parte 2 - triduo pasquale

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La Pasqua celebrata in tre giorni: Il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto Il nocciolo della fede cristiana consiste nella risurrezione dai morti dell’uomo Gesù di Nazaret e nella sua costituzione a Signore della storia, collocato alla destra del Padre: non è un’idea, ma l’evento della nostra salvezza. Non è quindi riducibile a un dato da ritenere nella mente, ma “mistero” da assimilare nell’esistenza.

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Tre sere di formazione liturgica Anno pastorale 2011-2012 Parte Seconda: Triduo pasquale

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Page 1: Parte 2 - Triduo pasquale

La Pasqua celebrata in tre giorni: Il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto

Il nocciolo della fede cristiana consiste nella risurrezione dai morti dell’uomo Gesù di Nazaret e nella sua costituzione a Signore della storia, collocato alla destra del Padre:non è un’idea, ma l’evento della nostra salvezza.

Non è quindi riducibile a un dato da ritenere nella mente, ma “mistero” da assimilare nell’esistenza. E ciò è possibile solo attraverso la sua celebrazione.

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I cento giorni della Pasqua annualeIl Triduo pasquale: evento unitario

Celebrare il Triduo pasquale in pienezza

comporta il partecipare a tutti i riti previsti, senza sottrazione.

È decisivo percepire l’intreccio inscindibile dei tre aspetti del mistero di Cristo: “Crocifisso-Sepolto-Risorto” (S.Agostino);

ciascuno richiama e implica gli altri.

Si tratta di una morte, ma “gloriosa”;

di una discesa (agli inferi), ma “elevante”;

di una risurrezione, ma dell’Agnello immolato,

che con i segni della passione vive immortale.

Deve risultare chiaro a tutti – fin dall’inizio della Quaresima - che il Triduo pasquale (a differenza dei tridui che, ad esempio, dispongono alla festa di un santo) non costituisce una preparazione delle solennità di Pasqua, ma è esso stesso la celebrazione della Pasqua.

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La

Pasqua del Signore è tutta sintetizzata e resa fruibile dalla sua celebrazione settimanale: la Domenica.

Veramente al Giorno del Signore non manca nulla! Ma noi non siamo a tal punto ricettivi da beneficiare in modo completo ed esaustivo della magnifica ed esuberante grazia offertaci con ritmo settimanale.

Una volta l'anno la santa madre Chiesa ci propone di accogliere la Pasqua della nostra salvezza con maggiore distensione di tempo, invitandoci a partecipare alle pregnantie suggestive celebrazioni del Triduo pasquale.

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Esso si dilata nel Tempo pasquale,

nei "50 giorni dell'Alleluia", definiti da sant'Atanasio "la grande Domenica"; tempo in cui la vitalità ecclesiale raggiunge il massimo grado espandendosi in un rinnovato slancio caritativo-missionario, di cui è anima lo Spirito del Risorto.

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Triduo Pasquale

"Comprende il Venerdì santo, il Sabato santo e la Domenica di Risurrezione.

Dato però il carattere pasquale della 'Cena del Signore, entra nella celebrazione del Triduo anche la Messa vespertina del Giovedì santo.

La Domenica di Pasqua è insieme l'ultimo giorno del Triduo, e il primo del tempo di Pasqua.

Il grande 'Triduo' costituisce il cuore delle celebrazioni pasquali e di tutta la vita ecclesiale.

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I tre giorni presentano successivamente i vari aspetti del Mistero:

Il Venerdì santo celebra la Passione, che culmina, nella morte: ci fa vedere Cristo che ha assunto su di sé il nostro tragico destino, fino a caricarsi sulle spalle i nostri peccati.

Il Sabato santo celebra il mistero della sepoltura: quel sepolcro vuoto, che prepara il trionfo al di là di tutte le apparenze, sottolinea nel cristianesimo l'importanza della speranza.

La notte e il giorno di Pasqua presentano il culmine dell'evento pasquale: il trionfo di Cristo sulla morte, che conferisce a tutto il messaggio evangelico il suo carattere decisamente positivo di gioia e di vittoria. L'unità del triduo, che salda i giorni in un'unica celebrazione, sottolinea di riflesso l'unità del Mistero : nella Pasqua di Cristo, morte e risurrezione sono inseparabili, perché la novità di vita scaturisce dall'immolazione redentrice.

(CEI, La preghiera del mattino e della sera, p.226).

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La liturgia come esperienza di preghiera

• alla scuola del Lezionario: la Parola di Dio di ogni giorno

• alla scuola del Messale: l’eucologia

• Alla scuola della Liturgia delle Ore:la santificazione del tempo

In concreto seguiremo la traccia della Lettera circolare emanata dalla Congregazione per il Culto Divino il 16 gennaio 1988 dal titolo: Preparazione e celebrazione delle feste pasquali = PCFP

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«Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del giovedì santo, la Chiesa dà inizio al triduo pasquale ed ha cura di far memoria di quell'ultima Cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo corpo e sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l'offerta». (PCFP, 44)

Giovedì santo: Messa vespertina nella Cena del Signore

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Tutta l'attenzione dell'anima deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa soprattutto vengono ricordati: cioè

- l'istituzione dell‘Eucaristia,- l'istituzione dell'ordine sacerdotale - il comando del Signore sulla carità fraterna:

tutto ciò venga spiegato nella omelia. (PCFP,45)

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La messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale (PCFP, 46).

