popolazione al 31.10.2011 piccolicomuniinsieme...1.000 abitanti n comuni da 1.001 a 3.000 abitanti n...

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Piccoli comuni insieme Risparmi del 40 per cento Con le aggregazioni si può spendere fino a un miliardo in meno l’anno Entro dicembre i municipi obbligati alla gestione in forma associata A sinistra il parco pubblico dietro al municipio di Cittadella Accanto Roberto Ciambetti A destra una iniziativa di sindaci con la fascia VENEZIA. Può il Comune di Laghi - 123 abitanti, nel Vicentino - offrire servizi efficienti ai suoi cittadini? Stesso discorso vale per Zoppé di Cadore, 263 abitanti, Ospitale di Cadore, 324, Perarolo con 380 abitanti? I piccoli comuni entro il 31 dicembre devono decidere di aggregare quasi tutti i servizi attraverso la strada delle convenzioni, dell’unione o delle fusioni. L’obiettivo è quello di ridurre la spesa pubblica e rendere più efficiente la macchina . In vista di questo appuntamento, il nostro giornale inizia un approfondimento di questi temi. di Daniele Ferrazza VENEZIA L’adagio popolare riporta che è più semplice bruciare un pa- ese che abbattere un campani- le. Ma nel Veneto individuali- sta, del «piccolo è bello», del policentrismo elevato a poten- za, dell’esaltazione delle iden- tità, siamo alla vigilia - forse - della più grande revisione del- la mappa amministrativa dall’epoca napoleonica. Meri- to della legge 7 agosto 2012, numero 135, firmata da Monti, Grilli e Giarda, che obbliga i piccoli comuni a gestire in for- ma associata - entro il 31 di- cembre – quasi tutte le funzio- ni obbligatorie: dalle scuole ai tributi, dagli appalti ai servizi sociali. Ne sono tenuti tutti i comuni con popolazione infe- riore ai cinquemila abitanti (tremila se montani): in prati- ca, quasi la metà dei 581 comu- ni del Veneto sono alle prese con questo passaggio, destina- to ad essere il primo gradino verso l’aggregazione dei comu- ni. Le dimensioni ottimali sa- ranno stabilite dalla Regione, che ha già comunque indicato in cinquemila la soglia mini- ma per le aggregazioni di am- bito funzionale, elevandola a diecimila per i comuni del Ve- neto centrale e a ventimila per le aree del Veneto ad elevata urbanizzazione. «Costare me- no e funzionare meglio» ripete spesso Luciano Gallo, diretto- re della Federazione dei comu- ni del Camposampierese, una delle esperienze più radicate di collaborazione tra munici- pi. Capace di produrre rispar- mi di spesa anche del 40 per cento sulla spesa corrente (437 euro pro capite, contro i 719 di media regionale) e di abbassa- re notevolmente la fiscalità lo- cale. Insieme alla riduzione della spesa per il personale e alla riduzione dell’indebita- mento, se tutti i comuni del Ve- neto funzionassero come nel Camposampierese il rispar- mio di spesa potrebbe oscilla- re tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro l’anno. Ma questo è un sogno. Per adesso, i sindaci dovran- no scegliere la forma - la con- venzione, l’unione o la fusione - e riorganizzare i propri servi- zi. Non proprio (e non ancora) un unico segretario comunale e unico capo dell’ufficio tecni- co, ma una rivoluzione che do- vrebbe innescare nel volgere di pochi anni un processo de- stinato a sfociare, appunto, in una nuova mappa amministra- tiva del Veneto. Sindaci, amministratori e funzionari sono impegnati in queste settimane nelle proce- dure per mettere insieme com- petenze, uffici e professionali- tà. Non proprio una passeggia- ta perché le resistenze sono fortissime: i sindaci perché non vogliono perdere il posto, i consigli comunali di fatto svuotati delle competenze, i funzionari comunali perché ci rimettono le figure apicali. Gli unici che guardano con favore a questi processi aggregativi sono i cittadini: che puntano a risparmi di spesa ed efficienze nei servizi. Tre le opzioni: la convenzio- ne, l’unione tra comuni o la fu- sione. La convenzione è la for- ma più «leggera» di accordo: prevede l'esercizio associato di tutte le funzioni - dalla ma- nutenzione delle scuole ai ser- vizi sociali - attraverso un pat- to che prevede anche la «spe- cializzazione» dei diversi co- muni, chi nei lavori pubblici, chi nella polizia locale. I van- taggi stanno soprattutto nelle economie di scala, in un orario di servizio maggiore e nella mi- gliore efficienza dei servizi of- ferti ai cittadini. L’unione dei Comuni preve- de la costituzione di un nuovo ente giuridico, della durata di almeno dieci anni: il comando di polizia locale, l’unione dei servizi sociali, l’unione degli uffici tecnici. Le risorse vengo- no trasferite all’unione e i con- sigli comunali vengono svuota- ti delle loro competenze, men- tre i sindaci mantengono un ruolo guida nei processi deci- sionali. Infine le fusioni, che è un processo di accorpamento ve- ro e proprio che richiede tutta una serie di procedure fino al «matrimonio» tra enti locali. Al primo slancio di Due Car- rare e Porto Viro, nel 1995, è se- guito un lungo letargo fatto di pigrizie e lentezze. La scure ab- battutasi negli ultimi anni su- gli enti locali ha riacceso il mo- tore delle aggregazioni: e ades- so sono in trampolino Quero e Vas, Longarone e Castellavaz- Il Comune di Laghi ha centoventitré abitanti appena IL NUOVO VENETO » COME CAMBIANO GLI ENTI LOCALI COMUNI DEL VENETO PER CLASSI DEMOGRAFICHE al 31-12-2011 Comuni da 5001-15.000 208 Comuni oltre 15.000 59 Comuni da 0 - 3.000 200 Comuni da 3001-5.000 114 2 Primo piano LA NUOVA MERCOLEDÌ 3 LUGLIO 2013

