pantere d'argento mar.2015
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Pubblicazione interna dell'università della terza età del Codroipese. In copertina Roberto Zanini, compianto presidente. Numero riferito all'anno accademico 2014 - 2015.TRANSCRIPT
PANTEREd’argento
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KRIMINALMUSEUM DI GRAZ (AUSTRIA), CON VISITA GUIDATA AL CENTRO CITTÀIl cielo sereno e il chiarore delle prime luci dell’alba annunciavano una giornata soleggiata. Era il 7 marzo 2014 e il pullman
gran turismo attendeva il docente del corso di criminalistica e criminologia dell’UTE di Codroipo e i suoi discenti. Oltre a
loro c’erano anche altri soci dell’Ute non iscritti a detto corso.
Le quattro ore e mezza di viaggio, con una sola sosta per fare colazione, scorsero piacevolmente. All’atto dell’arrivo nel
centro del capoluogo del Land della Stiria, il traffi co era scorrevole e disciplinato; non male per una città di 300.000 perso-
ne, tra residenti e non. Davanti l’ingresso dell’Università, una guida locale che parlava l’italiano, fece cenno al conducente
di fermarsi.
Fatte le debite presentazioni e varcato il portone dell’imponente complesso scolastico, fondato nel 1585; struttura che ospi-
ta 30.000 studenti, un’addetta della segreteria, con una bella faccia di bronzo, informò il professor Altan, responsabile del
gruppo, che a causa di un’infi ltrazione d’acqua, il museo non era agibile. L’insegnante avvalendosi dell’interprete, eccepì
che si trattava di una visita concordata e pianifi cata da tempo con i responsabili del museo e che, quantomeno, qualcuno
avrebbe dovuto avvisare telefonicamente l’Ute codroipese. Ad ogni modo non era il caso di polemizzare e il docente chiese
se era possibile trovare un’alternativa. La cosa buff a era che il museo criminologico Hans Gross sembrava non avere un
responsabile o qualcuno che volesse farsi carico del problema. La “brillante” soluzione partorita da “ignoti”, consistette
nel far pagare la metà del costo dei biglietti e di sistemare alla meglio i visitatori nello stretto corridoio di un sotterraneo,
dove una ragazza di buona volontà, senza alcuna conoscenza criminologica o criminalistica, avrebbe mostrato loro delle
slide su uno schermo portatile. Peccato che disponesse solo di tre diapositive e che conoscesse solo la storia di una donna
abbiente, uccisa, fatta a pezzi e inumata all’interno di una colonna di marmo. Terminato “l’esauriente” racconto, gli astanti
concordarono che, da quel momento in poi, avrebbero rivisto ogni giudizio negativo sull’Italia e sugli Italiani; posto che, in
analoghe circostanze qualsiasi abitante del Bel Paese avrebbe saputo fare meglio (le foto del museo di cui sopra, allegate al
presente articolo, riguardano una precedente visita del prof. Altan). Fortunatamente il pranzo in uno splendido ristorante
tipico rinfrancò gli animi e, com’è noto, a pancia piena si ragiona meglio. Nel primo pomeriggio la guida accompagnò il
gruppo nell’incantevole centro storico della città, patrimonio dell’Unesco; omaggio ai palazzi medievali, rinascimentali e
barocchi. Graz originariamente era un forte romano, ma in seguito gli Sloveni edifi carono un castello chiamato gradec. Il
nome Graz risale al 1128 ed è attribuito ai duchi Babenberg che trasformarono la città in un fi orente centro mercantile.
Successivamente passò agli Asburgo. Nel XVI secolo l’architettura cittadina venne ridisegnata da architetti e artisti italiani
del rinascimento: come Domenico dell’Allio che nel 1500 progettò il Landhaus, attuale sede del parlamento regionale con
all’interno uno splendido cortile a tre ordini di portici e logge. Non a caso, terminata la visita, c’era una punta d’orgoglio sui
volti dei soci dell’Ute. FRANCO ALTAN
PANTEREd’argento
Pittura e lavorazione del
vetro – docente Paola Astante
Posta al I° piano nell’aula D
di piazza Dante, 3 si tiene, co-
ordinato dalla docente Paola
Astante il corso di pittura e la-
vorazione del vetro. La signo-
ra Paola Astante è una vecchia
conoscenza dell’Ute di Co-
droipo; già nel 1992 si iscris-
se al corso di pittura su stoff a
tenuto dalla Sig.ra Tiziana di-
ventandone a breve docente.
Poi, lasciato il corso di pittura
su tela alla Sig.ra Alma Forna-
sin, proseguì la sua opera in-
segnando le varie tecniche di pittura su vetro fi no al 2001.
Le tecniche di pitture su vetro sono diverse: quella a freddo che può essere fatta anche a casa con tinte acriliche o all’acqua
oppure quelle fatte con sostanze che resistono alle alte temperature per i manufatti destinati alla vetrofusione.
Vent’anni fa acquistò un forno per vetrofusione con il quale, procedendo anche per esperimenti con tanti vetri rotti, poté
procedere a tutte le fasi di modellazione del vetro. L’esperienza maturata unita alla creatività e a una passione che non ha li-
mite, le hanno fatto riprendere nel 2011 l’insegnamento del corso di pittura e lavorazione del vetro riuscendo a coinvolgere
tutti i corsisti con ottimi risultati che potremo vedere esposti alla fi ne dell’anno accademico.
In cosa consiste la vetrofusione? Per vetrofusione si intende un procedimento che, per mezzo del calore, oltre gli 800°, per-
mette di modifi care la struttura del vetro piano. Si possono creare oggetti fondendo il vetro su appositi stampi in fi bra di
ceramica anche con l’eff etto bolle o con vetri colorati. Viene anche utilizzata la tecnica Tiff any, tecnica applicata alla fi ne del
1800 dal maestro Louis Comfort Tiff any che si realizza tagliando il vetro, secondo disegno, ricoprendo le parti esterne con
nastro di rame e successivamente accostati e saldati con saldatore elettrico per formare ciò che avevamo progettato. Chissà
perché mi vengono in mente le splendide vetrate delle cattedrali? Poi si utilizza anche la tecnica di incisione; per incisione
si intende l’abrasione superfi ciale del vetro ottenuta per mezzo di frese diamantate. I motivi incisi saranno permanenti e
indelebili ed avranno una superfi cie trasparente e satinata. Qualsiasi oggetto in vetro può essere decorato con l’incisione e
può essere una tecnica alternativa alla pittura per vetrate, specchi o antine per mobili.
Quale è il limite? Sostanzialmente la fantasia ma in Paola Astante e nei suoi corsisti ce ne è proprio tanta. wn
Aut. Prot. N. 33686/D.S.2 del 02/05/2013Direttore Sanitario Sant dottor Luigi
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BASSORILIEVO IN RAME – Docente Luigi De Clara.C’era un corso che mi interessava, anzi, che mi incuriosiva. Quello sul bassorilievo in rame. Si diceva che, causa il frastuono
causato dal pestare dei martelli sulle lastre di rame, questo corso fosse stato relegato in ore nelle quali non avrebbero dato
fastidio agli altri corsisti. Con queste premesse mi sono presentato a scuola venerdì mattina per vedere e farmi raccontare
qualche segreto su questo lavoro di artisti. Li troverò subito, mi ero detto, basterà farmi guidare dalle orecchie, non serve
neppure guardare in quale aula operano. E infatti, non si udiva un bel niente, e solo lo scrupolo mi aveva fatto guardare
sull’orario delle lezioni che li avrei trovati al primo piano nell’aula G. Docente del corso è il signor Luigi De Clara, pen-
sionato, che quando lavorava era un artista di tutt’altro genere. Non gli ho chiesto come gli fosse venuta la passione per
il bassorilievo in rame ma si capiva che l’argomento gli piace, eccome se gli piace. Stando un po’ con lui e con gli altri
corsisti, contagiati nella passione dal De Clara, ho potuto seguire come questi piccoli capolavori vengono realizzati. Si
parte dall’idea, da ciò che si vuole realizzare; normalmente da una fotografi a che ritrae il soggetto preso in considerazione.
Viene quindi riportato il disegno sulla lastra in rame e con dei bulini auto costruiti si inizia a segnare sul rame il disegno.
A proposito, un po’ tutti i bulini utilizzati sono auto costruiti utilizzando come base gli oggetti più disparati, per esempio
dei pezzi di ferro per il cemento armato, delle viti in acciaio, dei pezzi di legno e via così in base alla necessità. L’università
della terza età del Codroipese ha dovuto spendere ben poco per questo corso; meno di 40 euro per acquistare una morsa da
banco. Una volta inciso il disegno, previa riscaldatura del foglio di rame che è duttile e malleabile ma nello stesso tempo
duro, con l’uso dei bulini e un martello si inizia a battere la lastra, alternativamente su un lato e sull’altro dando la forma
che vogliamo realizzare. Per realizzare un piccolo capolavoro vanno dalle 20 alle 30 ore di lavoro. Colpo su colpo, colpo su
colpo e poi ancora colpo su colpo. Con tanta, anzi tantissima pazienza. Io sono arrivato che c’era un bel silenzio, i lavori in
corso non erano chiassosi ma, da un certo momento in poi, il rumore dei martelli è cominciato a crescere fi no a diventare
un frastuono, un fracasso bell’ e buono. Ora si spiega il perché siano stati relegati in queste ore. wn
GIERRE TIPOGRAFIA
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CORSO DI ORTO – FLORO – FRUTTICOLTURA E GIARDINAGGIO
COS’E’ IL “ BIRICOCCOLO”?Nato dall’incrocio tra albicocco e susino mirabolano è stato battezzato con il nome di “biricoccolo”. Questo ibrido, che non
esiste in natura, è stato ottenuto, pertanto, per incrocio tra Prunus armeniaca (albicocco) e Prunus cerasifera (susino mira-
bolano). Presenta caratteristiche intermedie tra i due genitori ed il suo nome comune rievoca l’appellativo dialettale dell’al-
bicocco in alcune regioni del nord e del centro italia. Nell’area vesuviana, in Campania, è conosciuto, invece, come “prugna
cresommola”. Questa pianta ha un elevato vigore vegetativo, raggiunge infatti 5 - 6 metri di altezza con chioma espansa e
globosa. E’ dotata di elevata rusticità, resistente al freddo e pertanto coltivabile in tutta Italia. Il tronco raggiunge il diame-
tro di 25 cm. Con corteccia liscia di color grigio-marrone. I rami dell’anno sono di colore marrone scuro, sottili nella parte
terminale. Le gemme a fi ore sono distribuite prevalentemente nella parte mediana ed in quella fi nale dei rami. Le foglie
misurano 10 cm. di lunghezza e 6 cm di larghezza, hanno forma allungata e terminano a punta. I fi ori, con petali di color
bianco-rosato, sono disposti sul ramo singolarmente o in gruppi di 2-3. Da metà marzo a metà aprile inizia la fi oritura e
precede l’emissione delle foglie. La pianta è autosterile, cioè il polline (organo maschile) ha una scarsa capacità di fecondare
l’ovulo (organo femminile) dello stesso fi ore nella stessa pianta. E’ necessaria pertanto la presenza di impollinatore, ideale è
il susino mirabolano. Il frutto è una drupa di forma rotondeggiante, con buccia coperta da una leggera peluria e con polpa
tenera e succosa. In commercio si conoscono due varietà, riconducibili ai due luoghi di origine e cioè la Bolognese e la
Vesuviana. La prima ha un colore giallo-rosso ed un sapore dolce-acidulo. L’epoca di maturazione si estende dal 25 giugno
al 15 luglio nel nord Italia e dal 5 al 25 giugno al centro-sud. La Vesuviana ha frutti di pezzatura più piccola, di color giallo-
rosso intenso, succosi, dolce-aciduli ed aromatici a maturazione. Oltre al susino mirabolano come portinnesto può essere
usato il susino Ishtara che induce minor vigore vegetativo e si presta per terreni più fertili ed umidi. Le distanze di impianto
sono di 4,5-5 m. tra le fi le e 3-4 m. sulla fi la. Bisogna ricordare di mettere a dimora sempre una pianta impollinatrice.
Le forme di allevamento, la potatura, le cure colturali e la difesa fi tosanitaria sono riconducibili a quelle necessarie per il
susino. IVANO CLABASSI
DEOTTO VIAGGI
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UNA STRANA VISIONE DI VITAOggi viviamo continuamente assillati da innumerevoli problemi e tentazioni, con tutte le loro complicanze. Stiamo diven-
tando instabili nei sentimenti e troviamo diffi coltà nella elaborazione di progetti di una qualsiasi portata che ci interessino.