Non si svolgano celebrazioni “in favore di persone private o di piccoli gruppi particolari o che costituiscano un ostacolo per la messa principale” (PCFP, 47).

Si eviti di celebrare la Messa di prima Comunione in questa circostanza.

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Obiettivo:

Nel giorno in cui si fa memoria dell’Istituzione dell’Eucaristia,

dar vita ad una Celebrazione eucaristica esemplare.

Le disposizioni seguenti sono finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo.

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Prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto.

Le ostie per la Comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa.

Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente (PCFP, 48).

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Canto di ingresso

Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. Cfr Gal 6,14

Come si vede, il tema non è eucaristico nell’accezione comune del termine

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Accoglienza dei santi Oli

In ogni comunità parrocchiale si accolgono i santi Oli, consegnati dal Vescovo in Cattedrale al termine della Messa del Crisma: è un dono che esprime la comunione nell’unica fede e nell’unico Spirito.

Le ampolle vengono portate durante la processione di ingresso (si possono incaricare ad es un anziano per l’olio degli infermi, un coppia di sposi per l’Olio dei catecumeni, un cresimando per il crisma)

e incensate insieme all’altare.

Dopo il segno di croce e il saluto, si pronuncia un’apposita monizione.

Al termine tutti acclamano: Benedetto nei secoli il Signore!

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Le ampolle vengono poi recate nell’apposito “tabernacolo di custodia dei santi Oli” (da ripristinate qualora fosse caduto in disuso e da richiamare di tanto in tanto all’attenzione di tutti)

Cattedrale di Como,Custodia dei Santi Oli

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Durante il canto dell'inno «Gloria a Dio» si suonano le campane.

Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla veglia pasquale.

Durante questo tempo l'organo e gli altri strumenti musicali possono usarsi soltanto per sostenere il canto (PCFP, 50)

(Può essere opportuno che si mettano a disposizione dei partecipanti numerosi campanelli)

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Colletta

O Dio che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che nella partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita.

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La lavanda dei piedi, che per tradizione viene fatta in questo giorno ad alcuni uomini scelti, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito, ma per servire».

È bene che questa tradizione venga conservata e spiegata nel suo significato proprio.(PCFP, 51)

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Durante la processione delle

offerte, mentre il popolo canta l'inno «Dov'è carità e amore», possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutti di penitenza (PCFP, 52).

Per meglio evidenziare la dimensione caritativa si suggerisce che ciascun fedele porti all’altare la propria offerta nel salvadanaio o nella busta ricevuta il Mercoledì delle Ceneri

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Preghiera eucaristicaÈ vivamente raccomandato il Canone Romano con le varianti specifiche.

Acclamazione di anamnesi

E’ prescritta dal Messale in coerenza la seconda lettura

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Comunione eucaristica in chiesa

Si offra a tutti i fedeli la possibilità di partecipare in pienezza al Banchetto eucaristico, ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore sotto le due specie (meglio se direttamente all’altare).

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Comunione eucaristica nelle caseUn comportamento che non può essere disatteso

Per gli infermi che ricevono la Comunione in casa, è più opportuno che l‘Eucaristia, presa dalla mensa dell'altare al momento della Comunione sia a loro portata dai diaconi o accoliti o ministri straordinari, perché possano così unirsi in maniera più intensa alla Chiesa che celebra (PCFP, 53) .

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Terminata l'orazione dopo la Comunione, si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione.

Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno «Pange lingua» o un altro canto eucaristico.

La processione e la reposizione del santissimo sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il venerdì santo non si celebra la Passione del Signore (PCFP, 54)

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Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento Si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l'orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario (PCFP, 49)

Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di «sepolcro»: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare «la sepoltura del Signore», ma per custodire il pane eucaristico per la Comunione, che verrà distribuita il venerdì nella Passione del Signore (PCFP,55).

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Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno.

Durante l'adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (cap. 13-17).

Dopo la mezzanotte si faccia l'adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore. (PCFP, 56)

Terminata la messa viene spogliato l'altare della celebrazione. È bene coprire le croci della chiesa con un velo di colore rosso o violaceo, a meno che non siano state già coperte il sabato prima della domenica V di quaresima. Non possono accendersi le luci davanti alle immagini dei santi (PCFP, 57 )

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Preso un pane, Gesù rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in ricordo di me” (Lc 22,19). Silenzio meditativo.Per il tuo corpo, lasciato ai peccatori, benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo, spezzato come un pane, benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo divino, che dà corpo al tuo popolo,benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo divino, che fa vivo ogni uomo,benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo, avvilito e triste,benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo, chiuso nella notte,benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo divino, dove i morti rivivono,benedetto, Signore Gesù!per il tuo corpo divino, dove rinasce il giorno,benedetto, Signore Gesù!

