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Periodico della Parrocchia S. Stefano in Vimercate - Anno 82 ° dicembre 2012 Parola Amica Parola Amica

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Periodico della Parrocchia S. Stefano in Vimercate - Anno 82°dicembre 2012

Parola AmicaParola Amica

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Parola Amica2

sommario• Natale: la fantasia di Dio• Santo Natale 2012• Tenere accesa la speranza• Il credo “rotolato”, il credo celebrato• La fede negli adolescenti• La catechesi dell’Iniziazione Cristiana• Buon Natale dalla San Vincenzo• L’azione pastorale del cardinal Ferrari

per la fede del suo popolo• La testimonianza di Rossana Cataldi

che sarà laica missionaria in Brasile• Novità da Don Kenneth• Progetto “Lavoro Missione Possibile”• Sosteniamo il Fondo Città Solidale• Il nido del gabbiano• Le benedizioni natalizie• “Chierichietti”: complimenti a voi tutti!• Anagrafe e Offerte

Sottoscrizione annua

- Ordinaria € 20- Promozionale € 25

Indirizzi utili

Centro di Ascolto CaritasVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6612179

Centro Aiuto alla Vita - CAVVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6084605

Consultorio Familiare - CEAFVia Mazzini, 33 - Tel. 039.666464

Sacerdoti con incarichi pastorali

Don Mirko BelloraResponsabile Comunità PastoraleVia S. Marta, 24 - Tel. 039.669169

Don Marco PavanVicario Comunità PastoraleVia Valcamonica, 23 - Tel. 039.667718

Don Roberto ValeriVicario Comunità PastoraleVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6612094

Don Michele Di NunzioVicario Comunità PastoraleVia De Castillia, 2 - Tel. 039.2912970

Mons. Giuseppe PonziniResidente con incarichi pastoraliVia Valcamonica, 21 - Tel. 039.668635

Don Silvio VillaResidente con incarichi pastoraliVia De Castillia, 2 - Tel. 039.6082404

Don Alfio MottaRettore OspedaleVia Ospedale, 8 - Tel. 039.6654630

Sacerdoti residenti

Don Gianni RadiceVia Terraggio Molgora, 11 - Tel. 039.6083129

Don Giovanni VillaVia B. Cremagnani, 1/c - Tel. 039.6854588

Don Peppino PeregoVia S. Marta, 3 - Tel. 039.6080817

Segreteria parrocchiale

Via de Castillia, 2 - Tel. 039.668122da lunedì a sabato, eccetto festivi, ore 9 - 12 per battesimo: venerdì, ore 17,30 - 20,00

Orario delle ss. messe

GIORNI FESTIVI:Ore 8,30 • 10,00 • 11,30 • 18,00Vigiliare: Ore 18,00

GIORNI FERIALI:Ore 7,30 • 8,30 • 18,00

Parola AmicaVimercate

dicembre 2012

In copertina: Benedetto Bonfigli,

Natività e croce, 1445

Periodico della Parrocchia S. Stefano in VimercateRedazione e Amministrazione:Centro Paolo VI - via De Castillia, 2 - VimercateDirettore responsabile: Don Giuseppe PonziniFotocomposizione e Stampa: Trassini Printing Srl - VimercateTribunale di Monza n. 540 del 15-3-86

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Dicembre

Vita ParrocchialeCalendario Liturgico

1 Ore 16.45 Preparazione battesimi 2 Ore 10.00 Domenica Insieme 5a elementare 4 Ore 21.00 Lectio Divina a Burago 7 S. AMBROGIO VESCOVO 8 IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA E’ di Precetto – Orario Festivo Ore 10.30 Inaugurazione Mostra Presepi 9 Ore 18.00 Celebrazione del Battesimo 10 Ore 21.00 Consiglio Pastorale Decanale 11 Ore 21.00 Consiglio Pastorale della Comunità 14 Ore 21.00 S. Messa Contemplativa 16 Ore 10.00 Domenica Insieme Ia Media 17 Ore 17.00 Inizio Novena di Natale 18 Ore 21.00 Celebrazione Comunitaria della Penitenza 22 Ore 15.00 Novena di Natale Confessione Ragazzi 23 Ore 10.00 Domenica Insieme preAdolescenti 24 Ore 18.00 S. Messa della Vigilia Ore 21.00 S. Messa per i Ragazzi Ore 24.00 S. Messa di Mezzanotte 25 NATALE DEL SIGNORE Ore 11.30 S. Messa Solenne Ore 17.00 Riapertura Santuario 26 S. STEFANO PROTOMARTIRE Orario Festivo Ore 10.00 S. Messa in S. Stefano Ore 17.00 Riapertura Santuario 31 Ore 18.00 S. Messa di Ringraziamento e Canto del Te Deum

1 S s. Eligio 2 D TERZA di AVVENTO 3 L s. Francesco Saverio 4 M s. Giovanni Damasceno 5 M b. Filippo Rinaldi 6 G s. Nicola 7 V s. Ambrogio 8 S IMMACOLATA CONCEZIONE 9 D QUARTA di AVVENTO 10 L s. Lucerio 11 M s. Damaso I papa 12 M Beata Vergine Maria di Guadalupe 13 G s. Lucia 14 V s. Giovanni della Croce 15 S s. Giovani da Kety 16 D QUINTA di AVVENTO 17 L s. Lazzaro 18 M s. Graziano 19 M s. Dario 20 G s. Liberato 21 V s.Temistocle 22 S s. Francesca Saverio Cabrini 23 D DIVINA MATERNITA’ DI MARIA 24 L s. Adele 25 M NATALE DEL SIGNORE 26 M s. Stefano 27 G s. Giovanni apostolo ed evangelista 28 V ss. Innocenti 29 S s. Tommaso Becket 30 D NELL’OTTAVA DEL NATALE 31 L s. Silvestro papa

Apostolatodella

preghiera

Perchè in tutto il mondo i migranti siano accolti, specialmente dalle comunità cristiane, con generosità e autentica carità.

I cristiani rispecchino la loro identità di discepoli del Signore in ogni ambito della vita..

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Parola Amica4

Natale:la fantasia di Dio UNA DISTANZA CANCELLATA

Non so se avete mai provato ad essere spettatori di un evento di tale meraviglia, da non saperlo raccontare, sia perché le parole ne riducono - e di molto - la bellezza, sia perché si ha paura che chi ascolta non riesca a cogliere lo stupore, che si vorrebbe trasmettere. Si rischia di essere considerati dei ‘sognatori’... e si è tentati di tacere. Io mi sento così ogni volta che debbo raccontare o commentare ‘le grandi cose’ che Dio compie tra noi, che sono come una sorgente infinita di possibile gioia, da togliere il fiato, - se le si accoglie ‘come bambini’ - a cominciare proprio dal Natale di Gesù. (mons. Antonio Riboldi)

Anch’io mi sento così, a ogni Natale. E ogni volta reimpari a credere, a fidarti, a lascia-re che le indicibili meraviglie di Dio penetrino dentro di te. E anche se ti accorgi della pochezza e della fragilità delle parole, ti rimetti a raccontare …

Spesso sul mistero dell’incarnazione si consumano giorni e anni a discutere come un Dio possa farsi uomo, non dico che non serva, ma forse, per come sono fatto io, mi è più caro invece sostare alla buona notizia: che Lui abbia cancellato la distanza, che Lui a uno come me, che non sono uomo di scalate spirituali, non abbia chiesto di scalare i cieli per toccarlo, ma che sia sceso Lui a toccarmi, a toccarmi nella mia carne, nella mia umanità. È notizia da stupore. Quando la ricordo mi mette gioia e mi mette in movimento, proprio su questa terra. Rallègrati per questa pensata di Dio, per questa sua fantasia. Fantasia per sovraccarico di amore. Quando si ama veramente, le si pensa tutte. Dio è arrivato a pensare questo: l’incarnazione. (don Angelo Casati)

Natale è l’annuncio di un fatto “incredibile”: non solo un Dio c’è, ma questo Dio si è fatto uomo, in un bambino, in Gesù di Nazareth. Non solo un Dio c’è, ma questo Dio non è lontano, non è chiuso nel suo cielo, non è indifferente a ciò che avviene sulla terra …Il Natale cristiano racconta questo evento che da venti secoli continua a stupire e a commuovere, che continua a “inquietare” la nostra libertà.

Natale:la fantasia di Dio

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Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia,che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. (Luca 2,10-12)Queste parole sono per voi! Ascoltatele! Non riteniate di conoscerne già il significato; fate invece silenzio davanti al Dio che tace, e accettate che Egli vi dica qualcosa di mai udito prima d’ora. Chiudete gli occhi per vedere una luce diversa. Accettate che essa vi riveli ciò che non avete mai visto. Forse voi pensate di conoscere già il segreto di questa notte; ebbene, ammettete di non sapere ancora nulla di quanto può aver luogo per voi, poiché la vostra vita vi sta sempre davanti ... e Dio è la vita. È Lui che giunge fino a voi; vi raggiunge. (card. Jean-Marie Lustiger)

Queste parole sono incise nella nostra memoria per sempre. Raccontano il segreto di un Dio “sovversivo” che ha sovvertito tutte le immagini che gli uomini si sono fatti di Lui.Il segreto del Natale lo ritrovi nel silenzio e nello stupore, davanti al presepe … dove puoi scoprire un Dio che si toglie il velo e si rivela come un Dio che si mette dentro la vicenda dell’uomo, di tutti gli uomini, un Dio che sta dove gli uomini vivono, nascono, muoiono, amano, soffrono, sperano, perdonano, un Dio che si rivela «nascondendo-si» in un uomo, un Dio amabile che si lascia prendere in braccio, un Dio che ha un volto e una storia: quelli di Gesù di Nazareth.

LA TERRA ATTACCATA AL CIELO

Forse i cristiani sono dei folli, e tutto questo – un Dio, un Dio che si fa uomo, carne e fini-tezza - è davvero una “follia” o forse è tutto splendidamente vero. È la follia della fede …

LECTIO DIVINA MARTEDÌ 4 dicembre ore 21

a Burago

MESSA CONTEMPLATIVA VENERDÌ 14 dicembre ore 21

in Santuario

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Parola Amica6

Il nonno teneva per mano il nipotino e indicava i poderosi alberi del viale. Raccontava che niente è più bello di un albero.- Guarda, guarda gli alberi come lavorano!- Ma che cosa fanno nonno?- Tengono la terra attaccata al cielo! Ed è una cosa molto difficile. Osserva questo tronco rugoso. È come una grossa corda. Ci sono anche tanti nodi. Alle due estremità i fili della corda si dividono e si allargano per attaccare cielo e terra. Li chiamano rami in alto e radici in basso. Sono la stessa cosa. Le radici si aprono la strada nel terreno e allo stesso modo i rami si aprono una strada nel cielo. In entrambi i casi è un duro lavoro!- Ma nonno, è più difficile penetrare nel terreno che nel cielo!- Eh no, bimbo mio. Se fosse così, i rami sarebbero belli diritti. Guarda invece come sono contorti e deformati dallo sforzo. Cercano e faticano. Fanno tentativi tormentosi più delle radici.- Ma chi fa fare loro tutta questa faticaccia?- È il vento. Il vento vorrebbe separare il cielo dalla terra. Ma gli alberi tengono duro. Per ora stanno vincendo loro.

