periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

54
P i MAGAZINE Periodico italiano Anno 4 I numero 14 I Settembre-Ottobre 2015 ARTE Magico Leonardo Un genio universalmente riconosciuto SALUTE La prevenzione salva la vita Lo screening Lilt sul tumore al seno LEGGERE Una vita da Bones Nuove avventure per l’antropologa Temperance Brennan “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” Dietrich Bonhoeffer Pensare il domani DEI BAMBINI Pensare il domani DEI BAMBINI

Upload: periodico-italiano-magazine

Post on 23-Jul-2016

220 views

Category:

Documents


4 download

DESCRIPTION

Mensile di informazione e approfondimento. In copertina: Pensare il domani dei bambini. Adolescenti deprivati di opportunità, prospettive e competenze. Colpa della crisi economica, ma anche di uno ‘scollamento educativo' che rischia di disintegrareil futuro di chi è giovane oggi. Non perdetevi gli aggiornamenti settimanali sul nostro sito www.periodicoitalianomagazine.it

TRANSCRIPT

Page 1: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Pi MA

GA

ZIN

EPeriodico italiano

Anno 4 I numero 14 I Settembre-Ottobre 2015

� ARTE

Magico LeonardoUn genio universalmentericonosciuto

� SALUTE

La prevenzionesalva la vitaLo screening Liltsul tumore al seno

� LEGGERE

Una vita da BonesNuove avventureper l’antropologaTemperance Brennan

“Il senso morale di una società

si misura su ciò che fa

per i suoi bambini”

Dietrich Bonhoeffer

Pensare il domaniDEI BAMBINIPensare il domaniDEI BAMBINI

Page 2: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 3: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Siate maestri, non ‘tiranni’Considerare un bambino diverso da un adulto è un meropregiudizio, che tende a ridurre il rapporto educativo aun insieme di precetti minuziosi: un sapere a sé stante,totalmente rescisso dalla filosofia. Ciò rappresenta unerrore gravissimo, poiché si finisce con l’educare l’infan-zia in base a una serie di obblighi e regole meccaniche,anziché basarsi sulle nostre risorse ‘interiori’. Regoledalle quali essi, prima o poi, fuggiranno istintivamente,‘sbandando’ pericolosamente, durante gli anni della loroformazione caratteriale e identitaria. La pedagogia,infatti, è uno dei ‘momenti’ della filosofia, un suo ambi-to specifico di applicazione di princìpi, di qualunquegenere o provenienza essi siano: religiosi, scientifici, sto-rici, tradizionalisti, ideologici, anticonformisti e viadicendo. La pedagogia deve proporre un nuovo modo,meno statico e apologetico, dunque più dinamico emoderno, di concepire il rapporto educativo con l’univer-so dell’infanzia e dell’adolescenza, trasformando l’edu-cazione stessa in ‘autoeducazione’. Se i bambini vengo-no portati a comprendere il dato valoriale e spirituale difondo dei nostri precetti, delle nostre regole e dei nostri princìpi, anzichésubirli per imposizione forzata, essi potranno, nel corso del proprio svilup-po, imparare a regolarsi per conto proprio. E gli interventi educativi ‘eso-geni’, quelli di chiarificazione, correzione e sostegno durante la difficile fasedella crescita, potranno intervenire solo quando ve ne sia effettivamentebisogno. Esistono frangenti e ‘passaggi’, sia nel corso dell’infanzia, sia nellavita giovanile, in cui i nostri ragazzi si rendono conto di aver bisogno di unconsiglio, di un punto di riferimento comportamentale, di riuscire a faremergere la propria identità. Ciò significa che ci sono e ci saranno semprequei corretti ‘margini naturali’ d’intervento riservati ai genitori. Ma ciòdeve avvenire nel momento giusto, cercando di comprendere come deter-minate problematiche siano sempre le stesse (il primo amore, le difficoltàa scuola, le distinte indoli caratteriali, i codici personali e soggettivi di pre-ferenza che prefigurano la personalità del bambino prima e dell’adolescen-te poi) anche se trasferiti in mutati contesti. Il progresso scientifico, tecno-logico e più in generale della società, può presentarsi sotto svariate ‘forme’,basate su sollecitazioni sempre nuove. Ma proprio per tali motivazioni,l’educazione dev’essere considerata una materia dinamica, in evoluzionecon il progredire della società stessa, non un mero elenco di regole fisse,rigide e immutabili. Altrimenti, si sconfinerà, ancora una volta, nel ‘pedo-tecnicismo’, ovvero in una pedagogia completamente ‘sganciata’ da ogniscala di valori e di princìpi etici, morali o filosofici che siano. Ognuno di noipuò considerarsi ‘maestro’ nei confronti dei giovani e delle nuove genera-zioni. Quel che siamo tenuti a ricordare, continuamente e innanzi a noistessi, è che ogni maestro non è mai dappiù del proprio allievo.

VITTORIO LUSSANA

3 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

L’educazione dev’essere

considerata una materia

dinamica, in evoluzione

con il progredire della società

stessa, non un mero elenco

di regole fisse e immutabili

Page 4: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 5: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

5 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Cosa vuoi fare da grande?È la domanda che, più o meno tutti, ci siamo sentiti porre da piccoli eabbiamo a nostra volta rivolto, da grandi, a nipotini e figli di amici. Lerisposte, in tenerissima età, sono sempre molto fantasiose: la balleri-na, il supereroe, l’astronauta (e anche se Samantha Cristoforetti l’hadetto e l’ha fatto, noi possiamo annoverarla fra le ipotesi bislacche).Poi, crescendo, si cambia: si formano i caratteri, si affinano le predispo-sizioni, si incontra il professore che ‘fa la differenza’, c’è lo studio pro-fessionale di papà da portare avanti (dove per dire «Ma anche no!» sifa una deviazione di rotta che rompe gli schemi familiari). Insomma,sono fasi che conosciamo e che, un tempo, portavano alla scelta del tipodi liceo e della facoltà universitaria. Più studi e migliori opportunitàavrai in futuro. Così abbiamo spinto anche i più ‘testoni’ a guadagnar-si una laurea, fino a far scoppiare le università, che hanno creato il‘numero chiuso’. Ma non è stato un gran problema, perché nel frattem-po si profilavano all’orizzonte le ‘nuove professioni’: un’enormità diqualifiche legate al green, alla tecnologia, all’alimentare. Un’infinità di‘inglesismi’ di cui si capiva poco, ma che faceva tanto ‘figo’ immaginar-lo su curriculum e biglietto da visita. Poi, la crisi. No soldi, no lavoro euna serie di dati e informazioni messe lì alla rinfusa: il lavoro c’è, masolo per gli operai specializzati che non si trovano più (ma non c’eranogli istituti professionali per quello?); i laureati costano troppo, ma nonsono sufficientemente formati e questi ‘arroganti’ pretendono lo sti-pendio alto (ma come? La laurea non doveva essere un’opportunità inpiù?). Intanto, gli artigiani di una volta sono scomparsi. Non importa:le scarpe non le ripari, le butti direttamente e ne ricompri un paionuovo. Idem, per elettrodomestici, piccoli e grandi, mobili, accessori.Non esiste più chi ripara, ma tanto tutto costa meno (peccato che valeanche meno). Il lavoro non c’è, te lo devi creare. Sì, ma con quali com-petenze? Tutta colpa della scuola che è scollata dalla realtà? In parte,sì. Ma la colpa non può stare sempre fuori dalla porta, perché tutti sisentono fieri di raccontare agli amici che hanno il figlio avvocato o dot-tore, ma in pochi lo vorrebbero calzolaio o stagnino. Il tipo di lavoro chesvolgi è uno status symbol, una forma di riscatto sociale.Per ironia della sorte, oggi, avere un qualsiasi lavoro è ciò che fa la dif-

ferenza. La scuola c’entra, ma scollati dalla realtàlo siamo stati tutti. I bambini vedono il mondoattraverso i nostri occhi e il nostro modo di vivere.

Ciò che sognano viene di conseguenza.FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina Bambini oggi, cittadini domani>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Page 6: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Caldo, alluvioni e siccità: così ilmeteo sta trasformando l'Italia.Una situazione che, secondo gliesperti, non farà altro che peg-giorare nei prossimi 40 anni,ma fare qualcosa per evitarlo èancora possibile

sommario Anno 4 I numero 14 ISettembre-Ottobre 2015

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 Povertà di futuroBambini e adolescenti, deprivati di opportunità, prospettive e competenze. Colpa della crisi economica, ma anche di uno ‘scollamento educativo’ che rischia di disintegrare il futuro di chi è giovane oggi

13 La prevenzionesalva vitaCome ogni anno ottobre è il mese rosa della campagna Liltdi screening al tumore al seno

18 CicloInVerso:e la poesia pedalaEnrico Pietrangeli è il promotore di un format unico che unisce poesia e ciclabilità.L’iniziativa ha raggiunto diverse città italiane, portando negli anni poeti e ciclisti a condividere esperienze culturali

25 Portare da Vincia SingaporeLa mostra ‘Da Vinci: Shaping the Future’ ha portato per la prima volta nel sudest asiatico i disegni originali di Leonardo dal Codice Atlantico. Merito anche di un gruppo di giovani italiani che ne hanno curato l’aspetto multimediale

6 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

22

MagicoLeonardo

Page 7: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

29 Don Alberto Rocco“Leonardo: un uomo del suo tempo, che piace ai giovani d’oggi”

32 Valentinafuori dalla gabbiaTagli della carne che sono diventati taglidell’anima: un’ideale estetico falso e omologativo rischiava di ‘segnare’ per sempre quella che oggi è una ragazzasolare e un’attrice affermata

36 Gli orribili quattroIl ritorno in sala dei Fantastici 4alla prova dei fatti si dimostra più che debole, candidandosi seriamente al titolo di film più brutto del 2015 e, forse, dell’ultimo decennio

58 L’infanzia ‘poetica’di Corrado CalabròParallelamente al suo ruolo di alto funzionario dello Stato, il giurista e scrittore è uno dei poeti in lingua italiana più tradotti al mondo.

48 L’infanzia ‘poetica’di Corrado CalabròIntervista alla voce del cantante e chitarrista Pietro Giamattei della band 'Simone mi odia'

51 Federico Giova‘Fraizi’ nell’ariaIl cantautore e produttore bolognese si racconta in questa intervista

Dalla consolidata e incisivapenna della famosa antropologaforense americana è nata lapopolare serie tv di genere ‘dra-medy’: il nuovo libro, ‘La veritàdelle ossa’, racconta un mondoche sconfina nel soprannaturale

Vivereda Bones

38

Anno 4 - n. 14 - Settembre-Ottobre 2015

Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Carla De Leo,Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì , Silvia Mattina,Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703

Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

7 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 8: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Save the Children, in un dossier nel quale ha comparato le chan-ce dei bambini italiani con quelle dei loro coetanei europei l'ha

definito 'furto di futuro'. Per molti, però, è più giusto definirlo furtod’istruzione. Perché su una cosa sono in molti a pensarla alla stessamaniera: al di là dei numeri, delle statistiche, delle polemiche sulleriforme, la formazione scolastica che dovrebbe dare gli strumenti aigiovani d’oggi per essere i lavoratori e i cittadini di domani, non fun-ziona. E il problema non è solo italiano: secondo le stime di CathyDavidson, direttrice della Futures Initiative alla City University ofNew York e codirettrice delle MacArthur Foundation Digital Mediaand Learning Competitions, il 65 per cento dei bambini che entranoora nella scuola primaria finiranno per fare un lavoro che non è statoancora inventato. Uno scenario molto diverso da quello che ha vistocrescere gli adulti di oggi. Questo significa che alle nuove generazio-ni è richiesta una capacità straordinaria d’imparare lungo tutto l’ar-co della vita per mantenersi aggiornati e capaci di affrontare cambia-menti e sfide sempre più complesse. In tutto ciò anche la scuola devegiocare la sua parte, attrezzandosi con nuovi strumenti e metodolo-gie didattiche. In tutti i paesi, però, i sistemi scolastici sono struttu-re complesse che mutano lentamente. Fino a oggi nessun Paese è riu-scito a integrare le competenze per la vita nel curriculum delle cono-scenze standardizzate, e questa incapacità è una delle principalicause dello “scollamento educativo” e di una serie di problemi corre-lati, come la mancanza di competenze per la vita nei giovani. Questaproblematica non è più rimandabile, perché è strettamente legata aemergenze sociali come la disoccupazione giovanile, con segnali para-dossali. E se da una parte le imprese lamentano la mancanza di com-petenze nei giovani che hanno terminato il ciclo formativo, dall’altraquasi un milione di posti nel settore ICT rischiano di rimanerevacanti. Intanto in Italia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) è al 35,3%, il livello più elevato dal 1977. E livelli preoccupan-ti sono anche in tutta Europa, con un tasso medio del 22,9% (datiIstat 2014).Certo se il problema fosse solo la mancanza di competenze informa-tiche, la cosa sarebbe – almeno a prima vista – se non semplice, alme-no affrontabile. Ma chiunque abbia dimestichezza con il sistema sco-lastico e il suo faticoso arrancamento verso un’idea di laboratoriinformatici nella scuola, sa benissimo che la formazione che manca èprima di tutto quella dei professori. Secondo il rapporto Piaac(Programme for the International Assessment of AdultCompetencies) sulle competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni, il 70

primopiano Formare i cittadini di domani primopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

8 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Povertàdi futuro

Bambini e adolescenti, depri-vati di opportunità, prospetti-ve e competenze. L’Italia è22esima per giovani conbasso livello d’istruzione – il28,7% tra i 25 e i 34 anni (1 su4), per dispersione scolastica,pari al 18,2% di under 25; (1su 5); all’ultimo posto pertasso di laureati (il 20% deigiovani fra 30 e 34 anni, paria 760 mila); i giovani disoc-cupati sono il 38, 4% degliunder 25, il quarto peggiorrisultato a livello europeo,mentre i neet (giovani chenon lavorano e non sono informazione) sono 3 milioni e200 mila, posizionando ilnostro Paese al 25esimo postosu 27. Colpa della crisi econo-mica, ma anche di uno ‘scol-lamento educativo’ cherischia di disintegrare il futu-ro di chi è giovane oggi e nonsolo nel Belpaese

Page 9: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

L’immagine qui sopra e quelladella copertina di questo mesesono tratte da un calendariomolto particolare, ispirato all’infanzia e all’ecologia,nato dalla collaborazione della fotografa argentina Gaby Herbsteis e l’illustratore Pablo Bernasconi. I due artistifocalizzano l’attenzione sul futuro delle prossime generazioni in relazione all’usodei materiali riciclati dando vita a un’originalissimaraccolta di immagini surreali che ci ricordano la magia delle fiabe e dei sogni che facevamo da bambini

per cento della popolazione italiana ha competenze al di sotto delminimo indispensabile per vivere e lavorare nel ventunesimo secolo.E in questa percentuale rientrano anche maestre e professori chespesso hanno poca dimestichezza con il semplice invio di una mail esanno al massimo creare delle tristissime quanto graficamente con-fuse slide in powerpoint (ma lo sforzo ha richiesto un tale impegnoche le fa diventare assolutamente magnifiche). In pratica, i nostrifigli, sono digitalizzati h24 con telefonini e tablet, ma nessuno saindicargli un percorso che gli permetta di utilizzare in modo profes-sionale tali mezzi (neanche per una ricerca di informazioni in reteche sia superiore a un confuso copia e incolla). Non stupisce che il gapdigitale - metodologico, didattico e infrastrutturale - del sistema for-mativo italiano è stato stimato dall’OCSE in 15 anni rispetto alRegno Unito.La riforma della ‘Buona Scuola’ di Renzi sembra voler colmare que-sto vuoto. La sezione sulle competenze digitali contiene: banda inter-net in tutte le classi; spostamento degli investimenti dall’acquisto dihardware alla formazione degli insegnanti e dei dirigenti; adozionedella metodologia del Bring Your Own Device (porta il tuo device dacasa); coding e pensiero computazionale inseriti nel percorso didatti-co della scuola nella primaria e corsi di “Digital Making” nella secon-daria.Tutto molto bello, sulla carta. Ma resta da chiedersi chi dovrà forma-re chi? Perché il problema dell’analfabetizzazione informatica èmolto grave e prima ancora di insegnare agli studenti sarà necessa-rio ‘formare’ gli insegnanti, con il rischio di mandare qualcuno a inse-gnare una lingua con il dizionario in mano e uno scarso bagagliogrammaticale. E chi formerà gli insegnanti? In quanto tempo e con

9 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 10: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

quali risultati? È questo infatti il problema che la formazione profes-sionale dovrebbe risolvere, ovvero offrire strumenti concreti edimmediatamente utilizzabili a professionisti ben formati. Ma si è giàvisto in passato che questo tipo di formazione professionale il piùdelle volte si realizza in un indottrinamento teorico spesso slegatodalla realtà, funzionale al raggiungimento di scarsi risultati.Senza dimenticare poi che non è solo un problema di competenzedigitali. Secondo il lavoro teorico di Alfonso Molina, professore diStrategie delle tecnologie all’Università di Edimburgo la ripresa delPaese deve fondarsi su una scuola capace di educare per la vita, inte-grando conoscenze codificate, competenze e valori. La sua propostatiene conto delle cinque menti di Howard Gardner (disciplinata, sin-tetica, creativa, rispettosa, etica), il primo studioso che ha teorizzatole intelligenze multiple, arricchisce il quadro delle competenze per il21° secolo (pensiero critico, pensiero creativo, collaborazione, capaci-tà di relazioni in chiave interculturale, comunicazione efficace, com-petenze digitali, autoconsapevolezza, iniziativa e imprenditorialità)con la firtualità, la capacità di integrare dimensione fisica (territoria-le) e virtuale (on line) in un solo approccio di pensiero e azioni stra-tegiche. Una competenza che diventerà sempre più preziosa. Questo

modello di educazione per la vita si riferisce anche a importanti scuo-le di pensiero e preziosi contributi sull’educazione, come ad esempioil Rapporto Delors o i lavori di Mezirow sull’apprendimento trasfor-mativo. Tutti i diversi contributi, provenienti da paesi ed esperienzediverse, convergono sull'importanza di una formazione che va benoltre a ciò che il sistema scolastico ‘impartisce’ oggi. L'enfasi è postasul potenziamento delle capacità della persona e sulla ridefinizionedel processo di apprendimento, che è lungo tutto l’arco della vita,coinvolge tutte le situazioni e azioni della vita e ha una dimensioneprofonda che riguarda credenze, ideologie e valori per parteciparepienamente alla vita della comunità. Inoltre l’apprendimento nonoccorre – e non può occorrere – fuori dalle interazioni sociali. La cul-tura è un processo dinamico, che si forma e viene modificato dalleprospettive delle persone e allo stesso tempo forma e modifica le pro-spettive, le esperienze e le comprensioni delle persone.Una teoria molto interessante. Ma se è vero, come dice la pedagogi-sta americana Dorothy Nolte, che i bambini imparano ciò che vivono,come faremo a dare una nuova rotta al futuro dei nostri bambini inun Paese culturalmente ‘zoppicante’ dove il semplice insegnamentodella lingua italiana ha raggiunto livelli di scadimento inimaggina-bili (molti laureati spesso non sanno scrivere neanche al livello ditemino di terza media) – figurarsi poi l’inglese –, la televisione propi-

primopiano La cultura è un processo dinamico, che si forma e vieneprimopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

10 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

La bellezza di un bambinoLa foto di un bambino intento a stu-diare, di notte, su un marciapiede,sfruttando l’illuminazione di unlocale. Daniel Cabrera, questo il nomedel bambino, è di Manila, Filippine.Per lui, studiare in quel luogo, è nor-male. Ma la sua foto, scattata da unastudentessa, Joyce Torrefranca,postata su facebook ha fatto il girodel mondo. Le luci che illuminano iquaderni, sono quelli di un unMcDonald’s. Il personale conosceDaniel e la sua famiglia perché si fer-mano spesso lì davanti. Il post è sem-plice, dice: “Ispirata da un bambino”.Un storia di straordinaria ordinarietàche colpisce e viene condivisa in milio-ni di click. E gira che ti rigira, arriva suBayanihanproject.com che è un sitodi crowdfunding e attiva la campa-gna di raccolta fondi “Raccolta fondiper l’educazione di Daniel”.E come per le fiabe di Andersen e deifratelli Grimm, le storie più bellenascono dalla realtà.