Benedetto sei tu per il tuo sangue / che consacra il mondo!

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Venerdì santo: Giorno di Cristo Crocifisso

In questo giorno in cui «Cristo nostra Pasqua è stato immolato», la Chiesa con la meditazione della Passione del suo Signore e Sposo e con la adorazione della Croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla Croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo (PCFP, 58)

Il Venerdì nella Passione del Signore è giorno di penitenza obbligatoria in tutta la Chiesa, da osservarsi con l'astinenza e il digiuno (PCFP, 60).

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Nella memoria annuale della Passione del Signore, nel clima battesimale del Triduo pasquale, la croce gloriosa e vittoriosa di Cristo Gesù è solennemente “riconsegnata” alla comunità cristiana e al singolo fedele.

Nei primi tre secoli la croce non veniva rappresentata in modo plastico. Si preferivano la figura del Pastore, e simboli come il pesce, l’ancora, la colomba… Solo a partire dal IV secolo la croce divenne a poco a poco il simbolo privilegiato di Cristo e del suo mistero di salvezza. Le prime rappresentazioni pittoriche o scultoree della croce raffigurano un Cristo glorioso, con lunga tunica e corona regale: è in croce, ma come il vincitore, il Risorto.Soltanto in seguito, con la spiritualità del Medioevo, sarà rappresentato in situazione di sofferenza.

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Il digiuno pasquale

Fin dalla sua istituzione nel III secolo il digiuno del venerdì e sabato santo non aveva il carattere di una commemorazione della Passione.

Al ricordo della Passione del Signore non era legata l’idea di un digiuno che marcasse l’afflizione: la croce era causa della salvezza e la Chiesa dei martiri non la percepiva che legata alla risurrezione e già illuminata dal riflesso del suo splendore.

Il digiuno pasquale era essenzialmente un’intensa preparazione alla gioia spirituale del Laetissimum spatium. Se la Chiesa digiuna nei giorni in cui lo Sposo è sottratto (cfr. Mt 9,5),

lo fa nell’ottica gioiosa della preparazione ad accogliere l’Amato che sta per venire e che sempre è alla porta e bussa (cfr. Ap 3,20)

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Liturgia delle Ore

Si raccomanda che l'Ufficio delle letture e le Lodi mattutine di questo giorno siano celebrati nelle chiese con la partecipazione del popolo (PCFP,62)

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Ufficio delle Letture

1 Ant. Insorgono i re della terra, i potenti congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Cristo. Salmo 22 Ant. Si dividono le mie vesti, la mia tunica tirano a sorte. Salmo 213 Ant. Mi aggrediscono con furore quelli che mi cercavano a morte. Salmo 371 Lettura: Eb 9,11-28 Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, entrò una volta per sempre nel santuario, con il proprio sangue2 Lettura: Dalle catechesi di san Giovanni Crisostomo La forza del sangue di Cristo

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Lodi mattutine

1 Ant. Dio non ha risparmiato il suo unico Figlio: lo ha dato alla morte per salvare tutti noi. Salmo 502 Ant. Gesù Cristo ci ha amato, e ci ha lavato da ogni colpa nel suo sangue. Cantico Ab 33 Ant. Adoriamo la tua croce, Signore, acclamiamo la tua risurrezione: da questo albero di vita la gioia è venuta nel mondo. Salmo 147Lettura breve: Is 52,13-15 Ecco, il mio servo avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente.

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Celebrazione liturgica della Passione e morte del Signore

Si faccia la celebrazione della Passione del Signore nelle ore pomeridiane e specificamente circa le ore quindici nel pomeriggio. Per motivi pastorali si consiglia di scegliere l'ora più opportuna, in cui è più facile riunire i fedeli: per es. dal mezzogiorno o in ore più tarde, non oltre però le ore ventuno (PCFP, 63).

Si rispetti religiosamente e fedelmente la struttura dell'azione liturgica della Passione del Signore (Liturgia della Parola, Adorazione della Croce e santa Comunione), che proviene dall'antica tradizione della Chiesa. A nessuno è lecito apportarvi cambiamenti di proprio arbitrio (PCFP, 64).

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Il rito del silenzio di apertura

Il sacerdote e i ministri si recano all'altare in silenzio, senza canto. Se vengono dette parole di introduzione, ciò sia fatto prima dell'ingresso dei ministri. Il sacerdote e i ministri, fatta la riverenza all'altare, si prostrano in terra: tale prostrazione, come rito proprio di questo giorno, si conservi con cura, per il significato che assume di un'umiliazione dell'« uomo terreno » e di mestizia dolorosa della Chiesa. Durante l'ingresso dei ministri i fedeli rimangono in piedi. Quindi anche loro si inginocchiano e pregano in silenzio ( PCFP, 65).