È questo il duro lavoro della nostra fede: tenere il cielo attaccato alla terra, tenerci stretti al nostro Dio, nella certezza che Lui non molla mai la presa. Ognuno di noi è così, come un albero che si radica in piena terra e insieme in pieno cielo … E spesso c’è tanta fatica nel tenere insieme cielo e terra, fede e vita, nel cucire i pezzi, nel ricu-cire noi stessi, perché qualche volta la vita è davvero dura. Per questo, nell’anno della fede, ho scelto come immagine per la copertina di questo numero natalizio un dipinto che non dimentica la croce, neppure a Natale.

I PASSI DELL’AMORE

Tutte le cose di cui abbiamo veramente bisognoci possono venire soltanto come dono.

(Thomas Merton)

… il Natale ce lo insegna, ogni anno.Se io mi sono fatto uomo, dice il nostro Dio a ciascuno di noi è perché ognuno di voi diventi più uomo e più umano. Chi ama arriva per primo, i suoi passi arrivano prima. Così è stato per Dio: i suoi passi sono passi d’amante che arrivano sempre per primi. Da Lui siamo invitati ad imparare il suo stile, a fare il primo passo.Lo stile di Dio, lo stile dell’Incarnazione invitano i cristiani alla tenerezza, alla solida-rietà, alla speranza, all’amore concreto e significativo per l’uomo. La gioia diventa un compito e la tristezza, l’ingiustizia, nemici da combattere, perché un cristiano non può restare impassibile, indifferente davanti alla sofferenza di tanti: il Natale non ce lo permette.

Don Mirko Bellorawww.donmirkobellora.it

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Parola Amica 7

PRESEPE 2012323

Testimoni della fede,testimoni di una nascita

PRESEPE 2012323

Testimoni della fede,testimoni di una nascita

La forza che genera una nascita e’ grande: riappacifica i cuori, rasserena gli animi, imprime nuova forza e coraggio alle scel-

te, veste di luce calda i nostri giorni, raccoglie le preoccupazioni e le trasforma in speranze.L’affetto che genera una nascita attorno a sé, sprigiona quasi una sensazione di calore:ci cir-conda lentamente e tenacemente, come l’edera intorno alla pianta s’immedesima con la nostra vita e ci dona calma, quella calma dell’onda del lago, quella calma del sonno della fiducia, del sonno del bambino che respira adagiato sul seno materno.Quella stessa calma che guardiamo dolcemente negli occhi di Gesu’ Bambino tra le braccia di Maria.Ma le preoccupazioni, le sofferenze persona-li e famigliari, la solitudine di questo periodo, rendono un po’ difficile talvolta aprirci a que-ste sensazioni, rendono pesante l’incamminarci verso questa Nascita.Allora abbiamo scelto di farci guidare ed ac-compagnare, nell’anno della fede, da alcuni testimoni che hanno saldamente e coraggio-samente costruito la vita intera, e che hanno orientato i loro passi, camminando sempre nel-la direzione di quell’ umile grotta in cui nasce Gesu’ Bambino.Abbiamo scelto di guardare, seguire, capire, uomini e donne provenienti da continenti e re-altà differenti, che hanno scelto un elemento distintivo che mantenesse il loro passo certo, la loro fede salda, il loro cuore aperto.Ognuno di loro ci ispira una parola, un atteg-

giamento che speriamo di poter portare anche noi in dono a Gesu’ che nasce, perche’ sia tra-sformato in speranza, forza e gioia piena.

Carlo Maria Martini: testimone della parola.Nutrirsi di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, scalda il cuore, infonde forza e decisione a patto che sia una parola poi spezzata e con-divisa con gli altri.

Madre Teresa di Calcutta: testimone della carità.Donarsi ed amare come Dio, è l’unico modo, il più semplice per essere felici: qui e ora.

Marcello Candia: testimone della generosità.La vera realizzazione di se stessi sta in Dio, non in cio’ che facciamo o costruiamo per noi stessi.

Madre Bakita: testimone del perdono.La gioia di credere, di amare Cristo e farlo ama-re, non puo’ non passare attraverso il perdono.

Padre Oscar Romero: testimone del coraggio.Si trova il coraggio di spendersi fino alla fine, solo se si capisce che non si appartiene a se stessi ma a Dio e agli altri.

Don Tonino Bello: testimone della speranza.La speranza non mette in fuga, ma fa cammi-nare, spinge a correre, a cambiare, a danzare.

Accompagnati da questi testimoni, avviciniamo-ci allora al Bambino che nasce, ciascuno con il proprio passo, ciascuno con la propria forza e convinzione, ciascuno con i propri doni, la-sciando che queste parole si scolpiscano nel cuore:

“Signore Gesù, tu sei i miei giorni.Non ho altri che te nella mia vita.

Quando troverò un qualcosa che mi aiuta, te ne sarò intensamente grato.Però, Signore, quand’anche io fossi solo,

quand’anche non ci fosse nulla che mi dà una mano,non ci fosse neanche un fratello di Fede che mi sostiene,

tu, Signore, mi basti, con te ricomincio da capo.Tu sei il mio desiderio!”.

(D. Luigi Serenthà)

GAPS

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LETTERA ALLE FAMIGLIE PER IL NATALE

Natale è la festa del Dio vicino, l’Onnipoten-te e l’Eterno, «È lui che dà la vita e il respiro e ogni cosa» (At 17, 25), si è fatto uomo per es-sere vicino ad ogni uomo. È venuto al mondo nel grembo di una famiglia, come ognuno di noi. Penso che molti di voi, come me, abbia-no ancora vivissimo il ricordo della risposta del Papa a Cat Tien, una bimba vietnamita di sei anni che gli chiedeva della sua famiglia. “Eravamo un cuore solo e un’anima sola, con tante esperienze comuni, anche in tempi dif-ficili. [...] E così siamo cresciuti nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedeva-mo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli” (Benedetto XVI, Festa delle testi-monianze, Parco di Bresso, 2 giugno 2012).

Per le famiglie oggi i tempi sono difficili, ma forse è ancora più difficile tenere accesa la speranza, questa indomabile certezza della bontà di essere uomini, del disegno buono in cui è inserita la nostra vita e quella del mon-do. Incalzati dalle dure prove a cui siamo sot-toposti in questo travagliato frangente storico, forse molti sono tentati di lasciarsi cadere le braccia e indurire il cuore.

Eppure anche quest’anno la Chiesa che è in Milano, nostra madre, attraverso i suoi sacer-doti e i loro collaboratori, vi raggiunge fin sulla soglia di casa per ripetervi l’annuncio: «Non temere, non lasciarti cadere le brac-cia!» (cfr. Sof 3, 16), il tuo Salvatore è qui, Gesù è vicino.

Ritroviamo allora tutti la semplicità di rivol-gerci a Lui, come il padre di quel ragazzo gravemente malato che, saputo dell’arrivo di Gesù, non esitò a portarglielo, invocando: «“Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Gesù gli disse: “Se tu puoi! tutto è

TENERE ACCESA LA SPERANZA

possibile per chi crede”» (Mc 9, 22-23). E, come lui, riconosciamo con lealtà la debo-lezza della nostra fede: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9, 24).

Il mio abbraccio, va in modo speciale ai bambini, agli anziani, agli ammalati, a colo-ro che sono nell’ombra della morte e ai più poveri ed emarginati.

Guardiamo tutti insieme con occhi semplici al bimbo di Betlemme come Lo guardarono Sua madre e San Giuseppe. Da subito nel nostro cuore rinascerà la certezza che “Dio è vicino” e con essa la vera gioia del Natale.

Tanti auguri. Vi benedico.

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Parola Amica 9

NOVENA PER RAGAZZI E GENITORIdal 17 alle ore 17,00 in Chiesa

sabato 22 ore 15,00, poi Confessioni

MOSTRA DEI PRESEPInella Chiesa e nella Cripta di S. StefanoInaugurazione sabato 8 alle ore 10,30

LE CONFESSIONIMartedì 18 ore 21,00

CELEBRAZIONE COMUNITARIA DELLA PENITENZASabato 22 dalle 8,30 alle 11,00 e dalle 15,30 alle 19,00Lunedì 24 dalle 7,30 alle 11,00 e dalle 15,00 alle 19,00

VIGILIA DI NATALEore 18,00 S. Messa della Vigiliaore 21,00 S. Messa dei Ragazzi,ore 23,15 Veglia di Preghiera

ore 24,00 S. MESSA DI MEZZANOTTE

ORARIO SANTE MESSES. NATALE orario festivo

S. STEFANO: 8,30 - 10,00 (in S. Stefano) - 11,30 - 18,00

S. Natale 2012S. Natale 2012

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Parola Amica10

Il credo “rotolato”,il credo celebrato

k

Il credo “rotolato”,il credo celebrato

kDon Marco Caraffini mi passava un pieghevole: “incontro per i responsabili

dei gruppi liturgici” della diocesi di Milano, sabato 10 novembre al S. Car-lo. Non mi riguardava direttamente... Ma la curiosità di ascoltare i “quadri”

del rito ambrosiano ha prevalso. Tema dell’incontro: “celebrare la fede”.

Durante il piovoso tragitto da Vimercate a Milano appuntavo mentalmente qualche domanda. Cosa vuoi dire per me celebrare la fede? Il segno della croce, il credo (quello più difficile che si usa in chiesa e quello più breve che mi aveva insegnato madre Maria, canossiana di Foggia, per la I comunione... ), i tanti ‘amen’ della liturgia, gli “atti di fede” del catechismo della mia infanzia... Intanto giungevo al S. Carlo. Mons. Magnoli e don Valli - certamente a voi noti - sottolineavano che la fede si trasmette mentre si celebra. Possiamo dire che crediamo quello che celebriamo: secondo il noto adagio lex orandi, lex credendi, la preghiera della comunità rivela e costruisce la fede della comunità. Per questo è strategico investire energie per diventare tutti artisti della celebrazione, specie dell’eucarestia, vertice del culto cristiano. Artisti nelle cose belle dentro l’aula liturgica dove si riunisce l’ekklesia, artisti nel ritmo dei riti, nell’eleganza e familiarità dei gesti e delle parole, nell’armonia dei ministeri, in primis dell’intera assemblea celebrante e di colui che la presiede.

Eppure qualcosa potrebbe mancare. Dico ‘potrebbe’ perché è un presupposto di per sé scontato. La liturgia ambrosiana, nelle celebrazioni più solenni, inizia con un rito penitenziale e professante la fede di rara efficacia. I ministri, giungendo all’alta-re e prima di accedervi, nello spazio simbolico che ne evidenzia la comune dignità battesimale condivisa con i loro fratelli (in gremio ecclesiae, nel grembo della chiesa), insieme all’assemblea invocano per dodici volte “Kyrie eleison”. Sulla soglia dell’azione liturgica spicca questa invocazione e professione di fede: “Signore pietà, Signore sii benevolo”. I testimoni della risurrezione di Gesù, rinnovati dalla potenza dello Spirito Santo, non hanno esitazioni: “Gesù è il Signore”. In lui si manifesta l’u-nico Signore, in lui tutta la Scrittura trova pienezza. Paolo sintetizza: “se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.” (Rm 10,9). E l’opera della nuova creazione avanza ed avanza... per contagio.

