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NUMERO 35 – NOVEMBRE 2013 1 POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS PERIODICO TELEMATICO A CURA DELL'UFFICIO POLITICHE PER LE DISABILITÀ CGIL CORSO D'ITALIA, 25 00198 ROMA E-MAIL [email protected] EVENTI SPECIALI CONVEGNI VARI Da pag. 49 APPUNTAMENTI PER IL 3 DICEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ Da pag. 53 NOTIZIE LAVORO: DA PAG. 5 SCUOLA: DA PAG. 10 WELFARE: DA PAG. 22 DAL TERRITORIO DA PAG. 27 INTERNAZIONALE: DA PAG. 34 VARIE DA PAG. 40 NOTIZIE PRINCIPALI LAVORO: CGIL, DA CORTE CONTI PARERE SU ASSUNZIONE DISABILI CONTRO LA LEGGE “GOVERNO DEVE FARE CHIAREZZA, NO A CONFUSIONI NORMATIVE” - Pag. 5

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NUMERO 35 – NOVEMBRE 2013

1

POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS

PERIODICO TELEMATICO ACURA DELL'UFFICIO POLITICHE

PER LE DISABILITÀ CGIL

CORSO D'ITALIA, 25

00198 ROMA

[email protected]

EVENTI SPECIALI

CONVEGNI VARI

Da pag. 49

APPUNTAMENTI PER IL 3 DICEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Da pag. 53

NOTIZIELAVORO: DA PAG. 5

SCUOLA: DA PAG. 10

WELFARE: DA PAG. 22

DAL TERRITORIO DA PAG. 27

INTERNAZIONALE: DA PAG. 34

VARIE DA PAG. 40

NOTIZIE PRINCIPALI

LAVORO: CGIL, DA CORTE CONTI PARERE SU ASSUNZIONE DISABILICONTRO LA LEGGE “GOVERNO DEVE FARE CHIAREZZA, NO ACONFUSIONI NORMATIVE” - Pag. 5

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INDICE

LAVORO PAGINA

LAVORO: CGIL, DA CORTE CONTI PARERE SU ASSUNZIONE DISABILI CONTRO LALEGGE “GOVERNO DEVE FARE CHIAREZZA, NO A CONFUSIONI NORMATIVE”

5

"COLLOCAMENTO DISABILI" INACCESSIBILE A NAPOLI: DENUNCIA DI ANIDA 6

ASSUNZIONI OBBLIGATORIE, "IL GOVERNO FACCIA CHIAREZZA": APPELLO DELLACGIL

7

LAVORO E DISABILI PSICHICI E INTELLETTIVI: PERCORSI PER FAVORIREL'INCLUSIONE

8

LA DIFFICILE RICERCA DI UN LAVORO 9

SCUOLA PAGINA

SCUOLA, ASSUNTI 26 MILA DOCENTI DI SOSTEGNO. "MA PER LORO È BEFFADOPPIA"

10

PERSONE CON DISABILITÀ, IMMIGRATI E DISPERSIONE SCOLASTICA: È LEGGE ILDECRETO SCUOLA

12

SCUOLA, LA DISABILITÀ NEL DECRETO DIVENTATO LEGGE: "NOSTRE RICHIESTEACCOLTE SOLO IN PARTE"

14

NELLA SCUOLA STATALE IN CRESCITA ALUNNI DISABILI (+60% IN 14 ANNI) ESOSTEGNO

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ANCHE LE SCUOLE PARITARIE DEVONO GARANTIRE IL SOSTEGNO 16

UN PO’ DI SERENITÀ IN PIÙ SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI 19

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WELFARE PAGINA

NUOVO ISEE AL FOTOFINISH, TANGORRA: "IN GAZZETTA UFFICIALE ENTRO FINEANNO"

22

I DISABILI E IL DIRITTO A UNA VITA INDIPENDENTETRE MILIONI DI EURO PERFINANZIARE 40 PROGETTI

23

PENSIONI E LEGGE 104, STOP ALLA PENALIZZAZIONE 25

L. STABILITÀ, CHI GODE LEGGE 104 STOP A PENALIZZAZIONI PENSIONI 26

NOTIZIE DAL TERRITORIO PAGINA

LEGGE 328: IN SICILIA SI POTENZIA L'ASSISTENZA A DISABILI, ANZIANI E MINORI 27

PASSI AVANTI VERSO I PEBA A ROMA E MILANO 28

EMILIA ROMAGNA, DISABILI E LAVORO: "ANCHE NELLA CRISI GARANTIREACCESSO"

29

TOSCANA, 800 MILA EURO PER L’ACCOMPAGNAMENTO DEGLI STUDENTI DISABILI 30

CATANIA: COORDINAMENTO INTERCATEGORIALE POLITICHE PER LE DISABILITÀ 31

TIROCINI FORMATIVI IN SARDEGNA, TRA ASPETTATIVE E PROBLEMI 32

INTERNAZIONALE PAGINA

LA TUNISIA "SCOPRE" I DIRITTI DELLE PERSONE DISABILI 34

SUPERABILE A BERLINO, CONFRONTO CON LE MIGLIORI PRATICHE TEDESCHE 36

LA CONVENZIONE NEL MONDO: A CHE PUNTO SIAMO? 37

QUANDO L’EUROPA IMBOCCA LA STRADA SBAGLIATA 38

A BRUXELLES LA TERZA CONVENTION DELLA PIATTAFORMA EUROPEA CONTROPOVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE

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VARIE PAGINA

DISABILI GRAVISSIMI, IL 20 NOVEMBRE DI NUOVO IN PIAZZA 40

IL PAPA: "MALATI E PERSONE DISABILI SONO UNA RICCHEZZA DA VALORIZZARE" 41

DISABILITÀ E POVERTÀ: LE TANTE STORIE CHE NON ENTRANO NELLE STATISTICHE 42

LA PROTESTA DEL COMITATO 16 NOVEMBRE: "NON CI IMPORTA DI MORIRE". POIL'INCONTRO COL GOVERNO

44

MALATI DI SLA, ACCORDO DOPO LE PROTESTE. RICOSTITUITO IL FONDO NONAUTOSUFFICIENZA

45

ANFFAS, IL PRESIDENTE SPEZIALE: "VIA IL NOSTRO MARCHIO SE I SERVIZI NONSONO INCLUSIVI"

46

IL 21% DELLE FAMIGLIE CON COMPONENTI DISABILI È A RISCHIOIMPOVERIMENTO

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LAVORO

LAVORO: CGIL, DA CORTE CONTI PARERE SU ASSUNZIONE DISABILI CONTRO LALEGGE “GOVERNO DEVE FARE CHIAREZZA, NO A CONFUSIONI NORMATIVE”

ROMA - La Corte dei conti ha espresso un parere in merito alle assunzioni obbligatorie di lavoratoricon disabilità da parte delle Province in contraddizione con il decreto sui precari della Pa. Secondola Corte, infatti, riferisce la Cgil, “il divieto posto a carico delle province, di assumere personale atempo indeterminato in relazione al decreto di riordino varato dall'allora governo Monti, è tuttora invigore e, sempre secondo la Corte, comprenderebbe anche le unità di personale aventi diritto alcollocamento obbligatorio, ovvero la legge 68 del '99”. Eppure, fa notare la responsabile dell'ufficio Politiche per la disabilità del sindacato di corso d'Italia,Nina Daita, “il decreto 101 del 2013 specifica, in riferimento alle categorie protette, che ledisposizioni contenute nel decreto derogano ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazionevigente”. Per la dirigente sindacale “questa confusione normativa è assolutamente intollerabile. Ilgoverno deve fare subito chiarezza anche se risulta palese come la legge 68 non solo non può esseresospesa con un tratto di penna ma deve essere immediatamente applicata. La situazione drammaticain cui versano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori disabili non può essere ulteriormentecomplicata da queste contraddizioni. La confusione è letteralmente immane ma non è possibile chea pagarne il prezzo siano ancora una volta gli ultimi tra gli ultimi”, conclude Daita.

(18 novembre 2013)

Fonte: CGIL.it

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"COLLOCAMENTO DISABILI" INACCESSIBILE A NAPOLI: DENUNCIA DI ANIDA

"Una sterile raccolta di nominativi, una giostra dalla quale si scende e si sale in ordine sparso":così il presidente dell'associazione descrive l'ufficio che dovrebbe provvedere all'inserimentolavorativo delle persone disabili. "Perché la banca dati non è accessibile?"

ROMA - "Un carrozzone pubblico di circa 50 dipendenti, tra dirigenti ed impiegati, ridotti adeffettuare una sterile raccolta di nominativi, una lista di nomi tutti in fila, una giostra dalla quale discende e si sale in ordine sparso": così Giuseppe Sannino, presidente dell'Anida onlus(Associazione nazionale italiana diversamente abili) descrive l'ufficio "Collocamento disabili" dellaprovincia di Napoli.

Sotto accusa, in particolare, è l'inaccessibilità della banca dati on-line sui posti vacanti nelleaziende. "La legge 68/99 - spiega Sannino - prevede la trasmissione telematica dei prospettiinformativi obbligatori per tutte le aziende, sia pubbliche che private, che superano i 15 dipendenti.Questa è la legge, ma - denuncia il presidente di Anida - diverso è ciò che avviene nei fatti a Napolie in Campania. Per apprendere notizie sulle eventuali scoperture dei disabili nelle aziende, gli stessidisabili sono obbligati a recarsi al collocamento. Chi è in carrozzina o chi ha problemi dideambulazione, giunto all'ufficio di collocamento deve affrontare enormi difficoltà: - per prima cosadeve parcheggiare l'auto, impresa titanica - poi raggiungere il salone interno di ricezione utenza,barriere architettoniche e mezzi di fortuna. La banca dati contenente i dati relativi ai prospettiinformativi - continua Sannino - giace in un unico computer, a cui hanno accesso esclusivamente idipendenti. Ogni disabile, dopo aver riempito un'apposita modulistica, può richiedere i datiriguardanti le scoperture soltanto per una singola azienda e purtroppo riceve esclusivamente solouna risposta verbale". Denunciano "l'inefficienza l'inefficacia" del servizio, quindi, l'Anida torna achiedere che la banca dati sia resa accessibile a tutti e consultabile on-line anche da casa, perchésiano ripristinate "legalità e trasparenza".

(19 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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ASSUNZIONI OBBLIGATORIE, "IL GOVERNO FACCIA CHIAREZZA": APPELLODELLA CGIL

Per Nina Daita, "la legge 68 deve essere immediatamente applicata" e non può rientrare neldivieto di assunzioni nella Pa. "Drammatica la situazione in cui versano centinaia di migliaia dilavoratrici e lavoratori disabili"

ROMA - La Corte dei conti ha espresso un parere in merito alle assunzioni obbligatorie di lavoratoricon disabilità da parte delle Province in contraddizione con il decreto sui precari della Pubblicaamministrazione. Secondo la Corte, infatti, come riferisce la Cgil, "il divieto posto a carico delleProvince di assumere personale a tempo indeterminato in relazione al decreto di riordino varatodall'allora governo Monti è tuttora in vigore e, sempre secondo la Corte, comprenderebbe anche leunità di personale aventi diritto al collocamento obbligatorio, ovvero la legge 68 del '99".

Eppure, fa notare la responsabile dell'ufficio Politiche per la disabilità del sindacato di corso d'Italia,Nina Daita, "il decreto 101 del 2013 specifica, in riferimento alle categorie protette, che ledisposizioni contenute nel decreto derogano ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazionevigente". Per la dirigente sindacale "questa confusione normativa è assolutamente intollerabile. Ilgoverno deve fare subito chiarezza anche se risulta palese come la legge 68 non solo non può esseresospesa con un tratto di penna, ma deve essere immediatamente applicata. La situazionedrammatica in cui versano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori disabili non può essereulteriormente complicata da queste contraddizioni. La confusione - conclude Daita - è letteralmenteimmane ma non è possibile che a pagarne il prezzo siano ancora una volta gli ultimi tra gli ultimi".

(20 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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LAVORO E DISABILI PSICHICI E INTELLETTIVI: PERCORSI PER FAVORIREL'INCLUSIONE

Il lavoro quale opportunità di integrazione, condizione essenziale per la pari dignità sociale dellepersone con disabilità. Se ne è discusso al convegno promosso dall'Opera don Calabria e dallaComunità di Capodarco di Roma

ROMA - Si è svolto presso la sede dell'Opera don Calabria un incontro dal titolo "E' tempo dipartecipazione", nel quale si è ampiamente discusso sul delicato argomento dell'inclusione sociale elavorativa di persone con disabilità psichiche e intellettive. Il lavoro quale opportunità diintegrazione, condizione essenziale per la pari dignità sociale delle persone con disabilità. DanielaGizzi, della Comunità di Capodarco, salutando l'assemblea, ha precisato come il percorsodell'integrazione sia ancora molto irto di ostacoli, ingabbiato tra molte maglie burocratiche e vincolinormativi. "Le norme - ha detto Gizzi - non possono restringere le opportunità, semmai esse devonofavorirle". L'obiettivo della mattinata era quello di proporre nuove proposte, nuove soluzioni albisogno di liberazione e riscatto di persone che sono condannate al margine della società,forzatamente relegate all'istituzionalizzazione soprattutto dopo l'assolvimento dell'obbligoscolastico. Soltanto a Roma, i disabili che frequentano le scuole secondarie sono 5426, 1000 quelliche ogni anno terminano gli studi superiori. Fuori dai cancelli il buio. "Molte famiglie - ha dettoFausto Giancaterina, dell'Opera Don Calabria, si affidano alla sorte, alla parola buona di unconoscente, perché non esiste una progetto programmato e coordinato di integrazione sociale e diinserimento lavorativo per i propri figli". Nel Lazio manca un sostegno e un organismo dicoordinamento e monitoraggio dei percorsi di inserimento lavorativo, siano essi collocamentoobbligatori, che tirocini; mancano i SIL, nonostante esista una legge regionale che ne promuove ladiffusione sul territorio. Si tratta di un servizio che ha l'obiettivo di sostenere l'integrazionelavorativa, facilitando l'assunzione di un ruolo lavorativo, in stretta sinergia con i centri perl'impiego, le asl e i servizi sociali territoriali. "Mentre nel Veneto - ha aggiunto Giancaterina -esistono i Sil ormai dal 2001, nel Lazio dobbiamo accontentarci di qualche esperienza positiva". Mail problema del Lazio è ancora più articolato, a sostenerlo è stato Augusto Battaglia, richiamandouna canzone di Vasco Rossi che dice "qui non arrivano ordini...", alludendo alla mancanza dipolitiche di controllo, di rigore, di verifica e di promozione di una società e di una cultura integratae rispettosa della dignità delle persone disabili. Battaglia ha citato alcune esperienze imprenditorialisignificative, a cominciare dall'Ama e dall'Atac che hanno scoperture in organico di persone disabilirisalenti al 2010; per non parlare delle Asl che hanno posti vacanti per 250 unità. "Gli enti pubblici -secondo Battaglia - possono fare molto, a cominciare dai controlli sulla reale applicazione dellalegge 68 da parte delle imprese fornitrici di beni e servizi che abbiano i requisiti previsti dalla legge;si possono prevedere nei bandi delle clausole, cosiddette "sociali", previste dallo stesso codice degliappalti, per cui vanno valorizzate le imprese che integrano, che accolgono persone con disabilità".

