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Pavia Panatlon News
Editoriale di Angelo Porcaro
Se la disaffezione dei soci alla vita del Club si manifesta con
un brusco calo del numero dei presenti alle conviviali ed alle
altre attività del Club con un conseguente aumento del
disinteresse, allora vuol dire che qualcosa non funziona.
Forse la delusione è dovuta alla constatazione che tutto è
ingessato, che una conviviale vale l’altra, che gli argomenti
triti e ritriti alla fine annoiano, che il socio oramai è certo che
tutto è come prima, che nulla si muove, che ogni volta è la
stessa solfa, da qui la consapevolezza che niente cambierà e
che anzi la situazione può solo peggiorare.
Non penso che i soci vengano alle nostre serate di Cultura
Sportiva & Conviviale per la modesta cena che ben più
succulenta potrebbe essere con più ristretto numero di amici.
Penso piuttosto che si aspettino qualcosa di divertente, di
interessante di…diverso.
Esiste una medicina a tutto ciò? Certo che si, si chiama
partecipazione e si chiama cambiamento.
Troppo spesso i soci lasciano carta bianca a chi li governa e
scansano la partecipazione attiva alla vita del Club
ritenendola, a torto, qualcosa di lontano, difficile. Occorre
cambiare atteggiamento ed interessarci tutti un po’ più della
cosa comune. Se una serata non è stata all’altezza, se la
serata stessa, così ingessata nel tempo, non è gradita, nulla
osta che il socio lo dica, lo faccia sentire e proponga una
soluzione.
L’altra sera, al Green Park, abbiamo tentato una cosa diversa,
abbiamo creato un Intermeeting con le Inner Weel e con il
Club Lions di Montù Beccaria ed abbiamo ottenuto un
indubbio successo di partecipanti e di gradimento. Può essere
questa la strada da seguire? Ho visto tante donne e mogli
gradire che lo sport fosse trattato in modo differente dal
solito, le ho sentite piacevolmente colpite dal non essere
costrette a subire lo sport a tavola oltre che alla TV. Qualcuno
potrebbe obiettare che la serata non è stata “panathletica”
nel senso stretto, ma che significa panathletico, vuol dire
forse annoiarsi a sentire uno scarso relatore parlare per
l’ennesima volta di Balotelli?
E’ stata più gradevole la serata al Green Park o la solita
conviviale alla Canottieri? Ha ottenuto lo scopo di rendere più
visibile il Club?
Su diamoci una mossa e fate girare il cervello; facciamo cose
nuove, intelligenti, coinvolgenti. Questa è la via.
INTERMEETING CON IL ROTARY DI VOGHERA
Salice – Hotel President – 13 Aprile 2013
Il relatore della serata Pier Augusto Stagi , Giornalista,
Fondatore e Direttore di “Tuttobiciweb”, tratterà il tema:
CICLISMO ANNO ZERO (L’auspicio è che dai progetti avviati, da quanto da definire,
ci possano essere i presupposti per ripartire da ZERO e
iniziare una nuova era per il ciclismo).
Pier Augusto Stagi Il relatore sarà accompagnato dal DS Roberto Damiani e da
ciclisti professionisti partecipanti all’imminente Milano-San
Remo.
Pier Augusto Stagi, giornalista professionista, ha lavorato in
passato per l'Unità e La Notte, attualmente scrive per Il
Giornale, Avvenire e Il Sole 24 ORE, ed è Voce del
ciclismo sulle onde di Radio 24.
Nel 1995 ha fondato la Rivista mensile TuttoBICI e nel
2004 ha fondato e tutt’ora dirige “tuttobiciweb”, uno dei
punti di riferimento del ciclismo mondiale.
Roberto Damiani
Damiani, ha praticato in
gioventù il ciclismo agonistico
con la maglia del "GS Olmina"
di Legnano, UC Locate Varesino e la mitica UC Bustese
(squadra che fu anche di Fausto Coppi e Lousin Bobet).
Damiani conosce la grande fatica dei corridori sia per i suoi
trascorsi agonistici che per l'impegno dei giorni nostri come
partecipante al "Mapei Day", con tanto di scalata allo
Stelvio ma anche con importanti impegni di atletica leggera
come la partecipazione alla Maratona di New York,
manifestazione nella quale gareggia da anni migliorando
sempre la propria prestazione.