La chiesa sia in penombra

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Liturgia della Parola

Le letture siano proclamate integralmente. Il salmo responsoriale e il canto al Vangelo vengono eseguiti nel modo consueto. La storia della Passione del Signore secondo Giovanni si canta o si legge come nella domenica precedente (cf. n. 33).

Terminata la storia della Passione, si faccia l'omelia.

Alla fine di essa i fedeli possono essere invitati a sostare per breve tempo in meditazione (CPFP, 66).

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La Passione secondo Giovanni

Nel quarto Vangelo, più che negli altri, Gesù si manifesta apertamente nella sua regalità. La crocifissione è descritta come intronizzazione, come vittoria. Del resto Gesù aveva annunciato: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).

Davanti a Pilato, Gesù afferma con solennità: “Io sono re” (Gv 18,37).

Ed è con atteggiamento regale che dal trono della croce, con riferimento al banchetto di Cana, Gesù porta a compimento le nozze tra Dio e l’umanità.

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Duomo di Como, Ancona della Passione, 1492

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Preghiera universale

Si faccia la preghiera universale secondo il testo e la forma tramandati dall'antichità, in tutta la prevista ampiezza di intenzioni, per il significato che essa ha di espressione della potenza universale della Passione di Cristo, appeso sulla croce per la salvezza di tutto il mondo.

In caso di grave necessità pubblica l'Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione (PCFP, 67).

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Adorazione della croce

La Croce da mostrare al popolo sia sufficientemente grande e di pregio artistico. Per questo rito si scelga la prima o la seconda formula indicata nel Messale. Tutto questo rito si compia con lo splendore di dignità che conviene a tale mistero della nostra salvezza: sia l'invito fatto nel mostrare la santa Croce che la risposta data dal popolo si eseguano con il canto. Non si ometta il silenzio riverente dopo ciascuna prostrazione, mentre il sacerdote celebrante rimane in piedi tenendo elevata la Croce (PCFP, 68).

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Si presenti la Croce all'adorazione di ciascun fedele, perché l'adorazione personale della Croce è un elemento molto importante in questa celebrazione. Si adoperi il rito dell'adorazione fatta da tutti contemporaneamente solo nel caso di un'assemblea molto numerosa.Per l'adorazione si presenti un'unica Croce, nel rispetto della verità del segno. Durante l'adorazione della Croce si cantino le antifone, i «Lamenti del Signore» e l'Inno, che ricordano in modo lirico la storia della salvezza, oppure altri canti adatti (cf. n. 42) (CPFP, 69).

Ant. Adoriamo la tua croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo.

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Riti di Comunione

Il sacerdote canta l'invito alla preghiera del Signore che tutti eseguono con il canto. Non si dà il segno della pace.

La Comunione si distribuisce secondo il rito descritto nel Messale.

Durante la Comunione si può cantare il salmo 21 o un altro canto adatto. Finita la distribuzione della Comunione si porta la pisside nel luogo già preparato fuori della chiesa (PCFP, 70).

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Memoria del dolore della B.V.M. presso la croce

Presso la croce, nuovo albero della vita, Maria è la donna nuova che con la sua fede incrollabile e la sua pronta obbedienza ripara il danno causato dalla presuntuosa incredulità e dalla stolta disobbedienza dell’antica Eva. Sul Calvario, secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trafigge il cuore di Maria;e lì dove si consuma l’amore di Cristo giunge l’ “Ora” di morte e di vita, che Egli aveva predetto alle Nozze di Cana.

Page 45: Parte 2 - Triduo pasquale

Il Figlio di Dio che, Bambino, all’Epifania fu manifestato tra le braccia della Madre ai Magi, primizia dei pagani chiamati alla fede,dopo essere stato deposto dalla Croce, è ancora tra le braccia di Maria, offerto con amore, da questa Madre intrepida, ad ogni creatura, perché tutti gli uomini siano annoverati tra i figli di Dio e giungano a salvezza.

Duomo di Como, T.Rodari, Deposizione, 1491

Page 46: Parte 2 - Triduo pasquale

Giornata mondiale per le opere della Terra Santa

Per rispettare l’azione liturgica – che non prevede affatto la questua; e deve iniziare, ma anche concludersi, in assoluto silenzio – al termine dell’Orazione dopo la comunione e prima dell’Orazione sul popolo si avvertano con breve didascalia i partecipanti che le offerte per la Terra Santa saranno raccolte all’uscita (con la collaborazione di incaricati presso le porte)

Page 47: Parte 2 - Triduo pasquale

Dopo la celebrazione si procede alla spogliazione dell'altare, lasciando però la Croce con quattro candelieri. Si prepari in chiesa un luogo adatto (per es. la cappella di reposizione dell'Eucaristia nel Giovedì Santo), ove collocare la Croce del Signore, che i fedeli possano adorare e baciare e dove ci si possa trattenere in meditazione (PCFP, 71).

