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Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 TUTTO INCLUSO 96 a soli Installazione ed avviamento Assistenza ed aggiornamento al mese Prezzo bloccato per sempre Rea: Rm 1065349 - C.F. e P.Iva 07946271009 - 06.97626328 - i o so a e.i Vai su e s a i a la ve sio e om le a o ue chiamaci allo 06.97626328 Contabilià Dichiarazioni An riciclaggio Bilancio Europeo Comunicazioni Paghe presenta: IN EDICOLA CON Cerne a pag. 31 I dati fiscali ottenuti illegalmente potranno essere oggetto di assisten- za amministrativa. È quanto stabi- lito ieri dal Consiglio federale sviz- zero all’interno del messaggio invia- to al Parlamento relativo alla revi- sione della legge sull’assistenza amministrativa fiscale. D’ora in avanti le autorità tributarie svizze- re potranno entrare nel merito anche delle domande basate su dati rubati o trafugati a patto che lo Sta- to li abbia ottenuti nel quadro di un’ordinaria procedura di assisten- za amministrativa o tramite fonti accessibili al pubblico. Dal Consiglio federale svizzero ok all’assistenza amministrativa (scambio di dati) per liste di contribuenti trafugate Lotta all’evasione con dati fiscali rubati DI PAOLO PANERAI «Banche e sghei de Paesi mii». Non è un autentico detto Veneto, ma descrive una realtà. Ai veneti è sempre piaciuto mettere i soldi nelle banche vene- te. Ma il rapporto fra banche venete e cit- tadini veneti ha sempre visto forti alti e bassi. Quello che è accaduto negli ultimi mesi ha illustri precedenti. Basta leggere la storia della Banca Cattolica del Veneto come la descrive Wikipedia. * * * Fondato nel 1892 con il nome di «Banca Cattolica Vicentina», l’istituto inizialmente si ispirava a principi di solidarietà e colla- borazione tra i cittadini e le forze produtti- ve di area, appunto, cattolica presenti nella diocesi di Vicenza. Inizialmente l’attività fu simile a quella di una Società di Mutuo Soccorso, con molte richieste di prestiti non sufficientemente equilibrate dai depositi amministrati, cosa che portò a pericolose oscillazioni nell’an- damento dei conti economici, causati anche da alcuni investimenti sbagliati. Con il passare degli anni la Banca migliorò le proprie capacità di gestione, mediando tra le opere di solidarietà e le esigenze di red- ditività del bilancio, espandendo nel con- tempo la propria rete di sportelli nella pro- vincia di Vicenza (la prima filiale al di fuori del capoluogo berico fu quella di Schio), ed iniziando una politica di acqui- sizioni con il piccolo Banco S. Bassiano di Bassano del Grappa, incorporato nel 1913. L’istituto arrivò alla fine degli anni venti del XX secolo ad essere considerato il I voucher diventano tracciabili L’utilizzo va annunciato all’ispettorato del lavoro con 60 minuti di anticipo, via sms o e-mail. In agricoltura eliminato il tetto di 2 mila euro per lavoratore Arriva la tracciabilità dei voucher, ma soltanto di quelli utilizzati da partite Iva. Imprenditori non agri- coli e professionisti, almeno 60 minuti prima dell’inizio delle pre- stazioni, con sms o e-mail dovranno comunicare all’ispettorato del lavo- ro il nominativo del lavoratore. In agricoltura eliminato il tetto di 2 mila euro per lavoratore. A stabilir- lo, tra l’altro, è il decreto correttivo del Jobs act approvato ieri in via preliminare dal governo. Cirioli-Giglio a pag. 28 continua a pag. 2 Che una parte (tra l’altro non tra- scurabile) del mondo accademico inglese sia marcia è una cosa ri- saputa per chiunque abbia dime- stichezza con esso. Mentre in tutti gli ambienti del mondo libero le ideologie che, fuori dal mito, sono paraocchi per impedire di vedere le cose come stanno (formulando esse, per i vari problemi, soluzioni prefabbricate che si possono solo ripetere), nel mondo accademico anglosassone le ideologie conti- nuano a estendere il loro territorio. Lo dimostrano adesso anche gli ex docenti (marxisti) di Cambridge di Giulio Regeni, il giovane ri- cercatore friulano assassinato in Egitto, che fu da loro incautamen- te gettato nel forno rovente di un paese in guerra civile, per fare delle ricerche quanto meno peri- colose. Adesso gli stessi docenti (coraggiosi con la pelle degli altri) si sono rifiutati da rispondere alle domande loro formulate dal pm Sergio Colaiocco che si propone- va di chiarire come sono andate le cose. Di Regeni e della verità, loro se ne fregano. Capito? DIRITTO & ROVESCIO LUNEDÌ IN EDICOLA Sette € 3,00Lunedì 13 Giugno 2016ande impresa le imprese e nasce la nuova Italiaonline, che unisce ovazione tecnologica. da, piccola e grande: una realtà proiettata ervizi e soluzioni a 360°, dalla stampa di business e sempre più vicino al cliente, de d’Italia. online.it Si riaprono i giochi sull’Irap Le recenti sentenze della Cassazione a Sezioni unite hanno chiarito quando i professionisti non devono versare l’imposta. Al via le richieste di rimborso S IN EVIDENZA SU WWW.ITALIAOGGI.IT Jobs act - La bozza di decreto correttivo Assegnazione beni ai soci - La circolare dell’Agenzia del- le entrate Latte - Il te- sto del decre- to sull’etichetta- tura NOMINE Nel comitato di gestione dell’Agenzia delle entrate anche il Mineconomia Bartelli a pag. 32 DECRETO Latte, il ministro Martina ammette la tracciabilità a metà Chiarello a pag. 34 FARÀ SOLO ASSISTENZA Vaticano, ridimensionato il contratto con Pwc D’Anna a pag. 12 NESSUNO DELL’ITALIA In Germania undici deputati originari della Turchia Giardina a pag. 16 ADS EDICOLA + DIGITALE Corriere primo, Repubblica 2°, Sole 24 Ore 3°, Qn al 4°posto Capisani a pag. 21 PARLA SASSOLI DE BIANCHI Upa, serve più trasparenza per la pubblicità sul web Corsentino a pag. 19 PASTICCIO PUGLIESE Fi, dopo Bari, fuori da Brindisi. Paura per il voto a Lecce Bucchi a pag. 11 ORSI & TORI CONSULTA Nella p.a. è vietato restare in servizio oltre i limiti d’età Cerisano a pag. 33 Importazioni da altri ges onali Installazione ed avviamento Assistenza ed aggiornamen Prezzo bloccato per sempre TUTTO INCLUSO 96 a soli al mese Vai su .so a ei e a o.i QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80) * Esclusivamente per la Liguria fino a esaurimento scorte in abbinamento esclusivo a «IL SECOLO XIX + GENTE» a euro 2,00 Con guida «Unico e 730» a € 6,00 in più; con guida «Il contratto dei Bancari» a € 6,00 in più; con guida «Cosa succede dopo la Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Convivenze e unioni civili » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del no profit » a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più Fassina fatto fuori dagli amici dopo la rovinosa gestione della campagna elettorale di Si a Roma Valentini a pag. 6 €2,00*

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Page 1: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB MilanoSabato 11 Giugno 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50

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Vai su

e s a i a la ve sio e om le a o u e

chiamaci allo 06.97626328

ContabiliàDichiarazioniAn riciclaggio

Bilancio EuropeoComunicazioniPaghe

presenta:

IN EDICOLA

CON

Cerne a pag. 31

I dati fiscali ottenuti illegalmente potranno essere oggetto di assisten-za amministrativa. È quanto stabi-lito ieri dal Consiglio federale sviz-zero all’interno del messaggio invia-to al Parlamento relativo alla revi-sione della legge sull’assistenza amministrativa fiscale. D’ora in avanti le autorità tributarie svizze-re potranno entrare nel merito anche delle domande basate su dati rubati o trafugati a patto che lo Sta-to li abbia ottenuti nel quadro di un’ordinaria procedura di assisten-za amministrativa o tramite fonti accessibili al pubblico.

Dal Consiglio federale svizzero ok all’assistenza amministrativa (scambio di dati) per liste di contribuenti trafugate

Lotta all’evasione con dati fiscali rubati

DI PAOLO PANERAI

«Banche e sghei de Paesi mii».Non è un autentico detto Veneto, ma descrive una realtà. Ai veneti è sempre piaciuto mettere i soldi nelle banche vene-te. Ma il rapporto fra banche venete e cit-tadini veneti ha sempre visto forti alti e bassi. Quello che è accaduto negli ultimi mesi ha illustri precedenti. Basta leggere la storia della Banca Cattolica del Veneto come la descrive Wikipedia.

* * *Fondato nel 1892 con il nome di «Banca Cattolica Vicentina», l’istituto inizialmente si ispirava a principi di solidarietà e colla-borazione tra i cittadini e le forze produtti-ve di area, appunto, cattolica presenti nella diocesi di Vicenza.Inizialmente l’attività fu simile a quella di

una Società di Mutuo Soccorso, con molte richieste di prestiti non sufficientemente equilibrate dai depositi amministrati, cosa che portò a pericolose oscillazioni nell’an-damento dei conti economici, causati anche da alcuni investimenti sbagliati. Con il passare degli anni la Banca migliorò le proprie capacità di gestione, mediando tra le opere di solidarietà e le esigenze di red-ditività del bilancio, espandendo nel con-tempo la propria rete di sportelli nella pro-vincia di Vicenza (la prima filiale al di fuori del capoluogo berico fu quella di Schio), ed iniziando una politica di acqui-sizioni con il piccolo Banco S. Bassiano di Bassano del Grappa, incorporato nel 1913.L’istituto arrivò alla fine degli anni venti del XX secolo ad essere considerato il

I voucher diventano tracciabiliL’utilizzo va annunciato all’ispettorato del lavoro con 60 minuti di anticipo,

via sms o e-mail. In agricoltura eliminato il tetto di 2 mila euro per lavoratoreArriva la tracciabilità dei voucher, ma soltanto di quelli utilizzati da partite Iva. Imprenditori non agri-coli e professionisti, almeno 60 minuti prima dell’inizio delle pre-stazioni, con sms o e-mail dovranno comunicare all’ispettorato del lavo-ro il nominativo del lavoratore. In agricoltura eliminato il tetto di 2 mila euro per lavoratore. A stabilir-lo, tra l’altro, è il decreto correttivo del Jobs act approvato ieri in via preliminare dal governo.

Cirioli-Giglio a pag. 28

continua a pag. 2

Che una parte (tra l’altro non tra-scurabile) del mondo accademico inglese sia marcia è una cosa ri-saputa per chiunque abbia dime-stichezza con esso. Mentre in tutti gli ambienti del mondo libero le ideologie che, fuori dal mito, sono paraocchi per impedire di vedere le cose come stanno (formulando esse, per i vari problemi, soluzioni prefabbricate che si possono solo ripetere), nel mondo accademico anglosassone le ideologie conti-nuano a estendere il loro territorio. Lo dimostrano adesso anche gli ex docenti (marxisti) di Cambridge di Giulio Regeni, il giovane ri-cercatore friulano assassinato in Egitto, che fu da loro incautamen-te gettato nel forno rovente di un paese in guerra civile, per fare delle ricerche quanto meno peri-colose. Adesso gli stessi docenti (coraggiosi con la pelle degli altri) si sono rifi utati da rispondere alle domande loro formulate dal pm Sergio Colaiocco che si propone-va di chiarire come sono andate le cose. Di Regeni e della verità, loro se ne fregano. Capito?

DIRITTO & ROVESCIOLUNEDÌ IN EDICOLA

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SetteIL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

• Anno 25 - n. 140 - € 3,00* - Sped. in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Lunedì 13 Giugno 2016 •

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Lotta all’evasione - Stretta contro le frodi nella proposta di direttiva della Commissione Ue

Grigolon da pag. 4Fisco/1 - Un interpello ad ampia gittata: incluse tutte le tipologie di istanze. Estesi anche i soggetti

Liburdi a pag. 8

Fisco/2 - Trasformazioni socie-tarie: i beni non agevolati sono assoggettati ai criteri ordinari

Poggiani a pag. 9

Impresa/1 - Pmi, la difficoltà è nel trovare consumatori. La foto dell’indagine della Bce

dell’Olio a pag. 13

Impresa/2 - R&S, credito d’im-posta selettivo: le indicazioni pratiche per accedere ai finan-ziamenti

Lenzi a pag. 16

Documenti - I testi delle sen-tenze tributarie commentate nel-

la Selezione

www.italiaoggi.it/docio7

Si riaprono i giochi sull’IrapLe recenti sentenze della Cassazione a Sezioni unite hanno chiarito quando i professionisti non devono versare l’imposta. Al via le richieste di rimborso

DI MARINO LONGONI [email protected]

Si riaprono i giochi sull’Irap. Dopo anni di giurisprudenza altalenan-te, e dopo che le richieste del legi-slatore al governo di chiarire il

concetto di autonoma organizzazione (presupposto per l’applicazione del tributo) non avevano trovato rispo-sta (la delega in tal senso, conte-nuta nella legge n. 23 del 2014 non è stata esercitata), ci ha pen-sato la Corte di cassazione. Le recenti sentenze delle Sezioni unite hanno infatti posto dei punti fermi in materia di assoggettabilità all’im-posta del reddito di lavoro autonomo, in particolare per i professionisti. Si può quindi ria-prire ora la partita delle richieste di rimborso dell’Irap versata ma non dovuta.

Volendo riassumere in modo sin-tetico i contenuti più interessanti delle recenti decisioni si potrebbe par-tire dal fatto che l’Irap è sempre dovuta quando i professionisti sono organizzati in società, in qualsiasi forma.

L’Irap non è invece dovuta quando i profes-sionisti svolgono la loro attività avvalendosi solo di personale ausiliario: l’infermiera per il medico o la segretaria per l’avvocato, per esempio. E nemmeno quando fanno gruppo per

con-dividere

le spese: è il caso in particolare della cosid-detta medicina di gruppo, tipica dei medici di famiglia, che utilizzano congiuntamente una parte dei locali per motivi logistici e per meglio rispondere alle esigenze di servizio imposte

dalle aziende sanitarie locali, ma lo stesso discorso può essere riferito anche

a più avvocati o com-mercia l ist i che condivi-dono lo stu-

dio (e magari anche i servizi

di segreteria o quelli di pulizia)

mantenendo però la propria autonomia

professionale. Un’altra sentenza delle Sezioni

unite ha precisato che quando un professionista si avvale di più di un colla-boratore è sempre obbligato

al versamento dell’imposta, viceversa quando si avvale di

un solo collaboratore, per servizi di assistenza tecnica, segreteria, pulizie o altro, l’imposta non è do-vuta (sempre che manchi l’auto-noma organizzazione).

Una volta delineato meglio il quadro degli obbligati all’Irap si può

decidere con maggior consapevolezza se è il caso di versare l’imposta per il

2015 (scadenza il 16 giugno, salvo proro-ghe dell’ultima ora, sempre possibili). E si

può anche valutare l’opportunità di chiede-re il rimborso di quanto versato negli ultimi 48 mesi, se si ritiene che ci siano buone pos-sibilità di successo.

I problemi non mancano, soprattutto per gli importi inferiori a 20 mila euro. In que-sto caso, dopo il più che probabile silenzio ri-fiuto dell’Amministrazione finanziaria alla richiesta di rimborso, è necessaria la pre-sentazione di un reclamo obbligatorio che allunga inutilmente i tempi: 90 giorni per la formazione del silenzio assenso più altri 90 giorni prima di poter accedere al conten-zioso. Se l’Amministrazione finanziaria ha già negato una risposta positiva all’istanza di rimborso non si capisce perché dovrebbe dare una risposta positiva al reclamo obbli-gatorio che viene normalmente presentato negli stessi termini. L’unico senso che si può ravvisare in una procedura così contorta è quello di scoraggiare i contribuenti con ri-chieste più modeste consentendo all’erario un utile da iperburocrazia.

Una volti arrivati in commissione tribu-taria, il sentiero del contribuente dovrebbe essere più agevole: è ragionevole ipotizza-re, infatti che le commissioni si atterranno ai principi di recente fissati dalla Corte di cassazione. E dall’ottobre del 2016 dovreb-be entrare in vigore il principio, più volte rinviato, della provvisoria esecutività della sentenza di primo grado. Quindi l’ammini-strazione finanziaria soccombente, anche se intenzionata a presentare appello, dovrà prima rimborsare il contribuente dell’Irap non dovuta. Cosa che dovrebbe scoraggiare appelli meramente dilatori, semplificando almeno un po’ la vita ai contribuenti.

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la

IN EVIDENZA* * *

da pag. 49

* Offerta indivisibile con Affari Legali (ItaliaOggi Sette € 2,50 + Affari Legali € 0,50)

Con guida «Unico e 730» a € 6,00 in più; con guida «Il contratto dei Bancari» a € 6,00 in più; con guida «Cosa succede dopo la Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Convivenze e unioni civili » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del no profit » a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più

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Assegnazione beni ai soci - La circolare

dell’Agenzia del-le entrate

Latte - Il te-sto del decre-

to sull’etichetta-tura

NOMINE

Nel comitato di gestione

dell’Agenzia delle entrate anche

il MineconomiaBartelli a pag. 32

DECRETO

Latte, il ministro Martina ammette

la tracciabilità a metà

Chiarello a pag. 34

FARÀ SOLO ASSISTENZA

Vaticano, ridimensionato

il contratto con PwcD’Anna a pag. 12

NESSUNO DELL’ITALIA

In Germania undici deputati

originari della Turchia

Giardina a pag. 16

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Capisani a pag. 21

PARLA SASSOLI DE BIANCHI

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Paura per il voto a Lecce

Bucchi a pag. 11

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Fassina fatto fuori dagli amici dopo la rovinosagestione della campagna elettorale di Si a Roma

Valentini a pag. 6

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4 Sabato 11 Giugno 2016 I C O M M E N T I

Un analista di politica, di econo-mia, di varia umanità,

come può alimentarsi di notizie ita-liche quando è a NY? A maggior ra-gione quando è un giornalista come me fuori dagli schemi ideologici pre-valenti, apòta di stretta osservanza, osservatore disincantato di miserie umane, spesso di miserabili politici/manager che non sanno di esserlo, anzi si arrabbiano se ti permetti, educatamente, di farlo notare? Per un lettore può non essere un proble-ma, per uno come me che dedica tutto il suo tempo alla confezione artigia-nal-giornaliera di un Cameo è questione di vita (per ora non an-cora di morte). Come rimanere connesso con l’attualità italia-na, non potendoti av-valere dei talk show de La7? Come rinunciare al format ricco di stimoli «Meli/Rondolino vs Gasparri»? Mi ricordano le radici epico-cavallere-sche dei maggi garfagnini della mia adolescenza, una cultura che credevo scomparsa.

In verità, la base l’ho: lettura a tappeto dei «miei» ItaliaOggi e Corriere del Ticino, impeccabili nel loro ventaglio di opinionisti. Questa è la ciccia, però mi mancano le spe-zie. Prima che nella stampa italica avvenisse quello che Marchionne

chiama «Consolida-mento», cioè mettere insieme aziende che

fanno auto similari destinate agli stessi mercati per ridurre i costi, avevo la necessità di leggere molti giornali per decrittarne i vari posi-zionamenti.

Dopo l’operazione dell’editore principe di puntare a una sola «piat-taforma» (il termine automobilistico si presta pure alla comunicazione), a questa idea si sono allineati quasi tutti gli altri editori (con convinci-mento o con minacce, ovvio) per cui oggi se da lontano voglio sapere la

posizione dell’Establi-shment mi bastano le veline di Calabresi, per quella «contras» la carta da forno del Fatto. In termini di marketing affastella-

re tanti brand, diversi ma identici, tutti succubi all’osceno ceo capitali-sm, è rischioso, abbiamo bisogno che la corrazzata «Corriere» si faccia cac-ciatorpediniere classe Zumwalt.

Proprio durante il soggiorno a NY ho scoperto una chicca: la ras-segna stampa di Nicola Porro. Un video amatoriale di 10 minuti come momento di buona comunicazione. Un pizzico in meno di antirenzismo (palese), un q.b. di ironia: ecco un buon prodotto.

© Riproduzione riservata

DI RICCARDO RUGGERI

L’ANALISI

Una sola piattaformapersino per i giornali

DI GIANFRANCO MORRA

Da sempre vale per tutti i rapporti umani, soprattutto per quelli politici.

Tanto che, a partire dalla Bibbia (Esodo, 23, 22), è di-venuto un luogo comune: «Il nemico del mio nemico è il mio amico» (inimicus inimici mei amicus meus). Che que-sta regola dovesse scattare anche per i ballottaggi delle comunali, dove chiunque ha vinto il primo turno rischia di essere battuto, non deve dunque stupire.

Renzi lo sa bene e si è cautelato: «Anche se il Pd perderà a Roma e Milano (e Torino e Bologna?), io non mi dimetto». Giusto: anche le elezioni comunali sono indicative della salute del governo, ma restano diverse dalle politiche. In una repub-blica parlamentare, come la nostra, sono i voti del parla-mento che mettono in crisi il governo. In settant’anni di repubblica, una crisi dovuta alla sconfi tta nelle ammini-strative (o in un referendum) non l’abbiamo mai vista.

L’affermazione di Renzi

è così ovvia, che non riesce a nascondere i timori che ci stanno dietro. Dato che la sua leadership è uscita inde-bolita dal primo turno delle comunali e ancor più potreb-be esserlo dopo i ballottaggi. Egli sa di avere tutti contro, il

centrodestra, la sinistra fuori e anche dentro il suo partito, e i due partiti «populisti» del-la Lega e del M5s. Che, non a caso, sfrutteranno l’occasione, votandosi reciprocamente.

Naturalmente con tutte le sceneggiate prescritte dal te-atrino della politica. Salvini: «Nessuna alleanza, ma la pos-sibilità di cambiare» (leggi: far cadere il governo). Di Maio ha rispolverato la vecchia tecnica democristiana del «fatelo pure, ma col preservativo» (nisi ca-ste, saltem caute): «Nessuna indicazione di voto, nessun in-ciucio, i pentastellati voteran-no per i candidati migliori».

Cioè, di fatto, per quelli che si oppongono a Renzi.

Le due formazioni, che la sicumera sinistrorsa ha liquidato come »populiste», mostrano alcune divergenze, come quelle sulla sicurezza e sui migranti, ma non man-cano di avere punti comuni: il moralismo di comodo che ostracizza i partiti e quei «po-teri forti», che entrambe cer-cano di conquistare, il forte antieuropeismo e, soprattut-to, l’obiettivo comune di «far fuori» Renzi.

Ma c’è una differenza di fondo: il M5s naviga sta-bilmente intorno al 27% dei consensi, mentre la Lega ha mostrato di non riuscire ad andare oltre il 15%. Il primo è già, anche da solo, partito nazionale di governo, mentre la seconda, prevalentemente subalpina, ha bisogno di con-quistare un’egemonia nell’al-leanza con le «destre» di Ber-lusconi e Meloni. Di certo con l’Italicum al ballottaggio delle elezioni politiche andrebbero Pd e M5s. Di Maio non ha mancato di farlo capire a Sal-vini: vacci piano, sei bravo, ma noi contiamo il doppio.

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

Lega e M5s, anche se lo negano, si scambieranno i voti al ballottaggio

Anche se M5s viaggia sul 27%

e la Lega sul 15%

How can an analyst of politics, economics and human variety feed on Italian news when he

is in NY? Even more so when he is a journalist like me out of the prevailing ideological schemes, strict disillusioned, disenchanted observer of human miseries, often of miserable politicians/managers unaware of it, who actually get upset if you dare, politely, to point it out? For a reader it is not neces-sarily a problem, for someone like me who devotes all his time to the daily handmade production of an editorial it is a matter of life (not of death for now). How is it possible to keep abreast of the Italian latest news, without resorting to La7 talk shows? How is it possible to give up the stimulating format «Meli/Rondolino vs Gasparri»? They remind me of the epic-chi-valric roots of the Garfagnana plays of May during my adole-scence, a culture that I thought had disappeared.

In truth, I have a grounding: a thorough reading of «my» Ita-liaOggi, Corriere del Ticino, im-peccable in their range of opinion makers. This is the meat, but the salt is missing. Before the appe-arance in the Italian press of

what Marchionne calls «Consoli-dation», namely putting together the companies that produce simi-lar cars for the same markets to reduce costs, I had to read many newspapers to decode the various stances.

After the initiative of the main publisher to focus on a single «platform» (the term of the automobile industry is also suitable for communication), almost all other publishers fol-lowed this idea (convinced or th-reatened, of course), therefore if today I want to know from afar the stance of the Establishment,

I just need Calabre-si’s press releases, for the «contras» Il Fatto Quotidiano’s grease-proof paper. From a marketing point of view, bun-

dling many brands, different but identical, all dominated by the ob-scene CEO capitalism, is risky, we need the battleship «Corriere» to become a Zumwalt-class destroyer.

Precisely during my stay in NY I found a gem: Nicola Porro’s press review. An 10 minute ama-teur video as a moment of good communication. A little less (cle-ar) anti-Renzism, irony as requi-red: here is a good product.

© Riproduzione riservataTraduzione di Silvia De Prisco

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Stile Marchionne anche

fra le rotative

Marchionne stylealso in the

printed press

DI MARCO BERTONCINI

Se davvero unica è la condizione di Silvio Ber-lusconi e dei suoi partiti, altrettanto eccezionale è la reazione dei mezzi di massa alla notizia della sua disastrata salute. Si è già arrivati a spartire i posti nel futuro direttorio, indovinando che non sarà a cinque come il direttorio storico della Rivoluzione francese e nemmeno come quello che, subordinato a Grillo&Casaleggio, dovreb-be guidare il M5s. Si sono individuate le correnti, i sottogruppi, gli incarichi. Veramente si è tradotta l’espressione «a babbo mor-to» come se il fondatore di Fi già fosse fuori, fuori non solo dalla scena politica: se ne è parlato come di un de cuius. Forse sarebbe stata necessaria una dose di pru-denza.

Senz’altro, però, per la prima volta al Cav si pone il problema di trovare dav-vero un successore o, se si vuole, un sostituto. In pas-sato, quando ha lasciato

trasparire la disponibilità a passare la mano, è sta-to celere nel rimangiarsi l’annuncio di consegnare la staffetta a un molto ipo-tetico erede. Va detto che la classe dirigente di Fi non è nemmeno avvezza a guida-re il partito, perché a fare e disfare è stato il Capo.

Gli organi del movimen-to (Fi o Pdl, è lo stesso) sono stati una pura cassa di risonanza della volon-tà di Berlusconi. Quando hanno agito in termini di legalità statutaria, hanno di fatto ratifi cato decisioni assunte dal Cav: assunte o in totale solitudine o con la consultazione di un ri-stretto numero di persone, fra le quali potevano tro-varsi personaggi nemmeno iscritti, come Gianni Let-ta e Fedele Confalonieri. Adesso i quadri centrali di Fi dovranno (tentare di) agire come se davve-ro fossero al vertice di un partito e come se Fi fosse veramente un partito. Col Cav azzoppato o assente, non sarà facile.

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LA NOTA POLITICA

Fi alla provadella staffetta

Page 3: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

5Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N OIl premier sotto attacco: sarà solo un voto locale. Oggi «fi rma day» di Anpi e Arci contro il referendum

Renzi prova a blindare il governoBerlusconi si affi da a Dio: sono sereno. Fi è operativa

DI EMILIO GIOVENTÙ

Matteo Renzi è chiaramente sotto attacco. E i recenti risultati elettorali

hanno dato vigore a vecchi e nuovi nemici. E lui vuole essere chiaro: «I ballottaggi sono solo un passaggio locale. Non coinvolgono il governo na-zionale». Ma il mondo politico sembra sordo a questo appello e lo scontro di-venta a tutto campo. Il M5s spara ad alzo zero contro palazzo Chigi, la sinistra Pd non molla le caviglie del segretario, il centrodestra, impegnato nei ballottaggi di Milano e Napoli, non demorde, intanto si stringe attor-no a Silvio Berlusco-ni. «Ho legato la mia permanenza al governo all’approvazione delle riforme nel referendum di ottobre e mi hanno ac-cusato di aver persona-lizzato. Adesso gli stessi vorrebbero legare il go-verno al voto di alcune realtà municipali? Ma non scherziamo. Nessun Paese del mondo civile fa così. Si rassegnino: le elezioni amministrative sono un passaggio locale» affer-ma il premier intervistato dal Corriere. Ma il M5s lo attacca senza quartiere e Luigi Di Maio ricorda che «il premier non eletto è stato subissato di fi schi durante un convegno alla Confcommercio», ma il Tg1, denuncia il grillino, «ha censurato i fischi, non li ha fatti sentire». Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca Renzi, sull’onda dei fi -schi: «Puoi prendere in giro gli italiani per un anno, due anni. Quando sei a due anni e mezzo e continui a dire ‘ho ridotto le tasse e l’economia è ripartita’ e invece hanno chiuso 9mila ne-gozi nei primi due mesi dell’an-no, i fi schi sono il minimo che ti puoi beccare». E una contesta-zione c’è stata anche ieri, per il premier, a Lucca. «Chi è ostile ha tutti i diritti di esserlo ma spero che riconosca che questo governo ha una visione di in-sieme», ha replicato Renzi. Una polemica a parte riguarda le fe-ste dell’Unità, che il premier e segretario Pd ha deciso siano luogo della campagna referen-daria per il sì, decisione che la minoranza Pd non condivide. «Le feste dell’Unità sono le fe-ste del Pd. Non le feste di una corrente minoritaria del Pd» conferma Renzi. Ma l’ex segre-tario Pier Luigi Bersani insi-ste: «Si confondono le feste con una campagna di affi ssione. Si pensa a una specie di festa del sì». Meglio usarle «perché il sì parli al no e non per allestire barriere all’ingresso. Non in-ventiamoci per favore le feste della Divisione».

«Firma day» e «Ballando sotto le fi rme» contro Italicum e riforme

Al plotone schierato contro renzi si aggiunge di tutto. «Ora una fi rma per arrivare ai refe-rendum, poi un voto per la de-mocrazia iniziando dal no alle deformazioni della Costituzio-ne». È lo slogan dei «Firma day» in programma oggi e domenica

12 giugno in tutta Italia. «Una stagione per la democrazia a difesa della Costituzione, della partecipazione democratica, dell’ambiente, della scuola e dei beni comuni», sottolineano i promotori. Al Firma Day si affi ancheranno anche Anpi e Arci, che con il loro «Ballando sotto le fi rme» hanno organiz-zato iniziative comuni a favore dei referendum su Costituzione e Italicum. L’11 e il 12 giugno «sono due giornate», sottoline-ano i promotori, «dedicate a raccogliere fi rme, un weekend nel quale tutti i Comitati refe-rendari, quelli contro la defor-mazione della Costituzione e le norme peggiori dell’Italicum e i Referendum Sociali, uniscono le forze per una nuova stagio-ne per la democrazia; un Fir-ma Day, in cento e più piazze in tutta Italia per raggiungere le 500mila sottoscrizioni».

Berlusconi: sono sereno, mi affi do a Dio

Il centrodestra, almeno sul fronte di ciò che resta di Forza Italia, è concentrato sullo stato di salute di Silvio Berlusconi e intanto comincia a guardarsi introno per la successione del leader, il cui futuro politico po-trebbe essere minato dalle sue condizioni. Ma è lo stesso Ber-lusconi a intervenire per dissi-pare dubbi e altro. «Seguo da qui le vicende politiche in vista dei ballottaggi, e chiedo a tutte le donne e gli uomini di Forza Italia il massimo impegno per far prevalere i candidati del centro-destra ovunque siano in

campo», scrive il leader di For-za Italia, ricoverato all’Ospe-dale San Raffaele. «Forza Italia è pienamente operativa nei suoi organismi nazionali e periferici ed è perfettamente in grado di operare in questi giorni di mia forzata assenza». Berlusconi ringrazia poi «tutti coloro che mi hanno fatto per-venire manifestazioni di af-fetto ed espressioni augurali,

mi hanno davvero commosso. Non dimenticherò le parole di amici, di esponenti politici, di collaboratori di una vita di lavoro, dei moltissimi sosteni-tori che mi hanno fatto senti-re la loro vicinanza con calore straordinario». «Sono sereno, e affronto questo passaggio deli-cato affi dandomi a Dio ed alla straordinaria professionalità’ dei medici e del personale del San Raffaele», conclude.

