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E’ quel sapore estremo a rendere il matrimonio affascinante. Gli ingre- dienti, del resto, ci stanno tutti: amore, abiti, feste, viaggi. Da oggi con la Riviera sarà possibile orga- nizzarsi “al dettaglio”. Per otto setti- mane scatta il Wedding time. Un modo per percorrere insieme le tappe che precedono il “Si”. L’inserto, collocato nelle pagine cen- trali, potrà essere staccato e sarà possibile richiedere gli speciali Wedding Time alla nostra redazio- ne. Perchè? Perchè la vostra favola deve essere proprio come sognavate. Pagina 16/17 Il Governatore ha riunito lo stato maggiore del Pdl in Sila. Così, precedendolo, aveva fatto Agazio Loiero nel 2005, chiamando a raccolta il centrosinistra governante. Sia nel 2005 che in questo 2012 sono mancati i lupi. Un vero peccato.

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E’ quel sapore estremo a rendere ilmatrimonio affascinante. Gli ingre-dienti, del resto, ci stanno tutti:amore, abiti, feste, viaggi. Da oggicon la Riviera sarà possibile orga-nizzarsi “al dettaglio”. Per otto setti-mane scatta il Wedding time. Un modo per percorrere insieme letappe che precedono il “Si”. L’inserto, collocato nelle pagine cen-trali, potrà essere staccato e saràpossibile richiedere gli specialiWedding Time alla nostra redazio-ne. Perchè?

Perchè la vostrafavola deve essere propriocome sognavate.

Pagina 16/17

Il Governatore ha riunito lo stato maggiore del Pdl in Sila. Così, precedendolo, aveva fatto AgazioLoiero nel 2005, chiamando a raccolta il centrosinistra governante. Sia nel 2005 che in questo 2012sono mancati i lupi. Un vero peccato.

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 02

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 03

Le guardie giurate del Governatoreprendono di mira l’assessore LambertiCastronovo, ma il bersaglio vero è il presidente Giuseppe Raffa

Agguato alla Provincia

Per orientare i nostri lettori.Sabato 21 gennaio viene presen-tato al Palazzo della Provincia illibro collettaneo, Casta Calabra,di Paolo Pollichieni, Antonio

Ricchio, Pablo Petrasso, Eugenio Furia,Giampaolo Latella. Ne hanno discussoPaolo Pollichieni, Antonio Ricchio,Enrico Fierro, inviato speciale de «Il FattoQuotidiano». Tanto per intenderci, il “cial-trone”, secondo l'uso sventurato della lin-gua italiana in bocca al padre della stilisti-ca reggina, il dr.Giuseppe Scopelliti,capo del branco, che,come ogni branco,non sopporta sconfi-namenti nel proprioterritorio. Aveva assi-curato la sua presen-za il Presidente dellaProvincia, dr.Giuseppe Raffa, ma,trattenuto a Cosenzada seri impegni isti-tuzionali, si era fattosostituire, comeavviene, dall'assesso-re alla cultura, dr.Eduardo LambertiCastronovo. Che siera limitato, come èdi rito, a poche paro-le di saluto a nome

dell'Ammministrazione provinciale. I guainascono da qui.Le teste di alcuni consiglieri provinciali delPdl sono come le uova. Per funzionare,devono entrare in ebollizione. E così, aqualche giorno dall’ infausta presentazio-ne nel corso della quale si disse maleanche del Governatore, congegnano uncomunicato d’attacco all’assessoreLamberti Castronovo - ma, in effetti, ilsiluro è diretto a Raffa- e lo mandano aigiornali, accreditandolo come documentodei “consiglieri provinciali dei gruppi Pdl,Lista Scopelliti, Udc, Sud e Popolari libe-rali”. E quando mai? I consiglieri provin-ciali dell’Udc, increduli, si dissociano. Sidissociano pure i Popolari liberali. Nellagiornata del 24 gennaio si riunisce il grup-po Pdl alla Provincia. Emerge che dei cin-que componenti il gruppo Pdl allaProvincia, solo Michele Marcianò eFrancesco Cananzi, erano a conoscenza-oproduttori?- del comunicato. Fedelissimi

tutti e due del Governatore, e MicheleMarcianò, fresco di riconoscenza, peressere stato nominato da GiuseppeScopelliti, irritualmente, membro dellaSorical. Ci rispieghiamo e riassumiamo. Il giovaneimprenditore e il collaudato avvocato,anime belle, sono i custodi del sacroGraal, e tutti sono chiamati a difenderlo.Lamberti Castronovo ha disertato da que-sto ufficio. Egli si è macchiato del delittodi lesa maestà scopellitiana, non avendo

alzato la sua voce perdifendere il Padredella stilistica dallebordate di Pollichienied altri. Talché gli inte-merati FrancescoCananzi e MicheleMarcianòn - quest’ul-timo il più intemeratodel duo d'attacco- conscrittura gonfia e sgar-giante hanno chiestoperentoriamente,come caporali di gior-nata, e in lingua italia-na balorda, che “l'assessore in questionedebba chiarire imme-diatamente la propriaposizione oppurevalutare seriamentel'ipotesi di dimettersi”, dicendosi certi che “aminare il processo dicrescita della nostraprovincia “non potràessere” chi ha fatto deltrasformismo la pro-pria ragione di vita”.Ovviamente, l'eccelsatesta del duo d'attac-co non è affatto sfiora-

ta dall'idea che “a minare il processo dicrescita della nostra provincia” potrebbe-ro essere , appunto, loro se avessero consi-stenza di uomini politici e non di carta-veline del dr. Giuseppe Scopelliti.Eduardo Lamberti Castronovo sta facen-do bene il suo dovere di assessore alla cul-tura, simpatico o antipatico che sia. E passiappropriati sta compiendo il Presidentedella Provincia.Abbiamo sempre da imparare. Sapevamoche il sangue è rosso e, per distinguersi daquello plebeo, anche blu. Adesso sappia-mo che quello di Scopelliti è giallo. Comeil fiele e la bile. Giuseppe Raffa, che è otti-mo medico, dovrebbe prendersene cura,cominciando con il prendere atto che inabbondanza si trasmette per endovenosaai suoi più prossimi. Da padrone che vuoleessere assoluto, il Governatore non vuoleche sudditi: al Comune e alla Provincia.Non sorprendiamoci. Scopelliti non è unliberale. È stato e rimane un fascista.

PASQUINO CRUPI

Il giallo color del sangue di Giuseppe Scopelliti

Sapevamo che il sangue è rosso e, per distinguersi da quello plebeo, anche blu. Adesso sappiamo che quello delGovernatore è giallo. Come la bile

Parlando

Cover Story

di...

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 04

ANTONELLA ITALIANO

Ci sono momenti in cui si ha la sensazione di poter scrivere una storia nuova. Quelli in cui si è disposti a pagare un prezzo. Ma dov’erano i guerrieri facebookianiche più volte avevano garantito la loro presenza? Forse le battaglie non si vincono inpiazza, ma ancor meno probabile è che si vincano sul web.

Locride

Noi la “rivoluzione” la stavamo già facendo, in realtà. Ogni settimanacol nostro settimanale, parlando di infrastrutture, politica dissenata,disagi, denunciando ingiustizie, sacrifici unilaterali, privazioni. Ma quelgiorno- sabato 21 gennaio- il nostro editore aveva una luce diversa negli

occhi. Agguerrito: «Rivoluzione. È ilmomento giusto» diceva. Ma forse era piùvicina alle cose: ribellione. Non avevamo iforconi, ma certo non ci mancavano ledirette radio, le telecamere, i microfoni.Riunimmo i sindaci in redazione, l’aria eradiventata irrespirabile tra disordine, fumoe confronti accesi, scontri all’occorrenza.Ma quanto era nostra questa terra duran-te il briefing, che bella Calabria! Ci pulsa-va dentro come i desideri nascosti. Cosaeravamo: giornalisti? intellettuali? masa-nielli? Chissà. Ma ci sono momenti in cuisi ha la sensazione di poter scrivere unastoria nuova. Quelli in cui si è disposti apagare un prezzo: denunce o fermi, chesiano. Pochi giorni dopo ci trasferimmo sul pontedel Torbido, insieme ad operai e camioni-sti per protestare contro il carovita, control’aumento della benzina, contro l’abban-dono di cui la 106, dissetata col sangue deinostri giovani, sta a simboleggiare il caro-

gnismo della classe governante. Tutti noi sotto le bandiere del meridio-nalismo. E i Locresi e i Sidernesi dove erano la mattina di lunedì 23 gen-naio? Dove erano gli intellettuali della Magna Grecia? A colloquio conDante, Petrarca, Alvaro? Dov’erano i guerrieri facebookiani che piùvolte avevano garantito la loro presenza? Assenti Forse le battaglie nonsi vincono in piazza, ma ancor meno probabile è che si vincano sul web.

PASQUINO CRUPI

Viviamo, come dice un grandemeridionalista del tempoandato, Francesco Ciccotti, in

un regime “di lettori di giornali [...]efficacissimo nella creazione artifi-ciale e nella diffusione pandemicadelle cosiddette «passioni naziona-

li», nel risveglio e nella esaperazionedelle diffidenze […] e degli allarmi-smi aggressivi”. Tale esercizio diretorica marcia Fomentati dalMinistro degli Interni Anna MariaCancellieri, al fronte democratico epopolare, ai grandi giornali, che giàinfettano la protesta dei forconi,deununciando e non documentando

infiltrazioni mafiose e pericoli perl’ordine costituito? Cose mai vistequando la protesta scatta al Nord.Il Mezzogiorno e le Isole hannodiritto a un trattamento speciale .Dura da un bel po’ di tempo la leg-genda nera di un Mezzogiorno edelle Isole a cui il Codice Zanardelli1885 non accordava il diritto di scio-

FORCONI E FORCAIOLI

I CAMIONISTI, CLASSE NAZIONALE

lunedì 23 gennaio

Rivoluzionari virtuali

la Riviera

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 05

GIOACCHINO CRIACO

Alzatevi dai divani, lasciate lesedie, disconnettetevi dallarete, uscite dai bar e mollatele panchine al sole nelle

piazze. Voi che da troppo tempo aveterinunciato a essere uomini, trasfor-mandovi in bocche e stomaci voraci,assumendo il ruolo di pecore daportare al pascolo. Smettetela di con-solarvi dicendo che il mondo è cattivo,che siete brava gente e gli altri sonomalfattori. Voi della Locride a cuiDio, o chi per esso, ha regalato un par-adiso che la vostra ignavia ha con-tribuito a trasformare in un eternopurgatorio. Finitela di piangere eattribuire agli altri la creazione deivostri guai. Dove eravate mentre ilmalaffare prosperava? Cosa facevatequando vi rubavano ospedali, aero-porti, strade, giustizia, lavoro?

Quando vi hanno tolto la dignità aveteabbassato il capo. Siete sempre stati algioco, fintanto che hanno provvedutoa riempirvi la pancia. Godevate nelcriticare tutto e tutti, spettegolandogioiosamente su questa o quella ver-gogna. La vergogna eravate voi. Voiche vi siete lasciati distruggere la vos-tra terra, il vostro ambiente, unaciviltà millenaria. Si, voi che avete las-ciato sempre agli altri il potere didecidere del vostro futuro e del vostropresente. Voi, accoccolati su comodidivani a pontificare sulla mafia, sullamala politica, mala amministrazione,mala giustizia, mala sanità. Tutto eramale e tutti erano colpevoli, fuori chevoi. E i colpevoli eravate voi, la vostrainerzia, la vostra indifferenza. Aveteriempito per anni valige cariche disperanze riportate indietro colmequasi sempre di delusioni. Avete lasci-ato incustodito il vostro mondo che si

è trasformato nel posto disperato diadesso. E ora? Adesso i vostri figli sitrovano a fare i conti con i problemi disempre, con quelli che voi avetetrascurato. Gli alibi sono finiti e i nodi,come era logico, sono arrivati al pet-tine. Il sistema economico e sociale èal collasso. Non potrà riempire piùstomaci e bocche come una volta. Nonpuò più illudere i nostri ragazzi ariempire le valige, perché non ci sonopiù posti in grado di sfruttare le lorobraccia e i loro cervelli. E non ci pos-sono più costringere i popoli a esodibiblici. C'è un mondo fuori dai salotti,il nostro mondo. La Locride, un postoche ha il diritto di essere paradiso. Cisono giovani generazioni che non pos-sono più scontare colpe che nonappartengono loro. C'è un insiemeindistinto di persone che deve tornarea essere comunità, o diventarlo per laprima volta. C'è bisogno di apparte-nenza, di riconoscersi gli uni agli altri.O si ritrova la dignità o si muore. Nonc'è più nulla da distruggere, ma anco-ra si può ricostruire. Si può ridare lasperanza, possiamo ritrovare l'or-goglio. Non serve più recriminare,rivendicare strumentalmente, esclud-ere e scindere in buoni e cattivi.Abbiamo un paradiso da ritrovare eanche i diavoli possono redimersi.Usciamo dal vicolo cieco nel quale cisiamo lasciati cacciare. Smettiamolacon le lacrime, con la critica, con l'an-tipolitica, con i pregiudizi.

Riconosciamoci l'un l'altro come figlidella stessa terra, di un posto che nonè migliore degli altri, ma che è il nos-tro posto. La nostra casa comune chevuole andare nel futuro, che non cercadivisione ma unità. Unità che puòesserci solo nella pari dignità e impor-tanza, ma anche nelle pari respons-abilità. Alzatevi dalle poltroneLocridei. C'è un ponte a Gioiosa cheunisce le due sponde di un fiumeTorbido, metafora del nostro degrado.Quell'acqua nera siamo noi, adesso.Vogliamo diventare acqua pura, quel-la che un tempo sgorgava dalle visceredel nostro monte, che allora non eraAspro e si chiamava Lucente. Laprotesta infiamma il sud del mondo,brucia intorno a noi. L'inerzia nostrapuò portare solo danni. Può far si chesiano, ancora una volta, gli altri ainterpretare i nostri bisogni, puòaccadere che emergano i disagi di altriposti e non le problematiche dellaLocride. Se ciò accadesse sarebbe ladefinitiva sconfitta della nostra terra.Noi conosciamo ciò che ci serve, noidobbiamo interpretare i nostri bisog-ni. E noi soltanto possiamo fare lanostra rivoluzione. Nessuno verrà asalvarci se non lo faremo da soli e nes-suno può appropriarsi e strumentaliz-zare i nostri disagi. C'è un mondofuori dalle nostre case. C'è un par-adiso che ci attende, si chiamaLocride ed è solo a pochi metri dallenostre poltrone sfondate.

SpoltronateviIl dramma dei camionisti e i FACEBLUFF

pero, poiché politicamente non edu-cati, terre di forconi, e che, invece,veniva accordato al Nord, politica-mente educato, terra di operai. Nonsiamo più nel 1885, ma nel 2012, e ildiritto di sciopero viene violente-mente contestato ai meridionali, chenon si tolgono il cappello di fronte aMonti e ai suoi falsi oppositori: dalPdl al Pd al Terzo Polo, e ai contortiAntonio Di Pietro e Nichi Vendola.Torna di questi giorni la leggendanera. I persuasori occulti e i loroscherani non sono riusciti a persua-dere i meridionali, che passano la

loro vita sui Tir, i lavoratori delmare, che non hanno occhi per iriflessi fulgidi delle onde, gli agricol-tori, che non hanno sbocchi per iloro prodotti, i pensionati, che vivo-no di pane e acqua, i giovani, chehanno a destino d’essere catapultatinella fornace ardente dell’emigra-zione -non sono riusciti-dicevo- apersuadere questa grande massaumana che l’Italia si salva con leliberalizzazioni, con l’aumento delprezzo della nafta e della benzina,con la cancellazione della cassa inte-grazione straordinaria, e l’Inno di

Mameli cantato dal Presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano. Esono insorti. Non s’è svegliata solo laSicilia. S’è svegliata la Campania.S’è svegliata anche la Calabria. Eper merito de «la Riviera», che hapreso l’iniziativa, il comprensoriojonico. Sono stati questi e sono que-sti gli avamposti della lotta, che ciauguriamo a oltranza, contro ilGoverno dei banchieri e dei partitibancarottieri. Eppure, qui non c’è una questionesociale, ma una questione criminale,se il «Fattoquotidiano» ci informa

che tra i diciemila sfilanti in Palermoc’era Salvatore Sciortino, nipote diSalvatore Giuliano. Che si vuole dipiù perché il blocco d’ordine mostriil suo volto ottuso con pestaggi,minacce di precettazioni, ordinanzedi prefetti, feriti? Ma accanto a questo blocco d‘ordi-ne c’è un blocco intellettuale e gior-nalistico che soffia sul fuoco e, tramille distinguo e qualche riconosci-mento sull’esistenza di reali disagi,tende a presentare e, quindi, a con-dannare i camionisti come i portato-ri attivi di interessi particolari, egoi-

stici, settoriali, quando l’ora, cheprecipita, dovrebbe spingere tutti adaccettare sacrifici per salvare l’Italiadelle casseforti, delle pellicce, dellecrociere. Vero, invece, è che le rivendicazionidei camionisti, così come dei pesca-tori e degli agricoltori, sono ricondu-cibili a un solo scopo, che tutte leunifica: la lotta contro il carovita. Inqusto senso, essi si comportanocome una classe nazionale, cioècome una classe che fa gli interessidi tutta la nazione. Del Nord e del Sud.

IN EVIDENZA

Dio, o chi per esso, ha regalato unparadiso che la vostraignavia ha contribuito atrasformare in uneterno purgatorio.Finitela di piangere eattribuire agli altri lacreazione

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 06

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 07

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 08

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

i racconti un po’ di lei…La mia attività primaria èquella di funzionariodel l ’AmministrazioneCivile dell’Interno. Ho

lavorato in diverse sedi in Calabria:quasi otto anni presso la Questura diCatanzaro, poi presso la Questura diVibo e negli ultimi 5-6 anni presso laPrefettura di Reggio Calabria. Ho svol-to funzioni di sub commissario prefetti-zio in due comuni della provincia diReggio, Careri e San Pietro di Carità.Inoltre, ho fatto parte, in qualità disegretario, insieme al prefetto Luigi DeSena, della Conferenza Regionale delleAutorità di Pubblica Sicurezza, istituitadopo l’omicidio Fortugno presso la pre-fettura di Reggio Calabria. Ho fattoanche parte del Nucleo Interforze per leGrandi Opere Pubbliche, sempre nellaprovincia di Reggio Calabria, e mi occu-pavo del controllo dei lavori sullaSalerno-Reggio Calabria e della famosastatale 106.Poi tutt’a un tratto la sua carriera subi-sce una svolta…Non avevo minimamente messo in pro-gramma l’attività di Capo di Gabinettopresso il Presidente del Consiglio regio-nale. Vince le elezioni Scopelliti, vieneeletto Presidente del Consiglio regiona-le della Calabria Francesco Talarico, ilquale mi chiama in ufficio due giorniprima della sua elezione. Conoscevo ilpresidente – avevo instaurato con lui dei

rapporti quando lavoravo a Catanzaro –ma non ci frequentavamo, né lui miaveva mai promesso nulla. Tra l’altronon ero neanche un suo elettore, essen-do residente a Reggio Calabria e luiconsigliere provinciale a Catanzaro.Quando si è visto fare questa proposta,cos’ha pensato?Talarico mi disse che aveva bisogno diuna persona su Reggio che facesse partedelle istituzioni ma che non fosse unpolitico bensì un tecnico, che gli desse

una mano nella gestione del consiglio.In quel momento mi trovai spiazzato.Gli dissi che dovevo parlare con l’attua-le prefetto Luigi Varratta, perché eroallora dirigente dello Sportello Unicoper l’Immigrazione e c’era in corso lasanatoria degli immigrati, una situazio-ne davvero caotica e delicata. Il prefettomi consigliò di non lasciarmi assoluta-mente sfuggire quell’opportunità e,anche se con un po’ di rammarico, milasciò andare. Il 4 maggio c’è stata lanomina dell’onorevole Talarico aPresidente del Consiglio regionale e dal4 maggio stesso mi sono insediato comeCapo di Gabinetto del Presidente delConsiglio regionale. Come ha vissuto questo mutamento divita istituzionale?Nella mia vita ho sempre lavorato eaffrontato tutto con serietà. Questo è unufficio dove la politica la fa da padrona,anche se devo dire che il presidenteTalarico in questa legislatura ha volutodare un taglio diverso al suo ufficio, untaglio tecnico, istituzionale.Di quali questioni si interessa il Capo diGabinetto del Presidente del Consiglioregionale?Il Capo di Gabinetto dovrebbe occupar-si dei rapporti istituzionali esterni delPresidente, per esempio i rapporti conle varie autorità amministrative, provin-ciali, regionali. Oltre a questo, io mioccupo anche delle attività di gestionedel consiglio, in sinergia con il direttoregenerale, il dott.Lopez.Lei ha conosciuto il presidente Talaricoquando non era presidente, adesso loconosce da presidente. Come le sem-bra?La persona che ho conosciuto anni fa è

la stessa persona con cui lavoro oggi. Èuna persona molto tranquilla, serena,come si vede benissimo quando fa gliinterventi. Non è un politico come glialtri. Con le sue parole, con la sua atti-vità infonde una certa serenità. Però èanche un politico incisivo: quando simette in testa di fare qualcosa, nienteriesce a fermarlo. È una persona perbene, un politico trasparente che sicura-mente ha da dare qualcosa in più allaCalabria. Di Émile Zola, per sottolinearme ilgrande lavoro, si disse che era un bue dilavoro. Possiamo dire la stessa cosa delpresidente Talarico?Il Presidente è una persona che lavoramoltissimo. Riceve centinaia di telefo-nate al giorno e risponde a tutti. Segueogni cosa interessi la Calabria, non restaancorato a Reggio. È attento anche allacomunicazione con i cittadini. Non acaso ha voluto come portavoce un exgiornalista della Rai, DomenicoNunnari. Insomma la squadra del presi-dente è una squadra completa e affida-bile.

