pagine da sviluppo atletico gambetta

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Q uando osservo i vari sport dalla prospettiva dei movimenti, e non delle abilità, vedo bellezza e fluidità. Ogni lancio, ogni accelerazione fonda- mentalmente sembrano essere sempre gli stessi. Le sole cose che cambiano sono gli attrezzi, il terreno e l’abbigliamento sportivo. Quando alleno, cerco quali siano gli elementi comuni nei movimenti e cerco di allenarli. Tutti gli sport prevedono alcuni di questi movimenti: correre, sal- tare, lanciare, spingere, tirare, prendere, sollevare, flettere, estendere, fermarsi e scattare. Quando mi propongo di formulare e realizzare un programma di condizionamento sono consapevole di tutti questi movimenti e di come si fondino e si armonizzino efficacemente nell’abilità atletica. Per preparare un programma di allenamento efficace, occorre allenare le abi- lità fondamentali di movimento prima di allenare le abilità specifiche dello sport. Questo approccio è opposto a quello tipico, per cui per prime si inse- gnano le abilità sportive e lo sport viene utilizzato come condizionamento fisi- co. L’abilità specifica di uno sport si compone di un insieme di una serie di movimenti all’interno di un tutto, che è l’obiettivo. Bisogna iniziare con un’i- dea di come si vuole che l’atleta diventi alla fine del programma di allena- mento, e poi suddividerla in parti progressive fino al raggiungimento di quel punto, ma senza mai perdere di vista il tutto. Il risultato finale sarà un pro- gramma di allenamento funzionale. L’allenamento funzionale durante la sua evoluzione ha assunto tante forme. Nes- suna di esse è corretta o scorretta; è importante solo tenere presenti i principi dell’allenamento funzionale come li esponiamo in questo testo e usarli come cri- teri di valutazione. L’allenamento funzionale è qualcosa di più che lavorare su CAPITOLO UNA STRUTTURA DEL CONDIZIONAMENTO FUNZIONALE 1

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Lo sviluppo atletico: l'arte e la scienza dell'allenamento funzionale nello sport di: Vern Gambetta http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/lo-sviluppo-atletico-larte-e-la-scienza-dellallenamento-funzionale-nello-sport

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Page 1: Pagine da sviluppo atletico gambetta

Quando osservo i vari sport dalla prospettiva dei movimenti, e non delleabilità, vedo bellezza e fluidità. Ogni lancio, ogni accelerazione fonda-mentalmente sembrano essere sempre gli stessi. Le sole cose che

cambiano sono gli attrezzi, il terreno e l’abbigliamento sportivo. Quando alleno, cerco quali siano gli elementi comuni nei movimenti e cercodi allenarli. Tutti gli sport prevedono alcuni di questi movimenti: correre, sal-tare, lanciare, spingere, tirare, prendere, sollevare, flettere, estendere, fermarsie scattare. Quando mi propongo di formulare e realizzare un programma dicondizionamento sono consapevole di tutti questi movimenti e di come sifondino e si armonizzino efficacemente nell’abilità atletica. Per preparare un programma di allenamento efficace, occorre allenare le abi-lità fondamentali di movimento prima di allenare le abilità specifiche dellosport. Questo approccio è opposto a quello tipico, per cui per prime si inse-gnano le abilità sportive e lo sport viene utilizzato come condizionamento fisi-co. L’abilità specifica di uno sport si compone di un insieme di una serie dimovimenti all’interno di un tutto, che è l’obiettivo. Bisogna iniziare con un’i-dea di come si vuole che l’atleta diventi alla fine del programma di allena-mento, e poi suddividerla in parti progressive fino al raggiungimento di quelpunto, ma senza mai perdere di vista il tutto. Il risultato finale sarà un pro-gramma di allenamento funzionale.L’allenamento funzionale durante la sua evoluzione ha assunto tante forme. Nes-suna di esse è corretta o scorretta; è importante solo tenere presenti i principidell’allenamento funzionale come li esponiamo in questo testo e usarli come cri-teri di valutazione. L’allenamento funzionale è qualcosa di più che lavorare su