I mestieri del futuro non esistono: c’è sicuramenteun lavoro che è finito, quello legato alla carriera e agli scatti dianzianità, all’occupazione unica di tutta una vita. Insieme allenuove generazioni, a partire dalla scuola, dobbiamo impararea essere ‘job creator’: il lavoro si crea

Page 11: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

na programmi spazzatura e dibattiti ridotti a rissa verbale, il cinemafinanziato è quello dei polpettoni di Natale e nelle pagine dei giorna-li trovi i po’ e i se stesso con gli accenti sbagliati?

Bambini di oggi più problematici di quelli di ieriI bambini imparano ciò che vivono, così come il comportamento degliadulti influenza il futuro dei figli. E in questo momento storico, noi citroviamo di fronte a una generazione di genitori che delega alla scuo-la l'educazione dei figli, stanca, smarrita, impaurita e preda di sensidi colpa. La crisi personale ed educativa dei genitori di oggi sta cre-scendo una generazione di bambini problematici e sofferenti.Sarebbe opportuno un investimento sulla capacità educativa dellecoppie genitoriali, che si sentono a volte impreparate a risolvereanche le più elementari contrarietà dei loro figli. La debolezza edu-cativa si trasforma in una sorta di iperprotezionismo dei figli che nonvengono aiutati a crescere in autonomia. I genitori convinti che le dif-ficoltà non siano un elemento necessario di crescita e formazione,allevano ragazzi sempre più disarmati alla vita. Un’assenza educati-va svuotata del giusto equilibrio tra affetto e autonomia, che nonaiuta i figli a diventare da grandi individui risolti, responsabili edindipendenti. Il risultato è una generazione di ragazzi che agiscesulla base della propria autoreferenzialità narcisistica senza render-si conto delle conseguenze delle proprie azioni. Bambini e adolescen-ti che l’ultimo Rapporto nazionale sull'infanzia e l'adolescenza cura-to da Eurispes per Telefono Azzurro, ha definito una “generazioneprovvisoria”, che da una parte sente l'instabilità del presente “velo-cizzato” dall'avvento e dalla diffusione delle nuove tecnologie, dall'al-tra si trova priva di modelli di riferimento.Ma se andiamo bene a vedere, i modelli di riferimento mancano unpo’ a tutti. Anche ai genitori ‘insicuri’ che non sanno più verso qualeprospettiva futura indirizzare i propri figli: quale scuola, quale indi-rizzo? Come aveva predetto anni fa l’economista Jeremy Rifkin, c’èsicuramente un lavoro che è finito, quello legato alla carriera e agliscatti di anzianità, all’occupazione unica di tutta una vita. Ci vienedetto che dobbiamo imparare a essere job creator, perché oggi il lavo-ro si crea. Ma come? Se è vero che i mestieri del futuro non esistonoancora, forse tutte queste competenze digitali potrebbero rivelarsiinutili. E se invece che dirlo in inglese, lo dicessimo in italiano? Infondo job creator vuol dire letteralmente ‘creatore di lavoro’ e crearelavoro non vuol dire nella pratica ‘fare azienda’? Il che prescindedalla specializzazione o settore di competenza, ed è qualcosa che sipotrebbe inserire in ogni indirizzo scolastico negli ultimi due anni diformazione liceale. Non sarebbe più urgente insegnare a chi si affac-cia al mondo del lavoro che può farsi assumere o aprire un’attività inproprio, che esistono i contratti di lavoro, la burocrazia, la gestionedella contabilità, il pagamento dei tributi? Forse i cittadini e i lavo-ratori di domani devono disporre di strumenti pratici che gli consen-tano di ‘fare’, di interagire con la burocrazia, con l’economia. Essere‘creativi’ ha senso solo se poi puoi realizzare le tue idee. Altrimenti isogni restano illusioni ed eterne sconfitte.

FRANCESCA BUFFO

e modificato dalle prospettive e, a contempo forma e modifica le prospettive>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

11 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Povertà culturaleSecondo l’indagine “Le paure per ilfuturo dei ragazzi e genitori italiani”realizzata nel 2013 da Ipsos per Savethe children, secondo i genitori italia-ni i propri figli vanno al cinema menofrequentemente di quanto desidere-rebbero, a causa del costo del bigliet-to (53%, 68% per i ragazzi), o perchésempre più sale chiudono come segnodifficile fase economica (7% genitorie 6 % dei ragazzi). Per porre un frenoal caro libri (percepito dal 22% degliadulti e dal 24% dei ragazzi), labiblioteca si propone come soluzioneprevalente per i “divoratori” di quelliextrascolastici (29% dei genitori e dal28% dei ragazzi). Allarmante, maprobabilmente segno di una crescen-te e dilagante “povertà di cultura”, ilfatto che per un adolescente su 5, lalettura non rappresenti un interesse.Per il 17% dei ragazzi (21% dei geni-tori), le vacanze non ci sono già piùmentre il 23% (15% dei genitori) leha fatte ma più brevi del solito. Fra igenitori il 7% ci ha rinunciato perconsentirle ai figli mentre 1 su 3 dicedi riuscire a realizzarle grazie adofferte low cost o all’appoggio diparenti e amici.Tra le famiglie in difficoltà in italia, 6famiglie su 10 hanno deciso di nonchiedere aiuti esterni (e, quindi presu-mibilmente di prelevare dai risparmi,oppure di smettere di risparmiare),tra le altre, la famiglia allargata restala prima risorsa per chiedere e ottene-re un sostegno (29% dei genitori). Iragazzi in più della metà dei casi neparlano tra loro (57%) e i segnali tra icoetanei – meno danaro a diposizio-ne (49%), limitazioni di uscita (25%),fino a lavoretti occasionali (9%) +7%) - vengono colti con grande pun-tualità. F.B.

Page 12: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 13: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

13 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Ottobre è il mese che, da 23anni, la LILT dedica alla

campagna nazionale ‘NastroRosa’. Campagna interamentededicata alla prevenzione deltumore al seno, con lo scopoprincipale di sensibilizzare ledonne sull’importanza estremadella prevenzione e della dia-gnosi precoce dei tumori dellamammella. Si richiede alledonne uno sforzo in più: il tumo-re sempre più spesso anticipa

ed è, pertanto, necessario sotto-porsi alla mammografia eall’ecografia mammaria acominciare dai 40 anni e, inalcuni casi, dai 35 se c’è familia-rità. A disposizione delle donne,397 punti LILT, diffusi in tuttaItalia, rimangono per tutto ilmese aperti per visite senologi-che gratuite e per controlli dia-gnostici clinico-strumentali. Tragli obiettivi, anche quello dioffrire garanzie a quel 30% di

donne che manifestano il tumo-re in età giovanile e produttiva(il 29% dei casi coinvolge, infat-ti, donne giovani, tra i 24 e i 44anni) e che si vedono escluse daiprogrammi di screening gratui-ti, previsti dal SistemaSanitario Nazionale solo per ledonne che hanno varcato lasoglia dei 50 anni. Ma in cosaconsiste la ‘prevenzione’ appli-cata al cancro al seno e qualisono le iniziative dedicate alle

salute Ottobre è il mese rosa della campagna’ Lilt for women 2015’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

La prevenzionesalva la vita

“Come ogni anno – spiega il presidente della Lilt di Napoli, professor AdolfoGallipoli D’Errico – torniamo a ricordare che circa il 35% delle patologieoncologiche rinviano a un errato regime alimentare: la prevenzione è lo stru-mento migliore per mettere i tumori all’angolo e sconfiggerli”

Page 14: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

salute Nel nostro Paese si ammalano di tumore al seno circa 45 mila donne ogni a

14 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

donne colpite dalla malattia?Ne parliamo con ill ProfessorAdolfo D’Errico Gallipoli, medicoradiologo e Direttore delServizio di RadiologiaDiagnostica dell’Istituto Tumoridi Napoli che, dal 2004, rivesteanche la carica di Presidentedella Lilt della sua città, impe-gnandosi attivamente verso lacreazione e la diffusione dellacultura della salute.

Professor Gallipoli, a chi èrivolta la campagna e cosasignifica diffondere la cultu-ra della prevenzione?“La campagna è rivolta ai socidella LILT e, in particolare, alledonne più giovani. Si tratta diragazze che accompagnano sem-plicemente le madri o di giovanidonne che, quando vengono danoi, sono probabilmente alla loroprima visita. In questi casi lavisita deve essere un’occasioneper fornire spiegazioni e infor-mazioni. Noi, infatti, d’accordocon i nostri oncologi, ci rendiamodisponibili il più possibile versoqualsiasi tipo di chiarimento.L’obiettivo della campagna èproprio quello di sensibilizzareal tema del cancro al seno e sen-sibilizzare significa favorire laconoscenza. Andando anche asfatare delle preoccupazioni avolte ingiustificate. Capita spes-so che molte donne abbiano unavisione leggermente ‘alterata’del problema. Il nostro scopo è diriuscire a trasmettere che ‘pre-venzione’ non significa fare unavisita perché è bene farla unavolta all’anno. Ma vuol dire: “Iovado a confermare che mi sentobene e che sto bene”. E moltedonne lo stanno capendo. Lodimostra la continua crescitadella cura, dell’attenzione e delgrande ritorno nei confronti di

iniziative come la nostra”.

Per le giovanissime, invece?A quelle ragazze che, cioè,non devono ancora sottopor-si ai controlli, quali iniziati-ve destinate?“Per le ragazze molto giovaniorganizziamo degli incontri -patrocinati dall’Ufficio Scola-stico Regionale e in collaborazio-ne con il Dipartimento di senolo-gia dell’Istituto Tumori diNapoli. In queste occasioni, ilProvveditore, i Medici e iRadiologi forniscono una serie diinformazioni a studentesse scel-te tra varie scuole. Particolareattenzione viene rivolta all’auto-visita. Si spiega cosa sia, qualesia il periodo migliore per farla ein che modo si debba fare. Vieneanche chiarito alle ragazze cosasia il concetto di familiarità. Un

concetto che include solo alcunimembri di un nucleo familiare.Non di rado, infatti, accade che amolte donne affette da neoplasiamammaria, non sia stato comu-nicato con esattezza questo con-cetto di familiarità. Concetto chepoi le mamme continueranno atrasmettere in misura errataalle figlie. Per questo siamo con-vinti dell’importanza dell’azionedi sensibilizzazione, informazio-ne e prevenzione. Altrimenti sicontinueranno a perpetuare epi-sodi in cui ragazze di 16 annivivono con il timore di un cancro(e della morte) incombente per-ché una lontana parente è stataaffetta da neoplasia mammaria.O che devono già iniziare a farsicontrollare, solo perché sonodonne. Sicuramente la familiari-tà può assumere un ruolo fonda-mentale, ma non deve essere

Page 15: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

15 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

nno

l’unico motivo che induce a farsicontrollare. Né avere familiaritàcon persone malate di tumoresignifica che, necessariamente,ci si ammalerà dello stesso. Nonci si può più trovare di fronte apazienti, spaventatissime, che sirecano a 14/16 anni in senologiaperché la mamma ha avuto untumore. I controlli devono essereeffettuati, ma nel rispetto deitempi e dell’età. Altrimentiragazze asintomatiche continue-ranno a vivere tutta la vita nelladrammatica attesa della com-parsa del tumore. Ricordo chel’età minima per un primo con-trollo al seno e per un’ecografiamammaria, in assenza di sinto-mi, non deve essere anteriore ai25/30 anni. Prima di questa età,quello che si può fare è, appunto,seguire corsi come quelli orga-nizzati dalla LILT, raccoglieremateriale informativo e capirecome si effettua un’autovisita.Ovviamente, l’autopalpazionenon può sostituire il medico ouna visita specialistica. Deveintendersi come mezzo per cono-scere il proprio corpo in modoche, eventuali modificazioni,possano essere avvertite imme-diatamente”.

Che risposta ha, da partedelle donne, un mese di cam-pagna?“Abbiamo iniziato a riceveretelefonate da giugno, cioè quan-do la campagna non è ancoraconfermata, e che, al momento,abbiamo prenotazioni fino alprossimo gennaio. È vero che lacampagna dura tutto il mese diottobre, ma in sezioni come lanostra, che è molto grande emolto seguita dai nostri soci(circa 19.000), essa non si esau-risce ad ottobre, ma continuafino a pieno soddisfacimento di

Il ‘big killer’ dei tumori Il tumore al seno resta il 'big killer' numero uno per le donne, registrando un incremento dovu-

to all'allungamento dell'eta' media della popolazione femminile e all'aumento dei fattori di

rischio. Da recenti dati e studi si stima che in Italia siano circa 46.000 i nuovi casi annui di car-

cinoma mammario. L'aumento dell'incidenza del tumore al seno è stata pari a circa il 14% negli

ultimi 6 anni e, in particolare, per le donne tra i 25 e i 44 anni l'incremento è stato del 29% circa.

Oggigiorno, spiega Francesco Schittulli, presidente della Lilt, le nuove tecnologie diagnostiche

consentono di poter individuare lesioni millimetriche in fase iniziale quando il grado di mali-

gnita' e' basso e il processo di metastatizzazione pressoche' nullo, aumentando cosi' la probabi-

lita' di guarigione che oggi si attesta all'87%. Risultati impensabili solo 30 anni fa, quando il

cancro al seno era considerato incurabile con percentuali di guarigione del 40-45%".

Tra le donne colpite da tumore, il cancro al seno è la malattia oncologica che si manifesta piùfrequentemente. Con un'incidenza di 1 caso su 8, infatti, rappresenta il 29% di tutti i tumoriche possono colpire il sesso femminile. È causato dalla riproduzione incontrollata di alcunecellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Nonostante il can-cro possa formarsi da qualsiasi tessuto del seno, quelli più frequenti nascono da celluleghiandolari (o dai lobuli) o dalle cellule che formano la parete dei dotti. Queste, hanno lacapacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, coltempo, anche gli altri organi del corpo. Una donna che si ammala di tumore al seno, indipendentemente dallo stadio, si deve sotto-porre a un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati. Nelle forme iniziali di tumore(stadio I e II) e nei casi in cui è possibile, i medici ricorrono alla chirurgia conservativa: siasporta tutta la parte interessata dalle lesione, ma si salva il seno. Le forme più avanzate delcancro vengono trattate invece con la mastectomia radicale modificata, una tecnica che pre-vede l'asportazione dell'intero seno, della ghiandola, del linfonodo sentinella (cioè quelloche drena la linfa dell'area in cui è situato il tumore) e di tutti i linfonodi sotto l'ascella. Siacon la chirurgia conservativa che nei casi di mastectomia è prevista la ricostruzione del senoe, in entrambi i casi, dopo l'intervento, sarà un'attenta valutazione personalizzata a determi-nare quale sia la terapia più efficace da seguire: radioterapia (per proteggere la restanteghiandola mammaria dal rischio di recidiva locale o dalla comparsa di una nuova neoplasiamammaria), chemioterapia o radioterapia abbinata all'uso di farmaci inibitori.Nonostante la medicina abbia compiuto passi da gigante, non è possibile tracciare un identi-kit della donna che si ammalerà di cancro al seno. È però possibile individuare diversi fattoriche potrebbero favorire o influire sull'insorgere della malattia: in primis, l'età. Più del 75%dei casi si riferisce, infatti, a donne al di sopra dei 50 anni. Ma anche la familiarità - ovveroun legame consanguineo con una persona colpita da tumore al seno - è causa della stessamalattia per molte donne (5-7% dei casi). Un uso eccessivo di estrogeni (gli ormoni femmini-li per eccellenza) può facilitarne la comparsa del cancro al seno, così come funo e obesità rap-presentano fattori di rischio. Nel nostro Paese si ammalano circa 45 mila donne , ogni anno.Cifra che, rispetto a sei anni fa, è in crescita del 16%. Ma un altro dato molto indicativo rive-la un aumento di casi tra le donne più giovani. Negli ultimi sei anni, un considerevole +29%è da riferirsi, infatti, proprio alle donne in età compresa tra i 25 e i 44 anni.La maggior parte dei tumori non dà segno di sé e non provocano alcun dolore, soprattuttonelle forme iniziali. Spesso, infatti, il dolore che molte donne avvertono al seno, è provocatosolo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo. Uno studio effettuato su un cam-pione di quasi mille donne con dolore al seno, ha dimostrato, infatti, che solo lo 0,4% di essepresentava una lesione maligna. Nel 12,3% dei casi si trattava di lesioni benigne, come lecisti, e in tutti gli altri casi non vi era nessuna lesione. Quindi, solo mediante mammografia oecografia mammaria (a seconda dell'età della donna che si sottopone al controllo), è possibi-le individuare immediatamente eventuali trasformazioni neoplastiche. Carla De Leo

IL PUNTO

Page 16: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

salute Con un'incidenza di 1 caso su 8, quello al seno rappresenta il 29% di tutti i tu>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

16 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

tutte le chiamate. Nei nostri 6ambulatori, aperti 4 giorni a set-timana, i medici prenotano unavisita ogni 10 minuti. Fissiamolimite di prenotazioni a un mas-simo di 20 persone al giorno.Questo perché desideriamo cheogni donna disponga del temponecessario non solo per effettua-re la visita, ma anche e soprat-tutto per ricevere consigli, infor-mazioni o per avere risposta aipropri dubbi. Perciò la campa-gna prosegue anche nei mesisuccessivi, per dare a tutte lapossibilità di essere visitate ”.

Quali sono, secondo lei, imotivi di questa grande par-tecipazione?“Sicuramente il fatto che ledonne siano diventate semprepiù attente e abbiano compresoquanto sia importante muoversiper via precauzionale, ha giocatomolto a vantaggio delle aderen-ze alla campagna Lilt. Le perso-ne hanno iniziato a considerarel’Ente un vero punto di riferi-mento. Ma la fiducia è fruttoanche della grande disponibilitàdei nostri medici che, voglioricordare, lavorano come volon-tari. Inoltre la nostra quotaassociativa, che è più ‘vicina’ allepossibilità economiche dellagente, rispetto ad altre soluzio-ni. Se si pensa, ad esempio, che ilnostro Sistema sanitario garan-tisce screening gratuiti solo alledonne over 50 e che, contempo-raneamente, negli ultimi anniabbiamo assistito a un vertigi-noso aumento dei ticket, è faci-le intuire come questa situazio-ne abbia determinato, inevita-bilmente, delle disparità diaccesso alle cure sanitarie.Anzi, in molti casi, si tratta divere e proprie esclusioni. Inquesti tempi, sono molte le

donneche preferiscono rinunciare

ad effettuare i controlli a causadelle difficoltà economiche”.