E attenta ai problemi della legalità… Certamente. Il Presidente è molto

attento ai problemi della legalità. Suitemi della legalità abbiamo investitomoltissimo in questo consiglio regionalee soprattutto in questa legislatura. Abreve apriremo all’interno del consiglioregionale “La bottega della legalità”,frutto di un accordo sinergico con l’as-sociazione Libera, con Don Ciotti eMimmo Nasone.

Come mai ogni qualvolta si parla dilegalità, di lotta alla mafia spunta sem-

pre e quasi unicamente Libera? A dire il vero instauriamo rapporti nonesclusivamente con Libera ma con tuttele associazioni che si occupano di lega-lità e contrasto alla criminalità organiz-zata, come per esempio Riferimenti.Appunto. Nella conferenza stampa diinizio anno il presidente ha dichiarato:“Bisogna fare una battaglia culturalepartendo dai banchi di scuola”…Esatto, ed è quello che il Presidente stacercando di fare, soprattutto con l’asso-ciazione Riferimenti, con cui abbiamoun protocollo d’intesa per sperimentaredei modelli di intervento didattico nellescuole. Si potrebbe provare a insegnare la sto-ria della ‘ndrangheta attraverso i testiletterari calabresi, ma a questo scopo civorrebbero degli insegnanti che sianoconoscitori della letteratura calabrese.Perché non intraprendere un’iniziativadi formazione dei formatori piuttostoche puntare su magistrati e ufficiali deicarabinieri?Coloro che tengono queste lezioni sonodi solito appartenenti alle forze di poli-zia, comandanti provinciali dei carabi-nieri, o della guardia di finanza, oppuremagistrati, come, per esempioLombardo e Gratteri. Esterni alla scuola…È così, ma l’utilità è evidente.Sarà…Si può discutere. Ma la mia preoccupa-zione, però, è che adesso c’è troppagente che parla di ‘ndrangheta, e il piùdelle volte capita che non abbia nean-che cognizione di cosa sia. Ci sono tantiprofessionisti dell’antimafia che con lamafia hanno fatto carriera, ma che dellamafia molto probabilmente non cono-scono nulla. Ribadisco: secondo me si dovrebberoformare gli insegnanti, capaci di ridareai giovani calabresi la loro cultura, cheè cultura del bene e del bello. In questomodo si può sperare in antemurali soli-di. I generali dei carabinieri e i magi-strati non rappresentano che ilmomento repressivo.È vero che le forze dell’ordine e la

magistratura intervengono in manierarepressiva, ma è anche vero che attra-verso le loro testimonianze possonosvolgere un’attività preventiva.Personalmente ho molto apprezzato lelezioni di Gratteri, che con le sue paro-le semplici porta testimonianze vivedella ‘ndrangheta, fatti reali che ha vis-suto. Il messaggio che lancia ai ragazzi èquello di fare attenzione perché se sientra nel circuito della ‘ndrangheta nonse ne esce più. È la pedagogia del terrore, che ha fattopiù volte fallimento, commento tra me eme, quando prendo congedo dal genti-le e cortese capo di gabinetto, dr.Pasquale Crupi.

L’intervista * Pasquale Crupi, Capo di Gabinetto del Presidente Talarico

“IL CONSIGLIO REGIONALEUNA REALTÀ APERTA”

IN EVIDENZA

Il Presidente è una persona che lavoramoltissimo. Riceve centinaia di telefonate algiorno e risponde a tutti. Segue ogni cosainteressi la Calabria. Ed è particolarmenteattento ai problemi della legalità. Debbopurtroppo constatare che ci sono tantiprofessionisti dell’antimafia che con la mafiahanno fatto carriera, ma che della mafiamolto probabilmente non conoscono nulla.

C

A proposito di...

FOCUS

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 09

la Riviera

La settimana

Eccolo il supereroe di Riccardo Iacona, l'uomo da 47miliardi di euro, il pezzo grosso della ndrangheta con150 arresti sulle spalle. Rocco Varacalli, alias il grande

puffo, sorpreso con cento metri di rame rubato. Il pentito cele-brato in un'intervista in ginocchio di Domenico Iannacone, chesolo una settimana fa lo ha santificato nella trasmissione PresaDiretta consentendogli di dire in libertà una serie evidente diballe che hanno avuto solo il merito di denigrare un'interaregione. Varacalli, da quando collabora inanella un reato die-tro l'altro, compreso un omicidio del quale è accusato dalla suastessa moglie. Per quanti hanno celebrato la grandezza diIacona e si sono bevute le propalazioni del puffo. Eccolo ilvostro eroe, eccoli i vostri giornalisti infallibili. Cento metri dirame, questa la dimensione delle sue verità e della sua statura.

IL SANTO di Riccardo IaconaL’ALTRA FACCIA DELLA CALUNNIA

Il pentito della ‘ndrangheta Rocco Varacalli e Riccardo Iacona

“Il mio amico Jonathan” è il campo di contai-ner di Rosarno, dove trovano un tetto 120lavoratori migranti sul migliaio all’incirca chelavora, o attende un lavoro, nelle campagnedella Piana di Gioia Tauro. Elisabetta Tripodiè invece il sindaco di Rosarno, guardata a vistadalla scorta. Uno dei migranti che dorme nelcampo di container si avvicina al sindaco.Viene dal Burkina Faso, ha gli occhi stanchi.“Sindaco, voglio ringraziarti per quello che faiper noi”. Il sindaco gli stringe la mano. Poi larivendicazione: “Però noi tutti vorremmo cheil campo non chiudesse ad aprile, vogliamopotere restare”. Ma la situazione sembramolto più difficile. Me lo conferma il sindacodurante l’intervista, a pochi giorni dalla visitadel ministro Riccardi. “Abbiamo diversi pro-getti. In questo momento il punto centralenon è la fase due ma la fase uno. È chiaro chenon possiamo dare un tetto a mille persone,con questi numeri sarebbe impossibile, mapossiamo dare almeno ad una parte di essiun’accoglienza dignitosa. Siamo riusciti attra-verso dei fondi stanziati dalla Regione a recu-perare tre milioni di euro da investire sui beniconfiscati alla ‘ndrangheta che verranno ria-dattati e trasformati in alloggi per i migranti”.Troppe persone non hanno un tetto. In chetempi saranno pronti questialloggi?Dipende dalla Regione. Noiabbiamo già inviato le schededi valutazione ma non siamoancora stati chiamati a sotto-scrivere la convenzione.Siamo alla fase dei progettipreliminari, ma noi saremmopronti a cominciare i lavori dasubito almeno su due beni e inun anno sarebbero pronti.E quante persone troverebbe-ro un tetto?Potrebbero essere circa 130 persone. A questisi aggiungono i lavori del “Villaggio dellaSolidarietà”, sempre su un bene confiscato.Accanto a questo centro diurno siamo riuscitia sbloccare alcune casette prefabbricate cheuna volta montate potrebbero dare ospitalitàad altre cento persone.E cosa rispondi ai migranti che chiedono diprolungare l’esistenza del campo container?In Prefettura mi è stato detto dalla ProtezioneCivile che ci hanno fatto un favore quest’an-no lasciandoci i container ma che devono esse-

re ritirati.Quindi questo campo, che è l’unico sollievoper alcuni migranti, l’anno prossimo potreb-be non esserci?Se la Protezione Civile dovesse decidere in talsenso avremo cento posti letto in meno.Ci auguriamo che non siano così incoscienti

da sottrarvi i container, chesono stati una prima, parzia-le risposta all’emergenza. Maper fare in modo che qualco-sa si muovesse c’era propriobisogno della rivolta?Credo che la rivolta sia stato ilpeggio per Rosarno per ladistruzione dell’immaginemediatica del nostro paesema da lì si sono accesi i riflet-tori che possono fare in modoche qualcosa di positivo acca-da. Ora se lancio un appello

posso avere attenzione anche sulle paginenazionali e riesco a ricevere almeno qualcherisposta”.Qualche risposta c’è stata, ma l’emergenzaresta. Troppi fratelli e sorelle migranti restanoancora nell’invisibilità della loro condizione disfruttamento disumano, dormendo nei campie vivendo di stenti. Riprendendosi i containerla Protezione Civile si renderebbe colpevole diun grave reato, non per la legge italiana, maper la legge morale che dovrebbe muoveretutti gli uomini.

Rosarno: il campo containerpronto allo smantellamento

Il governo Monti, ha fatto finalmente una scelta chiara sulla questione del Ponte sulloStretto. Infatti, nei giorni scorsi il CIPE ha revocato i fondi destinati al progetto delPonte sullo Stretto di Messina. Ciò significa una sola cosa: il Ponte non si farà. Speriamo davvero di poter considerare conclusa una delle pagine più nere della sto-ria delle infrastrutture di questo paese, contrassegnata purtroppo troppo spesso dalmodello delle cattedrali nel deserto. La somma di 1.624 milioni di euro recuperata conil definanziamento del Ponte sullo Stretto, torna quindi nella disponibilità dello Statoe potrà essere destinata per garantire il primo finanziamento di un piano per la difesadel suolo e per migliorare ed ammodernare le infrastrutture nel Sud del paese. Alla

Calabria e al Sud servono collega-menti aerei, marittimi, stradali e fer-roviari adeguati e funzionanti, stradee ferrovie moderne e sicure pergarantire ai cittadini quel diritto allamobilità che oggi è praticamenteannullato dalle politiche nazionalidel governo e di Trenitalia, Anas eAlitalia che penalizzano fortementela nostra regione.

Michelangelo Tripodi

DIAVOLO NERO

Gli intellettuali del Nordsono democratici, progressi-sti, garantisti fino alla baia diNapoli esclusa. Da lì in giùsono conservatori e reaziona-ri, giustizialisti e forcaioli, e

propalatori di una specie di antisemitismoculturale che spinge ad una visione unilate-rale del Mezzogiorno e delle isole, riassun-ti nel tipo del mafioso, del camorrista,dello ndranghetista, presenti in cielo, interra, in ogni luogo, dietro la polvere deiTir, accucciati dentro la barche dei pesca-tori, acquattati tra le lattughe. Gad Lerner,il gran conduttore di quel cerchio recinta-to che è “L’infedele”, è, fuori d’ogni legit-timo dubbio, il rappresentante più coeren-te dell’antisemitismo meridionale, percome ha avuto modo di manifestarsi nellapuntata di lunedì 23 gennaio. Per il Bruttodella diretta, coccolato dagli intellettualinostrani con voglia d’esibizione, nulla dialto e d’elevato , di puro e non inquinato,è mai nato nel Mezzogiorno e può nasce-re nel Mezzogiorno. Fu, infatti, pura illu-sione che qui da noi la filosofia acquistò unrespiro europeo con Bernardino Telesio,Giordano Bruno, Tommaso Campanella.Fu, ancora, pura illusione che l’Italia ebbela sua unica rivoluzione a Napoli nel 1799.Fu, una volta di più, pura illusione cheGiuseppe Mazzini fu fermamente convin-to che la rivoluzione italiana doveva parti-re dal Mezzogiorno. E, perciò, l’impresadei fratelli Bandiera e la spedizione diCarlo Pisacane. Ma son fatti del lontanopassato- ci sembra di udire attorno.Volgiamoci allora al passato prossimo, aun pensatore a noi contemporaneo, GuidoDorso, morto nel 1947. Persuaso anche luiche la “rivoluzione italiana o sarà meridio-nale o non sarà”. Il che capiscono gli uomi-ni di dolore e di lavoro, non gli intellettua-li complessi, come Gad Lerner la cui igno-ranza della storia del Mezzogiorno è gras-sa come il lardo del maiale..

GAD LERNER, IL BRUTTODELLA DIRETTA

Nonostantel’emergenzapermanga,

affievolite le luci deiriflettori, anche gliinterventi tampone

vengono rivisti

Il sindaco di RosarnoElisabetta Tripodi conun exstracomunitario

Il Cipe di Monti ha detto NoPONTE SULLO STRETTO

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 10

«Come futuro sindacoscegliamo il signor Nessuno»

A cento Locresi -presi per caso- abbiamo chiesto:1 Pensa che sia il caso che l’attuale amministrazione di dimetta?2 Di nuovo alle urne: chi vorrebbe come candidato a sindaco?3 Come definisce l’attuale situazione politica di Locri?

Dopo le interviste degli ulti-mi tre numeri de la Rivieraa varie personalità di spic-co della politica locrese,che hanno dipinto a tratti

più o meno coloriti la situazione politicaed economica della città, abbiamo pen-sato che fosse giunto il momento di farparlare i diretti interessati, coloro chepiù di tutti portano sulle spalle il pesodell’attuale crisi di certezze e che nessu-no si preoccupa mai di interpellare: ilocresi stessi. Quelli che incontri cammi-nando per strada, davanti alle scuole,alla posta, nei bar, nei negozi, in piazzet-ta o a passeggiare per le vie . E anchequelli che da casa escono poco e comu-nicano tramite facebook. Giovani,anziani, impiegati, disoccupati, profes-sori, pescatori, commercianti, genitori,colti, meno colti, politicamente schiera-ti, qualunquisti, arrabbiati, maleducati.Tutti. O meglio tutti quelli che la sotto-scritta ha incontrato in una due giorni dicamminate estenuanti per le vie dellanon più ridente cittadina di Locri. Centointerviste, cento facce diverse, cento opi-nioni. Le domande erano tre. La primariguardava la polemica “dimissioni sìdimissioni no” dell’attualeAmministrazione comunale, la secondachiedeva di scegliere, in caso si tornassesubito alle elezioni, un nominativo traquelli già noti, ossia Macrì, Calabrese,Sainato e Lombardo, oppure un nonmeglio identificato Nessuno di questi e laterza chiedeva di definire la situazionegenerale di Locri: complicata ma risolvi-bile oppure senza speranza. Come sipuò vedere dai risultati del nostro umile

sondaggio, pare che il variegato campio-ne di cittadini da noi interpellato, diaancora fiducia all’attuale sindacoLombardo con un 53% di “no alledimissioni”, che comunque se la giocacon il restante ma agguerrito 47% degliintervistati, che di fiducia ne ha le scato-le piene. La seconda domanda inveceha un che di sorprendente: tra i vari can-didati riproposti, Sainato raccoglie untriste 2%, seguito da un 9% espresso daifedelissimi del veterano Macri, mentreCalabrese e Lombardo, i due protagoni-sti assoluti della recente polemica, gua-dagnano a pari merito lo stesso 19%. Ilvincitore dei vincitori è proprio lui, ilsignor Nessuno di questi, che stracciatutti gli avversari con il suo 51% dei con-sensi. Ergo, i cittadini locresi, se potesse-ro scegliere domani, manderebbero acasa l’intera loro classe politica. Il chedovrebbe far riflettere i vari contenden-ti al trono della polis. L’ultima domandalascia trapelare comunque un accennodi speranza da parte dei cittadini, chenon vogliono lasciarsi andare all’ideache per Locri non ci sia via d’uscita. Il64% degli intervistati definisce la situa-zione generale “complicata, ma risolvi-bile” , mentre il 23% si rassegna ad unasituazione “senza speranza”. Il restante13% si diletta nelle risposte più origina-li che vanno dal “la situazione resteràdisastrosa fin quando non ci sarà uncambiamento di mentalità”, oppure “èpessima per la mala politica, voluta dailocresi stessi che se la meritano” , finoalle più colorite “risolvibile solo con uncommissariamento per 25 anni” o addi-rittura “risolvibile con una bomba ato-mica o maremoto chi ndi leva a tutti tran-ni i piccirilli”.

Dal nostro confronto con una manciatadi locresi, presi per caso, viene comun-que fuori un bel po’ di malessere e tantatensione, manifestata nei modi più strani.Gli esempi più significativi: un gestore diuna stazione di servizio, dopo aver rispo-sto stizzito alle domande, si rivolge inmalo modo alla sottoscritta, definendo ilbreve questionario indecente, oltre chefazioso, e ci invita a riferire all’editore dela Riviera, testuale, “u si guarda u sindacusoi”. Una “facebookiana” indignatissimae di sinistra, ci scrive lamentandosi dellemodalità del nostro particolare sondag-gio, per il quale è stato usato anche ilsocial network, e ci sfida a pubblicare ilsuo commento. La serviamo subito:“…tale sondaggio pare a me, ragazzalocrese, molto irriverente riguardo illavoro dell’amministrazione Lombardoche, non avendo compiuto il suo corso,non può essere giudicato. Io da libera locrese ho realizzato di esse-re assolutamente contro questo sondag-gio, che non ha significato d’essere e miaugurerei piuttosto che spendessimo lenostre forze (e parole) per ben altro.Vorrei che pubblicasse anche la mia diopinione, se è vero come dice che vuoledar voce ad ogni tipo di persona locrese,perché è del paese in cui sono nata chestiamo parlando e non merita di esseretrattato così.” Alla nostra cara ragazza locrese che èassolutamente contro i sondaggi e ledomande, volevamo ricordare che il dia-logo con la gente, le domande, le analisiservono a realizzare quel confrontodemocratico che sta (o stava?) alla baseproprio della sinistra. Che dire ad unagiornalista che il suo lavoro non haragion d’essere è un concetto un tantinofascista, specie se la suddetta giornalistasi prende la briga di macinare chilometrie di parlare faccia a faccia con le personecomuni, per sentire cosa hanno da dire.Perché è dalla piazza, o se preferite, dal-l’agorà che nasce tutto. Ma forse dicevabene Eraclito con la sua teoria degliopposti: a volte può capitare che a sini-stra ci sia la destra e viceversa. Chissà.L’ultimo esempio è quello che ci halasciato un retrogusto dolce amaro ed èla risposta di un anziano pescatore, inter-pellato sul lungomare. “Signorina, dassa-ti perdiri. Ssa’ politica è china i piscicani.”Decidiamo di affidarci alla saggezzapopolare e chiediamo (anche chi scrive èlocrese): “E nui chi pisci simu, inveci?”.“Nui…? Ormai diventammu fragagghia.”

RISPOSTE

CHI VOTEREBBERO GLI ELETTORI LOCRESI?

MARGHERITA CATANZARITI

Pepè LOMBARDO

19 %

Giovanni CALABRESE

19 %

Francesco MACRI

9 %

Raffaele SAINATO

2 %

NESSUNO DEI QUATTRO

51 %NESSUNOdei4

DIMISSIONIDI LOMBARDO

La battuta53% NO47% SI

LA SITUAZIONEPOLTICA A LOCRIComplicata ma risolvibile 64% Senza speranza 23%Altre risposte 13%

«Signorina, dassati perdiri. Ssa’ politicaè china i piscicani.» Decidiamo diaffidarci alla saggezza popolare echiediamo (anche chi scrive è locrese):«E nui chi pisci simu, inveci?» «Nui…?Ormai diventammu fragagghia.»

LOCRI A10 MESI DALVOTOIL SONDAGGIO

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 11

Parlandodi

IN BREVE

DOMENICA 29 DICEMBRE 2011 LA RIVIERA 12

Ci siamo distratti un po’ congli accadimenti nordici, manon è parlando dei problemi

degli altri che si risolvono i nostri.E uno dei nostri problemi è ilponte dell’Isola, al km 77, fraBianco e Africo. La nostra segna-lazione ha fatto rumore, in tanti cihanno scritto per trasmetterci laloro indignazione e le loro preoc-cupazioni. Il sindaco di Bianco ciha minuziosamente informati sulletante iniziative della sua ammini-strazione per risolvere il problema.Ci ha chiesto di non mollare, disostenere la richiesta di amplia-mento del ponte. Non molleremo,La Riviera si assume la responsa-

bilità di tornare continuamentesulla questione, di dare voce aquanti hanno qualcosa da dire sul-l’argomento. Intanto segnaliamol’esecuzione di lavori per il ripristi-no dei muretti di delimitazione,l’applicazione di segnali di illumi-nazione in prossimità dell’imboccodella strettoia. Ciò non basta. Ilponte dell’Isola deve essere allar-gato e i dossi, in entrata e in uscita,eliminati. Sappiamo che la risolu-zione di questo problema non saràla fine dei problemi di viabilitàdella 106, ma da qualche partebisogna iniziare e i drammi inne-scati dal cunicolo sono sufficienti arendere prioritario l’intervento.