Celebrare la fede è celebrare Gesù, il Kyrios, il Signore della mia e della tua vita, il Signore del tempo e della storia. Celebrare la sua persona innanzitutto, il suo

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Parola Amica 11

mistero, gli eventi della sua vita divenuti eventi della nostra vita. Ma c’è una domanda cruciale, ineludibile: posso dire oggi che Gesù è il Signore della mia vita? Questa confessione di fede - Gesù, mio Signore e mio Dio - emerge dalla mia biografia? Per uscire dal generico. Gesù è il Signore, la sua regalità ... ‘regge’ le mie scelte eco-nomiche e lavorative, l’esercizio del potere di mia spettanza, le relazioni marito-moglie, genitori-figli, le contrarietà del quotidiano (magari lo stress da traffico sulla tangenziale ...), i rapporti lacerati, i miei fallimenti, perfino le mie fragilità? Ancora: le beatitudini sono una bella poesia o ispirano il progetto della mia vita? Ed infine, posso gridare con l’Apostolo: “nulla potrà separarmi dall’amore di Dio in Cristo Gesù”? (cfr. Rm 8,39)

Intendiamoci. Nessuno di noi realizza indefettibilmente tutto questo, ma dalla fa-tica del praticare (che non ha nulla a che spartire con il “fortissimamente volli”... ), del “coniugare” cristiano (parlare come parla il Padre, che è lontano anni luce dal parlare bigotto, magari con stucchevoli frasi “pseudodevote”... intervallate con sospiri da ‘perdenti’ rassegnati... ) ciascuno impara innanzitutto a lasciar operare il Signore, a riconoscerne i segni, a progettare la risposta ai suoi inviti, a rilanciare sui punti deboli, a fidarsi del Suo perdono dopo aver scelto altro da Lui, a diventare forti nella debolezza, a non chiudere con giudizi irreformabili, a scoprire il sostegno di una comunità di discepoli dove si portano i pesi gli uni degli altri, nonostante limiti umani e fragilità di ciascuno. Così il volto dei figli, di gloria in gloria, assume il volto del Padre, imparando da Gesù, il Figlio perfetto, pienamente compiuto. Ne viene una comunità dove si sperimenta e si racconta che mentre il nostro uomo esteriore - ma anche l’intera storia umana e cosmica - si va disfacendo, di eucare-stia in eucarestia, l’uomo interiore si riveste di immortalità, della speranza della vita eterna. Speranza certa poiché so di essere amato e di aver imparato, almeno un po’, ad amare oltre me stesso, oltre la paura di morire, oltre la paura che l’altro... mi alteri, pregustando nella precarietà della storia “il pegno della gloria futura”. Possiamo dire ancora che se a parlare si impara... parlando, a pregare... pregando, a credere si impara... credendo, compiendo cioè atti in fede, prima che atti di fede!

E tra questo e il celebrare la fede?Ogni tanto mi fermo prima del “credo” e chiedo all’assemblea una proclamazione fiera - sugli “attenti” per dirla laicamente - diritti, da risorti per usare la gestualità battesimale... Ma per quanto esorti, inciti, cerchi escamotage è difficile andare oltre “la formula che ci rotola fuori”, iconica espressione utilizzata durante l’incontro di cui sopra da Mons. Gianluigi Rusconi, preside del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica sacra.

Sant’Ambrogio nella sua catechesi per l’iniziazione diceva che il simbolo della· fede, il credo, non andava consegnato scritto, perché il catecumeno doveva ri-tenerlo a mente. Doveva trovarlo scolpito nel cuore e destato nella memoria dall’esperienza di vita.

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Parola Amica12

Dio, il creatore del mondo, è mio Padre, per me ha dato tutto quello che aveva, il Figlio da sempre amato. Gesù, il volto del Padre che si fa carico delle mie deformi-tà e salva dal di dentro la mia vita con un amore più grande dei miei peccati, dei miei limiti, della morte. Lo Spirito amore immarcescibile “tra i due”, datore di vita, fonte dei doni molteplici, animatore della comunione tra i discepoli e dell’unità del corpo di Gesù. La Chiesa, mia madre, che mi genera alla vita piena e abbondante attraverso le parole e i gesti che Gesù le ha consegnato. E genera anche i miei fra-telli, il ‘noi’ ecclesiale, il Corpo di Cristo, riflesso della relazione tra “i Tre”, edificato dall’unico Pane spezzato. La Chiesa, discepola dell’unico Maestro, ormai esperta in umanità, si fa profezia del tempo nuovo liberato dalla corruzione della morte, mentre affretta il ritorno glorioso del suo Sposo, che la farà libera per sempre, libera di non tradirlo mai più!

Questo movimento vitale, contemplativo, che riguarda ciascuno dei convocati alla divina liturgia - mentre tiene insieme soggetto (fides qua creditur) e oggetto (fi-des quae creditur) della fede - suscita adesione ed emozione, ravviva il sentire e l’operare, unifica mente cuore e forze, congrega in unum i molti. E l’assemblea dei risorti risponde alla Parola che l’ha convocata celebrando, proclamando, profes-sando in spirito e verità- prima di entrare nell’evento culmine, nel memoriale eu-caristico- gli articoli della fede cattolica che portano l’eco dell’autocomprensione dei divini misteri lungo il cammino della comunità credente.

Se tutto questo accade, e desideriamo che accada, rinnovo l’esortazione: faccia-moci artisti della celebrazione, decidiamoci per una “alta qualità” delle nostre li-turgie, distilliamo il meglio per una celebrazione che desti lo stupore “hic et nunc”, “qui ed ora” della salvezza, dischiudendo la potenza del vangelo e aprendo alla missione.

Mons. Rusconi ha appena pubblicato una raccolta di “simboli della fede”, varie formulazione del “credo”, opportunamente musicati per variegate assemblee: re-citativo, ritmato per fanciulli, responsoriale-battesimale ...

Cantare il credo? Saranno mica altri tre minuti di messa?! Il Card. Martini soleva dire (riferisco Mons. Rusconi ... ): «più che cantare “nella messa”, bisogna cantare “la messa”»! L’eucarestia - specie quella domenicale che è l’eucarestia somma, per antonomasia, incastonata come pietra preziosa nel giorno di riposo, nel tempo che si affaccia sull’eternità- è un canto dall’inizio alla fine, è cantare con le schiere celesti (cfr. preghiera eucaristica V). Perfino l’omelia dovrebbe iniziare con una lode e terminare con una glorificazione trinitaria (magari evitando l’automatico “sia lodato...”).

Ambrogio attesta che il canto ammaestra nella fede. E vale per tutti, anche per gli analfabeti. E poi aiuta a memorizzare, crea appartenenza ... sempre che primo titolare del canto sia l’assemblea. Ma questo è un altro argomento ...

Don Michele

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Parola Amica 13

Il tempo dell’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti e di ricerca del-la propria identità, passando da un’im-magine di sé bambino a un sé adulto. Questa ricerca interessa tutta la perso-na, le relazioni, gli affetti, i sentimenti. Ogni conoscenza acquisita viene messa in discussione ed ha bisogno di essere interiorizzata, fatta propria, ridefinita.

A livello psicologico cambia il modo di vivere le relazio-ni: con gli altri, con i genitori e con se stessi. Con gli amici posso-no nascere r e l a z i o n i più profon-de e vere, in cui ci si racconta e mette in gio-co, ma a volte ci si nasconde dietro a maschere, per paura di mostrarsi come si è. Emerge il bisogno del gruppo alla pari, in cui essere rico-nosciuto e accettato come membro, a volte sacrificando una parte di sé, della propria identità. Con i genitori la relazione diviene maggiormente conflittuale: tutto ha bisogno di es-sere messo in discussione e motivato, per essere accolto come una convin-

zione propria. A volte il conflitto è esplicito, altre volte rimane latente, ma sempre procede una nuova defi-nizione di sé, che ha bisogno di tem-po per comporsi in armonia.

Anche l’ambito della fede ne è coinvolto e sconvolto. La fede accolta e vissuta da bambino va in crisi, semplicemen-te perché non si è più quel bambino:

l’immagine di Dio e il modo di pregare di prima appaio-

no infantili ed hanno bisogno di trovare

una nuova defi-nizione. Va in crisi l’imma-gine di Dio e l’adolescen-te ha biso-gno di ride-

finire questa relazione in

modo nuovo: questo processo

pone molti interroga-tivi, che a volte vengono

presi seriamente in considerazio-ne e conducono ad un cammino di fede, altre volte, semplicemente, di fronte al dubbio, l’adolescente getta la spugna e accantona la questione. Anche la preghiera, se non è cresciu-ta e vissuta in modo più profondo, ma si è limitata alla semplice recita delle preghiere, prima o poi va in cri-

Introdurre alla fede i propri figli, è un compito che fa riflettere gli adulti. Provare per credere.

La fede negli adolescenti

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si come pratica che non significa più nulla…l’adolescente ha bisogno di in-contrare un TU da cui si sente amato per quello che è, con le sue contrad-dizioni, con cui è possibile relazio-narsi in modo vero, senza maschere e bisogno di mostrarsi come gli altri vorrebbero.

Emergono forti alcune domande: chi sono io? Chi è Dio per me? Cosa c’en-tra con la mia vita… domande, che hanno bisogno di venire alla luce e necessitano di un cammino per tro-vare la risposta. Non è possibile in un istante trovare una risposta soddisfa-cente, e questo significa tenere aper-ta la questione, interrogarsi, scavare dentro di sé. Come ogni processo di

nascita e rinascita, anche questo por-ta con sé le doglie di un parto, una sofferenza interiore.

Ma è tutto negativo questo processo?

In fondo, ogni domanda, ogni processo di crisi, è anche una grande occasione per passare ad un livello più profon-do, per crescere nella relazione con Dio e per scoprire una fede nuova e più profonda.

Cosa potrebbe favorire il buon esito di questo percorso carsico? Se la fede ap-presa da bambino in famiglia è stata solo una spolveratina superficiale di ambito religioso, senza vedere esem-pi di una fede che tocchi i nodi im-

La prima cosa che mi viene in mente è: Signore Gesù aiutaci Tu.

Perché? Perché comunicare con gli adolescenti è un‘impresa non da poco, anche quando

lo eravamo noi, ma noi ci fidavamo di più.

Dalla mia esperienza posso dedurre che in generale i nostri ragazzi vogliono risposte

subito, sono più materialisti, sanno polemizzare, essere curiosi, tante domande… ottima

cosa, ma forse, noi genitori non abbiamo saputo dare abbastanza spiegazioni, soprattutto

nella fede, abbiamo passato degli assunti che anche noi abbiamo avuto, perché in diffi-

coltà nel dare risposte.

La fede non è una risposta rapida, stando nel superficiale è abbastanza facile e i ragazzi

condividono, si danno da fare; cercare di parlarne …rifiuto. Forse anche noi vacilliamo?

Ci mettono in crisi e tanto …

La fede è la mia fiducia che ripongo, è basata su un rapporto… un rapporto che instauro

nel tempo, è una risposta: ci sto o no?

Credo che cerchino soprattutto risposte ed esempi e non si sottraggono alle esperienze

di fede (giornate insieme agli altri, condivisioni, soprattutto al di fuori del quotidiano)

e dei punti fermi di certezza.

Ma se dico: mistero della fede, la certezza è poca quindi la fiducia è difficile da

spiegare e quindi credo che possiamo trasmetterla solo vivendola. Come? Viven-

do ogni giorno cercando di essere contenti, sicuri di quell’amore che viene

dal Padre conosciuto attraverso Gesù, impegnandomi (lavoro, parrocchia….)

qualsiasi cosa stia facendo perché lo faccio per Lui, e facendomi vedere a

La testimonianza di alcuni genitori

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Parola Amica 15

pregare, andando alla s. Messa. Alla fine questo è quello che è stato trasmesso a me, e

guardandoli ogni giorno alla fine affido la loro fede a Gesù.

Ognuno dovrà dare la propria risposta e quello che hanno “respirato” potrà fare la differen-

za, questo è quello che spero. ( oggi metto la speranza davanti alla fede!) F.S.

