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Curiosità, Cronache di Gara e News dal Mondo Western w w w . t e a m p e n n i n g b a s i l i c a t a . I t

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Curiosità, Cronache di Gara e News dal Mondo Western

w w w . t e a m p e n n i n g b a s i l i c a t a . I t

Oltre Il Fence Anno 1/ N. 0 in attesa di registrazionePubblicazione mensile / Aprile 2013

RedazioneGiovanna LaguardiaPiero CovielloEmidio FilaceMarta PiantaGiovanni Allegretti

Direttore EditorialePiero Coviello / [email protected]

Direttore ResponsabileGiovanna Laguardia / [email protected]

Progetto GraficoMarta Pianta / [email protected]

FotografiaGiovanni Allegretti / [email protected]

Hanno collaborato a questo numeroMariarosaria ManfredoniaNicola Carlomagno

a g e n d a

EVENTI12/14 luglioQuinto Vico Country Horse FestivalPasseggiate a cavallo, musica e divertimentoVico Nel Lazio

ESCURSIONISabato 13 luglioEscursione a piedi nel bosco Faggetto di Molitenro Organizza: legambiente Montalbano Jonico

TEAM PENNING14 luglioTerza tappa South Italy Master Cup Sef ItaliaCentro ippico Erbanito- San Rufo (Sa)

FORMAZIONE18 luglioCorso di qualificazione e riqualificazione tecnici Sef ItaliaProm. Os. Sport di perugia - Magione (Pg)

EVENTI18-21 luglioAuthentic CowboysTeam penning, Working Cow, Ranch sorting, Cutting, Team roping, Ranch cutting, Ranch roping, Barrel racing Randals Bison- Les Randals, 30750 Lanuéjols, Languedoc-Roussillon, France

EVENTI20-21 luglioTERZA EDIZIONE DEL FESTIVAL COUNTRY & HORSES Musica, battesimo della sella, passeggiate a cavallo, gare di torte e tanto altroPonte di Castegnero Vicenza via Bagnolo 15

CATTLE DRIVING28 luglioPrima tappa torneo sociale di Cattle drivingLittle Lake RanchZinasco (Pavia)

SOMMARIO

EDITORIALE Piccolo prontuario di bon ton per cavalieri

TREkkINGA cavallo e a piedi incontro all’estate

I CENTRIAd Anzi tra passione, sport e amicizia

BAREFOOTMarjorie Smith e il piede “wild horse”

BASILICATA WESTERN STORYBasilicata Country & Co. 2005: tanti campioni insieme a Calciano

Un maniscalco con i... libri sotto il braccio4 chiacchiere con Salvatore Caruso

VETERINARIACos’è il Tying up, come riconoscerlo e come evitare i suoi effetti

REGOLAMENTIQuei “maledetti” trenta secondi

PILLOLE DI HORSMANSHIPGuidarlo per conquistare il suo rispetto

RITRATTI WESTER LUCANIIntervista a Saverio Giuzio

CAMPIONATO REGIONALE TEAM PENNING Cronaca seconda tappa

COUNTRY MUSIC Voghera capitale europea della country music

EDITORIALE

Qualcuno dice che cavalieri si nasce. Ma qualche volta, per fortuna, lo

si diventa. Anche se non basta certo acquistare l’abbigliamento adatto

e salire in sella ad un quadrupede per conquistare il diritto ad usufruire

di tale appellativo. Essere cavaliere, o amazzone, è uno stile di vita che

significa vita all’aria aperta, contatto con la natura e con gli animali. Nel

caso dell’equitazione americana, passione per uno stile di vita country.

Ma anche educazione, compostezza, spirito sportivo, rispetto per gli altri.

Tutte doti che molte volte ci si dimentica di possedere quando si arriva in

prossimità di un campo gara. O, meglio ancora, al suo interno. E qualche

volta, perfino, ancor prima di arrivarci.

I veterani delle competizioni western in Basilicata (e anche fuori dalla

Basilicata) lo sanno bene. Si contano sulle dita di una mano le volte in cui

l’inizio della gara viene posticipato con un ritardo accettabile. Tante, troppe

volte, i cavalieri già pronti sono stati costretti ad aspettare per ore gli ultimi

ritardatari. E nel frattempo il pubblico è andato via. Escludendo intoppi

ed incidenti che possono capitare durante il viaggio e che naturalmente

sono scusati in partenza (i veri cavalieri sono sempre solidali tra loro),

troppo spesso i ritardi sono dovuti proprio al mancato arrivo di gruppi di

partecipanti. Si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti di chi fa delle

levatacce per arrivare puntuale che non è più tollerabile e che del resto non

è tollerata in alcun altro sport. Nel calcio, nella pallavolo, nella pallanuoto,

chi non arriva in tempo ha la partita persa a tavolino. Nell’equitazione

americana è capitato di osservare gare in cui venivano ancora accettate

iscrizioni di ritardatari quando l’ordine di partenza era stato già dato e i

primi cavalieri erano in campo. E’ ora di dire basta. Chi non è cavaliere

abbastanza da rispettare l’orario di partenza sia lasciato fuori dai giochi.

Polemiche, sgarbatezze e furberie di ogni genere da mettere al bando

Piccolo Prontuario di bon ton Per cavalieriliberarsi dagli antichi “vizi” Per Progredire nello sPort ad ogni livello

possibilità di fare ricorso. Senza dimenticare, ovviamente,

la buona educazione. E siccome tante volte i dubbi sono

figli dell’ignoranza del regolamento e visto che le regole a

volte cambiano senza che i cavalieri abbiano a rendersene

conto, da questo numero, per aiutare tutti i penners a

muoversi nel mondo talvolta oscuro delle norme federali,

lanciamo la nuova rubrica: “Con gli occhi del giudice”,

nella quale il nostro bravo redattore e giudice Emidio

Filace spiegherà alcuni degli articoli più “spinosi” del

regolamento.

Giovanna Laguardia

Polemiche, sgarbatezze e furberie di ogni genere da mettere al bando

Piccolo Prontuario di bon ton Per cavalieriliberarsi dagli antichi “vizi” Per Progredire nello sPort ad ogni livello

A bordo campo, poi, quando si guardano le prestazioni

degli altri concorrenti, è bello e giusto fare il tifo. Ma certo

non è da veri cavalieri criticare ad alta voce le prestazioni

degli avversari, come talora avviene. Non dimentichiamoci

poi che segnalare dall’esterno la posizione di un vitello,

un vitello che rientra in mandria, insomma indicare al

concorrente cosa deve fare, si chiama aiuto di compiacenza

e in generale comporta l’eliminazione. Si tratta, infatti,

di un comportamento assai poco sportivo, punito con

severità in tutti gli altri sport. Anche quelli equestri.. Nelle

gare ludico adestrative i nostri bravi giudici chiudono un

occhio, ma non ne approfittiamo troppo. E, a proposito

di giudici, cari cavalieri, non scimmiottate il brutto degli

altri sport,. Non prendete a esempio i campi di calcio e le

polemiche con e sugli arbitiri. Non sbraitate in campo per

le decisioni del giudice. Non gridate, non agitatevi, per

rispetto dello sport, degli altri cavalieri, del pubblico. Se

avete qualcosa da dire chiedete sempre chiarimenti con

gentilezza. E se proprio non siete convinti, c’è sempre la

treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinGUn modo diverso di vivere il nostro territorio, una proposta di turismo

rurale, un trekking dove un gruppo di persone a cavallo ed un gruppo di

persone a piedi si inoltrano lungo i magnifici sentieri del territorio del Parco

dell’Appennino Lucano. Il trekking prevede diverse soste dove si ha la

possibilità, se si ha voglia, di montare a cavallo, per alcuni tratti, seguiti dai

volontari dell’ASD Country Club, che ha sede presso il Maneggio Miglionico

di Satriano di Lucania, Comune appartenente al Parco dell’Appennino

Lucano. Per partecipare ad un trek experience sono necessarie alcune

lezioni di avvicinamento al mondo dell’equitazione, lo spirito d’adattamento

e la voglia di scoprire il territorio in un modo diverso. Venerdì 21 Giugno

in occasione del solstizio d’estate, si è tenuto un trek experience che

ha visto l’ASD Country Club di Satriano di Lucania, in collaborazione

con l’Associazione Al Parco, impegnati in una giornata improntata

sull’eco sostenibilità presso il lago di Bosco Ralle nel comune di Satriano

di Lucania. Ben diciassette i partecipanti al trekking, la maggior parte

persone che si avvicinavano per la prima volta al mondo dell’equitazione.

