centi, 2 genitori e 2 studenti.In ogni caso non vi sarannoAta eletti e la rappresentanzadei docenti sarà drasticamen-te ridotta. Il Consiglio prendele decisioni strategiche, tracui l’approvazione dello statu-to con i 2/3, accordi e con-venzioni con terzi, partecipa-zione a fondazioni, approva-zione del Pof (su proposta delDs, non del Collegio), appro-vazione del regolamento diistituto (che dovrà stabilireanche le “modalità” della va-lutazione a cui i docenti devo-no attenersi!!), designazionedei componenti del nucleo divalutazione, approvazione delprogramma annuale e delconsuntivo.La gestione viene affidata alDs, di cui vengono rafforzati ipoteri sia nell’ambito delConsiglio (propone il Pof, ac-cordi, convenzioni..), sia co-me organo monocratico, per-ché viene rafforzata la sua re-sponsabilità nella gestione

delle risorse umane, finanzia-rie e strumentali, prevedendoche risponda dei relativi risul-tati. In diritto, responsabilitàe potere vanno sempre di pa-ri passo: chi è responsabilecomanda! Da questo punto divista vanno considerati anchei poteri del Ds nella valutazio-ne dei docenti.Le funzioni tecniche sono affi-date ai Consigli di dipartimen-ti riuniti per aree disciplinari ointerdisciplinari, agli organi divalutazione collegiale deglialunni e ai nuclei di valutazio-ne del funzionamento dell’isti-tuto. Scompaiono sia ilCollegio docenti che i Consiglidi classe e di interclasse! Loscopo è di togliere anche for-malmente potere in campodidattico agli organi collegiali,in particolare al Collegio deidocenti, che viene vissuto co-me una “pastoia democratici-stica” sulla strada dell’azien-dalizzazione della scuola.Dividere il Collegio in Consiglidi dipartimenti toglierà forza epotere al corpo docente comesoggetto di democrazia diret-ta. Non vi sarà neanche più lasperanza che si possa pro-grammare e lavorare colle-gialmente nell’ambito delConsiglio di classe. La stessavalutazione dovrà adeguarsi

ai criteri aziendalistici o fami-listici elaborati dal Consiglio diindirizzo (nell’ottica tipica delservizio a domanda) e a quel-li del Nucleo di valutazioneche, formato da due docentisenior e da due esperti ester-ni, esprimerà valutazioni sulfunzionamento dell’istituzionesulla base degli indicatori na-zionali dell’Invalsi.Sistema nazionale di valuta-zione, questa volta con artico-lazioni in ogni scuola, e gerar-chizzazione dei docenti sonoelementi comuni a vari pro-getti di riforma, il cui obiettivoè ridurre drasticamente la de-mocrazia e il pluralismo nellascuola pubblica. Di fronte airisultati negativi ai testInvalsi, il docente adeguerà lasua programmazione alle ri-chieste dei test e non più allecapacità e caratteristiche de-gli studenti con cui lavora, sa-crificando anche le sue con-vinzioni didattiche, il suo ap-proccio disciplinare, le sue

convinzioni teoriche: ancheperché da questo dipenderàla sua carriera e la valutazio-ne della sua scuola.La gerarchia sarà articolata su5 livelli: i docenti neo assuntiin prova per 3 anni; i docentiordinari; quelli esperti e i se-nior; il Ds. Le assunzioni av-verranno tramite concorsibanditi da reti di scuole riser-vati ai docenti iscritti all’Alboregionale dopo la laurea ma-gistrale o la laurea specialisti-ca e l’abilitazione: all’Albo re-gionale si rimane iscritti obbli-gatoriamente per 5 anni; ildocente in prova verrà con-fermato se avrà superatoun’ulteriore valutazione e solodopo potrà partecipare aibandi per il trasferimento adaltre scuole. Si tratta di unavera e propria corsa ad osta-coli, caratterizzata dalla re-gionalizzazione del recluta-mento in chiave leghista e daun’evidente subordinazione difatto di questi docenti, il cuifuturo dipenderà dalle valuta-zioni di Ds e docenti senior. I docenti ordinari ed espertisaranno valutati obbligatoria-mente e periodicamente dauna commissione di valuta-zione formata dal Ds e da duedocenti senior (eletti dai solidocenti senior ed esperti). La

AApprriittiicciieelloo!!segue dalla prima pagina

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 33

valutazione riguarderà l’effi-cacia del lavoro in classe,l’impegno nel Pof, il contribu-to all’attività complessiva del-la scuola e i titoli e verrà regi-strata in un portfolio persona-le. Su tale base un'altra com-missione deciderà sul passag-gio a docente esperto, in se-guito ad una selezione a cui siparteciperà su domanda. Ilpassaggio a senior avverrà sudomanda per partecipare adun corso di formazione e con-corso di tipo selettivo, gestitida una rete di scuole.Tra i vari livelli vi sarà una dif-ferenza retributiva che a livel-lo iniziale sarà almeno del30%, con successiva progres-sione interna in base all’an-zianità (che però viene sospe-sa se il giudizio dellaCommissione è gravementenegativo). Solo esperti e se-nior potranno svolgere incari-chi aggiuntivi al’insegnamen-to e accedere al fondo d’isti-tuto. In particolare, solo i se-

nior potranno formare e ag-giornare gli altri docenti, co-ordinare i dipartimenti, farevalutazione di sistema e colla-borare con il Ds. Natural-mente i posti saranno contin-gentati annualmente dal Miur,in modo da scatenare la com-petizione individuale.Il ddl sostiene che non vi saràgerarchia tra i docenti per nonviolare la libertà di insegna-mento prevista dallaCostituzione, ma se a valuta-re saranno Ds e colleghi concui si lavora quotidianamentesono ipotizzabili due scenari:quello peggiore è fatto diclientelismo, lobbysmo, sva-lutazione del lavoro di chi osaesprimere dissenso o rivendi-ca il rispetto delle leggi; maanche nel caso in cui tuttoquesto non avvenga è inevi-tabile che ogni docente dovràadeguarsi alle convinzioni inmerito alla didattica, ai conte-nuti teorici delle proprie disci-pline, alla stessa valutazionedegli studenti dei colleghi edel Ds che dovranno valutar-lo. E ciò significherà una dra-stica riduzione del pluralismoe della democrazia nella scuo-la pubblica, con conseguenzenefaste sulla formazione deglistudenti. E tutto questo ri-guarderà anche direttamente

il lavoro in classe, quella nic-chia che finora i docenti eranoriusciti gelosamente a preser-vare dalle incursioni dell’a-ziendalizzazione. Senza conquesto voler salvare tutto illavoro svolto dai docenti esenza negare l’esistenza didifferenze, che sono il saledella democrazia. Ma la scuo-la non ha bisogno di competi-zione individuale, ma di colle-gialità effettiva, in particolarele scuole medie e superiori,che sono quasi sempre unasommatoria di corsi indivi-duali e che scaricano sullostudente il compito di barca-menarsi tra le varie discipline:questa è una delle cause piùrilevanti della dispersionescolastica.Gerarchizzazione dei docentie sistema nazionale di valuta-zione si rilevano di nuovo, co-me ai tempi della Moratti e diBerlinguer, due meccanismicentrali di standardizzazionedegli insegnamenti, da garan-

tire ancor di più con la frantu-mazione del sistema scolasti-co nazionale determinato dal-l’autonomia e, per i professio-nali, dalla regionalizzazione.Infine, il ddl prevede un’areaautonoma di contrattazioneper i docenti, ma ciò dipende-rà da come saranno configu-rati i 4 nuovi comparti previstidall’appena approvato DLgsBrunetta.In conclusione, sia per il mo-dello di governance che per lagerarchizzazione dei docenti ilddl Aprea accoglie le più im-portanti richieste dellaConfindustria.

I regolamenti per le scuole superioriAnche i regolamenti per le su-periori, in particolare quelloper gli istituti tecnici e per iprofessionali, si ispirano allerichieste confindustriali, pre-vedendo: - macro comparti e drasticariduzione degli indirizzi (9 peri tecnici e 6 per i professiona-li); scomparsa delle specializ-zazioni incrociate, per esem-pio quelle che combinavanoconoscenze economico–giuri-dico-aziendali con competen-ze informatiche o con quellelinguistiche, che di fatto nonpotranno essere recuperate

con l’area della flessibilità;- riduzione a 32 ore, ma senzauna diminuzione delle materie,eccetto scienze integrate;- un’area di flessibilità ampiache è stata portata negli isti-tuti tecnici al 20% nel primobiennio, al 30% nel secondobiennio e al 35% nel quintoanno; ai professionali le per-centuali salgono rispettiva-mente al 25%, al 35% e al40%; entro tali limiti si po-tranno variare le ore a dispo-sizione per le varie materie oanche inserire nuove materie(nell’ambito delle aree di indi-rizzo) all’interno di un “nume-ro limitato” di opzioni che sa-ranno definite in un elenconazionale e che, comunque,non potranno sforare i limiti diorganico; questa area saràassegnata a docenti interni(ma senza creare organico)oppure a esperti esterni delmondo delle imprese e delleprofessioni mediante contrattid’opera;- la costituzione di un comita-to tecnico scientifico, cheesprimerà pareri e propostesull’utilizzo dell’area di flessi-bilità e che sarà composto inmodo paritetico da docenti in-terni e da esperti esterni delmondo delle imprese e delleprofessioni e della ricerca;- le Commissioni d’esame sa-ranno formate anche da“esperti del mondo delle im-prese e delle professioni”.È evidente che con gli ultimitre meccanismi, a cui si ag-giunge il potenziamento del-l’alternanza scuola lavoro, leimprese entrano direttamentenella formazione degli stu-denti, oltre che nella gover-nance degli istituti.Inoltre, il comma 3 dell’art. 2del regolamento sui profes-sionali, in omaggio alla com-petenza esclusiva prevista perl’istruzione professionale dalnuovo art. 117 dellaCostituzione, prevede la pos-sibilità di svolgere in regimedi sussidiarietà (cioè laddovenon arrivano le Regioni) unruolo integrativo e comple-mentare rispetto alla forma-zione professionale regionale.L’art. 8 comma 2, poi, preve-de la possibilità di concordarespecifiche intese con singoleregioni in modo da coordinarel’istruzione professionale conla formazione professionale,anche “sperimentando nuovimodelli organizzativi e gestio-nali degli istituti professiona-li”, inclusa l’offerta formativa,cioè indirizzi e quadri orari.Qui si apre tutta una partitacon le regioni, che il governointende giocare però con sin-gole Regioni al di fuori dellaConferenza unificata. Fa daapripista la Lombardia, chegià da quest’anno ha avviatoal sperimentazione. La pro-spettiva è quella della regio-nalizzazione di tutta l’istruzio-ne e formazione professiona-le, come d’altronde prevede ilnuovo art. 117 dellaCostituzione.Le mire confindustriali sonomeno appetitose nei confron-ti dei Licei. Anche qui abbia-mo, rispetto alla proliferazio-ne delle attuali sperimenta-zioni, una riduzione a 6 tipi diLicei con tre indirizzi per il

Liceo artistico e la possibilitàdi prevedere, per lo Scienti-fi-co, delle sezioni di liceo tec-nologico e, per quello delleScienze umane, di liceo eco-nomico. Le ore oscillano da 27a 31 settimanali, salvol’Artistico che arriva a 34 conun riduzione significativa ri-spetto all’attuale quadro ora-rio. All’orario obbligatorio siaggiungono delle ore facolta-tive ed opzionali, la cui fre-quenza diventa obbligatoriauna volta scelte dalle fami-glie, e con relativa valutazio-ne. Un secondo elemento diflessibilità è dato dalla varia-bilità del quadro orario in limi-ti, però, più ristretti (primobiennio 20%, secondo biennio30% e quinto anno 20%;ogni materia non può subireuna diminuzione superiore ad1/3 del monte ore quinquen-nale e non può esser soppres-sa al quinto anno). In en-trambi i casi si possono po-tenziare le materie obbligato-rie o inserirne altre scelte daun elenco già allegato. Su tut-to questo ha potere consulti-vo e di proposta il Comitatoscientifico, sempre con unacomposizione paritetica di do-centi interni e esperti, che quifanno capo anche alleUniversità e alle istituzioni dialta formazione artistica emusicale. Sia per l’area opzio-nale facoltativa che per glispazi di flessibilità si fa ricor-so a personale interno nei li-miti dell’organico e ad espertiesterni con contratto d’opera.Va chiarito ai colleghi che sistanno già affannando a pre-vedere come usare la flessibi-lità che con queste opzioni va-rie non si crea organico: o siusa il personale in servizio nelmodello base o si fanno con-tratti d’opera a esperti esterni.Infine, chi decide sulla flessi-bilità? Se restano gli attualiorgani collegiali saranno ilCollegio docenti (che sarà ar-ticolato obbligatoriamente indipartimenti) e il Consiglio diistituto; se passa il ddl Apreasarà il Consiglio di indirizzo suproposta del Ds e del comita-to tecnico scientifico con tuttele componenti esterne cheabbiamo visto, per questo èassolutamente necessariauna lettura sistemica e coor-dinata dei vari provvedimenti.Naturalmente chi decide in-fluisce su cosa si decide e sul-le stesse finalità della scuola.

ConclusioniDal quadro esposto sembraemergere un altro filo condut-tore rispetto a quello più evi-dente che abbiamo sottoli-neato nell’ultimo anno e mez-zo di mobilitazione ed analisi.Il filo conduttore principale èsenz’altro quello simbolica-mente reso dalle forbici delmanifesto dello sciopero delmaggio scorso: tagli agli or-ganici, sforbiciate alle ore, an-che a casaccio, aumentoesponenziale del numero de-gli alunni per classe (già que-st’anno abbiamo classi di 32,fino ad exploit di 36 o 40) chepuntano direttamente alla de-qualificazione della scuolapubblica, alla scuola cialtrona,con conseguente potenzia-mento della scuola privata.

Ma, mettendo insieme il PlanAction della Confindustria, ilddl Aprea e alcuni aspetti dei3 regolamenti sulle superioriemerge anche un altro obiet-tivo: quello della subordina-zione delle superiori, in parti-colare dell’istruzione tecnica eprofessionale, alle esigenzeimprenditoriali, aspetto parti-colare della generale azienda-lizzazione che caratterizzatutti gli ordini di scuola (il ddlAprea, salvo che per la possi-bilità di costituire fondazioni,riguarda anche materne, pri-marie e medie). Si tratta diobiettivi in parte anche incontraddizione tra loro, per-ché qualsiasi modello di scuo-la, anche quello confindustria-le, non può essere efficacecon 30-33 alunni per classe.La scuola cialtrona non ècompatibile neanche conConfindustria.In ogni caso, entrambi i mo-delli non sono compatibili conla Costituzione. Il primo (de-qualificazione della scuolapubblica e potenziamentodella scuola privata) perché laCostituzione assegna esplici-tamente alla scuola pubblicastatale un ruolo prioritario co-me strumento per ridurre ladisuguaglianza sostanziale exart. 3 comma 2 e per garanti-re la democrazia. Quel “senzaoneri per lo Stato”, previstodall’art. 33 2° comma Cost.per le scuole private, non è“un cavillo burocratico” comeebbe a dichiarare incredibil-mente l’allora Presidente delSenato in un Convegno orga-nizzato a Lucca, non a caso,da una scuola privata ”com-merciale” e dall’associazionedelle scuole cattoliche. Il“senza oneri per lo Stato” è fi-nalizzato esplicitamente all’o-biettivo di spingere la stra-grande maggioranza deglistudenti a scegliere la scuolapubblica come garanzia delpluralismo a fronte del carat-tere “di tendenza” delle scuo-le confessionali o delle subor-dinazioni al profitto dellescuole “commerciali” (in ge-nere diplomifici). Un obiettivo, tra l’altro, con-traddetto anche dal principiodi sussidiarietà introdotto dalcentro sinistra nell’art. 118 e,naturalmente, dalla Leggesulla parità scolastica di ber-lingueriana memoria.Il secondo modello - azienda-lizzazione e subordinazioneagli interessi imprenditoriali -punta alla formazione di forzalavoro flessibile e completa-mente subordinata al coman-do capitalistico e contraddiceil ruolo assegnato dallaCostituzione alla scuola pub-blica come luogo privilegiatodi formazione del citoyen con-sapevole, capace di sviluppa-re analisi, sintesi e spirito cri-tico, capace naturalmente diinserirsi efficacemente nelmondo del lavoro, ma in gra-do di capire cosa, come, per-ché e per chi produce. Capace di acquisire ancheuna forte specializzazione, co-sì come di uscirne e impararecose diverse, dotato di flessi-bilità cognitiva, come usa di-re, ma in modo realmente au-tonomo e non completamenteetero diretto.

44 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

di Claudio Gabriele

Qualcuno fra i convegnistimormorava per quello cheappariva sulla locandina comeun malizioso refuso di tipo-grafia: “La Riforma sullaScuola e dell’Università”.Malgrado il titolo ed i presagiche ne scaturivano, una ven-tilata presenza del Ministroaveva richiamato in fretta unpubblico allarmato di inse-gnanti, più numeroso diquanto un’occasione a preva-lente intonazione istituzionaleavrebbe lasciato supporre.“Risanare una scuola sottomolti profili in crisi …” / “… unattentato al diritto costituzio-nale di un’istruzione libera egarantita …”. Questi i poli del-l’antinomia preannunciata peril confronto delle posizioni altavolo del convegno.Quel pomeriggio, al netto deirituali di circostanza, avrebbeconfermato che quel prefisso,“... sulla Scuola”, non era so-lo una svista.L’on. Clelio Stracquadanio,l’on. Gabriella Giammanco, laprofessoressa Maria Cardone,all’interno di una cornice diautorità locali e dell’universi-tà, in qualità di componentedella Commmissione pro-grammazione economica eBilancio, di rappresentantedel Ministro Gelmini presso laVII Commissione Cultura del-la Camera e di dirigente sco-lastico della DirezioneDidattica Turrisi Colonna diPalermo, assicuravano in or-dine di successione le compo-nenti principali alle quali asse-gnare, anche sotto il profilosimbolico dei ruoli, la tratta-zione dei temi.Confrontando lo stato attualedella scuola rispetto alla pro-pria esperienza di studente, ilprimo deputato, denunciavauna scuola ipertrofica, assi-stenzialista e consolatoria,appesantita da docenti piutto-sto sfaticati e preventivamen-te disfattisti rispetto ai cam-biamenti. Insomma un qua-dro di crisi complessiva la cui

terapia avrebbe implicato unariforma radicale. L’incrementodi alunni per classe, la ridu-zione del personale, il ritornoad una severità nella valuta-zione sarebbero stati i pre-supposti inderogabili per tor-nare all’efficienza, alla centra-lità della preparazione e delriconoscimento meritocraticodell’individuo.Raccontando la realtà del pro-prio istituto, radicato nel cuo-re popolare del centro storico,la dirigente descriveva inveceuna scuola interpellata daemergenze sociali, attiva eimpegnata, ma sovraffaticata,nel competere con le esiguerisorse umane e professionalia disposizione, rispetto alleurgenze educative dei singolie della comunità,.Un’immagine in presa direttadi una scuola coinvolta nelproprio contesto territoriale,che assume un compito istitu-zionale formativo ed insiemeeducativo, spesso in supplen-za di altri apporti istituzionali:un compito da non sottovalu-tare in un processo di riformaefficace e costruttivo, tanto-meno da screditare con facilislogan.Alla richiesta di maggiore at-tenzione al concreto dell’ope-ratività e del vissuto dellascuola e all’invito a visitarlaper comprenderne meglio lenecessità e le dinamiche, ildeputato, assorbito da ripetu-te chiamate telefoniche, riba-diva, insofferente alle que-stioni generate dal disagio so-ciale riflesso sull’apprendi-mento, insistendo sulla pro-pria linea di principio.Tirando sulle guance il baverodel proprio soprabito, la gio-vane e bella deputata delega-ta del Ministro Gelmini, osser-vava in silenzio questa paro-dia del “confronto”, riservan-do successivamente agli in-terventi risentiti dei presentiun flebile:“… ma noi abbiamo davvero,per tempo, ascoltato e dialo-gato con le rappresentanzedei docenti degli studenti nel-

l’avviare i provvedimenti …”.Senza avere migliorato inquell’occasione le proprie co-noscenze nel merito della ri-forma, il pubblico aveva os-servato quale fosse il substra-to di idee che la governavanoe quale avrebbe potuto esse-re, anche in seguito a quel 2marzo 2009, il livello di ascol-to e di interlocuzione tra go-verno, ministero e mondodella scuola.I mesi successivi a quel con-vegno hanno di fatto contri-buito a rafforzare, in largaparte del personale dellascuola, la percezione della di-stanza fra un modello teoricomaterializzato da quadri orarie sostenuto da slogan rassi-curativi, rispetto ad uno statodi fatto non privo di insucces-si, ma ancorato ad una prassididattica organizzativa collau-data, non di rado, con effica-cia. Era la percezione di undestino della scuola sottrattoalla partecipazione e ancoradi più alla condivisione.È quanto avrebbe confermatoil ciclo di seminari informativisul riassetto dei licei dei tecni-ci e dei professionali, svoltisialla fine di novembre del2009 in varie regioni d’Italiaper rappresentare le fasi con-clusive dell’iter legislativo. Alla presenza di un ristrettopubblico costituito da dirigen-ti scolastici selezionati per re-gione, (4 per la Sicilia!), glischemi di regolamento sonostati sottoposti dalla Cabina diRegia, (“… centro di raccoltadei pareri formali e informaliintorno al testo …”), affidataal Consigliere Max Bruschi,praticamente, per un “ascoltoconfermativo”, con margini ir-risori di modifica dell’esisten-te. Ancora una volta l’approc-cio di fondo, il principio infor-matore, si esplicitava nel tito-lo di un commento sui semi-nari scritto in itinere dallostesso consigliere: “Riformalicei: autonomia e riduzionedegli orari contro il "quieto vi-vere". Una battuta sarcasticasul modus vivendi del perso-

nale della scuola italiana perminimizzare l’onere economi-co, organizzativo, scaricatosulle finanze delle regioni edelle famiglie, necessario a ri-equilibrare, forse, l’offertaformativa “alleggerita” dallariforma.Le forzature prodotte da unprocesso legislativo incardi-nato sulle conseguenze di unprovvedimento finanziario,quale quello contenuto nel-l’art. 64 della legge 133 del2008, non solo hanno prodot-to a più riprese segnali di dis-senso del mondo della scuola,ma anche degli organi com-petenti a vario titolo a espri-mere, in corso d’opera, i pro-pri pareri. Le deliberazionidelle adunanze con cui da no-vembre 2008 a dicembre2009 il Consiglio Nazionaledella Pubblica Istruzione hastigmatizzato svariate incon-gruenze e rischi per la tenutadel sistema scuola, in carenzadi misure di accompagna-mento e di una tempisticaadeguata, si sommano ai 16pareri negativi sulla riforma li-ceale da parte dellaConferenza delle Regioni, alleriserve espresse dall’Unionedelle Province Italiane, alle in-fuocate interpellanze parla-mentari, alla sospensione diparere del Consiglio di Statoper svariate criticità riscontra-te. Anche il parere della VIICommissione Cultura non po-trà ignorare le numerose os-servazioni, i dissensi, lepreoccupazioni espresse inaudizione da parte delle sva-riate delegazioni che solo inquesta occasione, tardiva,hanno potuto ufficializzareistanze maturate all’internodelle scuole, in assenza didialogo con le istituzioni.Nell’ambito dell’istruzione ar-tistica, dove più avvertito èstato il rischio per le possibiliconseguenze di una drasticamodifica ordinamentale, l’e-sperienza acquisita tra la finedel 2008 fino ad oggi con ilCoordinamento NazionaleCIAN, nonostante le distanze

marcate dalla politica scola-stica governativa sulla scuola,costituisce ancora una risor-sa comune di riferimento. Costituitosi con l'obiettivo difavorire per la prima volta undialogo stabile e costruttivofra tutti gli istituti artistici delterritorio nazionale, il CIAN siè fatto carico di tutte le diffi-coltà di questa interlocuzione,così come della complessità dimettere al vaglio ipotesi e po-sizioni differenti rispetto allaRiforma. Ha cercato comun-que, in assenza di iniziativeper un confronto da parte deitecnici preposti alla riforma,di realizzare unilateralmenteun ponte verso il Ministerodell’Istruzione.I molteplici convegni sul futu-ro dell’Istruzione artistica rea-lizzati dal CIAN con il suppor-to progettuale ed organizzati-vo del Centro Studi per laScuola Pubblica CESP, aPalermo, Venezia, Corato,Padova, Roma, a cui si affian-cano quelli di Napoli, Torino,Genova, promossi autonoma-mente dagli Istituti artistici,hanno consentito di realizza-re, alla presenza di rappre-sentanti delle Istituzioni,componenti della VIICommissione, del Cnpi, l’oc-casione concreta di analizzaree riflettere sulla bozza diRegolamento relativa al nuo-vo Liceo Artistico.Grazie alla costituzione del si-to, www.istruzioneartistica.itche ha raccolto la molteplicitàdegli apporti disciplinari, pro-fessionali, le riflessioni, elabo-razioni, documenti, grazie allarete con cui si sono confron-tati e continuano a confron-tarsi gli Istituti di 17 regioni,raccogliendo circa 9.000 ade-sioni dal mondo della Cultura,dell’Arte, della Scuola, edell’Università, si sono potutielaborare documenti e propo-ste operative, discusse con ilDirettore Generale ed iDirigenti Tecnici del Miur epresentate in audizione allaVII Commissione cultura dellaCamera dei Deputati.Un luogo virtuale ed insiemeconcreto di sensibilità umanee professionali che hanno co-operato e possono, benchéimmersi in questa sfavorevolecongiuntura, riflettere ancorain una logica propositiva di at-tenzione alla realtà scolasticaesistente e del suo patrimoniodi esperienza maturato dalquale trarre gli elementi pro-positivi per resistere e conti-nuare a lavorare per unascuola di qualità anche in unassetto ordinamentale modifi-cato. Un esempio di autorga-nizzazione del confronto chesarebbe utile promuovere inogni settore scolastico per da-re spazio a quanto di buono lascuola italiana riesce a pro-durre nonostante i ministriche la governano e che po-trebbe diventare anche luogoper promuovere un futurocambiamento.