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è un periodo delicato, in cui ogni certezza – sia da parte

dei figli che, di conseguenza, dei genitori – sembra vacillare. Nel ragazzo cresce prepotentemente il

desiderio dell’affermazione del proprio io, che lo porta quasi per istinto a rinnegare tutto ciò che gli

adulti responsabili della sua formazione gli hanno trasmesso. Questa consapevolezza di essere un

individuo autonomo e libero lo spinge a creare su di sé un’immagine nuova, diversa, spesso diame-

tralmente opposta , a quella a cui tutti erano abituati. È così che comincia a mettere in discussione

le regole civili, i valori morali, la fede. Soprattutto all’interno di una famiglia credente, osservante,

praticante questa reazione è particolarmente accentuata; sì, perché nella logica del nuovo io tutto

subisce il processo di negazione, per cui, a volte lentamente altre volte repentinamente, i genitori

assistono ad una metamorfosi del proprio figlio ed essi stessi si ritrovano cambiati nei suoi con-

fronti, come se nascesse l’incapacità di riconoscersi in lui.

A questo punto, dopo un periodo di smarrimento, i genitori comprendono fortemente che

proprio la fede, la stessa fede che per anni hanno trasmesso ai loro figli, diventa il vero

sostegno e si ritrovano con assoluta serenità ad accettare questa “fase di crescita” , senza

più vedere il proprio figlio come un alieno, ma come una creatura che in un periodo

di dubbi, crisi, debolezze ha bisogno dei soliti punti fermi che sono l’amore dei

genitori, ovvero l’Amore di Dio. S.P.

La testimonianza di alcuni genitori

portanti della vita di un adulto, sarà difficile che questo processo appro-di a un esito positivo… naturalmente non possiamo escludere che lo Spiri-to soffi dove vuole, ma sicuramente non ci saranno le condizioni migliori perché lo Spirito venga accolto dalla libertà.

L’esempio di una fede autentica dei ge-nitori, che non vivono semplicemente il precetto come un dovere, che non hanno proposto il cammino di inizia-zione cristiana ai figli solo per rice-vere i Sacramenti, sicuramente favo-risce un cammino. Anche qui l’esito non è automatico, perché a volte ci sono genitori con grande vita di fede

che hanno figli che hanno abbando-nato totalmente la propria fede.

In sintesi, i genitori possono sempli-cemente accompagnare un figlio alla soglia, creando tutte le migliori con-dizioni perché a lui sia possibile var-carla, ma un genitore non potrà mai varcare la soglia al posto del figlio. Ogni proposta di Dio all’uomo si fer-ma di fronte alla libertà dell’uomo stesso: Dio bussa al nostro cuore, an-che a quello degli adolescenti (e non smette mai di farlo), ma ha bisogno di trovare qualcuno disposto ad aprire la porta e a lasciarlo entrare.

don Marco

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Parola Amica16

La catechesi dell’Iniziazione Cristiana

(

La catechesi dell’Iniziazione Cristiana

La tradizione cristiana ha saputo tradurre il messaggio evangelico e introdurre a esso con modalità

diverse nell’arco della storia della Chiesa. Gli stessi Vangeli sono il frutto di un an-nuncio, di catechesi, di una molteplicità di forme di comunicazioni che vengono dalla stessa predicazione e testimonianza di vita di Gesù e dalle prime comunità cristiane. La Parola di Dio e la sintesi della fede nel Credo, nei Comandamenti, nel Padre nostro hanno suscitato la fede di generazioni e generazioni di cristiani, hanno accompagnato il cammino cre-dente nei secoli.Abbiamo quindi un patrimonio di fede immenso, di una ricchezza inesauribile che ancora oggi siamo chiamati a con-segnare alle nuove generazioni.Dob-biamo evitare di estendere la catechesi a tutta l’azione pastorale di ogni comunità

cristiana; dall’altra parte siamo consape-voli che la catechesi attraversa ogni itin-erario di introduzione alla vita cristiana e di formazione permanente dei cristiani adulti. È il pane di cui nutrirsi insieme al sacramento per alimentare la propria fede, la fede di ogni comunità, della Chiesa stessa. Sempre più la Chiesa dal Concilio Vaticano II sta comprendendo il suo compito nel mondo di annunci-are il Vangelo di Gesù Cristo. Il recente Sinodo dei Vescovi in questo Anno della fede è l’ultimo e significativo momento di una riflessione e di un rinnovamento in atto.Il titolo del nostro articolo - un po’ provocatorio - ci sollecita con tutta la Chiesa a rinnovare prima ancora che i catechismi, strumenti per l’annuncio e la trasmissione della fede, la catechesi, la forma stessa con la quale la comunità cristiana annuncia la Buona Notizia e va tracciando itinerari di accoglienza, intro-duzione e accompagnamento nella vita cristiana. È pur vero che prima ancora dei catechismi e della catechesi, ci sono i catechisti, o meglio la comunità cristiana che trasmette la fede mentre o dal mo-mento che vive della fede stessa. Com-prendiamo allora che ci è chiesta una grande conversione non solo per aggior-nare degli strumenti, sussidi o tecniche da essi indicati per la trasmissione della fede. Si tratta di dare forma nuova, sem-

(

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Parola Amica 17

Amiamo il nostro semplice Presepio, quello tradizionale con la capanna, gli angeli, il cielo stellato e tanti umili personaggi minori: la lavandaia,

il contadino, il portatore d’acqua, l’uomo che fa la polenta e le tante piccole povere case con le lucine accese.

Lo amiamo perché ricorda a tutti noi una verità stupenda: il Signore Gesù viene nella quotidianità della nostra vita, è proprio accanto a noi,

cammina con noi.Se noi ce ne accorgiamo, se lo sappiamo annunciare a tutti è davvero

BUON NATALE.Lo spirito vincenziano rende il Natale un tempo di carità

non perchè si ferma ad un gesto di elemosina, ma perchè risveglia nel cuore un amore che viene da Dio, da quel Dio che si fa uomo

per accompagnare ogni uomo. Allora ci sarà un Natale assieme a quelli che non possono farlo, che offre qualche ora di tempo

o qualche briciola del pranzo a chi nemmeno si accorgerebbe di un giorno diverso dagli altri.

G.C.

pre nella fedeltà all’immenso patrimonio che abbiamo ricevuto, alla coscienza cre-dente delle nostre comunità perché siano luoghi vitali di esperienze condivise di fede, di speranza, di carità.La catechesi allora non è un compito delegato ad alcuni (preti, catechisti, edu-catori...), ma responsabilità di tutta la comunità che annuncia mentre testimo-nia e accompagna un cammino creden-te. Diversi verbi abbiamo già citato per declinare questo pensiero: accogliere, introdurre, iniziare, accompagnare, condividere, testimoniare. Ciascuno di essi mette in evidenza caratteristiche diverse e complementari tra loro di ciò che chiamiamo genericamente catechesi.

È difficile definire perché si rischia di ri-durre, di sminuire. La pluralità dei verbi possibili per alludere e indicativamente descrivere la catechesi rende interessante e quasi affascinante un percorso di rifles-sione, perché quanto più si prova a riflet-tere tanto più ci si rende conto in questo campo di essere dentro una miniera inesauribile dalla quale estrarre tesori antichi e nuovi. Con diverse piste di ri-flessione, quindi, offriamo una serie di spunti inerenti la catechesi e molti temi e argomenti a essa correlati.

don Antonio Costabile,responsabile diocesano

del servizio per la catechesi

Buon Nataledalla San Vincenzo

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I nostri VescoviCome ricordavamo il mese scorso, il Vescovo è maestro e guida

del suo popolo per vivere la fede nel cammino della storia.Ci proponiamo in questo Anno della Fede di richiamare

l’insegnamento sulla fede che ci hanno offerto i nostri Arcivescovi a partire dall’unità d’Italia e dalla rivoluzione industriale.

“Conserviamo la fede”in queste parole poste come titolo alla Let-tera Pastorale per la Quaresima 1898 il Card. Ferrari ha definito il suo pro gramma pastorale dopo i primi tre anni di perma-nenza in Diocesi, in gran parte dedicati alla Visita Pastorale che lo aveva messo in vivo contatto con il popolo e la sua condizione religiosa. Dall’incontro con il popolo era nata in lui la coscienza di questo compito episcopale e con tutto il popolo egli voleva condividerne la responsabilità. E infatti la gran parte delle Lettere Pastorali del Card. Ferra ri, destinate a tutta la Diocesi oppure alle singole Pievi dopo la Visita Pastorale, sono indirizzate esplicitamente “al Clero e al Popolo”, perchè egli distingueva nel-la Chiesa i ruoli del Clero e dei Fedeli, ma affidava anche alla responsabilità di questi ultimi il compito storico di conser vare, in-carnare e trasmettere la fede. Ricordiamo che questo vale anche per noi oggi nell’An-no della Fede e sempre.Come dunque “conserviamo la fede”? Il Ferrari sentiva anzitutto l’e sigenza di at-tivare nel popolo cristiano una continua

per la nostra Fede

2L’azione pastorale del Cardinal Ferrari per la fede del suo popolo

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rinnovazione della stima della fede, per mantenere sempre vive le motivazioni a “voler” conservare la fede, come un bene proprio e non alienabile. E questo non po­teva essere che un sentimento, o meglio un “sentire”, di tutto il popolo, di ogni coscien­za, di ogni famiglia: è quello che i teologi chiamano lo “affectus fidei”, l’amore alla propria fede, ed è proprio quello che og gi manca ai cristiani “credenti ma non prati­canti” e ancor più a chi ri tiene “inutile” il riferimento a Gesù Cristo e ogni sentimen­to religioso. Per creare un aggancio vitale con il discorso religioso il Card. Ferrari era solito anzitutto evocare in forma popolare e incisiva il nostro desiderio innato di feli­cità totale e perpetua. Già nella prima sua Pa storale di Quaresima ai milanesi, parlan­do di “quella felicità, che for ma l’oggetto della incommensurata tendenza del cuore umano’’ (pag. 11) e gli scriveva: “(Noi) vo-gliamo finalmente adempiere l’accesissima brama di felicità, che ci portiamo nel cuo-re e che potrà venir soddisfatta in qualche modo anche nella vita mortale, perfetta-mente però nell’altra, ma solo colla religio-ne, che a Dio ci leghi con vincolo d’intellet-to e di amore” (pag. 8).Pochi anni dopo, in un’altra Pastorale di Quaresima, il Ferrari ri prendeva questo tema: “Il nostro cuore sospira ad una feli-cità perfetta la quale non ci sarà dato di ot-tenere nella vita mortale, poiché siamo stati creati e redenti pel cielo e non per la terra. E’ al cielo quin di che noi dobbiamo mira-re; ed è la fede appunto per cui possiamo sol levare lo sguardo alla celeste patria che ci aspetta’’ (Lettera per la Quaresima 1898, pag. 3). La relazione tra questo nostro desiderio di felicità e la fede cri stiana veniva magnifi­camente colta dal Ferrari quando scriveva: “Il vo stro cuore va sitibondo di quei beni celestiali che vi fa sperare la fede vostra.!” (Ultime parole al Clero e al Popolo della Diocesi di Guastalla, 1891, pag. 7).