Una breve introduzione su quello che è il mondo dei cavalli, una prova in

campo e siamo pronti per partire, sono circa le dieci del mattino ed il sole

è alto, la giornata è calda circa ventotto i gradi. Partiamo dal Maneggio

Comunale Miglionico di Satriano di Lucania sede dell’ASD Country Club,

ci dirigiamo verso l’abitato dove è possibile ammirare i magnifici murales,

poi lasciato il borgo tra la curiosità dei cittadini, imbocchiamo il sentiero

A cAvAllo e A piedi incontro All’estAte Una giornata sulla ecosostenibilità al bosco Ralle di Satriano

treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG

che s’inerpica verso Bosco Ralle. La

strada in salita mette a dura prova gli

escursionisti a piedi e a cavallo che

lungo il percorso si alternano sui quattro

cavalli, messi a disposizione dei volontari

del Country Club, che magnificamente

danno la possibilità a chi non ha mai

montato in sella di provare a cavalcare in

autonomia, accompagnati dai proprietari

dei cavalli che con le loro sono indicazioni

hanno reso il trek experience (che si è

svolto per tutta la durata al passo) sicuro

e divertente. I partecipanti al trekking

provenienti da regioni quali il Lazio, la

Puglia e la Basilicata, sono entusiasti,

mi raccontano le proprie emozioni in

sella e sono soddisfatto del loro giudizio.

Sono circa le tredici quando giungiamo

nei pressi dell’area faunistica il Sorbo,

qui dei cervi incuriositi dal nostro

transitare ci osservano a lungo e molti

dei partecipanti al trekking prontamente

tirano fuori dai propri zaini le macchine

fotografiche per immortalare con degli

scatti questi magnifici animali. Stanchi,

ma soddisfatti giungiamo presso il lago

di Bosco Ralle, un gruppo di visitatori e

gli organizzatori della giornata dedicata

al solstizio d’estate, ci attendono e ci

accolgono con un caloroso applauso.

Sistemiamo i nostri cavalli, li disselliamo

e li abbeveriamo poi curiosi ci muoviamo

nel bosco dove, grazie ad attività quali

sedute di yoga ed un bagno propiziatorio,

alcuni ospiti della giornata si impegnano

a trovare la giusta armonia con la terra.

Lo scopo della giornata è quello di ridurre

al massimo i rifiuti, dimostrare che un

evento che coinvolge circa duecento

persone, può con la giusta informazione

realizzarsi, riducendo al massimo i

rifiuti. Portiamo con noi le stoviglie,

l’acqua non è in bottiglie di plastica ma

in un contenitore a disposizione di tutti, i

bicchieri che ci vengono consegnati con

una cauzione e vengono riconsegnati

alla fine della giornata, proprio per

non produrre rifiuti. Pranziamo con un

menù vegetariano, insalata di grano ci

viene offerta e per molti di noi si tratta

di un’esperienza nuova, rotto l’indugio

iniziale gradiamo la pietanza e molti di

noi ne approfittano per il bis. Dell’ottimo

vino biologico non è mancato e la frittata

di cipolle e zucchine è stato il giusto

accompagnamento. Terminato il pranzo

le guide del Parco dell’Appennino

Lucano, hanno poi accompagnato alcuni

escursionisti in un giro per il bosco dove

hanno potuto ammirare le specie animali

e vegetali che lo popolano.

Intorno alle diciassette poi, salutiamo

i partecipanti al trek experience,

scambiamo i recapiti telefonici

ed i contatti facebook, per ridarci

appuntamento al prossimo trekking, o

magari ad una visita al maneggio per

poter approfondire quella che è la pratica

dell’equitazione.

In sella alla mia cavalla ripercorro la

strada di ritorno sino al maneggio e

ripenso alla giornata, sono soddisfatto:

ho dedicato a Madre Terra un poco del

mio tempo, ho appreso che è possibile

ridurre i rifiuti, basta saper educare, nel

giusto modo con informazioni precise

e divertenti le persone al rispetto per

l’ambiente, sacrificando magari qualche

comodità, per donare alle prossime

generazioni un territorio più pulito.

Mi torna alla memoria una frase di Capo

Seattle “Continua a contaminare il letto

in cui dormi e una notte morirai soffocato

dai tuoi stessi rifiuti”, accarezzo la mia

cavalla e la ringrazio ancora una volta

per avermi concesso ancora una volta la

possibilità di aver vissuto una splendida

esperienza carica di insegnamenti, come

quella di oggi.

Emidio Filace

“ La trek experience del solstizio proposta

dal Country Club

i centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri

Ad Anzi trA pAssione, sport e AmiciziATutto compreso nel “pacchetto” offerto dal circolo ippico La Corte Ranch

E’ uno dei circoli ippico più giovani della Basilicata, ma ha già conquistato la sua fama

tra gli appassionati di equitazione americana per la location in una verde conca sotto la

montagna di Anzi, per le belle strutture in ferro e legno e soprattutto per l’atmosfera di

calda convivialità che contraddistingue gestori e soci, accomunati da un’unica passione,

quella per il cavallo. Stiamo parlando del circolo ippico “La Corte Ranch”, gestito da

Nicola Ciani, maniscalco, penner, uomo di cavalli a tutto tondo.

Nicola, benché giovanissimo, è cavaliere e maniscalco di lungo corso. Da un paio di

anni a questa parte ha deciso di mettere la sua esperienza a disposizione di altri amici e

cavalieri e, nell’azienda di famiglia, ha dato vita al circolo ippico La Corte Ranch. Attual-

mente la struttura dispone di 18 box costruiti artigianalmente e con amore dalla famiglia

Ciani, un campo con mucca meccanica e tanti paddock dove i cavalli possono vivere in

una condizione assai vicina a quella na-

turale. Il centro è votato all’equitazione

americana ed è attivo essenzialmente

su due fronti, quello del team penning e

quello del turismo equestre. Per quanto

riguarda il settore agonistico, sotto la

guida di Nicola, che un paio di anni fa

si è fregiato della “medaglia d’argento”

e della “medaglia di bronzo” del cam-

pionato nazionale Fitetrec Ante di team

penning, gli irriducibili agonisti imper-

versano con buoni risultati sui campi

regionali ed interregionali. Per quanto

riguarda il turismo equestre, oltre alle

passeggiate domenicali che non man-

cano mai, o quasi, La Corte Ranch or-

ganizza da cinque anni a questa parte

un raduno equestre nel bosco di Anzi

caratterizzato dagli splendidi paesaggi

dell’appennino lucano e da pantagru-

eliche mangiate. E si, perchè è proprio

questo l’aspetto che maggiormente

caratterizza La Corte Ranch rispetto al

panorama regionale dell’equitazione

americana: la grandissima attenzione

che viene riservata all’aspetto conviv-

iale. La passione equestre è fatta di

tante sfaccettature: amore per la natura,

voglia di condividere qualcosa di bello

con gli amici, il tutto condito da cucina

casereccia e prodotti tradizionali. Questo

a La Corte Ranch lo sanno molto bene

ed il piacere di stare insieme vince sem-

pre sulle tensioni agonistiche. Insomma,

un verde angolo di paradiso ai piedi della

montagna di Anzi dove la parola d’ordine

è: divertimento.

Giovanna Laguardia

“Equitazione americana, turismo equestre e tanta,

tanta convivialità

bareFoot bareFoot bareFoot bareFoot bareFootbareFoot bareFoot bareFoot bareFoot bareFootbareFoot bareFoot bareFoot bareFoot bareFootbareFoot bareFoot bareFoot bareFoot bareFoot “Dal 1998 l’unica donna nella

storia del pareggio naturale dello zocccolo

mArjorie smith e il piede “wild horse”

“L’obiettivo è risolvere tutti i problemi di sbilanciamento dei

cavalli ferrati

Uno degli aspetti più complicati del

pareggio naturale è quello di riuscire ad

imprimere nella propria mente quella che

è la conformazione dello zoccolo definito

wild horse. Una delle persone che a

mio avviso meglio ha saputo tracciare

le linee guida di un ottimo pareggio è

Majorie Smith, eccellente pareggiatrice

e studiosa del piede del cavallo.