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INTERMEETING PANATHLON-INNER WEEL-LIONS
LA DONNA AI VERTICI NELLA SOCIETA’ E NELLO SPORT di Aldo Lazzari
L’Intermeeting organizzato dal Panathlon Club di Pavia con l’Inner Wheel presieduto da Marcella Tani e il Lions Club “Le Vigne” di Debora Tundo ha riscosso un notevole successo di gradimento e partecipazione. Elisa Signori, professore straordinario di Storia Contemporanea dell’Università di Pavia, è stata la brillante relatrice della serata trattando il tema: “La donna ai vertici nella società e nello sport”. L’istruzione superiore universitaria, pur essendo un diritto inalienabile, per la donna dei secoli scorsi non è stato un percorso facile. Alla fine del 1800 le donne laureate risultavano soltanto 224. Teresa Labriola, una delle prime donne giunte in cattedra, ha dovuto subire il dileggio degli studenti alla sua prima prolusione… L’istruzione era soprattutto privata e riservata a ragazze di famiglie agiate. Il mercato delle professioni era sganciato dalle lauree e notevole era l’incapacità di accedere a determinati campi. Rarissime le donne laureate in Medicina tra le quali si deve menzionare la Kulisciof chiamata a Pavia dal premio Nobel Camillo Golgi. L’incompatibilità tra ricerca e scelte famigliari ha spesso determinato la condizione di single per donne d’eccellenza quali Rita Levi Montalcini recentemente scomparsa alla veneranda età di 101 anni , Rina Monti biologa e Rita Brunetti fisica. Da non dimenticare le pavesi Enrica Malcovati prima Preside di Facoltà nel 1957 e Maria Corti una
delle figure centrali della cultura del Novecento che creò il Fondo Manoscritti. Al giorno d’oggi la massiccia presenza di studentesse in tutti i livelli del sistema scolastico è ormai un dato acquisito. Dal 1998 si registra il sorpasso: si laureano più donne che uomini. Negli atenei le ragazze sembrano muoversi con agio, poiché si laureano prima, ottengono votazioni migliori, cambiano meno facoltà dei loro coetanei. Forse perché decidono in base ai loro interessi più che alle prospettive di lavoro. E infatti a studi conclusi l’inserimento nell’attività lavorativa è tutt’altro che facile. I tempi d’attesa sono più lunghi e le retribuzioni in media più basse di quelle dei giovani che erano
stati meno brillanti in ambito formativo Il fatto di essere più brave non facilita la carriera. Tuttavia il quadro cambia radicalmente se si considerano quelle ancor poche ragazze che hanno scelto studi tradizionalmente maschili, quali ad esempio ingegneria. Queste raggiungono posizioni soddisfacenti in percentuali più significative delle giovani che hanno scelto studi a prevalenza femminile. Durante la serata è stato assegnato il Premio “Pietro Fortunati” al giovane tennista Filippo
Baldi, astro nascente del tennis giovanile azzurro alla presenza del Presidente Internazionale del Panathlon Giacomo Santini, del Governatore dell’area 2 Lombardia Lorenzo Branzoni, del Governatore Lions Dino Gruppi, del Presidente Panathlon Crema Fabiano Gerevini e dell’Assessore allo sport Antonio Bobbio
Pallavicini. Testimonials della serata tre atlete azzurre, canottiere: Laura Schiavone, Claudia Wurzel e Sabrina Noseda. A fine serata Debora Tundo accompagnata al sax e al pianoforte da
Gianni Zanoni si è resa autrice di una performance canora di grande bravura proponendo melodie e brani classici.
Nella Foto: Branzoni, Santini, Gruppi e Porcaro
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Il Premio “Pietro Fortunati”, messo in palio dalla figlia del noto dirigente
sportivo pavese, la Signora Adriana, è stato appannaggio di Filippo Baldi,
l’astro nascente del Tennis Italiano.
Hanno ritirato il premio la mamma e la sorella di Filippo.
Vedremo Filippo in occasione di una prossima conviviale, appena di ritorno
dal Sud America ove è impegnato in un torneo del Circuito internazionale.
