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POLO DI MANTENIMENTO DEI MEZZI
DI TELECOMUNICAZIONE ELETTRONICI E OPTOELETTRONICI
Cloud Computing
Analisi generale in proiezione Difesa
Ipotesi impiego modelli infrastrutturali di tipo Private Cloud
2
INDICE
1 - INTRODUZIONE 2
2 - DEFINIZIONI 4
3 - Bilancio Funzione Difesa - Considerazioni 5
4 - Cloud Computing – Analisi Economica 7
5 - Cloud Computing: ripercussioni su “vision organizzativa” Difesa 2011 – 2013 13
1 - INTRODUZIONE
Il Programma d'informatizzazione della F.A. Esercito traccia le linee guida per una evoluzione nell’ambito dell’
Information Technology (IT) “nella consapevolezza del nuovo ruolo che le moderne tecnologie dell'informazione e
della comunicazione hanno acquisito a livello mondiale ed in linea con le recenti linee-guida emanate dal Ministro
per l'innovazione e le tecnologie in materia di informatizzazione della Pubblica Amministrazione” (cfr. Programma
d'informatizzazione della FA (1) e D.Lgs 30. Dic 2010 (2)). L’esigenza di una tale programmazione nasce, quindi, dalla
considerazione che il settore dell’IT in ambito SME (Stato Maggiore Esercito) attualmente è ancora caratterizzato da:
1. Basso livello di utilizzo delle risorse
2. Frammentazione delle richieste di mezzi hardware e software
3. Duplicazioni di sistemi
4. Difficoltà di gestione dei sistemi
5. Tempi di approvvigionamento di risorse molto elevati.
Queste inefficienze determinano un impatto negativo:
• sulla capacità reale di SME di approntare un servizio IT di elevata qualità logistica ed operativa in tempi
relativamente brevi, e
• sulla potenzialità evolutiva di SME in ambito IT.
Nell’ampio spettro di nuove tecnologie IT, il Cloud Computing, pur con le dovute precisazioni, presenta quegli
aspetti ad elevato contenuto innovativo che possono determinare un miglioramento sostanziale dell’attuale asset IT
in seno a SME.
A questo proposito, come si evince dallo studio di Vivek Kundra (U.S. Chief Information Officier) “Federal Cloud
Computing Strategy” (3), dell’8 febbraio 2011, la tecnologia Cloud presenta reali benefici in termini di:
1. Efficienza
2. Rapidità
3. Innovazione
tali da giustificare investimenti pari ad un quarto dell’intero budget federale americano 2011 in ambito IT (cfr. pag 1
ed Appendix 1 in (3)), per un ammontare complessivo di 20 miliardi di dollari.
Sulla scorta del predetto studio, è possibile riassumere alcuni benefici della tecnologia cloud in termini di efficienza,
rapidità ed innovazione a fronte delle attuali condizioni operative, come segue:
Efficienza
Benefici Cloud Situazione attuale
• Utilizzazione server superiore al 60-70% • Basso livello di utilizzo dei server ,
3
• Aggregazione della richiesta di risorse
• Efficientamento delle risorse hardware, di
rete e di personale
mediamente inferiore al 30%.
• Frammentazione nella richiesta di
risorse e duplicazione di sistemi.
• Difficoltà di gestione dei sistemi
Rapidità
Benefici Cloud Situazione attuale
• Incrementi e riduzioni di capacità
elaborative in termini “quasi” istantanei
• Maggiore prontezza di risposta alle
esigenze con carattere “Urgente”
• Tempi estremamente elevati (
solitamente anni ) per l’approntamento
di nuovi data center.
• Tempi mediamente elevati (mesi) per
l’incremento delle risorse hd di data
center già esistenti
Innovazione
Benefici Cloud Situazione attuale
• Focalizzazione sulla gestione dei servizi.
• Elevata scalabilità dei servizi/sistemi.
• Situazione attuale appesantita dalla
gestione degli asset tecnologici.
• Difficoltà in termini di scalabilità di
servizi/sistemi
Fig. 1 - Benefici della tecnologia cloud in termini di efficienza, rapidità ed innovazione a fronte delle attuali condizioni
operative.
Speciale attenzione alla tecnologia Cloud è stata riservata anche in sede UE (cfr. “THE CLOUD DIVIDEND” -
Center for Economics and business Research. Dicembre 2010 (4)) .