Giovani industriali:la guerra della crisi è fi nita

«Se in tanti hanno parago-nato questi anni di crisi a una guerra, oggi forse possiamo dire: la guerra è fi nita». Così Marco Gay, presidente dei Giovani di Confi ndustria, ha aperto i lavori a Santa Marghe-rita Ligure del convegno dal ti-tolo: «Niente storie, facciamo la storia». Secondo Gay però «la pace è ancora tutta da costru-ire. Non abbiamo capitolato, all’opposto: abbiamo dato ini-zio a un nuovo capitalismo. Le condizioni del 2007, per come lo abbiamo conosciuto, non ci sono più e non torneranno: è una nuova epoca, è un nuovo modo di fare impresa. Il nostro muro non aveva Checkpoint Char-lie ma, al pari della cortina di ferro, la crisi ci ha bloccato in una stagnazione economica, sociale e politica. Abbiamo per-so migliaia di imprese, è vero. Abbiamo cambiato 5 governi in 10 anni, è vero. Abbiamo do-vuto ubbidire a un’Europa che ha scambiato l’economia di 500 mln di persone, il primo pil al

mondo, per l’economia domesti-ca di una famiglia. Ci ha detto «basta tagliare la paghetta ai fi gli per stare n piedi». Ma oggi quel muro sta crollando. Via l’articolo 18 (adesso tocca alla pubblica amministrazione); via il sistema pensionistico retri-butivo; via la p.a. che secreta gli atti; via i vitalizi ai parlamen-tari; via una scuola che non si alterna con il lavoro ma con gli

scioperi; via un fi sco che tassa i dipendenti anche quando non si fanno pro-fi tti; via il rigore di Bru-xelles». «Siamo convin-ti», ha poi sottolineato il presidente dei giovani di Confindustria, «che nelle elezioni comunali non sia in gioco la lea-dership nazionale del centrodestra o del cen-trosinistra in Italia, ma la leadership dell’Italia nel mondo». Secondo il leader degli under 40 dell’associazione degli imprenditori nei territo-ri «ci giochiamo la scom-messa della crescita». La politica amministrativa - ha aggiunto - è oggi in assenza di un piano strategico nazionale, il miglior laboratorio di politica industriale.

Questa assenza pesa da troppo tempo». Infi ne, quella del refe-rendum sulla riforma costitu-zionale «è l’occasione che non possiamo perdere». «Il sistema istituzionale italiano si è dete-riorato e non da oggi - ha detto - oggi non è il tempo di chi pen-sa di trasformare una riforma in un congresso di partito, dei professionisti del ‘tanto peggio, tanto meglio’, oggi è il tempo di andare avanti». Secondo Gay, «la nostra non è una cambiale in bianco verso l’uno o l’altro schieramento. ma la possibilità concreta di chiudere la stagione delle riforme costituzionali e di accelerare quella delle riforme economiche. Lo vogliamo dire chiaro, i prossimi quattro mesi non si possono trasformare in campagna elettorale infinita che tiene in ostaggio i provvedi-menti per le imprese, il lavoro, i giovani».

Jobs act: ok alla stretta sui voucher

Ok in via preliminare del consiglio dei Ministri al decre-to correttivo del Jobs act che prevede la stretta sui voucher annunciata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il provvedimento, che prevede la tracciabilità del buono lavoro, si è reso necessario per frenare il boom dei voucher, che nel pri-mo trimestre 2016 sono cresciu-ti del 45,6%, arrivando a 31,5 milioni. Nel 2015 i buoni lavoro venduti erano ammontati a 115 milioni (88 milioni riscossi), il 66,1% del 2014. Adesso il decre-to legislativo va alle commissio-

ni competenti delle Camere che dovranno esprimere il parere obbligatorio ma non vincolan-te. Quindi tornerà al Cdm, che lo approverà in via defi nitiva. Per garantire la tracciabilità il decreto prevede che il commit-tente, imprenditore o profes-sionista, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione del lavoratore, debba comunicare tramite sms o messaggio di po-sta elettronica alla sede territo-riale dell’Ispettorato del lavoro, il nome e i dati anagrafi ci del lavoratore (o il codice fi scale), nonché il luogo e la durata della prestazione. Unica ecce-zione è quella che riguarda gli imprenditori agricoli, tenuti sempre a comunicare prima la prestazione alla sede territoria-le dell’ispettorato, ma con entro un arco temporale di 7 giorni. «La misura che consente una piena tracciabilità dei voucher conferma il nostro impegno a combattere ogni forma di ille-galità e di precarietà nel mer-cato del lavoro e a colpire tutti i comportamenti che sfruttano il lavoro ed alterano una corretta concorrenza tra le imprese», ha detto il ministro del Lavoro.

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Vignetta di Claudio Cadei

di Pierre de Nolac

Renzi: “Questo governo ha una visione d’insieme”.

Matteo usa il grandangolo.

* * *

Roma, sgominate due organizzazioni criminali.

La Camera e il Senato?

* * *

Alfano: “C’è uno spazio enorme nell’area moderata”.

E da solo non riesce ad occuparlo.

* * *

Sala passeggia tra i venditori abusivi.

Di voti?* * *

Milano, abitanti a rischio smog e asma.

Specie per quelli che corrono a votare.

* * *

Richard Gere per un giorno a Sant’Egidio.

Poi è tornato alla vita di sempre.

PILLOLE

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6 Sabato 11 Giugno 2016 P R I M O P I A N ODopo la rovinosa gestione della campagna elettorale di Sinistra italiana a Roma

Fassina fatto fuori dagli amiciMentre è stata premiata la strategia del Sel con il Pd a Cagliari

DI CARLO VALENTINI

Un fantasma si aggira nella politica italia-na in vista dei bal-lottaggi: la sinistra a

sinistra del Pd. Ha racimola-to, in genere pochi voti, Ma anche le briciole sono impor-tanti poiché le urne del 19 giugno preannunciano molti testa-a-te-sta. Perciò il dilemma, a sinistra, è di quelli che brucia-no: scegliere l ’Aventino col rischio di contribuire a consegna-re i Comuni al centro-d e s t r a o a i 5ste l le oppure ap-poggiare, magari turandosi il naso, quel Pd renziano tanto odiato ma pur sempre familiare? Come spesso da-vanti alle scelte, la sinistra radicale si divide in mille rivoli, tanto da rimettere in discussione perfino la nascita di quel nuovo par-tito, Sinistra italiana, che avrebbe dovuto fare coabi-tare Sel, Rifondazione e i fuoriusciti dal Pd. Infatti il dopo-elezioni è innanzi tutto una rivolta contro Stefano Fassina (che di Sinistra italiana doveva essere uno dei massimi leader, insieme a Sergio Cofferati) per la sua gestione della campagna elettorale romana. E ha ri-preso forza la componente di Sel che non vuole la rottura lacerante col Pd ma riven-dica una costruttiva dia-lettica e porta ad esempio Cagliari, dove un esponente di Sel, Massimo Zedda, è stato eletto al primo turno in alleanza col Pd, ed è l’unico successo di queste elezioni che il variegato mondo della sinistra può vantare (qui Sel ha preso quasi l’8%).

Dice Zedda: «Noi siamo riusciti a vincere grazie al lavoro leale di un alleato come il Pd. Quello che arriva da Cagliari è un messaggio abbastanza banale: separati in casa si rischia di perdere. Non si può essere in peren-ne confl itto sperando di ot-tenere l’appoggio al secondo turno. Le lacerazioni che ci sono state nelle altre città d’Italia non hanno aiutato i candidati. Noi abbiamo fatto di tutto per tenere unita la coalizione: sul programma di governo, sugli impegni e sugli obiettivi».

Se a Cagliari il sindaco vittorioso lancia un appel-lo per ricostruire il rappor-to tra Sel e Pd, a Bologna è un leader storico della Fiom (attuale segretario

Fiom dell’Emilia-Romagna), Bruno Papignani, pur for-temente critico verso Mat-teo Renzi e il suo governo, a rompere il fronte del si-lenzio sindacale: sia Mau-rizio Landini che Susan-na Camusso sono allineati e coperti, non una parola sui ballottaggi, materia che evidentemente scotta. Dice

Papignani: «Al ballottaggio di Bologna vo-terò Pd. Non vorrei per un voto far vince-re un partito razzista (nella città emiliana il confronto è tra il sindaco uscente, Vir-ginio Mero-la, Pd, e la le-ghista Lucia Borgonzoni,

ndr). Il tanto peggio tanto meglio oggi non lo compren-derei. Il nostro stile è essere indipendenti. In piazza noi portiamo i problemi del lavo-ratore della Lega, del 5 stel-le, del Pd, perché si tratta di questioni che non hanno colore. Ma la mia storia non può lasciarmi indifferente e quindi voterò Pd».

Il suo esempio trova adepti. L’ex-segretario del-la Cgil, Enrico Panini, fa sapere da Napoli: «I verti-ci sindacali non si possono esprimere uffi cialmente in favore dei candidati ma si-curamente nelle prossime ore si mobiliteranno centi-naia di lavoratori e lavora-trici, di delegati di base in favore del sindaco Luigi de Magistris per impedire che

Palazzo San Giacomo fi nisca nelle mani della destra rea-zionaria. Tra l’altro, vorrei sottolineare lo straordinario successo ottenuto da alcuni rappresentanti sindacali della Cgil e dell’Usb candi-dati nelle liste che sostengo-no de Magistris».

D’altra parte anche un esponente Pd, Gianluca Daniele, consigliere regio-nale in Campania, invita il suo partito, dopo la clamoro-sa esclusione dal ballottag-gio, a schierarsi con de Ma-gistris: «Io al ballottaggio lo sosterrò e metteremo tutte le nostre forze per impedire che la destra possa governa-re la città di Napoli. E lo fa-remo, come al nostro solito, con convinzione».

A Roma è l’onorevole Claudio Fava, membro del gruppo Sel-Sinistra italia-na, a rompere gli indugi e contestare la linea dei duri-e-puri: «Io voterò Roberto Giachetti. Non mi sento equidistante dai due can-didati al ballottaggio e non credo nel rimedio aristocra-tico della scheda bianca. Punire Roma con un cattivo voto pur di dare un dispia-cere a Renzi mi sembra una scelta adolescenziale».

Anche a Trieste (dove il ballottaggio è tra Roberto Consolini, del Pd, e Ro-berto Dipiazza, del Ncd) la coordinatrice di Sel, Sa-brina Morena, non ha dub-bi: «Ringrazio tutte e tutti quelli che mi hanno votato . Ma adesso si tratta di vince-re al ballottaggio, altrimen-ti la città ritornerà in mano alla destra, una destra con la Lega di Salvini azionista

di maggioranza. Vogliamo che la città sia governata da chi invoca muri e respin-gimenti?».

C’è però anche chi: mai col Pd renziano. La rottura tra i due tronconi della sinistra-sinistra sembra insanabile. L’ex-leader Fiom, Giorgio Airaudo, che s’è presentato a Torino per la Sinistra ita-liana incorrendo in un cla-moroso fl op, appena 14 mila voti, il 3,7% (davvero poco se si considera che una lista civica dei sellini alleati di Piero Fassino ha superato il 2%) guarda con simpatia a Beppe Grillo. «Leggendo il nostro programma e quello del M5S - dice - qualcosa in comune c’è, ma non faremo apparentamenti, i nostri elettori saranno liberi di vo-tare chi meglio credono».

Del resto anche Stefano Fassina, a Roma, non tran-sige: «Non abbiamo nessu-na intenzione di proporre apparentamenti ad alcuno. Anche perché c’è una radi-cale divergenza fra il nostro progetto e quello del Pd». Ma contro di lui le polemiche, proprio dal suo mondo, sono acide.

Dice Gianluca Peciola, esponente storico di Sel a Roma: «La scheda bian-ca non mi convince. Finire come le povere anime del canto terzo dell’inferno, dove sono puniti gli igna-vi, non mi appassiona. La sinistra dovrebbe guardare agli intellettuali disorgani-ci e alle loro elucubrazioni ideologiche o agli interessi dei romani? Credo che do-vremmo scegliere senza esi-tazioni la seconda strada».

Aggiunge un altro dirigente sellino, Andrea Catarci: «I 55mila voti ottenuti a Roma sono la metà dei voti di tre anni fa, i circa 60mila di Sel e i circa 30mila di Repubbli-ca romana. Tutti dobbiamo prenderci la responsabilità di quanto accaduto, a par-tire dal candidato sindaco. La scarsa assunzione di re-sponsabilità di Fassina è un brutto messaggio». Mentre il deputato di Sel, Adriano Zaccagnini, afferma: «Fas-sina lasci il Comune a chi se ne può occupare veramente, con la doppia carica non sarà utile». Infatti Fassina è stato eletto in consiglio comunale ma è anche deputato e sem-bra deciso a mantenere le due cariche, impedendo così a Sandro Medici, ex-presi-dente Sel del municipio di Cinecittà, arrivato alle sue spalle, di entrare in Campi-doglio.

Con queste premesse sarà davvero dura per Cofferati dar vita al nuovo soggetto politico della sini-stra, tanto che il suo com-mento appare caustico: «Noi oggi siamo fuori gioco. E non scegliere è un segno di debo-lezza. Ma è inevitabile. Per questo spero che ora Sini-stra italiana, o come si chia-merà, provi ad accelerare i tempi. L’anno prossimo si vota a Genova, la città dove abito e dove c’è una giunta arancione. Non vorrei che ci ritrovassimo ancora in questa condizione. Anzi: mi piacerebbe che Genova pro-seguisse la sua esperienza arancione».

Twitter: @cavalent© Riproduzione riservata

DI GIULIANO CAZZOLA

Gli ammazzasette della Casta strillano come aquile (sareb-be meglio dire come galline) all’indirizzo della sentenza

della Corte di Cassazione sull’inap-plicabilità dell’articolo 18 come no-vellato dalla legge n.92 del 2012 (la riforma del mercato del lavoro made by Fornero). Secondo gli ammazza-sette nostrani, i pubblici dipendenti non costiuiscono altro che il mondo di mezzo tra la politica e i cittadini; in pratica, sono i complici della corruttela a loro dire tanto diffusa da essere or-mai endemica (basti pensare alla leg-genda metropolitana dei 60 miliardi all’anno). Ed è facile fare demagogia nei loro confronti, minacciare sfracelli (si vedano i progetti fino ad ora incom-piuti del ministro Marianna Madia), salvo poi usare la mano leggera quan-do si scrivono le norme.

A p r o p o s i t o d e l p u b b l i c o impiego,anche l’implacabile Elsa For-nero fu indotta a scrivere, nella sua legge, parole che «dicono e non dico-no». Come recita, infatti, il comma 7

dell’articolo 1? «Le disposizioni della presente legge, per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni…». Va poi osservato che è il profi lo stesso dell’ar-ticolo 18 novellato a non apparire co-erente con la situazione giuridica del settore.

Il licenziamento economico non è previsto nelle pubbliche ammini-strazioni; quello per giustifi cato mo-tivo soggettivo (disciplinare) ha una regolamentazione specifi ca molto pre-cisa. La normativa, pertanto, è tutto fuorché chiara. Anche perché il vecchio articolo 18, al netto della novella di cui alla legge n.92/1992, non dovrebbe essere considerato tuttora vigente. È consentito, allora, alla Suprema Cor-te, resuscitare una norma defunta, perché trasformata? In sostanza, è pacifi co che la disciplina del licenzia-mento prevista dal contratto a tutele crescenti non è applicabile ai pubblici dipendenti, ma resta un’ombra sulla possibilità di estendere loro il nuo-vo articolo 18, non avendolo previsto

esplicitamente la legge n.92/2012. Sarà bene defi nire la materia nell’am-bito dei decreti delegati attuativi della legge Madia.

* * *Della sentenza in questione andreb-

be esaminata la fattispecie concreta. Probabilmente il licenziamento risul-terebbe ampiamente giustifi cato anche alla luce del previgente articolo 18. Chi applica le leggi, soprattutto nel settore del pubblico impiego, lo fa con un par-ticolare, spesso eccessivo, riguardo nei confronti dei lavoratori.

* * *Se fossi a Torino nel ballottaggio

voterei per Piero Fassino, a Milano per Stefano Parisi, a Roma per Ro-berto Giachetti, a Napoli per Gianni Lettieri. E a Bologna, la mia città ? Per la prima volta il 19 giugno non mi recherò alle urne. Non voterei mai una «leghista» in linea con Matteo Salvi-ni. E Virginio Merola il mio voto se lo è giocato da quando è andato a sottoscrivere il referendum della Cgil sul jobs act. Mi corre l’obbligo di una precisazione: non ce l’ho con la Cgil, ma difendo quella legge.

PUNTURE DI SPILLO

Stefano Fassina

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7Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N OSe Berlusconi dovesse decidere di interrompere o limitare, in futuro, la sua attività politica

In pole position c’è solo ParisiLa sua vittoria a Milano lo imporrebbe a livello nazionaleDI DOMENICO CACOPARDO

L’insufficienza cardia-ca manifestatasi in Berlusconi compli-ca il quadro politico.

Nonostante le posizioni più recenti, Silvio Berlusconi ha rappresentato un argine nei confronti della destra populista e xenofoba, e ha permesso al Paese di supe-rare momenti difficili, esor-cizzando e ridimensionando, per esempio, la follia del fede-ralismo che aveva contagiato anche esponenti del centro-sinistra. C’è da vedere come reagirà all’operazione e alla convalescenza: se come molti superstiti da malattie poten-zialmente letali (cuore, cer-vello e cancro) si darà nuove priorità, nelle quali gli im-pegni pubblici non saranno compresi, o se riprenderà a vivere la politica, il calcio e le altre sue passioni. Certo, in modo meno intenso di prima, manifestando pur sempre una presenza attiva.

Anche se non ho condivi-so quasi nulla della proposta

politica del cavaliere (ho ap-prezzato molto l’idea di par-tenza di liberalizzare l’Italia che per varie ragioni, soprat-tutto per defi cit di leadership, non s’è realizzata), debbo ri-conoscere che la sua presenza sarebbe ancora utile.

Immaginate Forza Italia in mano a estre-misti di ritorno come Renato Brunetta o a opportunisti con in mano le vali-ge per trasferir-si in altri lidi, più probabili di destra, visto il crollo dell’«appe-al» di Renzi.

Nel suo cam-po, l’unica perso-nalità completa è Stefano Pa-risi, la cui probabile vittoria a Milano potrebbe rivelarsi un impaccio proprio per le sue possibilità di assume-re un ruolo di direzione del

centro-centro-destra. L’aveva-mo scritto nel momento della sua designazione a candida-to sindaco e lo confermiamo adesso, anche se dobbiamo ammettere che la sua vittoria

al ballottaggio lo imporrebbe a livello nazionale ben più di tutti gli altri berluschini in circolazione.

Anzi, sarebbe a tutti eviden-te che Parisi non è né sarà un berluschino, ma un uomo di ca-pacità globali, che vanno dalla politica, all’economia, al gover-no dell’amministrazione.

I se, tuttavia, servono poco a defi nire l’attuale mo-mento. La transizione, certo, è avviata ovunque nello schie-ramento politico nazionale, spinta anche dall’emergere (e dal declino incipiente) di quella banda di sbandati che è costituita dai seguaci di Grillo e di Davide Casa-leggio.

Credo anche io all’esaurir-si d’ogni spinta mano a mano che il Movimento si consolida e, inevitabilmente, si aggrega all’«estabilishment»: il «Gre-cia capta ferum vincitorem coepit» (la Grecia conquista-ta conquistò il feroce vinci-tore, ndr) vale anche per lo «steward» in doppio petto con manie di perbenismo, Di Maio. Tenta di usare coltello e forchetta, ma spesso scade mettendo le mani nel piatto (vedi il richiamo alle moneti-ne per Renzi).

Ma la verità «hic et nunc» (qui e adesso, ndr), è che mentre il centro-sinistra non ha un leader che possa sostituire Renzi e assumerne l’eredità (forse Maria Elena Boschi che, però, per ragio-ni che capiremo presto, ha subito una profonda eclissi, una sorta di accantonamento non detto né dichiarato), nel centro-destra il nuovo leader c’è già, sia nel caso di ritiro di Berlusconi che in caso di ritorno. Si chiama, appunto, Stefano Parisi.

L’altro aspetto inquie-tante di questi mesi, è il crollo di popolarità e di «au-dience» di Matteo Renzi, trop-

po aggrappato alla contingen-za, all’immediatezza per poter ragionare e meditare i passi più opportuni da compiere.

Mi ricordava ieri un amico come la fretta per l’erogazio-

ne degli 80 euro sia stata cattiva consigliera, vi-sto che migliaia di italiani che non ne avevano diritto ne hanno goduto. Talché, mano a mano che i conti si fa-ranno e gli abusi verranno al pet-tine, l’idea degli italiani sarà che Renzi mette le mani in tasca ai non ricchi per-cettori degli 80 euro. Sarebbe bastato affronta-re l’erogazione in modo più attento,

facendola diventare annuale o semestrale per permettere una valutazione anche docu-mentale di ogni situazione.

E tanti altri sono i passi incauti compiuti e gli erro-ri, sempre per stare in prima pagina, sui media, sulle lab-bra degli italiani senza capi-re che ogni eccesso provoca il suo contrario, talché oggi è più facile sentire imprecare contro di lui, addebitandogli colpe non sue che diventano sue per eccessi di faciloneria e di parole.

Spiace proprio che il pre-sidente del consiglio italiano perda quel poco di autore-volezza che con fatica aveva conquistato sul piano interno e sul piano internazionale. E non spiace perché Matteo Renzi ci sia simpatico, ma ci spiace perché per ora si trat-ta del nostro primo ministro, chiamato a questo incarico con il preciso mandato di procedere con le riforme del sistema, un sistema scassato in vari punti per varie ragioni da vari soggetti compresa la Corte costituzionale che con discutibili sentenze (abroga-tive addittive integrative), ha, secondo l’opinione di molti esperti, composto un

disegno legislativo che non corrisponde a nessuna delle aspirazioni (vecchie e recenti) degli italiani.

Se, quindi, la legge di ri-forma costituzionale dovesse essere bocciata perché soste-nuta dal premier, dovremmo certo crocifi ggerlo per avere condotto così male una bat-taglia giusta da trasformar-la in sconfi tta. Ma dovremmo renderci conto che la sconfi tta sarà del Paese e di tutti gli italiani, favorevoli e sfavore-voli, cui sarà stato impedito di fruire di un sistema più agile e più rapido nell’adot-tare decisioni legislative.

Le sciocchezze di Fas-sina, di Cuperlo e dei pre-toriani di Grillo sui pericoli autoritari insiti nella riforma, compresa la nuova legge elet-torale, non possono essere la-sciate sotto silenzio: viviamo in un contesto comunitario che, qualsiasi cosa si pensi o si dica, rende impossibile che una Nazione come l’Italia ab-bracci una deriva autoritaria, perdendo l’Abc della demo-crazia. Anche se vincessero i 5Stelle, la nostra garanzia nei confronti delle loro po-chezze, sarebbe l’Europa e il suo diritto di intervento com-missariale, per evitare che la nostra grande economia pre-sa in mano da un gruppo di irresponsabili dilettanti allo sbaraglio fi nisca per danneg-giare l’intera comunità.

Perciò, con preoccupa-zione, ma con decisione occorre che coloro che sanno ragionare senza revanscismi o senilità si impegnino a favore del Sì, unica «chanche» per la continuazione del percorso di rientro del Paese nel cosiddet-to concerto delle grandi nazio-ni. E che lo dicano ovunque e a chiunque senza timori e opportunismi, solo per il bene delle generazioni future. Mat-teo Renzi è una meteora. Se la riforma costituzionale passe-rà, il problema della governa-bilità sarà risolto e chiunque verrà dopo di lui avrà gli stru-menti per guidare, se ne sarà capace, l’Italia.

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8 Sabato 11 Giugno 2016 P R I M O P I A N OIl premio di lista mette a rischio il posto di decine di parlamentari delle forze di centro

Allarme Italicum per i centristiAlfano non attrae più e Ncd vive grazie ai portatori di voti

DI MARCO BERTONCINI

La linea politica è sem-pre quella: non si de-flette. Si procede in piena intesa con Mat-

teo Renzi, si resta in mag-gioranza, si sta al governo, ci si espone per il sì referenda-rio. Passato il voto di ottobre, si vedrà. Così il Ncd procede lungo la strada tracciata da Angelino Alfano.

Chi non era d’accordo, rite-nendo che il partito servisse essenzialmente da sostegno all’incarico ministeriale di Alfano, se n’è già andato: vedansi i vari Carlo Giova-nardi, Gaetano Quaglia-riello, Luigi Compagna.

Fra gli altri, vi sono i so-stenitori di un accordo poli-tico pieno con Renzi, non più legato all’emergenza che or-mai è diventata un pretesto scarsamente sostenibile. Pri-

meggiano fra costoro Beatri-ce Lorenzin, molto lontana dal liberalismo giovanile, e Fabrizio Cicchitto, quasi tornato, invece, all’antica militanza nella sinistra lom-bardiana del Psi.

Le amministrative han-no confermato che il se-guito elettorale del Ncd (di solito sotto l’etichetta della denominazione del comune in lizza con attaccato l’ag-gettivo «popolare») dipende sovente da titolari periferici di pacchetti, non sempre esu-beranti, di voti.

Vi sono stati risultati più elevati, specie al sud, mentre in altri casi l’insoddisfazione è stata palese: l’1,3% di Roma ha lasciato basiti i dirigenti capitolini del partito.

La fantasia nelle alleanze è stata davvero sbrigliata: a Napoli col Pd, a Milano con la Lega, a Roma dietro

a Marchini, a Torino per conto proprio, e via variegan-do da Caserta a Novara, da Brindisi a Varese.

Il futuro è incerto. Non solo non si spostano masse, ma il richiamo degli alfania-ni sembra politicamente poco vivace.

Inoltre c’è stata la ripulsa uffi ciale, da parte dell’Udc, all’offerta di Alfano per la

nascita del sempre annun-ciato nuovo partito.

Non vanno bene nemmeno gli scarsi colloqui con Enri-co Zanetti, titolare della sempre più inconsistente sigla Scelta civica (defi nirla partito organizzato sarebbe sicuramente fuori luogo).

Quando all’Ala di Denis Verdini, sia fra gli alfania-ni sia fra i verdiniani abbon-

dano quanti credono che si arriverà a una fusione.

Incombe, però, il costante e deliberato rifi uto di Renzi di riscrivere l’italicum. Col premio alla lista, quanti si salveranno nelle decine e decine di deputati e senatori centristi che oggi siedono a palazzo Madama e a Mon-tecitorio?

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DI ISHMAEL

Secondo Vittorio Feltri, neo (e al contempo vetero) direttore di Libero, Matteo Salvini «non è un pastic-

cione». Può darsi che non lo sia, anche se non ne sono così convinto, ma sospetto che in politica «non fare pasticci» sia l’ultimo dei ta-lenti utili.

Un politico, in politica, deve com-binare qualcosa, e questo qualcosa deve avere un peso e una sostanza, mentre «non fare pasticci» conta zero.

Come contano zero («e anche meno», come diceva James Co-burn delle grazie d’una prostituta in Pat Garrett e Billy Kid) l’appello alle ruspe, la faccia perennemente schifata di chi ha visto cose che noi umani nemmeno ci possiamo immaginare, per non parlare del tifo per Putin o per Kim Jong-un, l’unico uomo grasso della Co-rea del nord.

Da un politico italiano non ci si aspetta molto, ma è importante che abbia almeno una mezza «idea de l l ’ I ta l ia» , come si diceva un tempo, nel gergo del la prima repub-blica.

Non un’idea letteraria del paese, come ne hanno una (giacobina e g iust iz iera) Micromega di Paolo Flores d’Arcais e il Fatto di Mar-co Travaglio, ma un ’ idea del paese se-ria, concreta e sensata.

Qui però c’è un politico, il leader dei lumbard, che prima si dichia-rava cittadino d’una terra imma-

ginaria, la Padania, e che adesso tesse l’elogio dei muri antimuslim in Austria, a Calais e nell’Euro-

pa dell’Est - nuove terre favolose di cui fantasti-care nel la Disneyland «accaventi-quattro» dei talk show.

M a t t e o Salvini non parla mai dell’Italia ma sempre e so l tanto d’un paese immagina-rio e delle immagina-rie leve a

cui fantastica di ricorrere per sol-levarlo e trasformarlo in un para-diso taragno.

Non ha in mente l’Italia ma Hy

Brazil e Paperopoli quando pic-chetta la casa di campagna dell’ex ministro del lavoro e delle politi-che sociali Elsa Fornero in nome dei pensionati e degli esodati e dei tartassati.

Quando pattuglia i campi nomadi in compagnia delle sue body guard e strilla slogan spara-fucileschi nel megafono non ci sta parlando dell’Italia e nemmeno di paesi più fortunati del nostro come l’Austria e la Bulgaria o la Corea del nord ma della volontà di potenza padana (volontà per modo di dire, e potenza lasciamo stare).

Sono sogni, per di più modesti. Niente di paragonabile ai sogni grandiosi dei radicali, dei libera-li, e persino dei comunisti e dei democristianoni, anche ex e post. Io dico, con una metafora, «sogni modesti».

Un altro, con un’altra metafora, non potrebbe dire «pasticci»?

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IL CORSIVO

Il leader lumbard, Salvini, non fa solo il tifo per Putin ma ancheper Kim Jong-un, l’unico uomo grasso in tutta la Corea del Nord

Salvini non parla mai dell’Italia ma sempre e soltanto

d’un paese immaginario e delle immaginarie leve a cui fantastica di ricorrere per

sollevarlo e trasformarlo in un paradiso taragno. Non ha in mente l’Italia ma Hy Brazil e Paperopoli quando picchetta la casa di campagna dell’ex ministro del lavoro e delle

politiche sociali Elsa Fornero in nome dei pensionati e degli

esodati e dei tartassati

Angelino Alfano

DI PUCCIO D’ANIELLO

Il premio Nobel Dario Fo sarà in scena per la prima volta nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica con una nuova versione di «Mistero buffo», il 16 giugno. Il giorno dopo sempre Fo, nello stesso spazio, con Paola Cor-tellesi, sarà impegnato nella serata intitolata «Dove pensi di andare, senza sapere da dove vieni?», a po-che ore dal ballottaggio roma-no che sceglierà chi diventerà sindaco di Roma. Nel Pd ci si chiede se nell’Auditorium caro al Campidoglio (un’istituzio-ne culturale, quella di viale de Coubertin, fortemente vo-luta da Goffredo Bettini e Francesco Rutelli) ci sarà posto per i sostenitori di Ro-berto Giachetti, visto che Fo «milita» per la candidata grillina Virginia Raggi.

* * *

Torna il festival internazionale di Roma «Letterature», in scena nella basilica di Massenzio dal 14 giugno al 14 luglio: tra Andrea Camilleri che festeggerà il suo cen-tesimo libro dialogando con Renzo Arbore, Cristina Comencini e Chiara Valerio

impegnate a leggere testi di Natalia Ginz-burg, una mostra dedicata a Enzo Siciliano (ex presidente della Rai) nel decennale della morte, non mancheranno le apparizioni del ministro per i Beni culturali Dario France-schini. Che in passato ha visto applaudire le sue fatiche letterarie proprio in questo festival.

* * *

Daniele Capezzone nella newslet-ter «Giuditta’s files» ha sintetizzato, efficacemente, il libro di Michael Ledeen Machiavelli on modern lea-dership. In questi giorni Ledeen è a Roma, per incontrare personaggi del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo. E parlare dei prossi-mi scenari mondiali.