LLaa RRiiffoorrmmaa ssuullllaa SSccuuoollaa......IIll ddeessttiinnoo ddeellllaa SSccuuoollaa ssoottttrraattttoo aallllaappaarrtteecciippaazziioonnee ee aallllaa ccoonnddiivviissiioonnee

Le foto di questo nu-mero riproduconoopere di JacopoComin, noto comeTintoretto (Venezia1518 circa - 1594)

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 55

di Rete Organizzata Docentie Ata precari della provinciadi Venezia

Il fenomeno del precariatonella scuola ha raggiunto li-velli abnormi: quasi uno sucinque dei docenti è precarioe uno su due del personaleAta ha un contratto di lavoroa tempo determinato. Questoimplica, oltre ad una precarie-tà del reddito e della vita dioltre 200.000 lavoratori, unaprecarietà anche del servizioscolastico.Nonostante i pesantissimi ta-gli avviati con la legge133/2008 (42.000 docenti e15.000 Ata in meno dal 1°settembre 2009 ed altrettantinei prossimi due anni) chehanno provocato il mancatorinnovo del contratto a circa18.000 lavoratori, soprattuttodelle regioni del Sud, per farfunzionare la scuola sono sta-ti assunti a termine ancoradecine e decine di migliaia didocenti e Ata precari.Vogliamo definire, con la lot-ta, una piattaforma per la finedel precariato nella scuola;non ci interessa entrare nelmerito dell’immissione in ruo-lo di questa o quella categoriadi precari, non ci interessa so-lo la stabilizzazione degli at-tuali docenti e Ata con con-tratto a termine, ci interessala lotta contro la precarietà,attuale e futura.Vogliamo andare alla radicedel problema. Il precariato èun fenomeno abnorme, noncerto perché sono stati fatticoncorsi ordinari a posti zero(dieci anni fa? E poi non è ve-ro), o perché non funzionanoi meccanismi del reclutamen-to con le infinite Graduatoriead Esaurimento, o perché, co-me ammortizzatore sociale, sisono elargite a destra e amanca supplenze annuali, maperché – con ogni ammini-strazione e con governi diogni colore – è stato econo-micamente vantaggioso sfrut-tare i supplenti a vita.Vogliamo definire alcuniobiettivi di lotta che, se rag-giunti, porterebbero alla fineo alla fortissima riduzione delfenomeno.

A parità di lavoro parità ditrattamento: basta con losfruttamento dei precari- Eliminazione delle differen-ziazioni tra supplenti annuali,supplenti fino al termine del-l’attività didattica e supplentitemporanei: stipendio estivoper tutti coloro che svolgonoalmeno 180 gg. di servizio inun anno.- Parità di trattamento econo-mico e normativo per quantoriguarda ferie, malattia, per-messi tra il personale a tempodeterminato e indeterminato.- Progressione di carriera(scatti di anzianità) anche peril personale a tempo determi-nato, almeno dopo quattroanni di servizio, com’era pergli insegnanti di ReligioneCattolica prima che una sana-toria li immet-tesse scandalo-samente inruolo, lasciandogli altri sup-plenti a vita; èora di finirlacon il fatto cheun precario,anche dopoquindici o ven-t’anni di servi-zio, abbia sem-pre lo stipendioa livello zero;già alcune sen-tenze di Giudicidel Lavoro dialcuni Tribunali del paesehanno riconosciuto il dirittoagli scatti di anzianità ancheper i lavoratori a tempo deter-minato.Ricordiamo, tra l’altro, che ladisparità di trattamento con-traddice gli orientamenti co-munitari in materia di rappor-ti di lavoro, con particolare ri-ferimento alla Direttiva delConsiglio dell’Unione Europea1999/70/CE, la quale sanci-sce “… i lavoratori a tempodeterminato non possono es-sere trattati in modo meno fa-vorevole dei lavoratori a tem-po indeterminato comparabiliper il solo fatto di avere uncontratto o rapporto di lavoroa tempo determinato, a menoche non sussistono ragionioggettive”.- Ricostruzione della carriera,

per gli immessi in ruolo, consi-derando tutto intero il serviziopre-ruolo, oggi sono ricono-sciuti solo i primi quattro annie i due terzi del rimanente.Tutto questo per eliminare lecause della precarietà: l’e-strema convenienza per l’am-ministrazione nel mantenereuna quota straordinaria dipersonale con contratto atempo determinato; un pre-cario costa mediamente8.000/9.000 euro in meno diun lavoratore di ruolo; questoperché i supplenti fino al ter-mine dell’attività didatticanon percepiscono lo stipendionei mesi estivi, ma soprattut-to perché manca la progres-sione di carriera. La parità di trattamento trapersonale a tempo determi-

nato ed indeterminato, perun’uguale prestazione lavora-tiva, deve trovare posto nelContratto Collettivo Nazionaledi Lavoro del CompartoScuola, già scaduto il 31 di-cembre del 2009.Basta con la possibilità di ef-fettuare sei ore settimanali distraordinario per il personaledocente, provocando una ve-ra e propria cannibalizzazionenella categoria. Altra questione importantesono le cattedre, nella secon-daria, che possono arrivare fi-no alle 24 ore settimanali dilezione (con sei ore di straor-dinario). Sempre più colleghi,di ruolo e non, di fronte aglistipendi più bassi d’Europa,pensano bene di fare ore distraordinario, prendendo altreclassi e rubando letteralmente

il posto ai precari, senza con-tare la qualità dell’insegna-mento, perché, con 24 oresettimanali, una didattica se-ria ed efficace è impossibile.Ci si deve battere per cancel-lare dal Contratto CollettivoNazionale di Lavoro la possi-bilità di fare le sei ore setti-manali di straordinario (nor-ma stipulata da Cgil-Cisl-Uil-Snals e Gilda nel Ccnl dal lon-tano 1989) e proporre inveceuna lotta seria per stipendidecenti e per liberare posti dilavoro per i precari.Vogliamo segnalare che lostraordinario fino alle sei oresettimanali (su 18 di orariocontrattuale) dei docenti nonè assolutamente comparabilecon lo straordinario di altrecategorie. L’impiegato che siferma le due ore in più persbrigare una pratica o l’ope-raio che lavora anche il sabatoin via eccezionale per un piccodi produzione richiesta, o lostesso docente che fa un’oradi supplenza per sostituire uncollega assente, non hannoniente a che fare con un do-cente che per tutto l’anno siaccolla sei ore in più di lezionefrontale, in pratica mediamen-te due classi in più, con relati-ve programmazioni di attività,correzioni compiti ecc.

Basta precarietà, tutti in ruolo- Immissione in ruolo su tuttii posti vacanti e disponibili diorganico di diritto e anche difatto; sull’organico di fattol’amministrazione ha semprebarato, allargandolo a dismi-sura proprio perché sui postidi organico di fatto non sonopreviste immissioni in ruolo ei supplenti sono retribuiti finoalla fine delle attività didatti-che (30 giugno) e non alla fi-

ne dell’annosco l a s t i c o(31 agosto).- Automaticaimmissionein ruolo suiposti vacantiad ogni ini-zio d’annoscolastico,abrogandoquella nor-ma, inseritanella LeggeFinanziariadel 1997 (daun governodi centrosi-

nistra), che prevede la pre-ventiva autorizzazione me-diante un Decreto intermini-steriale, su parere delMinistero dell’Economia. I posti vacanti devono essereoccupati da personale stabilee non con contratti a termine;ogni governo, in questi anni,ha preferito autorizzare im-missioni in ruolo con il conta-gocce, proprio per l’estremaconvenienza a sfruttare do-centi e Ata precari.Anche ora, nonostante i tagliepocali che stanno avvenen-do, e per il progressivo pen-sionamento del personale,solo i posti vacanti di organicodi diritto del personale docen-te Ata sono decine di migliaia(quasi 25.000 docenti e quasi70.000 Ata).Aggiungiamoci pure tutto il

resto, patrimonio delle lottedei precari e del popolo dellascuola pubblica di questi me-si, ma il “cuore” del problemadella precarietà è risolvibileraggiungendo questi treobiettivi:- parità di trattamento econo-mico, normativo e sindacale(pieno diritto di voto, attivo epassivo, dei precari alle ele-zioni delle Rsu, altrimenti iprecari non avranno mai rap-presentanza sindacale); que-stione da aprire in sede diCcnl Scuola;- eliminazione della possibilitàdi fare straordinario fino allesei ore settimanali; questioneda aprire in sede di CcnlScuola;- ripristino dell’automaticitàdelle immissioni in ruolo suiposti vacanti attraverso l’a-brogazione della norma dilegge che lo impedisce.

Sul nuovo reclutamentodegli insegnanti- Inizio di un confronto serio,anche con il mondodell’Università, gli studenti inparticolare, sulle nuove pro-cedure di formazione e reclu-tamento del personale docen-te che escludano nel modopiù assoluto l’assunzione di-retta da parte dei dirigentiscolastici.- Corsi abilitanti per i docentiprecari non abilitati che ab-biano svolto un congruo nu-mero di giorni di servizio. - Da segnalare la gravissimasituazione dei circa 18.000docenti non abilitati (esclusiaddirittura dal decreto am-mazzaprecari nella formaemendata alla Camera), ri-masti quasi tutti a casa sia alNord che al Sud, in quanto“scalzati” - in un devastanteeffetto domino - nelleGraduatorie d’Istituto, da queicolleghi abilitati delleGraduatorie ad Esaurimentorimasti senza contratto an-nuale per effetto dei tagli. Ilcaso scoppierà il prossimomarzo quando i pochi fortu-nati attualmente coperti dalleindennità di disoccupazioneperderanno anche quella (du-rata 6+2 mesi).- Rispetto del limite massimodel 20% per la mobilità (pas-saggi di ruolo e passaggi dicattedra), così come previstodalla Legge 143/2004, mai ri-spettata in sede di Ccni con-cernente la mobilità del per-sonale; per la mobilità selvag-gia, per alcune classi di con-corso, i posti vacanti non ven-gono mai coperti con nuoveimmissioni in ruolo.- Ritiro dei tagli alla scuolaprevisti dalla legge 133/2008e un consistente investimentodi risorse per la scuola pubbli-ca statale.- Ritiro dei nuovi ordinamentidegli istituti tecnici, professio-nali e dei licei.- Ritiro del disegno di leggeAprea, che rappresenta la de-finitiva “aziendalizzazione“della scuola.- Ripristino delle compresenzee del modulo nella scuola ele-mentare, valorizzazione deltempo pieno, abrogando laLegge 169/2008.- Ritiro della Legge 167/2009,cd. ammazzaprecari.

FFiinnee pprreeccaarriiaattoo mmaaii??MMaanniiffeessttoo ppeerr llaa lloottttaa ccoonnttrroo llaapprreeccaarriieettàà nneellllaa ssccuuoollaa

““OOggnnii iinnddiivviidduuoo,, sseennzzaaddiissccrriimmiinnaazziioonnee,, hhaa

ddiirriittttoo aaddeegguuaallee rreettrriibbuuzziioonneeppeerr eegguuaallee llaavvoorroo””

art. 23 comma 2 della DichiarazioneUniversale dei Diritti dell'Uomo, adottatadall’Onu il 10 dicembre 1948

I colleghi precari/e, per difen-dere il lavoro e la scuola pub-blica, sono in lotta da mesicon cortei, sit-in, occupazionidi Usp e di tetti simbolici. Laloro assenza nelle scuole stadanneggiando la qualità dell’i-struzione e comportando au-menti pesanti e ingiustificatidei carichi di lavoro per tutti idocenti ed Ata. Ma ad immiserire ulterior-mente l’istruzione pubblica,contribuiscono in maniera de-cisiva le decisioni dei dirigentiscolastici, illegali alla luce del-le normative vigenti e di re-centi circolari e Note ministe-riali, sulla assegnazione dicattedre extralarge oltre le 18ore frontali alle medie e allesuperiori, sull’uso delle oredelle ex-compresenze alleelementari, sulla coperturadelle assenze brevi, sulla for-mazione di classi extralargecon un numero di alunni al difuori di ogni normativa e inspregio a leggi e regolamentisulla sicurezza nelle scuole.La situazione è insostenibile,invitiamo docenti ed ATA anon collaborare alla distruzio-ne della scuola pubblica e adavviare una decisa mobilita-zione scuola per scuola.

Scuole Medie e SuperioriRifiutare le cattedre extralar-ge, cioè quelle che superanole 18 ore di insegnamentofrontale.Garantire il rispetto e l’effetti-va applicazione da parte deidirigenti della Nota Miur n.14991 del 6 ottobre 2009,che prevede la nomina deisupplenti per assenze inferio-ri a 15 giorni, qualora non siriesca ad utilizzare le sole so-luzioni normative possibili: - docenti con ore a disposizio-

ne fino al completamento del-le 18 ore di cattedra (ormaiquasi nessuno);- docenti disponibili a svolgereore eccedenti fino a un massi-mo di 24 ore settimanali.Ricordiamo che è illegittimo:a) suddividere gli studenti inaltre classi;b) affidare la sorveglianza aicollaboratori scolastici;c) posticipare l’entrata e anti-cipare l’uscita delle classi;d) utilizzare le ore formatecon il recupero dei minuti de-rivanti dalla riduzione dell’oradi lezione per motivi didattici(quando la riduzione dipendeda motivi non didattici non èdovuto alcun recupero); e) utilizzare per le supplenzegli insegnanti compresenti(sostegno, Itp, assistenti,ecc.);f) non nominare i supplentiperché sono finiti i fondi ap-positi (cfr. Nota Miur 3545 del29 aprile 2009).

Scuole ElementariPretendere il rispetto da partedei dirigenti della normativa(art. 28 comma 5 Ccnl2006/2009; Cm 38/2009;art. 4 comma 2 Ccni 26 giu-gno 2009) in merito all’utiliz-zazione delle ore di insegna-mento eccedenti l’orario fron-tale (ex-compresenze), cheprevede che sia il Collegio do-centi e non il dirigente a deci-dere di tale utilizzazione e cheprioritariamente tali ore sianoimpegnate per il recupero el’arricchimento dell’offertaformativa e non per il comple-tamento di organici o le sup-plenze. Non accettare l’orario“spezzato”.Procedere alla nomina deisupplenti anche per assenzeinferiori ai 5 giorni.

In tutte le scuole, poi, bisognacomunque evitare:- la costituzione delle classiextralarge. Il sovraffollamen-to ogni anno crescente diclassi ed aule, impoverisce ladidattica e non rispetta la nor-mativa sulla sicurezza, espo-nendo a grave rischio studen-ti, docenti, Ata, scuole;- di accettare alunni prove-nienti da altre classi (lo “smi-stamento”), perché aumental’affollamento di classi ed aulee non garantisce il diritto allostudio;

Infine, va garantito il dirittoall’ora alternativa per gli stu-denti che non si avvalgonodell’insegnamento della reli-gione cattolica.

Non collaboriamo alla distru-zione della Scuola pubblica,opponiamoci alle decisioni ille-gittime dei dirigenti scolastici. Le sedi e le Rsu Cobas forni-ranno tutto il supporto infor-mativo, tecnico, giuridico esindacale necessario in que-sta decisiva battaglia in difesadella scuola pubblica, dellaqualità dell’insegnamento, deiposti di lavoro per docenti edAta, dei precari/e, delle condi-zioni di studio e di lavoro pertutto il popolo della scuolapubblica. Contatta le sedi Cobas indica-te in ultima pagina per com-battere le illegalità nella tuascuola.

Alla sezione “Materiali scuole”del sito www.cobas-scuola.itulteriori informazioni su:- compresenze, sostegno esupplenze;- capienza aule e sicurezza;- fondi per le supplenze.

66 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

OOrraa ee sseemmpprree,,rreessiisstteennzzaaCCaammppaaggnnaa ccoonnttrroo ll’’iilllleeggaalliittàà ee iillccoollllaabboorraazziioonniissmmoo nneellllee ssccuuoollee

Maria Stella razzista?“Razzista la Gelmini a imporre il limite del 30% di alunni “stra-nieri” nelle classi scolastiche? Ma come, non è stata proprio leia sostenere l’abilitazione ad avvocato a Reggio Calabria per ri-alzare la percentuale dei bresciani in quella sede remota? Certo,gli idonei risultavano colà il triplo di quanti si erano incauta-mente presentati a Brescia, ma conta l’intenzione di mescolarsiai laureati del Mezzogiorno. E adesso contano le intenzioni a dis-tribuire, per il loro bene, i figli dei migranti fra le classi “bianche”... non ritarderanno i ritmi di apprendimento degli italiani, chealtrimenti se ne vanno nelle scuole private e white, come ilXmas di Coccaglio, provincia di Brescia, guarda caso ... Anchegli improvvidi consensi dei pieddini Penati e Luigi Berlinguer (tipareva!) prendono il provvedimento come una misura pedago-gica, ignorandone il significato emblematico di annuncio. Se sitrattasse di pedagogia occorrerebbe provvedere con finanzia-menti, insegnanti di sostegno, differenziazione secondo gruppilinguistici e alfabeti ... corsi per adulti, metodologie di apprendi-mento concordate con le università per stranieri, ecc. Così sivuole soltanto marcare una discriminazione a fini demagogici ...l’effetto annuncio serve a ingraziarsi la Lega e a denunciare l’ec-cesso di extracomunitari come causa di tutti i mali ... La con-centrazione scolastica riflette quella abitativa. Perché allora nondistribuire i migranti nei quartieri bene, invece di relegarli nellesezioni dormitorio della città diffusa o nelle aree degradate? ...È terribilmente più semplice smembrare le classi o demolire i tu-guri, come all’ex Rognetta, periferia di Rosarno. Poi ci si lamen-ta che gli Usa si accaparrano studenti dall’estero mentre da noii cervelli scappano. E la Gelmini resta. Of cause”da www.globalproject.info/it/tags/augusto-illuminati/author

Se tu mi amassiIl rapporto Eures-Ansa sugli omicidi volontari in Italia ci segna-la un loro calo: dai 630 del 2007 ai 611 del 2008 (- 3,1%). Lafamiglia continua a tenere la leadership del contesto più morta-le (171 casi, 28%), mentre le uccisioni della criminalità comune(135) hanno superato quelli delle varie mafie (128). La flessio-ne degli omicidi nel 2008 si deve praticamente alla solaCampania (dai 153 del 2007 ai 111 dello scorso anno), mentreil fenomeno risulta in aumento nelle regioni del Centro (da 80 a97 casi) e del Nord (da 187 a 194). In circa un terzo degli omi-cidi avvenuti in famiglia (56 casi) la vittima è il coniuge-convi-vente. In pareggio i conti tra le generazioni: 22 genitori uccisidai figli e 21 figli uccisi dai genitori. Il movente passionale risul-ta prevalente (45 casi), seguono litigi e dissapori (40 vittime).Con 128 vittime (155 nel 2007) il 2008 è l'anno in cui la crimi-nalità organizzata ha fatto meno vittime negli ultimi 30. Mentrela criminalità comune registra un aumento del 25,7% dal 2000.Un terzo delle vittime della criminalità comune (45 casi) è statoucciso nel corso di una rapina o di un furto. I pensionati sono leprincipali vittime (17), seguiti da operai e braccianti (14). Nel2008 sono stati 147 gli stranieri uccisi in Italia (un quarto del to-tale): il valore più elevato degli ultimi 15 anni. Dunque immi-grati più vittime che carnefici: proprio l’opposto delle campagnemediatiche xenofobe. Il killer è un uomo nove volte su dieci; lavittima un maschio in tre casi su quattro.

Gabole confessionaliBen 29 dei 44 milioni dell'otto per mille destinato allo Stato è fi-nito in chiese e monasteri. Lo certifica il decreto a firma del capodel governo che li distribuisce per il 2009 alla Pontificia UniversitàGregoriana in Roma (459 mila euro), al Fondo librario dellaCompagnia di Gesù (500 mila euro), Diocesi di Cassano allo Ionio(1.146.000 euro), Confraternita di Santa Maria della Purità diGallipoli (369 mila euro) e via beneficando per 17 pagine.Il contribuente che, incautamente, indirizza il suo 8 per mille al-lo stato per finalità umanitarie o per scopi di assistenza e sussi-di al volontariato, continua ad essere gabbato. Negli anni pas-sati, con questi soldi si sono finanziate missioni di guerra in va-rie contrade del mondo (spacciandole per operazioni umanita-rie), adesso invece si regalano alle variegate epifanie del mon-do cattolico, assegnando bei soldini a restauri di 26 immobili ec-clesiastici. Opere che, oltretutto, potrebbero usufruire dell'8 permille destinata alla chiesa cattolica, col suo apposito fondo "edi-lizia di culto". Come se non bastasse, la medesima destinazione(chiese e parrocchie) hanno anche i 19 milioni destinati alle areeterremotate del centro Italia.

BBoolllliittoo mmiissttooddii GGiiaannnnii ee LLuuccoottttoo

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 77

di Franco Coppoli

L’a. s. 2008/2009 ha vistodue docenti, entrambi appar-tenenti ai Cobas, incorsi inpesanti provvedimenti disci-plinari per aver osato rivendi-care e praticare spazi di laici-tà nella scuola pubblica. Mi riferisco: • al caso di Alberto Marani delLiceo “Righi” di Cesena che èstato sospeso due mesi dal-l’insegnamento e dallo stipen-dio per aver somministrato aisuoi studenti un questionario icui risultati hanno portato aduna delibera del collegio do-centi e alla modifica del Pofdel liceo per la costruzione diun serio programma alterna-tivo all’insegnamento dellareligione cattolica; • alla mia sospensione di unmese dallo stipendio e dall’in-segnamento (dall’Ipss “Casa-grande” di Terni) per aver re-so inclusiva, laica e neutralel’aula scolastica togliendo ilcrocefisso durante le mie oredi lezione. In entrambi i casi i ricorsi pro-cedono con la tutela legale deiCobas e sono sicuro che allafine la forza della ragione avràla meglio sull’oscurantismoclericale, ma questi eventirappresentano i sintomi diuna pervicace difesa dei privi-legi della chiesa cattolica, cherisalgono al periodo fascista eche sono rimasti inalterati,anzi a volte sono addiritturaaumentati, soprattutto negliultimi 10-15 anni. È una que-stione generale che riguardagli indirizzi educativi, le speseed i finanziamenti e soprattut-to gli spazi e gli ambiti della li-bertà di coscienza e di inse-gnamento. Gli argomenti daaffrontare sul tema sono nu-merosi, articolati, intrecciatitra di loro e vanno dall’enor-me potere economico all’in-gerenza politica e simbolicache la chiesa cattolica eserci-ta nel nostro Paese, all’ano-mala distribuzione dell’8 permille, ai privilegi degli inse-gnanti precari di religione cat-tolica rispetto agli altri docen-ti, all’assenza di fatto dell’oraalternativa alla religione cat-tolica nelle nostre scuole conconseguente punizione di chitenta di organizzarla negliistituti scolastici o attiva unabattaglia per la laicità delleaule delle nostre scuole.