Serve attenzione da parte deglienti preposti alla sicurezza dellastrada, serve attenzione da partedei comuni del comprensorio. Eserve anche la nostra attenzionealla guida. C’è bisogno di tantecose e le dobbiamo mettere tutte,troppe vite non ci sono più, tantepersone care mancano ai nostriocchi. Questo richiede una pienaresponsabilità da parte di tutti.Noi, come giornale, ci assumiamo

la nostra parte e diamo ogni spazionecessario, utile in qualunquemodo a essere dalla parte dellanostra gente e della nostra terra.Chiunque di voi, di noi, avrà dellecose da dire potrà farlo agli indiriz-zi presenti sul giornale. E, per unavolta, niente prediche sudici, laquestione è troppo seria per farcidell’insulsa ironia. Batteremo lastrada, fino a quando il pontedell’Isola non sarà abbattuto.

L’Udcripartedai GIOVANI

PONTE DI BIANCO

Ultimamente l'attenzione dei nostri mezzidi informazione si concentra sempre più

spesso sulla questione della prostituzione neipiccoli centri della nostra provincia. Ragazzedell'Europa dell'Est o della sempre più vicinaAfrica, si vendono lungo i marciapiedi dellaLocride, nascoste dal buio della notte. Fenomeno triste e scomodo, ma anche

molto meno diffuso rispetto ad altripiù gravi, dai quali sembra che inostri giornali e telegiornalivogliano distogliere l'attenzionedel cittadino.La verità è che , al di là del mise-rabile che cerca quindici minutid'amore fasullo, a puttane cista andando l'intera provinciadi reggio, dove tutto manca ela gente comincia a rovista-re per fame nella spazzatu-ra. La situazione è dram-matica, smettiamola conquesto giornalismo provin-ciale che confonde le acque e distraele menti di chi legge. Perché è quella la vera prostituzione.E il magnaccia che si chiama sistemafamoso poichè punta il dito semprecontro i più deboli.

Le prostitute nigerianeCOMODE BUGIE/ IL GRANDE MALE DELLA LOCRIDE?FRANCO CANDIA

SEGREATRIOPROVINCIALE

IL DITO NELL’OCCHIO

Una macchia a SamoDA PITAGORAA BRUZZANITIDopo mesi e mesi di investigazione

amministrativa, esce di scena laCommissione prefettizia di accesso agliatti del Comune di Samo e arriva il decre-to del Ministro degli Interni Anna MariaCancellieri di scioglimento per infiltrazio-ne mafiosa. La reazione dell’ormai ex sin-daco, ing. Giuseppe Bruzzaniti, è stataaspra e irritata come di chi, contandopiù su amicizie che sulla storia politica eamministrativa di Samo, si trova di frontea un evento non aspettato e non previsto.Lui non ha dubbi come dichiara, che si ètrattato o d’un errore o di una decisionepilotata. Una terza ipotesi non c’è. Non cipuò essere l’ipotesi, oggi assurta a tesi delMinistero degli Interni, del Comune infil-trato dalla ‘ndrangheta. Un comune dimille anime, piccolo e povero, quale piat-to appetitoso può rappresentare- argo-menta l’ex sindaco- per gli ndranghetisti?Il che sarebbe come dire che

Montelepre, data la sua dimensionepaesana, non poteva essere il covo diGiuliano e della sua banda. Ma noi non vogliamo fare gli avvoca-ti d’ufficio del prefetto Luigi Varratta

e del Consiglio dei ministri.Prendiamo semplicemente attodelle decisioni che l’ex sindacodeve impugnare, se ne ha voglia,nelle sedi opportune, fermorestando che, non potendo dire ilcontrario di quello che ha detto, la

sua controreplica al decreto di sciogli-mento ricade nel campo della retorica,non della realtà effettuale delle cose. È la prima volta che nel suo lungo edoloroso cammino il comune di Samoviene sciolto per mafia. La sua classegovernante dovrebbe interrogarsi,fare un esame di coscienza su checosa non ha funzionato a tal puntoda provocare l’insediamento dellaCommissione d’ accesso con tra-guardo finale lo scioglimento.

Non ci siamo. Pochi ritocchi nonbastano per evitare altre tragedie

C’è chi a trent’anni, con una laurea, fa l’operaio. C’è chi, per natura brillante, da trent’anni fatutto il resto. Francesco Candia e gli ex-titoli: Presidente Consorzio di funzioni fra enti locali

Locride Ambiente, Componente del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia autonoma perl’albo dei segretari comunali e provinciali della Calabria, Segretario provinciale dell’Udc di ReggioCalabria, Membro della Consulta regionale per la cultura, Componente del Comitato regionaleper le politiche del personale, Sindaco del Comune di Stignano dal 1995 al 2004. Noioso? Nonabbiamo finito. Francesco Candia e i titoli attuali: Sindaco di Stignano riconfermato nel 2009,Vicecommissario del Partito per la Provincia reggina, nominato il 19 gennaio scorso. Candia preci-sa: «Ringrazio l’onorevole Trematerra per la rinnovata fiducia e stima manifestatami». La fiduciasarà pure stata “rinnovata”, ma per il resto… è un modo di dire.(A.I.)

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 13

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 14

LOCRIDE

Parlando di...

UN CANDIDATO A NOBEL PERLA PACE ASANT’ILARIO

Quando il talento paga. Anthony Voice e Salvatore Bucci (Salvo D’Amici), entrambi di Siderno,a Canale 5 nella febbre del sabato sera. Nel programma di intrattenimento e di punta di

mediaset. Anthony Voice e Salvo d’Amici a Italia's Got TalentTra Belén Rodrìguez e SimoneAnnicchiaro i due purosangue dei party della Locride dovranno dimostrare di che pasta sono fatti.È l’occasione della vita. E non ci saranno scusanti davanti ai tre giudici: Maria De Filippi, GerryScotti e Rudy Zerbi non faranno sconti nemmeno a due calabri di razza. Applausi o pomodori?

Tra le innumerevoli attività svolte dall'ATCRC2, con sede a Siderno, oltre al regola-mento e la zoonizzazione per la caccia alcinghiale, i miglioramenti ambientali,nonché ben otto progetti per il ripopola-mento, nell’ambito delle attività di studio edivulgazione , per giorno 04 febbraio 2012,è stato organizzato un convegno sul temadella caccia al cinghiale, con inizio alle ore17.00, che si terrà presso la BibliotecaComunale Scordo” di Ardore Marina”Relatore d'eccezione sarà il dr. RoccoLopresti che giungerà direttamente daFirenze. Il cinghiale, il cui nome scientificoè Sus scrofa è un mammifero artiodattiloappartenente alla famiglia dei Suidi, dasempre considerato al contempo unapreda ambita per la sua carne ed un fieroavversario per la sua tenacia in combatti-mento, in virtù di questo strettissimolegame con l'uomo il cinghiale appare assai

frequentemente e, spesso con ruoli da pro-tagonista, nella mitologia di moltissimipopoli, e solo nel corso del secolo passatoha cessato di essere una fonte di cibo di pri-maria importanza per l'uomo, soppiantatoin questo dal suo discendente domestico, ilmaiale. Anche in Italia ha dimostratoenorme adattabilità. In questi ultimi annila specie ha assunto un’importanza venato-ria progressivamente crescente connotevoli conseguenze dirette e indirette,sia sul piano faunistico sia su quello ges-tionale. Se da un lato la gestione venatoriatende a massimizzare le presenze dellaspecie sul territorio, l’impatto che ilcinghiale è in grado di esercitare sulle attiv-ità agricole e su altri elementi dellazoocenosi impone in molti casi la necessitàdi controllare la densità delle sue popo-lazioni per mantenerla entro livelli eco-nomicamente accettabili.

L’attuale mancanza di criteri di gestionevenatoria razionali ed omogenei rende dif-ficoltosa l’organizzazione di un controlloprogrammato della specie. La forma dicaccia attualmente più utilizzata, la bracca-ta con i cani da seguita, crea spesso unadestrutturazione delle popolazioni, carat-terizzate da elevate percentuali di individuigiovani, responsabili di un sensibileaumento dei danni alle colture.Nonostante dunque il cinghiale abbiadimostrato notevole adattabilità al nostroterritorio,nonostante le modificazioni cuisono stati sottoposti gli habitat, originari el’elevata pressione venatoria che vieneesercitata nei suoi confronti, tuttavia

appare necessario perseguire una strategiadi conservazione a medio e lungo terminefondata sull’individuazione di precisi obbi-ettivi e realizzata attraverso azioni in gradosia di migliorare lo status delle popo-lazioni, sia di ridurre significativamente gliimpatti negativi che la specie può pro-durre. Un ringraziamento particolareall'Azienda Agricola Lucà di Bianco, daanni ormai presente sul territorio con vinidi qualità e passiti, come il greco di bian-co,che ricordiamo ha ricevuto la qualificadi doc che, per l'occasione , offrirà a tutti ipartecipanti una degustazione di vini.

Marilene Bonavita, responsabile ufficio stampa ATC RC”

ESPERIENZE DI GESTIONEDELLA CACCIA ALCINGHIALE NELL’ATC RC2

Giovedi 2 febbraio 2012, ore17.30, nel salone dell’OratorioSacro Cuore, Marina di

Sant’Ilario dello Jonio, nell’ambitodella manifestazione “Per un mediter-raneo di pace”, si svolgerà l’incontrocon Izzeldin Abuelaish, candidato alNobel per la pace, autore del best sel-ler «Non odierò», tradotto in 15 lingue,edito in Italia da Piemme. All’eventopromosso dal comune di S. Ilario delloIonio, Provincia di Reggio Calabria,associazione comuni della Locride,comune di Viroinval e associazioneCivitas Solis, in collaborazione con ProLoco S. Ilario, Presidi del Libro,l’Associazione italiana Sommelier,Corsecom e istituto “Persefone”, inter-verranno Sua Eccellenza, il vescovoGiuseppe Morosini, il sindacoPasquale Brizzi, il sindaco di ViroinvalBruno Buchet, il presidente dell’asso-ciazione dei comuni IlarioAmmendolia, il presidente della pro-vincia Giuseppe Raffa, l’assessore pro-vinciale Giovanni Calabrese, il diretto-re di Civitas Solis Francesco Mollace, ilprofessore Jaques Guenot, il presiden-te della Pro Loco Ugo Mollica. Laserata sarà arricchita dal reading diBernardo Migliaccio Spina e dagliintermezzi musicali di LudovicoRomeo e Francesco Sgambelluri.Coordina Maria Teresa D’Agostino.Durante la serata si svolgerà la cerimo-nia di conferimento della cittadinanzaonoraria da parte del comune di S.Ilario a Izzeldin Abuelaish.

DA SIDERNO A CANALE 5 FENOMENI

Nello scorso numero de laRiviera è stato pubblicato unarticolo riguardante il canile

del comune di Sant’Ilario. A par-larci delle difficoltà economiche incui versa la struttura proprio MarioTedesco, suo diretto responsabile.Tedesco ha così rivolto una doman-da al sindaco di Locri e al sindacodi Siderno, comuni col debito piùalto nei confronti del canile:«Siderno ha circa 200 cani, ospitidella nostra struttura, che potreb-bero essere sterilizzati e un buon40% rimesso sul territorio, lo stes-so per Locri che ne ha 200 liberiper la città. Essendo vostro dovereistituzionale provvedere alla cura eal mantenimento dei cani, quandopensate di saldare il debito con ilcanile?». Ed ecco le risposte.

CANILE DISANT’ILARIO

LA PAROLAAI COMUNICON IL DEBITO PIÙ ALTO

la Riviera

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 15

E' proprio il caso di recitare il vecchio adagio: “Quando troppo e quando troppo poco”. Da sempre le nostre amministrazioni sono fin troppo sol-lecite nel capitozzare gli alberi deturpandoli, spogliare ogni ciglio stradale di quel po' di fiori selvatici ancora rimasti, coprire con l'asfalto qualsi-

asi tentativo della natura di vivere a modo suo e non nostro. E' clamoroso allora come siano potute sfuggire all'attenzione cinque enormi infiorescen-ze di agavi (simili ad alberelli) da mesi completamente sdraiate su un filo della luce. La cosa è viepiù straordinaria data la collocazione dei grandi“alberelli”, proprio in prossimità del centro commerciale “La Gru”, ove ogni automobilista può vederle e darne notizia al comune. Per mesi forsemigliaia di persone le avranno notate, ma nulla si è mosso. Nel tagliarle non si provocherà nessun danno, perché i semi saranno già da tempo cadu-ti. Inoltre l'agave una volta fiorita, muore (si dice monocarpismo), per cui nessuno scempio ai danni della natura, stavolta, solo una operazione diordinaria -auspicabile- manutenzione (sperando che le case del circondario non finiscano al buio alla prossima tempesta di vento). (L.Z.)

SIDERNO PIANTE INVADENTI

Angelo Alvaro, assessore allacultura del comune di Siderno:«A proposito dell’articolo “Noinon siamo un peso aiutateci”pubblicato da la Riviera domeni-ca 22 gennaio, a pag. 14/15, chetratta del debito che i comuniavrebbero accumulato nei con-fronti del canile di Sant’Ilario, dicui è responsabile MarioTedesco, l’AmministrazioneComunale di Siderno, nel men-tre si meraviglia per le afferma-zioni in esso contenute e riporta-te tra virgolette e per il tono cheè stato usato, ha da precisarealcune circostanze importanti.Il debito che il Comune ha accu-mulato è un debito pregresso chequesta Amministrazione ha tuttala voglia e l’intenzione di saldare.Tanto è vero che dal giugno 2011

al dicembre 2011, a fronte disette mensilità maturate, ne sonostate pagate dieci (Û 60.000 anziche Û 42.000).E così si intende procedere per ilfuturo anche in base ad un accor-do avvenuto traAmministrazione Comunale eresponsabili del canile diSant’Ilario».Giuseppe Lombardo, sindaco diLocri: «In relazione all’articolopubblicato dal vostro giornale indata 22.01.2012, dal titolo“Canile di Sant’Ilario - Noi nonsiamo un peso aiutateci!”, que-sta Amministrazione evidenziache:1) con determina dirigenziale èstata prorogata la convenzionecon la Dog Center sas per lacustodia e mantenimento dei

cani randagi2) sono in atto le procedure perl’indizione della gara di affida-mento del servizio di manteni-mento e custodia dei cani randa-gi per l’anno 20123) durante l’anno 2011 si è prov-veduto a liquidare le sommecomplessive di Û 28.094,00 asaldo del 2010 e la somma di Û10.500,00 quale acconto su fattu-ra relativa al 2011Tanto per una corretta interpre-tazione dell'operatodell'Amministrazione, si eviden-zia che i ritardi del pagamentodi alcune fatture sono dovutialla difficoltà economica in cuiversa il nostro Ente».La nostra redazione pubblicherà

eventuali interventi o repliche.A. I.

«Ancora una volta, negli ultimi tre anni, i lavoratori dipenden-ti dello Studio Radiologico di Siderno sono costretti a procla-mare lo stato di agitazione per il mancato pagamento degli sti-pendi, nonché per il concreto rischio di licenziamento correla-

to alla possibile interruzione dell’ero-gazione dei servizi in convenzione conil Sistema sanitario nazionale». Cosìesordiscono i lavoratori delle struttu-ra, considerata un fiore all’occhiellodel comprensorio. Lo sciopero avrà,come stabilito dalla legge, un preavvi-so di dieci giorni e durerà poche oreper non creare disagi agli utenti. Unsapore, dunque, puramente dimostra-tivo che nulla ha da spartite con leproteste che, in questi giorni, hannoinginocchiato il Sud Italia. Il dottore

Napoli, intervenuto sulle nostre pagine a nome di tutti i lavora-tori che hanno sottoscritto la protesta precisa: «Vogliamo chela collettività sappia quello che sta accadendo, a danno nostroe suo soprattutto». La questione è complessa e inizia circa diecianni fa.I FATTINel 2001 il Tar di Reggio Calabria assegna allo StudioRadiologico 1 milione e 800 mila euro, in seguito ad un attoingiuntivo presentato all’Asl 9 di Locri. Nel corso degli anni,delle modifiche apportate alla normativa sottraggono al Tar ilpotere decisionale a riguardo, trasferendolo di fatto alla magi-stratura ordinaria. Lo Studio diviene così debitore verso laRegione delle somme ricevute diversi anni prima. Nel 2010,infatti, il conguaglio a cui la struttura aveva diritto, viene con-gelato a saldo del “debito” del 2001. Grazie all’intervento delladottoressa Surace, della prefettura di Reggio Calabria, la strut-tura raggiunge un accordo con la Regione, e ciò le permetteredi sopravvivere nonostante gli “inconvenienti”. Sempre nel2011, con un atto arrivato senza preavviso tramite un funziona-rio dell’Asl-Asp di Reggio, il conguaglio di fine anno viene sot-tratto nuovamente per rimborsare allo Stato 350 mila euro diinteressi, maturati dal famigerato 2001. Lo stesso (funzionario)propone allo Studio di produrre una nota di credito in cui sidichiara “falsamente” il debito di tale somma. Ancora, dopouna settimana, il funzionario trattiene 400 mila euro come rim-borso dei ticket maturati nel 2011 (il ticket pagato dagli utentinon può essere sottratto dai contributi erogati dalla Regione,questa è la Legge!). Vorrebbe anche stavolta una nota di credi-to. Anche stavolta è un atto illegale. L’importo restante, di 850mila euro, a questo punto, viene negato, a meno che non vengaprodotto quanto richiesto. LE CONCLUSIONIIl dottore Napoli, e i suoi colleghi, sono stupiti: «Come può unsemplice funzionario prendere arbitrariamente decisioni cosìimportanti – precisa nella nostra intervista - determinando lasopravvivenza dello Studio, senza che si pronunci la direzionedell’Asp di Reggio? Il paradosso è questa sequenza di eventi.Non possiamo certo produrre le note richieste, perchè sarebbeun grave reato fiscale. Non possiamo sopravvivere senza ifinanziamenti. Perché la dottoressa Squillacioti, pur avendosollevato il funzionario dal suo incarico riconoscendone il cat-tivo operato, non interviene?». L’azienda, ormai, non può piùrifornirsi di materia prima. Il funzionario è stato denunciatouna settimana fa per abuso di potere. Ma la situazione restapesantemente ingarbugliata nella rete di documenti prodotti inquesti anni. Lunedì 30 gennaio, lo Studio Radiologico diSiderno, terrà un’assemblea che avrà il compito di informare ilavoratori sullo stato delle trattative, e proclamare la giornatadi sciopero. Conclude Napoli: «Viviamo nella Locride unadelle realtà più depresse dell’Europa. Lo studio radiologicodovrebbe essere per noi un premio, non un peso. La politicasembra disinteressata al nostro operato, o almeno, interessatoad altro».

Accanimento del direttore generale dell’Asp provinciale contro le strutture diperiferia, pubbliche e convenzionate. Questa volta, con tecnica altamentescientifica, è toccato a un centro che per effecienza e professionalitàè un vanto per la Locride e per l’intera sanità calabrese. Questione politica?

Lo Studio Radiologico nel mirino della Sqillacioti

ANTONELLA ITALIANOSIDERNO

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 16

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Abiti, ristoranti, bomboniere, fiori, inviti, chiese, location, foto, viaggi di nozze.Il matrimonio è senza dubbio un giorno meraviglioso, ma i preparativi? Unvero dramma! Non affliggete parenti ed amici richiedendo consigli che, tantosi sa, non seguirete. Prendetevi del tempo per schiarirvi le idee; anzi, prende-tevi otto settimane e viaggiate insieme a noi. È wedding time!