* * *

Sarà il sottosegretario alla presidenza del con-siglio Claudio De Vincenti a introdurre la presentazione del volume Utet I Giubilei. Spi-ritualità, storia, cultura, nel Palazzo Borromeo di Roma, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede guidata da Daniele Mancini. Appuntamento il 22 giugno, con l’intervento del presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella.

INDISCREZIONARIO

Dario Fo

Page 7: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

9Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N OImpensabile qualsiasi intesa politica ai ballottaggi per arginare il movimento grillino

Pd e Fi saranno sempre nemiciPreferiscono continuare a votare contro i nemici tradizionali

DI CESARE MAFFI

Da l’Unità e dal Fo-glio sono arrivati i segnali più netti: Pd e Fi si aiutino

contro i movimenti anti sistema. Chi con dotte rie-vocazioni storiche, chi con acuta nostalgia per il patto del Nazareno, anche se verosi-milmente senza alcuna illusione sui risultati di tale invito, si cerca di muo-vere i vertici o gli elettori del centro-destra e del centro-si-nistra affinché non sostengano nei ballottaggi i grillini e i popu-listi in genere.

F a b r i z i o Rondolino è v e n u t o g i ù piatto: «Perché il Pd a Napoli non dovrebbe votare Gianni Lettieri per liberare la città da de Magistris? E perché Forza Italia a Roma e a Torino non dovrebbe votare Giachetti e Fassino per sbarrare la

strada al M5s?». Dello stesso tenore sono

articoli e articolesse dei fogl ianti , col direttore Claudio Cerasa in testa. Il ragionamento compiuto guarda in generale fuori d’Italia: per sconfiggere i populisti, gli anti europei-sti, i nazionalisti, i conte-

statori del sistema (siano di destra o appartengano alla sinistra o non risultino etichettabili), i partiti car-dine del bipolarismo classi-co, come popolari e social-

democratici, convergono. Gli esempi abbondano, dal-le presidenziali austriache alle regionali francesi.

C’è molto da dubita-re sulla possibilità che i votanti al primo turno per Fi e per il Pd si adeguino a un invito al voto contro de Magistris, contro la Raggi,

contro la Ap-pendino.

Tale invi -to non può giungere dai responsabili dei due par-titi , i quali a n d r e b b e r o contro il sen-timento della gran parte dei propri eletto-ri. A Napoli un e le t tore del Pd senti-rà molto più v ic ino a sé un candida-to arancione come de Ma-g i s t r i s ch e

non un berlusconiano come Lettieri.

A Torino ben difficilmente un sostenitore del centro-destra potrebbe persuadersi a votare un (ex) comunista

storico quale Fassino. A Roma l’ostilità verso la

sinistra sconsiglia centinaia di migliaia di elettori di de-stra e di centro dall’appog-giare il candidato del Pd.

È molto più facile che al secondo turno gli elettori del Pd e di Fi votino contro i nemici tradizionali che non a loro favore. Va inoltre te-nuta presente l’antipolitica, che premia sia le candidate grilline sia il sindaco par-tenopeo. La coalizione re-pubblicana o unione repub-

blicana a molti puzza d’inciucio, di detestate lar-ghe intese, di aborrito patto del Nazareno, che è stato sopporta-to dai rispetti-vi partiti senza alcuna convinta partecipazione, men che mai dal basso.

È convinzione diffusa che sia meglio votare per un candidato che non appartenga allo schieramen-to del partito tradizionalmen-te avversario.

Il ballottaggio può essere usato per infliggere una le-zione a un partito nemico, anche a costo di votare per un nome che si senta lonta-no. Lo insegnano le vittorie di Federico Pizzarotti a Parma (sostenuto da elet-tori del centro-destra), di Filippo Nogarin a Livor-no (aiutato dalla sinistra dura) e, andando indietro, di Giorgio Guazzaloca a Bologna, favorito da frange di sinistra astensioniste.

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DI MARIO SECHI

Titoli. Dio è morto, Marx è morto, Berlusconi non sta tanto bene e anche Renzi ha qualche acciacco. L’Italia è questo roman-zone, tra fedi, -ismi decaduti e personalismi semi-viventi, si consuma il presente, senza ave-re grande visibilità del futuro. Il Papa parla di Dio in un paese dove quelli che vanno a messa sono al minimo storico, una minoranza tra la minoranza (lavoce.info); l’al-tra Chiesa, quella della sinistra, ha certificato con le sue liste nei Comuni il suo stato di reducismo, la sua dimensione nostalgica, una testimonianza dove i pochi voti presi da Airaudo e Fassina non cambiano nulla; Silvio l’avete vi-sto tutti, è entrato in ospedale, va operato perché ha il cuore matto; Matteo invece è là, dopo il voto è diventato più loquace di prima, il problema è che non dice nien-te, è in stato confusionale. Si ri-prenderà? Cominciamo da lui, dal premier, per capire (parola grossa, nel caso dell’Italia) la parabola della nostra storia collettiva, il nostro senso e dissenso, consenso e controsenso.

Primo caffè, Corriere della Sera: «Renzi: è solo un voto loca-le». Perbacco, un’intervista al Cor-riere per avere poi questo titolo? Ha detto qualcosa di nuovo? No. E allora? Ha ribadito il concetto e ribadendolo tradisce una preoccu-pazione, una tensione, una sottile

e tagliente inquietudine, un’incer-tezza non sulla sua permanenza a Palazzo Chigi (chiederne le di-missioni in caso di crash dopo il voto nei Comuni è cosa che passa tra l’iperbole e l’idiozia), ma sul-la linea politica di fondo, sul da farsi per il domani. Ma Renzi è Renzi, ha un continuo bisogno di riaffermare il carattere, la perso-na, la sua eccezione di sistema, la sua leadership, la sua politica al testosterone dove però si avverte in questo momento un deficit di lucidità. Il silenzio, a volte, non è solo d’oro, ma un buon consigliere per il domani.

Come sta il renzismo sui giornali? Ha i suoi problemi, è un periodo da «mai ‘na gioia». Carlino-Nazione-Giorno lo sinte-tizzano così: «Renzi in crisi, primi fischi». Non sono i primi, ma di certo sono quelli che fanno drizza-re le antenne a chi dà importanza (e fa bene) agli sghiribizzi d’umore della piazza, ai vai e vieni della storia: oggi sei il più grande, do-mani sei nella polvere. È il desti-no di tutti i leader italiani, Renzi non fa eccezione. Cambiano solo intensità e velocità di consumo e Renzi rischia di essere novissimo anche in questo.

I segnali di logoramento ci sono e dovrebbero suggerire un cambio di passo, una strategia più accor-ta, meno esposta, meno ripetitiva, meno ossessiva su punti che ormai sono o chiarissimi fino a diventare dominio di Lapalisse o così confu-

si che è meglio lasciar perdere in attesa che vi sia chiarezza. E poi c’è la bulimia da tv, il suo volto e le sue espressioni fagocitate dallo schermo in un ripetersi di appa-rizioni a cui non segue lo stupore della sparizione con seguente at-tesa e rinascita.

Titola la Stampa: «Renzi non buca più. In tv effetto saturazio-ne». Il buon Fabio Martini cita la performance di Renzi a Otto e Mezzo: «Il 6,23 per cento di share con un ascolto medio di 1 milio-ne e 482mila spettatori, meno di quanto avesse fatto Pier Luigi Bersani nella stessa trasmissio-ne tre settimane prima: 6,70 per cento e 1 milione e 665mila spet-tatori».

Basta per farne un leader in declino? No. Tanto che nello stes-so articolo, Martini fa parlare Roberto Weber che mette la cornice al quadro: «Attenzione a non lasciarsi confondere dal voto amministrativo, nel quale hanno giocato fattori locali e personali, perché invece lo stato di salu-te elettorale del Pd come forza nazionale è molto migliore, net-tamente migliore di quello delle altre forze». La cosa è tanto vera che, alla fine, il dato complessivo dei ballottaggi per il Pd è positivo, ma il problema è che non è per-cepito, non cattura l’immaginario come bene sa Beppe Grillo che ha concentrato tutti i suoi sfor-zi sulla battaglia di Roma, preda simbolica del grillismo.

E torniamo al punto chia-ve: la politica è comunicazione. Emozione. Facile, farla spiovere nell’assuefazione. Fu Berlusconi nel lontano 1994 a dare alla po-litica italiana questa dimensione contemporanea, questo graffio continuo, lo spiazzamento del discorso comune. Anche il suo ricovero, il suo batticuore, il suo tramontare è diventato spetta-colo, scena, rappresentazione. E sui giornali questa storia italiana giganteggia perché ha il seme del racconto tragico, dell’epica, una cavalcata infinita nel paesaggio italiano popolato di mostri, fate, geni, ciarlatani, carrozzoni, bu-rattini.

Il nostro libro mastro è nelle pagine di Pinocchio, sublime cre-azione di Collodi. E così Repub-blica dedica al Cavaliere disar-cionato l’apertura («Rischiava di morire, basta politica. Berlusconi sarà operato al cuore») e corian-doli di articoli che ne sezionano il battito e il silenzio, la storia e controstoria, il ruggito e il lamen-to. Che storia, cari lettori di List, è quella di Berlusconi. Libero lan-cia l’appello inventato da Spiel-berg: «Salvato il soldato Silvio». Il Giornale lo dipinge mentre sfugge all’ultima chiamata: «Berlusconi ha rischiato di morire». La Stam-pa tratteggia il domani: «Si apre il dopo Berlusconi. Il medico: po-teva morire». C’è un domani? C’è sempre. Buona giornata.

List - Il Foglio.it

ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI

Roberto Giachetti

Vignetta di Claudio Cadei

Page 8: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

10 Sabato 11 Giugno 2016 P R I M O P I A N OAnche se la Valente è stata scelta da Roma nel tentativo di bissare il risultato di De Luca

Renzi ricomincia da NapoliFuori dai ballottaggi, il Pd si gioca un nuovo assetto

DI ANTONIO FANNA

Anche se il Pd non è andato al ballottaggio a Napoli, è facile pre-vedere, alla luce della

conferenza stampa di Renzi sul primo turno delle amministra-tive, che sarà proprio Napoli al centro di questi quindici giorni di campagna per i ballottaggi di Roma, Milano, Torino, Bologna. Perché a Napoli andrà in scena, con il commissariamento an-nunciato in diretta del partito provinciale, l’impegno di Renzi sul Pd: della serie «ora ci metto mano io». Un po’ per rispondere alle critiche sul doppio ruolo di premier e segretario a ridosso dei risultati di domenica 5 giu-gno, ma soprattutto per lancia-re un messaggio agli elettori: è andata così così perché non ho potuto metterci mano io, ma adesso ci sono io, e quindi tran-quilli. Dovesse andar bene, sarà un modo per dire che domenica 19 avrà vinto lui, come sempre fi n qui.

La strategia è rischiosa, perché è un rilancio al tavolo della campagna elettorale, e questa volta Renzi non potrà dire che è un fatto locale di cui si è interessato fi no a un certo punto. Come sembrava dalla sorpresa manifestata in confe-renza stampa per l’esclusione dal ballottaggio a Napoli, dove «non ha funzionato niente» ed è stato «deluso». Con conseguen-te annuncio di commissaria-mento.

Il punto è che Renzi su Napoli a sostegno della Valente le mani ce le aveva messe, ecco-me. E con un sostegno persino generoso, con diversi appunta-

menti in città, chiudendone poi la campagna elettorale a valle di importanti e signifi cativi im-pegni per Bagnoli. D’altro can-to la strategia della campagna elettorale a Napoli (scelta della candidata per frenare in tutti i modi le ambizioni di Bassolino, alleanza con Ala di Verdini) è stata decisa a Roma, da Renzi e Lotti; ipotizzando di bissare strategia e risultato di De Luca alla Regione. A Napoli nessuno ha deciso niente, da anni non sono in grado. Così come non sono stati in grado di propor-re alternative credibili alle ambizioni di Bassolino, che né Renzi né De Luca volevano sostenere. Ep-pure era chia-rissimo a tutti fuori del Pd, e ai più assen-nati (pochi) nel Pd napoletano, che contro un de Magistris in grande spol-vero bisognava proporre una fi gura autorevole con un forte profi lo civico, e che non fosse un politico di profes-sione. In città ce ne erano, ed anche nel partito: circolavano, tra gli altri, i nomi di Luigi Ni-colais, già ministro, e del fi loso-fo Eugenio Mazzarella, par-lamentare Pd nella legislatura scorsa. Un altro tentativo con molti dubbi, su cui il partito lo-cale si era messo d’accordo, era il presidente dell’Ice Riccardo Monti. Napoletano egregio ma assente dalla città da troppo

tempo e quindi senza ormai al-cun radicamento, è naufragato su sondaggi impietosi facendo emergere tra le varie ambizioni locali in campo la soluzione in-terna: la candidatura della «gio-vane turca» Valeria Valente, già pupilla di Bassolino e sua compagna di stanza alla Fonda-zione Sudd dell’ex sindaco fi no al giorno prima, e assessore con la Jervolino.

De Magistris, attento os-servatore del Pd napoletano e nazionale, aveva per tempo capito che il suo vero compe-

titor sarebbe stato Renzi, e se n’è uscito con lo spot — che gli ha dato ragione — del-la «derenziz-zazione della città». Della serie: ce la ve-diamo io e il premier, solle-citando l’orgo-glio identitario dei napoletani ferito dal com-missariamen-to gestionale delle politiche

urbanistiche della città su Bagnoli, dal salernocentrismo dell’alleato di Renzi De Luca, da anni di disinteresse nazio-nale. La sciagurata gestione delle primarie e l’accordo con Verdini, che in città conta po-chissimo, hanno fatto il resto. Tutto questo era chiarissimo nei dubbi sui social e della stampa non prona alle strate-gie del Nazareno.

Quindi commissariare chi? Renzi dovrebbe commis-

sariare in verità se stesso e chi con lui ha gestito la partita Na-poli, anziché usare ancora una volta Napoli per giochi che pas-sano sopra la sua testa, come la candidatura espressione dei «giovani turchi» a Napoli in compenso all’appoggio a Gia-chetti a Roma. Una strategia che per essere onesti, e non gettare la croce addosso al solo Renzi, è propria del Pd su Na-poli fi n dai tempi di Veltroni. In quasi dieci anni di vita del Pd, a Napoli non si è fatto nulla per risolvere i guasti di un par-tito locale autoreferenziale, che è riuscito a scendere dal 30 per certo di Veltroni all’11 e rotti di domenica 5 giugno. Un partito chiuso a tutto e connivente con l’interessata tutela romana a tenere Napoli, dopo Bassolino, fuori dai giochi che contano nel Pd.

Ma Napoli è una capitale, nonostante tutti i suoi guasti. Una città che ha dato al paese tre presidenti della Repubblica — De Nicola, Leone, Napolita-

no — e almeno quattro sinda-ci di grande presa sulla città — Lauro, Valenzi, Bassolino, de Magistris. Come a dire che Napoli ha un capitale identita-rio in grado di esprimersi sia ai massimi livelli istituzionali, sia a livelli popolari e/o populi-sti. Pensare di poterla trattare come una periferia che aspetta da Roma le sue soluzioni è in-genuo e illusorio, e ingeneroso verso quella grande città che è stata e che è. E miope per la grande risorsa che rappresen-ta per il Sud e per il paese.

Sulla città c’è bisogno, nella politica nazionale, e al Nazareno, di un’urgente ri-fl essione che non sia un com-missariamento di partito per «fare ammuina» in vista del 19 giugno. È un dato di fatto che oltre a de Magistris, tre quinti del direttorio dei 5 Stelle ven-gano da quelle parti. Forse che abbiano capito i napole-tani come sono visti e trattati dalla politica nazionale?

IlSussidiario.net

DI GAETANO COSTA

Potrebbe essere un buon modo per riavvicinare i gio-vani alla politica. Di sicuro, gli studenti di Mamoiada,

un comune sardo in provincia di Nuoro, saranno entusiasti del prov-vedimento adottato dal loro sindaco, che ha vietato i compiti delle vacan-ze estive.

L’iniziativa di Luciano Barone, eletto lo scorso anno con una lista civica, è quanto meno singolare. An-che se ha tutti i crismi dell’uffi ciali-tà. Il primo cittadino di Mamoiada, infatti, ha fi rmato un’ordinanza che decreta le «vacanze obbligatorie per tutti i ragazzi» che frequentano isti-tuti di ogni ordine e grado.

Il sindaco dice di essersi ispi-rato a una lettera di un professore di liceo, Cesare Catà. Il quale, pri-ma della fi ne della scuola, ha lasciato una consegna precisa ai suoi studen-

ti: nessun compito, ma l’obbligo di trascorrere il tempo libero con scelte di qualità, come, per esempio, leg-gere, scrivere, guardare fi lm e fare sport. Barone ha preso spunto e s’è fatto garante dell’iniziativa: all’ini-zio dell’anno scolastico sarà lui a in-terrogare gli studenti per capire chi avrà seguito il suo consiglio.

Il motivo per cui Barone ha deciso di adottare un simile prov-vedimento lo spiega il diretto inte-ressato a ItaliaOggi. «In qualità di primo cittadino», dice, «ho molte re-sponsabilità verso il mio territorio. E non parlo solo di buche stradali e di provvedimenti di routine. Spesso noi amministratori ci dimentichia-mo che il nostro compito, prima di tutto, è quello di valorizzare il patrimonio umano, in particolare i giovani. Dalle nostre parti si dice che il sindaco dev’essere il babbo del paese».

Secondo Barone, vietare i

compiti delle vacanze per permet-tere agli studenti di dedicarsi ad al-tre attività è un metodo formativo. «I nostri ragazzi sono bombardati d’informazioni», spiega il sindaco. «Sia nell’ambiente scolastico, sia in quello extrascolastico. Pensiamo, per esempio, al tempo che trascorrono su Internet. Le nozioni che hanno a di-sposizione sono tantissime, ma que-sto va a discapito della parte emotiva e relazionale. Quella che, un domani, li farà diventare adulti».

«I ragazzi, oggi, fanno fatica ad ascoltarsi», aggiunge Barone. «E io voglio incidere su questo aspetto, che è importante al pari di quello didattico». Il sindaco, dopo l’uscita dell’ordinanza, confessa di aver rice-vuto sia elogi da docenti e genitori, sia critiche, «in particolare dal mondo ac-cademico. Mi hanno detto che non ho l’autorità per entrare nello specifi co della materia scolastica, e di questo potremmo anche discuterne».

«Dall’altra parte, però, in qualità di sindaco vengo contat-tato quando si verifi cano criticità a scuola, così come vengo chiamato in causa dalle famiglie che mi chie-dono di dedicare la massima atten-zione al sistema scolastico. Quindi non sono poi così estraneo al mondo educativo. Soprattutto, non delego le mie responsabilità, ma le affronto di persona».

Chiediamo a Barone se la sua iniziativa, in qualche modo, può avere anche un fi ne politico. «Se la politica viene intesa nella sua es-senza più nobile, perché no». Per nobiltà della politica, il sindaco in-tende «la partecipazione al tessuto sociale e urbano in cui si vive. Io vo-glio che i cittadini, ragazzi compresi, siano più sensibili e più attenti alle dinamiche sociali e collettive». Che, per Barone, sono importanti almeno quanto lo studio.

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LUCIANO BARONE, PRIMO CITTADINO DI UN PAESE SARDO, HA SOTTOSCRITTO UNA SINGOLARE ORDINANZA

Il sindaco che vieta i compiti durante le vacanzeVuole che gli studenti, in estate, siano liberi di pensare ad altro

Berlusconi in ospedale vede solo intimi. Se sono com-pletini, è meglio.

* * *

Il negazionismo diventa reato. Vado subito a chie-dere l’aumento di stipendio.

* * *

Con le nuove divise delle hostess, Alitalia ci ha tolto ogni pruderie. Provateci voi a fare pensieri morbosi su un agri-foglio.

* * *

Renzi agli Azzurri: «Fatevi valere». Eia eia segna là.

GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND

Matteo Renzi

Page 9: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

11Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N OLa rottura con i fi ttiani induce gli azzurri a preferire (nel silenzio) i candidati del Pd

Forza Italia, pasticcio puglieseDopo Bari, fuori dal Comune a Brindisi. Paura per Lecce

DI GIOVANNI BUCCHI

A distanza di oltre un anno, la rottura tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto

continua a fare sentire i suoi effetti negativi per il centrodestra pugliese dopo la sconfitta alle regionali 2015. Dopo la scomparsa di Forza Italia dal consi-glio comunale di Bari, dove l’ultima coordinatrice citta-dina Irma Melini è stata messa alla porta, gli azzurri rimangono tagliati fuori an-che dal Comune di Brindisi dove erano presenti sin dal 1994 e dove hanno governa-to con il compianto ex sin-daco Domenico Menniti. E proprio quello di Brindisi è il territorio dove opera mag-giormente Luigi Vitali, l’ex deputato al quale Berlusco-ni ha affidato le redini del partito a seguito della rot-tura con Fitto, con il preciso compito di defittizzare Fi in Puglia. Detto fatto, ma non senza scossoni.

Tornando a Brindisi, il risultato è stato talmente deludente da risultare im-barazzante. Forza Italia ha sostenuto il candidato sin-daco Nicola Massari che è arrivato addirittura quinto, cioè penultimo e dietro an-che al candidato ambienta-lista Riccardo Rossi, con

appena il 7,5% dei consensi mentre il partito azzurro si è fermato a un mesto 4%. E dire che si votava in un ca-poluogo scosso dall’arresto dell’ex sindaco del Pd Mim-mo Consales (autosospeso dal 2013), accusato di avere incassato tangenti dalla dit-ta appaltratrice del servizio rifi uti. Insomma, i presuppo-sti per marcare un cambio di passo c’erano tutti.

E invece? Invece a pren-dere più voti è stato proprio il candidato del Pd Fernando Marino, arrivato al 32,1% e sostenuto dal governatore Michele Emiliano oltre che dagli alfaniani che con la lista Brindisi Popolare hanno otte-

nuto un buon 7%, dietro la re-gia del coordinatore regionale Massimo Cassano. Marino se la vedrà al ballottaggio non con il grillino Stefano Alpa-rone (fermatosi al 19,06%) bensì con la centrista Ange-la Carluccio, che si è guada-gnata il secondo posto con il 24,6% forte anche dell’appog-gio dei Conservatori e Rifor-misti di Fitto (6,21%) e dell’ex presidente della Provincia e già ai vertici della locale Con-fi ndustria, il centrista Mas-simo Ferrarese. A tirare la volata alla Carluccio c’erano anche esponenti fuoriusciti dal Pd e vicini all’ex sindaco arrestato Consales, come l’ex assessore Pasquale Luperti

che ha totalizzato 815 prefe-renze.

Ora si aprono i giochi per il ballottaggio. Vitali nei giorni scorsi su Radionorba ha escluso qualsiasi appoggio alla candidata centrista Car-luccio, dicendo che «il rischio peggiore sia quello di far go-vernare la Carluccio, non per lei che è persona perbene, ma per le persone che si nascon-dono dietro di lei: Massimo Ferrarese, che è passato dal centro al centrodestra al cen-trosinistra, e Raffaele Fitto che ha ‘attentato’ all’unità del centrodestra alle regionali, ri-petendo l’esperimento anche alle amministrative». Alla fine Vitali ha deciso che Fi non darà indicazioni di voto, ma è chiaro che se qualcuno

del partito vorrà scegliere, il suggerimento è quello di so-stenere il candidato del Pd.

Di fronte a questa si-tuazione disastrosa dentro al centrodestra pugliese, c’è chi inizia ad avanzare serie preoccupazioni per la torna-ta elettorale del 2017, quan-do andrà al voto un Comune chiave come Lecce, governa-to dal sindaco fi ttiano Paolo Perrone. Una che pensa a come ricostruire la coalizio-ne guardando al futuro e chiedendo gli Stati Generali del centrodestra è la 31enne vicecoordinatrice regionale forzista Federica Di Be-nedetto. Chissà se qualcu-no, dentro e fuori Fi, le darà ascolto.

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DI FILIPPO MERLI

Il veronese Petro Poroshen-ko. Il presidente dell’Ucraina ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Vero-

na e leader di Fare!, Flavio Tosi, dopo che le forze dell’ordine ucraine hanno ritrovato alcuni dipinti rubati nel museo di Castelvecchio. Un atto simbolico che s’è trasformato in un caso politico. Il Pd e il M5s, in parti-colare, hanno contestato il sindaco, reo di aver preso la decisione di con-ferire la cittadinanza a Poroshenko senza prima essersi confrontato col consiglio comunale. Che, in seguito, ha comunque approvato il provve-dimento.

Le opere, in tutto 17, erano state trafugate nel novembre del 2015 e sono state ritrovate all’inizio di maggio nella regione di Odessa, pronte per essere trasferite in Mol-davia. Tra i quadri ci sono capolavori di Tintoretto, Rubens, Mantegna e Pisanello. «Questi quadri», aveva detto Poroshenko, «sono le stelle del museo Castelvecchio di Verona». E lì torneranno.

Tosi, lunedì, volerà a Kiev, dove si trovano attualmente i dipinti, per concordare la data del rientro con lo

stesso Poroshenko. Non appena le opere saranno di nuovo a Verona, il primo cittadino ha annunciato che verranno esposte per un mese, a in-gresso gratuito, al museo di Castel-vecchio.

«Si trat-ta di una bella occa-sione, che consentirà a tutti i cit-tadini di ve-dere i quadri in una se-zione espo-sitiva appo-s i tamente realizzata, in una sala s e p a r a t a dal restan-te contesto m u s e a l e » , ha sottoli-neato Tosi sulle pagine del Corriere del Veneto. Inoltre, sempre per vo-lere del sindaco, i turisti ucraini in visita a Verona, sino alla fi ne dell’an-no, potranno entrare gratis in tutti i musei della città.

A far discutere, però, è stato l’annuncio, da parte di Tosi, di vo-

ler conferire la cittadinanza onora-ria a Poroshenko, provvedimento poi votato favorevolmente dal consiglio comunale tra le polemiche. «Ci sono stati incontri con l’ambasciatore e

il segre-tario di S t a t o ucraino che han-no raf-forzato i r a p -p o r t i , sia sul p i a n o cultura-le e turi-stico, sia per gli interes-si delle n o s t r e

imprese. In que-

sto quadro», ha spiegato Tosi, «è nata l’idea della cittadinanza onoraria».

Idea che non è piaciuta all’op-posizione. «Se la proposta fosse arrivata dopo il ritorno dei quadri, sarebbe stato tutto diverso», ha det-to il consigliere del M5s, Riccardo Saurini. «Così, invece, sembra quasi

uno scambio per riavere in fretta le opere d’arte». «Le opere sono ancora in Ucraina e non abbiamo una data per il loro ritorno», ha attaccato Mi-chele Bertucco del Pd.

«Forse sarebbe meglio dare la cittadinanza allo Stato ucraino e non al suo presidente, fi gura molto discutibile». Tosi, invece, ha incas-sato il sostegno di Forza Italia, col consigliere Marco Bacchini che ha condannato «dietrologia e insinua-zioni».

«Avevo premesso che non si sa-rebbe trattato di discutere la nostra politica internazionale», ha replica-to Tosi alla minoranza, «ma, visto che tutti l’hanno fatto, ricordo che Federica Mogherini, che mi pare sia dello stesso partito di Bertucco, il Pd, abbia dichiarato che l’Italia so-sterrà il cammino di riforme avviato da Poroshenko, a partire dagli accor-di di Minsk da lui proposti».

Quando il consiglio comuna-le è stato chiamato a pronunciarsi sulla proposta di Tosi, gli esponenti del Pd hanno lasciato l’aula, mentre quelli del M5s hanno votato contro. Alla fine, con 19 sì e 4 no, Poro-schenko è diventato un cittadino veronese

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IL SINDACO DI VERONA CONFERISCE LA CITTADINANZA ONORARIA AL PRESIDENTE UCRAINO: È POLEMICA

Tosi apre le porte al veronese PoroshenkoDopo il ritrovamento, a Odessa, di alcune opere rubate del museo di Castelvecchio

Flavio Tosi

Raffaele Fitto

SCOVATI NELLA RETE

Page 10: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

12 Sabato 11 Giugno 2016 P R I M O P I A N OLa Santa sede ha riformulato il contratto di audit stipulato dal cardinale George Pell

Vaticano, Pwc ridimensionataSi limiterà a fare assistenza al Revisore generale vaticano

DI ANTONINO D’ANNA

Ha vinto la Segreteria di Stato. La Santa Sede ha riformulato ieri il contratto di au-

dit stipulato dal prefetto della Segreteria per l’Economia, car-dinale George Pell, con Pri-ce Waterhouse Coopers: Pwc non avrà l’ampio mandato del contratto stipulato da Pell in difetto di firma (secondo quan-to dichiarato da monsignor Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato) nel dicembre scorso; e anzi, dovrà agire con un ruolo di «assisten-za» dell’Ufficio del Revisore Generale vaticano, autorità indipendente e di nomina di-retta del Papa.

Il riassetto del rapporto con Pwc è stato annunciato ieri, 48 ore dopo l’inizio della prorogatio di Pell. Con una nota della Sala Stampa vatica-na, la Santa Sede ha spiegato che: «Per legge, il compito della revisione contabile è affi dato all’Uffi cio del Revisore Gene-

rale (Urg), come avviene di regola in ogni Stato sovrano». Non competeva quindi alla Segreteria per l’Economia gui-data dal cardinale australiano. Quindi: «Posto che in confor-mità al quadro normativo vi-gente questa responsabilità istituzionale compete all’URG, PwC svolgerà un ruolo di as-sistenza e sarà a disposizione dei Dicasteri che vorranno av-valersi del suo supporto o con-sulenza». Ruolo di assistenza e non, come in prima battuta, di indagine a largo raggio: Pell aveva avvisato i dicasteri della Curia, con due lettere inviate nel febbraio scorso, di tenersi pronti a rispondere alle ri-chieste di Pwc ed autorizzare la società ad intervenire, dopo-diché si è mossa la Segreteria di Stato del cardinale Pietro Parolin a sospendere il con-tratto. Questo va al Revisore Generale, che per Statuto ap-provato da Francesco ad ex-perimentum nel febbraio 2015 è nominato direttamente dal Papa e soprattutto opera: «In

piena autonomia e indipen-denza e seguendo le migliori prassi riconosciute a livello internazionale in materia di pubblica amministrazione», potendo agire anche d’uffi cio «ogniqualvolta vi siano ragio-nevoli motivi per sospettare». La questione è dunque fuori dalle mani di Pell, per capirci.

Il contratto preceden-temente stipulato con Pwc valeva 3 milioni di dollari per 3 anni; la Santa Sede non ha al momento diffuso alcun dato sull’entità dell’attuale accordo rinegoziato. Ma la nota lascia intendere che sarà una col-laborazione di lunga durata: «Tenendo conto dell’apprezza-ta attività già svolta da Pwc, la Santa Sede rende noto che le parti hanno sottoscritto un nuovo accordo che, in coerenza al quadro istituzionale, preve-de una collaborazione più am-pia di Pwc (ma di assistenza al Revisore Generale: l’audit resta interno al Vaticano, ndr) e suscettibile di essere adat-tata alle esigenze della Santa

Sede». Quindi: «Con questo ac-cordo si intende consentire a tutti gli enti della Santa Sede di partecipare più attivamente al percorso delle riforme. Con questa iniziativa, la Santa Sede si avvarrà anche nel prossimo futuro della collaborazione di PwC».

