paleros e mayomberos

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8/13/2019 Paleros e Mayomberos http://slidepdf.com/reader/full/paleros-e-mayomberos 1/26 da REGLAS DE CONGO di Lydia Cabrera traduzione di Mejnour PALEROS E MAYOMBEROS Sono stata guidata all'inizio dai miei vecchi informatori, che mi hanno raccontato molti dei loro ricordi, in un viaggio attraverso la vita cubana del secolo scorso, quello in cui essi vissero. Soffermandomi su altri gruppi etnici africani, mi sono allontanata dal vero tema che volevo trattare: i congo e le loro pratiche magiche.  Come abbiamo visto, nell'esilio, la fama e la celebrità della religione lucumí - la Santeria - che professano tanti cubani, è un fatto che non stupisce più nessuno. Non è esattamente una novità, dal momento che il culto degli Orishas, che prima si cercava di nascondere come fosse un marchio di inferiorità, ha cessato di essere una cosa umiliante. A questo processo, secondo quanto mi diceva una iyalocha ,che in gran segreto aveva aiutato la moglie di un alto funzionario statale, contribuirono "la Repubblica e i politici". Alcuni di quelli che provenivano dal popolo erano d'altra parte veramente credenti, mentre altri lo facevano solo per raccattare voti. Infatti, a partire dalla caduta del presidente Machado, la presenza di iniziati bianchi alla Santeria andò crescendo. I bianchi, se al principio non confessavano apertamente la loro fede negli Orishas, nemmeno cercavano di nascondere la partecipazione alle loro feste. Cosa Invece era considerato infamante e continuava a destare sospetto, (e non ha cessato di esserlo a quanto pare), è la frequentazione delle case dei Mayomberos, Paleros, Villumberos e Kimbiseros, tutti considerati stregoni. La comparazione fra il Padre de Santo o il Babaloricha e il Babalawo con il sacerdote cattolico Padre nganga o Palero con lo stregone negromante è molto frequente. Da ciò deriva il fatto che il Palero non ha mai cessato di essere, proprio in quanto stregone, un personaggio molto richiesto, influente e in alcune occasioni molto potente, "lo si va a cercare quando la mula tumba a Genaro" (nei momenti difficili); tuttavia rimane sempre sotto silenzio: si tratta di una figura con cui sia i bianchi che i neri trattano segretamente, proprio per la sua supposta malvagità. D'altra parte, il palero è riservato, non comunica le sue conoscenze ed è meno loquace che l'Oloricha: "non gli piace mai insegnare ciò che conosce".Questa diversità di funzioni, stabilita dagli stessi africani e dai loro discendenti , risponde al concetto che il popolo ha di una o di un'altra "Regla".  Comunque, molti dei vecchi che sono stati le mie fonti di informazioni e che non sapevano leggere (erano per la maggior parte analfabeti)- "la lettura rovina la memoria"- qualificavano la Regla lucumí come una vera religione e quella congo come stregoneria. Queste stesse parole che abbiamo riportato, anche esagerando come si vedrà più in là, furono giustamente negate da un'altra fonte: "la religione lucumí serve per chiedere ai Santi il bene di uno o di tutti. La congo per chivar (fare danno)". E’ un po’quanto  doveva accadere nella mentalità europea medievale: ci si rivolge alla Regla congo come fosse magia nera, quindi riprovevole, illecita, o se si preferisce demoniaca. Il sacerdote lucumí viene invece di solito chiamato "santero" , e quasi mai"stregone" , e lo si fa solo se si ignorano grossolanamente i suoi attributi. Per farla finita con le definizioni che enfatizzano il ruolo malefico che generalmente rappresenta il Ngangulero che "trabaja para malo", riporteremo solamente ciò che abbiamo supposto e di cui abbiamo

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8/13/2019 Paleros e Mayomberos

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da REGLAS DE CONGO

di Lydia Cabrera

traduzione di Mejnour

PALEROS E MAYOMBEROS 

Sono stata guidata all'inizio dai miei vecchi informatori, che mi hanno raccontato molti dei loro ricordi, in unviaggio attraverso la vita cubana del secolo scorso, quello in cui essi vissero. Soffermandomi su altri gruppietnici africani, mi sono allontanata dal vero tema che volevo trattare: i congo e le loro pratiche magiche. Come abbiamo visto, nell'esilio, la fama e la celebrità della religione lucumí - la Santeria - che professanotanti cubani, è un fatto che non stupisce più nessuno. Non è esattamente una novità, dal momento che ilculto degli Orishas, che prima si cercava di nascondere come fosse un marchio di inferiorità, ha cessato diessere una cosa umiliante. A questo processo, secondo quanto mi diceva una iyalocha ,che in gran segretoaveva aiutato la moglie di un alto funzionario statale, contribuirono "la Repubblica e i politici". Alcuni di quelliche provenivano dal popolo erano d'altra parte veramente credenti, mentre altri lo facevano solo perraccattare voti. Infatti, a partire dalla caduta del presidente Machado, la presenza di iniziati bianchi allaSanteria andò crescendo. I bianchi, se al principio non confessavano apertamente la loro fede negli Orishas,nemmeno cercavano di nascondere la partecipazione alle loro feste. Cosa Invece era considerato infamantee continuava a destare sospetto, (e non ha cessato di esserlo a quanto pare), è la frequentazione delle casedei Mayomberos, Paleros, Villumberos e Kimbiseros, tutti considerati stregoni.

La comparazione fra il Padre de Santo o il Babaloricha e il Babalawo con il sacerdote cattolico Padrenganga o Palero con lo stregone negromante è molto frequente. Da ciò deriva il fatto che il Palero non hamai cessato di essere, proprio in quanto stregone, un personaggio molto richiesto, influente e in alcuneoccasioni molto potente, "lo si va a cercare quando la mula tumba a Genaro" (nei momenti difficili); tuttaviarimane sempre sotto silenzio: si tratta di una figura con cui sia i bianchi che i neri trattano segretamente,proprio per la sua supposta malvagità. D'altra parte, il palero è riservato, non comunica le sue conoscenze

ed è meno loquace che l'Oloricha: "non gli piace mai insegnare ciò che conosce".Questa diversità difunzioni, stabilita dagli stessi africani e dai loro discendenti , risponde al concetto che il popolo ha di una o diun'altra "Regla". Comunque, molti dei vecchi che sono stati le mie fonti di informazioni e che non sapevano leggere (eranoper la maggior parte analfabeti)- "la lettura rovina la memoria"- qualificavano la Regla lucumí come una verareligione e quella congo come stregoneria. Queste stesse parole che abbiamo riportato, anche esagerandocome si vedrà più in là, furono giustamente negate da un'altra fonte: "la religione lucumí serve per chiedereai Santi il bene di uno o di tutti. La congo per chivar (fare danno)". E’ un po’quanto  doveva accadere nellamentalità europea medievale: ci si rivolge alla Regla congo come fosse magia nera, quindi riprovevole,illecita, o se si preferisce demoniaca. Il sacerdote lucumí viene invece di solito chiamato "santero" , e quasimai"stregone" , e lo si fa solo se si ignorano grossolanamente i suoi attributi.

Per farla finita con le definizioni che enfatizzano il ruolo malefico che generalmente rappresenta ilNgangulero che "trabaja para malo", riporteremo solamente ciò che abbiamo supposto e di cui abbiamo

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trovato conferma, ossia che le pratiche congo non si limitano ad una forma di magia nera o goetica, maanche alla magia bianca o teurgica. "Ci sono due ramas di Mayombe o Regla de Congo: la buona e la cattiva. Una che lavora per il bene dellagente e una per il male. Una si chiama Mayombe Cristiano ed è per il bene, l'altra Mayombe Judio e serveper il male. Così il Mayombero cristiano procede con i suoi lavori con il favore di Dio che in congo si chiama

sambia; e il judio, per fare i suoi lavori ha invece a che fare con Kadiempembe, che è il nome con cui i congochiamano il Diavolo. Se si crede che la Regla de Mayombe serva solo per il male, che una Nganga è capacesolo di provocare dolore allora si cade in un grave equivoco. Per questa ragione, chi non lo sa ha tantapaura dei Mayomberos, ed è così che il Mayombe ha guadagnato una fama tetra." È certo che un Mayombero judio sarebbe a Cuba l'equivalente del Souba bambara, "che è come le anime".Per questa ragioni li si perseguitava, ci disse un uomo, perché i Mayomberos avevano fama di dissotterrare icadaveri. "Nel Mayombe cristiano si lavora con il potere dei morti - spiriti - buoni. Nel Mayombe judio con i mortimalvagi, Ndokis, spiriti di stregoni giudei, criminali, assassini o assassinati, suicidi, gente morta indisperazione". E con gli spiriti della natura, degli alberi, dell'acqua, degli animali che il Mayombero di una odell'altra rama, avrà da chiamare per i suoi lavori volti al bene od al male. Questa definizione di Mayombe cristiano o judio deve essere molto antica a Cuba, dove, come si è visto, cisono congo sin dall'inizio della colonia; ciò rivela un sincretismo di vecchia data. È curioso che i PadriNganga che abbiamo conosciuto, che parlavano e sapevano molte orazioni nel "linguaggio dei congo", perintonare i propri "mambos" e rivolgersi nei riti ai propri Mpungo, Nkisi o Nkita, al fuiri, fumbi, fua o fuidi,mischiano con le parole bantu quelle in castigliano pronunciate come bozales, cosa che non capitava e noncapita con gli Olorishas che conoscono bene la lingua e si rivolgono ai loro dei in anagò (yoruba). Ci dice unvecchio Vrillumbero, adducendo ragioni più o meno valide, che "questo lo fecero i congo e i creoli per irellollos (n.d.T. negri cubani di terza generazione) quando ormai tutti parlavano spagnolo, perché qualchemunangueye (fratello) non lo capiva e perché così piaceva loro parlare ai propri morti, che erano bozales"(n.d.T. a Cuba i bozales, o "selvaggi" erano qui negri, solitamente deportati di prima generazione, che nonavevano mai imparato lo spagnolo e parlavano solo la lingua africana). I "rayados", "jurados" nella Regla de congo, allo stesso modo che i discendenti lucumí' o i loro adepti delculto degli Orishas, si considerano uniti da un legame sacro di parentela mistica, e spesso parlano epregano nella propria lingua, proprio come i lucumì. Un Mayombero mio amico mi recitava variepreghiere,che pubblicheremo a parte in un vocabolario di voci bantù raccolte durante l’ultimo anno. Ricordopoi quel vecchio, con gli occhi pieni di lacrime, che ricordava le madri congolesi conosciute durante la suainfanzia nell'ingenio (n.d.T., la piantagione della canna da zucchero) in cui nacque: egli mi cantò laninnananna che si usava per far dormire i bambini: 

Tatá solélé lembaka solembaka Luné nené suati kuamé Munu sunga Nsambi luné luné 

(Addormentati figlio mio che vai in cielo e porti a Dio - Sambia - un po' di tabacco). Un altro vecchio,udendomi starnutire, mi indirizzò questa vecchia benedizione: "Sakula musakula sakula mumbansamusukún dendsa tatikán sanga ntibá kariri fuáyandé ("che Dio ti conservi come un piccolo albero di melo"). 

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SAMBI 

"Sambi ci ha creati e ci mandò nel mondo nudi e con fame". 

