partito democratico zona adda - martesana campo per il via alla campagna tutti i dirigenti, ministri...
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Scadenze , materiale, proposte da approfondire nelle riunioni dei Circoli della prossima settimana
17 Maggio 2016
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PARTITO DEMOCRATICO ZONA ADDA - MARTESANA
Scadenze , materiale, proposte da approfondire nelle riunioni dei Circoli della prossima settimana
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PARTITO DEMOCRATICO ZONA ADDA - MARTESANA
SABATO 28 MAGGIO
ALLE ORE 15.00
A LISCATE
PRESENTAZIONE
DELL’UNIONE DEI COMUNI
LOMBARDI
DELL’ADDA-MARTESANA (Liscate, Truccazzano, Pozzuolo Martesana
e Bellinzago Lombardo)
Nei prossimi giorni specificheremo in modo
dettagliato il programma della giornata.
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PARTITO DEMOCRATICO ZONA ADDA - MARTESANA
Il 21 maggio il referendum-day, tutti i dirigenti
in campo per il via alla campagna
Tutti i dirigenti, ministri e parlamentari in campo: Renzi
al nord, Boschi in Emilia, Lotti in Sardegna
Dopo la Direzione di ieri (09.05.2016) il gruppo dirigente
del Pd comincia a mettere in campo le iniziative per il Sì al
referendum confermativo di ottobre.
La data individuata per l’inizio della campagna è quella del
21 maggio, quando tutti i dirigenti e parlamentari del Pd, a
cominciare da Matteo Renzi, saranno nelle varie città
italiane ai famosi“banchetti” (o “banchini”, come li chiama
il premier) dove si raccoglieranno le firme per l’indizione del referendum e si terranno iniziative con i
cittadini sul merito della riforma costituzionale. Ed ancora è in questa giornata che nasceranno molti
Comitati per il Sì che si affiancheranno a quelli che già esistono.
Comitati per il Sì ai quali il Pd annette molta importanza (il segretario aveva parlato di 10mila comitati)
perché consentirebbero di allargare il campo delle forze per il Sì al referendum senza peraltro – Renzi lo ha
ribadito ieri – che essi “preludano a qualcos’altro”, fugando i dubbi della sinistra interna che vi legge un
embrione di “Partito della Nazione”. Comitati numericamente anche “piccoli”, sui posti di lavoro, nelle case,
ovunque sia possibile.
Nelle intenzioni del segretario-premier, espresse ieri in Direzione con forza, alla giornata parteciperanno tutti
i dirigenti, di maggioranza e minoranza, ministri e parlamentari.
E dunque Renzi sarà in una o più città del nord (ancora non si sa quale), Maria Elena Boschi in
Emilia, Luca Lotti in Sardegna e così via. Ognuno dei dirigenti e parlamentari verranno “assegnati” a una
città in modo da rendere l‘”R-day” capillare e il più esteso possibile.
La campagna durerà praticamente 5 mesi e conoscerà un momento importante nelle Feste dell’Unità di
questa estate, alle quali si darà come sottotitolo “L’Italia che dice Sì”, come suggerito ieri in Direzione dal
segretario regionale dell’Emilia Paolo Calvano: un’idea subito condivisa da Renzi.
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Angelo Rughetti @AngeloRughetti · 15 maggio 2016
Votare a favore vuol dire continuare la strada del
cambiamento
Con le riforme diminuisce il peso della politica con la riduzione del
numero dei politici e degli enti, senza togliere spazi di democrazia
Il referendum costituzionale è il passaggio politico più rilevante di questa legislatura. Se fosse
respinto verrebbe meno l’impianto delle riforme approvate. Farebbe bene il governo a prenderne atto e anche il Parlamento dovrebbe rendersi conto che la direzione di marcia intrapresa non
incontra il consenso degli italiani. Perché un filo rosso lega la spinta riformatrice del governo in campo istituzionale.
Se infatti si guardano da vicino la “legge Delrio” sul riordino delle province, la “legge Madia” sulla Pubblica Amministrazione, la riforma elettorale e la legge di modifica della Costituzione emergono
alcuni comuni denominatori che delineano un indirizzo politico omogeneo e continuo. Diminuisce il peso della politica con la riduzione del numero dei politici e degli enti, senza togliere spazi di democrazia. Aver eliminato le province con la “legge Delrio” vuol dire semplificare il sistema
istituzionale ma anche quello politico. Non avere un consiglio provinciale ed un presidente della provincia eletto direttamente non si riduce in una diminuzione dei costi della politica. Rappresenta
l’eliminazione di un centro autonomo di imputazione di interessi politici, economici e sociali che darà dei benefici più ampi a cominciare dal fatto che i sindaci dei comuni compresi nelle aree vaste dovranno sempre di più imparare a lavorare insieme e governare i territori in ambiti più ampi dei confini dei comuni in cui sono eletti.