In tale studio, commissionato dall’ EMC (cfr. (5)) al Cebr (cfr. (4)) si precisa che, nel prossimo quinquennio
(2010 - 2015), l’adozione di tecnologia cloud di tipo private (cfr. paragrafo “Definizioni”) in Italia porterà un
risparmio totale netto dei costi IT pari a circa 15.5 miliardi di Euro come si evince dalla tabella di seguito riportata:
Risparmio Totale Netto Dei Costi (€ mil) / 2010 – 2015
Risparmio Spese IT per capitale (IT CapEx) 7.377
Risparmio Spese IT operative (IT OpEx) in termini
di impiego-fulltime / produttività( FTE /
Productivity)
4.431
Risparmio Spese IT operative (IT OpEx) in termini
di potenza impegnata e sistemi di raffreddamento
( FTE / Productivity)
3.670
Risparmio Totale Netto Dei Costi IT (€ mil) 15.478
Fig 2 – Fonte Tabella 22, pag 69, “THE CLOUD DIVIDEND” by Center for Economics and business Research. (4)
Va altresì sottolineato che, in base allo studio del Cebr, la previsione complessiva relativa ai benefici
economici apportati dalla tecnologia cloud nell’arco temporale 2010-2015 risulta pari a 150.8 miliardi di Euro cioè,
circa l’1.76 % del PIL italiano (cfr. pag 67 in (4)).
Nell’ambito, quindi, dei benefici economici apportati dalla tecnologia cloud nell’arco temporale 2010-2015, il
risparmio totale netto dei costi IT per private cloud incide per circa il 10.26% che, rapportato alla percentuale dei
benefici economici complessivi, si attesta allo 0.18 % del PIL italiano (Figura 3).
4
Fig 3 - Benefici economici complessivi apportati dalla tecnologia cloud e risparmio totale netto dei costi IT per private
cloud nell’arco temporale 2010-2015.
2 - DEFINIZIONI
Il NIST (cfr. (6)) definisce il Cloud Computing come:
“un modello per abilitare un accesso conveniente e su richiesta a un insieme condiviso di risorse computazionali
configurabili (ad esempio reti, server, memoria di massa, applicazioni e servizi) che possono essere fornite e rilasciate
con un minimo sforzo di gestione o di interazione con il fornitore del servizio. ”
Il NIST declina quattro tipi di modelli di impiego della tecnologia cloud:
1. Private Cloud – l’infrastruttura cloud viene utilizzata esclusivamente da una singola organizzazione (azienda,
ente, consorzi, etc…). Essa può essere gestita dall’organizzazione stessa o da una organizzazione terza parte
e può essere sia interna che esterna all’organizzazione.
2. Community Cloud- l’infrastruttura cloud può essere condivisa da diverse organizzazioni.
3. Public Cloud – l’infrastruttura cloud viene resa disponibile ad un pubblico generico o ad un ampio gruppo
aziende ed è posseduta da una organizzazione che vende servizi cloud.
4. Hybrid Cloud – in questo tipo di infrastruttura cloud coesistono tutti due o più dei suddetti modelli cloud
che, pur rimanendo delle entità separate, vengono messe in comunicazione mediante tecnologie
standardizzate o proprietarie, che consentono la portabilità di applicazioni e dati.
Infine, il NIST definisce tre modelli di servizi forniti dall’architettura cloud (cfr. Fig 4 – Tassonomia del Cloud
Computing):
1. Cloud Software as a Service (SaaS) – l’utente utilizza applicazioni che vengono eseguite in ambiente cloud. Le
applicazioni sono accessibili da dispositivi differenti mediante un web browser (ne sono un esempio i servizi
di web mail forniti dai maggiori provider mondiali).
2. Cloud Platform as a Service (PaaS) – l’utente può sviluppare e rilasciare in ambiente cloud proprie
applicazioni preoccupandosi della sola gestione della stessa, senza dover controllare/gestire la rete, i server,
lo storage, ed i sistemi operativi.
3. Cloud Infrastructure as a Service (IaaS) – l’utente sfrutta la Potenza di calcolo, lo storage, le reti e altre
risorse di elaborazione fondamentali messe a disposizione dall’architettura cloud.
0
20
40
60
80
100
120
140
160
2010-2015
Risparmio Costi IT
Private Cloud
Benefici Economici
Complessivi
Miliardi
di €
0,18 % PIL
1,76 % PIL
5
Fig 4 – Tassonomia del Cloud Computing.
3 - Bilancio Funzione Difesa - Considerazioni
La Nota Aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011 (cfr. (7)), presentata al Parlamento
dal Ministro della Difesa On. Ignazio LA RUSSA (cfr. NOTA dell’ottobre 2010 – Allegato A 2/2), descrive un quadro di
evoluzione degli stanziamenti previsionali per la difesa nel periodo 2006 – 2011, che può così riassumersi nella
seguente tabella:
Percentuale del PIL destinata alla Funzione DIFESA (Marina,
Aereonautica, Esercito) Anno
Variazione %
annua a valori
costanti 2006 % in M€ a valori
costanti 2006
0,815% € 12.106,70 2006
0,935% € 14.207,30 2007 17,4%
0,983% € 14.897,50 2008 4,9%
0,943% € 13.767,70 2009 -7,6%
0,919% € 13.522,10 2010 -1,8%
0,894% € 13.352,70 2011 -1,3%
Variazione % media annua a valori costanti 2006 -1,4%
L’analisi mostra, in maniera evidente, una tendenza negativa di stanziamenti per la Funzione Difesa che
mediamente, in un anno, è pari a -1,4% del budget dell’anno precedente a valori costanti 2006.