L’aspetto economicoSu questo aspetto si consigliala lettura di un libro di CurzioMaltese, La Questua, quantocosta la chiesa agli italiani,Feltrinelli 2008. I dati cheemergono, anche se non ag-giornati al 2009, mostrano lascala di grandezza e di impor-tanza del fenomeno e rendo-

no chiaro che la casta delVaticano costa più di quelladel Parlamento, ed in valoriassoluti questo enorme finan-ziamento è secondo in Italiasolo ai fondi concessi allebanche ed alle imprese cheusufruiscono di una valangadi finanziamenti pubblici gra-zie alla pratica, sicuramentenon liberista, di socializzare leperdite e privatizzare gli utili.Sintetizzando i dati, la chiesacattolica costa ogni anno al-meno una cifra che va, a se-conda delle stime, da un mi-nimo di 4 miliardi e mezzo adun massimo di 9 miliardi dieuro, tra finanziamenti direttie mancato gettito fiscale. La prima voce è quella dell’8per mille: un miliardo di euro(con una leggera flessione dicirca il 4% quest’anno che hadato luogo ad una melensa emartellante campagna pub-blicitaria per battere cassa),di cui oltre il 60% (parliamo di600 milioni di euro) viene ver-sata da contribuenti che nonhanno espresso nessuna scel-ta. Questo accade in un con-testo in cui le altre principalireligioni nel nostro paese -quella musulmana e quellabuddista - non accedono aquesti fondi ed in cui lo Statonon produce assolutamentenessuna pubblicità per i ver-samenti, che peraltro usa perfinanziare in prevalenza lastessa chiesa cattolica (peresempio la ricostruzione di 71chiese, non aiuti alle popola-zioni d’Abruzzo) o ha usatoper finanziare le guerre uma-nitarie in Iraq o Afghanistan. Andiamo avanti. Gli stipendidei 22.000 insegnanti di reli-gione cattolica - assunti nellascuola pubblica solamentecon il placet delle curie, allafaccia dei pubblici concorsi -costano allo Stato ogni annocirca 950 milioni di euro. Nonsi capisce perché l’Irc, relittodel Concordato del 1929 trafascismo e Vaticano, riconfer-mato nel 1984 da Craxi-Casaroli, non venga abolito, oalmeno perché non sia ilVaticano a pagare diretta-mente chi fa catechismo nellescuole pubbliche.Vengono inoltre erogati ognianno alle strutture cattoliche700 milioni di euro per con-venzioni tra Stato ed EntiLocali su sanità e scuola. Aquesto proposito si compren-de perché gli asili e le scuolematerne non siano appan-naggio diretto dello Stato odegli enti locali, in quanto lafetta da distribuire alle curie èben ricca e consistente.Questi ultimi dati sono certa-mente in difetto anche perchésappiamo che l’unica vocedella scuola che da anni con-tinua ad aumentare, sia con i

governi di centrodestra checon quelli di centrosinistra, èil finanziamento delle scuoleprivate, alla faccia dell’artico-lo 33 della Costituzione cheafferma che esse devono es-sere “senza oneri per lo sta-to”. Per esempio il decreto in-terministeriale 28/5/2009 hafissato la quota dei contributistatali a 120.000.000 di europer tutte le scuole “paritarie”cioè le private - confessionali,quelle confindustriali o i sem-plici esamifici.Nonostante i pesanti tagli allescuole pubbliche, i finanzia-menti alle scuole cattolichesono in aumento continuopassando da 258 milioni del2004 a 527 milioni nel 2005 a532 milioni di euro nel 2006. Nella sanità le convenzionipubbliche con gli ospedali cat-tolici ammontano a circa unmiliardo di euro, quelli agliistituti di ricerca 420 milioni dieuro, alle case di cura 250 mi-lioni. I grandi eventi cattolicicostano in media 250 milionidi euro all’anno. Se si sommano queste cifre siraggiunge l’enorme cifra di 2miliardi e 900 milioni all’anno,cui vanno aggiunti i vantaggifiscali (5-700 milioni per il re-galo dell’Ici, 500 milioni per losconto del 50% su Ires, Iraped altre imposte), oltre i 600milioni di elusione fiscale le-galizzata nel turismo cattolicoche gestisce da e per l’Italiaun flusso annuale di oltre 40milioni di visitatori e pellegri-ni. Per Piergiorgio Oddifreddi,nel libro Perché non possiamoessere cristiani (e meno chemai cattolici), sono da rad-doppiare arrivando a 9 miliar-di di euro all’anno, stimandole esenzioni fiscali in oltre 6miliardi di euro. In breve ri-prendendo Curzio Maltese “laChiesa cattolica non eletta dalpopolo italiano e non sottopo-sta a vincoli democratici, co-sta agli italiani più del sistemapolitico”.Alla luce di questi dati risultaora più chiara la pervicace re-sistenza per mantenere tutti inumerosi privilegi, sia simbo-lici che materiali, accumulatinegli anni, difesi con le unghiedal Vaticano e ribaditi conesemplari provvedimenti di-sciplinari del Miur. Né questoriguarda solo la scuola. Il giu-dice Luigi Tosti ha avuto rico-nosciute le sue ragioni control’esposizione del crocefissonei tribunali ma è stato so-speso dal servizio e sono pas-sati anni per vedersi ricono-sciute le ragioni dalla senten-za n. 298 del 17 febbraio ’09della sesta sezione penaledella Corte di Cassazione.Basti ricordare la fascistissimacircolare 2134/1867 del29/5/1926 del famigerato

Alfredo Rocco, Ministro dellaGiustizia e degli Affari di Cultoche - chiudendo la fase laicadell’unità d’Italia apertasi il 20settembre 1870 con la brec-cia di Porta Pia, la fine del po-tere temporale del Vaticano eRoma capitale - esprimevabene quel nuovo clima d’inte-sa tra fascisti e Pio XI, attra-verso il concetto di restituzio-ne del crocefisso in una circo-lare che, ancora oggi costitui-rebbe l’unica presunta legitti-mazione per la presenza delcrocefisso nei tribunali: “pre-scrivo che nelle aule di udien-za, sopra il banco dei giudici eaccanto all’effige di SuaMaestà il re sia restituito ilCrocefisso, secondo la nostraantica tradizione”. Lo stessotenore che troviamo, appenaun mese dopo la marcia suRoma, nella circolare n. 68del 22 novembre 1922 del fa-scista Ministro dell’IstruzioneGiovanni Gentile “In questi ul-timi anni, in molte scuole pri-marie del Regno l'immaginedi Cristo ed il ritratto del Resono stati tolti. Ciò costituisceuna violazione manifesta enon tollerabile e soprattuttoun danno alla religione domi-nante dello Stato così comeall’unità della nazione.Intimiamo allora a tutte leamministrazioni comunali delregno l’ordine di ristabilirenelle scuole che ne sonosprovviste i due simboli inco-ronati della fede e del senti-mento patriottico”, nel RegioDecreto n. 965 del 30/4/1924(art. 118) e nel Regio Decreton. 1297 del 26/4/1928 (art.119, tabella C), che imposerola presenza del crocefisso nel-le aule scolastiche, ma la cuiattuale inconsistenza giuridicae pesante matrice storico-po-litica clerico-fascista è mira-bilmente affrontata dalla ordi-nanza del Tribunale dell’Aquiladel 23/10/2003 rg 1383/03.Concludiamo analizzando iprivilegi che riguardano gli in-segnanti di religione cattolicaseguendo l’interessante in-chiesta di MassimilianoBardani pubblicata sul n. 9 delgiugno 2009 della rivistaCiviltà laica. Iniziamo subitocon l’indecente L. 186/2003,che ha permesso l’immissionein ruolo di oltre 15.000 do-centi di religione cattolica do-po un concorso farsa, attra-verso un meccanismo che ri-teniamo incostituzionale: l’as-sunzione nello Stato passa at-traverso uno pseudoconcorsocui si può accedere solamen-te dopo aver ottenuto il placetdella curia, alla faccia dell’u-guaglianza tra cittadini o lavo-ratori. Un regalo alla chiesacattolica che neanche laDemocrazia cristiana, nei suoiquarantacinque anni di gover-no, aveva avuto l’indecenza direalizzare e che costa un mi-liardo di euro ogni anno. Sel’insegnamento della religionecattolica è regolato dal con-cordato del 1984 questo as-solutamente non imponeval’assunzione a tempo indeter-minato nello Stato degli inse-gnati sponsorizzati dai vesco-vi, scelta politica decisa daMoratti-Berlusconi. Non sicomprende perché non sia ilVaticano a pagare i suoi cate-

chisti, protagonisti di un inse-gnamento non obbligatorio,nella scuola pubblica. Unavolta assunti, questi docentisono irremovibili e nel casoperdessero il placet curialesarebbero spostati su altrecattedre compatibili con glistudi, prefigurando, come daanni denunciamo, un canaleconfessionale privilegiato perl’assunzione dei docenti. I privilegi non finiscono qui.Qualsiasi precario, anche do-po venti anni di insegnamen-to, percepisce ancora lo sti-pendio base e non ha dirittoalla ricostruzione di carrieracon un’unica eccezione: chenon sia unto dal vescovo efaccia catechismo a scuola; inquesto caso l’art. 54, comma4 della legge 312/1980 per-mette il miracolo: dopo 4 an-ni di servizio prestato comeincaricato comincia ad essereconteggiata l’anzianità di ser-vizio con conseguenti scattistipendiali, cioè il precario direligione cattolica gode dellostesso trattamento di un do-cente di ruolo. Sia chiaro, nonè questo lo scandalo, ma lo èil fatto che solo il precarioscelto dal vescovo, fuori dallegraduatorie, abbia diritto al-l’anzianità di servizio, comeun docente assunto a tempoindeterminato. Cerchiamo difare ulteriore chiarezza: l’art.53, comma 3 della legge312/1980 riconoscerebbe atutti i precari, che abbianoavuto un incarico, “escluse lesupplenze” il diritto a scattibiennali del 2,5% dello sti-pendio base. Era un riconosci-mento dell’anzianità di servi-zio meno rilevante del comma4 (che riguarda gli Irc) ma co-munque significativo. Il mini-stero dell’istruzione per con-teggiare l’anzianità di serviziosolo ai precari di religione cat-tolica e non agli altri precariha offerto un’interpretazioneletterale della norma: primaattraverso l’articolo 15 dellalegge 270/1982 ha trasfor-mato in supplenze annuali gliincarichi annuali ai precari cheda allora sono stati esclusi da-gli aumenti stipendiali. I do-centi di religione cattolica sisono salvati mantenendo i lo-ro privilegi rispetto a tutti glialtri: la circolare n. 71 del1987 interpreta l’articolo 2.5dell’intesa sull’insegnamentodella religione cattolica, rece-pita dal Dpr 721/1985, nelsenso che gli insegnanti di re-ligione cattolica ricevano unincarico annuale cosicché …non risultano essere supplen-ti ma incaricati. Questo per-ché ci si rifà, pretestuosa-mente, e solo per loro, ad unanorma degli anni ‘30 in cuitutti i docenti ricevevano in-carichi e non supplenze.Misteri della … transustanzia-zione verrebbe da dire!Comunque c’è stata lo scorsoanno un’importante novità sultema: l’11 marzo 2009 il tri-bunale di Tivoli ha riconosciu-to ad una docente precaria ildiritto ai benefici economici dicui all’art. 53 comma 3 dellalegge 312/1980, ricordandosiche esiste una Costituzioneche si applica a tutti e non aisoli docenti marchiati e bene-detti dalle curie e dal Miur.

LLaa ccrrooccee ddeellllaarreelliiggiioonnee ccaattttoolliiccaaIInntteerreessssii ee pprriivviilleeggii cclleerriiccaallii

88 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

La sentenza della Corte euro-pea dei diritti dell’uomo diStrasburgo del 3 novembre2009, che ha riconosciuto ilcarattere discriminatorio dellapresenza dei crocefissi nelleaule scolastiche, ha rappre-sentato una ventata di ariafresca nello stagnante panta-no clericale nostrano perquanto riguarda i diritti, le li-bertà e la laicità degli ambien-ti formativi e dello Stato. Sulla sentenza si sono sca-gliati a gamba tesa il Governoche ha annunciato il ricorso, ipreti vaticani ed i chierichettidi ogni partito, dal Pd allaLega ai fascisti, senza nem-meno prendersi la fatica dileggerla. Sui rischi di un usopolitico su base identitaria delcrocefisso dovremo tornare,dopo aver brindato a questaaltissima pagina di civiltà giu-ridica che sancisce chiara-mente la separazione traStato e chiesa e la fine dellafunzione confessionale e cate-chistica della scuola pubblica.Proprio per questo ne propo-niamo qui una sintesi e la let-tura della parte principale.La Corte europea ribadisce lalaicità dello Stato, la negativafunzione simbolica per bambi-ni o ragazzi in formazione dicrocefissi o altri simboli reli-giosi nelle aule scolastiche.L’obiettivo della scuola è losviluppo di una coscienza cri-tica, la scuola pubblica nonpuò avere una funzione con-fessionale o schierarsi conuna presunta religione preva-lente, altrimenti si pratica unainaccettabile discriminazione.Forse non è un caso che lasentenza provenga daStrasburgo perché in Italianessun tribunale, nemmenola Corte di cassazione - chepure ha riconosciuto le ragio-ni del giudice Luigi Tosti -, hamai avuto il coraggio di af-frontare apertamente lo scan-

daloso privilegio concesso allachiesa cattolica nell’esporre ilcrocefisso nei luoghi pubblici,privilegio fonte di inaccettabi-li discriminazioni e derivantenon dalle tanto citate radiciculturali ma dall’accordo poli-tico e sociale tra fascismo evaticano.La sentenza comincia rico-struendo storicamente l’appa-rato normativo che parte dalloStatuto albertino del 1848 e,passando per porta Pia, arrivaalle circolari ed ai regi decreticlerico-fascisti del 1922, 1924e 1928 che preparano i Pattilateranensi del 1929 firmatida Pio XI e Mussolini, che san-cirono un accordo strettissimotra Stato e chiesa cattolica ri-conoscendo che “la religionecattolica apostolica romana èla sola religione dello stato”.La Corte di Strasburgo passaal concordato Craxi-Casarolidel 1984 e poi ricorda che dal1989 la Corte costituzionaledefinisce la laicità “principiosupremo” delineato nellaCarta costituzionale. Dopo questa prima parte sto-rica viene ricostruito somma-riamente l’iter che ha con-trapposto la signora Lautsi al-lo Stato italiano per aver chie-sto inutilmente, contro ognidiscriminazione, dal 2002 ditogliere il crocefisso cattolicodalle aule della scuola pubbli-ca dei sui figli di 11 e 13 anni.Vengono ricordati gli articoli3, 19 e 97 della Costituzioneitaliana e l’articolo 9 dellaConvenzione europea per lasalvaguardia dei diritti del-l'uomo e delle libertà fonda-mentali, le posizioni della ri-corrente e dell’avvocaturadello Stato italiano.Successivamente vengonoelencati i principi generali datener presenti: in particolareil fatto che l’educazione pub-blica deve essere pluralistaper la conservazione di una

“società democratica”, chel’ambiente scolastico deve es-sere aperto ed inclusivo, chela scuola non deve essere luo-go di proselitismo o predica-zione, che lo Stato deve con-trollare che le informazioni ele conoscenze vengano tra-smesse in modo obiettivo, cri-tico e pluralistico e che gli èprecluso ogni indottrinamen-to. Si ribadisce il diritto a cre-dere o a non credere (libertànegativa). Lo Stato ha il do-vere di imparzialità e neutrali-tà per garantire il pluralismo.Poi arriva il cuore della sen-tenza e con qualche piccolotaglio lasciamo volentieri leparole alla Corte europea deidiritti dell’uomo: “Per la Corte queste conside-razioni comportano l’obbligodello Stato di astenersi dal-l’imporre anche indirettamen-te, credenze, nei luoghi in cuile persone sono a suo carico onei luoghi in cui queste perso-ne sono particolarmente vul-nerabili. La scolarizzazionedei bambini rappresenta unsettore particolarmente deli-cato perché in questo caso, ilpotere vincolante dello Statoè imposto a delle sensibilitàche sono ancora mancanti (aseconda del livello di maturitàdel bambino) della capacitàcritica che permettere diprendere distanza in relazioneal messaggio derivante dauna scelta preferenzialeespressa dallo Stato in mate-ria religiosa.La Corte deve esaminare laquestione se lo Stato conve-nuto, imponendo l'esposizio-ne dei crocifissi nelle aule sco-lastiche, abbia adempiuto al-l'esercizio delle sue funzioni diistruzione e di insegnamentoaffinché le conoscenze sianodiffuse in modo obiettivo, cri-tico e pluralistico e abbia ri-spettato le convinzioni religio-se e filosofiche dei genitori.

Nel valutare tale questione, laCorte terrà conto della parti-colare natura del simbolo reli-gioso e del suo impatto suglistudenti sin dalla giovane età,soprattutto sui bambini del ri-chiedente. Infatti, nei paesi incui la stragrande maggioran-za della popolazione aderiscea una religione particolare, lamanifestazione dei riti e deisimboli di questa religione,senza restrizione di luogo emodalità, può costituire unapressione sugli studenti chenon praticano tale religione osu coloro che aderiscono aun'altra religione.Il governo [italiano] giustifical'obbligo (o il fatto) di esporreil crocifisso richiamandosi alpositivo messaggio moraledella fede cristiana, che tra-scende i valori costituzionalilaici, per il ruolo della religio-ne nella storia italiana e le ra-dici di questa tradizione nelpaese. Egli attribuisce al cro-cifisso un significato neutralee laico in riferimento alla sto-ria e alla tradizione dell’Italia,strettamente legata al cristia-nesimo. Il governo sostieneche il crocifisso è un simboloreligioso, ma che può rappre-sentare anche altri valori. Nelparere della Corte, il simbolodel crocifisso ha una pluralitàdi significati tra i quali il signi-ficato religioso è predominan-te. La Corte ritiene che la pre-senza dei crocifissi nelle aulescolastiche vada oltre l'uso disimboli in specifici contestistorici. Il denunciante sostie-ne che il simbolo è un affron-to alle sue convinzioni e violail diritto dei suoi figli di nonprofessare la religione cattoli-ca. L'interessato vede nell’esi-bizione del crocifisso il segnoche lo Stato è dalla parte del-la religione cattolica. Le con-vinzioni della signora Lautsiriguardano anche l'impattodell'esposizione del crocifisso

sui suoi figli, all’epoca di undi-ci e tredici anni. La Corte rico-nosce che, quando vieneesposto, è impossibile nonnotare il crocifisso nelle aulescolastiche. Nel contesto dellapubblica istruzione, è neces-sariamente percepito comeparte integrante della scuolae può quindi essere conside-rato come un "potente simbo-lo esterno". La presenza delcrocifisso può essere facil-mente interpretata dagli stu-denti di tutte le età come unsimbolo religioso, ed essi sisentiranno educati in un am-biente scolastico caratterizza-to da una religione particola-re. Ciò che può essere inco-raggiante per alcuni studentireligiosi, può essere emotiva-mente inquietante per gli stu-denti di altre religioni o percoloro che non professano al-cuna religione. La libertà ne-gativa non è limitata allamancanza di pratiche religio-se o di insegnamento religio-so. Esso si estende alle prati-che e ai simboli che esprimo-no - in particolare o in gene-rale - una credenza, una reli-gione o l’ateismo. Questo di-ritto negativo merita una pro-tezione speciale se è lo Statoche esprime una fede. L'esposizione di uno o piùsimboli religiosi non può esse-re giustificata né con la richie-sta di altri genitori che voglio-no l'educazione religiosa co-erente con le proprie convin-zioni, né, come sostiene il go-verno, con la necessità di uncompromesso necessario coni partiti politici di ispirazionecristiana. Il rispetto delle con-vinzioni dei genitori in mate-ria di istruzione deve tenerconto del rispetto delle cre-denze di altri genitori. LoStato ha l'obbligo di neutralitàreligiosa nel contesto dell'i-struzione pubblica obbligato-ria in cui la partecipazione èrichiesta a prescindere dallareligione e deve cercare di in-stillare negli studenti il pen-siero critico. La Corte non vede come l'e-sposizione nelle aule dellescuole pubbliche, un simboloche è ragionevole associarecon il cattolicesimo (la religio-ne di maggioranza in Italia)potrebbe servire al pluralismoeducativo che è essenzialeper la conservazione di una"società democratica", comeconcepito dalla Convenzione,pluralismo è stato riconosciu-to dalla Corte costituzionalenel diritto interno. La Corte ritiene che l'esposi-zione obbligatoria di un sim-bolo di una confessione nell’e-sercizio della funzione pubbli-ca per quanto riguarda situa-zioni specifiche, sotto il con-trollo del governo, in partico-lare nelle aule scolastiche, li-mita il diritto dei genitori dieducare i loro figli secondo leloro convinzioni ed anche il di-ritto degli scolari di credere odi non credere. La Corte ritiene che ciò costi-tuisca una violazione di questidiritti, perché le restrizioni so-no incompatibili con il doveredello Stato di rispettare laneutralità nell'esercizio delservizio pubblico, in particola-re nel campo dell'istruzione”.

UUnnaa lleettttuurraa iissttrruuttttiivvaaLL’’eesseemmppllaarree sseenntteennzzaa ddeellllaa CCoorrttee EEuurrooppeeaa ddeeiiDDiirriittttii ddeellll’’UUoommoo ccoonnttrroo ll’’eessppoossiizziioonnee ddeellccrroocceeffiissssoo nneellllee aauullee ssccoollaassttiicchhee

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 99

del Coordinamento precariNidi e Materne Comune diTorino

Il Tar Piemonte poco più di unanno fa, con la sentenza n°161/2008, si è pronunciato inmaniera chiara e inequivoca-bile: le insegnanti di religionedelle scuole materne comu-nali non sono assunte conprocedure selettive (gradua-toria pubblica), pertanto nonpossono partecipare alla sta-bilizzazione in quanto il loro

“servizio [prestato] esclusiva-mente in qualità di insegnan-te di religione e quindi in unprofilo non considerabile ai fi-ni del computo del periodominimo (almeno tre anni an-che non continuativi) richiestodal bando ai fini della stabiliz-zazione”. Il loro servizio infat-ti non è equivalente, quindi“non considerabile”, a quellosvolto dalle educatrici e dalleinsegnati assunte dalle gra-duatorie comunali. Inoltremolte di loro non hanno le ne-

cessarie abilitazioni che il pro-filo richiede, e ancor meno lespecializzazioni necessarieper l’”assistenza all’handicap”cui sarebbero destinate per ilcompletamento dell’orario diservizio, dopo quello religioso.Ma di questi tempi non è dimoda rispettare le sentenze eil comune di Torino ha trovatouna soluzione: fare un con-corso farsa per le “insegnati direligione” considerando titolospecifico di servizio proprioquello che il Tar ha vietato, fi-

nalizzato alla stabilizzazioneentro di 250 unità. Con la benedizione della cu-ria, a fine novembre, i sinda-cati Cisl, Cgil, Uil e Csa, han-no siglato un accordo vergo-gnoso contro la laicità delleistituzioni e contro i diritti deiveri precari. L’accordo prevede che le inse-gnati di religione, dopo averdeposto il crocifisso, comple-tino il loro servizio svolgendo“le mansioni di assistenza all’-handicap”, senza essere, lagran parte di loro, né abilitatené specializzate!Ma soprattutto inserisce la re-ligione cattolica, finora consi-derata facoltativa, tra le “atti-vità integrative”, e capovol-gendo il senso delle parolestravolge la realtà! Ci opponiamo all’arroganzadel Comune che per assecon-dare i voleri della curia e inuovi equilibri politici nega idiritti di chi svolge da anni, inmaniera realmente precaria, ilservizio di educatore dei Nidie insegnante delle Materne.Vanifica altresì il diritto dellefamiglie ad un servizio laico edi qualità. Offende infine il la-voro di quante, in condizionidi sott’organico e sottopaga-te, nei Nidi e nelle Maternedel Comune di Torino, ognigiorno provvedono ad un ser-vizio di qualità nell’interesseprimario del bambino.In questi anni altri comuni,come Bologna e Napoli, han-no stabilizzato le educatrici ele insegnati delle materneconsiderando come criterio diservizio quello di anno scola-

stico, già in vigore nella scuo-la statale: 180 giorni di servi-zio prestato ogni anno solare!Queste informazioni sono dis-ponibili sui siti delle ammini-strazioni comunali! È possibilecredere che il Sindaco diTorino presieda l’Anci e con-temporaneamente sia all’o-scuro di questi dati?È credibile ritenere che i sin-dacati concertativi firmino ac-cordi con i requisiti dei 180giorni a Bologna e Napoli enon sanno conteggiare il ser-vizio necessario per stabiliz-zare le educatrici di Torino?Invitiamo tutti i lavoratoriprecari e non, di ogni compar-to, a unirsi contro questa ul-teriore beffa che è l’esempiodi come i poteri forti impon-gono tagli, precarietà e gerar-chia per i lavoratori, mentreper i loro protetti pretendonoprivilegi e solide garanzie oc-cupazionali.Invitiamo le forze politiche esociali che si battono per lalaicità delle istituzioni a chie-dere subito il ritiro della firmae proporre un vero piano distabilizzazione sui posti va-canti degli organici comunali,a cominciare dai Nidi e dalleMaterne. Dichiariamo da subito lo statodi agitazione per arrivarequanto prima ad uno scioperodel personale del Comune diTorino e appena verrà pubbli-cato il bando attiveremo tuttii canali legali per tutelare i di-ritti di quelle insegnati ededucatrici che inserite nellegraduatorie sono discriminatedall’accordo.