CAPITOLO

UNA STRUTTURA DEL CONDIZIONAMENTOFUNZIONALE

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Un movimento efficace, specialmente nelle prestazioni sportive di altolivello, è il risultato dell’interazione tra le tre costanti del movimento: ilcorpo, la gravità e il suolo. Conoscere separatamente ognuna delle

costanti del movimento è importante, ma è più importante capire in che modointeragiscono tra loro. Aumentare l’interazione tra le costanti del movimentosvilupperà ulteriormente il percorso funzionale, per cui sarà possibile progettareil programma di allenamento più efficace per l’atleta. Qui troviamo sia l’arte siala scienza dell’allenamento. Se si vuole costruire e realizzare il programma diallenamento più efficace, non bisogna mai perdere di vista l’interazione tra letre costanti. Per migliorare la comprensione del movimento nel percorso funzio-nale, si deve conoscere le costanti del movimento e le loro relazioni reciproche.La loro interazione produce un movimento sportivo efficace. Per questa ragioneè opportuno tenerne conto in ogni programma di allenamento.

IL MOVIMENTO E IL CORPO

La prima costante del movimento è il corpo. Il corpo è un sistema complessocostruito per produrre quei movimenti richiesti dall’attività che si vuole realiz-zare. La struttura del corpo ci dice che esiste un piano strutturale. Vi sono varisistemi di leve grazie ai quali il corpo è meccanicamente avvantaggiato incerti compiti e svantaggiato in altri. In un certo senso, il corpo può essereconsiderato come un work in progress, ovvero un lavoro sottoposto continua-mente ad aggiustamenti e nuovi sviluppi, mai del tutto finito: è notevolmenteadattabile ad una varietà di condizioni e di sollecitazioni.

CAPITOLO

2I FATTORI CHE INFLUISCONOSUL MOVIMENTO SPORTIVO

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L’ANALISI DELLE RICHIESTESPECIFICHE DI UNO SPORT

Ora che abbiamo una conoscenza di base della funzione del muscoloe abbiamo trattato delle costanti del movimento, possiamo analizza-re ciò che ci serve per poter elaborare un programma di allenamen-

to efficace per qualsiasi sport. Innanzitutto, si deve conoscere lo sport per cuisi allena. Qualunque carenza in una valutazione completa delle richieste diuno sport si manifesterà più tardi sotto forma di prestazioni errate, di infortu-ni o di superallenamento. Non si deve dare nulla per scontato nei vari sport eper quanto riguarda i ruoli o le gare di un sport specifico.Le riprese video digitali e i computer hanno permesso di compiere progressinotevoli nel campo dell’analisi notazionale computerizzata (la cosiddettamatch analysis, NdC). Adesso abbiamo a disposizione informazioni esatte suimovimenti durante le partite. In realtà, gran parte del lavoro è stato direttoall’analisi delle tecniche, delle tattiche e delle strategie. Poche analisi sonostate dirette all’identificazione delle componenti della preparazione fisica. Tut-tavia, dal punto di vista di un preparatore fisico (conditioning coach), l’infor-mazione è preziosa. È possibile ricevere informazioni sulle velocità in varimomenti della partita, sui pattern di movimento, sulla frequenza di certe azio-ni e sul confronto tra le azioni eseguite in momenti diversi della gara perdeterminare quale è la fatica. Molti allenatori non hanno a loro disposizionequesti strumenti sofisticati. Se si ha la fortuna di averli, va bene, ma occorrericordare che è possibile lavorare anche con strumenti semplici, uniti ad unapproccio sistematico all’analisi.