In Cosa credono i congo trapiantati a Cuba, che si definiscono gli eredi della loro tradizione e depositari deiloro segreti? E quali sono le diversità con le credenze dei lucumí, con cui coabitano, se i primi venerano gliOrishas - "mischiando palo con Ocha" - e i secondi alternano il culto degli dei con l'uso di una Nganga?

Non bisogna infatti pensare che sia impossibile, per chi professa il culto degli Orishas ,un "hijo de Santo" oun Padre o Madre de Santo, oltrepassare la porta del nso Nganga - un tempio congo  –  ma nemmenocredere che un officiante Mayombe non possa entrare in un tempio lucumí o Ilé-Ocha.  "I negri ballano al suono di tutti i tamburi" -ci diceva José Santos- "io sono cresciuto in entrambi i campi"

(congo e lucumí) "e appresi le cose da tutti e due". Tuttavia se un Oloricha che non è negro ha il Santo e unaNganga, allora le cose vanno separate una dall'altra - soprattutto da Obatalà, che ripudia la stregoneria -"perché Mayombe è più rapido che Ocha. Arriva prima il risultato di ciò che si chiede. Agli Orisha non sichiede: sono loro che comandano e uno obbedisce. Al Morto (Nganga) si costringe ad obbedire". Un'anziana di un Central di Matanzas, che si dava ai "juegos de palo" con lo stesso fervore che alle feste diOcha, ci diceva: "Apurao, gente buca Palo Monte", e riguardo alle differenze rituali che si osservano in una enell'altra Regla, ecco quello che annotammo ascoltandola. Cercheremo di tradurre in un castigliano il piùchiaro possibile. "Questa Nganga fa ciò che il suo padrone le ordina. Per il bene e per il male. Fa ciò che le viene chiesto difare. La Nganga non è come l'Orisha. (n.d.T., da qui in poi un misto di castigliano dialettale ed espressionicongo intraducibile) Fieta con Palo è sencilla tó. Es juega cuando jase fáta, se da gallo cuando cumprió. Si

 juega Palo atranca pueta. Santo abre pueta pa tó lo mundo. Palo no. Palero no toca campanita pa Nganga,no toca güiro, no toca la matraca, no toca pito pa Cuatro Trillo.No tiene tanta ramienta, no tiene túnico nibanico. Nganga son bravo! Tambó? Ese pa bailá na má. Makutere tambó abieto en chapea pa divití.Mayombero ňama con mambo. Hinca, toca suelo, coge canilla mueto. Ňama, conversa, purrea malaf o y é tadicí:tu buca la cosa bueno. E pinta suelo, quema fula. Tré pilita fula. Ceremonia Santo é ma planchao, yahora en día entra mucho periquito. E vistoso. Da má tradajo y cueta má. Lucumí no prende fula, no riegamalafo. En Mayombe tó trapao”.

Questo significa: i sacrifici si riducono ad un minimo comparati a quelli che ricevono gli Orishas. Le feste, iriti, le cerimonie sono più semplici, meno costose nel Mayombe o Palo Monte che nel culto lucumí; meno"vistose" e meno sgargianti. Il Palero officia segretamente, a porta chiusa. Non chiama lo spirito e le forzecontenute nella sua cazuela, con una campanella, guiro, "acheré" o maraca. Non porta vesti come quelleche si usano nei templi lucumí per vestire il "cavallo" degli Orishas, quando si produce la trance; né ventagliper rinfrescarlo o attributi e "herramientas". Il Mayombero prende la tibia di uno scheletro o un corno perstabilire il contatto con lo spirito. Lo invoca seduto sulle ginocchia davanti al recipiente magico su cui lanciaboccate di fumo e spruzza aguardiente. Colpisce tre volte il suolo con i pugni, quindi traccia con del gessobianco un segno che copre con tre mucchietti di polvere da sparo, li accende e, con canti e strofe che siintonano a mezza voce, chiama lo spirito.

I lucumí non utilizzano polvere né spruzzano aguardiente (malafo manputo); spargono acqua e solo gli deiEleguà, Ogun, Ochosi e Osain ricevono libagioni di aguardiente.   Quando il Palero conclude il suo lavoroprepara alcune polveri, un Nkangue o Nkanga, ossia un "nodo" , e fa l'amuleto di cui ha bisogno oppure unrimedio, o simili. Si dà quindi in ricompensa alla Nganga il sangue di un gallo. Il Mayombero non è legato atutta quella serie di attenzioni che reclamano gli Orishas al compimento delle quali il sacerdote lucumí èimpegnato tutti i giorni. Riportiamo il commento di un altro Mayombero: "per toccare il tamburo, dai tempi

della Spagna, bisogna avere un permesso. Se noi stregoni, dal momento che dobbiamo fare tutto dinascosto perché sono cose segrete, chiamassimo con i tamburi, il suono ci tradirebbe.. Tutti i morti sipresentano al volo al suono del tamburo. Però il Dundu Tnga (la polizia) li sente. Una cosa è farlo sotto gli

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occhi di tutto il mondo, per divertirsi, o nel giorno in cui si celebra il Fundamento - l’anniversario dellaNganga del Fundamento - e un'altra è invece farlo per le stregonerie. In questo caso si agisce di nascosto”.

Tutti i nostri informatori ci hanno detto che i congo credono in primo luogo nell’ esistenza di questo Sambi, alquale la ninnananna del negretto di prima portava la sunga (il tabacco).  Sambi, Insambi, Sambiapunguele,Pengun Sambia o Sambia Mpungu - Nambi, come lo abbiamo sentito chiamare a Trinidad de Cuba - è come

Olodumare, Olorun e Olofi per i lucumí, il Creatore: "L'Onnipotente, Colui che creò il mondo" eassolutamente tutto quello che esiste. ("E continua a farlo, perché quello che si decompone, quello chemuore egli lo mette a riposo"). È opera di Sambi "sia il più piccolo che il più grande; il più duro e il piùmorbido, ciò che si afferra come l'aria, il fuoco, il pensiero. Tutto ciò che sta sulla terra, nei mari, nei fiumi,poi le montagne, gli alberi, l'erba, gli animali, gli insetti, e poi quello che sta in cielo: il sole, le nuvole, la lunae le stelle. Tutto questo e anche quello che non si vede e non si conosce lo fece Sambi.Poiché nonesistevano maschi e femmine creò dunque una coppia. Come si chiamarono? Non lo so come sichiamarono! Non li udii chiamare per nome. So però che l'uomo si disse yakara e la donna nkento, e che ipadri si chiamarono Tata e le madri Mame e Yaya, cosicché essi furono i primi Tata e Yaya dell'umanità."Egli li creò da solo, non come Olodumare che diede questo compito a suo figlio Obatalà, che modellò i corpiche in seguito furono animati da Olodumare, insufflava in loro un'anima - okàn  –  “e mise a Eledà, unapiccola parte della sua divinità nelle teste. Sambia preparò la menga, - il sangue - che corre nelle vene emuove i corpi, diede ad essi vita, e nello nkutu - nell'orecchio - insufflò l'intelligenza che serve per

comprendere". Da questa coppia discendiamo tutti , "negri, bianchi e meticci". Sambi insegnò loro ciò che dovevano fare perriprodursi, alimentarsi e difendersi. E fra queste conoscenze essenziali per la conservazione e la protezionedella vita Sambia insegnò anche come preparare una Nganga, un Nkiso, un Macuto, "quello che serve ad unuomo per fare il bene e il male, curare o uccidere, viene da Sambi, che ci diede la vita e la morte, la morteper i disobbedienti. Una buona vita, una buona morte, o una vita e una morte cattive. I vecchi gli chiedevanosempre una buona morte. Allo stesso modo in cui lo chiedono i bianchi nelle stesse occasioni perché Dio èDio comunque lo si chiami: Sambiampunga o Santo Cristo... Però questo dipende da dove viene uno, nonmorire con la bocca torta e con gli occhi rigirati e aperti come i Mayomberos judios, oppure mal sepolti che èla cosa peggiore". Poi Sambi castiga i malvagi, riprova il delitto, la menzogna e le mancanze che sicommettono contro i più vecchi e tiene conto, come Olodumare, delle nostre azioni buone e cattive. Un'altra caratteristica comune con il Creatore lucumí, è che Sambi "si ritirò dal mondo" dopo aver realizzatola sua opera incommensurabile. Non voleva che le sue creature lo potessero importunare e "andòlontanissimo, alla fine de cielo, dove nessuno poteva incontrarlo". Dove non arrivano gli uccelli. Così furonotagliate tutte le comunicazioni fra il cielo e la terra e stabilita la distanza infinita che oggi li separa e cheprima non esisteva, a giudicare da molti racconti. Distante, allontanato dalla creazione come Olodumare,solo apparentemente estraneo ad essa, Insambi non ha mai cessato di reggere tutto e continua facendoordine anche fra le cose più insignificanti "l'aria non osa smuovere una foglia, né vola una mosca, nésuccede nulla qui o nelle kimbambas, senza che Egli lo disponga". Insambi è incomprensibile, inaccessibilee invisibile, "nessuno è tornato dall'averlo visto"; egli vede tutto e, come dice un refrain congo, "percepisceuna formica nella notte" e vigila su di noi dall'alto. Conosce tutti i nostri segreti. Questo signore assolutodell'universo nella Regla de Congos, assimilabile a Olodumare, Olorun e Olofi nella Regla lucumí, non ètuttavia oggetto di un culto particolare. Non gli si fanno offerte. “Non viene”; non è per lui necessario. “Però lo

si rispetta universalmente, lo si saluta, si parla con lui, si chiede la sua protezione e si sta attenti a nonoffenderlo “perché non ci porti danno”. Per questo, come abbiamo già detto, nel “salutare” Sambia Mpungo, nel raccomandarsi a lui sollecitando ilsuo favore, sta la differenza fra il “buon brujo” o “Mayombero cristiano” e il “brujo cattivo”, Ndoki, oMayombero judio. Dopo Nsambi, gli adepti della Regla Conga venerano le anime degli antenati, dei morti e gli spiriti dellanatura che dimorano negli alberi e nei fiumi , con i quali essi lavorano nei monti e nei fiumi, come vedremo. “I congo erano i negri che si prendevano più cura e avevano più affetto verso i propri morti, per questo lanostra religione si basa principalmente sul Morto”, - ci disse il Tata Nganga José Santos. “Facciamo i nostri

affari con i morti”. E qui ci distanziamo notevolmente dalla Regla lucumí nella quale i progenitori defunti sonoimplorati, venerati a cui sono fatti sacrifici e feste però non “se les manda”. 

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 LA NGANGA, NKISI 

È uno spirito, una forza sovrannaturale, anche se in questo modo viene chiamato pure il recipiente, lascodella, il calderone di ferro a tre piedi e, un tempo, il sacco intrecciato a mano in cui si deposita un cranioe altre ossa umane, terra di cimitero e di incrocio, pali di legno, erbe, insetti, ossa di uccelli e animali e altricomponenti che costituiscono una Nganga. Questi sono il supporto in cui vengono a stabilirsi gli spiriti e leforze che domina il Padre o la Madre (signora) della Nganga o del Nkiso, per compiere i suoi ordini. LaNganga può indicare anche il Morto. Come la Nganga, il Nkisi o Nkiso, è anche il ricettacolo in cui si racchiude una forza, uno spirito. Da qui sidesume che quando un Taita o un “Mpangui”, un fratello iniziato in una Regla conga, ci parla di un NgangaNkisi, si riferiscono allo stesso tempo al signore del calderone e all'oggetto in cui risiede la forza che loobbedisce.

