pace e tempesta

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Inceneritore. Avanti a tutta forza! Nonostante le proteste e i rilievi di contenuto e di metodo, la Giunta Marrazzo dà il via ai lavori per l'impianto di Roncigliano D opo oltre un anno e mezzo di mobilitazioni, petizioni popolari, banchetti informativi, assemblee pubbliche, convegni, fino ad arrivare allo scandalo sul Piano dei rifiuti del Lazio con l'imbarazzante figura dell'assessore “alla vaccinara” Di Carlo, durante una trasmissione di Report, Marrazzo ha deciso nella scorsa primavera di aprire un tavolo di confronto coi cittadini del "Coordinamento No inceneritore Albano". "Finalmente!", qualcuno ha sospirato! Forse si cercherà di costruire una nuova politica di gestione dei rifiuti, arrivando a chiudere le discariche e a sostituire gli inceneritori con una raccolta differenziata capillare e magari con un trattamento a freddo della parte rimanente dei rifiuti. Niente di tutto questo! Un confronto che sarebbe dovuto essere pubblico e aperto a tutta la cittadinanza dei Comuni dei Castelli Romani si è invece consumato nelle segrete stanze della Presidenza regionale, dove è stato, tra l'altro, impedito anche ai giornalisti di partecipare per poter raccontare quelli che erano i 25 punti messi sul tavolo della discussione da parte del Coordinamento. Le questioni presentate al confronto hanno toccato diversi aspetti della vicenda inceneritore dei Castelli: le lacune presenti nell'iter autorizzativo, una tipologia di impianto di incenerimento assolutamente inquinante ed economicamente svantaggiosa, la situazione gravosa in cui versano le nostre falde acquifere, il parere contrario della ASL RmH, nonché le proposte alternative per arrivare alla chiusura della discarica di Roncigliano. A tutto questo Marrazzo si è limitato, nel secondo incontro, a presentarsi con un paio di fogli redatti da chissà quale tecnico (infatti era un documento privo di firma e di intestazione!!), non sapendo argomentare le ulteriori precisazioni che durante l'incontro venivano fatte dai tecnici del Coordinamento No Inc. soprattutto sui valori delle nostre acque. Particolarmente innervosito il Presidente Marrazzo non ha aspettato neanche la fine dell'incontro per andarsene. Nonostante le promesse di non procedere con la firma dell'Aia, (autorizzazione integrata ambientale che viene data dopo una conferenza dei servizi a cui partecipano Regione, Provincia, Comuni e ASL) il 13 agosto, sfruttando le distrazioni estive, veniva dato il disco verde all'ultimo atto per poter iniziare il cantiere dell'impianto. Un ulteriore schiaffo alla partecipazione democratica, come già fatto per la sanità. D'altronde ormai il messaggio è chiaro, con la salute pubblica qui nel Lazio più di qualcuno vuole lucrarci sopra! Per questo i cittadini del Coordinamento No Inc. continueranno nella mobilitazione con tre assemblee pubbliche (inizio previsto per le 17) per spiegare quanto accaduto in queste settimane con la Regione Lazio e Marrazzo: il 19 settembre a Cecchina presso la sala della circoscrizione, il 26 settembre a Genzano in piazza T. Frasconi e il 3 ottobre a Cancelliera nella sala parrocchiale. Poi il 13 ottobre spettacolo con Ascanio Celestini e sabato 17 tutti sull'Ardeatina per manifestare e ribadire che la nostra vita vale più dei loro profitti. Rassegnazione o rabbia, sentimenti che aleggiano nell’aria, li senti addosso camminando tra la gente, ti rendi conto che è svanito quel potenziale di altruismo, solidarietà, uguaglianza che ha sempre contraddistinto le donne e gli uomini di Genzano. Si avverte, da tempo ormai, un disinteresse profondo per tematiche che fino a qualche tempo fa avrebbero scatenato la fantasia ribelle e costruttiva dei Genzanesi …”. Così nel marzo ’88 "Lo Spiffero" (allora mensile della FGCI) descriveva il clima della nostra cittadina circa la ri- organizzazione di Pronto Soccorso e ambulatori auspicando un piano di rilancio per l’ospedale “E. De Sanctis”. A distanza di 21 anni l’emergenza torna e questa volta non riguarda solo Genzano, ma tutti gli ospedali del Lazio. Ecco i fatti che hanno riguardato i nosocomi dei Castelli Romani e della Valle del Sacco: nel bel mezzo del caldo ferragostano il presidente Piero Marrazzo dispiega il suo piano regionale di “razionalizzazione” dei costi sanitari che in pochi giorni produce un effetto a valanga. I primi a farne le spese sono gli abitanti del comprensorio Genzano-Lanuvio-Nemi che si ritrovano di colpo senza il primo soccorso del “De Sanctis” e con la sola possibilità di accedere al reparto maternità per chi è gestante. Al tempo stesso iniziano le proteste per il Pronto Soccorso “S.Giuseppe” di Albano che sotto l’incessante arrivo delle ambulanze affonda nel caos totale, incapace di soddisfare le richieste. Identica sorte spetta ai cittadini dell’area tuscolana quali Frascati, Marino, Grottaferrata colpiti anche loro dal drastico ridimensionamento delle risorse. Alla lista dei mali della sanità si aggiungono Colleferro, Subiaco, Artena, Segni, Carpineto Romano e Valmontone (strategico per la sua posizione all’imbocco della Roma-Napoli) che sotto la montante protesta della popolazione, anche qui per il Pronto Soccorso, incalzano la “Pisana”. Insomma una difficile situazione che colpisce duro. Stavolta c’è di mezzo la difficoltà di essere curati con