Siamo presi da una ricerca sfrenata di momenti spensierati quanto più lunghi possibile ma sta di fatto che ci troviamo
abbandonati a noi stessi e soli in una generazione cieca e disinteressata per cui non ci è dato di poter apprendere e valutare
serenamente tutti i temi, grandi e piccoli, in cui l’esistenza ci coinvolge. Sta venendo meno, in ciascuno di noi, il profondo
signifi cato dei valori di una etica morale che si sta perdendo ma che dovrà pur essere ritrovata ad ogni costo se vogliamo
riprendere quel sentiero della vita che avevamo progettato prima e smarrito poi. Ci sentiamo messi di fronte a una situa-
zione per noi indefi nibile. Non cercando più appoggi nella cultura e in certi valori morali siamo portati a credere più alla
provvisorietà di ogni soluzione che alla certezza di una vita che valga veramente la pena di vivere. C’è una sensazione di
esistere ma manca la gioia e il trasporto di vivere; sembriamo felici ma in realtà siamo turbati. Impegnati come siamo in
una miriade di problemi quotidiani, non riusciamo a procurarci alcuna soddisfazione materiale. Ci lasciamo irretire dalla
tecnologia moderna che ci off re, con i mass-media, videogiochi, internet e quant’altro, diversioni che impediscono di vive-
re serenamente in contatto con la realtà di ogni giorno. Spesso ci esasperiamo e, delusi, ci sentiamo insoddisfatti. Questo
è un modo che, purtroppo, ci libera troppo facilmente dalle gratifi cazioni che l’infanzia, a suo tempo, ci ha regalato per
raggiungere superiori appagamenti. Una certa cultura di oggi ci porta ad esprimerci isolati in un certo individualismo che
non ci consente di valutare come e quando si possa crescere e maturare all’interno di una serie di relazioni a noi più vicine.
Si è portati a pensare che vivere signifi chi solo provare sensazioni che, subdolamente, portano a negare il senso stesso della
vita e il piacere di viverla. Diventiamo, inconsapevolmente, merce comperata da tutta una serie di “optional” tecnologici
che fanno confondere i desideri con il bisogno. Come se non bastasse l’attività politica, incapace di prendere sul serio i
problemi e gli interessi dei cittadini, si preoccupa solamente di fare salvi un certo liberalismo e certi interessi di parte. Tutto
questo fi nisce per determinare in ciascuno di noi indiff erenza e disistima nei confronti della “cosa pubblica”. Ne deriva un
clima di insicurezza e precarietà nei legami sociali, che ci tolgono le necessarie motivazioni che possano garantire validità e
futuro in ogni campo sociale. I messaggi che quotidianamente i media ci inculcano esaltano una certa precarietà dei legami
aff ettivi incrementando ogni sorta di dubbio sull’importanza di impegnarsi seriamente per tutto il tempo vivibile, nel cam-
po dell’amore. Oggi in generale si ha paura degli impegni tesi a formulare progetti seri e duraturi relativi alla formazione di
una famiglia. La dote della fedeltà in amore, tanto esaltata nelle precedenti generazioni, viene rappresentata, oggi, come un
valore superato cioè a dire che conta innanzitutto l’aspetto della carriera e di un certo opportunismo.
Ciò che conta, in defi nitiva, è la riuscita nei vari campi sociali. Purtroppo nella tempesta dei messaggi negativi che quoti-
dianamente si accavallano e ci raggiungono si fi nisce per considerare, forse, che sia più effi cace la elaborazione di un pro-
getto di vita che si esaurisca, poi, in una sterile deludente storia privata con l’evidente risultato che una perversa cultura dei
diritti fi nisce per soff ocare quella dei doveri. Non importa ne come ne quando ma è di estrema importanza che ci rendiamo
partecipi nella costruzione di un futuro. Sembra proprio che sia vero ma c’è una ragione culturale, di costume e forse anche
pratica che ha originato questa tendenza che sarebbe troppo lungo e diffi cile analizzare. . E’ pur vero che non mancano
motivi di preoccupazione, anche abbastanza seri, che ci spingono a guardare e considerare cose e fatti con una disincantata
lucidità che ci fa sperare di uscire dignitosamente da questa specie di sabbie mobili tuttavia dobbiamo smetterla di pensare
in negativo. Abbandoniamo, allora, tutte queste sensazioni pessimistiche per non cadere in un certo vittimismo equivoco
che fi nirebbe per impedire ogni possibile ricerca tesa a ritrovare la capacità e la bellezza di stare insieme e comunicare tra
generazioni e, soprattutto, guardiamo con speranza al bicchiere mezzo pieno! FRANCO VIGANI
GENERALI
ASSICURAZIONI
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LA POLIFARMACOTERAPIA NEL PAZIENTE IN ETA’ AVANZATA: RISCHI E BENEFICINegli ultimi anni il progresso nella medicina e nell’igiene, è stato così ampio da aver cambiato completamente le condizioni
sanitarie nei paesi più industrializzati. Con la diminuzione del tasso di mortalità e dell’incidenza delle malattie infettive, si
assiste ad un aumento dell’aspettativa di vita media con conseguente aumento dell’incidenza e della prevalenza di patologie
croniche come ad esempio il diabete o l’ipertensione arteriosa. In particolare è da ricordare che l’Italia è il paese dell’Unione
europea che presenta la più alta percentuale (20 %), rispetto alla popolazione generale di persone con età superiore ai 65
anni. Si stima inoltre che nel nostro paese la popolazione avente più di 80 anni nel 2030 sarà ben l’85% in più di quella che
era presente negli anni sessanta. Come conseguenza quindi dell’invecchiamento della popolazione, vi è un enorme svilup-
po di malattie croniche anche multiple. La malattia cronica è una patologia a progressione lenta, invalidante, che richiede
spesso anche trattamenti farmacologici multipli prolungati nel tempo cioè una “polifarmacoterapia”. Con questo termine
si intende l’assunzione contemporanea da parte di un soggetto di 4 o più farmaci e tale pratica si pone lo scopo non solo la
cura di patologie in corso, ma anche la fi nalità di prevenire lo sviluppo, in soggetti a rischio, di patologie croniche e/o acute
invalidanti. Un esempio di profi lassi spesso eff ettuata con l’uso di più farmaci, è il trattamento della “sindrome metaboli-
ca” che è una alterazione spesso asintomatica che espone il paziente al rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari: in
questo caso l’uso di più farmaci (antiipertensivi, ipoglicemizzanti, antiaggreganti, ipocolesterolomizzanti) rappresenta un
chiaro benefi cio. Tuttavia la “polifarmacoterapia” espone il paziente a ulteriori rischi correlati con l’uso dei farmaci come
le interazioni farmacologiche, l’uso di farmaci non appropriati o la comparsa di reazioni avverse impreviste, inoltre tale
rischio aumenta con l’aumentare dell’età. Secondo vari studi internazionali, il rischio di comparsa di eff etti avversi negli
anziani legato all’uso dei farmaci, viene stimato fra il 20 – 25% a diff erenza dei giovani in cui le percentuali sono del 2 – 10%
ed inoltre il rischio di eff etti avversi con l’uso di 2 farmaci sarebbe pari al 13%, rischio che aumenta alla probabilità dell’82%
con l’uso di 7 farmaci contemporaneamente. Numerosi ricercatori si sono posti come fi nalità dei loro studi la prevenzione
degli eff etti avversi correlati con l’uso di più farmaci ed in particolare va ricordato Mark Howard Beers (1954 – 2009) che
nel 2003 formula dei criteri per tentare di razionalizzare l’uso dei farmaci nei pazienti di età superiore ai 65 anni. Tali criteri
sono stati aggiornati e modifi cati nel 2013 per renderli più facilmente applicabili dagli operatori sanitari. Presso il Corso
di Laurea in Infermieristica dell’Università di Trieste sono stati condotti alcuni studi osservazionali sull’uso dei farmaci
nella popolazione anziana. Un primo studio è stato condotto su una popolazione di pazienti over 65 anni in carico alla
ADI del Distretto di Monfalcone (ASL n° 2) con cui si è osservato che in media venivano assunti 5,19 farmaci per paziente
(minimo 2, massimo 9), che non vi era una adeguata conoscenza dei potenziali eff etti tossici dei farmaci utilizzati e che i
criteri formulati da Beers nel 65,4% dei casi non venivano rispettati. Un secondo studio è stato invece eff ettuato valutando
le segnalazioni delle cadute avvenute negli Ospedali riuniti di Trieste in un periodo di 6 mesi (257 segnalazioni). Le cadute
sono un evento indesiderato che può essere accidentale, ma anche correlato con l’uso di farmaci che espongono il paziente
a tale rischio. Si è osservato che l’età media dei pazienti era di 79,34 anni, il numero medio di farmaci somministrati ad ogni
paziente era di 8,12 e che le cadute multiple aumentavano nei pazienti trattati con farmaci favorenti le cadute stesse, pa-
zienti in cui spesso i criteri di Beers non erano rispettati. In conclusione quindi possiamo dire che la “polifarmacoterapia”
è sicuramente valido strumento di cura e prevenzione, ma che espone il paziente a rischi correlati all’uso dei farmaci che
spesso vengono prescritti senza tenere conto dei criteri di sicurezza che andrebbero rispettati e senza informare adeguata-
mente il paziente sugli eventuali eff etti indesiderati. Dott. Luigi Candussio
Farmacologo; docente di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Trieste
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CULTURA, BENESSERE E SALUTE: LEZIONI PER LA
DONNA OGGIIl Corso curato dalla signora Luisa Masizzo off re un percorso di ar-
ricchimento culturale, spaziando dalla storia alle rappresentazioni ar-
tistiche, dalla cucina al benessere e alla salute. L'architetto Valentina
Piccinno ha aperto il nuovo anno accademico, proponendo i “Musei
e le Collezioni della Provincia di Udine”, estratto del suo ricco volume
che si abbina a “L'architettura di Udine e altri luoghi” con 20.000 fo-
tografi e, donato alle corsiste. La Piccinno, dopo la Laurea in Architet-
tura, conseguita al Politecnico di Milano con una tesi sull'archeologia
industriale, ha preparato e allestito a Villa Manin, in collaborazione
con il Centro di Catalogazione e Restuauro dei Beni Culturali, la mo-
stra “Fornaci a fuoco continuo in Friuli dal 1866 al 1920” e molti altri
eventi. La sua passione e l’attento studio sono al centro degli interessi
di un'amica del Corso Ute, la scrittrice e ricercatrice Liliana Cargne-lutti, esperta di storia e arte in Friuli, il cui ritorno tanto atteso ha conquistato il pubblico, confermando le grandi qualità
professionali così come l'elegante esposizione che si è orientata sui “Processi con protagoniste femminili tra '7 e '800”. Il
salto alla pasticceria autunnale con il magnifi co Danilo D’Olivo de “Il laboratorio del dolce” di Udine è stato un passaggio
dolcissimo assicurato dalla sapienza di chi ancora ragazzo ha imparato ad amare quest'arte, anche viaggiando e specializ-
zandosi successivamente a Parigi nei mignon, in Austria con i dolci da credenza, a Londra per cheesecake e a Torino per
l'”Arte bianca”. Passione, cultura e attenzione al dettaglio che riservano mille sorprese, elaborando zucca, castagne e uva con
cioccolato. Il risultato: ricette ghiotte e segreti per rivisitare, tra le altre, la torta di Lienz, la crostata di mele con zucchero
bruciato e la vivacissima “ricotta e zucca”.
Al suo ritorno natalizio, D'Olivo, con grande sorpresa, ha proposto la ricetta del panettone, del Pudding e dello Stollen,
accanto al dolce carnico, “Pete”, di cui ve ne diamo “un'infarinatura”.... Di cucina speciale si è parlato con la prof. Maura
Pontoni ascoltando l'incanto dei “fi ori eduli, cioè commestibili, buoni a mangiarsi, puliti e giusti”. Tra essi i fi ori di zucca,
accanto a quelli di lillà, il gelsomino, ma anche il basilico e la viola.
Tutti conoscono la tradizione parmense di zuccherare il delicato e profumatissimo fi orellino primaverile! La signora Pon-
toni vanta una tradizione familiare, essendo la sorella di Germano Pontoni, Chef dell'Unione cuochi della Regione Friuli
Venezia Giulia. Il grande maestro, intervenuto successivamente, ha orientato l'attenzione dei presenti sui Cuochi di bordo
nel tempo, alternandosi alle piante offi cinali e spontanee, riprese dalla agronoma Annalisa Giordano che le ha prima pre-
sentate e poi tradotte in semplici ricette per il nostro benessere quotidiano.
Il percorso in questo aff ascinante mondo è poi continuato con il dott. Carlo Santarossa che ha trattato gli olii essenziali,
della loro distillazione, mostrata attraverso un distillatore che raggiunge il cuore delle piante dove essi sono conservati . I
fi ori “off erti” alle signore sono stati la lavanda, l'arancio, la rosa, la menta, accanto alla radice dello zenzero e la corteccia
della cannella, mostrando le infi nite qualità e introducendo alla distinzione tra olii essenziali e vegetali. Colpiva molto l'olio
del Geraneo per le sue proprietà antisettiche, insetticide e antiossidanti, utilizzato nei massaggi o nei bagni, perchè ha una
blanda azione sedativa e aroma persistente che lo rende ottimo profumatore per ambienti.
Si ricorda che un tempo le donne erano solite profumarsi proprio custodendo nel decoltè una foglia di questo fi ore da bal-
cone. Mentre il dottor Luigi Canciani pone l'accento sull'alimentazione nelle età, monito ad una più sana conduzione delle
proprie giornate per vivere in forma.