Nganga, Ngangantare, Npati Nganga, Nganga Ngombo, Kisimpúmbo, Mpabia, Nganganbuka, Ndongo,Nfumo, Nkisi wanga, Sudika Mambi e correntemente, come già sappiamo, Taita o Padre Nganga; lostregone che “manda il Morto, al signore de una Nganga”, viene chiamato per est ensione Ngangulero equindi lo chiameremo in questo libro con altri nomi: Tata Kunanyanga, Nfita, Tá Anabutu, Tata kuí,Kimanfinda, Kumangongo, (Padre de Monte, Padre de Misterio, de Cementerio ecc.) Queste Ngangas, Nkisos  –  mulungungas o muluwungas come abbiamo sentito chiamarle talvolta  –  emakutos, contengono forze, buone e cattive, come le “zuppiere” – le opón – le pietre sacre dei lucumí. Peròqueste ultime non contengono ossa umane, terre, pezzi di alberi, insetti anche se il principio che cattural'energia è lo stesso. Anche gli Orishas, le divinità, si installano nelle pietre per mezzo del rito, delle orazionie dei lavaggi con le foglie – ewe – consacrate e che infondono ad esse l'aché (energia e virtù). Queste Ngangas, Nkisi wangas, Boumbas, Saku-saku, Villumbas, Malongos, Makutos, come gli Orishasnelle pietre che sono i loro supporti, si ereditano, si donano o si fanno se non le si ha, cercando da un PadreNganga o Padre Nkisi le sostanze necessarie. La loro essenza sono le ossa di morto: un frammento bastaper “tenerlo”, rappresentando il defunto nella sua totalità in modo che possa essere evocato al servizio delnuovo iniziato. “Perché il morto va a ciò che fu suo” e sono quindi necessari per attrarlo e fermarlo averecapelli, unghie, un dente, la falange di un dito, polvere del suo cranio, qualcosa che è stato parte del suoessere. Questo basta per “tenere” un morto. Come per legare un vivo, sottometterlo, dargli degli ordini, bastaavere qualcosa che sia stato in contatto stretto con il suo corpo e che lo abbia impregnato del suo sudore,odore, della sua persona; così per legare un morto è sufficiente prendere un po' della terra della sua fossa.Perché non sempre conviene prendere kiyumba (cranio). Così non si lasciano prove che irritano la polizia e,come ho detto, non è necessaria la kiyumba perché un morto lavori bene. È chiaro tuttavia che nell'opinionedi tutti il cranio, la testa, è la cosa più buona, anche se sono anche migliori il cervello e il cuore. Però èdifficile reperire cervelli o cuori”... “Un morto, uno spirito lo mettete voi” - supponendo che si conosca la tecnica adeguata, che si sia statiiniziati - “in un calderone, una pentola, in un mpaka o in qualcosa di più piccolo”. Tutto quello che ètrabajado, consacrato da un Ngángula, contiene il potere dello spirito, una forza segreta. (Lo stesso può dirsidi quello che prepara un Babaloricha, che converte qualsiasi oggetto nel ricettacolo in cui ripone il potere diun Orisha).  Avere una Nganga, che significa Morto, lo ripetiamo, è quello che chiamano possedere un Segreto, unaPrenda, un “gajo” de Nganga. Il nome della Prenda include, come vedremo successivamente, molti tipi diamuleti e talismani, dal momento che l'anima di un defunto e un qualche spirito, un Nkisi Mamba, uno spiritod'acqua, un Nkisi Misenga, uno spirito di montagna ecc. possono accasarsi in qualsiasi oggetto: un guiro, unrecipiente (Nmapka), una borsa, delle conchiglie o delle statue, gli kini-kini, che hanno la funzione dei

Chicherekú, le famose bambole di legno dei lucumì. Così una Nganga è un microcosmo. In essa stannocondensate le forze e gli spiriti di tutti i regni della natura. La Nganga insieme a tutto quello che ci circonda è,secondo la visione de mondo del Mayombero, dotata di anima  – però non solo nella visione del Mayombero,

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per i credenti e i praticanti negri di tutte le sette africane che abbiamo studiato a Cuba, non esiste niente almondo sprovvisto di anima. 

MPUNGUS 

Primero Sambia Que to las cosas Sambia arriba Sambia abajo. 

Stabilendo una gerarchia delle forze sovrannaturali, dopo Nsambi, che per semplificare chiameremo ilCreatore, l'Essere Supremo, i nostri congo nominano Mpungus  degli spiriti superiori che equiparano agliOrisha lucumí e ad alcuni Santi del nostro Santoral.   Ad esempio, uno spirito che vive nell'acqua, Mboma, e adotta spesso la forma di un serpente, diremo che“Mboma è Yemayá per il cammino congo” e per il “cammino dei bianchi è la Vergine della Regla”, che lachiamano allo stesso modo Mamá Kalunga, Pungo Kasimba, Mamá Umba, Mbú Umba, Mbúmba Mamba,Nkita Kiamasa, Nkita Kuna Mamba, Baluande, Cuatro Vientos, “perché occupa e domina le quattro parti delmondo”. E non si dimentichi questo nome: “Nkita Kuna Masa, “che è lo stesso che Kisimbi Masa”. Nkita è unPadre o Madre dell'acqua dei lucumí, e vive come Yamayá nei fiumi e negli stagni. Questi spiriti acquatici  – yimbi o simbi nkita  – si pongono in un Nkisi Masa che fondamentalmente si compone di piante acquatiche,sabbia, limo, pietre, conchiglie e un serpente (Mboma).A questi laghi e correnti di acqua sacra che ispirano

grande rispetto e timore, vanno i taitas e i “Muana Ntu Nganga” percercare ciò di cui hanno bisogno per laloro magia, ed è noto che in esse il profano rischia la sua vita. Oltre gli Nkitas, Spiriti di acqua, ci sono quelli di montagna e di selva (“manigua” la selva tropicale tipica diCuba, la differenza con il Monte non mi è chiara n.d.T.)

Ecco alcune assimilazioni agli Orishas e ai Santi cattolici: Pndilanga = Obamoró: Gesù Nazareno. Mpungo Kikoroto: Gesù Cristo. Kabanga, Madioma, Mpungo Lomboán Fula = Ifá, Orula: San Francesco. Bakuende Bamba di Ngola, Patrono dei congos, molto venerato per questo motivo, come il “Rey Melchor,che è originario del Congo”. 

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Pungún Fútila, Tata Funde = Babalú Ayé: San Lazzaro, che conta innumerevoli devoti in tutta l'isola. Nkita, Nkitán Kitán, Mukiamamuilo, Nsasi = Changó: Santa Barbara.  Yolá, yeyé, Iňa Naaba, Mama Kengue = Obatalá: Nuestra Senora de las Mercedes. Pungu Mama Wanga, Yaya Kéngue = Oyá: Nuestra Senora de la Candelaria. Sinduala Ndundu Yambaka Bután Séke = Osain: San Silvestre o San Ramón Non nato  Mpungu Mama Wánga, Choya Wengue = Ochún: la Virgen de la caridad del Cobre. Pungo Dibudi = Ogún: San Pietro. Lufo Kuyu, Watariamba = Ogún e Ochosi uniti insieme: San Pietro e San Norberto. Zarabanda = Ogún Achibiriki: San Michele Arcangelo (di Zarabanda parleremo più avanti). Nkuyu = Eleguá Alagwana: l'Anima sola del Purgatorio Majumbo Moúngu Mpúngu, Ntala e Nsamba = gli Ibeyi Oro: San Cosimo e San Damiano, i Santi Gemelli chealcuni considerano figli di Centalla Ndoki, di Oyá, non hanno per i congo il carattere benigno degli Ibeyi tantovenerati dai nostri lucumì. “Los Basimba Kalulu o Masa”, diceva Nino de Cárdenas, che li chiamava così,“sono malvagi per il cammino congo”. Essi servono solo alle Ngangas judias e rispettano e obbediscono soloal suo signore. Infine, tutti gli Mpungos insieme si chiamano Kimpúngulu.  Agli Mpungu e Nkita si danno anche nomi in spagnolo come Cabo de Guerra a Agayú = San Cristóbal. SieteRayos a Changó - “il Santo per eccellenza che noi mettiamo sulle mattonelle del pavimento oppure sullanuda terra”. Tiembla Tierra è Obatalá, “molto rischioso, non si può molestare”. Padre Tiempo corrisponde aOrula – San Francesco. Para llaga a Babalú Ayé – San Lazzaro ecc ecc. Di altri Mpungu dimenticati, “perché sono molto vecchi”, come Pibabo, Zumbá, dei Congos Reales de ll'anticoCabildo del Central Santa Rita, non possiamo conoscere gli equivalenti, “questi Santi congo che stavano neiCabildos, montavano, ballavano e non avevano niente a che vedere con le Ngangas (i morti)”. “Secondo l'uso” - ci viene fatto osservare -“si chiama Santo anche un nfumbi judio, e lei udrà parlare delSanto di Tal dei Tali, riferendosi alla sua Prenda, tuttavia la Nganga non è un Santo, ma specificatamente lospirito di un morto”. E d'altra parte un altro Mayombero matancero (credo voglia dire  “della zona diMatanzas” n.d.T.) che non è conforme a questa mescolanza di “Santo e Palo” ci dice che “lucumí è lucumí,la Chiesa è la Chiesa, congo è congo e qui a Matanzas, il morto è il morto. Sono due cose separate:Kisinpúmbo non si mette con Ocha. Se vuoi pregare un Santo Bianco vai in Chiesa, se cerchi lucumí vai allacasa del Santero; se desideri chécherengoma vai alla casa Nganga”. Riassumendo la gerarchia di prima, ripeto che gli adepti della Regla de Mayombe o di Palo Montericonoscono “al di sopra di tutto Sambia. Per questo si dice sempre Sambia arriba, Sambia abajo, Sambiansulo, Sambia ntoto. Ci sono poi due aspetti della stessa divinità suprema: Tubisian Sambi sambiaMunansulu, Dio grande che sta là in cielo e Mpungo Sambia bisa muna ntoto, Sambia che fece il mondo eche creò tutto. Però Sambia sta in cielo e gli Mpungu Nkula, che vivono in basso sulla terra ci aiutano allostesso modo che Katukemba, la gente che fu” (che è già morta).Spero che questa ultima spiegazione noncomplichi maggiormente le cose. Il punto fondamentale rimane infatti che “la cosa principale nel Mayombe èil Morto”. 