In questo breve articolo cercherò di

riassumere al meglio quelle che sono

state le esperienze che hanno avvicinato

al paereggio naturale la Smith, e grazie

all’ausilio di alcune foto cercheremo di

capire principalmente le differenze tra

il piede wild horse e quello del cavallo

scuderizzato. Majorie Smith inizia il suo

percorso nel mondo barefoot intorno al

1998 quando vide il maniscalco Tony

Gonzales dimostrare il suo metodo di

bilanciare gli zoccoli. Majorie racconta

che un cavallo si era agitato per tutta

la mattina, senza fermarsi un attimo.

Tony fece le sue misure e capì qual’era

il problema, accorciò di 1/16 di pollice

(circa 2 mm) la parte esterna della punta

in un piede.

Immediatamente il cavallo stette

tranquillo, e così rimase tutto il giorno.

Questo cambiamento del cavallo sbalordì

Majorie e “mise in moto le sue rotelle”.

Più tardi Beckey Tober, un allievo di Tony

Gonzales, spiegò come riconoscere gli

sbilanciamenti degli zoccoli. Majorie

Smith si rese conto che i suoi cavalli

avevano ogni tipo di sbilanciamento.

Pensò che probabilmente avrebbe potuto

pareggiare meglio del suo maniscalco,

se non ci fossero stati i ferri di mezzo.

Così quando si trasferì a Filadelfia nel

1998, tolse i ferri e decise di imparare

a pareggiare.

Nel primo anno, pareggiava ogni 3-

4 settimane. Gli zoccoli sembravano

sbilanciarsi in un modo diverso dopo

ogni pareggio. Questo è il motivo: nello

zoccolo ferrato, la linea bianca (che tiene

unito l’osso triangolare alla muraglia) è

indebolita dal ridotto apporto sanguigno,

cosicché l’osso triangolare “sguazza”

all’interno dello zoccolo. Quando la linea

bianca si irrobustisce - ci vuole circa

un anno con pareggio appropriato - la

mobilità svanisce, lo zoccolo si stabilizza

e si consuma regolarmente e il pareggio

diventa molto più facile. Majorie Smith

ha usato il libro di Jamie Jackson, The

Natural Horse, come guida per imparare

a pareggiare. Più tardi dopo aver seguito

un corso di Jamie, ed aver visto la sua

impressionante collezione di piedi di

mustang selvaggi; ha fatto propria la

forma, tanto da affermare che le “è

entrata nell’anima”.

Dopo aver usato il pareggio a cavallo

selvaggio per un paio d’anni, Majorie

Smith sentii parlare della dottoressa

Hiltrud Strasser, una veterinaria tedesca.

La dottoressa Strasser ha sviluppato

una tecnica di riabilitazione per cavalli

laminitici che comprende un pareggio

bareless e ad unghia corta, associato

alla vita all’aperto per 24 ore al giorno

ed un’alimentazione basata sul fieno

a volontà. Dopo aver frequentato un

seminario, Majorie impararò il “pareggio

base” della Dott.ssa Strasser. Majorie,

racconta che folgorata dalla conoscenza

dello zoccolo e della gamba, della

dottoressa Strasser, finì per partecipare

ad un corso di nove mesi da specialista

nella cura degli zoccoli. Nonostante le

conoscenze di fisiologia, meccanica

e stile di vita del cavallo, e per il suo

energico appoggio alla sferratura, la

Smith, non si sente di raccomandare

il pareggio della Dott.ssa Strasser,

definendolo molto aggressivo. La

dottoressa Strasser ha dato un grande

servizio alla comunità equestre attirando

la nostra attenzione su molti aspetti della

fisiologia e meccanica dello zoccolo.

Majorie Smith consiglia a chi volesse

imparare il pareggio naturale, di seguire

un corso tenuto da pareggiatori qualificati

che preveda un programma che tratti i

seguenti punti, cosa ci dicono le ossa

del piede; come funziona lo zoccolo;

l’uso e la manutenzione degli attrezzi; la

preparazione del cavallo perché ci dia i

piedi facilmente; dettagli sul pareggio;

numerose esercitazioni sull’uso effettivo

degli strumenti. Importante è capire la

differenza tra pareggio “Wilde Horse”

e quello tipico insegnato nelle scuole di

mascalcia. Uno zoccolo pareggiato in

base al modello wild horse è diverso da

quanto siamo abituati a vedere attorno

a noi. Lo zoccolo è molto corto perché

l’osso triangolare è sospeso in alto

all’interno della capsula, inoltre possiede

una linea bianca stretta (l’esposizione

agli agenti atmosferici la fa sembrare

scura) senza alcuno slargamento di

muraglia, inoltre la linea bianca delle

barre è visibile, le barre sono la parte

dello zoccolo dove la muraglia si piega

all’interno a fianco del fettone, il tallone

potrebbe essere definito “contratto” ma

lo zoccolo è ugualmente funzionale.Gli

zoccoli dei cavalli domestici non saranno

mai così corti. La maggioranza dei

nostri cavalli non percorre ogni giorno

un numero di chilometri sufficiente per

avere una linea bianca completamente

sana, stretta e aderente, quindi la linea

bianca è più o meno indebolita e stirata;

l’osso triangolare è in una posizione più

bassa nella capsula dello zoccolo. Nei

cavalli domestici possiamo aspettarci

una lunghezza della punta, misurata

dalla linea del pelo al suolo, compresa

fra i 3 1/4 e i e 3 3/4 di pollice (da 8 a 9.5

cm). Per ottenere uno zoccolo domestico

così corto, si dovrebbe assottigliare la

suola, e questo causerebbe dolore al

cavallo. Sulla base di queste sostanziali

differenze Majorie Smith, ricorda che

lo zoccolo è una struttura flessibile che

risponde prontamente alle forze a cui

è sottoposto, dalla gamba sopra e dal

suolo sotto. Bisogna osservare cosa

accade in uno zoccolo da un pareggio

all’altro. In un punto troverete una piccola

svasatura iniziale; un tallone si consuma

più dell’altro; la punta tende a diventare

troppo lunga o troppo corta.

Allora bisogna riflettere sulle cause di

questi fenomeni, ed usare il pareggio

in corso per incoraggiare lo zoccolo

a recuperare la sua forma ideale. Di

seguito riporteremo alcune foto ed uno

schema che meglio potrà aiutarci ad

individuare le differenze sopra spiegate

da Majorie Smith.

Emidio Filace

baSilicata WeStern StorY baSilicata WeStern StorYbaSilicata WeStbaSilicata WeStern StorY baSilicata WeStern StorYbaSilicata WeSt baSilicata WeStern StorY baSilicata WeStern StorYbaSilicata WeSt baSilicata WeStern StorY baSilicata WeStern StorYbaSilicata WeSt

come si lavora una mandria, guarda

il rope volteggiare e come per magia

afferrare un vitello. Taluni ci snobbano

o credono che sotto il cappello dalle

larghe falde ci siano persone che non

hanno tutte le rotelle al posto giusto,

non credono possibile che nell’era del

wireless e della comunità globale, ci

sia gente che ami la vita di campagna,

che adori i boschi e gli animali, disposta

a rincorrere ogni santo giorno vitelli

e a vivere in luoghi remoti ed isolati,

perché è qui, che persone come me in

sella ad un cavallo si sentono vive.

Calciano tappa del campionato Italiano

di team penning, niente male per

una regione giovane come la nostra

in termini di cultura western. Nomi

importanti che sapranno dare una

iniezione di voglia di fare ai tanti

appassionati della cultura del cavallo

Americano che risiedono in Lucania.

Amedeo Rea, Luca Santoro Richard

QuAndo il teAm penning si tinse d’AzzurroBasilicata Country & Co. 2005: tanti campioni insieme a Calciano

“ Cavalli e ambiente

nel parco di Gallipoli Cognato

e Piccole Dolomiti Lucane

Continuiamo il nostro viaggio nel tempo, ricordando la prima volta in cui Basilicata

Country&Co. Si tinse di... azzurro. Nel 2005 gli organizzatori di questo evento,

Beniamino Straziuso, Donato Punella e Saverio Giuzio sono riusciti a far sbarcare

in terra lucana una delle tappe del campionato nazionale di Team Penning, senza

tralasciare ovviamente il campionato regionale di team penning e il campionato

interregionale di Barrel Racing e pole Bending.