AA oocccchhiioo ee ccrroocceeII pprriivviilleeggii ddeeii ffiigglliiooccccii ddeellllaa ccuurriiaa

di Giovanni Bruno

La sudditanza psicologica, chediventa antropologica, degliitaliani alla chiesa si manife-sta una volta di più nell’accet-tazione passiva del simbolocristiano (peraltro nella suavariante macabra e funerariadel crocifisso cattolico), a si-gnificare la subalternità cultu-rale alla chiesa che si traducein vera e propria ingerenzapolitica. Non dimentichiamoinfatti che, lungi dall’essereun simbolo universale, la cro-ce e ancor di più il crocefisso,rappresenta nei locali pubblicila penetrazione cattolica nelloStato italiano, attuata attra-verso una vera e propria infil-trazione che ha la sua originefin dai primi anni dell’unifica-zione sabauda, in spregio alprincipio liberale di liberachiesa in libero Stato. Fin dal-la legge Casati del 1859 si im-pone l’esposizione dei croce-fissi nelle aule scolastiche, poiriconfermata nel 1908 e so-prattutto negli ormai famosiRegi Decreti del 1924 e 1928,ribaditi con i Patti Lateranensidel 1929 e dal Concordatocraxiano del 1985.Tuttavia, la questione princi-pale, al di là della legittima e

sacrosanta (!) battaglia giuri-dica, consiste nel messaggioche subdolamente la chiesaha voluto far transitare, percui il crocefisso avrebbe as-sunto ormai un significatouniversale di tolleranza, pace,giustizia, tanto che anchemolti laici e/o non credenti loconsidererebbero un simbolodella nostra cultura, di lottacontro le ingiustizie, di libertà,perfino di democrazia: unavera e propria mistificazionestorico-culturale a cui hannocontribuito molti atei devoti,formula particolarmente az-zeccata di qualche tempo fa,e i cosiddetti teo-dem, tra cuiesponenti del Pd, ormai desti-nato ad affondare nelle sabbiemobili del liberismo e dellamoderazione catto-vaticana. Purtroppo questa interpreta-zione ha dato fiato ai peggiorisviluppi in salsa leghista e cle-rico-tradizional-fascista, conrichiami isterici alla tradizionee alle radici, alla identità, alnazionalismo più volgare esempre più ammantato diidiotismo localista. Infine, la croce è utilizzata neiriti deliranti di associazioni co-me il Ku Klux Klan che inneg-gia al potere dell’uomo biancoe incita al razzismo più bieco

e criminale: la questione di-venta preoccupante se pen-siamo che tale associazione èsbarcata anche in Italia dovepensa evidentemente di fareproseliti.L’interpretazione della crocecome simbolo di libertà e ad-dirittura di democrazia è unavera e propria sciocchezzache va smontata, e necessitadi una vera e propria confuta-zione di carattere culturalecome storico.Quando si parla della storiadella chiesa è fin troppo facilericordare tutti i misfatti chenei secoli si sono accumulati:l’Inquisizione, i roghi controeretici e streghe - massacrateper sottomettere le donne al-la autorità maschile - i pro-cessi e le condanne a liberipensatori e scienziati conclu-sisi con omicidi o persecuzioni(Giordano Bruno e GalileoGalilei tra tutti), la corruzionedel clero e delle gerarchie ec-clesiastiche romane e non. Innome della presunta salvezzadelle anime, la chiesa cattoli-ca apostolica romana, ma an-che altre sette religiose cri-stiane o di altre fedi, hannoperpetrato immense atrocità,commesso orrendi delitti. Venendo a tempi più recenti,

occorre ricordare sempre co-me solo nel XIX secolo lachiesa lanciò la scomunica sututte le teorie e le idee cheescludevano dio dalle lorospiegazioni (evoluzionismodarwiniano, marxismo, socia-lismo ...), o anche solamentenon coincidevano con la pro-pria dottrina (il cosiddettomodernismo); e successiva-mente, non bisogna mai di-menticare come la chiesa cat-tolica abbia dato il proprio ap-poggio alle dittature fasciste:al fascismo con i PattiLateranensi del 1929, poi alnazismo da parte soprattuttodi Pacelli (papa Pio XII), alfranchismo e a tutti in regimiche si schierassero contro imovimenti democratici e deilavoratori. Dopo GiovanniXXIIII e l’apertura del ConcilioVaticano II (sviluppato dalmoderato Montini, Paolo VI),si ebbe una vera e propria in-voluzione dal 1978 con l’ele-zione del neo teocrateGiovanni Paolo II, che si con-traddistinse per la collabora-zione all’abbattimento deipaesi dell’Est sovietico conReagan (che definì l’Urssl’“Impero del Male”) e per lafamigerata fotografia con ilboia Pinochet durante la suavisita in America Latina, unoffesa ai popoli martoriati dal-le dittature fasciste ispiratedagli Usa e una sconfessionedei molti preti schierati con lepopolazioni indigene e spessoassassinati dai regimi.Ci sarebbe poi un capitolo a

parte sulla attività economi-co-speculativa delle banche eassociazioni cattoliche, a par-tire dall’Opus Dei fino allo Ior:senza scomodare le immagi-nifiche ricostruzioni thrillerfanta-storiche di Dan Brown,basti pensare agli scandali fi-nanziari in cui sono implicati ivari istituti finanziari cattolici,o ai legami con la politica ita-liana attraverso personaggicome Andreotti e molti setto-ri della Democrazia Cristiana.Il tentativo promosso da am-pi settori cattolici, anche in-terni alla chiesa stessa, dirappresentare il crocefisso co-me un simbolo universale dipace, libertà, democrazia èquindi una vera e propria mi-stificazione, una falsificazionestorica che si estende fino aigiorni nostri e non può essererelegato solo ad un lontanopassato di “errori” più o menoconfessati e superati. Anzi,oggi più che mai la chiesacontinua la sua manipolazio-ne culturale, economico-poli-tica, giocando la carta di pre-sentarsi come “animadell’Occidente capitalistico” incontrapposizione al materiali-smo e alla scristianizzazionedella civiltà europeo/occiden-tale. Questo processo di de-teologizzazione del crocefisso,che riduce il simbolo religiosodella salvezza ad una allusio-ne alla pace e, più in genera-le, la religione cattolica aduna dottrina morale, è so-stanzialmente falso, fazioso,tendenzioso.

CCrrooccii ee ddeelliizziieeDDeelliittttii ee mmiissffaattttii ddeeii mmoonnootteeiissmmii

1100 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

La Nota n. 9537 riduce i fi-nanziamenti alle scuole ricor-rendo ad un artificio contabi-le: le spese per il funziona-mento e per le supplenze so-no state messe in un unico“calderone” e così le scuoleper chiamare i supplenti sa-ranno costrette a prosciugareil fondo. L’intento, nella logicadella privatizzazione del servi-zio, è quello di chiamare stu-denti e genitori a contribuiresempre di più alle spese per ilfunzionamento didattico eamministrativo delle scuole.Ma non c’è limite al peggio. Lastessa Nota prevede che il co-sto per il servizio di puliziadebba essere ridotto, a parti-re dal primo gennaio 2010,del 25%. Insomma, un quar-to in meno rispetto al pattui-

to. O, per dirla con le paroledel Miur, deve essere conte-nuto “ad un massimo del 75per cento di quello concorda-to … e la rimanente somma èdestinata alle spese per sup-plenza, funzionamento edesami di Stato”. E per impor-re alle imprese di pulizia que-sto drastico taglio la Gelminisi appella ad un regio decretodel 1923: o le cooperative e leimprese si adeguano oppurerescindono il contratto.La ministra ha motivato que-ste scelte in nome dell’effi-cienza, ma in realtà ha agitosotto dettatura di Tremonti ese questa operazione non vie-ne bloccata le conseguenzesaranno pesanti per tutti:- si vuole costringere le co-operative e le imprese che

hanno in appalto il servizio atagliare posti di lavoro, tenutoconto del fatto che i carichi dilavoro imposti da questeaziende al personale sono giàal massimo e che oltre il 90%del costo delle pulizie è impe-gnato per pagare gli stipendi.In alcune regioni sono già incorso i licenziamenti e si trat-ta di migliaia di lavoratori elavoratrici, soprattutto donnemonoreddito, spesso con figlia carico, che vengono messiletteralmente sul lastrico.Invece di tutelare le fasce piùdeboli il governo pensa a pre-miare i ricchi e gli evasori!- si vuole scaricare gran partedi questo lavoro sui collabora-tori scolastici aumentandone icarichi di lavoro e stravolgen-done orari, norme contrattua-

li e perfino diritti, come il di-ritto alla pausa, tutelati dalloStatuto dei Lavoratori. È par-ticolarmente grave, dopo averesternalizzato i servizi di puli-zia, che si voglia colpire cosìpesantemente questo perso-nale già ridotto all’osso per itagli già operati e che sarannoulteriormente incrementatinei prossimi due anni (un ta-glio di oltre 45.000 posti di la-voro Ata in meno in tre anni).Tutto ciò anche a detrimentodei compiti sempre più com-plessi e importanti che i colla-boratori scolastici svolgono,come l’accoglienza nei con-fronti degli alunni nei periodiimmediatamente antecedentie successivi all’orario delle at-tività didattiche, la vigilanza el’assistenza durante il pasto

nelle mense scolastiche, l'au-silio materiale agli alunni por-tatori di handicap nell’uso deiservizi igienici e nella curadell’igiene personale. ComeCobas ci batteremo con tuttele nostre forze, anche con lenostre Rsu, per impedire aidirigenti scolastici di aumen-tare i carichi di lavoro dei col-laboratori scolastici.- si vogliono ridurre pesante-mente i servizi necessari alfunzionamento delle scuolecon la volontà politica di pri-vatizzarne i servizi. Si trattadi un attacco pesante ai lavo-ratori degli appalti delle im-prese di pulizia ed ai collabo-ratori scolastici e più in gene-rale alla scuola pubblica e aldiritto all’istruzione per tutti.Occorre perciò una rispostaforte e unitaria dei lavoratori,degli studenti e dei genitori adifesa del lavoro, della gratui-tà e dell’accessibilità a tuttidella Scuola pubblica.

Il 22/12/2009 è pervenuta al-le scuole la Nota del Miur n.9537 del 14/12/2009 aventeper oggetto le “indicazioni ri-epilogative per il programmaannuale 2010”. Questa Notarappresenta un nuovo e graveattacco alla scuola pubblicastatale, assolutamente co-erente con i provvedimentiadottati negli ultimi 15 anni fi-no alla L. 133/2008, la cosid-detta Brunetta-Tremonti.Una politica scolastica puniti-va nei confronti della scuolapubblica statale e premianteverso la scuola privata, oraparitaria. Anche in questo ca-so ricordiamo la L.62/2000che ha riconosciuto la paritàscolastica alle scuole private eil Dm 21/2007 che ha ridottodrasticamente i fondi destina-ti alle istituzioni scolastichestatali. Tenuto conto che laScuola pubblica statale rap-

presenta, in forza del dettatocostituzionale, un luogo diformazione delle coscienzedei giovani cittadini del doma-ni, di educazione al pensierocritico, se viene privata degliinvestimenti necessari nonpuò assolvere a tali compitiistituzionali. Spesso rappre-senta l’unico punto di riferi-mento istituzionale sul terri-torio, soprattutto quello ca-ratterizzato da un forte dis-agio sociale. La nota 9537, sitraduce in indicazioni tecnicheche, commentate nel merito,evidenziano la devastante po-litica scolastica del Ministero edel Governo:1. La nota arriva alle scuole indata 22 dicembre 2009 benoltre i termini previsti dallanormativa vigente (il D.I.44/2001) per la predisposi-zione del Programma Annualeche potrebbe essere già stato

redatto e approvato dal Cd’I.2. La nota in esame rappre-senta un atto amministrativodi livello inferiore che non puòsostituire la norma principaleche rimane il D.I. 44/2001.3. In tono perentorio si impo-ne alle Istituzioni Scolastichedi non iscrivere ulteriori im-porti a carico del Miur.4. Per le supplenze brevi, l’ot-tenimento di nuovi finanzia-menti, in via eccezionale, do-vrà tener conto del tasso diassenteismo medio nazionale(si noti l’ismo dispregiativo)per tipologia di scuola, po-tranno essere attribuite altrerisorse previa verifica dell’ef-fettiva inderogabilità dell’ulte-riore fabbisogno. Chi valuteràl’inderogabilità? Con qualimodalità? È addirittura pleo-nastico ricordare che l’unica“verifica” dell’inderogabilitàderiva dall’assenza del perso-nale. La mancata sostituzionedei docenti assenti interrom-pe il diritto allo studio comeribadito, con buona pace del-la coerenza, anche dal Miurnella recente nota (n. 14991del 6 ottobre 2009, di cui par-liamo a pag 19). Inoltre, in ri-sposta a quesiti relativi allapossibilità di conferire sup-

plenze brevi anche in caso diesaurimento dei fondi apposi-ti, viene detto che:“ ferma re-stando l’esigenza di contene-re il conferimento delle sup-plenze nella misura del possi-bile, va comunque assicuratol’ordinato svolgimento delleattività di istruzione, di for-mazione, di orientamento,giacchè il diritto allo studio vain ogni caso garantito”, notaMiur n. 3545 del 29/4/2009.5. Altro taglio viene operatosulla fornitura dei servizi dipulizia in ragione del 25% deicontratti già stipulati e ope-ranti (vedi articolo seguente).6. Arroganza e ignoranza del-le norme sulla redazione deibilanci della Pubblica ammini-strazione hanno prodotto leindicazioni del 5° e 6° capo-verso della pagina 3 della no-ta 9537 che non trovano alcunriscontro nel D.I. 44/2001:- l’avanzo di amministrazione,ormai non più presunto, ècertamente la differenza tra iresidui attivi e passivi più ilfondo cassa e non l’entità pa-ri al fondo cassa al netto deiresidui passivi come “segna-lato” nella nota 9537. Conl’applicazione delle predetteindicazioni la stragrande

maggioranza delle scuole nonpotrebbe più operare in quan-to si troverebbe nelle condi-zioni finanziare di disavanzodi amministrazione. - i residui attivi non possonoessere inseriti nell’aggregato“Z – Disponibilità da pro-grammare” perché sono som-me già impegnate per il paga-mento dei contributi di leggeo già liquidate con anticipi dicassa. L’inserimento dei resi-dui attivi di competenza delMiur nell’aggregato Z avrà co-me conseguenza il blocco diqualsiasi attività e progetto.L’obiettivo del Miur, con l’indi-cazione “l’avanzo di ammini-strazione determinato da re-sidui attivi di competenza diquesta Direzione Generale, vainserito opportunamente nel-l’aggregato “Z – disponibilitàda programmare”, fino allaloro riscossione”, è chiara-mente quello di non onorare icrediti degli anni 2005/2008che spettano alle scuole.In conclusione invitiamo i diri-genti scolastici e i Dsga, aisensi del D.I. 44/2001 e perle suesposte motivazioni, anon tener conto della Nota inquestione nella redazione delprogramma annuale.

SSbbiillaanncciiooLLaa NNoottaa MMiiuurr nn.. 99553377 eeiill PPrrooggrraammmmaa AAnnnnuuaallee

Anche per la fine di quest’an-no scolastico il Miur imponealle scuole i deleteri testInvalsi. Con la circolare n. 86del 22/10/09 e con la diretti-va ministeriale n. 76 del6/8/09, il Miur dispone la va-lutazione nazionale degli ap-prendimenti relativi all’italia-no e alla matematica. Nellospecifico si prevede:- dovranno sostenere le provetutti gli studenti di tutte lescuole delle classi II e V dellaprimaria (nei giorni 6 e 11maggio 2010), quelli di I me-dia (13 maggio 2010) e quel-li di III media (la famigerataprova scritta aggiuntiva del-

l’esame di licenza). Rispettoallo scorso anno si estende ilcampione testato passandodai gruppi ristretti a tutti glistudenti delle suddette classi.- gli insegnanti interni allescuole dovranno provvederealla somministrazione, allacorrezione delle prove e allatrascrizione degli esiti sugliappositi fogli risposta da in-viare all’Invalsi (sul modellodella prova nazionale dellaterza media). Al fine di con-trollare le procedure di som-ministrazione delle prove so-no individuati degli osservato-ri esterni in un campione ca-suale di scuole.

- la circolare - ma non la di-rettiva - afferma esplicita-mente che le prove Invalsi so-no obbligatorie, per cui non èprevista alcun pronunciamen-to collegiale: tutti arruolatid’ufficio.- nulla si dice nella circolare enella direttiva sulle risorsemesse a disposizione per larealizzazione delle prove né sisa se i costi, ma lo prevedia-mo, saranno a carico dellescuole sia per i materiali cheper la progettazione e la rea-lizzazione. Siamo alle solite: il Miur conun ridicolo test di italiano ematematica pretende di clas-

sificare gli alunni e, attraversoloro, i docenti e le scuole.Come se il lavoro in classefosse solo quello di insegnarequeste due materie.Non ci stupiamo, certo, dellaprotervia del Miur nell’insiste-re con questo squallido stru-mento di divisione delle scuo-le: al ministero fanno il loroservile lavoro per conto diConfindustria, diretto a di-struggere la scuola pubblica.Meraviglia piuttosto l’accetta-zione passiva dei docenti ita-liani che forse sottovalutano ilpericolo dei test Invalsi.Pericolo ben individuato e de-nunciato, nei mesi scorsi, dadue sindacati britannici,l’Unione Nazionale degliInsegnanti e l’AssociazioneNazionale dei Direttori.Come è noto nel Regno Unitoil sistema della valutazionedelle scuole e degli alunni at-traverso test nazionali è in vi-

gore da molti anni, essendonestati gli antesignani. Ebbene,secondo i citati sindacati lescuole e gli insegnanti ormaipreparano gli alunni diretta-mente per i test nazionali di-menticando una più ampia eflessibile dimensione pedago-gica. Inoltre, gli insegnantichiedono meccanismi menoasfissianti, una maggiore au-tonomia professionale e la fi-ne della competizione tra lescuole, che vengono classifi-cate e finanziate attraversoquesti test.Contro l’uso dei test simili aquelli Invalsi, i due sindacatibritannici hanno già raccolto10.000 firme e minacciano diboicottare le prossime som-ministrazioni.Dovremo aspettare anche noiuna ventina d’anni (come èsuccesso nel Regno Unito)prima di muoverci contro idanni da test?

DDaannnnii ddaa tteessttPPrroovvee IInnvvaallssii aa ttaappppeettoo

AAppppaallttii ee ssuupppplleennzzee

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 1111

di Alberto Lombardo

Tentare di scrivere in questomomento un articolo sull’uni-versità italiana getta sull’orlodi una crisi di nervi. Cosa diredi più di ciò che è stato dettoe scritto a proposito di ciò cheda decenni si sta realizzando adanno dell’Università pubblicastatale da parte di tutti i go-verni che si sono succeduti?Credo che i disastri del fami-gerato 3+2 e dell’autonomiadegli atenei siano sotto gli oc-chi di tutti: l’abbassamentodel livello qualitativo della di-dattica, l’arbitrarietà della for-mulazione dell’offerta forma-tiva, il ricatto della distribu-zione “selettiva” delle risorseda parte del Ministero ai variatenei. Ma ciò che non è sta-to rilevato con la dovuta forzaè la conseguenza di ciò e in-sieme la premessa di ciò cheverrà: la rottura dell’unitarie-tà dell’Università italiana.Prima un laureato a Palermo oa Torino, valeva sostanzial-mente solo in base alle pro-prie capacità personali. Tuttosommato l’uniformità dell’of-ferta formativa e della qualità(con le dovute differenze in-terne) erano un patrimoniostorico italiano invidiato nelmondo. È a questo che il pri-mo colpo di accetta è statoassestato, alla vera base deldiritto allo studio: il valore so-stanziale – prima ancora chelegale – del titolo di studio.Ma sintetizziamo le ultime vi-cende della telenovela in cuisi alternano i registi palesi,ma sembra che quelli occultisiano sempre gli stessi e confinalità sempre più smaccate.

1. Riforma dell’assetto delgoverno dell’Università (dal sito dell’Andu)“Il Ddl [Gelmini] sulla 'gover-nance' ha, infatti, l'obiettivo dicostringere gli Atenei a modi-ficare, secondo una logicaaziendalistica, il proprio as-

setto istituzionale per accen-trare nelle mani del Rettore edel ristretto numero di com-ponenti del nuovo Consiglio diAmministrazione (con almenoil 40% di esterni) tutta la ge-stione dell'Ateneo, oggi for-malmente esercitata dalSenato Accademico, dalC.d’A., dai Consigli di Facoltàe di Dipartimento…Il modello che si vuole impor-re è quello dettato da annidalla Confindustria e dalla sualobby trasversale costituitadalla Fondazione TreeLLLe. Unmodello che è condiviso dalPd, in un clima bipartisan cheda decenni caratterizza l'atti-vità governativa e parlamen-tare sull'università.L'obiettivo principale del Ddl èquello di azzerare la partecipa-zione democratica nella gestio-ne degli Atenei, trasformandoliin aziende simili alle Asl.Mentre il Senato Accademicoè ridotto a mero organo pro-positivo e consultivo, al nuovoCdA – non elettivo – sono as-segnati poteri assoluti. Il ruo-lo dei Consigli di Dipartimentoè svuotato dalla "istituzione diun organo deliberante, com-posto dai direttori dei diparti-menti in esse [facoltà o scuo-le, ndr] raggruppati".Questa visione aziendalistica– che cerca padri nobili in pre-stigiosi Atenei anglosassoni –è una bella truffa all’italiana(vedi: Alitalia, Autostrade,Acquedotti, …): regalare aiprivati un bene pubblico. Inparticolare, come si fa a darealmeno il 40% dei posti di co-mando di una struttura a chinon ha voce e denari in capi-tolo? Ricordiamo che gli inve-stimenti in Ricerca & Sviluppodell’impresa italiana è sottoterra (0,53%, ben lontana dal2% previsto dall’Europa e benconcentrato in pochissimeaziende). Nei C.d’A. dei pre-stigiosi atenei ci stanno per-sone che nelle università cimettono i loro soldi. Chi do-

vremmo chiamare noi? Il po-litico di turno, i rappresentan-ti delle banche strozzine, l’im-prenditore sull’orlo della ban-carotta o quello che ha espor-tato i capitali all’estero? Equeste persone saranno quelleche governeranno l’universitàstatale, potendo imporre lineedi “ricerca” (si fa per dire) piùsimili a consulenze aziendaligratuite, o potendo disporredell’immenso patrimonio cul-turale e immobiliare?Di questo però la Conferenzadei Rettori dell’UniversitàItaliane - Crui non si lamenta.Ci si limita a respingere la tra-sformazione degli Atenei inFondazioni (perché questo lipriverebbe del controllo degliAtenei), ma si accetta l’in-gresso di forze estranee allacultura e agli obiettivi di unaricerca ed educazione supe-riore, perché ciò potrà porta-re – nelle loro errate aspetta-tive – a contare di più comeoligarchia accademica.

2. Reclutamento (ancora dal sito dell’Andu• blocco dei concorsi conespulsione di gran parte degliattuali precari, • riduzione drastica dei do-centi di ruolo, • anticipazione della messaad esaurimento dei ricercato-ri di ruolo “sostituiti” da ricer-catori precari, • allungamento ulteriore delperiodo di precariato, • istituzione del super-ricer-catore ministeriale precario, • accentuazione del localismoconcorsuale con “concorsi”letteralmente “fatti in casa”.Commenti.Anche qui vediamo applicatala ricetta aziendalista in vigo-re in Italia da alcuni decenni:restringimento della baseproduttiva, al fine di massi-mizzare il controllo e il rendi-mento.I nuovi ricercatori a tempodeterminato, possono essere

finanziati anche dall’esterno equindi – specie negli Ateneicon scarse risorse interne – ilgoverno dei flussi di recluta-mento non sarà più in manoai docenti dell’università nelcomplesso, ma a chi potràmetterci i soldi da fuori (unanno di ricercatore a T.D. co-sta oltre 50 mila euro!). Qui sihanno spunti di fine ironia nelDisegno di legge: “Al fine dievitare un precariato stabile edi consentire esclusivamenteai meritevoli di proseguirel’attività di ricerca, viene po-sto un limite alla durata com-plessiva dei rapporti instaura-ti con i titolari di assegni di ri-cerca e dei contratti di ricer-catore a tempo determinato,che non può complessiva-mente superare i dieci anni”.Come dire: toglietevi dalla te-sta la speranza di fare il pre-cario a vita!D’altro lato le progressioni dicarriera saranno gestite al-l’ombra del più stretto locali-smo, in barba alla “meritocra-zia”, al fine di accentuare ilcontrollo sull’accesso all’éliteaccademica.

3. RisorseQui le fonti da citare sarebbe-ro tante, perché sul tema so-no insorti davvero tutti. Brillantissima la pubblicazione“Se questa vi sembra una va-lutazione. Il merito nel siste-ma universitario nazionale…”dell’Università di Macerata.Il Ministero ha inventato unacommissione, il ComitatoNazionale per la Valutazionedel Sistema Universitario -Cnvsu su “specifica richiestapervenuta dal DirettoreGenerale per l’Università”)che ha prodotto un documen-to nel marzo di quest’anno, incui si presentano indicatori alfine di ripartire la quota pre-miale del Fondo di finanzia-mento ordinario - Ffo per 1/3alla qualità della didattica eper i 2/3 alla qualità della ri-cerca. A parte il fatto che inquel documento si facevanole opportune avvertenze dinon applicare quei criteri senon in modo progressivo (te-nendo conto cioè dei progres-si o regressi rispetto al passa-to di ciascun ateneo), i criterisembrano fatti a posta perpremiare atenei che hannogià forti finanziamenti, stannoin un territorio con elevato ca-pacità di assorbimento occu-pazionale e forti contatti in-ternazionali. Ma non bastavaneanche questo. Hanno dovu-to dare delle “ginocchiate” aidati per farli cantare a loropiacimento, come prendere inconsiderazione periodi nonattualissimi riguardanti lepubblicazioni scientifiche, op-pure aggregare nelle stessecategorie atenei grandi e pic-coli, generalisti e specializzati.Queste “ginocchiate” statisti-che ricordano quelle potentis-sime assestate ai dati riguar-danti il livello di qualità del-l’apprendimento degli studen-ti medi-superiori italiani.Laddove i dati non conferma-no l’assunto già posto che glistudenti del nord sono piùbravi di quelli del sud, occorrechiedersi dove sta l’errore ecorreggerlo prontamente: ri-

sultate troppo bravi, c’è una“varianza” troppo bassa,quindi vuol dire che i vostri in-segnanti imbrogliano.Risultato: solo quattro Ateneial sud della “linea gotica” sipiazzano sopra la mediana(due piccolissimi, il Politecnicodi Bari e l’Università dellaCalabria). Il fondo di finanzia-mento ordinario tolto aPalermo se ne va dritto drittoin più a Trento. Come è statodetto: Robin Hood al contrario.Ma ancor più devastante èstato l’effetto mediatico chetali classifiche provvisoriehanno avuto sulla percezioneche si ha dell’università italia-na, vera e propria psychologi-cal operation (come quellacondotta ai danni della pub-blica amministrazione, dellascuola, della sanità, della ma-gistratura) preliminare al col-po di grazia finale.