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NSO NGANGA 

I Mayomberos, allo stesso modo che gli Oloriches, non costituiscono una congregazione sottoposta a regolefisse e obbligatorie per tutti. Non obbediscono ad un'autorità suprema e centralizzata, che regola e dà unitàalle sue diverse funzioni. L'organizzazione di un Nso-Nganga, la casa de Nganga, ossia di un gruppo difedeli che si sottopongono all'autorità individuale di un Padre Nganga che li inizia, ha molta somiglianza conquella dell'Ilé Orisha o casa de Santo. Ogni Padre Nganga, (come ogni Padre de Santo), comanda nellapropria come un signore assoluto, però senza allontanarsi né alterare in alcun modo l'essenza di unatradizione ancestrale, ma, come diceva Makindó “attenendosi alla bunganga dei suoi antenati”, ossiamettendo in pratica le conoscenze e il sapere (bunganga), lasciti sacri dei predecessori. Per spiegarci l'organizzazione di un Tempio di Mayombe o Palo Monte ci raccontano: “La Casa Nganga, che si chiama anche la Casa Mundo, è come una tribù: c'è il Jefe o Re con i suoi vassalli.C'è la donna del Re, del Primo Padre, el Mfumo, che è come una Regina. A questo Padre Nganga Principalelo si chiama Maestro. Primo Maestro. Viene poi in seconda il suo Mayordomo o i suoi due Mayordomos e la

Madrina della Nganga  –  Fundamento  –  la Ngudi Nganga, e la Madrina de Gajo, la Tikantika  o NkentoTikantika Nkisi . Abbiamo poi gli Nkombos o Ngombes, Mbua, i servi o cani della Nganga che porta il Fumb i”(quelli che sono posseduti [?] dallo spirito del Morto che serve al Taita Nganga) “ e i Moana”. I Moana sonotutti quelli che appartengono alla casa del nfumo. È la stessa descrizione che ci hanno data alcuni di quelliche hanno conosciuto gli antichi e ormai scomparsi Cabildos de Congos. “I Moana o Moana”-continua Baró- “non devono apprendere niente. Li si presenta alla Nganga, li si manda aprendere Kimbisa con sette grani di pepe, li si fa passare sopra la Nganga per tre volte in modo che il Fumbi(lo spirito del morto) li riconosca, gli si taglia una ciocca di capelli che si mette dentro alla Prenda, nellapentola o nel calderone magico.” Si getta dell'aguardiente, Kimbisa o Chamba della Nganga, potentissimo stimolante che Herrera mi autorizza

a chiamare “tonico” e che bevono nella loro consacrazione i futuri mayomberos e i fedeli duranti i “juegos”,sul pepe (di Guinea), sulla fula [polvere dasparo?], sul sangue del sacrificio, la noce moscata, i chiodi digarofano, i peperoncini, l'aglio, un cipollotto piccolino e odoroso, lo zenzero, noccioline tritate, polvere di palocuaba [West indian rosewood n.d.T.], di palo malambo e canela de monte [?]. Le polveri di questacomposizione mantengono la vitalità e stimolano l'energia delle Ngangas. I Muanas hanno il diritto di curarsi nel Nso dal momento che aiutano facendo ciò che possono: ad esempioquando manca un gallo o un pacchetto di candele lo vanno a comprare. Però a tutti i Moana (confratelli)“non li monta il Palo” (lo spirito). “Colui che sale – cade in trance – è colui che si chiama Moana Ngombe oNganga Moana Ntu Ngombe. A questi, che in spagnolo si chiamano cani, criados, bisogna prepararli moltobene. Ngombe è quello che lavora. Deve identificarsi con il morto perché diventa una cosa sola con luiquando entra nel suo corpo: egli è rayado  – inziato. “con il filo di un rasoio dal manico bianco si fanno dellecroci sulla pelle. Gli si prepara la visione – perché vedano più chiaramente – e li si rende signori di un Gajo,

dalla Prenda che ospita il Fundamento, o dalla Ganga del Padre. Ngombas e Moanas, el Nso, sono tuttifratelli, figli della stessa madre e per la vita, sia che “nán füiri”, sia nella morte.. Infatti anche nell'aldilà siriuniranno con i propri fratelli. (Il primo che fa il Padre Mayombe iniziando qualcuno deve chiamare i mortidella famiglia di costui). Inoltre il giuramento alla Nganga lega per sempre.”È una parola che non si cancella;che sta scritta sulla pelle. Quindi tutti lavorano nella casa Mundo, il re, la Regina e i vassalli”.  Il vecchio Baró evoca il ricordo sei suoi primi giorni da “rayado” in terra matanzera. “Io mi feci rayare Mayombero nel Juego cangre Yuca. Il suo Mayordomo si chiamava Manda Viaje, laTikantika, la Madrina, Má Sabana Limpio, La Nketo, la donna del maestro, Susana, la Regina, Ma Susana. Ay! Mi ricordo di tutti i mayomberos rayati che stavano nella casa, di tutti! E mi ricordo i nomi che avevanonella Regla: i nomi che diede loro la Nganga. Si chiamavano Cují Yaya, Espanta Sueňo, Komandé, Gallo

Ronco, Pajarito, Pisa Bonito, Lucerito, Saca Empeňon, Tumba Tó, Brama Guerra, Mama Bomba, HuesoCambia, Paso Largo, Gajo Cielo, Acaba Mundo, Viento Malo, Malongo Vira Vira, Estrella, MbumbaPaticongo, Palomita, Guachinango, Manga Sayas, Tiembla Tierra, Rabo Nube, Guía Lengua, Mabila, BrazoFuerte, Cara Linda, María Yengueré, Remolino, Mira Cielo, Cabo Vela, María Guerra, Cobayende, Viejo

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Ciclón... Tutti erano forti Mayomberos che dipendevano dalla casa perché le loro Ngangas erano figlie dellastessa Nganga, de Campo Santo. Là a Matanzas c'erano i migliori, i più forti dei congo! E con quale rispettoqueste persone fortissime trattavano con Kintoala Mfumo, con Jefe, che era il Padre di tutti, e con ilMayordomo, i Wangánkiso, che sta al servizio della Nganga per aiutare il Padrino, la Madrina e i caniquando vengono montati!”

Il Ahijado – il figlioccio – del Mayombero, quando a sua volta diviene signore di una Prenda, aiuta il Padrinocon tutto il suo cuore e nel pieno disinteresse. “Nel caso in cui si crei un problema e non si riesca a venirne fuori, il ahijado deve lavorare a fianco delproprio padrino. Ad esempio: il Padre fa qualcosa per ottenere ciò che desidera... e questo non da risultato.Il figlioccio dice: Vititingo ven acá Chamalonga. Vititi ha i Chamalongo. Lo spirito del figlioccio si occupa dellavoro. Nsaranda. 

Tu cheche wánga Pierde camino Oh! mi suamito, ya yo etudió Sikirimalonga ya se etudió Yagundé quiere vé Còmo yo Nkanga Ndoki Yagundé Palo tá arriba la loma  Ay! Yangundé, mi suamo Tu quiere vé 

E J.L. da parte sua ci dice:

“In una casa de Mayombe ben formata, ordinata e affiatata, non c'è nessuno che non tragga beneficio, chesia di casa di linea conga o lucumí, e tutto viene predisposto in questo senso. Io sostengo che quei negri checi insegnarono, a parte la religione, le cose della vita, e parlo degli africani predecessori che formarono qui iloro juegos, avevano grandi idee sulla cooperazione. Si univano per difendersi con le loro Prendas da unaparte, e dall'altra per aiutarsi con i guadagni. I profitti si ripartivano. Si pagava una cifra per essere presentatialla Nganga. Per diventare cani (iniziati), comprensivo di presentazione e gallo, al mio tempo la tariffa eradue pesos e settanta e cinque centavos. Oggi, se il Mayombero è serio, si fa alla stessa maniera, per lomeno nel paese. Un'altra cifra doveva pagarsi perché uno fosse montato dallo fumbi e perché avesse lavisione: totale nove pesos e cinque reali. In seguito riprende il suo denaro, dato che viene pagato per i suoilavori e gli viene data una parte in qualsiasi lavoro che fa il Padre. Casa di Palo è di mutuo soccorso, cosìcom'erano i Cabildos di una volta. Per il bene di tutti i Moana, i rayati di una stessa casa sono considerati

come fratelli, una famiglia di Nganga. Oggi, noi che siamo i legittimi discendenti di quei Troncos [Tronco oFundamento è la Nganga che da origine ad altre Ngange n.d.T.] continuiamo alla stessa maniera. Lo stessofaranno i nostri discendenti se non si pervertiranno. 

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José Lázaro mi racconta: “Quando io presi la mia Prenda, c'era nel mio Kuna Kuan Kuna (Cabildo o Casa Nganga) un vecchio creoloche non voleva iniziare nessun ragazzo. La mia Madrina, del Baró (i Baró eravamo molti!). Ma Catalina eramolto buona. Quando la schiavitù terminò, ognuno prese le sue Prendas, però il mio maestro Ta Clemente,che mi insegnò molto bene, si mise d'accordo con molti. Aveva nella sua casa una stanza piena di Prendas

dei figliocci , Prendas figlie della Prenda del Fundamento. Sopra, sul tetto di questa stanza, c'era GuindaVela dentro un cesto. Il Tronco o Primo Fundamento era Mundo Catalina Manga Saya, in un calderone contre piedi. Il secondo Fundamento si chiamava Ngola La Habana e il terzo Mundo sin fuego e un altro ancorasi chiamava Mundo el Infierno. Ngola la Habana dominava le tre, però si lavorava con una o l'altra, non contutte contemporaneamente. Questo vecchio creolo Lao, come lo chiamavano, non voleva che un ragazzinocome me apprendesse e teneva da parte una Nganga judia, molto nascosta, con la quale faceva del male. Il vecchio Clemente, il mio padrino, mi vendette la Nganga Mundo Catalina Manga Sayas. Questa Ngangaera mia, sissignore, e stavamo con essa a Baró. Ta clemente mi disse: salta pure con essa il muro ma nonpassare per la porta della baracca. Lao aveva un odio mortale nei confronti di mio padre. La Prenda di miopadre si chiamava María Batalla Tumba Cuatro e vinse quella di Lao.

In casa di Lao non c'erano che congo. Quando mio padre vinse Lao e i suoi congo, posero bandiera bianca.Per Lao, pieno di rancore, la cosa non finì però così. I moana, i kombo di papá stettero tranquilli mentrequelli di Lao si misero invece a lavorare silenziosamente e kindambazo va e kindambazo viene, TumbaCuatro non ne poteva più con tutta quella murumba. [Murumba è stregoneria. Kindambanzo o kimbambanzoè fare del male con la stregoneria. Qualche Mayombero dice anche Kandangazo Walonampolo, “stregoneriain polvere”]. Ah! Però io ero stato avvertito, Wanga wangaré wangará simandié, e incominciai a combattere.Tutti i giorni Lao mi metteva un trabajo sulla porta per farla finita con me, e la soglia che dava sulla mia casasi era riempita di incantesimi molto forti. Mi salvai e niente di quello mi toccò, perché ci fu il caso che la miaNganga era la “madre” della sua e il vecchio non lo sapeva! Candela Infierno non può incendiare il Diavolo!Io avevo una cagnetta nera che noi avevamo cresciuto. La cagnetta veniva montata “ (era una veggente o lospirito si introduceva in essa) “ e succhiava tutta la stregoneria e gli incantesimi che sotterravano per farmidel male.” (In effetti i Mayomberos dicono che lo spirito si introduce frequentemente in un animale. Ai cani che lodifendono, e qui ci riferiamo letteralmente ai cani, gli si taglia la punta della coda e si fanno degli incantesimisu questi peli. Gli si dà a bere acqua di Kalunga  – di mare. Come nel caso che ci riferisce José Lázaro, tutti i“trabajos” che si preparano per fare del male e che si sotterrano, vengono scoperti grazie allo spirito che stadentro al cane. Questi cani non attaccano mai il prediletto dello stregone). “Una volta durante un juego, un mio carabela [?] venne montato. Io stavo con il mio cane. Il negro cadde alsuolo. Il mio cane lo esaminò, lo annusò e si distese al suo lato. Il fumbi disse quindi: Mbua [cane] ya juránBembo”. È poi una vecchia credenza dei congos quella di dare per certo che uno “stregone veramente malvagio”,Ndoki, possa rivestire l'apparenza di un animale, di un pappagallo o di un serpente. Gli Ndoki morti utilizzano

i pipistrelli - Nguembo – per bere l'olio delle chiese. Molti stregoni hanno anche la facoltà di rendersi invisibili.Questo a Santiago de Cuba lo chiamano caweiro “com'era lo stregone Yarey”.