Il Colonnello Alessandro Bonomini, con le sue qualità di comunicatore e autentico appassionato di cultura, ha sviluppato
l'avvincente tema della Sibilla nel mito e nella storia. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio
(solitamente Apollo), in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente, proiettando
numerose diapositive e dando il “la” alle indimenticabili lezioni-concerto di Federico Bernardis con le’operetta “La Prin-
cipessa della Czarda” e con i balletti “Lo schiaccianoci”, “La fi glia del faraone” e la vita di Manon. Il viaggio nella lirica si
corona con la favolosa Francesca Scaini che riporta, al vivo della sua voce e della sua interpretazione, le più celebri arie del
repertorio dei grandi compositori italiani in una lezione di successo. Il corso si è spostato anche per una lezione musicale
originale nel contesto del Ridotto di Casa Turoldo a Coderno di Sedegliano, per incontrare e ascoltare la voce del celebre
basso Plinio Clabassi, in occasione delle presentazione del volume a lui dedicato da Mons. Nicola Borgo, che ha coinvol-
to il prof. Raneri e la dottoressa Raff aella Beano insieme agli amici, l'artista Lella Cuberli, Rolando Panerai e Gianfranco
Plenizio. Renata Capria D'Aronco, presidente del Club Unesco di Udine è intervenuta per la gioia degli ospiti con una
conversazione su “L'esarcato d'Europa e di Russia, cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San
Pietroburgo”. Ha proposto così l’Ordine cavalleresco che svolge, ed ha sempre attuato, attività umanitarie. Patrizia Cabrini
ha condotto con il suo apprezzato e spiccato stile la presentazione anche per diapositive di Camille Claudel, scultrice e de-
signer francese, sorella dello scrittore e diplomatico Paul Claudel. Un corso dalle mille risorse, intelligentemente condotto.
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LE DIECI LIBERTA’Il grande pericolo della società contemporanea è che Dio sparisca dall'orizzonte della vita dell'uomo. Le grandi domande
dell'esistenza: da dove veniamo, dove andiamo, che sarà di noi, perché si soff re, perché si muore, c'è vita dopo la morte?
Non avrebbero alcuna risposta per l'uomo ad una dimensione, quella orizzontale, mentre abbiamo enorme bisogno di dare
una direzione sensata alla nostra vita.
La questione di Dio, che ha sempre interrogato aff ascinato lo spirito umano, è centrale nella nostra vita, perché fa diff e-
renza che Dio esista o non esista: se, infatti, Dio è l'origine, il senso e il fi ne dell'uomo e dell'universo, la vita ha un preciso
orientamento.
Dinanzi alla questione di Dio non vi è neutralità.
A ben vedere: il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo.
Certo, l'uomo non sempre arriva a conoscere Dio con facilità. È per questo che Dio stesso ci è venuto incontro, si è rivelato
come chi è.
A Mosé che chiede: ma tu chi sei? Dio risponde: io sono chi sono, che vuol dire “io ci sono per te”. Io sono il Signore, tuo
Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai ido-
lo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. (Es 20,2-5)
Il Dio in cui crediamo è il Dio per noi. Dio stesso ha preso l'iniziativa di rivolgersi a noi, si è manifestato, si è fatto “parola,
voce”: “io sono il Signore Dio tuo”.
Ha fatto conoscere la sua azione creatrice e liberatrice degli uomini.
Il primo appello e la giusta esigenza di Dio sono che l'uomo lo accolga, lo adori e in lui trovi sollievo e scopra se stesso.
Si, perché la rivelazione di Dio risponde alle esigenze intellettuali più elevate e aiuta l'uomo a capire se stesso come essere
creato “ad immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1,26).
Credere in Dio come l'essere eterno, infi nito, onnipotente, buono, immutabile, vuol dire riconoscere che Dio è verità infi -
nita, le sue parole sono parole di vita, di lui possiamo fi darci, ascoltarlo ed amarlo.
L'ottimismo del sapere con il progresso delle scienze e della tecnica che penetra le profondità dell'universo, che scandaglia
la struttura biologica dello stesso essere umano, non può relegare all'irrilevanza la dimensione trascendente, non rende
superfl ua o insignifi cante la domanda radicale di tutte le domande dell'intelligenza umana: dov'è il senso della vita? Qual è
la sua origine? “Io sono il Signore Dio tuo”: questa è la risposta.
Ancora, quel Dio che l'umanità in qualche modo ha sempre conosciuto, in modo pieno e defi nitivo si è fatto conoscere,
ha mostrato il suo volto, ha rivelato il suo nome: si chiama Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Signore, Via, Verità e Vita, che è
entrato nella storia e nell'esperienza umana per condividerla, illuminarla, trasformarla con l'eff usione dello spirito Santo,
dono della sua vita off erta sulla croce, che ha aperto all'umanità la speranza che non delude.
Così alla parola ascoltata sul monte: “io sono il Signore Dio tuo, che si traduceva nel solenne precetto: “ascolta, Israele: il
Signore è nostro, Dio il Signore è uno solo” (Dt 6,4), Gesù, sintesi e culmine del Dio rivelato, ci ha indicato il solido fon-
damento e la strada sicura su cui poggiare la vita: “amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima,
con tutta la tua mente.” (Mt 22,37)
Credere che Dio è Dio, signifi ca, di conseguenza, aver trovato la sorgente della vita morale. Ignorare Dio o vivere come se
lui non esistesse, a ben vedere, vuol dire demolire ogni riferimento oggettivo anche nelle relazioni tra gli uomini. Infatti,
perché rinunciare a ciò che voglio o desidero?
Perché rispettare gli altri?
L'ignoranza o la noncuranza di Dio si traduce, di fatto, nella legittimazione di tutte le deviazioni morali. Credere che Dio
è il Signore della vita signifi ca altresì aver trovato la roccia solida cui aggrapparsi contro la disperazione: ricordati, che non
sei mai solo!
O contro la presunzione: ricordati che non sei onnipotente, al contrario sei piccolo e fragile. Ci riferisce la Bibbia che Isra-
ele nel deserto, nonostante il giuramento di osservare l'Alleanza, si traviò, si allontanò dalla via che Dio gli aveva indicato
e si costruì un idolo, il vitello d’oro (Dt 9, 1-12; 32).
Anche nel nostro tempo l'uomo cerca di costruirsi degli idoli: si chiamano denaro, potere, successo, droga, interesse al
paranormale, all'occulto, a forme di religiosità esoterica.
Oltre a rinnegare il primato di Dio, cresce l'indiff erenza di Dio.
Sono tutte forme che mortifi cano e sconfi ggono la dignità della ragione umana.
La fi nitezza umana che in tanti frangenti della vita ci lascia smarriti, postula una presenza al di là, una luce superiore, una
scintilla dell'origine.
“Io sono il Signore Dio tuo”. È un messaggio forte da trasmettere alle future generazioni.
Don Luigi Del Giudice
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Intervista al personaggio – ANGELO MAPELLI Sono ormai vent’anni che i docenti e i partecipanti ai corsi
dell’Ute del Codroipese hanno il piacere di incontrarlo. Lui
è sempre lì che con umiltà, pazienza, conoscenze tecniche e
tanta buona volontà, contribuisce a far funzionare la segre-
teria dell’Ute. Si tratta di Angelo Mapelli. Volevamo farvelo
conoscere un po’ di più: ecco cosa abbiamo scoperto su di lui.
Qual è la sua origine, quali sono state le sue prime esperien-
ze? Come la maggior parte della mia generazione, anch’io
ebbi, sia nel periodo infantile, sia in quello giovanile, una re-
altà alquanto disagiata, essendo la mia famiglia, ancorché nu-merosa, uscita piuttosto malconcia dal disastro della guerra; da qui la necessità di trovare una qualsiasi attività lavorativa
pur di aiutare i miei genitori a sbarcare il lunario.
Sono nato a Cologno Monzese (MI) all’inizio del secondo confl itto mondiale. Dopo le scuole medie, ho frequentato, do-
vendo lavorare durante il giorno, gli inevitabili studi serali, faticosissimi per via dei mezzi di trasporto allora del tutto ina-
deguati: nel 1956 cominciò il mio inserimento nel mondo del lavoro. Dopo esperienze di poco interesse in varie aziende
medio piccole, a inizio anni sessanta fui assunto da una multinazionale americana, leader nel settore elaboratori elettronici,
in grande espansione a quel tempo, con sede di produzione in Brianza. L’impatto con la nuova società fu a dir poco entu-
siasmante, strutture nuove, posto di lavoro curatissimo, mensa aziendale di prim’ordine e in più la politica dell’azienda che
mirava a formare i propri dipendenti con continui corsi di aggiornamento, off rendo ai meritevoli opportunità di apprendi-
mento tecnico/industriale, durante le ore di lavoro e, nelle ore serali, lo studio della lingua inglese.
Ci può sintetizzare le varie tappe sull’assegnazione internazionale negli USA?
A metà degli anni ’70 fui trasferito dal reparto produttivo agli uffi ci tecnici in qualità di tecnico di produzione con buone
prospettive future di assegnazioni internazionali. Da quel periodo sino al 1983 fui assegnato per 5 volte (periodi da 6 ai 12
mesi) in USA, nel laboratorio di Rochester (Minnesota). Ricordo e sogno: l’arrivo all’aeroporto cittadino, collocazione al
Soldiers Field Motel prima della sistemazione defi nitiva al Walhalla Residence; poi, Silver Lake, laghetto artifi ciale che non
ghiacciava perché alimentato da acque provenienti da una vicina centrale idroelettrica, qui venivano a svernare centinaia di
oche provenienti dal freddo canadese; i picnic in meravigliosi e attrezzatissimi parchi; il sabato mattina di buon’ora la corsa
verso il grande fi ume, il Mississippi, alla pesca dei bramati Walleyed Pike; Minneapolis, la grande città dove si potevano
trovare prodotti italiani, dal parmigiano all’appetitoso bologna; Duluth, meravigliosa cittadina ubicata vicino alla frontiera
Canadese, circondata da mille laghi e paradiso per i pescatori, città natale di Bob Dylan: Apache Mall, immenso Store dove
ci si rifugiava nel periodo invernale a passeggiare, quando fuori il tempo era proibitivo per le basse temperature.
Durante le ferie il lungo tragitto sulla Highway Interstate 90 West verso lo Yellowstone Park, nello stato del Wyoming, qui
nacque il pittore Jackson Pollock, uno dei maggiori rappresentanti dell'Espressionismo Astratto, attraverso le sconfi nate e
aride pianure del South Dakota e le più verdi e collinose distese del Montana.
Cosa ricorda dell’assegnazione in Costa Azzurra?
Successivamente ’84 ’86 fu la volta di una assegnazione, durata 2 anni e mezzo, a Cagnes sur Mer, amena località della costa
azzurra a metà strada tra Nizza e Cannes, nei labs di La Gaude. Tra le splendide località della zona, che non hanno certo
bisogno di presentazione, mi piace ricordare S. Paul de Vence, incantevole borgo dell’entroterra Provenzale dove hanno
soggiornato molti artisti francesi di tutti i generi.
Dove si concluse il suo peregrinare, prima della pensione?
L’anno dopo fui inviato quattro mesi a Lexington (Kentucky) per seguire lo sviluppo di una grande stampante e infi ne il pe-
regrinare fi nì con due assegnazioni (anni 1988 e 1991) a Roma presso il costruendo stabilimento di S. Palomba (Pomezia).
A metà degli anni ’90, come tocco fi nale, in quiescenza, mi trasferii in Friuli, avendo io sposato una pantianicchese, e qui
iniziai una nuova “carriera” come volontario nell’Università della Terza Età del Codroipese (Associazione di Promozione
Sociale).
Quali sono i compiti di segreteria assolti per l’Ute?
Il compito di supporto informatico al lavoro di segreteria e in particolare responsabile dei Data Base di tutti gli iscritti Ute,
come soci Ordinari o soci Sostenitori, sia di Codroipo sia per le sezioni affi liate e degli stessi fi le per gli iscritti di Aifa e
Attività Motoria per la sola sezione di Codroipo.
Quali altre incombenze per l’Ute le sono state assegnate? Ho insegnato Informatica di base e per altri lunghi anni sono
stato coordinatore del gruppo di ballo. Quali altri impegni di carattere sociale ha assunto nel suo paese di residenza?
Il seppur impegnativo lavoro nell’’Associazione, non mi ha impedito di dedicare parte del mio tempo anche al paese di
adozione, S. Lorenzo di Sedegliano, infatti, sono stato per 4 anni segretario della Pro Loco e per ben 8 anni direttore del
consiglio economico parrocchiale.
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BIOMUSICADa novembre 2014 è partito presso la sede Ute di Bertiolo un nuovo corso di Biomusica.
Vi chiederete “Di cosa si tratta?” La Biomusica è una forma di Musicoterapia. Ne esistono vari tipi: quella attiva, ovvero
il paziente interviene direttamente nella produzione della musica e quella passiva, dove la persona non interviene nella
produzione sonora ma ascolta soltanto, si basa quindi sull'ascolto di opere musicali. La Biomusica invece appartiene a una
terza categoria: la musicoterapia vibrazionale o integrativa. La Biomusica è quindi un nuovo ramo della Musicoterapia che
utilizza antiche conoscenze sull'infl uenza del suono nelle persone. E' una disciplina di carattere evolutivo, considera cioè
ogni individuo come un essere in costante evoluzione, indipendentemente dalla condizione fi sica o psichica nella quale
si trova; e metodo integrativo. Agisce sugli aspetti emozionali, fi siologici ed energetici dell'individuo, attraverso tecniche
ludiche, di respirazione, di movimento, di rilassamento attivo ed emissioni di suoni, come stimolo e/o complemento di
processi terapeutici. Un incontro dura circa un'ora e si struttura così:
la prima parte è dedicata ai giochi di Biomusica; la seconda parte agli esercizi bioenergetici,
la terza parte alla condivisione che si può svolgere attraverso la verbalizzazione, la rappresentazione grafi ca o la condivi-
sione di cibo. I giochi in Biomusica sono stati studiati appositamente per destrutturare le persone prima di cominciare con
gli esercizi. Servono per sciogliere le tensioni e per alterare la catena di pensieri, emozioni e movimenti di tutti i giorni.
