più ricerca più sviluppo · dati 2015, pubblicati nov.2017 •diminuisce la spesa delle...
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Più Ricerca e Più Sviluppo
Siamo sulla strada giusta?
Alberto Silvani
Milano 4 dicembre 2017
30 anni fa…..
• Spesa R&S circa 1.2% del PIL
• Politica dell’innovazione distinta (ma
complementare) con politica della ricerca:
L. 46/82. Interventi specifici per il Sud
• Strumenti quali i Programmi nazionali della
Ricerca, Società di Ricerca per le PMI o i
Progetti Finalizzati: politiche settoriali e
mirate coinvolgenti le imprese
• Domanda di una nuova governance: verso
un nuovo Ministero
30 anni dopo…
• Spesa R&S: 1.34 del PIL (dati 2015)
• Un unico Piano di settore: il Piano Spaziale
• Forte crescita della scelta di incentivi fiscali
come leva del finanziamento pubblico
• Più soggetti nella governance: regioni,
ministeri settoriali più MIUR, MISE e MEF
• Varietà di strumenti ma incertezza delle
regole e, soprattutto, delle disponibilità
finanziarie nel tempo
Qualche dato (Istat)
• Su un totale di 22.157 mld cresce la spesa
intra-muros delle imprese (12.886 mld, 58%
del totale), dati 2015, pubblicati nov.2017
• Diminuisce la spesa delle Istituzioni
pubbliche (-1.7% sul 2014) e soprattutto
delle Università (-2.8%): 8.563 mld insieme
• Cresce (+6.8%) quella delle Istituzioni
private no profit, ma sono il 3% sul totale
• 24.4% ricerca di base; 45.4% ricerca
applicata; 30.2% sviluppo sperimentale
Le dinamiche
• Poche variazioni negli anni: cresce la spesa
delle imprese (anche se molto polarizzata in
pochi grandi gruppi), diminuisce quella
pubblica, in particolare le Università (anche
per la diminuzione del personale che
costituisce la voce più importante, 50%
circa). Lisbona è lontana per i valori
assoluti, si sta avvicinando per le quote.
• Gli addetti (confronto 2015-2014) sono in
crescita in tutti i settori di esecuzione (+4%)
L’innovazione nelle imprese
• Il confronto tra 2012-2014 e 2010-2012
(indagini CIS) indica una netta diminuzione
nel numero (44.6 vs 51.9 con un - 4.3%
della spesa). Dati amplificati tra le PMI.
• Chi fa stabilmente innovazione è meno di
un terzo del totale (- 3.6%)
• L’impatto sul mercato dei prodotti
innovativi è basso: nel 2014 i prodotti nuovi
delle imprese innovative pesano per solo il
7.6% del loro fatturato.
Gli squilibri territoriali
• Le differenze Nord/Sud si amplificano nel
caso della R&S: la spesa sul PIL regionale è
pari al 1.4% al Nord e solo lo 0.9 al Sud
• I brevetti depositati per milione di abitanti
sono 107 al Nord e 10 al Sud
• Nel Sud e Isole ci sono solo il 13% delle
imprese innovatrici
• La quota di personale in settori hi-tech è
3.7% al Nord e 2.0% al Sud
Cosa ci dicono gli studi (1)
• Il Rapporto MET (120k interviste alle
imprese tra 2008 e 2015 in 5 indagini) di cui
25 k nell’ultima (2015).
– segnali di cambiamento (a partire dal 2010) con
crescita esportazioni.
– distinzione tra imprese proattive (22%), in
movimento (53%) e statiche (25%). Le prime
esportano, innovano e svolgono R&S, le
seconde una o due tra le tre attività, le terze
nulla. Dinamica accelerata tra il 2011 e il 2015
Cosa ci dicono gli studi (2)
• Suggerimenti di policy (Rapporto MET):
– Intervenire sulle imprese in movimento, sia per
numerosità, sia per potenzialità
– La dimensione non costituisce il problema
principale. Necessario intervenire su
comportamenti, e vincoli e criticità, che
limitano lo sviluppo
– La fragilità del loro approccio alla R&S
(comunque tentato) costituisce il terreno
principale su cui agire: integrazione, strumenti
ad hoc e sostegno a partire dalla loro domanda
Cosa ci dicono gli studi (3) • Fondazione Edison su Indagine ITC: il
Trade Performance Index (2016), basato su
5 sotto-indici, vede positivamente l’Italia:
– Meccanica non elettronica (II al mondo con 93
mld di $ di export)
– Mezzi di trasporto (II con 48 mld di $)
– Altri manufatti (II con 45 mld)
– Abbigliamento (I con 22 mld)
– Prodotti pelle e cuoio (I con 22 mld)
– Meccanica elettrica (II con 21 mld)
– Tessile (II con 12 mld)
Cosa ci dicono gli studi (4)
I 5 sotto-indici ITC (quota export mondiale,
saldo commerciale con estero, export pro
capite, grado differenziazione prodotti e grado
differenziazione mercati) indicano una buona
posizione commerciale dell’Italia, rafforzata
dalle dinamiche positive e dal miglioramento
del posizionamento conseguito nel 2017 (e nel
2016 sul 2015). L’Italia è al secondo posto
dietro la Germania.