4. Diritto allo studioDalla presentazione delDisegno di legge al Senato:“In particolare, l’articolo 4istituisce un Fondo specialeper il merito finalizzato a pro-muovere l’eccellenza e il me-rito dei migliori studenti attra-verso la concessione di premi,buoni studio e prestiti d’onoreper il finanziamento delle spe-se universitarie, ivi compresequelle di mantenimento aglistudi, introducendo un mec-canismo che intende garanti-re l’agilità dei finanziamentiattraverso una gestione di ti-po privatistico…”. Come dire:basta col finanziamento pub-blico, indebitiamo fin da subi-to giovani e famiglie.

Che fare?Nessuna meraviglia che tuttoquesto trovi pieno sostegnoda parte della Confindustria ,né che trovi pieno appoggioda parte dei responsabili delPd. La struttura dell’universitàche emerge è di tipo neo-feu-dale. Il potere fluisce dall’alto,dal Ministro, che ha in mano icordoni della borsa.Da esso trovano legittimitàuna ristretta casta dei vassal-li-rettori, i soli che hanno giàmaturato quelle esperienzeche consentiranno loro di se-dere a capo di questi feudi einterloquire con i potentatiesterni. Più in basso valvasso-ri e valvassini (ordinari e as-sociati), che aspirano a saliredi rango, il cui potere di con-trollo democratico è eliminatoe che anzi sono estremamen-te ricattabili, perché possonoessere esclusi da finanzia-menti, e finanche progressio-ni di carriera. Alla fine la ple-be dei precari, spremuti comelimoni e poi buttati, se non ri-escono ad ascendere alla ca-sta dei garantiti.In questo è tutta da costruireuna sana politica di alleanzetra le varie componenti, tuttericattabili dalle classi superio-ri: dagli ordinari, agli studen-ti, passando per i precari.Per questo forse la politica diclasse all’università è così dif-ficile e gli atenei si sono tra-sformati da crogiolo di pen-siero antagonista nel secoloscorso a pantano di conformi-smo, in cui si riescono ad ac-cendere fuochi fatui.

FFeeuuddii ee bbaarroonniiIIll ddeecclliinnoo ddeellll’’UUnniivveerrssiittàà

1122 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

L’assenza di una vera demo-crazia sindacale e del lavoro,nelle fabbriche, scuole, uffici ea livello generale, e la man-canza di trasparenti, eque edemocratiche regole per veri-ficare la rappresentanza e larappresentatività dei diversisindacati, sono stati in questianni i principali ostacoli allapiena estensione del sindaca-lismo alternativo e conflittua-le e hanno regalato a Cgil, Cisle Uil il monopolio oligarchicodei diritti sindacali. Sia i governi di centrodestrasia quelli di centrosinistrahanno protetto e garantito ta-le monopolio: ma i principalisoggetti si questa espropria-zione dei diritti sono stati isindacati concertativi che, apartire dalla legge 146 anti-sciopero in poi, sono sempreintervenuti direttamente e inprima persona, attraverso ac-cordi legislativi, contrattuali opattizi, per impedire il dispie-gamento di una vera demo-crazia del lavoro e di una rap-presentanza sindacale su basigiuste e democratiche. Da qualche tempo una com-ponente Cgil, che, dall’internodei sindacati concertativi, si èsempre vantata di essere al-l’avanguardia nelle richiestedi democrazia sindacale neiposti di lavoro e a livello ge-nerale, ha presentato unaproposta di legge in materiache noi, come Cobas, RdB eSdL, riteniamo inaccettabile,in quanto fondamentalmente

basata sulla difesa delle pro-prie posizioni nel conflittoapertosi nella Cgil e con Cisl eUil, e non rispettosa di unavera democrazia sindacaleper tutti, nei posti di lavoro efuori, che preveda norme, ga-ranzie e meccanismi demo-cratici che prescindano da“rendite di posizione” e da va-lutazioni “pro domo sua”.Non ci pare che l’unico puntodavvero positivo della propo-sta, e cioè l’eliminazione dellaclausola del 33% (sempre chela formula “elezione libera econ metodo proporzionale”art.1 comma 1 della propostaFiom intenda effettivamentecancellare il 33% riservato al-le organizzazioni sindacali fir-matarie), che certo allarghe-rebbe gli spazi a livello azien-dale, cambi però la situazionea livello nazionale e di settore,visto che, a tali livelli, la mag-giore rappresentatività reste-rebbe comunque, per dirittodivino, a Cgil, Cisl, Uil e Ugl.Infatti, il modello proposto èlo stesso della leggeBassanini, così come è stataapplicata finora nel PubblicoImpiego (art.2 comma 1): ecioè elezioni Rsu nei singoliluoghi di lavoro e media tra ildato elettorale e quello asso-ciativo. Non è prevista alcuna“seconda scheda” per verifi-care la rappresentatività na-zionale e settoriale.Ad aggravare questo elemen-to, che per noi resta cruciale,ci sono i seguenti temi:

1. “il diritto di presentare le li-ste per le elezioni compete atutti i sindacati rappresentati-vi e a forme associative di la-voratori cui aderisca median-te firme in calce alla lista nonmeno del 5% dei lavoratorielettori” (art.1 comma 3). Perquanto riguarda il PubblicoImpiego qui si fa un balzo in-dietro anche rispetto allaBassanini: non c'è solo il fattoche a chi non è Cgil, Cisl, Uil eUgl non gli si dà neanche ladignità di “altri sindacati” (in-dicati come generica “formaassociativa”) ma questi do-vrebbero anche raccogliere lefirme in percentuale superiorea quello indicato nella leggerelativa al Pubblico Impiego,fissata al 2%.2. laddove si parla del “dirittodi tenere l’assemblea retribui-ta in orario di lavoro” (art.1comma 6) viene saltato a pièpari l’aspetto fondamentale:chi ne ha il diritto? Tutte le or-ganizzazioni sindacali e le“forme associative” o, come iltesto sembra dare per scon-tato, solo i sindacati “rappre-sentativi”?;3. non garantisce la parteci-pazione di tutte le liste la mo-dalità di controllo elettoraleproposta nell’art.1 comma 9:gli unici abilitati al controllo ealla raccolta dei risultati elet-torali sono i “Comitati parite-tici, costituiti dai rappresen-tanti dei sindacati rappresen-tativi e dai Direttori delle dire-zioni provinciali del lavoro”;

4. con il comma 11 dello stes-so articolo (qui purtroppo inanalogia con il PubblicoImpiego) si ripropone che ildiritto alla contrattazioneaziendale spetti “alle rappre-sentanze sindacali unitarie ...con l’assistenza delle associa-zioni sindacali rappresentati-ve”; un meccanismo perversoche annulla ogni autonomiaalle Rsu che vengono circon-date dagli esponenti dei “sin-dacati rappresentativi” che difatto espropriano le Rsu deipropri poteri;5. c’è poi quell’art. 3 sulle mo-dalità referendarie. Non en-triamo qui nel merito delle va-rie cifre necessarie per indica-re, considerare valido e ap-provare o respingere una pro-posta referendaria, perché cipreme sottolineare come il re-ferendum, in assenza di qual-siasi vera democrazia a mon-te, non rappresenta per sestesso una garanzia di demo-craticità. Respingere un accordo restaben poco influente se poi atrattare tornano i fautori del-l’accordo stesso e non la rap-presentanza diretta di chi l’hacontestato e bocciato.Ma qui, oltre ad una valuta-zione delle proposte Fiom, cipreme soprattutto ribadire

quelli che sono i principi fon-damentali su cui si basano lenostre proposte:- qualsiasi legge in materiadeve riguardare indistinta-mente tutti i lavoratori/trici edi posti di lavoro, pubblici e pri-vati, con le stesse modalità difruizione dei diritti e gli stessimeccanismi elettorali;- le elezioni sui posti di lavorosi devono svolgere con votosegreto e con meccanismoproporzionale puro senza al-cuna riserva legata ai firmata-ri di contratto (che nel settoreprivato è attualmente del33%);- Le “Rsu - RappresentanzeSindacali Unitarie” vanno tra-sformate non solo nominal-mente in “Rse - Rappresen-tanze Sindacali Elettive”, inquanto la Rsu come struttura“unica”, non corrisponde allarealtà, visto che prevede ele-zioni di liste contrapposte econ piattaforme diverse; inrealtà l’imposizione dell’”uni-cità” della Rsu si risolve esclu-sivamente nell'impedimentoall'azione del singolo Rsu (co-me ad esempio nella convo-cazione delle assemblee);- contestualmente alle elezio-ni per definire le rappresen-tanze sui posti di lavoro si de-vono effettuare anche le ele-zioni per definire la rappre-sentanza a livello di settore-categoria-comparto, su scalanazionale, attraverso unadoppia scheda, una per l’ele-zione nel posto di lavoro, unaper la rappresentanza nazio-nale di ogni lista;- se si intende confermareche la rappresentatività ai va-ri livelli viene misurata attra-verso la media tra percentua-le del numero di iscritti certi-ficati rispetto ai lavoratori sin-dacalizzati e la percentualedei voti ottenuti nelle elezionirispetto ai votanti, allora lacertificazione degli iscritti de-ve comportare automatica-mente che la trattenuta dellaquota sindacale sia obbligato-ria per qualsiasi ente e postodi lavoro, a prescindere dal li-vello di rappresentanza delsindacato. La certificazionedella rappresentanza deve es-sere effettuata da un sogget-to pubblico (Inps);- la libertà di parola, propa-ganda e assemblea in orariodi lavoro (con un tetto di oreannue a dipendente, da por-tare a 20 ore che si possanousare con chi si crede) è pre-rogativa di ogni sindacato,che abbia o non abbia la rap-presentanza;- i Contratti e gli accordiaventi valenza contrattuale,dopo la sottoscrizione dell'i-potesi di accordo, devono es-sere sottoposti a Referendumtra tutti i lavoratori. IlReferendum deve avere ca-ratteristiche di trasparenzastabilite con specifico regola-mento nazionale, che ha vali-dità per tutti i posti di lavoro.Nelle Commissioni elettoralidevono essere presenti rap-presentanti di tutte le liste.

RRaapppprreesseennttaannzzaa eeddeemmooccrraazziiaa ddeell llaavvoorrooLLee ppoossiizziioonnii ddii CCoobbaass -- RRddbb -- SSddll ee llaapprrooppoossttaa ddii lleeggggee ddeellllaa FFiioomm

È scomparso lo scorso novembre Giancarlo Giovine, attivistadei Cobas Scuola di Genova. Ne ricordiamo l’impegno sui te-mi dell’istruzione e del sociale.

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 1133

Ogni fine anno, assieme allefeste di natale, ci giungono idolorosi annunci della leggeFinanziaria che con l’edizioneper il 2010 conclude la suapoco gloriosa esistenza. Dalprossimo anno, infatti, sia laLegge finanziaria che ilDocumento di programmazio-ne economica e finanziaria -Dpef saranno sostituiti dallaLegge di stabilità e dallaDecisione di finanza pubblica- Dfp. Tutto ciò in forza dellariforma della contabilità pub-blica che il 31 dicembre 2009è stata pubblicata in GazzettaUfficiale. In pratica si cambia-no gli strumenti che in questianni hanno delineato le ma-novre di bilancio, per cui daquest’anno faremo i conti coni seguenti strumenti della pro-grammazione: - la relazione sull'economia ela finanza pubblica, da pre-sentare alle camere entro il15 aprile di ogni anno; - lo schema di decisione dellaDfp, da presentare alle came-re entro il 15 settembre diogni anno, per le conseguentideliberazioni parlamentari; - il disegno di legge di stabili-tà, da presentare in parla-mento entro il 15 ottobre,corredato di una nota tecnico-illustrativa. In attesa di così notevoli inno-

vazioni vediamo le solite ba-toste della finanziaria 2010.L’ammontare complessivodella manovra ammonta apoco meno di 9 miliardi di eu-ro. Dentro ci sono una miria-de di interventi nei quali è dif-ficile orientarsi. La grancassamediatica ha strombazzatosulla creazione della Bancadel Mezzogiorno, sul taglio del20% di assessori e consigliericomunali, sull’incremento del-le verifiche antifrodi per le in-validità civili (chissà perchénon sono previsti aumentidelle verifiche contro gli eva-sori fiscali?), sul sostegno al-l’autotrasporto per 400 milio-ni di euro, sul credito d’impo-sta alle aziende per la ricercae via elargendo. Tutte cosevere ma a guardar bene, lasostanza è ben diversa. Sitratta di una manovra di di-mensioni contenute rispettoagli anni passati: i tagli sonostati già fatti e si è cercato so-lo di distribuire un po’ di man-ce ai soliti noti, lasciandoqualche briciola al lavoro di-pendente e a chi il lavoro nonce l’ha. Insomma, come tuttigli anni, si è spostato redditodalle tasche dei poveri verso ipiù ricchi (vedi l’articolo in pri-ma pagina), magari non at-traverso un passaggio direttoma attraverso tanti micro-fi-

nanziamenti (anche se parlia-mo di qualche centinaio di mi-lioni ciascuno). Ad esempio, i500 milioni (più di un ventesi-mo di tutta la manovra) pre-visti per la costruzione di nuo-ve strutture carcerarie e/oampliamento di quelle esi-stenti, sono un regalino per leditte che si aggiudicherannogli appalti. Lo stesso dicasiper i 400 milioni di sostegnoalla vendita delle automobilicon gli eco-incentivi o dei 300milioni per l’adeguamento an-tisismico delle scuole. Vediamo qualche dettaglio.Intanto segnaliamo i 750 mi-lioni di euro (l’8,5% di tutta lamanovra) alla riconferma del-le missioni militari internazio-nali. Esportare democrazia interritori stranieri ci costa pa-recchio, in termini di stipendi,trasferte, mezzi bellici e risor-se economiche a sostegnodell’impresa. Costa anche intermini di vite umane, ma inquel caso si proclama la gior-nata dell’eroe nazionale e, do-po che la bandiera è stataammainata, ripiegata e offer-ta alla vedova di turno, si ri-torna alla vita normale. I contratti per i lavoratoripubblici sono scaduti il 31 di-cembre 2009 e la finanziaria2010 se ne ricorda bene stan-ziando risorse ridicole per illoro rinnovo. Infatti sono pre-visti 215 milioni di euro perl'anno 2010, 370 milioni dieuro per l'anno 2011 e 585milioni di euro a decorreredall'anno 2012, per milioni didipendenti pubblici (per il det-taglio vedi l’articolo a pag.14). I nostri governanti perònon dimenticano di trattarebene i loro giannizzeri: forzearmate e polizia, per i quali

(in tutto parliamo di circa200.00 dipendenti) destinano79 milioni per il 2010, 135milioni per il 2011 e 214 mi-lioni per il 2012 milioni di eu-ro. È bene tenersi ben pasciu-ti i propri fedeli servitori, so-prattutto in epoca di crisi, incui il malcontento sociale puòdivenire pericoloso.E veniamo alla scuola. Intanto vengono ribaditiespressamente i tagli effet-tuati dal duo Tremonti-Gelmini, vale a dire altri 7,3miliardi di euro di minor spe-sa nei prossimi 3 anni. E sap-piamo tutti di cosa si parla: diespulsione di centinaia di mi-gliaia di lavoratori, con conse-guente riduzione del servizioscolastico in termini quantita-tivi e qualitativi. Ecco di cosa si tratta.Come al solito non mancano410 milioni per i diplomificimentre per il funzionamentodelle scuole pubbliche si regi-stra un taglio di 230 milioni,pari ad un -8,3%, così riparti-to: 35 milioni in meno per lascuola dell'infanzia, 95 milioniin meno per la scuola prima-ria, 35 milioni in meno per lascuola secondaria di primogrado e 65 milioni in menoper la scuola secondaria di se-condo grado. Anche il fondo per il finanzia-mento ordinario dell'universi-tà subisce un taglio: il 10%pari a circa 680 milioni. Ma non disperiamo e auguria-moci che vada bene il colos-sale condono fiscale regalatoai ricchi evasori che hannoimboscato i loro capitali all’e-stero: basta pagare un modi-co 5/7% e si ripuliscono mi-liardi che spesso sono di pro-venienza criminale. Lo sap-

piamo che i lavoratori dipen-denti pagano dal 27% in super i loro redditi e che il 5/7%appena per i capitali evasi èuna vergogna, ma dobbiamosperare che ne rientrino tanti(Tremonti prevede siano 4miliardi) così la finanziaria2010 potrà adempiere ai suoibuoni propositi: destinare cir-ca un miliardo per pagare glistipendi degli Lsu della scuola(370 milioni), continuare adare i libri di testo gratis alleelementari e puntellare il tra-ballante sistema universitario(400 milioni). Ridicolo (o forse tragico) risul-ta lo stanziamento di 300 mi-lioni di euro per gli interventipiù urgenti sui plessi contro irischi sismici. È noto che inItalia tragedie più o meno re-centi hanno acclarato la con-dizione fatiscente di moltescuole, che richiedono inter-venti immediati e seri di ri-strutturazione e messa in si-curezza degli edifici. La cifraerogata è assolutamente in-sufficiente tanto da non copri-re nemmeno le spese di ordi-naria manutenzione. E direche la normativa sulla sicu-rezza nella scuola non è malema senza risorse adeguate,rimane carta straccia.Si sa che la legge finanziarianon è mero atto economicoma disegna la linea politica dichi la scrive e la vota.Crediamo che dal sommarioesame fin qui svolto appaiachiaro il substrato ideologicodel governo Berlusconi.Peccato che non sia chiaro peri tanti lavoratori, disoccupati epensionati italiani che ancorane sono influenzati e, addirit-tura, lo introiettano. Non saràl’ora di invertire la rotta?

...... ee iioo ppaaggooAAnncchhee llaa ffiinnaannzziiaarriiaa 22001100ttoogglliiee aaii ppoovveerrii ppeerr ddaarreeaaii rriicccchhii

Che rischio corrono i lavorato-ri con la manovra della Leggefinanziaria per il 2010 cheprevede l’utilizzazione del Tfr? Il Tfr di cui si parla nella leg-ge finanziaria per il 2010, è ilTfr di quei lavoratori dipen-denti da imprese private chehanno almeno 50 lavoratori. Riguarda solo il Tfr di quei di-pendenti che nel 2007, du-rante i 6 mesi della campagnadel “silenzio assenso”, nonabbiano devoluto il proprio Tfrad un Fondo Pensione. Il Tfrdi questi lavoratori, che primadel 2007 veniva conservato inazienda, le imprese lo hannodovuto affidare ad un fondospecifico gestito dall’Inps. Adisposizione dei lavoratori informa di liquidazione al mo-mento del pensionamento divecchiaia, conferimento in ca-so di licenziamento, o comeanticipo in caso di spese ecce-zionali per la casa di abitazio-ne o la salute. La remunera-zione definita per legge restasempre quella precedente:1,5% annuo, più il 75% del-l’inflazione valutata dall’Istat.

Quindi la faccenda non riguar-da tutti i lavoratori privati chedipendono da imprese conmeno di 50 dipendenti, né ilavoratori del pubblico impie-go (sia a regime di Tfr che aregime di Tfs, custoditidall’Inpdap). Queste precisa-zioni però non dovrebberotranquillizzare nessuno, cer-chiamo di capire perché:1. Già con la finanziaria del2007 il governo Prodi avevaprelevato i fondi Tfr gestitidall’Inps per le spese del2008. In quel caso la motiva-zione del prelievo erano statele spese per le infrastrutture.Quest’anno il prelievo vieneoperato (3,1 miliardi) per lespese più varie, cioè per lespese correnti. Ministri e sot-tosegretari si sbracciano perconvincerci che le cose noncambiano i soldi sono sempre“garantiti” dallo Stato.2. Questi due diversi episodidi prelievo già costituisconouna seria ragione di preoccu-pazione per i lavoratori per-ché manifestano la filosofiadei Governi di utilizzare i soldi

risparmiati dai lavoratori, percostituire il loro sistema pre-videnziale, come una speciedi tesoro a cui far ricorso incaso di bisogno come se fos-sero risorse provenienti dallafiscalità generale. Questo at-teggiamento viene già pagatocaramente dai lavoratori chevedono i soldi da loro pagatiper il sistema previdenziale epensionistico, essere usati perfini, magari molto nobili comel’integrazione al minimo dellepensioni più basse, ma checostituiscono una spesa assi-stenziale che dovrebbe esserepagata con le risorse della fi-scalità generale.3. Ma questo ricorso “facile”ai soldi dei lavoratori (il Tfr èsalario differito) deve preoc-cupare anche perché manife-sta la tendenza a renderesempre più facile l’appropria-zione del risparmio dei lavora-tori, e sempre più difficile ilcontrollo della loro destinazio-ne e della loro restituzione.4. Il battage pubblicitario chesi crea in queste circostanzefinisce per intaccare la fiducia

dei lavoratori nel sistema pre-videnziale pubblico e contri-buisce a demolire l’affidabilitàdel sistema pensionistico sta-tale. In particolare il governosi accinge nei prossimi mesi alanciare un’altra campagna disilenzio/assenso per la devo-luzione del Tfr ai fondi pensio-ne. I lavoratori che nella pre-cedente campagna del 2007avevano espresso un bel“marameo!!!” al tentativo discippo organizzato dalGoverno, aderendo in misuraminima ai fondi pensione ri-spetto alle aspettative, ri-schiano di rimanere frastor-nati da questi continue ed im-proprie manomissioni del loroTfr da parte dei Governi.La resa dei fondi pensione, siaquelli chiusi (negoziali, sinda-cali, contrattuali) che quelliaperti (bancari, assicurativi) èstata catastrofica sia in termi-ni assoluti sia in termini rela-tivi se confrontati con la ga-ranzia e la resa del Tfr. Tuttociò dovrebbe ragionevolmenteportare i lavoratori ad unaadesione pressoché nulla aifondi pensione. Per di più, ifatti e la crisi hanno dimostra-to e hanno consolidato tra ilavoratori e nell’immaginariocollettivo che solo la previ-denza e la pensione pubblichesono la copertura efficace peri lavoratori dai rischi di inabi-lità, vecchiaia, licenziamentiecc. Questo effetto di garanzia

e sicurezza trova conferma nelfatto che nei paesi in cui è piùradicata la tradizione previ-denziale (Francia, Germania,paesi del Nord Europa) il ri-sparmio dei lavoratori è sem-pre stato tenuto fuori dal mer-cato (soprattutto finanziario)ed ha costituito in tutti i mo-menti di crisi una difesa dellecondizioni di vita di lavorativi epensionati e un volano di ri-presa e fuoriuscita dalle crisi. Ma ormai, non è un misteroper nessuno che i Governi chesi succedono nel nostro paesegareggiano a chi riesce a farfuori pezzi più grossi del patri-monio dello Stato, dei servizipubblici, dello stato sociale,dei beni comuni. Da più di trenta anni governidi destra e del cosiddetto cen-tro sinistra hanno trovatocomplici ossequiosi e ben re-munerati (vedi fondi pensionechiusi) nei sindacati maggior-mente rappresentativi e con-certativi. Anche da queste vicende do-vrebbero convincere lavorato-ri e pensionati che è questauna stagione nella quale nonè proprio possibile delegarenessuno né a livello politiconé a livello sindacale. L’unica possibilità di modificadello stato delle cose è in unanuova stagione di conflitto, diautorganizzazione, lotte, edautrappresentazione, di lavo-ratori e pensionati mobilitati.