Pii esercizi

Per la loro importanza pastorale, non siano trascurati i pii esercizi, come la «Via Crucis», le processioni della Passione e la memoria dei dolori della beata Vergine Maria. I testi e i canti di questi pii esercizi siano in armonia con lo spirito liturgico. L'orario dei pii esercizi e quello della celebrazione liturgica siano composti in modo tale che l'azione liturgica risulti di gran lunga superiore per sua natura a tutti questi esercizi (CPFP, 72).

Page 48: Parte 2 - Triduo pasquale

Sabato santoGiorno del Sepolto

Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua Risurrezione.

“Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio (…). E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere che un tempo avevano rifiutato di credere” (1Pt 3,18-20).

Page 49: Parte 2 - Triduo pasquale

Cristo è entrato nella solitudine estrema e assoluta dell'uomo, dove non arriva alcun raggio d'amore, dove regna l'abbandono totale senza alcuna parola di conforto: 'gli inferi'. (...) Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio que sto è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E successo l'impensabile: che cioè l'Amore è penetrato 'negli inferi': anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L'essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l'amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell'ora dell'estrema solitudine non saremo mai soli (Benedetto XVI, Davanti alla Sindone 2.5.2010).

Page 50: Parte 2 - Triduo pasquale

Il Sabato santo è come un giorno che sorge senza luce,poiché su di esso sembrano gravare ancora, come una fitta coltre, le tenebre del Venerdì santo.Qualcosa di enorme è accaduto: la morte violenta del Giusto. Sbigottita la terra tace.Nella giornata di ieri, fino verso il tramonto si udiva ancora la sua voce, il suo lamento, la sua preghiera. Oggi egli tace, e sembra che con lui tutto sia piombato nel silenzio; nel silenzio e nel buio.È però un silenzio di sospensione; è un’ oscurità di attesa vigilante. Tutta l'attenzione è rivolta a Colui che deve ritornare dai morti.Il Sabato santo è dunque il giorno del riposo del Giusto, del silenzio e della grande speranza.

(A.M. Canopi)

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Maria e il sabato santo

Il sabato sta tra il venerdì e la domenica, tra la memoria della passione e quella della risurrezione. Maria lo riempie perché in quel giorno, il sabato santo, tutta la fede della Chiesa si è raccolta in lei. Nel suo grande cuore di Madre si raccoglieva tutta la vita del Corpo mistico, di cui sotto la Croce era stata chiamata a diventare la Madre spirituale. Mentre la fede si oscurava in tutti, lei, la prima anima fedele, è rimasta sola a tenere viva la fiamma, immobile nell'oscurità della fede. La Chiesa, ancora una volta, si identificava con lei. Ben più di Francesco, in quel giorno portò sulle sue spalle tutto l'edificio della Chiesa.

E' questa la ragione che fa del sabato il giorno della Madonna, e già l'antichità lo ha intuito consacrando a lei questo giorno, l'ultimo della settimana cristiana, che precede immediatamente il primo, il dies dominicus.

(M.Magrassi, Maria e la Chiesa una sola Madre, 1976 p.45-46).

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Maria al sepolcro

Argomento del nostro discorso è la presenza continuata della Madre eroica al sepolcro del Figlio. Mentre infatti tutti si ritirarono, solo lei, la Madre, arsa da fuoco impetuoso d’amore e con fede e coraggio incrollabile, sedette accanto alla tomba, immemore del cibo e del sonno, protesa a deliziarsi della beatificante risurrezione.Solo la Madre fu dunque testimone degli eventi che precedettero la risurrezione e udì quel terremoto soave e confortante che svegliò i morti di un tempo e gettò nel sonno le guardie che vegliavano il sepolcro.Perciò ritengo che a lei per prima fu dato l’annuncio della divina risurrezione (Giorgio di Nicomedia, sec. IX, Disc,9)

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Possono essere esposte nella chiesa per la venerazione dei fedeli l'immagine del Cristo crocifisso o deposto nel sepolcro o un'immagine della sua discesa agli inferi, che illustra il mistero del Sabato santo ovvero l'immagine della beata Maria Vergine Addolorata (PCFP, 74).

I fedeli siano istruiti sulla natura particolare del Sabato santo Le consuetudini e tradizioni di festa collegate con questo giorno per la celebrazione pasquale una volta anticipata al Sabato santo, si riservino per la notte e il giorno di Pasqua (PCFP, 76).

La preparazione della Veglia pasquale avvenga con discrezione, in modo che i fedeli possano trovare nelle chiese luoghi di silenzio dove sostare in preghiera.

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Ufficio delle Letture

1 Ant. Tranquillo mi addormento, e riposerò nella pace. Salmo 42 Ant. Nella speranza la mia carne riposa. Salmo 153 Ant. Apritevi porte antiche ed entri il re della gloria. Salmo 231 Lettura: Eb 4,1-16 Affrettiamoci ad entrare nel riposo del Signore.2 Lettura: Da una antica omelia sul Sabato santo. La discesa agli inferi del Signore

È molto raccomandata la celebrazione dell'Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo (cf. n. 40).