Un monitoraggio ad ampiospettro. I risultati?“Stiamo assistendo a una cresci-ta esponenziale della quota deicasi di T1 (primo stadio di uncancro al seno). Mentre il T2, ilT3 e il T4 sono, invece, diventatistadi più rari. La maggior partedei casi di cancro viene, quindi,scoperta, nel T1 (al massimo nelT2), che è un tumore ancoramolto aggredibile. Si pensi,infatti, che più del 90% delledonne affette da tumore in fase1, guarirà. Per questo dicevo cheè triste che una donna debbadecidere se fare la mammogra-fia o portare la cena in tavola. Esono proprio questi i casi che cifanno paura. Perché, laddoveuna donna presentasse unaforma tumorale in fase iniziale,la rinuncia alla visita potrebbefar avanzare il tumore e compro-mettere le possibilità di guari-gione. Quando invece si sarebbepotuti intervenire immediata-mente per affrontare e debellarela malattia”.

Cosa succede quando unadonna scopre di avere ilcancro?“La reazione è fisiologica.Ovviamente la parola ‘tumore’suscita immediatamente paura.Di infarto si muore di più, ma iltumore genera panico. Allabase dei timori, ovviamente cisono le incertezze legate alfuturo: “Cosa accadrà doma-

ni?”, “Chi si occuperà dei mieifigli?”, “Quanto soffrirò?”. Perquesto alle visite è presenteanche uno psicologo.L’argomento è molto delicato. Eva trattato con accortezza,garantendo il giusto supportopsicologico”.

Cosa prevede il vostro pro-gramma di recupero, dopoche una donna malata dicancro si è sottoposta all’in-tervento ?“All’Istituto Tumori di Napoli(come credo anche nelle altrestrutture), cerchiamo di non farvivere l’evento in maniera trop-po traumatica. Pertanto, ancheper quanto riguarda l’ospedaliz-zazione, cerchiamo di ridurremolto i tempi. Le donne che ven-gono operate da noi, in genere,hanno completato tutto l’iter

Page 17: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

17 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

umori che possono colpire il genere femminile>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

diagnostico nell’arco di una gior-nata. Gli operatori dell’IstitutoPascale e della Lilt da qualcheanno portano avanti un progettoambizioso ‘Dal curare al pren-dersi cura’. Nel periodo di recu-pero post-operatorio, ad esem-pio, sono previsti degli incontricon uno psicologo e con un esper-to in terapia shatzu. Riteniamoche questo metodo sia di grandeefficacia: il paziente avverte unasorta di protezione, non si senteabbandonato e, contemporanea-mente, riceve anche più stimoli.Tutti ingredienti fondamentali

per un recupero veloce. Inoltre,sosteniamo anche altri progetti.Uno, in particolare, che è anchecostosissimo, lo riteniamo moltoambizioso e di grande utilità:ogni giorno - tranne la domenica- facciamo consegnare ai pazien-ti quattro quotidiani differenti.Questa operazione, oltre a crea-re un diversivo e un motivo disvago, ha dato risultati positiviinaspettati. Con il pretesto discambiarsi il giornale, moltedonne hanno avuto la possibilitàdi conoscersi e di fare amicizia,di raccontare e confrontare leloro storie. In questo modoabbiamo favorito molte amicizieche, nel tempo, si sono ancheconsolidate”.

Avete in programma qualco-sa anche per le donne che sirecano da voi per le terapie?

“Si. Un’iniziativa premia ledonne madri. La strutturadispone di una ludoteca a dispo-sizione dei figli delle pazienti odelle donne che devono sempli-cemente effettuare una visita dicontrollo. Molte, infatti, vengonocon i loro bambini. Questo, sem-pre per favorire un clima diste-so, affinché non si accumuli ulte-riore tensione. Esiste anche unaltro progetto, molto simpatico,che si chiama ‘Trucco e parruc-co’. La parte ‘trucco’ avviene ognimercoledì, nel reparto di che-mioterapia (che si effettua solo

ambulatorialmente, tranne laprima seduta), dove un espertovisagista insegna alle donnecome truccarsi, consiglia loro icolori e i prodotti più indicati, inbase alla pelle di ognuna di loroo ai punti del corpo da valorizza-re. Ma anche come ci si truccadurante la chemioterapia.All’inizio c’era molto scetticismo.Adesso lo attendono con ansia.La parte del ‘parrucco’ consiste,invece, nel dare in prestito unaparrucca alla paziente, pertutto il periodo della chemiote-rapia e fin quando non sarannoricresciuti i capelli. Noi siamoriusciti a comprare diverse par-rucche grazie ai fondi raccoltidurante iniziative di beneficen-za. Sappiamo che il loro costo èelevato e che, se una personadovesse comprarle per sé, pro-babilmente non ne avrebbe la

possibilità. Così, noi le diamoin prestito. E loro, in cambio, siimpegnano a riportarcele lava-te, pulite e sterilizzate.L’attenzione per le donne e perla loro sensibilità è sempremolto presente. Ma devoammettere che, anche quandonoi della LILT chiediamo fondi,troviamo sempre molto soste-gno, affetto e disponibilità.Forse anche perché io stessosono sempre riuscito a farmidare aiuto. Sono ‘ultras’ dellalotta contro i tumori. E so esse-re molto persuasivo”.

Si può fare qualcosa perridurre il rischio di amma-larsi di tumore? “Si, si può e si deve fare. Ilmondo occidentale, in particola-re, oggi ha bisogno di capire eseguire principalmente 3 cose:- Sana alimentazione- Sì a legumi, vegetali, pesce epoca carne.- Niente fumo e poco alcol, soloquello a bassa gradazione (vino,birra ecc).- Attività fisica. Bisogna abban-donare un po’ le automobili emuoversi. Occorre camminareperché, non solo aiuta a viveremeglio, ma ridurrebbe l’inciden-za dei tumori e delle malattiecardiovascolari intorno al 20%.Ma per perseguire questi obiet-tivi, occorrerebbe anche un pattocon le multinazionali, affinchéinizino a produrre cibo il piùsano e il più vicino possibile aquello che farebbero le mamme.Purtroppo il poco tempo che oggile persone hanno a disposizione,gioca a favore dell’industria e lacrisi economica favorisce un car-rello della spesa più attento alcosto che alla reale qualità di ciòche viene acquistato”.

CARLA DE LEO

Page 18: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Il binomio bicicletta e cultu-ra non solo è insolito, ma

anche piuttosto originale.Ispirato dal ciclo-poeta OlindoGuerrini, il progetto prendeforma nel 2003 per compiersinel 2007, attraverso un format

in Romagna che esordisce inSicilia nel 2008 con il SiciliaPoetry Bike. Promotore di que-sto particolare format è EnricoPietrangeli, appassionato dibici e poesia, che è riuscito acreare diverse edizioni di

CicloInVerso, proseguendo conCicloPoEtica da Torino aVenezia ripercorrendo il Po nel2010, CicloInVersoRomagnanel 2011, CicloInVersoEmiliacon Umbria e Ischia nel 2012 eCicloInVersoRoma nel 2014. Il

iniziative Vivere la cultura attraverso tappe ciclistiche amatoriali non compe>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

18 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Enrico Pietrangeli è il promotore di un format unico nel suo genere,che unisce poesia e ciclabilità: ‘CicloInVerso’. L’iniziativa ha raggiun-to diverse città italiane , portando negli anni artisti, poeti e ciclisti acondividere insieme esperienze culturali, sportive e di vita

Alice projectCicloinverso:e la poesia ‘pedala’

Page 19: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

progetto ha visto negli anniciclo-raduni consolidati daincontri culturali, spettacoli,tavole rotonde sostenuti epatrocinati dalle Unversità deiluoghi raggiunti oltre che daenti e istituzioni. La nascita delcosiddetto ciclismo culturale hapermesso di rafforzare l’incon-

tro tra il movimento del corpo eil movimento della parola, chediventano una sorta di viaggionei luoghi dell’anima e del ter-ritorio in cui viviamo.Raggiungere il benessere delcorpo pedalando e allo stessotempo poetando è possibile,sicuramente questa esperienzapuò garantire dei benefici dalpunto di vista sia della saluteche per una crescita culturalecollettiva. Si tratta di tappeciclistiche amatoriali non com-petitive, con annessi eventi cul-turali poetici e non solo, nonmancano le occasioni di con-fronto e incontro, oltre a unapprendimento e un arricchi-mento delle proprie conoscenze.Nel 2013 oltre al ciclo-raduno èstato realizzato anche un for-mat radiofonico, Love, peaceand bike che ha ospitato poeti,musicisti, ciclisti e professioni-

sti di ogni genere. Ogni manife-stazione negli anni ha seguitodei principi di coordinamento,attraverso progressive adesionicon eventi autonomi e correlati,gestiti in autonomia sul territo-rio. Ogni iniziativa proposta èstata indirizzata a un’unica eorganica manifestazione, dove

è primario l’incontro tra ciclistie poeti, nel rispetto dell’am-biente, della storia, del ciclismoe della letteratura.A chiudere il ciclo di questiincontri la pubblicazione diCicloInVerso Poesia inBicicletta, che racconta tutte letappe e i suoi trenta autori. Nelvolume è incluso un saggio sul‘900 tra bicicletta e letteraturadi Plinio Perilli e una sezione èdedicata al cicloturismo lette-rario di fine ‘800 con la figura diOlindo Guerrini. Una serie diprogetti nati da un’idea origi-nale. Ne parliamo con EnricoPietrangeli, promotore e orga-nizzatore di CicloInVerso.

Enrico Pietrangeli, lei è ilpromotore di un progettoinnovativo e ambizioso.Come è nata l’idea?“Ambizioso…Forse, se l’aspi-

19 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

titive con annessi eventi poetici>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

razione è riconsiderare emettere insieme, tra le altrecose, talune radici dei cantas-torie, l’originaria tradizioneorale della poesia ma soprat-tutto quel ruolo mitopoieticoche il ciclismo, insieme almelodramma, ha dato al nos-tro Paese permeando cam-panilismi e classi sociali; diun ambire, quindi, alla condi-visione per quanto inun’Italia caratterizzata dauno spiccato individualismo,ben radicatosi a partire dalladissoluzione dei regniromano-barbarici, tale sì dasviluppare il genio nei secoli,ma da esportazione e quasimai meritorio in patria se, infin dei conti, si emigrava conil rispettivo fardello di sogniprima ancora che per ragionieconomiche. Innovativo nellamisura in cui il riappropriar-si di ruoli e di tradizioni ciappartiene e sono le nostreradici, parte di una storia chenon è da celebrare bensì piut-tosto da intendere comememoria sedimentata evivente, che segna il passo inun futuro possibile attraver-

Page 20: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

sando la rispettiva contempo-raneità. Un percorso dunquearticolato e che parte dallafigura di Olindo Guerrini,che ha ispirato tutto questo.”

Come sono state strut-turate le diverse tappenelle città che avete rag-giunto? Quali le difficoltàmaggiori nel coordinare iciclo-raduni per la poesiain bicicletta?“Con l’impegno e il tempo liberodi quanti, credendo nel proget-to, hanno voluto contribuire arenderlo fattibile sulla base dicircostanze e di collaborazioniaccordate. Naturalmente le dif-ficoltà, soprattutto sul pianologistico e dei mezzi a dispo-sizione, non sono mai mancatecome pure, a sopperirle, c’èstata tanta passione, buonavolontà e l’arte di arrangiarsiche hanno fatto sì che il lavorosvolto abbia sempre suscitatoadeguato interesse e parteci-pazione.”

Hai anche realizzato unlibro, pubblicato daEdizioni Controluce, doveraccogli le narrazioni dellevarie edizioni svolte, manon solo: nel volume trattianche la poesia sul temadella bicicletta. Ci parli diquesto lavoro editoriale?

“Sì, ho curato un libro per uninsieme di concomitanze chelo hanno reso possibileinsieme al materiale manmano raccolto nel corso deglianni. Non solo una testimoni-anza per quanto svolto, masoprattutto lo spirito e leradici per quanto realizzatosotto la determinate spintapropulsiva di un saggio brevesul ‘900 in bicicletta chePlinio Perilli ha voluto dedi-carmi e che, naturalmente,ha trovato posto nel libroinsieme ai numerosi con-tributi prevenuti e incontratisulla tematica preposta.”

Avremo una futura edi-zione di CicloInVerso?“Non c’è mai stata nessunacertezza per un futuro,soprattutto per quanto nascespontaneamente, per unamore disinteressato tantoper la poesia quanto per labicicletta. Eppure con «Cicloinverso e diverso / altra ruotagirerà sul verso», metaforadella vita ed essenza di unesistere che, comunque vada,non potrà mai prescinderedal divenire attraverso unmovimento «nell’incompiutogiro di una pausa / in attesadi un moto perfetto».”

MICHELA ZANARELLA

iniziative Un successo decretato dalla volontà e dalla passione>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

20 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

CicloInVerso,poesia in bicilettadi Enrico PietrangeliEdizioni Controlucepagg. 208, 16.00 euro

Un libro che nasce spontaneamente,non programmato, sulla spinta inne-scata dall’incontro del 27 giugno 2014a Monte Compatri, in occasione di unriuscito cenacolo ciclo-poetico giunto acoronare il sogno di un progetto, quellodi vedere poeti e ciclisti raccordarsinella forza espressa tanto dal pedalequanto dal verso dando consistenza aquell’antico retaggio che da sempre, siapure inconsapevolmente, li vede insie-me. Un progetto che è anche un work inprogress, pedalando tra appunti, arti-coli, cronache e poi ancora continuandocon altre note in contrappunti, tra libe-ri pensieri, idee e prose, stravaganze ememorie, brevi saggi e tanta, tantapoesia, orbene ciclo-poesia a due ruotein un viaggio che continua, qui comealtrove, attraversando la mitopoiesi delciclismo per cicliche corrispondenze chetornano In-Verso.

Page 21: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Emergency è nata 20 anni fa per offrire cure gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra e della povertà.Da allora abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone grazie al contributo di decine di migliaia di sostenitori che hanno deciso di fare la propria parte per garantire un diritto fondamentale - il diritto alla cura - in alcuni dei Paesi più disastrati al mondo.Aiutaci con l’attivazione di una donazione periodica (RID): tu scegli che cifra destinare a Emergency e con quale frequenza e noi potremo pianificare al meglio il nostro lavoro e mantenere la nostra indipendenza.

Consulta www.emergency.it per scoprire come si fa.Fai la tua parte. Stai con Emergency.

EMERGENCYwww . e m e r g e n c y . i t

for Emergency

Page 22: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Adistanza di secoli il pensiero del genioLeonardo da Vinci è ancora di grande attua-

litàà, tutto ciò è dovuto alla sconfinata fiducia delfiorentino nei confronti dell’umanità. Se si riper-corrono i suoi manoscritti o si viaggia tra le sueopere è davvero un arduo compito voler circoscri-vere tali invenzioni a categorie specifiche, infatti,si puòò ben dire che è stato molto piùù di un sem-plice precursore. Egli arrivò a comprenderel’evoluzione della scienza e della tecnologia delnostro secolo. Leonardo da Vinci è una delle figu-re più importanti del Rinascimento e ha cambiatoradicalmente non solo la storia dell’arte, ma l’at-tenzione alla scienza e allo studio dell’anatomiaumana. La sua storia inizia dalla cittadina diVinci in Toscana, quale figlio illegittimo di unnotaio, Pietro e di una contadina, Caterina.Proprio il mancato matrimonio dei genitori hapermesso a Leonardo di sfuggire dalla certa car-riera da notaio e di seguire la propria passione.Fuori dai canoni di una formazione tradizionale, ilgenio fiorentino passava molto tempo davanti allafinestra a osservare fiori e animali poiché era ani-mato dall’idea che la natura fosse la miglioremaestra di vita. Il paesaggio è stato sicuramente

arte La figura di un grande visionario, abile ideatore di congegni divenuti oggi realtà e stra>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

22 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

MagicoLeonardo

Il grande inventore toscano èuna figura tanto cripticaquanto affascinante, che anco-ra oggi, grazie alle sue nume-rose intuizioni, suscita lacuriosità di studiosi e appas-sionati: una genialità ricono-sciuta in tutto il mondo

per Leonardo d’ispirazione per la sua produzioneed evoluzione, tanto da alimentare il suo piùùgrande sogno: far volare l’uomo come un uccello.Tale lunga e assidua osservazione aveva portatoLeonardo alla convinzione che il volo seguisseprecise leggi matematiche e che l’uomo potevariprodurle possedendo tutte le capacitàà motorienecessarie. Il suo sogno ricorrente era quello dicostruire una macchina che imitasse il volo degliuccelli e per far ciòò, dal 1495 fece indossare delleali ai suoi assistenti. Tale studio non si concretiz-zò, in quanto Leonardo non riuscì a trovare lamodalità giusta per dare potenza alle sue macchi-ne volanti. Deluso e amareggiato, il genio toscanosi concentrò sui pipistrelli e descrivendone il voloplanato, fu in grado di tracciare un macchinariosimile a un elicottero.

Page 23: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Come d’abitudine, l’artista girava per le strade diFirenze portando sempre con sé un quadernodestinato ad annotazioni e schizzi su alcune intui-zioni dedotte dall’osservazione del mondo circo-stante, passando dalla prospettiva all’anatomiadalla botanica alla biologia. Egli fu un vero e pro-prio uomo del Rinascimento.Qual è allora l’aspetto che lo differenza dai suoi

contemporanei? Egli era estremamente versatile

e nel continuo passare da un campo e l’altrodel sapere riusciva a eccellere con egual ardo-re e passione.Non era uno studente sistematico, la continuascoperta era il frutto di una instancabile e irre-frenabile curiosità a sperimentare nuove teoriein ambiti del tutto differenti tra loro, come adesempio la luce, la paleontologia e i dispositivisottomarini. L’incarico di ingegnere di cortenella Milano degli Sforza (1482) costituì l’op-portunitàà per progettare sistemi difensiviall’avanguarda per il Castello Sforzesco: unponte che poteva far crollare davanti al nemicoe una specie di lanciafiamme.Per un altro grande uomo di battaglia, CesareBorgia, egli disegnò apparecchi dalle potenzialitàdavvero innovative per quegli anni: il carroar-

aordinario pittore>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

23 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Si chiama 'Being Leonardo', la app che entra

nel mondo del genio in 3D

Entrare nella mente di Leonardo Da Vinci eosservare la realtà con

la sua originale visione del mondo. Un’esperienza alla portata di

tutti grazie a 'Being Leonardo', un'app su cui scorre in maniera

interattiva l'intera vita del genio del Rinascimento, dagli

ambienti in cui visse alle sue avveniristiche macchine ai celeber-

rimi dipinti. Visti anche attraverso un visore per la realtà aumenta-

ta. Lanciata in contemporanea all'apertura a Palazzo Reale a Milano

della più grande mostra dedicata al genio vinciano, Being Leonardo

- progettata da Applix e Skira - consente diverse esperienze di frui-

zione grazie a una 'timeline', cioè una tavola sinottica che organiz-

za tutti i contenuti divisi per vita, opere, idee, eventi e personaggi.

Nella sezione dedicata alle idee di Leonardo, ad esempio, si speri-

menta l'accesso al suo mondo attraverso le straordinarie invenzio-

ni, i disegni, i codici e i dipinti. Le scene reali e immaginarie dise-

gnate dal genio diventano visioni a 360 gradi e in realtà virtuale.