Il lavoro si pone oggi come sfida, come opportunità di autorealizzazione, per un'autonomiapsicologica e sociale piena a livello individuale, in contesti di normalità relazionale e affettiva. El'assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Rita Cutini, ha auspicato un vero e propriocambiamento di mentalità, invitando tutti a una cultura nuova, più responsabile, più sensibile. Laparte più interessante della proposta emersa alla fine dell'incontro, quella di istituire la figura delmediatore lavorativo, un profilo professionale in grado di accompagnare, monitorare l'inserimentodi disabili mentali in contesti lavorativi, una scelta assolutamente innovativa che porterebbe laregione Lazio a essere tra le prime in Europa a dotarsene.

(28 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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LA DIFFICILE RICERCA DI UN LAVORO

di Franco Bomprezzi

Impattano con la crisi, con il pregiudizio, con le difficoltà oggettive di mobilità e di organizzazionedegli orari e degli spazi nelle aziende, pubbliche e private, le persone con disabilità che cercanolavoro, eppure un’occupazione potrebbe davvero cambiare in meglio la loro vita e quella delle lorofamiglie. Un aiuto in più, per facilitare una ricerca sempre complicata, viene ora anche dal blog“InVisibili” di «Corriere della Sera.it». Come farò a trovare un lavoro? Chi mai vorrà assumermi,visto che sono una persona con disabilità? Con questa domanda, ogni giorno, si svegliano inmigliaia, in ogni Regione d’Italia, giovani e meno giovani, uomini e donne, quasi sempre arrivati altermine di un lungo percorso di studi (i laureati con disabilità sono ormai oltre 15.000). Impattanocon la crisi, con il pregiudizio, con le difficoltà oggettive di mobilità e di organizzazione degli orarie degli spazi nelle aziende, pubbliche e private. Eppure il lavoro potrebbe davvero cambiare inmeglio la loro vita e quella delle loro famiglie, se solo si riuscisse a girare un interruttore, a invertirela tendenza. Un nuovo strumento pratico, concreto, per intercettare e rendere meno “invisibili”alcuni annunci è da alcuni giorni disponibile nella pagina di InVisibili, blog del «Corriere dellaSera.it», al box intitolato Flashjobs. Al suo interno scorrono infatti le inserzioni selezionate per ilblog stesso all’interno del grande contenitore di TrovoLavoro del «Corriere della Sera.it». Andandoquindi con il mouse sopra un annuncio, il messaggio si ferma e lo si può leggere con calma. Seinteressa, basta cliccarci sopra, e ci si trova in un attimo all’interno della pagina contenente tute leinformazioni necessarie per comprendere se la proposta di lavoro fa al caso nostro e per candidarsidirettamente dal proprio computer di casa.

Si tratta di una proposta, per altro, che non cerca certo di sostituire o di sovrapporsi a chi fa questiservizi per mestiere, a partire dai Centri Pubblici per l’Impiego, che operano all’interno delleProvince, senza considerare le grandi Agenzie del Lavoro, che negli ultimi anni si sonospecializzate anche nella selezione di offerte di lavoro destinate proprio alle categorie protette.Proprio oggi, 28 novembre, a Roma, si svolge ad esempio una nuova edizione del Career Forum diDiversitalavoro, un progetto ormai collaudato, promosso dal Dipartimento della Presidenza delConsiglio UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), insieme al Gruppo People, allaFondazione Sodalitas e alla Fondazione Adecco per le Pari Opportunità. Sei ore a disposizione diaziende e di persone in cerca di lavoro. per incrociare domanda e offerta, per conoscersi da vicino,per avere almeno l’opportunità di un colloquio vero, che poi è il pre-requisito al quale molto spessole persone con disabilità non riescono neppure ad accedere. E scopriamo anche con piacere cheun’altra iniziativa on line, nata direttamente dall’intraprendenza di una persona con disabilità,Daniele Regolo, ossia Jobdisabili.it, è stata selezionata come finalista per un concorso riservato anuove intraprese.

C’è molto fermento attorno alle potenzialità di un universo composito, fatto di persone in carne eossa, spesso sottovalutate o costrette ad adattarsi a mansioni e a lavori che obiettivamente noncorrispondono alle capacità o alle competenze. C’è ancora un pregiudizio forte, e quasi sempre unarigidità nell’organizzazione del lavoro, che fatica a mettersi in discussione nel confronto con lediversità rappresentate dalle cosiddette “categorie protette”, che poi protette davvero non sono. Leesperienze positive non mancano, anzi. La differenza, come sempre accade, la fanno le persone, levolontà concrete di provarci, di sperimentare, di costruire relazioni vere e non soltanto il rispettoformale di una normativa scomoda. In tal senso, è certamente una “goccia nel mare”, la nuovaproposta del blog InVisibili, ma è a disposizione di tutti e costituisce pur sempre un segnale preciso.

(28 novembre 20'13)

Fonte: Superando.it

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SCUOLA

SCUOLA, ASSUNTI 26 MILA DOCENTI DI SOSTEGNO. "MA PER LORO È BEFFADOPPIA"

Prima costi "iperbolici" per frequentare i corsi imposti dalle università per partecipare alleselezioni, poi, se assunti, stipendi bloccati per otto anni: il sindacato Anief denuncia le normecontenute "nei meandri" del decreto appena convertito in legge

ROMA - L'assunzione a tempo indeterminato di oltre 26 mila docenti di sostegno, contenuta nelDecreto Istruzione convertito in legge dal Parlamento, contiene una "doppia beffa" per i precari: icosti imposti dalle università per partecipare alle selezioni e frequentare i corsi, infatti, sono"iperbolici", e chi verrà assunto "riceverà lo stipendio dei precari e avrà la carriera bloccata per 8anni". A scriverlo è l'Anief, l'associazione professionale sindacale che si occupa di scuola.

In una nota, viene ricordato che sono 26.684 i docenti di sostegno che verranno assunti nei ruolidello Stato nei prossimi tre anni, 12.428 nella scuola primaria e 14.256 alle superiori: di questi,5.733 otterranno la retrodatazione al 1° settembre 2013, 13.505 firmeranno il contratto a tempoindeterminato nel 2014, 9.003 nel 2015. Tutti numeri contenuti nel Decreto Scuola n. 104, appuntoappena convertito in legge a Palazzo Madama. Il piano triennale di immissioni in ruolo approvatodal Senato prevede, inoltre, l'assunzione di 26.264 insegnanti curricolari. Oltre che di altri 1.608 disostegno di ogni ordine e grado e 13.400 unità di personale non docente (Ata). Secondo il Ministerodell'Istruzione con l'assunzione degli oltre 26mila docenti "si darà una risposta stabile a più di52.000 alunni oggi assistiti da insegnanti che cambiavano da un anno all'altro". Il decreto, annota ilMiur, prevede anche "l'unificazione delle quattro aree scientifiche dei docenti di sostegno per ilfuturo reclutamento" e dal 2015/2016 il riparto dei posti di sostegno garantirà una percentualeuguale tra Regioni

"Nei meandri del decreto - scrive però l'Anief - è stato tuttavia approvato un vincolo che per tutti ineo-assunti ha il sapore della beffa: la loro ricostruzione di carriera rimarrà infatti bloccata per iprimi otto anni: gli stipendi, che a livello europeo sono già i più bassi dopo quelli della Grecia e afine carriera fanno perdere quasi 8mila euro rispetto a quelli dei colleghi di tutto il vecchioContinente, saranno "congelati": si tratta di una decisione palesemente illegittima, contro cui ilsindacato presenterà migliaia di ricorsi, creata per garantire la clausola di invarianza finanziariaprevista dal legislatore, nonostante la direttiva UE 1999/70 e il principio di non discriminazione -ormai acclarato dalla giurisprudenza comunitaria e dal Consiglio di Stato - vietino espressamente lamancata valutazione degli anni di precariato a parità di servizio svolto".

"Quella approvata oggi dal Senato - dice Anief - rappresenta quindi una doccia fredda per tutti iprecari che dopo anni di supplenze, svolte percependo sempre lo stesso stipendio iniziale,pensavano, una volta assunti in ruolo, di vedersi adeguati gli aumenti spettanti in base all'anzianitàdi servizio maturata attraverso la ricostruzione di carriera. Una procedura, del resto, sempre adottataper i loro colleghi assunti prima del 2011".

A questo fatto si aggiunge quello che in questi giorni i precari della scuola sono costretti a pagaredai 150 ai 200 euro per partecipare alle selezioni a numero chiuso per la frequenza dei corsiuniversitari abilitati al rilascio di oltre 6.000 diplomi di specializzazione sul sostegno: oltre la metàdei posti autorizzati dall'ultimo decreto legge sulla scuola, infatti, precisa Anief, riguarda proprio le

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assunzioni sul sostegno, perché dagli attuali 60.143, dall'a.s. 2015/2016 i posti in organico di dirittooccupati da titolari diventeranno 90.032. "Ma il prezzo da pagare per l'accesso e la frequenza diquesti corsi, quasi 3mila euro, è - annota il sindacato - davvero troppo alto". "È scandaloso -afferma il presidente Marcello Pacifico - che il Miur autorizzi le Università a far pagare 200 europer la sola preselezione di acceso ai corsi di specializzazione per l'insegnamento di sostegno, soloperché si tratta di un titolo che potrebbe garantire il posto fisso già domani. E se i corsi nondovessero concludersi entro la primavera prossima, quando è previsto l'aggiornamento triennaledelle graduatorie ad esaurimento? Per i precari della scuola italiana sarebbe l'ennesima beffa".

(8 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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PERSONE CON DISABILITÀ, IMMIGRATI E DISPERSIONE SCOLASTICA: È LEGGEIL DECRETO SCUOLA

Previsti 15 milioni per il sostegno economico per gli studenti senza mezzi, 8 per la lottaall'abbandono e l'integrazione degli alunni stranieri, mutui agevolati per la messa in sicurezzadelle strutture e immissione in ruolo di 26 mila docenti di sostegno. Sono alcune delle misurepreviste

ROMA - Integrazione degli alunni disabili, lotta alla dispersione scolastica, borse di studio: sonoqueste alcune delle misure "sociali" contenute nel decreto legge "L'istruzione riparte", approvatoieri in Parlamento.

Welfare per gli studenti. Sotto questa voce, ricede, tra le altre misure, lo stanziamento di 15milioni per il 2014 per garantire agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi ilraggiungimento dei più alti livelli di istruzione. I fondi saranno assegnati secondo criteri stabiliti inautonomia dalle Regioni e serviranno per coprire spese di trasporto, con particolare riferimento aidisabili. Potranno accedere alle erogazioni gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.

Libri di testo. Per ridurre i costi a carco delle famiglie, vengono stanziati 8 milioni di euro (2,7 peril 2013 e 5,3 per il 2014) per finanziare l'acquisto da parte delle scuole (o reti di scuole) di libri ditesto e ebook da dare in comodato d'uso agli alunni in situazioni economiche disagiate.

Lotta alla dispersione. A questo scopo vengono stanziati 15 milioni di euro, precisamente 3,6 per il2013, 11,4 per il 2014. Sarà avviato un programma di didattica integrativa che contempla ilrafforzamento delle competenze di base e metodi didattici individuali e il prolungamento dell'orarioper gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell'abbandono edell'evasione dell'obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria e all'integrazione deglialunni stranieri. Le risorse stanziate per il funzionamento del Programma potranno essere utilizzateanche per il compenso delle prestazioni aggiuntive del personale docente coinvolto.

Orientamento. 6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) sono stanziati per sostenere iniziativerivolte ad accompagnare gli studenti nella scelta del proprio successivo percorso formativo: inquesto ambito, un'attenzione particolare sarà rivolta agli studenti con disabilità.

Salute a scuola. Viene ampliato il divieto di fumo a scuola, esteso anche alle aree all'aperto dipertinenza degli istituti. Vietato anche l'uso della sigaretta elettronica nei locali chiusi delle scuole.Saranno previsti incontri degli studenti con esperti delle Asl per parlare di educazione alla salute edei rischi derivanti dal fumo. Inoltre, per quanto riguarda la salute alimentare, nelle gare d'appaltoper l'affidamento e la gestione dei servizi di refezione scolastica, si dovrà prevedere un'adeguataquota di prodotti agricoli ed agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica.

Docenti di sostegno. Le novità riguardano non tanto l'aumento,quanto la stabilizzazione dei docentiche affiancano le classi con ragazzi disabili: si autorizza infatti l'assunzione a tempo indeterminatodi oltre 26 mila insegnanti di sostegno, per garantire maggiore continuità ai circa 52 mila alunnioggi assistiti da insegnanti che, finora, cambiavano da un anno all'altro. È prevista l'unificazionedelle quattro aree scientifiche dei docenti di sostegno per il futuro reclutamento. Dal 2015/2016 ilriparto dei posti di sostegno garantisce una percentuale uguale tra Regioni.

Edilizia scolastica. Per mettere in sicurezza gli istituti scolastici e migliorarne le condizionistrutturali, le Regioni potranno contrarre mutui trentennali, a tassi agevolati, i cui oneri diammortamento saranno a carico dello Stato.

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Formazione dei docenti. E' previsto uno stanziamento di 10 milioni per il 2014, che sarannoutilizzati tra l'altro per incrementare le competenze relative all'educazione all'affettività e al rispettodelle diversità e delle pari opportunità. (cl)

(8 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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SCUOLA, LA DISABILITÀ NEL DECRETO DIVENTATO LEGGE: "NOSTRERICHIESTE ACCOLTE SOLO IN PARTE"

Il commento di Salvatore Nocera (Osservatorio integrazione scolastica Aipd): "C'è solo unaccenno alla formazione dei docenti su didattica speciale, bene l'abolizione delle aree disciplinariper i sostegno". E il rischio che l'abolizione del pagamento per i ricorsi al Tar diventi "un'arma adoppio taglio"

ROMA - "Le nostre richiesta in parte accolte. Ma c'è ancora tanto da fare": così, in sintesi, SalvatoreNocera, responsabile dell'area normativo-giuridica dell'Osservatorio dell'Aipd sull'integrazionescolastica e vicepresidente della Fish, commenta il decreto scuola approvato ieri dal Parlamento."Quello che speravamo e aspettavamo, ovvero la formazione dei docenti in materia di inclusionedelle disabilità, è accennato nell'articolo 16: tra le varie possibilità di formazione obbligatoria c'èinfatti anche l'incremento degli apprendimenti sulle didattiche speciali". Poca cosa, in verità,rispetto alla richiesta avanzata da tempo dall'Osservatorio e "contenuta anche in una nostra propostadi legge, che andremo a riproporre al ministero non appena il testo normativo sarà in GazzettaUfficiale - spiega Nocera - La nostra priorità è e resta l'organizzazione, con il relativofinanziamento, di corsi di formazione in servizio per i docenti curriculari e, in seconda battuta, dicorsi iniziali, con un consistente numero di crediti sulla cosiddetta didattica speciale. Questo perchél'alunno disabile non deve essere delegato, per la sua formazione e gestione quotidiana,all'insegnante di sostegno. E' invece l'insegnante curriculare a doversene far carico come fa con tuttigli altri suoi alunni".