Insomma per non pensare al lavoro e ai problemi mentre si svolge l'incontro! Sono giochi cooperativi e non competitivi,
ovvero la loro fi nalità non è quella di far vincere o perdere qualcuno ma sono giochi strutturati in modo tale che nessuno
venga eliminato ma anzi lo scopo è quello di creare e unire il gruppo. Dopo la fase dei giochi, inizia la fase dedicata agli
esercizi di Bioenergetica. La Bioenergetica secondo Biomusica è il risultato della trasformazione delle energie provenienti
dall'alimentazione, dalla respirazione e dalla vita psichica, ovvero da tutti gli stimoli che ci arrivano in continuazione.
La tecnica si chiama LADE. Con gli esercizi si va a: Lavare i canali lungo i quali circola l'energia;
Accumulare energia in un punto preciso del corpo, a livello muscolare; Distribuire questa energia ad ogni incontro in un
punto diverso del corpo (ad ogni seduta si lavora su un sistema - respiratorio, cardiocircolatorio,...); Equilibrare, portando
l'energia a tutto il corpo. La terza fase di distribuzione dell'energia avviene attraverso il suono indirizzato, che è il nucleo
di Biomusica. Si tratta dell'emissione delle cinque note con tonalità diverse.
Senza suono indirizzato non si può parlare di Biomusica. Ad oggi ho svolto due incontri presso l'Ute di Bertiolo in quanto
il corso di Biomusica è inserito all’interno del corso di Yoga della Risata, tenuto da Rosa Fiume. Posso dire di aver trovato
persone interessate ed aperte a sperimentare questa disciplina. È stato molto semplice creare un gruppo unito in quanto i
componenti si conoscevano già e avevano già svolto sedute di Yoga della Risata.
In quanto docente, posso dire che ogni volta che tengo un ciclo di incontri di Biomusica mi sento arricchita in quanto
rappresenta un'occasione di crescita anche per me. Conosco persone nuove e mi diverto con i partecipanti al corso. È
gratifi cante vedere le persone che si dedicano del tempo di qualità per se stesse e che si impegnano per lavorare su di sé
ed evolvere. Fabris dott.ssa Roberta
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OLODANZA® L’Olodanza (danza globale) è una forma di movimento consapevole, costituita da esercizi e da situazioni di gruppo che aiu-
tano a vivere esperienze profonde, piacevoli e utili per la vitalità, sciogliere tensioni muscolari, l’espressione di sé, la relazio-
ne con gli altri e l’equilibrio interiore. In particolare gli obbiettivi sono: rendere più facile e completo il respiro, armonizzare
l’energia vitale, esprimere se stessi con un movimento creativo, danzare in modo spontaneo, migliorare la comunicazione
e sentirsi più sereni e capaci di resistere alle diffi coltà della vita. Tutti gli esercizi di Olodanza (con pochissime eccezioni)
vengono praticati ascoltando una musica adatta. Quindi c’è la musica vibrante per il riscaldamento, quella a ritmo leggero
per gli ondeggiamenti, quella ben ritmata per le danze forti e spontanee, quella melodica per il rilassamento, quella lineare
per un’applicazione meditativa. Vi sono musiche associabili a movimenti, respirazioni, visualizzazione che aiutano a ricari-
carci. Quando, in Olodanza, la musica entra in noi, suggerisce un tipo di movimento che tanto più effi cace per migliorare lo
stato di salute e la vitalità quanto più è intuitivo, quindi il corpo-mente è lasciato libero di trovare la sua forma di risonanza
attraverso la musica. L’ideatore di questo metodo è il dr. Romano Sartori. Prima di dedicarsi completamente all’Olodanza
è stato psicologo e insegnante di lettere, ha fondato l’omonima scuola. Tutto ciò che riguarda il “benessere” in senso più
ampio e non limitato alla solita visione tradizionale (terme-massaggi-relax-danza) è sempre più riconosciuto in Italia gra-
zie al supporto di enti no-profi t interessati al benessere dei disabili, malati di Parkinson e sopratutto grazie all’entusiasmo
delle persone che operano nel settore specifi co (psicologi, psicoterapeuti etc) che riconoscono gli eff etti positivi di questa
metodologia.
Esaminiamo ora le varie applicazioni eff ettuate e documentate da diversi professionisti. Olodanza per Disabili. L’Olodanza
si prefi ssa come obiettivi l’omogeneità di gruppo mediante il miglioramento delle relazioni interpersonali, il miglioramento
della coordinazione e la verbalizzazione dei sentimenti. Le attività tradizionali per i diversamente abili sono caratterizzate
dalla passività dei soggetti e la loro continua assistenza da parte degli operatori. L’Olodanza contrariamente ad altre attività
rende i soggetti attivi e propositivi permettendo loro di sviluppare la fantasia, la libera espressione e la stessa personalizza-
zione delle lezioni in base alle loro esigenze e proposte. Attraverso l’utilizzo di strumenti musicali, disegno, canto, esercizi
di contatto-fi ducia-accudimento (quindi un ruolo attivo) i membri del gruppo dopo alcuni mesi si dimostrano affi atati,
collaborativi, notevolmente migliorati nell’equilibrio e coordinazione. Da non sottovalutare la loro capacità di far emergere
lati del proprio carattere e la esternalizzazione delle opinioni inerenti all’attività svolta.
Olodanza per Malati di Parkinson (e i loro familiari) Nella relazione d’aiuto e tra le attività di cura e di presa in carico dei
pazienti aff etti da Malattia di Parkinson, una delle attività che progressivamente sta assumendo una più ampia diff usione è
la danza terapia. In questo caso non si tratta di un’attività che mira ad indurre nei partecipanti un saper fare tecnico (come
il saper danzare). Al contrario, ciò che viene valorizzato è proprio la libera espressione personale, nel pieno rispetto delle
proprie capacità fi siche e dei propri stati emotivi. Si va quindi a lavorare su tre diverse dimensioni del paziente: corporea,
relazionale ed emotivo/aff ettiva.
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Durante questi incontri i malati sono stimolati attraverso l’ascolto di musica e coinvolti da una partecipazione vocale. In
questo modo si promuove la capacità di percepire le sensazioni attraverso il corpo, la facilitazione del movimento, la mi-
gliore capacità di coordinazione e sincronizzazione dei gesti, il rilassamento e la distensione muscolare. Tutto questo porta
i pazienti ad accettare i propri limiti e a riscoprire potenzialità latenti (valorizzazione delle proprie possibilità). Essendo
poi un’attività sociale, l'Olodanza facilita anche la comunicazione tra i partecipanti, la fi ducia e l’integrazione del gruppo,
l’emergere di sentimenti positivi. Grazie a questi eff etti, si facilita il rilassamento e si allenta il senso di apatia, allontana-
mento dalla vita e solitudine di cui spesso i pazienti soff rono. La persona può infatti allentare l’attenzione su se stessa e i
suoi disturbi e sperimentare, in modo naturale e fl uido, la bellezza della condivisione che la malattia di solito interrompe.
Olodanza per Bambini. Con l’Olodanza si vuole proporre ai bambini un insieme organico di giochi, danze ed esercizi
espressivi e comunicativi. L’approccio è giocoso e i movimenti hanno carattere di leggerezza, facilità e umorismo che ben si
s'addice all’età infantile. L’età di riferimento è tra i 4 e 7 anni, caratterizzata dalla forte simbolizzazione, del senso di stupore
e della capacità di coinvolgersi in modo particolarmente vitale e fresco nelle situazione reali o immaginate. Durante l’età
precedente (0-3 anni) i bambini sono assorbiti nella maturazione sensoriale e motoria, e, anche quando questa è abba-
stanza avanzata, non sono ancora in grado di comprendere e interiorizzare le istruzioni per i nostri giochi, né hanno una
suffi ciente autonomia emozionale, dipendendo strettamente dalla presenza delle fi gure adulte di riferimento costante. L’età
successiva (dagli 8 anni in poi) vede svilupparsi progressivamente l’interesse verso la comprensione realistica della vita,
e l’incanto tende via via ad essere sostituito dal desiderio di spiegazione verosimile dei fatti e delle cose. L’età dai 4-7 anni
comporta una grande facilità di accesso all’immaginario, svincolato dal reale. In un attimo il bambino può immaginarsi su
un micro-pianeta inesistente, può parlare con fate e maghi, può essere un indiano o un bisonte, una trottola o una bambola,
un falco o un pulcino. La simbolizzazione non pone problemi di realismo: è subito così, e basta.
Olodanza per anziani. Con gli anziani si può pensare all'Olodanza come attività fi sica dolce che produce eff etti fi siologici,
buona circolazione del sangue, ossigenazione e massaggio degli organi, maggior fl uidità nel movimento, ma anche come
attività che porta ad una ri-scoperta delle potenzialità creative ed espressive proprie di ciascuno, contribuisce al recupero di
un patrimonio esperienziale, aiutando a superare le barriere di diffi denza dovute all'età, ai dolori e alla mancanza di fi ducia
del proprio corpo. L'Olodanza utilizza le risorse del processo creativo per lo sviluppo e l’integrazione dell’individuo; infatti
interviene sia nell’ambito di tipo espressivo per il sostegno alla salute e al sano sviluppo psicologico, sia come risposta po-
sitiva al disagio e alla soff erenza della persona in rapporto a sé e agli altri. Si può prevedere anche l'inserimento di persone
con morbo di Alzheimer; si off re l'opportunità alla persona anziana di esprimersi attraverso il movimento agevolando il
linguaggio del corpo. La comunicazione non verbale è correlata alla manifestazione delle emozioni, dei sentimenti, di tutto
ciò che si nasconde dietro il signifi cato delle parole. E' il linguaggio universale che ogni persona è in grado di aff errare e
comprendere al di là delle capacità cognitive possedute o residue. Attraverso una gestualità rassicurante, che off re uno sti-
molo imitativo, unitamente a movimenti che possano incentivarlo a una ricerca personale ed espressiva.
Olodanza per adulti. L'Olodanza è rivolta a tutti coloro che vogliono migliorare e mantenere uno stato di benessere
psico-fi sico, eff ettuare un'attività ludica e che permetta socializzazione, risvegliare le capacità artistiche ed espressive. Gli
eff etti benefi ci riscontrati riguardano il superamento di stati di stanchezza, stress, disorientamento esistenziale e diffi coltà
comunicative. Vorrei sottolineare infi ne quanto sia importante riappropriarsi dell'ascolto del proprio corpo, l'attenzione al
respiro, svuotare la mente da innumerevoli pensieri e progetti al fi ne di rimanere in uno stato di equilibrio psichico. Come
diceva Giovanale “Mens sana in corpore sano” (Satire, X, 356). Caterina Pandolfo
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MONDO CARNE - DAL CORTILE ALLA TAVOLA
“E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” (Giovanni,III,19)1... Almeno sembra. Cercano le cose facili, quelle
che più li tranquillizzano, anche se spesso la semplifi cazione è nemica della realtà. Il titolo già fa capire che si tratta di un
argomento alquanto intricato, vario e che richiederebbe una multidisciplinarità per essere aff rontato in termini esaustivi.
Il tutto è stato un navigare a diporto per l’oceano, quasi a sfi orare con brevissimi approdi le varie tematiche senza pretese,
consapevoli dei propri limiti.
Orientarsi in un mondo che cambia velocemente, dove un relativismo imperante mette in discussione le nostre poche cer-
tezze, non è facile e oltre alla conoscenza serve anche il buon senso, legato all’esperienza della piena maturità. Si ritiene sia
riduttivo aff rontare con specifi ci argomenti l’approccio a questa problematica. L’obiettivo più che dare verità è stato quello
di destare curiosità, far comprendere che non siamo solo “schiavi” del nostro vero “padrone”, “lo stomaco”, ma che oltre a
questo abbiamo anche una testa. Il sapere, il discernimento, la ragione dovrebbero portarci a comprendere che il cibarsi
non è solo questione di sensi come il gusto, l’odore, il sapore, il colore ecc.
Se è vero che tutti gli alimenti in tavola hanno pari dignità e sono un qualcosa di prezioso, non hanno però tutti pari valore.
Il mondo della carne segna la storia della nostra civiltà, del nostro progresso, con implicazioni che vanno ben oltre il puro
aspetto alimentare. Avvertendo tale complessità, si ritiene che le persone rifi utino di porsi tante domande e che semplifi -
chino il tutto anichilendo nella banalità di tanti programmi televisivi o nelle aff ermazioni dei vari personaggi più o meno
noti che per motivi personali o semplicemente per “darsi un tono” fanno certe “sparate” che denotano, nella migliore delle
ipotesi, la mancanza di un quadro d’insieme.
L’economia ha sempre condizionato il corso della storia ed ora, più che mai, sta imperando ed anche incidendo, con questa
globalizzazione sregolata (per usare un eufemismo), sulle nostre abitudini. Impone uno scollamento tra zona di produzio-
ne e zona di consumo. La forza delle multinazionali, sommata alle conseguenze dei forti fl ussi migratori, ci fa dimenticare
i nostri costumi. Il “desco” (la tavola) caratterizza un popolo, una nazione, una regione; in altre parole contestualizza il
nostro vivere e scandisce le varie ricorrenze, anche quelle religiose. Entra nel nostro intimo, si identifi ca con noi stessi.