urgenza per un codice rosso e attendere il proprio turno con decine di pazienti in fila, tutti magari, in condizioni critiche di salute. Nei peggiori casi occorrerà spostarsi muniti di un proprio mezzo (anche le ambulanze scarseggiano) verso i non vicini ospedali della Capitale, sapendoli comunque affollati. Fin da subito si è parlato dei presidi ospedalieri locali come dei futuri centri di eccellenza: Genzano polo ginecologico e pediatrico, Albano specializzato in chirurgia e punto di riferimento generale per l’intera zona, Frascati e Marino in cerca di una propria collocazione. Dunque da una parte “ospedali di settore”, dall’altra il prestigioso Policlinico dei Castelli Romani. Ma che fine ha fatto quel tanto propagandato progetto, asso nella manica su questo territorio per il governatore del Lazio? Emilio Cianfanelli, sindaco di Ariccia (Comune in cui dovrebbe sorgere il complesso), ha espresso la propria preoccupazione al Presidente Marrazzo sul ritardo accumulato nella posa della prima pietra, sperando di ricevere al più presto concrete rassicurazioni. Infatti l’accordo di programma per la costruzione del nuovo polo e annesse infrastrutture del “Parco della salute” è stato firmato nel 2006 e nel 2007 con un assestamento di bilancio regionale sono stati stanziati 120 milioni di euro. Sempre a parere del primo cittadino ariccino, anche l’espletamento della gare d’appalto è stato completato e la direzione dei lavori affidata all’impresa SVEI sotto validazione dell’ATI. Dunque c’è il terreno, c’è il denaro, c’è il progetto, c’è chi è pronto a costruire ma come spesso accade nella piccola Italia i fatti non si vedono. Quello che invece i “castellani” toccano con mano sono ospedali inadeguati e un Policlinico inesistente. Anche i Sindaci che dapprima hanno sottovalutato e taciuto di fronte alla chiusura dei pronti soccorsi, ora iniziano a preoccuparsi. Il sindaco Enzo Ercolani fiutando il pericolo per una perdita di consenso personale e del suo PD (le elezioni regionali si terranno tra 8 mesi e le comunali fra un anno e mezzo) ha chiamato i genzanesi ad una mobilitazione di piazza contro il piano regionale. Una decisione che arriva dopo mesi di attesa e che sorprende perché in contrapposizione all’amico Marrazzo. Perché mai? Ma c’è una sorpresa dell’ultima ora: il Governatore del Lazio ha annunciato di voler ritirare il piano sanitario proprio mentre si ricandida alla guida della Regione. Che strano vero? Il Pronto soccorso genzanese comunque non sarà salvo, ma come funzionerà? Il primo intervento sarà solo per le specialità di ostetricia, ginecologia e pediatria. E quali reparti verranno ri-attivati? Non ci baseremo sul manifesto del Comune di Genzano ma attendiamo l'ufficialità. Una domanda ci resta da fare: "Tornerà ad essere un vero Ospedale o resterà un fantasma come adesso?" Probabilmente né l'uno e né l'altro. Alle favole credono i bambini, l’amministrazione comunale dovrebbe saperlo, nonostante le tante facce soddisfatte che vedremo in giro. In cerca di cure La sospensione dell'attuazione del piano sanitario regionale non risolve i problemi della sanità pubblica di Genzano e dei Castelli Alessandro D'Angelillo Emiliano Viti Pace e Tempesta Edito da: Associazione Culturale e di Promozione Sociale "Terra Sociale Onlus" Presidente: Franco Ammendolia terrasociale.blogspot.com Anno 1 n. 1 - sabato 26 settembre 2009 In attesa di registrazione Diffusione gratuita Direttore: Marco Fiorletta Direttore responsabile: Stefano Paterna Progetto grafico: Carlo Cortuso Per la realizzazione di questo giornale sono stati usati programmi Open Source: The Gimp 2.4, Scribus 1.3.3, Open Office Pace e Tempesta C orreva l'anno 1898. A Milano, il 7 maggio, il generale Fiorenzo Bava Beccaris, comandante del corpo d'armata della città, assume i pieni poteri e fa sparare sui manifestanti che protestano per la famosa tassa sul macinato, reprime gli organi di stampa e le associazioni democratiche e finanche cattoliche. Dopo questa splendida opera fu nominato senatore a vita. A Genzano il 7 maggio, su pressione popolare, il sindaco Ing. Alessandro Mazzoni, impone nuovi prezzi per il pane e la farina che vanno in vigore il giorno dopo. La sera stessa c'è una manifestazione spontanea della popolazione, non ancora al corrente delle decisioni del Sindaco. La protesta viene sciolta dalle forze dell'ordine "in maniera incruenta". Nella notte arrivano nel nostro paese rinforzi per mantenere l'ordine pubblico anche in previsione dello sciopero generale dell'otto maggio. Nel pomeriggio dell'otto in piazza Margherita si raduna molta gente, i giornali diranno 3.000 persone. Non riuscendo a sciogliere l'assembramento le forze di polizia e i militari lo fanno diventare un corteo che si dirige verso il Municipio in via Livia. I manifestanti saccheggiano diversi forni lasciando tranquilli quelli che l'inverno hanno concesso credito alle famiglie. A questo punto, come purtroppo vedremo sempre più spesso fino ai giorni nostri, la "... truppa fece fuoco e due dimostranti rimasero feriti mortalmente. Uno, il vignarolo Francesco Pace di anni 41, cadde bocconi davanti al Municipio e morì appena trasportato in un piancito delle scale del palazzo comunale. Un altro, Tempesta Antonio di anni 47, ferito al petto andò a cadere L'ingresso del fu pronto soccorso di Genzano (foto Willy Becherelli)