CAPITOLO

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Quando si è compreso come si muove il corpo e quali siano le richie-ste dei vari sport, è necessario determinare quali siano le capacitàfisiche che l’atleta usa nello sport considerato. I test si utilizzano per

identificare sia i punti deboli sia quelli forti nella velocità, nella potenza (forzarapida), nella resistenza e nella flessibilità (o mobilità articolare, come è piùcorretto). Questo processo consente di personalizzare il programma e render-lo specifico per quel dato sport e per quel dato atleta. I test sono quantitativi e oggettivi. Da essi è possibile ricavare numeri certiche possono essere usati in svariati modi. La valutazione, d’altra parte, è qua-litativa e soggettiva; indica tendenze e idee. Questi due elementi messi insie-me forniscono l’informazione necessaria per creare il programma di allena-mento più preciso possibile. l test dovrebbero valutare le capacità motorie glo-bali dell’atleta e dovrebbero riflettere le richieste di uno sport. Per esempio, inuovi test di flessibilità con gli ostacoli che presenteremo più avanti in questocapitolo permettono di dare un riscontro immediato all’allenatore e all’atleta.In base a questo feedback è possibile creare velocemente un programma chedovrebbe diventare una routine giornaliera di esercizi sulla flessibilità diretti acorreggere le carenze. Ci sono vari motivi per cui si devono eseguire test:

• per ottenere informazioni e feedback sul progresso dell’allenamento: a chepunto è l’atleta rispetto ai suoi obiettivi?

• Per ottenere informazioni sulle componenti specifiche della preparazionedell’atleta: il test mostrerà se l’atleta sta migliorando o peggiorando in unsettore specifico.

CAPITOLOSCELTA E METODI DI TEST4

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Una pianificazione efficace a breve e a lungo termine rappresenta lapietra angolare del processo di sviluppo dell’atleta. Il luogo comunesecondo il quale “fallire la pianificazione significa pianificare un falli-

mento”, è assolutamente vero. Per pianificare efficacemente in modo da otte-nere un adattamento ottimale all’allenamento, ritorniamo al concetto delcorpo come costante. Il nostro corpo (o meglio il nostro organismo) è unsistema precisamente sintonizzato di orologi interni sincronizzati tra loro chepresentano ritmi e cicli prevedibili. Tutte le nostre funzioni fisiche sono gover-nate da questi cicli interni. Più si comprende e si sfrutta la natura ciclica del-l’organismo, più si sarà in grado di predire e controllare il processo di adatta-mento all’allenamento. Il corpo lavora secondo vari ritmi circadiani ed è influenzato da essi. Tali ritmicontrollano i cicli sonno-veglia, la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna,la coordinazione neuromuscolare, la temperatura corporea, la sopportazionedel dolore e i cicli mestruali. La cronobiologia, che è un settore emergentedegli ultimi anni, può essere di grande utilità nel processo di allenamento. Sevogliono lavorare nel migliore dei modi, gli allenatori e gli scienziati dellosport devono utilizzare la cronobiologia nella pianificazione dell’allenamento.Tra i cicli del corpo, quello che è trascurato più spesso è il ciclo mestrualedelle atlete. Il ciclo mestruale ha un effetto profondo sul loro allenamento esulla loro prestazione; su questo argomento, esiste purtroppo una carenzasorprendente di informazioni documentate. Tutti sentiamo spesso usare i termini “allodola” e “gufo” in riferimento a per-sone che sono più efficienti la mattina presto o il pomeriggio tardi. Si tratta di

CAPITOLO

LE STRATEGIE DI ALLENAMENTO DELLA PRESTAZIONE

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La pianificazione dovrebbe far parte della carriera di un atleta fin daglistadi iniziali della sua pratica sportiva. Il piano per un esordiente nondeve essere così dettagliato come quello di un atleta di alto livello che

