ok arte

1
22 LUGLIO - AGOSTO 2009 OK Arte Milano Arte - Realtà andata e ritorno C os’è l’arte contem- poranea? Maurizio Nannucci ci suggerisce che All art has been contempo- rary, contestuale al periodo in cui è stata creata e per- cepita. Più in piccolo, dalla fine dell’Ottocento a oggi, possiamo ripercorrerla in un viaggio, dove l’andata è il distacco dal reale a par- tire dall’Impressionismo, quando l’uomo si percepi- sce in modo più precario, e l’artista abbandona la mi- mesis, e dove il ritorno ini- zia con il primo conflitto mondiale, rottura storica che trasforma la realtà in un rifugio allettante. Si par- te perciò da Parigi durante gli anni delle esposizioni impressioniste (1874-1886), ove si confrontano l’occhio “atmosferico” di Monet, pronto a vagliare la natura con minuziosa attenzione, e il “cervello” di Seurat, che seziona chirurgicamente il colore in minuscoli tocchi di pennello. La sensazione è che l’arte non sia più solo percezione ma diventi an- che introspezione, e spicchi il volo, insinuandosi come “idea” nelle composizio- ni divisioniste, distorcendo colori e forme in Munch. Il Novecento si apre con la morte di Dio: l’uomo è ab- bandonato a se stesso, solo; il suo corpo viene sintetiz- zato da Cézanne, frantuma- to dal cubismo di Picasso, infine scompare del tutto, insieme a qualsiasi appiglio al mondo sensibile, con Kandinsky e il linguag- gio sublime di Malevič. Raggiunta l’astrazione to- tale, ci si rende conto che è giunto il momento di inver- tire la rotta e di ritornare coi piedi “per Terra”. Scoppia la Grande Guerra e ci si strin- ge attorno a valori familia- ri, in modo silente in Italia, con il “ritorno all’ordine”, irriverente in Svizzera, con Dada. E proprio con Dada l’arte si fonde con la vita quotidiana, attraverso i re- ady-made duchampiani, per cui un orinatoio, ribal- tato e siglato, è ribattezzato Fontana (1917) dal suo cre- atore e ritenuto degno di una collocazione museale. La calma però precipita, il caos è latente già alla fi- ne degli anni venti, quando in Magritte parola e imma- gine mettono in scena una lotta fatta d’incompren- sioni. Ed ecco il crollo de- finitivo nel 1937: Picasso realizza Guernica, scaglian- do una forte denuncia anti- fascista, mentre a Monaco prende il via l’esposizio- ne voluta dal regime nazi- sta “Arte degenerata”, che intende irridere l’arte con- temporanea. Subito dopo il secondo conflitto ciò che resta sono le macerie e il si- lenzio, ma dagli anni qua- ranta non esiste più una tendenza univoca, la real- tà oggettuale, l’astrazione e la figurazione coesistono o si rincorrono. Portavoci di queste condizioni sono le creazioni degli artisti; c’è chi, come Pollock, danza con le sue latte di colore co- lante, chi buca o taglia le te- le con un rasoio – Fontana –, chi svuota una galleria (Yves Klein, 1958) o, all’op- posto, ponendo un cubo in un parco, trasforma il mondo in un’opera d’ar- te (Piero Manzoni, 1961). I generi artistici mutano. Con Warhol un’immagi- ne decontestualizzata e ri- petuta è icona della società consumistica, e una natura morta, con Spoerri, è mor- ta davvero: i resti del cibo nei piatti dei commensa- li sono incollati alla tavola e appesi al muro. La paro- la entra nelle installazio- ni, sui dipinti, e comunica, soffocata dalle cancellature di Emilio Isgrò, esibita sui manifesti di Jenny Holzer, urlata negli slogan rossi e taglienti di Barbara Kruger. In ultimo, dopo tutto que- sto affannoso rincorrersi, vediamo finalmente la lu- ce, grazie a Dan Flavin e i suoi neon, colore vero che si irradia in uno spazio fi- sico, e al lavoro di persona- lità come Olafur Eliasson. Da Impressione, levar del sole (1872) di Monet a e weather project (2003) di Eliasson. Più di un seco- lo, in cui è cambiato tutto e nulla si è modificato: prota- gonista di entrambe è il so- le, raffigurato all’albeggiare di una mattina qualunque dal primo, e concepito co- me un disco artificialmen- te brillante dal secondo. Gli interessi che attirano gli sguardi degli uomini sono i medesimi, il mondo, ma d’altra parte esso non è più rappresentato, bensì simu- lato o reale. E noi, pubblico, ne siamo parte totalizzante. Silvia Colombo Le dinamiche dell’apprendimento e dell’educazione nell’individuo prima parte Q ui di seguito cer- cherò di dipanare quelle dinamiche che in- teragiscono nel processo dell’educazione e pertanto dell’apprendimento in sen- so più generale. Dinamiche che l’uomo vive ed affron- ta continuamente durante la sua esistenza, in qualsia- si contesto sia di lavoro che di vita familiare. La nostra specie, in seguito ad una straordinaria evoluzione della corteccia cerebrale, è stata resa capace di trasfor- mare se stessa e l’ambien- te, ovvero fare storia. Tale trasformazione, nel singo- lo