omelia s.marta

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Festa di Santa Marta e Santa Maria, discepoli del Signore Betania Domenica 29 luglio 2012 Luca 10,38-42: Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace! Oggi siamo venuti a Betania, nella casa degli amici di Gesù, Marta, Maria e Lazzaro, nella ricorrenza della festa liturgica di Santa Marta, alla quale qui, in Terra Santa, viene associata anche sua sorella Maria, che nella tradizione liturgica occidentale viene spesso confusa con Maria di Magdala, la cui festa abbiamo celebrato il 22 luglio. Queste due sorelle, insieme con il fratello Lazzaro che qui il Signore riconduce alla vita come segno della Sua risurrezione dai morti, costituiscono la famiglia privilegiata degli amici di Gesù, che qui si fermava a riposarsi ogniqualvolta saliva da Gerico verso Gerusalemme. Di solito, quando si viene in pellegrinaggio a Betania, ci si sofferma a riflettere sul capitolo 11 del Vangelo di Giovanni, che racconta la vicenda della risurrezione di Lazzaro, e sottolinea le parole di Gesù a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita”. Oggi vogliamo piuttosto soffermarci a riflettere sul brano di Luca 10,38-42, che racconta l’incontro di Gesù con Marta e Maria proprio qui, a Betania. Si potrebbe presentare questo brano come un esempio tipico del valore dell’ospitalità, che nella Scrittura e nella cultura orientale, assume un’importanza del tutto particolare. Già nell’Antico Testamento troviamo esempi del valore dell’ospitalità che viene ripagata con favori da parte di Dio. Abramo accoglie i tre uomini a Mamre come inviati da Dio, e questi gli promettono che avrà una discendenza con la nascita di Isacco (Gen 18,1-10). Elia viene accolto dalla povera vedova di Zarepta di Sidone, e Dio ripaga l’ospitalità della donna mantenendo intatte le provviste di farina e di olio per lei, suo figlio e il profeta, finché durava la carestia (1Re 17,9-16). Il nostro brano evangelico si inserisce bene nel contesto della sacralità dell’accoglienza dell’ospite, in questo caso dell’ospite per eccellenza, del viandante povero che è Gesù di Nazaret. Prima di addentrarci brevemente nel brano che abbiamo proclamato bisogna, tuttavia, considerarlo nel contesto in cui si trova nel terzo Vangelo. Gesù viene respinto dai Samaritani mentre è in viaggio verso Gerusalemme (Lc 9,51-56); manda i settantadue discepoli ad annunziare il regno (Lc 10,1-12), dove parla dell’accoglienza o non- accoglienza dei discepoli da parte dei loro uditori; si rivolge al Padre con una preghiera di lode piena di gioia nello Spirito per il dono dei piccoli che accolgono il mistero del regno (Lc 10,21-22); e infine racconta la parabola del buon Samaritano nel contesto del grande comandamento dell’amore del prossimo e nella prospettiva dell’accoglienza dell’altro e del dono di ospitarlo e curarlo anche se straniero o addirittura nemico (Lc 10,25-37). Dopo questo si inserisce il brano del Vangelo che abbiamo proclamato, seguito

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Omelia S.Marta

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Festa di Santa Marta e Santa Maria, discepoli del Signore