AA ffoonnddoo ppeerrdduuttooIIll TTffrr ddeeii llaavvoorraattoorrii pprriivvaattiinneellllaa ffiinnaannzziiaarriiaa

1144 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

Il contratto dei lavoratori del-la scuola è scaduto lo scorso31 dicembre; da gennaioquindi dovremmo avere ilnuovo contratto, che, per laprima volta, avrà duratatriennale e non più biennalenella parte economica a cau-sa di una riforma accettata econdivisa dai sindacati con-certativi. Anche la Cgil chepure non aveva firmato l’ac-cordo sul nuovo modello con-trattuale a livello delle singolecategorie e di singoli contrattinazionali ha deglutito tutto e,a parte i metalmeccanici incui sono state presentatepiattaforme diverse, gli ultimicontratti nazionali firmati (ali-mentaristi e chimici) sonostati firmati unitariamenteanche dalla Cgil nonostante illoro impianto e conseguenzesiano stati quelli previsti dal-l’accordo sul nuovo modellocontrattuale. Questo nuovomodello contrattuale prevede,tra l’altro, contratti con au-menti stipendiali calcolati sul-la base dell’Indice armonizza-to europeo dei prezzi al con-sumo - Ipca, al netto dei pro-dotti energetici importati) cheè stato fissato all’1.8% per il2010, al 2.2% per il 2011,all’1.9% per il 2012.Applicando questi indici, siavrebbero, per il contratto2010/2012, aumenti di 58euro lordi al mese per il soloanno 2010, e di 163 euro lor-di complessivamente a regi-me nel 2012, aumenti che

non servirebbero nemmeno alsemplice recupero dell’infla-zione reale.La stampa specializzata, IlSole 24 Ore in particolare,aveva paventato, dopo la pre-sentazione del disegno diLegge della Finanziaria per il2010, che: ”L’unica certezzaal momento è la correspon-sione dell’indennità di vacan-za contrattuale, circa 12 eurolordi mensili“. Ha avuto ragio-ne. Infatti la Legge finanziariaapprovata definitivamente il22 dicembre prevede unostanziamento di 3,4 miliardidi euro per il triennio2010/2012 per l’intero setto-re dei Dipendenti Pubblici, os-sia 3,3 milioni di lavoratori.Tradotte queste risorse in au-menti mensili medi lordi adogni lavoratore spetterebbe-ro, in media, 25 euro lordimensili per l’intero triennio.In realtà la proposta avanzatadalla legge prevede gli au-menti divisi in tre tranche. Laprima per il 2010 di 9 euromensili, la seconda per il2011 un aumento di altri 10euro mensili, la terza di 19euro mensili. In tutto a regi-me nel 2012 per un aumentocomplessivo di 38 euro lordimensile: 23 euro mensili net-ti, circa, da gennaio 2012. Le cause di questo schiaffo ailavoratori sono varie e con-correnti:- In primo luogo sicuramentec’è stato il silenzio complicedei sindacati concertativi che

nella maggiore parte nonhanno neppure tentato il con-sueto mugugno.Ma bisogna pur dire che an-che la non entusiasmantepartecipazione del personaledella Scuola allo sciopero e al-la manifestazione che abbia-mo indetto alla fine di ottobrenon sono riuscite a fare rece-dere il governo.- In secondo luogo l’iter parla-mentare delle leggi, ordinarieo finanziarie che sino, sonoormai ridotti a delle vere eproprie farse, tanto con go-verni di centro destra che dicentro sinistra: blindate nelleprocedure e nei tempi, corre-date da decretazioni d’urgen-za e minacciate da voti di fi-ducia nonostante le maggio-

ranze straripanti. La motivazione di questo zerocontrattuale addotta dal go-verno, offensive per le condi-zioni salariali dei lavoratori edella loro dignità, sarebbe che“mancano le risorse per il rin-novo dei contratti” e che leuniche risorse disponibili sa-rebbero quelle stanziate perl’Indennità di vacanza con-trattuale, ossia il 30/50 %dell’inflazione programmata. Tutto ciò si tradurrà in un ta-glio degli stipendi del 5,9% seprendiamo come misura l’in-flazione prevista da Eurostata livello europeo.Ma i soldi per i contratti nelpubblico impiego “non ci so-no” solo perché il governonon li ha messi nella finanzia-ria! Questo Governo ha datodecine di miliardi alle bancheperché non fallissero, ha dato,e continua a dare, decine dimiliardi l’anno alle imprese siain forma diretta (ricerca e svi-luppo, investimenti, esporta-zioni, ecc.), che in forma indi-retta (rottamazioni, facilita-zioni fiscali, ecc) è un flussocontinuo di denari pubbliciverso le imprese e i loro pa-droni. Il sottosegretarioBaldassarri ha calcolato che icontributi ordinari alle impre-se ammontano a 44 miliardil’anno. Il debito pubblico ècresciuto di miliardi che i la-voratori saranno chiamati apagare nel prossimo futurocon le loro tasse o con altri ta-gli allo stato sociale.L’ultimo e più ignobile regaloche il Governo sta facendo aevasori di ogni fatta è quellavergogna dello “scudo fisca-le”. I beneficiari di questo re-galo sono quei padroni e fi-nanzieri che per evadere letasse (le più basse d’Europa)hanno esportato i loro soldinei paradisi fiscali. Il governoli invita a far tornare in Italia iloro capitali assicurandogli ilpagamento di una tassa delsolo 5/7%, ossia un sesto del-l’aliquota fiscale pagata da undocente a fine carriera.In più lo “scudo fiscale” fun-ziona come una amnistiatombale per tutti i reati con-nessi all’esportazione: falso inbilancio, emissione di fatturefalse, fase dichiarazioni … iltutto coperto dal più impene-trabile segreto e anonimato.Una clamorosa copertura-in-vito a delinquere anche neiprossimi anni … che ci si gua-dagna e lo Stato ti difende.Con questa operazione lo Sta-

to prevede di incassare 4/5miliardi al posto dei 12/13 mi-liardi che avrebbe potuto in-cassare con una rigorosa lottaall’evasione.Ministri, sottosegretari e capi-bastone collettori di voti per ilgoverno hanno promesso atutti i questuanti (ricerca,scuola, piccole e medie im-prese, regioni, comuni…) laspartizione del bottino. Quindi il meccanismo crimi-nale ha avuto anche un este-so effetto pedagogico per l’in-tero paese tutti coloro cheusufruiranno di qualche bri-ciola dello scudo fiscale nonpotranno che considerarsicomplici e sentirsene parteci-pi e soddisfatti. Nel testo del-la Legge finanziaria si adom-bra la possibilità che una con-trattazione si potrà aprire nelcaso l’operazione “scudo fi-scale” dovesse riuscire bene.L’operazione starebbe andan-do benissimo, la Finanziariaapprovata prevede una spesatripla (nove miliardi anziché itre iniziali) rispetto al proget-to iniziale … ma delle risorseper il contratto dei lavoratoridel pubblico impiego non siparla più.Il silenzio e la passività mani-festati dai lavoratori dipen-denti in tutte queste vicendelascia attoniti, mentre sinda-cati concertativi e maggiorita-ri mostrano più propensionead accondiscendere e allacomplicità. Tra i partiti, nel Pd impera l’i-mitazione e la concorrenzacon la maggioranza, a sinistraimpera la divisione semprepiù molecolare e irrefrenabile,i lavoratori sembrano cloro-formizzati nell’attesa di unimprobabile e impossibile mo-bilitazione unitaria e salvifica.Siamo in pochi coloro che siimpegnano nel tentativo didare vita ad una nuova sta-gione di protagonismo dei la-voratori dipendenti, precari,studenti, cittadini che non sia-no alla ricerca di qualcuno cuiconsegnare la propria delegain bianco. L’unico modo peruscire dignitosamente dallacrisi è quello di puntare su au-menti significativi di pensionee salari, incremento e svilup-po dei servizi pubblici e statosociale, cessazione delle pri-vatizzazioni e rimessa in cam-po di un settore forte di eco-nomia pubblica, ma questonon ci verrà donato da nessu-no, o riprende un ciclo di lotteo la notte proseguirà a lungo.

AA bbooccccaa aasscciiuuttttaaDDaallllaa FFiinnaannzziiaarriiaa nneessssuunnaa rriissoorrssaappeerr iill rriinnnnoovvoo ddeell ccoonnttrraattttoo

Dpr 399/88 rivalutazione Ccnl 2009 variazione variazionein lire novembre 2009 - euro euro euro % sul Ccnl

Coll. scolastico 24.480.000 22.141 17.924 - 4.217 - 23,5

Ass. amm.-tecn. 27.936.000 25.266 20.454 - 4.812 - 23,5

D.s.g.a. 32.268.000 29.184 29.431 + 247 + 0,8

Docente mat.-elem. 32.268.000 29.184 25.756 - 3.428 - 13,3

Doc. diplomato II gr. 34.008.000 30.758 25.756 - 5.002 - 19,4

Docente media 36.036.000 32.592 28.047 - 4.545 - 16,2

Doc. laureato II gr. 38.184.000 34.535 28.831 - 5.704 - 19,8

Stipendio annuo lordo percepito nel maggio 1990 (il cosiddetto “Contratto Cobas”), per tutti i profili pro-fessionali con 20 anni di anzianità e la sua rivalutazione a novembre 2009 (indice Istat inflazione FamiglieOperai Impiegati-FOI) a confronto con i valori (stipendio tabellare + Rpd o Cia o Indennità di direzione mi-nima) previsti dal Ccnl Scuola sottoscritto il 23 gennaio 2009 per le corrispondenti tipologie di personale.

SSccuuoollaa -- CCoonnffrroonnttoo ssttiippeennddii 11999900//22000099

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 1155

In pensione con meno soldi epiù tardi! Questo è semprestato l'incubo di lavoratori elavoratrici. Incubo che si stamaledettamente concretiz-zando con l’azione congiuntadei padroni e dei governi chesi sono succeduti dal 1992 inavanti (senza particolari di-stinzioni tra centrodestra ecentrosinistra, anzi i provve-dimenti di questi ultimi sonostati quelli più “efficaci” ...). Dopo la controriforma Amatodel '92 che sganciava le pen-sioni dalle dinamiche salariali.Dopo la Riforma Dini del '95,che ha introdotto il metodo dicalcolo contributivo totale emisto (totale per i nuovi as-sunti e misto per chi alla datadel 31/12/1995 avesse menodi 18 anni di anzianità contri-butiva), in base al quale la

pensione non è più calcolatasulla media degli ultimi annidi salario, bensì è calcolatasulla base dei contributi ver-sati moltiplicati per un coeffi-ciente di trasformazione.Dopo la Riforma di Prodi del2007 che incrementava l'etàpensionabile tramite l'intro-duzione delle quote calcolatedalla somma dell’età anagra-fica + gli anni di servizio (at-tualmente la quota utile perandare in pensione è 95, datadalla somma tra un minimo dietà anagrafica di 59 anni + 36anni di anzianità contributivaoppure 60 e 35. Nel 2011 laquota sarà 96: 60 anni di etàe 36 di anzianità oppure 61 e35. Dal 2013 la quota sarà97: 61 + 36 oppure 62 + 35). Oggi per tutti coloro che sonoa sistema contributivo totale

e misto si prospetta un nuovosalasso. Applicando una nor-ma contenuta nella vecchia ri-forma Dini e poi modificatanel pessimo Accordo tra sin-dacati, Confindustria e gover-no Prodi del 23 luglio 2007,dal 1° gennaio 2010 e con ca-denza triennale partirà unadeguamento al ribasso deicosiddetti coefficienti di tra-sformazione, cioè una riduzio-ne di quei numeretti che mol-tiplicati per i contributi effetti-vamente versati dal singoloridurranno nettamente il valo-re dei futuri importi pensioni-stici. La perdita rispetto all’at-tuale calcolo sarà del 6,83%per chi andrà in pensione a 59anni fino all’8,41% per i ses-santacinquenni. Infatti questicoefficienti sono legati all'etàanagrafica: a 59 anni si passa

da 5,006 a 4,664 per arriva-re, progressivamente, a unariduzione da 6,136 a 5,620per chi andrà in pensione a 65anni. In percentuale la perdi-ta è maggiore se si resta piùanni al lavoro. Con il passardegli anni e con le ulteriori re-visioni dei coefficienti le perdi-te saranno ancora più consi-stenti. Eppure in passato ciavevano parlato di tali riformecome di una necessità per sal-vaguardare il futuro previden-ziale delle giovani generazioni.E invece ci troviamo con unaspecie di scala mobile all’in-contrario: il tempo trascorre ela pensione diminuisce.Ma non basta, alla chetichella,nello scorso agosto in un de-creto onnicomprensivo, il mi-nistro del lavoro Sacconi hainserito una clausola in cui sistabilisce che dal 2015 scatte-rà un incremento automaticodell'età pensionabile collegatoall'aumento delle aspettativedi vita e le stime prudenzialifatte sempre dagli amici degliamici ipotizzerebbero che neiprossimi 40 anni ci sarà un in-cremento di 6 anni per l'etàminima per il pensionamento. In poche parole, direttamentedal lavoro alla tomba. Sempre

che nella tomba non ci si fini-sca mentre si lavora.Per coloro che sopravvivono,niente paura, ci sono prontiquei Fondi Pensione che lavo-ratori e lavoratrici in grandemaggioranza hanno finora egiustamente rifiutato e cheora vengono caldamente ri-lanciati da governo, opposi-zione di sua maestà,Confindustria e sindacati con-certativi. Cgil-Cisl-Uil e l'at-tuale loro ruota di scorta (Ugl)molto spesso hanno aperta-mente sponsorizzato tuttequeste controriforme perchèsono direttamente interessatea difendere la mangiatoiaclientelare dei Fondi pensio-ne, fregandosene altamentedel processo in atto di pro-gressiva demolizione dellaprevidenza pubblica.Diversi ed opposti sono inve-ce gli interessi ed i diritti di la-voratori e lavoratrici:- difesa e il potenziamentodella previdenza pubblica;- ripristino del metodo di cal-colo retributivo;- limite massimo di 35 anni dilavoro, contro l'ennesimo au-mento dell'età pensionabile;- diritto di fuoriuscita imme-diata dai Fondi Pensione.

AA sstteecccchheettttooEEccccoo ggllii eeffffeettttii ddeellll’’AAccccoorrddoo ddeell2233 lluugglliioo 22000077:: iinn ppeennssiioonnee ccoonnmmeennoo ssoollddii ee ppiiùù ttaarrddii

di Piero Castello

I fondi pensione stanno delu-dendo tutti anche se su frontie con motivazioni opposte. Ilavoratori dipendenti indotti,con vari trucchi, ad abbando-nare il proprio Tfr nelle avidemani dei fondi pensione, chiu-si (sindacali e negoziali: nel2008 hanno perso il 6,3%) oaperti (banche e assicurazio-ni: nel 2008 -14%). Chi haaderito ai fondi pensioni si èaccorto della trappola soloqualche mese dopo che la cri-si finanziaria colpiva diretta-mente i loro risparmi pensio-nistici in diverse forme: inve-stimenti di banche fallite co-me la Lehman Brothers (fon-do Cometa, fondo negozialesindacale per i metalmeccani-ci o Espero per i lavoratoridella Scuola, primo fondo sin-dacale del Pubblico impiego),i fondi aziendali per i dipen-denti delle case automobilisti-che Usa ridotti al 50% e ingenerale le rendite - che testi-moniavano un tracollo deifondi - tutte con segno nega-tivo elevatissimo che non soloeliminava la speranza di unasignificativa performance, ma

ha messo a rischio nella mag-gior parte dei casi anche larestituzione dei versamentigià effettuati. Mentre il Tfr hacontinuato a garantire nonsolo la restituzione di tutti iversamenti con l’aggiuntadella solita regolare renditache è stata del 3,1% nel 2007e del 2,7 nel 2008 al netto de-gli oneri fiscali. Ancora unavolta in tutta la vicenda diquesta crisi si è verificata lanatura di mero prodotto finan-ziario del tutto privatistico deifondi pensione anche quandoa gestirli sono i sindacati. Sul versante opposto i delusisono i finanzieri, le banche(che custodiscono i fondi), lesocietà di gestione dei rispar-mi (che, appunto, gestiscono ifondi, anche quelli sindacali),le società di assicurazionespesso convenzionate con ifondi per specifiche operazioninecessarie ai fondi pensione.Ma sul fronte di Lorsignori so-no opposte anche le ragioni.La prima è che l’operazionedel semestre silenzio/assensodel 2007 ha dato scarsissimirisultati nonostante il bencongegnato meccanismo truf-faldino che appunto devolve-

va il Tfr dei lavoratori ai fondipensione nel caso essi nonavessero espresso una volon-tà contraria. Esito fallimenta-re, in secondo luogo, non-ostante l’impegno dei sinda-cati confederali tutti diretta-mente interessati a lucrare in-troiti per i “loro“ fondi chiusi.In terzo luogo fallimentareper i milioni di euro profusidal governo per la campagnapubblicitaria che a conti fattinon ha convinto nessuno.Ma lo scacco più grande per fi-nanzieri e sindacati gestori deifondi chiusi è il crollo “delleadesioni che si è molto ridottodopo l’operazione di smobiliz-zo del Tfr, attuato nel 2007”,solo lo 0,1% di incremento dadicembre 2008 a settembre2009 (fonte Covip).

Un nuovo semestre truffaldino Vale la pena di ricordare che ilministro Sacconi al momentodel suo insediamento avevaattribuito il fallimento dell’a-desione ai fondi pensione allaclausola di “non reversibilità”della scelta del trasferimentoe si era impegnato a renderepossibile questa reversibilità,ossia la possibilità di trasferi-re i contributi, già devoluti aifondi pensione, dal fondo alTfr se il lavoratore avesse vo-luto. Naturalmente Sacconi siè dimenticato di questo impe-gno e la critica implicita aifondi che esso implicava.Senza aver fatto nulla perrealizzare la reversibilità, nelmese di giugno ha invece an-nunciato, insieme al Governo,per l’anno 2010 un secondosemestre di silenzio/assensoper truffare altri lavoratoriperché devolvessero, ancheinconsapevolmente, il loro Tfrai fondi pensione.Per spingere i lavoratori versola botola, oltre ad una campa-gna di propaganda come dueanni fa con spot televisivi,

giornali, trasmissioni ad hoc,costati oltre 17 milioni di eu-ro, la Commissione di vigilan-za sui fondi pensione - Covipsta cercando la collaborazionedella ministra Gelmini, perchéattraverso le scuole si propa-gandino anche tra studenti egenitori le “mirabilie” dei fon-di pensione. Non abbiamodubbi che la risposta del Miursarà positiva, già i lavoratoridella scuola devono subire suiloro cedolini dello stipendio lapubblicità perentoria del fon-do Espero, il fondo pensionidei lavoratori della scuola chegode di questa pubblicità gra-tuita, seducente soprattuttoper i lavoratori precari più fa-cili da ingannare.Ricordiamo che la precedentecampagna per la devoluzionedel Tfr ai fondi pensione è sta-ta un formidabile flop. Nonostante gli sforzi compiutia tutt’oggi sono iscritti alle va-rie forme pensionistiche pri-vate 3.701.033 lavoratori di-pendenti (1.907.558 ai Fondinegoziali, 392.253 ai Fondiaperti, 753.222 ai PianiIndividuali Pensionistici e648.000 ai Fondi pensionepreesistenti. Fonte Covip ot-tobre 2009) sicuramente mol-ti meno di quanti governi,Confindustria, sindacati e fi-nanzieri avrebbero voluto,una percentuale minima deilavoratori che costituivano laplatea dei possibili “donatori”. Ma si tratta pur sempre di unaminoranza consistente e mol-to pericolosa perché può es-sere usata dalla controparte,soprattutto quella sindacale econfindustriale, come un arie-te contro il resto dei lavorato-ri e contro ciò che resta dellapensione pubblica.Infatti quello che stanno chie-dendo all’unisono sindacaticoncertativi, forze governati-ve, e Confindustria è una ul-teriore defiscalizzazione dellerisorse impegnate nei fondi al

fine di renderli più appetibilinella prossima campagna didevoluzione del Tfr.Ma anche se ciò dovesse av-venire non accrescerebbe diun euro le garanzie pensioni-stiche dei lavoratori, aumen-terà solamente le risorse adisposizione dei fondi e imancati introiti fiscali grave-ranno come sempre sui lavo-ratori in termini di servizi esalario sociale non disponibi-le. È ormai molto diffusa nellapratica che ai vari livelli dellacontrattazione del salario (an-che in numerosi contratti na-zionali) una parte cospicuadelle risorse sia destinata alfondo pensione di categoria esottratta ai salari dell’interosettore, tutte pratiche ignobiliche mettono lavoratori controaltri lavoratori, spesso senzache gli stessi ne siano infor-mati e consapevoli.Inoltre, in tutta la propagandae pubblicità dedicata ai fondipensione è intrinseca una cul-tura nemica delle pensionipubbliche in grado di cancel-lare gradualmente dalla me-moria, dall’immaginario col-lettivo e dalle stesse aspira-zioni dei giovani lavoratori unsistema previdenziale pubbli-co assai più efficace ed effi-ciente di quello privato, menocostoso, e realmente in gradodi controllare e sopperire al ri-schio vecchiaia/indigenza.Anche in questo caso, quindi,la conclusione più urgente èquella di riaffermare la neces-sità di una associazione au-torganizzata dei pensionatiche sia in grado di prendereiniziative di lotta e di conflittoe di collegarsi con i lavoratoriattivi perché l’unico modopossibile di difendere le con-dizioni dei lavoratori, i pensio-nati di domani, è quello di ri-prendere le lotte per un siste-ma pensionistico a ripartizio-ne che non può che essere in-tegralmente pubblico.

BBuucchhii nneerriiAAnnccoorraa ddeelluussiioonnii ddaaiiFFoonnddii ppeennssiioonnee

1166 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

lizzando la situazionedell’Irpef nel 1974, si otter-rebbero i seguenti dati: - un reddito di 42 milioni di li-re pagherebbe un’imposta dilire 4.957.665, pari al 11.8%del reddito - per i redditi di 1,2 miliardil’imposta sarebbe del 42.3%- per i redditi da 6 miliardi dilire l'imposta sarebbe del58.7% che conferma come la pro-gressività faccia effettiva-mente pagare una quotamaggiore a chi guadagna dipiù” (www.deiricchi.it). Da allora, 1974, ad oggi èstato un percorso continuoper aggirare e deformare ildettato costituzionale e perattenuare in tutti i modi il ca-rattere progressivo della tas-sazione diretta.Il carattere progressivo di unsistema fiscale è dato primadi tutto e soprattutto dal rap-porto delle aliquote (percen-tuali) e le classi di importo deiredditi. Le eventuali deduzio-ni-detrazioni sono dei corret-tivi, spesso indispensabili, maessi non caratterizzano il si-stema. Come si evince dallaprima colonna della tabella, lealiquote e quindi le classi diimporto dei redditi sono pas-sate da 32, nell’anno del varodella legge, fino alle attuali 5. Ma non sembra sia finita qui,perché il disegno del governoattuale, con il plauso diConfindustria, è stato da subi-to quello di ridurre ad una so-la aliquota l’intero sistema,cancellando totalmente laprogressività, ma poiché que-sto impegnerebbe in una mo-difica della Costituzione, laproposta che Berlusconi è tor-nato a rilanciare con l’iniziodel nuovo anno è maschera-ta: le aliquote sarebbero due,23% e 33%. La prima è per i redditi fino a100 milioni, cioè per il 96%degli italiani, la seconda del33% per il restante 4% degliitaliani, un bel passo in avan-ti verso l’aliquota unica, ed unulteriore grandissimo rispar-mio reale solo per i redditimedi ed alti. La seconda colonna docu-menta come i ricchi abbianogoduto dal 1983 in poi di una

costante decrescita delle tas-se, l’aliquota massima per ipiù ricchi passa dal 72% al43% realizzando il dimezza-mento, senza contare che chiha goduto di redditi più eleva-ti in assoluto ha goduto anchedel maggior abbassamentodelle tasse: ben 29 punti per-centuali in meno.La terza colonna confermaper paradosso il criterio chestiamo denunciando, perchéevidenzia la progressività delprivilegio con l’aumentare delreddito, che l’ultimo dato rife-rito all’anno 2007 mostrachiaramente: si è quasi di-mezzata l’aliquota e si è ab-bassato il reddito massimo a75 mila euro, ovvero si è al-largata la platea, ma redditiesponenzialmente superiorioggi pagano lo stesso 43%.La quarta colonna mostra co-me il ridursi del numero dellealiquote evidenziato nella pri-ma colonna testimonia comein questi ultimi 36 anni i lavo-ratori dipendenti e pensionatiabbiano pagato proporzional-mente più dei ricchi: riducen-dosi il numero delle aliquote eaumentando l’aliquota mini-ma (dal 10% al 23% del2007) in proporzione al reddi-to basso mostrato nell’ultimacolonna, i lavoratori hannosostenuto l’80% degli introitidi tutta la tassazione diretta.Un dato che rimane tale non-ostante negli anni siano statiintrodotti sistemi di deduzionie detrazioni, che hanno reso ilmeccanismo poco trasparentesenza cambiare la sostanza:la crescita delle aliquote colpi-sce sempre più le fasce piùbasse di reddito e il sistemadelle detrazioni serve ormaisoprattutto a coprire i redditidegli “incapienti”, ossia diquei lavoratori e pensionati aldisotto della soglia della po-vertà assoluta.