Lo stesso dicasi per il nuovo Senato. Sarà il luogo della coesione territoriale del Paese dove si integreranno le funzioni legislative attribuite alle regioni e allo Stato. Si ridurrà il numero dei
parlamentari e si intensificherà il livello della collaborazione istituzionale. Si rende il sistema pubblico meno complicato ridefinendo la “pianta organica” delle istituzioni della Repubblica attraverso un processo che riguarda tutti i livelli di governo. Si è partiti con la legge n.56/2014 che
oltre al tema delle province pone le condizioni per consolidare nuove forme di gestione associata di funzioni sui territori.
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17 Maggio 2016
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Si continua con la legge n.124/2015 che offre l’occasione di organizzare in modo diverso,
accorpando e riducendo, la macchina della pubblica amministrazione centrale sul territorio. È più facile stabilire chi fa che cosa e ci saranno meno conflitti istituzionali. In questo le riforme sono
decisive perché operano una vera ricostituzione della distribuzione dei compiti di ciascun livello di governo fatta in modo più omogeneo e netto che darà maggiori certezze ai cittadini e alle imprese.
Avere dei luoghi di decisione partecipati dai rappresentanti dei diversi livelli di governo (si pensi al nuovo Senato, al nuovo ente di area vasta, alle unioni di comuni) farà diminuire la conflittualità
istituzionale e faciliterà il lavoro per obiettivi comuni. Viene assicurato un rapporto più diretto fra il voto espresso dai cittadini, gli eletti e gli organi di governo. In questo l’Italicum, la “legge Delrio” e la riforma Costituzionale sono un mix di misure che assicureranno una rappresentanza più diretta
degli interessi delle comunità locali. Stabilire che i sindaci ed i consiglieri regionali decideranno anche di questioni che vanno oltre i confini degli enti in cui sono eletti, attraverso il nuovo ente di
area vasta o attraverso l’esercizio del potere legislativo nel Senato delle Autonomie, vuol dire ridurre lo spazio esistente fra luogo delle decisioni e gestione delle decisioni.
Aver ridotto il numero dei Parlamentari indicati dalle segreterie di partito ed aver rafforzato il potere dei Deputati (essendo gli unici a legiferare su alcune materie chiave e a dare la fiducia) vuol
dire aver dato maggiore forza agli elettori. La riforma costituzionale rappresenta una cassaforte dentro la quale mettere in salvo le leggi di riordino istituzionale approvate in questa legislatura.
Fa bene il Presidente del Consiglio a sottolineare questo passaggio referendario perché è chiaro che
una bocciatura non sarebbe solo un passo falso ma sarebbe un segnale evidente dei nostri cittadini: cambiare la direzione di marcia e scegliere un nuovo treno sul quale salire. È davanti a questo incrocio che si troveranno gli elettori. Contribuire a rinnovare e ammodernare la nostra Repubblica
o ancora una volta scegliere di lasciare le cose come stanno. Abbracciare il nuovo corso o tenerci un sistema istituzionale delle cui inefficienze parliamo tutti i giorni, che ogni anno ci presenta il
conto degli oneri occulti e che soprattutto rende gli abitanti del nostro Paese sempre più distanti e sempre meno uguali, in barba all’articolo 3 della Costituzione più bella del mondo. Votare Si vuol dire continuare la strada del cambiamento.
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Boschi: “Il referendum di ottobre è il
punto di svolta per il nostro Paese”
“Chi andrà a votare a ottobre, mi auguro tantissimi, deve votare nel merito. La scelta di cambiare non deve essere del Parlamento ma di tutto il popolo italiano”
“Il referendum di ottobre è la sfida più impegnativa dei prossimi mesi, è il punto di svolta per il nostro Paese, perché ci garantirà, se ci sarà, come mi auguro, un voto positivo, un sistema più stabile, più efficiente e più semplice, con la riduzione del 30 per cento del numero dei parlamentari,
con l’eliminazione dei trasferimenti di soldi da parte dello Stato ai gruppi in regione, con decisioni parlamentari in tempi certi e rapidi per una maggiore efficienza, con il superamento definitivo delle
Provincie e l’abolizione del Cnel e con una maggiore chiarezza su cosa fa lo Stato, cosa fanno le Regioni e qualche potere in meno alle Regioni”. Lo ha detto il ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, a margine di un incontro intitolato “La Nuova
Italia”, organizzato dal Pd siciliano, alla Tonnara Florio, a Palermo.