Ci viene data anche l’illusione di rispolverare la tradizione con i prodotti tipici locali e molti ne sono convinti, senza
accorgerci tutti però che sono prodotti diversi da quelli del passato per vari motivi. Sono delle riesumazioni con tantis-
sime variabili e che incontrano dei palati ben diversi da quelli dei nostri avi. Il gusto va educato e oggi è molto orientato
verso il tenue, il “light”: l’aringa del giorno delle Ceneri raramente si avvicina a quella di cinquanta anni fa e ben pochi la
consumerebbero. Anche il modo di cucinare è molto creativo, tenendo fortissimamente presente il grave problema della
masticazione (deve essere tenera): anche i nostri denti non sono più forti come un tempo.
Ora una utopia, un sogno ma i sogni sono forse la parte migliore della nostra vita: aff rontare in maniera organica unendo
le forze e come gli Argonauti andare alla conquista del vello d’oro, cioè tentare di dipanare almeno in parte questa matassa
consci del continuo lavorìo delle Parche, cioè del divenire della vita, sarebbe cosa buona e auspicabile.
Dott. Leandro Vilotti Agronomo
Tratto da “La ginestra” di G. Leopardi, a cura di U. Dotti, p. 446.
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IL MIO GRAZIE AI DOCENTI E AI CORSISTIQuest’anno desidero cominciare il consueto consuntivo dell’attività svolta con un quesito che mi sono posta e vi pongo: “E’
ancora valido il termine terza età” per noi? I confi ni diventano via via sempre più imprecisi e, di questo, se ne discute da
tempo nelle sedi più diverse. Mi sono trovata a dire più volte agli iscritti “siamo ragazzi e ragazze dai venti ai novant’anni”,
prendendo la defi nizione da un saggio sul ritmo dei cambiamenti temporali dei mutamenti fi sici e psicologici nell’uomo,
letto l’estate scorsa. Se dobbiamo prendere come esempio il “popolo Ute”, la defi nizione è sostenibile. Le riduzioni fi siche
sono inevitabili così come i momenti di sconforto, ma credo che un ruolo di forte supporto sia svolto proprio dalle attività
fi sico-culturali proposte e praticate nei nostri Corsi e dalla rete di aff ettuosa partecipazione ai problemi personali instau-
ratasi tra i corsisti. Questa vivacità si coglie anche nel desiderio di trovare nuovi spunti e approfondimenti che permet-
tano un approccio più compatibile con il passare del tempo in termini di vivacità mentale e benessere in generale. Valga
come esempio la richiesta partita, da un piccolo gruppo ( due iscritte) di istituire un corso di lingua e letteratura italiana.
Quest’anno è stato attivato grazie alla prof.ssa Carla Tavano ed ha avuto una forte adesione andata oltre le aspettative. Al-
tro corso nuovo, quello di Storia contemporanea tenuto dalla prof.ssa Giulia Peresani sulla Repubblica della Carnia nella II
guerra mondiale. Il corso ha avuto il patrocinio dell’assessorato alla cultura del comune, aprendo così la strada ad un’ ampia
partecipazione del territorio. E’ proseguita l’attività positiva di tutti gli altri corsi consolidatisi nel tempo e costanti per
numero di adesioni e impegno. Il mio più sentito “grazie” (assolutamente non tradizionale, credetemi) all’amministrazione
comunale e all’istituto comprensivo. Tutti ci aiutano a risolvere i tanti problemi che nella quotidianità possono emergere.
Ai corsisti e ai docenti ancora “grazie”!
Adele Russo Perez
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LA VALIGIA DEI RICORDIUn giorno sono andato a far visita a zia Maria, dopo un po' che ero li andai in bagno, davanti al wc c'era una vecchia vali-
gia, legata con uno spago, tornato in cucina chiesi cosa ci fosse dentro. Lei, con il suo fare gentile, mi disse:"vieni, ti faccio
vedere", e poi aggiunse: "è la valigia dei miei ricordi". La apri' ed era stracolma di vecchie fotografi e, per la maggior parte in
bianco e nero. Cominciò a descrivermele una ad una, ed intanto che parlava, gli si illuminava il volto. Mi diceva: "questo è
zio Gigi, quando era giovane, era bellissimo, ed aveva una moto con il sidecar, facevamo delle splendide gite, qui siamo a
Castelmonte, era una giornata stupenda, mi ricordo che dal sagrato della chiesa, si vedeva tutta la pianura". Continuando
a raccontare: "questo è uno zingaro che ci veniva regolarmente a rubare le galline, un giorno tua nonna lo sorprese e dopo
averlo sgridato lo fece entrare, e gli diede un piatto di minestra, non ci sparì più nessuna gallina, in compenso ogni volta che
passava, con la sua bici, si fermava a mangiare, tuo nonno con la passione della fotografi a gli scatto questa foto". Continuò
così fi no ad arrivare al fondo della valigia: "questa è la Cresima di tua cugina, questo è il Santino della tua Prima Comunio-
ne" ecc, ecc ... Sono sicuro che se, per disgrazia, un giorno andasse a fuoco la casa, la sua prima preoccupazione sarebbe
quella di mettere in salvo "la valigia dei ricordi". Poi aggiunse: "con mio grande piacere, in questa valigia ci hanno messo
le mani in tanti, qualcuno ha rifatto le copie, qualcuno le ha semplicemente prese, ma a me non dispiace, tutti abbiamo il
diritto di conoscere le nostre radici e la storia della nostra famiglia".
Ma perché vi racconto questo piccolo, e forse insignifi cante, fatto personale? Perché un giorno ragionando con gli allievi del
corso di fotografi a dell' Ute, pensavo: "oggi ai tempi di Facebook o twitter, e complice la crisi economica, noi, possediamo
una valigia dei nostri ricordi?". Cosa faremo vedere ai nostri nipoti? Pensate che di dieci tipi di memoria per macchine
fotografi che digitali, ne sono sopravvissute due, le altre non sono più in produzione, di quelle rimaste, una, pur essendo
uguale nella forma, non viene letta dalle macchine fotografi che di prima generazione. Io, anziano fotografo di paese, mi
ricordo di molte persone che mi dicevano: "io non faccio fotografi e, ma solo video su cassetta" adesso, se a queste persone
gli si scassa il vecchio videoregistratore, o la telecamera, cosa metteranno nella valigia dei loro ricordi? "Io faccio i CD" mi
diceva perentorio un allievo, e io gli dissi:"gli ultimi due computer che ho acquistato, non hanno il lettore di CD o DVD
....per questione di spazio, adesso devono essere "slim" ... Pensate che i "fl oppy disk" sono nati nel 1992, e sono già spariti
dalla circolazione, se avete registrato qualcosa in queste memorie, saranno defi nitivamente perse. I telefoni di ultima gene-
razione, non hanno una memoria asportabile, se vi si scassa perdete tutte le fotografi e o i video. Facciamo talmente tante
fotografi e, che non ne abbiamo più, per assurdo, i graffi ti nelle caverne con scene di caccia di sei milioni di anni fa, sono la
forma di registrazione visiva più longeva. Stampiamo i nostri ricordi con stampanti a getto di inchiostro, che dopo qualche
mese, prima diventano verdi e poi spariscono. Ormai da molti anni, cerco di dare il mio piccolo contributo, a questa scuo-
la, come ho già avuto modo di dire, lo faccio con uno scopo fondamentale, quello di ascoltare un giorno, questa semplice e
importante frase: "non so come funziona la macchina fotografi ca, o il computer, chiedo a mamma, a papà o ai nonni se mi
insegnano". Quest'anno per l'uscita fi nale del corso siamo stati a Grado, e sono stato piacevolmente sorpreso dalla buona
capacità e competenza raggiunte dagli allievi.
Flavio Zaccolo
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INTERVISTA A MARIA ORIETTA BINDELLO – Docente di Ricamo Quando ha avuto inizio l’interesse per il ricamo? C’è una persona, in particolare, che l’ha iniziata a quest’arte?
Avevo sette anni e mia madre mi mandava dalla sarta, durante le vacanze, ad imparare a infi lare il fi lo nell’ago e i primi
punti. E’ con lei che ho cominciato a scoprire il mio interesse per il ricamo.
La storia del ricamo è antichissima. Da migliaia d’anni l’uomo ha voluto impreziosire stoff e, vesti con fregi e ornamenti.
Nella pratica di questa disciplina, quali ritiene siano le qualità di base necessarie?
Tanta passione e tanta voglia di imparare. I tempi che occorrono nel passaggio a livelli via via più impegnativi e creativi?
Dipende dalla persona, da quanta voglia ha di imparare.
In tanti anni di insegnamento, Lei ha creato a Lestizza una scuola che rifl ette, oltre alla grande professionalità, la sua im-
pronta personale. Come riassumerebbe l’attività svolta? Visti i risultati, dalla persona, di quanta voglia ha di imparare e
tempo da dedicare.
Dei molteplici usi che si possono fare del ricamo, quali sono i più richiesti? Quali le scelte più numerose delle Corsiste? (ar-
redamento casa, abbigliamento, corredo personale, ecc.) Sicuramente l’arredamento della casa e, negli ultimi anni, molto
riguarda l’abbigliamento come sciarpe e camicie anche con l’impegnativo ricamo su tulle.
La scelta di un tipo di punto è in relazione al tessuto, al tipo di prodotto fi nale, alle preferenze della persona? Il tessuto è
molto importante. La persona prima decide cosa vuole realizzare e poi sceglie i punti e la stoff a che devono essere compa-
tibili e gli altri elementi come i colori e il modello.
C’è o ci sono degli episodi particolarmente signifi cativi legati alla sua attività di insegnante? Un episodio in particolare
non c’è; ma, sicuramente, l’avere una persona ultraottantenne che ha realizzato e realizza dei magnifi ci ricami è un fatto
estremamente positivo e da portare come esempio.
Siamo nel XXI Sec. informatica, robotica, sistemi scientifi ci avanzatissimi, ritmi di vita decisamente veloci. Come conci-
liare questo con il ricamo, tenendo anche presente il numero e l’impegno tra gli iscritti che ne fanno un corso tra i più
consolidati? I sistemi informatici, al mondo d’oggi sono importanti anche nel mio campo in quanto si fanno ricerche di
punti e della loro storia. Negli ultimi anni c’è un ritorno delle arti manuali. E’ un modo di stare insieme ed è molto rilassante
e gratifi cante.
Adele Russo Perez.
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STORIA CONTEMPORANEA – “La Repubblica della Carnia e Alto Friuli”Nella scelta di un corso da eff ettuare presso l’Ute, le motivazioni possono essere le più disparate. Nel mio caso queste sono
determinate o da un approfondimento su qualcosa che già conosco, di cui vorrei perfezionarmi, oppure soprattutto nella
conoscenza, o meglio scoperta, di qualcosa che il titolo del corso abbia stimolato la mia partecipazione. “Storia Contem-
poranea” era il titolo, “La Repubblica della Carnia e Alto Friuli” il corollario su cui si sarebbe basata l’esposizione. Docente
la prof.ssa Giulia Peresani. L’esistenza di una Repubblica carnica era per me novità e il sapere di che cosa si trattava era per
me uno stimolo pungolante; e ancor prima di fare una qual si voglia ricerca sul Web, ritenni che un’illustrazione da parte di
una persona competente fosse senz’altro da preferire. Tre ore distribuite su tre settimane non rappresentavano certamente
un ostacolo nell’ambito delle mie molteplici attività di pensionato e così decisi di parteciparvi. La presenza di un numero
di persone piuttosto nutrito mi portò ad una immediata considerazione: molte persone sono stimolate, checché se ne pensi,
verso ciò che ha un indirizzo culturale umanistico e storico e non solamente nei confronti di specifi che nozioni di carattere
tecnico-pratico. Mi tornò in mente un cartello stradale che avevo visto ogni qualvolta mi capitava di passare da Ampezzo.
Sotto il cartello bianco indicante la località si evidenziava un altro di colore marrone, tipico di quelli che indicano qualche
particolare di interesse turistico o culturale, che diceva che eravamo nella Repubblica libera della Carnia.
Ad una non attenta interpretazione, si poteva pensare a qualcosa di prettamente locale di tipo goliardico o separatista nei
confronti dei territori limitrofi , ma niente era di più errato ad una lettura superfi ciale. E’ un cartello che denota come quella
piccola Comunità e i suoi artefi ci non sono stati altro che l’embrione di un qualcosa che solo qualche anno più tardi si sa-
rebbe evoluta nella nostra attuale Repubblica. In breve sintesi posso riassumere che quel che ci è stato portato a conoscenza
non era altro che il passaggio brevissimo da una situazione di usurpazione totale, da parte dell’esercito tedesco in ritirata,
alla creazione, da parte di un’organizzazione di carattere partigiano, di una piccola repubblica atta a regolare il territorio e
le sue genti con un’impronta non tanto di tipologia bellica bensì civica, con regole e disegni legislativi espressamente fi na-
lizzati al territorio montano e ai suoi abitanti. Si trattava sostanzialmente di dare vita a regole che avrebbero indirizzato le
comunità carniche di Ampezzo e la sua valle, con estensione alla Val Tramontina e sino ai primi presìdi del Cadore come
Sappada e Lorenzago. Nel luglio del 1944 ebbe inizio questo disegno, il mese successivo si indissero elezioni cui furono
chiamati i capifamiglia e, novità, anche le donne se espletavano tale ruolo. A settembre la prima Giunta assunse poteri e le-
giferò su separazione del potere politico da quello militare, in materia di riforma scolastica, soluzione dei problemi alimen-
tari della popolazione, sul calmieramento dei prezzi dei generi di prima necessità, sul Tribunale del popolo, abolizione della
pena di morte per i reati comuni, riforme fi scali, costituzione di una polizia civica, autonomia amministrativa del territorio
montano e tant’altro ancora. Tutto ciò in un mese. Pensate ai tempi biblici della moderna politica in tema legislativo!!