si prepara per un campionato mondiale. Nella fase iniziale, virtualmente,qualsiasi tipo di lavoro porterà a un miglioramento. Un atleta agli esordi,quindi, non avrà bisogno di un piano individuale: invece si può utilizzare unpiano di gruppo basato sull’età biologica. Quando l’atleta inizia a fare progres-si, ha bisogno di piani che siano adattati ai suoi obiettivi individuali di presta-zione. A livello di élite, praticamente non esiste alcun margine di errore: per ilsuccesso è indispensabile una pianificazione dettagliata.L’elemento chiave di un piano a lungo termine è la valutazione continua deiprogressi in allenamento e in gara in modo che esso, e il lavoro che ne conse-gue, siano più specifici. Olbrecht (2000) fa una distinzione interessante nelprocesso di pianificazione: in un processo di allenamento, la prima fase èquella pianificazione che prevede la raccolta di tutte le componenti e i datinecessari a migliorare la prestazione di gara (competizioni, valutazioni, meto-di di allenamento, attività sportive e non sportive). La seconda fase è la perio-dizzazione dell’allenamento che comprende l’organizzazione, la programma-zione e la messa a punto del momento (timing) e della durata di ogni tipo diallenamento e di test nell’arco di un anno, secondo gli obiettivi prefissati.A volte, è facile farsi prendere la mano dal processo e dimenticare che l’o-biettivo della pianificazione è la preparazione alla gara. Tutto dovrebbe mira-re al raggiungimento di un picco di forma sportiva al momento della garaconsiderata.

CAPITOLO

LA PIANIFICAZIONE E LA MESSA A PUNTO DEL PROGRAMMA

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Un’opinione comunemente accettata è che, per costruire un valido pro-gramma di allenamento, si debba sviluppare un’ampia base di capa-cità generale di lavoro (fitness). Si tratta, indubbiamente, di una opi-

nione valida, ma molti esperti dell’allenamento e molti allenatori confondonolo sviluppo di una base per l’allenamento con lo sviluppo di una base aerobi-ca, che è sicuramente importante per gli atleti degli sport di endurance, mache rappresenta solo una parte di un programma più vasto per gli atleti disport che non sono di endurance. Molto dipende dall’atleta e dal tipo di sport.Ovviamente un atleta che pratica uno sport a sprint intermittenti o sport consituazioni variabili avrà bisogno di un accento maggiore sulla capacità aerobi-ca, rispetto ad un atleta degli sport di sprint. Il vero obiettivo è quello di crea-re una solida base di forma fisica generale che presenti un effetto di transfertspecifico sulle richieste dello sport praticato o del tipo di ruolo o di gara e checonsideri i bisogni individuali. Preferisco concettualizzare il tutto parlandodello sviluppo di una capacità di lavoro che comprenda tutti gli aspetti. L’alle-namento della capacità di lavoro pone le basi per un lavoro più specifico eintenso da realizzare nei blocchi successivi dell’allenamento. Occorre ricorda-re, però, che quando finisce un blocco di allenamento dedicato alla capacitàdi lavoro, il suo allenamento non dovrebbe essere abbandonato. Tale allena-mento deve essere inserito in tutti gli altri blocchi di allenamento per stabiliz-zare quei suoi incrementi che sono stati realizzati nel blocco dedicato ad essa.

CAPITOLOL’ENERGIA E LA CAPACITÀ DI LAVORO

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Uno sviluppo fisico efficace è basato sullo sviluppo delle abilità fonda-mentali di movimento prima ancora delle abilità sportive specifiche.Nelle passate generazioni si trattava di qualcosa che veniva dato per

scontato perché le richieste della vita quotidiana si occupavano dello sviluppodegli schemi motori di base. Le persone di ogni età erano molto più attive diquanto non lo siano oggi. I bambini crescevano muovendosi e il gioco liberorappresentava la maggior parte della loro attività quotidiana. Nuotare, saltare,saltellare, correre, allungarsi per prendere qualcosa, sollevare e lanciare eranoattività naturali e spontanee; tutto si svolgeva in un ambiente spontaneo eludico. Anche nel mondo adulto c’erano meno problemi rispetto ad oggi. Lepersone camminavano invece di guidare l’auto. Lo sforzo fisico faceva partedella vita quotidiana. La gente generalmente partecipava invece di guardare.Negli Stati Uniti era previsto un insegnamento obbligatorio dell’educazionefisica dall’asilo fino al dodicesimo grado (fino alla maturità) in ogni scuola.Il mondo dello sport e dell’attività fisica non è un mondo a parte rispetto alresto della società; gli atleti sono un prodotto della società in cui crescono.Non esiste più l’educazione fisica obbligatoria che rappresenti la base per losviluppo delle abilità motorie. C’è molto meno gioco libero ed esiste una mag-giore attività sportiva strutturata. L’effetto di tutto ciò è rappresentato da unadiminuzione notevole delle abilità motorie fondamentali. Un sano program-ma di sviluppo fisico si basa sul miglioramente delle abilità motorie fino alloro massimo livello. Queste abilità fondamentali devono essere incluse subase giornaliera nei programmi di allenamento degli atleti indipendentemen-te dal livello di sviluppo. Ovviamente, quando l’età e le capacità degli atleti