Per quanto riguarda le altre misure contenute nel testo del decreto approvato e relative alladisabilità, "c'è l'abolizione delle aree disciplinari per il sostegno nelle scuole superiori: una novitàcertamente positiva, che risponde una delle nostre storiche richieste. Finora, infatti, accadeva spessoche a un singolo alunno disabile fossero assegnati diversi insegnanti di sostegno, uno per ciascunaarea: di fatto, si creava una classe speciale e aumentava la delega didattica da parte dell'insegnantecurriculare".

Un'altra "norma interessante" è per Nocera "l'abolizione del pagamento per i ricorsi al Tar suiproblemi della scuola. Un fatto positivo, che però potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio, dalmomento che il ricorso potrebbe diventare la prassi per ottenere le ore di sostegno spettanti". Perquanto riguarda la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno, "è certamente importantel'immissione in ruolo di circa 26 mila docenti, che comporta un doppio vantaggio per gli insegnantida un lato e per gli alunni dall'altro: a questi infatti sarà assicurata una maggiore continuità dellafigura di sostegno. Resta però quasi inapplicata la norma che fissa un tetto massimo di 20 alunninelle classi con uno studente disabile: su questo chiediamo e continueremo a chiedere al ministeromaggiore attenzione. Infine - conclude Nocera - aspettiamo il ruolo unico del sostegno: ovvero,chiediamo che esista una voce di concorso dedicata proprio a questa figura. Attualmente, invece, gliinsegnanti di sostegno diventano tali dopo l'abilitazione in una disciplina. La scelta del sostegno findall'inizio sarebbe una scelta certamente più consapevole e non di comodo, come a volte avviene".Infine, per quanto riguarda, la dibattuta questione dei Bes, "ribadisco la mia contrarietà ad una leggead hoc: occorre sicuramente risolvere innanzitutto la questione della disabilità,più grave e piùdiffusa". (cl)

(10 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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NELLA SCUOLA STATALE IN CRESCITA ALUNNI DISABILI (+60% IN 14 ANNI) ESOSTEGNO

Il ministero dell'Istruzione anticipa i dati del 2013/2014: gli alunni con disabilità sono 209.814(+3,7% rispetto allo scorso anno). Crescono anche i docenti di sostegno: dai 101.301 del2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%)

ROMA - Aumentano gli alunni disabili nella scuola italiana. Ma cresce anche il numero dei docentidi sostegno. È quanto riferisce il ministero dell'Istruzione che ha anticipato i dati statistici suglialunni con disabilità e sul sostegno relativi al 2013/2014 che saranno perfezionati a conclusionedelle procedure di assunzione in ruolo. Secondo quanto si legge, infatti, a proposito del numero dialunni con disabilità nella scuola statale italiana, si va "dai 202.314 dell'anno scolastico 2012/2013ai 209.814 del 2013/2014 (+3,7%)".

Ma, appunto, "aumenta il contingente dei docenti di sostegno: dai 101.301 del 2012/2013 ai110.216 del 2013/2014 (+8,8%)". Il rapporto docenti/alunni e', in media, "di 1 a 2 e il personale e'sempre piu' stabile, grazie anche a quanto previsto nel decreto scuola 'L'Istruzione riparte', volutodal ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, che consente l'immissione in ruolo in tre anni di26.674 docenti in più rispetto alla dotazione organica del sostegno. Di questi 26.674 insegnanti,4.447 saranno stabilizzati già dall'attuale anno scolastico, 13.342 lo saranno nel 2014/2015 e 8.895nel 2015/2016. Una risposta concreta alle esigenze di 52.000 alunni che oggi non avevano lagaranzia di mantenere lo stesso docente da un anno all'altro".

Il Miur, inoltre, pubblica il Focus 'L'integrazione scolastica degli alunni con disabilita' - datistatistici a.s. 2012/2013', in cui viene descritto "il fenomeno della disabilità con maggior grado didettaglio. In particolare, vengono pubblicati i dati relativi al 2012/2013, anno in cui gli alunni condisabilità sono aumentati del 3,2%, registrando tassi di incremento differenti nei vari ordini e gradidi scuola: +2,2% nella scuola dell'infanzia, +3,4% nella scuola primaria, +2,4% nella scuolasecondaria di I grado e +4,3% nella scuola secondaria di II grado". Guardando ai numeri della solascuola statale, dall'anno scolastico 2000/2001 "gli alunni con disabilita' sono aumentati di oltre il60%. La crescita e' stata differente nelle diverse macroaree del territorio: +90% nel Nord-Ovest,+76% nel Nord-Est, +82% nel Centro, +34% nel Mezzogiorno".

Gli alunni con disabilita', inoltre, "sono circa il 2,5% sul totale degli alunni (1,3% nella scuoladell'infanzia, 3% nella scuola primaria, 3,7% nella scuola secondaria di I grado e 2% nella scuolasecondaria di II grado). Le regioni dell'Italia centrale presentano mediamente una percentuale piu'elevata di alunni con disabilita'. Nelle scuole statali si registra una percentuale di alunni condisabilita', sul totale degli iscritti, pari al 2,7%. In quelle non statali sono l'1,5%. La disabilita'intellettiva rappresenta la tipologia piu' diffusa: oltre 148.700 alunni fra scuola statale e non statale(66,7% del totale degli alunni con disabilita')".

(12 novembre 2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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ANCHE LE SCUOLE PARITARIE DEVONO GARANTIRE IL SOSTEGNO

di Salvatore Nocera

È certamente questo l’aspetto più importante di un’Ordinanza prodotta dal Tribunale di Vigevano(Pavia), che ha condannato il Ministero per discriminazione nei confronti di un’alunna condisabilità. Altri aspetti del medesimo provvedimento fanno poi pensare a un’urgenza sempremaggiore, da parte del Ministero stesso, a riprendere in mano alcuni fondamentali aspetti dellacultura e della conseguente normativa dell’inclusione scolastica

Con un’Ordinanza prodotta il 6 settembre scorso, il Tribunale Civile di Vigevano (Pavia) ha accoltoun ricorso con il quale i genitori di un’alunna con grave disabilità certificata avevano impugnato perdiscriminazione il provvedimento dell’Ufficio Scolastico Provinciale che aveva assegnato solododici ore di sostegno.

L’Ordinanza è interessante non tanto per il fatto che il Ministero sia stato condannato perdiscriminazione ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone condisabilità vittime di discriminazioni), giurisprudenza ormai consolidata specie in Lombardia, apartire dall’accoglimento di un ricorso collettivo promosso quasi tre anni fa dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), quanto perché è una delle prime volte – forse addirittura laprima a livello nazionale – in cui il diritto al sostegno viene esercitato vittoriosamente nei confrontidi una scuola paritaria.

Il Tribunale ha sostenuto che comunque tale scuola non poteva autonomamente aumentare le ore disostegno, poiché le riceve dal Ministero, e quindi non l’ha condannata, né ha condannato l’UfficioScolastico Provinciale e quello Regionale, ritenendole semplici “articolazioni amministrativeinterne” del Ministero stesso e condannando quindi solo quest’ultimo. In termini pratici, lacondanna con questo tipo di Ordinanze o Sentenze consiste nell’obbligare la parte soccombente – ilMinistero – a cessare l’azione discriminatoria, assegnando, nel caso in questione, le ore indicate nelPEI (Piano Educativo Individualizzato), e cioè il rapporto di uno ad uno «per tutta la duratadell’orario scolastico».

Interessante, e certamente tale da far riflettere, è anche la motivazione dell’Ordinanza, in particolarequando si scrive che «la scelta dell’amministrazione scolastica di ridurre le ore di sostegno […] none giustificata ed è, per tale motivo, idonea a concretare una discriminazione indiretta, vietata ai sensidella l. n. 67\06, perlomeno tutte quelle volte in cui non si accompagni ad una analogacorrispondente riduzione delle ore di insegnamento in capo agli studenti normodotati».

Innanzitutto va ritenuta come discutibile l’affermazione del Tribunale che l’Ufficio ScolasticoRegionale sia una mera articolazione interna del Ministero, dal momento che, in base aldecentramento amministrativo, ormai gli Uffici Scolastici Regionali (correttamente non quelliProvinciali) sono dotati di propria personalità giuridica e godono di piena autonomiaamministrativa. E infatti tutte le Sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR)condannano, oltre al Ministero, anche gli Uffici Scolastici Regionali. È poi da ritenere trattarsi diore concernenti una scuola primaria paritaria parificata, dal momento che solo per esse lo Stato ètenuto a fornire il pagamento dei docenti, ivi compreso quello per il sostegno. Per tutti gli altriordini di scuole paritarie, invece, l’ultimo comma della Legge 62/00 sulla parità scolasticariconosce solo un contributo forfettario che, di fatto, si aggira intorno ai 2.000 euro annui. Questaipotesi è rafforzata dalla considerazione che la condanna riguarda il rapporto di uno a uno per tuttala durata dell’orario scolastico ed è appunto solo nella scuola dell’infanzia e in quella primaria cheesso coincide con la durata di tutto l’orario scolastico. Nelle scuole secondarie, infatti, il sostegno

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massimo coincide con l’intera cattedra, che è di diciotto ore, e le poche decisioni che hannoassegnato il rapporto di uno a uno per tutta la durata dell’orario scolastico sembrano ignorare lacultura dell’inclusione, secondo cui l’alunno deve avere rapporti prevalenti con i docenti curricolarie con i compagni, cosa assai difficile se l’alunno stesso è isolato con il docente per il sostegno pertutte le ore di insegnamento.

Un altro aspetto interessante è dato dal fatto che il Tribunale abbia stabilito che l’AmministrazioneScolastica non possa discrezionalmente distaccarsi nella quantificazione delle ore di sostegno dalnumero indicato nel PEI e formulato dal GLHO (Gruppo di Lavoro Handicap Operativo), di cuiall’articolo 12, comma 5 della Legge 104/92. Ebbene, è forse per la prima volta che una decisione ècosì esplicita su questo punto, anche se non viene data una motivazione esaustiva di taleaffermazione. Una spiegazione logica potrebbe essere che il PEI è formulato dalla scuola in dialogocon gli operatori sociosanitari e con la famiglia, soggetti che conoscono tutti i bisogni educatividell’alunno e quindi possono seriamente proporre all’Amministrazione Scolastica il numero delleore richieste, per rispondere alle effettive esigenze dello stesso. Oggi, per altro, abbiamo anche unaspiegazione formale, costituita dall’articolo 10, comma 5 della Legge 122/10, secondo cui le ore disostegno e delle altre risorse umane necessarie debbono essere indicate nel PEI. La Legge, però,non si spinge sino a dire che il numero di ore indicato nel PEI sia vincolante per l’AmministrazioneScolastica, come ha fatto invece il Tribunale di Vigevano.

Ciò che invece lascia assai perplessi è quella parte della motivazione, già sopra citata. Infatti, ilTribunale – per accogliere la tesi della discriminazione – deve dire che ridurre le ore di sostegno aun alunno con disabilità non sarebbe discriminatorio se contemporaneamente l’AmministrazioneScolastica avesse ugualmente ridotto il numero delle ore ai compagni non disabili. Siccome però hatagliato solo le ore di sostegno – senza ridurre le ore curricolari ai compagni – c’è discriminazione.Questa argomentazione è perfettamente logica sul piano della Legge 67/06 sulla nondiscriminazione delle persone con disabilità, ma risulta assolutamente fuori della logicadell’inclusione scolastica; anzi, essa legittimerebbe la deriva degli ultimi anni della delega assolutao quasi del progetto inclusivo ai soli docenti per il sostegno da parte dei docenti curricolari. Ed èanche questo il motivo maggiore che ha spinto chi scrive – sin dal momento del succitatoprestigioso ricorso collettivo sostenuto dalla LEDHA (e accolto) – ad avere perplessitàsull’opportunità di utilizzare la Legge 67/06 per ottenere più ore di sostegno, rispetto all’ormaiconsolidata giurisprudenza dei ricorsi ai TAR, per l’annullamento dei provvedimenti diassegnazione di ore in numero inferiore a quello richiesto nei PEI. Dal momento infatti che irisultati pratici sono gli stessi, mi permetto di insistere con i colleghi avvocati che continuano inquesta strategia giudiziale a dismetterla, per quanto concerne la sola richiesta delle ore di sostegno,poiché si contribuisce – con motivazioni come quelle necessariamente espresse dal Tribunale diVigevano – ad affossare la cultura dell’inclusione scolastica che dev’essere prioritariamenterealizzata dai docenti curricolari, “sostenuti” (ma non sostituiti) dai docenti specializzati.Ovviamente, perché ciò si realizzi pienamente, è indispensabile che i docenti curricolari abbianouna formazione iniziale e una ricorrente obbligatoria in servizio sulle didattiche inclusive, ma ilMinistero ancora non ha attuato tale normativa e speriamo che lo faccia adesso che l’articolo 16della Legge 128/13 sulla scuola ha introdotto il principio dell’aggiornamento obbligatorio inservizio.Senza poi nemmeno trascurare il fatto determinante che il Ministero non vigila sufficientementenemmeno sul rispetto dell’articolo 5, comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)81/09 il quale fissa a venti il tetto massimo di alunni nelle classi con disabili, ovvero un numeroridotto di scolari, proprio per consentire ai docenti curricolari di occuparsi seriamente dei proprialunni con disabilità.

Potrà dunque questa provvidenziale Ordinanza proveniente dal Tribunale di Vigevano indurrel’Amministrazione Scolastica a riprendere in mano questi fondamentali aspetti della cultura e della

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conseguente normativa dell’inclusione scolastica, come è stato anche fortemente richiesto nellamozione finale del prestigioso convegno internazionale La Qualità dell’integrazione scolastica esociale, svoltosi la scorsa settimana a Rimini, a cura del Centro studi Erickson?

(15 novembre 2013)

Fonte: Superando.it

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UN PO’ DI SERENITÀ IN PIÙ SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

a cura di Salvatore Nocera

Infatti, una Nota Ministeriale prodotta nei giorni scorsi chiarisce ulteriormente alcuni punticontroversi della recente normativa sui Bisogni Educativi Speciali (BES), fissata tra la fine del 2012e l’inizio di quest’anno, che tanto ha già fatto discutere. Appare in particolare importante lasottolineatura data da un lato alla prevalenza delle valutazioni pedagogiche da parte dei docenti,dall’altro al rispetto dell’autonomia scolastica

Con la recente Nota n. 2563, prodotta il 22 novembre scorso, il Ministero dell’Istruzione, Universitàe Ricerca ha fornito una serie di ulteriori chiarimenti relativi alla normativa sui Bisogni EducativiSpeciali (BES), fissata dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e dalla successivaCircolare 8/13 del 6 marzo di quest’anno, che tanto hanno fatto discutere nei mesi scorsi. Vediamodunque quali sono i punti più interessanti di questa nuova Nota Ministeriale.