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Giornale di lotta

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Page 1: Pace e Tempesta

Inceneritore. Avanti a tutta forza!Nonostante le proteste e i rilievi di contenuto e di metodo, la Giunta Marrazzo dà il via ai

lavori per l'impianto di Roncigliano

Dopo oltre un anno e mezzo di mobilitazioni, petizioni popolari, banchetti

informativi, assemblee pubbliche, convegni, fino ad arrivare allo scandalo sul Piano dei rifiuti del Lazio con l'imbarazzante figura dell'assessore “alla vaccinara” Di Carlo, durante una trasmissione di Report, Marrazzo ha deciso nella scorsa primavera di aprire un tavolo di confronto coi cittadini del "Coordinamento No inceneritore Albano". "Finalmente!", qualcuno ha sospirato! Forse si cercherà di costruire una nuova politica di gestione dei rifiuti, arrivando a chiudere le discariche e a sostituire gli inceneritori con una raccolta differenziata capillare e magari con un trattamento a freddo della parte

rimanente dei rifiuti. Niente di tutto questo! Un confronto che sarebbe dovuto essere pubblico e aperto a tutta la cittadinanza dei Comuni dei Castelli Romani si è invece consumato nelle segrete stanze della Presidenza regionale, dove è stato, tra l'altro, impedito anche ai giornalisti di partecipare per poter raccontare quelli che erano i 25 punti messi sul tavolo della discussione da parte del Coordinamento. Le questioni presentate al confronto hanno toccato diversi aspetti della vicenda inceneritore dei Castelli: le lacune presenti nell'iter autorizzativo, una tipologia di impianto di incenerimento assolutamente inquinante ed economicamente svantaggiosa, la situazione gravosa in cui versano le nostre falde acquifere, il parere contrario della ASL RmH, nonché le proposte alternative per