Per iniziare: gli abiti. Andiamo a Marina di Gioiosa Jonica, in corso Carlo Maria.L’Atelier Lino Valeri è da anni un valido punto di riferimento, rinomato per la ricercatez-za delle linee trattate e la cura severa delle rifiniture. Notevole rilevanza assumono gliaccessori firmati dallo stilista, affermato nel settore da ben 45 anni. Accanto a lui la figliaEufemia Valeri che, con grande professionalità, ha portato nell’atelier importanti novità,attribuendogli un’immagine sempre più moderna e al passo con i tempi. Prima questio-ne da risolvere, per dovere di cavalleria, è l’abito della sposa. Iniziamo dal colore: avo-rio, pastello o rosso? Se ve lo state chiedendo davvero allora non sapete che, da due annia questa parte, “va” il bianco. Unica eccezione ammessa, a nostro avviso, è il tocco datoai corpetti da fiori e nastrini colorati. Meglio ancora se l’abito viene arricchito con gioiel-li swarovski.Ed ora si studia. Per scoprire quale abito è più adatto a voi dovete sapere che le forme diuna sposa si possono assimilare a delle figure geometriche:La donna a triangolo è la classica ragazza minuta nella parte superiore del corpo e piùpronunciata su fianchi e gambe, quindi sono predilette le scollature larghe e orizzontali,abiti che lasciano scoperte le spalle. Ideali i dettagli vistosi: fiori che attirino l’attenzionesu spalle e viso. La donna a triangolo rovesciato ha seno e spalle molto pronunciate e vita stretta, conbacino e gambe sottili. In questo caso bisogna trovare un equilibrio tra su e giù, allargan-do la parte visiva del “giù” rispetto al “su”. Lavorare su code e schiena è un’ottima solu-zione, in questo modo se ne evidenzia la curva. La donna rettangolo non ha nessun punto che spicchi più dell’altro. Necessario è crea-re curve laddove non ci sono. Si può usare una bella scollatura a cuore, il punto vita sipuò arricchire con una cintura o una fascia o usando una gonna ampia.Essere la donna a clessidra è forse il sogno di tutte. È opportuno scegliere una scollatu-ra a V, niente fiocchi o applicazioni sui fianchi, meglio uno strascico. L’abito perfetto èil modello a sirena. La donna a cerchio tende ad essere più tonda su tutti i punti. Si scelgono per questo abitidi linea verticale, reggiseni rinforzati, vestiti morbidi soprattutto sulla vita. Mettete inrisalto il decolleté, un taglio ad impero sarebbe l’ideale.Ma non preoccupatevi, all’interno dell’Atelier, i professionisti del settore vi seguirannonella scelta dell’abito.E finalmente arriva lo sposo. Se non si presenta in tight, spose scappate! Se invece è intight ma non è il modello classico, niente paura, è questione di moda. Tight per lui, dun-que, in tutti i suoi tagli; a volte rivisti con giacca nera, con tessuti lucidi, con trama nerae colore blu scuro cangiante. Le regole sono precise: giacca con coda, color grigio scuro,gilet grigio chiaro a 5 bottoni, pantaloni con polsi gemelli, camicia bianca con il classicoplastron, cravatta larga in stile ‘800, guanti e cilindro. Scarpe scure lisce o opache. Per igenitori degli sposi e i testimoni si opta per il mezzo tight. Anche lo sposo meno forma-le può sceglierlo: quindi giacca senza coda, niente guanti o cappello. Abiti che, anche inquesto caso, esaltano le forme dello sposo. Lo stilista Lino Valeri li disegna su misura. E,arriva a sorpresa, il terzo caso: sposi abbinati. L’Atelier può accostare stilisticamente l’a-bito di lui senza rivelare nulla (è garantito) di quello di lei. Parola di Lino Valeri.A questo punto siamo arrivati a fine articolo, ed ora accettate il consiglio de la Riviera:staccate l’inserto e conservatelo, anche se siete single, non si sa mai. Alla nostra redazione sarà possibile richiedere tutti gli speciali pubblicati nelle otto setti-mane che seguiranno. Per quanto riguarda il prossimo wedding time vi diamo una solaindiscrezione: viaggi!

La scelta dell’abito sia per lei che per lui è sempre un momento molto ecci-tante! Ci capita spesso di accompagnare le nostre spose a sceglierlo, è inquell’occasione che scopriamo tante piccole cose utili ad organizzare almeglio l’evento. Care future spose, quante ore passate al computer o asfogliare riviste specializzate, e quante orecchie alle pagine o link salva-

ti? Tanti, forse anche troppi! Un consiglio? Una volta deciso il tipo di evento e lostile che volete dare al tutto, guardati allo specchio e cercate di immaginare il vostroabito perfetto! La commessa del negozio è li per aiutarvi, quindi tempestatela didomande, chiedete consigli e fate una lista di quegli accorgimenti sartoriali che vipiacerebbero e quelli che non mettereste mai, in modo tale da poter fare una giustaselezione. La moda ci coinvolge fino al punto di rischiare di fare scelte sbagliate,quindi l’unico modo per non commettere errori è quello di scegliere le cose a misu-ra del vostro matrimonio. Se si decide di celebrare il rito in una cattedrale e poi pas-sare in una sala ricevimenti elegante, scegliamo un abito dai tagli romantici ocomunque chic, il velo potrà essere lungo (le enormi navate c’è lo permettono); mase preferiamo optare per una piccola chiesa di paese e una location dallo stile rusti-co è meglio prendere un abito senza strascico e aboliti gli swarosky vari, sarebbefuori luogo e mi raccomando delle scarpe comode e perché no? Un bel cappello!Questo solo se vi sposate di mattina o prima del tramonto…Se invece il matrimonio lo si vede come una grande festa, ricerchiamo un abito chesi possa trasformare, elegante in chiesa e super cool la sera (magari con qualchepezzo da togliere), tacco dodici e look alla moda. Durante la scelta evitate di por-tarvi dietro anche la prozia di quinto grado, vi metterebbe solo in confusione!Che sia bianco, che sia scivolato o ampio… l’importante è che sia il VOSTROabito. Perché sarà colui che vi accompagnerà per tutto iltempo in quella che sarà una delle più belle giornatedella vostra vita.

Abito Domo ADAMI, bianco... elegante esemplice allo stesso tempo

Abito MUST delle nuove collezioni, si trasforma, quindi prima lungo romantico, elegante e poistaccato il pezzo di sotto diventa l'abito per il ricevimento dinamico , giovane....

Abito Lino Valeri, tight rivistonei tagli e nei tessuti

La musica è l’impercettibile compagna della nostra vita. Colorale giornate, addolcisce i dubbi, tira fuori le emozioni che ten-diamo a soffocare. Compagna mai indiscreta, mai gelosa, c’è

anche nel giorno più bello. E come una bella donna, deve presentar-si al meglio. La scelta del repertorio della funzione, pertanto, è unpassaggio fondamentale e non potrà essere estranea al momento chevivrete: il genere, lo stile, lo strumento, la voce, i testi…le vie per-corribili sono infinite. Francesca Placanica, soprano di Caulonia, haun repertorio vocale classico e contemporaneo. Perfetta per il gior-no del matrimonio; la sua voce suadente scandirà l’Ave Maria diBach – Gounod, il Panis Angelicus di Franck, l’Alleluja di Mozart.Notevole la sua forza interpretativa; apprezzata persino all’estero. Per contattarla rivolgersi a Idea Eventi.

A proposito di...

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FOCUS

POLISTENA

“Ehi parru cu tia!” “Come con me?”“Certu chi parru cu tia…..tu non mi canusci, ma jeu si, nuisimu parenti!”“Scusami, ma io sto dormendo, questo è solo un sogno! Epoi non ricordo proprio di avere dei parenti con i con-notati che hai tu….sei vestito in maniera strana, seisporco, hai dei vestiti strappati e con quel fucile sullespalle mi fai anche paura! Chi sei?”“Jeu sugnu nu to' trisnonnu…..e sugnu nu briganti!”“Tu brigante? Ma io non voglio avere un nonno brigante!I briganti erano dei banditi, praticavano attività fuori-legge! Non voglio avere niente a che fare con un delin-quente!”“Ma a tia cu ti rissi sti cosi?”“L'ho letto sui libri: voi vi siete messi contro l'unità d'Italia,avete ostacolato la nascita di questa nazione, avete com-battuto contro chi ci stava liberando dalla tirannia bor-bonica! Voi avete ucciso tante persone!”“U sapiva jeu chi gira e vota finivumu curnuti e mazziati!Ma tu si sicuru? Tu u sai chi a storia a scrivi sempri cuvinci? Hai du minuti i tempu mi ti cuntu a me storia?”“Va bene, accetto. Certo fai in fretta perché tra un po'suona la sveglia, domattina ho l'aereo per Milano, mitrasferisco per lavoro!”“E ti pari chi no sacciu già?!? Pi chistu vinni propriu ora!Ma turnamu o discursu: mi maritai 'nto 1857 a diciottannica to trisnonna, na bedda figghiola. Jeu lavurava 'nta na

fabbrica tessili, a di tempi u lavuru non 'mmancava. Nonerumu ricchi, ma u pani ra tavula pi nostri figghi nonmancava mai.”“Potevi scegliere il lavoro? In Calabria? Ma eri un racco-mandato allora!”“Nu raccumandatu? E me tempi nuddu si 'ndi iva ra soterra, cu vuliva lavurari lavurava!” “Ma non capisco…..se tu lavoravi ed avevi una famigliaperché sei diventato un brigante?”“Era u 1861, 'ndi rissuru chi stava ruandu ru Piemonti l'e-sercitu i nu certu Garibaldi. Stavunu vinendu mi 'ndi por-tunu a libertà, mi 'ndi fannu viviri megghiu. Ma jeu, pi dirila verità, non stava malu. Ma c'erunu na para i cristiani chivulivunu i chiù. A mia non 'nteressava, cuntinuaja mi vajuo lavuru. Ma dopu pocu jorna, ruau Garibaldi. Na para icristiani si misiru cuntra pirchì non capiscivunu u motivui sta liberazioni: i mazzaru tutti e non soddisfatti, cumin-ciaru mi trasunu 'nte casi ri cristiani, si futtiru tutti i sordiintra e disonoraru puru i fimmini. Puru cu to nonna sapigghiaru e si futtiru puru di quattru sordi chi era mintu-tu i parti. Era megghiu si m'erunu ittatu na cutegghiata

'nto stomucu. Fu tandu chi jeu mi fici BRIGANTI.”“E poi cosa successe?”“ 'Nto giru i na para i misi jeu u lavuru u pirdia, sti fab-brichi i purtaru a o nord. Non aviva comu mi campu chiù.I campi erunu tutti bruciati, non putiva mancu zappari.Na para cuminciaru mi pigghiunu a navi e si 'ndi iru paAmerica, atri ancora si 'ndi chianaru in Piemonte, chi dac'era nu certu Cavour chi japriva fabbrichi. Ma jeu vulivastari 'nto me paisi, quandu c'era u re Francesco sti prob-lemi non c'erunu, ora cu re Vittorio Emanuele nui finim-mu in miseria. A mia sta nova Italia mi faciva schifu.Capiscia chi era ruatu u mumentu mi pigghiu a me scu-petta e mi cumbattu pa libertà. Erumu tanti, ma i piemon-tesi erunu ancora i chiù. Poi u parlamentu fici puru naleggi, mi pari chi si chiamava “LEGGE PICA”, chi procla-maru u statu d'assediu 'nte nostri zoni. Sparavunu a tutti:nui briganti, i surdati borboni, ma puru fimmini, figghiolied addirittura previti! E si non ti mazzavunu, ti purtavunuo nord, 'nta nu postu nominatu “Fenestrelle”, e i chiddinon turnau arretu mai nuddu.”“E tu?”

“Jeu mi sarbaja na para i voti, erumu quasi rinisciutu micacciamu ru paisi ma poi, ruaru atri piemontesi e a mia micugghiuru cu na botta i scupetta arretu e spaddi. Aviva 24anni, rassaja suli me mugghieri e i dui figghioli.”“Ma che storia triste….io ho sempre avuto un'altra visionedella storia. Nei libri non è mai stato raccontato nulla ditutto ciò, anzi i ruoli sono invertiti. Ma io come faccio afidarmi di quello che dici?”“Ti poi puru non fidari però jeu ti ricu na cosa: prima ru1861 nuddu faciva l'emigratu pirchì u lavuru c'era; i sordinon erunu tanti, ma c'erunu. U Piemonti, inveci, erachinu i debiti e sapiva chi l'unicu modu mi si rialza era misi pigghia tutta a ricchizza ru sud. A cu criri ora?”“Ti credo. Ma io cosa posso fare adesso? Se io raccontoqueste cose in giro mi prendono per pazzo!”“Tu parra: a genti avi a sapiri cu erunu i briganti e pirchìficiru battagli. Sulu ricurdandu a vera storia, forsi u topaisi torna 'nto splendori i na vota. Cuminciati vui giuvi-ni mi vi 'mbrazzuliati i manichi pirchì non è giustu chi i150 anni a sta parti a genti avi a pigghiari a valigia e mifaci l'emigratu in giru pu mundu! Aviti a jasari a testa enon mi faciti i pecuruni pirchì nui simu nu populu chi avia jessiri fieru ru so passatu!”“Ho capito…..farò il mio dovere. Proverò a raccontare adaltri questa storia. Oh, caspita, sta suonando la sveglia!Devo andare! Ma grazie per avermi raccontato questa sto-ria…..e torna a trovarmi, nonno brigante!”“Tu si sangu ru me sangu, tu si nu Briganti!”

Ad altri giornalisti arrivano lettere di minacce ame è giunta una con preghiera dipubblicazione. C’erano scritte solo quattroparole: «se vuole, scriva della vita carceraria»

MARIA BOETI

Se ti fai i fatti tuoi te la passi meglio e se eventualmente vuoi sfogarti con qualcuno cisono scarafaggi e topi.Ad altri giornalisti arrivano lettere di minacce a me è giunta una con preghiera di pub-blicazione. C’erano scritte solo quattro parole: <SE VUOLE, SCRIVA DELLAVITA CARCERARIA>. Io ci provo.Cosa accade dentro l’ anima quando in una buia mattina ti trovi al Commissariato arispondere ad alcune domande?! Sicuramente una sensazione che ti squarcia il cervel-lo. La sera prima eri andato a letto pensando che la mattina dopo sarebbe cominciatauna comune giornata di lavoro e invece dal Commissariato passando con le sirene spie-gate per le vie della città arrivi in Prefettura e poi per direttissima in carcere. La vita incarcere: la prima cosa che ti colpisce è, che senti le chiavi girare nella toppa della cella,da qui, inizi a renderti conto che la tua libertà è limitata. Di seguito, l'altoparlante, cherisuona, che rimbomba e, di nuovo trasmetti alla mente: <sono in galera>. Pensi alfuturo e ti dici: <tanto fra non molto sarò fuori, a casa, ma sì, dentro ci starò poco>,però ti rendi anche conto che stai vivendo il presente, un presente che non accetti chiu-so fra quattro mura. Vivi mattine grigie, vivi mattine sempre uguali che ce ne sonoanche in libertà però in cella ti angosciano di più, come dopo un’ubriacatura, ti senti -nei giorni successivi - sempre più stordito. Per non parlare del tempo che scorre. Dauna parte, c’è la routine quotidiana della giornata con gli avvenimenti che si ripetono,dall’ altra la tua immaginazione che galoppa. E, ripetutamente un altro giorno inizia: lasveglia, il caffè, la passeggiata, la ritirata, il pranzo (a volte la passeggiata dopo il pran-zo) dove corpo e mente cercano di adattarsi ma le giornate tutte uguali hanno il pote-re di cancellarti la memoria, perché il tempo scorre troppo, troppo, troppo lento.Quante volte quand’eri in libertà ti capitava di dire: <oggi ho avuto tanto da fare il

tempo mi è volato>. Quando sei detenuto diventi molto irritabile anche per un picco-lo mutamento, anche una fesseria ti rende rabbioso, perché dentro l'anima sei assue-fatto, quasi dormiente, allora se qualcosa ti <sveglia> smuove in te il senso interioredi libertà, di respiro. Ecco che per un nulla c’è il contrasto, per un nulla un litigio conle guardie o fra i compagni di cella. Il carcere ha una sua <vita>, una sua <legge>perenne che va avanti da secoli. Con i compagni di prigione siamo tutti nella stessabarca e con qualcuno naturalmente, c’è un’ assoluta incompatibilità psicologica e carat-teriale, ci sono persone con cui non potresti vivere nemmeno due giorni e invece seicostretto a viverci per anni. L’ umanità è varia. Purtroppo non vieni interpellato se ti vabene starci oppure no. Devi adattarti e andare d’accordo con tutti altrimenti la vita incarcere diventa un inferno. Un inferno moltiplicato alla massima potenza. Una via disbocco c’è: lo studio. Scegli una materia, su cui avevi la tendenza, che possa occuparela tua mente completamente e su cui cocciutamente ti applichi. Leggi decine di volte lastessa frase, poi volti pagina, guardi l’ indice per vedere l’ argomento interno che t’in-teressa di più e leggi solo quei capitoli, insomma cerchi di farcela. Poi ci sono i giorna-li, leggendoli rivedi i luoghi e le persone che conosci e da una parte ti rincuori dall’ altravorresti impiccarti. Quelli più anziani parlano di quello che hanno fatto, delle prece-denti detenzioni, alcuni mentono e abbelliscono la propria esistenza. Conoscono i dirit-ti di ciascuno e dicono:<questo fra due mesi esce>. Poi c’è chi crea volutamente con-flitti e arriva all’ urto, alla sfida perché vuole imporre i propri ordini. Però tu continuiad avere in testa sempre le stessi immagini, il corpo non ti appartiene più, i pensieri nonti appartengono più: sei un altro! E ti chiedi: <sono vivo o sono morto? è meglio il car-cere o la pena di morte che può liberarmi per sempre?>.Che sbadata, ma che scrivo?! Noi siamo un Paese cattolico, pieno di chiese… Chissà sequalche magistrato sarebbe disposto ad un dibattito pubblico qui a Polistena sul tema:CARCERE O PENA DI MORTE?

Dialogo con un brigante

Vita in carcere

ILOSOFIA REGGINA

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la Riviera

Antonella Sotiramastra filandara 2012

Ilpremio “Mastra Filandara”, idea-to ed istituito per la prima voltadalla Congregazione Romana dei

Mastri di Cardara Calabresi capitanatidal locrese avv. Tommaso Marvasi, èstato conferito all’avv. Antonella Sotira.Radunati intorno alla “Cardara” diretta-mente arrivata dalla Locride, i Mastri diCardara hanno voluto premiare la labo-riosità e professionalità delle donne cala-bresi, ricordando i fasti dell’antica arteserica che nella manifattura di Gerace edi tanti altri paesi della Locride e delCatanzarese ha avuto lasua massima espressione.Sulla scelta della vincitricenon vi è stato alcun dub-bio-dice l’avv. Marvasi-tutti i Mastri di Cardaraprecedentemente insignitiunitamente al Presidentedel Foro Europeo Avv.Domenico Condello, altrocalabrese doc Consiglieredell’Ordine degli Avvocatidi Roma, sono stati con-cordi nell’iniziare la tradi-zione di questo premioconferendolo alla collegaAntonella Sotira.

Avvocato penalista esperta in dirittominorile, da qualche anno cassazionista,membro sin dal 2002 delle Commissionidi Diritto e Procedura Penale delConsiglio dell’Ordine di Roma,Antonella “è nota agli uffici” per la vervecon cui da anni promuove e realizzaeventi di grande rilievo giuridico (conve-gni, seminari) e solidarietà sociale. Tuttoil mondo forense e la magistratura, conti-nua Marvasi, aspetta di ricevere l’invito diAntonella e di contribuire alle sue iniziati-ve benefiche: assistenza legale gratuita esostegno economico per i bambini e lefamiglie sieropositivi, per idetenuti e le loro famiglie,per la scolarizzazione deibambini africani. Ma il vero fiore all’oc-chiello di Antonella è il suo SimposioGastronomico “De gustibus disputandumest....Ars Coquinaria Iuridica” che da annivede in gara magistrati e avvocati ditutt’Italia e al quale anche io ho partecipa-to come concorrente con il nostro piattocalabrese “Bucatini alla Corte d’Asssise”.L’avv. Antonella Sotira è Presidente dal1999 dell’Associazione IUSDISPUTAN-DO E IUSGUSTANDO: SIMPOSIGIURIDICI. Ogni evento dell’associa-zione è assurto agli onori della cronacaanche mondana della capitale. Questo2012 è iniziato con la presentazione delprogetto editoriale: “In nome del popolo

italiano: la giustizia è cotta”. Testimoniald’eccezione il grande Michele Placido,appassionato di cucina, che concorreràall’edizione 2012 della gara e contribuiràal libro con la ricetta “Priova Bollita delCommissario Cattani”. La scelta dellericette più originali che in questi annisono state le protagoniste dell’arte culi-naria di famosi avvocati e magistrati epersonaggi dello spettacalo, (dalPresidente dell’Ordine degli Avvocati diRoma Antonio Conte, al Prof. Avv.Adolfo Di Majo, all’avv. TommasoMarvasi, al Prof. Avv. CriminologoNatale Fusaro, al Consigliere UmbertoApice, al Presidente del Tribunale diRoma Paolo de Fiore, ai Consiglieri delCSM Antonello Racanelli, CosimoFerri, Tommaso Virga, al presentatoreFabrizio Frizzi, alla cantante Gio diSarno, all’On.le Luciano Ciocchetti VicePresidente della Regione Lazio, tuttisoci onorari dell’associazioneIUSgustando) è stata affidata alla gior-nalista televisiva enogastronomicaCamilla Nata, inviata di Rai 1 della Vitain Diretta e responsabile dell’Ufficiostampa della prestigiosa AccademiaGastromonica Cheine des Rotisseurs dicui è conseour anche l’avv. Sotira, e alGran Cerimoniere della Presidenza delConsiglio e Sommelier AlessandroScorsone e alla bellissima madrina dellagara Matilde Brandi.Il ricavato del libro verrà devoluto per laScuola di Formazione Alta CucinaItaliana che il grande Maestro

Gianfranco Vissani inten-de realizzare in un presti-gioso resort sottratto alle

mafie ad Altamura in Puglia. Buon lavoro, cara mastra filandaraAntonella, conclude l’avv. Marvasi che cirivela che tale è stata l’emozione del-l’avv. Sotira quando le stato conferito ilpremio, che nonostante la sua favellanon ha proferito parola, ma ha solorisposto si alla domanda se possedevanel suo corredo una coperta di seta tes-suta a mano di Gerace -conditio sine quanon dell’investitura. Sarà sicuramente unlaborioso progetto nel segno della prospe-rità e del buon auspicio che i bachi da setaconferivano alle famiglie calabresi che col-tivano il gelso, curavano i bachi da seta, necuravano la trattura e la tessitura.