CAPITOLO

LA PREDISPOSIZIONEAL MOVIMENTO E L’EQUILIBRIO

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Core1 è un termine abbastanza nuovo nel lessico dell’allenamento e cheha ormai acquisito una sua autonomia. Spesso viene usato come sino-nimo di addominali, che non è del tutto corretto. Il termine core è stato

coniato da Bob Gajda e Robert Dominquez, due pionieri nel campo delmiglioramento della prestazione, che l’hanno usato per la prima volta, nel1982, nel loro libro fondamentale Total Body Training.La base dell’allenamento totale del corpo è il core, che comprende i muscolidella parte centrale del corpo. Tali muscoli stabilizzano il corpo, mentre sitrova nella stazione eretta, antigravitazionale o mentre usa le braccia e legambe per lanciare o calciare. Tali muscoli sostengono la struttura del corpodurante esercizi intensi come correre, saltare, spalare la neve e sollevare pesisopra la testa. Controllano la testa, la nuca, le costole, la colonna vertebrale ela zona pelvica (Dominquez, Gajda 1982). È interessante notare che il termi-ne core non è nato in laboratorio con la ricerca scientifica, ma è venuto fuoridalla pratica e dall’esperienza. I praticanti di arti marziali hanno sicuramentecapito l’importanza e la funzione del centro del corpo da migliaia di anni.Nelle arti marziali esso viene chiamato chi o ki, il centro dell’energia. In ter-mini scientifici, è il luogo dove si trova il centro di gravità del corpo. Controlla-re il centro di gravità è fondamentale per muoversi efficacemente.È utile immaginare il core come se fosse un cilindro solido che circonda ilcorpo e che gli dà un’integrità strutturale. I muscoli del core sono più coinvoltiin azioni toniche (stabilizzazione) piuttosto che in azioni fasiche (movimento).Ciò vuole dire che i muscoli sono in funzione continuamente quando una per-sona è in movimento, o è nella stazione eretta o seduta (Dominquez, Gajda

CAPITOLOIL CORE DEL CORPO: UN PUNTO CRITICO

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Nel processo di sviluppo sportivo, l’allenamento della forza è forse il piùimportante perché è una capacità che si trova alla base di un numeroelevato di altre componenti. La forza e tutte le sue manifestazioni rico-

prono un ruolo chiave nella postura. La forza è il prerequisito sia per correre velo-cemente sia per saltare ed è un fattore preminente nella prevenzione dagli infor-tuni. Nel processo dello sviluppo atletico, è sempre presente qualche elemento diallenamento della forza. A volte, secondo lo sport e il momento dell’anno di alle-namento, sarà molto visibile mentre altre volte sarà quasi impercettibile.L’allenamento della forza, tradizionalmente, rievoca immagini di grandi muscolie pesi notevoli. Questi possono farne parte, ma non è così nella maggior partedegli ambienti sportivi. Forza è una parola che comprende una gamma di attivi-tà e di metodi di allenamento tutti rivolti a soddisfare le esigenze di forza di unparticolare sport.La mia esperienza con l’allenamento della forza è di oltre 40 anni. Ho iniziato daatleta con l’allenamento con i pesi nei primi anni ’60 e ho inserito l’allenamentodella forza nei miei programmi di allenamento quando sono diventato allenatorealla fine degli anni ’60. All’epoca, erano molto diffusi alcuni miti che riguardava-no gli effetti negativi dell’allenamento con i pesi. I suoi benefici e l’applicazionealla prestazione sportiva ancora non si erano affermati. I singoli atleti e le squa-dre che facevano un uso estensivo di programmi sistematici di allenamento dellaforza erano l’eccezione, piuttosto che la regola. L’atletica e, in qualche misura, ilfootball americano sono i due sport che hanno aperto la strada all’applicazionedell’allenamento della forza. Il caso ha voluto che fossero gli sport in cui eroimpegnato e ciò mi ha permesso di entrare in contatto con vari metodi.