Ecco come funziona:

Tra gli ambienti realizzati si potranno visitare il refettorio del

Cenacolo di Santa Maria delle Grazie e alcuni celebri quadri come

la Gioconda e L'Ultima Cena. La sezione più straordinaria è quella

delle macchine e invenzioni ricostruite in 3D. I modelli tridimen-

sionali sono raccolti in grandi ambienti immersivi come canali,

città, natura, il cantiere, la battaglia, il volo. Il progetto multime-

diale è complementare al percorso Being Leonardo a Palazzo

Reale. on l'app pensata per il :

Indossando un visore Samsung Gear VR i visitatori sono stati pro-

iettati in una esperienza 'immersiva', tipo videogioco.

Un’esperienza virtuale amplificata molto simile all’essere nella

mente di Leonardo e vivere il suo mondo a 360 gradi. F.B.

In&app

Page 24: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

mato dotato di cannoni su tutti i lati e una primi-tiva mitragliatrice.Le sue invenzioni non avevano quale unico carat-tere distintivo quello militare, Leonardo amavaanche analizzare l’acqua e a tal proposito i suoischizzi rivelano nuovi sistemi di navigazione, unasorta di salvagente, gli sci d’acqua e unamaschera subacquea con tanto di abbigliamen-to da immersione molto simile all’odierna muta.Non è importante sapere se tali scoperte vennerodavvero realizzate, ciò che davvero colpisce delgenio di Leonardo è la sua dote di grande visio-nario e abile ideatore di congegni divenuti oggirealtà; si guardi al paracadute o alla biciclet-ta disegnata nelle sue componenti principali eprovvista di catena (considerato da alcuni unfalso per l’uso della matita di grafite). Leonardoaveva giàà in mente i moderni androidi, quan-do invia alla corte di Francesco I di Francia, unleone meccanico in grado di camminare senzaalcun problema.Nell’ultima parte della sua vita Leonardo era piùinteressato alla scienza che all’arte e in particola-re al corpo umano (dissezionava i cadaveri). Daimanoscritti è noto l’episodio della lunga e pazien-te attesa dell’artista toscano davanti il letto dimorte di un centenario, con il fine di chiarire lecause di una morte così serena. In seguito alla dis-

sezione del corpo dell’anziano, Leonardo riportauna testimonianza che può considersi la primadescrizione dell’arteriosclerosi.Oggigiorno, gli schizzi e le criptiche teorie hannoacquisito una forma concreta nelle riproduzioni di150 opere realizzate con i materiali dell’epoca(legno, cordame, stoffe e metallo) dall’aziendaNiccolai di Firenze, al fine di esporre in via per-manente la più grande collezione (privata) di mac-chine del genio a livello mondiale. Per poter vive-re pienamente l’esperienza delle opere e del pen-siero del Maestro del Rinascimento, vi sono alcu-ne esposizioni permanenti sparse per l’Italia: i 40modelli dedicati al volo, alla guerra, all’ingegneriaidraulica e meccanica a Venezia presso il campo diS. Barnaba, al più grande museo tecnico- scienti-fico in Italia “Leonardo da Vinci” nell’anticomonastero di San Vittore al Corpo a Milano,l’esposizione “Il genio di Leonardo da Vinci”divenuta permanente a piazza del Popolo a Roma.Le istituzioni culturali delle due prestigiose cittàitaliane, Roma e Milano, hanno promosso duran-te quest’anno diverse importanti esposizioni:“Leonardo da Vinci- l’Autoritratto” (23/06 -03/08/2015) a Palazzo Caffarelli e “Leonardo daVinci – Il genio e le invenzioni” (30/04/2009 -30/04/2016) all’interno dello storico Palazzo dellaCancelleria a Roma. Per quanto riguarda Milano,“Leonardo da Vinci” (da poco conclusa) aPalazzo Reale e la mostra interattiva“Leonardo3- il Mondo di Leonardo”(1/03/2013 - 31/10/2015) nelle Sale del Re traPiazza e la Galleria V. Emanuele II.Per conoscere la complessitàà di Leonardo daVinci artista, inventore e scienziato, alcuni stu-diosi e artisti hanno fondato nel 1993 nel suopaese natale, il Museo ideale Leonardo daVinci. Un’opportunitàà per studiosi e non diapprofondire e rileggere una figura, troppo spes-so legata alla leggenda e agli stereotipi che alcontesto rinascimentale.La strabordante creatività del poliedrico artistatoscano ha superato i confini nazionali per sbarca-re in esposizioni internazionali a Vienna, Dubai,Abu Dhabi e Singapore.La straordinaria somiglianza tra i disegni e levisioni moderne, potrebbe indurre l’uomo di oggi aimmaginare Leonardo quale viaggiatore versodimensioni parallele a bordo di una macchina deltempo, magari inventata proprio da lui!

SILVIA MATTINA

arte Leonardo amava analizzare anche l’acqua e i suoi appunti rivelano nuovi sistemi di nav>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

24 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 25: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

igazione, un salvagente, lo sci d’acqua, una maschera subacquea e uno scafandro>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Portare da Vinci a Singapore

Organizzata dalla VenerandaBiblioteca Ambrosiana e dallaFondazione Cardinale FedericoBorromeo, in collaborazione conl’ArtScience Museum di Singapore,‘Da Vinci: Shaping the Future’ haportato per la prima volta nelsudest asiatico i disegni originalidi Leonardo dal Codice Atlantico.Merito anche di un gruppo di gio-vani italiani che ne hanno curatol’aspetto multimediale

Organizzata dalla Veneranda BibliotecaAmbrosiana e dalla Fondazione Cardinale

Federico Borromeo, in collaborazione conl’ArtScience Museum di Singapore, ‘Da Vinci:Shaping the Future’ è un viaggio attraverso icapolavori di Leonardo da Vinci. La mostra haportato per la prima volta nel sudest asiatico dise-gni originali di Leonardo dal Codice Atlantico,facendo scoprire al pubblico questo immenso teso-ro conservato presso la Biblioteca Ambrosiana.Una mostra che ha avuto un enorme successo dipubblico. Merito anche della realizzazione multi-mediale che porta la firma di gruppo di giovaniitaliani. Si tratta dei creativi della ‘OLO creativefarm’, la ‘fattoria creativa delle favole’. Max DePonti, Mattia Amadori e Andrea Corti, tre ragazzicomaschi classe 1979 che, dopo la laurea in designdella comunicazione al Politecnico di Milano e altermine di tre differenti percorsi professionali epersonali all’estero, hanno realizzato il loro comu-ne sogno di costruire qualcosa insieme, lavorando

25 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 26: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

con le idee, la fantasia, la comunicazione e, soprat-tutto, con l’innovazione.I loro interventi spaziano dalla progettazione erealizzazione di video o videoclip musicali, a ‘map-ping’ e ‘projection mapping’ sulle più differentiscenografie: e che si debba proiettare su un paio diocchiali – vedi il video creato per il marchio Police– o sulle facciate dei palazzi – come ad esempionel caso della proiezione in 3D sull’architettura diVilla Olmo a Como, in occasione del ‘vernissage’ edel ‘finissage’ della mostra di ‘Boldini e La BelleEpoque’ – i ragazzi non si tirano mai indietro.Anzi: il confrontarsi con i più disparati settori econ la messa a punto di tecnologie ‘ad hoc’ e sem-pre all’avanguardia, è motivo costante di input esuggestioni diverse e stimolanti. Che li ‘costringe’a considerare e ad affrontare ogni giorno unanuova e avvincente sfida.Prestigiosi ‘brand’ italiani e internazionali, cosìcome artisti del calibro dei ‘The Muse’,‘Afterhours’ o ‘Rita Pavone’, sempre più spesso sirivolgono al loro genio creativo.L’arma del loro successo? Idee fresche e innovati-ve, la tenacia nel realizzarle, ma soprattutto lafiducia nel lavoro di squadra. Dall’ideazione allarealizzazione di un’idea, puntano molto sullaforza di un ‘team’ affiato. Non è quindi un caso sela Biblioteca Ambrosiana li ha coinvolti nell’alle-

arte “Con la mostra di Singapore ci siamo cimentati per la prima volta in un progetto che a>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

26 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

stimento della mostra ‘Da Vinci: Shaping the futu-re’. Ma chi sono realmente Max De Ponti, MattiaAmadori e Andrea Corti? E cosa significa per lorolavorare con le idee?Lo scopriremo nell’intervista che di seguito vi pro-poniamo.

Cos’ha significato per voi la collaborazionecon la Biblioteca Ambrosiana? Mattia Amadori: “È stata ed è fondamentale.Prosegue tuttora in previsione di altri progetti.Precedentemente avevamo già avuto esperienzelavorative nell’ambito museale. Ma prima di que-sta mostra la maggior parte del nostro lavoro erasempre rimasto legato all’intrattenimento. Inquesto caso, invece, ci siamo cimentati per laprima volta in un progetto che andava ad uniredue aspetti: quello didattico-museale e quello piùludico e di intrattenimento. Indubbiamente pernoi costituisce un importante riconoscimento alnostro lavoro. Ma, prima di tutto, ci ha dato ungrandissimo stimolo creativo e ci ha messi di fron-te a una importante sfida”.Max De Ponti: “Sfida che a posteriori possiamodefinire vinta: è stato rilevato che la mostra suLeonardo da Vinci a Singapore è quella che haregistrato in assoluto il maggior numero di pre-senze. Un successo che possiamo considerare unpo’ anche nostro”.

Il vostro intervento in cosa si è concretizza-to?Andrea Corti: “Per la prima volta nella sua sto-ria, la Biblioteca Ambrosiana dava in prestito aun museo estero delle opere e alcuni fogli de ‘IlCodice Atlantico’ di Leonardo. Trattandosi di unprogetto che li avrebbe legati a un Paese asiatico,dove tecnologia e innovazione sono presenti ovun-que, l’esigenza di sviluppare una parte multime-diale è risultata immediatamente indispensabile.A questo punto siamo stati contattati noi della‘OLO’ che, dall’ideazione, alla realizzazione, allaproduzione, abbiamo curato tutti gli aspetti dimultimedialità. Nello specifico, il nostro interven-to si è concretizzato nella realizzazione di anima-zioni e video esplicativi delle teorie di Leonardo, diun ‘mapping’ sull’ultima cena – con le stesse tec-nologie che usiamo per le proiezioni sui palazzi,abbiamo sviluppato un lavoro di riproduzione del-l’opera all’interno di una sala della mostra –.Abbiamo creato degli applicativi rivolti ai bambi-

Page 27: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

ni che attraverso dei giochi, hanno potuto intera-gire con le teorie sviluppate da Leonardo, riuscen-do a conoscerle e a capirle meglio”.Mattia Amadori: “Abbiamo anche lavorato allacreazione di altri video legati alle diverse inven-zioni di Leonardo. Sulla pittura abbiamo ideatouna scomposizione a livelli: una sorta di viaggioall’interno dei suoi dipinti”.

Vi ritenete soddisfatti del vostro lavoro?Max De Ponti: “Quel che preferisco del nostrolavoro è proprio il fatto che siamo continuamentestimolati da sfide sempre nuove. Nello specificodella collaborazione con la Biblioteca Ambrosiana,siamo orgogliosi di aver potuto partecipare attiva-mente a un progetto così bello e importante. Cheè stato sicuramente anche molto faticoso e impe-gnativo e che ci ha veramente portati a lavoraregiorno e notte. Dire che ci riteniamo soddisfattisarebbe però un errore: forse per la natura stessadel nostro lavoro, non ci sentiamo mai soddisfattipienamente. Probabilmente è proprio questo checi spinge a cercare di migliorarci sempre e a faredi più. Sicuramente siamo fortunati, perché fac-ciamo un lavoro che ci piace e che svolgiamo conpassione. Questa è già una grande soddisfazione”.Mattia Amadori: “Sono pienamente d’accordocon Max: ogni progetto rappresenta una nuovasfida e ci regala una nuova emozione. Ma emo-zionarci è anche una necessità: perché se nonsiamo noi i primi a emozionarci, non possiamopensare di emozionare gli altri”.

Com’è nata la ‘OLO Creative Farm’?Max De Ponti: “Io e i ragazzi ci conosciamo sindall’adolescenza e tutti e tre abbiamo studiato‘Design della comunicazione’ al Politecnico diMilano. In realtà, il desiderio di costruire qual-cosa insieme lo abbiamo sempre nutrito. L’ideadella ‘OLO’ è arrivata però dopo la laurea, alritorno da differenti percorsi all’estero: ci siamoreincontrati a Como e abbiamo deciso di prova-re a fare qualcosa di nostro. All’università, gra-zie al coinvolgimento in esperienze e progetticomuni, avevamo potuto sperimentare come,oltre all’amicizia, tra noi ci fosse anche moltoaffiatamento sul lavoro”.Mattia Amadori: “Confermo quanto dice Max.Ed è stata proprio questa stima reciproca che ciha spinti a provare a metterci in gioco e a lan-ciarci in un’avventura tutta nostra, piuttosto

che inscatolarci nel solito tran tran di stage, for-mazione e tirocini”.

A chi si rivolge il vostro lavoro?Andrea Corti: “Il nostro studio lavora tanto sullaricerca e lo sviluppo di soluzioni nuove e alterna-tive. Ciò significa che inevitabilmente il target èmolto ampio e vario perché ci confrontiamo conprogetti molto diversi tra loro. Sicuramente èrivolto a tutte quelle aziende o privati che hannonecessità di fare qualcosa di innovativo”.Max De Ponti: “Lavoriamo a 360° su tutto ciòche è comunicazione: dai ‘mapping’ e ‘projectionmapping’, alla realizzazione di video o video clipmusicali. Ma in ogni caso, cerchiamo sempre direalizzare progetti creati ‘su misura’ del cliente”.

Dall’ideazione alla realizzazione di un pro-getto: che tipo di processo mentale seguite? Mattia Amadori: “Il nostro è sempre e innanzi-tutto un lavoro di squadra. Quindi, partendo daun’idea o da una suggestione che uno di noi puòaver avuto su un determinato progetto, ci si mettetutti insieme a tavolino a lavorarne l’ideazione. Avolte l’input può derivare anche dallo stesso lavo-ro di ricerca e di studio, che è una fase imprescin-dibile per il nostro intervento. Ma ciò che restainvariato è che tra di noi c’è sempre un grande

andava a unire due aspetti: quello didattico-museale e quello più ludico e d’intrattenimento”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

27 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 28: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

confronto. Questo aspetto rappresenta un circolovirtuoso: ti aiuta a capire sul nascere le criticità diogni nuova idea. Nel tentativo di provare anche aprevenire il più possibile i problemi che si potreb-bero incontrare nella realizzazione pratica”.Andrea Corti: “Esattamente. Perciò, stabilite eapprovate da tutti le linee guida di un progetto,cerchiamo di capire in che modo andremo a realiz-zarlo. In questa fase il lavoro viene ripartito tranoi e i nostri collaboratori: intercettate le diversee specifiche competenze in modo che le nostre sin-gole potenzialità vengano esaltate”.

Che tipo di difficoltà capita di incontrare achi lavora con le idee?Andrea Corti: “Ogni progetto ha delle sue diffi-coltà intrinseche. E in lavori di carattere innova-tivo è molto facile che questo accada perché sitratta di iniziative che, magari, non sono maistate affrontate da altri prima”.Max De Ponti: “Spesso dobbiamo cimentarci concose completamente nuove, che per noi rappresen-tano delle vere e proprie ‘sfide’. Solo con l’espe-rienza, provando e riprovando, si può capire qualipossano essere le soluzioni migliori. Un momento‘arduo’ è quello in cui il progetto viene presentatoai committenti: far comprendere la nostra idea,ciò che sta dietro a un pensiero e perché sia impor-tante realizzarlo in quel modo, è molto difficile.

Soprattutto se si tiene conto del fatto che non trat-tiamo mai progetti e soluzioni ‘standard’”.

Quali sono le ‘muse’ a cui attingete peravere idee sempre nuove e interessanti?Max De Ponti: “Come accennava prima Mattia,facciamo innanzitutto tantissimo lavoro di ricer-ca, cui segue necessariamente una fase creativa,che si conclude in una fase pratica che riguarda larealizzazione tecnica di queste idee”.Andrea Corti: “Gli input poi possono provenireda qualsiasi direzione: dalla stessa fase di ricercao da un impulso nato dalle suggestioni provocatedalle varie fiere a cui partecipiamo, alla costantescoperta di novità. In ogni caso, trattando l’inno-vazione, cerchiamo di stare sempre al passo con itempi. Per noi è una necessità stare sulla crestadell’onda o quantomeno avere qualcosa di ineditosu cui poter lavorare. E svilupparlo per poter tro-vare una nuova applicazione”.

Cosa significa per voi la parola ‘creatività’? Mattia Amadori: “Significa trovare forme sem-pre nuove di comunicazione che allo stesso temposiano emozionali. Riuscire a raccontare delle sto-rie – perché una grande parte del nostro focus èincentrato sull’essere narrativi – e non semplice-mente creare una serie di effetti che stupiscano”.Max De Ponti: “L’aspetto ‘fantastico’ ed emozio-nale è assolutamente fondamentale. Non a caso,quando dieci anni fa stavamo costruendo l’imma-gine dello studio, abbiamo pensato a un nome cherichiamasse il mondo delle favole. ‘OLO’ è infattiun riferimento ai sette nani: abbiamo preso inprestito la desinenza dei loro nomi (almeno di seidi loro). L’aggiunta del ‘creative farm’ voleva inve-ce unire, attraverso l’immagine della fattoriacreativa, un aspetto più terreno, dunque realizza-bile e concreto, a quello fantasioso. Come a dire: lefavole possono realizzarsi anche su questa terra”.

Quanto contano creatività e buone idee perprogettare un futuro di successo?Andrea Corti: “Tantissimo. Le idee ma ancor dipiù la forza di volontà per portarle avanti e riusci-re a realizzarle: anche quando non si sa in chemodo si potrà concretizzare quell’intento, la volon-tà è un aspetto determinante. È fondamentaleavere delle idee. Ma se non le metti in pratica,finiscono col restare sospese nell’aria”.

CARLA DE LEO

arte “La fase creativa richiede molta ricerca preliminare”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

28 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 29: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Il borgo di Sàrmede, provin-cia di Treviso, conta 3.200

anime. Un paese circondatoda i boschi, in un territoriintriso di leggende millena-rie. Già a parlarne così, ci siimmagina un paesaggio dafavola. Cosa che deve avereun qualche fondo di verità se,trent’anni fa, l’illustratoreboemo Stepan Zavrel decisedi restarci a vivere fino allamorte,avvenuta nel 1999.

Don Alberto Rocca, quantarichiesta di Leonardo daVinci c’è nel mondo?“La richiesta è molto alta: siain Europa che in Oriente.Come Pinacoteca Ambrosiana,nell’ultimo anno abbiamo

organizzato anche due mostre,una a Singapore e l’altra aTokyo, che per la prima voltanella storia portavano i lavoridi Leonardo da Vinci nel sud-est asiatico. Fatto che, con-giuntamente al grandissimosuccesso riscosso dalle esposi-zioni, dimostra come l’interes-se per questo genio italianosia forte e vivo”.