arrivare alla chiusura della discarica di Roncigliano. A tutto questo Marrazzo si è limitato, nel secondo incontro, a presentarsi con un paio di fogli redatti da chissà quale tecnico (infatti era un documento privo di firma e di intestazione!!), non sapendo argomentare le ulteriori precisazioni che durante l'incontro venivano fatte dai tecnici del Coordinamento No Inc. soprattutto sui valori delle nostre acque. Particolarmente innervosito il Presidente Marrazzo non ha aspettato neanche la fine dell'incontro per andarsene. Nonostante le promesse di non procedere con la firma dell'Aia, (autorizzazione integrata ambientale che viene data dopo una conferenza dei servizi a cui partecipano Regione, Provincia, Comuni e ASL) il 13 agosto, sfruttando le distrazioni estive, veniva

dato il disco verde all'ultimo atto per poter iniziare il cantiere dell'impianto. Un ulteriore schiaffo alla partecipazione democratica, come già fatto per la sanità. D'altronde ormai il messaggio è chiaro, con la salute pubblica qui nel Lazio più di qualcuno vuole lucrarci sopra! Per questo i cittadini del Coordinamento No Inc. continueranno nella mobilitazione con tre assemblee pubbliche (inizio previsto per le 17) per spiegare quanto accaduto in queste settimane con la Regione Lazio e Marrazzo: il 19 settembre a Cecchina presso la sala della circoscrizione, il 26 settembre a Genzano in piazza T. Frasconi e il 3 ottobre a Cancelliera nella sala parrocchiale. Poi il 13 ottobre spettacolo con Ascanio Celestini e sabato 17 tutti sull'Ardeatina per manifestare e ribadire che la nostra vita vale più dei loro profitti.

“Rassegnazione o rabbia, sentimenti che aleggiano nell’aria, li senti addosso

camminando tra la gente, ti rendi conto che è svanito quel potenziale di altruismo, solidarietà, uguaglianza che ha sempre contraddistinto le donne e gli uomini di Genzano. Si avverte, da tempo ormai, un disinteresse profondo per tematiche che fino a qualche tempo fa avrebbero scatenato la fantasia ribelle e costruttiva dei Genzanesi …”. Così nel marzo ’88 "Lo Spiffero" (allora mensile della FGCI) descriveva il clima della nostra cittadina circa la ri-organizzazione di Pronto Soccorso e ambulatori auspicando un piano di rilancio per l’ospedale “E. De Sanctis”. A distanza di 21 anni l’emergenza torna e questa volta non riguarda solo Genzano, ma tutti gli ospedali del Lazio. Ecco i fatti che hanno riguardato i nosocomi dei Castelli Romani e della Valle del Sacco: nel bel mezzo del caldo ferragostano il presidente Piero Marrazzo dispiega il suo piano regionale di “razionalizzazione” dei costi sanitari che in pochi giorni produce un effetto a valanga. I primi a farne le spese sono gli abitanti del

comprensorio Genzano-Lanuvio-Nemi che si ritrovano di colpo senza il primo soccorso del “De Sanctis” e con la sola possibilità di accedere al reparto maternità per chi è gestante. Al tempo stesso iniziano le proteste per il Pronto Soccorso “S.Giuseppe” di Albano che sotto l’incessante arrivo delle ambulanze affonda nel caos totale, incapace di soddisfare le richieste. Identica sorte spetta ai cittadini dell’area tuscolana quali Frascati, Marino, Grottaferrata colpiti anche loro dal drastico ridimensionamento delle risorse. Alla lista dei mali della sanità si aggiungono Colleferro, Subiaco, Artena, Segni, Carpineto Romano e Valmontone (strategico per la sua posizione all’imbocco della Roma-Napoli) che sotto la montante protesta della popolazione, anche qui per il Pronto Soccorso, incalzano la “Pisana”. Insomma una difficile situazione che colpisce duro. Stavolta c’è di mezzo la difficoltà di essere curati con urgenza per un codice rosso e attendere il proprio turno con decine di pazienti in fila, tutti magari, in condizioni critiche di salute. Nei peggiori casi occorrerà spostarsi muniti di un proprio mezzo (anche le ambulanze scarseggiano) verso i non vicini ospedali della Capitale, sapendoli comunque

