parita' dignita' laicita' nein

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8 Lunedì 15 giugno 2009 Il mondo omosessuale italiano senza diritti. La Ue ammonisce ma invano Parità, dignità, laicita? Nein Gay pride a Roma Il fotoromanzo della giornata Anche i lucani nella Capitale Primo piano Roma, temperature africane (sarà colpa del Gheddafi?) «Perché il gay pride lo fanno sempre che si schiatta dal cal- do?» chiede un ingenuo collega della stampa estera (Repub- blica di San Marino). La risposta è ovvia: il caldo serve per spogliarsi e mostrare i muscoli forgiati in estenuanti ore di una qualunque sala pesi. La festa dell'orgoglio omo-lesbo- bi-trans-eccetera compie quarant'anni. Quattro in più ne ha il/la leader indiscusso/a del movimento: Wladimiro Gua- dagno detto/a Vladimir Luxuria. Sobria, eppur vibrante. Così appare la marcia arcobaleno di quest'anno a Roma, Capitale della Cristianità. «300.000!» sciorinano gli organizzatori, galvanizzandosi. In attesa che la Questura dica: «Qualche migliaio». In Italia, intanto, le discriminazioni e le violenze basate su pregiudizi ineren- ti l'orientamento sessuale sono in aumento. Il popolo gaio esprime la propria disapprovazione nei confronti di perso- naggi come la ministra Mara Carfagna, derisa ed uccellata con vigore. Schernita persino da 3 anziane turiste padane. «Si fatica a credere che una che ha fatto calendari soft-core ce l'abbia tanto con noi» dice Fabrizio, ex sacerdote passato all'altra sponda. Su sponda vaticana, invece, niente di nuo- vo. Anche quest'anno il percorso della manifestazione ha subito diverse variazioni. «Er Colosseo no, perché ce so morti li cristiani; Sangiovanni, no perché ce stanno li pel- legrini! Ma noi, che semo bestie?» notifica il logorroico Gi- no da Settecamini. E pone una questione cruciale: quella dei diritti delle persone omosessuali in Italia. L'Unione Europea ha da tempo ammonito il nostro paese. E non si parla solo di unioni civili (chissà ancora per quanto) negate. «L'omofobia può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio ed è analoga al razzismo, alla xenofobia, al- l'antisemitismo e al sessismo». La direttiva del Parlamento Comunitario parla chiaro. Ma «causa Cupolone il Belpaese non la recepisce» ratifica il dottor Ulivo, avvocato calabro. La folla è, come sempre, variegata. Stupisce per la sua fran- chezza, il neo-ottantenne signor Remigio, veronese trapian- tato nell'Urbe secoli orsono. «Non ne potevo più di sentirmi appellare culattòn» svela. Poi, disinvolto, esibisce una corona tipo quella dei sommi poeti che Dante avrebbe collocato nel- l'apposito girone coll'amato maestro, Ser Brunetto. «Ieri sera, mia moglie lavava i piatti, io facevo questa. Tre ore ci ho mes- so» pubblicizza codesto istrionico testimonial di longevità. Ma come? Sì, esistono anche i bisex. E Remigio ha pure due figli. Il tema è, inutile dirlo, Noemi. «I gay in fondo hanno sempre messo su delle feste memorabili. Degne di quelle di Villa Cer- tosa» asserisce, con invidiabile acume, la foggianissima Do- natella L., aspirante Luxuria, ma in versione drag-king. E, sghignazzando sguaiata, aggiunge: «Poi perché prendersela sempre col Premier? Se lui non avesse trasmesso Lady Oscar, Sailor Moon, la Principessa Zaffiro, Georgie che dorme coi fratelli e altro ancora, noi oggi non saremmo qui!» L'esagera- zione al potere. Può essere ancora uno slogan incisivo? Nel frattempo, sui Fori Imperiali, una Cadillac rosa degli anni '50 ha fuso il motore. Due leopardatissime porno-ma- nifestanti scendono sbuffando. La festa continua intorno ad altri “carri”. La cricca brasiliana esibisce glutei ambrati, e li forgia di ridondanti samba. Gli orsi si lanciano improbabili occhiate melense. La musica è assordante. Il caldo pure. I go-go boys ammiccano, paiono tanti Big Jim gommosamente schiera- ti. Ballano a scatti, come fossero marionette d'un desiderio inesausto e prevedibile. «Vogliamo pari dignità!» urlano, dalla folla. C'è poca perversione in giro. I gay, piuttosto, quest'anno sono incazzati. Ne hanno di che rivendicare. Sono sempre di più e hanno sempre meno diritti. Un movimento silenzioso che una società complessa come quella italiana non può più permetter- si di trascurare. Una questione di salute pubblica, oramai. «Un adolescente che dovesse scoprirsi omosessuale, oggi, come conseguenza del clima repressivo e giuridicamente discrimi- nante, va incontro a patologie depressive con possibili tragici esiti suicidari» preconizza Andrea, sardo specializzando in psi- chiatria. Prima che arrivi il suo palestratissimo boyfriend e se lo trascini via verso la lunga notte peccaminosa romana. di DAMIANO LATERZA Ha collaborato Nicola Boccola - Foto di Damiano Laterza E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro

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GAY PRIDE 09 ROME

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8 Lunedì 15 giugno 2009

Il mondo omosessuale italiano senza diritti. La Ue ammonisce ma invano

Parità, dignità, laicita? Nein

Gay pride a Roma Il fotoromanzo della giornataAnche i lucani nella Capitale

Primo piano

Roma, temperature africane (sarà colpa del Gheddafi?)«Perché il gay pride lo fanno sempre che si schiatta dal cal-do?» chiede un ingenuo collega della stampa estera (Repub-blica di San Marino). La risposta è ovvia: il caldo serve perspogliarsi e mostrare i muscoli forgiati in estenuanti ore diuna qualunque sala pesi. La festa dell'orgoglio omo-lesbo-bi-trans-eccetera compie quarant'anni. Quattro in più neha il/la leader indiscusso/a del movimento: Wladimiro Gua-dagno detto/a Vladimir Luxuria.

Sobria, eppur vibrante. Così appare la marcia arcobaleno diquest'anno a Roma, Capitale della Cristianità. «300.000!»sciorinano gli organizzatori, galvanizzandosi. In attesache la Questura dica: «Qualche migliaio». In Italia, intanto,le discriminazioni e le violenze basate su pregiudizi ineren-ti l'orientamento sessuale sono in aumento. Il popolo gaioesprime la propria disapprovazione nei confronti di perso-naggi come la ministra Mara Carfagna, derisa ed uccellatacon vigore. Schernita persino da 3 anziane turiste padane.

«Si fatica a credere che una che ha fatto calendari soft-corece l'abbia tanto con noi» dice Fabrizio, ex sacerdote passatoall'altra sponda. Su sponda vaticana, invece, niente di nuo-vo. Anche quest'anno il percorso della manifestazione hasubito diverse variazioni. «Er Colosseo no, perché ce somorti li cristiani; Sangiovanni, no perché ce stanno li pel-legrini! Ma noi, che semo bestie?» notifica il logorroico Gi-no da Settecamini. E pone una questione cruciale: quelladei diritti delle persone omosessuali in Italia.

L'Unione Europea ha da tempo ammonito il nostro paese. Enon si parla solo di unioni civili (chissà ancora per quanto)negate. «L'omofobia può essere definita come una paura eun'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualitàe di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basatasul pregiudizio ed è analoga al razzismo, alla xenofobia, al-l'antisemitismo e al sessismo». La direttiva del ParlamentoComunitario parla chiaro. Ma «causa Cupolone il Belpaesenon la recepisce» ratifica il dottor Ulivo, avvocato calabro.

La folla è, come sempre, variegata. Stupisce per la sua fran-chezza, il neo-ottantenne signor Remigio, veronese trapian-tato nell'Urbe secoli orsono. «Non ne potevo più di sentirmiappellareculattòn» svela.Poi, disinvolto, esibisce unacoronatipo quella dei sommi poeti che Dante avrebbe collocato nel-l'apposito girone coll'amato maestro, Ser Brunetto. «Ieri sera,mia moglie lavava i piatti, io facevo questa. Tre ore ci ho mes-so» pubblicizza codesto istrionico testimonial di longevità. Macome? Sì, esistono anche i bisex. E Remigio ha pure due figli.

Il tema è, inutile dirlo, Noemi. «I gay in fondo hanno sempremesso su delle feste memorabili. Degne di quelle di Villa Cer-tosa» asserisce, con invidiabile acume, la foggianissima Do-natella L., aspirante Luxuria, ma in versione drag-king. E,sghignazzando sguaiata, aggiunge: «Poi perché prenderselasempre col Premier? Se lui non avesse trasmesso Lady Oscar,Sailor Moon, la Principessa Zaffiro, Georgie che dorme coifratelli e altro ancora, noi oggi non saremmo qui!» L'esagera-zione al potere. Può essere ancora uno slogan incisivo?

Nel frattempo, sui Fori Imperiali, una Cadillac rosa deglianni '50 ha fuso il motore. Due leopardatissime porno-ma-nifestanti scendono sbuffando. La festa continua intornoad altri “carri”.

La cricca brasiliana esibisce glutei ambrati, e li forgia diridondanti samba. Gli orsi si lanciano improbabili occhiatemelense. La musica è assordante. Il caldo pure. I go-go boysammiccano, paiono tanti Big Jim gommosamente schiera-ti. Ballano a scatti, come fossero marionette d'un desiderioinesausto e prevedibile. «Vogliamo pari dignità!» urlano,dalla folla.

C'è poca perversione in giro. I gay, piuttosto, quest'anno sonoincazzati. Ne hanno di che rivendicare. Sono sempre di più ehanno sempre meno diritti. Un movimento silenzioso che unasocietà complessa comequella italiananon puòpiùpermetter-si di trascurare. Una questione di salute pubblica, oramai. «Unadolescente che dovesse scoprirsi omosessuale, oggi, comeconseguenza del clima repressivo e giuridicamente discrimi-nante, va incontro a patologie depressive con possibili tragiciesiti suicidari» preconizza Andrea, sardo specializzando in psi-chiatria. Prima che arrivi il suo palestratissimo boyfriend e selo trascini via verso la lunga notte peccaminosa romana.

di DAMIANO LATERZA

Ha collaborato Nicola Boccola - Foto di Damiano Laterza

E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattam

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