Purtroppo, la controff ensiva tedesca non tardò a farsi viva e in soli due mesi la neonata Repubblica trovò la sua fi ne, unita-
mente ad un migliaio di persone. Una fi ne defi nitivamente sancita nel dicembre dello stesso anno. Un fi lmato prodotto dalla
Regione Friuli Venezia Giulia è stato il perfetto corollario alla presentazione verbale della docente prof.ssa Giulia Peresani
durante il corso. Tale fi lmato è servito per meglio capire la situazione emozionale dei protagonisti di quell’episodio. L’analisi
fi nale di questo mio scritto ci porta ad una considerazione: questo di cui vi ho accennato non è altro che l’amo gettato nello
stagno della conoscenza e della fame di sapere e le numerose domande dei partecipanti ne sono la riprova. Ognuno che si
avvicina ai corsi Ute desidera abboccare per venire a conoscenza di realtà delle quali non conosce l’esistenza. Questo vuole
essere uno sprone per la partecipazione ai corsi Ute in quanto ti consentono un’apertura mentale su molteplici conoscenze
che arricchiscono il sapere di ognuno di noi. Franco Milocco
FRIULMEDICA
Autorizzazione sanitaria n.43 dd 16.12.2008 Azienda Sanitaria n.4 “Medio Friuli”, dipartimento di prevenzione
poliambulatorio specialistico / servizi di radiologia / laboratorio di analisi
Codroipo/UDviale Venezia, 121/bTel. 0432 905679
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Ritiro referti il giorno stessoanche onlinedalle 18.00 alle 19.00 del giorno del prelievo o durante tutto l’orario di accesso al pubblico del giorno seguente.I referti degli esami di immunometria sono disponibili in 2 giorni.Direttore Sanitario: DR. Riccardo CaronnaPubblicità informativa ai sensi dell’art.3 comma 5 lettera G, D.L. n.138 del 13.8.2011
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QUINDICI ANNI DI UTEOltre al raggiungimento di un traguardo importante, quale quello dei quindici anni di attività, si è superata anche la soglia
dei seicento iscritti a conferma dell’apprezzamento che i cittadini assegnano a una scuola rivolta all’adulto. All’inizio era
solo curiosità mista a diffi denza, come la si ha verso tutte le novità, ma poi, provata, ci si è resi conto che possiede tutte
quelle proposte utili a migliorare la vita: cultura, sviluppo, movimento, divertimento, socializzazione, a costo quasi zero
grazie al volontariato di chi gestisce o insegna e alle Istituzioni locali.Sono un mucchio di eventi positivi alla portata di tutti
in poche mosse: iscriversi e partecipare ai corsi preferiti e, nel contempo, interessarsi alle opportunità che, con sistema,
vengono proposte durante l’anno accademico. Non solo aula e palestra, infatti, ma anche divertimento associato al fi ne di
studio e conoscenza, come le escursioni realizzate quest’anno: visita e pranzo a bordo della nave da crociera Smc Preziosa e
al Museo della bonifi ca di S. Donà, Verona i presepi e i mercatini, i teatri della Grande Guerra nel suo centenario, le visite
in loco con storia del territorio e storia della lingua friulana, e sempre con grande attenzione al momento conviviale che,
come il sale nelle pietanze saporite, non deve mai mancare. E i corsisti di questa regola ne fanno tesoro, off rendo ai loro
insegnanti serate festaiole in pizzeria o in ristorante.
Un’ulteriore traguardo è quello di esserci fatti accettare all’interno dell’Istituto Comprensivo che oggi ne apprezzano le
fi nalità e la serietà. Non era così scontato entrare in un ambiente abituato a non avere “estranei” e la nostra “intrusione”
dava dei problemi. Ma il buon fi ne e il buon senso hanno prevalso e oggi, più che un fastidio, siamo diventati un valore
aggiunto, un modo di collaborare. Da qui l’allestimento di impianto di proiezione audio-video in cinque aule e il rinnovo,
grazie al contributo comunale, dell’aula di informatica, tutto fruibile anche da professori e ragazzi delle medie. La scuola,
grazie anche a questo, ha raggiunto un alto livello di tecnologia.
Ma è già ora di pensare al futuro e ai prossimi traguardi. La continuità, in primo luogo, e un traguardo posto a raggiunge-
re i venti anni di attività, a prescindere dalla conduzione, mentre quanto riguarda il numero di iscritti e corsi proposti è
strettamente legato al momento storico in cui vivremo e alle idee propositive di un programma interessante, ma che non
potrà aumentare perché legati dagli spazi e orari concessici. Questi spazi e orari sono la nostra risorsa e il nostro limite
perché, come detto, viviamo questa esperienza in simbiosi con la scuola statale che ci concede le aule quando non ci sono
lezioni e le rivogliono, giustamente perfette, quando all’indomani rientrano i ragazzi. Una legittima limitazione che, di
fatto, ci costringe ad aff ollare di corsi e corsisti le poche ore a nostra disposizione e non ci permette di disporre di un uffi -
cio adeguato, un magazzino, una o più aule attrezzate per lavori di intaglio, mosaico, ceramica ecc. e quindi ci rimangono
preclusi alcuni settori con molte possibilità di sviluppo. D'altronde non si può avere tutto e quello che abbiamo è già tanto.
E così, con qualche dubbio e tante certezze, chiudiamo questo quindicesimo anno di attività con la tradizionale bicchierata
allietata dai corsisti di canto corale, la cena sociale e in attesa di assistere alla rappresentazione del nostro corso di facciamo
teatro e di partecipare alle gite programmate per aprile e maggio: crociera in Grecia e visita a Berlino.
Per questi traguardi un sentito grazie a tutti. Marcello Pestrin
coordinatore UTE sezione di Rivignano
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BALLO, linguaggio nascosto dell’anima - Tributo di riconoscenza.
Voglio ringraziare tutti gli organizzatori e i docenti dell’Ute di Rivignano per aver consentito a tutti noi di migliorare quel modesto bagaglio culturale che abbiamo raccolto nel corso di una vita e per aver diffuso nuova luce su argomenti nuovi e interessanti. rgomenti questi sia umanistici che culturali tecnico scienti ci ma anche artistico manuali. i hanno fatto conoscere tecniche nuove e loso e antiche abilit artigianali del territorio e attivit che promuovono sviluppo e miglioramento dei rapporti sociali. Voglio fra queste ultime parlare delle lezioni di ballo che il bravissimo aestro Daniele Paron conduce e caparbiamente impartisce, nonostante la nostra disarmante inettitudine, confortato solo dal nostro entusiasmo nel volerci misurare in… evoluzioni che rivelano tutto il mistero che la musica tiene nascosto.
os’ il ballo ull’argomento sono stati scritti libri, trattati, enciclopedie. a a volte i pensieri si possono esprimere in alcune frasi che rendano esattamente l’immagine. i pu leggere in giro l ballo il linguaggio nascosto dell’anima ,
allare dire molte cose, senza dire una parola , la danza una poesia in cui ogni parola un movimento. Danzare come parlare in silenzio . o letto che ocrate ha imparato a ballare quando aveva settant’anni perch sentiva che una
parte essenziale di se stesso era stata trascurata. ai mai guardato una persona che danza osa accade Ti sei mai osservato mentre balli osa accade l ballo come la danza sembra essere uno dei metodi pi profondi per entrare in armonia con se stessi mentre danzi, corpo, mente e anima sono in armonia. a danza una delle cose pi spirituali che esistono.
e danzi davvero non puoi pensare se balli davvero il corpo viene usato in maniera cos profonda che tutta la tua energia diventa uida. a voglia di ballare un impulso naturale e a modo loro i ballerini onorano la natura lasciando che l’energia cosmica scorra dentro i loro corpi si mettono in contatto con l’universo… La gente ha bisogno di immagini, ha bisogno di emozioni, di lirismo. l ballo permette di mischiare un piacere estetico, un piacere dinamico e un piacere emozionale, la danza l’unica arte in cui noi stessi siamo la materia di cui fatta. i sono delle scorciatoie per la felicit , e la danza una di queste. E’ uno stato dell’anima che esce dal ritmo attraverso il movimento. Per questo quelli che ballavano erano considerati pazzi da coloro che non potevano udire la musica!
nessuno importa se non sei bravo nella danza. l ballo non un campo esclusivo per nessuno. D gioia ed euforia a tutti coloro che vi partecipano come danzatori o spettatori, non conosce con ni. Va oltre la classe sociale, l’istruzione, il paese, il credo. La danza arricchisce l’anima e solleva lo spirito. La danza vive all’interno di tutto ci che vive. acciamo ballare tutti i bambini e sicuramente seguir la pace. Personalmente voglio imparare a ballare altrimenti gli angeli in cielo non sapranno cosa fare con me. Un modesto allievo.
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Un amore di… chitarraChi non ha mai sognato di padroneggiare uno strumento?. Quello principe, il pianoforte. Quello folcloristico, la fi sarmo-
nica. Ma lo strumento che ha scatenato le migliori fantasie, almeno le mie, è sempre stata la chitarra. Maneggevole, leggera,
aff ascinante chitarra, sempre pronta all’uso. Una serenata sotto la fi nestra, un falò in spiaggia, un’allegra compagnia, men-
tre qualcuno intona un canto nostalgico in ricordo dei tempi andati.
Ma non è facile impratichirsi, anzi, è proprio diffi cile, specialmente se si deve partire dall’inizio con un minimo di infari-
natura musicale, indispensabile per capire tempistica e armonia. Le dita, poi, che inciampano tra le corde e scelgono quelle
sbagliate espandendo una cacofonia da far venire i brufoli, e sempre le dita, che fanno male, ti dolgono da piangere, almeno
fi no a quando non avrai fatto il callo (ho tastato polpastrelli di giovani arpiste dure come quelle di badilanti alla Todt).
E quindi, il bello dove sta? Come sempre sta nello scoprire, nell’imparare, nel conquistare. Magari si porta a casa poco,
meno di quanto sperato, ma è un passo in più e alla fi ne i tanti passi diventano un percorso che ci fa intravedere il traguar-
do. Per il momento ci accontentiamo di traguardi piccoli, un accordo, un accenno di qualche motivo conosciuto, qualche
nota di valzer, ma, se la buona volontà non ci abbandona, tra qualche tempo potremo soddisfare i nostri sogni cantando la
canzone che più amiamo accompagnandoci con gli accordi duramente conquistati.
Ecco, il bello sta in questo sogno e per questo sogno ringraziamo il nostro maestro chitarrista Mario Barel che da Latisana
ci raggiunge ogni settimana per regalarci il suo sapere.
Un corso anomalo perché nato fuori dal programma, infatti si è aggiunto strada facendo, ma ha subito creato l’entusiasmo
giusto e per questo diventa appetibile anche per il futuro. Grazie di nuovo, Mario, per esserti proposto ed esserti avvicinato
a noi con tanta semplicità. Un molestatore di corde
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L’ENERGIA ELETTRICACattura l'interesse di tutti noi allievi il corso "Cos'è l'energia elettrica" tenuto dagli insegnanti Giuseppe Bertoli e Agosti-
no De Sabata. Il corso tratta diverse tematiche: come si produce l'energia; la struttura e il funzionamento delle centrali a
carbone, a gas, idroelettriche, nucleari e quelle a fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, a biomasse, a biogas, ecc...); come
viene trasformata e trasportata l'energia; chi la gestisce e come viene venduta agli utenti privati e alle imprese, come viene
fatturata. Di particolare interesse è stata la lezione che ci ha illustrato come leggere correttamente la bolletta e come poter
risparmiare. Chissà quanti altri argomenti interessanti ci saranno sottoposti dagli insegnanti?
Ci auguriamo che il corso venga riproposto anche nel prossimo anno accademico, magari con più ore di lezione.
Giovanni Paron
Nozioni per LA COMPOSIZIONE DEL TERRENO apprese dai corsisti.Dai primi di ottobre dell’anno scorso, a Varmo nella sala consiliare del Comune, è iniziato il corso di “Giardinaggio e din-
torni” sotto l’egida dell’Ute sezione Rivignano-Teor. Una quarantina di iscritti hanno partecipato con buona assiduità al
corso, ricevendo importantissime nozioni per quel che riguarda la composizione del terreno, la sua concimazione, i vari
parassiti e sugli interventi da compiere, con varie metodiche, per la salvaguardia delle piante e dei loro stessi prodotti.
Da porre in risalto le capacità professionali ed esplicative del relatore dott. Federico Forgiarini che con le sue esposizioni
teoriche ha coinvolto in prima persona, attraverso domande e richiesta di consigli, i corsisti. Interessanti anche le nozioni
di apicoltura. Alla fi ne del corso era palese la soddisfazione dei partecipanti per aver appreso nozioni ai più inedite. E’
un’iniziativa che va ripetuta ampliandola magari con nozioni sugli animali domestici. Un ringraziamento sincero al nostro
docente ed alla referente Liliana Cesaratto per la loro dedizione nel portare avanti questa valida iniziativa.