6
Fig 5 - Percentuale PIL destinata alla Funzione DIFESA (Marina, Aereonautica, Esercito) - 2006-2011
Alla luce di una tale previsione, nasce l’esigenza di monitorare accuratamente le risorse a disposizione,
soprattutto, nell’ottica di una progressiva e graduale “RAZIONALIZZAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO E
MIGLIORAMENTO DELLA GOVERNANCE “ (cfr. (7)), al fine di poter razionalizzare la spesa.
A tal proposito nella “Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l'anno 2011” (cfr. (7)) (I - 13 - “LE
PRIORITA’ POLITICHE E GLI OBIETTIVI STRATEGICI”) si afferma quanto segue:
“Le attività di politica, di approntamento ed impiego dello strumento militare e funzionamento generale della
Difesa… dovranno essere improntate ad una “vision organizzativa” che comprenda tra l’altro l’esigenza della
tradizionale impostazione della struttura militare con una innovativa qualificazione sotto il profilo della:
• informatizzazione e digitalizzazione delle informazioni “fondamentali” al fine di ottimizzare i sistemi
decisionali ed di controllo ai vari livelli della catena “direzionale”, a partire dal Vertice politico del Dicastero;
in tal senso dovrà essere implementata e condivisa la “banca unica centralizzata”, anche valorizzando quanto
già esistente presso le FF.AA. e l’Area Tecnico Amministrativa;
• interforzizzazione delle attività, quale “valore” aggiunto e fattore sinergizzante per incrementare l’output
complessivo, eliminando ridondanze di strutture e di funzioni;
• trasparenza e certificazione dei processi che sottendono i servizi fondamentali posti in essere ai vari livelli di
articolazione, in cui tutte le filiere risultino formalmente mappate e delineate sotto il profilo della
responsabilità e degli standard da assicurare, con il perseguimento della massima efficienza ed economicità
nell’impiego delle risorse ed un adeguato potenziamento del sistema dei controlli.”
Come già precedentemente accennato, nell’ampio spettro di innovazioni tecnologiche in ambito IT, il Cloud
Computing, nella sua declinazione di tipo “Private”, presenta quelle peculiarità che, garantendo elevati standard di
sicurezza, amplificano gli aspetti cardine della “vision organizzativa” auspicata dal Dicastero della Difesa.
0,000%
0,200%
0,400%
0,600%
0,800%
1,000%
1,200%
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Percentuale PIL destinata alla Funzione DIFESA
(Marina, Aereonautica, Esercito) - 2006-2011
Percentuale PIL destinata
alla Funzione DIFESA
(Marina, Aereonautica,
Esercito)
Curva di tendenza di tipo
Polinomiale di ordine 2
7
4 - Cloud Computing – Analisi Economica
Entrando più nel dettaglio è necessario chiarire, al di là di definizioni tecniche estremamente articolate, cosa
effettivamente s’intenda per architettura cloud e quali ne siano i punti di forza.
Il Presidente, Garante per la Protezione dei Dati Personali, Francesco Pizzetti, durante l’ultimo Forum PA
2011 (cfr. (8)), ha descritto in maniera molto intuitiva ma efficace il paradigma cloud paragonando la gestione dei
server, delle applicazioni e delle risorse di storage alla gestione di un parco macchine e della relativa autorimessa.
In sostanza, afferma il Garante, così come un’automobile ed il garage dove la si ripone possono essere
acquistati o presi in leasing oppure ancora noleggiati per un breve periodo così, anche l’intero asset IT (server,
applicazioni, storage) possono essere acquistati/gestiti e manutenuti da ciascun soggetto interessato oppure
possono essere fruiti in varie modalità ed in tempi più o meno lunghi. Nonostante il paragone estremamente
riduttivo l’aspetto chiave del Cloud Computing viene espresso con evidente chiarezza: migrare da una concezione in
cui ogni soggetto (nel nostro caso ogni singola Amministrazione Difesa) provvede sia all’acquisto di
hardware/software che alla relativa gestione mediante un’apposita struttura CED (Centro Elaborazione Dati ), ad
una visione in cui sia l’approvvigionamento che la gestione delle risorse viene demandata ad appositi Data Center
costituiti da un numero ridotto di soggetti.
Premesso ciò, analizzando in maniera più approfondita il sistema Cloud, è necessario fare chiarezza su alcuni
termini che usualmente vengono utilizzati per descrivere i vari attori del nuovo modello di IT.
Innanzitutto, con il termine Cloud viene definito ciò che comunemente è un Data Center (DC)
hardware/software (cfr. Communications of the ACM - Association for Computing Machinery (9)) costituito da server
fisici e con una componente altamente variabile nel tempo di server virtuali.
Quado ci si riferisce ad una federazione di data center interni ad una data organizzazione che forniscono
servizi esclusivamente ai dipendenti di quest’ultima si parla di Private Cloud (cfr. (9)).