Cat Vigevano batte Assofa Piacenza (dal nostro inviato A. Pollini)
Sabato scorso a Piacenza si è disputata la seconda giornata del torneo
interprovinciale di Basket “Oltre la barriera”
Quattro le squadre in campo: Happy Orange Cava Manara Magico Basket,
Armani Jeans Milano, Cat Vigevano, Assofa Piacenza.
Ha riposato Annabelle Special Team Pavia.
I risultati: Cava Manara batte Milano e Cat Vigevano batte Piacenza.
Devo sottolineare, senza Campanilismi, la performance del Vigevano che
ha segnato ben 78 canestri, questo a dimostrazione di quanti progressi
abbiano fatto questi ragazzi.
Sempre in tema di diffusione di questa iniziativa, gli amici Panathleti Piacentini,
che vi salutano, si stanno attivando per formare ancora due nuove squadre a
dimostrazione che lo sport è un mezzo di aggregazione e integrazione a
tutti i livelli e nessuna patologia è esclusa dalla pratica sportiva.
IO TIFO POSITIVO
Organizzato dalla “Comunità Nuova” in associazione con il Panathlon Club di Pavia si è
concluso, Domenica 17 Febbraio, al Palaravizza, il progetto “Io tifo positivo”.
Il progetto ha avuto come obiettivo quello di valorizzare lo Sport come ambito sociale
aggregativo e come strumento educativo e di crescita, in particolar modo per i giovani.
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Controcorrente
L’ipocrisia della lotta al doping nel libro di Alessandro Donati
di Maurizio Monego
Sui casi di positività al doping nello sport si leggono in continua-zione i bollettini di una guerra che sembra definitivamente per-duta. Il caso Armstrong è solo l’ultimo e il più clamoroso. La lacu-nosa confessione da lui rilasciata a Oprah Winfrey, le sconcertanti verità del libro The secret Race di Tyler Hamilton e le più recenti rivelazioni di Emiliano Fuentes gettano una luce sinistra sul ciclismo, uno sport che ha perso ogni credibilità. Non è il solo. A sentire Alessandro Donati, in occasione della presentazione del suo secondo libro Lo sport del doping per le edizioni del GruppoAbele, apparso a fine 2012, sono divorati dal cancro doping l’Atletica, lo Sci di fondo il body building nelle palestre e un po’ tutti gli sport dove oltre alla destrezza sono richieste la forza e la resistenza. Quello di Donati, che segue a ventitre anni di distanza il suo primo volume Campioni senza valore scritto in collaborazione con Antonello Sette, - di cui conservo gelosamente una delle poche copie circolanti regalatami da Daniele Scarpa - è un libro che dovrebbe stare nella biblioteca di ogni allenatore, di ogni dirigente, di ogni sportivo. Vi sono dati, nomi e circostanze quasi tutti ricavati dagli atti giudiziari che dagli Anni Ottanta ad oggi hanno costituito materiale d’indagine della magistratura sullo sport italiano.
Come è noto la storia umana e professionale di Donati è costellata di lotte, di tentativi subiti di emarginazione da parte del CONI ove ha lavorato per 35 anni fino al 2006, perfino di imboscate. Una vera e propria “vigliaccata” fu perpetrata nei confronti di un’atleta che lui allenava, la ostacolista Anna Maria Di Terlizzi per “fare fuori” lui. Fu iniettata ad arte della caffeina in un campione di urina dell’atleta, ma la truffa organizzata dal laboratorio anti-doping fu svelata grazie ad alcune circostanze fortunate e alla caparbietà del perito di parte che partecipò alle controanalisi. Questa è la parte umanamente più pesante da sopportare. Si commuove a parlarne, Donati. Nel corso della presentazione del libro organizzata da Libera nell’auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli e condotta da Franco Arturi un folto uditorio di allenatori, dirigenti sportivi e addetti ai lavori fra cui molti i giornalisti ha dialogato con l’autore, dimostrando sostegno “a questa infinita lotta” che da anni conduce. Sono tantissimi gli spunti e i fatti riportati nel libro che documentano la sua capacità di smascherare in modo inattaccabile imbrogli, ipocrisie e irregolarità all’interno della FIDAL, del CONI e delle sue strutture. Sono denunce di mancanza di senso etico e di comportamenti che umiliavano il lavoro di allenatori preparati e coscienziosi. Per anni - sostiene il maestro dello sport - si è praticato un vero e proprio “doping di stato” di cui il dottor Farragiana e soprattutto il Prof. Conconi sono stati gli artefici e i sacerdoti.