Ed ecco come il Ferrari spiega e fa gustare al popolo il significato della comune espe­rienza del desiderio di felicità: “Dicevamo che il cuor dell’uomo con slancio irrefre-nabile tende all’infinito; perchè incessan-temente anela alla perfetta felicità. Sulla terra non potrà mai trovarla. Niun bene vi ha quaggiù che non sia limitato, che possa appagare le brame del cuore umano che de-sidera sempre e sempre più finchè non rag-giunga il bene illimitato, eterno, Iddio; nè avremo mai perfetto riposo se non in Dio. Ma l’uomo che pur sente questo trasporto verso il sommo bene, per mala volontà vol-gesi purtroppo ad altro oggetto che non è Dio; commette il grave disordine di volge-re le spalle a Dio, cercare la felicità nelle creature..” (Lettera per la Quaresima 1904, pag. 6). Si noti come in questa pagina e ri­cuperato anche il significato della ricerca “deviata” della felicità.A questa rinnovazione dell’“affectus fidei” era sempre dedicato il primo discorso che egli faceva incontrando il popolo nella Visi­ta Pastorale: in quel discorso l’Arcivescovo poneva al suo popolo le domande supreme sul destino dell’uomo e vi rispondeva con il

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confermato annuncio della salvezza di Cri­sto. Nell’importante Lettera Pastorale indi­rizzata alla Diocesi al termine della prima Visita Pastorale (Ringraziamenti e Ricordi, 1901) appare in modo particolarmente chia­ro il paradigma della predicazione svolta dall’Arcivescovo nelle parrocchie visitate:a) Al primo posto il richiamo esplicito alla provvisorietà della nostra vita: “Sentite: in-nanzitutto ricordiamo quella fondamentale verità, non mai abbastanza meditata: Noi non abbiamo qui stabile dimora, ma ne an-diamo in cerca nel secolo futuro” (pag. 11). A questo richiamo della morte, connesso coll’evocazione del nostro desiderio innato di immortalità, segue il richiamo altrettanto esplicito all’immortalità dell’anima, al Pa­radiso, all’Inferno; cioè il richiamo orienta­tore dei Novissimi (cfr. pagg. 11-14 ).b) Poichè dunque questa vita è un pellegri­naggio, la si deve percorrere “cercando le cose di lassù”, con il “lavoro” spirituale che consiste nell’evitare il male e fare il bene, con il “combattimento” cristiano contro il demonio e il mondo, con la sofferenza vis­suta nella fede: “Di croci, di tribolazioni ho parlato in tutte le parrocchie, perchè ve n’è dappertutto” (cfr. pagg. 14-22).c) A sostenerci e guidarci nel pellegrinaggio della vita ci occorre la luce della fede, “es­sendo la fede il principio, la radice della vita cristiana”; la fede va sostenuta con la “Dot­trina Cristiana’, con il “cibo” dei sacramenti e con la “guida” di Cristo che opera nella Chiesa: “Perdonatemi, o figli carissimi, se vi trattenni qui un po’ a lungo, perchè è qui dove può ai dì nostri trovarsi più in pericolo il Cristiano di smarrire la via della salute eterna” (cfr. pagg. 22-31).d) Continua raccomandando a lungo l’a­iuto a ben vivere che i cristiani si debbono dare vicendevolmente con là carità, spin­ta alle forme concrete del compatirsi, del perdonarsi, dell’amore parentale ai figli e dell’amore filiale ai genitori, dell’affetto e del sostegno che la donna cristiana può dare

all’uomo e dei riguardi che l’uomo deve alla donna nel lavoro agricolo: sono pagi­ne paterne, ammirevoli per l’aderenza alla vita del popolo. Segue un richiamo ai peri­coli per la fede: la sovversione del principio stesso d’autorità, operata dal socialismo; le letture cattive; l’emigrazione affrontata sen­za preparazione (cfr. pagg. 32-42) e) Conclude sollevando i cuori alle grandi verità e ai grandi desideri richiamati all’i­nizio: “Tanto vi suggerisce e vi inculca la vostra guida, e se voi docili la seguirete standole sempre accanto , non perirete nei pericoli, non cadrete nelle insidie, conti-nuando il cammino al cielo. Al Cielo! al Cielo! io vi diceva nelle vostre chiese , additandovi poi la via per giunger-vi . Perciò sembravami che l’ultimo ricordo della Sacra Visita avesse da essere la via al Cielo” (pag. 42) .Questa Lettera e l’evangelizzazione che vi è riassunta potrebbero giustamente intitolarsi “La via al Cielo’; vi predomina non tanto l’annuncio pasquale di Cristo Salvatore morto e risorto, ma il richiamo alla situa­zione creaturale dell’uomo e alla sua tensio­ne all’immortalità e alla felicità; proprio in funzione di questa situazione e di questi de­sideri, il Ferrari ricorda che la fede in Cristo non deve essere messa in pericolo e tanto meno lasciata da parte nella vita concreta, ma conservata e vissuta in profondità .Confermata in tal modo nel popolo cristiano la stima e l’affetto della fede, il Card. Ferrari non ha mai cessato di insegnare l’efficacia della parola di Dio in ordine alla nostra fede: “La parola di Dio , la parola viva e predicata , ecco il mezzo stabilito dal Di-vino Fondatore della Chiesa per produrre, conservare , accrescere la fede. Nessun altro mezzo potrebbe equamente supplire questo, che appositamente perciò venne istituita da Cristo” (Lettera Circolare ai Parroci sulla predicazione, 1895, pag. 4) . E nella Con­gregazione Foranea del 1904 egli ripeteva l’insegnamento di S. Carlo, secondo il quale

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la parola di Dio è pane nutriente e dolcissi-mo per il popolo affamato e, come spirito vi-vificante , comunica vita, luce, nutrimento, gioia, giustizia, verità e la presenza stessa di Cristo (FUE 1904, pag. 200).E ai fedeli stessi insegnava con linguaggio facile: “La fede si propagò colla parola viva , e collo stesso mezzo deve conservar-si. Disse infatti il Redentore divino: ‘andate ed ammaestrate: andate e predicate; come il padre ha mandato me, così mando voi’; e l’Apostolo insegnava che la fede è dall’ udito. Questa è adunque l’economia immu-tabile stabilita da Cristo Gesù che la parola divina riconduca l’uomo alla via della sa-lute e della vita, che in ogni tempo vengano santificate e vivificate le anime per mezzo d’un magistero affidato ad uomini per tutti i secoli; sicchè, ove trattasi di fede, non può l’uomo con tutta sicurezza istruirsi da sè medesimo; ci vuole un altro che lo istruisca , come pel buon Etiope sulla via di Dama-sco (in realtà: Gaza, ndr) ci volle Filippo, che gli spiegasse i sensi arcani di Isaia, che

lo preparasse al battesimo e lo facesse cri-stiano. V’ha grande analogia tra vita e vita, tra la vita dell’ anima e quella del corpo; e come il corpo per vivere ha d’uopo del cibo ogni dì, così l’anima per conservare la fede ha bisogno del cibo che la nutra e la forti-fichi; altrimenti la fede una volta ricevuta s’indebolirebbe e tosto o tardi rimarrebbe spenta. Ma cibo necessario alla vita dell’a-nima è la divina parola affidata ad un magi-stero divinamente istituito.” (Lettera per la Quaresima 1899, pag. 3s) Infine questa valorizzazione della parola di Dio e della predicazione ecclesiale, come concause oggettive e necessarie della nostra fede, ha un riscontro soggettivo: essa infatti porta con sè l’affermazione implicita della necessità dell’apertura del cuore e della disponibilità della persona, per realizza-re un effettivo “ascolto” di quella predi-cazione e al limite di quella Rivelazione che si affermano essere necessariamente all’origine della nostra fede.Ecco un esempio di questo insegnamento paterno: “Voi, o figli carissimi, dovete ri-conoscere l’obbligo di ascoltare e d’impa-rare. Ricordatevi che Gesù Cristo chiamò beati coloro che ascoltano la parola di Dio per custodirla nel cuore (Luc. 11, 28); che è segno di essere dalla parte di Dio l’ascol-tare volentieri la sua parola (Jo. 8, 47); che chi ascolta, per credere , la parola di Cristo ha la vita eterna (Jo. 5, 24) .Badate bene di non volgere le spalle a Colui che vi parla del Cielo per mezzo di mini-stri suoi (cfr. Heb. l2, 25); e se volete essere buone pecorelle dell’ ovile di Cristo, alle quali è promessa la vita eterna, sappiate che vi è necessario conoscere il Pastor buo-no, ed ascoltarne la voce” (Lettera per la Quaresima 1906, pag. 17)Ma come doveva essere offerto al popolo il “cibo” della parola di Dio? E come il popo-lo doveva vivere la sua fede? Lo vedremo il mese prossimo .

Don Giuseppe Ponzini

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La testimonianza di Rossana Cataldi che sarà laica missionaria in Brasile

La testimonianza di Rossana Cataldi che sarà laica missionaria in BrasileDomenica, 28 Ottobre 2012

Buongiorno a tutti, scusate se mi sono por-tata uno scritto ma è la prima volta che par-lo davanti a tanta gente.Mi chiamo Rossana, sono nata e cresciu-ta qui, a Vimercate (anche se negli ultimi anni sono stata “adottata” da Velasca). Ieri durante la veglia missionaria in Duomo ho ricevuto il mandato come missionaria laica fidei donum.Il 28 novembre partirò per S. Josè dos Basi-lios nello stato del Maranhao in Brasile per tre anni.

Alla domanda perché parto? Potrei rispon-dere “Perché non ho trovato un motivo per non partire”. Questo non per superficialità ma perché il mio cammino di crescita nella fede mi ha portato alla convinzione che la missione è parte integrante del nostro essere

cristiani e io voglio provare a farne parte. C’è voluto del tempo per dire si, è quello che voglio, non mi sono alzata una mattina e ho detto, ok io parto, anzi la cosa all’inizio mi spaventava notevolmente, non mi sentivo all’altezza, poi ho imparato ad accettarmi per quello che sono; tutti noi abbiamo dei talenti da far fruttificare, chi più chi meno, magari non quelli che avremmo voluto, ma certo quelli che possono rendere felici noi e chi incontriamo. Ognuno di noi singolar-mente è prezioso agli occhi di Dio ed è la fede, che ci aiuta a renderci conto che non sei nulla ma che allo stesso tempo sei tanto.Dietro questa scelta c’è anche un mio biso-gno di mettermi in gioco non per protago-nismo ma come conseguenza al cammino fatto e per una nuova riclassificazione dei valori nella mia scala personale.

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La mia scelta ha coinvolto persone a me care e inevitabilmente mi ha portato a fare delle rinunce. Lascio un lavoro, lascio dei volti, gli affetti, i legami, le amicizie, la mia famiglia, la mia comunità, la mia chiesa. Lascio tutto questo con serenità, perché è una scelta che ho ma-turato con molta convinzione e, perché pen-so che sia quello che porterò sempre con me, dentro di me, è quello che mi ha fatto cresce-re ed essere quella che sono.