IN EVIDENZA

Lunedì 23 gennaio si è svolta a Roma la III edizione del Premio“Mastru icardara.”, nel corso della serata è stato conferito il premio alla “Mastrafilandara” dell’anno. Il premio ispirato all'arte serica, che era un orgogliocalabrese, interamente affidato alle donne.

MANUELA SORRENTI

AN TONIO CONTE, PRESIDENTE ORDINE AVVOCATI ROMA E TOMMASO MARVASI; LA MASTRA FILANDARA ANTONELLA SOTIRA PREMIATA DA LIVIA ROSSI, CONDELLO E MARVASI; UN MOMENTO DELLA SERATA

Radunati intorno alla“Cardara” direttamentearrivata dalla Locride, iMastri di Cardara hannovoluto premiare lalaboriosità eprofessionalità delledonne calabresi

ILPREMIO

La

Lettere, note e schermaglie

[email protected]@lariviera.191.itTel 0964/383478

la RivieraRegistrazione Tribunale diLocri (RC)n. 1 del 19/06/1998R.O.C. n°11602 del 02/11/98Questo periodico è associato all’Unione Stampa PeriodicaItaliana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri

COLLABORATORI

Anna Laura Tringali, MaraRechichi, Ruggero Brizzi,Benjamin Boson, Nik Spatari,Angelo Letizia, Marilene Bonavita,Francesca Rappoccio, MarioLabate, Franco Crinò, MarcoAndronaco, Isabella Galimi ,MariaTeresa D’Agostino, GiovannaMangano,

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“DEU U NDI LIBBERA I L’ACQUA DU VENTU E DUMONACU FORA CUMBENTU”

Direttore responsabile PASQUINO CRUPIEditor Director ERCOLE MACRÌIn redazione: M ARIA ELENA FILIPPONE, MATTEORASCHELLÀ, DOMENICO MACRÌ, ANTONIOTASSONE, MARIA GIOVANNA COGLIANDRO,ANTONELLA ITALIANOEditorialista: GIOACCHINO CRIACOArt Director: PAOLA D’ORSAImpaginazione: EUGENIO FIMOGNARI

L’OPINIONE

Quando il Signor Menefrego smise di vomitare edebbe la vista libera dal sudore della fronte e daltremore , notò che il cestino era pieno di cartac-ce. E lui vi aveva appena vomitato su, occultan-

dole per sempre. Gli venne in mente che a suo nipote nonaveva raccontato ancora tutto della vita, o quantomeno laparabola del cestino grosso e grasso come un vaccino. Se lomise sulle ginocchia quel simpatico essere di sangue e latte,e disse con tono perentorio: “Quando qualcosa non va,caro Michelino, si butta in fondo al cestino . E così i cestinisono grassi e panciuti, opulenti di cose malfatte, malpen-sante, malscritte, malvolute, mal desiderate, affondate dachi vuol fermare così la parola, la memoria, l'idea. Ma icestini vanno svuotati, caro Michelino, e a meno che tu nonvi cachi dentro o vi vomiti qualche porcheria, quel che c'è,viene fuori. Per cui stai tranquillo, piccolo mio, che lalibertà di dire, di pensare, di svelare e di ricordare non giacein un cestino, ma urla dal suo fondo intestino. Hai capito,caro Michelino?”

LOQUI E SPROLOQUI di Filomena Cataldo

La parobola del cestinogrosso e grasso

Noi cittadini del Sud, più passa-no gli anni, più tendiamo adimenticare le nostre radici. E'proprio così che nel tempo

abbiamo smarrito ogni forma di orgo-glio, nonché la grande responsabilità diportare avanti la rara cultura che ci èstata tramandata. Non è per patriotti-smo, o per bigottismo, che dovremmotener saldo il legame col passato, ma èper far nascere in noi la consapevolezzadi ciò che eravamo, siamo, e potremmodiventare. I Greci, conquistato ilMeridione, fondarono fiorenti colonie,così magnificenti da guadagnarsi l'appel-lativo di Magna Grecia. L'arte, la lettera-tura e la filosofia influenzarono in mododecisivo la vita di tali colonie, e la demo-crazia regnava sovrana negli anni fioren-ti affinchè chiunque, senza distinzione disesso o di estrazione sociale, potesse par-tecipare attivamente alla vita politica,alla crescita della propria terra e del pro-prio avvenire. La polis greca oltre adessere un luogo in cui vivere, conservavaun forte significato di tipo sociale. Alceo,antico poeta greco, teneva spesso arimarcare quanto essenziali fossero i cit-

tadini per la loro città, e che per quantoquesta potesse essere ben munita diarmi o ricchezze, era unicamente loro ilpotere di decidere cosa farne; “Sono gliuomini il bastone della città”. Aristotelesosteneva a suo fianco che la città è for-mata dai cittadini che partecipano allapolitica, e da nient'altro di rilevante. Lastraordinarietà della città greca stava nelmodo in cui il cittadino si rivedeva salda-mente in essa, e con essa mutava e cre-sceva. Come noi arrediamo le nostre case cosìloro arredavano le loro città, con la stes-sa cura e apprensione di chi possiedeuna cosa e la sente sua.Fuggiamo dalla nostra terra come se si

fosse creato un baratro incolmabile, maabbiamo menti piene di parole che semesse in atto curerebbero una culturache, del suo splendore, si è solo offusca-ta col tempo. I coloni ellenici stabilironofiorenti città con biblioteche e centri distudi, che formarono i più abili filosofi,letterati, dottori. Incredibile ma veropensare che alcune di tali città eranoproprio quelle che noi oggi conosciamocome Reggio, Crotone, Portigliola,

Monasterace… La Calabria in partico-lare era considerata la culla di questapotente civiltà, e un esempio per tantealtre colonie. In quel tempo il cittadinoera dotato di un forte senso civico, chegli permetteva non solo di rispettare lapropria terra, ma anche di essere semprenella piena consapevolezza dei propridiritti e doveri e di conoscere perfetta-mente ogni legge che lo governava, inquanto era lui stesso a poterla scegliere ead esserne al corrente nei minimi parti-colari. Inutile dirsi che i tempi sono lette-ralmente cambiati, il popolo è ormaisoggiogato dall'approvazione di leggi dicui è del tutto ignaro, l'amor patrio si ètrasformato in odio e fuga dalle propriecase, e cosa ben più grave abbiamosmarrito il concetto di rappresentante,sostituendolo con quello di capo di stato.Il nostro passato dovrebbe farci riflette-re e incoraggiarci verso il ritorno alnostro antico splendore. Fu la tirannidea distruggere questa così rara ed equili-brata struttura. C'è da chiedersi se taletirannide non sia sopravvissuta per tuttiquesti anni, fino ad oggi.

Maria Clara Pezzano

SUOR CAROLINA IAVAZZO

In risposta all'intervista pubblicata su“La Riviera” di domenica 22 gen-naio 2012. Non sono abituata a ser-virmi di un giornale per chiarire

questioni personali e importanti.Ritengo sia una forma di poco coraggioe di mancanza di stile, tuttavia ci tengo aprecisare alcuni sottaciuti.Intanto ringrazio ancora una volta ilsignor De Angelis che da questa estatesegue il nostro Centro e nella sua bontàha voluto assegnarci il Premio BonifacioVIII invitandoci ad Anagni il 9 dicem-bre scorso. Lo ringrazio ancora per ilgemellaggio che ci ha offerto con la suaAssociazione, ma tutto ciò non puòessere motivo per tacere la verità diquella sera in cui aspettavamo l'On.Scopelliti.Non ci si può servire di un momento digloria per mettere a tacere una persona.Dirigo il Centro Don Pino Puglisi dasette anni come educatrice ancor primache come direttrice, vado in giro a testi-moniare il messaggio di Padre Puglisi equindi non posso tacere il valore dellalegalità che spesso vuol dire correttezza,trasparenza, buon costume, lealtà con sestessi, con gli altri e con Dio.Non ci serviamo degli altri per far carrie-ra, piuttosto cerchiamo di “servire” glialtri perché crescano e vadano lontanonella vita a testa alta. Mi pare che perquesto sia stato ucciso Padre Puglisi.Quindi ripercorro, con amarezza nelcuore, gli avvenimenti del 19 dicembrescorso. Sapevamo che l'on. Scopelliti

sarebbe passato prima dal Centro“Padre Puglisi” per ricevere il premio eper far visita al Centro stesso e ne erava-mo fieri. Avevamo allestito la sala, masoprattutto c'era tanta attesa nei cuoridella gente semplice, umile alla qualecapita poche volte di vivere un avveni-mento come quello di incontrare ilGovernatore della Calabria. Il SignorDe Angelis due giorni prima, insieme aisuoi collaboratori aveva preparato alcomputer del nostro Centro decine dicomunicati stampa per confermare siadel gemellaggio che avremmo sottoscrit-to insieme lui ed io e sia che l'On.Scopelliti sarebbe passato prima dalCentro Padre Puglisi (così come poi èstato riportato erroneamente il giornodopo anche dai TG). Mentre i giovani, iragazzi, i bambini e le famiglie erano inquesta attesa trepidante, tra l'altro incompagnia di tanti giornalisti “testimo-ni”, arriva una fatidica telefonata e, tuttigli organizzatori, tra cui il signor DeAngelis, sono scappati a San Luca but-tando all'aria tutti i programmi prestabi-liti e previsti qualche giornoprima…siamo rimasti allibiti da questafuria che ci ha travolto. Non avremmoavuto niente in contrario al cambio diprogramma, ma se solo lo avesserocomunicato previamente anche a noi!Tutto ciò non può essere chiamato dicerto correttezza, trasparenza e delica-tezza, non per noi ma per la gente cheera pervenuta alle 17:00 di quel pome-riggio e che è rimasta ferma e in attesafino alle 20:30 senza che nessuno desseun segnale di spiegazione. Non siamo

abituati ad agire così nella scorrettezzapiù sfacciata caro signor De Angelis percui quando alle ore 21:00 si presentanotutti qui, compreso l'on. Scopelliti, gior-nalisti ed organizzatori, ho sentito fortel'impeto della verità senza guardare ilfaccia nessuno, ma denunciando certa-mente uno stile di agire non conforme apersone civili quali ci dichiariamo. Cosaintendesse dire, poi, il signor De Angelisquando dice che non ho avuto un atteg-giamento adeguato ad una suora non loso: forse immagina che le suore abbianola testa fasciata e per questo prive di sen-sibilità non tanto per loro ma per lagente che ha aspettato pazientementeper 3 ore chi non arrivava mai e che nonha potuto vedere? No, signor DeAngelis, si sbaglia. Il Vangelo ci invita adire si, si e no, no senza mezze misure esoprattutto a gridare la verità dai tempisenza sconti. Chi è stata accanto ad un prete che si èlasciato uccidere perché era contro lostrapotere mafioso, la prepotenza deiboss di turno nel quartiere Brancaccio,non può avere paura di dire le cosecome stanno. Si può ancora collaborare,non mi sento chiusa a nessun chiarimen-to se ne ha voglia purchè faccia unprofondo esame di coscienza per poter-si pentire dell'atteggiamento di quellasera. Crediamo negli uomini, ma negliuomini grandi che sanno riconoscersi ericredersi sul loro agire. Ben venga unchiarimento ma rimango dell'opinioneche nella vita bisogna schierarsi a favoredei deboli, di coloro che non hannovoce, non deluderli.

« Patisco d'amor patrio, soffro di sentimentalità per il glorioso nostro passato, mi crucciodell'abbandono in cui siamo caduti e tenuti… e specialmente cerco di far apparire nobile,grande e bella la nostra Calabria, anche quando è giustamente accusata. »

(Francesco Jerace, 1909)

Altro che Roma, noi eravamo la Magna Grecia

Caro De Angelis, noi crediamo nelle persone vereBOTTA E RISPOSTA

Questo è il detto che un colto ed anziano sacerdote geracese ripete-va spesso, forse a seguito della situazione di sconforto e di abbandonoche venne a crearsi nella città di Gerace dopo che il VescovoPerantoni, con raggiri vari, aveva trasferito la Sede Vescovile e che,come scrisse Francesco Perri …”Non riesco a concepire un vescovoche dopo aver officiato nella stupenda solennità dell’anticaCattedrale normanna che non eguali in tutta la Calabria e nelMezzogiorno, scelga di officiare i suoi Pontificali in quella specie difrantoio di lusso…”.Mons. Padre Giancarlo Bregantini, dopo circa cinquant’anni di oblioaveva cercato di sanare quelle ferite createsi allora e ridare quella dig-nità perduta alla città, avviando con ferma volontà il restauro di tuttoil patrimonio artistico e culturale compreso il Convento deiCappuccini, destinato alle Suore Carmelitane di clausura. Molti dinoi – credo l’intera Locride– aveva finalmente creduto che anche inquesto lembo di terra “…i sogni si possono trasformare in segni…”che le cose, cioè, si realizzano quando si vogliono veramente, confi-dando nella valorizzazione del territorio e in tutto quello che la storiaci ha lasciato, con il preciso obbligo di preservarle e tramandarle allegenerazioni future, attivando tutte le forze economiche disponibili,oltre che le migliori energie presenti sul territorio. Ma veniamo aifatti:La Cattedrale di Gerace è interessata da tempo da lavori di rifaci-mento del tetto sotto la diretta progettazione e direzione dei lavori daparte della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici dellaCalabria. La poca cura adoperata dall’impresa esecutrice ed il pre-sumibile mancato controllo da parte della medesima direzione deilavori ha causato l’infiltrazione di enormi quantità di acqua piovanache oggi interessa gran parte delle pareti interne con distacco degliintonaci e degli stucchi. Quello che determina più sgomento è che suquesti problemi oggi segnalati non vi è un’autorità civile o religiosache si sia presa carico di un siffatto danno che, ricordiamo, non inter-essa solo la città di Gerace ma quanti hanno a cuore l’inestimabilepatrimonio che questa possiede.A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vescovo, al Sovrintendenteai Beni Architettonici e Paesaggistici di Reggio Calabria chiedo for-malmente che prendano atto di quanto sopra evidenziato e di saperequali iniziative intendano intraprendere in ordine al completamentodei lavori della Cattedrale ed anche di quelle relative alla CittadellaVescovile, evitando ulteriormente che si aggravino i danni sino adoggi causati.

P.S. …E pensare che Mons Bertello, già Nunzio Apostolico in Italia,in visita qualche anno fa, si chiedeva come mai un simile gioiello nonfosse stato ancora elevato a Basilica, con l’invito al Vescovo a com-piere i passi necessari per raggiungere tale obiettivo, autoinvitandosida allora a presenziare quando la città e l’intera Diocesi di Locri –Gerace avrebbe festeggiato tale avvenimento.

Giuseppe Staltari

la RivieraHANNO COLLABORATO

Francesco Laddarina, IanZimirri, Giuseppe Patamia,Alessandra Bevilacqua,BrunoGemelli, Carmelo Carabetta,Valentina Elia, AntonioCormaci, Mario Labate,Antonio Tassone, GiulioRomeo, Ilario Ammendolia,Sara Caccamo, GiuseppeFiorenza, Daniele Mangiola,Sara Caccamo.

Le COLLABORAZIONI non precedute dallasottoscrizione di preventivi accordi tral’editore e gli autori sono da intendersigratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati allaredazione, anche se non pubblicati, nonverranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright dirittoesclusivo di “la Riviera Editore” per tutto ilterritorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui siesprimono giudizi o riflessioni personali, sonoda ritenersi direttamente responsabili.

Ritratti *ddii DDiieeggoo CCaattaallddoo

Formidabile è stato il suo impegno nellabattaglia per liberare il Mezzogiorno e laCalabia dalla loro condizione di colonia.In questa direzione ha scritto saggi deci-sivi, come L’Unità d’Italia: nascita di unacolonia (Milano 1971) e Il proletariatoesterno (Ivi 1972). Nei suoi successivilavori, come Tutta l’egalité (Siderno 1998),Negare la negazione (Reggio Calabria2002), O sorece morto, romanzo (NicolaZitara editore, Siderno 2004) ha costrui-to l’idea che il Mezzogiorno e la Calabriapotranno avere un avvenire migliore se sisepareranno dall’Italia e daranno vita aduno stato “duosiciliano”. Nel 1994 hapubblicato a Siderno per proprio conto ilromanzo economico, Memorie di quandoero itaiano. Opera postuma: L’invenzionedel Mezzogiorno. Una storia finanziaria(Milano 2011).

NICOLA ZITARA( Siderno 16 luglio 1927 - 1 ottobre 2010)

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KAPPADUE di RUGGERO CALVANORISPONDE il direttore

Secondo me dobbiamo spiegarci meglio.Parlo da collaboratore di questo giornale.Forse sembrerò mediatore pacifico, oratorechiacchierone e retorico, saggio o stupido intenera o avanzata età, però alcune cose vor-rei dirle. In questi giorni è montata una pole-mica, civile e ben argomentata, sul web e perle strade sulla linea editoriale seguita da “LaRiviera”. Ci vengono mosse critiche, in partecondivisibili dal sottoscritto, in parte assoluta-mente da rigettare, sull'atteggiamento assun-to da questo giornale nei confronti dell'anti-mafia e del sistema di informazione che imass media adottano nei confronti di questaterra. Forse un po' di chiarezza non sarebbemale. La fortuna di scrivere su un giornalelibero è cristallizzata nella possibilità che mida di interpretare se stesso. Dunque, procedo per somme linee non con-tenendomi nelle battute richieste.”La Riviera” è contro la ndrangheta (perrispondere a molti soggetti, che con superfi-cialità arrivano a tacciare il settimanale di

cose assurde, senza capacità di interpretarnel'indirizzo ideologico) e contro ogni tipo disopruso. Fosse diversamente, in molti non loaprirebbero neppure, me compreso. “La Riviera” difende un'idea di antimafiaquotidiana che attraverso il lavoro, le mae-stranze, l'arte, la cultura, la capacità di adatta-mento e la creatività combatte i vizi mafiosisenza fare odience e senza apparire, diretta-mente sul posto. ”La Riviera” è contro pro-grammi tv, articoli di giornale e libri proget-tati ad hoc per fare scalpore alimentandogratuitamente stereotipi e luoghi comunisulla nostra terra. Tra l'altro, molto spesso,avendone una conoscenza superficiale (perultimo ho assistito ad una videointervista“catastrofica” con lo scrittore di “Faida”Biagio Simonetta, in cui l'intervistatore e loscrittore parlano, come fosse l'uncinetto, di"confronto con la realtà" mentre abitano daanni fuori dalla Calabria, imputano le colpeall'arretratezza culturale - senza sapere cheforse stiamo vivendo il momento di fervore

artistico più acceso d'Europa - e chiudonocon l'auspicio del "vorrei tornare un giorno evivere in una terra migliore" senza capire che,forse, basterebbe non abbandonarla perdarle una mano). ”La Riviera” è dalla partedei cittadini onesti del nostro territorio.Vuole riscattare ciò che illegittimamente èstato messo in discussione: un territorio che èsolo “ndrine e piseglia” è uno sputo in facciaa tutti i lavoratori retti e perbene della nostralocride. Non lo meritano e non lo meritiamo.”La Riviera” condivide la teoria sociologicadell'etichettamento e spinge per combatterlae difenderne i deboli dal coinvolgimento.Attraverso l'assegnazione dell'etichetta di cri-minale all'autore di un reato si innesca unprocesso in grado di trasformare l'autore pre-sunto di un singolo reato in un delinquentecronico. Su questo processo influiscono -secondo i sociologi -sia le conseguenze delladiffidenza, della disistima e della stigmatizza-zione della collettività, in grado di ristruttura-re la percezione di sè da parte del "criminale"

("convincendolo attraverso pratiche di eti-chettamento"), sia l'isolamento e l'esclusionesociale che materialmente le istituzioni totaliprovocano. L'etichettamento produrrebbeconseguenze deleterie sia a livello di rappre-sentazione sociale e di autopercezione che diopportunità e di frequentazioni: per speri-mentarla, provate a dire di essere Calabresial nord, dove qualche nostro corregionale hacombinato stronzate: vi sentirete esattamen-te trattati così. ”La Riviera” è a favore diun'informazione che sia completa e che siadecisa a distinguere anche le sfumature piùsottili. E' un giornale da difendere, perchérealmente libero, perché, d'accordo o nond'accordo, alimenta dibattiti e discussioni chemai c'erano state. ”La Riviera” a volte sba-glia, dal mio punto di vista, ad accanirsi con-tro il sistema d'informazione, ma sono certoche lo fa per amor di causa. ”La Riviera” è ilmezzo per ricostruire la nostra immaginesvenduta per qualche copia in più. Saremmostupidi a non sfruttarlo.