Su quale aspetto del suoeclettico genio e della suaproduzione artistica vienemanifestato maggior inte-resse? “Tutti gli aspetti dell’opera diLeonardo da Vinci suscitanointeresse. Ma, soprattutto inOriente, stiamo osservando

una particolare attenzionesull’aspetto tecnologico. ASingapore, ad esempio, dovel’intera mostra era incentratasulla figura di Leonardo inge-gnere, architetto, musicista epittore, abbiamo notato comeil fascino predominante loesercitasse l’aspetto scientifi-co della sua produzione. Ilquale, tra l’altro, è proprioquello sul quale bisogna ripor-re la maggior prudenza e atten-zione, dal momento che abbia-mo riscontrato – e non di rado –letture facilmente fuorvianti espesso anacronistiche dei suoilavori, per esempio in afferma-zioni tipo: “Leonardo da Vinciha inventato l’elicottero”.

Che importanza rivestonooggi gli innovativi mecca-nismi inventati più di cin-quecento anni fa?“Innanzitutto, penso che l’at-tuale interesse per le scoperteleonardesche sia dovuto alfatto che noi viviamo in unasocietà che tende a privilegia-re le conoscenze tecnologiche.

Don Alberto Rocco“Leonardo: un uomo

del suo tempo, che piace ai giovani d’oggi”

Cultura / Intervista al direttore della Biblioteca Ambrosiana di Milano

29 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 30: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Mentre materie come la storiastanno ‘perdendo fascino’, tuttociò che è scienza suscita unagrandissima attrazione. Mabisogna ricordare che, nono-stante il suo grande genio,Leonardo è un uomo del suotempo, che pur avendo dellegrandissime intuizioni, resta-va inevitabilmente legato allosviluppo tecnologico di quelperiodo, che non sempre pote-va supportare queste intuizio-ni. Oltretutto, non sappiamoquanto i suoi studi avrebberopotuto influenzare il dibattitoscientifico a lui contempora-neo, dal momento che molti deidisegni anatomici di Leonardorimasero sconosciuti a lungo.Per cui, è difficile capire cosaoggi sia ispirato a Leonardo.Penso però che il supportoattuale che lui può ancora daresia grande, ma senza sovradi-mensionare questo aspetto: eraun genio, ma collocato semprenel suo tempo”.

Leonardo da Vinci fuoridalle mura della BibliotecaAmbrosiana: quali parame-tri deve rispecchiare unprogetto esterno?

“Innanzitutto è necessario unprogetto che sia scientifico,qualunque sia l’aspetto che sivuol mettere in evidenza: chesia la pittura, l’astronomia ouna panoramica sulla suaintera produzione artistica.Perché il valore di una mostrarisiede nella sua capacità diapportare qualcosa in piùsulla conoscenza. Poi ovvia-mente occorrono tutte quellegaranzie di sicurezza che assi-curino protezione a un tesoroquale quello che Leonardo ciha lasciato”.

Che valenza ha la promo-zione di un personaggiocome Leonardo da Vinci?“L’aspetto che forse più affasci-na di Leonardo è la sua polie-dricità: lui si è occupato di mol-tissime cose e di tutte inmaniera molto approfondita. È,in un certo senso, un personag-gio in continuo divenire: para-dossalmente, se oggi l’interesseper Leonardo verte soprattuttoper la sua produzione scientifi-ca, in realtà l’ambito sul qualelui ha esercitato la massimainfluenza è stata la pittura.Differenza che si è originata

perché i pittori vedevano quelche produceva. Si pensi a cosasignifichi a Milano alla fine del’400 l’esecuzione de L’ultimacena, che segna pesantementetutto quello che è poi lo svilup-po artistico dei pittori contem-poranei. Questo non può esseredetto invece delle sue trovatescientifiche”.

Da chi si compone preva-lentemente il pubblico chevisita le mostre suLeonardo da Vinci?“Il pubblico di Leonardo è unadelle più grandi sorprese, non-ché una delle cose che fa piùpiacere riscontrare, poiché ècomposto da tantissimi giova-ni. Proprio i giovani sono statialla base di alcune nostre scel-te, come nel caso della mostradi Singapore, dove, oltre aifogli del Codice Atlantico, sonostati esposti anche una seriedi modelli funzionanti, creatiapposta per la BibliotecaAmbrosiana da ingegneri eartigiani. Senza dimenticaretutto l’impianto multimedialerealizzato dai ragazzi di‘OLO’, pensato a completa-mento della comprensione deiprogetti. Questo aspetto è fon-damentale se vogliamo chel’interesse dei giovani siasempre crescente. Anche per-ché bisogna riconoscere che ifogli del Codice sono comples-si, sovente di natura meditati-va, se non addirittura rifles-sioni personali di Leonardo.Tutto il lavoro per renderecomprensibili e anche parlan-ti questi fogli non è solo affa-scinante, ma è anche unoscopo preciso che noi abbiamonei confronti delle nuovegenerazioni”.

CARLA DE LEO

arte “I fogli del Codice Atlantico sono complessi, sovente di natura meditativa”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

30 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

DDoonn AAllbbeerrttoo RRooccccaa ddiirreettttoorree ddeellllaa BBiibblliiootteeccaa AAmmbbrroossiiaannaa ddiiMMiillaannoo mmoossttrraa aallccuunnii ddiisseeggnnii oorriiggiinnaallii ddii LLeeoonnaarrddoo ddaa VViinnccii..

Page 31: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 32: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Il nostro incontro con Valentina Ghetti, in realtà,è un ‘reincontro’: infatti, l’avevamo già ammirata

al Roma Fringe Festival 2014, in cui venne selezio-nata con il monologo drammatico ‘La gabbia dicarne’ di Luca Gaeta. Già quella volta, la ragazza ciaveva realmente impressionato, raccogliendo con-sensi presso la giuria del ‘Fringe’ e una recensionemolto positiva da parte del nostro solitamente‘severo’ Giorgio Morino per ‘Periodico italiano

magazine’. In effetti, la sua interpretazione risultòun vero e proprio ‘pugno nello stomaco’. E la suaincredibile bellezza divenne l’icona stessa di quel-l’edizione del ‘Fringe’, in cui il suo viso capovoltovenne immortalato nella locandina ufficiale deldelizioso contest romano. Nel creare il timone diquesto numero, incentrato sui problemi derivantidalle crisi di crescita che si possono vivere durantel’infanzia e l’adolescenza, Valentina ci è tornata

personaggi La giovane attrice forlivese ci racconta come il teatro l’a>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

32 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Valentinafuori dalla gabbia

Tagli della carneche sono diventatitagli dell’anima:un’ideale esteticofalso e omologativorischiava di ‘segnare’ per sempre quella che oggi è una ragazzasolare e un’attriceaffermata

Page 33: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

abbia aiutata a raccontare una vicenda personale di vanità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

33 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

subito in mente per quella sua toccante interpreta-zione, che narra dell’ossessione infantile verso unideale di perfezione estetica del proprio corpo e deiprofondi complessi di inferiorità di una giovinettadi provincia nei confronti di una compagna di scuo-la. Disagi che l’hanno condotta sino ai confini piùesasperati e problematici di una controversa e com-plicata accettazione di sé. Un percorso di matura-zione doloroso, che tuttavia ha trasformatoValentina in una ragazza solare, dal fisico agile,scattante, atleticamente perfetto. A riprova di comeun ideale estetico falso, omologativo e assoluto s’im-ponga nella crescita di alcune bambine come unmodello innaturale e molto pericoloso. Nel caso diValentina Ghetti, la sua vicenda appare addiritturaincredibile, poiché per noi, oggi, lei è la ragazza piùcarina e l’attrice italiana più bella di tutte.

Valentina Ghetti, innanzitutto vogliamochiederti se sei consapevole di averci com-mosso tutti quanti, l’anno scorso, con il tuo‘La gabbia di carne’: si trattava di un monolo-go che ha raccontato alcuni momenti difficilidella tua adolescenza, oppure di ‘iperboli’tese soprattutto ad avvertire l’opinione pub-blica dei pericoli cui si può andare incontroattraverso un eccessivo ricorso alla chirurgiaestetica?“La ‘gabbia di carne’ è uno spettacolo che raccontaun periodo di 3 anni della mia vita adolescenziale dicui porto, ancora oggi, un ricordo traumatico.Dunque, per me si è trattato, più che altro, di una‘catarsi’, ma forse è proprio questa una delle fun-zioni principali del teatro: raccontare chiaramenteuna vicenda personale di vanità, di dipendenza, ditagli della carne che sono diventati tagli nell’anima.Ovviamente, per quanto riguarda la mia difficileesperienza, alla fine sono arrivata a un punto ‘svol-ta’, che mi ha definitivamente affrancata da unaserie di problemi di grave insicurezza psicologica.Questioni che mi avevano indirizzata verso unastrada completamente sbagliata, portandomi adaffidare la mia stessa vita nelle mani di un ‘macel-laio’. Se fossi stata una giovane più sicura in mestessa, probabilmente non sarei incappata nel vor-tice di una vanità sbagliata”.

Da cosa è derivata, secondo te, la trappola incui ti sei ritrovata prigioniera? Dal provin-cialismo romagnolo? Da un’ideale esteticodeformato e ingigantito dalla televisione?

Valentina GhettiAttrice, cantante, doppiatrice e Dj, pre-sentatrice, coreografa, modella, lettri-ce e tante altre attività che gravitanoattorno al mondo dello spettacolo ingenere: sono queste le diverse formedell’arte scenica che definisconoValentina Ghetti nella sua poliedricità.Ha lavorato in tantissime opere teatralie cinematografiche, ma il teatro è lasua grande passione: dopo numerosimusical e spettacoli in Romagna, si tra-sferisce a Roma. Nella capitale, impor-tanti registi le assegnano ruoli prestigiosi, sia nell’arte drammati-ca, sia in produzioni cinetelevisive, che l’aiutano a coltivare iltalento e la passione nell’interpretare personaggi molto diversitra loro. Nata a Forlì in una sera di tardo autunno, Valentina Ghettiabbandona la propria città d’origine e, dopo il diploma classico-linguistico e quello triennale all’Accademia di musical Mca diForlì, si trasferisce a Roma, dove si laurea alla facoltà di Lettere -Discipline dello spettacolo presso l’Università Roma 3, il Dams. Inseguito, comincia a frequentare le migliori scuole di recitazione,dove conosce, studia e collabora con grandi maestri dell’arte per-formativa. Valentina lavora come attrice in diverse fiction dellaRai e in importanti campagne pubblicitarie, dirette dai più notiregisti italiani, nonché in cortometraggi e film internazionali.Partecipa a diverse fiction della Rai come ‘Provaci Ancora Prof 4’;‘Gente di mare 2’; ‘La ladra’; ‘Crimini Bianchi’; ‘Rex 4’. Ha un ruolodi rilievo sia nel film tv per Rai 1 ‘Il Prefetto di ferro’, sia nella fic-tion ‘Cesare mori’, al fianco di Vincent Perez. Valentina è anche ilvolto di numerose campagne pubblicitarie come Bonduelle,Vodafone, Tim, Original Marines, Suzuky, Attak e Canone Rai,avendo in tali occasioni il privilegio di essere diretta da importan-ti registi come Paolo Genovese, Antonio d’Alatri, Federico Moccia,Cristiano Bortone, Riccardo Grandi. Non mancano le partecipazio-ni televisive a programmi come ‘Domenica in’ e ‘Decameron’ diDaniele Luttazzi. E’ lettrice del programma televisivo ‘La vocedegli scrittori’, condotto da Michele De Angelis e in onda su LazioTv sul canale 12 del digitale terrestre. Ha dato voce al personag-gio comico ‘l’Azdora Luisa’ nel programma ‘AQPP’ dell’emittenteradiofonica M2o. Nel 2009, Pupi Avati le assegna un ruolo nel film‘Il figlio più piccolo’; nel 2010, si esercita con Ennio Coltorti in‘Schermo-scena’; nel 2011, si perfeziona nel doppiaggio conRoberto Chevalier, seguendo gli incontri teatrali di MassimilianoBruno, che la sceglie per interpretare ‘Paspartù’. Nello stesso annoè in televisione in ‘Provaci ancora prof 4’ nel ruolo di Laura Donati.Nel 2012, è con Bernard Hiller e in teatro è in scena con ‘Nemichemie’ di Francesco Bellomo e con ‘Le dissolute assolte, ovvero ledonne del Don Giovanni’, di Luca Gaeta. Segue la rappresentazio-ne di ‘Sai che è successo’, per la regia di David Fiandanese. Nel2014 è Sara, coprotagonista di ‘Bad Barbies’ di Marco Costa eappare anche in ‘Maremmamara’, per la regia di Lorenzo Renzi e in‘Diabolika’, di Francesco Maria Dominedò, di prossima uscita, incui interpreta il ruolo di Ellen Castel Bol. Protagonista in diversicorti d’autore come ‘Crazy little things called love’ di DomenicoPisani e Marco Castaldi; ‘Insane’ ancora per Domenico Pisani;‘Shakespeare in Rome’ di Francesco Primavera e ‘The key and theanswer’ di Silvio Alfonso Nacucchi. Nel 2015, riceve il premio‘Stampa e talento emergente’ col corto ‘Cosa vedi’ al festival ‘Cortisenza frontiere’. Al momento, è nel cast del film in preparazione‘Cupio dissolvi’, di Antonio Ferdinando Altieri.

Page 34: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Dall’arretratezza culturale del nostro Paese?“Io unirei la seconda motivazione con la terza:attraverso i media ci viene veicolata un’immaginesbagliata. Un’ideale estetico di perfezione asso-lutamente ideologico, quasi ‘cibernetico’, ‘cam-pato per aria’. Da una parte, una forma di bigot-tismo impone di nascondere, lasciando soloimmaginare l’esistenza di un seno, o più in gen-erale un corpo perfetto sin nei minimi dettagli,mentre invece stiamo parlando di caratteris-tiche fisiche e costitutive assolutamente speci-fiche e soggettive, che dunque dovrebbero esseresdoganate da parametri di giudizio obsoleti eantiquati; dall’altra, per assurdo ci stiamo spin-gendo sempre più verso una direzione di falsifi-cazione, destrutturazione e ricostruzione diqualsiasi parte del nostro corpo, persino dellanostra immagine fotografica. Queste due cose,messe assieme, formano una contraddizionegigantesca, ovvero quella di un’arretratezzaantropologica e culturale che dà sempre piùrisalto all’immagine anziché alle qualità valorialie sostanziali delle persone. Un pericolo checonosco molto bene e di cui ho cercato di avvertirel’opinione pubblica, per i suoi aspetti subdola-mente omologativi, che ci stanno spingendo sem-pre più verso una mentalità sbagliata e derespon-sabilizzante, che arriva al punto di convincerci adaffidare completamente la nostra vita in manoagli altri. È un percorso completamente sbagliato,rispetto a una sana ed equilibrata accettazionedi sé. Immaginate cosa possa vivere, a un certopunto, una giovanissima ragazza che, a causa diun intervento sbagliato, dovuto alle superficialisottovalutazioni di un chirurgo plastico, si ritro-va senza un seno e a dover affrontare 8 inter-venti consecutivi. È una deriva pericolosa, quel-la che la nostra società sta prendendo intorno aquesti temi”.

‘La gabbia di carne’ fu selezionato per ilRoma Fringe Festival del 2014 e, nel 2015,con il corto ‘Cosa vedi’, hai ricevuto il pre-mio della stampa al Festival senza fron-tiere: quanto ritieni utili i premi e le parte-cipazioni a eventi culturali simili?“I premi, a mio avviso, altro non sono che unacarezza che viene concessa a noi artisti: una‘coccola’ per il nostro ego, perennemente frus-trato. Sta nella bravura dell’attore dimostraredi esserselo guadagnato e, quindi, farne tesoro.

Partecipare a manifestazioni come il RomaFringe Festival o il Festival internazionale diVolterra è sempre una tappa importante nellaformazione, ma non un traguardo”.

Come è nata in te la passione per il teatroe quali consigli daresti a chi, oggi, siaccinge a compiere il ‘passo’ verso questaforma artistica?”Le passioni non nascono, sono innate e congen-ite: fanno parte del nostro Dna. Non sono figliad’arte e non son cresciuta in una famigliaappassionata di cinema o di teatro: ho soloseguito il mio istinto. Ho trascorso la miainfanzia arrampicandomi sugli alberi e corren-do nei campi di grano, ma credendo sempre difar parte di un grande spettacolo. Per questostaccavo i pomelli delle tende e li usavo comemicrofoni, correndo per tutta la casa. Sin da gio-vanissima espressi il mio interesse nello studi-are recitazione e, appena trovai una scuolaadatta nella mia piccola città di provincia, nonesitai. Avevo 15 anni: ne sono passati quasi ildoppio e, se guardo all’indietro, mi sento soddis-fatta per aver seguito il mio sogno, malgrado tuttele difficoltà che questo ha comportato. A chi siaccinge a compiere il ‘passo’ verso questa profes-sione, vorrei ricordare che si tratta di un lavoro,non di un gioco e, in quanto tale, esige studio,costanza, autodisciplina e, ovviamente, unavocazione e un talento. Credo che si debba com-piere una profonda analisi di sé prima di decideredi percorrere questa strada, in quanto i nervisaranno sempre messi a dura prova e, spesso, ci sisente vacillare. Ma quando arriva l’applauso, ognidolore svanisce, almeno per un po’…”.

Corsi di recitazione, di dizione e work-shop: quanto è importante la formazione el’aggiornamento per un’attrice?”Come sarebbe un mondo in cui i medici nonapprofondissero quello che credono di conosceree gli avvocati non si aggiornassero sulle nuoveleggi? La stessa cosa vale per la nostra profes-sione: è fondamentale tenere il proprio stru-mento sempre ‘oliato’ e allenato a essere plas-mato. Per questo motivo, risulta assai utilesfruttare i ‘tempi morti’ che il nostro mestiere ciconcede tra un lavoro e l’altro. Certo, la migliorscuola è sempre la pratica, ma se questa e il tal-ento non vengono supportati da uno studio

personaggi “I premi, a mio avviso, altro non sono che una carezza c>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

34 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 35: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

perenne su di sé, si può ‘vacillare’. La tecnica puòdarti sicurezza: consiglio, pertanto, di frequentarebuone scuole e di scegliere maestri dai quali‘rubare’ spunti e farsi indirizzare, scegliendo,infine, un proprio personale metodo adatto allecaratteristiche che ognuno possiede”.

Entriamo nelle riflessioni personali e pri-vate: la solitudine e il dolore cosa rappre-sentano, oggi, per Valentina?”Credo di essere un ‘animale sociale’. Amo studi-are le persone con grande apertura d’animo esenza giudizio, perché per me il mondo è la prin-cipale fonte d’ispirazione. Per contrasto, quandola sera rientro a casa, adoro vivere in solitudineil mio rifugio: affogare nei miei pensieri, nellamia musica e nelle mie letture. Vivo sola da

dieci anni in un piccolo appartamento e sonomolto gelosa dei miei momenti di privacy. E nonho mai convissuto. Il dolore è una delle mollepiù potenti per l’arte, insieme all’amore: senzadolore non esisterebbe la necessità di comuni-carlo e, di conseguenza, buona parte dell’arte.Ogni essere umano ha le proprie battaglie dacombattere. E non esistono dolori più grandi dialtri: dipende sempre da come la nostra sensi-bilità ce li fa vivere. Sono una persona che sof-fre un perenne ‘mal de vivre’, ma al contempolotto per farne uno strumento di emozioni posi-tive, trasfondendolo. Così, per esempio, è nato ilmio spettacolo ‘La gabbia di carne’. Noi artistiabbiamo una ‘chiave’ per elevare il dolore, perfarlo emergere grazie a delle rappresentazioni:consiglio anche a chi non ritiene di possederedoti artistiche di trovare la propria ‘forma’ perveicolare il dolore e renderlo un aspetto vin-cente di sé. In fondo, senza dolore non ci sarebbecrescita…”.