come nel gruppo, non soltanto è intenzionale e fi- nalizzata, ma è oggetto di conoscenza, di autorifles- sione, di codifica linguisti- ca e quindi di astrazione, di metacognizione e di nar- razione. L’educazione da e- ducere (trarre da) indica la possibilità di condurre fuo- ri, quindi liberare, far ve- nire alla luce qualcosa che è nascosto nel soggetto. Il termine educazione copre inoltre un campo molto va- sto di interventi sull’indi- viduo che prevedono una modificazione stabile dei comportamenti, vedi ad esempio l’educazione razio- nale emotiva, l’educazione psico motoria, l’educazio- ne alla prevenzione, ecc. Educare ha inoltre il signi- ficato di guidare e formare un individuo dalla nascita, nel senso che l’organismo viene educato (guidato) al- PARLIAMO DI... A CURA DEL PROF. PURPURA la relazione con la realtà e i suoi simili fin dai primi mo- menti della vita. Abbiamo poi nel soggetto come effet- to ai continui stimoli ester- ni un continuo adattamento alla realtà fino alla morte. Qui per meglio compren- dere le dinamiche in og- getto è necessario fare qualche premessa. Nella struttura psichica di ogni persona troviamo tre pia- ni: il piano dell’inconscio, il piano del subconscio e il piano del conscio. Sul piano conscio abbiamo il comportamento, sul pia- no inconscio abbiamo le motivazioni profonde che sottendono tale comporta- mento non sempre collega- bili con le manifestazioni esterne; a livello del sub- conscio abbiamo gli stra- ni fenomeni, non razionali, che ci colgono di sorpre- sa e che sono dei flash sul nostro mondo inconscio, come il mondo dei sogni, i lapsus, le dimenticanze di natura psicologica ecc. Alla base della personalità c’è una forza vitale, istinti- va, primordiale, che dà alla persona “la voglia di vive- re” : tale forza viene chia- mata libido, definizione freudiana. A tale forza vie- ne attribuito non solo il piacere sessuale ma anche la ricerca del piacere in sen- so molto ampio, la gioia, la felicità del vivere sempre meglio nonostante si inter- pongano continui ostacoli da parte dell’ambiente pre- vedibili e non. Questa li- bido cresce man mano fin dall’infanzia e genera tre forze psichiche le quali fan- no si che l’individuo pos- sa adeguarsi positivamente all’ambiente in cui si tro- va. La prima forza psichi- ca investita dalla libido è la forza dell’ES, forza presen- te dalla nascita, governa- ta dal principio del piacere e soddisfare immediata- mente desideri e bisogni. Ad esempio fin dai primi giorni il bambino si accor- ge che spesso l’ambiente non corrisponde subito al- la soddisfazione dei suoi bisogni e che è necessa- rio adattarsi ad aspettare. Questa necessità di impara- re ad attendere determina la formazione della secon- da forza psichica: l’EGO, forza che si forma sul piano conscio, è razionale, media- trice tra i bisogni istintivi e le esigenze dell’ambiente circostante ed è governata dal principio della real- tà. Ma l’ambiente non solo pone ostacoli alla soddi- sfazione immediata dei de- sideri istintivi, ma impone anche regole di compor- tamento. Una delle prime regole, ad esempio, impo- ste al bambino è il control- lo sfinterico: il bambino impara a non sporcarsi. Inizialmente i comandi di comportamento vengo- no stimolati dall’esterno, dai genitori e dall’ambien- te, successivamente vengo- no interiorizzati al punto che non occorre più la sti- molazione esterna, ma ven- gono dall’interno in modo automatico, in quanto si è L’interazione delle tre forze psichiche formata la terza forza psi- chica il SUPEREGO che è irrazionale, domina- to dal principio del do- vere, in altre parole la voce della nostra coscienza. Queste tre forze sono pe- rennemente in uno stato dinamico e molto spesso in conflitto. L’ES vuole tutto e subito, il SUPEREGO vuole ciò che è stabilito dalle re- gole, l’EGO cerca un equi- librio tra queste due forze interne e opposte median- do le esigenze individuali con le esigenze ambientali. La persona matura ha queste tre forze in equi- librio tra loro e con l’am- biente esterno. Le persone possono avere un: ES trop- po forte, saranno quindi personalità egocentriche - egoistiche, infantili, im- pulsive, emotive, incon- trollate. EGO troppo forte, saranno personalità fred- de, razionali, pragmatiche, poco socievoli, poco perso- nalizzate, autocontrollate. SUPEREGO troppo forte, saranno personalità rigide, conformiste, con bisogno di norme per vivere, metico- lose all’eccesso, incapaci di affrontare situazioni nuove L’interazione tra le tre forze in relazione all’ambiente, determinano nell’indivi- duo processi mentali con attuazione di strategie co- gnitive e comportamentali tali da affrontare l’ambien- te e spesso modificarlo per le proprie necessità. Nel prossimo numero la se- conda parte