“ Alla fine Lao, stanco di provare a uccidermi mi chiamò:   Che hai?   Io? Io non ho nulla! E lo condussi a vedere cos’era che mi aveva protetto. Vide la mia Prenda e

cadde a terra con la faccia al suolo.   Chi te la diede?   Clemente congo

Mi salvò Catalina!” 

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Gli Nganguleros iniziati nello stesso Nso Nganga, come gli Asentados in un Ilé-Oricha lucumí, siconsiderano uniti da una parentela sacra; sono padri, figli, fratelli di Nganga, non possono in nessun modofarsi del male: in questo caso fu una madre ad impedire a due fratelli di uccidersi fra di loro. “Tutti quelli che provenivano dallo stesso Fundamento, intendo dire, i Mayomberos figli di una stessa casa,che venivano da una Nganga, erano uniti come le dita di una mano. Lo spirito dava loro un nome, li

battezzava; si chiamavano come lo spirito che li montava. Avevano le loro Prendas nella casa del Mfumo etutti insieme formavano un gruppo, una terra di cui il Padre era il re. Quando si facevano dei trabajos, laPrenda diceva ai figli se si dovevano occupare di una o dell'altra cosa. Che fosse venuto Guamuta, TiemblaTierra o Paso Largo...” “Erano grandi persone le mie, se non si dava la misura non si poteva avere a che fare con loro [?] perquesto si diceva in un mambo: 

Lunweňa buké buké Ngóngoro mala cabeza kokún pela Bejuco Realizzato Tronco no pué enredar bejuco Cuando llueve, llueve pa tó mundo. Kabi kabi kabita tondele. 

Così dicevano che colui che osava fare del male doveva fare poi i conti con le conseguenze”. Si ride di queiMayomberos che avevano delle buone Prendas ma non ci sapevano lavorare: 

Ié tierra congo no hay palo Qué látima! Mangame Dio, Palo! Monte ta conversando No hay Palo! 

Quest'altro mambo, come tutti, è sarcastico: 

Mi mare mío tá kumbí kumbá Si mi dóndo 

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Lo negro prieto son cosa mala Si mi dóndo Mujé con saya que no me jura que no m'asusta Cucha kuenda Matende bana Si mi dóndo La Campo Finda no tiene guardia Si mi dóndo Primero Sambia que tó la cosa Si mi dóndo Mi Sambia arriba mi Sambia abajo Si mi dóndo E pare mío Sambiariri Lo siete siete que son catorce Padrino mío Barrentino Kalunga sube, Kalunga baja Si mi dóndo Que Nsambia arriba que va karire... 

Ecco ciò che facevano quando uno di essi chiamava la sua Nganga, chiedeva licenza: Cheche Wanga fuirimutanbo Nganga nune: 

Nganga yo te ňama Kasimbirikó Yo tengo Nguerra Nganga mío yo te ňama Nganga ňame kasimbirikó  Ahora vamo a jugá 

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Yimbirá vamo yimbirá

Yimbirá un poco... 

Kasiro kasiro traen guerra Kariso Kasiwa traen guerra [Kasiwa, donna. Kasiro, uomo: “Voglio dire che questi erano guai terribili. Kasiro è anche il ragno, che tagliòil suo filo e cadde nel mare. Per questo il mambo dice: kasiro spezzò il filo e cadde nel mare. Kasiro mio tunon puoi saltare nel mare. Tutto quello che si fa contro una persona protetta da un Mayombero o contro di

lui, lo annulla il suo potere”.] 

Ta Francisco chiamava la sua Nganga in questo modo: 

 Abrikuto ndinga mambo Con licencia lo moriluo Simidóndo, con licencia Anselma mina Simidóndo kasimbiriko [sindaco]  Abrikuto ndinga mambo. 

E il Yimbi rispondeva 

Ya Yangó yo guiri mambo, 

e dava la mano: 

Tondelekuare yo soy muéto donde quiera que voy

 yo soi muéto 

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 e incominciava a chiedere al Batata [il Padre] e al fumbi di lavorare: 

Yo entro nfinda Caramba Casa Grande viti luto... 

e a dire malignità per sfottere: 

Nganga tiene varón pa clavá filé yo Ngó Palo buca pa acé lo que yo quiere 

Ié caballero ya tiene envidia Pavo Real tiene envidia Palomita su prúma Mira caballero, dongún la batalla Ié yeto yeto Santo Bárbaro Bindito! 

Cuidado con Saya Mamán gaotica Cuyao con Mamán gaotica! 

Cuanto lengua va dingan claro dó lengua, cuatro lengua Díngan claro allá Valentino allá Juto traba allá Mama Téngue allá Remolino allá 

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la Santa Ana allá cuanto léngua vá dinga claro allá abri kuto allá Matanda bana allá Madre Ulogia allá Lucerito allá Gando Cueva allá Da recuerdo allá Padre mío allá y que vaya allá y é abri kuto allá... 

Palo va pa la loma Remolino da vuéta Remolino engaňa mundo Kutu kutu cambia pémba Kutuyé kutuyé cambia pémba Kutu va camino pémba... 

Ciò che facevano, dico, e ciò che potevano è quello che nessun negro di Cuba sapeva o poteva fare. 

Cómo Nganga ndoki Longuisa ndoki chamalongo alándoki, alándoki! 

Tuttavia ricordavano altri vecchi Mayomberos di Matanzas la casa di Mundo Camposanto, di Melitón Congo,- Jicarit - , di Luis Ňunga Ňunga e d i Pío Congo. Quest'ultimo veniva dall'ingenio Aturias vicino Agramonte:essi erano i tre grandi, inviolabili maestri. Poi quelle di Mariata Saca Empeňo, di Andrés Congo, Jacinto Vera

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e Elías il cinese, nomi illustri negli annali del Palo Monte. Un altro nome famoso è quello di Benito Jorrín,creolo che faceva grandi battaglie magiche contro i congos e riusciva a vincerle: 

Kángala munu fuá lombe yaya Cabildo que yo lleva nunca falta tragedia. 

Quando finivano uno di questi lavori importanti: 

Kutere Akutere  Acayó Mboma Longankisi Yo longa moana 

e il Fumbi se ne andava, 

Ié malembe mpolo yakara Malembe moana nkento tu kai sen nguei Munu kiá munu malembe, 

Così cantavano quando lo salutavano: 

 Adió adió adió mi Mama Wanga Tu me ňama, tu m'epanta  Adió adió mi Mama Wanga Yo me voy pa la loma Yo me voy con sentimiento Suamito tu me ňama 

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 Adió Madrina mío Yo me voy, yo me voy Mundo se va, Mundo se va  Adió adió é ya me voy pa la Casa Grande Mundo se va hata el aňo de venidera Si tu me ňama yo reponde

Mundo se va Se acabó Mayimbe ngombo Mayimbe e diablo s'acabó Yo kiaku kiaku Tianganá que amanaqué 

L'ingenio Costanza aveva tanti buoni e sapienti “loangos” (un altro nome con cui qualcuno dei miei vecchiinformatori chiamano gli Nganguleros), al punto che morirono solamente tre o quattro negri durante unavirulenta epidemia di colera asiatico. Erano Mayomberos cristiani, stregoni che facevano il bene.(“I vecchi cidicevano che nel Congo i morti non aspettavano nell'altro mondo le anime dei parenti e dei figliocci cheavevano fatto il male, e che qui succedeva la stessa cosa; il Mayombero judio, il Ndoki, quando muore soffre

molto e rimane a vagare lungo le sponde dei fiumi”). 

E a fare de male, come vedremo in seguito. 

Come accade per gli Otán-Orishas, o pietre sacre della Regla Lucumí, al calderone o cazuela di Mayombeoccorre sia consacrata una stanza in casa del Padre Nganga, anche la sua unica stanza, se le sue risorseeconomiche gli impediscono di far meglio. In questo caso, che capita piuttosto spesso, il Padre Nganga sideve confrontare con un problema spinoso. La presenza sacra nell'abitazione di una Prenda lo obbligheràad astenersi in quel luogo da ogni relazione sessuale. Questa è una delle proibizioni più severe e definitiveche gli impone la sua Regla, e viene osservata allo stesso modo sia dai sacerdoti del culto degli Orishas sia

dai maghi congos.

“ Al lato della prenda o di Ocha, se la padrona è una Madre Nganga o una Iyalocha, esse non potrannoavere rapporti intimi con i propri mariti; se è un uomo invece, un Padre Nganga o un Babalorisha, non potràaverli con la propria donna.” Infrangere questa proibizione, porta conseguenze molto gravi in quanto il santero o lo stregone commettonocosì un sacrilegio cadendo in disgrazia fisicamente e moralmente:“Ci sono alcuni che, io li ho conosciuti,non rispettavano questa legge e giacevano con le proprie mogli vicino al calderone. Diventarono pazzi ocaddero in estrema povertà.” O ancora: “abbandonati dalle loro Prendas che non gli rispondevano più, i loro trabajos diventarono inutili”.

Disgrazie, infermità, difficoltà materiali, aggressioni imprevedibili, persecuzioni, prigionie inaspettate eapparentemente ingiuste o... meritato per le loro azioni, un terribile castigo delle loro Prendas offese. Lamagia senza esito o la morte di qualche Mayombero si attribuisce, più che ad una vita mal condotta,all'indifferenza con cui i Mayomberos “di fronte alla Nganga, sotto il suo naso, bundankeni” [fornicano]. Da

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qui la necessità di tenere le Prendas da parte, lontana da un possibile sacrilegio. Solo i Tata Wanga, i piùvecchi, a detta di Makindó “ e le vecchie, che sono oramai senza desiderio e non pensano a certe cose” noncorrono rischi vicino alle proprie Prendas o Orishas. Abbiamo conosciuto vecchie Iyalochas che dormivano aterra su una stuoia insieme alle proprie pietre e una che, ridotta ad estrema miseria, portava al seno quelladel suo Orisha tutelare. Era un tempio ambulante! Considerando che non doveva essere molto lontano ilgiorno della sua morte, un giorno lo gettò in mare. 

“I Santi e gli Nkitas, vanno sempre tenuti lontano dal matrimonio. Devono stare dove non li tocchi nessunasozzura”, diceva Calazán che, donnaiolo incorreggibile ma prudente, pagava due “accessorias” una dellequali esclusivamente per la Nganga. Era un luogo comune che i vecchi ripetevano con molta enfasi: “IlMayombero e il Olúo che non sta pulito, se ha a che fare con le sue Prendas o con i suoi Otán, si gioca lavita”. Ed è per questo che Ngangas, Nkisis e Orishas devono essere isolati in una stanza a parte per piccolache sia, per non sporcarli, e allorché entra qualcuno, se ha commesso prima peccato, deve essersipurificato. Ma quando per stringente impossibilità economica calderoni e cazuelas magiche debbono stare

nella casa del Padre Nganga che generalmente non è un asceta e non può rimanere casto, un informatoreche non vuole essere nominato ci dice il segreto per congiungersi con una donna senza offendere laNganga e “liberarsi così dei dolori di testa”. “Se si sa come fare è possibile peccare senza peccare” - ci dice Alberto H. Vediamo come si scongiura il pericolo di mancare di rispetto alla Nganga. Testualmente, secondo questoMyombero molto meticoloso: “Separando i luoghi con un muretto che la Nga nga non può oltrepassarequando egli sta sporco.” Con gesso bianco si delimita dentro la stanza lo spazio che occupa la cazuela o ilcalderone. In questo spazio  – sacro – si serra e confina lo spirito, che così sta perfettamente isolato senzanessun possibile contatto con ogni genere di impurità che potrebbe corromperlo. Il “tratto” magico delMayombero è “la cerca”, il muro che separa l'uomo da quella forza dell'altro mondo e da tutti gli altri

concentrati di forze presenti nel magico recipiente. In questo modo il Mayombero può muoversi liberamentenel suo spazio profano. Però, a costo di ripetere cose già dette, ascoltiamo il vecchio Felix tanto scrupolosonel procedere in accordo con quello che chiama “il puro e vero Palo Monte”. 