Ho appena terminato di accatastare i ceppi di cerri e faggi, che ora giacciono

pronti per ardere nel camino, e riscaldare le fredde giornate invernali. L’odore

umido della cantina, la legna riposta in mete lungo le pareti. Il profumo dei rami

segati, inebriano la stanza umida e scura, le scaffalature con le poche bottiglie di

Aglianico del Vulture, annunciano che siamo quasi pronti per la nuova vendemmia,

e confermano che l’autunno è esploso. Ripenso per un attimo all’intenso profumo

dei tigli che si trovano sotto la mia abitazione, e la memoria olfattiva mi conduce

in un piacevole viaggio nel tempo passato. Era il nove di Luglio 2005 quando

mi recavo a Calciano, nella provincia della splendida Matera, percorrendo la Tito

Brienza per imboccare poi la Basentana, il verde quasi fluorescente delle querce

e dei faggi mi rapisce, l’aria ricca di ossigeno è molto piacevole e ne respiro a

polmoni pieni, ho voglia di Basilicata, ho voglia di Country.

Calciano contornata dalle argille erose dalle piogge, silenziosa sovrasta la piana del

fiume Basento, che con sinuose anse si snoda fino al mare. Il centro sportivo ospita

questa tre giorni dedicata alla cultura del vivere country, in simbiosi con cavalli e

vitelli, veri protagonisti degli shows offerti dalle gare di team penning, ma vi sono

in programma anche gare di Pole e Barrel Racing. Il pubblico curioso, osserva

Rodriguez, Peppe Di Cerbo, abili veloci

nella mandria, hanno dato senza

avarizia lezione di come si lavora in un

team, ruoli ben precisi, coordinazione

e tecnica. Va menzionato anche il

giovane Capezzone Junior che qui a

Calciano ha dimostrato nella sua prima

gara Limited che ha tutte le carte in

regola per una brillante carriera. Un giro

tra gli stand allestiti per l’occasione,

con gli amici di sempre, per un panino

e una birra. In bocca il sapore della

sabbia, addosso l’odore dei cavalli:

domani lo spettacolo sarà sicuramente

entusiasmante.

Dieci di Luglio: gli organizzatori

affaccendati si muovono tra i box, il

trattore rende il campo agevole, si

controlla la recinzione, la mandria

viene numerata. Al lavoro anche i

tecnici di campo e la brava Lucia,

speaker del team penning. I giudici

controllano lo svolgimento delle

operazioni, ed il pubblico cerca riparo

dal caldo sotto le piante che tingono di

verde i grigi conglomerati. Oggi tocca

ai corridori del campionato regionale

di team penning, i nostri agguerriti

QuAndo il teAm penning si tinse d’AzzurroBasilicata Country & Co. 2005: tanti campioni insieme a Calciano penners alla loro terza tappa del

campionato. Tredici, i team che danno

spettacolo, tutti agguerritissimi, belle

le performance di questi cavalieri che

in un continuo crescendo non deludono

le mie aspettative. Di Cerbo, Tanzillo

e il patron di questa manifestazione

Beniamino Straziuso, sono autori di

una gara bella ed entusiasmate: veloci

determinati e tecnicamente validi i tre

riders chiudono con due go validi ben

sei vitelli in un tempo di 1,47,81 , tempo

da brivido, emozioni da spettacolo,

mandria veloce e guizzante che non

perdona cavalli e cavalieri. Sono loro

ad aggiudicarsi il primo gradino del

podio di questa tappa del campionato

lucano. Bravissimi i ragazzi del Val

D’Agri Team che si aggiudicano il

secondo gradino del podio: Antonio

Marmo, Michele De Luca e Giampietro

Sisto, sono i protagonisti indiscussi di

una bellissima gara, prova di grande

concentrazione, tenacia e capacità

tecniche. Sei i vitelli chiusi in due go

validissimi in un tempo di 02.21.03.

Il terzo gradino del Podio è dell’Horse

Point Team, il capo squadra Vittorio

Avigliano, ha saputo, come sempre,

dirigere come un buon maestro il

fratello Romeo ed il figlio Antonio,

destreggiandosi nella mandria con

assoluta maestria. 02..32.31 questo il

tempo che ha totalizzato questo team

per chiudere sei vitelli in due go.

Lo spettacolo continua è la volta dei

velocisti del pole e del barrel, che in

questa terza di campionato promettono

al pubblico numeroso e partecipe uno

spettacolo di volta in volta divertente

ed entusiasmante. Il tempo di ritirare

la mandria, una livellata al campo,

si cerca di diminuire la polvere

bagnando il fondo. I cronometristi

sistemano le fotocellule, i tecnici di

campo sistemano i paletti, coadiuvati

dal sempre preciso Giudice Carmine

Buono. Maria Giuliano prende posto

sul palchetto dello speaker, e a

ritmo della musica country iniziano

le evoluzioni tra i paletti e le girate

tra i barili. Bellissima la performance

di Antonio Marmo che si aggiudica

il primo posto della prima divisione

del Pole Bending, sulla velocissima e

precisa Jafla Antonio serpeggia tra i

paletti con maestria. Il Barrel Racing,

vede invece un velocissimo Salvatore

Siniscalchi aggiudicarsi il titolo di

campione di questa disciplina. Tre

girate belle veloci e pulite, grande Too

Fine tu be True, bravissimo Salvatore.

Peccato per il lucano Raffaele Buono

che si aggiudica la seconda divisione

a causa di una scivolata della sua

splendida Miss Holly Play Boy.

Emidio Filace

“ Cavalli e ambiente

nel parco di Gallipoli Cognato

e Piccole Dolomiti Lucane

MaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalciaMaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalciaMaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalciaMaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalcia MaScalcia

“Passione, umiltà e tanta voglia di imparare per aiutare

i cavalli a stare bene

”un mAniscAlco con i... libri sotto il brAccioIl calvellese Salvatore Caruso, dal barrel racing all’incudine e martello

Lo si può sicuramente definire un uomo di

cavalli a tutto tondo: cavaliere, allevatore,

maniscalco, ma soprattutto appassionato

con la “A” maiuscola. Quando parla di

cavalli si illumina. Dietro quell’aria un

po’ spavalda, da “texano dagli occhi di

ghiaccio” (come il celebre film con Clint

Eastwood), si nasconde una persona

gentile, disponibile, con tanta voglia di

mettersi in gioco. Stiamo parlando di

Salvatore Caruso, cavaliere per passione e,

oggi, maniscalco per professione. Dal suo

paese, Calvello, in Val d’Agri, si muove in

tutta la Basilicata ed anche nella limitrofa

provincia di Salerno con la vocazione di

soccorrere i cavalli in difficoltà. Come altri

professionisti lucani del settore equestre

Salvatore Caruso si è avvicinato al mondo

dei cavalli per passione e lo ha fatto

diventare un lavoro un po’ per amore e un

po’ per necessità.

Salvatore, della tua passione per

l’equitazione americana ed in

particolare per gli speed event

sappiamo tutto o quasi. Raccontaci

come sei diventato maniscalco.

Il mio approccio con il mondo della

mascalcia in realtà è stato abbastanza

casuale. Andavo a cavallo già da diversi

anni e mi sono trovato in una situazione

di “emergenza”. Avendo un cavallo

sferrato e non riuscendo a reperire un

maniscalco, ho provato a rimettere il

ferro da solo. Pur tra tante difficoltà e

qualche “pestone” con il martello, ci

sono riuscito. Da quel momento in poi

ho deciso di ferrare da solo i miei cavalli,

con l’aiuto anche di mio suocero che,

essendo a sua volta maniscalco, anche

se ferrava i muli, mi ha dato qualche

buon consiglio.

Da allora ad oggi, però, ne hai fatta

di strada...

Dopo un po’ di tempo ho deciso di

raffinare la mia tecnica ed ho frequentato

un corso a Lodi con Marzia Garneri, una

delle poche donne maniscalco in Italia,

sul pareggio e sulla messa in piano del

ferro. Nel frattempo molta gente ha

cominciato a darmi fiducia e dal ferrare

solamente i miei cavalli ho incominciato a

intravedere la possibilità di intraprendere

la professione di maniscalco, che da

due anni è la mia unica professione

visto che nel frattempo sono diventato

disoccupato.

C’è qualcuno o qualcosa a cui

pensi di dover dire grazie in

maniera particolare per l’aiuto

ricevuto nell’intraprendere questa

professione?

Innanzitutto voglio ringraziare mia moglie

che mi ha sempre sostenuto in questa

mia “follia” equestre. Poi sicuramente il

dottor Gennaro Di Micco, un veterinario

di Napoli che ha maturato una grande

esperienza negli ippodromi. Grazie al suo

aiuto e grazie all’assidua consultazione

del volume “La Zoppicatura del cavallo

– Adams”, considerato un po’ una

sorta di “bibbia” da molti maniscalchi e

veterinari, ho acquisito tanta esperienza.