Il Revisore Generale è Libero Milone, nominato da Francesco a giugno 2015. Classe 1948, nato all’Aia e già presidente ed Ad per l’Italia di Deloitte, multinazionale dell’auditing, Milone è anche titolare di uno studio di consu-lenza alle imprese ed ha lavora-to anche con Fiat e Wind, oltre che al Programma Alimentare Mondiale dell’Onu. Nell’autun-no dello 2015 si è appreso della violazione del suo computer: in seguito a questa vicenda, Mi-lone ha sporto denuncia pres-so la Gendarmeria Vaticana. Una vicenda che è riaffi orata nel processo Vatileaks 2, visto che il 24 maggio scorso (fonte: Radio Vaticana) il gendarme Stefano de Santis, sentito

come testimone, ha raccontato della violazione del pc di Mi-lone avvenuta il 28 settembre 2015. «In quell’occasione venne sequestrata una serie di com-puter presso la Prefettura degli Affari Economici, per verifi care se fossero state fatte delle copie della memoria del pc del Revi-sore Generale», dice il gendar-me. Quindi: «Tra gli apparati controllati c’era anche quello di monsignor Lucio Vallejo Bal-da», attualmente inquisito (lo hanno scarcerato e affi dato ai servizi sociali qualche giorno fa, prossima udienza del pro-cesso il 14 giugno) per la fuga di documenti alla base dello scandalo. E, spiega de Santis: «Quell’indagine portò all’avvio di questo procedimento». E da quel pc emersero tante mail e contatti di Balda con France-sca Chaouqui, la pr calabrese fi nita nel processo, insieme con i giornalisti Gianluigi Nuz-zi ed Emiliano Fittipaldi. Tanto per non farci mancare nulla.

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DI ANDREA GIACOBINO

Ci sono almeno due «ex» ec-cellenti del Palazzo nella nuova avventura editoriale lanciata a Roma davanti al

notaio Giuseppe Celeste col nome ambizioso di «Editrice Il Periscopio delle Idee srl»: sono l’avvocato Carlo Malinconico, anzitutto, con lungo curriculum fra cui l’essere stato sot-tosegretario alla presidenza del con-siglio del governo Monti con delega sull’editoria, che risulta presidente della newco e socio di maggioranza relativa col 31% mentre col 12% c’è Andrea Monorchio, già Ragioniere generale dello Stato.

Con una quota del 12%, però, fi gu-ra un altro personaggio molto noto alla cronaca politico-giornalistica ro-mana: Luigi Tivelli. Un «lobbista» della prima ora, autore di decine di libri, di fede laico-repubblicana, ex consigliere parlamentare, segretario di commissioni, capo di gabinetto ai Rapporti con il Parlamento, portavoce di ministri.

Tivelli, amministratore dele-gato della nuova editrice, è stato vicepresidente della Fiera del Levan-te, consulente per i progetti culturali di Montecitorio e, tra le altre cose, ha fondato lo Studio Tivelli, piccola boutique sartoriale in cui le strategie vengono confezionate su misura dei clienti e che si offre come ghost wri-ter per articoli, interviste e relazioni a convegni. Tra i soci col 19% anche Giuseppe («Pino») Pisicchio, noto politico e giornalista, attualmente presidente del Gruppo Misto alla Camera. Completa l’azionariato col 12% il giovane Francesco Giubilei, editore di «Historica».

Sator, meno utilima buoni dividendi

Matteo Arpe perde redditività del suo gruppo Sator ma difende, sia pur ridu-cendola, la remunerazione gli azionisti. Nei giorni scorsi, infatti, l’assemblea di bilancio che ha approvato il civilistico 2015 ha deliberato di distribuire ai soci oltre 2,4 mln di cedola (l’anno scorso erano stati 4,9 mln) pari a 0,07 euro ad azione, attinti per 816 mila euro al pro-fi tto dell’esercizio, per 733 mila euro da utili a nuovo e per i restanti 930 mila euro da riserva. Il nono anno dall’inizio delle attività di Sator, che nel board ha fatto entrare Alberto Capponi e Fran-co Parasassi, si è chiuso con un utile netto nettamente inferiore ai 6,7 mln del 2014, che benefi ciava dei proven-ti straordinari di 3,7 mln relativi alla dismissione dell’investimento in Sator Public Equity Value (Spev) Fund non-ché di un maggior dividendo distribuito dalla controllata Sator Capital Limited (Scl). Inoltre nel 2015 i proventi relativi ai servizi prestati a favore di Scl risen-tono negativamente della sensibile ri-duzione delle commissioni percepite da quest’ultima nell’attività di gestione del fondo di private equity (che passano da 10 a 5,2 mln), che l’anno prima benefi -ciavano di una struttura di calcolo ba-sato sul commitment, oltre che dal lato dei costi, di un accantonamento di 700 mila euro effettuato da Scl in relazione an importi Iva erroneamente calcolati negli esercizi 2012-2014 da parte della società incaricata.

Spev fi no alla sua liquidazione ini-ziata nello scorso agosto ha avuto un performance dalla data di lancio (mag-gio 2008) del 72,8%, con un rendimento annualizzato del 7,75%. La relazione sulla gestione segnala gli investimenti

dello scorso anno in Banzai, Sator Im-mobiliare Sgr (volto all’integrazione con Aedes Real Estate Sgr), la dismissione di Petrovalves (che ha generato una plu-svalenza di 59,4 mln e ha consentito a Sator Private Equity Fund si distribuire 162 mln ai limited partners) e l’investi-mento di 13,8 mln nella nuova digital bank Tinaba.

La casa editrice le Lettere chiede concordato preventivo

La fi losofi a non è un buon affare: ne sa qualcosa Giovanni Gentile, nipote dell’omonimo grande pensatore italiano, che è azionista della Casa Editrice Le Let-tere, fondata assieme al padre Federico nel 1976. Qualche giorno fa, infatti, a Fi-renze davanti al notaio Rosanna Mon-tano si è riunito un consiglio d’ammini-strazione dell’editrice nel corso del quale il presidente Giovanni Gentile assieme ai soci ha «rilevato che la società versa in stato di crisi» e che diventa perciò «ne-cessario procedere alla formulazione ai creditori di una proposta di risanamento dell’azienda attraverso la proposizione di una procedura di concordato preventivo», che sarò redatta con l’assistenza legale dell’avvocato Sergio Menchini.

Federico Gentile, scomparso nel 1996, aveva lavorato a lungo alla Sanso-ni, casa editrice fi orentina comprata dal padre e quando nel 1975 questa fu ac-quisita dalla Rizzoli, il fi glio del fi losofo decise di fondare la sua azienda, specia-lizzandola in pubblicazioni letterarie di carattere universitario. L’editrice, oltre alla pubblicazione dell’opera omnia del fi losofo, è subentrata alla Mondadori nella pubblicazione per conto della So-cietà dantesca italiana dell’edizione na-zionale delle opere di Dante Alighieri ed è attiva nel settore librario con collane

di fi losofi a, linguistica, narrativa e poe-sia. L’ultimo bilancio disponibile al 2014 vede ricavi per circa un milione di euro con un minutile di 5 mila euro, a fronte di debiti per circa 5 mln.

Bios un buon 2015 con un utile di 27 mln

La fusione dello scorso anno tra Sorin e l’americana Cyberonics fa bene ai conti di Bios, il veicolo controllato da Mittel e Tower 6 (emanazione dei fondi Equinox) che deteneva il 18,8% del capitale della ex quotata italiana. Il bilancio 2015 della società presieduta da Giorgio Merco-gliano si è chiuso infatti con un utile di 27 mln di euro rispetto alla perdita di 5,4 mln del precedente esercizio e ciò per-ché sono stati iscritti 33 mln di ripresa di valore sulla quota Snia che in carico a 192,6 mln nel 2014 è salita a 225,6 mln perché si è trasformata lo scorso anno, a seguito del merger, nell’8,7% di Livanova, quotata al Nasdaq e all’Lse, primaria società di tecnologie medicali a livello globale, che nel 2015 ha fatturato 1,2 miliardi di dollari (+2,7% sul 214) e prevede quest’anno una ulteriore cresci-ta dei ricavi del 3-5%.

C’è da osservare che tra il 2015 e quest’anno Bios ha prevalso in due vertenze giudiziarie. La prima legata alla causa intentatale da Snia in am-ministrazione straordinaria, che aveva chiesto a Bios e altri un risarcimento danni di 4 miliardi, causa alla quale si erano associati il ministero dell’Am-biente e il Mef. La seconda vertenza ha visto poche settimane fa il tribunale di Roma accogliere il ricorso di Bios nei confronti del MinAmbiente che aveva chiesto alla società di bonifi care i siti ex Snia di Torviscosa, Brescia e Col-leferro.

CARTA CANTA

Nasce «Il Periscopio delle idee». Editori: Malinconico e Monorchio

Page 11: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

14 Sabato 11 Giugno 2016 P R I M O P I A N OPurtroppo sinora si è perso troppo tempo ed il referendum inglese è arrivato alle porte

Con l’euro così, ci facciamo maleÈ il tempo di indire un summit europeo chiarifi catore

DI PAOLO SAVONA

Tutti i paesi-membri vogliono qualcosa dall’Europa, ma anco-ra non sono disposti

a sedersi attorno a un tavo-lo e starci finché non viene data una risposta alle molte richieste avanzate. Anche Cameron, che di diritti ne aveva meno di altri essendo restato fuori dall’euro, ci ha provato e ha ottenuto qual-cosa, ma agli inglesi non ba-sta. Egli aveva usato il gri-maldello del referendum per incidere sulla staticità delle scelte politiche dell’Ue, ma rischia di rimare incastrato dalla sua stessa abilità elet-torale. Infatti il dibattito sul referendum si è concentrato su un solo aspetto, quello dei flussi migratori che gli ingle-si mal tollerano per l’entità e le forme che hanno assunto.

Secondo un cliché spe-rimentato, si tenta ora di spostare l ’attenzione sull’analisi costi-benefi ci del lasciare il mercato comune europeo, sostenendo che il bilancio sarebbe negativo. Coloro che chiedono di uscire sostengono il contrario, cosa sempre possibile perché di valutazioni si tratta, anche se i timori espressi da più parti all’interno e all’estero accrediterebbero il contrario, confermando però che queste stime sono incerte e, quindi, inutili per rovesciare l’opi-nione degli inglesi che l’Eu-ropa sia un vincolo alla loro

libertà di scelta democratica, fl ussi immigratori inclusi.

Un gruppo autorevole di political scientist ed eco-nomisti provenienti da varie parti del mondo si è riunito a Oxford per discutere in par-ticolare il problema dell’euro, come parte indispensabile del perché il mercato comune europeo non funziona come dovrebbe, tesi sostenuta da Cameron nella sua lettera al Presidente del Consiglio Eu-ropeo Tusk. La conclusione di due giorni di analisi è che, se i paesi membri dell’Ue conti-nuano a confrontarsi su temi come un aumento della do-manda o politiche dell’offerta, proponendo di approfondire le riforme del mercato del la-voro, del welfare e della pub-blica amministrazione, o chie-de un’ulteriore cessione della

sovranità fi scale per consenti-re all’euro di ben funzionare, non potrà arrestare la perdita di fi ducia che investe l’euro e l’intera politica europea.

L’Unione economica e monetaria non potrà otte-nere un suo approfondimen-to senza unione politica, in quanto ha perso consenso sul buon uso che ne farà, come testimonia il fatto che la crescita dell’area è la più bassa del mondo e la disoc-cupazione piuttosto elevata e distribuita in modo ine-guale. Perciò va messo a punto il funzionamento del mercato comune e dell’euro. Ha inoltre sostenuto che, se il referendum inglese resta prevalentemente concentra-to sui fl ussi migratori incon-trollati, il Regno Unito uscirà dall’Ue. Il fatto che la Bank

of England e la Banca Cen-trale Europea sostengono d‘essere pronte a fronteggia-re un’eventuale crisi, confer-ma che esse non intendano e possano andare alla radice dei problemi, inducendo gli inglesi a ritenere che la scel-ta del Brexit debba e possa essere attuata fi n da adesso, senza aspettare la crisi degli accordi europei.

La conclusione è stata che i pericoli di un crollo degli Accordi Europei non possano essere sventati se-guendo le linee intraprese, quella di diffondere la pau-ra del dopo, su cui si reggono malauguratamente l’euro e Ue, invece di proporre una diversa impostazione politica ed istituzionale delle relazio-ni intraeuropee. I tempi non sarebbero più suffi cienti, ma la valutazione data da que-sto autorevole consesso è che basterebbe annunciare che i paesi europei, meglio anco-ra se quelli del G7 o G20, si mettessero attorno a un ta-volo per discutere gli anda-menti dell’economia e della società, ivi inclusi quelli dei fl ussi migratori.

L’effetto di annuncio sarebbe notevole, perché riaprirebbe le speranze dei cittadini europei nella pos-sibilità che i loro gruppi di-rigenti aprano gli occhi (e la mente) sull’insostenibilità dell’attuale situazione socia-le ed economica. In modo spe-cifi co, il gruppo di studiosi è convinto che il Regno Unito

abbia il prestigio culturale, che la storia a essi attribui-sce (da Locke a Mill a Be-veridge e Keynes), di saper plasmare il mercato globale in modo tale da portarlo al servizio della pace e del be-nessere per tutti, e potrebbe rappresentare il punto di svolta del dibattito sul Bre-xit centrato sui fl ussi migra-tori, divenuto simbolo della libertà di scelta della demo-crazia alla quale gli inglesi non vogliono rinunciare. An-che gli Stati Uniti avrebbero interesse a partecipare, come pure la Cina non potrebbe re-starne fuori.

La risposta che è per-venuta da autorevoli rap-presentanti dei media che hanno un’influenza nella formazione della coscienza internazionale è che l’idea è interessante, ma inattua-bile, sottovalutando il fatto che non è l’attuazione, ma l’annuncio che si vuole fare qualcosa tutti insieme per affrontare problemi epocali come quelli delle relazioni economiche e sociali interna-zionali. Il mondo non può vi-vere senza speranze tornan-do a competere tra chi riesce a difendersi dai mutamenti geopolitici e chi no. Così fa-cendo la situazione non potrà che sfociare in una crisi mol-to più grave. Riunirsi attorno a un tavolo è già di per se im-portante rispetto all’ipotesi di abbandonarlo, come si va discutendo di fare.

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DI JAMES HANSEN

I cavalierini sono quei segna-posti usati sul tavolo degli intervenuti nei convegni per ricordare ai fotografi e al

pubblico chi sono i partecipanti al dibattito. Riportano il nome—a volte solo l’iniziale e il cognome—dei parlanti.

Da qualche tempo il cavalieri-no in uso a Bruxelles per il sem-pre più imperiale Jean-Claude Juncker invece ha guadagnato due letterine in più: «H.E. Jean-Claude Juncker»—His Excellency, Sua Eccellenza. Si tratta di uno di quei titoli di cortesia un po’ imba-razzanti perlopiù caduto dall’uso comune, e non solo in Italia.

Forse fregiarsene può fare piacere a un commercialista lus-semburghese che ha fatto strada. Il titolo ricorda anche un vizio di fondo dell’Unione.

Essendo la Ue in qualche modo la vendetta della borghesia euro-pea sulle élites d’ante-guerra, è

molto attratta dagli orpelli ancien régime. Mentre il preambolo della Costituzione americana inizia con le parole «Noi, il popolo…», il testo equivalente Ue parte invece con il seguente elenco: «Sua Maestà il Re dei Belgi, Il Presidente della Repubblica Ceca, Sua Maestà la Regina di Danimarca, Il Presi-dente della Repubblica Federale di Germania, Sua Altezza Reale il Granduca del Lussemburgo…» e via con una mezza pagina di ti-toli di chi, formalmente parlando, concede certe misurate libertà ai sudditi.

Malgrado l’incipit, stiamo qui per parlare della Brexit. Molto, moltissimo—non se ne può più—si è detto su cosa potrebbe succedere se vincesse la parte dell’opinione britannica che vuole lasciare l’Unione. Poco, pochissi-mo, si è finora detto di cosa invece avverrebbe in caso di una vittoria dei «Remain».

Ad oggi, non è per niente chiaro come deve andare a fi nire. I son-

daggisti inglesi, avendo bucato vi-stosamente sulle elezioni che han-no fatto diventare Primo Ministro David Cameron e poi sul referen-dum per l’indipendenza scozzese, preferiscono rilasciare previsio-ni che non vadano molto oltre ai «margini d’errore» dichiarati.

Ladbrokes però, un grosso allibratore inglese, dà la proba-bilità dell’«uscita» al 27 percento e del «restare» odds-on al 73 per-cento. Lì però si giocano solo dei soldi… Allora, nel caso che gli elettori inglesi decidessero che hanno solo scherzato, che voglio-no restare dopotutto, come reagirà l’apparato delle «eccellenze» che governa l’Unione?

Volete che simili omuncoli agli inglesi non gliela facciano pagare? Magari con una bella e vistosa in-fornata di quegli immigranti san-spapiers che non vuole nessuno? Forse con qualcosa per azzoppare il mercato finanziario inglese? C’è di che vendicarsi.

Il Regno Unito non ha fatto

che rompere l’anima con il suo successo economico— ottenuto ignorando bellamente sia l’euro sia i «consigli» di Bruxelles. Poi si è permesso di dubitare della bon-tà del progetto europeo. E mentre tanti cittadini Ue si trasferiscono a Londra, la stampa britannica non parla quasi mai di Juncker senza ricordare che un goccetto ogni tan-to se lo fa volentieri. Bastardi.

E David Cameron—tenendo presente che il suo partito Con-servatore si è spaccato brutal-mente sul referendum—cosa deve fare se Bruxelles in seguito sputa nell’occhio britannico? Minacciare un’altra consultazione?

Facciamo un po’ di aritmetica. Metà del Paese già non soffre Ca-meron per, diciamo, «partito pre-so». In più, ormai una metà dei suoi stessi «Tories» non lo sopporta perché ha indetto il voto europeo per poi tentare con ogni mezzo di affossarlo. Potrebbe forse emigra-re negli States.

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MA SE UK, ALLA FINE, DECIDESSE DI RESTARE, C’È DA GIURARE CHE BRUXELLES GLIELA FARÀ PAGARE

Dopo le sonore cantonate che i sondaggisti inglesi hanno preso in occasione dei voti precedenti nessuno ora azzarda più niente

David Cameron

Page 12: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

15Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N OIl suo pensiero è inossidabile ma anche incompreso. Non ha mai detto che «il fi ne giustifi ca i mezzi»

Machiavelli: corruzione, il peggioA questa lebbra non riesce a resistere alcun sistema politico

DI DANIELE CAPEZZONE

Michael Ledeen è un uomo che, in Ita-lia, in un ambiente giornalistico pigro e

abituato al conformismo e agli schemini precostituiti, è a volte accompagnato da una surreale letteratura giallo-noir. Dico su-bito che, a mio personale avviso, si tratta invece di uno dei mag-giori intellettuali viventi, di un autentico punto di riferimento. In gioventù allievo di Renzo De Felice e interlocutore (appunto con De Felice) della celebre «In-tervista sul fascismo», Ledeen si è poi espresso, nel corso dei decenni, sia come autore di nu-merosi libri e pubblicazioni, sia come animatore (prima presso l’American Enterprise Insti-tute, poi presso la Foundation for Defense of Democracies) di iniziative culturali di respiro, con l’ambizione di «leggere» la realtà e proporre come bussola i valori della libertà e della de-mocrazia.

Ledeen non ha mai smes-so di gettare lo sguardo sul-la realtà italiana; ammonisce sulla fragilità e sulle debolezze dei sistemi politici oc-cidentali; ma soprat-tutto non si stanca (in particolare - ma non solo - rispetto all’Iran e ad altri regimi au-toritari) di chiedere che il nostro Occiden-te non rinunci alla promozione globale della democrazia, al rovesciamento delle dittature, al sostegno alle opposizioni e ai dissidenti.

Tra i suoi molti libri, mi sem-bra più che mai attuale il recupe-ro di un saggio su Machiavelli, che Ledeen rilegge e ripropone sotto forma di guida ai potenti di oggi. Diciamolo subito: Ma-chiavelli è, da cinquecento anni, il grande incompreso, il grande travisato, il grande manipolato, sia dalla storia sia dalla storia della letteratura. Un solo esem-pio? Generazioni di studenti si sono sentiti ripetere a scuola la frase «il fi ne giustifi ca i mezzi», e tuttora ignorano che quella frase, nel «Principe» di Machia-velli, semplicemente non esiste. Al contrario, esiste un intero capitolo dedicato alla differen-za tra la conquista del potere avvenuta attraverso la virtù, e quella (spesso rovinosa, am-monisce Machiavelli) avvenuta attraverso la violenza o il caso. Ma tutto ciò, per troppi, non ha diritto di cittadinanza culturale: e, non solo in Italia, un’ombra di sospetto aleggia da sempre su Machiavelli, in contrapposi-zione alla generale esaltazione di Guicciardini, quello del «particulare». E forse, per tanti versi, sta proprio qui una delle tare che da secoli affl iggono la nostra storia nazionale. Ma non divaghiamo.

La cornice, l’architettura logica della rilettura di Ma-chiavelli da parte di Ledeen è chiara e insieme dolorosa. Gli uomini, da sempre, sono più inclini al male che al bene, e lo dimostrano appena ne hanno l’opportunità; sono guidati da un’ambizione smisurata e dalla droga del potere, che non lascia mai soddisfatti; i sistemi politi-ci sono naturalmente fragili; la stabilità esiste solo nelle tombe; la regola - al contrario - è il cam-biamento costante delle cose.

Ergo: occorre essere pron-ti a mutare metodi e percorsi, avere una strategia di adatta-mento ai diversi contesti (e alle diverse culture nazionali e ter-ritoriali). E bisogna sapere che una medesima tattica può esse-re vincente in una circostanza e drammaticamente perdente, se il contesto muta. Di più: chi ha ambizioni di governo deve tene-re a mente che la dimensione «ordinaria» non è - purtroppo - la pace, ma il combattimento: se non lo si comprende, se non si è pronti a una guerra reale o potenziale, è altissimo il rischio di essere schiacciati e dominati, dalle cose e dagli avversari. Il

problema è che i leader - allora come oggi - solo raramente han-no virtù suffi ciente per accetta-re la medicina dolorosa indicata da Machiavelli.

In unlibro che è un mare di spunti e di rifl essioni, seleziono in particolare sei aspetti.

1. Esistono,nella vita e nel-la storia, anche circostanze e fattori che non possono essere controllati. Machiavelli, grande giocatore di carte (come si sa, una delle sue pagine più inten-se e commoventi, al tempo della sua cacciata dal governo, è quel-la in cui descrive la sua giorna-ta, per metà trascorsa a giocare a carte in bettole e taverne, e per l’altra metà, la sera, a scri-vere e a coltivare in solitudine la parte più nobile di sé), sa che il gioco riproduce la competizio-ne feroce che è propria della vita reale. In entrambi i casi, occorre agire e non subire, e bisogna sa-per sfruttare aggressivamente un’eventuale circostanza pro-pizia. E tuttavia, nonostante un’intensa preparazione e il massimo sforzo, ciò che si è fatto può non bastare: il potere della sorte è a voltesoverchiante, e occorre prenderne atto, senza piagnistei, e - anche da sconfi t-ti - con ironia e civiltà.

2. Oltre al lato pubblico,

anche (e per certi versi so-prattutto) il lato privato può costare carissimo al Principe, e ad ognuno di noi. I vizi perso-nali, le tendenze alla pigrizia o all’arroganza o alla dissolutez-za, e - peggio di ogni altra cosa - la propensio-ne ad autoas-solversi sono una costante minaccia.

3. Ancheu-na vittoria può essere ri-schiosa, perché produce rilassa-tezza. Da questo punto di vista, la condizione di pace accresce i pericoli, perché sembra rende-re la disciplina meno urgente, e questo può far soccombere il Principe. Invece la sua battaglia deve continua-re senza sosta, in due sensi: da un lato, per evitare che i nemi-ci lo buttino giù, e dall’altro per evitare che i suoi stessi vizi gli facciano del male. Ecco perché

servono virtù e disci-plina. Perciò, le virtù militari (freddezza di giudizio, attenzione al mutare delle situa-zioni, coraggio, dedi-zione alla missione) sono massimamente importanti anche in tempo di pace.

4. Ledeen dedica pagine da incorni-ciare a «Prova d’or-chestra» di Fellini,

esempio di una tendenza allo sfascio che è propria anche delle anime e degli spiriti più dotati. Ma, se si rifi uta un or-dine ragionevole, il rischio è quello - prima o poi - di subire una tirannia piena. Per conver-so, quindi, i profeti disarmati sono destinati a non farcela. Un leader deve essere pronto ad accettare e ad assumersi re-sponsabilità anche terribili.

5.Talvolta, il Principe deve essere disposto a «entrare nel male». Non ad essere mal-vagio, non ad «essere» il male, ma ad «entrarvi», per uscirne appena possibile. Ci sono circo-stanze in cui il «male necessa-rio» non può essere evitato. Le-deen ha mano felice nel citare le celebri pagine di Churchill dedicate al fatto che le demo-crazie debbano adottare com-portamenti «adeguati» a quelli dei loro nemici e interlocutori. Fu vero negli anni Quaranta contro il nazismo, ammonisce Ledeen, e - a mio personale av-viso - dovrebbe essere ancora più vero oggi contro il terrori-smo islamista. Davvero qual-cuno pensa di poter agire con strumenti «ordinari» contro chi ha un intento assoluto e defi ni-tivo di distruzione della nostra civiltà?

6. Da ultimo, Ledeen scri-ve pagine da incorniciare su uno dei maggiori pericoli che possano corrodere uno Stato, una comunità: la corruzione.

Se passa nel po-polo l’idea che i leader siano corrotti, tutto si sfascia in modo irreversibile, e perfino beni di per sé supremi (come la libertà di espressione, di riunione, ec-cetera) fi niscono per divenire gli strumenti tecni-ci dello sfascio. Sia le pagine di Machiavelli che le annotazioni di Ledeen sono di bruciante attualità per le

democrazia occidentali dei no-stri giorni. Se la corruzione fu capace di corrodere e distrug-gere un gigante come l’Impero ottomano, fi gurarsi cosa possa fare alle nostre fragili demo-crazie… Contro il rischio dello sfascio assoluto, a quel punto, il paradosso machiavelliano è che possa rendersi necessa-rio il potere di un uomo solo. Intendiamoci bene, spiega Ledeen. Machiavelli non ama affatto i tiranni. Non ha perso fede nella democrazia, in una buona repubblica. Ma posso-no esserci circostanze in cui il

male minore sia una tempo-ranea situazione autoritaria, per restaurare appena possi-bile la libertà. Esempi? Il ruolo di Mosè nell’antichità. O, per venire al Novecento, il ruolo del generale Mac Arthur in Giap-pone, o il signifi cato di denazi-fi cazione che ebbe il Processo di Norimberga.

Dice Ledeen: semmai, l’errore dell’Occidente è avvenutocin-quant’anni dopo, alla fi ne della Guerra Fredda, quando non si ebbe il coraggio, alla caduta dell’impero sovietico, di imporre una «condanna» altrettanto for-te e simbolica, che avrebbe forse meglio affermato i valori della libertà e della democrazia.

Le pagine fi nali del volu-me sono le più dolorose per i lettori italiani. Ledeen ricorda come nacque il Principe. Ma-chiavelli vedeva l’Italia di allora divisa e decadente, e sperava in un Principe che potesse compie-re il miracolo di prendere e reg-gere il timone: il suo libro era, insieme, un auspicio e una gui-da, in quella prospettiva. Quel principe non arrivò, come si sa. Cinquecento anni dopo, annota Ledeen, le cose non appaiono molto diverse, purtroppo.

Michael A. Ledeen Machiavelli on modern lea-dership: why Machiavelli’s

iron rules are as timely and important today as five centuries ago

Truman Talley Books$18,39

La copertina del libro di Michael Ledeen

Gli uomini, sottolinea Machiavelli, sono, da sempre, inclini più al male che al bene, e lo dimostrano appena ne hanno l’oppor-tunità. Essi sono guidati da un’ambizione smisurata e dalla droga del potere, che

non lascia mai soddisfatti. I sistemi politici sono naturalmente fragili. La stabilità esi-ste solo nella tomba. La regola, al contra-rio, è il cambiamento costante delle cose

SCOVATI NELLA RETE

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16 Sabato 11 Giugno 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Quella dei turchi in Germania. Molto meglio degli italiani che pure sono di terza generazione

Un caso di integrazione riuscitaUndici deputati originari della Turchia, nessuno dell’Italia

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Hanno il sangue guasto gli undici deputati tedeschi di origine turca, attacca Erdo-

gan. L’uomo forte di Ankara, con aspirazioni da dittatore, divide la comunità turca di Germania, la più numerosa, oltre tre milioni, e in gran parte integrata. I parlamen-tari, che militano in partiti di-versi, hanno ricevuto minac-ce di morte per aver votato a favore della risoluzione del Bundestag che definisce ge-nocidio il massacro degli ar-meni durante la prima guerra mondiale. Una menzogna, un falso storico per Erdogan. Le vittime furono un milione e mezzo su due milioni e cento-mila. Sarà stato un genocidio imperfetto.

Il parlamento di Berlino ha anche riconosciuto la compli-cità della Germania, alleata della Turchia. L’ambasciatore tedesco informò il Kaiser che le violenze sugli armeni non avevano alcun motivo mili-

tare. Il cancelliere Hollweg gli rispose: «A noi interessa che i turchi restino al nostro fi anco».

Gli immigrati turchi hanno manifestato contro la Merkel un po’ ovunque, da Amburgo a Monaco. La moschea turca di Berlino, che aveva invitato Norbert Lammert, presidente del Bundestag, per l’inizio del Ramadan, ha disdetto l’invi-to. Ma gli immigrati dal Bo-sforo vivono con anima divisa il confronto tra la Germania che li ospita da oltre mezzo secolo e la patria. Si può dire che l’emigrazione dal Bosforo è una storia di un’integrazio-ne riuscita, sia pure con pro-blemi, ed eventi anche tragici (nel 1992 a Moelln e l’anno seguente a Solingen furono date alle fiamme due case di turchi, otto persone, tutte donne e bambini, persero la vita).

I turchi cominciarono a giungere, negli anni Sessan-ta, perché le norme europee

vietarono di rimandare a casa gli immigrati italiani. Ma an-che loro fi nirono per rimane-re. Oggi a Berlino sono circa 300 mila (le cifre reali sono superiori ai dati ufficiali). Paradossalmente, gli italiani (poco meno di 600 mila) sono quelli che più hanno cambia-to la società: i tedeschi han-no imparato a mangiare gli spaghetti al dente e con la forchetta, e hanno comincia-to a gustare la vita come noi. «L’Allemagne s’italianise», si allarmò Le Monde nel 1997. I tedeschi lo presero come un complimento.

Gli italiani della terza generazione vivono in Germania senza problemi ma si sono integrati meno. Non ci sono deputati di origi-ne italiana al Bundestag. E neanche autori che scrivano in tedesco con successo come Akif Pirinccj o Feridun Zaimoglu. I turchi hanno attrici e registi con passapor-to tedesco: Fath Akin vinse nel 2004 il Festival di Berlino con La sposa turca. E fu lui a

girare Solino, la storia della prima pizzeria italiana nella Ruhr, e i nostri emigranti me-ridionali erano interpretati da attori turchi. Czem Ozdemir è da dieci anni il leader dei verdi, e condanna apertamen-te Erdogan. I bambini turchi riescono a scuola meglio dei nostri, che in percentuale più alta fi niscono nelle Sonder-schule, le scuole per i meno dotati. Soprattutto a causa della lingua. Altro paradosso: per imparare il tedesco è ne-cessario conoscere la propria lingua madre. I turchi hanno investito nelle loro scuole, i nostri politici di destra e di sinistra hanno sempre deciso che non ne valeva la pena.

I turchi sono dunque un esempio di integrazione riuscita. Ma pongono delle domande a cui è diffi cile ri-spondere, ancor più dopo la tempesta tra Berlino e An-kara. Vent’anni fa le ragazze turche di Berlino giravano in minigonna, oggi le loro fi glie sfoggiano il velo islamico, più come segno d’orgoglio nazio-

nale che simbolo di devozione religiosa e di sottomissione al maschio. I turchi godono di tutti i diritti, come se la Tur-chia facesse di fatto parte del-la Ue. Ma perché chiedere che entri nella Comunità? Ai suoi tempi, l’allora ministro degli esteri Joschka Fischer, dopo essere stato contrario, era appassionatamente a favore. Forse perché gli ame-ricani gli avevano promesso il posto di Kofi Annan alla guida dell’Onu. La Turchia è membro della Nato e serve agli Usa in chiave anti Mosca. Oggi, neanche i turchi deside-rano più entrare nell’Unione, e quanto avviene in Turchia e ai suoi confi ni dimostra gli errori di Fischer e di quanti la pensavano come lui. Istanbul, l’antica Bisanzio, è una città europea. Ma il resto del pa-ese, l’Anatolia? Una Turchia che nega le sue responsabilità storiche? I turchi che applau-dono un Erdogan che accusa i turchi che si sono integrati in Germania e in Europa di avere il sangue marcio?