Alla Proloco di Siderno volevo chiedere

La Calabria è oramai un palcoscenico, si recita asoggetto e nessuno più bada al copione.Ognuno ha un ruolo e lo si interpreta per sem-pre, lo si tramanda di padre in figlio. Guai a

interrompere la presentazione, lasceremmo il pubblicosenza spettacolo. Guai, soprattutto, a cambiar ruolo, ilpubblico non comprenderebbe nulla e le gelosiedistruggerebbero la compagnia. Bello, poetico anche,far parte di una grande compagnia teatrale che allietail tempo degli spettatori. O meglio, sarebbe bello epoetico se non fosse che lo spettacolo messo in scena èuna tragedia, che parte male e finisce male. Un dram-mone secolare in cui si piange dalla notte dei tempi,dentro al quale tutti i partecipanti si scoprono cattiviperché affetti da un male contagioso che non lasciascampo a nessuno. Questo è la Calabria uno spettaco-lo di cattivi, dove il bene è estinto. Una giungla popo-lata da fiere, trasformata in un circo per belve in catti-vità. Del quale anch'io, per triste destino, faccio partepur essendo nato altrove. Si, prendete me che ero cat-tivo anche a Pavia. Là non c'era recita, se uno era mal-vagio lo era in proprio, e là il male non era infettivo,divorava solo la vittima che lo conteneva. Diciamo chefuori dalla Calabria si poteva, e si può, essere portato-ri sani di cattiveria. Qui sarà il clima, sarà l'aria ma i poridella pelle si aprono e spandono malvagità e chi respi-ra respira male, senza via di scampo. Così anch'io sonodiventato infettivo, chi mi si avvicina si ammala, purchècalabrese. Perché la nostra, parlo della malattia dei cat-tivi, è una strana peste, non attacca tutti, fortunata-mente, predilige la razza calabra. E che volete qua lepassioni esondano, bacia di qua, tocca di la, inevitabil-mente si è tutti malati, senza scampo per alcuno.Figuratevi che solo io sono certo di aver appestatoalmeno un migliaio di persone. Con una ci ho fatto l'a-more, con l'altra c'ho preso il caffè, con quella c'hopranzato e con una, addirittura, c'ho giocato a carte.Meno male che per la sanità degli spettatori c'è chitiene il conto degli infetti, che al primo contatto tump,stampa un marchio in faccia agli infettati. E tranquillivoi che guardate, basta star lontano dai marchiati etutto è a posto. Qua continueremo a recitare, vi fare-mo divertire ancora. Che la Calabria, si sa, è un palco,basta guardarla da lontano per divertirsi, tenendoconto che tutti gli attori sono cattivi.

Reame calabrese, solo cattivi sul palco

Caro Direttore, Le scrivo dopo aver letto "LA RIVIERA"di oggi, perchè sono proprio incazzata, miperdonerà il francesismo Mi si è chiesto se a proposito della "nottebianca" in qualità di commerciante avevouna e una sola domanda da fare aSantacroce e naturalmente tutto ciò cheavevo da chiedere alla proloco sidernesenon si poteva riassumere in una soladomanda, avrei infatti voluto chiedere ilmotivo per cui non hanno adoperato lostesso zelo della richiesta contributo, persapere se eravamo noi commerciantifavorevoli a rinviare di un giorno visto l'ac-caduto e avrei voluto chiedere dove sono edove si nascondono durante tutto l'anno,volevo chiedere se era il caso di non notareche il rifacimento dei marciapiedi ha avutoinizio in un momento sbagliatissimo, cioèNatale e mi creda avrei voluto chiedereancora altro ... ma mi si è chiesta una soladomanda e allora l'ho fatta e ho scritto "Sela stessa cattiva sorte fosse toccata ad unnostro concittadino, sarebbe stata nottebianca o lutto cittadino?" Sulla sua riviera di oggi leggo "terribile inci-dente della professoressa di Gioiosa, cheha sconvolto il giorno prima la comunità.Presidente se la stessa sorte fosse toccataad un cittadino sidernese sarebbe statanotte bianca o lutto cittadino?" Andiamo per ordine Per quanto mi riguarda ho evitato "l'inci-dente" perchè a mio parere si è veramentetrattato di cattiva sorte.La "comunità sidernese" non mi è parsaalquanto sconvolta visto che ha assistitocon tarallucci e vino alla rimozione dellasalma avvenuta vergognosamente dopoparecchio tempo e scusate se è poco ma ilmio è stato l'unico esercizio commerciale

che ha abbassato le tende e spento la musi-ca. Punto più importante: io parlo di CONCIT-TADINO, volendo esprimere che mi sentocittadina sidernese e francamente non avreifatto nessuna domanda se così non fossestato! A Siderno in quindici anni di lutto cittadinone ho visti parecchi! Ora mi chiedo, se secondo lei che mi sembraessere avvezzo all'uso dei termini appro-priati, è più corretta la mia domanda o quel-la apparsa sul giornale. Per quale motivol'avete reinterpretata e soprattutto perchènon sono stata avvisata? Non venga a dirmidirettore che ero fuori sede, altrimenti mi fa

ridere anche lei! Forse anche la sua illustre redazione comemolti miei concittadini ha festeggiato l'epifa-nia passeggiando sul sangue... visto chepurtroppo di sangue se ne vede ogni giornoe la civiltà di un popolo la si evince dalleinsegne luminose!

Hasta siempre, Sandra

Dichiaro la mia totale incapacità di compren-dere il pandemonio verbale della nostra infuo-cata lettrice, Sandra, che richiama «la Riviera»di oggi, cioè «la Riviera» del 22 gennaio.Su un solo punto intendo, e cioè l'accusa chenoi avremmo reinterpretata la sua domanda.E questo non è assolutamente vero.

IL BRIZZOLATO di Ruggero Brizzi

SECONDO ME DOBBIAMO SPIEGARCI MEGLIO

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la Riviera

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Sport

Da Tokyo a Berlino, da Madrid a Torino, Del Piero capitano vero

Archiviato il girone d'andata con la Juve meritatamenteancorata al comando, il campionato è pronto a ripartiredi slancio verso il traguardo che a maggio incoronerà ilvincitore. La 1a di ritorno, la 20a della stagione, non vivràdi grandi appuntamenti: il calendario non si è “divertito”a incrociare le prime della classe, concedendo loro un po'di tempo per rifiatare e riordinare le idee dopo i “botti”delle ultime giornate e in attesa di quelli che verranno.Come detto, niente sfide al vertice, tante però le partitesotto la lente d'ingrandimento per via della posta in palio,a partire da Milan-Cagliari, il posticipo serale delle 20:45.Già a Novara, una settimana fa, i rossoneri hannolanciato segnali di ripresa, superando agevolmente unavversario però probabilmente più remissivo ecertamente inferiore al Cagliari che si vedrà a San Siro.Nonostante ciò, il Milan parte con i favori del pronostico,così come l'Inter che si recherà a Lecce con l'idea e lavolontà di riprendere il percorso vincente interrotto aNapoli in Coppa Italia. I salentini domenica scorsa hannoabbandonato il fondo della classifica a scapito del Novarae, al di là dei risultati ottenuti e della posizione inclassifica, nell'ultimo periodo hanno evidenziato notevoliprogressi di gioco, impegnando a fondo avversari anchepiù blasonati e quotati, come appunto l'Inter, contro cuivorranno quantomeno ripetersi. Restando in orbitainterista, una piccola parentesi: si chiarisca al più presto“l'equivoco” di mercato Thiago Motta, perché se l'italobrasiliano si ripresentasse in campo con lo spirito e lepremesse dell'altra sera al San Paolo - quelli di uno con latesta, e non solo, al Paris Saint Germain -, tanto avrebbeprivarsene da subito e senza indugi.

Mantenendosi in alta quota, la Lazio, da poco spodestata(con più di qualche rammarico e polemica) al quartoposto proprio dall'Inter di Ranieri, se la vedrà a Veronacon un Chievo “fresco” di eliminazione in Coppa Italia,quindi col morale un po' basso ma pure con il dente unpo' più avvelenato, al pari degli “odiati” cugini capitolinigiallorossi, ai quali il 3-0 con cui sono stati mestamenteliquidati dalla Juventus sempre in Coppa Italia non solonon è stato digerito ma è ancora una ferita aperta. Eccoperché fossimo nei panni di Pioli, tecnico del Bolognaprossimo rivale della Lupa, tenendo presente la voglia dirivalsa della “banda” Luis Enrique, staremmo allerta esuggeriremmo alla squadra molta attenzione econcentrazione per non andare in contro oltre che a unbrutto risultato, a una pessima figura. Bel gioco ed emozioni non dovrebbero venir menoneanche tra Genoa e Napoli, due squadre che conalterne fortune, il gol puntano soprattutto a farlo primache a non prenderlo, anche se con lacune e limiti di giocoevidenti, soprattutto difensivi, che un successo, seppurprestigioso e tutto sostanzialmente meritato come il 2-0rifilato dal Napoli all'Inter sbattuta fuori dalla CoppaItalia, non può avere improvvisamente ridimensionati ocancellati.La giornata numero 20 è infine completata dal derbytoscano Fiorentina-Siena e da due incontri conpresupposti poco decifrabili quali Cesena-Atalanta ePalermo-Novara, match che contrapporranno squadrecon situazioni di classifica più o meno tranquille(Palermo e Atalanta) ad altre all'ultima spiaggia o quasi(Cesena e Novara).Buon campionato a tutti.

Gennaio 2012, Juventus Stadium, minuto 30 del primotempo: Del Piero al limite dell'aera romanista raccoglieun rimpallo, e defilato sul centro sinistro, calcia in portaun palla che si insacca nel sette alle spalle del portiere.È il gol del due a zero, ma soprattutto è un gol “alla DelPiero”. La rete segnata dal capitano bianconeroentrerà, a giusta ragione, nell'almanacco della storiadella Vecchia Signora. Non perché fatta in un quarto difinale di Coppa Italia, ma perché a realizzarla è statouno dei più grandi calciatori che abbiano avuto l'onoredi indossare la maglia della Juventus. Del Piero, che ilbianconero l'ha sulla pelle, il capitano di mille battaglie,nello scrivere la storia di questa squadra, ha segnato intutti e quattro stadi di Torino: al Comunale, al DelleAlpi, all'Olimpico, e per finire, martedì scorso, nelnuovo Juventus Stadium. Quella contro la Roma inCoppa Italia è stata la rete numero 316, un' infinità digol. Alex in 786 presenze ha segnato in tutti i campi delmondo, in tutti i tornei, arrivando ad alzare nella suacarriera ben venti trofei. Servirebbero fiumi d'inchiostroper raccontare i gol di Pinturicchio, ma mi piaceraccontarvi quelli che, a mio avviso, rappresentano piùdegli altri, Alessandro Del Piero. La rete che ha portatoalla ribalta Pinturicchio - nomignolo affibiatoglidall'avvocato Agnelli - è senza dubbio quella realizzatacontro la Fiorentina. È il campionato 1994-95. Ungiovane Del Piero, sul finale di partita, raccoglie un

lancio dalla propria metà campo e al volo di esternodestro segna uno dei suoi gol più belli. In Europa, inChampions, tante le gioie che Pinturicchio ha regalatoai propri tifosi. Scelgo la rete del due a zero nellasemifinale di Champions, anno 2003 contro il RealMadrid. Non tanto per la bellezza in sé del gol, quantoperché realizzata in una partita a dir poco perfetta.Sempre il Real Madrid fa riaffiorare piacevoli ricordi.Siamo nel 2008. La doppietta al Bernabeu è il preludioa una standing ovation che nello stadio dei blancoshanno tributato a pochi avversari. Uno dei gol piùimportanti nella carriera, il dieci juventino l'ha segnatonella finale di Coppa Intercontinentale contro il RiverPlate. È un gol che proietta la Juventus e Del Piero sultetto del mondo: è il 1996. Altra perla, questa volta conla maglia della nazionale, è il gol nella semifinale controla Germania ai mondiali tedeschi del 2006. Siamo aDortmund. Il due a zero siglato dal capitano bianconeronel secondo tempo supplementare è il pass per lavittoriosa finale di Berlino. E per finire l'uno a zerocontro l'Arezzo nel 5-1 che promuove con tre giornatedi anticipo la Juve in A. E' maggio 2007, Del Piero silaurea per la quarta volta capocannoniere. Questa voltain serie B, nel purgatorio calcistico. Perché un verocapitano non abbandona la nave.

DOPO JUVE-UDINESE

di Massimo Petrungaro

Zlatan Ibrahimovic, 31 anni

di Angelo Letizia

Go “Milan”

Sport

A propositodi...

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 24

OGNI DOMENICA SUI CAMPI SI REGISTRANO EPISODI “EXTRACALCISTICI”

Non esiste evento sportivo che nonsi apra con un invito aipartecipanti a rispettare le regoledel fair play. In effetti fair playpossiamo tradurlo con cultura

sportiva, quell'insieme di norme non scritteche mettono in primo piano la correttezza e ilrispetto dell'avversario. Lo sport moderno,cosiddetto “professionistico”, ha perso questavalenza, privilegiando il risultato finale adiscapito del “come” si raggiunge. Ma ciò cheè peggio è che anche gli spettatori hannoperso di vista cosa significhi cultura sportiva.Cultura sportiva vuol dire cercare di superarese stessi e i propri limiti per dimostrare ilproprio valore, invece di cercare di superaregli altri con qualsiasi mezzo, anche scorretto.Gli avvenimenti degli ultimi tempi, dallacorruzione dei giocatori, degli arbitrinel calcio al doping che ha investitodiscipline storiche come ciclismo eatletica leggera, evidenzianoappunto che allo sport non basta piùpartecipare, ma è necessario vincereanche a discapito degli altri e dellapropria salute. Ma c'è ancora unasperanza e questa è riposta neigiovani, in quei ragazzi che conspirito di sacrificio e voglia di emergerecercano di migliorare se stessi e nondimenticano che lo sport è principalmentedivertimento, amiciziae voglia di stareinsieme, e per stare insieme e divertirsi non c'èaffatto bisogno di vincere perchè se ci sidiverte hanno vinto tutti. Molte volte i giornalisportivi utilizzano nella titolazione dei terminiche mettono in risalto comportamentisbagliati dello sport o quantomeno quelli chenon sono i reali valori che esso rappresenta e,spesso, gli articoli sono accompagnati da fotoche sottolineano atteggiamenti sbagliati,comel'aggressività. Tifosi, Giocatori che ricorronoalla violenza solo per rivalità sportiva, personeche rischiano la vita a causa del doping, questesono le notizie che sempre più spessoriportano i media e difatti questo è ciò che lo

sport è diventato. “L'importante èpartecipare, non vincere”. Il termine sportivo,infatti, dovrebbe indicare colui che sa vincerema anche perdere mentre oggi questoprofondo valore dello sport ha cessato diesistere per lasciare il posto a rivalità violentee poco tolleranti. Nei quotidiani sportivitroviamo sempre più immagini di giocatori“guerrieri”,che non giocano più per piacere digiocare. Lo sport ha perso quasi del tutto ilsuo vero scopo iniziale, il vero valore, quelloche univa,quello che non discriminava oquello che non aveva prezzo. La pubblicità, imedia, sponsorizzano immagini sbagliate,falsi modelli, immagini di “giocatori-guerrieri” che giocano per fama o per farsinotare: giocatori che litigano, che si sfidano

non per la squadra ma per una vittoriapersonale, che usano sostanze illegali permigliorare le loro prestazioni. Tutto questo hadeterminato anche comportamenti sbagliatida parte dei tifosi, liti durante le partite,partite interrotte prima del tempo a causa diuna tifoseria che cerca solo di affermare sestessa, che non si ritrova negli stadi peresaltare la squadra del cuore, ma per fareconfusione e recare danni ai giocatori e agliedifici pubblici. Gli atleti, per non deludere leaspettative dei “fans”, cercano dicorrispondere ad ogni costo ad un modellovincente e imbattibile. Quello che è successodomenica scorsa, nell'incontro di calcioMamer - Marina di Gioiosa Jonica adOppido Mamertina valevole per il

campionato di calcio Promozione Girone B, sicommenta da sé, ma questo è l'ultimo di tantiepisodi che ogni domenica purtroppodobbiamo raccontare. Di fronte a questasituazione qualcuno che non segue il calcio equindi non conosce il calcio, avrebbe anchepotuto pensare ad un soldato pronto adandare in guerra o a difendere la Patria. Per ilcalcio, infatti, si fa spesso ricorso a titoli chefanno pensare che in campo ci sia una“battaglia”, questo può essere consideratopositivo se inteso come “dare tutto” in campoper raggiungere la vittoria, ma molti però noncolgono questo particolare e pensano che incampo non si disputi una semplice partita dicalcio, dove vince il più bravo, ma una lottadove vince chi picchia più duro e fa maleall'avversario. Questo modo di vedere le cose

può anche portare a scontri tratifosi, i quali sono portati apensare che la battaglia nondeve essere solo in campo maanche tra loro. Nei campi dicalcio vediamo spessosimulazioni, risse tra avversarima anche tra compagni.Recentemente, in occasione dimolte partite a noi vicine, molti

giornali hanno puntato più a descrivere lemini-risse che si sono verificate in campo cheil risultato finale. Dopo tanti episodi diviolenza, che evidenziano come, nella nostrasocietà del consumismo, lo sport si siatrasformato. Si dovrebbe puntare di più suigiovani per sperare in un cambiamento nelleprossime generazioni. Lealtà e rispetto sono ivalori fondamentali dello sport la scuola“calcio” in primis dovrebbero insegnarequesto ai piccoli giocatori. Se chiedessimo adun ragazzino, quali sono le prime tre paroleche gli vengono in mente pensando allo sportforse risponderebbe: calcio, passione edeterminazione; se lo chiedessimo ad unadulto probabilmente direbbe: vittoria,primeggiare e disprezzo per gli avversari.

Antonio Chiera

Presentato il nuovo organico degli allenatori cheguideranno le squadre Rappresentative del CRCalabria. Ha infatti preso il via la nuova stagionesportiva anche per le attività istituzionali che avranno illoro culmine della 51. Edizione del Torneo delleRegioni che si svolgerà nel periodo di Pasqua inBasilicata. Franco Cittadino per la categoria Juniores, ilriconfermato Pietro De Sensi per gli Allievi e Fabio DiSole per i Giovanissimi, sono i trainer scelti dallastruttura regionale, i quali saranno supportati dalcoordinatore tecnico Federico Camerino. Figura checostituisce la fondamentale innovazione della correntestagione sportiva, il cui compito sarà di pianificare leattività nel loro frenetico percorso verso l'avvio delcitato Torneo. A Franco Cittadino, allenatoreprofessionista con esperienze importanti sia con leprime squadre che con i settori giovanili di società diLega Pro e anche più in alto, andrà la guida dei ragazziclasse 1993 e 1994. Un lavoro importante che servirà perscovare i migliori Under 18 della nostra regione cuispetterà poi il compito di mostrare le proprie capacità ainumerosi osservatori che visioneranno gli incontri dellakermesse fiore all'occhiello della Lega NazionaleDilettanti. A Pietro De Sensi, che vanta l'esperienzamaturata da calciatore di Serie B e da allenatore disettori giovanili professionistici (Reggina su tutti), al suo

terzo anno consecutivo alla guida della squadrerappresentative è stata confermata la formazioneAllievi che ha sfiorato la qualificazione alle semifinalinella sfortunata gara di spareggio della scorsaedizione del Torneo. Volto nuovo sulla panchina deiGiovanissimi classe 1997 quello di Fabio Di Sole, excalciatore di squadre di assoluto valore qualiReggina, Catanzaro, Fiorentina, in campo fino alloscorso anno. Grande entusiasmo e sicura competenzasaranno i punti di forza del neo mister regionale. Acompletare lo staff figurano in organico ilpreparatore atletico Giorgio Scarfone, che ha giàguidato nel 1998 la rappresentativa Giovanissimilaureatasi campione d'Italia e l'inesauribilepreparatore dei portieri Raffaele Giacobbe. <Unostaff di assoluto valore e competenza, cui ci siamoaffidati per guidare le selezioni calabresi. I nostrigiovani meritano tutta l'attenzione possibile e graziealla disponibilità di tecnici di provata capacitàpotremo dare la possibilità ai migliori atleti dimostrare il proprio valore dinanzi a palcoscenici diprimissimo piano che, ci auguriamo, serviranno datrampolino di lancio verso realtà di alto livello>. Si èespresso così il presidente Saverio Mirarchi,formulando anche gli auspici di buoni risultati a tuttii collaboratori di recente nomina.