’Musical suite’; ‘Canto di Natale’;‘Broadway tonight’; ‘Sognando Broadway’;il musical; il Sistina; la commedia musi-cale: con chi ti piacerebbe lavorare e qualespettacolo del genere ricordi con piacere?”Questa estate ero in scena, in alcune tappe perl’Italia, con ‘Le dissolute assolte’. Adesso, stoiniziando la preparazione del film “Cupio dis-solvi” di Antonio Altieri. Per esser coerente conquanto detto sopra, per tutto il mese di luglio hoseguito uno stage di perfezionamento sul‘Metodo Orazio Costa’, condotto da PatrizioCigliano. Insomma, non c’è tempo da perdere”.

E l’amore?”Per quanto riguarda l’amore, esiste unadomanda di riserva? Sono un’inguaribileromantica ed è per questo che sono sola: laricerca del mio principe azzurro - maledette lefavole che leggiamo nell’infanzia - è sempre inatto, ma sono una donna esigente e ho un carat-tere molto particolare e complicato. Chissà seriuscirò a trovare, un giorno, chi mi farà tremarele gambe. Nel frattempo, lavoro su me stessa, cer-cando d’esser indipendente e centrata: solo così,un eventuale rapporto sarà sano e bilanciato.Amo essere sorpresa e soffro terribilmente lanoia: quindi, dichiaro aperti i ‘casting’…”.

GIUSEPPE LORIN

35 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

concessa a noi artisti”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Page 36: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Quando abbiamo affrontatol’argomento fumetti e

cinema nel numero di aprile diquest’anno di Periodico ItalianoMagazine, lo abbiamo fattoinquadrando quasi esclusiva-mente la rivalità tra MarvelStudios e DC Comics, sorvolan-do su una questione molto com-plessa ed eccessivamente tecni-ca come quella dei diritti disfruttamento dei vari perso-naggi: se in casa DC tutti idiritti appartengono allaWarner Bros, nel caso dellaMarvel alcuni degli eroi piùfamosi della Casa delle Ideenon possono essere usati neifilm degli Studios, perché a suo

tempo ceduti ad altre case diproduzione. È questo il caso deiFantastici 4, la famiglia disupereroi più famosa deifumetti e già portata sul gran-de schermo in due pellicole,dirette da Tim Story nel 2005 enel 2007, sotto la sigla della20th Century Fox. Tanto grade-vole e d’intrattenimento ilprimo quanto deludente e scon-clusionato il secondo, questidue film non sono riusciti a rag-giungere i risultati prefissati albotteghino, relegando per ottoanni nel dimenticatoio iFantastici 4.Per non perdere i diritti disfruttamento di questi perso-

naggi così popolari e altrettan-to sfortunati al cinema, la Foxha deciso di realizzare unnuovo film, un reboot intitola-to Fantastic 4, affidandone laregia al giovane e promettenteJosh Trank, autore nel 2012del sorprendente Chronicle.Un progetto inizialmentesalutato con entusiasmo dagliappassionati, convinti cheTrank sarebbe stato in gradodi restituire dignità al quar-tetto di eroi creati da Stan Leee Jack Kirby nel 1961. Unentusiasmo che si è spentogradualmente, prima con l’an-nuncio della scelta del giovaneattore di colore Michael B.

cinema Un film nato male e realizzato peggio, mera manovra di marketing che p>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

36 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Gli orribili4Il ritorno in sala dei Fantastici 4, funestato fin dall’inizio della produzio-ne da polemiche e perplessità più o meno fondate, alla prova dei fatti sidimostra più che debole, candidandosi seriamente al titolo di film piùbrutto del 2015 e, forse, dell’ultimo decennio

Page 37: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Jordan per interpretare il cau-casico Johnny “La TorciaUmana” Storm, poi per i conti-nui diverbi tra Trank e la pro-duzione per i filmati poco con-vincenti e una trama che sidiscostava palesemente daquella che è la storia tradizio-nale dei F4, basata sulla fami-glia e il sacrificio per quellostesso vincolo. Gli interpreti,in questo senso, non sono statiaiutati nel loro lavoro, risul-tando legnosi al limite dellamono-espressività,Arrivati alla prova della sala,possiamo dire che i timori deifan erano ben poca cosa in con-fronto alla realtà: Fantastic 4 èuno dei peggiori film che sianomai stati impressi su celluloi-de. Non si tratta di differenzecon il fumetto, ma di gravicarenze registiche, di sceneg-giatura e realizzazione.Partendo proprio dalla regia,il trentunenne Trankha dimostrato enor-mi limiti nella gestio-ne di una produzionecosì importante,scontrandosi ripetu-tamente con la pro-duzione, fino ad arri-vare a isolarsi in unatenda durante leriprese, senza intera-gire con la troupe e ilcast. Si parla didivergenze creative,che lo stesso registaha rivendicato in untweet datato 6 agosto,poi rimosso, nelquale si parla di unaversione completa-mente diversa delfilm che avrebbe sod-disfatto critica e pub-blico. Bisogna anchedire che i produttori hannoanche accusato Trank di uncomportamento ai limiti della

sociopatia, con attori a cuiveniva imposto di respirare esbattere le ciglia in momentiprecisi della ripresa. Sul ver-sante della sceneggiatura, fir-mata dall’autore dell’ottimoX-Men Giorni di un FuturoPassato Simon Kinberg, èmolto più che lacunosa e inalcuni casi delirante, piena diumorismo fuori luogo e dieventi che si succedono senzaapparente successione logica,come se il filmfosse in realtà unasemplice sequenzadi diapositivesenza contesto. Pernon parlare dellacaratterizzazionedei personaggi: sesi hanno per lemani delle vere eproprie icone dellacultura pop, non lesi può stravolgere

a 360°, rendendole non soloinsopportabili nella loromonocromatica piattezza, ma

anche impossibili da recupera-re in un eventuale sequel. Si èsaputo, sempre attraverso ibattibecchi tra produzione eregista, che molte scene giratenon sono state inserite nelmontaggio finale o addiritturarigirate quando la pellicolaera già in avanzata post-pro-duzione. Tecnicamente poi ilfilm ricorda uno di quei B-movies, degli anni ’80, coneffetti digitali al limite del-

l’amatoriale, facendo un tortoa quella categoria di film che,pur limitati nei mezzi, eranocarichi di passione ed entusia-smo, totalmente assente inquesto kolossal dell’errorecinematografico. Un film natomale e realizzato peggio, meramanovra di marketing cheperò non riesce a raggiungeregli standard elevati dei filmMarvel Studios che, nonostan-te alcuni scivoloni più o menovistosi, hanno definito unostandard per il genere. Quinon si parla di un brutto filmtratto da un fumetto, ma diuna pellicola inguardabile nelsuo complesso, destinata afare scuola alla voce “comenon si fa un film” nei vari testidelle scuole di cinema.

GIORGIO MORINO

37 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

però non riesce a raggiungere gli standard elevati dei film Marvel Studios>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Page 38: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

leggere Nuove avventure per Temperance Brennan: una trama che sfiora il pa>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

38 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Dalla consolidata e incisiva penna della famosa antropologa forenseamericana è nata la popolare serie tv di genere ‘dramedy’: il nuovo libro,‘La verità delle ossa’, racconta un mondo che sconfina nel soprannaturale

«Io cerco di non dimenticare mai che lavoro coni morti, sì, ma per i vivi: aiutando le famiglie

di una persona scomparsa, o offrendo la mia testi-monianza in tribunale affinché sia fatta giustizianel caso di un crimine violento». Con queste paro-le Kathy Reichs descrive il suo lavoro al labora-

Una vitada Bones

torio medico-legale di Montreal in Canada e lavita di tutti i giorni. Oltre ad essere una dei pochiantropologi forensi certificati dall’AmericanAcademy of Forensic Sciences, la Reichs è scrittri-ce di numerosi best-sellers e produttrice dellaserie televisiva ‘Bones’. La scienza e le ossa da

Page 39: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

esaminare sono alla base della sua attività profes-sionale e senza di ciò non potrebbe dare vita aitanti romanzi dove la protagonista è l’introversadottoressa Temperance Brennan.A portare la vita e i romanzi dell’antropologaKathy Reichs in una serie televisiva di successo ciha pensato nel 2005 la penna di Hart Hansoncon ‘Bones’. La tv unita alla letteratura ha dasempre creato realtà interessanti e il telefilm pro-dotto dalla 20th Century Fox dove le indagini dicomplicati casi di omicidio si basano sull’analisidelle ossa delle vittime con un vero e proprio stu-dio antropologico, ha incollato davanti al videomilioni di telespettatori, che si sono appassionatialle vicende della Dottoressa Temperance e allasua squadra di ‘topi di laboratorio’, detti ‘squints’nel gergo specifico. Ma la particolarità della seriesta nel fatto che il genere unisce il dramma allacommedia, è definito ‘dramedy’ in quanto ai casidi omicidio e alle indagini scientifiche si aggiungeuna sorta di umorismo velatoche rende il tutto più originalee meno pesante ed impegnati-vo. A rendere efficace il lavoroè anche l’intesa tra i personag-gi principali, Booth e Brennan,sono i loro battibecchi, le lorodivergenze a rendere accatti-vanti i dialoghi e ad accenderel’attenzione. Lui, uomo d’azio-ne con un particolare istintoda poliziotto, è un agente spe-ciale dell’FBI, lei, scienziatarazionale e dal carattere nonfacile, insieme si troveranno acollaborare e nascerà una pro-fonda amicizia, che lasceràintuire a qualcosa di più.Humor, romanticismo e indagi-ni serrate sono gli ingre-dienti per una fiction che sirivela vincente. E sono giàdieci anni che continua lafortunata serie, un cult checonferma l’interesse per gliepisodi dedicati aTemperance Brennan, negliStati Uniti su Fox, in Italia in chiaro nei canaliMediaset e sul satellite da Fox Crime. Ad accre-scere l’interesse per il genere è il binomio lettera-tura-televisione, che ha incuriosito anche i non

amanti della lettura. Kathy Reichs è riuscita aportare nelle librerie italiane con Rizzoli un filo-ne narrativo thriller molto particolare. E il diciot-tesimo romanzo ‘La verità delle ossa’ oltre a pro-

seguire la struttura seria-le del genere, questa

volta sconfina nelsoprannaturale.

L’indagine di questo capitoloriserva qualcosa di diverso,l’incontro con una detective

aranormale, ma alla fine saranno le ossa, minuziosamente analizzate, a tracciare la verità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

39 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

l ’autriceKATHY REICHS è nata a Chicago, lavora come antropologa forense in

Québec e insegna nel dipartimento di antropologia dell’Università di

Charlotte, nel North Carolina. Autrice di thriller fra le più affermate a livello

mondiale, ha conquistato milioni di lettori grazie al personaggio della dot-

toressa Temperance Brennan, protagonista anche della popolare serie tele-

visiva Bones. Fra i suoi ultimi romanzi, tutti bestseller pubblicati in Italia da

Rizzoli e in gran parte disponibili nel catalogo BUR, ricordiamo Le ossa del

diavolo (2008), Duecentosei ossa (2009), Le ossa del ragno (2010), La cac-

ciatrice di ossa (2011), La voce delle ossa (2012), Le ossa dei perduti (2013)

e Le ossa non mentono (2014).

La verità delle ossaDi Kathy ReichsRizzoli EditorePag.336, 19.50 euro

Page 40: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

autodidatta porterà laprotagonista a con-frontarsi con una real-tà molto più comples-sa del previsto, il ritro-vamento di un regi-stratore in un boscoriporta sulle tracce diuna ragazza scompar-sa da anni. La voce registrata è angosciata e ter-rorizzata, come se qualcuno avesse sottoposto lagiovane donna a minacce e violenze. SecondoHazel Strike, l’improvvisata cyber segugio di casiirrisolti, quella voce appartiene a Cora Teague,una diciottenne, e i resti senza nome forse sonoarchiviati nel laboratorio dell’antropologa. È quelforse che lascia aperto il dubbio e che induce laBrennan a non sottovalutare le convinzioni dellagiovane detective. Decide di andare nel bosco e lìsi rende conto che qualcosa di macabro e terribileè accaduto davvero: “Tralicci, alberi e pali darecinzione proiettavano lunghe ombre da casadegli specchi sulla strada e sui campi che si esten-devano su entrambi i lati… Demoni? Alieni?Ninfe? Elfi? Chi lo sa? Queste montagne abbonda-no di tipi strani.”La vicenda si fa sempre più misteriosa e sarannole ossa, minuziosamente analizzate, a tracciare laverità. Elementi esoterici arricchiscono la vicenda

fino a condurci verso il mondo delle sette satani-che, oltre al tentativo di abbinare ossa a personescomparse, come di consuetudine alle precedentipubblicazioni. Kathy Reichs ha una scritturatagliente, avvincente, che induce a non interrom-pere la lettura, non ci si annoia, in quanto lasuspence mantiene alta e viva l’attenzione. Ci tro-viamo di fronte ad una narratrice che sa unire lecompetenze scientifiche alle abilità scrittorie,legare mistero, ironia, emozioni non è affatto faci-le, anzi, se non si riesce a mantenere un buonritmo e una struttura degna del genere si rischiadi perdere fluidità e interesse. Quello che potreb-be a lungo andare penalizzare l’autrice è il ripe-tersi nei contenuti, se non si rende originale latrama, si rischia di creare un deja-vu narrativoche non giova a una produzione letteraria ormaiconsolidata. Il romanzo di questo genere induce arileggere Joyce Karol Oates, autrice statunitensedi prosa moderna, in particolare di thriller psico-logici, dove si affrontano le ombre della narrazio-ne con strumenti da detective story. Sicuramenteè meglio addentrarsi nelle pagine del romanzo cheposizionarsi davanti allo schermo della tv per‘Bones’, le due realtà seppur affini presentanocomunque delle divergenze e la fantasia del letto-re va oltre a ciò che propone la fiction. Consigliatoagli appassionati di storie oscure.

MICHELA ZANARELLA

leggere Un libro consigliato agli appassionati di storie ‘oscure’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

40 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

La serie di Temperance BrennanQui di seguito l’elenco completo dei libri scritti da Kathy Reichs da cui è trat-

ta la famosa serie televisiva Bones:

Corpi freddi (Déjà Dead, 1997), Rizzoli, 1998 - Bur, 1999

Cadaveri innocenti (Death du Jour, 1999), Rizzoli, 1999 - Bur, 2000

Resti umani (Deadly Decisions, 2000), Rizzoli, 2000 - Bur, 2001

Viaggio fatale (Fatal Voyage, 2001), Rizzoli, 2001 - Bur, 2002

Il villaggio degli innocenti (Grave Secrets, 2002), Rizzoli, 2002 - Bur, 2003

Ceneri (Bare Bones, 2003), Rizzoli, 2003 - Bur, 2004

Morte di lunedì (Monday Mourning, 2004), Rizzoli, 2004 - Bur, 2005

Ossario (Cross Bones, 2005), Rizzoli, 2005 - Bur, 2006

Carne e ossa (Break No Bones, 2006), Rizzoli, 2006 - Bur, 2009

Skeleton (Bones to Ashes, 2007), Rizzoli, 2007 - Bur, 2009

Le ossa del diavolo (Devil Bones, 2008), Rizzoli, 2008 - Bur, 2009

Duecentosei ossa (206 Bones, 2009), Rizzoli, 2009 - Bur, 2010

Le ossa del ragno (Spider Bones, 2010), Rizzoli, 2010

La cacciatrice di ossa (Flash and Bones, 2011), Rizzoli, 2011

La voce delle ossa (Bones are Forever, 2012), Rizzoli, 2012

Le ossa dei perduti (Bones of the Lost, 2013, Rizzoli, 2013

Le ossa non mentono (Bones Never Lie, 2014), Rizzoli, 2014

La verità delle ossa (Speaking in Bones, 2015), Rizzoli, 2015

In basso a sinistra la copertina del primo libro.

Page 41: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 42: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Corrado Calabrò è innanzitutto un poeta. Accoltoinizialmente con scetticismo dai ‘detentori del

sapere’ e dalle ‘baronìe’ culturali - poiché anche chiscrive poesie o narrativa viene ‘controllato’ da ‘con-venticole’ che, per fortuna, si sta cominciando acombattere in diversi ambienti e settori, le suepoesie giovanili ci raccontano un mondo semplicee ingenuo, in cui veniva naturale riuscire a sot-trarsi a molte contaminazioni e sollecitazioni eso-gene. Perché la poesia è un qualcosa di profonda-mente emotivo, che s’impossessa della nostra inte-riorità, dettando le sue regole quando meno ce loaspettiamo. Ci si emoziona, ma è un tipo di emoti-vità che può stravolgere la giornata scelta dallapoesia per comunicare con chi umilmente si metteal suo servizio, perché non c’è vera arte se non c’èmeraviglia. Corrado Calabrò, giurista e scrittore,già presidente dell’Autorità per le garanzie nellecomunicazioni (Agcom), è uno dei poeti in linguaitaliana più tradotti nel mondo. Alto funzionariodello Stato, a 25 anni fu capo dell’Ufficio legislati-vo al ministero del Lavoro; a 27 divenne Vicecapo

di Gabinetto del premier di allora, Aldo Moro,presso la presidenza del Consiglio dei ministri;dopo 45 anni di magistratura, durante i quali èstato anche presidente del Tar del Lazio, oggi èpresidente aggiunto del Consiglio di Stato.