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Si chiama Ogyen Trin-ley Dorje, ha 30 anni, e nel 1992, all’età di 8 anni, è stato riconosciu-

to com il XVII karmapa (sua santità), uno dei più alti capi spirituali del buddismo tibeta-no. È considerato il budda vivente, ed è l’unico a es-sere stato ricono-sciuto come tale dal Dalai Lama e dalle autorità cinesi che, pure, gli hanno creato molti ostacoli nel suo percorso for-mativo e negato tutti i viaggi, a ec-cezione di uno, nel 2008 negli Usa e un altro nel 2011, in Germania. La Cina a ogni successione del capo spirituale tibetano ingag-gia un braccio di ferro tentan-do di imporre la propria scelta per meglio controllare il Tibet. Il Dalai Lama, infatti, è anche il capo politico del Tibet e non solo spirituale.

Karmapa Ogyen Trinley Dorje potrebbe avere un ruolo maggiore dopo la scom-parsa dell’attuale Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso che il 6 luglio compirà 81 anni, ma che ha già detto che forse non si reincarnerà. Oggi, dopo una

vita piena di peripezie, il XVII karmapa vive nel monaste-ro di Gyuto, non lontano dal Dalai Lama: ha la sua pagina Facebook e sostiene la riforma per il pieno ordinamento delle donne nel buddismo. Ambien-

talista convinto ha stabilito un elenco di 108 gesti affin-ché ognuno di noi possa migliorare l’ambiente. E ha invitato i monaci buddisti a diventa-re vegetariani.

È una persona semplice e natura-le, rotonda e dolce. Sprigiona un cari-sma particolare e si direbbe «pieno di

un sentimento di gioia». Ado-lescente, a 14 anni decise di fuggire dal monastero di Tsour-phou (Lhasa) per raggiungere il Dalai Lama in India, dopo un viaggio di 1.400 chilometri a piedi attraverso i valichi in-nevati dell’ Himalaya. Il 5 gen-naio 2000, giorno del suo arrivo a Dharamsala, luogo sacro del buddismo tibetano in esilio, fu uno schiaffo per Pechino. Il suo esilio è diventato fonte di ten-sioni diplomatiche fra la Cina e l’India, che alla fi ne gli ha ac-cordato lo status di rifi ugiato.

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Ha 30 anni. È evaso dal Tibet nel 1999

Chi è e cosa fail Budda vivente

DI MAICOL MERCURIALI

Quand’è che l’uomo ha scoperto la guer-ra? Già dalla preistoria i nostri an-tenati avevano iniziato a combattere gli uni contro gli altri: dalle ricerche

archeologiche sono emerse tracce di conflitti e violenze di massa addirittura nelle società pre neolitiche (10-12 mila anni fa). Le evidenze di questi scontri sono però state ritrovate in Africa, mentre in Europa sono decisa-mente più recenti. E dall’Alsazia arriva la conferma di come, più di 6 mila anni fa, ci fossero episodi violenti tra le diverse comunità. I ricercatori dell’Inrap, l’Isti-tuto francese di ricerche archeologiche), hanno scoperto ad Achenheim (un comu-ne nel dipartimento del Basso Reno, vici-no a Strasburgo) la scena di un brutale massacro neolitico.

Gli archeologi hanno ritrovato all’interno di un silo i resti di sei corpi. Come ha raccontato l’antropologa Fan-ny Chenal a Le Monde, si tratta di sei uomini: cinque adulti e un adolescente. Alcuni sono adagiati sul dorso, altri sul ventre, altri di lato, tutti in una posizione assolutamente disordinata, che non fa certo pensare a una pratica funebre. Ma quando gli studiosi hanno esaminato i reperti più a fondo, ecco la sorpresa: le ossa presentano numerose fratture alle gambe, alle braccia, sulle mani e sul cranio. Lesioni non compati-bili con quelle che si potevano rimediare sul campo di battaglia, ma frutto di qualche cosa di più metodico, di studiato: un massacro, una tortura mortale.

La macabra scena, poi, è resa ancor più pe-sante dal ritrovamento di un braccio, proba-bilmente appartenuto a un altro adolescente, e altri resti: quindi le vittime sarebbero ancor di più, come spiega l’Inrap potrebbero essere una decina.

Quest’ultima scoperta si affi anca ad altre simili, come quella di Bergheim (a nord di Strasburgo) nel 2012, quando è stata ritro-vata una fossa con otto persone barbaramen-te uccise. L’epoca è la stessa di Achenheim. «Perché queste esecuzioni, questo desiderio di accanirsi sui cadaveri, di perpetrare muti-lazioni, se non per l’espressione di una guerra ritualizzata?», si chiedono i ricercatori dell’In-

rap. Si rafforza quindi l’idea che, al termine della cosiddetta cultura della ceramica line-are, un periodo del neolitico compreso tra il 5500-4500 a.C., nel cuore dell’Europa ci sia stata una vera crisi tra le comunità dell’epoca che è sfociata nei primi sanguinosi confl itti.

Il sito archeologico di Achenheim, co-ordinato da Philippe Lefranc, ha portato alla luce un grande complesso: l’insediamento abitato era protetto da un fossato e gli in-gressi erano protetti da primitivi bastioni: ulteriori elementi che evidenziano come già nel neolitico ci fosse la necessità di difendersi dai nemici.

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FOSSA COMUNE SCOPERTA NEL SITO DI ACHENHEIM (FRANCIA)

Massacro nell’Alsazia neolitica

La fossa comune nel sito di Achenheimil XVII Karmapa,

Ogyen Trinley Dorje

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17Sabato 11 Giugno 2016P R I M O P I A N O

Mussolini: «Il mio obiettivo era far perdere la Meloni». Sono lontani i tempi in cui puntava all’Etiopia.

Filippo Merli

Non sapevo che la propaganda fosse una disciplina olim-pica.

Claudio Cadei

Sono sempre più convinto ha la voce di Riccardo Ruggeri, su ItaliaOggi, sia una voce da ascoltare più e più volte in un silenzio pneumatico.

Giordano Alborghetti

Una legge che non andava approvata

Il parlamento ha approvato una legge che considera reato la negazione della Shoah. Io penso invece che il negazioni-smo si debba combattere con la cultura, con lo studio della storia, con l’educazione. Non con una legge che lo proibisce, imponendo alle persone come e cosa pensare. Non si può vietare alle persone di dire falsità; è da regimi dittatoriali che reputano l’essere umano incapace di intendere. È sta-linismo. Peggio: è un assist ai negazionisti. Perché non c’è nulla di più attraente del proibito.

Luigi Chiarello

Mein Kampf: lo studiai negli anni 80

Leggo di gente sorpresa perché Il Giornale allega il Mein Kampf. Devo ricordarmi di parlarne con la mia professo-ressa di Storia e Filosofia che all’ultimo anno di liceo ce lo diede come lettura obbligatoria per l’esame. Ah: erano gli anni 80 e lei aveva studiato con Adorno. Ma d’altronde, eravamo marziani.

Amanda Chiegni

Ma questo Renzi e Fazio lo sanno?

Ormai sbarro gli occhi quando un amico o un conoscente mi dicono che hanno deciso di avviare un’attività. Poi mi chiedo se la persona che ho di fronte si rende conto di quello che fa o è un incosciente. Oggi aprire un’attività di lavoro autonomo o professionale, o una piccala impresa significa addentrarsi in un ginepraio di autorizzazioni e adempimen-ti spesso incomprensibili, ricerca di finanziamenti sempre più difficili, ricerca di nuovi clienti, rispetto di normative europee, nazionali, regionali, comunali, spesso introvabili o incomprensibili. Imposte e balzelli da versare ad ogni piè sospinto. Anche ammesso che la capacità, l’impegno e un po’ di fortuna consentano di realizzare degli utili, questi dovranno essere divisi a metà con il fisco. Se invece gli utili non ci sono il fisco vorrà comunque la sua parte. Ma chi glielo fa fare?

Angelo Lucentini

I giacimenti del Nord col fi ato grosso

Mi sa che il barile dominerà ancora a lungo il mercato dell’energia, ma i cambiamenti sono in corso e si vedono. Il petrolio del Mare del Nord, uno dei business più importanti del Regno Unito, a questi prezzi non è più conveniente. Il Financial Times ieri dava un paio di numeri impressionan-ti: entro il 2050 nel Mare del Nord saranno rimosse 470 piattaforme, 5 mila pozzi, 10 mila chilometri di oleodotti e 40 mila blocchi di cemento. Tutto questo costerà tra i 30 e i 60 miliardi di sterline.

Giacomo Berbenni

La concorrenza fra università

Caccia alla matricola, gli atenei fanno gli sconti sulle tasse, adottano le rateazioni, conferiscono bonus agli studenti più meritevoli: da Nord a Sud, le università corrono ai ripari contro la fuga delle matricole. Dal 2003 al 2015 gli atenei italiani hanno infatti perso quasi 50 mila iscritti (-14%). C’è concorrenza nel mondo, i ragazzi viaggiano, studia-no all’estero. E studiare costa. Inevitabile la concorrenza che deriva dai confronti. Diminuiscono quindi le rendite di posizione mentre (mi auguro di sbagliarmi) i ministeri restano sempre uguali. Come se niente succedesse o fosse successo.

Gustavo Eisler von Terranova

Nibali: una storia da urlo

Avete visto la vittoria al giro d’Italia di Vincenzo Nibali? Una storia così bella non si vedeva da anni: l’eroe nazionale che prima sembra tragicamente sconfitto e sul punto di abbandonare la lotta e poi si riscatta con un paio di colpi imprevedibili, entrando così nella leggenda. Indimentica-bile. Uno sceneggiatore americano non avrebbe fatto di meglio.

Luca Bastioni

INTERVENTI

DI PAOLO SIEPI

Nella vita bisogna provare tutto per riuscire a trovare qualcosa che funzioni. Enrico Vaime, Gli amori fi niscono, non preoccupatevi. Aliber-ti editore, 2016.

La ricchezza non serve all’uomo moder-no se non per moltiplicare la sua volgarità. Nicolás Gómez Dàvila, Notas. Circolo Proudhon.

In Anteprima Mondiale uno dei racconti più crudeli è l’episodio di un uomo che chatta con una sconosciuta, va a incontrarla e sco-pre che è suo padre. Aldo Nove, Anteprima mondiale. La nave di Teseo (Annarita Briganti). La Repubblica.

Non mi vergogno di non avere ottenuto zero candidature ai premi cinematografi ci. Com’è quella frase di Longanesi? «I premi in Italia non basta rifi utarli, bisogna non meritarli». Checco Zalone (Francesco Merlo), la Repubblica.

Nonostante tutto, vedo che i popoli euro-pei sono sempre più vicini. È una sensazione sempre più forte anche al di là dei naziona-lismi e dei sondaggi d’opinione. Norbert Röttgen, presidente della Commissione affari esteri del Bundestag (Danilo Tai-no). Corsera.

Conformista è chi ha il coraggio delle opi-nioni altrui; anticonformista è chi ha paura delle opinioni di moda. Benito Jacovitti, Gionni Lupara.

Per anni l’Occidente ha cre-duto che i tedeschi (orientali) fossero riusciti a produrre il miracolo di far funzionare una cosa come il socialismo, che non funzionava da nessu-na parte. Non era vero. E la favola dipende-va dal sovrapporsi di un pregiudizio e di un abbaglio. Il pregiudizio riguardava il popolo tedesco, al quale sono state attribuite, in que-sto dopoguerra, inclinazioni bestiali e qualità angeliche (che forse non ha), quali rifl essi ne-gativi e positivi della sua naturale propensio-ne all’ordine, alla precisione e all’obbedienza. L’abbaglio riguardava, in generale, i paesi socialisti e rifl etteva l’incapacità dei servizi segreti occidentali (Cia in testa) di valutare correttamente le forze economiche del Patto di Varsavia. Basti pensare che per decenni, il Pil dell’Urss, decisivo per impostare tutta la strategia del rapporto bipolare (da quella strettamente militare a quella diplomatica e propagandistica) è stato considerato circa la metà di quello americano, mentre si scopre adesso che non era neppure un sesto. Save-rio Vertone, Il ritorno della Germania. Rizzoli, 1992.

Marco Pannella, armato solo di una volontà tenace e di matite smozzicate, ha scritto pagine di storia incancellabili. Ha amato la politica più di se stesso. Ha fatto della sua fol-

lia (reale o apparente) un metodo. Ha educato generazioni di giovani alla libertà, da tutto, e, più faticosamente, perfi no da lui. Non senza ferite e confl itti: ma ha creato le condizioni per consentire e dissentire con chiunque, il più vicino o il più lontano, a partire da lui stesso. Ha onorato politica, idee e istituzioni come una religione laica, e (per lui, in questo caso) dubito solo dell’aggettivo, non del so-stantivo. Daniele Capezzone. Giuditta’s fi les.

Mario Monti è stato nominato senatore a vita, i fuochi si accendono nella notte per festeggiare la destituzione rituale di Berlu-sconi, panettoni precoci divorati come ostie; lo abbiamo visto mentre annotava «traditori» su

un taccuino, erano i nove che gli hanno fatto perdere la maggioranza. L’auto nera che lo trasportava al Quirinale, dove rassegnerà le dimissioni al capo dello Stato, aveva l’incede-re lento di un carro funebre o di un ascensore per il patibolo. Neanch’io sono pronto, più il rettile è grosso più la muta è lenta. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

Un giorno Sergio Leone mi chiese se avessi qualche scar-to musicale che era stato da me preparato per altri regi-sti. Mi misi al piano e suonai C’era una volta in America.

L’avevo scritto per Amore senza fi ne di Zef-fi relli, ma ritirai la colonna sonora quando Zeffi relli cercò di mettere anche una canzone scritta da Lionel Richie. Così rifi utai il fi lm. Credo di aver scritto cose migliori di quelle per Sergio. Ma lui lasciava più spazio alla musica. Mi parlava da anni di La battaglia di Stalingrado, aveva bisogno di molti inve-stimenti, il governo sovietico gli aveva dato l’okay per i carri armati, aveva comprato il biglietto aereo per il sopralluogo. Ma il suo cuore si fermò. Ennio Morricone, musici-sta (Valerio Cappelli). Corsera.

Sia detto a nome delle tradizionale corret-tezza britannica che il ritardo degli italiani da campi di prigionia non subì un minuto di ritardo rispetto i tempi prestabiliti. Furono infatti rimpatriati prima gli inglesi, poi gli americani, poi i francesi, poi gli ebrei, poi i russi, i belgi gli olandesi, i polacchi, i ce-coslovacchi, i bulgari, gli ungheresi, i greci, gli jugoslavi, degli Estonia i lituani e tutti i prigionieri tedeschi. Indi sei cinesi venditori di perle rimasti bloccati ad Amburgo, poi un marinaio argentino che si era addormentato nel porto di Brema, poi una vacca svizzera dislocata nell’Hannoverino è una gattina persona dimorante a Norimberga, poi due porcellini d’India residenti a Monaco è una chitarra spagnola residente a Francoforte, infi ne un narghilè turco internato a Essen e gli ex internati italiani a scaglioni di sei al mese. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova, 1981.

Udirete spesso il grande giornalista lodare l’umile, indispensabile cronista, colonna del giornale. Il mito del cronista, nel giornalismo italiano, è una delle ipocrisie più diffuse; in-fatti dalla cronaca tutti cercano di uscire al più presto possibile. Il giornalista di grido tie-ne cronache di costume, rubriche di moralità: sui fatti, scovati dagli altri, egli ama ricamare commenti. Mino Monicelli, Il giornalista. Vallecchi, 1964.

Il musicista Dino Ciani morì in un incidente stra-dale il 27 marzo 1974. Ave-va 33 anni. Di lui si sarebbe potuto dire quello che dettò Grillparzer quale epitaffio per il monumento funebre di Schubert che «con lui se ne andavano splendido lascito ma ancor più belle speranze»: e io sono convinto che la morte precoce di Schubert sia stata la massima sventura della storia della musica. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Mar-silio, 2014.

Fidanzarsi a Milano - Ricordarsi che, di norma, lui deve regalare a lei un anello di diamanti di Cartier, mentre lei deve rega-lare a lui un orologio Rolex. Fidanzarsi a Roma - Ricordarsi che, di norma, lui deve regalare a lei un motorino, mentre lei deve regalare a lui un motorino. Altrimenti quando si vedono? Giuseppe Culicchia, Mi sono perso in un luogo comune. Ei-naudi.

A letto con due donne mi sono sempre sentito più solo che con una. Roberto Ger-vaso. il Messaggero.

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23Sabato 11 Giugno 2016

I timori per il referendum spaventano i mercati. Milano maglia nera in Europa (-3,62%)

Borse, la Brexit brucia 216 mldIl Bund tedesco sfi ora lo zero. Balzo dello spread a 137

La Brexit spaventa i mercati finanziari, che nell’ultima seduta della settimana smobi-

litano gli asset giudicati più a rischio e si spostano verso beni rifugio come l’oro e alcu-ni titoli di stato. È stato un venerdì nero per le borse eu-ropee: l’indice Eurostoxx 600 ha bruciato 216 miliardi di euro di capitalizzazione, con i titoli bancari presi di mira dalle vendite.

Nel reddito fi sso si assiste a una corsa verso i bond governati-vi giudicati più affidabili, come il Bund tedesco, ormai prossimo allo zero: il ren-dimento è crolla-to allo 0,01% per poi rimbalzare leggermente in chiusura allo 0,021%. Intanto lo spread con il Btp è salito di dieci punti a 137. «Il recente rally dei bond europei ha spe-dito il Bund alle stelle», spiega Simon Fasdal, responsabile reddito fi sso di Saxo Bank. «La nostra idea è che tale andamento rap-presenti il forte riposiziona-mento degli asset manager e dei fondi pensione contro il potenziale pericolo di una Brexit».

A Milano, peggior listino del continente, il Ftse Mib ha ceduto il 3,62% a 17.120 punti. In Europa giù Madrid (-3,18%), Francoforte (-2,52%),

Parigi (-2,24%) e Londra (-1,86%). A New York il Dow Jones e il Nasdaq viaggiavano in calo rispettivamente dello 0,60% e dell’1,07%.

Piazza Affari ha visto un netto ribasso del comparto bancario, molto volatile alla luce sia dei timori per la Bre-xit, sia degli aumenti di capi-tale di Veneto banca e Banco popolare e della gestione del-le sofferenze: Ubi B. -6,57%, B.P.E.Romagna -6,55%, B.Mps -6,51%, Unicredit -6,37%,

B.P.Milano -5,79%, Medioban-ca -5,48%, B.P.Sondrio -5,27%, B.Popolare -5,2%, Intesa San-paolo -4,1%, B.Carige -2,97%, Credem -2,29%. Lettera anche su Unipol (-6,85%), Azimut H. (-6,01%), Exor (-5,18%) e Uni-polSai (-4,96%).

Fra gli industriali, Leo-nardo ha guidato i ribassi con un -4,93%. Male anche Cnh I. (-4,32%), Fca (-3,4%), Ferrari (-2,09%) e Fincan-tieri (-0,11%). Nel segmento

oil&gas, Te-naris ha perso lo 0,31%, Eni

il 2,06% e Saipem il 5,13%. In territorio negativo Enel (-3,4%). Ha perso terreno il settore del lusso, in particola-re YNap (-6,57%), seguita da B.Cucinelli (-3,53%), Moncler (-3,2%), Luxottica (-3,07%), S.Ferragamo (-3,02%) e Tod’s (-1,64%).

Nel resto del listino, i peg-giori titoli sono stati Saras (-4,94%), Datalogic (-4,64%) e Ovs (-3,41%). In controten-

denza Parmalat (+0,43%) e Esprinet, che ha guadagnato l’1,84%. Segno meno per Safe Bag (-3,28%) dopo i conti 2015. Vendite su Salini Im-pregilo (-2,47%).

Nei cambi, chiusura in calo per l’euro sotto 1,13 dollari a 1,1295 dollari e a 120,76 yen.

Per le materie prime, conti-

nuano le prese di profi tto sul petrolio: a Londra il Brent cedeva 1,10 dollari a 50,86 e a New York il Wti era scam-biato a 49,53 dollari, in calo di circa un dollaro. Continua a guadagnare terreno l’oro, in progresso di 2 dollari a 1.271 dollari.

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Il ministro delle fi nanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, lancia un avvertimento: il Regno Unito, in caso di Brexit, dovrà abbandonare il mercato unico europeo. In quel caso, ha spie-gato al giornale Der Spiegel, «il paese dovrà attenersi alle regole di un club da cui ha vo-luto uscire».

Il settimanale ha chiesto al ministro se, in caso di uscita dall’Unione europea, Londra possa pretendere uno statuto simile a quello della Norvegia o della Svizzera: due nazioni che, pur non facendo parte della Ue, hanno

accesso alla libera circolazione delle persone e dei beni. «Den-tro è dentro, fuori è fuori», ha replicato secco Schaeuble. Il ti-more del ministro è che la Bre-xit possa fare da apripista per altri addii: «Non si può esclu-derlo: come reagiranno i Passi Bassi, che sono tradizional-mente molto legati alla Gran Bretagna?». Un recente studio stima in 10 miliardi di euro la perdita del pil olandese in caso di vittoria del sì al referendum del 23 giugno.

Per l’esponente del governo di Berlino, la ri-sposta di Bruxelles all’eventuale Brexit «non potrà essere quella di una maggiore integra-zione». Tra i paesi che restano, infatti, «molti avrebbero il diritto di chiedersi se noi politici davvero non abbiamo capito nulla». In ogni caso, ha aggiunto Schaeuble, «assieme agli altri colleghi dell’area euro faremo di tutto per contenere le conseguenze di una Brexit: ci stiamo preparando a tutti gli scenari pos-sibili». E, in ogni caso, «l’Europa funzionerà lo stesso anche senza la Gran Bretagna».

Intanto Theresa May, segretario di stato britannico agli affari interni, esponente dei conservatori, contraria all’uscita dall’Europa, ha detto che solo rimanendo al tavolo dei 28 si può avere voce in capitolo sulle questio-ni che contano, a partire dalla sicurezza dei cittadini: «Quando parliamo di temi come il traffi co illegale di armi da fuoco attraverso l’Europa, la condivisione dei dati sui crimi-nali, la riduzione dei fattori di attrazione per i migranti, è chiaro che possiamo controllare la situazione e fare sentire la nostra voce, che è la cosa importante, solo se restiamo seduti a questo tavolo».

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Schaeuble: se Londra lascia la Ue, è fuori

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LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidianofi nanziario italiano

Corona Ceca 27,026 27,021 0,0050 23,9084Corona Danese 7,4356 7,4362 -0,0006 6,5778Corona Norvegese 9,2725 9,2489 0,0236 8,2028Corona Svedese 9,3233 9,2433 0,0800 8,2478Dollaro Australiano 1,5274 1,525 0,0024 1,3512Dollaro Canadese 1,441 1,4459 -0,0049 1,2748Dollaro N Zelanda 1,595 1,5936 0,0014 1,4110Dollaro USA 1,1304 1,1343 -0,0039 -Fiorino Ungherese 311,39 311,44 -0,0500 275,4689Franco Svizzero 1,0885 1,0916 -0,0031 0,9629Rand Sudafricano 17,0584 16,816 0,2424 15,0906Sterlina GB 0,7848 0,78438 0,0004 0,6943Yen Giapponese 120,79 120,72 0,0700 106,8560Zloty Polacco 4,3591 4,3321 0,0270 3,8562

Tasso uffi ciale di riferimento 0,00 0,15 0,10Rendistato Bankitalia(lordi) 0,88 0,91 -0,03Tasso Infl azione ITA -0,30 -0,50 0,20Tasso Infl azione EU -0,30 -0,10 -0,20Indice HICP EU-12 100,60 100,30 0,30HICP area EURO ex tobacco 100,11 100,07 0,04Tasso annuo crescita PIL ITA 0,95 1,07 -0,12Tasso di disoccupazione ITA 12,11 11,92 0,19

1 sett -0,3371 mese -0,3382 mesi -0,3433 mesi -0,3484 mesi -0,3555 mesi -0,360

6 mesi -0,3657 mesi -0,3708 mesi -0,3749 mesi -0,37810 mesi -0,38212 mesi -0,387

Preziosi ($ per oncia)Oro 1271,9 1272,36Argento 17,28 17,32Palladio 542,57 548,57Platino 987,7 997,7Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1573,5 1573Rame 4512 4510Piombo 1695,5 1695Nickel 8930 8925

Stagno 17100 17075Zinco 2087 2086Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c) 254,25 285,12Sterlina (n.c) 255,38 296,13Sterlina (post 74) 255,38 296,13Marengo Italiano 195,12 221,04Marengo Svizzero 194,34 218,46Marengo Francese 194,03 216,91Marengo Belga 194,03 216,75

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. -0,3632 Sett. -0,3631 M -0,3522 M -0,3013 M -0,2646 M -0,1609 M -0,09012 M -0,018

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP -0,041 3Yr BTP 0,011 5Yr BTP 0,418 10Yr BTP 1,383 30Yr BTP 2,417

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno -0,180 -0,140

2 anni -0,180 -0,140

3 anni -0,157 -0,117

4 anni -0,109 -0,069

5 anni -0,038 0,002

6 anni 0,048 0,088

7 anni 0,147 0,187

8 anni 0,252 0,292

9 anni 0,355 0,395

10 anni 0,449 0,489

12 anni 0,608 0,648

15 anni 0,774 0,814

20 anni 0,900 0,940

25 anni 0,930 0,970

30 anni 0,926 0,966

Fonte: EMMI Valori al 09/06/2016

Page 16: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

24 Sabato 11 Giugno 2016 MERCATI E FINANZABankitalia: il tasso di crescita in aprile cala a +3,5% da +3,9%

Le sofferenze rallentanoRaccolta su del 5,4%. Mutui casa al 2,66%

Anche in aprile la raccolta del siste-ma bancario in Ita-lia batte i prestiti a

famiglie e imprese, mentre frenano il tasso di crescita delle sofferenze e il tasso sui mutui per l’acquisto del-la casa. Secondo i dati diffusi da Bankitalia, l’incremento su base annua dei depositi del settore privato è stato del 5,4%, in aumento rispetto al +3,9% del mese precedente e al +3,6% di aprile 2015. La raccolta obbligaziona-ria, compresi i titoli dete-nuti dal sistema bancario, è invece diminuita del 15% su base annua (-15,1% nel mese precedente, -18,2% ad aprile 2015).

I prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli al-tri crediti ceduti e cancella-ti dai bilanci bancari, hanno segnato un incremento su base annua dello 0,4%, sia rispetto al +0,3% del mese precedente, sia rispetto al calo dell’1,4% di aprile 2015. I prestiti alle famiglie sono

cresciuti dell’1,2% sui dodici mesi (+1,1% nel mese prece-dente, -0,3% ad aprile 2015), mentre quelli alle società non finanziarie sono dimi-nuiti dello 0,6% sempre su base annua (rispettivamente -0,4%, -2,2%).

Quanto alle sofferenze, il tasso di crescita sui dodici mesi è stato del 3,5%, in calo rispetto al +3,9% di marzo. I tassi d’interesse sui fi nanzia-menti erogati alle famiglie

per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese ac-cessorie, sono stati pari al 2,66%, in lieve fl essione dal 2,68% del mese precedente. I tassi sulle nuove eroga-zioni di credito al consumo sono stati dell’8,35% (8,37% in marzo). I tassi sui nuovi prestiti alle società non fi -nanziarie di importo fi no a un milione di euro sono ri-sultati pari al 2,57%, come nel mese precedente; quelli

sui nuovi prestiti di impor-to superiore a tale soglia all’1,46% (1,39% in marzo). I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,47%.

Infine, sempre in aprile l’ammontare dei titoli di stato italiani detenuti dalle banche è cresciuto a 405,5 miliardi di euro, con un au-mento di quasi 5 miliardi ri-spetto al mese precedente.

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Salini Impregilo ha in-caricato Banca Imi, Bnp Paribas, Goldman Sachs, Natixis e Unicredit di or-ganizzare un roadshow con investitori qualifi cati, ita-liani e internazionali, con l’obiettivo di valutare le condizioni di mercato per una potenziale emissione di obbligazioni senior non garantite a tasso fi sso. È previsto che le obbligazio-ni vengano emesse, pur-ché vi siano le condizioni di mercato, entro il mese di giugno. I bond saran-no riservati a investitori qualifi cati e quotati presso alla borsa di Dublino. La partenza del roadshow è attesa per lunedì.

Nei giorni scorsi l’a.d. Pietro Salini aveva dichia-rato che l’avvio, da parte della Bce, di acquisti su titoli obbligazionari corpo-rate può sicuramente infl u-ire in modo positivo sulle opportunità di rifi nanzia-mento di Salini Impregilo.

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BOND SENIOR

Salini I. pianifica

un’emissione

Azimut ha acquistato l’intero capitale di Jfs Personal Investment Solutions tra-mite la controllata australiana Az Next Generation Advisory. L’accordo prevede, per il 49%, un concambio di azioni Jfs con azioni Az Nga e un progressivo riacquisto di tali azioni nei prossimi dieci anni. Il rimanente 51% verrà corrisposto al socio fondatore in denaro entro due anni. Il con-trovalore totale dell’operazione ammonta a circa 2,3 milioni di euro. Il perfeziona-mento è atteso entro luglio.

Jfs, nata da un business fondato da James Smith nel 1998, opera dalla regione di Syd-

ney e gestisce masse per circa 158 milioni di dollari australiani (104 mln euro). «Siamo molto contenti di continuare ad attrarre le migliori practices di consulenza fi nanzia-ria e i migliori professionisti in Australia», ha commentato Pietro Giuliani, presidente di Azimut holding. «Con quest’ultima ac-quisizione, assieme alla crescita organica dalle practices esistenti, abbiamo superato i 2 miliardi di euro di masse nel giro di un anno e vogliamo continuare a consolidare la nostra presenza sul territorio per offrire un servizio eccellente ai nostri clienti.

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Azimut rileva l’australiana Jfs per 2,3 mln

Saipem ha fi rmato un ac-cordo in base al quale gui-derà l’industrializzazione e la commercializzazione di Springs, tecnologia per il trattamento sottoma-rino dell’acqua di mare progettata per operare in acque profonde, sviluppa-ta con Total e Veolia.

Safe Bag ha conseguito nel 2015 una perdita netta di 1,49 milioni di euro, che si confronta con un risul-tato negativo di 0,97 mln dell’esercizio precedente. I ricavi sono aumentati del 5,3% a 28,085 mln.

Unicredit. L’ammini-stratore delegato della Cassa depositi e prestiti, Fabio Gallia, a proposito di alcune indiscrezioni, ha dichiarato che non intende approdare in Unicredit.

Bpm. Norges Bank ha incrementato la propria partecipazione nel capi-tale dell’istituto milanese al 3,112%.

Tesco ha venduto la cate-na di supermercati turca Kipa e la catena di risto-ranti Giraffe per concen-trarsi sul mercato britan-nico. In particolare, Kipa è stata ceduta a Migros per 30 milioni di sterline.

Bp e Det Norske Olje-selskap creeranno una

joint venture che sarà quotata a Oslo, unendo i propri asset in Norvegia. I business delle due socie-tà verranno fusi in una newco chiamata Aker Bp, di cui British Petroleum deterrà il 30% oltre a rice-vere 140 milioni di dollari in contanti.

Sainsbury, seconda ca-tena di supermercati in Gran Bretagna, ha nominato il direttore fi nanziario John Rogers amministratore delegato di Home Retail Group. A completamento dell’ac-quisizione di Home Retail Group, l’attuale ammi-nistratore delegato John Walden rassegnerà le di-missioni e verrà sostituito da Rogers.