Betania Domenica 29 luglio 2012

Luca 10,38-42: Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace! Oggi siamo venuti a Betania, nella casa degli amici di Gesù, Marta, Maria e Lazzaro, nella ricorrenza della festa liturgica di Santa Marta, alla quale qui, in Terra Santa, viene associata anche sua sorella Maria, che nella tradizione liturgica occidentale viene spesso confusa con Maria di Magdala, la cui festa abbiamo celebrato il 22 luglio. Queste due sorelle, insieme con il fratello Lazzaro che qui il Signore riconduce alla vita come segno della Sua risurrezione dai morti, costituiscono la famiglia privilegiata degli amici di Gesù, che qui si fermava a riposarsi ogniqualvolta saliva da Gerico verso Gerusalemme. Di solito, quando si viene in pellegrinaggio a Betania, ci si sofferma a riflettere sul capitolo 11 del Vangelo di Giovanni, che racconta la vicenda della risurrezione di Lazzaro, e sottolinea le parole di Gesù a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita”. Oggi vogliamo piuttosto soffermarci a riflettere sul brano di Luca 10,38-42, che racconta l’incontro di Gesù con Marta e Maria proprio qui, a Betania. Si potrebbe presentare questo brano come un esempio tipico del valore dell’ospitalità, che nella Scrittura e nella cultura orientale, assume un’importanza del tutto particolare. Già nell’Antico Testamento troviamo esempi del valore dell’ospitalità che viene ripagata con favori da parte di Dio. Abramo accoglie i tre uomini a Mamre come inviati da Dio, e questi gli promettono che avrà una discendenza con la nascita di Isacco (Gen 18,1-10). Elia viene accolto dalla povera vedova di Zarepta di Sidone, e Dio ripaga l’ospitalità della donna mantenendo intatte le provviste di farina e di olio per lei, suo figlio e il profeta, finché durava la carestia (1Re 17,9-16). Il nostro brano evangelico si inserisce bene nel contesto della sacralità dell’accoglienza dell’ospite, in questo caso dell’ospite per eccellenza, del viandante povero che è Gesù di Nazaret. Prima di addentrarci brevemente nel brano che abbiamo proclamato bisogna, tuttavia, considerarlo nel contesto in cui si trova nel terzo Vangelo. Gesù viene respinto dai Samaritani mentre è in viaggio verso Gerusalemme (Lc 9,51-56); manda i settantadue discepoli ad annunziare il regno (Lc 10,1-12), dove parla dell’accoglienza o non-accoglienza dei discepoli da parte dei loro uditori; si rivolge al Padre con una preghiera di lode piena di gioia nello Spirito per il dono dei piccoli che accolgono il mistero del regno (Lc 10,21-22); e infine racconta la parabola del buon Samaritano nel contesto del grande comandamento dell’amore del prossimo e nella prospettiva dell’accoglienza dell’altro e del dono di ospitarlo e curarlo anche se straniero o addirittura nemico (Lc 10,25-37). Dopo questo si inserisce il brano del Vangelo che abbiamo proclamato, seguito

immediatamente da una catechesi sulla preghiera con la versione lucana della Preghiera del Signore (Lc 11,1-13). Ebbene, in questo contesto il brano dell’incontro di Gesù con Marta e Maria assume un significato particolare. Diventa un’occasione per far trasparire la bellezza dell’accoglienza della persona di Gesù, in vista dell’impegno di una carità autentica e disitineressata e in vista dell’unione intima e mistica con Cristo Maestro in un atteggiamento di discepolato nell’ascolto e nella preghiera. Il ruolo di Marta e di Maria si inserisce molto bene in questo contesto. In un commento sulla sacralità dell’accoglienza nella Bibbia, Monsignor Bruno Maggioni così commenta le parole che Gesù rivolge a Marta: Marta è tanto occupata che non è più attenta: così indica il verbo greco perispao, “essere distratto, rivolto altrove”. È tanto l’affaccendarsi per l’ospite che non c’è più spazio per intrattenerlo. Marta è “affannata” (10,41) e “agitata”. Luca utilizza qui il medesimo verbo adoperato altrove per dire che non bisogna agitarsi per il cibo, il vestito e il domani (12,22-32). Affannarsi è l’atteggiamento dei pagani. Anche l’agitarsi per Dio o per il prossimo può diventare “pagano”. La ragione di tanta agitazione – che distrae dall’ospite che pure si vorrebbe accogliere – sono le “troppe cose” (10,41). A questo punto la tensione che percorre l’episodio assume un’ulteriore sfumatura, che forse è quella che sta alla radice di tutte le altre: la tensione fra il troppo e l’essenziale, il secondario e il necessario. Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio. Fare molto è segno di amore, ma può anche far morire l’amore. L’ospitalità ha bisogno di compagnia, non soltanto di cose (http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/). Maria si è scelta la parte migliore non perché ha compiuto un gesto più santo di sua sorella Marta, non perché la contemplazione del Signore è più importante del servizio del Signore, ma perché è riuscita a capire quello che è essenziale nell’accoglienza di Gesù, cioé offrire ospitalità al Maestro sapendo come fermarsi ad ascoltarlo, a guardarlo negli occhi, ad entrare nella dimensione più autentica del discepolato. Per noi questo brano può dire tanto. Anche noi siamo “indaffarati” da tante cose necessarie. Ci rendiamo conto che la nostra vita, pur con tante buone e sante intenzioni, diventa sempre più complicata, che le esigenze e la pressione aumentano sempre di più, che l’efficienza e professionalità in quel che facciamo tendono di offuscare la “qualità” di vita che il Vangelo ci presenta. L’episodio di Marta e Maria in questa casa dell’amicizia di Betania ci deve aiutare a riflettere seriamente sulla scelte che compiamo, e magari saper anche noi, seguendo le indicazioni del Maestro Gesù, scegliere non tutto, non voler essere sempre al centro dell’attenzione, non voler controllare e possedere persone, istituzioni, apostolato, ma piuttosto scegliere la parte migliore di Maria, che viene riservata a coloro che hanno tempo da perdere per accogliere l’ospite pellegrino che non ha fretta di fermarsi da noi. Ce lo dice egli stesso nell’Apocalisse 3,20: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.”