L’accesso alle risorse (hardware e software) della Private Cloud da parte degli utenti dell’organizzazione può
avvenire mediante postazioni client dotate di (cfr. Fig. 6 ):
• connessione a banda larga al Data Center
• ed applicazioni cloud web-based
Fig. 6 – La fruizione delle risorse avviene mediante accesso a Banda Larga (cfr. (10))
Alla luce di queste premesse nasce l’esigenza di chiarire quali siano, quindi, le differenze tra un data center di
tipo tradizionale ed un data center di tipo cloud. Una fra le più rilevanti è sicuramente quella relativa alla
8
percentuale di utilizzo dei server che costituiscono il Data Center; infatti, mentre in un data center di tipo
tradizionale la percentuale di utilizzo dei server oscilla tra il 5% ed il 20% (cfr. Rangan, K. The Cloud Wars (11) e
Siegele, L. Let It Rise (12)) in un DC di tipo cloud questa percentuale viene incrementata fino al 60/70 % grazie alle
caratteristiche, intrinseche al sistema, di auto-configurazione di server virtuali (cfr. pag 1 ed Appendix 1 in (3) e pag.
7 in T. Alford, G. Morton. “The Economics of Cloud Computing” (13)).
Per capire la motivazione di così basse percentuali di utilizzo dei server in un DC tradizionale, è sufficiente
considerare che, nell’arco di una giornata, la domanda di risorse da parte del bacino di utenza varia solitamente con
un andamento caratterizzato da brevi picchi elevati (ad esempio, nel caso di siti web istituzionali durante le prime
ore del mattino) mentre per il resto delle 24 ore le risorse a disposizione del DC rimangono, di fatto, sotto-utilizzate,
rappresentando un costo addizionale per il gestore del DC.
Fig. 7 – (a)Stima delle risorse operative di un DC tradizionale rispetto alla domanda di picco, (b) sottostima delle
risorse operative di un DC rispetto alla domanda di picco (cfr. (9)), (c) stima delle risorse operative di un DC cloud: la
capacità operativa si adatta alla domanda.
Volendo quantificare economicamente il costo addizionale è possibile fare riferimento ad un esempio:
nell’ipotesi in cui la domanda di risorse per un dato Ente:
1. abbia un picco durante un dato periodo della giornata (e.g. dalle 8 a.m. alle 14 p.m.) pari a 500 server
2. mentre durante un altro periodo (e.g resto delle 24 ore) la domanda sia pari a 100 server.
9
Fig. 8 – Andamento della domanda di risorse per un dato ente in un giorno.
Ciò significa che il valore medio di utilizzo sull’intero arco giornaliero sia pari a : (500 + 100)/2 = 300 server,
cosicché il costo giornaliero medio risulta pari a 300*24 = 7.200 server-ora, ma dovendo calibrare il DC per far fronte
ad una domanda di picco ne segue che si dovrà affrontare una spesa pari a 500*24 = 12.000 server-ora (cfr. Fig. 7), il
che significa amplificare il costo giornaliero medio di un fattore 1.7 (fattore di amplificazione di spesa: 12.000/7.200
= 1.7).
# di
server
Arco temporale (ore) Costo (server-ora) per far
fronte alla relativa domanda
Domanda di risorse
picco
500 24 12000
Domanda di risorse
media
300 24 7200
Fattore di amplificazione di spesa rispetto al costo medio 1,7
Fig. 8 – Esempio di stima del costo addizionale dovuto alla stima della capacità operativa di un DC sulla base della
domanda di risorse di picco.
Inoltre, considerando che la vita media di un server è pari a 3 anni (cfr. (9)), si può facilmente desumere che,
se il costo delle risorse offerte da un DC cloud in un triennio è inferiore di 1.7 volte il costo della capacità operativa
valutata (nel nostro esempio 7200 server-ora), l’utilizzo delle risorse Cloud diventa vantaggioso dal punto di vista
economico.
Generalizzando ad un’organizzazione costituita da n enti, supposto che �� sia la domanda di risorse di picco
giornaliera per l’n-simo ente e che �� sia la domanda di risorse media giornaliera per l’n-simo ente, il fattore di
amplificazione della spesa totale per l’organizzazione risulta essere:
�� � ���� �⋯����� ��
����
�
� �
Inoltre, considerando la domanda di risorse media giornaliera totale come:
���� � �� �⋯����
0
100
200
300
400
500
1 2 3 4 5 6 7 8 9 101112 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Ris
ors
e (
# d
i se
rve
r)
Tempo (ore)
10
si ricava che la condizione per trarre un vantaggio economico dall’adozione di tecnologia cloud diventa:
LCC < ������� dove LCC rappresenta il costo per ciclo di vita (LCC – Life-Cycle Cost) dell’infrastruttura cloud e V la vita media di un
server.