affollati. Fin da subito si è parlato dei presidi ospedalieri locali come dei futuri centri di eccellenza: Genzano polo ginecologico e pediatrico, Albano specializzato in chirurgia e punto di riferimento generale per l’intera zona, Frascati e Marino in cerca di una propria collocazione. Dunque da una parte “ospedali di settore”, dall’altra il prestigioso Policlinico dei Castelli Romani. Ma che fine ha fatto quel tanto propagandato progetto, asso nella manica su questo territorio per il governatore del Lazio? Emilio Cianfanelli, sindaco di Ariccia (Comune in cui dovrebbe sorgere il complesso), ha espresso la propria preoccupazione al Presidente Marrazzo sul ritardo accumulato nella posa della prima pietra, sperando di ricevere al più presto concrete rassicurazioni. Infatti l’accordo di programma per la costruzione del nuovo polo e annesse infrastrutture del “Parco della salute” è stato firmato nel 2006 e nel 2007 con un assestamento di bilancio regionale sono stati stanziati 120 milioni di euro. Sempre a parere del primo cittadino ariccino, anche l’espletamento della gare d’appalto è stato completato e la direzione dei lavori affidata all’impresa SVEI sotto validazione dell’ATI. Dunque c’è il terreno, c’è il denaro, c’è il progetto, c’è chi è pronto a costruire ma come spesso accade nella piccola Italia i fatti non si vedono. Quello che invece i “castellani” toccano con mano sono ospedali inadeguati e un Policlinico inesistente. Anche i Sindaci che dapprima hanno sottovalutato e taciuto di fronte alla chiusura dei pronti soccorsi, ora iniziano a preoccuparsi. Il sindaco Enzo Ercolani fiutando il pericolo per una perdita di consenso personale e del suo PD (le elezioni regionali si terranno tra 8 mesi e le comunali fra un anno e mezzo) ha chiamato i genzanesi ad una mobilitazione di piazza contro il piano regionale. Una decisione che arriva dopo mesi di attesa e che sorprende perché in contrapposizione all’amico Marrazzo. Perché mai? Ma c’è una sorpresa dell’ultima ora: il Governatore del Lazio ha annunciato di voler ritirare il piano sanitario proprio mentre si ricandida alla guida della Regione. Che strano vero? Il Pronto soccorso genzanese comunque non sarà salvo, ma come funzionerà? Il primo intervento sarà solo per le specialità di ostetricia, ginecologia e pediatria. E quali reparti verranno ri-attivati? Non ci baseremo sul manifesto del Comune di Genzano ma attendiamo l'ufficialità. Una domanda ci resta da fare: "Tornerà ad essere un vero Ospedale o resterà un fantasma come adesso?" Probabilmente né l'uno e né l'altro. Alle favole credono i bambini, l’amministrazione comunale dovrebbe saperlo, nonostante le tante facce soddisfatte che vedremo in giro.

In cerca di cureLa sospensione dell'attuazione del piano sanitario regionale non risolve i problemi della

sanità pubblica di Genzano e dei CastelliAlessandro D'Angelillo

Emiliano Viti

Pace e TempestaEdito da:

Associazione Culturale e di Promozione Sociale "Terra Sociale Onlus"

Presidente: Franco Ammendoliaterrasociale.blogspot.com

Anno 1 n. 1 - sabato 26 settembre 2009In attesa di registrazione

Diffusione gratuita

Direttore:Marco Fiorletta

Direttore responsabile:Stefano Paterna

Progetto grafico:Carlo Cortuso

Per la realizzazione di questo giornale sono stati usati programmi Open Source:The Gimp 2.4, Scribus 1.3.3, Open Office

Pace e Tempesta

C orreva l'anno 1898. A Milano, il 7 maggio, il generale Fiorenzo Bava

Beccaris, comandante del corpo d'armata della città, assume i pieni poteri e fa sparare sui manifestanti che protestano per la famosa tassa sul macinato, reprime gli organi di stampa e le associazioni democratiche e finanche cattoliche. Dopo questa splendida opera fu nominato senatore a vita. A Genzano il 7 maggio, su pressione popolare, il sindaco Ing. Alessandro Mazzoni, impone nuovi prezzi per il pane e la farina che vanno in vigore il giorno dopo. La sera stessa c'è una manifestazione spontanea della popolazione, non ancora al corrente delle decisioni del Sindaco. La protesta viene sciolta dalle forze dell'ordine "in maniera incruenta". Nella notte arrivano nel nostro paese rinforzi per mantenere l'ordine pubblico anche in previsione dello sciopero generale dell'otto maggio. Nel pomeriggio dell'otto in piazza Margherita si raduna molta gente, i giornali diranno 3.000 persone. Non riuscendo a sciogliere l'assembramento le forze di polizia e i militari lo fanno diventare un corteo che si dirige verso il Municipio in via Livia. I manifestanti saccheggiano diversi forni lasciando tranquilli quelli che l'inverno hanno concesso credito alle famiglie. A questo punto, come purtroppo vedremo sempre più spesso fino ai giorni nostri, la "... truppa fece fuoco e due dimostranti rimasero feriti mortalmente. Uno, il vignarolo Francesco Pace di anni 41, cadde bocconi davanti al Municipio e morì appena trasportato in un piancito delle scale del palazzo comunale. Un altro, Tempesta Antonio di anni 47, ferito al petto andò a cadere