Parto come “fidei donum” che vuol dire dono di fede. Vengono chiamati così i preti e i laici inviati a realizzare un servizio tempo-raneo in un territorio di missione dove già esiste una diocesi, con una cooperazione tra il vescovo che invia e il vescovo che riceve i missionari. La missione fidei donum è collaborazione fra due chiese, quella che dona e quella che riceve.Il laico fidei donum quindi non parte da solo ma come rappresentante di una Comunità e se l’ottica di partenza è quella del “dono” l’o-rizzonte generale è quello dello “scambio”, un arricchimento per la comunità che riceve e un arricchimento per la comunità che invia. I laici che si rendono disponibili per que-

ste esperienze, vengono inviati dal vescovo, dopo una adeguata preparazione a collabo-rare con sacerdoti fidei donum già presenti in missione.Io collaborerò con don Daniele Caspani parroco di Dom Pedro e della “quasi parroc-chia” di S. José dos Basillios. Don Daniele risiede a Dom Pedro una cittadina di 24.000 abitanti circa con un’industria e un indotto abbastanza significativo, mentre io abiterò a S. José dos Basillios, una comunità di circa 8.000 abitanti, affidata alle suore del “cuore immacolato di Maria”, che vive solo della terra. Ambedue i municipi contano su un interno fatto di villaggi e piccole comunità molto povere, dove le case sono ancora di taipa (fango) e i tetti di paglia. Io andrò a vivere insieme ad una laica bra-siliana Francilene e, facendo vita comune, ci metteremo a servizio della parrocchia, occupandoci della pastorale della comunità raggiungendo le comunità nell’interno, che hanno una propria organizzazione e coor-dinazione, le aiuteremo nello svolgimento delle funzioni liturgiche e catechetiche, ve-rificheremo il cammino svolto e cerchere-mo di facilitare il legame fra di loro, il tutto secondo un programma stabilito con il par-roco. Il parroco riesce a raggiungere queste

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Parola Amica24

comunità con una frequenza quasi bime-strale, noi dovremmo farlo più frequen-temente. I laici missionari hanno anche il compito di essere attenti al cammino della società locale con il compito di sostenere le iniziative sociali che tendono a migliorare la realtà stessa (bambini, anziani, diversamen-te abili, educazione, e tempo libero...).Ho avuto modo di vedere questi luoghi nell’estate del 2010 e ho trovato delle persone con una dignità incredibile nonostante una povertà a tratti molto grande, dove il laicato all’interno della Chiesa è una componente fondamentale. Ho trovato una terra dove la povertà più grande è rappresentata dalla mancanza di cultura, ma la speranza riposta nelle nuove genera-zioni è l’ultima a morire. Al momen-to esiste una scuola parroc-chiale a Dom Pedro dove purtroppo le ret-te sono alte e solo i ricchi se le possono permettere. Con gran-di fatiche però un terzo degli studenti è accolto gratuitamente, grazie ad iniziative a sostegno della scuola in loco e con le adozioni a distanza dall’Italia. Chi di voi vuole e può permetterselo può dare la possibilità a questi studenti di proseguire i loro studi. Questa esperienza, insieme alla recente preparazione al CUM a Verona mi han-no aiutato a comprendere il vero ruolo del laico missionario, l’importanza di privile-giare non le cose da fare ma la relazione, l’amicizia, la cultura, l’ascolto, il conoscere le persone, il non sentirsi indispensabile, il ricordarsi di essere a casa d’altri con le loro abitudini, il loro modo di pensare e soprat-tutto se vissuta bene può essere un’esperien-

za significativa per la mia vita. Partire per comunicare e ricevere senza imporsi, per fare un pezzo di strada insieme. Al corso Cum a Verona oltre a tante infor-mazioni storiche culturali ci hanno dato virtualmente una “cassetta degli attrezzi “ con consigli preziosi per vivere la missione, la frase che più mi è rimasta in testa è: parti-re non per trasformare ma per facilitare un processo già in atto e cercando di guardare con un punto di vista itinerante. Gli antichi greci usavano due parole per definire il tempo, kronos e kairos. Kro-nos per indicare il tempo nella sua durata

quindi una natura quantitativa. Kairos invece per indicare

“un tempo nel mezzo”, un momento di un

periodo di tempo indeterminato nel quale “qual-cosa” di spe-ciale accade, un tempo op-

portuno, quin-di una natura

qualitativa. Questa seconda definizione

è quello che mi auguro siano i miei 3 anni in Brasile.

Mi sono chiesta perché a noi partenti ci è stato consegnato un crocifisso e non un van-gelo, da persona semplice mi sono risposta che chi parte porta la Parola di Dio ma nella croce c’è tutto l’essenza del cristiano, la sof-ferenza, la risurrezione, la speranza, la fede. Quest’ultima è il dono più importante che ci è stato fatto e che non possiamo tenere per noi stessi, è un dono che ci è dato perché sia condiviso e di cui ringraziare sempre il Signore. Poi mi piace vedere Gesù che con il suo supremo atto d’amore mantiene le braccia aperte abbracciando sia me che par-to, sia le persone che incontrerò in Brasile e sia voi che spero mi porterete nelle vostre preghiere.

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Parola Amica 25

Novitàda Don Kenneth

Carissimi amici,Vi scrivo dal monastero dei Benedettini all’est dell’Uganda, non come un’ospite di passag-gio (come facevo spesso), ma come uno che ha fatto la scelta di vivere in una comunità monastica (da 18 settembre 2012).Dopo quasi 10 anni di preghiera e discerni-mento, mi tocca fare la scelta della vita mis-sionaria-monastica. È una scelta che mi fa sentire più libero per Gesù e per il Vangelo; un approfondimento di chiamata e missione. Nel libro degli Atti, l’istituzione dei sette dia-coni avvenne dopo il discernimento e l’appro-fondimento di missione dei Dodici:

In quei giorni, mentre aumentava il nu-mero dei discepoli, sorse un malconten-to fra gli Ellenisti verso gli Ebrei, perchè venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodi-ci convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: ‘Non è giusto che noi trascuria-mo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e saggezza, ai quali af-fideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministe-ro della parola.” (Atti 6, 1-4).

La possibilità di questa scelta nacque dentro di me a Cuneo, facendo l’esperienza di romi-taggio nella Comunità del Movimento Con-templativo Missionario “P. De Foucauld” nel mese di agosto 2003. L’esperienza che ho fat-to d’appena 10 giorni è stata per me una scin-tilla vocazionale. E poi nel novembre 2004 ho conosciuto i monaci Benedettini di Tororo (all’est dell’Uganda), con cui ho condiviso la vita monastica per un anno. Sono rimasto molto legato con questa Comunità di circa 30 monaci tutti questi anni. La scelta di far parte di questa comunità monastica e missionaria è frutto di un lungo cammino di preghiera e discernimento E il cammino continua...

La vita monastica è appunto “vita”, movimen-to, cammino. Un invito incessante alla con-versione dello sguardo e del cuore, nella se-quela dell’unico necessario, Gesù il Signore.Così cominciò una nuova tappa nel mio cam-mino di fede, una tappa di crescita persona-le e vocazionale, un cercare d’approfondire l’amicizia con Gesù e continuare a donarmi alla missione in modo più profondo ed uni-versale. È un cammino un po’ particolare e forse meno capito oggi; un sentiero meno percorso.Scrive l’Abate Thomas Keating: “Quando sia-mo giovani, ci chiediamo il sentiero che imboc-cherà la nostra vita. Normalmente facciamo la scelta di vita quasi a vent’anni. Spesso nella vita, cambiamo direzione radicalmente e ci in-camminiamo verso un territorio sconosciuto. Credo che sono sulla strada che Dio desidera per me. Mi sembra che la strada che prendia-mo non è così importante purchè ci riporta a Dio. Tornare a Dio è la destinazione del nostro cammino nella vita. Ci sono tantissimi sentieri che possiamo imboccare. E ci sono tante strade che ci portano nel posto sbagliato e ci perdia-mo. Il viaggio è pieno di strade chiuse, deviazio-ni, e blocco stradali. Delle volte, l’inversione a “U” è essenziale”. (Traduzione mia... impove-rita dal mio italiano zoppicante).La vita è fatta di partire e ripartire, per me questo è un momento di ripartire sul sentiero della spiritualità benedettina. Ho cominciato la mia formazione monastica e fra qualche mese farò il noviziato (l’anno canonico) e poi prenderò i voti monastici. Vi farò sapere del mio progresso. Vi porto tutti nel mio cuore e nella preghiera, e mi affido alle vostre pre-ghiere.

Il Signore ci benedicaDon Kenneth Gaffa

Christ the King MonasteryP.O. Box 669

Tororo, Uganda

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Parola Amica26

Vimercate, 14 novembre 2012

Carissimo Don Kenneth,

rispondo per incarico di Don Mirko alla tua lettera di ottobre dal

monastero dei Benedettini.

In occasione dell’ultima tua venuta a Vimercate mi avevi

preannunciato questa tua vocazione e questo tuo progetto, che ora

incomincia a realizzarsi secondo i tempi che Dio indicherà e le vie

tracciate dalla regola benedettina.

Non più da ragazzo, quando sei entrato in Seminario, ma da uomo

maturo e sacerdote, ti rimetti in cammino vocazionale ponendoti alla

scuola di S. Benedetto: questo è molto evangelico, ti chiama alla sequela

e al discepolato umile e ti farà certamente del bene, sarà momento di

grazia. E fa bene anche ai tuoi amici vimercatesi, che leggeranno su

Parola Amica le tua lettera.

Anche a noi, cristiani dall’infanzia e ora impegnati a rendere

ragione della nostra fede di fronte al mondo moderno e difficile, fa bene

ritornare all’umile discepolato, rimetterci in discussione, porci alla scuola

dei Santi, e anche imparare a convivere cristianamente nella Comunità

Pastorale. Ti ringraziamo perciò dell’esempio che ci dai a ti promettiamo

di accompagnarti con la nostra preghiera. Tu tienici aggiornati con le tue

notizie e anche con le vicende del tuo noviziato.

Anche qui a Vimercate questi mesi sono stati ricchi di doni

vocazionali: infatti il 29 settembre sono stati ordinati: diacono permanente

Cesare Bandera di Velasca; diacono in vista del sacerdozio Marco

Fumagalli di Oreno; sempre il 29 settembre ha emesso la Professione

Perpetua nei Cappuccini Daniele Grossule di Vimercate, che ora ha iniziato

la teologia; e il 27 ottobre ha ricevuto il Crocifisso Rossana Cataldi di

Vimercate, destinata per tre anni in Brasile come laica fidei donum; infine

in settembre Ilaria Stucchi è partita per la Colombia dove insegnerà per

due anni.

Con tutti questi esempi vocazionali il Signore ci sollecita a riprendere in

mano la nostra fede, a capirla, a giocarla.

A nome di tutti un fraterno abbraccio Don Giuseppe

Così gli abbiamo risposto

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Progetto“Lavoro Missione Possibile”

Progetto“Lavoro Missione Possibile”

Circolo A.C.L.I.

Abbiamo iniziato a parlare di questo progetto i primi mesi di quest’anno. Il lavoro è stato

lungo e faticoso ma, sembra che i pri-mi frutti siano maturati. Inizieremo nei prossimi giorni un primo tirocinio con una persona che verrà impiegata per 24 ore la settimana. Un’altra persona inizierà un tirocinio part-time a iniziare da gennaio.Ringraziamo il Centro Lavoro di Vi-mercate per aver, da subito, condiviso il progetto e per la paziente ricerca di aziende e analisi delle persone per la riuscita degli abbinamenti.Grazie anche ai volontari dello Sportel-lo CV del nostro Circolo per il concre-to e professionale aiuto che danno alle persone che incontrano.Dopo averlo presentato alla Comunità Pastorale e al Comune abbiamo deciso di portarlo avanti come Circolo ACLI per non coinvolgere altri enti in un per-corso che poteva rivelarsi un nostro sogno e basta.Noi siamo disposti ad accollarci altri due tirocini, poi il proseguire divente-rebbe troppo oneroso. Ci auguriamo che questo biglietto da visita serva da stimolo e convinca le istituzioni, la so-cietà civile e, soprattutto le imprese, a seguirci.Siamo tutti consapevoli che questo è un periodo veramente particolare del-

la nostra storia e necessita, se ne vo-gliamo uscire, dell’aiuto e dell’impegno collettivo.La nostra idea segue delle semplici re-gole:• la possibilità di sperimentazione pro-

fessionale, attraverso lo svolgimento dell’attività di tirocinio in un nuovo contesto lavorativo, ricevendo indi-rettamente sostegno psicologico e rinforzo sociale;

• l’acquisizione/ampliamento di nuove competenze personali e professio-nali;

• il sostegno al reddito tramite facilita-zione economica (borsa lavoro);

• la possibilità di sviluppare rapporti di lavoro con aziende.