“ Dove sta il Ngangulero sta la sua Nganga per difenderlo. In paese la tiene nella capanna, attaccata altetto, delle volte nella barbacoa [la barbacoa è una specie di soppalco, tipico di alcune case cubane checostituisce un'abitazione supplementare e viene destinata a utilizzi diversi n.d.T.], o in basso in un angoloappoggiata al suolo o messa in un contenitore. Nel caso si abbia simbo (soldi), la si tiene in un altra stanza

anche se non è necessario. La cosa più naturale per un uomo sposato, timbétimbé, è che faccia ciò chevuole con la sua signora, ma sapendo lavorare bene con la Nganga. Sapendo cioè che può fare cosa gligarba, senza però che essa lo veda o che ne venga sporcata. Con questa operazione, la Nganga vicina ècome se fosse lontana, dietro una talanquera [Talanquera o tranquera è la porta di entrata di un negozio].Per quanto riguarda la libidine e per non cader in tentazione ciò che i kuzumberos (paleri) debbono fare èquesto: si prende il gesso, la mpemba, la Nganga è messa in un contenitore e chiusa quando non lavora. Lasi tira fuori solo quando si juega (si officia), e in quel punto si traccia una linea per terra, una linea curva contre croci. Una croce in ogni parte della linea. Poi lo si spiega alla Nganga e gli si dice: da qui non puoiuscire... e quindi il Mayombero può fare ciò che vuole. Però stia molto attento quando si alza il giorno dopo,se ha fatto sesso con la sua donna deve lavarsi per bene e pulirsi le mani con la cenere. Una volta pulitopuò salutare la Nganga, darle fumo di tabacco, un po' di aguardiente e toccarla. Non gli farà nessun male.L'importante è non metterla in contatto con sporcizia”.C'è di più. Lo stesso tabù è osservato da entrambe le Reglas, la conga e la lucumí. “Una donna non può andaredavanti alla Nganga o al Santo se sciatta e non presentabile. Ora voi mi domanderete cosa fa il Mayomberoche non vuole cacciare per strada la sua donna ogni mese per il periodo in cui ella ha la sua luna. Ora ve lo

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dico. Il Mayombero sposato che ha una Nganga e non può metterla in un'altra stanza prende un pannoimbevuto del sangue della sua donna, fa con questo un involto annodato con una fila di aglio. Sopra questopanno si mette la Prenda. La Prenda riceve il sangue e questo non pregiudicherà la donna”. Il Mayombero agisce in questo modo non solo per il bene della donna, ma anche perché in questo modoessa quando lui non c'è può prendersi cura della Nganga, parlarle e chiederle protezione. Inoltre, in un rito

che chiameremo di immunizzazione, il Mayombero deve far passare la propria donna per tre volte sopra lacazuela e poi, sollevandola di peso, la sposta a testa in basso rivolgendosi alla Nganga: “Questa donna sichiama tal dei tali, è la tua Regina, e se io non sono qui per fare ciò che devo fare, lei lo farà per me.Obbediscile.” Per sapere se la Nganga è d'accordo metti di fronte alla Prenda, a terra, sette mucchietti di polvere da sparoe chiedile: “Se questo va bene prendetele tutte dai piedi di...” - e dice il nome della sua Nganga e faincendiare la polvere. “ Se vengono tutte incendiate allora sta bene”. Però per confermare la risposta inmaniera più affermativa il Ngangulero rimette ancora una volta la polvere e arrivato all'ultimo mucchiettotraccia una croce “Croce di Nsambi, Croce di Dio che è parola sicura di giuramento, e dice: paro la santa seva bene, oh polvere da sparo, togline sei e lasciamene una. Polvere, non prendere la croce”. Accende e siincendiano i sei mucchietti mentre il settimo, quello a croce, non prende. La Nganga ha espresso, senzalasciar adito a dubbi, il suo beneplacito. Il Mayombero non deve spiegare alla propria donna le ragioni de rito, o se proprio vuole farlo, rimarrà moltonel vago. “No, no va detto per quale motivo egli fa questa cerimonia. Non è conveniente che lei sappia che con ciòessa ha capacità di ordinare alla Nganga, perché la Nganga non riveli i propri segreti alla donna. Quandouna Nganga si affeziona a qualcuno gli dice tutto.” 

Di certo, accade spesso che la Nganga abbia in antipatia la donna del Mayombero, quindi prima che ognialtra cosa egli divina per capire se la sua compagnia le risulta sgradita. Non poche volte gli “angeli” - leanime, diciamo i caratteri – dei coniugi o amanti, non si legano bene, e una mancanza di armonia è semprefonte di futuri conflitti e sventure, deplorevoli perché trascendono il campo della mistica. Nella Regla Lucumíè risaputo che il matrimonio fra due figli di uno stesso Orisha non si armonizza, specialmente tra i figli diChangó, e questi alla fine si vedono obbligati a separarsi. Grazie alla prima operazione, la Nganga, isolata nel suo Kkusu, nel suo recinto, non si sporca e “dalmomento che non vede quello che sta succedendo il Mayombero non la offende e quindi non ha niente percui sentirsi inibita”. La seconda operazione assicura il matrimonio contro il pericolo che rappresenta la donnadurante il suo periodo mestruale, e la terza la rende capace in caso di necessità, infermità o assenza delmarito di sostituirlo nella cura della Prenda e di chiedere quanto deve per il proprio bene.  Ai “juegos” –  Tala Nkisi, Nkita  –  riti di Mayombe, i “patgangas” (i signori e figli delle Prendas) nonpartecipano se hanno copulato poco prima e non si sono purificati. In nessun caso comunque possonopartecipare le donne mestruate. In queste condizioni, esse sono escluse da tutti gli atti religiosi, e sappiamoche questo tabù lo si osserva strettamente. 

 Anche nella Regla lucumí le Iyalochas sospendono tutti gli offici del loro proprio sacerdozio. Non si porta

sozzura davanti agli Orishas. Come questi, gli Mpungos, Nkita e Ngangas reagiscono con violenza neiconfronti della donna mestruata che per dimenticanza o sconvenienza si introduce in un juego o una fiestade Palo. Nel migliore dei casi il Ngombe avverte discretamente della sua presenza il Nfumo o Taita Ngangao la Nguá, la Madre. Il Taita Nganga allora chiede chi sia, e, per evitare che vada su tutte le furie, il Ngombe

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trova un qualche pretesto per chiamarla da parte e chiederle di lasciare immediatamente il Nso Nganga, peril suo bene e per quello di tutti i moana che stanno lì.  Allo stesso modo quando il Morto ha preso possesso di un servo o Ngombe, - Simba - [Simba. Scansare lospirito e l'io dell'individuo e prendere possesso del suo corpo. SI dice “estar simbao”, stare in trance], alprincipio del rito, incomincia ad andare in giro per la stanza o in senso figurato“per el ingenio”, esaminando i

presenti per mandare via gli impuri o quelli che hanno intenzioni ostili: 

Ndundu da vuelta al ingenio Si hay malo, avisa pa el, Ndundu  tú avisa pa él, Si hay sucio tu bota fuera Yo va mundo kuenda Misa Campo Santo tiene fieta Si hay sucio bota pa fuera [Ndundu avvisa se ci sono cose malvagie o sporcizie, scacciali che stiamo per ascoltare la messa, il cimiterosta in festa, Ndundo è un guardiano.] 

Se si accosta deliberatamente a qualche donna che ha le mestruazioni, anche se non si ferma e continua agirare senza dirle niente, indica che quella donna è sporca dicendo: 

Insaya manguenguén Tá huelé mncaperro Insaya Manguén gueré 

La donna, che comprende la velata denuncia del fumbi, dissimula il suo turbamento e non tarda adandarsene. Però a volte spintoni, testate e colpi sono mezzi molto diffusi che usano gli spiriti in juegos diPalo Monte “violenti”. In questi “il fumbi ha la mano pesante, è rozzo, si infuria”, e le impure si ri trovano neiguai. Le manifestazioni medianiche, nella Regla de Congo, sono sempre violente ed è bene vigilare sul“Ngombe”, in modo che non sia vittima della brutalità dello spirito che si impossessa di lui. Il Mayombero deve officiare sempre scalzo. Qualcuno si toglie i pantaloni e si mette un fazzoletto intesta.Chi penetra in un recinto dove si celebra un rito di Mayombe  – un simbankisi – senza denudarsi i piediprovocherà l'ira degli spiriti, dal momento che è obbligatorio stare a piedi scalzi. Chi non lo farà pernegligenza andrà in contro a grossi guai. “Chi ha mai visto il morto con le scarpe?” Il Mayordomo dellaNganga farà sul collo del piede dei partecipanti una croce: “una croce di Dio, Guindoki – Chamalongo  – e

non si ripete questo nome. È l' insegna del Mayombe, la croce che copre le quattro parti in cui si divide ilmondo. Questo disegno emana una tale forza che i congos del mio popolo lo tracciavano sui forni di argillain modo che non se li prendesse il diavolo. In tutte le Ngangas e in tutto quello che si fa nella Regla

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Mayombe, si traccia la croce per santuriar   –  rendere santo  – e quando si fa il segno della Santa Croce sidice: Sidón lé mbala”. 

Lo Nso Nganga, che si trovi in una stanza o in un piccolo stanzino a volte miserabile, e anche la casamodesta di uno stregone, non si distinguono dall'esterno. Allo stesso modo si differenzia di poco quella delPadre de Santo dalle abitazioni comuni, sia negli angoli assolati di città che nel bohío o nel bajareque [?].Solo l'occhio di un esperto li sa identificare, per una bandiera rossa o bianca che si fissa sul tetto o sullaporta. Comparandolo all'Ilé-Orisha, il Nso Nganga si caratterizza per la sua rusticità e semplicità. Non vedremo inquesto gli addobbi e le stampe che attirano l'attenzione in massimo grado. Del resto, né nella stanza nénell'alloggio più confortevole della città capita mai che qualcuno chieda Nfumo Mbata [?]. “Non c'è niente di peggio per la Nganga che un pavimento di mattonelle!” 