Presidente Calabrò, in un’intervista diqualche anno fa, Lei mi raccontò di esser natosulla riva del mare e che, in certi autunni, lemareggiate giungevano fino alla soglia dellasua casa ai bordi della spiaggia. Puòdescriverci altri attimi così pieni di poesia?“Sì, sono nato in riva al mare. Non ricordo l’età incui ho cominciato a nuotare: dev’essere stataantecedente a quella della ragione. Per me, è diffi-cile immaginare che uno non sappia nuotare, cosìcome non ci passerebbe mai per la testa che qual-cuno non sappia camminare. Avevamo una casa divilleggiatura a Bocale (una località a soli quindicichilometri da Reggio Calabria, che a quei tempisembrava Macondo), al bordo della spiaggia. Inautunno, con le mareggiate, le onde giungevano fino

autori Il giurista calabrese scrive poesie dall’età di 15 anni e nei 45 trascorsi in magistr>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

42 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Parallelamente al suoruolo di alto funziona-rio dello Stato, il giuri-sta e scrittore è uno deipoeti in lingua italianapiù tradotti al mondo.In questa intervista ciracconta il suo percorsointeriore

L’infanzia ‘poetica’di Corrado Calabrò

Page 43: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

alla soglia di pietra e la smuovevano. Lì, ma anchealtrove, sulla costa ionica, a Locri, a Roccella e aSoverato, dove avevo dei parenti, d’estate facevograndi nuotate. Tra l’altro, ho attraversato a nuotopiù volte il tratto di mare lungo la costa di Riace,senza sospettare minimamente che sotto di me, apochi metri d’acqua, vi fosse un’altra presenza: quel-la dei guerrieri di bronzo, rimasti distesi sopra unletto di sabbia per millenni e levatisi in piedi aigiorni nostri, come se soltanto in quest’epoca e sola-mente per noi essi dovessero prendere forma dall’in-conscio dello scultore che li ha plasmati. Due statuebellissime: le più belle statue in bronzo che ci sianopervenute dall’antichità. Due corpi perfetti, contem-poranei, ma con gli occhi di chi non ha più fretta. Daragazzo uscivo in mare anche di notte, coi pescatorie, di giorno, con la barca a vela. Passavano al largole navi che attraversavano lo stretto di Messina e,pian piano, s’allontanavano, fino a venire ingoiatedalla distesa liquida. Avrei voluto seguirle, a nuotoo in barca, fino a vedersi aprire, innanzi a me, unnuovo orizzonte. È questa la sensazione che il maremi ha lasciato dentro per sempre: la possibilità, omeglio l’impulso, a sfuggire al condizionamentodelle strade, ferrate o asfaltate, terrestri; l’aspi-razione a inoltrarmi in una dimensione inesplorata.Lo stesso impulso che, proprio in quell’epoca - avevo15 anni - m’indusse a scrivere le prime poesie. Nellamia infanzia e nella prima adolescenza ho vissutocome una ‘doppia vita’: d’inverno studio, orari darispettare, impegni da onorare, applicazione fun-zionale ai programmi impostimi. Non si scherzavacon lo studio, a casa mia. Mi veniva continuamenteportato a raffronto, dai professori ancor più che damio padre, l’esempio dei miei fratelli: una mia sorel-la aveva conseguito la maturità classica a sedicianni appena compiuti; mio fratello a diciassette. Puressendo sulla media dell’otto, io che presi la matu-rità a diciott’anni ero il ‘ritardato’ della famiglia.L’estate era tutta un’altra cosa: era vacanza, ‘vaca-tio’ da qualsiasi imposizione. Da giugno a ottobrevivevo nella casa di campagna, dalla soglia sempreinsabbiata per le ‘onde lunghe’ che giungevano alambirla; con una decina di cani da caccia (sette-ottodi mio zio) che la notte circolavano liberamente percasa. Non c’era illuminazione pubblica nei paraggi.E, quando ‘annottava’, calava sulla casa un buionero come un secchio di pece. Ma nelle notti di luna,un chiarore innaturale filtrava dagli infissi e i caniraschiavano la porta per uscire. Dormivo spessosolo, con un ‘fuciletto’ calibro 32 appoggiato accanto

alla spalliera del letto:soltanto il sabato sera e nelmese di ferie mi raggiungevamio padre. Andavo, se neavevo voglia, a pesca di nottecon i pescatori. E quand’erastagione, andavo a caccia,alzandomi prima dell’alba,col fattore Peppe e i suoi figli,i quali portavano sulle spallei gabbioni con le quaglie, chefacevano da richiamo. Certevolte, a caccia ci andavoanche da solo, intorno agliundici anni, col mio fucilettocalibro 32 e con due-tre cani,battendo la campagna dallecolline fino al mare. Oppure,prendevo il largo in barca avela, con qualche altroragazzo. Spesso, quand’erolontano dalla riva, mi tuffavoper tornare a nuoto. Dopo laprima impressione, il maremi accoglieva con una carez-za tiepida e avvolgente; misosteneva come un palloneelastico; mi toglieva la sete; atratti, quand’era liscio, quasimi assopivo, facendo il ‘mortoa galla’. Nessuno si spingevacosì lontano, a nuoto, comeme. Ero considerato unpazzo dalle mogli dei pesca-tori e dei contadini sparsicon le loro casette lungo lacosta: richiamavano congrida lamentose i lororagazzi perché non miseguissero nelle mie sfide aoltranza con il mare. E leggevo, furiosamente. Se eropreso da un libro, me ne restavo un paio di giorni aletto (leggevo prevalentemente a letto). Sì, vivevouna vita alternativa, in due mondi completamenteseparati: in inverno scuola e città; in estate mare,terra bruciata, libertà trasgressiva. Quel mondovenne spazzato via quando avevo sedici anni: il ter-reno passò di mano e io non ci rimisi più piede, comese all’improvviso non esistesse più. Cosa m’è rimas-to dentro? Rigorosa osservanza dei doveri di Stato elibertà di saggiare all’estremo le mie forze in assolu-

ratura, nella rigorosa osservanza dei doveri di Stato, ha pubblicato numerosi libri>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

43 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Ecce tibi filius di Corrado Calabrò

Hanno spigoli netti le ombredelle case sventrate di Grozny.

Nere, la luna spinge madri insonnitra mucchi di neve alla ricerca,ogni notte, in spazi troppo bianchi.

Cercano la loro via alla vita,la loro via alla morte, i nostri figli.Svoltano, a un isolato di distanza,da un altro lato; ed è per questo cheè così raro che li ritroviamo.

L’attesa di ogni madre è una monetache subisce ogni volta una tonsura.Stringe forte alla gola in un nodo,spolverato di bianco, il fazzoletto;imperlate di bianco la fronte, le palpebre. Passa sulle labbra,il vento, e le dissecca come un lapisemostatico, e via spazza le stradeschiaffeggiando bandiere bruciacchiate.

Visori dell’ansia, solo gli occhi ardono nelle occhiaie come carboni.Guidano a una ricerca dissennata:non della mamma, ma di munizioni,abbisognano i figli, se vivi;e pesano troppo, se morti,perchè nessuna madre al mondo possariportarseli indietro sulle braccia.

Accanto a corpi illividiti giaccionoferree ghirlande, le sole che il ventonon spazza: nastri di mitragliatrici,cingoli spezzati di goffie fumanti carri disarmati.

Lì, fermato per sempre e ancora in fugacome un pompeiano calcinato,lì, madre, quasi una foto di guerra,lì in cima alla torretta puoi guardare,come a un monumento familiare, all’immolato corpo d’antracited’un figlio di madre lontana.

Page 44: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

ta autodeterminazione. In seguito, ebbi la fortuna diveder pubblicate le mie prime poesie, scritte tra iquindici e i diciotto anni, da Guanda, grande editoredi poesia dell’epoca, in una sua collana minore. Efurono bene accolte, dando luogo addirittura a una‘querelle’ letteraria tra Domenico Rea e PietroCimatti. Spontaneismo, istintività d’artista,immedesimazione nella natura per innato talento:Domenico Rea aveva visto, nella mia poesia, tuttequeste cose. “Ma quale freschezza istintiva!”, gliaveva dato sulla voce Cimatti: “La poesia di Calabrònon va verso il sud dei sentimenti primitivi, naïfs,sanguigni; va verso il nord metafisico delle ricerchedi assoluto, colte e sapienti sotto il palpito dei senti-menti…”. Poi venne quello che Jean-Paul Aron hadefinito il periodo di ‘glaciazione della cultura’ es’impose, in poesia, l’artificio, il rifiuto di qualsiasisignificato, il pregiudizio per cui prima si stabilivachi erano i poeti (gli appartenenti a un certo grup-po) e dopo, solamente dopo, che cos’era la poesia: ilprodotto esclusivo degli appartenenti a quella ‘cer-chia’. Io, invece, non appartenevo a nessuna congre-ga. Per di più, in quegli anni, vincendo un concorsodopo l’altro ero diventato, giovanissimo, consiglieredi Stato: venni ‘ostracizzato’ spietatamente. Con glianni, tuttavia, la mia poesia si è diffusa all’estero in

maniera sorprendente. Per cui, si ripropone l’inter-rogativo: può la poesia comunicare, o comunqueessere intesa in un’altra lingua? O viene, piuttosto,fraintesa? Sia quel che sia, purché sia poesia…”.

Diversi passaggi e tanti cambiamenti hannosegnato la storia umana: secondo lei, qualisono da ritenersi fondamentali per la culturae quali, invece, ancora ci attendono?“La possibilità del contatto istantaneo tra personedistanti migliaia di chilometri cambia il nostromodo di stare al mondo e gli stessi concetti di comu-nità, vicinanza e contemporaneità. Oggi, un ragazzodi Frascati può avere un rapporto più immediatocon uno di Kathmandu, piuttosto che col propriovicino di casa. Il cambiamento impresso al mondoda Steve Jobs non è minore di quello di JohannesGutenberg: è secondo soltanto all’invenzione dellascrittura. La società è divenuta globale nell’econo-mia, ma anche culturalmente. Ciò è assolutamentevero per la musica; per la scienza, che peraltro uti-lizza preferibilmente l’inglese; per la pittura; per lafotografia (la foto del bambino morto sulla riva delmare in Turchia ne è una conferma); lo è abbastan-za per la narrativa; lo è un po’ meno per la poesia.La poesia, in sé, è una scommessa estrema: dire

autori “La poesia è una scommessa estrema: dire qualcosa di non detto, forse d’indici>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

44 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

DA LEGGERE / per conoscere meglio Corrado Calabrò scrittore, saggista e poeta

Le reti di comunicazione di nuovagenerazione innesco indispensabileper far ripartire un'economia - quellaitaliana - oramai strutturalmente sta-gnante e far protendere il Paese versouna "società dell'informazione"moderna, efficiente e pluralista.Rete Italia di Calabrò Corrado e Corrao Barbara2009, Rubbettino

Come in una "fiction stellare", un som-movimento immenso ha sconvolto laterra. In un fantastico racconto oniri-co, Calabro rappresenta l'ansia deinostri turbamenti, di un passaggioepocale che sembra stravolgere ilvolto stesso del pianeta.La stella promessaCalabrò Corrado2009, Mondadori

Un'antologia che raccoglie l'operapoetica di Corrado Calabrò, presen-tandola cronologicamente: dai com-ponimenti degli anni Sessanta eSettanta a quelli degli anni Ottantafino ai testi composti negli ultimidecenni.Una vita per il suo verso. Poesie (1960-2002), Calabrò Corrado2002, Mondadori

Page 45: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

qualcosa di non detto, forse d’indicibile, usando leparole, vale a dire il mezzo più usato, più ‘sciupato’dall’utilizzo quotidiano. La traduzione comportauna duplice scommessa: dire poeticamente qualcosa,restando il più possibile fedeli a quel che l’autore hadetto mediante una combinazione di ‘significanti-significati’, espressi in un momento felice in un’altralingua. Io, vanitosamente, vado orgoglioso dellatraduzione delle mie poesie in molte lingue, ma neirecital all’estero, in lingue anche molto diverse(svedese, polacco, ungherese, danese, serbo, russo,ucraino…) io interrogo i volti degli astanti pervedere se posso cogliere, in essi, almeno un’e-mozione in coincidenza con certe espressioni”.

Qual è, oggi, il suo rapporto con la mitologiagreca e quale valenza essa possiede nelmondo attuale, in cui Europa sembra trabal-lare sul dorso del ‘toro’?“Nella poesia greca, fu soprattutto il ricorso al mitoa dare un senso profondo e un’evocazione indetermi-nata (l’indeterminatezza è un ‘lievito’ per la poesia)alla narrazione e alle allusioni poetiche. Il mitomescola e rifonde la visione del reale con i sogni, l’e-vocazione di memorie ancestrali con la fantasia, lepulsioni dell’inconscio con l’immaginazione. Altempo stesso, il mito era una pseudoscienza “con-sapevolmente metascientifica”, disse una voltaPlatone, con cui la poesia interagiva. Metascienza diche? Dell’insondabile psiche umana, ma anche delmistero della nostra esistenza. I miti, cioè la ‘dimen-sione-oltre’ della nostra realtà esistenziale, costitu-iscono il tessuto connettivo della poesia classica: daEsiodo a Omero; da Pindaro a Eschilo; da Sofocle aEuripide. Sono soprattutto le tragedie a farli rivi-vere, evocarli, sottintenderli. E il popolo, il popolo diAtene che assisteva alla rappresentazione, necoglieva subito gli accenni e ogni semplice allusione,perché i miti appartenevano al patrimonio culturalecomune. La trama della tragedia greca si svolgevasu un doppio livello: quello della narrazione esposi-tiva e quello dell’evocazione sottostante. È il coro,soprattutto, a fare da contrappunto al dialogo. I pro-tagonisti parlano, agiscono mossi da motivi esplica-bili; il coro aggiunge, contrappone un’altra interpre-tazione, più profonda, più complessa e piùsfuggente. Inconoscibile e inesorabile è il destinoche governa le vicende degli uomini, al di là dellaloro volontà. L’inconscio collettivo, espresso dal mito,lo sente oscuramente. Ogni dizione non evocativanon può che essere superficiale. La poesia classica

obbediva all’ispirazione. E, infatti, Omero e moltialtri poeti antichi anteponevano ai loro poemi l’invo-cazione delle Muse. Oggi, nelle congreghe degli‘Arzigogolati’, l’ispirazione viene considerata un con-cetto ‘malsano’. Persa la fiducia nella capacità rapp-resentativa, la poesia diviene costruzione artifi-ciosa: un ‘arzigogolo’, appunto. Una grammatica let-teraria convenzionale è stata cerebralmente appli-cata da una cerchia di letterati autoreferenziali. Ma,in tal modo, ogni significato è stato deprivato di ‘sig-nificanza’, per irrisione, autoderisione, disartico-lazione, affettazione, ‘nonsense’. La poesia è mortaper asfissia, soffocata dal cerebralismo. E il risulta-to di tante ‘bottiglie rotte’ è una montagna di ‘coccidi vetro’, senza nessun diamante…”.

Qual è la sua riflessione sulla poesia civile?”Il poeta non può estraniarsi dalla realtà sociopoli-tica del suo tempo. La poesia greca classica - speciela tragedia, ma non solo - si confrontò sempre con ilcontesto che aveva attorno a sé. La passione civilepuò e deve essere una delle motivazioni a poetare:senza una forte motivazione, la poesia diviene unqualcosa di esangue, inerte, celebraloide. Ma nes-suna passione – civile, religiosa, amorosa, scientifi-ca - può costituire oggetto di enunciazione diretta, inpoesia. La poesia non espone, non argomenta, siapure intelligentemente, come si può fare nellaprosa. Con una combinazione di parole che ha delmagico, la poesia allude, evoca, trasmuta, accosta‘ossimoricamente’ termini per dare un ‘palpito’nuovo, per far cadere la cateratta mentale che ciimpedisce di vedere oltre il consueto, oltre il quoti-diano. Quando c’è oppressione, ingiustizia sociale, oanche sessuale, gli scrittori (e i poeti in partiocolarmodo) trovano spesso nel reagire una pulsionevitale, che concorre non poco alla riaffermazione,

bile, usando le parole”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

45 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 46: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

alla rigenerazione dei fondamentali valori umani.Oggi, questo vale in particolare contro l’infiltrazionemafiosa e la corruzione, purché l’ispirazione sia sin-cera e il dettato non convenzionale o, peggio, oppor-tunistico. C’è più ‘poetica’ nella ‘cipolla’ di Neruda,che in molte poesie che parlano banalmente di Dio”.

Può parlarci della personalità di Aldo Moro:cosa ricorda del rapporto di collaborazionetra lei e lo statista?”L’esperienza a Palazzo Chigi è incomparabile: lì è ilcentro decisionale del Paese. E, in quegli anni ditrasformazione, per me, giovanissimo, era esaltante.Fu nel corso degli anni ‘60 che l’Italia cessò di essereun Paese povero - che cioè doveva destinare la mag-gior parte delle sue risorse ai bisogni di pura e sem-plice sussistenza - e divenne un Paese che sedevanel ristretto consesso dei più sviluppati: è stata l’etàdell’oro di cui parla Eric Hobsbawn. Una crescitaeconomica eccezionale, come quella che caratterizzòquegli anni, non poteva non avere conseguenze sullasocietà, sulla politica e sulla cultura. Moro, con lasua fine sensibilità, coglieva acutamente i segni delcambiamento e non mancò, sia pure nella suamaniera ‘soft’, di cercare di indirizzarlo. La suavisione politica portava a uno spostamento dellasocietà italiana verso nuovi scenari. Solo che erauno spostamento così poco ostentato da risultareimpercettibile a molti. Ma non ai più acuti osserva-tori; non a quelli tra noi che godevano della sua fidu-cia e ai quali la sera, quando non aveva da dis-tribuirci lavoro, parlava un po’ del suo disegnopolitico, le cui linee potevamo vedere prendere sem-pre più forma. Nel parlare in pubblico, Moro eramolto cauto. E questo faceva pensare, a qualcuno,che vi fosse dell’aria ‘fritta’ nel suo disegno. Non eracosì: il suo disegno era nitidissimo, ma il popolodemocristiano di quei tempi non l’avrebbe accettato,se lui lo avesse esposto in maniera diretta e seavesse preso di petto la situazione. Lo fece soltantoin qualche occasione: quando reagì, per esempio,all’affare Lockheed. Ma a proposito dello ‘stile’ diMoro, voglio dire una cosa: in quell’epoca, i discorsi‘organici’ del presidente del Consiglio, i suoi resocon-ti periodici in parlamento si componevano essen-zialmente di tre parti: una parte politica; una eco-nomica e una parte che riassumeva l’azione di go-verno. La prima parte, Moro la faceva da sé, un po’con l’aiuto di Corrado Guerzoni e con qualche sug-gerimento dei suoi consiglieri politici. La parte eco-nomica si basava essenzialmente sull’impostazione

di Beniamino Andreatta, che era il consigliere diMoro a Palazzo Chigi e che aveva la stanza accantoalla mia. Le idée e la visione che Andreatta propone-va venivano poi discusse con Moro: a volte leaccettava, altre volte le modificava. Ma anche quan-do le accettava in toto, nello stile modificavanotevolmente l’esposizione, poiché il formalismo diAndreatta era molto diverso da quello di Moro. Poic’era la terza parte, se vogliamo la meno importante,o la meno significativa, il cosiddetto ‘pastone deiministeri’, che era il riassunto dell’attività ministe-riale e degli obiettivi che il Governo si proponeva sulpiano amministrativo e legislativo. E quella parte lafacevo io, utilizzando i contributi dei vari ministeri.Di quella parte, Moro non modificava nemmeno unafrase perché io, che pure ho sempre avuto uno stilediverso, avevo per ‘mimesi’ acquisito l’attitudine ascrivere nello stile di Moro, quel suo periodare unpo’ alla Proust (un autore che ho amato molto). Eraper questo che a lui piacevano anche le lettere chegli predisponevo: perché riuscivo a seguire fin nellesfumature il suo pensiero, che era sì chiaro, maintellegibile in ‘filigrana’, non veniva ‘spiattellato’brutalmente, ma andava letto in trasparenza.Tuttavia, di Moro amo ricordare anche il trattoumano: quando la figlia di un commesso della sua‘anticamera’ dovette sottoporsi a una delicata ope-razione agli occhi, Moro la mise in contatto col suooculista e, al risveglio, lui le era accanto, lì inospedale…”.