Upload: sergio-cuscuna

Post on 19-Mar-2016

213 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

OK ARTE Rivista di cultura di Milano, Lombardia, Italia

TRANSCRIPT

22 LUGLIO - AGOSTO 2009 OK Arte Milano

Arte - Realtà andata e ritornoCos’è l’arte contem-

poranea? Maurizio Nannucci ci suggerisce che All art has been contempo-rary, contestuale al periodo in cui è stata creata e per-cepita. Più in piccolo, dalla fine dell’Ottocento a oggi, possiamo ripercorrerla in un viaggio, dove l’andata è il distacco dal reale a par-tire dall’Impressionismo, quando l’uomo si percepi-sce in modo più precario, e l’artista abbandona la mi-mesis, e dove il ritorno ini-zia con il primo conflitto mondiale, rottura storica che trasforma la realtà in un rifugio allettante. Si par-te perciò da Parigi durante gli anni delle esposizioni impressioniste (1874-1886), ove si confrontano l’occhio “atmosferico” di Monet, pronto a vagliare la natura con minuziosa attenzione, e il “cervello” di Seurat, che seziona chirurgicamente il colore in minuscoli tocchi di pennello. La sensazione è che l’arte non sia più solo percezione ma diventi an-che introspezione, e spicchi il volo, insinuandosi come “idea” nelle composizio-ni divisioniste, distorcendo colori e forme in Munch. Il Novecento si apre con la morte di Dio: l’uomo è ab-bandonato a se stesso, solo; il suo corpo viene sintetiz-zato da Cézanne, frantuma-to dal cubismo di Picasso, infine scompare del tutto, insieme a qualsiasi appiglio al mondo sensibile, con Kandinsky e il linguag-gio sublime di Malevič. Raggiunta l’astrazione to-tale, ci si rende conto che è giunto il momento di inver-tire la rotta e di ritornare coi piedi “per Terra”. Scoppia la Grande Guerra e ci si strin-ge attorno a valori familia-ri, in modo silente in Italia, con il “ritorno all’ordine”,