Oreste Cudini
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CORSO DI LINGUA INGLESE L’Università della terza età di Rivignano, che da anni propone numerose attività di vario genere per ampliare l’off erta for-
mativa e culturale della popolazione del territorio, anche questo anno ha ritenuto di organizzare un corso di lingua inglese
di base.
Al corso annuale, che impegna un’ora alla settimana da ottobre a marzo, si sono iscritti circa una ventina di studenti. L’in-
teresse dimostrato è altissimo così come l’impegno profuso dai corsisti: le lezioni infatti vedono sempre un’ottima parte-
cipazione e l’attenzione prestata dai corsisti farebbe felice ogni insegnante. Gli studenti hanno chiara la volontà di potersi
esprimere in lingua inglese in caso di necessità per richiedere e fornire informazioni essenziali e studiano per riuscire
a padroneggiare la grammatica di base anche al fi ne di comprendere meglio le indicazioni di una lingua ormai ritenuta
universale. Sappiamo infatti quanto sia diventato importante negli ultimi tempi e di come lo sarà sempre di più, conoscere
nuove culture e nuove lingue, in una società multietnica aperta allo scambio culturale che necessita quindi di una comuni-
cazione svelta e precisa. Conoscere l’inglese signifi ca aprirsi al mondo e permettersi di ricevere o condividere informazioni
con qualsiasi persona, poter viaggiare ed essere in grado di avere un minimo di autonomia nel chiedere indicazioni o
scambiare opinioni con la gente. Ed è questo l’obiettivo perseguito dal corso: fornire agli studenti una conoscenza basilare
ma solida degli elementi essenziali della lingua al fi ne di agevolare il piacere dello scambio di informazioni e il loro uso.
Rossella Malisan
STORIA DELL’ISLAMDa sempre tutto ciò che riguarda usi, costumi e aspetti culturali di popolazioni straniere, hanno attirato la mia attenzione.
Per questo motivo ho deciso di iscrivermi al corso “Storia dell'Islam” dell'Ute di Rivignano. Il nostro insegnante, attraverso
le sue istruttive e coinvolgenti lezioni ci ha fatto scoprire le origini della religione islamica. Culla dell'islam è la penisola
Arabica, un tempo abitata da popolazioni nomadi che vivevano di pastorizia e brigantaggio. Le varie tribù di culto politei-
sta si radunavano periodicamente in un edifi cio a forma cubica la “Kaaba”. I riti religiosi svolti in queste occasioni spesso
tendevano a riappacifi care le persone ed a raggrupparle in modo da formare un unico popolo. Una svolta decisiva nella
conversione monoteista, sarà eff ettuata da Maometto, personaggio di grande carisma che porterà cambiamenti molto in-
fl uenti e decisivi nel suo popolo. Maometto viene affi dato nella sua infanzia alle cure del nonno e dello zio. In età adulta
sposando la vedova Cadigja inizia una vita agiata che gli permette di dedicarsi alla meditazione, che lo porta alla con-
vinzione di essere il profeta dell'unico dio “Allah”. Le sue numerose visioni vengono trascritte e suddivise in 114 capitoli
(Sure). Il testo che le raccoglie ha potere religioso e legislativo e prende il nome di Corano. I pilastri dell'Islam consistono
in: “dichiarazione di fede”, “riti della preghiera”, “nell'elemosina”, “nel digiuno periodico del Ramadan”e “nel pellegrinaggio
alla Mecca”. I ritmi di vita giornaliera, sono regolati dai momenti di preghiera che possono essere svolti nelle moschee
loro luoghi di culto o comunque dove ci si trovi nell'orario in cui devono essere eff ettuati. Frequentare questo corso è stata
un'esperienza positiva perché ci ha permesso di conoscere l'origine e l'evoluzione della religione islamica e di mettere a
confronto gli ideali del mondo arabo con quello occidentale. Un grazie di cuore al Dott. Claudio Cecotti da parte dei suoi
corsisti, entusiasti della sua preparazione e disponibilità. Marinella
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LA GRANDE GUERRA Tutti siamo storia e facciamo parte della storia. Personaggi grandi e piccoli, ognuno con il suo bagaglio. Con questa pre-
messa è iniziato il corso “Piccola storia della grande guerra” tenuto dal prof. Guido Sut. Guerra sanguinosa, eserciti mandati
al macello da comandanti incapaci. Le trincee, la maestosa scalinata di Redipuglia, Caporetto ci raccontano di quei tragici
anni. Le battaglie, le sconfi tte, le vittorie, i libri di storia ne sono pieni, non c’è traccia invece dei piccoli episodi accaduti
tra soldati italiani ed austriaci che in fondo volevano solo vivere in pace e non capivano il perché di questa guerra. Piccole
storie dei nostri paesi costretti a mille espedienti per la sopravvivenza. Quella piccola storia raccontata da chi, soldato o
bambino, l’aveva vissuta. Mio nonno “ragazzo del 98”, sua moglie sfollata a Napoli, mio suocero fuggito oltre il Tagliamen-
to. Questa è la mia piccola storia. Una tragedia, la prima guerra mondiale, che non ha insegnato nulla se dopo appena un
ventennio ci siamo ricascati in maniera ancora più crudele e se anche oggi, in varie parti del pianeta, si continua a sparare.
Non c’è dialogo, ogni popolo è chiuso nel suo orticello, parlano le armi,una lingua che mi rifi uto d’imparare e spero che
nessuno insegniai miei nipotini.
FACCIAMO LE PIGOTTELe “bambine” di qualche anno fa ricorderanno di quando giocavano a fare le mamme con delle bambole di pezza realizzate
dalle loro madri che, mancando di tutto, usavano la loro creatività, ed ogni bambola era diversa, unica. Da qualche parte
dell’Italia di allora, queste bambole vennero chiamate Pigotte. L’Unicef ha ripreso questo nome per una grande iniziativa
proponendo lo slogan: una Pigottaper salvare un bambino. Infatti, con la vendita di queste bambole a costo zero, si ac-
quistano vaccini per inviarli ai bimbi del terzo mondo. Il cuore d’oro di alcune signore, capitanate da Vittorina Pavei, ha
fatto si che si potesse avviare il corso denominato “Facciamo le Pigotte”. Dal materiale fornito dall’Unicef, omaggio di uno
sponsor, nascono meravigliose bambole dai vaporosi vestiti, bambolotti in jeans e gilè, cinesini dagli occhi a mandorla.
Come una ragnatela, il corso ha catturato altre persone ed ecco sciarpette berretti dal corso di Maglia, visini dipinti da chi
col pennello ci sa fare, una corsista ha pure coinvolto la mamma che, felice, ha confezionato vari indumenti. Ma non fi nisce
qui. Nel periodo natalizio c’è stato un piccolo mercatino in paese ed alcune temerarie, con a capo sempre Vittorina, si sono
sorbite una giornata di freddo ed umidità nel banchetto allestito per la vendita delle Pigotte. Sono state riscaldate dal caldo
abbraccio della solidarietà e dall’ottimo incasso, subito girato all’Unicef.
Le Pigotte, nate negli anni di povertà per gli italiani, oggi servono per aiutare quei bambini che la povertà la vivono tutt’ora.
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ATTUALITA’ IN MEDICINANei corsi dell’area tecnico-scientifi ca, uno dei più seguiti è quello che riguarda la medicina interna. Anche io lo trovo avvin-
cente ed istruttivo, anche se l’anno scorso, quando mi sono iscritta per la prima volta, non sapevo cosa aspettarmi. È stato
piacevole ritrovarmi in un’atmosfera rilassante, in cui si possono liberamente porre domande, molto diverse dall’aridità
accademica che di solito si associa a materie impegnative come questa. Il dottor Alessandro Bulfoni, anche se riempie la
capiente aula con la sua autorevolezza, si è subito dimostrato una persona gentile e disponibile. Dalle sue prime parole è
stato evidente che si trattava di un “medico vecchio stile”, che presta più attenzione al paziente che al computer. La serie
di lezioni, che illustra i vari tipi di sintomi e analizza poi analisi e terapie ad essi associate, con particolare enfasi sulla
prevenzione, non si limita a defi nizioni astratte e soprattutto non incoraggia il “fai da te” della diagnosi. Il dottor Bulfoni
si propone, in modo sintetico e semplice, di portare ad una maggiore consapevolezza per mezzo di informazioni chiare e
appropriate. Inoltre il corso unisce l’utile al dilettevole, condito da amene storielle, curiosità, esempi concreti riguardanti
pazienti che, naturalmente, restano anonimi. C. C.
PER NON DIMENTICARE La leggenda: un buranello giovane e fedele lasciò la donna amata, per andare come marinaio in giro per il mondo. Arrivato
dove vivono le sirene, mentre tutti gli altri marinai con lui imbarcati si gettano incontro a loro, egli resiste dicendo che per
lui conta solo la ragazza che lo aspetta. La regina delle Sirene, incantata, con un colpo della coda fa emergere dalla super-
fi cie del mare una corona di schiuma che diventa subito solida quanto basta a creare un velo da sposa. I due innamorati si
sposarono e tutte le altre buranelle vollero imitare quella fortunata fanciulla creando veli di splendido merletto.
La storia in breve: grazie all’interessamento della contessa Adriana Marcello, l’arte del merletto ad ago rinacque con lo
scopo principale di alleviare in qualche modo le tristi condizioni economiche della popolazione buranella, dopo il rigido
inverno del 1872 che la mise in ginocchio. Il ricordo del periodo d’oro del merletto di Burano era custodito nella memoria
di una vecchia signora ottantenne, detta Cencia Scarpariola, e fu lei a riconsegnarne i segreti alle giovani buranelle. Sono
nata nell' isola di Burano 66 anni fa. Come tutte le bambine del tempo, già da quando avevo sei anni passavo i miei pome-
riggi ad osservare mia madre, mentre trascorreva le ore facendo volare le sue mani leggere e veloci, tenendo tra le dita ago
e fi lo, e piano piano creava il suo disegno sull'apposito cuscino posato in grembo. Come spuma cristallina e leggera, ai miei
occhi fi oriva come per magia il merletto. E desideravo diventare come una piccola Cencia Scarpariola, creare anch'io il mio
merletto come il dono d'amore della leggenda. Mia madre, con tanta pazienza, mi accostò a questo mondo di favola: ho iniziato dalle “strinsole”, piccole pezze disegnate con semplici petali di fi ori che
si usava far lavorare alle bambine, per imparare i primi rudimenti di quest'arte.
Proseguii poi il mio percorso di apprendimento alla Scuola del Merletto, ormai
famosissima, affi ancando le ricamatrici più anziane del paese. Cinque anni fa,
iscrivendomi ai corsi dell' Ute, ho potuto imparare il lavoro a fusello, che da
sempre è considerato una sorta di nostro “antagonista”. Per me è stata una sco-
perta interessante e coinvolgente, e come segno di riconoscenza, dietro insisten-
za di persone che si sono dimostrate interessate anche a quello che era l'arte che
mi ha vista crescere, ho potuto regalare quest'anno un corso di prime nozioni di
merletto ad ago di Burano. Minio Daniela
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CORSO DI METEREOLOGIAAnche quest’anno è stato attivato il corso di Meteorologia, con un numero di anni accademici ultra decennale che vanta
una classe sempre numerosa ed attenta. Infatti, nonostante la materia sia tosta, il docente, Luigi Vigani ci propone dei pro-
grammi che attirano la nostra inesauribile curiosità. Così, anno dopo anno, iniziando a parlare dei vari tipi di clima e degli
strumenti per determinarlo, dei vari fenomeni atmosferici come pioggia, neve, nebbia e le cause che li creano, si è giunti a
proseguire con le letture di previsione attraverso il sistema informatico. Mediante lo studio dei modelli meteo disponibili in
rete si sono svolte le varie lezioni che, passo dopo passo, hanno dato a noi corsisti una guida dettagliata per capire e appro-
fondire la meteorologia sul web. E’ stato dato anche spazio alla climatologia friulana esaminando, nello specifi co, vari dati
meteo e relative statistiche in base alle varie fasce del territorio. Vorrei mettere in evidenza il modo in cui questo gruppo,
sempre compatto ed entusiasta, porti a creare e proporre incontri anche fuori dalla scuola. Infatti, grazie a persone colla-
borative e disponibili come Giuliano Mion e il tenente Mariella, ogni anno visitiamo l’aerobase di Rivolto, accompagnati
sempre dalle favolose acrobazie delle Frecce Tricolori. L’anno scorso abbiamo avuto il privilegio di essere ospiti del 5 Rgt.