Cosa ci dicono gli studi (5)
• Rapporto MISE sulle agevolazioni 2016:
– Agevolazioni 2016 (concesse per R&S&I)
rappresentano il 29.5% (586 mil) su totale
– Nel triennio 2014-2016 le agevolazioni
concesse per R&S&I sono pari a 1.84 mld (ma -
10% rispetto al 2011-2013 e -65% per il 2008-2010 (elab. AIRI)
– Per il FAR (Fondo Agevolazioni Ricerca) nel
2016 13 mil concessi e 33 erogati
– Per D.M.593 (bandi MIUR) 7 mil. concessi e
68 erogati
– Per il FIT (Fondo Innovazione Tecnologica)
163 mil. erogati (inglobato in FCS - Fondo Crescita
Sostenibile -, concessi 429 mil ed erogati 33)
Cosa ci dicono gli studi (6)
• Rapporto COTEC sull’innovazione 2017:
– Oltre alla riproposizione dei dati statistici (fonti
Istat, Ocse, Eurostat) due approfondimenti da
indagini: (a). Italiani e Cultura dell’Innovazione
(con CENSIS); (b). Microimprese (con CNA)
• (a): 2/3 sostanzialmente favorevoli ma 20% in
equilibrio tra benefici e problemi; sfiducia diffusa
nel posizionamento italiano; parità nel giudizio tra
contributo positivo o negativo svolto rispetto ai
divari sociali. L’impatto sul lavoro è tripartito: 1/3
favorevole 1/3 contrario 1/3 neutro. Quasi 2/3
scettici sulla capacità di controllo sociale sui
fenomeni innovativi
Cosa ci dicono gli studi (7)
(b) circa 1000 microimprese coinvolte (settori
manifatturiero, costruzioni e servizi alle persone e alle
imprese).
- 40% hanno innovato (superiori al dato CIS).
- Le innovazioni di processo sono nettamente dominanti
ma la metà ha (anche) introdotto innovazioni
organizzative e di marketing (commercializzazione e
nuove modalità di organizzazione del lavoro
Cosa ci dicono gli studi (8)
• Indagine Mediobanca Unioncamere sulle
medie imprese (XVI edizione)
– Ruolo leader della media impresa nel
manifatturiero: nel 1996-2015 cresce il v.a., il
fatturato e l’export delle imprese familiari
italiane. Il 90% esporta con quasi il 50% del
fatturato dall’export. La base produttiva resta
italiana
– I limiti sono imputati alla tassazione, al difficile
ricambio generazionale, alla scarsità di manager
esterni
Gli Osservatori su R&S&I
• Dall’Innovation Scoreboard (2017)
confermata la posizione italiana: un Paese
«innovatore moderato» senza dinamiche
particolarmente incoraggianti…
• Dall’Osservatorio del JRC (RIO 2016) un
quadro di luci e ombre: più ombre che
luci…
Lo Scoreboard
• Tre aree principali d’analisi: 1. le risorse umane;
2. l’apertura, l’eccellenza e l’attrattività dei sistemi
scientifici; 3.le risorse economiche. 25 indicatori
• L’Italia, sotto la media europea su numerosi
indicatori è ben lontana dai cinque leader con
forti squilibri regionali e settoriali
• Tra le maggiori debolezze gli investimenti delle
imprese e la finanza.
• Tra i più rilevanti punti di forza (relativi) le co-
pubblicazioni internazionali, la capacità e i ritorni
brevettuali, i dottorati non EU.