Embraer. Paulo Cesar de Souza e Silva, attual-mente a capo del segmento aviazione commerciale di Embraer, assumerà il ruolo di a.d. alla fi ne dell ’anno, sostituendo Federico Curado.

Merck ha siglato un ac-cordo per rilevare Afferent Pharmaceuticals, società attiva nel comparto della biotecnologia. Il deal, che sarà completato nel terzo trimestre, comprende un pagamento anticipato di 500 milioni di dollari e pagamenti milestone fi no a 750 milioni.

BREVI

Convocazione Assemblea L’assemblea degli azionisti è convocata in seduta ordinaria e straordinaria in prima convocazione per il giorno 27 giugno 2016 alle ore 9:30, presso gli uffici della Società in Modena viale Virgilio 48/H, ed occorrendo, in seconda convocazione, il giorno 28 giugno 2016, stessa ora stesso luogo, per discutere e deliberare sul seguente

ordine del giornodi parte ordinaria:1. Esame ed approvazione del Bilancio d’Esercizio al 31 dicembre 2015, corredato della Relazione del Consiglio di Amministrazione, della

Relazione del Collegio Sindacale e della Relazione della Società di Revisione. Deliberazioni inerenti e conseguenti. Presentazione del Bilancio Consolidato al 31 dicembre 2015; deliberazioni inerenti e conseguenti;

2. Conferimento incarico di revisione legale dei conti per il triennio 2016-2018; deliberazioni inerenti e conseguenti;

3. Proposta di ratifica dell’amministratore cooptato dal consiglio di amministrazione in data 21 dicembre 2015; deliberazioni inerenti e conseguenti;

4. Integrazione del monte compensi del Consiglio di Amministrazione deliberato in data 09 gennaio 2014; deliberazioni inerenti e conseguenti;

di parte straordinaria:5. Proposta di aumentare il capitale sociale a pagamento e in forma scindibile, da liberarsi in denaro, da offrirsi in opzione a tutti

i soci di Expert System S.p.A. ai sensi dell’art. 2441, comma 1 del Codice Civile, per complessivi massimi Euro 4.900.000,00 (quattromilioninovecentomila/00 centesimi), comprensivi di sovrapprezzo, mediante emissione di nuove azioni ordinarie, prive di indicazione del valore nominale, aventi le stesse caratteristiche delle azioni in circolazione. Conferimento al Consiglio di Amministrazione della relativa delega ad aumentare il capitale sociale ai sensi dell’art. 2443 del Codice Civile e conseguente modifica dell’articolo 5 dello Statuto sociale; deliberazioni inerenti e conseguenti;

6. Proposta di emissione warrant da abbinare gratuitamente alle azioni ordinarie rinvenienti dall’aumento di capitale di cui al punto 5); deliberazioni inerenti e conseguenti;

7. Proposta di aumentare il capitale sociale, a pagamento e in via scindibile in una o più tranches, a servizio dell’esercizio dei warrant di cui al precedente punto per complessivi massimi Euro 1.800.000,00 (unmilioneottocentomila/00 centesimi), comprensivi di sovrapprezzo, mediante emissione di nuove azioni ordinarie, prive di indicazione del valore nominale, aventi le stesse caratteristiche delle azioni in circolazione, da riservare esclusivamente a servizio dell’esercizio dei warrant. Conferimento al Consiglio di Amministrazione della relativa delega ad aumentare il capitale sociale ai sensi dell’art. 2443 del Codice Civile e conseguente modifica dell’articolo 5 dello Statuto sociale;

8. Proposta di approvazione del piano di stock grant denominato “Piano di Stock Grant Temis 2016-2020” previa revoca del piano denominato “Piano di Stock Grant Temis 2015 - 2020” già approvato dall’Assemblea dei Soci del 29 giugno 2015; deliberazioni inerenti e conseguenti;

9. Proposta di parziale revoca e modifica della delibera di aumento del capitale sociale approvata dall’Assemblea dei Soci del 29 giugno 2015 avente ad oggetto la delega al Consiglio di Amministrazione ai sensi dell’articolo 2443 del Codice Civile di aumentare gratuitamente, in una o più volte, ai sensi dell’articolo 2349 del Codice Civile, il capitale sociale, fino ad un importo massimo di Euro 1.460.000,00 (unmilionequattrocentosessantamila/00 centesimi) mediante emissione di massime n. 730.000 azioni ordinarie, senza valore nominale, con godimento regolare, da assegnarsi a servizio del piano di stock grant denominato “Piano di Stock Grant Temis 2015 - 2020”; deliberazioni inerenti e conseguenti.

Le informazioni riguardo le modalità di partecipazione all’Assemblea (record date 16 giugno 2016) sono riportate nell’avviso di convocazione integrale messo a disposizione, unitamente alla documentazione relativa agli argomenti all’ordine del giorno ed alle informazioni sull’ammontare del capitale sociale, sul sito internet societario all’indirizzo www.expertsystem.com.Rovereto, 11 giugno 2016

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Marco Varone

EXPERT SYSTEM S.p.A. Sede legale: Via Fortunato Zeni 8 – 38068 Rovereto (TN)Uffici amministrativi: via Virgilio 56/Q – 41123 Modena Tel. +39 059 89 40 11 – Fax +39 059 89 40 99Partita IVA: 02608970360 Iscritta presso il Registro Imprese di Trento, n. 02608970360 Capitale sociale: € 250.607,78 i.v.Pec: [email protected]

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25Sabato 11 Giugno 2016MERCATI E FINANZASono gli investimenti previsti entro il 2020 insieme a mille assunzioni

Anas, 20 mld sul piattoAttesa a fi ne anno la fusione con le Ferrovie

Autonomia finanzia-ria, investimenti per 20 miliardi di euro e mille assunzioni: sono

i pilastri del piano industria-le 2016-2020 dell’Anas. «Gli investimenti del piano», ha detto il presidente Gianni Ar-mani, «sono rappresentati da 20 miliardi di risorse pubbli-che: puntiamo a completare 14 miliardi di lavori su stra-da, lavoriamo su progetti per 30 miliardi». E questo perché alcune opere andranno oltre l’orizzonte del piano. L’obiet-tivo è raggiungere stabilmen-te 3 miliardi di euro annui di investimenti attraverso il rilancio e la riorganizzazione della struttura produttiva e le modalità di project mana-gement.

Per quanto riguarda l’au-tonomia fi nanziaria, il docu-mento focalizza l’attenzione sull’ipotesi tariffaria legata all’accisa sul carburante, che prevede una serie di benefi ci dovuti al prelievo proporzio-nale al traffi co, alla certezza dell’incasso e all’assenza di oneri aggiuntivi per gli uten-

ti. Sul versante delle assun-zioni, 900 risorse verranno impiegate per la manuten-zione stradale e 100 per il personale tecnico da dedica-re alla progettazione e alla direzione lavori. Sono inoltre previsti 520 milioni di rispar-mi economici e 50 milioni di ricavi. In particolare, le ini-ziative del piano consentiran-no una riduzione dei costi di manutenzione delle strade di competenza Anas di circa il

3,2% da 21.700 a 21.000 euro al chilometro.

Il numero uno dell’Anas è poi tornato sul tema della fusione con le Ferrovie dello stato, spiegando che il grup-po di lavoro formato da Anas, Fs, ministero dell’economia e ministero delle infrastrutture «sta andando avanti: con il go-verno ci siamo dati l’obiettivo della fattibilità entro la fi ne dell’estate, poi sarà necessa-rio un passaggio normativo

per gli adeguamenti neces-sari, in modo che l’operazione sia fatta alla fi ne dell’anno o all’inizio dell’anno prossimo. Dal punto di vista societario l’operazione è semplice: basta un aumento di capitale di Fs per il conferimento di Anas». L’operazione, ha sottolineato Armani, dovrà avere una fat-tibilità anche a livello euro-peo, e l’obiettivo è avere un soggetto che fornisca in modo trasparente un servizio di ge-stione e investimento stra-dale. Il gruppo di lavoro sta ragionando anche sull’auto-nomia fi nanziaria di Anas: «È il primo nodo da risolvere. Poi, dal punto di vista industriale, le sinergie con Fs le abbiamo già identifi cate».

L’operazione non compor-terà un piano di esuberi, che «sono legati a piani di effi-cienza quando si fa solo effi -cienza», ha osservato Armani. «Noi, invece, non facciamo solo effi cienza ma anche rilancio. Vogliamo fare più investimen-ti, che creano più lavoro, e la-vorare sullo sviluppo».

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Te c n o i n v e s t i m e n t i ha rilevato il 60% del gruppo Visura per 21,9 milioni di euro. Il corri-spettivo sarà erogato al momento del perfezio-namento dell’operazione, che secondo le previsioni avverrà entro il mese di luglio. Con l’approvazio-ne del bilancio 2016 sarà corrisposta, sotto forma di integrazione al prezzo, una somma pari al 30% dell’utile distribuibile da Visura.

Per il restante 40% pos-seduto dai soci fondatori sono previsti diritti di op-zione put&call, esercita-bili in un’unica soluzione dopo l’approvazione del bilancio 2018, a un prezzo calcolato sulla base di un multiplo di sei sull’ebitda consolidato dell’esercizio 2018 di Visura, tenuto conto della posizione fi -nanziaria netta.

La società intende fi-nanziare l’acquisizione con mezzi propri deri-vanti dal futuro aumen-to di capitale deliberato dall’assemblea del 31 maggio e, in attesa del suo concretizzarsi, attra-verso un versamento in conto futuro aumento di capitale da parte del socio Tecno Holding.

Visura è attiva come distributore in ambito di-gital trust e credit infor-mation & management. Nel digital trust offre servizi tipici di certifi ca-tion authority (Pec, fi rma e fatturazione elettroni-ca), servizi di telematic trust solutions, ovvero servizi telematici per gli avvocati finalizzati allo svolgimento della propria attività attraverso l’abili-tazione alla connessione e al dialogo con la piat-taforma telematica del ministero della giustizia (Lextel). Ancora, servizi per i commercialisti uti-li a trasmettere i bilanci e le pratiche societarie, piattaforme di gestione digitale delle procedure contabili e amministra-tive degli ordini profes-sionali.

In ambito credit infor-mation & management, Visura è distributore In-foCamere e offre l’accesso integrato a una pluralità di banche dati (catasto, conservatoria, Aci ecc.), oltre a prodotti integrati sviluppati internamente, con un target di clientela composto principalmente da liberi professionisti, ordini professionali e, in parte, piccole e medie im-prese.

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PER 21,9 MLN

Tecnoinv. acquista Visura

La presidenza del consiglio ha svolto l’istruttoria previ-sta dalle norme vi-

genti per l’eventuale eserci-zio del potere di veto e ha concluso che non sussistono controindicazioni all’opera-zione di quotazione in borsa dell’Enav, con riguardo alla tutela degli interessi strate-gici dello stato, imponendo specifiche prescrizioni.

Il consiglio dei ministri ha quindi deliberato di ac-consentire allo sbarco a piazza Affari, prescrivendo alla società guidata dall’a.d. Roberta Neri di individua-re strumenti di governance a tutela dell’integrità delle informazioni, con l’adozione di misure fi nalizzate a disci-plinare l’obbligo di riserva-tezza per tutelare l’accesso e la confi denzialità dei dati sensibili ai fi ni della sicurez-za dello stato. Tali misure dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazio-ne da parte dell’Autorità na-zionale per la sicurezza.

Enav ha notifi cato al go-verno la delibera del consi-glio di amministrazione con la quale è stato approvato il progetto di quotazione sul mercato telematico aziona-rio, fi nalizzato alla vendita

di una quota di minoranza del pacchetto detenuto dal ministero dell’economia fi no a un massimo del 49% del capitale sociale, attraverso il ricorso a un’offerta pub-blica di vendita. Quanto ai potenziali investitori, Neri ha spiegato che si punta prevalentemente agli istitu-zionali, come i grandi fondi, ma ci sarà anche una quota destinata al mercato retail.

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Va in borsa fino al 49% del capitale

Enav, il governo approva l’Ipo

PER 2,11 MLD €

Airbus cede il 23,6% di Dassault

Airbus ha raccolto 2,38 miliardi di dollari (2,11 mld euro) dalla vendita del restante 23,6% di Das-sault Aviation. «Tramite questa transazione abbia-mo raggiunto l’obiettivo di monetizzare l’investimen-to in Dassault Aviation, per concentrarci sui nostri core business e sulla nostra strategia», ha commentato Marwan Lahoud, responsa-bile del settore strategy del costruttore franco-tedesco di velivoli.

Il produttore francese ha venduto 830 mila azioni agli investitori istituziona-li per 784 milioni di euro e, allo stesso tempo, ne ha acquisite 502.282. Airbus emetterà inoltre bond per 1,1 miliardi di dollari (974 mln euro), convertibili in azioni Dassault Aviation a premio del 37,5% rispetto al prezzo di emissione azio-nario. Fino a quando i titoli obbligazionari non verranno convertiti, la casa francese manterrà il 9% di Dassault Aviation e l’11,7% dei diritti di voto. I bond con scadenza quinquennale e senza cedo-la potranno essere convertiti dal 25 luglio fi no alla data di scadenza del 2021.

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INNOVATION RE

Dea Capital perfeziona la vendita

Dea Capital ha perfezio-nato la cessione del 55% del capitale di Innovation Real Estate, detenuto attraverso la controllata Dea Capital Real Estate, a un gruppo di imprenditori attivi nel set-tore immobiliare e di inve-stitori istituzionali guidati da Alessandro Pasquarelli e Massimo Cremona. Questi ultimi saranno rispettiva-mente l’a.d. e il presidente di Innovation Real Esta-te, società italiana attiva nei servizi immobiliari di project & construction ma-nagement, property mana-gement, facility & building management, valutazioni e due diligence, advisory e agency. Attualmente Inno-vation Real Estate gestisce un patrimonio composto da uffici in prevalenza di prestigio, immobili com-merciali, turistici, logistico-industriali e residenziali.

Il prezzo di cessione della partecipazione ammonta a circa 5,7 milioni di euro ed è al netto di un dividendo straordinario di 3,5 milioni che Innovation Real Estate ha deliberato, ante cessione, a favore esclusivamente di Dea Capital Real Estate.

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Gianni Armani, presidente dell’Anas

Roberta Neri

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27Sabato 11 Giugno 2016MERCATI E FINANZAVia libera dell’Euro Working Group. E il parlamento tedesco ratifi ca

La Grecia riceve 7,5 mldMoscovici: una boccata d’ossigeno per Atene

L’Euro Working Group, l’organismo tecnico che assiste l’Euro-gruppo, ha dato via

libera allo stanziamento di 7,5 miliardi di euro per il sal-vataggio della Grecia e il parla-mento tedesco ha ratificato la decisione. Eckhardt Rehberg, rappresentante parlamentare dell’alleanza politica Cdu-Csu, ha riferito che la Commissione sul bilancio del Bundestag non ha sollevato alcuna obiezione al trasferimento dei fondi. Ora però la palla passerà all’Eu-rogruppo, che si riunirà il 16 giugno per dare l’ultima parola sulla tranche di aiuti.

«Sono certo che il lavoro fatto porterà i suoi frutti, e la prossi-ma settimana l’Eurogruppo di Lussemburgo sarà in grado di decidere per l’esborso di 10,3 miliardi di euro per la Grecia, di cui 7,5 mld saranno pagati immediatamente», ha afferma-to Pierre Moscovici, commissa-rio europeo per gli affari econo-mici e monetari, a margine del forum economico che si è svolto a Bruxelles. Secondo Moscovici lo stanziamento di 7,5 miliardi

costituirà «una vera fonte di os-sigeno» di cui l’economia greca ha bisogno, visto che l’obiettivo resta «il ritorno della crescita, della fi ducia degli investitori e della creazione di lavoro». Il commissario Ue ha osservato che il braccio esecutivo di Bru-xelles prevede che l’economia di Atene torni a crescere nella seconda metà dell’anno, ma al tempo stesso un’espansione del

3% nel 2017 dipenderà proprio dal successo del programma di salvataggio.

Per ottenere gli aiuti comu-nitari, Atene ha dovuto varare una serie di misure restritti-ve. I provvedimenti, che han-no ricevuto il supporto di tutti i deputati del partito di sini-stra Syriza, nonché dei par-lamentari della formazione alleata di destra, includono

la rimozione di un benefi-cio per i pensionati a basso reddito, un piano per la pri-vatizzazione di Admie, l’ope-ratore della rete elettrica, e la rimozione delle restrizioni sulla vendita dei Non perfor-ming loan garantiti dallo stato. Quest’ultima misura, in parti-colare, aveva ricevuto una forte opposizione.

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Bnp Paribas Cardif ha registrato nel 2015 un aumento del 12% su base annua dei ricavi a 194,3 milioni di euro. Il margine lordo è salito del 16% a 114,9 milioni. Il polo assicurativo del gruppo Paribas, che distribuisce in Italia prodotti per i segmenti protezione e risparmio, ha visto invece la raccolta premi scendere del 19% a 4,524 miliardi. «Ottenere risultati positivi in un contesto di mercato tutto-ra complesso, caratterizzato da nuovi scenari in termini di trend di abitudini e consumo, esigenze di tutela dei clienti, regolamentazione e mercati fi nanziari», ha dichiarato l’a.d. Isabella Fumagalli, «conferma la solidità della nostra stra-tegia e del nostro modello di business fondato sulla creazio-ne di valore attraverso la partnership. In particolare, nel 2015 abbiamo voluto concentrarci sull’implementazione di nuovi servizi a valore per il cliente, tra cui il digital care, e sull’ampliamento dei canali di distribuzione, entrando in nuovi mercati come le utilities e le telco».

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Bnp Paribas Cardif, ricavi a +12% ma calano i premi

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Accertamento Diffusione Stampacertifi cato n. 8163 del 06/04/2016

Città di San Giorgio a CremanoESTRATTO ESITO DI GARA

Il 20/05/16 è stata ultimata la gara per l’affidamento servizio guardiania immobili comunali CIG 5832169A1A.Aggiudicataria: SO.GE.SI srl – Via Crispi, 31 NA per l’importo di € 722.439,00 comprensivi di € 16.983,00 quali oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso. Avviso integrale disponibile sul sito internet all’indirizzo www.e-cremano.it

Il Dirigente firm. Dott. Antonio Piccolo

Il direttore dell’ufficio contabilità e bilanciodott. Giuseppe Dibari

Avviso di aggiudicazione di appalto

Ministero della Giustizia

Si informa che la procedura negoziatarelativa alla esecuzione delle opere eprovviste occorrenti per dare ultimati i lavoridi messa in sicurezza e risanamento delcalcestruzzo ai prospetti della casermaagenti presso la Casa Circondariale di Traniè stata aggiudicata in data 31/05/2016 allaDMF Costruzioni Srl - BARI per il prezzo di€ 438.160,20 + IVA.

Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria

Provveditorato Interregionaledell’Amministrazione Penitenziaria

per la Puglia e BasilicataSi informa che l’appalto relativo allaRealizzazione Sala Operativa Provinciale e diun sistema informativo per la protezione civileCUP N.F79E11002810006 - C.I .G.N.5835392DCD in seguito a procedura apertaè stato aggiudicato all’A.T.I. EUROCOMTELECOMUNICAZIONI S.r.l. – RICCIONE(RN) / KARTOGRAPHIA –FOGGIA S.r.l. consede in Riccione (RN) Via Carpegna n. 9 perun importo complessivo di € 311.842,01 +IVAcon il ribasso percentuale del 28,20%; Numeroconcorrenti: 4. Aggiudicazione definitiva:determinazione dirigenziale n. 1555 del22/06/15. Il risultato integrale di gara èconsultabile al seguente indirizzo internet:www.provincia.foggia.itFoggia, 13/04/2016

IL DIRIGENTE Arch. Emanuele Bux

Estratto aggiudicazione appalto (Gara n. 21/14)

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Quadrifoglio Spa - FirenzeESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE

Si comunica che, sulla G.U.U.E. n. S107 del 04/06/2016 (numero di riferimento 190608-2016-IT), è pubblicato l’avviso di aggiudicazione a Poste Italiane S.p.A. della procedura negoziata ex art. 57 comma 2 lett. B) D.Lgs. 163/06 per il seguente affidamento: - Pratica n. 320/2015/DAC - Servizio di

notifica atti giudiziari per accertamenti per mancato pagamento o omessa denucia o denuncia infedele TARES e TARI - CIG 6484449099 - Euro 350.000,00 oltre IVA.

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Procedure di gara scadute Esiti.

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Pierre MoscoviciLa sede della Banca centrale greca

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28 Sabato 11 Giugno 2016

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UNICOe730Diritto& Fisco& Fisco

Il consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il correttivo del Jobs act

Arriva la stretta per i voucherSms un’ora prima dell’uso. Prestazioni agricole in 7 giorni

DI DANIELE CIRIOLIE ANNA LINDA GIGLIO

Arriva la tracciabilità dei voucher, ma soltanto di quelli utilizzati da partite Iva. Imprendi-

tori non agricoli e professioni-sti, almeno 60 minuti prima dell’inizio delle prestazioni, con sms o email dovranno comuni-care all’ispettorato del lavoro il nominativo del lavoratore, il luogo e la durata di lavoro. Per i datori di lavoro agricolo, inve-ce, ferme restando modalità e l’obbligo di comunicazione, la durata della prestazione potrà essere riferita a un arco tempo-rale di sette giorni. In caso di violazione della comunicazione preventiva scatterà la sanzione: da 400 a 2.400 euro. A stabilirlo, tra l’altro, è il decreto correttivo del Jobs act approvato ieri in via preliminare dal Consiglio dei ministri.

Voucher sotto accusa. La novità di riforma dei voucher risponde all’esigenza di con-trastare l’utilizzo dei buoni lavori con cui sono retribuite le prestazioni di lavoro acces-sorio, in quanto ritenuti fonte di lavoro irregolare. Un’accusa, però, che il governo non fa tutta sua, osservando piuttosto che le ragioni del ricorso massiccio al lavoro accessorio risalgono non tanto al Jobs act quanto alla ri-forma Fornero che ha elimina-to i limiti soggettivi e oggettivi. Nella relazione tecnica, in par-ticolare, è evidenziato che «non sembra avere avuto effetto si-gnifi cativo l’aumento a 7.000 euro del compenso complessivo per singolo lavoratore introdot-to a giugno del 2015 con il dlgs 81. Il 64,8% dei prestatori ha riscosso nel 2015 meno di 500 euro di valore complessivo. Il 20% ha superato i 1.000 euro». Per quanto concerne, l’effetto di sostituzione di precedenti rapporti di lavoro, il governo sostiene che nel 2015 «soltanto il 7,9% dei lavoratori retribuiti con voucher avevano avuto nei tre mesi precedenti un rapporto di lavoro (la percentuale sale al 10% se si prende a riferimento un periodo di sei mesi)». Per cui ritiene «diffi cile ipotizzare che il lavoro accessorio abbia rappre-sentato un’alternativa rispetto ad altre forme di rapporto di lavoro, se non eventualmen-te per il settore turistico con l’avvertenza che le prestazioni lavorative compensate con i voucher potrebbero essere state

precedentemente rese nell’am-bito di un contratto di lavoro intermittente o addirittura in modo irregolare».

Voucher tracciabili. La soluzione scelta è stata quella di modifi care la comunicazione preventiva, adeguandola alle stesse regole del lavoro a chia-mata. In particolare, mentre la disciplina oggi vigente richiede che la comunicazione preven-tiva sia fatta prima dell’inizio delle prestazioni con riferimen-to a un arco temporale non su-periore ai 30 giorni successivi, dopo le modifi che la comunica-zione dovrà avvenire almeno 60 minuti prima dell’inizio di ogni prestazione e andrà fatta alla sede territoriale dell’Ispettora-to del lavoro. La comunicazio-ne andrà fatta mediante sms o e-mail e dovrà riportare i dati anagrafi ci o il codice fi scale del lavoratore, il luogo e la durata della prestazione. Pesante la sanzione in caso di violazione (la stessa prevista per il lavoro intermittente): da 400 a 2.400

euro per ogni lavoratore per il quale sia stata omessa la co-municazione, senza possibilità di applicare la procedura di diffi da.

Voucher settore agricolo. Al settore agricolo è riservata una disciplina parzialmente di-versa. Intanto, cambiano i limi-ti massimi di utilizzazione. Di norma, i voucher possono esse-re utilizzati per massimo 7.000 euro netti per lavoratore e per la generalità dei committenti; nei confronti dei committenti con Partita Iva (imprenditori e professionisti) il limite scende a 2.000 euro netti (per lavorato-re e committente). La modifi ca stabilisce che il minor limite non vale nei confronti dei com-mittenti imprenditori agricoli. Di fatto già oggi è così per via di una soluzione amministrativa adottata dal ministero del lavo-ro (circolare n. 4/2013). Infi ne, come anticipato, la prestazione denunciata dal datore di lavo-ro agricolo potrà svolgersi entro sette giorni.

Contratti di solidarietà. Il decreto correttivo interviene anche sul decreto legislativo 148/2015, prevedendo la possi-bilità di trasformare i contratti di solidarietà «difensivi» in con-tratti di solidarietà «espansivi», così da favorire l’incremento degli organici e l’inserimento di nuove competenze. La tra-sformazione può riguardare i contratti di solidarietà difensivi in corso da almeno dodici mesi nonché quelli stipulati prima del 1° gennaio 2016, a prescin-dere dal fatto che siano in corso da dodici mesi o meno, e dovrà avvenire nelle forme previste per la stipula dei contratti di solidarietà espansivi. La tra-sformazione non può prevedere una riduzione d’orario superiore a quella già concordata. Ai lavo-ratori spetta un trattamento di integrazione salariale di impor-to pari al 50% dell’integrazione salariale prevista prima della trasformazione del contratto e il datore di lavoro integra tale trattamento almeno sino alla

misura dell’integrazione sala-riale originaria. L’integrazione a carico del datore di lavoro non è imponibile ai fi ni previden-ziali e i lavoratori benefi ciano dell’accredito contributivo fi gu-rativo. Inoltre, si stabilisce che le quote di trattamento di fi ne rapporto relative alla retribu-zione persa maturate durante il periodo di solidarietà restino a carico della gestione previden-ziale di afferenza e che la con-tribuzione addizionale a carico del datore di lavoro sia ridotta del 50%.

Politiche del lavoro. Cam-biano le funzioni attribuite all’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavo-ro. Da un lato, si chiarisce quali sono i servizi per il lavoro che rientrano nelle competenze dell’Anpal tramite il rinvio ai servizi e alle misure di politica attiva elencate nell’articolo 18 dello stesso decreto legislati-vo n. 150 del 2015, dall’altro, si aggiunge la competenza relativa al coordinamento dei programmi formativi destinati alle persone prive di impiego, ai fini della qualificazione e riqualifi cazione professionale, dell’autoimpiego e dell’imme-diato inserimento lavorativo, nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni e provin-ce autonome. Si precisa che lo stato di disoccupazione è com-patibile con lo svolgimento di rapporti di lavoro, autonomo o subordinato, dai quali il lavora-tore ricava redditi di ammonta-re esiguo, tali da non superare la misura del reddito cosiddetto non imponibile (corrispondente a un’imposta lorda pari o infe-riore alle detrazioni spettanti ai sensi dell’articolo 13 del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del presidente della repubblica 22 dicembre 1986, n. 917). Infi ne, si modifi ca l’articolo 118 della legge n. 388 del 2000 al fi ne di prevedere espressamente la possibilità per il ministero del lavoro e del-le politiche sociali di revocare l’autorizzazione all’attivazione dei fondi interprofessionali per la formazione continua e di di-sporne il commissariamento qualora vengono meno i requi-siti e le condizioni per il rilascio dell’autorizzazione.

Le principali novità

Voucher/1 Le imprese agricole sono escluse dal limite di 2 mila euro per committente

Voucher/2

Viene introdotta la comunicazione preventiva di lavoro accessorio tramite email o sms, nel termine di (almeno) 60 minuti prima dell’inizio della prestazione. Nelle imprese agricole la prestazione può essere svolta nell’arco temporale di sette giorni. In caso di mancata comunicazione, si applica una sanzione da 400 a 2.400 euro per chi trasgredisce

SolidarietàDiventa possibile trasformare il contratto di solidarietà da difensivo in espansivo così da favorire l’incremento degli organici e l’inserimento di nuove competenze

Isfol Cambio denominazione: Inapp (Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche)

DisoccupatoTale è chi abbia un reddito, di tipo dipendente o autonomo, non superiore a quello al quale corrisponde l’imposta lorda non superiore alle detrazioni fi scali (art. 13 dpr n. 917/1986)

Disabili/1I lavoratori con riduzione capacità lavorativa pari (non solo superiore) al 60% sono computati nella quota di riserva, anche se non sono stati assunti tramite collocamento obbligatorio

Disabili/2

Diffi dabile la mancata assunzione obbligatoria. Gli ispettori «inviteranno» i datori di lavoro a effettuate le assunzioni a copertura della quota d’obbligo di disabili, in cambio dell’ammissione al pagamento di sanzioni in misura ridotta

Controllo

Impianti e strumenti audiovisivi possono essere installati in azienda, se non c’è accordo sindacale, previa autorizzazione dell’ispettorato nazionale del lavoro (sede territoriale o centrale), che decide in via defi nitiva

Dimissionionline

Si chiarisce che la procedura telematica per le dimissioni e/o la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non trova applicazione nei rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni

La bozza del decretosul sito www.italia-oggi.it/documenti

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29Sabato 11 Giugno 2016GIUSTIZIA E SOCIETÀLa nuova fattispecie di reato introdotta con un dlgs approvato ieri

Tetto agli euro in circoloFabbricazione abusiva produrne oltre i limiti

Entra nel codice penale la fattispecie di reato di fabbricazione abusiva per chi, legittimamen-

te autorizzato alla produzione di monete o banconote, eccede i quantitativi imposti dall’au-torizzazione stessa. Anche il profi lo investigativo viene raf-forzato, con l’ammissione di alcuni strumenti di contrasto che in altri settori dell’ordina-mento penale hanno già sor-tito positivi effetti dissuasivi, come l’utilizzo di agenti «sotto copertura» da infi ltrare nelle strutture associative attive nel settore della contraffazione e distribuzione della moneta. Sot-to il profi lo processuale, infi ne, viene previsto che siano affi da-ti ai tecnici della Banca d’Italia o del ministero dell’economia e delle fi nanze gli accertamen-ti fi nalizzati alla rilevazione della falsità di monete e ban-conote. Lo prevede un decreto legislativo recante «Attuazio-ne della direttiva 2014/62/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014

sulla protezione mediante il diritto penale dell’euro e di altre monete contro la falsifi -cazione e che sostituisce la de-cisione quadro 2000/383/Gai del Consiglio», approvato ieri in via defi nitiva dal consiglio dei ministri. Il provvedimento recepisce la direttiva europea che punta ad armonizzare le legislazioni e le prassi inve-stigative degli stati membri in materia e a rafforzare così l’in-tegrità e il valore della moneta

unica continentale nei mercati internazionali. Il consiglio dei ministri ha anche approvato un disegno di legge di ratifi ca ed esecuzione di sette accordi bilaterali: tra il governo della Repubblica italiana e il gover-no della Repubblica ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia fatto a Praga l’8 feb-braio 2011; tra il governo della Repubblica italiana e il gover-no degli Emirati Arabi Uniti, di

cooperazione nell’ambito della cultura, arte e patrimonio, fatto a Dubai il 20 novembre 2012; tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Re-pubblica di Malta in materia di cooperazione culturale e di istruzione, fatto a Roma il 19 dicembre 2007; tra il governo della Repubblica italiana e il governo del Montenegro, di cooperazione scientifi ca e tec-nologia, fatto a Podgorica il 26 settembre 2013; tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica del Senegal, di cooperazione cul-turale, scientifica e tecnica, fatto a Roma il 17 febbraio 2015; tra il governo della Re-pubblica italiana e il governo della Repubblica slovacca sulla cooperazione in materia di cul-tura, istruzione, scienza e tec-nologia, fatto a Bratislava il 3 luglio 2015; tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica di Slovenia, di collaborazione nei settori della cultura e dell’istruzione, fatto a Roma l’8 marzo 2000.