Questo dovrebbe servire anche ad educare le persone che chiedono aiuto a far loro comprendere che il chiede-re senza dare non è più possibile. Le richieste di aiuto sono sempre più nu-merose e dobbiamo far capire che l’a-iuto ricevuto dal Fondo Città Solidale è il frutto delle donazioni di persone che hanno la convinzione di riuscire ad aiutare famiglie in difficoltà e di conseguenza deve essere usato con la massima oculatezza e trasparenza. Quindi non lo si deve considerare una specie di bancomat da cui prelevare senza preoccupazione.E’ quindi necessario che comprenda-

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no che devono dimostrare la volontà di impegnarsi per migliorare il proprio stato o di ricambiare con qualche ge-sto quanto hanno ricevuto. Altrimenti si scoraggia la generosità e, inoltre si rischia di mettere in difficoltà ulteriore quelle famiglie che sono veramente di-sperate dando aiuto invece a chi agisce con una superficialità del chiedere lega-ta più ad una negligenza finanziaria che ad una necessità effettiva.Purtroppo il sostentamento di questo tipo di famiglie è legato allo svolgimen-to di attività saltuarie che il più delle volte vengono retribuite “in nero” im-pedendo la verifica da parte dei servizi sociali delle effettive entrate.L’offerta invece di un aiuto, legata all’im-pegno di ricercare un lavoro, anche se breve e precario, può diventare un de-terrente per coloro che ne hanno già uno anche se non regolare, evidenzian-do coloro che invece ne sono sprovvisti.

Ovviamente questo nostro progetto non può annullare l’azione del Fondo Città Solida-le che deve continuare, anzi intensificare la pro-pria azione su quella fascia di cittadini che sono anagraficamente esclusi dal mondo del lavoro.Ci rendiamo conto che non può essere il no-stro piccolo sforzo a cambiare la situazione e il nostro augurio è che l’Italia tutta insieme torni il grande paese che merita di essere. Che questo periodo di recessione ci faccia ri-flettere ma soprattutto

faccia riflettere chi ricopre incarichi isti-tuzionali ponendoli di fronte alla neces-sità di lavorare veramente per il paese e non di farlo solo a parole. Ci auguria-mo che le notizie di scandali e appro-priazioni di denaro pubblico smettano di affollare le pagine dei nostri giornali. Inoltre riteniamo che ciascuno di noi, impegnandosi nel suo piccolo, ad ope-rare secondo i principi della morale cristiana e con etica civile può dare un contributo ad un concreto migliora-mento.L’Italia è un grande paese abbiamo avu-to più di un’occasione per dimostrarlo. Anche la solidarietà che dimostriamo in molte occasioni è la conferma della nostra forza.Grazie per l’attenzione e un saluto a tutti.

Lino Oldrati Presidente del Circolo ACLI di Vimercate

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Sosteniamo il fondo Città Solidaleche prosegue la sua attivitàSi è svolta sabato 24 novembre nella Sala

Consiliare del Comune la Assemblea degli Enti Promotori (Comune e Comunità Pasto-rale) e delle Associazioni Aderenti del Fon-do Città Solidale. Nel corso dell’Assemblea si sono prese in esame le risorse raccolte e gli interventi effettuati nei 22 mesi di at-tività e si è valutata l’opportunità di pro-rogare l’attività del Fondo oltre la scadenza del 31 dicembre 2012, che era stata indicata nell’Atto Costitutivo. Il consuntivo delle risorse raccolte e dei sus-sidi erogati al 19 novembre 2012 è il seg-uente:

ENTRATE Offerte da Enti e Associazioni 118.283,72Offerte da Privati 34.236,09 Totale entrate 152.519,81USCITE Contributi per la casa (canone locazione - spese condominiali - mutui utenze domestiche) 94.386,53Contributi alimentari (buoni spesa -buoni pasto) 33.827,81Contributi per formazione professionale 3.665,00 Contributi diversi 2.876,16 Totale 134.755,50Spese di gestione (postali - telefoniche - bancarie) 873,71 Totale uscite 135.629,21 Avanzo disponibile 16.890,60 Totale a pareggio 152.519,81Famiglie che hanno chiesto aiuto al Fondo 248Famiglie che hanno ottenuto aiuto dal Fondo 148

Nel corso dell’Assemblea vari interventi hanno rilevato che la situazione di crisi

economica, che ha suggerito alla fine del 2010 l’opportunità di istituire, nell’ambito territoriale del Comune di Vimercate, il Fondo Città Solidale, non è ancora risolta e anzi si fa sentire in modo sempre più grave sul piano dell’occupazione lavorativa. Altri interventi hanno rilevato che l’attività del Fondo, grazie al generoso impegno della Commissione per l’attività e degli altri Col-laboratori, ha raggiunto un buon equilibrio operativo e non presenta gravi problemi circa il proseguimento dell’attività assisten-ziale con gli attuali ritmi e criteri, sempre che le risorse siano assicurate per il periodo dell’eventuale proroga. Pertanto i tre Rappresentanti del Comune, della Comunità Pastorale e delle Associ-azioni, che costituiscono il Consiglio di Gestione del Fondo e hanno la competenza per prorogarne la durata, sentiti e valutati gli interventi in Assemblea, hanno deciso di prorogare l’attività del Fondo a tutto il 31 dicembre 2013 e hanno rivolto agli Enti Promotori, alle Associazioni Aderenti e a tutta la Cittadinanza l’invito a continuare e incrementare il loro sostegno per l’anno 2013. In proposito è stato comunicato che grazie all’interessamento dell’Assessorato alle Politiche Sociali, è stato stipulato con la Fondazione Monza e Brianza un accor-do per il quale le Ditte e i Privati potranno sostenere il Fondo in regime di detrazione fiscale. Si spera pertanto che la base dei sosteni-tori del Fondo nel corso del 2013 possa al-largarsi. D’altra parte non sarebbe virtuoso se coloro che hanno sostenuto il Fondo in questi primi due anni non lo facessero nel terzo: non dobbiamo avere paura di con-tinuare a fare il bene!

Don Giuseppe Ponzini

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IL NIDO DEL GABBIANOLIBRI: SI AVVICINA IL NATALE,

ECCO QUALCHE SUGGERIMENTO

> A come ANNO DELLA FEDE. Anna Maria Canopi – FONDATI SULLA ROC-CIA (LA FEDE NEL QUOTIDIANO) – Paoline (7,50 euro). Per quanti volessero approfondire il tema di questo anno liturgico proponiamo le 30 brevi riflessioni di questo libretto. Il tema è la fede, la fede robusta ma an-che la “fatica del credere” così come emerge nelle vicende dei grandi personaggi biblici dell’Antico Testamento, dall’insegnamento di Gesu’ nei Vangeli e così come viene tramandata dai primi discepoli nelle Lettere Apostoliche. Un testo chiaro e stimolante, che tutti possono affrontare e che è anche un invito a rileggere con una nuova prospet-tiva il testo biblico.

> A come ARTE Zaira Zuffetti – L’UOMO DEI SETTE SILENZI (SAN GIUSEPPE NELL’ARTE) – Ancora (29,50 euro). Questo nuovo volume della collana “Tra arte e teologia” si occupa del personaggio “minore” della natività, quello più in disparte, il più silenzioso (le fonti evangeliche non riportano nessuna sua parola) e ne rilegge la figura anal-izzando diverse raffigurazioni artistiche. Il tema è quello del “silenzio”, che “non è muta assenza di parole, ma stu-pore di fronte al manifestarsi inaspettato di Dio”. Il libro offre anche una chiara trattazione di ciò che riportano sulla figura di Giuseppe i vangeli Apocrifi e che ritroviamo in molte rappresentazioni. Sullo sfondo il concetto di pa-ternità che è all’origine del concetto stesso di religiosità : il riconoscimento di qualcuno che ci ha creati e preceduti.

> M come CARLO MARIA MARTINIMarco Garzonio – IL PROFETA (VITA DI CARLO MARIA MARTINI) – Mondadori – (19,00 euro). Carlo Maria Martini – COME FUOCO ARDENTE – Centro Am-brosiano (19,90 euro).Sono passati tre mesi dalla scomparsa del nostro amato Cardinale e molte sono le pubblicazioni giunte in libreria a ricordare il suo grande ministero. Abbiamo scelto di se-gnalare qui due testi.Quella di Marco Garzonio è la biografia più completa, che ricostruisce la storia di colui che a ragione viene chiam-ato profeta, perché ha saputo interpretare il nostro tempo,

esserne coscienza critica ed indicare a tutti delle mete. Il secondo volume raccoglie alcuni interventi inediti rivolti ai seminaristi, da cui emerge la semplicità e l’umanità con cui Martini sapeva trasmettere una solida preparaz-ione biblica e teologica.

> N come NATALEGuglielmo Cazzulani – NON SEMBRAVA NEM-MENO DIO (PAROLE SUL MISTERO DEL NATALE) – Ancora (14.50 euro). Abbiamo conosciuto don Gug-lielmo per una sua breve ma significativa biografia di Don Giovanni Moioli, alla cui scuola dice di essersi formato. Oggi lo ritroviamo autore di queste curiose riflessioni sul Natale, che partono dai Vangeli ma sono intrise di vita vis-suta. “I vangeli della nascita possono essere letti partendo dalla nostra stessa vita : noi che veniamo al mondo, che amiamo, che soffriamo, che cerchiamo di salvare la fede in questo pantano…Un giorno ce ne andremo da questo palcoscenico : sicuramente con dolore ma, ci auguriamo, custodendo ancora un briciolo di speranza”. Un Natale lontano dalle rappresentazioni fiabesche e me-lense, ma reale, incarnato nella vita quotidiana.

> S come STRENNAKeith F. Pecklers – ATLANTE STORICO DELLA LITURGIA – Jaca Book (80,00 euro). La strenna più importante dell’ambito religioso è questo nuovo volume illustrato del catalogo Jaca Book. Alla ricerca del signifi-cato profondo del termine “liturgia” e delle sue evoluzioni il testo ripercorre qui la storia del cristianesimo a partire dalla Chiesa primitiva fino ai nostri giorni, chiamando in causa “architettura, arte, letteratura, storia della cultura, oltre che l’analisi delle politiche pastorali ed ecclesias-tiche considerate nelle proprie connessioni con il potere civile e l’organizzazione della società”. Un volume prezioso che aiuta a comprendere atti e sim-bologie, e l’evolversi nel tempo di uno stile che deve avere come obiettivo primario ed essenziale quello di rendere bello e comprensibile il messaggio evangelico.

BUON NATALE A TUTTIClaudio

Il tempo dell’Avvento e l’approssimarsi del Natale ci invitano a riscoprire il senso dell’evento più importante, unito a quello pasquale,

della nostra fede. Proponiamo qui alcune segnalazioni sia per l’approfondimento personale ma anche per qualche regalo “intelligente”.