Dove ciò non è possibile, sia prevista una celebrazione della Parola di Dio o un pio esercizio rispondente al mistero di questo giorno.

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1 Ant. Canteranno su di lui un lamento, come per un figlio unico: l’innocente, il Signore, è stato ucciso. Salmo 632 Ant. Dal potere delle tenebre libera, Signore, la mia anima. Cantico Is 383 Ant. Ero morto, ora vivo nei secoli: mie sono le chiavi della morte e dell’inferno. Salmo 150Lettura breve: Os 5,15b-6,2 Il terzo giorno ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza.

Lodi mattutine

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La Domenica di Pasquagiorno del Risorto

A) La Veglia pasquale nella notte santa

“Nel cuore di tutti – pastori e fedeli – la Veglia pasquale deve ritrovare la sua importanza unica nell’Anno liturgico, al punto tale da essere davvero la festa delle feste” (Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus, 6)

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Si orienti l’intero cammino catechistico e missionario della comunità a riscoprire la grande Veglia pasquale che segna ogni anno la tappa più espressiva della vita battesimale ed eucaristica e della crescita nella fede del popolo di Dio (Eucaristia, comunione e comunità, 91).

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Per antichissima tradizione questa notte è «in onore del Signore» (Es 12,42)

e la Veglia che in essa si celebracommemorando la notte santa in cui Cristo è risorto, è considerata come «madre di tutte le sante Veglie» (Sant’Agostino).

In questa Veglia infatti la Chiesa rimane in attesa della Risurrezione del Signore e la celebra con i sacramenti dell'Iniziazione cristiana (PCFP, 77).

In alcune regioni, col volgere del tempo, ha cominciato ad affievolirsi quel fervore di devozione con cui venne accolta all’inizio la rinnovata Veglia pasquale. In qualche luogo viene ignorata la stessa nozione di veglia… (PCFP,3).

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a) Significato della caratteristica notturna della Veglia pasquale

L'intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l'inizio della notte o terminare prima dell'alba della domenica . Tale regola è di stretta interpretazione.

Gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l'ora della celebrazione della Veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica, non possono essere ammessi.

Le motivazioni addotte da alcuni per anticipare la Veglia pasquale, come ad es. l'insicurezza pubblica, non sono fatte valere nel caso della notte di Natale o per altri convegni che si svolgono di notte(PCFP,78)

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La Veglia pasquale, in cui gli ebrei attesero di notte il passaggio del Signore che li liberasse dalla schiavitù del Faraone, fu da loro osservata come memoriale da celebrarsi ogni anno; era la figura della futura vera Pasqua di Cristo, cioè della notte della vera liberazione, in cui «Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro» (Preconio pasquale).

 Fin dall' inizio la Chiesa ha celebrato la Pasqua annuale, solennità delle solennità, con una Veglia notturna. Infatti la Risurrezione di Cristo è fondamento della nostra fede e della nostra speranza e per mezzo del Battesimo e della Cresima siamo stati inseriti nel mistero pasquale di Cristo: morti, sepolti e risuscitati con lui, con lui anche regneremo.

Questa Veglia è anche attesa escatologica della venuta del Signore (PCFP, 79-80).

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Occorre persuadersi che non basta adottare qualche espediente per “salvare” la Pasqua dalla corrosione che la sta avvilendo in situazione di post-cristianità. Bisogna ritrovare la convinzione che è la Pasqua (oggi accessibile nella sua dimensione sacramentale/celebrativa) a salvare noi e il mondo; a dichiarare in modo limpido la nostra identità; a normare ogni prospettiva di fruttuoso lavoro ecclesiale per il regno di Dio.Il rinnovamento spirituale-pastorale di una comunità cristiana non può effettuarsi che a partire da questo centro che è la Pasqua settimanale/annuale/quotidiana.La maniera più giusta di affrontare ogni aspetto dell’impegno pastorale consiste nel “convertirsi” e “lasciarsi convertire” dalla Pasqua.

Attenzioni pastorali

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E’ necessario alimentare la convinzione che i problemi della celebrazione del Triduo pasquale possono essere risolti solo se si affrontano con lucidità e coraggio a partire almeno dal mercoledì delle ceneri

Attraverso le omelie, le catechesi, il notiziario parrocchiale e il modo di dare gli avvisi deve risultare chiaro a tutti - fin dall'inizio della Quaresima - che il Triduo pasquale (a differenza dei tridui che, ad esempio, dispongono alla festa di un santo) non costituisce una preparazione delle solennità di Pasqua, ma è esso stesso la celebrazione della Pasqua.

Nell’annunciare la Veglia pasquale si abbia cura di non presentarla come ultimo momento del Sabato santo. Si dica piuttosto che viene celebrata “nella notte di Pasqua” come un unico atto di culto (PCFP,45).