Tasse sempre più pesantisalario sempre più leggero“Il lavoratore ha diritto ad unaretribuzione proporzionata al-la quantità e qualità del suolavoro e in ogni caso sufficien-te ad assicurare a sé e alla fa-miglia un’esistenza libera edignitosa …” art. 36 dellaCostituzione italianaPer chiarire quanto sia inso-stenibile il progressivo au-mento delle tasse per lavora-tori e pensionati, accostiamoai dati precedenti quelli suisalari. Secondo la Banca dei

regolamenti internazionali,oggi il 31,3% del prodotto in-terno lordo va ai profitti, dal23,2% degli anni ’80. 8 puntidi Pil in più, ovvero 120 mi-liardi ai profitti, 7mila euro dimeno in busta paga (ultimidati disponibili 2008). È ilfrutto della ristrutturazioneindustriale avviata dalla Fiatcon la marcia dei 40.000 pro-prio nel 1980, a cui non soloCisl e Uil, ma anche la Cgil diLama aveva prestato il fianco.In un’intervista al quotidianoLa Repubblica, che precede dipoco il congresso della “svol-ta”, tenutosi all’Eur il 13 e 14febbraio successivi, Lama di-chiara che “la politica salaria-le nei prossimi anni dovrà es-sere molto contenuta …”. Enon solo, perché aggiungeche “noi non possiamo più ob-bligare le aziende a trattenerealle loro dipendenze un nu-mero di lavoratori che esorbi-ta dalle loro possibilità pro-duttive, né possiamo conti-nuare a pretendere che lacassa integrazione assista invia permanente i lavoratorieccedenti” (“I sacrifici chechiediamo agli operai” da LaRepubblica del 24 gennaio1978). È l’avvio della concer-tazione, che nel 1984 sigla iltaglio di 4 punti di scala mobi-le ad opera del governo Craxi,che viene poi eliminata defini-tivamente nel 1992, dal go-verno Amato. Un anno dopo,nel 1993, l’accordo Confin-dustria - sindacati fissa untetto ai salari. La politica delgoverno Ciampi ha come stel-la polare i parametri diMaastricht, che indicano i pa-letti del contenimento salaria-le nell’inflazione programma-ta: i punti persi, dice l’accor-do, saranno recuperati con lacontrattazione articolata, mala cosa non è mai avvenuta.L’“operazione” Euro, in circo-lazione commerciale il 1 gen-naio 2002, è il colpo di grazia:non si interviene direttamen-te sui salari, ma il risultato inbusta paga è letale: invariatinel cambio lira/euro, le retri-buzioni affrontano costi deibeni primari raddoppiati.L’esito è il crollo del potered’acquisto: l’Italia si colloca al23esimo posto, l’ultimo tra ipaesi sviluppati (fonte Ires sudati Ocse). Secondo uno stu-dio dell’Organizzazione Inter-nazionale del Lavoro (novem-bre 2009), nell’arco di ven-t’anni, il valore degli stipendi

Bisogna proprio disporre diuna vista da aquile per vede-re a gennaio quale è stata ladifferenza tra la pensione del2009 e quella che prendere-mo nel 2010.Come tutti sanno le aquile so-no animali dalla vista acutissi-ma riescono a vedere a centi-naia di metri i più piccoli par-ticolari delle loro vittime: ret-tili, topi, conigli … tanto dapoterne prevedere il percorsoche stanno per intraprendereed essere sul punto al mo-mento giusto.Bene per le aquile, ma chissàse sarebbero in grado di nota-re la differenza tra una pen-sione di febbraio 2009 e quel-la di febbraio del 2010 la dif-ferenza di 0,70 centesimi dieuro per ogni 100 euro perce-piti nel 2009. Perciò 3,5 euroin più per chi prende una pen-sione di 500 euro, 7 euro perchi ne prende una da 1.000euro, 10,5 euro per chi neprende 1.500 ...Ma, naturalmente si tratta dieuro e centesimi virtuali, in-fatti vanno tolti da questi au-menti lordi, l’Irpef nazionalepiù le aliquote comunali equelle regionali. Per cui gli au-menti microscopici vengonoulteriormente rimpiccioliti pri-ma di arrivare nelle tasche deipensionati. Questi risibili au-menti sono quelli determinatidal Decreto Interministerialevarato nel 2009 dai ministeridell’economia e del Lavoro. E

questo grazie all’indicizzazio-ne al 100 percento delle pen-sioni non superiori a 5 volte iltrattamento minimo Inps.Questi semplici conti ci fannocapire la profonda diversitàtra perequazione o indicizza-zione (deliberata provvisoria-mente per tre anni, il prossi-mo anno sarà già scaduta) dalgoverno tre anni fa e l’aggan-cio delle pensioni alla dinami-ca salariale che è la rivendica-zione di tutti gli ex lavoratoridipendenti.Infatti il nostro obiettivo nonesclude l’indicizzazione all’in-flazione ma la include all’in-terno della dinamica salarialeche gode di altre progressivi-tà, quelle contrattuali, detas-sazioni ecc. a cui i lavoratorinon ancora pensionati riesco-no ad accedere.Ma perché questo obiettivosia raggiungibile e stabilizzatobisogna che assumiamo comeparola d’ordine e obiettivo pri-mario quello del ripristino delsistema pensionistico retribu-tivo e a ripartizione, e vengaabbandonato il sistema con-tributivo a capitalizzazione,imposto dalla riforma Dini del1995. Come ci hanno insegnato icompagni ferrovieri francesi èquesto, retributivo e a riparti-zione, il legame strutturaleche rende solidali, le condizio-ni salariali e pensionistiche deilavoratori attivi e quelli inquiescenza.

AAttttaaccccaattiiaall ttrraammPPeennssiioonnii:: iinnddiicciizzzzaazziioonneeoo aaggggaanncciioo aaii ssaallaarrii

LLaa lloottttaappaaggaasegue dalla prima pagina

Numero Aliquota Importo da cui Aliquota Importo fino a aliquote massima si applica (euro) minima cui si applica

1974 32 72 % 258.000 10 % da 1.000

1983 9 65 % 258.000 18 % 5.700 *

1988 9 62 % 310.000 12 % 6.200 *

1989 7 50 % 154.000 10 % 3.100 *

1998 5 45,5 % 70.000 18,5 % 7.750 *

2001 5 45 % 70.000 18 % 10.300 *

2005 4 43 % 100.000 23 % 26.000 *

2007 5 43 % 75.000 23 % 15.000 **

* entra in vigore un meccanismo di detrazioni/deduzioni per lavoratori dipendenti e pensionati** il precedente meccanismo di detrazioni/deduzioni viene sostituito con uno nuovoFonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze - Mef, elaborazione Cobas

11.. VVaarriiaazziioonnii aalliiqquuoottee IIrrppeeff

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 1177

degli italiani rispetto al pro-dotto interno lordo è diminui-to di quasi il 13%, contro unamedia dell’8% dei 19 Paesipiù avanzati. Secondo l’agen-zia dell’Onu i salari reali, a pa-rità di potere d’acquisto, sonocrollati nel nostro paese diquasi il 16% tra il 1988 ed il2006. Il calo più pesante ri-spetto ai primi undici Paesi in-dustrializzati del mondo, com-presa la Spagna (-14,5%).

L’andamento del conflittoin quegli stessi anniGli anni ‘80 sono gli anni del-la ristrutturazione industriale,avviata come abbiamo vistodalla marcia dei 40mila e san-cita dalla concertazione. E so-no gli anni, come dimostra laTabella 2, in cui il conflitto, inparticolare dovuto ai rapportidi lavoro, crolla in modo ver-tiginoso, dopo due decenni incui ha conosciuto i picchi piùalti, e le cui conseguenze so-no state le conquiste econo-miche, civili e sociali più im-portanti che questo paese ab-bia conosciuto, e in cui più siè andati vicini alla realizzazio-ne del dettato Costituzionale.Infatti la più importante rifor-ma fiscale del dopoguerra,che attuava il dettato costitu-zionale della progressività,viene concepita e varata nelcorso di un ventennio di lotteformidabili, con una iniziativaoperaia al culmine e in uncontesto politico generale for-temente caratterizzato anchesul piano sociale dal 1968 edalla sua onda lunga che si èprotratta, nel nostro paese,per un decennio.In quello successivo invece,1981/1990, si assiste al crollodella conflittualità, con unamedia annuale delle ore disciopero di 41 milioni, un ter-zo dei due decenni preceden-ti in cui la media delle orescioperate in media ogni annoera stata di 121 milioni, con ilpicco del 1969: 302 milioni diore scioperate. Nel decennio 1991/2000 vi èun ulteriore crollo: la mediadelle ore di sciopero annue siriducono a meno di 8 milioni,

un quinto del decennio prece-dente. Dal 2001 al 2008 leore non lavorate diminuisconoancora, meno di 6 milionil’anno, con una media di 5,8milioni. Il numero degli scio-peranti crolla anch’esso neldecennio 1981/1990 dimez-zandosi rispetto al decennioprecedente, e dal 1991 al2000 si riduce ad un quintodel decennio precedente, e acirca un decimo del decennio1971/1980, con una media di780 mila scioperanti l’anno. Ilfondo si tocca nell’anno 2006con 3,9 milioni di ore di scio-pero e 466mila scioperanti.Pertanto il picco delle ore nonlavorate si è raggiunto nel de-cennio 1971/1980 con 122milioni di ore di sciopero inmedia l’anno. Nel decennioprecedente, 1961/1970, lamedia di ore non lavorate erastato di poco inferiore: 121milioni di ore di sciopero, main questo stesso decennio si èverificato il picco annuale del-le ore non lavorate con 302milioni di ore sciopero nel1969. La partecipazione dei lavora-tori agli scioperi è stata di 3,5milioni in media l’anno nel de-cennio 1961/1970. Nel de-cennio successivo, 1971/1980 il numero dei lavoratoripartecipanti è quasi raddop-piato rispetto al decennio pre-cedente con 6,9 milioni inmedia l’anno. Sempre in que-sto decennio si sono verificatii due picchi, con oltre 10 mi-lioni di scioperanti l’anno, nel1975 e nel 1979.I dati Istat relativi alle “orenon lavorate per conflittiestranei al rapporto di lavo-ro”, che comprendono soprat-tutto le ore dovute agli scio-peri generali (scioperi controprovvedimenti di politica eco-nomica, istanze di riforme so-ciali, eventi nazionali e inter-nazionali, ecc) sono moltodiscontinui ma documentanocomunque un fenomeno assaiimportante, e cioè che neglianni in cui è più elevato il nu-mero di scioperi originati dalrapporto di lavoro è anche piùelevato il numero di ore per-

dute per conflitti estranei alrapporto di lavoro.Nel 1990, 1995, 1996, l’An-nuario Statistico Italianodell’Istat non registra alcun“conflitto estraneo al rapportodi lavoro” e sono gli anni incui si assiste ad un calo verti-ginoso degli scioperi dovuti aiconflitti originati dal rapportodi lavoro, al contrario neglianni 1976, 1978, 1980 men-tre crescevano i conflitti do-vuti al rapporto di lavoro cre-scevano anche quelli estraneial rapporto di lavoro. Ciò sta asignificare che la conflittuali-tà, la sua intensità e durata, èun fenomeno unitario che siesprime in forme diverse maè riconducibile all’eserciziodella democrazia da parte deilavoratori, e come tale vieneesercitato sia nei conflitti le-gati al rapporto di lavoro, siaper questioni più generali.La Tabella 3 mostra il risulta-to di quanto detto sinora: ne-gli anni della ristrutturazioneselvaggia e della concertazio-ne, i redditi da lavoro e lepensioni sono arrivati a costi-tuire oltre l’80,4% delle en-trate delle imposte dirette,sostenendo l’incremento piùelevato, +7,0%, mentre l’in-cremento di quelli da impresaha fatto il percorso inverso,con il più forte livello di ab-bassamento nel trentennio:meno 7,3%, passando da uniniziale 11,9% nel 1975 ad unridottissimo 4,6% nel 2005.Tutte le manovre di questi ulti-mi due anni, dalla riduzionedel cuneo fiscale, alle riduzioniIrap ed Ires, fino allo scudo fi-scale, avranno come esito l’en-nesima diminuzione del prelie-vo sui redditi da imprese.

Considerazioni finaliIl sistema di tassazione e fi-scale generale dovrebbe co-stituire un potente meccani-smo di redistribuzione deiredditi e della ricchezza, men-tre assistiamo al contrario,come dimostrano le tabelle,ad una politica che permettel’accumulazione per pochi ascapito di una espropriazionegeneralizzata a danno dei la-voratori e dei pensionati.La Legge finanziaria per il2010, su cui è stata postal’ennesima fiducia dal gover-no Berlusconi, ha in questosenso raggiunto il colmo: es-sa infatti non contiene un eu-ro per il rinnovo dei contrattidel pubblico impiego (vedi ar-ticolo a pag. 14). La cosa non ha provocato al-cuna reazione in Cisl e Uil,primi sottoscrittori della rifor-ma del modello contrattuale,mentre la Cgil, a parte lo scio-pero dell’11 dicembre scorso,molto poco convinto, pocopropagandato e parziale, purnon avendo firmato non staopponendo alcuna resistenzaconcreta di fronte alla modifi-ca assai peggiorativa del mo-dello contrattuale. Eppure es-sa prevede la triennalizzazio-ne dei contratti, accompagna-ta dalla Legge 15 sulla rifor-ma della pubblica ammini-strazione (la cosiddetta“Riforma Brunetta”, vedi arti-colo a pag. 18), che imbrigliadefinitivamente la conflittuali-tà congelando per il triennio

le nuove elezioni delle Rsu. E lo stesso vale per il settoreprivato. Anche qui l’accordoper la riforma del modellocontrattuale del 22 gennaio2009, immediatamente sotto-scritto da Cisl e Uil, è statobocciato dalla Cgil, ma neifatti tutti i rinnovi contrattualiche sono seguiti, dagli ali-mentaristi ai chimici, esclusoquello dei metalmeccanici ri-fiutato dalla Fiom, hanno ac-colto le modifiche dell’accor-do, di cui la triennalità da unaparte (che vuol dire aumentispalmati su tre anni anzichésu due) e la “tregua sindaca-le” di 7 mesi durante il rinno-vo contrattuale dall’altra sonoil sistema di contrappesi con ilquale la Confindustria detta leregole nei rapporti di lavoro,garantendosi il congelamentodella conflittualità. È il culmi-ne del sistema di concertazio-ne sostenuto dai sindacaticonfederali, che ha segnato lasvendita delle conquiste dianni di lotte, e che ha disar-mato concettualmente e or-ganizzativamente i lavoratoridipendenti.In questo contesto appare deltutto irrilevante e deviante larichiesta dei sindacati confe-derali di “defiscalizzazione”del salario aggiuntivo, pre-miale, o di secondo livello o ladetassazione delle tredicesi-me; sono operazioni che que-sto governo si guarda benedal realizzare. Se pure questadetassazione dovesse esserepresa in considerazione dalgoverno essa costituirebbe

una iattura per i lavoratori di-pendenti. La prima conse-guenza sarebbe una diminu-zione secca delle entrate fi-scali che darebbe luogo aduna crescita esponenziale deldebito pubblico. Come è av-venuto negli ultimi 20 anni ciòcomporterebbe un ulterioretaglio alla spesa pubblica so-ciale: sanità, istruzione, ricer-ca, pensioni, assistenza cheoggi si caratterizzano ancheper la forma di salario socialedisponibile per i lavoratori di-pendenti.Tanto meno il governo realiz-zerà, visto che nessuno lechiede né le impone con lelotte, l’aumento della pro-gressività delle aliquote Irpef,la tassazione del capital gainso la tassazione europea dellerendite sia finanziarie che dialtra natura, rivendicazioniche sarebbero scontate se cifosse un conflitto serio in attosu pensioni, salario, giustiziasociale, che non si limitasse auna battaglia sulle percentua-li, ma tornasse ad avere comeorizzonte “un’esistenza liberae dignitosa” dei lavoratori.Come negli anni ’60 e ’70, do-ve il clima sociale creato dalconflitto ha imposto un siste-ma di tassazione più giusto epiù aderente allo spirito e aldettato costituzionale equili-brando il livello retributivo.Eppure sono stati gli anni delboom economico e del tassodi occupazione più elevato,della scolarizzazione di massae delle conquiste sociali piùavanzate.

Anno Scioperanti Ore non Anno Scioperanti Ore nonin migliaia lavorate in migliaia lavorate

in milioni in milioni

1975 10.717 181.381 1992 621 5.6051976 6.974 131.711 1993 845 8.7961977 6.434 78.767 1994 745 7.6511978 4.347 49.032 1995 445 6.3651979 10.521 164.914 1996 1.689 13.5101980 7.428 75.214 1997 718 8.1501981 3.567 42.808 1998 386 3.0871982 7.490 114.889 1999 935 6.3641983 4.625 82.626 2000 668 6.1131984 3.540 31.786 2001 1.065 7.0381985 1.125 9.969 2002 889 6.1051986 2.940 36.742 2003 908 5.7311987 1.473 20.147 2004 709 4.8901988 1.609 17.086 2005 961 6.3481989 2.218 21.001 2006 466 3.8831990 1.634 36.269 2007 882 6.3211991 750 11.573 2008 906 6.508

Fonte : Istat Annuario Statistico Italiano, elaborazione Cobas I dati utilizzati sono quelli relativi agli scioperi dovuti a “conflitti origina-ti dal rapporto di lavoro”

22.. OOrree ddii sscciiooppeerroo

1975 2005 variazione %

terreni + fabbricati 5,8 4,7 - 1,1

lavoro dipendente +pensionati * 73,4 80,4 + 7,0

lavoro autonomo ** 3,2 4,4 + 1,2

redditi da impresa 11,9 4,6 - 7,3

altri redditi 5,7 6,0 - 0,3

totale 100 100 - -

* non comprende co.co.co. e co.co.pro.** comprende co.co.co. e co.co.pro.Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze - Mef, elaborazione Cobas

33.. PPeerrcceennttuuaallii cceessppiittii ssuulllleeeennttrraattee ddeellllee iimmppoossttee ddiirreettttee

1188 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

Dallo scorso novembre è invigore il Dlgs n. 150, il fami-gerato decreto che prende ilnome dal suo proponente, ilministro Brunetta. Si tratta diun attacco senza precedenti,ai lavoratori, ai loro salari, aiservizi pubblici, che giungedopo la pessima controrifor-ma del modello contrattuale,con la quale sono stati trien-nalizzati i contratti di lavoroed è stato determinato unnuovo sistema di recupero sa-lariale dell’inflazione peggio-rativo di quello precedentebasato sulla cosiddetta infla-zione programmata.In sintesi, il decreto Brunettasancisce il furto del salario ac-cessorio, l’azzeramento dellacontrattazione collettiva, lagerarchizzazione del persona-le, la modifica dei compartipubblici, l’inasprimento dellesanzioni disciplinari per i pub-blici dipendenti. Eccone gliaspetti salienti

Divide et imperaNella scuola, come negli altricomparti del Pubblico impie-go, viene introdotto il cosid-detto principio della merito-crazia che si traduce in unmeccanismo discrezionale eprevaricatorio. In ogni ammi-nistrazione viene costituito unorganismo indipendente divalutazione, che, sulla basedei livelli di performance attri-buiti, compila una graduatoriadi merito del personale equindi lo ripartisce in tre fa-sce, per cui il 25% della fasciaalta ha diritto al 50% del trat-tamento accessorio, il 50%della fascia media ha diritto alrestante 50% e il 25% dellafascia peggiore non dovrebbeprendere nulla.Sono previste deroghe allaquota di salario accessorioper la fascia alta in misuranon superiore al 5% in più o

in meno, con corrispondentevariazione compensativa dellepercentuali delle due fascepiù basse.Non è chiaro se con l’espres-sione trattamento accessorioil decreto intenda - per laScuola - oltre al fondo d’istitu-to anche l’integrazione sti-pendiale già presente in bustapaga (la Retribuzione profes-sionale docenti e il Compensoindividuale aaccessorio), per-ché, se così fosse, il lavorato-re collocato nella fascia di me-rito bassa non solo non acce-de agli incentivi ma sarebbeanche penalizzato con una so-nora riduzione di stipendio! Inoltre sono previsti due pre-mi speciali: - una quota fino al 30% dei ri-sparmi attuati dall’ammini-strazione da distribuire al 5%del personale sotto forma dibonus di eccellenza annuale; - un premio annuale per unsolo membro del personaleche si sia distinto per l’innova-zione, da scegliere dopo un’a-nalisi dei progetti svolti.Dunque, le fasce dei livellimedio e alto si dividerannotutti gli incentivi, compresi ipremi speciali.Per la Scuola però vieneesclusa la costituzione dell’or-ganismo di valutazione e an-cora non si sa in che modoabbiano intenzione di valutaree classificare il personale, co-sa che inderogabilmente do-vrà essere fatta. Per il perso-nale Ata dovrebbero giungeredei parametri dall’appositacommissione nazionale isti-tuita dal Miur (e ad esso tri-butaria), ai quali i dirigentiscolastici dovranno attenersi.Più complessa la situazioneper i docenti, per i quali siprevede un apposito decretodel presidente del consigliodei ministri. Le ipotesi allostato sono tre:

- la via negoziale, attraversoun tavolo di contrattazioneavviato tra Miur e sindacaticoncertativi;- la via legislativa tramitel'approvazione del ddl Aprea;- la via regolamentare conl’applicazione pura e semplicedi quanto previsto nel decretoBrunetta.Se falliscono le prime due ipo-tesi si passerà alla terza.In ogni caso, per il correnteanno scolastico la situazionerimane come prima, conside-rato che il decreto prevedeche i contratti collettivi inte-grativi debbano adeguarsi en-tro il 31 dicembre 2010.Anche le progressioni di car-riera ed economiche non sa-ranno più automatiche, in ba-se all’anzianità di servizio maandranno di pari passo con lasuddivisione in fasce. Le ot-terrà chi per 3 anni consecuti-vi o 5 anni non consecutivi èrientrato in 1^ fascia. Di con-tro, chi resterà in terza fasciaper più anni non solo non per-cepirà il salario accessorio,ma non usufruirà di progres-sioni di carriera di alcun tipo. Siamo di fronte a un radicale edeleterio processo di divisionee gerarchizzazione dei lavora-tori della scuola (e di tutto ilPubblico impiego) col quale siattribuisce uno spropositatopotere discrezionale a dirigen-te scolastico e Dsga, in quan-to saranno loro a stabilire i cri-teri di gestione del personale ead effettuare le valutazioni delsingolo dipendente. Avrannocosì piena autonomia nella ge-stione delle risorse umane enella distribuzione del salarioaccessorio. Per quanto riguarda poi il tan-to sbandierato principio meri-tocratico c’è da sottolineareche già con il Dlgs 165/2001si era introdotto nella pubbli-ca amministrazione un mec-

canismo premiale che preve-deva l’erogazione di incentivisulla base dei risultati conse-guiti. L’esperienza di questianni e l’approvazione del de-creto Brunetta ci dicono chela meritocrazia gestita dai di-rigenti non ha dato risultatipositivi ma ha solo accentua-to clientele e favoritismi.

Fine della contrattazioneLa contrattazione collettivaviene ridotta al minimo, poi-ché viene sancito il primatodella legge che non può esse-re derogata dai contratti col-lettivi. Fino ad oggi con lacontrattazione si potevanomigliorare le condizioni di la-voro dei lavoratori anche mo-dificando norme di legge;adesso nessuna norma potràessere modificata per via con-trattuale a meno che la leggestessa non lo preveda in mo-do esplicito. Inoltre, la contrattazione nonpotrà più occuparsi delle que-stioni relative all’organizza-zione del lavoro del persona-le, che rimarranno nellaesclusiva prerogativa e re-sponsabilità dei dirigenti.La contrattazione, come giàdetto è limitatissima, ma an-cor più quella integrativa d’i-stituto perché:- non si può intervenire nel-l’ambito dell’organizzazionedel lavoro; - non ci sarà più possibilità dimanovra col fondo d’istituto,che diventerà solo un fondo dipremi da assegnare su preci-se indicazioni che arriverannodall’alto e non derogabili; - si potrà contrattare la spar-tizione del 30% dei risparmiannuali (sempre che ce nesiano, considerati i tagli chesaranno fatti!);- nel caso in cui in contratta-zione non si dovesse raggiun-gere un accordo fra le parti, ladirigenza provvederà unilate-ralmente, in via provvisoria;- tutta la contrattazione inte-grativa è soggetta comunqueal rispetto dei vincoli impostidalla legge e deve “assicurareadeguati livelli di efficienza eproduttività”.Dunque, ruolo del sindacatoridotto all’osso, accentuando-ne il ruolo di organizzatore delconsenso di quanto già deci-so! Basti pensare che la con-trattazione collettiva non puònemmeno istituire procedureper impugnare i provvedi-menti disciplinari, né può infase di conciliazione richiede-re sanzioni diverse da quellepreviste per legge. Può solodisciplinare in contratto pro-cedure di conciliazione, esclu-so quando sia prevista la san-zione di licenziamento, chesarà comunque irrogata.