irriverente in Svizzera, con Dada. E proprio con Dada l’arte si fonde con la vita quotidiana, attraverso i re-ady-made duchampiani, per cui un orinatoio, ribal-tato e siglato, è ribattezzato Fontana (1917) dal suo cre-atore e ritenuto degno di una collocazione museale. La calma però precipita, il caos è latente già alla fi-ne degli anni venti, quando in Magritte parola e imma-gine mettono in scena una lotta fatta d’incompren-sioni. Ed ecco il crollo de-finitivo nel 1937: Picasso realizza Guernica, scaglian-do una forte denuncia anti-fascista, mentre a Monaco prende il via l’esposizio-ne voluta dal regime nazi-sta “Arte degenerata”, che intende irridere l’arte con-temporanea. Subito dopo il secondo conflitto ciò che resta sono le macerie e il si-lenzio, ma dagli anni qua-ranta non esiste più una tendenza univoca, la real-tà oggettuale, l’astrazione e la figurazione coesistono o si rincorrono. Portavoci di queste condizioni sono le creazioni degli artisti; c’è chi, come Pollock, danza con le sue latte di colore co-lante, chi buca o taglia le te-le con un rasoio – Fontana –, chi svuota una galleria (Yves Klein, 1958) o, all’op-posto, ponendo un cubo in un parco, trasforma il mondo in un’opera d’ar-te (Piero Manzoni, 1961). I generi artistici mutano. Con Warhol un’immagi-ne decontestualizzata e ri-petuta è icona della società consumistica, e una natura morta, con Spoerri, è mor-ta davvero: i resti del cibo nei piatti dei commensa-li sono incollati alla tavola e appesi al muro. La paro-la entra nelle installazio-ni, sui dipinti, e comunica, soffocata dalle cancellature di Emilio Isgrò, esibita sui

manifesti di Jenny Holzer, urlata negli slogan rossi e taglienti di Barbara Kruger. In ultimo, dopo tutto que-sto affannoso rincorrersi, vediamo finalmente la lu-ce, grazie a Dan Flavin e i suoi neon, colore vero che si irradia in uno spazio fi-sico, e al lavoro di persona-lità come Olafur Eliasson. Da Impressione, levar del sole (1872) di Monet a The weather project (2003) di Eliasson. Più di un seco-lo, in cui è cambiato tutto e nulla si è modificato: prota-gonista di entrambe è il so-le, raffigurato all’albeggiare di una mattina qualunque dal primo, e concepito co-me un disco artificialmen-te brillante dal secondo. Gli interessi che attirano gli sguardi degli uomini sono i medesimi, il mondo, ma d’altra parte esso non è più rappresentato, bensì simu-lato o reale. E noi, pubblico, ne siamo parte totalizzante.

Silvia Colombo

Le dinamiche dell’apprendimento e dell’educazione nell’individuo

prima parte

Qui di seguito cer-cherò di dipanare

quelle dinamiche che in-teragiscono nel processo dell’educazione e pertanto dell’apprendimento in sen-so più generale. Dinamiche che l’uomo vive ed affron-ta continuamente durante la sua esistenza, in qualsia-si contesto sia di lavoro che di vita familiare. La nostra specie, in seguito ad una straordinaria evoluzione della corteccia cerebrale, è stata resa capace di trasfor-mare se stessa e l’ambien-te, ovvero fare storia. Tale trasformazione, nel singo-lo come nel gruppo, non soltanto è intenzionale e fi-nalizzata, ma è oggetto di conoscenza, di autorifles-sione, di codifica linguisti-ca e quindi di astrazione, di metacognizione e di nar-razione. L’educazione da e-ducere (trarre da) indica la possibilità di condurre fuo-ri, quindi liberare, far ve-nire alla luce qualcosa che è nascosto nel soggetto. Il termine educazione copre inoltre un campo molto va-sto di interventi sull’indi-viduo che prevedono una modificazione stabile dei comportamenti, vedi ad esempio l’educazione razio-nale emotiva, l’educazione psico motoria, l’educazio-ne alla prevenzione, ecc. Educare ha inoltre il signi-ficato di guidare e formare un individuo dalla nascita, nel senso che l’organismo viene educato (guidato) al-