Nel libro di Donati vi è la parte più torbida della storia della FIDAL, da Primo Nebiolo e dalla tentata truffa del salto di Giovanni Evangelisti in poi, quella del CONI le cui dirigenze portano gravi responsabilità
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nell’aver fatto credere di voler contrastare il doping, ma di fatto hanno finanziato la ricerca del gruppo di Ferrara per rendere più efficace e meno rintracciabile il doping. Le denuncie che in trent’anni ha fatto Donati, puntualmente verificate e comprovate senza mai incorrere in sentenze sfavorevoli a seguito di querele quasi sempre minacciate e mai giunte a dibattimento, portano alla ribalta una galleria di personaggi spesso osannati e celebrati, molti dei quali ancora saldamente in sella ai vertici dello sport, ma con debiti di coscienza gravosi. I nomi sono tutti nel libro e coinvolgono tutta l’organizzazione dello sport, dal CONI al CIO, dal Laboratorio anti doping del CONI costretto a subire l’onta della chiusura da parte del CIO, al mondo della politica romana e alle secche della Procura della capitale.
Le insufficienze nel controllo dell’integrità nelle federazioni
sportive e nel CONI, ha
indotto la magistratura a
intervenire, in forza anche
della Legge N. 376/2000 che
ha introdotto il reato di
doping. In base a quella legge
il laboratorio anti-doping
avrebbe dovuto passare alle
dirette dipendenze del Ministero della salute. Successivamente la
WADA ha concordato con i Governi di ogni paese la creazione di
agenzie nazionali antidoping autonome rispetto alle istituzioni sportive
nazionali ed anche rispetto ai Governi. “Il CONI non ha mai
ottemperato a questi due obblighi e, quello che è più grave, lo Stato
non lo ha mai preteso”date le commistioni esistenti fra potere sportivo
e potere politico. Si è così verificato che il Laboratorio anti-doping
continua ad essere controllato dal CONI; le Federazioni e il Coni
continuano a gestire i controlli anti-doping sugli atleti di vertice; il
CONI si è attribuito il compito di creare l’Agenzia nazionale anti-doping al proprio interno con tanti saluti
all’autonomia dell’Agenzia. L’Atto d’intesa che le Ministre Turco e Melandri hanno sottoscritto con il
Presidente del CONI Petrucci sono una reinterpretazione – illegittima nella sostanza – che consente al CONI
di gestire in proprio i controlli per gli atleti e le attività di livello nazionale e internazionale. Su questo il CIO,
che pure dichiara di svolgere una attività sempre più forte di contrasto al doping, non ha mai detto
alcunché. Anzi, tutti ricordano come in vista dei Giochi Invernali di Torino 2006, Mario Pescante si facesse
portavoce del CIO chiedendo “sospendere” la legge anti-doping italiana durante i Giochi in quanto le
sanzioni penali sono in contrasto con quanto prevede la giustizia sportiva. Tutti ricordiamo le reazioni che ci
furono ed anche la timidezza dei vertici del Panathlon nel prendere posizione.
Sul ruolo della magistratura e sulla necessità di una sua formazione e specializzazione sulle tematiche legate all’uso e alle pratiche del doping concorda perfettamente il Procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, che volli come relatore al Congresso Internazionale di Siracusa, proprio per le sue esperienze maturate nella istruttoria contro l’abuso medicale nel calcio denunciato da Zdenek Zeman e per aver guardato nel “buco nero” del laboratorio anti-doping rilevandone le irregolarità. Quell’intervento finì per fare pressione sulla Commissione medica del CIO che revocò l’accredito al laboratorio ed ebbe fra le conseguenze anche la fine della presidenza CONI di Mario Pescante. Oggi 90 magistrati sono stati formati e
Fabio Marinetti – ISIS “Paolo Carcano” di Como - 2° classificato del Concorso Grafico Inernazionale 2011.