Inasprimento delle sanzioni disciplinariAumentano i poteri dei diri-genti scolastici anche riguar-do le responsabilità disciplina-re. Alcuni tipi di sanzione(censura e sospensione dalservizio e dallo stipendio finoa 10 giorni) attualmente ri-servati agli uffici regionali sa-ranno prerogativa esclusivadei dirigenti. Le norme già inserite negli ul-timi contratti nazionali in te-

ma di licenziamento per “giu-sta causa o per giustificatomotivo” sono travalicate daldecreto Brunetta in quanto, siapplica comunque la sanzionedisciplinare del licenziamentonei seguenti casi: a) falsa attestazione della pre-senza in servizio, mediantel’alterazione dei sistemi di rile-vamento della presenza, ov-vero giustificazione dell’assen-za dal servizio mediante unacertificazione medica falsa;b) assenza priva di valida giu-stificazione per un numero digiorni, anche non continuati-vi, superiore a tre nell’arco diun biennio o comunque perpiù di sette giorni nel corsodegli ultimi dieci anni o man-cata ripresa del servizio, incaso di assenza ingiustificata,entro il termine fissato dal-l’amministrazione; c) falsità documentali o di-chiarative in occasione dell’in-staurazione del rapporto di la-voro ovvero di progressioni dicarriera; d) reiterazione nell’ambientedi lavoro di gravi condotte ag-gressive o ingiuriose o co-munque lesive della dignitàpersonale altrui:e) condanna penale definitiva,in relazione alla quale è previ-sta l’interdizione perpetua daipubblici uffici ovvero l’estin-zione del rapporto di lavoro.È previsto così il licenziamen-to anche per violazioni che fi-no ad oggi sono consideratedi media gravità come la “fal-sa attestazione della presenzain servizio” e si attribuisce alpotere dei dirigenti di sanzio-nare il licenziamento anche incasi non ben definibili come la“reiterazione nell’ambiente dilavoro di gravi condotte ag-gressive o ingiuriose o co-munque lesive della dignitàpersonale altrui”.Il licenziamento in sede disci-plinare è disposto, altresì, nelcaso di prestazione lavorati-va, riferibile ad un arco tem-porale non inferiore al bien-nio, per la quale l’amministra-zione formula una valutazionedel personale di insufficienterendimento. Si affaccia il ri-schio che chi resterà per al-meno tre anni in terza fasciaper demerito potrà anche es-sere licenziato per “prolunga-to insufficiente rendimento”.

Nuovi comparti e rinvio delle elezioni RsuLa pubblica amministrazioneviene risistemata in 4 nuovicomparti, ancora non total-mente definiti, facendo ungran calderone tra settori ecompetenze estremamentediverse. Un comparto saràformato dalla scuola, dall’uni-versità, dalla ricerca e dalleaccademie. Le elezioni relati-ve al rinnovo degli organismidi rappresentanza dei nuovicomparti, si svolgeranno en-tro il 30 novembre 2010.Sono prorogate le attuali Rsue le elezioni della scuola giàprogrammate per lo scorsodicembre sono state spostateal novembre 2010 e si effet-tueranno in contemporaneacon quelle di tutti gli altri set-tori del Pi e le esistenti Rsurestano dunque in carica an-cora per un anno.

SSaa ddii ttaappppooIIll ppeerrnniicciioossoo ddeeccrreettoo BBrruunneettttaa ssuullppuubbbblliiccoo iimmppiieeggoo

CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100 1199

Il mondo della scuola è oggettoda più di un anno di un attaccofrontale da parte delle politichedel governo Berlusconi. La legge133/2008, frutto dell’azione delministro Tremonti, prevede direcuperare in tre anni dallascuola 8 miliardi di euro con iltaglio 150.000 posti, gettandosul lastrico migliaia di famiglie elavoratori che per anni hannocontribuito al funzionamento delsistema scuola. Le pseudo rifor-me del ministro Gelmini chehanno già investito la scuola pri-maria e la scuola secondaria diprimo grado e che investirannonel 2010 anche la scuola secon-daria di secondo grado, stannoriducendo drasticamente l’offer-ta formativa e impoverendo irri-mediabilmente la qualità dellascuola. Siamo dinanzi ad un pro-getto a-culturale che mira a ri-durre fondi, offerta formativa ediritti dei lavoratori, facendodella scuola il luogo in cui porta-re a termine quel processo didecomposizione antropologicadella società italiana iniziato conl’avvento del sistema dei consu-mi, proseguito con la rivoluzioneradio-televisiva degli anno ‘80 eportato a termine dall’azione le-gislativa del governo Berlusconi.La scuola, per la presenza con-temporanea dell’insegnante-ge-nitore, dell’alunno-figlio e delgenitore-lavoratore, rappresen-ta il microcosmo più fedele dellasocietà, il banco di prova di ogniipotesi di comunità, il luogo incui si creano le condizioni del-l’incontro e dell’integrazione,dello scambio culturale e dellaformazione al lavoro, della co-struzione di speranza e dell’ac-quisizione di senso esistenziale.La scuola dell’autonomia, inve-ce, ha instillato nel quotidiano ilcancro del “pedagogismo di ma-niera” e del “successo formati-vo”, ha introdotto una termino-logia “economicistica” che haaperto la strada a pseudo-rifor-me che hanno accentuano l’indi-vidualismo e il l’affermazione disé, andando a sfaldare l’idea diuna scuola che crea sapere eforma cittadini.A questo si è aggiunto il percor-so di frantumazione sociale delmondo della scuola attuato at-traverso la precarizzazione dellavoro “scolare” (docenti, perso-nale Ata, ...), un processo già inatto da molti anni che mira aspoliare la scuola della sua fun-zione educativa e formativa im-poverendo il valore “economico”di coloro che vi lavorano.Le colpe degli insegnanti sonotante, forse la più grande èquella che pur vivendo nellastessa società dei loro alunni, invirtù della loro formazione,avrebbero dovuto capire i cam-biamenti in atto e provare a fer-mare le mutazioni a-culturali.Ma non è stato così! Ogni voltache entro in una scuola(ormai èil sesto anno da precario), ritro-

vo sempre le stesse dinamicheincomprensibili, con tanti colleghiatrofizzati nella dimensione “pri-vata” del proprio quotidiano, cheaccettano tutto con rassegnazio-ne ed apatia, incapaci di superarei monoliti della delega politica esindacale, rinchiusi in un “auti-smo sociale” che li rende sordi al-la frase “dignità del lavoro”.Ma che dire, anche, di un siste-ma culturale ed intellettuale ita-liano che si è sempre più allon-tanato dal mondo della scuola,rinchiudendosi nelle università onei salotti della buona società.Un allontanamento tragico, per-ché ha lasciato ai “professioni-sti-insegnanti” il compito di for-mare le nuove generazioni, de-terminando una distanza incol-mabile tra scuola e cultura; laprima sempre più luogo di tecni-cismi pedagogici che hanno so-stituito ai contenuti e alle cono-scenze solo vuote competenze evacui formalismi,e la secondache ha tentato la via della “tele-vendita” mass-mediatica senzariuscire a cambiare la societàma ottenendo solo di esseresempre più percepita come di-stante dalla vita reale e dai pro-blemi delle persone.Il silenzio degli intellettuali sul-l’azione di smantellamento dellascuola pubblica è incomprensibi-le, sembra essere il riconosci-mento dello strapotere dell’eco-nomico sul culturale, un’abdica-zione alle dinamiche del consu-mismo e della sperequazionesociale. Tanti professori chiedo-no una parola agli intellettuali!Tutti gli insegnanti che si sonospesi e si spendono ancora oggiper una cultura della legalità edella partecipazione e che quoti-dianamente si trovano a com-battere un potere “mafioso”sempre più imprenditoria crea-trice di lavoro e produttrice diricchezza. Non si tratta solo diprotestare contro singole rifor-me ma di arginare uno sguardosul mondo dei nostri giovani chenon è più sociale e morale ma“finanziario”, di opporci ad un’i-dea di società e di individuo chesi cerca di costruire nella scuolae attraverso la scuola.Per fare ciò abbiamo bisogno divoi intellettuali! Credo forte-mente nella cultura in quantogeneratrice di criticità e sensibi-lità, nella sua possibilità di argi-nare attraverso l’analisi e lacomprensione del reale l’avan-zata del qualunquismo e delconformismo, nella sua preroga-tiva di “strumento” d’azioneconcreto nella società e per lasocietà. Chiedo agli intellettualie in particolare agli intellettualidel sud, che spendono la loro vi-ta per combattere lo strapotereeconomico delle mafie, di alzarela voce e di “muovere” le loroparole per il mondo della scuola,di dare forza alle proteste di co-loro che credono che la scuolasia ancora l’ultimo baluardo a di-fesa della legalità e della dignitàdel lavoro, che la scuola sia an-cora il luogo in cui educare allosdegno e alla speranza creandocittadini liberi e vivi.

Prof. Del Prete Luigi

Gentilissimi, siamo il Consiglio di Circolo del-la Direzione Didattica Grimani diMarghera – Venezia. Sono ormai tre anni che operia-mo e abbiamo vagliato e appro-vato i vari bilanci della scuola.Non ci sembra di essere unascuola “sprecona”: - siamo assolutamente in lineacon il dimensionamento delleIstituzioni scolastiche ... e con ildimensionamento dei singoliplessi ...;- abbiamo un numero di alunniper classe molto al di sopra del-lo standard nazionale (in mediaabbiamo 24,6 bambini per se-zione nella scuola dell’infanzia e23,5 alunni per classe nella pri-maria);- rispondiamo alle necessità diun territorio sempre più multiet-nico (quasi un bambino su quat-tro che frequenta le nostre scuo-le è straniero). Eppure non siamo in grado difornire ai nostri bambini le dota-zioni di base per rispettare le piùelementari regole per l’igienepersonale. Sapone, salviette perasciugarsi le mani e a volte an-che carta igienica per la scuolavengono regolarmente acquista-te dai genitori che si autotassa-no, fanno la colletta per compe-rare questi prodotti che poi con-segnano alle maestre per le ne-cessità della classe. È diventatauna prassi già da molti anni enon siamo un caso limite (il con-fronto con altre realtà ci indicache questa è assolutamente unaregolarità, quantomeno per lescuole dell’infanzia e per quelleprimarie). Quest’anno scolastico si è aper-to all’insegna dei timori per l’in-fluenza pandemica da virusA/H1N1V; a fine agosto e inizisettembre stampa e televisioneriportavano perfino ipotesiestreme di non apertura dellescuole. Poi sono arrivate le rac-comandazioni del Ministerodell’Istruzione e della Salutecioè le misure igieniche e com-portamentali da adottare ascuola. Le raccomandazioni reci-tano, tra le altre cose, “lavareregolarmente le mani con acquae sapone, soprattutto dopo avertossito, starnutito e aver soffia-to il naso”. Ciò è stato oggetto didiscussione all’interno del nostroConsiglio di Circolo: preventivialla mano e analisi delle risorseci dicono che l’istituzione scola-stica non è in grado di sostene-re in modo adeguato tali misureigieniche:- non ci sono i fondi per acqui-stare il sapone e le salviette perasciugare le mani;- non è possibile far andare albagno i bambini con tale fre-quenza (i tagli al personale pre-visti da quest’anno scolasticohanno portato ad una riduzionedei bidelli e alla cancellazionedelle compresenze degli inse-gnanti; nei bagni e nei corridoinon c’è quindi una sufficientesorveglianza).Ci chiediamo come sia possibiledefinire tali raccomandazioni eindicare in premessa che sono“comportamenti che le scuoledebbono osservare” senza pre-vedere risorse aggiuntive per laloro attuazione. Tutti ci accor-giamo di quanti denari si stannoimpegnando per la prevenzione,la vaccinazione e l’informazione.Ci verrebbe da dire che forse unpo’ meno di “topo gigio” in tele-visione e qualche soldino in piùper l’attuazione di tali racco-mandazioni non sarebbe unacattiva idea.

Crediamo che sia giusta ed es-senziale la collaborazione tra fa-miglie e scuola. Possiamo anchediscutere se, in periodi di bilancirisicati per tutti, le famiglie deb-bano in qualche misura contri-buire anche a livello economicoper ampliare la qualità dell’offer-ta formativa nelle nostre scuole(ad esempio per interventi dimadrelingua inglese piuttostoche per uscite didattiche o pro-getti specifici); ma i livelli es-senziali in una scuola pubblicaandrebbero garantiti dai fondipubblici. Ringraziamo tutti i genitori dellanostra scuola pubblica e di tuttele scuole pubbliche che ci tengo-no all’effettiva applicazione dellenorme igieniche pagando di ta-sca loro; alle Amministrazioni ealla politica in genere chiediamouna seria riflessione sulla ge-stione delle risorse.

Cordiali salutiil Consiglio di Circolo Direzione Didattica “Grimani”Marghera – Venezia

Avviso tutti gli amici che mi han-no sostenuto nella battaglia perla rimozione dei crocifissi dalleaule dei tribunali italiani che ilprossimo 22 gennaio 2010 alleore 9.30 sarà celebrato, dinanzial Consiglio Superiore dellaMagistratura il procedimento di-sciplinare che è stato aperto,circa 5 anni fa, a mio carico peressermi io rifiutato di tenere leudienze sotto l'incombenza deicrocifissi. Un procedimento,questo, per il quale ho subitodue condanne penali ad un annodi reclusione (poi annullate dallaCorte di Cassazione) e sto sub-endo, da 4 anni, la sospensionedallo stipendio e dalle funzioni.Mi difenderò da solo e l'udienzasarà pubblica (anche se l'aulanon è particolarmente capien-te). La presenza di televisionisarebbe oltremodo gradita, nonavendo io alcunché da nascon-dere o di cui vergognarmi: cre-do, però, che l'avv. NicolaMancino negherà le autorizza-zioni per impedire che venga ri-preso questo processo, degnodella migliore Santa Inquisizionedella Chiesa cattolica. In ognicaso, rappresento che presterò ilconsenso preventivo a quantivogliano chiedere di riprendereil processo e divulgarlo. In casodi condanna e di conseguente ri-mozione dalla magistratura, adi-rò la Corte Europea dei dirittidell'Uomo: in caso di assoluzio-ne e di reintegrazione in servi-zio, seguiterò a rifiutarmi di te-nere le udienze sino a che ilMinistro di Giustizia non avrà ri-mosso l'ultimo crocifisso dall'ul-tima aula di giustizia dellaColonia Pontifica, cioè dell'Italia. Presagisco (ed anzi spero) che imembri del Consiglio Superioredella Magistratura, per non of-fendere i desideri di JosephRatzinger conosciuto come PapaBenedetto XVI ed anche per noncorrere il rischio di essere lincia-ti e di essere bollati come"ubriaconi" (com'è avvenuto peri giudici della Cedu - CorteEuropea dei Diritti dell'Uomo),opteranno per la prima soluzio-ne. È gradita la massima diffu-sione di questa notizia.

Luigi Tosti

Ultimora: il Csm ha rimosso dal-l’ordine giudiziario il magistratoLuigi Tosti (Ansa 22/1/2010)

Per contattarci

per le lettere:- [email protected] Giornale Cobas, piazza Unità d’Italia, 11 - 90144 Palermo

per i quesiti, compilare il form alla pagina del sitohttp://www.cobasscuolacagliari.it/form/formail.htm

Segnaliamo inoltre che sono disponibili numeroserisposte ai quesiti pervenuti alla pagina del sitohttp://www.cobasscuolacagliari.it/faq/index.html

LLeetttteerree SSccuuoolleesseennzzaa ssoollddii

LLeetttteerraaaappeerrttaa aagglliiiinntteelllleettttuuaallii

GGiiuuddiiccii eeccrroocciiffiissssii

QQuueessiittiiSSuupppplleennzzeetteemmppoorraanneeeeNel mio istituto, il Ds è in cri-si perché non riesce a coprirele classi in caso di assenza diqualche collega. Le accorpasostenendo di non poterechiamare il supplente per as-senze fino a 15 giorni. Nellascuola si crea un caos conti-nuo, è mai possibile che nonsia possibile agire diversa-mente?

Sì, è possibile e doveroso agi-re diversamente. La normati-va parla chiaro e va rispettatae finalmente anche il Miur hadovuto scrivere la Nota n.14991 del 6/10/2009 checonferma quanto sosteniamoda tempo: se non ci sono col-leghi con le ore a disposizionee se non vengono richieste le"ore eccedenti" (art. 30 Ccnl2007) dai colleghi già in servi-zio, "al fine primario di non in-correre in una sospensionedella didattica nei riguardi de-gli allievi interessati, i dirigen-ti scolastici possono provve-dere, per periodi di assenzaanche inferiori a 15 giorni, al-la nomina di personale sup-plente temporaneo".Inoltre, il cosiddetto “accorpa-mento” (come anche l’ingres-so posticipato o l’uscita antici-pata) è un comportamento il-legittimo in quanto non previ-sto da nessuna norma. Infatti,nella scuola, come in qualun-que altra Pubblica amministra-zione, ogni atto è applicazionedi una regola sulla quale devebasarsi e alla quale deve fareesplicito riferimento. In casocontrario ci si trova di fronte alvizio della violazione di legge oregolamento (o della loro falsaapplicazione) o della carenzadi potere.Aggiungiamo, infine, che i Dsper non nominare i supplenti,non possono neanche più ap-pellarsi alla “mancanza di fon-di appositi”. Infatti, la Nota3545 del 29/4/2009, in rispo-sta a quesiti relativi proprioalla possibilità di conferiresupplenze brevi anche in casodi esaurimento dei fondi ap-positi, viene afferma che “fer-ma restando l’esigenza dicontenere il conferimento del-le supplenze nella misura delpossibile, va comunque assi-curato l’ordinato svolgimentodelle attività di istruzione, diformazione, di orientamento,giacchè il diritto allo studio vain ogni caso garantito”.

Invitiamo i colleghi, oltre anon dare la propria disponibi-lità a sostituire i colleghi as-senti oltre le 18 ore per noncontribuire a peggiorare la giàpesante crisi occupazionaleche sta investendo i colleghiprecari per effetto dei tagli, averificare che i Ds attuinoscrupolosamente quanto pre-visto dalla nota ministeriale.Le nostre sedi sono pronte edisponibili a fornire tutto ilsupporto tecnico/giuridico dicui ci potrà essere bisogno

2200 CCOOBBAASS 4455 ggeennnnaaiioo -- ffeebbbbrraaiioo 22001100

ABRUZZOL’AQUILAvia S. Franco d’Assergi, 7/A0862 319613sedeprovinciale@cobas-scuola.aq.itwww.cobas-scuola.aq.itPESCARA - CHIETIvia Caduti del forte, 62085 2056870 - [email protected]@alice.it

BASILICATALAGONEGRO (PZ)0973 40175POTENZApiazza Crispi, 10971 23715 - [email protected] IN VULTURE (PZ)c/o Arci, via Umberto I0972 722611 - [email protected]

CALABRIACASTROVILLARI (CS)via M. Bellizzi, 180981 26340 – 0981 26367CATANZARO0968 662224COSENZAvia del Tembien, 190984 791662 - [email protected]@tiscali.itCROTONE0962 964056 REGGIO CALABRIAvia Reggio Campi, 2° t.co, 1210965 81128 - [email protected]

CAMPANIAAVELLINO333 2236811 - [email protected] (SA)via Leopardi, 180828 210611BENEVENTO347 7740216 - [email protected] 7403243 - [email protected] Quercia, 22081 5519852 - [email protected] Rocco Cocchia, 6 - Pastena089 2960344 - [email protected]

EMILIA ROMAGNABOLOGNAvia San Carlo, 42051 241336 - [email protected] Muzzina, 11 - [email protected]Ì - CESENA340 3335800 - [email protected]/cobasfcIMOLA (BO)via Selice, 13/a0542 28285 - [email protected] [email protected] 357186 - [email protected] 5185694RAVENNAvia Sant'Agata, 170544 36189 - [email protected] EMILIARione C.L.N. 4/e - via Martiri della Bettola339 3479848 - 0522 [email protected] 967791 - [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIAPORDENONE340 5958339 - [email protected] de Rittmeyer, 6 040 [email protected]/cobasts.htm

LAZIOANAGNI (FR)0775 726882ARICCIA (RM)via Indipendenza, 23/2506 [email protected] (RM)via Oberdan, 906 [email protected] (FR)347 5725539CECCANO (FR)0775 603811CIVITAVECCHIA (RM)via Buonarroti, 1880766 35935 - [email protected] (LT)via Marziale0771/269571 - [email protected] (FR)0775 441695FROSINONEvia Cesare Battisti, 230775 859287 - 368 [email protected] P. L. Nervi - Torre n. 4 int. 50773 474311 - [email protected] (RM)06 9056048NETTUNO - ANZIO (RM)347 [email protected] (RM)via M.V. Agrippa, 7/h06 5690475 - 339 1824184PONTECORVO (FR)0776 760106RIETI0746 274778 - [email protected] Manzoni 5506 70452452 - fax 06 [email protected] (FR)0776 824393TIVOLI (RM)0774 380030 - 338 4663209VITERBOvia delle Piagge 140761 309327 – 328 [email protected]

LIGURIAGENOVAvico dell’Agnello, 2010 [email protected] SPEZIApiazzale Stazione0187 987366 - [email protected] [email protected] - [email protected]

LOMBARDIABERGAMO349 3546646 - [email protected] Carolina Bevilacqua, 9/11030 2452080 - [email protected] 1223270MANTOVA0386 61922

MILANOviale Monza, 1600227080806 - 0225707142 - 3356350783mail@cobas-scuola-milano.orgwww.cobas-scuola-milano.orgVARESEvia De Cristoforis, 50332 [email protected]

MARCHEANCONA335 [email protected] del Crocifisso, 50736 [email protected] Bartolini, 780733 32689 - [email protected]/index.html

MOLISECAMPOBASSOvia Cardarelli, 210874 493411 - 329-4246957

PIEMONTE ALBA (CN)[email protected] 778592 - 338 [email protected]@[email protected]@virgilio.itBRA (CN)329 7215468CHIERI (TO)via Avezzana, [email protected] Cavour, 50171 699513 - 329 [email protected] (TO)320 0608966 - [email protected] S. Bernardino, 4011 334345347 [email protected]

PUGLIABARIcorso Sonnino, 23080 [email protected] (BA)347 [email protected] Lucio Strabone, 380831 [email protected] (TA)vico 2° Commercio, 8FOGGIA0881 [email protected]@libero.itLECCEvia XXIV Maggio, [email protected] (BA)via San Silvestro, 83 080 2374016 - 339 [email protected]/cobasmolfetta/TARANTOvia Lazio, 87099 [email protected]

SARDEGNACAGLIARIvia Donizetti, 52070 485378cobascuola.ca@tiscalinet.itwww.cobasscuolacagliari.itNUOROvico Deffenu, 350784 [email protected] D. Contini, 630783 71607 - [email protected] Marogna, 26079 2595077 - [email protected]

SICILIAAGRIGENTOpiazza Diodoro Siculo 20922 594955 - [email protected] Trento, 350934 [email protected] Caltanissetta, 4095 536409 - [email protected] 7477458 - [email protected] (AG)320 4115272MESSINAvia dei Verdi, 58090 670062 - [email protected] (PA)[email protected] NISCEMI (CL)339 [email protected] Unità d’Italia, 11091 349192 - 091 [email protected]@libero.ithttp://cobasscuolapalermo.wordpress.comPIAZZA ARMERINA (EN)via Gustavo Roccella, 37331 4445028 - [email protected] Menandro, 1SIRACUSA corso Gelone, 1480931 61852 - 340 [email protected]@alice.it

TOSCANAAREZZO0575 904440 – 329 [email protected] dei Pilastri, 41/R055 241659 – fax 055 [email protected] Europa, 630584 [email protected] Pieroni, 270586 886868 - 0586 [email protected] della Formica, 1940583 56625 - [email protected] CARRARAvia L. Giorgi, 43 - Carrara0585 70536 - [email protected] S. Lorenzo, 38050 563083 - [email protected] Petrocchi, 152 0573 994608 - fax [email protected]/Athens/Parthenon/8227

PONTEDERA (PI)Via C. Pisacane, 24/A050 563083PRATOvia dell'Aiale, 200574 635380 - [email protected] Mentana, 1660577 274127 - [email protected] (LU)via Regia, 68 (c/o Arci)0584 46385 - 0584 [email protected] - 0584 913434

TRENTINO ALTO ADIGETRENTO0461 824493 - fax 0461 [email protected]

UMBRIACITTÁ DI CASTELLO (PG)075 856487 - 333 [email protected] del Lavoro, 29075 5057404 - [email protected] del Lanificio, 19328 6536553 - [email protected]

VENETOLEGNAGO (VR)0442 25541 - [email protected]/o Ass. Difesa Lavoratori, via Cavallotti, 2049 692171 - fax 049 [email protected]/cobascuolapd.htmlROVIGO0425 2763 - [email protected]@libero.itVENEZIAvia Cà Rossa, 4 - Mestretel. 041 719460 - fax 041 719476posta@cobasscuolavenezia.itwww.cobasscuolavenezia.itVERONA045 8905105VICENZA347 64680721 - [email protected]

GIORNALE DEI COMITATIDI BASE DELLA SCUOLAviale Manzoni, 55 - 00185 Roma06 70452452 - 06 [email protected]://www.cobas-scuola.it

Autorizzazione Tribunale di Viterbon° 463 del 30.12.1998

DIRETTORE RESPONSABILE

Antonio Moscato

REDAZIONE

Ferdinando AlliataMichele AmbrogioPiero BernocchiGiovanni BrunoRino CapassoPiero CastelloLudovico ChianeseGiovanni Di BenedettoGianluca GabrielliPino GiampietroNicola GiuaCarmelo LucchesiStefano MichelettiAnna Grazia StammatiRoberto Timossi

STAMPARotopress s.r.l. - Roma

Chiuso in redazione il 22/1/2010

COBAS