PDP (Progetto Didattico Personalizzato)

Molti sindacati e docenti avevano avanzato forti critiche al proliferare di PDP (Progetti DidatticiPersonalizzati), ciò che a loro avviso era stato indotto proprio dalla recente normativa. In tal senso,il Ministero fornisce chiarimenti e rassicurazioni in proposito, così come segue: «In ultima analisi,al di là delle distinzioni sopra esposte, nel caso di difficoltà non meglio specificate, soltanto qualoranell’ambito del Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del team docenti (nelle scuoleprimarie) si concordi di valutare l’efficacia di strumenti specifici questo potrà comportarel’adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato, con eventuali strumenticompensativi e/o misure dispensative. Non è compito della scuola certificare gli alunni con bisognieducativi speciali, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione diparticolari strategie didattiche». Solo nei casi, quindi, in cui si ritenga di consentire strumentidispensativi e compensativi, ha senso formulare un PDP e la Nota del 22 novembre è ancora piùesplicita nel lasciare la massima autonomia di giudizio ai docenti di fronte a diagnosi che nonportino a certificazioni di disabilità e DSA (disturbi specifici dell’apprendimento): «Si ribadisceche, anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno datodiritto alla certificazione di disabilità o di DSA, il Consiglio di classe è autonomo nel decidere seformulare o non formulare un Piano Didattico Personalizzato, avendo cura di verbalizzare lemotivazioni della decisione».

Alunni di cittadinanza non italiana

Anche nei confronti di questi alunni si era lamentato il rischio di un eccesso di PDP. Qui la NotaMinisteriale n. 2563 ulteriormente chiarisce che «[…] In particolare, per quanto concerne gli alunnicon cittadinanza non italiana, è stato già chiarito nella C.M. n° 8/2013 che essi necessitano anzituttodi interventi didattici relativi all’apprendimento della lingua e solo in via eccezionale dellaformalizzazione tramite un Piano Didattico Personalizzato. Si tratta soprattutto – ma non solo – diquegli alunni neo arrivati in Italia, ultratredicenni, provenienti da Paesi di lingua non latina (stimatinel numero di circa 5.000, a fronte di oltre 750.000 alunni di cittadinanza non italiana) ovvero ovesiano chiamate in causa altre problematiche. Non deve tuttavia costituire elemento discriminante (oaddirittura discriminatorio) la provenienza da altro Paese e la mancanza della cittadinanza italiana.Come detto, tali interventi dovrebbero avere comunque natura transitoria».

PAI (Piano Annuale per l’Inclusività)

Anche questo punto era stato ritenuto da molti come un inutile aggravio burocratico. Il Ministeroora precisa che «[…] II Piano annuale per l’inclusività deve essere inteso come un momento diriflessione di tutta la comunità educante per realizzare la cultura dell’inclusione, lo sfondo ed ilfondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli

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obiettivi comuni, non dunque come un ulteriore adempimento burocratico, ma quale integrazionedel Piano dell’Offerta Formativa, di cui è parte sostanziale (nota prot. N° 1551 del 27 giugno 2013).Scopo del piano è anche quello di far emergere criticità e punti di forza, rilevando le tipologie deidiversi bisogni educativi speciali e le risorse impiegabili, l’insieme delle difficoltà e dei disturbiriscontrati, dando consapevolezza alla comunità scolastica – in forma di quadro sintetico – diquanto sia consistente e variegato lo spettro delle criticità all’interno della scuola. Tale rilevazionesarà utile per orientare l’azione dell’Amministrazione a favore delle scuole che presentinoparticolari situazioni di complessità e difficoltà». Ciò, per altro, ribadisce quanto emergeva conchiarezza già dalla precedente normativa, e cioè che il POF (Piano dell’Offerta Formativa) deveavere come sua caratteristica la logica inclusiva verso gli alunni più deboli e che l’attenzionedell’Amministrazione Scolastica deve rivolgersi alle scuole maggiormente in difficoltà, persostenerle in questo delicatissimo compito.

GLI (Gruppo di Lavoro per l’Inclusività)

Molte critiche si erano poi appuntate sull’ampliamento delle funzioni e della composizione del GLI(Gruppo di Lavoro per l’Inclusività), che adesso dovrà occuparsi, oltre che della disabilità, puredegli altri casi di BES. Su tale punto il Ministero chiarisce che «in relazione ai compiti del Gruppodi Lavoro per l’Inclusività, che assume, secondo quanto indicato nella C.M. n° 8/2013, funzioni diraccordo di tutte le risorse specifiche e di coordinamento presenti nella scuola, si rammenta ilrispetto delle norme che tutelano la privacy nei confronti di tutti gli alunni con bisogni educativispeciali. In particolare, si precisa che nulla è innovato per quanto concerne il Gruppo di lavoroprevisto all’art. 12, co. 5 della Legge 104/92 (GLH Operativo), in quanto lo stesso riguarda ilsingolo alunno con certificazione di disabilità ai fini dell’integrazione scolastica. A livello diIstituto, si precisa inoltre che le riunioni del Gruppo di lavoro per l’inclusività possono tenersi ancheper articolazioni funzionali ossia per gruppi convocati su tematiche specifiche». Riteniamo chesoprattutto questo chiarimento finale sia particolarmente importante, prevedendo che il GLI possariunirsi anche per Sezioni distinte, a seconda che si tratti, ad esempio, di alunni con disabilità –quando cioè dovranno intervenire tutti i soggetti già previsti dalla normativa – oppure di alunni conDSA o altri BES, in cui non necessita la presenza né degli operatori sanitari né degli insegnanti peril sostegno.

Precisazioni sui GLIP (Gruppi di Lavoro per l’Inclusione Scolastica degli Alunni conDisabilità Provinciali)

Infine, erano rimasti dei coni d’ombra sui rapporti tra i nuovi organismi (CTS-Centri Territoriali diSupporto, CTI-Centri Territoriali per l’Inclusione) e quelli vecchi, come i GLIP (Gruppi di Lavoroper l’Inclusione Scolastica degli Alunni con Disabilità Provinciali), che alcuni ritenevanoaddirittura abrogati, anche per la mancata nomina di ispettori come loro coordinatori e data anche laloro progressiva riduzione numerica. A tal proposito il Ministero precisa che « nulla è innovato perquanto riguarda i Gruppi di lavoro interistituzionali (GLIP), i cui compiti e la cui composizionesono previsti da una norma primaria (art. 15 Legge 104/92). Con successiva nota – nell’otticadell’ottimizzazione e della funzionalità delle specifiche competenze – saranno ulteriormente definitii compiti dei CTS e dei CTI, fermo restando quanto disposto nel D.M. del 12 luglio 2011 [DecretoMinisteriale n. 5669/11, N.d.R.] e nelle Linee guida per il diritto alla studio di alunni e studenti conDSA».

Questa Nota Ministeriale, in conclusione, ci sembra rivestire una notevole importanza per riportareun po’ di serenità nelle scuole. Essa sottolinea infatti la prevalenza delle valutazioni pedagogicheda parte dei docenti, nell’individuare casi di svantaggio e disagio, rispetto al rischio di derivasanitaria in campi ad essa sostanzialmente estranei. Inoltre, vi si ribadisce fortemente il rispettodell’autonomia scolastica, della quale da più parti si denunciava il soffocamento da parte di unsupposto centralismo ministeriale. Si ritiene quindi che con questi ulteriori chiarimenti la

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sperimentazione della normativa sui BES, prevista per il corrente anno, possa dare i suoi frutti, convantaggio sia per la serenità degli alunni che la professionalità dei docenti.

(26 novembre 2013)

Fonte: Superando.it

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WELFARE

NUOVO ISEE AL FOTOFINISH, TANGORRA: "IN GAZZETTA UFFICIALE ENTROFINE ANNO"

Il provvedimento è passato dalle mani del ministero del Welfare a quello dell'Economia e prestoarriverà alla presidenza del Consiglio. Obiettivo: "Avere il decreto pienamente efficace entro lafine dell'anno". Poi serviranno altri 4 mesi per renderlo operativo

ROMA - Il nuovo indicatore della situazione economica equivalente (Isee) è in "dirittura d'arrivo".A ripercorrere le tappe finali dello strumento che regolamenta la situazione economica dellefamiglie italiane è Raffaele Tangorra, capo della direzione Inclusione del ministero del Welfare. "Ilprovvedimento da noi è stato già chiuso, abbiamo avuto anche una prima interlocuzione con idiversi uffici coinvolti del ministero dell'Economia. A questo punto, il testo è formalmente da loro eci aspettiamo di poterlo firmare nei prossimi giorni". Il testo contenente il nuovo strumento, infatti,è un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (dpcm) su proposta del ministero del Welfare,di concerto con il ministero dell'Economia e delle Finanze. Per diventare operativo, dovrà passare alvaglio della presidenza del Consiglio ed essere incanalato nel solito iter, ma secondo Tangorra,siamo al fotofinish. "Va ancora formalizzata la proposta al presidente del Consiglio - spiegaTangorra -, a quel punto si tratta solo di attendere i tempi tecnici della registrazione della Corte deiConti e della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Servirà un mesetto".

Sul nuovo strumento non sono mancate le polemiche, ma sul testo non dovrebbero più essercinovità. Affinché il nuovo Isee diventi realmente operativo, però, ci vorranno diversi mesi e iltraguardo sembra coincidere con la primavera del prossimo anno. "Per essere operativo - spiegaTangorra - c'è bisogno dei provvedimenti attuativi: nuovi modelli per la dichiarazione, nuovosistema informativo, istruzioni e a quel punto ci sono ulteriori trenta giorni per l'adozione dei nuoviregolamenti da parte dei comuni. Dal momento in cui è legge il nuovo regolamento, ci sono quattromesi di tempo per renderlo operativo". Tempi tecnici che non spaventano il ministero del Welfare."Puntiamo ad avere il decreto pienamente efficace entro la fine dell'anno - spiega Tangorra -,pubblicato in Gazzetta. A quel punto scatta l'adeguamento dei regolamenti comunali e dopo 4 mesic'è il nuovo Isee. Nel 2014 sarà pienamente operativo".(ga)

(7 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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I DISABILI E IL DIRITTO A UNA VITA INDIPENDENTETRE MILIONI DI EURO PERFINANZIARE 40 PROGETTI

Linee guida per le Regioni: le proposte vanno presentate entro il 2 dicembre. Per ciascunadisponibili 80mila euro

Vivere come gli altri, liberi di scegliere il proprio destino e di prendere autonomamente decisioni inlinea con i propri bisogni e desideri. Il diritto delle persone con disabilità a una vita indipendente èriconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti della persone con disabilità, ratificatadal nostro Paese nel 2009, oltre che da una legge dello Stato, la n. 162 del ‘98). Con decreto del 31ottobre la “Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali” del Ministero del Lavoro haemanato Linee guida per le Regioni che intendono sperimentare modelli di intervento in materia di«vita indipendente e inclusione nella società delle persone con disabilità». Le proposte vannopresentate entro il 2 dicembre. I fondi per il 2013 ammontano a 3,2 milioni di euro e serviranno afinanziare 40 proposte di adesione riferite ad ambiti territoriali (stabiliti in base alla popolazioneregionale residente): per ciascuna di esse l’importo finanziabile non può superare gli 80mila euro.La Regione deve garantire il co-finanziamento per una quota non inferiore al 20% del totale.

PROGRAMMA D’AZIONE - «Le recenti linee guida sono uno strumento amministrativo per dareattuazione a leggi che già esistono e costituiscono la “cornice” della vita indipendente - affermal’avvocato Angelo Marra, esperto di disability studies -. Il documento richiama il “Programmad’Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità”,discusso a luglio a Bologna in occasione della Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità,poi approvato a settembre dal Consiglio dei ministri, infine adottato lo scorso ottobre con decretodel Presidente della Repubblica (in corso di registrazione presso la Corte dei Conti, ndr)». Tra lesette linee di azione del Programma, infatti, ce n’è una dedicata a politiche, servizi e modelliorganizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società delle persone con disabilità. Oraalle Regioni viene proposta la sperimentazione di interventi innovativi in materia di vitaindipendente previsti dal Programma d’Azione, come favorire da un lato il processo dideistituzionalizzazione, dall’altro lo sviluppo di progetti di “abitare in autonomia” che coinvolganopiccoli gruppi di persone; supporto alla domiciliarità e alla residenzialità: in particolare le personecon disabilità devono poter scegliere, come gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chivivere.

DIFFERENZE TRA REGIONI - In base alle indicazioni contenute nella legge 162, le Regionihanno già sperimentato nel corso degli anni progetti volti all’assistenza indiretta, all’incentivazionedella domiciliarità e, sebbene in modo residuale, al supporto a percorsi di autonomia personale. Ma,si ricorda nel Documento della Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali, sonoemerse «criticità» e si sono determinate «sensibili differenze tra le Regioni, talvolta accentuate dalladifficoltà di mantenere le buone prassi attivate nel corso degli anni a causa delle riduzioni deifinanziamenti dei fondi sociali degli ultimi anni». C’è poi una «sperequazione nella spesa sociale,che va da 304 euro pro capite nella Provincia autonoma di Trento a 26 euro nella Regione Calabria,con il Sud - l’area territoriale più povera e quindi con bisogni maggiori - che spende in media circaun terzo del Nord». Le Linee guida, quindi, s’inseriscono in questo contesto con l’obiettivo diraggiungere un’omogeneità a livello nazionale, pur nel rispetto dell’autonomiaorganizzativo-programmatoria degli enti locali.

REGIONI PRONTE? - «Indicano un percorso da seguire ma presentano alcuni punti critici -commenta l’avvocato Marra -. Innanzitutto, i progetti durano 12 mesi, ma la vita indipendente nonpuò essere “a tempo”. Per poterla sperimentare davvero, servono più risorse: quelle messe adisposizione sono poche e la loro allocazione, poi, è un po’ imprecisa perché s’identificano gli

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ambiti territoriali finanziabili ma in realtà i progetti di vita indipendente sono individuali. Inoltre -continua Marra - non esistono in tutte le Regioni gli uffici per la vita indipendente che hanno ilcompito di dare supporto alla progettazione individualizzata. Nel documento si afferma poi che lesperimentazioni sono subordinate alla disponibilità delle risorse finanziarie, un problema soprattuttoper le Regioni con piani di rientro in cui si tende a ridurre molti servizi per far fronte al buco nero insanità. Di sicuro, però - conclude il giurista - un progetto di vita indipendente, oltre ad essere amisura d’uomo, porterebbe più salute alla persona interessata e comporterebbe anche un risparmiorispetto all’istituzionalizzazione e al ricovero».

(20 novembre 2013)

Fonte: Corriere.it

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PENSIONI E LEGGE 104, STOP ALLA PENALIZZAZIONE

Nel maxiemendamento approvato c'è anche il riconoscimento dei congedi per assistere disabiligravi come giorni di lavoro effettivo: il Parlamento così sana la penalizzazione introdotta dallariforma Fornero

Dopo i donatori di sangue e i neogenitori, il Parlamento mette una toppa anche per chi usufruiscedella legge 104 e assiste familiari disabili che non saranno più penalizzati dalla riforma Fornero almomento della richiesta della pensione anticipata. A sanare questa discriminazione è una modificaintrodotta nella legge di stabilità: si tratta di un emendamento del Pd che porta la prima firma dellasenatrice Maria Grazia Gatti, capogruppo Pd in commissione Lavoro, successivamente inserito nelmaxiemendamento del Governo su cui è stata posta ieri sera la fiducia.