Ecco il nuovo staff tecnico delle rappresentative calabresi

La cultura dello Sportimparare, pensare, vivere SportivaMente

la Riviera

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SECONDO STOP – "C’è poco dadiscutere, sulla sconfitta maturataSsabato in quel di Lazzaro. Ci siamopresentati lì senza grinta, e conpochissima voglia di portare a casa i trepunti. Era una partita che potevarivelarsi decisiva per il prosieguo distagione, ma abbiamo fallito.Fortunatamente la Nuova Deliese non haapprofittato del nostro passo falso, edunque ci ritroviamo ancora in vetta: daqui alla fine però, se vogliamo davverovincere il campionato non possiamo piùpermetterci certi cali di tensione”. UNABUONA STAGIONE – “ Ad iniziocampionato, dal punto di vista personalemi ero ripromesso di arrivare a finestagione in doppia cifra: sono moltovicino all'obiettivo, e mi ritengosoddisfatto del mio percorso. Giocarecon la maglia della mia città mi fa onore,e per tutti i 90 minuti do l’anima perquesta squadra. Ho passato un periodobuio per più di due mesi, ma sonotornato più determinato di prima, comedimostrano le mie tre reti consecutive.Devo comunque ammettere, che conRachid a fianco è tutto più semplice: dalui, abbiamo solo da imparare". SANTA CRISTINA ALL’ORIZZONTE- “ Domenica affronteremo il SantaCristina, con tanta voglia di riscattarel’opaca prestazione di sabato scorso. Miaspetto una partita nella quale noidaremo il tutto per tutto, per continuarela nostra striscia positiva tra le muraamiche. A Lazzaro abbiamo perso lapartita, ma il campionato è ancora lungo:bisogna restare uniti per superare gliostacoli, e conquistare alla fine quelloche tutti sogniamo....”.

Filippo Mazzù-reggionelpallone.it

Il Siderno nella sfida persa contro la capolistaMontalto ha denotato grande verve agonistica egrande capacità di sapersi calare nella realtà deiplay-out. Il gol degli ospiti è arrivato beffardo neisecondi finali ma l’impressione è stata che se ibianco-azzurri di Pippo Laface avessero osato dipiù avrebbero potuto anche ottenere l’interaposta in palio. Con il ritorno in panchina delmister di Melito Porto Salvo la compagine jonicaha messo in evidenza quelle caratteristiche neces-sarie per uscire fuori al più presto dalla delicataposizione di classifica in cui si è venuta a trovaredopo il disastroso inizio stagionale. Carabetta ePettinato, messi a protezione di Macrì, hannodato filo da torcere alla “plupremiata” ditta DiLorenzo-Piemontese che hanno messo assiemetantissime reti nel girone d’andata. Ieri, il teamtanto caro al d.g Francesco Vumbaca, è statoospite della Nuova Gioiese nel sentito “derby deidue mari” che metteva a confronto due blasona-ti sodalizi che per opposti motivi di classifica cer-cavano di conquistare l’intero bottino. Per ilmatch è stata disposta dal comitato regionaleCalabria la diretta televisiva regionale. MisterLaface a fine gara è sembrato comunque abba-stanza soddisfatto della prova dei suoi ragazzi eper questa ragione non ha voluto redarguire lasquadra che però è stata preparata psicologica-

mente a disputare una partita tutta cuore e deter-minazione. Gli attaccanti Rametta e Castorina, ilbravissimo difensore Pettinato ed il centrocampi-sta Melingeni che somiglia tanto a Rino Gattuso( è curioso che Melingeni sia proprio diCorigliano come il popolare “Ringhio”) uniti aiconfermati Macrì, Carabetta, De Leo, Candido,

Serra, Accinni, Luciano, ed ai giovani talentilocali tra cui Autellitano, Giuffrida, Sansalone,Anthony Commisso, Rumbo e company dannogaranzia di un girone di ritorto votato alla con-quista della salvezza diretta senza passare dallalotteria degli spareggi play-out che rappresenta-no sempre una grande incognita..

Il Siderno perde ma ha cambiato faccia

Dopo 13 risultati utili consecutivi la capolista cade a Lazzaro

Mammola Calcio:La crisi continua.Continua il momento no del Mammolacalcio che anche nel derby control’Antonimina di sabato ha perso 3-1rimediando un’altra sconfitta pesanteche lascia nell’ultima posizione inclassifica la compagine della vallata deltorbido. In casa Mammolese si pensa giàalle prossime sfide che si preannuncianodecisive per la permanenza in primacategoria.La formazione di mister Isidoro Macrìincontrerà mercoledì il Santa Cristinanel recupero della partita sospesaqualche settimana fa dal direttore digara.Il presidente Gabriele Spatari harinnovato la sua fiducia e quella dellasocietà tutta, allo staff tecnico che avrà ilcompito di portare in avanti il lavorofino al termine della stagione . “Siamo indifficoltà credo che cambiare guidatecnica in questo momento non sianecessario , in quanto il nostroallenatore non ha mai potuto disporredella squadra al gran completo ed è ,dunque, per me, esente da grandi colpe.

Credo che le cause della nostra crisivadano ricercate nei troppi infortuni esoprattutto dalle decisioni comminatedal giudice sportivo (squalifiche pesanti)che ci stanno penalizzando in questastagione. Nulla comunque è ancoracompromesso in quanto il campionatodi prima categoria rimane molto lungoe le distanze dai nostri più ravvicinaticoncorrenti per la retrocessione sonorimaste invariate. Adesso bisogneràlavorare bene in vista delle prossimesfide. Saranno da valutare le condizionidi alcuni giocatori uscenti malconci dallasfide nel derby contro l’Antonimina checon la vittoria di sabato ha fatto un belpasso in avanti in classifica in chiavesalvezza. Frattanto ieri pomeriggio ilMammola ha ospitato il Bianco.

Nicodemo Barillaro

ECCELLENZA

Villese, Passalacqua:"Mai più come a Lazzaro"ECCELLENZA

Per la “quinta strada” il Roccella riceve il Soverato

Il Roccella non si ferma più. Quattro vit-torie consecutive per il team di Figliomeniche dopo la sosta è ripartito a folle velo-cità rifilando gol ai malcapitati avversari edando dimostrazione di grande forza. Gliamaranto, dopo un quantomai opportunochiarimento interno allo spogliatoio, stan-no recuperando il terreno perduto e conquattro successi di fila si sono insediati alquinto posto in classifica, posizione utileper disputare i play-off. Il Roccella visto direcente è sembrato determinato e cinicoal punto giusto tanto da punire al minimoerrore gli avversari. In particolare è rie-sploso il rumeno Marius Pascu mentre,dopo un periodo d’appannamento ancheValerio Saffioti ha ripreso confidenza conil gol. Il Presidente Giannitti che nelle ulti-me 4 partite non ha seguito la squadraricevendo dalla stessa in “regalo” 12 puntipotrebbe decidere proprio oggi di fare ilsuo ritorno al campo sportivo. Troppo rav-vicinata è stata la delusione scolpita sulsuo volto dopo quella gara interna persacon la Rossanese che ha indotto pochitifosi a rumoreggiare fuori dal campochiedendo l’esonero del tecnico sidernese.Giannitti è stato però fermo nella suadecisione di confermare Figliomeni antici-

pando le sue dimissioni per la fine delcampionato. Ora che i risultati gli dannoragione anche i tifosi iniziano a capire cheun presidente come lui difficilmente siriesce a trovare e forse quella contestazio-ne è stata fin troppo ingenerosa nei suoiconfronti.

Antonio Tassone

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Biblioteca meridionalista

la Riviera

PASQUINO CRUPI

Sono salito ad Africo Vecchio, rimasti-cando lungo l’impervia strada tuttol’amaro delle pagine, che un intellet-tuale del Nord amico delle genti delSud, Umberto Zanotti-Bianco, avevadedicato allo sperduto e disperatopaese nel 1928. Non ho ripescamentipiii immediati. Africo di CorradoStajano, che, se non inaugura, prose-gue it filone della cultura del Nord conle spalle girate verso la Calabria, nonmi serve. E, poi, it mio amico BrunoS., conservatosi nell’aspetto, nelle abi-tudini, nella parola antico, quasi pri-mitivo, guida e torce la mia testa versoit passato.Mi racconta la sua vita di ieri ad Africoe la vita di tutti net vecchio paese doveit Diavolo rapiva bambini, abbando-nandoli su rupi scoscese, e, trasfor-mandoli in muli, prendeva a calci lamano furente del giovane mandriano.Dio era morto, e gli Africoti chiedeva-no grazie a S. Leo, che trasformava lapece in pane. Di lenticchie. Di granosarebbe stato troppo anche per itGrande Santo, che, per(), non ce lafaceva proprio a sfamare tutti. Infatti ibambini morivano per denutrizione ei vecchi di inedia, e i giovani venivanoprelevati dal paese per essere scara-ventati nella fornace ardente dellaguerra, dove venivano saziati conpanini di piombo.Il mio amico e compare Bruno S.qualcosa ci guadagnO dalla guerra: unpaio di scarponi, che, al rientro inpaese, servivano a parecchi dei suoicompaesani per non entrare in chiesacon le gcalendredde» o, addirittura,scalzi it giorno del matrimonio. Laguerra gli regal() anche una malattiapolmonare per cause di servizio. Unposto statale non glielo avrebbe toltonessuno, solo che nel lungo camminoda Botricello ad Africo it mio amico ecompare Bruno S. si fumO ii foglio dicongedo per motivi di salute. La cartaera sottile, carta-velina,meglio delle cartine che non aveva, eaccartocci6 sigarette di trinciato.Pazienza! Chi e nato povero, destina-to a morire povero.Stiamo per arrivare ad Africo, infondo a un pauroso salto, tra abissifumanti, avrebbe detto Umberto

Zanotti-Bianco. Ma prima ci attende,come m’informa con la sua vocecavernosamente melodiosa mio com-pare Bruno S., it ppasso da zzitag,passo della fidanzata. Da tempoimmemore, lo chiamano a quel modo,raccontando gli antichi di generazionein generazione che da quell’orrendostrapiombo si gett6, ammazzandosi,una giovane mentre tornava dallacelebrazione del matrimonio con unuomo che le era stato imposto.Finalmente Africo. Non ci abita ormai

che un piccolo grappolo umano che sen’ê voluto restare quassii quando itpaese fu travolto nel 1950, da una rovi-nosa alluvione.Ci viene incontro festoso compareTuri P., che qui ci aveva invitati in occa-sione della macellazione del maiale.Mio compare Bruno S. gli canta: «Cummazza u porcu é cuntentu n’annu,cu si maritacuntentu un jornuo E compare Turiannuisce, anche se questi non sonopiu i tempi in cui Berta filava e la notte

si copriva di fantasmi per tenere iladri lontani dalle povere terre e daimagri frutti, che davano.Hanno atteso not per ammazzare iimaiale, che continua a mangiare nella«zzimba». Tranquillo: fino a quandoquattro pastori non mettono a duraprova tutta la loro forza per trascinar-velo fuori, rovesciarlo per terra, legar-gli le zampe e immobilizzarlo. Ii maia-le lancia grugniti che perforano leorecchie. Non vuole davvero morire enon muore subito quando compareTuri gli ficca in gola un coltellaccio,che stenta ad entrare. Mae fatta.Acqua bollente versano le donne, ecompare Turi comincia a depilare itmaiale. Ora bisogna squartarlo, e nona caso. Compare Turi e esperto. Tagliale orecchie, i piedi, i «gambuni», lacoda, la lingua, cotenna attaccata allardo, ii mu so, estrae pancia, cuore,milza e costate. E’ it materiale per lefrittole. La caldaia e pronta e allegrasu un treppiedi sotto it quale arde itcarbone. Compare Turi, con unaritualitd, che sembra quasi sacra,depone dentro la caldaia per primi i«grassi», cioê cotenne e lardo, chesciogliendosi in strutto, in «sugna»,diventano l’elemento naturale in cui sicuoceranno le frittole. Intanto, ledonne lavano le budella per insaccarela came per la salsicce, le soppressatee i capicolli.Indaffarate e mute le donne lavoranotutte.Una si tiene discosta dalla caldaia edalla lavorazione della came. Strano!Non ci sono disutili nel giorno dellafesta del maiale.Mio compare Bruno S. mi ha racco-mandato di non rivolgere mai la paro-la alle donne. Il tempo é’ rimastofermo. Si manca di riguardo ai lorouomini, per Bacco! Ma io debbo sape-re di quella donna, che mi sembra pri-vilegiata nel suo ozioso assistere indisparte. Chiedo permesso e mi allon-tano con mio compare.«Perch6 comare M. se ne sta con lemani in mano?», gli chiedo. Ha lecose», mi risponde. g Le cose, checose?», insisto. «Le cose delle donne»,risponde delicato mio compare.«Quando le donne hanno le loro cose,non possono toccare la came, altri-menti frittole e salame riescono gua-

stati». Sara. Torniamo alla caldaia. Civorranno otto ore per la cottura.Aspettiamo incominciando a mangia-re fegato arrosto, avvolto nel velo.Siamo in pochi. La famiglia di compa-re Turi, qualche parente intimo, miocompare Bruno S. ed io. CompareTuri va e viene dalla caldaia. Deve«governare» it fuoco: aumentarlo ediminuirlo perchê le frittole venganobuone. Ci siamo. Le frittole stannoper uscire dallacaldaia. Compare Turi toglie dalla cal-daia per prim le costate, le cotenne,attaccate al grasso, poi : pancia e itmuso, quindi i piedi e i gambonig ,infir la coda, la lingua e le orecchieche, essendo pi dure, sono le ultime acuocersi.Ma none finita. La carve si e staccatadai pez oculatamente scelti per le frit-tole, e galleggia nell «sugna»; vieneraccolta con un lungo cucchiaio messanei tegami. Quella massa oleosa e car-nos, raffreddandosi dares forma ai«curcuci», che n corso dell’inverno lafamiglia utilizzerd per condi: la mine-stra o spalmerd sul pane caldo. Robastomaci forti. Ma it meglio to si rag-giunge quandc «curcuci» finiscono inpadella insieme alle uova.Ci chiamano a tavola. Sono arrivati iparenti e amici piu intimi. La festa delmaiale e una festa cl raccoglie parec-chia gente e ai vicini si manda piatto difrittole. Quel che rimane, se rimane, deposita-to nei «cugnetti», in vasi cilindrici: frit-tole «sugna» al fine di una forte con-servazione. In prim; vera, quando lacampagna dares le fave, e un piacemangiarle cucinate.«Tornate in primavera», ci dice com-pare Tu] mentre it vino scintilla neibicchieri alla fiamma d vetusto focola-re, e scivola nello stomaco e luccicatesta, che non va, che resta nel paeseomerico dove la luce degli occhi etersa come la luce delle stelle che inquesta notte piove sulle case arsedalla malattia della Storia.Domani ripartiremo. Stasera siamoebbri: in tutti i sensi. Non vogliamo,tra l’altro, incontrare al «passo» la«zzita» che, come sussurrano, escealle stelle se mai in quel chiarore, chenon spaura, ci sia chi, vivo, vogliaascoltare la sua morta giovinezza.

Tragedia in mare. Una grande nave da crociera, la “Costa Concordia”,sta per affondare al largo dell'Isola del Giglio. A bordo ci sono oltrequattromila persone. Bisogna far di tutto per salvarle. Il Comandante,assalito dalla paura, abbandona il suo posto di comando e scappa. Un

caso che ci addolora, tanto. Noi insegnanti, abbiamo sempre avuto il principio che se qualcosa di rischiosofosse avvenuto nell'aula scolastica, l'ultimo a lasciarla doveva essere l'educatore. Siamo orgogliosi di questoonore.Uomini della Capitaneria di porto, trovano il Comandante seduto su uno scoglio e lo invitano atornare a bordo; ma il suo sguardo è completamente spento. Naturalmente a Francesco Schettino manca ilrequisito principale per un Comandante: il coraggio.

L’angolo di Parrello

Il comandante va via...

Sono passati già sei anni dalla scomparsa di Pierpaolo Sabatinoma per i suoi cari il suo ricordo è ancora vivo, come esempiodella splendida persona che era. In questo giorno il loro pensieronon può che essere rivolto a lui, come testimonianza costante diun affetto che non conosce alcun limite. Un esempio di come laforza dell'amore vinca ogni distanza, poiché più forte della mortec'è solo l'affetto dei propri cari.

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Pierpaolo Sabatino,a sei anni dalla scomparsa

Il ricordo

La festa del maiale

Parlando

Teatrodi...

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Dopo quasi un secolo la palma delCastello di Placanica si è spezzata sotto icolpi battenti del vento che nei mesi

scorsi si è abbattuto sul litorale ionico. Numerosisono stati i “post” pubblicati suivari social network attraverso iquali i cittadini e gli affezionati ditutta Italia hanno riconosciutol'inestimabile valore della palmache negli anni ha rappresentato,insieme al Castello, il simboloper eccellenza di Placanica. Apochi giorni dalla rimozione diPalma, che accasciatasi su di undorso poggiava pericolosamentesu alcuni caseggiati, rimane ilrammarico di chi sperava inutil-mente in una sua improbabilerivitalizzazione, la stessa infatti risultava spezza-ta alla base in più punti «il Castello è stato priva-to del suo emblema», queste le impressioni diVincenzo Franco, pittore e scultore locale,responsabile artistico del progetto Borgo in

Fiore, che nel descrivere la sintonia ormaidecennale tra il Castello e la palma ci parla di«opera d'arte allo stato puro nata dalla simbiositra il genio architettonico umano e le infinite e

multiformi capacità della natura». Proprio lanatura sembra aver trovato una personale solu-zione all'accaduto, a poco più di un metro dellapalma originale ne è spuntata un'altra pronta adergersi maestosa e più imponente di prima.

CTM IN SCENA CON: “LA VERITÀ”«Michel e Alice. Una camera. Hanno appena fatto l’amore… così inizia la storia.Michel ha fretta di rientrare a casa, da Laurence, sua moglie, mentre Alice è assalita da continuisensi di colpa, perché Paul, suo marito, è anche il miglior amico di Michel. Il pubblico vienecondotto per mano, allegramente, tra tradimenti veri e tradimenti raccontati. La Verità deltitolo… ma sarà un bene conoscerla davvero?

La recensione

SidernoRaccolta alimentare

Ricordando...

Cultura e società

Il Castello di Placanicaperde il suo simbolo

Anche quest’anno un grande spettacolo per nondimenticare Mino Reitano, “La vita è così” è ilmemorial che si è tenuto giovedi 26 gennaio al tea-tro Cilea di Reggio Calabria. Se è vero che la storia continua quella di MinoReitano è destinata a perpetuarsi per un tempoveramente lungo. Anche quest’anno il fratello Gegè ha organizzatoun grande evento presso il teatro Cilea di ReggioCalabria dove tanti artisti e amici del cantante diFiumara scomparso nel 2009, hanno interpretatole canzoni più belle che lo hanno reso famoso nelmondo.Mino Reitano è l’emblema della necessità assolu-

ta che si valorizzino gli elementi locali.Durante la serata la diretta radiofonica con ungrande amico di Mino, Pippo Baudo e GraziaReitano, figlia del cantante. Tra gli ospiti LittleTony, Stefania Bivone, Alma Manera, Adela,Elisabetta Viviani, Giuliano dei Notturni, Gino eDino (da Striscia la Notizia). In sede di conferenzastampa il direttore artistico del memorial AndreaMascitti ha presentato ufficialmentel’Associazione Musicale e Culturale "La vita ècosì", presieduta da Gegè Reitano e nata il 24 set-tembre 2011 ad Agrate Brianza (MB), il cui scopoè quello di onorare, senza fini di lucro, in mododegno e duraturo la memoria di Mino Reitano.L’evento, integralmente ripreso dalle telecamere diRtv andrà in onda domenica 5 febbraio alle ore 21.

Il centro di ascolto Masci ringrazia le varieassociazioni ed i negozi di Siderno che,generosamente, hanno aderito all'invito della“Consulta cittadina” per la raccoltaalimentare . Ringrazia anche gli alunni e gliinsegnanti del “Plesso Lamia” che, ogni anno,nella ricorenza del Natale offrono viveri eindumenti. Il centro di ascolto, che opera invia degli Oleandri 20, nei giorni di Martedì eGiovedì dalle ore 09,30 alle 11,30, può aiutarei meno fortunati solo grazie alla generosità deiprivati qualsiasi cosa può servire a chi è indifficoltà. Vi aspettiamo e grazie ancora

(Il Centro di Ascolto Masci)

Una serie di racconti, uno più bellodell'altro lo anticipiamo, rappre-sentano la seconda prova letteraria

di Francesco Nirta, arrivata dopo l'esordiocon “Un Giudice In Prima Persona” delquale presto ci sarà una riedizione. FrancoPancallo ha messo in piedi una casaeditrice che di piccolo ha solo le dimen-sioni, il fiuto e la qualità sono invece gran-

di. Doti che hanno creato un catalogo ditesti preziosi. Con Nirta, Pancallo ci ha pro-prio preso. L'avvocato di San Luca mette inmostra una capacità narrativa che appar-tiene solo agli scrittori naturali. Le storie,lungi da essere veramente solo vicende dindrangheta, trattano di passioni, pulsioni,sentimenti, che pur appartenendo a pro-tagonisti meridionali sono riconoscibili datutti e fanno del libro un'opera che non hanulla di localistico. Le vite di PietroNespoli, di Pulicano, delle donne e degliuomini calabresi grondano di vita, dimorte, di tragedia e farsa, dando una rapp-resentazione quasi sociologica della nostrasocietà, appunto più aderente al vero diquella che si può ritrovare in un saggio.Nirta entra nelle case, nei letti, nei cuoricalabresi. Racconta tutto con un'ironia del-icata che rappresenta la cifra stilistica del-l'autore. Un'autentica scoperta lo scrittoredi San Luca, del quale bisogna ringraziare,oltre lo stesso, l'editore locrese Pancallo.