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Convergenza di partecipazione

E’ molto conveniente che le piccole comunità religiose sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali prendano parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori.Similmente, qualora in qualche luogo risulti insufficiente il numero dei partecipanti, dei ministranti e dei cantori, le celebrazioni del Triduo pasquale vengano omesse e i fedeli si radunino insieme in qualche chiesa più grande.

Anche dove più parrocchie piccole sono affidate a un solo presbitero è opportuno che, per quanto possibile, i loro fedeli si riuniscano nella chiesa principale per partecipare alle celebrazioni (PCFP, 43)

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Cantare il Triduo pasquale

Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella celebrazione della Settimana Santa e specialmente del Triduo pasquale, perché è più consono alla solennità di questi giorni e anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto. (…)

I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità. (…) Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da adoperarsi soltanto durante il loro svolgimento (PCFP, 42)

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b) La struttura della Veglia pasquale e l'importanza dei suoi elementi e delle sue parti

Cosa sarebbe la nostra vita senza luce, senza acqua, senza cibo; senza che qualcuno ci rivolgesse la parola, senza la possibilità di andare oltre la morte?

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La Veglia si svolge in questo modo:

dopo il «lucernario» e il «preconio» pasquale (prima parte della Veglia),

la santa Chiesa medita «le meraviglie» che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall'inizio (seconda parte o liturgia della Parola),

fino al momento in cui, con i suoi membri rigenerati nel Battesimo (terza parte),

viene invitata alla mensa, che il Signore ha preparato al suo popolo, memoriale della sua morte e Risurrezione, in attesa della sua venuta (quarta parte ).

Questa struttura dei riti non può da nessuno essere cambiata arbitrariamente (PCFP, 81)

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La prima parte comprende azioni simboliche e gesti, che devono essere compiuti con una tale ampiezza e nobiltà, che i fedeli possano veramente apprenderne il significato, suggerito dalle monizioni e dalle orazioni liturgiche.

Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte. (PCFP,82)

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Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo. Venga benedetto con i segni e le parole indicati nel Messale (PCFP,82)

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La processione con cui il popolo fa ingresso nella chiesa, deve essere guidata dalla sola luce del cero pasquale.

Come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge.

Nulla vieta che a ciascuna risposta « Rendiamo grazie a Dio » si aggiunga qualche acclamazione in onore di Cristo.

La luce del cero pasquale viene propagata gradualmente alle candele, opportunamente portate in mano da tutti, con le lampade elettriche ancora spente (PCFP,83).

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Il diacono annunzia il «preconio» pasquale, che in forma di grande poema lirico proclama tutto il mistero pasquale inserito nell'economia della salvezza.

Se necessario, in mancanza del diacono, qualora anche il sacerdote celebrante non possa proclamarlo, venga affidato a un cantore.

Le Conferenze episcopali possono apportare adattamenti a questo «preconio» per mezzo di alcune acclamazioni del popolo in esso inserite (PCFP, 84).

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Le letture della sacra Scrittura formano la seconda parte della Veglia. Esse descrivono gli avvenimenti culminanti della storia della salvezza, che i fedeli devono poter serenamente meditare nel loro animo attraverso il canto del salmo responsoriale, il silenzio e la orazione del celebrante.

Il rinnovato Ordo della Veglia comprende sette letture dell’Antico Testamento prese dai libri della Legge e dei profeti, le quali per lo più sono state accettate dall’antichissima tradizione sia dell’Oriente che dell’Occidente; e due letture del Nuovo Testamento prese dalle lettere degli Apostoli e dal Vangelo.

Così la Chiesa «cominciando da Mosè e da tutti i Profeti» (Lc 24,27.44-45) interpreta il mistero pasquale di Cristo (PCFP,85).

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Pertanto tutte le letture siano lette, dovunque sia possibile, in modo di rispettare completamente la natura della Veglia pasquale, che esige una durata adeguata.

“Quando sarà giunto il mattino potremo deporre il libro che aveva occupato la notte” (L.BOUYER)

Tuttavia dove le circostanze di natura pastorale richiedono di diminuire ulteriormente il numero delle letture, se ne leggano almeno tre dal Vecchio Testamento, cioè dai libri della Legge e dei Profeti; non venga mai omessa la lettura del capitolo XIV dell'Esodo con il suo cantico (PCFP,85).

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Il significato tipologico dei testi dell'Antico Testamento si fonda nel Nuovo, e si rende manifesto con l'orazione pronunciata dal sacerdote celebrante dopo le singole letture; gioverà anche introdurre i fedeli, con una breve monizione, a comprenderne il significato. Tale monizione può essere fatta o dallo stesso sacerdote o dal diacono (PCFP,86).