Edoardo Berti– ISIS “Paolo Carcano” di Como – VII Concorso Grafico Inter- nazionale 2009.
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istruiti in materia di lotta al doping e altri 90 sono in corso di formazione. La via giudiziaria è una necessità, vista l’incapacità e la scarsa volontà dell’organizzazione dello sport (CIO, CO nazionali, FS) di condurre una seria lotta di contrasto al doping, ma la politica dovrà svolgere il suo ruolo. In campo nazionale come in quello internazionale. Basti pensare alla necessità di rendere più omogeneo il quadro normativo internazionale. Attualmente sono dotate di normative penali anti-doping la Francia, l’Italia, la Spagna (che pure ha maglie molto larghe), l’Austria e gli Stati Uniti. Troppo poco per contrastare un fenomeno che è in mano alla criminalità organizzata internazionale e che sfrutta il fatto che in ogni paese si persegue la conquista di medaglie per accrescere potere politico ed economico sulle spalle degli atleti, che in fondo sono sempre gli unici a rimetterci direttamente, anche se sono sempre più consapevoli e quindi colpevoli.
Se informare e prevenire attraverso un’opera educativa costante è un imperativo, ha ragione Donati a
proporre di “separare l’attività sportiva dei bambini e dei preadolescenti da quella degli adulti”, attraverso
la creazione di una Confederazione dello sport giovanile. “Confederazione – scrive Donati – significa unione
o alleanza o convergenza operativa non solo di più federazioni sportive, ma anche di altri soggetti: la scuola
in primis, poi gli enti locali, le associazioni dei genitori, gli organismi sanitari e altri soggetti interessati
all’educazione, all’attività ludica, alla crescita personale e alla corretta formazione dei bambini e dei
preadolescenti”. Facile vedere fra questi soggetti il Panathlon. Credo che questa sia una sfida che il nostro
Movimento da tempo conduce. Azioni di promozione dello sport per tutti, inteso in modo ludico ed
educativo, che tanti Panathlon Club svolgono nel mondo, si collocano in questa visione. Occorre rendere
sempre più incisiva questa azione e darvi continuità.
La guerra contro il doping non può esser vinta, ma dobbiamo unire le forze per limitarne i danni e far
crescere una cultura che sappia riportare lo sport più vicino possibile ai suoi valori.
INTERVENTI A SCUOLA
Lezione di Federico Franceschini al Liceo Sportivo “L. da Vinci” di Vigevano.
Il nostro socio ha brillantemente trattato l’argomento “Pallanuoto, uno sport di squadra con tante
medaglie olimpiche”. L’attenzione degli studenti si è concentrata soprattutto sulle qualità, quantità e
modalità degli allenamenti di uno sport che, pur non avendo una grossa massa di praticanti, riesce tuttavia
ad emergere in campo mondiale.
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Ai Soci,
il Presidente Giacomo Santini ci ha inviato questa circolare quasi a spingerci ad una azione di
proselitismo di nuovi aderenti al Panathlon International.
Ci invita a fare nuovi soci, a fare nuovi Club: ogni Socio, un nuovo Socio; ogni Club un nuovo Club
Ed allora io vi domando: come fare un nuovo socio? cosa proporgli, cosa promettergli?
qual è l’attrattiva per spingerlo ad entrare nel Club?
Noi stiamo tentando una via nuova, una via diversa da quella abituale; stiamo tentando di
ringiovanire il Club e di renderlo più moderno, vivace, accattivante. Riusciremo con questa
strategia ad aumentare il numero dei soci, a rendere accattivanti le nostre conviviali o, invece,
stiamo percorrendo strade infide per l’esistenza stessa del Club?
Voi che dite, che ne pensate?
Angelo Porcaro
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La capoeira è un'arte marziale brasiliana creata principalmente dai discendenti di schiavi africani
nati in Brasile con influenza indigena brasiliana, caratterizzata da elementi espressivi come la
musica e l'armonia dei movimenti (per questo spesso scambiata per una danza).
La storia della capoeira è molto complessa e difficile da tracciare in maniera precisa, soprattutto per
la carenza di documenti scritti al riguardo e per la loro distruzione dopo l'abolizione della schiavitù
in Brasile; di certo sappiamo che trae le sue origini dalla mescolanza di rituali di lotta e danza di
alcune tribù africane già colonie dei portoghesi, catturate e fatte schiave in massa per essere
deportate in Brasile.