Questo emendamento «estende le disposizioni che consentono di non essere penalizzati in tema diimporto pensionistico anticipato a coloro che usufruiscono dei permessi e congedi previsti dallalegge 104 del 1992 in materia di assistenza ai disabili gravi», dice la senatrice in un suocomunicato. «La modifica approvata, infatti, considera come lavoro effettivo i periodi dicontribuzione figurativi riconosciuti a tali soggetti, considerandoli validi ai fini del calcolo per lamaturazione del diritto alla pensione. È un risultato importante, che tiene finalmente conto delledifficoltà e dei sacrifici cui sono sottoposte quotidianamente migliaia di persone».

La palla ora passa alla Camera.

(27 novembre 2013)

Fonte: Vita.it

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L.STABILITÀ, CHI GODE LEGGE 104 STOP A PENALIZZAZIONI PENSIONI

Roma – Chi usufruisce della legge 104 e assiste familiari disabili non sarà più penalizzato sul frontedella pensione. Lo prevede una modifica introdotta nel maxiemendamento al ddl stabilità su cui ieri il governo ha incassato la fiducia in Senato.

“Nel corso dell'esame al Senato della legge di stabilità è stato approvato un emendamento Pd a mia prima firma, poi inserito nel maxiemendamento del Governo su cui è stata posta la fiducia, che estende le disposizioni che consentono di non essere penalizzati in tema di importo pensionistico anticipato a coloro che usufruiscono dei permessi e congedi previsti dalla legge 104 del 1992 in materia di assistenza ai disabili gravi. La modifica approvata, infatti, considera come lavoro effettivo i periodi di contribuzione figurativi riconosciuti a tali soggetti, considerandoli validi ai fini del calcolo per la maturazione del diritto alla pensione. E` un risultato importante, che tiene finalmente conto delle difficoltà e dei sacrifici cui sono sottoposte quotidianamente migliaia di persone”, sottolinea in una nota la senatrice Maria Grazia Gatti, capogruppo del Pd in commissione Lavoro.

(27 novembre 2013)

Fonte: TMNews

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NOTIZIE DAL TERRITORIO

LEGGE 328: IN SICILIA SI POTENZIA L'ASSISTENZA A DISABILI, ANZIANI EMINORI

Lo afferma l'assessore regionale Ester Bonafede a proposito delle nuove linee guidasull'applicazione della norma. Più fondi anche per la domiciliarità

PALERMO - Al centro ci saranno le realtà che saranno in grado di garantire dei buoni servizi diassistenza per le categorie più fragili della società (anziani, disabili, minori). Questo è l'obiettivoche si spera di raggiungere in forza dell'approvazione delle nuove linee guida per l'applicazionedella legge 328 in Sicilia. A parlare di alcune novità sostanziali che riguardano l'Isola è l'assessoreregionale alle attività sociali Ester Bonafede.

"Essendo state approvate le linee guida relative alla programmazione della legge 328 - affermal'assessore Bonafede -, risulta praticamente regolamentata ed è completamente variata la suamodalità di applicazione rispetto a prima. Ci sono, infatti, delle modifiche sostanziali chepermettono prima di tutto di venire incontro a tutte le criticità precedenti, cercando di porre rimedioa tutti quelli che sono stati probabilmente tutti i limiti applicativi della legge 328 nell'Isola". "Altempo stesso le novità riguardano anche l'agevolazione, il pieno utilizzo e la razionalizzazione dellesomme destinate all'Adi (assistenza domiciliare integrata) - continua l'assessore -. In questo modotra le novità sostanziali si introducono dei meccanismi di premialità e di ‘censura' nei confronti ditutti quei distretti di zona che si dovessero rilevare nel tempo inadempienti sia sull'impegno chesulla progettualità ma anche sulla situazione della spesa sociale. Introduciamo quindi, ad esempio, isub-ambiti che sono aree omogenee di natura spontanea che potrebbero dare luogo ad azioni diulteriore valorizzazione delle azioni sociali all'interno del territorio".

"Tutto questo è supportato dall'azione Pac - aggiunge ancora -, il Piano d'Azione per la Coesionevolto a favorire l'inclusione sociale e anche relativo all'Adi che vede gli stessi distretti socio sanitarie gli stessi Piani di zona interessati nell'attivazione di misure progettuali". La richiesta di una svoltaregionale in un settore che per molti anni è stato "voragine di spesa incontrollata a cui non hacorrisposto alcuna qualità di servizi, senza controlli e un monitoraggio efficaci" giunge anche daisindacati siciliani Cgil Cisl e Uil.

"Abbiamo chiesto al governo della regione - informano Daniela De Luca della segreteria regionaleCisl e Alfio Giulio, segretario della Fnp Cisl Sicilia - di intervenire urgentemente realizzando unavera rivoluzione nel settore delle politiche sociali, per molti anni voragine di spesa incontrollata acui non ha corrisposto alcuna qualità di servizi, senza controlli e un monitoraggio efficaci, anziprogrammata in assenza di un'organica mappatura dei reali fabbisogni sociali e dell'offerta di servizisul territorio". "In Sicilia le politiche sociali - denunciano Cisl e Fnp -, sono state un altro bancomatelettorale sulle spalle dei più deboli, una situazione per certi versi non dissimile, per sprechi eassenza di controlli, da quella registrata nel settore della formazione professionale". Da qui laproposta del sindacato "di una ricognizione -di tutti i fondi a vario titolo destinati alle politichesociali: famiglia, anziani non autosufficienti, disabilità, povertà". L'obiettivo è "la creazione di unfondo unico da cui attingere affinché i Comuni programmino la spesa su precise priorità, contrasparenza, garanzia di qualità dei servizi e un monitoraggio successivo che assicuri l'efficaciadella spesa sui reali bisogni, impedendo sprechi e malversazioni". (set)

(7 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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PASSI AVANTI VERSO I PEBA A ROMA E MILANO

Ovvero verso l’adozione di quei Piani per l’Eliminazione delle barriere Architettoniche di cui giàdal 1987 tutti i Comuni e le Province italiane avrebbero dovuto dotarsi, ciò che invece è accadutosolo per una minima parte degli Enti Locali. L’Associazione Coscioni, dunque, da sempre in primalinea in questa battaglia, commenta con soddisfazione due recenti passaggi normativi nelle dueprincipali città italiane

Soddisfazione viene espressa dagli esponenti dell’Associazione Luca Coscioni, per due recentipassaggi normativi riguardanti Roma e Milano, che possono finalmente far sperare nell’adozione diun PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), nelle due principali cittàitaliane.L’Associazione Coscioni, del resto, è da tempo in prima linea nel combattere questa “battagliaantica”, come l’abbiamo definita anche recentemente su queste pagine. Ne abbiamo infatti giàscritto più volte: è ormai dal lontanissimo 1986 che una Legge italiana – esattamente la Legge 41/86(Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, articolo 32, commi21 e 22) – ha per la prima volta parlato dei PEBA, i Piani di Eliminazione delle BarriereArchitettoniche, che avrebbero dovuto essere adottati entro il 28 febbraio 1987, dai Comuni e dalleProvince, pena un “commissariamento ad hoc” da parte delle Regioni. Qualche anno dopo, adampliare la materia di competenza era stata la Legge Quadro 104/92 (articolo 24, comma 9), cheaveva stabilito come «i piani di cui all’articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986» dovesseroessere «modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolareriferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione disemafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolarela circolazione delle persone handicappate». E invece, com’è ormai ben noto, ad oggi – anno 2013 –sono solo una stretta minoranza gli Enti Locali del nostro Paesi che hanno adottato tale strumento,nonostante l’obbligo di farlo.

A Roma, dunque, è stata approvata nei giorni scorsi all’unanimità una mozione del consiglierecomunale Riccardo Magi, che impegna il Sindaco e la Giunta Capitolina ad adottare con la massimaurgenza il PEBA. «Ci auguriamo – commentano dall’Associazione Coscioni – che i tempi perl’attuazione siano celeri perché una qualsiasi città, ma in primis la Capitale, dev’essere accessibilein qualsiasi luogo ed edificio senza alcuna discriminazione». Viene poi anche ricordato, comeavevamo segnalato a suo tempo, che nel marzo del 2012 Roma Capitale era stata condannata percomportamento discriminatorio nei confronti di Gustavo Fraticelli, co-presidente dell’AssociazioneCoscioni. «E tuttavia – dichiarano i rappresentanti di quest’ultima – pur essendo state messe anorma parte delle fermate degli autobus, continua, complessivamente, l’inadempienza in tema dieliminazione delle barriere e il Comune non ha ancora risarcito a Fraticelli il danno, come stabilitodal Giudice».

Per quanto poi riguarda Milano, a seguito di un incontro tra una delegazione dell’AssociazioneCoscioni e Maria Carmela Rozza, assessore comunale ai Lavori Pubblici, la Giunta Pisapia haaccolto un emendamento al Bilancio Comunale di Previsione 2013 – proposto dal Gruppo RadicaleFederalista Europeo -, per realizzare il PEBA, mai attuato nemmeno nel capoluogo lombardo.Anche qui l’auspicio è che «i tempi per la messa a norma della città siano brevi: il diritto allamobilità delle persone con disabilità – concludono infatti dall’Associazione Coscioni – non èsecondario a nessun altro diritto». (S.B.)

(12 novembre 2013)

Fonte: Superando.it

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EMILIA ROMAGNA, DISABILI E LAVORO: "ANCHE NELLA CRISI GARANTIREACCESSO"

L'assessore regionale Patrizio Bianchi in occasione della conferenza regionale per l'inclusionelavorativa delle persone disabili a Forlì. Oltre 93 mila i disabili in età lavorativa (15-64 anni) nellaregione, il 3,3% della popolazione

FORLÌ - Sono oltre 93 mila le persone disabili in età lavorativa (15-64 anni) in Emilia Romagna, il3,3 per cento della popolazione. Poco più di 13.200 gli studenti con disabilità certificata chefrequentano tutti gli ordini di scuola, il 2,3 per cento del totale. Mentre sono 6.181 gli insegnanti disostegno. I dati fanno parte del Rapporto di monitoraggio sull'inclusione lavorativa delle personecon disabilità presentato alla conferenza regionale che si è svolta a Forlì il 14 e 15 novembre e a cuihanno partecipato oltre 500 persone. Dall'indagine emerge che a fronte di circa 40 mila personeiscritte al collocamento mirato nel 2012, circa 13 mila hanno usufruito di prestazioni in base aibisogni espressi e ai progetti di inserimento professionale condivisi. Sono 3.300 gli avviamenti allavoro all'anno (in genere si tratta di contratti a termine), non sufficienti a dare risposta a tutti isoggetti che in questi anni si sono rivolti ai servizi. Il servizio di collocamento mirato dedicato aidisabili ha affrontato questi anni di grave crisi economica e occupazione, soprattutto per i giovanitra i 25 e i 34 anni: in quella fascia di età il 29,2 per cento dei ragazzi disabili ha un contratto atempo indeterminato.

"Serve l'impegno di tutti i soggetti, istituzionali e non, per proseguire negli impegni di attuazionedella Legge 68/1999 e garantire l'accesso delle persone con disabilità al mercato del lavoro - hadetto Patrizio Bianchi, assessore regionale a Lavoro e Formazione - Il primo degli effetti delprolungarsi della crisi è quello di rimanere soli, ma noi dobbiamo riportare al centro il progetto divita delle persone. Un'economia di mercato non può coincidere con una società di mercato - haproseguito - Per una piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita attiva, occorre un'economiaplurale che nella complementarietà degli interessi, assuma l'inclusione, l'uguaglianza nella diversitàe la coesione come fattori strategici per il benessere collettivo". Tirocini. Sono uno degli strumentiprincipali per affrontare la transizione dal percorso educativo e formativo al lavoro, anche per lepersone disabili. La Regione Emilia-Romagna ha previsto, con la Legge regionale 7/2013, unatipologia di orientamento e formazione o di inserimento e reinserimento proprio in favore dellepersone disabili. Per la prima volta in Italia, la normativa prevede che alla persona in tirocinio siariconosciuta un'indennità (in Emilia-Romagna è di almeno 450 euro mensili). In regione sono statiistituiti 9 organismi tecnici composti da esperti nei temi del lavoro, del sociale, del sociosanitario,che hanno il compito di gestire l'applicazione delle deroghe per le persone disabili. InEmilia-Romagna sono oltre 13 mila le aziende che hanno l'obbligo di assumere una quota dilavoratori disabili, per un totale di 38.941 posti di lavoro. Alla fine del 2012 i posti in obbligo noncoperti erano 5.523, il 14 per cento del totale, nel 2008 erano il 33 per cento. "La nostra azione deveessere orientata a creare nuovo lavoro e nuove imprese - ha aggiunto l'assessore regionale alleAttività produttive Gian Carlo Muzzarelli - Dobbiamo premiare le aziende che si mettono in giocoscegliendo la responsabilità sociale: stiamo lavorando per costruire modalità incentivanti che lasostengano, e non arretrare sulla coesione sociale". "Dobbiamo avere la forza di valutare le azionimesse in campo fino a oggi, e decidere con quali strumenti andare avanti per il futuro, per fare deiprogetti condivisi che valorizzino il partenariato, che nella nostra regione esiste - ha conclusol'assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi - Un buon welfare è una risorsastrategica per lo sviluppo di tutti e non solo per le persone vulnerabili e maggiormente in difficoltà".

(18 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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TOSCANA, 800 MILA EURO PER L’ACCOMPAGNAMENTO DEGLI STUDENTIDISABILI

La regione stanzia i fondi tra le dieci province. La vicepresidente Targetti: “Questo nostro impegnodarà un po' di respiro a famiglie e scuole”

FIRENZE – La regione Toscana stanzia 800 mila euro per l’accompagnamento degli studenti disabili. I fondi saranno ripartiti tra le dieci province: si va dai circa 44 mila euro per la provincia di Grosseto agli oltre 178 mila per quella di Firenze. "E' il nostro contributo al diritto allo studio per gli alunni disabili - sottolinea la vicepresidente della regione Stella Targetti - che deve essere garantito da comuni e province: questi nostri fondi andranno a finanziare trasporto scolastico e assistenza educativa per i ragazzi e le ragazze con disabilità che frequentano le scuole secondarie di secondo grado in Toscana. Sappiamo - prosegue l'assessore toscana all'Istruzione - che sull'inclusione scolastica degli alunni portatori di handicap la situazione generale rimane critica, ma gli insegnanti di sostegno ottenuti dall'Usr e questo nostro impegno daranno un po' di respiro a famiglie e scuole".

(25 novembre 2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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CATANIA: COORDINAMENTO INTERCATEGORIALE POLITICHE PER LEDISABILITÀ

CATANIA - Nasce ai piedi dell'Etna il primo coordinamento intercategoriale sulle Politiche per laDisabilità. La disabilità come risorsa e tema condiviso attorno al quale costruire in sinergia politichedi inclusione e di integrazione sul territorio.Questa è l'idea che ha spinto l'Ufficio per le Politiche sulla Disabilità di Catania, coordinato daFabrizio D'Aprile, insieme alle categorie FILCAMS , FILCTEM , FILLEA , FISAC , FLC e SLC adare vita, con il supporto della locale Camera del Lavoro, a Luglio, ad un coordinamento che sipropone di mettere le tematiche legate alle disabilità al centro dell'azione sindacale promossa dallesuddette categorie, in un'ottica di crescente salvaguardia e promozione dei diritti collettivi edindividuali della persone con disabilità, in collaborazione con l' INCA di Catania, anche attraversocorsi di formazione per la maggiore conoscenza delle leggi e norme che regolano la materia.