Av.es “Rigel” di Casarsa dove di sono potuti ammirare gli elicotteri Mangusta. Un’ altra uscita è stata eff ettuata nella sede
Arpa di Visco. Tutti questi incontri naturalmente terminano sempre con un buon pranzo che prolunga la nostra voglia di
stare insieme. Durante l’anno scolastico per recuperare le energie spese nelle lezioni, non sono mancate le diverse pizze,
per concludere con la cena di mezza estate. Un ringraziamento al maresciallo Luigi Vigani, ed anche all’Ute di Rivignano
che ci ha dato l’opportunità di frequentare questa bella realtà nella quale emergono studio, amicizia e socializzazione che,
assieme, creano un ambiente positivo sotto ogni aspetto. Marinella
Aut. Prot. N. 33686/D.S.2 del 02/05/2013Direttore Sanitario Sant dottor Luigi
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ALIMENTAZIONE E BENESSERELa salute? Direi che sia la cosa più importante per un progetto di vita. Quando si è giovani si è piuttosto distratti nei suoi
riguardi, non si capisce quanto sia preziosa e unica. Nel momento in cui ti rendi conto di aver racimolato un bel gruzzoletto
di anni e senti qualche acciacco ti dici: “ forse ho sbagliato qualcosa, ho esagerato con il lavoro, ho mangiato sempre cibi
pronti ed in fretta perché non c’era tempo; forse è il momento di fermarsi un attimo, di fare mente locale, prendere delle de-
cisioni per cambiare il ritmo del proprio modo di vivere cominciando ad esempio col variare il tipo di alimentazione sem-
pre praticato”. Si dice “sei quello che mangi” ed è vero. Con l’aiuto di un’esperta nel settore mi sono accorta che mangiando
in un certo modo e facendo un po’ più di movimento, ho avuto in breve un benessere sia fi sico che mentale. Forte delle mie
esperienze, ho pensato di realizzare un corso di nutrizionismo con una docente esperta di Latisana, Cristina Giusto, che ha
acconsentito a dedicarci cinque incontri. L’interesse è stato alto al momento delle iscrizioni ed il corso molto interessante
e vivace. Ci siamo salutati con la promessa di un altro ciclo di informazioni nel prossimo anno accademico 2015/2016.
Ringraziamo l’Amministrazione Comunale di Varmo che molto gentilmente ci mette a disposizione la sala Consiliare per
l’espletamento di queste attività ludiche e profi cue, l’Ute del Codroipese e, in particolare, la sezione di Rivignano per averci
accolti nella loro organizzazione. Referente Ute per Varmo Liliana Cesaratto
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Presso questa struttura si eseguono:• esami ematologici• esami di microbiologia• esami chimico-clinici• esami drug test
Visite specialistiche• Andrologia• Cardiologia, ecocardio• Chirurgia generale• Chirurgia vascolare• Dermatologia• Endocrinologia• Fisiatria• Fisioterapia• Ginecologia• Medicina del lavoro• Medicina dello sport• Medicina estetica• Medicina interna• Medicina legale• Medicina naturale• Neurologia
• Oculistica con OCT• Oncologia• Ortopedia• Otorinolaringoiatra• Psicologia e psicoterapia• Reumatologia• Terapia del dolore• UrologiaRadiodiagnostica• RX
compiuterizzata)• Densitometria ossea computerizzata
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la colazione...Direttore Sanitario: DR. Riccardo Caronna
PANTEREd’argento
PET THERAPYFra i numerosi corsi dell’Ute, quest’anno si è aggiunto quello molto interessante di Pet Th erapy. Un percorso di 3 mesi nel
quale l’insegnante Cristiana Paravano ci ha fatto scoprire un mondo non ancora molto conosciuto. Negli anni ’60 Boris
Levinson cominciò ad inserire nelle sue terapie l’ uso degli animali, scoprendo così che il contatto con quest’ultimi, contri-
buiva a migliorare le cure verso pazienti con ansia e depressione. Venti anni dopo in America nasce la Pet Th erapy. Si inizia
così ad affi ancare alle cure tradizionali, delle terapie dolci nelle quali vengono impiegati gli animali (Pet: animali domesti-
ci). Oggi questa tecnica visti i risultati viene applicata negli ospedali, case di riposo e comunità di recupero. A benefi ciare
di queste cure, sono pazienti aff etti da diff erenti patologie, come autismo, Alzheimer e handicap motorio e psichico. In
ambito oncologico si stanno eff ettuando dei progetti con lo scopo di alleviare le soff erenze e i disagi delle persone sottopo-
ste a chemioterapie e ricoveri lunghi. Queste attività sono frutto della collaborazione di vari esperti. L’equipe sono formate
da: responsabili di progetto, medici veterinari, coordinatori d’intervento ( psicologi, assistenti sanitari ) e da coadiuvatori
dell’animale che si occupano del rapporto fra animale e paziente. Infatti è molto importante individuare l’animale adatto
per ogni singolo caso, in base allo stato psicofi sico, a possibili fobie e a forme allergiche. Fin dalle prime sedute in base
ai risultati possono variare l’indole, la grandezza e il tipo di animale che più si affi na alle varie esigenze. Possono venire
impiegate numerose specie di animali come cani, gatti, cavalli, asini e delfi ni. Anche nella vita di tutti i giorni possiamo
notare come la presenza dei nostri piccoli amici da compagnia, sia preziosa soprattutto per le persone anziane, aiutandole
a contrastare la solitudine e spesso sostituendo gli aff etti mancanti. Sembra impossibile come stare in loro compagnia e
accudirli, possa essere una piccola terapia quotidiana. Frequentare questo corso ci ha fatto capire quanto siano infi nite ed
inesauribili le doti e le capacità di queste creature che molti di noi dovrebbero imparare ad amare e rispettare. Marinella
GENERALI
ASSICURAZIO-
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PRIMO SOCCORSOEssere informati e preparati può veramente salvare una vita, magari quella di un familiare. Questo insegna il corso di
Primo Soccorso dell’Ute di Rivignano in una serie di undici lezioni abilmente condotte dai volontari della Cri del Comi-
tato Provinciale di Udine. Elisabetta e Marco, i due volontari prescelti, ci hanno da subito rapito per bravura e simpatia
inoltrandoci nella conoscenza di come funziona un organismo umano per capire cosa succede quando c’è un problema e
come si dovrebbe agire. Da qui decine di storie vissute, di interventi riusciti o no, di come si è operato, di cosa si poteva o
si sarebbe dovuto fare, arricchendo di esperienza il nostro bagagliaio pratico-culturale. Si va da un cuore fermo che non
porta più ossigeno al cervello e che, se si interviene nei primissimi minuti, si ha una probabilità altissima di salvare la per-
sona. Certo, non è una cosa semplice ventilare i polmoni e far circolare il sangue nelle vene, ma è fattibile. Il soff ocamento
da corpo estraneo scivolato nella trachea è un vero pericolo costante in ogni ambiente e intervenire immediatamente con
la manovra di “Heimlich” il più delle volte è decisivo. Saper mettere in posizione di sicurezza un incidentato può essere
determinante, come lo è accertarsi delle sue condizioni vitali per trasmetterle al 118 che si è obbligati a chiamare. Ecco,
chiamare il 118 è un atto molto semplice, ma se ci si fa prendere dal panico diventa un percorso a ostacoli perché nella
concitazione ci si può confondere e attivare tutti i numeri dell’emergenza, 112-113 Carabinieri, Polizia, 115 Vigili del fuoco,
117 Guardia di fi nanza, utili ma che nulla hanno a che fare con il Primo Soccorso e si perde tempoprezioso. Bisogna fornire
le coordinate esatte e agevolare la localizzazione del luogo e l’arrivo dell’ambulanza. Rimanere in contatto con l’operatore
del 118, che ha sempre una formazione professionale e seguirne le istruzioni. Se non sono capace e non voglio rischiare di
fare le cose sbagliate? A questa domanda esiste una risposta rassicurante: piuttosto di fare male è meglio non fare! Chia-
mare i soccorsi è obbligatorio, intervenire sul soff erente è strettamente soggettivo e nessuno potrà accusarci di omissione.
Non ci si pensa più di tanto perché nella vita quotidiana non è obbligatorio per il cittadino privato e comunque “queste son
cose che capitano sempre agli altri”. Invece no, capitano anche a noi, purtroppo, e allora ci si distrugge l’anima per non aver
saputo agire nel modo corretto.
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CORSO DI RICAMOUno dei corsi più coinvolgente che riguarda specifi catamente le donne è il corso di ricamo. Fin dall’inizio, cioè quindici
anni fa, si è dimostrato un’attrattiva felice per molte signore sia esperte che principianti. Pertanto il coordinatore a un
certo punto si è dovuto impegnare per organizzare un doppio corso dato il continuo incremento delle iscrizioni. Con
l’aiuto delle bravissime maestre che si rendono disponibili gratuitamente a insegnare con invidiabile pazienza a tutte le
donne che vogliono avvicinarsi a quest’arte. Non penso di esagerare nel defi nire arte molte esecuzioni eseguite su tovaglie,
tovaglioli, lenzuola ,tende, vassoi, ecc., infatti dalle delicate mani di tantissime persone, sotto l’occhio vigile delle maestre,
eseguono dei veri capolavori. Naturalmente sono lavori senza prezzo ma di enorme valore, perché eseguiti con passione e
dedizione senza badare al tempo. Il tempo passato assieme durante le ore pomeridiane del lunedì e mercoledì, sono mo-
menti attesi per tutta la settimana, perché stare assieme, oltre a scambiarsi opinioni e idee, è un’occasione per socializzare.
Ogni allieva sceglie e decide autonomamente il lavoro da eseguire mentre le maestre consigliano o sconsigliano e danno
le direttive adatte per una corretta esecuzione. Alla fi ne tutti i lavori sono resi disponibili per allestire la consueta mostra
alla fi era dei Santi di Rivignanoe quella di fi ne anno nella sede di Codroipo. Mostrare le opere è un orgoglio sia per le
operatrici sia per le maestre Liliana, Leonilde e Silvana che sento il dovere di ringraziare anche a nome di tutte le allieve.
Una corsista
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STORIA DEL TERRITORIOUno tra i tanti corsi proposti dall’Ute è quello dedicato alla storia del territorio, presentato dal valido dottor Mario Salva-
laggio. Conoscere il territorio in cui viviamo, signifi ca riscoprire le nostre origini, tramandare le tradizioni, imparare dalla
nostra terra e dai mille tesori che essa custodisce. Grazie a questo corso, abbiamo potuto conoscere diversi personaggi di
rilievo, che hanno fatto la storia, tra cui il noto imprenditore Giacomo Cecconi, vissuto a cavallo tra l’ottocento e il novecen-
to che lavorò anche in Slovenia, Austria e Ungheria. Dopo il campo dell’imprenditoria, abbiamo aff rontato quello sportivo,
parlando di Annibale Frossi, calciatore, allenatore e giornalista di calcio, nativo di Muzzana del Turgnano. Spaziando in
diversi ambiti, abbiamo potuto conoscere la storia dell’ente Moro, sorta a Morsano del Tagliamento nel 1947, grazie all’ope-
rato del benefattore Daniele Moro. Durante una delle tante lezioni, abbiamo avuto il piacere di incontrare il duca Badoglio,
proprietario del bel castello di Flambruzzo, che ci ha raccontato la storia della sua famiglia. Grazie alla disponibilità del pro-
fessor Salvalaggio, abbiamo potuto realizzare diverse uscite: una si è svolta nella chiesa di Virco, dedicata ai santi Daniele
profeta e Agostino vescovo, che riuniva il paese durante le celebrazioni religiose. Infatti, un tempo, Virco era diviso in due
fazioni politiche: una parte era repubblicana mentre l’altra, imperiale, era posta sotto dominio dell’impero germanico. Ab-
biamo visitato inoltre il duomo di Mortegliano, presentato dal professor Tirelli, nativo del paese, il quale ci ha anche dedi-
cato una serata spiegandoci i moti garibaldini in Friuli. Trattando i vari argomenti in maniera approfondita e appassionata,
il nostro professore ha saputo incuriosirci e renderci partecipi della bella realtà del nostro territorio e ringraziandolo, non
vediamo l’ora di continuare il corso in primavera, volenterosi di imparare e di scoprire le bellezze del territorio friulano.
Alberto Carlotto
U.T.E. del CodroipeseEtà Media Iscritti
ANNO ACCAD. 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14 2014/15
Codroipo 59,68 61,43 61,69 62,33 62,70 62,63 63,30 63,66 63,58 64,33 65,78 64,79 64,98 64,87
Tutte le Sedi 55,94 57,59 57,60 57,90 58,76 59,48 59,21 59,72 59,69 60,12 60,53 60,67 61,77 61,75
Totale Iscritti 856 897 1089 1093 1114 1179 1274 1271 1295 1363 1384 1440 1439 1308
- Codroipo età media :
- Bertiolo età media :
- Lestizza età media :
- Rivignano età media :
60,30
59,56
64,87
60,27
50,00
52,00
54,00
56,00
58,00
60,00
62,00
64,00
66,00
68,00
Età M
edia
Anno Accademico 2014-2015
E t à M e d i a I s c r i t t iCodroipo Tutte le Sedi
PANTEREd’argento 9
ano e a al ra ello acrime di ioia ul ol o ine di una lun a a e a a ci a della peranza apore della i a mpi orizzon ieli aper rollo di un muro
ia ilu
’urlo della irenalacera l’ ariacupi rumori d’aereorodono il cielo o o l’ arco del por one un mili e co acco li reccia accan o una im a la palla di pezza ro ola a ulla i a udemen e il raccio dell’ uomo la pin e all’ in erno
nc e o i uel e o
mi conciliacon l’umani in era
ia ilu
ie oco imma ini i e di un empo lon anodi iorni candi dal rom o de li aereic e rodono il celoe o ulla a a piazza
orro con al re ormic e di per e dal piede della uerra en o l’an o cia di mia madre o o lo uardo dei en ala
ciol o coi im i delle callil’arco aleno de li a uiloni
odo il can o delle campaneed e ul o alla oce di mio padre ’ la pace o no per u i popoli uello e o ri o di donne con le raccia ori e di i urni in un limpido ma no d’aprile
ia ilu
Rilevazioni Dati U.T.E. del CodroipeseANNO ACCADEMICO 2014/2015