Studiandolo e consultandolo ho potuto

approfondire le mie conoscenze sugli

appiombi del cavallo, sul pareggio dello

zoccolo, sulle varie patologie, sul tipo

di correzioni da poter fare per aiutare

il cavallo che ha dei problemi a stare

meglio e per prevenire l’insorgere di

patologie. Grazie a questi studi sono

riuscito a migliorare la vita di alcuni

cavalli con gravi problemi di laminite o

navicolite e questa è una delle mie più

grandi soddisfazioni.

Un caso che ricordi con particolare

soddisfazione?

Quello di una cavalla appartenente

ad un uomo di Pertosa, colpita da un

grave attacco di laminite. La cavalla

non riusciva a reggersi in piedi ed un

veterinario che l’aveva visitata aveva

consigliato al priprietario l’abbattimento

dell’animale. Ma il proprietario non voleva

arrendersi e così con l’aiuto del dottor

Di Micco abbiamo iniziato una lunga

terapia antiinfiammatoria, seguita da una

integrazione alimentare specifica per le

strutture dello zoccolo e una ferratura

correttiva. Oggi la cavalla è nuovamente

in piedi e anche se probabilmente non

tornerà mai più ad una vita “normale” è

salva e il proprietario non finisce mai di

ringraziarmi.

La domanda tecnica che tutti i

lettori di Oltre il fence vorrebbero

farti: come ferri un cavallo da barrel

e come ferri un cavallo da team

penning?

Nel caso di un cavallo da barrel è bene

mettere il ferro più in parete perché ci sono

forti spinte sui posteriori e bisogna fare

in modo che il cavallo non si raggiunga.

Non ci devono essere sporgenze laterali,

al contrario che, ad esempio, nel cavallo

da passeggiata, dove cerco di far stare

il cavallo un po’ più “comodo”, dando

un po’ di spazio in più tra il ferro e la

parete. I ferri poi devono essere leggeri

così come i chiodi, mentre nel cavallo

da passeggiata uso ferri e chiodi più

pesanti perché in questo caso si devono

affrontare terreni vari e a volte impervi.

Il ferro del cavallo da barrel, inoltre,

non deve avere spigoli vivi nè sulla

faccia superiore nè su quella inferiore.

Per quanto riguarda il cavallo da team

penning, anche qui non dò bordatura

sulle parteti, ma generalmente in questo

tipo di sport c’è bisogno di scivolare di

più nelle manovre col posteriore e quindi

monto uno slider. Un altro accorgimento

è quello di tenere i quarti più bassi per

far stare il cavallo più comodo nella

scivolata.

Giovanna Laguardia

SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI

siAmo tutti cAvAlieri dellA domenicA?Cos’è il Tying up, come riconoscerlo e come evitare i suoi effetti

Ieri abbiamo fatto una bellissima galoppata, eh….roba mica da tutti!

Andiamo a prendere il nostro campione dal box e lo troviamo sudato,

sguardo spaventato, trema e non vuole uscire: che cosa è successo? E’

una normale (se si può parlare di normalità) colica?

No, non si tratta di una colica, ma di un attacco di tying up,

mioglobinuria, rabdomiolisi o miopatia da sforzo, malattia del

lunedì, miosite, azoturia, parole che si usano per descrivere vari

gradi della stessa condizione.

“Impariamo a dosare con saggezza gli sforzi del nostro cavallo

siAmo tutti cAvAlieri dellA domenicA?Cos’è il Tying up, come riconoscerlo e come evitare i suoi effetti

Premessa

Le miopatie del cavallo, così come

avviene in medicina umana, possono

essere classificate in miopatie ereditarie,

se determinate da alterazioni genetiche

della struttura delle fibrocellule muscolari

o, più spesso, del metabolismo del

muscolo stesso, o miopatie secondarie

se sono, invece, susseguenti ad

altre patologie, soprattutto del

sistema endocrino o immunitario,

che determinano l’insorgenza della

miopatia stessa. Le alterazioni geniche

rappresentano probabilmente la

causa più importante di miopatia, ma,

contrariamente a quanto avviene in

medicina umana, fino ad ora sono stati

identificati pochissimi geni correlati alla

trasmissione delle patologie muscolari

nella specie equina. Le alterazioni

geniche possono essere causa di

patologie che determinano una perdita

di funzionalità degli elementi strutturali

del muscolo oppure di alterazioni degli

enzimi e del metabolismo muscolare.

Descrizione della Malattia

Il termine rabdomiolisi (letteralmente:

distruzione del tessuto muscolare striato)

indica una sindrome che si manifesta

durante o subito dopo l’esercizio

ed è caratterizzata da stanchezza,

affaticabilità, dolore o crampi muscolari,

riluttanza al movimento che può

arrivare fino al decubito del soggetto,

alterazione dei parametri ematochimici,

con aumento degli enzimi muscolari

(CK, GOT) e mioglobinuria. Nel cavallo

sono state identificati, essenzialmente,

due tipi di rabdomiolisi. La prima forma

è caratterizzata da episodi isolati di

rabdomiolisi che possono manifestarsi

una sola volta nell’arco della vita del

soggetto e sono legati, principalmente

ad esercizio sovramassimale che spinge

il cavallo oltre le sue capacità o la sua

forma atletica. La seconda forma, invece,

è caratterizzata da episodi ricorrenti

di rabdomiolisi che si ripetono con

frequenza ed incidenza variabile e non

sono legati a sforzi intensi, ma si possono

manifestare anche durante le prime fasi

dell’allenamento normale. Lo sforzo

sovramassimale è un esercizio che si

spinge al di sopra delle capacità atletiche

del soggetto o della sua condizione di

forma e che porta ad un esaurimento

delle capacità funzionali dell’organismo.

Questo stato può essere provocato

o aggravato dalle avverse condizioni

atmosferiche come il caldo o l’alta

umidità e può condurre ad una cosiddetta

“multiple organic failure sindrome”, cioè

una simultanea insufficienza di diversi

organi quali, soprattutto, i reni , il fegato

ed il cuore. Tale condizione patologica

“Impariamo a dosare con saggezza gli sforzi del nostro cavallo

si presenta soprattutto in cavalli che

competono in eventing di tre giorni o

in cavalli da endurance che percorrono

notevoli distanze, a volte senza accesso

diretto all’acqua. In questi tipi di gare

un cavallo può arrivare a perdere dai

5-8 litri di sudore per ora d’esercizio

e fino ai 25-30 litri in toto, superando

le perdite calcolate per un cavallo da

corsa durante lo sforzo massimale.