L'ingresso del fu pronto soccorso di Genzano (foto Willy Becherelli)

Page 2: Pace e Tempesta

Una scuola che non c'è

L'economia della febbre

D a mesi l’influenza suina dilagava su Tg e giornali. Poi il “morbo” è arrivato anche in

Italia e ha causato il primo morto (una persona con una situazione sanitaria già ampiamente compromessa per altre patologie), con conseguente ondata di panico. Già da tempo l’Oms aveva dichiarato la crisi sanitaria mondiale, gli acquisti di carne di maiale e il turismo in Messico (in cui il virus sembra essersi sviluppato) erano crollati, mentre le vendite dei vaccini influenzali salivano alle stelle. Eppure la comunità scientifica sottolinea come finora siano morte solo persone con un sistema immunitario già compromesso (anziani e malati cronici). “La realtà – ha dichiarato, ad esempio, a “La Stampa” Giovanni di Perri, infettivologo dell’università di Torino – è che non ci sono elementi che ci orientano a prevedere un elevato numero di decessi. Va considerato che nel corso di un’epidemia di influenza cosiddetta convenzionale, quella che ci aspetta ogni inverno, la mortalità può raggiungere valori tra il 5 ed il 15 per mille. Valori ben distanti da quelli fatti registrare finora dall’epidemia della ‘suina’. Anche nel sito Internet del ministero della Salute troviamo informazioni confortanti: “L'Oms ha sottolineato il carattere moderato di questa pandemia… Il massimo livello di allerta per la nuova influenza non è dovuto alla gravità clinica dei sintomi, ma alla grande diffusione geografica del virus… La maggior parte dei dati che riguarda la pandemia è stata acquisita in paesi provvisti di servizi sanitari ben funzionanti”. Eppure subito dopo si afferma che “…l'arma migliore di prevenzione è rappresentata dalla vaccinazione della popolazione”: il 15 novembre parte il piano di vaccinazione antinfluenzale e verrà potenziata la scorta nazionale di farmaci antivirali già in dotazione. Allora i conti non tornano. Come mai questo martellamento mediatico, mentre ogni anno muoiono nel mondo 10 milioni di persone per polmonite e altre malattie curabili senza che Tg o giornali ne parlino? La memoria corre ad un’altra “epidemia”: l’aviaria, che, nonostante l’allarme iniziale, in 10 anni ha causato la morte di 250 persone (contro il mezzo milione uccise ogni anno dall’influenza comune). All’epoca la Roche guadagnò milioni di dollari vendendo il suo Tamiflu (a proposito: Donald Rumsfield, ex segretario americano della Amministrazione di Gorge Bush, è uno dei principali azionisti della Gilead Sciences, l’azienda che ha venduto i diritti di commercializzazione del Tamiflu alla Roche) e anche oggi le vendite di tale farmaco sono aumentate a dismisura. Sarebbe giusto chiedersi perché, se l’influenza suina è davvero un problema di salute pubblica mondiale, l’Oms non autorizzi la produzione di farmaci generici per combatterla. Ancora una volta, più che il bene pubblico, sembra prevalere l'interesse di pochi.

D. D. M.

autoritario. Non a caso nel ventennio fascista l'associazionismo veniva considerato un pericolo e chi ne faceva parte era un "sovversivo". Tant’è che nella nostra Carta Costituzionale il diritto di associazione fa parte dei cosiddetti diritti pubblici soggettivi ed insieme al principio di libertà di pensiero e personale, rappresenta un riconoscimento dell’inviolabilità del

dell’individuo nei confronti dello Stato. Noi ci rivolgiamo ai cittadini poiché siamo convinti che, se essi non controllano con i propri organismi di base il potere, esso diventa fine a se stesso. Il nostro motto è "camminare domandando", perché il cammino è vita e le domande ci aiutano a crescere, e tutto questo vorremmo farlo con voi.