E’ necessario chiarire che, riguardo questo ultimo punto, il vantaggio economico è palese qualora si faccia
riferimento a risorse cloud di tipo pubblic (in sostanza, il DC cloud viene gestito da un fornitore esterno
all’organizzazione) in quanto si abbattono:
1. i costi infrastrutturali (acquisto server, sistemi di alimentazione e raffreddamento) e
2. quelli operativi (personale addetto alla manutenzione server riutilizzabile in altre attività),
calando, invece, il ragionamento in uno scenario di tipo private (il DC cloud deve essere gestito per policy all’interno
dell’organizzazione stessa come nel caso della Difesa),tale beneficio non è affatto scontato: lo prova il solo fatto che,
al fine di migrare l’infrastruttura IT, dal modello tradizionale a quello Cloud, l’Organizzazione dovrà affrontare una
spesa di “start up” che, nello scenario di tipo pubblic, non si presenta o, comunque, si presenta in maniera
fortemente attenuata a causa del fatto che la migrazione di infrastruttura IT non è immediata .
Tuttavia, l’analisi economica dello scenario cloud di tipo private può mutare nel caso in cui:
• si ampli il numero di variabili considerate e
• si articoli l’analisi economica tenendo conto di una differente metrica di giudizio.
A tale proposito si faccia riferimento allo studio “The Economics of Cloud Computing” (cfr. (13)).
In tale studio viene preso in considerazione un progetto di migrazione di un’infrastruttura IT dal modello tradizionale
al modello cloud, nell’ordine: pubblic, ibrido, private. Nel caso di migrazione verso un’infrastruttura di tipo cloud
private, Alford e Morton individuano i seguenti principali fattori di spesa:
1. costo dei server hardware e dei relativi elementi di supporto come router, switch, rack, cablaggi, etc ..
2. software di base per i server (sistemi operativi, sistemi di backup e di sicurezza)
3. contratti con fornitori esterni per il supporto durante la fase di start up e prima migrazione
4. costi di approvvigionamento di energia e di sistemi di raffreddamento
Non vengono presi in considerazione altri fattori, meno incisivi in termini di spesa, quali il costo:
• dello storage,
• della connessione LAN
• delle applicazioni software
mentre, in entrambi gli scenari, quello attuale e quello a seguito di migrazione infrastrutturale, vengono considerati i
costi operativi e di supporto (O&S).
L’analisi economica così definita, viene poi articolata in:
1. una prima fase di investimento/migrazione, della durata di 3 anni (FY 2010-2012)
2. ed una seconda fase operativa/mantenimento, della durata di 10 anni (FY 2013-2022)
considerando una infrastruttura IT da migrare costituita da 1000 server senza alcuna virtualizzazione (situazione di
Status Quo - SQ).
11
Inoltre, vengono individuate le tre seguenti metriche di giudizio, al fine di valutare la convenienza del progetto di
migrazione infrastrutturale:
1. Valore attuale netto (NPV – Net Present Value): viene calcolato come differenza tra il valore economico
netto dei benefici ed il costo una tantum dell’investimento. Un valore positivo di (> 0 $) indica un vantaggio
economico della nuova infrastruttura rispetto allo SQ.
2. Rapporto Benefici-Costi (BCR – Benefit-to-Cost Ratios): viene calcolato come rapporto tra il valore
economico netto dei benefici ed il costo dell’investimento. Ne consegue che un valore superiore all’unità
determini un beneficio economico della nuova infrastruttura rispetto allo SQ.
3. Tempo di ritorno dell’investimento (DPP - Discounted Payback Period): rappresenta il numero di anni (a
partire dal FY 2010) necessario per recuperare il costo dell’investimento iniziale.
Sulla scorta di tali premesse i risultati del rapporto di Alford e Morton sono riassumibili nella seguente tabella:
Costi Status Quo: 1000 Server
(ambiente non virtualizzato)
Scenario Private Cloud
Costi fase investimento
(FY 2010 - 2012)
(Budget Year 2009 M$) $0,0 $7,0
Costi O&S (FY 2010 -
2012) (Budget Year
2009 M$)
$77,3 $31,1
Costo totale per ciclo di
vita (LCC – Life-Cycle
Cost) (Budget Year
2009 M$)
$77,3 $38,1
Metriche
NPV (Budget Year 2009
M$) N/A $31,1
BCR N/A 5,7
DPP ( anni ) N/A 3,7
Fig. 9 – Costi, Metriche di giudizio Scenario Private Cloud.
Si evince immediatamente che, a migrazione infrastrutturale completata, si ottiene:
1. una notevole riduzione di costi O&S, pari a �1 − ��.���.�� ∗ 100 ≅ 60% della spesa in ambiente SQ,
2. una notevole riduzione di costo totale per ciclo di vita (LCC) pari a �1 − �!.���.�� ∗ 100 ≅ 49% della spesa in
ambiente SQ,
3. un ritorno dell’investimento raggiunto in poco meno di ai 4 anni (DPP),
4. un rapporto benefici – costi decisamente superiore all’unità.
In relazione a questo ultimo fattore di valutazione, aggiunge lo studio di Alford e Morton, due sono le variabili
che intervengono con maggiore peso nella stima:
1. il numero di server oggetto di migrazione
2. in numero di anni in cui si effettua la migrazione
Infatti, come si evince dagli andamenti delle curve riportate all’interno dell’analisi:
12
Fig. 10 – BCR in funzione del numero di server migrati nel caso di tempi di migrazione differenti.