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Parola Amica 31

Visita natalizia alle famiglienel mese di Dicembre

Lunedì 3 dicembre

Via Verdi 4 LaiciL.go Pontida 14, 14A, 14B, 18 Don Marco Pavan

Mazzini dispari tranne p.zza S.Stefano Don Michele di NunzioPodgora, Buraghino, Cantù e Casiraghi Don Roberto Valeri

Martedì 4 dicembre

Montirone Pari e Foscolo Don Marco PavanRota dispari 1-11 e Ronchi Don Roberto Valeri

Cavour dispari, Appiani e Brambilla Mons. Giuseppe Ponzini

Mercoledì5 dicembre

Via XXV aprile (tranne il num. 24) 4 LaiciPrincipato Don Michele di Nunzio

Cremagnani 13 dall’1 al 7 Don Mirko BelloraC.na Chiesa, Gariola, Via Goito, S.Martino, Adda 30-36 Don Roberto Valerip.zza Castellana, p.zza S. Stefano, p.zza S. Lorenzo Mons. Giuseppe Ponzini

Giovedì 6 dicembre

Via Pellizzari dal 28 al 40 Don Marco PavanVia Pellegatta e s.Rocco Don Michele di Nunzio

Cramagnani 13 dall’8 al 14 Don Mirko BelloraVia Garibaldi pari, Marsala e Vicolo Convento Mons. Giuseppe Ponzini

Lunedì 10 dicembre

Via XXV aprile num. 24 2 Laicip.zza Marconi (negozi) + via Grandi pari Don Marco Pavan

Cavour pari, Vismara e Mandelli Don Michele di NunzioCremagnani 13 dal 15 al 22 Don Mirko Bellora

Isola S. Maria, C.na Gargantini e via Manin Don Roberto Valeri

Martedì 11 dicembre

Via Cadorna, 24/4 e fino al num. 30 (pari) 2 LaiciS.Giorgio e Alfieri Don Marco Pavan

Moriano 11 Don Roberto ValeriCarducci, Riva, Cereda e Battisti Mons. Giuseppe Ponzini

Mercoledì 12 dicembre

Galbussera Don Michele di NunzioCremagnani 11 e nn. pari Don Mirko Bellora

Via Valcamonica, Via Fiorbellina (comprese le ditte) Don Roberto ValeriPonti e Ospedale Mons. Giuseppe Ponzini

Giovedì 13 dicembre

Via Carnia 4 LaiciVia Tonale 1 A-E Don Marco Pavan

Porta e Parini Don Michele di NunzioCremagnani 15 Don Mirko Bellora

Quarto, S. Gerolamo e Della Torre Mons. Giuseppe Ponzini

Venerdì 14 dicembre

Via Bellini e Manara 2 LaiciVia Milano 4 Laici

Via Tonale 1 F-Y Don Marco PavanManzoni Don Michele di Nunzio

Ariosto e Fogazzaro Don Roberto ValeriCanonica, Crispi, Madonnina, Colombo e M. Di Canossa Mons. Giuseppe Ponzini

Lunedì 17 dicembre S. Paolino e S. M. Molgora Don Roberto Valeri

Martedì 18 dicembre

Burago (tranne il num. 25) e Fornasino Don Roberto ValeriS. Marta, Del Torchio e Gussi Mons. Giuseppe Ponzini

Mercoledì 19 dicembre

Bainsizza, Ortigara, Gorizia e C.na Casiraghi Don Roberto ValeriUnità D’Italia, Giovanni XXIII e Roma Mons. Giuseppe Ponzini

Giovedì 20 dicembre L.go Pontida nn. 3-10-25 Mons. Giuseppe Ponzini

Venerdì 21 dicembre

Terraggio Molgora 1-3-5-7-9-11 e S. Antonio Don Roberto ValeriMontirone dispari Mons. Giuseppe Ponzini

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Sono le dieci; suona la campanella; un canto proviene dal coro; ha inizio la S. Messa festiva: quella per i ragazzi dell’Oratorio.

Ho un attimo di distrazione. Non so perché, si affaccia alla mia mente una filastrocca che inizia con:

Una stella brilla in cielo,cantano gli angeli in coro,

annunciano al mondo intero:E’ nato il Bambino Gesù!

Forse perché siamo prossimi al Natale? So invece che questo è un fatto che ha cambiato la storia del mondo. L’avvio di una lunga entusiasman-te, contrastata e contestata storia nella quale tutti gli uomini, volenti o nolenti, sono coinvolti.Ma ecco uscire dalla sacrestia dei piccoli ado-lescenti vestiti di bianco che scortano don Marco in lunga fila sin sull’altare. Portano il messale, il turibolo e la navicella dell’incenso, i cantari e la croce. Poi si pongon “schierati” a margine del presbiterio, pronti ad un cenno della Guida che li accompagna, ad assolvere il compito loro assegnato. Chi sono questi vivaci “angioletti” che fanno da

corona all’altare? Sono i nostri chierichetti guidati con passione da una giovane Signora - che di nome fa Maria Te-resa - che si è assunta l’onere di educarli , avviandoli ad un servizio eccelso che fa onore, e che durante lo svolgersi della cele-brazione eucaristica, funge loro da Cerimoniere. Sono i nipotini di molti nonni della Terza Età che con gioia partecipe, li accompagnano sin den-tro il Santuario; li vedono frettolosi avviarsi verso la sacrestia; i loro occhi li seguono amorevolmente con il cuore che sussulta di emozione. Nel momento centrale e più importante della S. Messa, si dispongono in lunga fila davanti all’altare con tra le mani un rosso lumino, in attesa che si manifesti la presenza di Gesù vivo, nel Mistero del Pane e del Vino, nell’istante in cui il Sacerdote pro-nunzia le parole: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo...Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue...” (Matteo 26, 26-28) ; Mistero sorretto da mani consacrate; Mistero esposto in visione a tutta l’assemblea della gioventù Oratoriana che con or-dine affolla attenta e silenziosa le panche del San-tuario. Alla preghiera del “Padre nostro”, corron tut-ti a far catena con don Marco, allungando le braccia, prendendosi per le mani, formando un lungo nastro albeggiante di camici lunghi e stesi, simboleggianti la veste bianca battesimale. E’ questo un altro momento significativo della S. Messa in cui questi piccoli ministranti, cor-almente uniti con voce e mani al Sacerdote, invi-tano col loro gesto l’assemblea dei loro coetanei e fedeli adulti a far catena anch’essi e ad unirsi alla preghiera del “Padre nostro che sei nei cieli”... in-segnata da Gesù. Son proprio piccoli; talvolta sono un pochino scomposti nelle movenze; i cantari posti sull’antico

“Chierichetti”:complimenti a voi tutti!

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Parola Amica 33

altare son troppo in alto; fan fatica a raggiungerli. Tuttavia non sono timorosi poiché l’espressione che traspare dai loro volti manifesta il desiderio consape-vole di servire Gesù. Forse è forzato paragonare questi piccoli ministranti, alla schiera di quegli Angeli apparsi per annunciare la nascita del Bambino Gesù e che cer-tamente - anche se non scritto nei Vangeli - han fatto da luminosa festante cornice davanti alla Grotta ? In forza del loro sì nel porsi a servizio del Mis-tero eucaristico, non è forse il collocarsi davanti all’altare con i lumi accesi simboleggianti la Luce, per far festa a Gesù che sta per manifestarsi, un gesto simile a quello degli Angeli della Grotta ?E qui mi piace ricordare una frase pronun-ciata da Don Marco durante l’omelia della scorsa prima domenica di novembre, rivolta a tutti i fedeli, ma in particolare ai ragazzi, chierichetti compresi, che in modo semplice e per farsi ben comprendere, ha detto: “Noi non siamo qua per qualche cosa! Non stiamo facendo una cosa qualsiasi che pos-siamo fare anche a casa nostra! Noi Siamo qua per incontrare il Signore Gesù! Il nostro sguardo, la nostra attenzione, il nostro pensiero, il nostro cuore, devono essere tutti orientati verso Lui !” Quasi un monito bonario che vale per ognuno di noi.

Cari piccoli ministranti,il mio cuore di anziano, si riscalda nel vedere i volti luminosi e lieti di voi adolescenti, poiché ricordano il tempo felice e spensierato in cui fui anch’io raga-zzo come voi.Anch’io, tanti anni fa ho fatto il chierichetto per servire il Signore. All’inizio, con l’emozione che mi ser-rava fortemente, i miei interventi erano incerti, titubanti

ed insicuri. Poi, man mano, ho preso “confidenza” con gli oggetti sacri che ora anche voi conoscete.Permettetemi di ricordarvi qualche piccolo elementare suggerimento che senza dubbio la gen-tile e brava Signora Maria Teresa, che vi fa da guida, vi avrà insegnato. Ascoltatela sempre attentamente e cercate di mettere in pratica i suoi preziosi consigli e le sue disposizioni.Sappiate che siete sotto lo sguardo di tutti i fedeli che assistono alla S. Messa. Se veramente pos-sedete il desiderio di servire il Signore Gesù, seguite le funzioni liturgiche senza distrarvi; state composti al vostro posto senza agitarvi, e quando intervenite per adempiere il compito a voi assegnato, fatelo con compostezza e buon contegno, senza correre, senza agitare le braccia, possibilmente con le mani giunte, come spesso vediamo fare dai chierichetti che servon le Messe trasmesse dalla televisione. Stare sull’altare per servire il Signore, non è un gioco. L’altare non è il palco di un teatrino con delle belle figurine…Dimenticavo: l’inchino deve essere fatto piegando dolcemente solo il capo in avanti, con le mani gi-unte mantenendo la schiena eretta, come quando pronunciamo il sì. Questi atteggiamenti comporta-mentali me li ha insegnati, tanti anni fa, un Cerimo-niere del Duomo di Milano. Concludo facendo tanti complimenti ad ognuno di voi per questa scelta. Vedrete che col passare degli anni questa esperienza vi sarà molto utile e preziosa per affrontare serena-mente il lungo cammino della vostra vita.

“Parola di nonno”. Un ciao affettuoso a tutti voi.

Per la Terza Età: Armando D’A.G.Dicembre 2012

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Con il battesimo sono diventati figli di Dio:Ampuero Ochoa Gaia Arianna – Brambilla Matilde –

Lo Russo Elisabetta

Sono tornati alla casa del Padre:Giorgi Antonio di anni 88 – Steffani Giuseppina ved. Solcia di anni 79 – Romualdi Antonio di anni 99 – Rota Pierina ved. Sala di anni 89 – Moro Maurizio di anni 52 Balconi Leonardo di anni 79 – Villa Anna Rosa ved. Cirelli di anni 77 – Grossi Sergio di anni 82 – Verderio Ernesto di anni 89 – Galimberti Pierina ved. Passoni di anni 94 Perin Odilla ved. Cagnin di anni 89 – Verderio Augusta

ved. Vimercati di anni 77

Raccolta Fondi per gli Interventi sugli Stabili Parrocchiali:

Somme raccolte alla data 17 ottobre 2012 20.600,00dal 17 ottobre all’11 novembre 2012 (44 buste) 505,00

Totale 21.105,00 La commissione Amministrativa

Offerte libere mese di Novembre 2012R.C. in ricordo di Sala Mariuccia 20,00La moglie in memoria del marito 120,00Cugine Ravasi in memoria di Marchesi Giuseppina 60,00N.N. in ringraziamento alla Madonna (7 offerte) 130,00Totale 330,00

Buon NataleParola Amica34

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Via A. Motta, 139/B - tel. 039 6850967335 226879 - 339 4531328

VIMERCATE: via B. Cremagnani, 44 - tel. 039.669434

NOTTURNO E FESTIVO: via Verdi, 23 - tel. 039.668705

BURAGO MOLGORA: via Piave, 4 - tel. 039.669434

CONCOREZZO: via XXV Aprile, 80 - tel. 039.6040416

CASA DEL COMMIATO

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1948 VIMERCATE

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L’arte e la passione di creare

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