DI GABRIELE VENTURA

Accesso agli atti del con-corso da notaio solo online. Lo specifica il ministero della giustizia, che ha reso noto ieri il nuovo sistema per la richiesta di copie degli atti relativamente al concorso a 300 posti indet-to dal decreto 26 settembre 2014. Inoltre, via Arenula ha pubblicato il calendario delle prove orali, che si svol-geranno a luglio, a partire dalle ore 9.30: il 12, 13, 18, 19, 20 e 21 luglio. Ciascun candidato, si legge nell’av-viso pubblicato sul sito del ministero della giustizia, dove è disponibile anche l’elenco degli ammessi alle prove orali, riceverà da parte della procura della repubblica competente rac-comandata di convocazione con l’indicazione della data e dell’orario di svolgimento della prova. La Corte d’ap-pello sorteggiata è quella dell’Aquila. Secondo il nuovo sistema di accesso agli atti, inoltre, l’esame dei documenti, da parte del candidato, è gratuito e può avvenire su appuntamento con richiesta via mail, men-tre il rilascio di copia dei documenti è subordinato al pagamento del costo di riproduzione e scansione. Ogni candidato che abbia consegnato gli elaborati scritti può richiedere e ot-tenere gli atti di interesse esclusivamente mediante procedura online. Non è quindi più necessario l’ac-cesso personale o a mezzo di delegato al ministero. Per accedere alla procedu-ra online è necessario regi-strarsi indicando il codice a barre identifi cativo della domanda di partecipazione al concorso, il codice fi scale e l’indirizzo mail. Acceden-do al sistema, il candidato compila un form nel quale deve compilare il campo obbligatorio della motiva-zione della richiesta e sele-zionare gli atti di proprio interesse tra quelli dispo-nibili: richiesta dei propri elaborati, del verbale della seduta di correzione dei propri elaborati, degli ela-borati dei candidati idonei, dei verbali delle sedute di correzione degli elaborati dei candidati idonei. Una volta inviato il form, il si-stema calcola automatica-mente l’importo da versare a mezzo di corrispondente marca da bollo. Dal mo-mento in cui l’istanza, com-pleta di marca da bollo, ar-riva a via Arenula inizia a decorrere il termine di trenta giorni per la defi ni-zione del procedimento.

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CONCORSO

Notai, accesso atti solo online

Governo al lavoro per porre un freno alle carenze di orga-nico e di organizzazione negli uffici giudiziari. Questo il messaggio lanciato, ieri, dal ministro della giustizia An-drea Orlando, nel corso del 50° anniversario dell’Associa-zione italiana giovani avvocati, la cui celebrazione presso la Sala Giovanni Paolo II della Pontificia Università della Santa Croce a Roma si concluderà oggi. «Nella selezione di chi è chiamato a guidare gli uffici giudiziari si guarda, nel-la migliore delle ipotesi, alle competenze giuridiche, quasi mai alle capacità organizzative: questo è un lusso che non ci possiamo più permettere», ha sottolineato Orlando, «per il governo, il problema della carenza degli organici negli uffici giudiziari, non è nuovo, ma siamo anche consapevoli del fatto che le risorse vanno destinate anche a innovazio-ni di carattere organizzativo. Al momento abbiamo portato 700 unità da altri enti pubblici e ora attendiamo altre 1.500 immissioni. Poi sarà possibile indire un concorso per energie più giovani», ha precisato Orlando. Il proble-ma, però, non sono solo le risorse umane. «È importante parlare di questo tema», ha sottolineato il ministro, «non dobbiamo, però, dimenticare un altro aspetto: ho visitato i dieci tribunali con le peggiori performance in Italia e, in sei su dieci, c’era il 100% e anche il 110% di personale am-ministrativo. In questi casi ciò che manca è un processo di riorganizzazione che i capi degli uffici per molto tempo non hanno saputo fare». Per quanto riguarda, poi, la riforma del processo penale il mini-stro si è dichiarato fiducioso in merito alla possibilità di vedere i lavori in parlamen-to conclusi entro l’estate. Nel corso dei lavori di ieri, inoltre, il ministro Orlando, dopo i saluti istituzionali da parte del presidente dell’As-sociazione, Michele Vaira, ha preso parte ad un faccia a faccia con il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin. Collo-quio, nel corso del quale è emersa l’intenzione del nu-mero uno di via Arenula di dare la possibilità di ingres-so degli avvocati all’interno dei Consigli giudiziari.

GOVERNO AL LAVORO PER LE RISORSE

Tribunali rimpolpatiIl 50% dei medici non è il regola con gli adempimenti sulla formazione professionale continua. E in vista della scadenza del triennio la situazione non accenna a migliorare. Nel 2015, infatti, in base ai dati raccolti dalla Federazione nazio-nale degli ordini dei medici e degli odontoiatri, la frequenza dei corsi è risultata essere in diminuzione. Questo è quanto emerso dalla tavola rotonda, che si è svolta al ministero della salute nei giorni scorsi tra le associazioni dei pazienti, le isti-tuzioni mediche, le personalità scientifiche e gli stakeholder del settore. Nel dettaglio, «la principale criticità emersa», si legge in una nota diffusa dalla Consulcesi (la società leader nella difesa dei camici bianchi), «è che, a pochi mesi dalla scadenza del triennio formativo, sono ancora tanti i medici che non hanno completato il percorso, almeno il 50%. Dato a cui si aggiunge il fatto che, nel 2015 è diminuito il numero di frequenze nei corsi». Una situazione che risulta essere frutto, «in base a un sondaggio condotto», si legge nella nota, «della complessità delle procedure necessarie per consegui-re i crediti complessivi. L’82% dei camici bianchi considera importante la formazione, ma ritiene che siano troppe le diffi coltà da superare per conseguire i 50 crediti annuali. Il 51% degli intervistati considera, infatti, poche le occasioni concesse da strutture sanitarie e associazioni sindacali per aggiornarsi». Il rischio, quindi, per molti camici bianchi è quello di ritrovarsi da gennaio del prossimo anno inseriti in una vera e propria lista nera che, portata alle estreme con-

seguenze, potrebbe portare i professionisti ad essere sospesi dall’esercizio della professione fino a che non ri-sultino essere in regola con gli obblighi formativi, così come accaduto per i medici competenti. A dover avere delle garanzie sono, però, anche i pazienti. E proprio alla luce del quadro deline-ato dalla Fnomceo è nata la proposta del ministero della salute, ovvero quella di dare la possibilità ai pazienti di accedere ai risultati conse-guiti nel triennio formativo dal proprio medico, consul-tandoli direttamente negli studi e negli ambulatori.

IL 50% INDIETRO SUI CREDITI ECM

Medici, sos formazione

Nuove soluzioni gestionali per i commercialisti per gestire i picchi di attività in prossimità delle scadenze fi scali. Le mette a disposizione la software house Passepartout, che ha presen-tato, in occasione della convention annuale 2016 a Riccione, le novità per pmi, commercialisti e settore Horeca. La nuova applicazione per i professionisti è PassCom, una evoluzione di Businesspass, nel senso che il servizio verrà proposto solo in modalità Saas e l’utente potrà accedere direttamente al supporto Passepartout per i redditi e il bilancio. L’applicazione permette anche di supportare i clienti dei commercialisti che utilizzano funzionalità gestionali in modalità collaborativa con lo studio, attraverso le estensioni gestionali che il pro-fessionista può mettere a disposizione ai propri clienti.

Gabriele Ventura

Software cogestito professionista-cliente

L’ingresso di Palazzo Chigi

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30 Sabato 11 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S EÈ quanto emerge dall’analisi della normativa e della circolare sulle assegnazioni

Cessione di beni, soci tax freeLiquidazione, riparto fi nale non fa emergere imponibile

DI FABRIZIO G. POGGIANI

Per effetto di una cessio-ne agevolata di beni d’impresa, in presenza di una società in liqui-

dazione, nel riparto fi nale non emerge materia imponibile in capo ai soci, limitatamente alla quota di reddito su cui è stata liquidata l’imposta so-stitutiva.

Questo quanto sembra emergere dalla lettura combi-nata delle disposizioni intro-dotte dai commi da 115 a 120, dell’art. 1, legge 208/2015 (Sta-bilità 2016), da quelle inserite nel comma 7, dell’art. 47, dpr 917/1986 e, soprattutto, dalle precisazioni fornite dall’Agen-zia delle entrate con la recente circolare 26/E del 1° giugno.

L’Agenzia delle entrate ha precisato, infatti, nel documen-to di prassi appena richiamato, che «possono, inoltre, benefi cia-re dell’agevolazione in esame anche le società in liquidazio-ne, purché sussistano le condi-zioni previste dalla norma in commento» (capitolo I, parte I, § 2) e, nella parte relativa agli effetti dell’operazione nei confronti dei «soci assegnatari», con particolare riferimento alla tassazione del socio di società di capitali, che «in defi nitiva (…) deve ritenersi che, per i soci della società di capitali, il pagamento della sostitutiva operato dalla società determi-na l’irrilevanza in capo al socio dell’importo assoggettato a tas-sazione dalla società» (§ 6.1).

Con riferimento al residuo attivo conseguito dai soci, in relazione al riparto fi nale di liquidazione, si evidenzia che il comma 7, dell’articolo 47 del dpr 917/1986 (Tuir) preve-de che per le «persone fi siche non imprenditori le somme o il valore normale dei beni ri-cevuti dai soci in caso di (…) liquidazione anche concorsua-le della società costituiscono utile per la parte che eccede il

prezzo pagato per l’acquisto o la sottoscrizione delle azioni e delle quote da annullare» con la conseguenza che il reddito percepito da tali soggetti costi-tuisce «reddito di capitale» che, peraltro, per i soggetti Irpef è tassato per una quota pari al 49,72%, destinata a ricostruire la progressività dell’imposta, se si tratta di partecipazione qualifi cata, o con l’applicazione di una ritenuta a titolo d’impo-sta nell’aliquota pari al 26%, se si tratta, al contrario, di parte-cipazione non qualifi cata.

In presenza di percettore imprenditore individuale o so-cietà personale, la differenza positiva tra quanto attribuito a titolo di ripartizione del capita-le sociale e delle riserve fi scali e valore fi scale, costituisce plu-svalenza tassata nei limiti del 49,72% (esenzione del 50,28%) del suo ammontare, se la par-tecipazione liquidata benefi cia della cosiddetta partecipazione esente (Pex), di cui ai commi 2, dell’art. 58 e 87 del Tuir o tassata al 100% in assenza delle condizioni prescritte per le «partecipation esemption», mentre le somme attribuite a titolo di distribuzione di riser-ve costituiscono dividendi tas-sati nella misura del 49,72% se riferibili a partecipazioni qualificate; tale distinzione deve essere fatta anche per i soggetti Ires, con la sola dif-ferenza che, in presenza delle condizioni indicate sulle parte-cipazioni esenti, la tassazione avviene nei limiti del 5% (esen-zione del 95%).

La situazione si complica se, stante la possibilità indica-ta dalle Entrate, la società di capitali «in liquidazione» cede, benefi ciando dell’agevolazione introdotta dalla Stabilità 2016, per esempio, un immobile in carico con un valore fiscale pari a 100 mila euro a un cor-rispettivo pari a 500 mila euro, per effetto della quale versa (se operativa), l’8% di sostitutiva

su 400 mila (differenza tra 500 mila euro, valore normale, e 100 mila, valore fi scalmente riconosciuto).

Naturalmente, in capo alla società, la differenza indicata (400 mila) diventa un ricavo e/o una plusvalenza, a secon-da che si tratti di un immobile «merce» o di altro immobile, da non tassare ulteriormen-te, poiché già assoggettato a tassazione piatta (o sostitu-tiva) ma, in assenza di altri proventi e nell’ipotesi che il capitale sociale e le riserve di capitali ammontino comples-sivamente a 100, attribuendo ai soci (per esempio due soci al 50%), quale «residuo attivo», l’importo di 500 (250 per socio, di cui 50 a titolo di rimborso di capitale e riserve di capi-tale), incassato dalla cessione agevolata, in assenza di altre passività societarie, anche prevedibili, ai sensi delle di-sposizioni contenute nell’art. 2495 c.c. e del novellato art. 36, dpr 602/1973, non emerge alcuna ulteriore tassazione in capo ai partecipanti.

Tutto ciò perché, per quanto indicato anche dalla circolare, il pagamento dell’imposta sosti-tutiva «determina l’irrilevanza in capo al socio dell’importo as-soggettato a tassazione dalla società» (§ 6.1 citato), fatta salva la presenza di ulteriori plusvalori che potrebbero for-mare il residuo attivo da tas-sare, ai sensi delle disposizioni contenute nell’art. 182 del Tuir, considerando tale ammontare come residuo netto attribuito, come formato nel corso della liquidazione, si ritiene che i soci «non» dovranno subire alcuna ulteriore e personale tassazione.

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Sulla Gazzetta Uffi ciale n. 134 di ieri è stato pub-blicato il provvedimento 1 giugno 2016 dell’Ivass (Istituto per la vigilan-za sulle assicurazioni) «Regolamento recante la disciplina della banca dati sinistri, della banca dati anagrafe testimoni e della banca dati anagrafe dan-neggiati, di cui all’articolo 135 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 - codice delle assicurazioni private. (Provvedimento n. 23/2016)».

Soddisfazione per la versione fi nale dell’emen-damento 5.3 contenuto nel decreto banche (59/2016) approvato giovedì dal senato, relativo alla for-mazione dell’elenco dei professionisti che prov-vedono alle operazioni di vendita. La esprime il Consiglio nazionale dei commercialisti, che rivendica il successo della sua interlocuzione con la commissione fi nanze del senato e ringrazia il sot-tosegretario alla giustizia Federica Chiavaroli, che si è molto impegnata per una riformulazione dell’emen-damento che recepisce alcune osservazioni della categoria. Frutto delle pro-poste dei commercialisti e delle interlocuzioni con le Istituzioni anche il ritiro in commissione dell’emen-damento 6.1, con il quale si prevedeva l’istituzione, la tenuta e la vigilanza di un albo dei curatori, dei commissari e dei liquida-tori. Proprio su questi due emendamenti il Consiglio nazionale aveva espresso nei giorni scorsi la sua for-

te contrarietà, chiedendo un ripensamento su norme che aveva defi nito «puniti-ve per i professionisti».

Via libera al risarcimen-to dei danni a favore di chi subisce ritardi nell’allac-cio del nuovo servizio dopo aver deciso di cambiare ge-store telefonico. La terza se-zione civile della Cassazio-ne (sentenza 11914/2016) ha accolto il ricorso di una società che aveva citato in giudizio la Telecom chie-dendo un risarcimento per la sospensione dell’utenza telefonica fi ssa nella fase di migrazione dal vecchio gestore, Teleunit spa, alla Telecom Italia.

Il presidente Inps, Tito Boeri, il direttore della Agenzia delle entrate, Ros-sella Orlandi, e il presiden-te della Lega italiana calcio professionistico, Gabriele Gravina, il prossimo 15 giugno sigleranno un pro-tocollo d’intesa volto alla realizzazione del «Progetto Integrity», diretto a sensi-bilizzare e a promuovere in ambito calcistico e, in particolare, tra le squadre associate alla Lega Pro, la cultura della trasparenza e della legalità nell’ammi-nistrazione di ogni singolo club sportivo. Il protocollo prevede, oltre alla collabo-razione e allo scambio dei dati tra gli enti aderenti, un progetto di formazione fi nalizzato alla sensibiliz-zazione dei singoli club sportivi, in linea con lo spirito di riforma che sta ispirando l’operato di Lega Pro, sui temi della legalità e trasparenza nella gestio-ne della società sportiva.

BREVI

L’Iva al 10% sugli ormeggi nei marina resort potrà essere applicata in tutte le regioni d’Italia. La Conferenza stato-re-gioni ha approvato giovedì scorso il nuovo decreto attuativo dei Marina resort, che rende nuovamente operativa l’applicazio-ne dell’Iva turistica al 10% agli ormeggi a breve (inferiori all’annualità). Il decre-to attuativo stabilisce i requisiti minimi che i Marina resort devono possedere ai fi ni dell’equiparazione alle strutture ri-cettive all’aria aperta, ossia i servizi di accoglienza e messa a disposizione dello specchio acqueo per il pernottamento dei turisti. L’emanazione del decreto si è resa necessaria dopo che la Corte costituzio-nale aveva parzialmente accolto il ricorso della Regione Campania avverso il decreto attuativo della legge che riconosce l’ap-plicazione dell’Iva al 10%, nella parte in cui non prevedeva la previa intesa nella

Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Il nuovo decreto at-tuativo identifi ca i servizi da offrire, senza indicare le quantità erogate, che potranno quindi essere oggetto di un ulteriore, auto-noma, disciplina regionale. «Siamo molto soddisfatti», commenta Carla Demaria, presidente di Ucina Confi ndustria Nautica, «di questo importante risultato ottenuto alle porte della stagione estiva. Lo scorso anno, al suo primo anno di applicazione, la norma ha prodotto un aumento del 4% dei contratti di ormeggi stagionali. Rendendo nuovamente più appetibile la sosta presso gli ormeggi in transito nei porti turistici italiani verrà attirato nelle nostre acque un numero maggiore di imbarcazioni che potranno così godere della bellezza delle coste italiane a prezzi concorrenziali nel Mediterraneo».

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ESTRATTO DELL’AVVISO DI CONVOCAZIONE

ASSEMBLEA ORDINARIA

I signori Azionisti sono convocati in Assemblea Ordinaria per il giorno27 giugno 2016, alle ore 15,00 in Biella, presso l’Agorà Palace Hotel di viaLamarmora 13/A, in prima convocazione, ed occorrendo per il giorno 28 giugno2016, stesso luogo ed ora, in seconda convocazione, per discutere e deliberare sulseguente ordine del giorno:1) Approvazione del bilancio al 31 dicembre 2015 corredato dalla relazione degliamministratori, del collegio sindacale e della società di revisione; presentazionedel bilancio consolidato al 31 dicembre 2015. Proposta di destinazione del risul-tato d’esercizio. Delibere inerenti e conseguenti.

* * *Tutte le informazioni riguardanti: il capitale sociale, l’intervento e voto in assem-blea, la sospensione dell’esercizio dei “Warrant CdR Advance Capital S.p.A. 2012-2017” e la reperibilità dei documenti che saranno sottoposti all’assemblea sonoriportate nell’avviso di convocazione il cui testo integrale è riportato sul sito internetdella società (http://www.compagniadellaruota.com/investor-relation/info-per-azionisti/) al quale si rimanda. Al medesimo indirizzo internet risulterà pubblicata,nei termini di legge, la documentazione relativa all’assemblea.

Biella, 11 giugno 2016

La circolaresul sito www.italia-oggi.it/documenti

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31Sabato 11 Giugno 2016I M P O S T E E TA S S EIl Consiglio federale elvetico al lavoro sulle modifi che della legge di condivisione fi scale

Scambio dati anche se rubatiSì all’assistenza amministrativa da parte della Svizzera

DI TANCREDI CERNE

I dati fiscali ottenuti il-legalmente potranno essere oggetto di assi-stenza amministrativa.

È quanto stabilito ieri dal Consiglio federale svizzero all’interno del messaggio inviato al Parlamento re-lativo alla revisione della legge sull’assistenza am-ministrativa fiscale. Nello specifico, d’ora in avanti le autorità tributarie svizzere potranno entrare nel merito anche delle domande basate su dati rubati o trafugati a patto che lo stato li abbia ot-tenuti nel quadro di un’ordi-naria procedura di assisten-za amministrativa o tramite fonti accessibili al pubblico. Al contrario, «la Svizzera continuerà a negare ogni forma di assistenza ammi-nistrativa nei casi in cui uno stato abbia ottenuto i dati rubati con un comportamen-to attivo che esula da una procedura di assistenza am-ministrativa». Già nel 2013, in occasione della prima re-

visione della legge sull’as-sistenza amministrativa fiscale, il governo di Berna aveva proposto di rendere meno restrittiva la prassi in materia di assistenza am-ministrativa in caso di dati rubati. In quell’occasione, tuttavia, la maggioranza dei Cantoni, dei partiti e delle associazioni finanziarie ave-va respinto la proposta in fase di consultazione. «Dal 2013 a oggi è andata consoli-dandosi la prassi internazio-nale secondo cui le eccezioni allo scambio di informazioni sono tollerate solo in misu-ra limitata», hanno spiega-to dal governo elvetico. «Lo scambio di informazioni, per esempio, potrebbe essere ne-gato se contrario all’ordine pubblico, come nel caso di domande motivate da per-secuzioni razziste, politiche o religiose». Per questa ra-gione, secondo il Consiglio federale, la prassi svizzera è stata sempre più oggetto di critiche da parte del Forum globale e di numerosi paesi dell’Ocse. «Con la modifica

di legge proposta abbiamo chiarito la situazione giuri-dica tenendo conto delle esi-genze internazionali nonché delle raccomandazioni del Forum globale concernenti l’assistenza amministrativa fiscale», si legge nel comuni-cato di Berna. La decisione dell’esecutivo rappresenta il risultato di una consultazio-ne pubblica avviata nei mesi scorsi da cui è emerso che tutti i Cantoni sono decisi ad appoggiare il progetto a fronte dell’indecisione ri-scontrata tra i partiti poli-tici e le organizzazioni. «In considerazione dei risultati il Consiglio federale ritiene che il progetto sia necessario per tutelare gli interessi del-la Svizzera», hanno tagliato corto dal governo di Berna. Il tema dell’assistenza am-ministrativa legata a dati rubati è stato sollevato dal colossale furto di decine di migliaia di informazioni sui clienti della banca Hsbc di Ginevra perpetrato da parte dell’ex tecnico informativo, Hervé Falciani nel 2008.

L’Italia non sale sul podio dei paesi dell’Eurozona che hanno la pressione fi scale più pesante. Si collo-ca, infatti, al quinto posto con una percentuale del 43,5%, secondo quanto emerge dal bollettino stati-stico che la Banca d’Italia ha pubblicato ieri. L’ana-lisi svolta ha preso in considerazione tutti i paesi europei nell’arco temporale che va dal 1997 fi no al 2015 analizzando: la pressione fi scale, in relazione al Pil nazionale. A livello macroeconomico, esaminan-do la pressione fi scale, la medaglia d’ora spetta alla Francia che nel 2015 ha registrato una percentuale pari al 47,8 e avendo un aumento, della pressione fi scale, dal 1997 di quasi tre punti percentuali. C’è da dire che, però, fi no al 2011 la situazione francese era rimasta stabile oscillando fra il 44 e il 45%. È dal 2012 che, infatti, si è verifi cato l’aumento che ha poi portato la Francia all’attuale situazione. Al secondo posto e quindi, medaglia d’argento, c’è il Belgio che nel 2015 ha avuto una pressione fi scale pari al 46,9% e registrando un incremento negli ultimi 18 anni di un punto percentuale. Infi ne, sul gradino più basso del podio troviamo la Finlandia con una pressione fi scali pari al 44,5%. Se si considera tutta l’area euro, dai dati emerge che, ci si attesterebbe su una media del 41,4%, mentre a livello europeo, il livello di pressione fi scale, scenderebbe al 39,5%.

Giorgia Pacione Di Bello

Pressione tributaria: in Italia è del 43,5%

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A CURA DI MARIO CICALA, GIÀ PRESIDENTE DELLA SEZIONE TRIBUTARIA DELLA CASSAZIONE

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Irap Si o Irap No?

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32 Sabato 11 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S EL’Agenzia passerà al setaccio le soglie per cui scatta la denuncia

Controlli, penale in vistaVerifi che sugli importi rilevanti del 2013

DI VALERIO STROPPAE CRISTINA BARTELLI

I controlli automatizzati delle dichiarazioni guar-dano alle nuove soglie di punibilità penale. L’Agen-

zia delle entrate sta avvian-do in questi giorni le attività relative al periodo d’imposta 2013 delle posizioni inserite nella lista denominata «Im-porti rilevanti». Entro il pros-simo 22 luglio gli uffici pas-seranno al setaccio i modelli Iva, Irap e 770 presentati nel 2014, al fine di evidenziare la corrispondenza tra dichiarato e versato o l’eventuale presen-za di errori. L’attenzione dei verificatori si concentrerà in primo luogo su quelli con esiti superiori ai 250 mila euro per i 770 e ai 500 mila euro per Iva e Irap. Poi si passerà ai modelli Unico PF, SP e SC/2014. Sono queste, secondo quanto risul-ta a ItaliaOggi, le indicazioni operative inviate dalla Dire-zione centrale accertamento alle strutture territoriali nei giorni scorsi. Tra gli elementi verifi cati c’è anche la rispon-

denza tra le imposte a debito esposte in dichiarazione e la tempestività dei versamenti di queste ultime, nonché delle ritenute alla fonte operate in qualità di sostituto d’imposta. Il dlgs n. 159/2015, emanato in attuazione della delega fi scale, ha rivisto le soglie di punibi-lità penale per le violazioni tributarie sancite dal dlgs n. 74/2000. In particolare, per

l’omesso versamento di rite-nute l’asticella è salita da 50 mila a 150 mila euro, mentre per gli omessi versamenti Iva è passata da 50 mila a 250 mila euro. L’attività di liqui-dazione sui dichiarativi 2014 di importo maggiormente rile-vante sarà così fi nalizzata ad accertare il puntuale paga-mento delle somme denuncia-te. In caso contrario, l’Agenzia

notifi cherà a livello centrale una comunicazione di irrego-larità relativa alla presenza di errori. Il contribuente avrà 30 giorni di tempo per fornire spiegazioni. Qualora le cifre addebitate superino le soglie penali, tuttavia, le comunica-zioni saranno gestite diretta-mente dagli uffi ci competenti per territorio.

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Frenano le nuove parti-te Iva nel mese di aprile 2016. Le aperture sono state 45.675, in calo del 5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una fles-sione che riguarda per lo più persone fi siche (-6%) e società di per-sone (-8,1%). A ren-derlo noto è stato ieri il Dipartimento delle fi nanze, che ha diffuso i risultati dell’osser-vatorio mensile sulle nuove attività. Lo stop di aprile, che accentua quello re-gistrato nel mese di marzo (-2,7%), arriva dopo che i primi due mesi dell’anno avevano fatto segnare un balzo a doppia cifra (genna-io +13,8% e febbraio +18%), trainati dalle adesioni al regime for-fetario reso più favo-revole dalla legge di stabilità. Chi aveva intenzione di avviare un’attività in proprio, insomma, lo ha fatto verosimilmen-te nel bimestre inizia-le, al fi ne di massimiz-zare le agevolazioni fiscali e contributive per l’intero 2016. Sen-za dimenticare il fatto che il minor numero di partite Iva richieste dalle persone fisiche potrebbe anche essere correlato all’incremen-to di rapporti di lavoro dipendente instaurati dalle aziende, dopo le riforme del Jobs act. Una delle certezze è che anche ad aprile quasi una partita Iva su cinque è stata ri-chiesta da uno stra-niero (17,2%), mentre le adesioni al regime forfetario sono state 15.608 (34% del tota-le). Sulle quasi 35 mila posizioni Iva attivate da persone fi siche, le donne rappresentano il 37%. A livello anagra-fi co prevalgono gli un-der 35 (45,8%), mentre il 34,1% delle pratiche fa capo a soggetti di età compresa tra 36 e 50 anni. Per quanto concerne la distribuzione geografi -ca delle nuove partite Iva, il Nord vede il 42,5% degli avviamen-ti, il Centro il 22,7%, il Sud e le Isole il 34,7%. L’analisi del Mef in-teressa pure i singoli settori economici: il commercio conferma la sua leadership (21,7% delle partite Iva aperte nel mese di aprile, seb-bene in calo rispetto all’anno precedente), seguito dalle professio-ni (13,7%) e dall’agri-coltura (12,4%).

Valerio Stroppa

Partite Ivain calo

OK DA AEEGSI

Sull’energia integrazione avanti tuttaNuovi passi avanti nel pro-cesso di integrazione dei mercati energetici europei. L’Autorità per l’energia (Aeegsi) ha dato il via libe-ra al pacchetto di contratti necessari per il coupling in-traday tra Italia e Slovenia, che ha come scopo la creazio-ne di un progetto pilota che permetta il recepimento del Regolamento Ue che stabili-sce gli orientamenti da segui-re in materia di allocazione della capacità energetica e di gestione delle congestioni. In qualità di progetto pilota, il coupling, annunciato dalle Borse elettriche e Gestori di rete dei due paesi (Gme, Ter-na e le slovene Bsp ed Eles) lo scorso 29 febbraio, per-metterà di implementare, per la prima volta in Europa, le aste regionali complementari previste dal Regolamento Ue con la creazione di un mecca-nismo di allocazione implici-ta in asta, complementare al progetto di coupling Intraday Ue, basato invece sulla nego-ziazione continua. Il coupling intraday Italia-Slovenia, avrà infi ne il vantaggio di consen-tire, tramite le aste, una cor-retta valorizzazione della capacità di interconnessio-ne allocata.

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Sul Fatca, lo scambio dati con il fisco Usa, ultimi giorni per gli operatori finanziari per prepararsi all’invio delle informazioni sui conti finanziari statunitensi concernenti l’an-no 2015, dopo che il Provvedimento n. 61659 del 28 aprile 2016 ha disposto il differimento dei termini dalla scadenza ordinaria del 30 aprile al 15 giugno 2016.L’accordo intergovernativo Fatca, effica-ce dal 1° luglio 2014, è volto a contrastare l’evasione fiscale realizzata da cit-tadini e residenti statunitensi, che detengono conti finanziari presso istituzioni finan-ziarie italiane e da cittadini italia-ni che hanno conti finanziari presso intermediari sta-tunitensi.L’articolo 9 del decreto 6 agosto 2015 ha previsto una gradualità del dettaglio delle informazioni scambiate per gli anni 2014 e 2015, immaginando un reporting completo a decorrere dal periodo di imposta 2016.L’orizzonte temporale cosi delineato permet-terà di intercettare e classificare, attraverso l’utilizzo di codici di derivazione statunitense, le principali tipologie di reddito pagate o ac-creditate sui conti finanziari, ricomprenden-do nelle comunicazioni oltre all’informazione relativa al codice fiscale e al saldo dei conti finanziari, anche l’ammontare degli interessi, dei proventi o dividendi percepiti nel periodo oggetto di comunicazione, sino alla informa-zione, per gli anni dal 2016 in poi, dell’am-montare dei corrispettivi lordi derivanti dalla cessione delle azioni o delle obbligazioni.Come chiarito dall’articolo 5 comma 2 del de-creto, le istituzioni finanziarie italiane tenute alla comunicazione delle informazioni devo-

no determinare l’importo e la qualificazione dei pagamenti, effettuati sui conti delle Us Person, sulla base delle definizioni e qualifi-cazioni giuridiche previste dalla giurisdizio-ne tributaria italiana.È un aspetto di non poco conto che gli inter-mediari stanno iniziando a spiegare ai propri clienti, che richiedono una attestazione rie-pilogativa delle informazioni che verranno trasmesse all’Irs, tramite l’Agenzia delle

entrate italiane, il prossimo 15 giugno.Ancorché non ci sia un obbligo normativo al ri-lascio, il riepilo-go fornito dagli intermediari po-trebbe essere un valido supporto per aiutare le Us Person ad assol-

vere i propri obblighi dichiarativi nei con-fronti del fisco statunitense.In quella sede, infatti, dovranno compilare la propria dichiarazione, «riqualificando» le informazioni trasmesse secondo i detta-mi della Us federal Tax, tenendo conto che all’Irs, l’equivalente statunitense delle En-trate, verranno comunicati, dagli operato-ri finanziari, solo i proventi che sono stati accreditati o pagati nel periodo oggetto di rendicontazione.Il principio di cassa, in tema di reporting, è stato confermato dall’Agenzia delle entrate in una recente comunicazione in risposta a vari quesiti posti dalle associazioni di ca-tegoria.Pertanto i redditi maturati nel 2015, ma ac-creditati sui conti, in un periodo diverso da quello oggetto di comunicazione, non dovran-no essere inclusi nel prossimo reporting.