Appunti di viaggio di A. Robecchi Majnardi
Non so granché riguardo alla Capoeira a parte quello che ho osservato
l´altra sera.
Sono rimasto ammirato dalla perfezione del gesto espressa dai ballerini di
questo particolare sport/danza. Parlo della Capoeira Brasiliana che ha permesso il tramandarsi di una arte
africana del combattimento attraverso i secoli bui della schiavitù.
Agli schiavi provenienti dal continente africano non era concesso, naturalmente, di allenarsi nelle proprie
arti marziali tradizionali. Era permesso al massimo di danzare per venerare le proprie divinità oppure quelle
loro imposte (tra l´altro le due religioni animista e cristiana si sono rapidamente sovrapposte, generando
fenomeni di sincretismo che ancora oggi caratterizzano la religiosità locale cristallizzata nei riti del
Candomblè ).
Nella quotidianità delle piantagioni di canna da zucchero prevalenti nell´ area Bahiana sono cosi nate nuove
forme di lotta, come ad esempio il Maculele che, sempre sotto forma di danza, esercitava l´arte di
combattere con i bastoni. Oppure discipline di lotta già esistenti sono state adattate per divenire un ballo,
come nel caso della Capoeira.
Cosi oggi la Capoeira è una dimostrazione di potenza fisica, agilità, destrezza e cura del gesto. In particolare,
nel ballo in coppia, mi ha colpito la precisione con cui i due ballerini-atleti che si fronteggiano, riescono
nella concitazione del ritmo, ruotando su se stessi, a lanciare calci ripetuti a sfiorare il volto del compagno
reciprocamente. E questo senza mai colpirsi e senza la necessità di accennare la schivata. E´ molto più
difficile non colpire mai che dover colpire per davvero anche una volta soltanto, soprattutto quando il
margine di errore e´minimo e basta meno di un centimetro per arrivare al bersaglio.
Ma la danza Capoeira è anche un bell’esempio di come una entità culturale per sopravvivere possa, e in
fondo debba, evolvere, esattamente come accade per geni che costituiscono il DNA. (Da sottolineare che la
lotta africana originaria è tramandata ancora oggi nella Capoeira Angolana che mi dicono essere
abbastanza differente).
Per dirla in termini neo-darwiniani una unità culturale, per quanto ben definita, si modifica ed evolve; la sua
variante più adatta al contesto sopravvive e può essere trasmessa alle generazioni successive. Nel caso
specifico un´arte marziale ha adattato le sue movenze ad una danza, l´unica forma di manifestazione fisica
che era possibile esercitare in quel periodo storico. Ed attraverso i secoli è arrivata fino a noi, anche in
Europa, dove sono già numerose le scuole di ballo che si rifanno a questa tradizione.
LA PAGINA DELLA CULTURA
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U L T I M I S S I M E
Ancora una grande vittoria della Ginnastica
Pavese al “Gand Prix Pesistica” della
Lombardia.
La società di Lorenzo Lanza, per il sesto
anno consecutivo, ha dominato l’attività
pesistica lombarda. Segno di una scuola di
eccellenza che si prolunga nel tempo.
Tutti gli atleti della sezione Pesi sono
tornati a casa con almeno una medaglia al
collo.
Deliberato dal CD del Club l’abbonamento a due riviste di importanza internazionale,
Medicine & Science in Sports & Exercise ($155) e Journal of Strength and Conditioning Research
($120), che saranno a disposizione dei soci e degli studenti nella biblioteca (Sezione Panathlon) di Scienze
Motorie dell’Università di Pavia.
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Testata di proprietà del Panathlon International Club di Pavia
Direttore Responsabile: Aldo Lazzari
Redazione : Albino Rossi,Mara Pagella, Aldo Lazzari, Stella Lana, Pierangela Sacchi, Elena Rovati ,
Alessandro Abbiati, Roberto Castelli, Claudio Bonizzoni, Aldo Pollini, Maurizio Losi, Paolo Marostica,
Cinzia Faravelli, Ilario Lazzari.
Stampato in poprio via Gramsci 14-27100 Borgarello-Pavia
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