Le vicende diFrancesco E. Nirta

Mino Ritano

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la Riviera

LE NOTE di MARA RECHICHI

Cercavo la rivoluzione lunedì, ma non ne avevo l'identikit,niente tratti somatici, niente colori, niente di niente. Solo unluogo e un orario. E allora sono andata all'appuntamento conla “nostra” rivoluzione. Ma non l'ho trovata, ha mancato l'ap-

puntamento, mi ha bidonato e non verrà di nuovo. Tornata a casa, a sera, a mente fredda, mi sono presa la libertà di tirarvi leorecchie, a voi che eravate assenti, non vi ho giustificato: un'ora la potevate pure perdere, tra tutte le ore che perdiamo ognigiorno. Fino a giungere alla conclusione che la rivoluzione abita in ognuno di noi quando adempiano ai nostri doveri con rin-novata responsabilità. Ho assistito, conseguentemente, ad un dibattito interessantissimo, tenuto tra figli-di-Calabria, che ado-

rano la loro madre, sia quando li ha partoriti e li ha cresciuti sullo stesso suolo, sia quando li ha messi al mondo e li ha dati in adozione su altrisuoli. Madre o matrigna, comunque la si veda, è vero che la amiamo ma è anche vero che ci fa tanto arrabbiare. Tutti quanti, chi è rimasto, chi èandato (e pochi sono andati per scelta), chi è tornato, tutti abbiamo qualcosa da rimproverarle. Quanto ancora vogliamo restare arrabbiati e iner-ti? La rabbia va canalizzata verso la costruttività e, scusate la ripetizione, ma credo davvero che la più grande rivoluzione, per quanto ci riguarda,sia quella di assolvere ai propri doveri, in ogni ambito e con responsabilità, senza delegare, senza fare il conosciutissimo scaricabarile, ma eserci-tando le nostre competenze. Accanto a questo, poi, dobbiamo esigere servizi come diritti e non come favori, non dobbiamo ringraziare nessuno enessuno ci deve ringraziare. Dobbiamo cominciare a ringraziare solo come forma di cortesia, non di sottomissione. Alziamo la testa, drizziamo laschiena, smantelliamo i Musei alle negatività ed innalziamo templi alle infinite cose belle. E ricordiamoci di non turarci il naso quando siamo chiu-si dentro la cabina a mettere una X, ma di aprire gli occhi e respirare a pieni polmoni. Ci state?

Donazioni di sangue

Restauro

Educare alla solidarietà e soprattutto faracquisire ai giovani, la cultura della dona-zione del sangue, è stato il filo conduttoredel convegno organizzato dalla presidedell'Istituto Alberghiero di Locri dott.ssaMaria Macrì, in collaborazione con il presi-dente dell'AVIS sezione di Locri , EnzoSchirripa. L'evento rappresenta un esem-pio concreto di lavoro “in rete” e di apertu-ra delle scuole alle esigenze del territorio enasce dalla necessità di sostenere, presso legiovani generazioni, la “cultura della dona-zione”. Donare il sangue è un gesto di soli-darietà... Significa dire con i fatti che la vitadi chi sta soffrendo mi preoccupa.

Giovedì 02 febbraio 2012 alle ore 16,00presso il Museo Archeologico diMonasterace si terrà una conferenza stam-pa nel corso della quale la DelegazioneFAI della Locride e della Piana, in collabo-razione con la Soprintendenza per i BeniArcheologici della Calabria e il Comune diMonasterace, presenterà il progetto“Puntiamo i riflettori” che ha ad oggetto ilrestauro e la ricollocazione “in situ” delMosaico del Drago, rinvenuto e strappatonegli anni sessanta in una casa della cittàmagno-greca di Kaulon, oggi MonasteraceMarina (RC): si tratta del più anticomosaico della Calabri, un mosaico policro-mo raffigurante un drago marino, unicoesempio mosaicato di età ellenistica pertutta la Calabria archeologica. È stato rin-venuto all'interno di una casa denominataCasa del Drago, inserita nel Parco archeo-logico di Kaulon, che si estende su unafascia parallela alla linea di costa, lungo laSS 106. Il mosaico, dopo essere stato espo-sto per lungo tempo nel Museo Nazionaledi Reggio Calabria, è stato di recente resti-tuito al territorio di provenienza. La confe-renza stampa segna l'apertura ufficiale delrestauro, che avrà le caratteristiche del“cantiere aperto”. Sarà possibile, infatti,per tutta la durata dei lavori, seguire davicino le varie fasi e le tecniche di restaurodel mosaico: ciò attribuirà al progetto unaparticolare valenza didattica e divulgativa.

Un diritto trovarlo ,un dovere donarloL’altra Calabria a “Linea Notte”

Mosaico del Dragodell'antica Kaulon

E VOICISTATE?

«Siamo felici della partecipazione e dell'entusiasmo con cui siamostati accolti dai giovanissimi. Questo significa che il nostro mes-saggio di impegno sociale e pacifismo èarrivato dritto alla loro anima; da quipossiamo partire programmando azioniconcrete per il futuro sul territorio».Esprimono grande soddisfazione, dopoi quattro giorni di incontri ed eventinella Locride, gli organizzatori di“Terratour Italia”. Dopo l'appuntamen-to al liceo “La Cava” di bovalino e alliceo scientifico “Zaleuco” di Locri, el'incontro con i sindaci della Locridenella sala consiliare del comune diSiderno, la manifestazione conclusiva,tra arte e musica, si è svolta sabato alPalazzo della Cultura di Locri. La sera-ta si è aperta con l'installazione “…nelsilenzioMeo”, a cura di MaròD'Agostino, direttore artistico della serata; a seguire si è tenuta laproiezione del documentario “Il grande inganno” di Vincenzo

Caricari, una produzione Asimmetrici Film. Subito dopo lamigliore musica del territorio con la grande jam session di artisti

della Locride: il trio Mattamusa,Francesca Salerno, Paolo Sofia,Peppe Platani, Manuela Cricelli,Massimo Cusato, MargaridaGuerreiro, Bruno Gelonesi e OmarMrad, il dj set di Ruggero Brizzi,Francesco Loccisano e la bandTerratour. Gli eventi, che godonodel patrocinio dei comuni diSiderno, Locri, Martone, GioiosaIonica e Caulonia, hanno visto lapartecipazione dei componenti delteam di Terratour che partirà allavolta dell'Africa nel mese di feb-braio: Israel Robles (Messico),Carlos Barrera (USA), MarceloBagnato (Uruguay), Karla Licano

(Messico/Italia), Paolo Imperitura (Italia). Partner di “TerratourItalia” sono stati Tr Live, La Riviera e Radio Venere.

LA TARANTELLA DELLA RINASCITA

IMPEGNO SOCIALE

“La tarantella dà un po’ di coraggio in più per cambiare”. A dirlo unautorevole giornalista del Tg3 Maurizio Mannoni che giovedì ha ospita-to nella seguitissima trasmissione “Linea Notte” il calabrese MimmoCavallaro. Un incontro molto ricco di spunti e di riflessioni. Cavallarodefinito con Cosimo Papandrea “ guru della tarantella calabrese”,hanno messo inpiedi “dirom-pente novitànel panoramadella musicatradizionalenazionale”.ITaranproject,gli ideatori delprogetto musi-cale, sì innova-tivo, ma salda-mento ancora-to alla tradizio-ne: “E’ un feno-meno in costante ed incredibile crescita, un’ascesa che coinvolge l’interaCalabria e che da oggi arriva alla ribalta nazionale con la pubblicazionedel primo album ufficiale della band. Sette musicisti di talento e unaserie avvincente di canzoni -tratte in parte dal repertorio popolare cala-brese- sono la riuscita ricetta del successo di TaranProject”. Le prospet-tive sono ambiziose: “Un passato favoloso e testimonianze di un presen-te vivo e in espansione; sono questi gli elementi in grado di proiettare i

Taranproject e la tarantella calabrese nell’alveo della musica etnica euro-pea contemporanea senza tradirne le origini”. Durante l’intervista sonostate trasmesse le immagini di Kaulonia Tarantella Festival.Un fenome-no di massa che oramai va avanti da diversi anni e che, come è stato sot-tolineato durante “Linea Notte”. Giovedì, 26 gennaio, -e questo va

messo in eviden-za- la trasmissio-ne di Mannoniha dato il giustorisalto a questapreziosa risco-perta del passatomusicale delSud che guardaal futuro. Lelezioni dellamusica tradizio-nale possono edebbono arriva-re a questo.

“Voglia di cambiare”, l’intendimento espresso da Cavallaro davanti acentinania di migliaia di telespettatori italiani , dovrà essere da oggi l’im-pegno effettivo e costante di tutti i calabresi giusti e onesti,dando peral-tro concretezza al titolo dell’album “Hjuri di hjumari”,fiori delle fiuma-re,efficacemente rappresentato da un albero,che deve essere l’alberodella rinascita calabrese. Domenico Logozzo

Terratour nella Locride

ParlandoFotografia

Cinema& musica

di

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 30

Nel week-end, acausa della bassasoglia di tolleranza,sarà meglio evitare lecompagnie irascibili

Potreste scegliere ditrascorrere il week-endtra le mura domesti-che, ma non per que-sto sarete carenti.

E’ assolutamenteconsigliabile unweek-end di passio-ne o di allegria, o dientrambe le cose.

Il week-end si pre-senta un po' nervoso:convogliare le tensio-ni in una leggera atti-vità sportiva è meglio.

Il week-end saràdivertente e scanzo-nato: la creatività e lapassione vi sosterran-no egregiamente.

Sabato e domenica-saranno le giornatemigliori della setti-mana: approfittate-ne!

BILANCIA

dal 23 settembreal 22 ottobre

SCORPIONE

dal 23 ottobreal 22 novembre

SAGITTARIO

dal 23 novembreal 21 dicembre

CAPRICORNO

dal 22 dicmbreal 20 gennaio

ACQUARIO

dal 21 gennaioal 19 febbraio

PESCI

dal 20 febbraioal 20 marzo

Il week-end, grazie aMercurio, si presentain modo eccellenteper la libertà di pen-siero. Sfogatevi!

ARIETE

dal 21 marzoal 20 aprile

Il week-end non saràforse a fuoco, maregalerà novità ointuizioni interessan-ti.Tocca a voi.

TORO

dal 21 aprileal 20 maggio

GEMELLI

dal 21 maggio al 21 giugno

Il week-end si presen-ta in modo ottimaleper ogni genere di pas-satempo, in particola-re gli svaghi di gruppo.

CANCRO

dal 22 giugnoal 22 luglio

Evitate contrapposi-zioni con personepoco elastiche e cer-cate di mantenere lacalma. Non pensateci

LEONE

dal 23 luglioal 23 agosto

La settimana richiedeflessibilità e diploma-zia, ottimo il week-end sarà dinamico ecurioso!

VERGINE

dal 24 agostoal 22 settembre

Il week-end vi richie-derà di essere menorazionali e più impe-tuosi. La vita di cop-pia è ottima!

Una vita. Una vita passata lì, a chiedersi come sarebbepotuto essere se solo avesse fatto scelte diverse.Se invece di seguire il cuore, che in questo caso si chiama-va Marco, avvocato di successo, quarantenne affascinan-te, di buona compagnia e di ottima famiglia, fosse andatavia da lì, a fare l'unica cosa che sapeva fare, e cioè la pit-trice, forse ora starebbe vivendo una vita del tutto diver-sa.Ma scelse di sposare quel ragazzo con cui stava insiemedai tempi dell'università e di restare con lui nella piccolacittadina di provincia in cui entrambi erano nati. OraFrancesca di anni ne aveva trentasei, un lavoro come inse-gnante di Storia dell'arte, una casa con giardino, un contoin banca di tutto rispetto e due figli adorabili. Non man-cava nulla. O almeno lei si sforzava di pensare che fossecosì.In realtà qualcosa mancava, non capiva bene cosa, ma era

qualcosa che la teneva sveglia di notte, quando lasciavaMarco dormire tra le pieghe delle loro lenzuola e si rifu-giava in mansarda, nel suo studio, a spiare il mare buiodalla grande finestra che occupava una parete intera.Ormai dipingeva sempre meno.Eppure una volta era tutto così semplice. Una tela imma-colata, un paio di pennelli buoni, l'odore dei colori ad olioe un bel po'di emozioni da immortalare sul bianco dellavita di ogni giorno. Ma forse era proprio così che dovevaandare per tutti, a prescindere dalle scelte, a prescinderedai luoghi. La passione incosciente dei venti anni si tra-sformava nella consapevolezza dei trenta e poi nellamalinconia dei quaranta. Forse era cosi anche per Marco,chi lo sa.Ma poi, un'estate, arrivò Sandra e confuse tutte le carte diquegli anni.Francesca capì subito che quella giovane donna, capitataa cena a casa sua insieme ad amici comuni, aveva in séqualcosa di particolare. Non era solo bella. Aveva unmistero dentro. Era una cacciatrice lei, con le labbra mor-bide, le gambe affusolate e gli occhi da felino. EFrancesca divenne sua docile preda. Accettò di prenderla come modella per alcuni suoi qua-dri e dipinse come non faceva da tempo. Dipinse tutto dilei. I dettagli del suo corpo, la sua schiena ossuta, le curvedei suoi fianchi, la linea sottile dei suoi seni. Passò con leiinfiniti pomeriggi sospesi nel tempo, in cui esistevano sololoro due.Sandra aveva restituito un'anima a tutte le sue tele eaveva riempito i pesanti silenzi delle sue notti. Di quelle notti insonni, solo una passarono insieme. E fuquella prima della partenza di Sandra, che aveva decisofinalmente di lasciare quel posto in cui non c'era moltospazio per le persone come lei. Se fosse rimasta lì, avreb-be dovuto convivere con i segreti, per chissà quantotempo ancora.“Cosa ci fai qui?”“Non potevo lasciare che partissi così. Non potevo resta-re un'altra volta dietro quella dannata finestra a chieder-mi come sarebbe stato. Non questa notte.”Francesca aveva gli occhi liquidi e le labbra che le trema-vano. Sandra la fece entrare e chiuse la porta al mondointero. Quella notte tutto sarebbe stato come dovevaessere.La luce della luna, che entrava dalla veranda insieme alrumore del mare, illuminò il profilo dei loro corpi nudi. Ilvento leggero di quella notte di fine agosto si unì al respi-ro delle loro bocche ansimanti. Francesca sentì risaliredalla sue viscere qualcosa che aveva dimenticato esistes-se. Era qualcosa che andava oltre i confini della sua vitacosì come la conosceva. Poi la notte lasciò lentamente il posto alle luci dell'auro-ra, portandosi via tutto quello che era stato. Non si rividero mai più e col tempo tutto tornò comeprima. Marco, i bambini, la scuola, la vita di ogni giorno.Nulla era cambiato. Tranne che Francesca non smise maipiù di dipingere. Dentro ogni tela finita, invisibile agli occhi di chi guarda-va, si nascondeva l'immagine di lei e Sandra. Era l'imma-gine del quadro perfetto, quello che non avrebbe mai piùpotuto dipingere. Ma a cui pensava nelle sue notti senzasonno, trascorse a guardare l'eternità del mare.

PProfilirofiliIl quadro perfetto

Francesca di anni ne aveva trentasei, un lavoro come insegnantedi Storia dell'arte, una casa con giardino, un conto in banca ditutto rispetto e due figli adorabili. Non mancava nulla. O almeno lei si sforzava di pensare che fosse così. In realtà...

Sentì risalire dallaSentì risalire dallasue viscere qualcosasue viscere qualcosa

che avevache avevadimenticato esistesse.dimenticato esistesse.

Era qualcosa cheEra qualcosa cheandava oltre i confiniandava oltre i confini

della sua vita cosìdella sua vita cosìcome la conosceva.come la conosceva.

OROSCOPO

di VIOLA COSENTINO

GIORNATA DELLA MEMORIA 2012In occasione della Giornata della memoria 2012, l’Amministrazione Comunale di RoccellaJonica, presso il Convento dei Minimi, presenta: Auschwitz... solo andata... viaggio fotograficoall’inferno. Vi ricordiamo che la mostra rimarrà aperta fino a lunedì 30 gennaio. Per nondimenticare una parte della nostra storia che scuote le coscienze, spingendo le persone achiedersi come possa essere potuto accadere.

Francesca

Il ritorno di Tony WhiteTony White dopo una lunga assenza ritor-na per tutti noi, per tutti i suoi fans, per iparenti e per “la Riviera”. Tony, era in turnè a girare un film, sul setin coppia con l'amico e grande attoreAntonio Tallura, che saluta tantissimo.A tutti i lettori un abbraccio Tony.

la Riviera

DOMENICA 29 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 31

Bianco Bovalino Volley

Blob of the week

Milanisti D.O.C.

Lorenzo “ Fletcher”il signore in giallo

Sampei ???No, San-Pierpaolo

I suoi primi 40 annidi e con Carmelo Siciliano

2 personaggi in cerca di...autoreDemetrio e Antonio

I suoi primi 27 anni sono stati il più grande

AL CINEMA

CINEMA NUOVO Siderno,info:0964/ 342776 Immaturi il viaggio/16.00-18.00 - 20.00 - 22.00CINEMA GOLDEN Roccela J, info:333/ 7672151Benvenuti al Nord/ 16.00 -18.00 - 20.00 - 22.00CINEMA VITTORIA Locri, info:339/7153696 J.Edgar /17.00 - 19.30 - 22.00

CINEMA GARIBALDI Polistena,info:0966/ 932622 Immaturi - il viaggio / 15.30- 17.30 - 19.45 - 22.00CINEMA POLITEAMA Gioia T., info:0966/ 51498Alvin superstar 3/16.00 Immaturi- il viaggio/ 18.00 -21.00CINEMA ODEONReggio C.,info:0965/ 898168 Benvenuti al Nord/ 16.00 -18.00 - 20.00 - 22.00

CINEMA AURORA Reggio C.,info:0965/ 45373La Talpa/18.00 - 20.15 - 22.30NUOVA PERGOLA Reggio C.,info:0965/ 21515 The Iron Lady/18.30 - 20.30 -22.30

MULTISALA LUMIERE Reggio C.,info:0965/ 51036 Sala de Curtis Mission Impossible 4/17.30 -20.10 - 23.45Sala Sordi Shame/ 17.30- 18.50 - 21.15Sala de SicaThe Artist/ 17.00 - 19.00 - 21.00- 22.50Sala mastroianniAlvin superstar 3/ 17.00 The Help/ 19.00 Immaturi- il viaggio/ 22.00

Ve lo dico sempre quanto voi siate sorprendenti e quanto riusciate sempre ad avere nuovetrovate. Siete infaticabili nell'arte circense e riuscite a fornire spettacoli formidabili. Cigodete a far divertire il mondo e tutti debbono inchinarsi alle vostre performance. La cosa

che più ammiro in voi è la capacità di trasforma-re le tragedie in farsa. Il mondo vi guarda da unasettimana, per qualche ora l'ha fatto col cuore ingola. Le immagini della nave Concordia eranoinequivocabili, si trattava di una immane tragedia.

Poi vi siete messi d'impegno e in pochissimo tempo avete servito la farsa. Certo avete giocato facile con quella macchietta napoletanadel capitano Schittino, che sembrava messa lì apposta pensando che prima o poi sarebbe servita a far ridere gente pronta a versare maridi lacrime. Un personaggio surreale il vostro comandante, il pensiero, sentendo la sua conversazione col comandante della guardiacostiera di Livorno De Falco, mi è andato alla guerra del golfo. Ricordate, l'invasione del Kuwait nel 91 a opera di quel monello diSaddam? Su, non fate finta di pensare. Avevate tentato di partecipare alla guerra anche voi, mandando i vostri Tornado nel deserto. Ivostri caccia erano stati abbattuti all'istante e dopo un po' le immagini dei piloti italiani, in mano agli iracheni, avevano fatto il giro delmondo. Cocciolone e Bellini si chiamavano, uno piagnucolò vigliaccamente e l'altro, eroicamente e col volto tumefatto, gonfiò il petto.Uno diventò lo zimbello e l'altro l'eroe d'Italia. Sempre così siete stati, sempre lesti a trovare il ridicolo nelle tragedie. E se non mi fossidivertito da matto avrei provato a sostenerlo davvero che Schittino stava li apposta in attesa di un naufragio, che fosse stato assunto anniprima col preciso intento, un giorno, di causare il fattaccio, che fra un po' la Costa Crociere rischierà di fallire passando di mano a qual-che multinazionale. Ma nonostante la mia follia non oso tanto. C'è che voi siete così, o eroi o pagliacci e la misura normale per gli ita-liani è tabù. E mi verrebbe anche la battuta politica su Monti e Berlusconi, ma ve la risparmio. Fare dietrologia sarebbe da matti, chi lepotrebbe tessere le trame nella vostra terra?

La verità dell’Iridedi Benjamin Bowson

Svergognati e felici

Quando le immagini parlano da sole...Andrea Galano

Auguri a Pino Trimboli per i suoi60 anni.. Gli amici del Cerchietto

da 40 anni sempre uniti

Spesa pazza al supermercato !!!Elena ha fatto una scorta intera

dello “zuccherino” preferito