• il BCR subisce un incremento mediamente di una unità a seconda che la migrazione avvenga in 3 anni o in 1.
La motivazione di questo incremento è da ricercarsi nelle spese che durante il periodo di migrazione,
l’Organizzazione dovrà sostenere per mantenere entrambe le tipologie di infrastrutture: quella SQ e quella
private cloud,
• il BCR aumenta con l’incremento di un valore superiore all’unità fino ad una migrazione di 400 server e si
riduce leggermente superato questo valore mantenendo, tuttavia, un incremento positivo. La ragione di
questo comportamento è da ricercarsi nel fatto che: aumentando il numero di server nel medesimo arco
temporale aumenta la richiesta di supporto sia in termini di personale (diretto o indiretto) che in termini di
risorse hardware e software necessarie per effettuare lo swap d’infrastruttura.
Alla luce della suddetta analisi, risulta che: la migrazione dell’infrastruttura IT verso una soluzione di tipo private
cloud rappresenta un processo piuttosto complesso:
• il cui investimento iniziale ha un ritorno economico non di breve periodo ( poco inferiore a 4 anni ), se,
inoltre, vi si aggiunge il periodo necessario per il reperimento dei fondi (mediamente 18-24 mesi) questo
periodo viene incrementato ulteriormente;
• la cui realizzazione coinvolge fortemente sia le strutture di elaborazione dati periferiche che quelle
centrali con le relative fasi di riassetto del personale impiegato
pur tuttavia, i vantaggi economici dell’architettura private cloud risultano evidenti come ampiamente dimostrato
dallo studio sopra citato e, qui di seguito riassunto:
Vantaggi Private Cloud Valori Riepilogativi approssimati per eccesso
Riduzione di costi O&S rispetto alla spesa in
ambiente SQ pari a circa il 60%
Riduzione di costo totale per ciclo di vita (LCC) della
spesa in ambiente SQ pari a circa 49%
Un ritorno dell’investimento raggiunto 4 anni
Un rapporto benefici – costi decisamente superiore
all’unità 6
Fig. 11 – Vantaggi Scenario Private Cloud.
13
5 - Cloud Computing: ripercussioni su “vision organizzativa” Difesa 2011 – 2013
Premesso quanto detto circa l’efficienza economica dell’architettura di tipo private cloud, vanno, altresì,
analizzati i risvolti che l’adozione di una tale tecnologia avrebbe in relazione agli obiettivi prefissati nella “vision
organizzativa” della Difesa.
A questo proposito è necessario, innanzitutto, chiarire che l’architettura cloud (indipendentemente dalla sua
tipologia: public, private o ibrida) consente di massimizzare i vantaggi della “virtualizzazione” delle risorse.
Il processo di virtualizzazione, fondamentalmente, viene definito come “la creazione di una versione virtuale
di una qualsiasi risorsa reale, come, ad esempio, un sistema operativo, un server, un dispositivo di archiviazione di
massa o delle risorse di rete” (cfr. (14)). Questa metodologia consente di sfruttare appieno le risorse fisiche ( CPU,
Storage) a disposizione, rendendo estremamente semplice l’installazione, la configurazione e la manutenzione di un
qualsiasi sistema desk o server.
Fig. 12 – Concezione tradizionale di un sistema server: su un singolo hardware fisico viene installato un singolo
sistema operativo su cui vengono eseguite n applicazioni.
In particolare, con il processo di virtualizzazione dei server viene inserito uno strato software di astrazione
tra hardware e sistema operativo, consentendo, in questo modo, la creazione di più server logici, ognuno con il
proprio carico di lavoro, su un singolo server fisico (cfr. “Virtualization Impact on x86 Server Shipments” (15)) e
“Server Virtualization”. (16))
14
(a)
(b)
Fig. 13 – (a) Virtualizzazione server con inserimento di uno strato software di astrazione sul sistema operativo host
del server fisico; (b) virtualizzazione server con inserimento di uno strato software di astrazione direttamente
sull’hardware: in ambedue i casi si ottiene, come risultato finale, quello di avere a disposizione n server logici su un
singolo server fisico.
In un ambiente cloud il processo di virtualizzazione, in modo particolare server, viene gestito in maniera
automatica, per far fronte, in base alle capacità fisiche disponibili, alla domanda di risorse proveniente dai singoli
utenti del sistema cosicchè, idealmente, la capacità operativa dell’architettura si adatta alla domanda (cfr. Fig.7c
“Bilancio Funzione Difesa - Considerazioni”).
15
La flessibilità del sistema cloud, dovuta all’elevata efficienza degli algoritmi di virtualizzazione, consente,
quindi, nei limiti delle risorse fisiche disponibili, di perseguire la “massima efficienza ed economicità nell’impiego
delle risorse” (cfr. (7) - I - 13 - “LE PRIORITA’ POLITICHE E GLI OBIETTIVI STRATEGICI”)).