(27 novembre 2013)

Fonte: CGIL Catania

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TIROCINI FORMATIVI IN SARDEGNA, TRA ASPETTATIVE E PROBLEMI

di Alfio Desogus

Un’approfondita riflessione sui tirocini formativi in Sardegna, rivolti anche ai giovani condisabilità, iniziativa rispetto alla quale sono state recentemente predisposte tutte le azioni utili afarla concretamente partire. «Si tratta – secondo Alfio Desogus – di un’occasione certamentepositiva, che tuttavia occorrerà valorizzare e migliorare anche con il contributo delle Associazioni dipersone con disabilità»

Dopo l’emanazione delle Linee Guida Regionali, effettuata con la piena compartecipazione dellenostre Associazioni, nel mese di giugno del 2012 [Delibera n. 28/8 del 26 giugno 2012, N.d.R.], laRegione Sardegna, in applicazione delle nuove disposizioni nazionali, ha provveduto a predisporretutte le azioni utili (si vedano i riferimenti in calce), per attivare i tirocini formativi rivolti aigiovani, di età non inferiore a 16 anni, che abbiano adempiuto agli studi o partecipato ai corsi diformazione professionale. Le nuove Linee Guida, avendo valenza generale, mantengono la pienavigenza dei tirocini formativi per le persone con disabilità e disciplinano il ruolo del promotore(Agenzia Regionale del Lavoro), quello degli enti ospitanti (aziende private, enti pubblici, enti eorganizzazioni non profit) e il percorso pratico del giovane tirocinante. Vengono in sostanzariaffermate le finalità del tirocinio ad indirizzo esclusivamente formativo che – si precisa – noncostituisce né un normale rapporto di lavoro, né può essere svolto in autonomia o con assunzione diresponsabilità, ma dev’essere sostenuto e guidato con la presenza di un tutor aziendale. A questofine vengono previsti i contributi per gli enti ospitanti e quelli destinati a giovani in formazione.Viene prevista inoltre la durata minima di sei mesi, da concordare quando – in presenza di soggettisvantaggiati o richiedenti asilo – se ne ravvisi l’utilità. A quest’ultimo proposito, appare importantesia la prorogabilità fino a dodici mesi – per situazioni specifiche di disagio e previa autorizzazionedel promotore – sia la riconferma di un’eventuale estensione della durata massima fino aventiquattro mesi, in caso di giovani con disabilità.

Appaiono evidenti – specie rispetto a quest’ultimo punto qualificante -, le positività e le nuoveopportunità messe a disposizione dei giovani che intendano realizzare esperienze lavorative eacquisire competenze da far valere nel mercato del lavoro. Tuttavia, pur essendo state articolate letipologie dei tirocini, non sfugge che per la precarietà e il pesante ridimensionamento dell’apparatoproduttivo territoriale sardo, ai giovani può essere offerta una diversificazione ristretta per accederealle diverse professioni o ai mestieri. Basti in proposito richiamare la situazione occupazionalebasata in gran parte su attività concentrate nel settore dei servizi e, in modo particolare, nelcommercio e nella distribuzione, oggi al centro della crisi economica e occupazionale. Dobbiamocomunque sottolineare che specifiche disposizioni non sono al momento previste per i giovaniriconosciuti con una percentuale di invalidità tra il 46% e il 69%. Il problema di questa specificafascia di persone assume una certa rilevanza, dal momento che si tratta di invalidità e non didisabilità e pertanto, pur rientrando nelle norme della Legge 68/99 sul diritto al lavoro delle personecon disabilità, essi non fruiscono degli incentivi o dei sostegni previsti in quella stessa legge, maanche nelle Linee Guida Regionali per i tirocini formativi a favore dei giovani con disabilità.Questa fascia di giovani disoccupati invalidi andrà dunque ricompresa nelle prossime disposizioniattuative, tenendo conto che, in determinate situazioni, occorre disciplinare gli orari di svolgimentodei tirocini, la durata e anche la scelta del settore per la formazione.

Va poi ricordato che con la soppressione delle Province Regionali e l’avvento dei Commissari, lecompetenze di loro pertinenza territoriale vengono riportate in capo all’Agenzia Regionale delLavoro e pertanto vengono sciolte le Commissioni Territoriali per l’Inserimento e l’Avvio alLavoro. Fra le Commissioni soppresse c’è anche quella competente per il diritto al lavoro da partedei disoccupati disabili, e quindi oggi si pone il problema della loro ricostituzione, prevedendo lapartecipazione di un esperto nel campo delle disabilità. Qui va detto che le esperienze precedenti –

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condotte a livello territoriale – ripropongono l’opportunità di procedere a nomine ispirate a criterimaggiormente coerenti con le funzioni richieste. Pertanto, adoperarsi per coinvolgere leAssociazioni delle persone con disabilità, al fine di assicurare una presenza qualificata nel campodelle disabilità, diventa ora un impegno e una presenza da riconoscere, pena la permanenza deiprecedenti limiti.

In conclusione, il provvedimento sui tirocini di formazione in Sardegna può certamenterappresentare un fatto positivo, che tuttavia occorrerà valorizzare e migliorare con le nostreproposte attuative, nella consapevolezza che, in ogni caso, l’Agenzia Regionale del Lavoro dovràeffettuare un costante monitoraggio della situazione. L’adozione del requisito per le aziende di averein organico un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, preesistente all’attivazione del tirocinio,non sempre è garanzia di buona qualità formativa che, spesso, va ricercata soprattutto nellamotivazione del datore di lavoro e nella disponibilità del tutor. Svolgere infatti queste esperienzelavorative in modo freddo e distaccato può dar luogo a un risultato negativo e a una delusione daparte del giovane tirocinante che, al contrario, si intende sostenere. In tal senso, il requisito dellaprofessionalità e delle competenze vale per tutti i giovani, ma vale ancor di più per i giovaniinvalidi, verso i quali i datori di lavoro, forse ancorati a vecchi pregiudizi, sono più esigenti. Eccoperché un buon tirocinio è una grande occasione per inserirsi nel lavoro, foriero di autonomiapersonale e di partecipazione sociale, ma anche una risposta civile e positiva, per innovareprofondamente la cultura e il senso comune che troppo spesso stigmatizza negativamente ladisabilità.

(29 novembre 2013)

Fonte: Superando.it

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INTERNAZIONALE

LA TUNISIA "SCOPRE" I DIRITTI DELLE PERSONE DISABILI

Nel fermento post rivoluzionario stanno nascendo le prime associazioni formate da disabili. Unarticolo sui loro diritti è stato inserito nella bozza della Costituzione. Maggiore attenzione anchead altre categorie fragili come le ragazze madri e i minori abbandonati

ROMA – Nella “nuova” Tunisia anche il sociale è in fermento. A due anni e mezzo dalla“rivoluzione dei gelsomini” si sta facendo strada una nuova attenzione e un nuovo approccio aiproblemi delle categorie fragili. Per la prima volta stanno nascendo associazioni non “per” i disabilima “di” persone con disabilità. Un articolo sui diritti dei disabili è stato inserito nella bozza dellaCostituzione. E stanno prendendo consistenza anche forme di sostegno verso altri soggetti debolicome le ragazze madri e i minori abbandonati. Se ne occupa un servizio di Maria Chiara Cugusipubblicato sul mensile della Caritas Italiana Italia Caritas. La situazione nel paese nordafricanoresta confusa e complicata. Per esempio, per quanto riguarda la disabilità, mancano i dati nazionalie un monitoraggio del problema. Secondo uno studio parziale di Handicap international (HI) idisabili sono il 2% della popolazione (circa 200 mila persone), vivono spesso situazioni di povertàed hanno scarso accesso a educazione, lavoro, vita sociale e politica.

Ma qualcosa sta cambiando. Anche grazie ad associazioni come Handicap international che cercanodi rendere consapevoli i disabili sui loro diritti, per la prima volta si cerca di superare la merapolitica assistenzialistica. “Dopo la rivoluzione abbiamo iniziato ad organizzare riunioni con isoggetti disabili – spiega nell’articolo Ben Jemaa di HI, - per informarli sulla Convenzione relativaai diritti delle persone handicappate, firmata dalla Tunisia nel 2008, ma di cui non conoscevanol’esistenza. Così, alcuni giovani si sono autocostituiti in associazione e hanno proposto per la primavolta, un articolo per la tutela dei loro diritti, oggi inserito nella bozza della Costituzione”.

Punta invece sull’inserimento lavorativo e la zooterapia delle persone disabili mentali una fattoriagestita dall’Afth alle porte di Tunisi. L’Ises (Institut supérieur de l'education spécialisée), realtà diformazione professionale per cento giovani disabili, per vincere le resistenze della scuole dove ladisabilità è ancora vista come un peso, ha avviato un progetto di formazione degli insegnanti. Anchela Fondazione don Gnocchi insieme ad altre associazioni sta lavorando sul fronte dell’inserimentolavorativo partendo dalla sensibilizzazione degli imprenditori e dalla formazione dei formatori.

Mamme e bambini. Tra i soggetti fragili della Tunisia ci sono anche i bambini abbandonati, unapiaga che riguarda soprattutto i nati fuori dal matrimonio. Nel 2010 (ultimo dato disponibile),secondo il ministero degli affari sociali, i figli di ragazze madri sono stati 1.146 (lo 0,7% del totale).Il 52% non sono stati riconosciuti. Quello delle ragazze madri è un tema-tabù che grazie ad enticome il Foyer Amal e l’Inpe (Institut national de protection de l’enfance) e associazioni come laVoix de l’enfant comincia a fare breccia nella società civile. I padiglioni dell’Inpe a Tunisiaccolgono circa 350 piccoli orfani. Possono essere adottati fino a 6 anni, poi sono mandati neicosiddetti “Villaggi sos” dove rimangono fino alla maggiore età. L’istituto assiste anche alcuneragazze madri. Oggi grazie ad una maggiore tutela legislativa, molte donne tornano a riprendere iloro figli. Il Foyer Amal è l’unico nel Paese aperto alle ragazze madri che scelgono di allevare i lorofigli. Si cerca di dare loro un’indipendenza economica attraverso la formazione professionale. Unpercorso difficile in un paese che “tra mille travagli prova a ridefinire la sua identità politica, sociale

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e culturale”.

(2 novembre 2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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SUPERABILE A BERLINO, CONFRONTO CON LE MIGLIORI PRATICHE TEDESCHE

Dopo l'incontro di Bruxelles dello scorso luglio, nuova occasione di confronto a livello europeo peril nostro contact center: nella capitale tedesca una delegazione incontrerà esperti di disabilità einfortuni sul lavoro fra cui parlamentari e rappresentanti dell'Inail tedesco

ROMA - Un confronto diretto con le migliori pratiche messe in campo in Germania nel settore dellepolitiche sulle disabilità: è quello che attende il nostro contact center integrato SuperAbile a Berlinoil prossimo 7 novembre. Appuntamento che segue di qualche mese quello già realizzato a Bruxellesnello scorso mese di luglio.

L'incontro, che verterà su "Idee, buone pratiche e proposte europee a confronto per il reinserimentodelle persone con disabilità" si terrà presso gli uffici berlinesi della Fes (Friedrich-Ebert-Stiftung),fondazione nata nel 1925 come eredità politica del primo presidente tedesco elettodemocraticamente. La missione della FES, che s'impegna a rispettare i principi nonché i valoribasilari della democrazia sociale, può essere riassunta in quattro punti fondamentali: la culturademocratica, l'innovazione e la partecipazione, la coesione sociale ed infine la globalizzazionesolidale. Nella sede della fondazione sarà possibile incontrare, per la delegazione di SuperAbile, irappresentanti dell'Hvgb, Istituto omologo all'Inail in Germania, oltre che parlamentari ed esponentidelle istituzioni che si occupano di disabilità ed infortuni sul lavoro nonché i rappresentanti delvolontariato e del terzo settore.

Della delegazione di SuperAbile faranno parte Maurizio Marotta, presidente del Consorzio SocialeCOIN e capofila del RTI gestore di SuperAbile; Guido Bolaffi, direttore responsabile di "Wrellasocietà West che cura il canale "Qui Europa" del sito; Daniela Orlandi, architetto, responsabile delcanale "Senza barriere" del portale SuperAbile.it. Con loro, a rappresentare l'Inail, ci sarannoMargherita Caristi, responsabile del processo "Indirizzo, coordinamento e monitoraggio serviziosociale. Progetti per il reinserimento", e Maria Pedroli responsabile del processo "Linee di svilupporiabilitazione, protesica e reinserimento" della Direzione Centrale Riabilitazione e Protesi.

Lo scorso 9 luglio il RTI aveva incontrato a Bruxelles alcuni rappresentanti della CommissioneEuropea ed alcuni parlamentari nonché esponenti del Forum Europeo delle persone con disabilità edil Direttore dell'ESIP (European Social Insurance Platform). In quella circostanza furono illustrate letematiche e gli obiettivi del servizio SuperAbile per condividere l'esperienza sinora maturata, e, nelcontempo, si ebbe modo di acquisire elementi informativi sulle principali questioni dell'agendacomunitaria in tema di riabilitazione. Già allora si ipotizzò l'organizzazione di un successivoincontro a Berlino, città alla quale la Commissione europea ha assegnato il premio 2013 quale cittàeuropea più accessibile.

(5 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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LA CONVENZIONE NEL MONDO: A CHE PUNTO SIAMO?

Certamente a buon punto, per lo meno dal punto di vista delle ratifiche (ben altro discorso, infatti,si dovrebbe fare per la concreta applicazione del Trattato): ad oggi sono 138 gli Stati del mondoche hanno proceduto a questo passo e 78 quelli che hanno ratificato anche il Protocollo Opzionalealla Convenzione. E buone notizie arrivano ancora una volta anche dai nostri vicini svizzeri

Paesi dell’Asia (Singapore e Kuwait) dell’Oceania (Papua Nuova Guinea e Kiribati), delSudamerica (Venezuela) e dell’Africa (Zimbabwe) sono gli ultimi ad avere ratificato, in questi mesi,la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, portando quindi a 138 (UnioneEuropea compresa) il numero degli Stati che hanno proceduto a questo passo, così come ha fattoanche l’Italia già all’inizio del 2009 (Legge 18/09). Lo Zimbabwe, inoltre, è stato anche il 78° Statoa ratificare il Protocollo Opzionale alla Convenzione, ovvero quel testo che consente al Comitatosui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o digruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta. Qui in calce, presentiamoentrambi gli elenchi aggiornati.

Ancora buone notizie arrivano poi dai nostri “vicini elvetici”: dopo infatti che nel giugno scorsoavevamo segnalato l’approvazione della ratifica da parte del Consiglio Nazionale della Svizzera,registriamo ora anche il fondamentale voto favorevole da parte della Commissione SicurezzaSociale Sanità e Sanità del Consiglio degli Stati, composto, quest’ultimo, da due rappresentanti perogni Cantone della Confederazione. Grande soddisfazione per tale pronunciamento è stata espressasia da Égalité Handicap, centro elvetico specializzato nelle questioni legate al diritto alla parità daparte delle persone con disabilità (con sezioni sia in lingua francese, che tedesca e italiana), sia dallaDOK, la Conferenza Nazionale Svizzera delle Organizzazioni di Aiuto Privato delle Persone conDisabilità, che nei mesi scorsi si erano incontrati con i membri del Consiglio degli Stati, perspiegare l’importanza della Convenzione ONU anche per le persone con disabilità della Svizzera,così come per tutte le altre persone con disabilità del mondo. Per completare a questo punto l’iterdella ratifica, bisognerà presumibilmente attendere la prossima sessione invernale del Plenum delConsiglio degli Stati.