Roberto Torre

ENTRO IL 15 GIUGNO INVIO DATI PER L’ANNO 2015 AGLI USA

Sui Fatca principio di cassa

Nel nuovo comitato di gestione dell’Agen-zia delle entrate arrivano i membri ester-ni del ministero dell’economia. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il direttore dell’Agenzia delle entrate ha avuto il via libera dal ministero dell’economia per la nomina del nuovo comitato di gestione dell’Agenzia delle entrate (in buona so-stanza il consiglio di amministrazione del-le Entrate). Oltre il direttore è stato no-minato Eduardo Ursilli, già vicedirettore dell’Agenzia delle entrate oggi in pensio-ne, Gianni De Luca, in passato direttore dell’agenzia delle entrate Puglia oggi in pensione, Massimo Santoro, consulente legislativo del ministero dell’economia e

Francesca Quadri anche lei in rinforzo da via Venti Settembre (sede del ministero dell’economia).

La nomina non è stata ancora ratifi cata dal decreto del presidente del consiglio. Il comitato ha, per legge, durata triennale e delibera, sul funzionamento dell’Agenzia, sui bilanci preventivi e consuntivi e i pia-ni aziendali; valuta le scelte strategiche aziendali ed esprime parere. Nel prece-dente comitato, scaduto in febbraio (si veda ItaliaOggi del 23/3/2016) sedevano oltre la Orlandi, Gabriella Alemanno, vi-cedirettore Agenzia, Francesco Ricotta e Italo Volpe

Cristina Bartelli

Cda Entrate, membri del mineconomia

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33Sabato 11 Giugno 2016PUBBLICA AMMINISTRAZIONEConsulta: legittimo abrogare il trattenimento al lavoro oltre i limiti d’età

Vietato restare in servizioP.a., va garantito il ricambio generazionale

DI FRANCESCO CERISANO

Eliminare il trattenimen-to in servizio nel pub-blico impiego è stato legittimo. L’abrogazio-

ne dell’istituto va considerata l’ultimo tassello di un disegno legislativo volto a ridimensio-narne l’ambito di operatività per realizzare il ricambio ge-nerazionale nella p.a. Un di-segno che ha portato prima a degradare il trattenimento in servizio da vero e proprio dirit-to potestativo, esercitabile dal dipendente pubblico, a mero interesse legittimo, fino alla totale cancellazione a opera del decreto legge n. 90/2014.

Lo ha deciso la Consulta con la sentenza n. 133/2016 che ha respinto tutte le censure mos-se dai giudici rimettenti (i Tar della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Lazio, oltre al Consiglio di stato) ritenendole in parte infondate e in parte inammissibili. Il Tar Lombar-dia, per esempio, aveva con-testato che vi fossero ragioni di necessità e urgenza per provvedere con decreto legge,

ma i giudici delle leggi hanno replicato che si è trattato di «un primo intervento di un processo laborioso, destinato a dipanarsi in un arco tempo-rale più lungo, volto a realiz-zare il ricambio generazionale nel settore». In quanto tale, l’abrogazione del trattenimen-to in servizio «è strumentale a una più razionale utilizzazione dei dipendenti pubblici e non contraddice la straordinaria necessità e urgenza di provve-dere sul punto».

Il Tar Emilia-Romagna, invece, si è concentrato sulla parte della norma che ha fi s-sato al 31 dicembre 2014 il trattenimento in servizio de-gli avvocati dello stato, dando loro solo un preavviso di due mesi. Secondo i giudici emiliani questa disposizione si sarebbe posta in contrasto con la diret-tiva Ue (2000/78/Ce), in mate-ria di parità di trattamento e condizioni di lavoro, oggetto di un’apposita sentenza da parte della Corte di giustizia. In real-tà, osserva la Consulta, la Cor-te di giustizia aveva esaminato le disposizioni di una legge un-

gherese che aveva anticipato bruscamente (da 70 a 62 anni) i limiti di età per il pensiona-mento di giudici, procuratori e notai. Un’ipotesi, dunque, molto diversa da quella del dl 90/2014 che «non incide sui limiti d’età pensionabile, ma sul tratteni-mento in servizio». Invece, si osserva nella sentenza redat-ta dal giudice Silvana Sciarra, «le fi nalità di ricambio genera-zionale rientrano nell’ambito delle legittime fi nalità di poli-tica del lavoro che non danno seguito a discriminazioni in base all’età».

«I lavori preparatori della legge di conversione del dl 90/2014», prosegue la Corte, «mostrano che l’accesso dei giovani al lavoro pubblico e il contenimento della spesa» sono «fi nalità legittime, tali da temperare la pretesa eccessiva drasticità delle misure adot-tate, senza incrinare la tutela dell’affi damento».

Respinta anche la censura del Tar Lombardia che conte-stava la legittimità della nor-ma nella parte in cui abolisce il trattenimento in servizio anche

per docenti e ricercatori univer-sitari. Secondo il Tar «l’esigenza di attuare il ricambio genera-zionale non sarebbe bilancia-ta con quella, riconducibile al buon andamento dell’ammi-nistrazione, di mantenere in servizio, peraltro per un arco di tempo limitato, docenti in gra-do di dare un positivo contribu-to per la particolare esperienza acquisita». La Consulta ha però ribattuto che «l’eliminazione del trattenimento in servizio ha portato a compimento un percorso già avviato, per age-volare, nel tempo, il ricambio generazionale e consentire un risparmio di spesa, anche con riguardo all’amministrazione universitaria, in attuazione dei principi di buon andamento ed effi cienza dell’amministrazio-ne, senza alcuna lesione dell’af-fi damento».

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DI FRANCESCO CERISANO

O professionisti o am-ministratori locali. L’aut aut che sta costringen-do geometri, avvocati, architetti, ingegneri che siano stati eletti in amministrazioni lo-cali a rinunciare all’in-carico pubblico pur di preservare la propria attività professionale, finisce sul tavolo del governo. Sarà il mini-stro dell’interno, An-gelino Alfano, a dover chiarire l’orientamento uffi ciale dell’esecutivo sulla discussa norma del dl 78/2010 che, interpre-tata in modo restrittivo dalla sezione autonomie della Corte dei conti, ha posto i professionisti-amministratori locali davanti a un bivio. Il nu-mero uno del Viminale è stato chiamato in causa da un’interrogazione del deputato Pd Simonetta Rubinato sottoscritta anche dai colleghi Flo-riana Casellato, Alessia Rotta, Diego Crivellari ed Ezio Primo Casati. Oggetto del contendere è la lettura dell’art. 5 comma 5 del decreto che vieta ai titolari di cariche elettive la possibilità di percepire compensi per lo svolgimento di qual-siasi incarico conferito dalle p.a., eccezion fatta per i rimborsi spese e per eventuali gettoni di presenza che non pos-sono superare l’impor-to di 30 euro a seduta. Sull’interpretazione da dare alla norma si sono infatti alternate due op-poste visioni. Quella, più a maglie larghe, del mi-nistero dell’interno che ha circoscritto il divieto di cumulo ai soliti incari-chi conferiti dalla p.a. in relazione alla carica elet-tiva, e quella restrittiva della sezione autonomie secondo cui «la disciplina vincolistica si riferisce a tutte le ipotesi di in-carico comunque deno-minato».

Alfano dovrà chiarire non solo l’orientamento del governo sulla querel-le ma anche «se e quali iniziative, anche norma-tive, intenda adottare al fine di escludere la portata applicativa del-la disposizione a quegli incarichi eventualmen-te conferiti all’ammi-nistratore, nell’ambito della sua attività libero professionale, da enti diversi da quello di ap-partenenza».

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INTERROGAZIONE

Professionisti amministratori è un aut aut

DI MATTEO BARBERO

Sta per arrivare nelle cas-se dei comuni la prima rata del fondo di solida-rietà 2016. Si tratta di

circa 3,3 miliardi, ovvero il 50% della dote prevista per l’eserci-zio corrente, che include anche i rimborsi per i mancati gettiti Imu e Tasi dovuti alle misure di detassazione introdotte dall’ul-tima legge di stabilità. Restano però a secco circa 2.700 enti, in ritardo con la trasmissione dei certifi cati di bilancio.

A dare la notizia, attesa so-prattutto dai numerosi comuni con diffi coltà di cassa (si veda ItaliaOggi del 3/6/2016), è sta-to un comunicato del ministero dell’interno pubblicato sul por-tale della fi nanza locale, dove il pagamento sarà consultabile nei prossimi giorni.

Il riparto, defi nito in Confe-renza stato-città e autonomie locali lo scorso 24 marzo, si basa su due quote: la prima, che in tutto ammonta a circa 3,7 mi-liardi, ha natura «compensa-tiva», incorporando il ristoro, fi nanziato con risorse statali. del minor gettito Imu e Tasi. La seconda quota, che copre i restanti 2,9 miliardi, ha natura «perequativa» ed è alimentata dall’Imu versata dagli stessi co-muni In proposto, si segnala

che, nei prossimi giorni, l’Agen-zia delle entrate provvederà a trattenere, dall’imposta muni-cipale versata dai contribuenti sia la quota di alimentazione fondo (pari al 22%) sia l’acconto di cassa ricevuto dai comuni a marzo 2016 (pari all’8% delle spettanze storiche.

In totale, fanno quindi cir-ca 6,6 miliardi, il cui restante 50% verrà erogato in autunno (fra settembre e ottobre). Come detto, il pagamento della prima tranche non è stato disposto nei confronti dei comuni non in re-gola con la trasmissione di uno o più certifi cati di bilancio, che riceveranno i soldi solo quan-do si saranno messi in regola, nei tempi che saranno succes-sivamente comunicati. A esse-re penalizzati sono purtroppo tanti piccoli enti, sempre più in diffi coltà con le continue e spesso ridondanti richieste di informazioni provenienti d mi-nisteri e Corte dei conti.

Infine, segnaliamo che il dpcm che approva formalmen-te il riparto è in corso di pubbli-cazione in Gazzetta Uffi ciale e che sul sito della fi nanza locale sono disponibili anche le cifre complete delle spettanze 2016 dei comuni comprendenti, ol-tre al fondo, anche gli altri trasferimenti.

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Sta per arrivare il 50% del fondo

Ai comuni 3,3 miliardi

È sempre più probabile lo slittamento della riforma della dirigenza pubblica. Sulla strada che porta all’approvazio-ne del decreto legislativo attuativo dell’art. 11 della leg-ge Madia pesa come un macigno il ricorso alla Consulta presentato dalla regione Veneto. E anche il Consiglio di stato ha invitato il governo a un supplemento di rifl essio-ne. Secondo l’amministrazione guidata da Luca Zaia, la norma in questione presenta diversi vizi di illegittimità costituzionale. Essa, infatti, si porrebbe in contrasto con la costante giurisprudenza della Corte, che ha ritenuto che l’impiego pubblico anche regionale deve ricondursi, per i profi li privatizzati del rapporto, all’ordinamento civile e quindi alla competenza legislativa statale esclusiva, men-tre i profi li «pubblicistico-organizzativi» rientrano nell’or-dinamento e organizzazione amministrativa regionale, e quindi appartengono alla competenza legislativa residuale delle regioni.

Al contrario, nell’art. 11 vengono stabiliti puntuali prin-cipi e criteri direttivi rivolti a disciplinare direttamente anche la dirigenza regionale, senza che intervenga alcuna distinzione e qualifi cazione, all’interno di questi, di quei «principi generali dell’ordinamento» che soli sarebbero idonei a vincolare la potestà legislativa regionale in ma-teria. Inoltre, nello stabilire un principio generale di am-pliamento delle ipotesi di mobilità senza considerare che la selezione dei dirigenti in servizio è avvenuta sulla base dell’accertamento di specifi che competenze tecniche da parte dell’ente che ha bandito il concorso, la legge Madia si porrebbe in contrasto anche con il principio di ragione-volezza e buon andamento.

La serietà di tale contestazioni è stata confermata dal Consiglio di stato, che nel parere rilasciato lo scorso 5 maggio in relazione al decreto sulla nomina dei dirigenti sanitari, ha evidenziato come il ricorso del Veneto metta a rischio la tenuta dell’intero disegno riformatore, di fatto invitando il governo a rimettere mano alla questione.

Da qui il probabile rinvio, anche perché i tempi sono strettissimi. La delega scade il 28 agosto e per di più il ministro Madia si è personalmente impegnata, nel marzo scorso, a sottoporre, preventivamente ad Anci il testo del decreto prima dell’esame preliminare in Consiglio dei ministri. Ma un testo defi nitivo, al momento, non c’è.

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Riforma della dirigenza verso lo slittamento

La sentenza della Consulta sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Page 25: ORSI & TORI · Nuova serie - Anno 25 - Numero 139 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Sabato 11 Giugno 2016

34 Sabato 11 Giugno 2016 DIRITTO E AGRICOLTURAEMBARGO RUSSIA/In Gazzetta Uffi ciale Ue l’atto che estende le misure straordinarie

Ortofrutta, un altro anno di aiutiMa le quantità indennizzate vengono tagliate del 70%

da Bruxelles ANGELO DI MAMBRO

Sarà pubblicato oggi nella Gazzetta uffi ciale Ue l’atto delegato che estende di un anno le

misure straordinarie a soste-gno dei produttori ortofrutticoli alle prese con le conseguenze della chiusura delle frontiere della Russia ai prodotti alimen-tari europei. Come anticipato il 30/04/2016 dalla bozza in pos-sesso da ItaliaOggi il testo, che prolunga gli aiuti introdotti per la prima volta nel 2014, prevede una sostanziale riduzione dei quantitativi ammessi all’aiuto, stimabile intorno al 70% per tutti i paesi. Per l’Italia le cifre fi nali sono: 5.300 tonnellate per pere e mele, 4.600 per prugne, kiwi e uva da tavola, 1.000 per gli agrumi, 2.800 tonnellate per pesche e nettarine, 200 tonnel-late per pomodori, carote, pe-

peroni, cetrioli e cetriolini.

Quest’ultimo quantitativo è la novità più rilevante per il no-stro paese che nei mesi scorsi aveva chiesto a più riprese so-stegno rafforzato per il pomo-doro da mensa.

Le misure coperte dai fi nan-ziamenti europei sono il ritiro dal mercato per distribuzione gratuita o per altre destina-zioni, la raccolta verde (prima della maturazione) o la man-cata raccolta. A poter fruire dell’aiuto saranno tutti i pro-duttori, ma il sostegno si ridu-ce di metà per coloro che non fanno parte di organizzazioni di produttori (OP). Di «passo positivo» parlano Copa e Coge-ca, le organizzazioni ombrello dei sindacati agricoli europei, che però defi niscono «inaccet-tabile» il taglio «del 70% dei quantitativi ammissibili al sostegno» e «troppo basso» il prezzo riconosciuto ai produt-tori che operano il ritiro.

Secondo dati diffusi dalla Commissione europea, dall’ini-zio del blocco russo alle impor-tazioni agroalimentari europee

(agosto 2014), le quantità totali di frutta e verdura

che hanno beneficiato di misure eccezionali

superano 1,13 mi-lioni di tonnellate con una spesa per

il bilancio dell’Unione quanti-fi cabile in 280 milioni di euro. Il sostegno si è dimostrato più effi cace nei paesi e regioni dove le organizzazioni dei produtto-ri sono più forti. L’esecutivo ha da un lato prolungato le misure a causa del fatto che il blocco russo si è esteso alla Turchia, con il rischio che il prodotto di Ankara non trovando sbocco

verso Mosca si riversi nel ter-ritorio europeo. Dall’altro, ha abbassato il tonnellaggio am-missibile all’aiuto perché i pro-duttori europei «si sono rivelati molto resilienti» e «in grado di trovare autonomamente nuovi sbocchi al di fuori dell’Ue in so-stituzione del mercato russo», commentano fonti della Com-missione.

Scade il 15 giugno il ter-mine per la presentazione della domanda unica dei pagamenti diretti e di an-che di alcune misure dello sviluppo rurale (relative alle superfi cie e agli ani-mali). Nella stessa data scadono anche i termini per apportare modifiche senza applicazione di alcu-ne penalità alle domande presentate prima del suin-dicato termine. La proroga delle misure agevolative è nel decreto delle politiche agricole 14 maggio 2016 n. 3205 (Gazzetta n.134 del 10/6/2016) e nella circo-lare Agea del 16 maggio 2016 n. 2469. Le modifi -che alle domande potranno riguardare l’aggiunta o la modifica di singole par-celle agricole o di singoli titoli oppure modifi che ri-guardo all’uso o al regime di pagamento diretto o alla misura di sviluppo rurale in relazione a singole par-celle agricole o a titoli già dichiarati nella domanda unica. Queste potranno essere presentate anche dopo il 15 giugno 2016 e comunque entro l’11 luglio 2016. In quest’ultimo caso, però, l’agricoltore subirà una riduzione dell’1% per ogni giorno lavorativo di ritardo. Le istanze di mo-difi ca che perverranno ol-tre il termine dell’11 luglio 2016 saranno irricevibili. Le riduzioni per ritardo delle domande iniziali e delle domande di modi-fica sono calcolate sulla base del numero massimo di giorni di ritardo tra le due domande. In caso di presentazione tardiva del-la domanda di modifi ca, la riduzione per ritardo viene applicata alla sola parte della domanda og-getto di modifi ca. In caso di presentazione tardiva sia della domanda iniziale che di quella di modifi ca, si applica la sanzione relati-va ai giorni di ritardo del-la domanda iniziale alla parte di domanda non mo-difi cata, mentre si applica la sanzione da giorni di ri-tardo maggiore alla parte di domanda modificata. Le penalità si applicano nel caso in cui non venga rispettato il termine del 15 giugno 2016 per la conse-gna di alcuni documenti giustificativi (sementi, cartellini varietali, fatture ecc.) oppure di contratti o di dichiarazioni necessari ai fi ni dell’ammissibilità dell’aiuto richiesto.

Istanze Pacentro il 15

Arrivano le regole sup-portate dalla relativa mo-dulistica per richiedere l’anticipo fi nanziario su Pac 2016. All’agricoltore verrà consegnato un Pin dispositivo, contenuto in forma nascosta nel QR-code (leggibile con l’utilizzo di app su smar-tphone), da utilizzare qualora decida di richie-dere l’anticipazione degli aiuti ad uno degli istituti di credito convenzionati con l’organismo paga-tore Agea e consultabili nell’apposita sezione del sito Agea (www.agea.gov.it). È con la circolare Agea n. 20 che vengono fornite le istruzioni operative per presentare le doman-de di anticipo Pac 2016. Ricordiamo che lo scorso 6 maggio, Mipaaf, Agea e Abi hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per fa-vorire l’immediata dispo-nibilità agli agricoltori dei contributi della politi-ca agricola comune. Tale protocollo prevede che gli istituti bancari interessa-ti ad aderire all’iniziati-va debbano sottoscrivere uno specifi co accordo con Agea.

Marco Ottaviano

Aiuti diretticon un Pin DI LUIGI CHIARELLO

L’articolo di ItaliaOggi di ieri, che ha rive-lato l’esistenza di una clausola nel prossimo decreto sull’origine del latte e dei trasformati a base di latte (clausola che fa cadere ogni obbli-go a indicare in etichetta l’origine per i prodot-ti «fabbricati o commercializzati» all’estero) ha sollevato un polverone politico non da poco. Lo schema di provvedimento è attualmente al vaglio della commissione Ue, per il via libe-ra. I prodotti per cui l’obbligo di traspa-renza decade sono gli stessi prodotti per cui è previsto il vincolo di etichetta-tura d’origine nel provvedimento. E cioè: latte uht, latte sterilizzato a lun-ga conservazione o usato per creme, sieri, cagliate, yo-gurt, burro, formaggi e latticini. In particola-re, stando alla bozza di decreto, il vincolo di trasparenza non si applica a nessuno dei pro-dotti suddetti, se fabbricati «in un altro stato membro dell’Unione europea o in Turchia, né ai prodotti fabbricati in uno altro stato mem-bro dell’Efta». Il provvedimento, va ricordato, è sperimentale ed è nato, su pressione della Francia per ovviare alle crisi delle stalle. In Italia è stato fortemente voluto da Coldiretti, che lo ha presentato a Milano a 5 mila al-levatori, alla presenza del premier Matteo Renzi e del ministro alle politiche agricole, Maurizio Martina. In quell’occasione, il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, disse: «Si dice fi nalmente basta all’inganno del falso made in Italy; tre cartoni di latte a

lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate pro-venienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta». In base al codicillo inserito nel decreto, però, non c’è l’obbligo di etichettare i prodotti fabbricati all’estero. E tra questi, come detto, ci sono la cagliata e il latte uht. Raggiunto da Agrico-lae, il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina, ha confermato la lettura di Italia-

Oggi: «L’Italia non può determinare l’origine in etichet-ta per tutti i paesi membri fi ntanto che non c’è una norma europea che vale per tutti», ha spiegato. «Il punto di fondo è la clausola di mutuo riconoscimento che deve sempre essere esplicitata. È l’abc».

Ma questo abc ha fatto rumore. L’assessore all’agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha tuonato: «Al ministro prestigiatore Maurizio Martina l’esibizione insieme al pre-mier Renzi sul decreto di etichettatura del lat-te è venuta male, perché come ha scritto Italia-Oggi è ben chiaro chi è che comanda in questo governo: l’industria». Si tiene lontano da ogni polemica politica Massimiliano Giansanti, esponente di riferimento del comparto latte in Confagricoltura. Ma chiosa con amarezza: «Nell’anno in cui si parla tanto di food, in cui l’Expo ha acceso i rifl ettori e le tv sono zeppe di alimentazione, il settore dell’industria ali-mentare va a gonfi e vele, ma va molto male la zootecnia. C’è chi chiuderà con bilanci d’oro e chi con i conti in profondo rosso».

Latte, Martina ammette la tracciabilità a metà

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34 Venerdì 10 Giugno 2016 DIRITTO E AGRICOLTURANello schema di decreto inviato dal governo a Bruxelles c’è una clausola che sterilizza il testo

Latte, un codicillo toglie l’origineIl prodotto è fatto all’estero? Il vincolo di trasparenza cade

DI LUIGI CHIARELLO

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte (uht, sterilizzato a lunga conservazio-

ne o usato per creme, sieri, ca-gliate, yogurt, burro, formaggi e latticini) non si applica ai prodotti fabbricati all’estero, anche se fatti in un altro stato dell’Unione europea. O dell’Ef-ta. E non si applica neppure al latte non fresco e ai prodotti lattiero caseari fabbricati in Turchia. L’esonero dall’obbligo di origine in etichetta riguarda anche i prodotti commercializ-zati all’estero; anche se venduti in Europa, stati Efta e Turchia. Tutto questo è previsto da un

stato inviato all’esame della commissione europea, in alle-gato a una missiva indirizza-ta dal ministro alle politiche agricole, Maurizio Martina, al commissario Ue alla salute, Vytenis Andriukaitis. Le disposizioni sull’origine, con-tenute nel decreto, dovrebbero applicarsi in via sperimentale dal giorno dopo la pubblicazio-ne del testo in Gazzetta. E fino al 31/12/2018. Le confezioni di lattiero caseari prodotte prima dell’entrata in vigore del prov-vedimento e non in linea con lo stesso potranno essere vendu-te fino al 1° gennaio 2017. La commissione Ue, ricevuta la lettera col decreto, ha ora tre mesi di tempo per risp d

norma possa essere apposta la dicitura «Origine tracciata». O, in alternativa, che sia riporta-to un logo, deciso da Mipaaf e Mise, che attesti la trasparen-za dell’origine del latte usato. Sulle etichette dei prodotti an-drebbero comunque riportate queste diciture:

a) «paese di mungitura: nome del paese in cui è stato munto il latte»;

b) «paese di confezionamen-to: nome del paese in cui il pro-dotto è stato confezionato»;

c) «paese di trasformazione: nome del paese in cui è stato trasformato il latte»;

Qualora il latte, anche se usato come ingrediente nei

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FONDI ALLA PESCA. In Conferenza stato-regioni è stata raggiunta l’intesa sul nuovo fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp): il budget totale di risorse ammonta a 978 mln: 537,2 mln sono di quota Ue e 440,8 mln di quota nazionale. Le priorità Feamp sono la promozione di pesca e acquacoltura sostenibili, la promozione della Politica comune della pesca, l’aumento di occupazione, commercializzazione e trasformazione.

UNA CLASS ACTION CONTRO GLI INDUSTRIALI LATTIERO-CASEARI che hanno abbassato il prezzo del latte ovino da 90 a 80 centesimi al litro nella campagna di con-ferimento in corso. È quanto hanno deciso di fare ieri mattina i vertici della Coldiretti Sardegna.

PAGAMENTO AIUTI DIRETTI. Ieri il commissario per

NEWS

Da ItaliaOggi del 9 giugno 2016

Il presidente del consiglio, Matteo Renzi sarà oggi a Marcianise, in pro-vincia di Caserta, per la presenta-zione dei nuovi siti produttivi di Getra, gruppo industriale che opera da 70 anni nella produzione di trasformatori elettrici di poten-za in alta tensione per la generazione e distribuzione dell’energia elettrica. Gli stabilimenti visitati da Renzi sono stati ampliati grazie a un investimento di circa 30 milioni di euro attraverso un contratto di sviluppo tra l’azienda e Invi-talia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

Renzi agli stabilimenti Getra

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35Sabato 11 Giugno 2016TRIBUTARISTI - LAPETVolge al termine il calendario dei corsi e-learning 2016 per i Tributaristi

La formazione funzionaPositivo il bilancio dell’attività di aggiornamento

DI LUCIA BASILE

P iù che positivo il bilancio del primo semestre di attività formativa e di aggior-

namento professionale Lapet. In dirittura d’arrivo è, infat-ti, il calendario dei corsi e-learning 2016. Con le lezioni Unico 2016 e Studi di settore e Manovra d’estate si comple-ta infatti il ciclo annuale di aggiornamento obbligatorio e gratuito per i tributaristi. «L’e-learning è un servizio all’avanguardia attraverso il quale i nostri tributaristi possono seguire comodamen-te online sul sito www.iltribu-tarista.it, secondo le proprie esigenze personali oltre che professionali, tutte le ultime novità fiscali e finanziarie, materie queste sempre in continua evoluzione», ha spie-gato il presidente nazionale Roberto Falcone. Questo siste-ma, mediante l’utilizzo degli stessi metodi in tutta Italia, permette di avere uniformi-tà di preparazione e costante verifica dell’apprendimento.

In tal senso, ha aggiunto il presidente: «grazie a questa formula siamo in grado di conoscere il grado di aggior-namento dei nostri associati per poter rilasciare l’attesta-zione di qualità ai sensi della legge n.4/2013, garantendo così l’utenza che si rivolge ai nostri professionisti». A com-pletare l’offerta formativa, così come da regolamento, la Lapet ha promosso altresì su tutto il territorio convegni e corsi gratuiti di rilevanza na-zionale, regionale e provincia-le. In particolare, con l’evento regionale tenutosi a Pescara l’8 giugno e quello nazionale

a Padova il 10 giugno, si è conclusa la prima parte del calendario dei convegni a cui hanno preso parte i dirigenti nazionali. Dopo la pausa esti-va, il programma itinerante nazionale riprenderà a Ol-bia il 10 settembre, a Roma il 21 ottobre e, attesissima a novembre l’assemblea nazio-nale degli associati, chiamati al rinnovo degli organi diret-tivi. In questi primi sei mesi dell’anno quindi il Segretario nazionale Giovanna Restucci e il presidente nazionale Ro-berto Falcone hanno chiarito ai numerosi associati inter-venuti agli incontri organiz-

zati con la collaborazione dei delegati regionali e presiden-ti provinciali, alcuni aspetti fondamentali di carattere deontologico che vanno dalla responsabilità professionale all’etica, sino alla disamina di tutte le prospettive di evoluzione della professio-ne. «Un contesto, quello della responsabilità professionale di cui l’associazione non po-teva non farsi carico, dotan-dosi, tra l’altro, di un codice deontologico», ha precisato Giovanna Restucci, «l’etica nella professione e nella vita associativa non è un concetto astratto.

Ogni azione professionale infatti comporta una respon-sabilità anche morale». Tali eventi rivestono poi un ruo-lo fondamentale non solo per ciò che attiene l’acquisizione dei crediti formativi, per il cui riconoscimento l’associa-zione si sta avvalendo dei più evoluti sistemi informa-tici ma, quale momento di in-contro, rappresentano un’oc-casione per approfondire un rapporto interpersonale tra

gli associati e massimi vertici dell’associazione. In definiti-va, quello a cui mira la Lapet è il raggiungimento di uno standard sempre più elevato della competenza professio-nale dei suoi iscritti.

«Continueremo a lavorare affinché qualità professio-nale e garanzia dell’utenza siano sempre assicurati», ha ribadito il presidente che ha annunciato, «con la lungimi-ranza che ci contraddistin-gue da sempre, in linea con il processo di evoluzione tec-nologica già avviato, nuove e interessanti novità caratte-rizzeranno l’anno 2017».

«Potenziare la diffusione dell’utiliz-zo della posta elettronica certificata nell’ambito delle procedure di notifica, nell’ottica del massimo efficientamen-to operativo, della riduzione dei costi amministrativi e della tempestiva conoscibilità degli atti da parte del contribuente». È l’intenzione del legi-slatore dichiarata all’art.14 del dlgs n. 159/2015, attuativo della delega fisca-le che, a partire dal 1° giugno scorso, ha introdotto l’obbligatorietà della no-tifica per società e professionisti delle cartelle esattoriali mediante Pec. Un principio questo rivolto a incentivare l’utilizzo dei sistemi informatici, al fine di ottenere una riduzione degli oneri sia per i contribuenti che per la stessa

p.a. , che la Lapet non può che condivi-dere. Basti ricordare quanto l’associa-zione si stia spendendo nell’ambito del processo telematico per una maggiore efficienza del sistema giudiziario, o per l’ampliamento dell’elenco ini-pec anche ai professionisti di cui alla leg-ge 4/2013. Positivo, quindi, il parere dei tributaristi sul provvedimento, ad eccezione dell’aspetto relativo alla garanzia del diritto alla difesa del con-tribuente. «I nostri dubbi in tal senso trovano conferma nel recente orien-tamento giurisprudenziale del Ctp di Napoli», ha spiegato il presidente nazionale Roberto Falcone. Secondo il ricorso predisposto dall’Associazione contribuenti italiani infatti, sono tutte

nulle le cartelle di pagamento notifica-te a mezzo Pec in quanto, non solo la posta elettronica certificata non offre le garanzie tipiche della raccomanda-ta tradizionale ma soprattutto perché non contiene l’originale della cartella, ma solo una copia informatica. «È di tutta evidenza che una semplice copia non può mai assumere un valore giu-ridico. Il sistema Pec non può garan-tire infatti che il documento allegato sia l’originale», ha aggiunto Falcone. Inoltre, la Pec non garantisce neanche l’effettiva consegna al destinatario, come invece avviene con il sistema a mezzo raccomanda, notificata dal messo notificatore in quanto pubbli-co ufficiale. I tributaristi concordano,

quindi, che la disponibilità di un do-cumento nella casella Pec, come ha dichiarato Vittorio Carlomagno pre-sidente contribuenti.it, non equivale all’avvenuta consegna del documento al destinatario, il quale potrebbe non leggerla per svariate ragioni. Propo-sitiva l’associazione nazionale Lapet che, in linea con l’iter di semplifica-zione avviato dal governo, per una sempre maggiore compliace tra p.a. e cittadino, il quale deve avere sem-pre chiarezza e conoscenza dell’atto notificato, suggerisce, in aggiunta alla Pec, l’utilizzo della firma elettro-nica digitale o il deposito elettronico dell’atto presso soggetti terzi qualifi-cati digitalmente.

LA LAPET SULL’UTILIZZO DELLA POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA

Pec, il diritto di difesa del contribuente va garantito

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

riconosciutaSede nazionale: Via Sergio I 32

00165 RomaTel. 06-6371274

Fax [email protected]

Un momento dei lavori del convegno di Pescara