Il Rapporto RIO Italia (1)
Le principali sfide politiche per la ricerca e
l’innovazione:
– Correggere il basso livello di attività di R&I
delle imprese e le condizioni quadro sfavorevoli
– Limitare gli effetti dei tagli di bilancio e dei
finanziamenti pubblici alla R&I
– Intervenire su difficoltà, ritardi e incertezze
nella governance del sistema e delle politiche
– Superare le diseguaglianze territoriali
Il Rapporto RIO Italia (2)
• I principali sviluppi delle politiche nel
2016:
– PNR per il quinquennio 2015-2020
– La strategia «Industria 4.0»
– Il nuovo credito d’imposta e il regime fiscale
– Il «Patent box»
– La Strategia nazionale di Specializzazione
Intelligente
– Il finanziamentodell’Università indirizzato
dalla valutazione di qualità della ricerca
Il Rapporto RIO Italia (3)
• Politica di incentivi fiscali per sostenere l’attività
di R&S: credito d’imposta (introdotto nel 2015 e
ampliato nel 2016), Patent box, ammortamento
accelerato degli investimenti in macchinari
(ampliato al 250% per tecnologie in Industria 4.0)
• Sostegno alle start-up innovative (a partire dal
2013) con riduzione degli oneri, semplificazioni,
agevolazioni fiscali
• Altre misure MISE per Industria 4.0 (riduzione
imposte per investimenti di capitali di rischio e
capitale d’avviamento) e per redditi e
capitalizzazione delle imprese anche senza R&I
Il Rapporto RIO Italia (4)
• L’innovazione orientata alla domanda è
stata frenata dalle politiche di bilancio col
taglio della spesa pubblica
• Le politiche basate sulla domanda hanno
poco supporto dai fondi del PNR. L’Agenda
Digitale rappresenta una potenzialità ancora
non realizzata
• La quota di investimenti pubblici è scesa dal
6.2 al 4.5 sul totale della spesa, dal 2008 al
2015, più dell’UE a 28. Il divario cresce
La ricerca italiana dopo la crisi
• Come esce dalla crisi la ricerca e l’innovazione
in Italia?
• Il contesto internazionale
• I problemi strutturali di lungo periodo
• Effetti specifici della crisi: tagli di spesa di
R&S, personale, università, etc.
• Le politiche recenti e le prospettive
PIL in Europa durante la crisi
-10%
+10%
2008
2016
Grecia
Italia
Eurozona
Irlanda
Germania
Francia
Spagna
United States
Europe15
China
Fonte: OCSE, MSTI 2016,
in OCSE Science, Technology and Innovation Outlook
Totale Spesa R&S
nei Paesi OCSE
OCSE, Science
and Technology
Outlook 2016, p.130
Indice 1980=100
Stagnazione della
Spesa pubblica
Prima recessione
poi ripresa
della Spesa delle
Imprese
Totale della Spesa R&S (GERD), R&S realizzata dalle imprese (BERD) e
Stanziamenti nei bilanci pubblici (GBAORD).
Valori in milioni di euro ai prezzi 2005.
Le debolezze storiche del sistema
R&I in Italia • bassa intensità di R&S,
• specializzazione produttiva in settori maturi,
• struttura produttiva (PMI vs GI vs MNE),
• separazione tra ricerca e innovazione, tra
pubblico e privato, poche aree tecnologiche
nuove
• difficoltà nel finanziamento dell’innovazione,
• modesta percentuale di laureati su forza lavoro,
• forte polarizzazione territoriale
Gli effetti della crisi dopo il 2008
• la produzione industriale è caduta del 20%,
• le imprese hanno rinviato investimenti e
innovazioni in attesa di nuova domanda,
• i centri decisionali delle filiere produttive si
sono spostati all’estero,
• le politiche di austerità hanno ridotto la spesa
pubblica per la ricerca e l’università,
• moltissimi giovani ricercatori e laureati
qualificati hanno lasciato il paese (si stimano
decine di migliaia). Pochi ingressi.