Va altresì precisato che, grazie all’impiego di tecnologia cloud e modelli di virtualizzazione sempre più
evoluti, si riescono ad ottimizzare “i sistemi decisionali ed di controllo ai vari livelli della catena “direzionale”” (cfr. (7)
- I - 13 - “LE PRIORITA’ POLITICHE E GLI OBIETTIVI STRATEGICI”). Ne è una dimostrazione lampante il progetto RACE
(cfr. (17)) messo a punto e realizzato dalla DISA (cfr. (18)) negli U.S.A. (cfr. IANewsletter (19) e (3)).
Nell’ambito di questo progetto, che consente alle organizzazioni del Dipartimento della Difesa di fornire
velocemente ed in sicurezza server virtuali e storage mediante accesso da portale web, è stato implementato un
modello di “path to production” relativamente alle fasi di: progettazione, sviluppo, test e rilascio in produzione di
applicazioni, interamente basato su architettura private cloud. In particolare, grazie all’architettura cloud applicata
sia agli ambienti di sviluppo che di test e mediante l’utilizzo di un ambiente di produzione totalmente virtualizzato,
come si evince dalla fig. seguente, il DISA è riuscito a ridurre i tempi di messa in esercizio del software sviluppato da
120 gg a meno di 40 gg ( -75% del tempo medio di rilascio delle applicazioni in produzione). Inoltre, l’intero processo
di migrazione del sistema IT del DISA verso architettura private cloud ha garantito gli attuali standard di sicurezza
sanciti dalla direttiva 8500.2 del Dipartimento della Difesa statunitense (cfr. (19) e (3)).
Fig. 14 – Modello “path to production” adottato dal DISA per realizzare il sistema RACE: Rapid Access Computing
Enviroment. Il RACE consente alle organizzazioni del Dipartimento della Difesa di fornire velocemente ed in sicurezza
server virtuali e storage mediante accesso da portale web.
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Sulla base del modello RACE, sono facilmente intuibili le ripercussioni:
1. sia “sulla interforzizzazione delle attività”
2. che sulla “trasparenza e certificazione dei processi …. filiere risultino formalmente mappate e delineate sotto
il profilo della responsabilità e degli standard da assicurare”
(cfr. (7) (I - 13 - “LE PRIORITA’ POLITICHE E GLI OBIETTIVI STRATEGICI”); infatti, prendendo in considerazione, ad
esempio, i sistemi di protocollazione informatica, ad oggi differenti fra le varie forze armate, un ambiente di
progettazione, sviluppo, test e produzione in architettura cloud consentirebbe di uniformare:
• processi,
• metodologie e
• rilasci in ambiente di produzione,
riducendo, sia gli inconvenienti tecnici per gli utenti sia gli ingenti costi di manutenzione e gestione dei differenti
sistemi di protocollazione.
Sistemi di protocollazione
attualmente in esercizio
nelle FF.AA. (Esercito,
Aereonautica, Marina) [*]Si tenga presente che il numero è
indicativo delle sole FF.AA.; nella
realtà questo viene amplificato dal
fatto che la maggior parte degli Enti
sono provvisti di un loro sistema
server dal quale viene fruito il
servizio all’interno dell’Ente stesso
Sistemi di protocollazione in
cloud
Ambienti di produzione 3[*] 1
Ambienti di test minimo 3 1
Ambienti di sviluppo minimo 3 1
Fig 15 – Schema riassuntivo: confronto numero di ambienti per sistemi di protocollazione in architettura tradizionale
ed in architettura cloud.
Infine, si deve precisare che, l’architettura cloud consentirebbe di ridurre drasticamente “le ridondanze di strutture e
di funzioni” (cfr. (7) - I - 13 - “LE PRIORITA’ POLITICHE E GLI OBIETTIVI STRATEGICI”) valorizzare le ingenti capacità
tecnico-operative delle FF.AA. Infatti, se attualmente la logica operativa di ogni Ente difesa, in ambito IT, è quella di:
1. effettuare una richiesta di fondi,
2. approvvigionarsi delle risorse hardware/software
3. procedere alla relativa configurazione e messa in esercizio
4. e realizzare tutte le attività di manutenzione ad esse correlate.
nello scenario private cloud diventa quella di:
1. effettuare una richiesta di risorse on-line all’amministrazione della private cloud indicando:
a. numero di server virtuali e di processori per singolo server
b. tipologia di sistema operativo
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c. storage virtuale necessario
2. attendere i tempi operativi per l’instanziazione delle risorse ( i tempi variano in base al numero di server
richiesti, per avere un termine di paragone è sufficiente considerare che: l’allestimento di un virtual cluster
con 8 nodi avviene in poco meno di 10 min (cfr. Virtual Cluster Workspaces for Grid Applications (20) -
http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fciteseerx.is
t.psu.edu%2Fviewdoc%2Fdownload%3Fdoi%3D10.1.1.102.7562%26rep%3Drep1%26type%3Dpdf&rct=j&q=vi
rtual%20cluster%20time&ei=pZ3_TeK_HseA-wbhsNW6Aw&usg=AFQjCNFewfNqlzTnKf-
N4GIEnS3DlAN4ew&cad=rja )
3. fruire delle risorse messe a disposizione, decidendo se salvare localmente i dati elborati o direttamente sulla
SAN (Storage Area Network) dell’infrastruttura cloud.