davanti alla farmacia Marignani a 50 metri dal Municipio". Basterebbero queste poche righe, senza bisogno di altre spiegazioni, per giustificare il nome di questo giornale. Ci resta una domanda: "Perché Genzano non onora questi due eroi o martiri almeno con una targa su via Belardi?". Quindi, Pace e Tempesta, Pace come aspirazione e Tempesta come mezzo. Che in Italia ci sia un attacco alla stampa, più o meno libera, non ci sono più dubbi. Le esternazioni del Premier hanno imbarazzanti analogie con ciò che successe nel ventennio fascista: "Dopo aver resa, se non impossibile, difficile o precaria la vita ai giornali di opposizione, attraverso sequestri, multe e devastazioni, questi vennero soppressi al pari delle forze politiche di cui esprimevano l'orientamento. La stampa d'opinione piccola e grande fu conquistata dal fascismo con un complesso gioco di ricatti e intimidazioni, che investiva insieme la proprietà e la direzione delle singole testate", questo scriveva lo storico Ernesto Ragionieri negli anni settanta. Ecco, noi vorremmo, e vogliamo essere, una voce libera nel panorama dell'editoria locale. Perché siamo figli di coloro che si sacrificarono e morirono per rendere possibile a tutti il poter esprimere il proprio pensiero senza conseguenze penali e civili.

Fonti: Enrico Magni “Lo spiffero” n. 2 giugno 1987; Alessandro Portelli “L'ordine è già stato eseguito” - Donzelli; Ernesto Ragionieri “La storia d'Italia” vol. 4 terzo tomo - Einaudi

C ’era una volta una scuola dove era garantito il diritto alla studio. C’era

una volta una scuola dove gli insegnanti avevano la certezza di poter conservare la propria cattedra. C’era una volta, ora non c’è più. Ora la nostra istruzione è diventata il nostro peggiore incubo. Non sai sotto quale tetto ripararti per sfuggire alla tempesta di decreti e tagli finanziari. La prospettiva di un futuro te la tolgono piano piano, con strategie cadenzate e studiate a tavolino. È questo, ciò che i miei occhi di studente hanno percepito: un lento e lungo declino di un sistema scolastico già portato all’esasperazione. Purtroppo chi si trova negli alti piani della sfera politica sentenzia massime di vita scolastica non sapendo come in realtà si vive dentro una scuola. L’incertezza domina su tutto, pensi di fare il passo giusto ma in realtà retrocedi sempre più verso un cammino lungo e tortuoso. Ogni anno un nuovo ordinamento, nuove regole; però a giocare la partita sono solo loro: i politici. Quante volte noi studenti ci siamo trovati a brancolare nel buio all’introduzione di un nuovo decreto legge? Quante volte i nostri professori non hanno potuto rispondere alle nostre perplessità, poiché anche loro all'oscuro della nuova burocrazia scolastica? In cinque anni di liceo nessuno di noi studenti ha avuto una sola sicurezza su quello che gli poteva accadere. È questa la scuola che ci meritiamo? Che dovrebbe invogliare allo studio? No, non credo. Dobbiamo riportare serietà nelle scuole, auspica il ministro dell’istruzione dall’alto del suo scranno, ma in realtà non sa come funziona la vita nei

bassifondi del suo impero, ovvero la scuola. Promozioni troppo facili? Ecco la soluzione! Reintegro del debito formativo, da recuperare a fine anno, pena la bocciatura. Ma i soldi per attivare i corsi di recupero dove stanno? Non ci sono, e lo studente viene abbandonato a se stesso, a recuperare la sua lacuna. I cari buon vecchi prof? C’è ne anche per loro! Il problema della precarietà non accenna a diminuire. Il numero dei precari cresce a dismisura: i più fortunati, dopo una vita passata ad aspettare nei circoli viziosi delle graduatorie, si ritrovano sbattuti da una scuola all'altra, di anno in anno; ma c’è anche chi non arriva nemmeno a sedersi dietro una cattedra. Tutti vengono colpiti, non c’è scampo, ma pochi cercano di risalire da questo sistema balordo. Il numero di quelli che restano a testa bassa supera sempre quello di coloro che hanno voglia di emergere e di combattere un sistema che non garantisce lavoro, istruzione e soprattutto una crescita culturale e umana. Questi sono stati i miei cinque anni al liceo. Anni in cui ho vissuto sulla mia pelle ogni nuova riforma, da quelle introdotte dal ministro Fioroni fino a quelle della Gelmini. Ciascun ministro ha i suoi buoni propositi, che non sono però applicabili senza gli adeguati fondi. A quale scopo sono servite tutte le proteste, gli scioperi, le manifestazioni se poi alla fine ci ritroviamo sempre allo stesso punto? Per questo mi domando: perché continuare a lottare per un futuro che non vedo e non vedrò mai? Per la speranza che almeno i nostri fratelli minori, non voglio dire figli, possano studiare in una scuola che dia gli strumenti fondamentali per affrontare la vita.