parliamo di... a cura del prof. purpura

la relazione con la realtà e i suoi simili fin dai primi mo-menti della vita. Abbiamo poi nel soggetto come effet-to ai continui stimoli ester-ni un continuo adattamento alla realtà fino alla morte. Qui per meglio compren-dere le dinamiche in og-getto è necessario fare qualche premessa. Nella struttura psichica di ogni persona troviamo tre pia-ni: il piano dell’inconscio, il piano del subconscio e il piano del conscio. Sul piano conscio abbiamo il comportamento, sul pia-no inconscio abbiamo le motivazioni profonde che sottendono tale comporta-mento non sempre collega-bili con le manifestazioni esterne; a livello del sub-conscio abbiamo gli stra-ni fenomeni, non razionali, che ci colgono di sorpre-sa e che sono dei flash sul nostro mondo inconscio, come il mondo dei sogni, i lapsus, le dimenticanze di natura psicologica ecc. Alla base della personalità c’è una forza vitale, istinti-va, primordiale, che dà alla persona “la voglia di vive-re” : tale forza viene chia-mata libido, definizione freudiana. A tale forza vie-ne attribuito non solo il piacere sessuale ma anche la ricerca del piacere in sen-so molto ampio, la gioia, la felicità del vivere sempre meglio nonostante si inter-pongano continui ostacoli da parte dell’ambiente pre-vedibili e non. Questa li-bido cresce man mano fin

dall’infanzia e genera tre forze psichiche le quali fan-no si che l’individuo pos-sa adeguarsi positivamente all’ambiente in cui si tro-va. La prima forza psichi-ca investita dalla libido è la forza dell’ES, forza presen-te dalla nascita, governa-ta dal principio del piacere e soddisfare immediata-mente desideri e bisogni. Ad esempio fin dai primi giorni il bambino si accor-ge che spesso l’ambiente non corrisponde subito al-la soddisfazione dei suoi bisogni e che è necessa-rio adattarsi ad aspettare. Questa necessità di impara-re ad attendere determina la formazione della secon-da forza psichica: l’EGO, forza che si forma sul piano conscio, è razionale, media-trice tra i bisogni istintivi e le esigenze dell’ambiente circostante ed è governata dal principio della real-tà. Ma l’ambiente non solo pone ostacoli alla soddi-sfazione immediata dei de-sideri istintivi, ma impone anche regole di compor-tamento. Una delle prime regole, ad esempio, impo-ste al bambino è il control-lo sfinterico: il bambino impara a non sporcarsi. Inizialmente i comandi di comportamento vengo-no stimolati dall’esterno, dai genitori e dall’ambien-te, successivamente vengo-no interiorizzati al punto che non occorre più la sti-molazione esterna, ma ven-gono dall’interno in modo automatico, in quanto si è

L’interazione delle tre forze psichicheformata la terza forza psi-chica il SUPEREGO che è irrazionale, domina-to dal principio del do-vere, in altre parole la voce della nostra coscienza. Queste tre forze sono pe-rennemente in uno stato dinamico e molto spesso in conflitto. L’ES vuole tutto e subito, il SUPEREGO vuole ciò che è stabilito dalle re-gole, l’EGO cerca un equi-librio tra queste due forze interne e opposte median-do le esigenze individuali con le esigenze ambientali. La persona matura ha queste tre forze in equi-librio tra loro e con l’am-biente esterno. Le persone possono avere un: ES trop-po forte, saranno quindi personalità egocentriche - egoistiche, infantili, im-pulsive, emotive, incon-trollate. EGO troppo forte, saranno personalità fred-de, razionali, pragmatiche, poco socievoli, poco perso-nalizzate, autocontrollate. SUPEREGO troppo forte, saranno personalità rigide, conformiste, con bisogno di norme per vivere, metico-lose all’eccesso, incapaci di affrontare situazioni nuove L’interazione tra le tre forze in relazione all’ambiente, determinano nell’indivi-duo processi mentali con attuazione di strategie co-gnitive e comportamentali tali da affrontare l’ambien-te e spesso modificarlo per le proprie necessità.

Nel prossimo numero la se-conda parte