E’ necessario precisare che, in questa nuova logica operativa in ambito IT, riveste un ruolo fondamentale: la
larghezza di banda a disposizione dell’utente fruitore delle risorse e dei servizi cloud. Infatti, nell’ipotesi appena
citata, in cui l’utente decida di trasferire i propri dati sulla SAN messa a disposizione dall’infrastruttura cloud, si
ipotizzi di voler trasferire 10 TB. Un breve calcolo mostra che, potendo sfruttare una larghezza di banda di
20Mbits/sec, si avrebbe un tempo di trasferimento pari a :
$ � 10%&20()*$++,-
� 10 ∗2./ ∗ 8)*$+
20 ∗ 21/ )*$++,-≅ 4 ∗ 102+,-
che, in sostanza, risulta superiore a 45 giorni ( cfr. (19)).
Si faccia riferimento ai seguenti andamenti per confrontare il tempo di trasferimento dati di 0,500 TB, 1 TB e 10 TB in
funzione del bit rate.
(a)
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
60 70 80 90 100
Tempo di
Trasferimento
(giorni)
bit rate di trasferimento (Mbits/sec)
0,500 TB
1,000 TB
10 TB
18
(b)
Fig. 16 – (a) il tempo di trasferimento dati di 0,500 TB, 1 TB e 10 TB in funzione del bit rate; (b) il tempo di
trasferimento dati di 0,500 TB, 1 TB in funzione del bit rate.
Pur con le dovute cautele, circa l’accesso alle risorse cloud in base alla banda a disposizione di ciascun Ente,
la variazione di paradigma in ambito IT è estremamente rilevante: alle medesime richieste di risorse, effettuate da n
enti, si può far fronte senza dover moltiplicare n volte la spesa per un singolo sistema, consentendo, tra l’altro, la
diversificazione di funzioni svolte e di servizi offerti dai singoli soggetti coinvolti nell’architettura.
0
2
4
6
8
10
12
10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Tempo di
Trasferimento
(giorni)
bit rate di trasferimento (Mbits/sec
0,500 TB
1,000 TB
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Opere citate
1. Programma d'informatizzazione della FA -
http://www.esercito.difesa.it/Equipaggiamenti/armi_materiali_mezzi/Mezzi/Delle%20Trasmissioni%20(Sistemi%20C
4I)/Reti%20e%20Informatica/Pagine/ProgrammadinformatizzazionedellaFA.aspx#. [Online]
2. D.Lgs 30. Dic 2010.
3. Kundra, Vivek. (U.S. Chief Information Officier) - Federal Cloud Computing Strategy. 8 febbraio 2011 .
4. “THE CLOUD DIVIDEND” - Center for Economics and business Research. Dicembre 2010.
5. EMC. European Marketing Confederation.
6. NIST. National Institute for Standards and Technology.
7. Nota Aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011.
8. Pizzetti, Francesco. Garante per la Protezione dei Dati Personali - http://saperi.forumpa.it/relazione/cloud-
computing-sicurezza-e-privacy.
9. Communications of the ACM - Association for Computing Machinery | vol. 53 | no. 4. april 2010.
10. Fontana, Mario. Senior Architect Evangelist Microsoft Italia - http://blogs.msdn.com/mariofontana. [Online]
11. Rangan, K. The Cloud Wars: $100+ Billion at Stake, Tech. Rep. Merrill Lynch. Maggio 2008.
12. Siegele, L. Let It Rise: A special report on corporate IT,The Economist. Ottobre 2008.
13. T. Alford, G. Morton. “The Economics of Cloud Computing – Addressing the Benefits of Infrastructure in the
Cloud”. s.l. : Booz|Allen|Hamilton, 2010.
14. searchServerVirtualization.com. Virtualization.
15. O’Connell, Adrian, Hewitt, Jeffrey, Hardcastle, Jonathon, and Dawson, Philip. Gartner.com, Virtualization
Impact on x86 Server Shipments, March 2008 Update. Retrieved from
http://www.gartner.com.exproxy.umuc.edu/resources/153500/156742/Vitrualization_impact_on_x86_156742.pdf.
16. Randhir. Re: Server Virtualization. 2009, July 8.
17. RACE. Rapid Access Computing Environment.
18. DISA. Defence Information System Agency.
19. IANewsletter. Volume 13 N° 2 – 2010 - http://iac.dtic.mil/iatac.
20. Xuehai Zhang, Katarzyna Keahey, Ian Foster, Timothy Freeman. Virtual Cluster Workspaces for Grid
Applications. [Online]
21. www.siptrunk.org. [Online]