O Dio, tu hai rivelato nella luce della nuova Alleanza il significato degli antichi prodigi: il Mar Rosso è l’immagine del fonte battesimale e il popolo liberato dalla schiavitù è un simbolo del popolo cristiano. Concedi che tutti gli uomini, mediante la fede, siano fatti partecipi del privilegio del popolo eletto, e rigenerati dal dono del tuo Spirito. (Orazione dopo Esodo14)

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Terminate le letture dell'Antico Testamento si canta l'Inno «Gloria a Dio»,vengono suonate le campane secondo le consuetudini locali, si pronuncia l'orazione colletta e si passa alle letture del Nuovo Testamento.

Si legge l'esortazione dell'Apostolo sul Battesimo come inserimento nel mistero pasquale di Cristo.

Quindi tutti si alzano: il salmista o un cantore intona l'« Alleluia », che il popolo prosegue intercalando l'acclamazione tra i versetti del salmo 117, tante volte citato dagli Apostoli nella predicazione pasquale.

Finalmente si annuncia con il Vangelo la Risurrezione del Signore, quale culmine di tutta la liturgia della Parola.

Non si ometta di fare l'omelia, per quanto breve, dopo il Vangelo (PCFP,87).

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La terza parte della Veglia è costituita dalla liturgia battesimale. Ora viene celebrata nel sacramento la Pasqua di Cristo e nostra.

Ciò può essere espresso in maniera completa in quelle chiese che hanno il fonte battesimale, e soprattutto quando avviene l'Iniziazione cristiana degli adulti o almeno si celebra il Battesimo dei bambini. Anche nel caso che manchino i battezzandi, nelle chiese parrocchiali si faccia almeno la benedizione dell'acqua battesimale (PCFP,88).

Il testo della preghiera costituisce una stupenda sintesi di storia della salvezza

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Segue quindi la rinnovazione delle promesse battesimali, introdotta con una monizione dal sacerdote celebrante (richiamo al cammino quaresimale).

I fedeli in piedi, e con le candele accese in mano, rispondono alle interrogazioni.

Poi vengono aspersi con l'acqua: in tal modo gesti e parole ricordano loro il Battesimo ricevuto. Il sacerdote celebrante asperge il popolo passando per la navata della chiesa, mentre tutti cantano l'antifona «Ecco l'acqua» o un altro canto di carattere battesimale (PCFP,89).

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La celebrazione dell'Eucaristia forma la quarta parte della Veglia e il suo culmine, essendo in modo pieno il sacramento della Pasqua, cioè memoriale del sacrificio della Croce e presenza del Cristo risorto, completamento dell'Iniziazione cristiana, pregustazione della Pasqua eterna (PCFP,90).

Si raccomanda di non celebrare in fretta la liturgia eucaristica; al contrario conviene che tutti i riti e tutte le parole raggiungano la massima forza di espressione: la Preghiera universale, mediante la quale i neofiti, divenuti fedeli, esercitano per la prima volta il loro sacerdozio regale; la processione offertoriale, con la partecipazione dei neofiti, se questi sono presenti; la preghiera eucaristica prima, seconda o terza fatta in canto, con i rispettivi embolismi;

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infine la Comunione eucaristica, come momento di piena partecipazione al mistero celebrato. Alla Comunione è opportuno cantare il salmo 117 con l'antifona «Cristo nostra Pasqua», o il salmo 33 con l'antifona « Alleluia, Alleluia, Alleluia », o un altro canto di giubilo pasquale (PCFP,91).

È desiderabile che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico nella Comunione della Veglia pasquale ricevuta sotto le specie del pane e del vino. (PCFP, 92).

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B) Il giorno di Pasqua

Si celebri la Messa del giorno di Pasqua con grande solennità (PCFP,97). Volendo richiamare gli impegni battesimali della Veglia per quanti non fossero stati presenti, nelle Celebrazioni eucaristiche del giorno si può procedere così: dopo l’omelia si compie la professione di fede battesimale preceduta dalle rinunce e seguita dall’aspersione (accompagnata dall’Antifona “Ecco l’acqua” o dal canto “Acqua viva”).

Dopo la benedizione solenne e prima del congedo alleluiatico è opportuno il canto dell’antifona Regina Caeli .

Regina caeli, laetare, alleluia! Quia quem meruisti portare, alleluia!Resurrexit, sicut dixit, alleluia! Praeprimis apparuit tibi, alleluia!O Dona del paradiso per cui li angeli hanno risolo nemico è sta conquiso e ne lo inferno relegato!Io son quelo che hai concepto partorito e nutricato;l’Altro giorno vedesti morto crucifixo e vulnerato;vedemi resuscitato tuto quanto gloriosoli patri sancti ho cavato da lo limbo tenebroso (Bernardino da Bustis, Lauda 1493)

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Si conservi, dove già è in vigore, o secondo l'opportunità si instauri, la tradizione di celebrare nel giorno di Pasqua i Vespri battesimali, durante i quali al canto dei salmi si fa la processione al fonte (PCFP,98).

Il cero pasquale, da collocare presso l'ambone o vicino all'altare, rimanga acceso almeno in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni di questo tempo, sia nella Messa, sia a Lodi e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste (PCFP,99).

Si illumini e si orni di fiori il fonte battesimale.