Ecco cosa non deve mancare nella stanza della Nganga (che è come un laboratorio per il Palero), copertocon una tela e posto in una cassa sotto il tavolo oppure nascosto in un angolo: il mortaio per triturare lesostanze che compongono gli incantesimi e i “trabajos” (nsarandas), il guayo per tagliare i pezzi di legno e lo“nfasi” o “Miansi”, ossa umane e animali. Occorrono anche uno scolapasta di latta, un pezzo di mussola pertrattenere le polveri, una corda di canapa, un paio di forbici, aghi, e dei colori. Generalmente il Mayomberova a cercare quello che gli serve solamente nel momento in cui deve fare un “trabajo”, e tiene una riservasolo di quelle cose imprescindibili che non si trovano facilmente e che ritiene impossibili da reperire, comeescrementi di animali selvatici, terra presa dalle loro tane, denti e unghie di leone, che vengono importatidall'Africa. A ciò si aggiunge Acqua della prima pioggia di Maggio, benedetta “perché cade dal cielo, la casadi Insambi” - e quella che chiamano Masimán Sambi pangalanboko; acqua Ngongoro, e della ceiba, peravere le visioni; sale in grani, almagre [ossido di ferro di color rosso, abbondante in natura n.d.T.], pepe,

zolfo, mercurio e candele. Candele oppure la cima di quelle che sono servite in un tendido [?]; candele dichiesa, soprattutto quelle prese durante la Settimana Santa e usate per la processione. Sono molto validi iceri sottratti alla veglia funebre di un cinese. “Queste io le ho prese in un certo funerale”, ci confida unostregone, “ma occorre sapere il nome del cinese defunto per poterlo così chiamare” e stabilire relazioni con ilsuo spirito. Non è affatto insolito, inoltre, che, posseduto dallo spirito, il Mayombero avvicinandosi al suoloprenda una candela accesa, e metta la cera calda sopra gli occhi chiusi.

 Alla luce di una candela e di fronte alla Nganga il Mayombero fa tutte le sue stregonerie. “perché la candelaillumina l'oscurità ai morti ed è necessaria per fare sia il bene che il male. Questa stessa “muinda” - candela –  che prendete dalla chiesa, serve indistintamente per qualsiasi cosa e bisogna tenerla in mano, comel'insieme dei pali che si tagliano il giorno di San Giovanni, perché quelli che si tagliano in questo giorno nonmarciscono e non c'è verme che li intacchi. Durano molto tempo e non c'è bisogno di andarli sempre ariprendere nella foresta. [“al monte” n.d.T.]. Si spruzza tutto con acqua benedetta. Che fare quando arrivaqualcuno molto spaventato perché crede che un nemico lo voglia far diventar pazzo con una stregoneria, edè vero, e per salvarlo occorre metter fine a questa persona? Si taglia la coda ad una lucertola, dato che cene sono molte sul muro della casa, e si accende un grosso cero; e mentre la coda si ritorce si maledice ilnemico. Poi si prende un ramo di palo jia, un garabatico, un ramo di guayaba e li si gratta [li si pulisce dallefoglie e dai rametti in modo da lasciare il legno liscio n.d.T.]. Si gratta anche un pezzo della Nganga, unosso; poi si mette un dente canino o un molare, un pizzico di terra e tutto questo lo si pressa in un chiodo [laparola è clavo, significa sia chiodo sia unghia come l'inglese nail: in entrambi i casi la cosa non rende perquanto il processo e la logica che lo sottende rimangano comprensibilissimi n.d.T.], e si brucia tutto sullafiamma della candela. Si porta questo trabajo al cimitero, si mette il chiodo di fronte ad una tomba, e sichiama il morto che vi risiede e gli si dice: “che la vita di tal dei tali, nemico di tal altro, si consumi come

questa candela. Lì va lasciato affinchè lo spirito del morto lo faccia impazzir e”. 

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 Lo zolfo e il mercurio sono due sostanze particolarmente interessanti per il Ngangulero, che sta attento anon farsele mai mancare. Lo zolfo è l'incenso degli stregoni per fare certi trabajos... “cattivi”, mischiato adaltri ingredienti e insetti carichi di virtù che si impiegano nella magia buona o cattiva. Specialmente i maleficiche hanno per oggetto far separare coniugi o amanti, fomentare discordie, far capitare disgrazie, accidenti,

morti,o in talismani fatti per degli scontri o per sfuggire alla giustizia o anche per far innamorare...IlNgangulero introduce mercurio nel suo amuleto come elemento dotato di una vitalità straordinaria. Per lasua mobilità si dice che funzioni nelle Ngangas come un cuore che batte continuamente, e lo si impiega perpotenziare gli effetti magici. Non abbiamo parlato con un solo Padre Nganga che non abbia riconosciuto il valore del mercurio perprodurre pazzia, grazie alla collaborazione di un morto ovviamente, e assieme a due ali di aura tiňosa [unuccello presente a Cuba simile ad un condor n.d.T.]. Il valore del mercurio nell'arte del guaritore, nella suamedicina, inseparabile dalla magia, lo vedremo in un altro libro. Il Palero terrà comunque nella riserva delsuo Nso un po' di piume d'uccello: non per simbolizzare con esse un sacrificio che, secondo la Regla lucumí,il consultante di un Oloricha o di una Iyalocha non è in grado di pagare, ma per utilizzarle nelle sue opere dimagia aggressiva o di difesa. Non dovrà mancare di polveri  –  mpolo banso  –  per purificarsi le manisfregandosele e per altre cose, dato che esse hanno molte applicazioni. Per certe opere terrà in riservaqualche animale indispensabile: rospi, scorpioni, pappagalli, ragni, formiche, mosche verdi, vermi, tarli,comején [che sarebbero una specie di termiti o formiche con le ali n.d.T.] (“Sollaga bicho malo. Cómocamina Mundele Telegunda! Cómo camina Sollanga”). Per esempio, per costruire un Mpaka  –  il contenitore che si tiene in mano quando si esegue un trabajo, eche permette allo spirito di entrare in esso e comunicare –  il Mayombero necessita di: ragno peloso,scorpione,millepiedi, centipede, caballito del diablo [un cazzo di insetto simile alla libellula, il lestes barbarusn.d.T.], grillo, pipistrello, terra presa da un termitaio o di hormigas bravas [credo sia una specie di formicaparticolarmente cazzuta n.d.T.], di cimitero, dente o canino di morto, ossa della mano o dei piedi. I verminecrofagi che si mettono nelle Ngangas sono validissimi “ma mol to difficili da reperire, come i crani con icervelli verdi già decomposti”. Sarà ormai chiaro al profano che legge queste righe che la fula, la polvere da sparo, da molti vecchichiamata “caffé inglese”, è un elemento indispensabile nel Nso Nganga, per iniziare qualsiasi operazionemagica. A rischio di ripeterci riproduciamo la spiegazione illustrata con i suoi segni corrispondenti che cidiede un Villumbero. “Lo stregone non può lavorare senza polvere da sparo. Tutte le Reglas de congos la impiegano perchiamare, per chiedere, per ordinare, per dar vigore ai trabajos: quando la fula funziona il fuiri va dritto espedito” a compiere la missione che gli è stata comandata. Il Gangulero si siede davanti alla Nganga, fischiatre volte, la spruzza tre volte con aguardiente, aglio piccante, pepe di Guinea, zenzero e terra. Le sputa fumodi tabacco e si passa poi il tabacco acceso attorno alla testa, dietro le spalle e fra le gambe. Traccia unalinea per terra di fronte alla Nganga sopra cui colloca mucchietti di polvere: sette o quattordici, dodici oventuno, nel modo in cui è solito fare. Questo serve per domandare se la brujeria che si sta preparando avràeffetto o no. La Nganga risponde quando il Ngangulero la stimola con il suo tabacco; se il trabajo saràperfetto allora “barres con toda las pilitas” [?] e il fumo va verso la cazuela o al calderone. Se ci sarà qualchedifficoltà lo si saprà grazie alla polvere da sparo. Se di sette ne ardono tre e ne rimangono quattro : “la cosanon va”. Se ne rimangono tre e ne  ardono quattro, va bene e domandando in questo modo e avendo lerisposte dalla fula [la polvere da sparo n.d.T.], si riesce a sapere cosa si oppone al compimento del trabajo. Fula e mpemba, la polvere e il gesso bianco sono inseparabili... Si usa il gesso per fare la “firma” nel luogo dove va posta la Prenda. Il circolo significa sicurezza. Nel centrodel cerchio, si traccia la croce che è la forza; la forza di tutte le forze spirituali che lavorano nella Nganga. 

---------------------------------------IMMAGINE 1 pag 146--------------------------------------------- 

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Come dicevamo, siccome il Kuzumbalero deve sapere il risultato di un trabajo fatto contro un nemico, viriporto il disegno a riguardo: 

----------------------------------------IMMAGINE 2 pag 146----------------------------------------------

È tracciata questa linea – quella del Nkuyo o Tata Legua, un Eleguá congo. La freccia a destra rappresentail nemico. Per chiedere si utilizza quella del centro. Nel punto nero che sta nella parte bassa della frecciacentrale si pone il primo mucchietto di polvere, e il Mayombero dice: se è vero che quello è un mio nemico,prendete tre dal cammino che è fatto da lui (destra) e tre dalla linea (centro) del lato destro. Lasciate libero ilmezzano. Se bruciano sei mucchietti di fula e ne rimangono sette, colui che sospettate sia vostro nemico loè realmente. Se scompare solo la polvere al centro, non è un nemico. 

  Volete un altro esempio? Bene, disegno allora questa firma. 

---------------------------------------IMMAGINE 3 pag147-------------------------------------------------- 

Sopra, nel punto dove la linea (dove si incontrano la freccia verticale con quella orizzontale), si colloca unMatari Nsasi – una piedra de rayo. Sotto la freccia (verticale) si accende la fula dopo aver detto: Matari NsasiKuenda Kunayandi (guarda la diga del fiume), Kunayandi Matoko Nganga vira vira licencia Ntoto Insambimuna lango (Dio viene con l'acqua del cielo), tu kuenda monansula Kimputo. Ah Siete Rayos Kimpesa! Gli siesplica il caso, ciò che si desidera conseguire e gli si chiede risposta, che insomma dica quello che occorre

fare prendendo i mucchietti di polvere che indica il Padre Nganga. 

“Per tracciare il disegno si canta sempre. E se il Padre Nganga insiste con qualcun altro [está en porfía conn.d.T.] chiede alla Nganga: 

Tré silango tré silango cual nsila yo bóban? Krabátan sila kié Krabátan sila mubomba Ngola?” 

Poichè ci sono varie tribù di congos e occorre conoscere il proprio cammino (nsila), ecco che recita: 

Krabátan sila Lié karabatan sile Mu bomba Ngola 

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 Kié Karabatan sile Sila luwanda? Sila mubomba? Sila musundi? Sila Ngúnga? 

Non dimentichiamo un altro elemento da cui non può prescindere il Mayombero: la scopa di palmiche [chesarebbe una specie di scopone di saggina n.d.T.], Ntiti, per spazzare via gli spiriti malvagi e domare laNganga quando si rende necessario, soprattutto se abbiamo a che fare con la Nganga judia. Tuttavia

esistono Ngangas così forti e magnetiche che il padrone a volte diventa lo schiavo del suo schiavo. Alcuni tra coloro che ho consultato, attribuiscono la povertà della casa-tempio del Mayombero all'inferioritàculturale dei congos ed ai loro costumi, piuttosto rudi. Ai sacerdoti lucumí invece, quando se la passanobene, piace circondare di lusso i loro Orishas. Essi cercano di rendere migliore la qualità dei piatti in cui siconservano le pietre del culto: li si possono vedere ad esempio nell'Ilé di Miami, alcuni molto costosi, messiinsieme agli attributi degli dei. I piatti che sono di rame si coprono d'oro, quelli che sono di metallo bianco opiombo, di argento. Quando c'è una situazione di prosperità si rinnova il “canastillero” [cassettino n.d.T.] incui si mettono i piatti. Lo si apre con orgoglio per mostrare gli addobbi e i gingilli che, dalla sua introduzionea La Habana, il Tencent offriva ai Santeros. Inoltre, qui a Miami, nelle botanicas si installano lussuoseimmagini di devozione cattoliche.