Terra Sociale

“Terra Sociale” è un’associazione Onlus di stampo culturale-politico, che

ha come finalità principali la promozione di politiche sociali e antagoniste ad ogni forma di discriminazione e lo sviluppo di una politica e di una cultura critica, che abbia capacità di analisi, per attuare azioni che possano cambiare, nei limiti del possibile, la società in cui siamo immersi e nella quale subiamo le nefandezze e le prepotenze delle classi dominanti, che esaltano e proteggono chi è ricco e potente, penalizzando chi invece poco ha! Mai come in questo periodo storico si abusa con estrema disinvoltura dei vocaboli come: democrazia e libertà. Concetti astratti in nome dei quali si organizza il vivere civile, il lavoro, l’economia, la giustizia, e intanto si umilia sempre di più la Carta Costituzionale. L’intento è molto sofisticato e le classi dominanti lo usano con estrema abilità: quello di allontanare sempre più i cittadini dalla politica. Noi di Terra Sociale siamo convinti che il disinteresse politico sia un deterrente per i cittadini stessi, i quali senza rendersene conto fanno il gioco dei potenti. Il quadro sociale che ne deriva non è allettante: un’opinione pubblica fragile, un sistema di comunicazione asfittico, una scuola degradata e sottovalutata, una rete di servizi, non solo pubblica, carente, disoccupazione galoppante. Noi siamo convinti che se il quadro sociale è quello che abbiamo descritto, l’esigenza di fondare un’associazione capace di rompere la monotonia culturale e politica che regna nella nostra cittadina, ormai da qualche anno, è impellente: da ciò nasce “Terra Sociale”. Di associazioni ce ne sono tante, ma mai troppe, e questo è segno di democrazia; infatti, il riconoscimento al cittadino del diritto di fondare associazioni che lo possano rappresentare e che le stesse si pongano tra esso e gli organi di governo, è senz'altro una conquista democratica che mai sarebbe compatibile con uno Stato

Ripar t i re dal le es igenze dei s ingol i per r i t rovare i l valore del la pol i t ica come serv iz io a i c i t tadin i .

Franco Ammendolia

Pace e Tempesta

Lo smantellamento della scuola pubblica nell'esperienza di uno studente che ha vissuto e subito diverse riformeLorenzo Napoleoni

Cosa è un GAP

I l Gap, gruppo di acquisto popolare, nasce per fornire una risposta

concreta ai continui aumenti dei prezzi di pane, pasta, verdure e altri generi di prima necessità; una situazione aggravata dal parallelo sgonfiarsi del potere d’acquisto di stipendi e pensioni, che rende difficile a molte persone arrivare alla fine del mese. È per questo che dalla fine del 2008, in un numero crescente di località italiane, vengono organizzati i Gap, che consentono di acquistare generi alimentari a prezzi calmierati. Associandosi come consumatori si riesce infatti a ridurre sensibilmente i prezzi di tali articoli salvaguardando la qualità. Come? Contrattando il prezzo direttamente con il produttore, saltando ogni intermediazione: è quello che si intende quando si parla di filiera corta, che elimina cioè tutti quei passaggi (grossista-rivenditore-dettagliante) che gonfiano i prezzi dei beni di consumo. La scelta di servirsi, per quanto possibile, di produttori locali riduce inoltre i costi di trasporto, che influenzano il prezzo quanto più la merce arriva da lontano, e la necessità di utilizzare conservanti tossici per frutta e verdura. Il Gap può diventare un valido strumento per attivare una campagna contro il carovita e chiedere alle istituzioni di intervenire per calmierare i prezzi, magari attivando tavoli specifici intorno ai quali riunire tutti i soggetti coinvolti o istituendo spacci comunali per le persone con redditi bassi. Dopo i Gap di luglio e settembre, il prossimo si terrà il 10 ottobre sempre in viaToscana a Genzano.

Daniela Da Milano

Segue dalla prima