La disidratazione conseguente alla

perdita di liquidi e all’ipovolemia

comporta l’aumento della viscosità

del sangue, che aggrava il deficit della

perfusione muscolare e l’acidosi lattica,

determinata dall’esaurimento funzionale

delle capacità ossidative muscolari. Il

sudore del cavallo è, inoltre, ipertonico

rispetto al plasma. E la deplezione di

elettroliti contribuisce a determinare

l’insorgere della sintomatologia. La

rabdomiolisi ricorrente o cronica,

invece, è essenzialmente legata a

patologie muscolari che alterano

la normale funzionalità dei muscoli

scheletrici rendendoli più facilmente

soggetti a rabdomiolisi. Nel cavallo

sono stati identificati diversi tipi di

miopatie che possono manifestarsi con

una sintomatologia comune ed essere

responsabile di rabdomiolisi, anche se la

gran parte della letteratura disponibile è

al momento concentrata essenzialmente

su tre miopatie. La prima forma è una

miopatia metabolica associata ad episodi

ricorrenti di rabdomiolisi denominata

miopatia da accumulo di glicogeno

(polysaccharide storage myopathy

PSSM), riconosciuta soprattutto nei

cavalli di razza quarter horse e relativi

incroci. Tale patologia è caratterizzata,

istologicamente, da un accumulo

aberrante di glicogeno e polisaccaridi

anomali nelle fibre muscolari. La seconda

forma, denominata EPSM (Equine

Polysaccharide Storage Myopathy) è una

patologia simile alla PSSM, ma riportata

in soggetti di razza Draft. La terza

forma, invece, denominata rabdomiolisi

ricorrente da sforzo (recurrent exertional

rhabdomyolisis RER), è stata studiata

soprattutto nei cavalli di razza purosangue

inglese. L’analisi delle fibre muscolari

striate dei soggetti malati ha permesso il

riscontro di un numero anomalo di nuclei

centrali nelle fibre muscolari. Le affinità

presenti tra le alterazioni metaboliche

in corso di ipertermia maligna, così

ampiamente studiata in medicina

umana e veterinaria, e quelle presenti

in corso di RER, hanno permesso di

presupporre l’esistenza di alterazioni

nella liberazione o nel riassorbimento del

calcio intracellulare anche nei soggetti

affetti da tale patologia. Nel purosangue

inglese è stata dimostrata l’ereditarietà

della patologia basata su un gene

autosomico dominante. Le forme

ricorrenti di rabdomiolisi per le quali

siano state escluse queste tre forme

miopatiche e non sussistano condizioni

ambientali che possano giustificare

gli episodi anomali dovrebbero essere

attribuite ad una forma miopatica non

ancora descritta o come idiopatiche. Non

si deve, però, confondere ogni forma di

rabdomiolisi nel purosangue, nel Quarter

Horse o nei Draft con la RER, la PSSM o

l’EPSM rispettivamente. Non tutti i cavalli

di queste razze che presentano episodi

ripetuti di rabdomiolisi sono affetti da

tali patologie. Purtroppo non tutti i

meccanismi eziopatogenetici alla base

della rabdomiolisi sono stati compresi

e, non essendo disponibili un test di

semplice utilizzo, la corretta diagnosi

risulta complessa. Molti sono i fattori

predisponenti: programmi d’allenamento

irregolari, diete ricche di carboidrati,

squilibri ormonali come l’ipotiroidismo,

infezioni virali e deficit di vitamina E e

selenio.

Sintomi

La patologia si manifesta con quadri

che possono essere anche molto diversi

tra loro. Alcuni cavalli manifestano solo

un calo delle prestazioni agonistiche

e un’andatura rigida. Sebbene la

muscolatura degli arti posteriori sia più

frequentemente e gravemente colpita

rispetto a quella degli anteriori, talvolta

i segni clinici si possono riscontrare

anche a carico degli arti toracici e

persino in maniera più marcata rispetto

ai posteriori. I soggetti possono mostrare

insofferenza al lavoro e simulare una

zoppia. In stazione il cavallo può mostrare

una facies ansiosa, atteggiamento di

minzione e alternanza del carico sugli arti.

I segni clinici possono essere, talvolta,

inconsistenti e presentarsi anche in

seguito ad esercizio leggero. Altre volte,

invece, essi possono apparire gravissimi

e simulare dolori colici. I soggetti sudano

profusamente e sono tachipnoici,

tachicardici e ipertermici. Possono,

inoltre, collassare e non essere in grado

di rialzarsi. All’esame clinico, tuttavia, non

sono presenti segni di interessamento

gastrointestinale eccetto, talvolta, un ileo

e la diagnosi di rabdomiolisi è effettuata

in base all’esame biochimico ed alla

mioglobinuria. In maniera incostante si

possono presentare crampi e gonfiori

muscolari. Le forme più lievi possono

anche passare inosservate dato che i

crampi muscolari sono passeggeri e i

valori di CK sono inferiori a 1500 UI/l e

di GOT inferiori a 500 UI/L già dopo 1-4

ore.

E allora, che vogliamo fare?

Possiamo evitare gli attacchi di tying

up? Forse sì, perlomeno quelli legati

ad una cattiva gestione del cavallo

e del suo management. Affidiamoci

ad un veterinario per i suoi protocolli

alimentari ed anche per i programmi di

allenamento. Non solo il cavallo atleta

ha bisogno di esercizi programmati:

una galoppata nel bosco dopo giorni di

riposo e con una razione alimentare non

adeguata, fa più danni di una gara di

team penning particolarmente faticosa!

Cerchiamo anche di non sottovalutare

mai un segno clinico: l’intervento precoce

del veterinario non vi frega i soldi, ma vi

salva il cavallo.

Mariarosaria Manfredonia

reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMentireGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMentireGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti reGolaMenti

Quei “mAledetti” trentA secondiCosa bisogna fare se un vitello della mandria non è idoneo

In questa rubrica, si vuole approfondire il

regolamento SEF Italia di Team Penning in

vigore nell’anno 2013.

In questo numero di Oltre il Fence parleremo

della regola che prevede la responsabilità del

team nei confronti della mandria e nei confronti

del campo di gara.

Responsabilità del Team verso la Mandria

Una volta entrato in arena, il team diventa

totalmente responsabile della mandria

assegnatagli, il team ha 30 secondi di tempo

dopo l’inizio del go per la segnalazione ai giudici

qualora ritenesse che all’interno della mandria

in campo, tra i capi ancora da utilizzare nel

GO, vi sia un capo non idoneo, ed attendere la

loro decisione in merito successivamente al

consulto veterinario.

Per capo non idoneo si intende un

animale palesemente zoppo, cieco o

ferito ed il veterinario di servizio provvederà

a espletare ed a certificare tale controllo;

un capo lento, svogliato o stanco non è un

capo inidoneo. Una volta che il team si sia

impegnato con il bestiame, nessun Re-Run o

Re-Start (si intende per Re-Run la Ripetizione

del go mentre per Re-Start si intende una

nuova partenza) sarà concesso, applicando in

toto il concetto di “FORTUNA” o “SFORTUNA”

del sorteggio; pertanto il team dovrà utilizzare

al meglio le possibilità dei capi assegnati ed

ogni eventuale richiesta di fermata del go da

parte dei Penners per la non idoneità del capo,

sarà sanzionata con un NO-TIME.

Nel caso in cui un numero applicato

ad un vitello risultasse poco visibile,

ad esempio nel caso in cui il numero

sia accartocciato o sporco, il team

può richiedere entro e non oltre 30

secondi dall’inizio del GO di ripetere

il GO previa sistemazione del numero

da parte dei Turn Back. Trascorso tale

tempo non verranno più accettate da

parte del Collegio giudicante richieste

di sospensione e/o ripetizione del GO

determinate dalla poca visibilità del

numero e tale ritardo nella richiesta

verrà sanzionato con un NO-TIME.

Parliamo ora della Responsabilità del

Team verso il campo gara, L’eventuale

modifica del posizionamento e delle

dimensioni del Pen a seguito di urti dei

Penners o dei capi da loro inseguiti, non

daranno luogo a interruzione o ripetizione

del go e la squadra dovrà portare a

termine il go con la situazione da esse

provocata. Nel caso in cui il danno e/o

l’alterazione sia stata provocata da cause

non direttamente imputabili al team

sarà, previa valutazione del Presidente

di giuria, concesso un Re-Run, ovvero la

ripetizione del go.

Emidio Filace

“Con gli aocchi del giudice: tutti i segreti del regolamento Sef

HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP HorSeManSHiP

guidArlo per conQuistAre il suo rispettoGli ultimi quattro dei sette giochi parelli per costruire un rapporto col cavallo

I primi tre giochi del metodo Parelli (friendly

game, porcupine game e driving game),

sono i più importanti e sono le basi dei giochi

successivi che andremo ad esplorare in questa

puntata.

Il quarto gioco, chiamato yoyo game, insegna

al cavallo in quattro fasi ad indietreggiare via

da voi (drive) e ritornare da voi (draw) in linea

retta. Iniziamo con la fase uno muovendo il

dito della mano che tiene in mano la corda

puntato verso il cavallo che è di fronte a noi, se

ci ignora muoviamo ritmicamente anche il polso

e se ancora non sposta anche l’avanbraccio e

se necessario anche tutto il braccio smettendo

immediatamente appena il cavallo fa anche

solo un passo indietro. Questo è il primo yo per

fare un yoyo bisogna attirarlo a noi iniziando

ad accarezzare la corda carezza, che con

quattro fasi progressive si trasforma in stretta

o trazione sulla corda che resterà tesa finchè

il cavallo non cede e viene verso di noi.

Il quinto il cerchio (circling game) da non

confondere con ilcomune girare alla corda,

insegna al nostro amico a mantenere

andatura e direzione e guardare dove mette

i piedi . Iniziamo con il cavallo piazzato di

fronte a noi e mandiamolo indietro con lo yoyo

game e solo dopo iniziamo con indicargli la

direzione alzando la mano che tiene la corda

e muovendo la gamba dello stesso lato. Se

non muove alziamo lo stick (fase due ) che

è nell’altra mano (la mano che spinge) fino a

roteare stick e string e se necessario colpire.