I muri del Nso del Padre Nganga non hanno però stampe, e nelle loro dimore cubane non vedrete maiimmagini di culto. C’è un motivo:“Se in casa del vero Nganga non vedete addobbi o abbellimenti è per non  

confondere lo spirito”. 

Un padrone agiato, quindi, non apporta alcun genere di decorazioni al tempio della Nganga. Il Mayombero,per quanto possa guadagnare, non deve essere un “hijo de Monte”. “La sua religione è silvestre” (sic). Ciònon toglie che comunque si faccia imprimere la sua catena di oro massiccio con il suo Nkangui (crocifisso) ouna medaglia di Mamá Kengue, di Nsasi o di Mamá Mbumba, nei loro aspetti cattolici (Nuestra Seňora de laMercedes, Santa Bárbara o la Virgen de la Regla). “Gli Nkisi non amano essere ostentati. Sono spiriti della natura”. Ricordiamo un Villumbero che, a quanto cidiceva, guadagnava molto denaro. Viveva con la propria moglie e con quattro figli in una casa così piccolache quando questo illustre Murumbero, durante la Pasqua, sacrificava un nkombo - capra  – alla sua Prenda,si riuniva molta gente, e bastava lo spazio giusto giusto per respirare. Accadeva lo stesso anche in molte

altre case di Paleri: bisognava quindi avere polmoni e stomaci molto forti e resistenti.

Sei Mayomberos neri come il carbone si spartivano gli “accessori” di T.P.B., e altrettanti quelli del cittadinoRosendo, venditore ambulante. Ma come facevano a star ci tutti? Domandiamo. “Ci stringiamo bene”, cirisponde il cittadino, “in un paio di letti pieghevoli e per terra”. In un’ altra piccola abitazione alla periferia diMarianao, munito di tavole di legno e panche di metallo, abitava il nostro buon J.B., che non volle accettarela casa più grande che gli offrimmo. No grazie! Lì era dove piaceva stare alla sua Prenda, e con quattro suoikonguakos  –  quattro compagni  –  che non lavorano ma “mangiano e vivono di ciò che arriva... e arrivasempre il bastante”. La Nganga provvede. Lo stregone non muore di fame. L'igiene non turba assolutamentel'esistenza di questi uomini incredibili che si compiacciono nel vivere in tali condizioni. Non credo che lesardine in una scatoletta si accomodino in maniera migliore che un numero incredibile di negri in uno spazio

inverosimilmente piccolo, e la cosa straordinaria è che non li obbliga a far ciò la necessità. Se ci fosse statoun Diogene africano, non sarebbe certo rimasto solo nella botte. 

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Ci dicevano che molti Mayomberos vivevano nella Yaguas e che uno di questi, Emilio Acevedo, aveva unchicherekú che aveva assalito molti bambini. “Non un chicherekú”, corresse Lázaro “se è un Mayombero, se la sua Regla è conga, quello che ha è unNkuyo, o un Nkónsi o un Kini-kini”. Un feticcio di legno, all'incirca di sessanta centimetri, in cui il brujo faentrare uno spirito. Queste bamboline si muovono, parlano, fanno quello che lo stregone gli comanda e

sono, come si sa, molto temute. Questo sarebbe uno dei pochi Nkuyos con un padrone vivo che sonorimasti a La Habana, in seguito smisero di confezionarli quando intorno al 1916 si fecero più aspre leispezioni della polizia nelle case degli stregoni. In quei casi tutte le sue cose magiche venivano ammucchiatee gettate. Molti Nkuyos i cui padroni sono morti, ancora vagano di notte per i campi.

Queste Yaguas erano un esempio del sovrappopolamento di gente di colore, non c'erano bianchi in esse.Non erano tuttavia un prodotto della miseria  –  insisto  –  ma di una maniera molto particolare di vivere.Usurpando terre mirabilmente situate nella zona di recente urbanizzazione, davanti ad un'arteria principale dicomunicazione e di transito incessante, sorge un popolato barrio di poveri di La Habana, in realtà falsipoveri, per lo più.

Posto in un luogo molto centrale e visibile con tutte le sue casupole ammucchiate e malmesse che si

opprimono una sull' altra , confondendo in alcuni punti stracci, sporcizia, deiezioni, era la verogna e ladisperazione della bella cittadina. Come altri più distanti e più appartati: El Pocito, Llega y Pon, Pon siPuedes, Por mis Timbales, Coco Solo, Pan con Timba, Las Yaguas aveva un campo seminato appartenenteai residenti che, né invidiosi né invidiati, vivevano in pessime condizioni sanitarie, nel fango durante lastagione delle pioggie e nella polvere per il resto dell'anno.

La prima sorpresa che aveva chi si provava a penetrare lì era quella di scoprire che anche se l'acquascarseggiava la gente sembrava essere pulita. È certo che il popolo cubano è sorprendentemente pulito eche si lava giornalmente per puro piacere. Le docce funzionano ad ogni piano. In molti di quei tuguri sipossono ammirare gli armadi a tre ante che permettono di specchiarsi interamente e i letti con copriletti ditessuto. La seconda sorpresa viene dal fatto che molti degli abitanti de La Yaguas sono piccoli funzionaripubblici che potrebbero abitare senza grandi sacrifici in luoghi più salubri, per lo meno più sicuri. Comerappresentante della scienza vive lì un'ostetrica e un maestro di scuola pubblica il cui nome abbiamo

annotato; polizia fedele all'Autorità e agli ideali della nazione, “botelleros” [quelli che non lavorano e vivonocon i sussidi statali] e i tuttofare dei politici. Non erano tutti indigenti né lontanamente, nella disperazione chetrapelava dalle parole, gli indigenti che vivono in quelle abitazioni fatiscenti, infrangendo senza insolenzaperò insistentemente, - e contando sull'indulgenza del Governo  – tutto il regolamento sanitario e ben difesodai loro Elegua o Makutos Bisonsos, o da un cerchio magico per una qualche forma di attacco che contrastacon la civilizzazione che passa a tutte le ore lì vicino, rappresentata da automobili e autobus, chiudendo lavisuale del labirinto di fatiscenti e bizzarri tuguri separati da vicoli coperti di sporcizia. I bajareques [abitazionitradizionali cubane fatte di legno e adobe, una miscela di fango e paglia n.d.T.] si moltiplicano cosìdisordinatamente e così attaccati gli uni agli altri che in certe parti ci si accapiglia per una piccola quantità dispazio, mentre i passi fra le casupole si intrecciano sempre di più ogni giorno che passa. È ovvio che lì ci sono Mayomberos e Santeros, espiritistas e praticanti di tutte le credenze. Sulla porta dimolte casupole un drappo disteso segnala la presenza dei primi, senza che si sia disturbati dall'odore di

qualche offerta animale che potrebbe stare a portata di mano su una lamiera rugginosa o su un terrenoschifoso. Il negro è abituato a tutte le privazioni e i disagi. Tutto diventa accettabile se egli vive a suo modo e senzarestrizioni; e molti scelgono di vivere con l'aiuto di Dio, ma si sa che Dio non da più di quanto non si possaprendere, senza lavorare  –  al bue che non ha coda, pensa Dio a scansare le mosche [un modo di direspagnolo del cazzo n.d.T.] –, e aspettando che le cose avvengano. Non c'è inverno a Cuba e lì non ci sonosigarette per imitare le formiche [?]. Niente di più sconcertante che la estrema povertà del negro, che con unpoco di musica, di ballo e risa depone il gesto tragico e riesce ad addolcire anche il sapore più amaro. Conlo stupefacente potere della sua allegria e un conformismo non si sa se invidiabile o no, non c'è niente chepossa scacciare la sua allegria. Quando qualcosa lo affligge (e questo avviene spesso per indolenza, incuriao imprevidenza, egli sa scollare le spalle e non gli manca l'afflato per rallegrarsi di un po' di sole, perché le

pene con il sole sono meno dure, e il sole generoso che sta nella nostra isola, la natura così rigogliosa, lavita così facile, fa inclinare la gente di tutte le classi sociali a non negare il pane a chi ha preoccupazione piùper lo stomaco che per il cuore. 

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8/13/2019 Paleros e Mayomberos

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In questi anni, a causa dei capovolgimenti che sono capitati di recente, la tragedia dell'indigenza nonconvince nessuno, cominciando dai suoi protagonisti. In un paese prospero che si regge sugli scherzi e sulbuon umore, dove tutto si sistema tranne la morte - ”Non c'è problema amico, non c'è problema!” - proprioperché in esso tutti ala fine riescono a mangiare, i drammi economici si convertono in feste a base di rumbae guaracha (magari è per questo che stiamo qui o perché l'incosciente felicità dei cubani provocò l'ira deglidei). Infine,si può essere indigenti senza rischiare di morire di fame, e raramente si muore soli e abbandonati. Inmodo insperato e incredibile, un giorno il povero per vocazione, perché non vuole lavorare può svegliarsicredendosi ricco, alla pioggia del cielo i biglietti che desiderava per comprarsi un televisore o un altra cosa,come uno di quelli che ho conosciuto al barrio di Pogolotti, un allegro filosofo, che aveva urgente bisogno discarpe nuove. Un giorno gli sorrise fugacemente la fortuna e grazie al gioco incassò un po' di pesos. Acquistò un sassofono e un orologio da polso; spese così i suoi soldi e non comprò le scarpe. Quei poveri villaggi dove in tanti vanno a vivere di propria volontà  –  chiedendo solamente alle animefilantropiche e allo Stato di lasciarli in pace  –  sono molto diversi dai tetri rifugi di disgrazie e focolai diinfezioni che si pensa siano. È certo però che il sole surriscaldava lì i mucchi di immondizia saturando l'ariadi cattivi odori. Però quell'aria è quella che oggi si respira, ancora più pestilenziale e avvelenata, fra lapopolazione affamata delle città cubane e nella capitale mezza in rovina che non viene mostrata ai turisti. Le

case, perché non si ha di che ripararle, vanno a poco a poco in rovina. Per le strade, ci dicono quelli che sene sono andati da lì, si possono vedere i più bei esemplari di ratti che entrano che penetrano a loropiacimento negli invasi pieni di scarafaggi e terrorizzano i cittadini, se si possono chiamare cittadini i cubanischiavizzati a Cuba. Giustizia meravigliosa del marxismo-leninismo ridurre alla miseria un intero popolo in meno di venti anni! Daquesto punto di vista, obbiettivamente, è degna di ammirazione la nuova Cuba sovietica.  Al barrio de las Yaguas, interessante per quello che ci rivela dell'idiosincrasia di una parte del nostro popolocrollato infine a causa dell'ultimo governo che abbiamo avuto, buono o cattivo però cubano, ci andammo unasola volta. Non era necessario per conoscere il Mayombe avvicinarci alla falsa povertà di certa gente che, intuguri dall'aspetto miserabile, insieme alla Nganga, mostravano televisori, frigoriferi e mogli tutte profumate

con profumi di Revlon o Guerlain... anche se ciò sembra incredibile.