LA FORZA IN TUTTE SUE ESPRESSIONI

10CAPITOLO

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L’allenamento pliometrico non è un metodo a se stante: è una compo-nente importante che fa parte di un quadro generale più grande, è ilculmine logico dell’allenamento della forza a causa della sua elevata

velocità e della sua grande forza. È certamente una struttura di supporto perl’allenamento della velocità e un aspetto chiave della riabilitazione. La pliome-tria come metodo di allenamento è stata fraintesa e molti fraintendimentinascono proprio dalla convinzione che si tratti di un metodo a se stante. Se sivuole che esso sia più efficace, deve essere integrato in un programma di alle-namento globale.La pliometria non è un metodo segreto di allenamento dell’Europa dell’Estcome a volte è stata descritta: sfrutta semplicemente il vantaggio dato dalciclo naturale allungamento-accorciamento dell’azione muscolare, che è unaparte integrante del movimento. Saltellare, saltare, rimbalzare sono attivitànaturali, fanno parte del normale gioco dei bambini. L’approccio sistematicoall’uso dell’allenamento pliometrico probabilmente è stato introdotto comepreparazione alla prestazione nelle gare di salto di atletica leggera. Preferiscorestringere l’applicazione di questo metodo di allenamento ai movimenti disalto, saltello e rimbalzo e a quelle attività che prevedono la proiezione delcentro della massa del corpo sia orizzontalmente che verticalmente peraumentare la grandezza e il tasso di allungamento dei muscoli. Preferisco nonusare il termine pliometria per la parte superiore del corpo perché essa ècomunque parte dell’allenamento del core e dell’allenamento della forza perla parte superiore del corpo.

ALLENAMENTO INTEGRATODELLA POTENZA

11CAPITOLO

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Tutti abbiamo sentito dire almeno una volta che: “velocisti si nasce, non sidiventa”. Questo modo tradizionale di pensare per cui un atleta è natural-mente veloce o non ha alcuna speranza reale di diventarlo, prevale anco-

ra oggi in molti ambienti. È vero fino al punto che non è possibile diventare unvelocista di fama mondiale senza una certa dotazione genetica. Ma pochi atletihanno raggiunto il loro vero potenziale nella velocità. Forse questo è dovuto alfatto che, essendo una pura abilità motoria, la velocità ha bisogno di moltotempo per svilupparsi al suo livello più alto. Ciò è particolarmente vero per lavelocità assoluta, quella che i tedeschi dell’Est correttamente chiamavano “coor-dinazione veloce”. È molto difficile da sviluppare perché è molto dipendente daaltre qualità biomotorie: forza, potenza, flessibilità, potenza e capacità anaerobi-che, e persino potenza aerobica. Anche se è allettante separare la velocità daqueste altre componenti della condizione fisica, è possibile per un atleta ottenereuna velocità massima solo congiuntamente ad altre aree dell’allenamento. Perquesta ragione, tale capitolo deve essere considerato un’estensione logica all’alle-namento delle altre componenti presenti in questo testo.Come abilità motoria, con un obiettivo specifico in mente, la velocità puòessere migliorata applicando i principi dell’apprendimento motorio e dell’alle-namento sistematico. Per i velocisti, l’obiettivo finale è di ottenere la massi-ma velocità e mantenere un livello elevato di velocità quanto più a lungo pos-sibile fino al traguardo, con il tempo più veloce possibile. Per i giocatori, signi-fica velocizzare la partita.Le richieste di velocità sono sensibilmente diverse se si lavora con uno speciali-sta nello sprint rispetto a quando si lavora con un atleta di uno sport multidire-