Appena il cavallo muove smettiamo tutte

le nostre azioni e lasciamo muovere

il cavallo intorno a noi senza seguirlo

con lo sguardo ma lasciando passare

la corda dietro i nostri glutei pronti ad

intervenire se il cavallo non mantiene

andatura e direzione. Dopo due o tre

giri eseguiti senza il nostro continuo

incitare, prepariamoci per chiedergli di

fermarsi: pieghiamoci per guardare il suo

posteriore, se non sposta il posteriore

accorciamo gradualmente la corda per

attirare la sua testa verso di noi e con

la stessa gradualità facciamo pressione

ritmica verso il suo posteriore finche non

disimpegna e ci guarda con entrambi gli

occhi. A quel punto, ovviamente, friendly

game.

Il sesto gioco ci aiuta ad insegnare ai

cavalli il movimento laterale utilissimo

nella relazione con il nostro quattro

zoccoli: ricordate, i più grandi horsemen

affermano che meglio un cavallo va

indietro e di lato meglio farà qualsiasi

altra cosa! Per fare questo posizioniamo

giocando il nostro amico di fronte allo

steccato e iniziamo con il gioco guida

a muovere prima l’anteriore e subito il

posteriore camminando verso di lui e

smettendo appena sposta lateralmente.

Questo ovviamente da entrambe le

direzioni. e se siamo bravi col passare

del tempo possiamo fare questo gioco

lontani da steccati e barriere .

Il settimo e ultimo gioco la strettoia

(sqeeze game) e il gioco che insegna ai

cavalli a non essere

claustrofobici. All’inizio usiamo lo

steccato e mettendoci a un metro e

mezzo lontano da questo chiediamo

al nostro amico, con la tecnica della

partenza del gioco del cerchio, di

passare tra noi e lo steccato. Appena

finisce di attraversare chiediamogli di

disimpegnare i posteriori e guardarci e

ovviamente relax. Anche questa volta

ripeteremo il gioco alle due mani e poi

iniziamo a stringere gradualmente lo

spazio tra noi e lo steccato, e se siamo

abili possiamo chiedere al nostro cavallo

di entrare da solo nel trailer mentre noi

siamo appoggiati alla parete laterale.

Nicola Carlomagno

“Il gioco dello yoyo, il circling game, il passo laterale e

lo squeeze game

ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani ritratti WeStern lucani“Anima gli speed event lucani e

nazionali dal 1999, ma il suo pallino è il management

”Può essere sicuramente annoverato tra i “padri fondatori” dell’equitazione americana in Basilicata. Dal 1999 imperversa nei campi degli speed event e nell’associazionismo del settore. La sua carriera sportiva dimostra che a volte può essere più importante il feeling in un binomio delle “supergenealogie”. Saverio Giuzio racconta sulle pagine di “Oltre il Fence” la sua storia, quella della sua mitica grigia Ohara, da pochissimo “pensionata”, e della sua famiglia, tutta legata a doppio filo con il mondo del cavallo.Saverio, a che età hai iniziato a montare e come si chiamava il tuo primo cavallo?Possiamo dire che ho iniziato a montare con regolarità quando ho avuto il primo cavallo veramente “mio”, vale a dire quando frequentavo la quinta elementare. Si chiamava Ettore e con lui facevo soprattutto delle passeggiate.La tua passione per i cavalli è scritta nel Dna...Si, possiamo dire che nella mia famiglia ci sono stati sempre i cavalli e prima ancora i muli. Il mio bisononno era “trainiere”, mio nonno boscaiolo.

Attraverso mio padre, poi, la passione ha contagiato anche me e i miei fratelli. Ci sono sempre stati cavalli sotto casa. Adesso mio fratello Antonio vive in provincia di Torino e gira nel circuito del barrel con la sua fidanzata. Hanno una scuderia di 23 cavalli. Con mio fratello Angelo abbiammo fondato il Tito Western Center. Organizziamo escursioni da una a quattro ore soprattutto durante i week end con i nostri quattro avelignesi, con la mia cavalla “storica” Ohara e con sua figlia Jennifer.A proposito di Ohara, che hai recentemente ritirato dalle competizioni, la tua carriera sportiva finora è stata indissolubilmente legata a questa grigia dalle origini a dir poco insolite per un cavallo da sped event. Ce ne vuoi parlare?Ohara è stata per me una cavalla importantissima. Per il momento l’ho ritirata dalle competizioni ma spero che presto mia figlia possa appassionarsi a questo sport ed iniziare a gareggiare con lei. La madre di Ohara era una cavallina di derivazione argentina, Ninetta, una chestnut con cui facevo le passeggiate. Mi aveva dato diversi puledri. L’ultimo è

QuAndo il binomio contA più delle geneAlogie Saverio Giuzio racconta la sua storia e quella della sua mitica grigia Ohara

QuAndo il binomio contA più delle geneAlogie Saverio Giuzio racconta la sua storia e quella della sua mitica grigia Ohara

stata proprio Ohara. Il padre invece era un arabo grigio di nome Narsy. All’inizio non avevo visto particolari qualità per gli speed events in lei, ma ho fatto di necessità virtù: quello era il cavallo che avevo e con quello dovevo scendere in gara. I primi tempi non è stato facile, ma il legame con la cavalla era talmente forte che non avrei mai potuto cambiarla. E pian piano sono arrivate le prime vittorie, come il campionato italiano di barrel in quarta divisione nel 2003, questa grazie ad una bella dose di fortuna, quella dell’anno dopo, la vittoria del campionato europeo in terza divisione a Reggio Emilia e soprattutto, nel 2012, la soddisfazione più grande di essere entrato nella top 16 di pole bending.Ma questo nome così particolare, Ohara, da dove nasce?Ohara era il nome di una cavalla che fu affidata alle mie cure quando ero nell’esercito, alla scuola di applicazione per ufficiali. C’erano di stanza trentatre cavalli che servivano per fare scuola di equitazione agli ufficiali che frequerntavano l’accademia. Grazie alle mie esperienze equestri sono stato assegnato a quel settore, anche se quando mi hanno messo a saltare le prime crocette non è stato facile. Comunque mi affezionai talmente tanto a quella cavalla che nel 1996, quando nacque la puledra di Ninetta, ho voluto darle lo stesso nome. Le mie prime esperienze in sella sono state con la monta inglese ed in realtà anche quando ho iniziato a montare Ohara utilizzavo una sella Podium da trekking alla quale ho fatto aggiungere poi il pomello. L’equitazione americana è stata una scoperta successiva.A proposito di equitazione americana, quando esattamente hai scoperto la tua vocazione per l’agonismo?

In realtà io non credo di avere una vocazione per l’agonismo. A me piace piuttosto il lato organizzativo delle manifestazioni equestri. Infatti ho cominciato a correre proprio perché avevo intravisto la possibilità di avviare in forma organizzata il settore dell’equitazione americana qui in Basilicata. Avevo già organizzato diversi raduni di turismo equestre qui a Tito, ma era il 1999, quando navigando in internet tra i vari siti equestri, mi ha colpito quello dell’Nbhai, la national barrel horse association, dove campeggiava il classico “Zio Sam” con il dito puntato: si cercavano persone volenterose per ampliare la rete dei distretti. La cosa mi stuzzicò e chiamai subito i numeri telefonici indicati. Mi misi in contatto con i “big” del settore di quel periodo, Bezzi e Ugolini, che vennero anche a Potenza per formalizzare la costituzione del distretto Basilicata dell’Nbahi, del quale sono stato director fino alla fine del 2005.

Quello nell’Nbhai non è stato, comunque, il tuo unico impegno organizzativo...No, nel 2006 insieme ad altri cavalieri lucani abbiamo fondato una nostra associazione per gli speed event, la Ibha, che ha organizzato il Potenza Western Show. Attualmente ricopro l’incarico di responsabile dell’equitazione americana nella Fitetrec Ante di Basilicata. Il mio obiettivo per il futuro è quello di contribuire a fondare una associazione nazionale di Pole Bending, con lo scopo di organizzare i mondiali.E invece nel tuo futuro agonistico cosa c’è?Adesso c’è la nuova cavalla con cui ho iniziato la stagione agonistica, la paint Melman Dream, e poi c’è la quarter Safari Zero, che è affidata alle cure del trainer Tonino Pascale in vista del futurity di barrel racing.