(8 novembre 2013)

Fonte:Superando.it

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QUANDO L’EUROPA IMBOCCA LA STRADA SBAGLIATA

In questi giorni, infatti, la Commissione Europea ha respinto un’ICE (Iniziativa dei CittadiniEuropei) – strumento che consente di proporre un’iniziativa legislativa europea, raccogliendo unmilione di firme in almeno sette Paesi dell’Unione nell’arco di dodici mesi – volto a garantire atutti i cittadini europei con disabilità e non autosufficienti cure adeguate e uniformi. Un atto «gravee ingiustificato», secondo le principali organizzazioni sindacali

L’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) è uno strumento entrato in vigore nell’aprile del 2012 eintrodotto dal Trattato di Lisbona*, che consente ai cittadini e alle organizzazioni della società civiledi proporre alla Commissione Europea un’iniziativa legislativa, raccogliendo un milione di firme inalmeno sette Paesi dell’Unione Europea nell’arco di dodici mesi.

Ebbene, in questi giorni la Commissione Europea ha respinto un’ICE promosso dalla FERPA - laFederazione Europea dei Pensionati e delle Persone Anziane, affiliata alla CES (ConfederazioneEuropea dei Sindacati) e della quale fanno parte anche le italiane SPI-CGIL, FNP-CISL eUILP-UIL – volto a garantire a tutti i cittadini dell’Unione Europea non autosufficienti e disabili, diogni età, l’accesso a cure adeguate e un’assistenza di lunga durata di qualità. In particolare, laFERPA aveva promosso l’iniziativa per ottenere dalla Commissione Europea una normativa chepotesse costituire un quadro di riferimento legislativo sulle cure di lunga durata per tutti i PaesiMembri.

Le citate SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL ritengono tale atto come «grave e ingiustificato» e inuna nota congiunta, i rispettivi Segretari Generali – Carla Cantone, Gigi Bonfanti e RomanoBellissima – dichiarano che «con questo rifiuto la Commissione Europea ignora la Carta dei DirittiFondamentali dell’Unione Europea, che garantisce il diritto alla sicurezza, all’assistenza sociale ealla protezione della salute di tutti suoi cittadini e contraddice lo stesso Trattato di Lisbona, facendosegnare una pericolosa rottura con il mondo dei pensionati e delle persone anziane e con tutti icittadini dell’Unione, considerando che il dramma della non autosufficienza interessa, e interesseràancora più in futuro, ogni nazione europea».

«Dunque ancora una volta – prosegue la nota -, nella Commissione Europea hanno prevalso quelleconsiderazioni di carattere burocratico-contabile che da tempo stanno ispirando una politicadell’Unione Europa la quale provoca il progressivo allontanamento dei cittadini dalle Istituzionicontinentali e dalla stessa Europa». In accordo quindi con la FERPA e coinvolgendo la stessa CES,SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL intendono proseguire la loro mobilitazione, «per garantire tuteleadeguate e uniformi a tutti i cittadini europei disabili e non autosufficienti» e chiedendo anche agliEuroparlamentari, molti dei quali hanno già manifestato il loro accordo sull’iniziativa, «di farepressioni sulla Commissione perché questo tema di importanza strategica per milioni di cittadini siaaffrontato a livello europeo». (S.B.)

*Ratificato dall’Italia con la Legge 130/08, il Trattato di Lisbona ha modificato i due documentifondamentali dell’Unione Europea, vale a dire il Trattato sulla stessa e il Trattato che avevaistituito la Comunità Europea.

(20 novembre 2013)

Fonte: Superando.it

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A BRUXELLES LA TERZA CONVENTION DELLA PIATTAFORMA EUROPEACONTRO POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE

Prende il via oggi a Bruxelles la terza Convention annuale della Piattaforma europea contro lapovertà e l'esclusione sociale. Una delle iniziative faro della strategia Europa 2020. Fino al 27novembre relatori di alto profilo.

Prende il via oggi a Bruxelles la terza Convention annuale della Piattaforma europea contro lapovertà e l'esclusione sociale. Una delle iniziative faro della strategia Europa 2020. Fino al 27novembre relatori di alto profilo di Commissione, Consiglio, Parlamento e Stati membri siconfronteranno su una delle tematiche più sensibili dell'agenda sociale UE. Che tocca da vicinoanche le persone con disabilità. Che spesso sperimentano situazione di indigenza ed emarginazione.Si farà il punto delle azioni a livello nazionale ed europeo per attuare politiche sociali per ridurrepovertà e disuguaglianze. Come pure gli strumenti dell'UE per monitorare e sostenere questi sforzi.In programma anche una sessione plenaria che riunirà i rappresentanti dei livelli locale, regionale,nazionale ed europeo per dibattere le priorità per l'azione futura. Durante la riunione si farà luceanche sul ruolo essenziale svolto dagli enti regionali e locali nella progettazione e fornitura diprestazioni e servizi di protezione sociale.

(26 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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VARIE

DISABILI GRAVISSIMI, IL 20 NOVEMBRE DI NUOVO IN PIAZZA

Insoddisfatto per l'ordine del giorno del tavolo tecnico convocato per domani dal ministero dellaSalute, il Comitato 16 Novembre annuncia la nuova mobilitazione. E ribadisce le proprie richieste:tra queste, il fondo non autosufficienza aumentato a 600 milioni, di cui il 50% per i gravissimi

ROMA - "Aspetteremo 7 giorni una vostra risposta con date e testo degli emendamenti che ilGoverno presenterà in legge di stabilità. Poi, in data 20 novembre 2013, dalle ore 10,00 saremodavanti al Ministero dell'Economia, giorno e notte, in sciopero della fame e della sete totale": sale dinuovo la voce del Comitato 16 Novembre, che dopo aver "declinato l'invito" al tavolo tecnicoconvocato per domani dal sottosegretario alla Salute Fadda, annuncia in una lettera aperta algoverno i tempi e i modi dell'ennesima mobilitazione. " Chiameremo tutti media - annuncia ilsegretario del Comitato, Salvatore Usala - e staccheremo i nostri respiratori in diretta tv, nonricaricheremo le batterie".

Il Comitato rilancia quindi le proprie proposte, sintetizzandole in sei punti, con tanto di dati e cifre:

1. Ridurre del 25% (pari a 4.500 milioni) i posti letto in Residenze sanitarie assistenziali (RSA)e similari. Tale progetto - precisa il Comitato - consentirà il "ritorno a casa" di pazienti cheavranno un finanziamento pari al 50% del costo pubblico. Il progetto si attuerà in due anni,2014/2015, generando risparmi per 2.250 milioni totali, 1.125 milioni l'anno.

2. Finanziare i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) e relativo nomenclatore tariffario.Costo presunto: 800 milioni.

3. Portare il Fondo non autosufficienza (Fna) a 600 milioni, riservare il 50% ai gravissimi.L'importo verrà utilizzato prioritariamente per consentire ai pazienti di "restare a casa".

4. Il 25% del finanziamento verrà erogato come contributo caregiver 5. Tutti i contributi dovranno essere esenti Isee in quanto prestazioni assistenziali. 6. Riconoscimento dell'invalidità al 100% e dell'indennità di accompagnamento in presenza di

diagnosi conclamate tipo SLA o SMA1.

"Se non condividete il punto uno - chiede il Comitato - trovate alternative, con relative copertureper finanziare i punti due e tre. Vi garantiamo che se attuate la libertà di scelta, finanziando al 50%del costo statale in Rsa, i risparmi saranno superiori a quanto da noi previsto".

(4 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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IL PAPA: "MALATI E PERSONE DISABILI SONO UNA RICCHEZZA DAVALORIZZARE"

Francesco incontra oltre 5 mila pellegrini dell'Unitalsi in occasione dei 110 anni dell'associazione:mille di questi sono bambini e adulti con disabilità. Il pontefice chiede una pastorale inclusiva nelleparrocchie: "La vostra presenza è silenziosa ma più eloquente di tante parole"

ROMA - "Il contesto culturale e sociale di oggi è incline a nascondere la fragilità fisica, a ritenerlasolo un problema", fino ad arrivare "alle volte allo scarto delle persone. L'Unitalsi è chiamata adandare contro questa logica dello scarto con un atteggiamento profetico". Lo ha detto papaFrancesco a circa 5mila pellegrini dell'Unitalsi riuniti nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, per l'udienzadedicata all'associazione in occasione dei suoi 110 anni di vita. "La vostra opera non èassistenzialismo né filantropia, ma è proprio evangelica: un ministero della consolazione, e questo ègrande". Gli unitalsiani sono "uomini e donne, mamme e papà, e tanti giovani che non voltano lafaccia dall'altra parte davanti alla sofferenza degli altri: questa è una virtù, andate avanti con questavirtù", ha auspicato il pontefice.

"Ogni persona malata e fragile possa vedere nel vostro volto quello di Gesù e anche voi sappiatericonoscere nella persona sofferente la carne di Cristo", ha detto il papa rivolgendosi ai volontari,ribadendo che le persone malate e disabili sono "una ricchezza da valorizzare per tutta la società".Inoltre, ha sottolineato, "è necessaria una pastorale inclusiva nelle parrocchie e nelle associazioni.Si tratta di valorizzare l'opera dei fratelli e delle sorelle disabili come soggetti evangelizzatori". Eancora: "Cari fratelli e sorelle ammalati, sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita della Chiesa. Voiavete un posto vostro specifico nella comunità ecclesiale, una presenza silenziosa ma più eloquentedi tante parole. La vostra preghiera e accettazione della sofferenza sono un patrimonio: nonvergognatevi di essere un tesoro prezioso della Chiesa". (lab)

(9 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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DISABILITÀ E POVERTÀ: LE TANTE STORIE CHE NON ENTRANO NELLESTATISTICHE

Alcuni giorni fa, il suicidio di un uomo disabile a Firenze: tante le vicende che, come la sua,arrivano su Facebook, ma non nei rapporti ufficiali sulla povertà. L’Anffas: “L’Istat non considerala disabilità un fattore di povertà. Eppure c’è una forte correlazione”

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ROMA – Disoccupazione, disabilità, estrema povertà: tre condizioni che, insieme, rischiano didiventare insostenibili. Come è accaduto, a quanto pare, nel caso di Claudio Corso, l’uomo chemartedì scorso si è tolto la vita a Firenze.

Come lui, però, sono molte le persone disabili che, a partire dai social network ma non solo,lanciano appelli e chiedono aiuto ad amici reali o virtuali, denunciando la propria condizione dicrescente difficoltà economica. Sì, perché la disabilità costa e, quindi, può impoverire. Da un lato,per l’insufficienza delle pensioni e delle indennità, che peraltro puntualmente sono minacciati diulteriori riduzioni da parte delle varie Finanziarie; dall’altro, per il bisogno assistenziale, che nellamaggior parte dei casi è colmato soprattutto dalla rete familiare, con alti costi economici (rinunciatotale o parziale al lavoro) e sociali (fatica, stress e, in alcuni casi, malattia). A questo si aggiungonole spese “vive” che la disabilità comporta (corrente elettrica e gas, che costano più quando ilfamiliare disabile trascorre molte ore a casa; farmaci; ausili ecc.) e le difficoltà dell’inserimentolavorativo, i cui obblighi di legge (n. 68/99) restano in buona parte inevasi. Non stupisce dunqueche possa esistere una stretta correlazione tra povertà e disabilità: in altre parole, il rischio diimpoverimento di una famiglia aumenta quando uno dei componenti ha una disabilità. Eppure,questa correlazione non è “ufficiale”, perché la disabilità non è inclusa nel principale strumento dirilevazione della povertà in Italia: il Rapporto Istat.

Una situazione, questa, che le associazioni da tempo denunciano: il Rapporto, ha affermato ilpresidente dell’Anffas Roberto Speziale “restituisce una ‘fotografia’ della situazione di povertà,assoluta e relativa, delle famiglie italiane, tenendo in considerazione una serie di fattori: luogo diresidenza, numero di componenti, presenza di figli minori, occupazione e titolo di studio, etc etc.Peccato che nella fotografia ci siano dei grandi assenti: le persone con disabilità intellettiva e le lorofamiglie. Le persone con disabilità – denuncia ancora Speziale – continuano ad essere escluse enon considerate, nelle loro specificità, in statistiche la cui importanza, soprattutto in tempi di crisi, èevidente a tutti. E ciò nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ,ratificata dall’Italia con L. 18/09, imponga chiaramente al nostro Paese (in particolare all’art. 31) direalizzare indagini, statistiche e ricerche che permettano di formulare ed attuare politiche per laconcreta applicazione della Convenzione stessa. Inoltre – prosegue il Presidente – i seppur pochidati a disposizione in materia (si pensi ad esempio al rapporto Osservasalute 2010 ) indicano che lefamiglie al cui interno sono presenti componenti con disabilità sono più esposte di altre al rischiopovertà e che esiste un consistente gap economico tra queste e tutte le altre . Eppure, nel nostroPaese, le persone con disabilità e le loro famiglie continuano ad essere ignorate e ciò comporta ungrave danno per il rispetto dei loro diritti umani e per la realizzazione di adeguate politiche.Auspichiamo – conclude Speziale – che il nostro Paese voglia finalmente mettere in campo seristrumenti di rilevazione in tal senso , anche in linea con il Piano Nazionale sulla disabilità che,all’atto della ratifica della Convenzione Onu, si è impegnato ad emanare”.

Dall’Istat, per il momento, nessun riscontro alla richiesta dell’Anffas. Continuano invece araccontarsi, sui social network, le storie di chi questa correlazione tra disabilità e povertà la vivesulla propria pelle. L’ultimo, ieri, è stato Pietro S.: “Sono disabile dalla nascita, ho sempre avutouna vita più che normale, da 10 anni sono felicemente sposato con una donna disabile. Lavoro da

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quasi 25 anni, sono un analista programmatore, da 6 anni lavoravo da casa grazie ai dirigentidell'azienda, una multinazionale americana, che me l'hanno permesso. Ho sempre preteso dilavorare, non ho mai dato o avuto problemi sul lavoro, ho un bel rapporto con tutti anche diamicizia con qualche collega. Da un anno l'azienda è stata venduta a un gruppo italiano e vista lacrisi, sono iniziati i miei problemi: dapprima professionalmente ignorato, poi sbattuto in cassaintegrazione a 800 euro al mese. Non ci paghiamo nemmeno il mutuo: mia moglie disoccupata,prende la pensione e l’accompagno, cioè l’elemosina di stato. E i sindacati boh. Faccio parte dellecategorie ‘protette’. Ma protette da cosa? Mi chiedo i nostri governanti ci pensano, o forse speranoche quelli come noi si ammazzino, per farli risparmiare?”.