Il Medio Oriente è un bacino di contrappo-sizioni, di conflitti, di convivenze difficili, maanche d’incontro tra varie culture: quale è ilsuo punto di vista in merito?“Stiamo assistendo a un’incredibile regresso cultu-

autori “Conoscere la propria cultura e quella degli altri popoli porta a intendere la ma>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

46 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 47: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

rale nelle fazioni estremiste dell’Islam. Se si pensache cos’è stata la civiltà islamica di Al Rashid,Avicenna, Averroè, sbalordisce che i talebanivogliano che si studi solo il Corano: meglio ancora selo si impara a memoria nelle ‘madrase’, restandoanalfabeti. Boko Haram, la sigla di uno dei piùefferati movimenti terroristici, significa: “La culturaoccidentale è peccato”. In nome di questo assunto datrogloditi, loro rapiscono e violentano le stu-dentesse, sgozzano i ragazzi musulmani che studia-no chimica, fisica, geometria. In realtà, il loro è unrifiuto totalizzante di qualsiasi apprendimento chenon sia quello ‘mnemonico’ del Corano e quello del-l’uso delle armi. Conoscere la Storia, la cultura pro-pria e quella degli altri popoli, porta a intendere la

matrice comune dell’umanità per la quale la poesiadei lirici e dei tragici greci, le statue greco-romane,le opere dei grandi storici dell’antichità, le scopertee le ricerche scientifiche dei nostri tempi sono tuttecontemporanee, sono tutte nostre, sono per noi,appartengono a ogni uomo d’oggi che ne riscopra labellezza e la verità, a qualsiasi razza o Stato egliappartenga, qualsiasi convinzione religiosa egli pro-fessi o meno. Ma si deve essere un ‘homo sapiens’,non un idiota ebbro di delirio di onnipotenza perchéha un fucile mitragliatore in mano: un idiota checrede il mondo sia cominciato e finisca con lui”.

I fatti che hanno coinvolto la Tunisia e l’Egittosono diversi da quelli che stanno avvenendoin Siria, nello Yemen e in Libia? A cosa porteràquesta inaudita violenza? E perché gli StatiUniti stanno a guardare?“Ho accennato poc’anzi al culmine di civiltà che ilMedio Oriente raggiunse quando, come nella Sicilia

di Federico II, fu ‘crogiuolo’ di culture diverse, armo-niosamente conviventi. Oggi assistiamo ad atti diatrocità inaudita, in Iraq, in Siria, in Nigeria, inLibia, nello Yemen e altrove. Vengono crocifissi icristiani, decapitati gli occidentali e i curdi vengonosterminati, gli sciiti dai sunniti e viceversa. Vengonodistrutte statue, templi, colonnati, edifici antichi. Èla ‘monocultura’ che porta a questo. Come dicevo,per i fanatici dell’Islam niente esiste e niente deveesistere al di fuori del Corano. E niente deve restaredi quel che c’era prima. I fanatici intolleranti cheimpongono questo modo di vivere e di pensare sonoun’esigua minoranza, ma riescono a tenere sottocontrollo zone abbastanza ampie di Paesi diversimediante la violenza più efferata. Spesso, le loroincursioni devastanti sono solo un ‘mordi e fuggi’ enon riescono a diventare un regime territoriale sta-bile. In ogni caso, la grande maggioranza degliislamici è moderata, istruita e ritiene irrinunciabilela cultura, poiché esercita professioni e svolge attivi-tà che la presuppongono. Nelle zone sotto controllodei ‘tagliagola’, i moderati, a l’eccezione dei curdi,non osano reagire, paralizzati come sono dal terroree dall’ostentazione del culto della morte. Ma inMarocco, Egitto, Tunisia, Giordania e nei Paesi delgolfo (e, secondo me, anche in Iran, malgrado i ‘pas-daran’) la maggioranza moderata ha saputoespellere, o almeno circoscrivere il ‘bubbone’. GliStati Uniti hanno fatto una guerra sbagliata dopol’altra: Vietnam, Iraq, Libia. Conseguenza: più di 50mila morti, tanti invalidi e risultato finale opposto aquello perseguito. L’Iraq e la Libia erano Paesi gesti-ti autoritariamente, ma in modo ordinato e vivibilee, specie in Iraq, con un discreto funzionamento del-l’amministrazione e dei servizi civili. Gli inconsultiinterventi destabilizzanti delle guerre compulsivehanno lasciato devastazione, disservizi, caos, guerracivile. Obama ha fatto piuttosto bene in politicainterna, ma in politica estera gli Usa ‘brancolano’,come bene illustrato in un recente libro di uno stori-co americano, intitolato: La tragedia della politicaestera degli Usa”.

Nonostante tutto questo non rispetto perl’essere umano e le cose eccelse da lui costru-ite, la poesia potrà ancora far vibrare le cordedelle cetre dei poeti?“Sì, la poesia ha una funzione anche di fronte allatragedia. Questa mia poesia, Ecce tibi filius, forsepuò concorrere a dimostrarlo”.

GIUSEPPE LORIN

trice comune dell’umanità >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

47 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 48: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Otto tracce concepite secondo gli schemi del ‘classi-co’ rock targato Italia che, partendo dagli anni ’90,ha evidentemente ancora oggi una sua spinta vita-le. Si percepiscono echi derivanti dalla produzionedei Marlene Kuntz, su tutti, Zen Circus(Riflessione dei trent’anni e Amore Blu) e i primiVerdena (La pace dei sensi).Nel disco si alternano brani di impatto, distorti eviolenti a ballate dalle atmosfere più placide (NelPaese di Pinocchio, Verde rame e Te stesso in cui èevidente l’influenza di Cristiano Godano). Dalla eBattiato sono i grandi del passato presi a modelloe citati a più riprese.

musica Un disco da solista e un nome che rappresenta un altro sé (Simone mi o>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

48 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Dopo l’esordio con È arrivato il tempo del 2012,la band indie-rock toscana ha pubblicato lo

scorso 21 aprile il suo secondo disco La pace deisensi “il nulla” . L’album è stato realizzato secondola produzione artistica di Andrea Salvadori e regi-strato presso gli studi Funambulo.Il gruppo è composto Pietro Giamattei cantante echitarrista nonché autore dei brani e degli arran-giamenti, Ornella Varvaro al basso e Riccardo DiPaola alla batteria. Parte dei costi di registrazionesono stati coperti dalla band mediante una fortu-nata campagna sulla piattaforma di crowdfundingMusicraiser.

Fucina28indie-rock toscano

Giunta al suo secondo disco, caratterizzato da arrangiamenti voluta-mente spuri, scarni e sporchi, concepiti in modo da far predominarel’elemento vocale, la ‘band’ si racconta in questa intervista attraversola voce del cantante e chitarrista Pietro Giamattei

Page 49: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

I testi sono l’elemento di forza e su cui si è punta-to. La ricerca della pace dei sensi passa attraversola critica alle inutili ossessioni dell’uomo contem-poraneo, dell’italiano medio, e attraverso la messain luce delle difficoltà dei giovani italiani d’oggi.Viene posta in evidenza la violenza dell’uomo (inTerrore, incentrata sulla storia di FedericoAldrovandi).Il linguaggio musicale e lirico rende manifesta unaforte urgenza di comunicare veicolata attraverso leliriche, i testi e gli arrangiamenti e restituitamediante la registrazione in presa diretta (unascelta, visti i tempi, molto inconsueta).Il tutto si fonde in una produzione dal forte impat-to emotivo, che colpisce l’ascoltatore al di la deigusti personali e delle possibili valutazioni di meri-to. Gli arrangiamenti sono volutamente spuri,scarni e sporchi; concepiti in modo da far predomi-nare l’elemento vocale, il racconto.L’incostanza Vol. II, con le sue lente e liquide dina-miche è un caso isolato all’interno del disco perscelta di arrangiamento, ma è a parere di chi scri-ve il brano più interessan-te e che suggerisce forsesviluppi futuri per il suonodella band verso un lin-guaggio sonoro ancor piùpersonale.Questo è un disco piuttostocoraggioso che non scendea compromessi, non deve enon vuole piacere perforza. Certo, vi sono delleimperfezioni ma proprioqueste possono essereassunte a testimoni diun’onestà intellettuale.

Come nasce il progettoFucina28?“Il progetto è del 2011. Ho iniziato a scrivere testie a buttar giù arrangiamenti, ho scritto circa 26brani in meno di un anno, un periodo poco bello mache ricordo come il più bello della mia vita.Durante le cene con i miei amici mi divertivo a pro-porli, ho suscitato più entusiasmo di quello che cre-devo ed eccoci qua. Non ti saprei ricostruire ilmomento esatto in cui è nato questo progetto: èstato tutto molto naturale e spontaneo.Sicuramente i fattori basilari per iniziare a fare sulserio sono stati tre: credere in te stesso, devi essere

tu; il riscontro positivo da parte di tutte le personee gli amici a cui capitava di ascoltarci; infine la pas-sione che è la forza maggiore che serve per portareavanti un progetto”.

Parliamo del disco. Nei testi emerge un fortesenso di malessere derivante dall’osservazio-ne del mondo in cui viviamo. La tua èun’analisi amara delle ossessioni odierne,della condizione dell’uomo di oggi. Come sene esce? Come si trova la pace dei sensi?“I testi sono semplicemente miei pensieri, c’è un po’di amore mescolato con quel liquido amaro che ci fabere questo paese. A volte sembro monotono adenunciare fatti che tutti conoscono. Ad esempioin Terrore parlo di Federico e di quello che è suc-cesso a Ferrara, ma per ora non posso smettere diripetere queste cose perché voglio che chi ascoltacapisca e rifletta ancora sulle brutte storie di ieriche sembrano passate e invece sono ancora quicon noi nel caffè che beviamo la mattina, nel-l’amore che non c’è e nelle fabbriche che costrui-

scono malessere. Capendoil passato si può vivere unpresente e si può pretende-re un buon futuro. Credoche ogni persona, nellapropria incoscienza, haquel momento di luciditàche può essere il momentogiusto per risalire. Non loso come si trova la pace deisensi, ogni persona fa unpercorso diverso quindinon sai mai se il treno chehai preso può portartinella stazione giusta. Noiabbiamo scelto di essereindipendenti e di arrivareal nostro obiettivo senza

facili mezzi, pensando per qualche istante di averpreso il treno sbagliato. Evidentemente il trenosbagliato ci ha portati nella stazione giusta ed èli che abbiamo trovato la nostra pace dei sensi”.

Quando scrivi pensi a chi ti ascolterà e qualè il mood in cui nascono le canzoni?“Penso spesso a chi mi ascolta, altrimenti nonavrebbe senso per me. Uso la scrittura, la musicaper comunicare, per mandare un messaggio, perricordare fatti o semplicemente per sfogarmi.

dia) o meglio una ‘band’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

49 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 50: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Ovviamente le parole di ogni testo fanno parte dime e di quello che voglio dire, non di quello che facomodo dire. Non c’è un momento preciso in cui tichiudi in casa o in studio e pensi: ora scrivo unbrano o un testo Tutti i brani sono inaspettati,quando non chiedi nulla e non aspetti nessuno,arrivano. Scrivere una canzone è come aprireuna valvola di sfogo posizionata sul cuore”.

Scrittura e arrangiamento sono per voi duemomenti distinti?“Di solito la scrittura di un testo l’appoggio sottoun giro di accordi che faccio con un’acustica o conqualsiasi cosa che mi ritrovo tra le mani, poiquando riesci a fare un buon vestito per il testoinizi a lavorare con gli arrangiamenti. Questodisco l’abbiamo arrangiato con il buon Salvadoriche ci ha curato la pre- produzione portandoci instudio già con un buon vestito cucito addosso.Credo che non ci sia una regola fissa, è un po’ unacosa inaspettata. A volte prima di incidere suoniun pezzo anche per un anno e ti accorgi che c’èqualcosa che non va solo un attimo prima dischiacciare l’ultimo rec”.

Come mai avete deciso di registrare il discoin presa diretta?“La scelta non è stata nostra, non abbiamo l’espe-rienza per fare una cosa simile quindi era unacosa fuori dal normale per noi. Abbiamo affidatola produzione e la produzione artistica ad AndreaSalvadori. Lui ha visto che il nostro modo un po’

punk, la grezzura che teniamo nei live andavamessa in luce e questo era il modo per farlo. Nonè stato semplice incidere in questo modo, senzacopia e incolla e senza trucchi che oggi tuttiusano. Però riascoltando il disco siamo piena-mente soddisfatti di questa esperienza, riuscia-mo a ricordare i momenti precisi per ogni singoloaccordo . Questo è quello che ci resta di quei gior-ni passati in studio oltre a tutti gli insegnamentie alle scoperte che ci ha fatto fare Andrea”.

Ci racconti dell’incontro con AndreaSalvadori e come si è sviluppata la vostracollaborazione? “Ho incontrato Andrea mentre ero a lavoro, avevogià capito chi era e in due minuti ho collegatotutto, è stato un flash. C’erano storie appartenen-ti a lui che già conoscevo. Ho iniziato a racconta-re il progetto Fucina28, come un pazzo parlandoa raffica mentre prendevo a calci il mio imbaraz-zo. Mentre io sparavo come una mitraglia lui miascoltava. Gli ho lasciato il primo disco e lui dopoaverlo ascoltato mi ha detto la sua in modo moltosincero. Su migliaia di persone è stato l’unico cheha capito il motivo per cui ho lasciato dentro lamia voce nei missaggi del primo disco e questofatto mi ha colpito. Mi ha detto: «Pietro non averpaura di tirare la voce fuori, ho capito che è unaquestione di timidezza, di imbarazzo, a nessunopiace sentire la propria voce sparata in faccia.Ma tu devi dare la possibilità a chi ti ascolta difarti capire. Pensa che musica deve essere unvestito di ciò che vuoi dire, le parole si devonocapire.» In quell’istante mi sono reso conto cheavevo incontrato una persona che poteva darmiqualcosa che sarebbe servita a farmi crescere.Nel frattempo stavo scrivendo gli ultimi pezzi delsecondo disco, ho chiesto consigli e pareri fino aquando non ho avuto il coraggio di chiedereaiuto. Non è semplice affidare una produzione auna persona, ci vuole stima e fiducia non solo alivello artistico ma anche sul piano personale”.

Progetti futuri?“Dopo il tour estivo che ha toccato molte città delsud (15 date distribuite in 1200 chilometri), con-tinuiamo a promuovere il nostro album e tra unaradio e qualche cena stiamo scrivendo i pezzi delterzo disco. Chi si ferma è perduto e noi nonvogliamo perderci”.

MICHELE DI MURO

musica Un disco acustico in cui si sovrappongono spunti rock>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

50 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 51: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

Cantautore, produttore discografico e polistru-mentista, vanta numerose e importanti colla-

borazioni della scena R&B (rythm and blues). Nelsuo ultimo singolo collabora con Lee Thornburg ,Sheila E.), Leo Nocentelli (membro dei Meters),Wilson Pickett, chitarrista dei Blues Brothers,Steve “the Colonel” Cropper, mescolando varigeneri musicali (Italo Disco, Elettronica, Pop,R&B, Funk,Hip-Hop). Parliamo di ‘Summer’, unsingolo molto orecchiabile e un videoclip giratosulle spiagge di Malibù, diretto da GiuseppeAsaro, di cui è protagonista la modella (già voltodi Guess) Julia Lescova, che in meno di duemesi è stato cliccato 500 mila volte. Un successoche ha alla base un team di giovani creativi chesi propongono come una realtà indipendente: la‘Fraizi organization’. Il mettersi in concorrenza

con le grosse major sembrava una scommessaimpossibile e invece _ come ci racconta Federico- si è rivelata una scelta fondamentale.

Federico Giova, autoprodursi crandoun’etichetta indipendente. Ci racconticome è nata l’idea?“È stata dapprima una necessità, vedendo iltotale disinteresse da parte delle major e l’atteg-giamento di altre etichette più piccole, prontesolo a prendere senza dare nulla, senza fare nes-sun investimento. Ho deciso di scendere incampo in prima persona e dopo i timori iniziali,posso dire che questa si è rivelata la scelta fon-damentale. In totale autonomia “Fraizi” è anda-to molto bene e “Summer” sta andando ancorameglio, nonostante le grandi difficoltà che com-

51 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Federico Giova‘Fraizi’ nell’aria

Il suo singolo ‘Summer’ è stato un tormentone sulle spiagge campane.Con oltre 500 milavisualizzazioni su youtube, il cantautoree produttore bolognese si racconta in questa intervista

Page 52: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015

porta il non appartene-re a nessuna ‘famiglia’.

Come mai la tua scel-ta di avvicinarti aritmi quali l’elettroni-ca, l’hip-hop, R&B, ilfunk, Hip-Hop e ladisco italiana? “Questi sono i generimusicali che ho sempreamato, senza dimentica-re la canzone italiana intutte le sue forme, infat-ti la scelta fin dall’inizio è stata quella di scriveree cantare in italiano,cosa che ha fatto diven-tare ‘esotico’ questo pro-getto anche negli States. Il mio obiettivo era quel-lo di parlare un linguaggio musicale universale,quello del beat e dell’R&B. ‘Fraizi’ racchiude tuttiquesti mondi, che convivono insieme in questoprogetto”.

Tra il ruolo di cantautore e quello di produt-tore e polistrumentista, quale rappresentadi più la tua essenza?“Suono tutti gli strumenti (senza suonarne benis-simo nessuno…) che considero un po’ come veri epropri ‘attrezzi’ per costruire le canzoni. Anche lavoce per me è uno strumento, il traguardo e il cen-tro di tutto rimane sempre la canzone.Credo che i ruoli di cantante, autore e produttorepossano fondersi in una figura sola. Mi definireiquasi un ‘artigiano’, che trova la propria essenzaquando vede la sua canzone prendere forma, dallaprima idea fino agli ultimi dettagli”.

Il tuo singolo ‘Summer’ è molto orecchiabi-le e gradevole. Cosa stai preparando perl’autunno?“Summer è il secondo singolo che anticipa l’al-bum, uscita prevista entro la fine di quest’anno.Saranno 11 canzoni che spazieranno appuntotra R&B, pop, funk ed elettronica”.

Tra le numerose collaborazioni che haiavuto quale ti ha segnato di più?“La collaborazione più divertente è stata senzadubbio quella con il rapper Jazze Pha, è possibi-

le avvertire questoclima di divertimentoanche guardando ivideo di “Fraizi” e“Summer”. Lavorarecon Sheila E. è stataun’esperienza straor-dinaria: era da semprenel mio “dream team”dei sogni. Doveva suo-nare come ospite in unmio brano, ha suonatopraticamente in tuttele canzoni. È unadonna bellissima –come tutti sanno – masoprattutto un’artistagenerosa e fenomena-le, con un grande

cuore. Però se devo dire qual è stato il massi-mo per me, la soddisfazione più grande senzadubbio è stata quella di poter andare in studiocon il mio idolo. Tutti i chitarristi hanno unmito che li accompagna ogni volta che imbrac-ciano la chitarra, da Hendrix a Gilmour atanti altri, capaci di farci sognare attraverso lesei corde. Il mio idolo assoluto è Steve Cropper(chitarrista di Otis Redding, Booker T. & MG’s, noto soprattutto per essere il chitarrista bar-buto del film Blues Brothers), sia come chitar-rista che autore e produttore. Steve suona lasua inconfondibile chitarra in una mia versio-ne di “See-Saw”, brano che scrisse insieme algrande Don Covay (recentemente scomparso) eportato al successo tra gli altri da ArethaFranklin. Con il mio testo in italiano è diven-tato Un pensiero fisso”.

Parlaci di ‘Fraizi organization’.“Fraiz è la canzone che rappresenta di più lamia cifra stilistica. Sarà anche il titolo del pros-simo album e in maniera organica sta diventan-do un vero e proprio brand, estendendo la suapresenza oltre la scena musicale. Vorrei poterprodurre presto altri artisti e fare crescere cosìquesta realtà, formata da un gruppo di giovaniche, ognuno con le proprie competenze e creati-vità, hanno la voglia di mettersi in gioco e por-tare ‘Fraizi’ nell’aria”.

CLELIA MOSCARIELLO

musica “La voce e gli strumenti sono attrezzi. Il traguardo è la canzone”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

52 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Page 53: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015
Page 54: Periodico italiano magazine settembre/ottobre 2015