Giovanna Laguardia

teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata teaMPenninGbaSilicata

vQh therApy in cimA A... lA collinettAStraziuso, Di Bono e Fidanza vincono la seconda tappa del campionato

La Collinetta Q.H. un posto che ormai conosciamo

bene noi del Team Penning, la montagna alle spalle

dell’arena, campi coltivati a foraggio, cavalli e vitelli

bradi, ma soprattutto l’ospitalità unica di Nicola ed

Antonio Pietrafesa, che grazie all’aiuto di uno splendido

staff, hanno reso la seconda tappa del Campionato

Regionale di Team Penning estremamente piacevole.

Domenica nove giugno, finalmente una giornata di

sole, la segreteria ben gestita come sempre dalla

precisa Nicole, grazie alla collaborazione e puntualità

di tutti i team presenti, ben trentaquattro, riesce

a consegnare alla brava speaker Lucia , l’ordine

di partenza intorno alle ore undici. La mandria è

numerata ed è pronta, ottimo il lavoro dei Turn

Back Nicola, Rocco, Domenico e Piergiuseppe, il

Presidente di Giuria Carmine Buono fa cenno che

tutto è pronto, il Giudice di linea prende posiziona

ed il primo Team può fare ingresso in campo. Si va

avanti senza particolari problemi, qualche numero sul

dorso dei vitelli è poco visibile, i Turn Back, senza non

poche difficoltà sistemano o sostituiscono i numeri

“birichini”, ma tutto scorre con particolare fluidità.

I team sono tutti molto agguerriti e da subito regalano

al pubblico presente, uno spettacolo davvero molto

avvincente.

Sono circa le quattordici, quando termina il primo

go e si decide di ricominciare intorno alle sedici

con il secondo go, il pranzo davvero squisito,

rende l’atmosfera molto piacevole, i brindisi non

mancano, e dopo un ottimo caffè rigenerante,

la speaker i giudici e la segretaria, riprendono

le proprie postazioni. La mandria, abbeverata

e riposata è pronta a mettere a dura prova i

penners, tutti bravi i componenti dei team, ma

la vera competizione è tra il Team CAP Petrucco

Inerti, composto da Piero Coviello, Fabio Grieco ed

Antonio Pietrafesa, e il Team Vaccariccia Quarter

Horse Therapy, composto da Sante Di Bono,

Beniamino Straziuso ed il bravo e grintoso Nicola

Fidanza, alla sua prima esperienza da penner. La

Corte Ranch, U cugn u salice, team composto da

Donato Punella, Antonello Biscaglia e Domenico

Mussuto, dopo essersi aggiudicato il gradino più

alto del podio nella prima tappa, spinge con gli

speroni al massimo, ma non riesce a piazzarsi che

al nono posto, in questa seconda del Campionato

Regionale Lucano. L’ Horse Point di

Forenza cerca di rimontare la classifica

e con il Team HP 5, composto da

Vittorio Avigliano, Michele Zotta e Fabio

Grieco, piazzandosi al sesto posto della

classifica giornaliera.

Al termine del secondo go, riesce ad

aggiudicarsi il gradino più alto del podio

e questa seconda tappa del Campionato

Regionale Lucano di Team Penning, il

Team Vaccariccia Quarter Horse Therapy,

che chiude ben sei capi nel tempo totale

di 79,50 secondi, mentre il Team CAP

Petrucco Inerti, dopo una splendida

performance nel primo go, riesce a

chiudere ben sei capi nel tempo totale

di 83,05 secondi , una sfida sul filo del

secondo. Il terzo posto è appannaggio del

Team La Collinetta Fruit, composto dai

bravi Penners Antonio Pietrafesa, Rocco

Laccertosa e Fabio Grieco, che correndo

davvero molto bene in entrambe i go,

riescono a totalizzare un tempo di 88,76

e la chiusura di ben sei capi complessivi.

Il quarto posto vede ancora una volta i

componenti della Collinetta Q.H. che con

la squadra la Collinetta LRT, composta

Rocco Laccertosa, Luigi Roma e Daniele

Tammone, totalizza la chiusura di sei

capi nel tempo di 108,48 secondi.

Il Team CAP Oltre il Fence, composto

dal Direttore Responsabile Giovanna

Laguardia, dal Direttore Editoriale Piero

Coviello e da Marta Pianta realizzatrice

del Progetto Grafico della rivista on

line OLTRE IL FENCE, sta dimostrando

di essere sempre più squadra. Il Team

Country Club, composto dai nostri Turn

Back Nicola Russillo, Rocco Faraone

e Domenico Faraone, ha regalato nel

secondo go, grazie alla chiusura di

tre capi nel tempo di 53,70 un bello

spettacolo ad un pubblico davvero molto

divertito.

La classifica generale, vede al primo

posto con ben 44 punti il Team CAP

Petrucco Inerti , mentre grazie ai suoi

39 punti il Team La Corte Ranch U Cugn

u Salice è al secondo posto ed il terzo

Posto vede i grintosissimi componenti

del Team La collinetta LRT, il Team HP

composto da Vittorio e Romeo Avigliano,

coadiuvati da Carmen Claudia Borrelli,

con i suoi 35 punti è il quarto team della

classifica generale.

Emidio Filace

“In testa alla classifica generale regionale Sef dopo due turni c’è il

Cap Petrucco Inerti

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vogherA cApitAle europeA dellA country musicGrande appuntamento per gli appassionati del genere, tra concerti live e gare di ballo.

Tre giorni di spettacolo al Cowboys Guest Ranch

di Voghera dove si è tenuto, il 28,29 e 30 giugno, il

VOGHERA COUNTRY FESTIVAL 2013, ormai alla

6 edizione. Un evento divenuto tappa obbligata per

i ballerini di country line dance e non solo.

Il Cowboys Guest Ranch è un resort costruito in un

contesto naturale, che ospita un Saloon in perfetto

stile western, un american restaurant e una

grande arena coperta per gare e spettacoli, come

il Rodeo Show. Presenti anche un hotel, il Cowboys

Hotel, per rimanere in tema, un Western Store e il

Cowboyland, parco divertimenti a tema.

Il PalaTexas, l’arena esterna e il Saloon hanno

ospitato da venerdì 28 a domenica 30 giugno

concerti di country music, dj set in tema, balli di

gruppo, stand, stage di Line Dance, la presentazione

di libri e proiezioni sul West e degustazioni di piatti

tipici in stile Western. Per l’occasione sono stati

selezionati alcuni tra i migliori country deejay

italiani e proposti stage con i più conosciuti

coreografi europei di country line dance: Bob

Fowler dal Regno Unito, Severine Fillion dalla

Francia, il gruppo Roldos Carrau dalla Spagna

ed il nostro Adriano Castagnoli che con il gruppo

“United Countries” ( piu di 300 ballerini provenienti

da svariati paesi europei) ha provocato qualche

brivido sulla pedana con la sua coreografia

“ BLAZON STONE” in stile catalano apprezzatissima

dai giudici e dagli addetti ai lavori.

A questo mix si sono aggiunti momenti di scambio

culturale con la proiezione di film di produzione

indipendente e la presentazione di libri su

“Cowboys e Indiani”. Star della manifestazione

il texano Pat Green, che sabato ha tenuto un

concerto live di country music. Pat Green nasce

nel 1972 in Texas, lo stato che 76 anni fa diede

countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSiccountrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSiccountrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSiccountrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic countrYMuSic

i natali a Waylon Jennings, uno dei mostri

sacri della musica country, Pat Green ricorda

proprio Luckenback, Texas di Waylon come

il primo disco che abbia mai ascoltato alla

radio. Green è cresciuto ascoltando di tutto,

dal pop anni ‘80 alla classica, alla texana, al

southern rock. Il suo percorso musicale negli

anni ha riflettuto questa multiesposizione,

tanto che oggi il country di Green è un mix

assolutamente unico. Vero intrattenitore sul

palco e stella assoluta in Texas: è andato a

lui il Premio del Decennio della Texas Music

Chart per essere stato l’artista più suonato

nelle radio country texane tra il 2000 ed il

2010. Ma ha anche girato in tour con calibri

come Kenny Chesney, Keith Urban e la Dave

Matthews Band. Green ha esordito nel 1995

con Dancehall Dreamer (prodotto da solo

con 12mila dollari dei suoi genitori) fino ad

arrivare al 2012 con Songs We Wish We’d

Written II.

Questo è il VOGHERA COUNTRY FESTIVAL...

un appuntamento che, noi del mondo

country, non dovremmo perderci.

IL COUNTRY NON è UNA PASSIONE MA

UNO STILE DI VITA.

Marta Pianta

“ L’americano “Pat Green” è stato l’ospite d’onore della

sesta edizione del Country festival

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