Le politiche nel 2016-2017
• Dopo il PNR 2015-2020 (approvato a maggio
2016), con 2.4 mld euro, bando per i 12 cluster
• Programma Industria 4.0 (250% superammort.
su macchinari avanzati e altre misure)
• Estesi gli incentivi fiscali alla R&S privata per il
2015-2020 (50% spesa eccedente la media) e
Patent box (50% entrate da valorizzazione IPR)
• Start up innovative e Strategia nazionale di
specializzazione intelligente, 5 aree specifiche
• Finanziamenti in base al merito delle università
Le politiche nel 2017-2018
Voci sulla legge di bilancio 2018:
• Conferma Industria 4.0
• Conferma incentivi a R&S e Patent box
• Nuovi ricercatori all’università
Primi interventi nel settore pubblico:
• Stabilizzazione precari
• Nuovo (potenziato) bando PRIN
Una valutazione delle politiche (1)
• Soprattutto incentivi fiscali per tutte le imprese
per R&S, brevetti, macchinari Industria 4.0, start
up. Limiti: se non c’è domanda le imprese non li
usano, non sono selettivi, premiano imprese
esistenti anche a bassa produttività, non
sostengono nuove attività
• L’ipotesi che la leva fiscale ai privati, se
incentivata, porti benefici di finanziamento alla
ricerca pubblica non ha finora funzionato
• Polarizzazione tra i beneficiari (es. Patent box)
Una valutazione delle politiche (2)
• Manca un concreto recupero dei 2 mld tagliati
alla ricerca pubblica e università
• Manca una politica esplicita della domanda
pubblica per programmi di ricerca, innovazione,
investimenti, che porti allo sviluppo di attività
nuove fondate sulla ricerca
• Molte misure hanno l’effetto (voluto?) di
accrescere la polarizzazione tra poche
eccellenze rispetto al resto del paese
Un «nuovo» intervento pubblico
• Definire obiettivi generali ma non generici e
dare continuità e risorse agli strumenti scelti
• Gli investimenti privati vanno indirizzati e
incentivati verso direzioni selezionate, coerenti
con le esigenze di sviluppo del paese
• Individuare le competenze da utilizzare a
supporto di attività economiche per rendere il
sistema innovativo più integrato e coerente
• Legare politica della ricerca e innovazione alla
politica industriale e delle infrastrutture
Possibili aree di intervento
Aree prioritarie praticabili:
• Tecnologie orizzontali ad ampio spettro di
impatto (es. diffusione delle tecnologie ICT,
nuovi materiali, etc.)
• Sostenibilità ambientale, gestione territorio,
riduzione dei cambiamenti climatici, (es.
chimica verde, fonti e impiego energia,
logistica e trasporti)
• Sistemi sanitari, salute, welfare per una
popolazione che invecchia, smart cities. ….
Lo scenario europeo
• Il contesto politico:
– Focus sul ritorno economico (es. Piano
Juncker)
– Attenzione all’impatto:
• È competenza UE? Quanto costa? Quale ritorno
atteso?
• Quale strumento necessita? (Direttiva, Regolamento,
Decisione)
• Si richiede un corretto inquadramento con
l’Agenda UE (tematiche, problematiche,
tempi). R&I considerata come fonte di
crescita e occupazione
Il Rapporto dell’HLG
(Rapporto Lamy) si
focalizza sulla necessità
di indirizzare la ricerca
verso l’innovazione e il
mercato, per superare il
«paradosso europeo».
Contiene 11
raccomandazioni, dal
raddoppio del budget al
coinvolgimento dei
cittadini e all’aumento
della cooperazione
internazionale
Il caso EIC (European Innovation
Council)
• Un nuovo strumento (pensato sul modello
dell’ERC) nel primo semestre 2016 (presidenza
olandese) per migliorare le condizioni quadro di
ricerca e innovazione
• Attivato un anno fa un Gruppo di esperti (no
italiani) per indirizzare il processo. Inserito un
bando pilota nel work programme 2018-2020
• A nov.2017 statement del Gruppo: sostenere
innovazioni dirompenti a beneficio di tutti in
rapporto con gli innovatori UE per favorire lo
scale-up delle start-up. Pochi riferimenti alla R&S.
Verso FP9: l’azione pilota come
suggerita dall’HLG • Creare un unico contenitore per i
finanziamenti UE per l’innovazione,
semplificando e indirizzando gli strumenti
• Puntare sugli innovatori e le loro
esigenze/richieste
• Concentrarsi sull’eccellenza anche se ad
alto rischio
• Amplificare senza duplicare gli ecosistemi
esistenti
• Collegare innovatori e politiche pubbliche
Considerazioni conclusive
• Valutare le politiche pubbliche e monitorare
i beneficiari di dette politiche
• Associare leva fiscale verso le imprese e
interventi per il finanziamento pubblico, a
fronte di programmi/obiettivi pluriennali
• Garantire copertura finanziaria pluriennale
agli strumenti in essere con risorse extra
• Definire e realizzare una politica per il
capitale umano (formazione e ricerca)
• Partecipare su questa base alla definizione
di FP9