“Nessuno ha la pretesa di aver approvato la riforma perfetta e sono la prima a riconoscerlo. E’ stata
bella fatica di trovare punti di incontro con chi magari qualcosa avrebbe voluto cambiarla. Siamo tutti consapevoli che ci sono dei punti che potrebbero essere corretti, ma è una riforma che farà
fare al nostro Paese dei passi in avanti enormi”, ha detto il ministro. “Non sono d’accordo con chi per una singola competenza dice ‘ricominciamo da capo la faremo meglio’, perche’ sono 30 anni che lo diciamo”.
“Chi andrà a votare a ottobre, mi auguro tantissimi, deve votare nel merito – ha aggiunto Boschi -. Sulla simpatia del governo lo potrà fare nel 2018. Mi auguro che i cittadini non dicano no a un
futuro più semplice per una questione di simpatia o antipatia del governo”.
“Se facciamo una campagna referendaria in cui raccontiamo cosa c’è in questa riforma siamo molto più forti. Sul merito dobbiamo inchiodare nei prossimi mesi”, ha insistito Maria Elena Boschi. “La
scommessa del Pd è non avere paura di utilizzare la campagna referendaria per aprirsi ai cittadini. Se rimaniamo nel nostro steccato, perdiamo un’occasione importante”, ha aggiunto.
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Il ministro ha poi auspicato il coinvolgimento dei cittadini “che vorranno darci una mano. La scelta
di cambiare non deve essere del Parlamento ma di tutto il popolo italiano. E’ importante che le scelte di merito su questi temi non riguardino solo il partito o i dirigenti ma tutto il dibattito
pubblico. Nel momento in cui sceglieremo un nuovo assetto dei rapporti tra Stato e Regioni supereremo un livello di governo del territorio, ossia le provincie, per una maggiore armonia istituzionale. Saranno mesi belli, di impegno, confronto e partecipazione attiva nella vita delle
nostre istituzioni. Questo è già un grande risultato raggiunto dalle riforme costituzionali”.
A proposito del nuovo impianto istituzionale, ha spiegato: “E’ il Senato che dovrà decidere
autonomamente come attuare il nuovo impianto. Sia il Senato sia la Camera stanno lavorando assieme per capire come interagire, e in futuro sarà molto più semplice perché tutto sarà semplificato”.
“Non sono preoccupata della capacità dei nostri sindaci di coordinare l’attività sul territorio con quella in Senato – ha continuato il ministro -. Con la riduzione delle competenze legislative, il
Senato non lavorerà gli stessi giorni in cui lavora attualmente. Nella pratica sarà più semplice di chi immagina ancora il Senato con gli occhiali della nostalgia. Dobbiamo mettere occhiali nuovi che non sono quelli di oggi e credo che questa sia la sfida che hanno saputo raccogliere i nostri senatori
quando hanno deciso di votare a favore della riforma”.
“Tutte le volte che c’è un appuntamento importante il nostro partito ha risposto ‘presente’. Siamo
l’unico, vero, grande partito organizzato nel nostro Paese pur con tutti i nostri limiti. A volte sbagliamo, per carità, ma restiamo un partito con una capacità di mobilitazione e di presenza sul territorio che altri non hanno”, ha sottolineato la titolare del dicastero delle Riforme costituzionali.
“Un partito – ha continuato – che si confronta al suo interno con regole democratiche che consentono un dibattito e che altri partiti non hanno”. Poi il ministro, pur senza nominarlo, ha fatto
riferimento al Movimento 5 Stelle e al caso Pizzarotti: “Se abbiamo un blog? Noi siamo all’antica, preferiamo vederci di persona, non riceviamo mail anonime che ci dicono se dobbiamo dimetterci o meno”.
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Le unioni civili sono legge Oggi è un giorno di festa
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Abbiamo abolito il finanziamento pubblico, con
il #2xmille ora scegli una buona politica
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