VELOCITÀ LINEARE E MULTIDIMENSIONALE

12CAPITOLO

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Page 13: Pagine da sviluppo atletico gambetta

NNel processo di sviluppo atletico il riscaldamento potrebbe essere lacomponente più importante. Tutti gli atleti hanno bisogno di un riscal-damento prima di ogni seduta di allenamento e di ogni gara. È un

aspetto dell’allenamento che è molto facile dare per scontato perché è unacomponente di ogni seduta: per questo motivo, tende a diventare abbastanzanoiosa. Si deve ricordare che un riscaldamento determina il ritmo della sedutadi allenamento. È una parte integrante, non separata, dell’allenamento. Sidovrebbe essere programmata in modo scrupoloso in modo da combinarsi per-fettamente con l’allenamento vero e proprio. Esiste un reale effetto cumulativodell’allenamento derivante dal riscaldamento. Pensare a un minimo di 20minuti di riscaldamento quotidiano per la durata dell’allenamento. Per gli atletipiù giovani, almeno nelle prime fasi, il riscaldamento può rappresentare l’alle-namento. Negli sport che hanno delle stagioni agonistiche prolungate, il riscal-damento serve a mantenere la capacità di lavoro. Per questo durante l’interoprocesso deve essere attribuita la necessaria attenzione al riscaldamento.Il riscaldamento fa da ponte tra le normali attività giornaliere e l’allenamentoreale. In esso, generalmente, si pone un accento eccessivo sull’aumento dellatemperatura del core e della frequenza cardiaca. L’obiettivo fisiologico princi-pale è l’attivazione nervosa che è necessaria per prepararsi ad un lavoro piùintenso da realizzare nell’allenamento. Da un punto di vista psicologico, ilriscaldamento dovrebbe essere un rituale che può funzionare come elementodi sicurezza o di riferimento per gli atleti. Si deve cercare di stare alla largadalle cyclette e dagli stair stepper come parte del riscaldamento. Queste mac-chine favoriscono un’ampiezza di movimento limitata (ovvero accorciano i

LA PREPARAZIONE PER VARIE FASI ALLA PRESTAZIONE

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Page 14: Pagine da sviluppo atletico gambetta

“Ricordatevi che il Tour non si vince in sella alla bicicletta”. Questal’affermazione sul recupero di un componente dello staff di unciclista partecipante al Tour de France. Dopo aver effettuato tutto

il lavoro, gli atleti hanno bisogno di una valida strategia di recupero dal caricodi lavoro per migliorare l’adattamento o, in caso di una competizione, esserepronti per il prossimo incontro, partita o fase di gara. Mike Shannon, fisiologodell’US Olympic Training Center a Chula Vista in California, definisce il recupe-ro e la rigenerazione come allenamento invisibile. Sono anche chiamati allena-mento nascosto o allenamento silenzioso. Il recupero non è così visibile comequando si corre una data distanza o si solleva un certo peso. Eppure è unruolo cruciale nel processo di allenamento ed è sicuramente un processo, nonqualcosa che avviene una sola volta. Secondo Kellmann (2002): “il recupero,un elemento fondamentale dell’allenamento atletico e un riequilibro dellostress di allenamento e di non allenamento, troppo spesso viene trascurato.”Questa affermazione sottolinea la necessità di avere una strategia valida direcupero come parte di un programma di allenamento.L’adattamento all’allenamento avviene durante il recupero. Dopo il lavoro, ilriposo dovrebbe essere facilitato. Secondo Dan Benardot1: “il recupero è ilprocesso che deve percorrere un atleta per ritornare ad uno stato in cui è dinuovo disponibile alla prestazione. Il recupero comporta un ricostituzionedelle riserve di nutrienti e di energia, un ritorno alle funzioni fisiologiche nor-mali, una diminuzione dei dolori muscolari e la scomparsa di sintomi psicolo-gici (irritabilità, disorientamento, incapacità di concentrazione) che sonoassociati alla fatica estrema” (Arnett et al. 2001).

IL RECUPERO E LA RIGENERAZIONE

14CAPITOLO

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