(15 novembre 2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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LA PROTESTA DEL COMITATO 16 NOVEMBRE: "NON CI IMPORTA DI MORIRE".POI L'INCONTRO COL GOVERNO

Malati di Sla e disabili gravi del "Comitato 16 novembre" davanti al ministero dell'Economia. Unosi sente male, gli altri respirano solo grazie alle batterie: "Poche ore di autonomia". La portavoceLamanna: "Non ci ricevono ma restiamo qui, ci saranno gesti seri". Il sottosegretario Baretta:"Non ho ricevuto alcuna richiesta". Ma poi fissa l'incontro per la serata

ROMA - Hanno staccato l'alimentazione dei respiratori e sono rimasti solo con le batterie:un'autonomia di circa tre ore sempre che "le batterie reggano davvero". Il tutto perché volevanoessere ricevuti al ministero dell'Economia. Incontro, con il sottosegretario Pierpaolo Baretta, che poic'è stato nel tardo pomeriggio.

La manifestazione era iniziata in mattinata e via via si era fatta più radicale: Salvatore Usala,segretario del Comitato, davanti alle telecamere parlava attraverso il tabellone con le lettere chesolitamente usa per esprimersi: "Non me ne fotte un cazzo di morire", la frase consegnata aigiornalisti. L'intera zona intorno al ministero dell'Economia è per ore transennata, il traffico deviatoaltrove.

A metà mattina la portavoce Mariangela Lamanna dice: "Siamo qui da ore e nessuno ci riceve:questi signori chiusi nel palazzo sono gli stessi che non si sono sentiti responsabili della morte diRaffaele Pennacchio, ma se continuano a non ascoltarci ci sarà una seconda morte. Già un malatograve ha avuto una crisi respiratoria, se non ci ricevono ci saranno gesti seri". Erano una quindicinagli aderenti al comitato ad essere presenti in piazza con dei respiratori: uno di loro, Pino Sabbatini,si era appena sentito male per una crisi respiratoria, assistito sul posto. Poco dopo, era stato lanciatouna sorta di ultimatum: "O ci ricevete entro un quarto d'ora, o stacchiamo i respiratori". Ma le porterestano chiuse e i manifestanti passano dalle minacce ai fatti. Usala e Flamini restano solo con lebatterie.

"Se anche ci fosse un incontro ma con esito non positivo - diceva intanto la portavoce Lamanna -resteremo qui ad oltranza anche di notte e saranno sempre i signori del palazzo responsabili dilasciare fuori i malati gravissimi a queste temperature". Lamanna sottolinea che "i malati sono stufidi sentirsi dire che la coperta è corta" e ritorna a spiegare i motivi della protesta: "Lo Stato ognianno spende ogni anno oltre 18 miliardi per le residenze sanitarie - afferma - si potrebbe spendereun quarto di queste risorse per far stare i malati a casa. Invece si decide di spendere 90mila eurol'anno per le Rsa, è un discorso che non fila".

Alla fine l'appuntamento è fissato alle 16,30 sotto il ministero dell'economia. Il sottosegretarioBaretta, informato dalla redazione dell'agenzia Redattore Sociale, dice di sapere del presidio, ma dinon "aver ricevuto alcuna richiesta di incontro da parte del Comitato, che peraltro abbiamo ricevutotutte le volte che lo ha richiesto". Baretta si trovava in Senato per la legge di stabilità: una telefonatacon la portavoce Lamanna e l'incontro viene fissato per il tardo pomeriggio.

(20 novembre 2013)

Fonte:SuperAbile.it

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MALATI DI SLA, ACCORDO DOPO LE PROTESTE. RICOSTITUITO IL FONDO NONAUTOSUFFICIENZA

Esito positivo dell’incontro in Commissione Bilancio tra il Comitato 16 novembre e i rappresentanti del Governo. Il fondo non autosufficienza torna a 275 milioni come lo scorso anno earriva la promessa di risorse aggiuntive solo per i disabili gravissimi. Lamanna: “Ci hanno assicurato altri 75 milioni di euro”

ROMA – Un aumento di 25 milioni per il fondo sulla non autosufficienza, che torna alla cifra di 275 milioni stanziati lo scorso anno e ulteriori risorse aggiuntive destinate esclusivamente ai malati gravi e gravissimi. Dopo la lunga giornata di mobilitazione di ieri, dove non sono mancati momenti di tensione per la decisione di alcuni malati di staccarsi i respiratori, arriva l’accordo tra il Comitato 16 novembre e i rappresentanti del Governo. Questa mattina in Commissione Bilancio si è svolto unincontro che entrambe le parti definiscono “molto positivo”: non ci sono solo fondi in più, ma anchela promessa di un Piano per la non autosufficienza, tarato sull’assistenza domiciliare indiretta e portato avanti in un tavolo interministeriale, dove per la prima volta si siederanno anche i rappresentanti del Comitato 16 novembre.

Le risorse. L’esito dell’incontro di oggi ha portato al ripristino di 275 milioni di euro per il Fondo sulla non autosufficienza: erano 250 quelli stanziati che vengono incrementati così di 25 milioni di euro, arrivando alla stessa cifra stanziata lo scorso anno. “Siamo intenzionati ad affrontare il tema della disabilità e la non autosufficienza in generale, seppur con un’attenzione particolare alle disabilità gravi, tra cui la Sla, ma senza arrivare all’esclusione delle altre tipologie –spiega il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta in una lunga intervista a Redattore sociale -. In questo senso, mentre nel 2010 il governo di allora aveva stanziato una certa cifra (100 milioni, ndr) solo per i malati di Sla, negli anni successivi abbiamo preferito ripristinare il Fondo per la non autosufficienza, che proprio in queste ore ci siamo impegnati a riportare da 250 milioni a 275, comelo scorso anno. Il senato si è peraltro impegnato, sempre durante l’incontro di stamattina, a trovare ulteriori risorse, che dovranno essere definite nelle prossime ore e andranno in maniera esclusiva finalizzate alle disabilità molto gravi, con particolare attenzione alla domiciliarità”. Secondo la portavoce del Comitato 16 novembre, Mariangela Lamanna le risorse aggiuntive riservate ai disabili gravi e gravissimi avranno un ammontare di 75 milioni di euro. “E’ un impegno che il presidente della Commissione Bilancio Azzolini ha preso con noi –spiega-. Il fondo così, da 275 milioni sarà poi ulteriormente incrementato a 350 milioni. Ma questi 75 milioni in più saranno destinati esclusivamente ai disabili gravi e gravissimi. E’ un grande traguardo per noi, l’esito migliore delle nostre tante battaglie.”

Dallo scontro di piazza al dialogo. La giornata di oggi segna anche un’altra tappa importante nel rapporto tra il Governo e Comitato 16 novembre, il più battagliero tra le associazioni di disabili e spesso criticato per i suoi metodi di protesta. Il Comitato si siederà, infatti, al tavolo interministeriale (avviato il 5 novembre scorso presso il ministero della Salute e a cui fino a oggi aveva rifiutato di partecipare) per discutere il Piano sulla non autosufficienza e la questione dell’assistenza domiciliare indiretta con le altre associazioni e i rappresentanti dei ministeri interessati. “Abbiamo inoltre assicurato che sarà garantito anche ai malati di sla il riconoscimento della disabilità al 100 per cento e una procedura più snella per quanto riguarda le visite di controllo, nei casi di malattie degenerative –aggiunge Baretta -. Riconosciamo che servirebbero più risorse faremo tutto lo sforzo possibile per incrementarle”.

(21 novembre 2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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ANFFAS, IL PRESIDENTE SPEZIALE: "VIA IL NOSTRO MARCHIO SE I SERVIZI NONSONO INCLUSIVI"

Il presidente dell'associazione rivendica il ruolo fondamentale del "movimento della disabilità" in difesa dei diritti sanciti dalla Convenzione Onu. Presentate Linee guida per valutare i servizi

ROMA - "Oggi siamo qui per condividere la costruzione di un nuovo pilastro associativo, che rendaconcreti principi della Convenzione Onu sull'inclusione sociale delle persone con disabilità psichica": così Roberto Speziale, presidente dell'Anffas, ha aperto la due giorni di convegno dedicato a "La visione inclusiva nei servizi per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale",in programma a Roma. "La ricerca che presentiamo, svolta da Anffas Lombardia - ha detto ancora - parte da una domanda cruciale: i nostri servizi sono inclusivi? E noi stessi, e i nostri approcci associativi, agiamo in chiave inclusiva? Occorrono criteri scientifici per misurare l'inclusività del nostro agire e linee guida, come quelle tracciate dalla sezione lombarda, per costruire o rivedere i nostri servizi in quest'ottica. D'ora in poi quindi - ha annunciato - la formazione per gli operatori sarà obbligatoria su questi temi: chi non si adeguerà, non avrà più i requisiti per mantenere il marchio associativo".

Speziale ha quindi rivendicato il ruolo fondamentale del "movimento della disabilità" in difesa dei diritti sanciti dalla Convenzione Onu, ratificata dall'Italia ma in buona parte disattesa: "Lo certifica la legge di stabilità appena approvata - ha detto - in cui nessuna delle questioni poste dalle associazioni è stato recepito. Nel Piano d'azione è stato scritto tutto ciò che dovrebbe accadere: continuiamo a produrre libri dei sogni, mentre le condizioni di vita delle persone con disabilità continuano a peggiorare. Dobbiamo essere consapevoli del fato che le risorse saranno sempre meno e che i tavoli di lavoro istituzionali continueranno ad essere luoghi inutili e costosità".

Nel corso dell'incontro è stata illustrata la ricerca-azione, iniziata nel 2010 col sostegno della fondazione "Dopo di noi"e realizzata insieme all'Università di Bergamo. Con l'obiettivo di valutare, attraverso una metodologia partecipata la capacità inclusiva dei servizi Anffas, l'indagine è stata portata avanti attraverso incontri, gruppi di discussione e laboratori di narrazione e scrittura. Nel corso della ricerca sono stati, inoltre, analizzati i servizi coinvolti e i metodi di formazione degli educatori. Sono stati coinvolto 4 gestori di servizi a marchio Anffas (associazioni, cooperative, fondazioni);4 servizi per disabili (diurni, formativi, residenziali, sperimentali) che seguono circa

1200 persone con disabilità e dove operano circa mille figure professionali; 40 responsabili o coordinatori; 40 educatori; circa 300 persone con disabilità intellettiva o relazionale; circa 100 famiglie e100 volontari, e infine i referenti delle associazioni Anffas locali e Anffas Lombardia. A partire dai dati raccolti sono state quidi stilate le Linee guida per la progettazione e l'azione inclusiva nei servizi per la disabilità. Linee guida che rappresentano uno strumento di lavoro per "autovalutare il livello inclusivo dei servizi e poterli riprogettare e riorganizzare".

(29 novembre 2013)

Fonte: SuperAbile.it

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IL 21% DELLE FAMIGLIE CON COMPONENTI DISABILI È A RISCHIOIMPOVERIMENTO

Un'elaborazione dei dati Istat sulle condizioni di vita evidenzia una forbice tra famiglie con e senzadisabilità: la povertà minaccia il 21% delle prime e il 18% delle seconde. Differenza più marcata alNord (4%), dove però le condizioni migliorano

ROMA – Oltre il 21% delle “famiglie con disabilità” in Italia è a rischio povertà, contro il 18%circa delle famiglie senza componenti disabili: lo dicono i dati, elaborati per Redattore socialedall'Istat, rilevati nella “Indagine sulle condizioni di vita” (Eusilc) relativi al periodo 2004-2011.Dati che evidenziano come la disabilità in famiglia pesi particolarmente al Nord, dove la “forbice”tra famiglie con disabilità e famiglie senza disabilità è particolarmente larga: il rischio povertàriguarda infatti il 14% delle prime, contro meno del 10% delle seconde. Diversamente, al centro e alsud la differenza pare essersi assottigliata negli ultimi anni: nel 2010, il rischio povertà riguardavaal Centro circa il 16% delle famiglie e al Sud oltre il 33%, ma senza significative differenze trafamiglie con o senza disabilità.

Per quanto riguarda la tendenza degli ultimi anni, dal 2003 al 2010 non si registrano variazionisignificative: è interessante però notare che, mentre il rischio povertà per le famiglie con disabilità ècresciuto di due punti tra il 2009 e il 2010 al Sud (da 31 a 33%) e al Centro (da 14,2 a 16,4%), alNord le condizioni economiche di queste famiglie hanno subito un leggero miglioramento, facendoscendere il rischio povertà da 11,3 a 9,9%.

A livello nazionale, comunque, non si assottiglia la forbice tra famiglie con disabilità e senza: ilrischio povertà, che nel 2003 interessava il 23% delle famiglie con disabilità e il 19% di quellesenza, 7 anni dopo interessa il 21% delle prime e il 18% delle seconde: in altre parole, le famiglie incui sia presente una persona disabili hanno maggiori difficoltà economiche delle altre. L'indaginepare quindi confermare quanto denunciato da famiglie e associazioni, che riferiscono di unamaggiore sofferenza economica delle famiglie in cui sia presente almeno una persona con disabilità.Sull'argomento, sopratutto l'Anffas aveva sollecitato, per voce del presidente Roberto Speziale, unarilevazione da parte dell'Istituto di statistica, perché fosse possibile verificare e quantificarescientificamente una condizione di disagio vissuta e testimoniata dalle famiglie.

L'Istat, interpellato da Redattore Sociale, ha risposto per voce del direttore del Dipartimento dellestatistiche sociali e ambientali, Linda Laura Sabbadini: “L’Istat inserisce, nella maggior parte dellerilevazioni, uno o più quesiti (gli stessi quesiti sono utilizzati da diversi anni anche negli altri paesidell’Unione Europea), mirati a individuare la presenza di persone con disabilità nelle famiglie, conl’obiettivo di descriverne le condizioni di vita e di salute. Tra le principali rilevazioni, si possonocitare: l'Indagine sulla salute e sull’utilizzo dei servizi sanitari, l'Indagine di ritorno sulle personecon disabilità, l'Indagine sulle attività e la vita quotidiana e l'Indagine Eu-Silc sul reddito e lecondizioni di vita”.

Per quanto riguarda in particolare il rapporto tra disabilità e povertà, “grazie ai dati rilevati conl’indagine Istat – Eu-Silc sul reddito e le condizioni di vita – continua Sabbadini - è stato possibileprodurre alcuni indicatori che documentano la condizione economica di queste famiglie econsentono di fornire misure della distribuzione del reddito familiare, del disagio economico e del'rischio di povertà', e di confrontarla con quella riscontrata nel resto della popolazione. Questiindicatori sono stati messi a disposizione attraverso il Sistema sulla Disabilità (disabilitàincifre)dell’Istat pubblicato sul sito istituzionale (Istat.it) per condividere e rendere accessibile ilpatrimonio informativo delle Istituzioni che producono dati relativi alla disabilità. Attualmente ilsito è in fase di ristrutturazione per essere potenziato con strumenti di diffusione più moderni,pertanto la sezione con gli indicatori in oggetto non è aggiornata. Si prevede di completare questa

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operazione nei prossimi mesi, nel frattempo restiamo a disposizione per fornire l’elaborazione deidati più aggiornati”. I dati più aggiornati sono quelli che l'Istat ha anticipato su richiesta diRedattore Sociale.

(30 novembre2013)

Fonte: RedattoreSociale.it

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Rassegna stampa realizzata daUfficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale

A cura di Valerio SerinoTel.: 06.8476514

E-mail: [email protected]

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