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Page 1: Popolazione al 31.10.2011 Piccolicomuniinsieme...1.000 abitanti n Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti n Comuni da 3.001 a 5.000 abitanti Totale no a 5,000 abitanti n Comuni da 5.001 a

Piccoli comuni insiemeRisparmi del 40 per centoCon le aggregazioni si può spendere fino a un miliardo in meno l’annoEntro dicembre i municipi obbligati alla gestione in forma associata

A sinistrail parcopubblicodietroal municipiodi CittadellaAccantoRobertoCiambettiA destra unainiziativadi sindacicon la fascia

VENEZIA. Può il Comune di Laghi- 123 abitanti, nel Vicentino -offrire servizi efficienti ai suoicittadini? Stesso discorso valeper Zoppé di Cadore, 263abitanti, Ospitale di Cadore,324, Perarolo con 380 abitanti?I piccoli comuni entro il 31dicembre devono decidere diaggregare quasi tutti i serviziattraverso la strada delleconvenzioni, dell’unione o dellefusioni.L’obiettivo è quello di ridurre laspesa pubblica e rendere piùefficiente la macchina . In vistadi questo appuntamento, ilnostro giornale inizia unapprofondimento di questitemi.

di Daniele Ferrazza◗ VENEZIA

L’adagio popolare riporta cheè più semplice bruciare un pa-ese che abbattere un campani-le. Ma nel Veneto individuali-sta, del «piccolo è bello», delpolicentrismo elevato a poten-za, dell’esaltazione delle iden-tità, siamo alla vigilia - forse -della più grande revisione del-la mappa amministrativadall’epoca napoleonica. Meri-to della legge 7 agosto 2012,numero 135, firmata da Monti,Grilli e Giarda, che obbliga ipiccoli comuni a gestire in for-ma associata - entro il 31 di-cembre – quasi tutte le funzio-ni obbligatorie: dalle scuole aitributi, dagli appalti ai servizisociali. Ne sono tenuti tutti icomuni con popolazione infe-riore ai cinquemila abitanti(tremila se montani): in prati-ca, quasi la metà dei 581 comu-ni del Veneto sono alle presecon questo passaggio, destina-to ad essere il primo gradinoverso l’aggregazione dei comu-ni. Le dimensioni ottimali sa-ranno stabilite dalla Regione,che ha già comunque indicatoin cinquemila la soglia mini-ma per le aggregazioni di am-bito funzionale, elevandola adiecimila per i comuni del Ve-neto centrale e a ventimila perle aree del Veneto ad elevataurbanizzazione. «Costare me-no e funzionare meglio» ripetespesso Luciano Gallo, diretto-re della Federazione dei comu-ni del Camposampierese, unadelle esperienze più radicatedi collaborazione tra munici-pi. Capace di produrre rispar-mi di spesa anche del 40 percento sulla spesa corrente (437euro pro capite, contro i 719 dimedia regionale) e di abbassa-re notevolmente la fiscalità lo-cale. Insieme alla riduzionedella spesa per il personale ealla riduzione dell’indebita-mento, se tutti i comuni del Ve-neto funzionassero come nelCamposampierese il rispar-mio di spesa potrebbe oscilla-re tra gli ottocento milioni e ilmiliardo di euro l’anno. Maquesto è un sogno.

Per adesso, i sindaci dovran-no scegliere la forma - la con-venzione, l’unione o la fusione- e riorganizzare i propri servi-zi. Non proprio (e non ancora)un unico segretario comunalee unico capo dell’ufficio tecni-co, ma una rivoluzione che do-vrebbe innescare nel volgeredi pochi anni un processo de-stinato a sfociare, appunto, inuna nuova mappa amministra-tiva del Veneto.

Sindaci, amministratori efunzionari sono impegnati in

queste settimane nelle proce-dure per mettere insieme com-petenze, uffici e professionali-tà. Non proprio una passeggia-ta perché le resistenze sonofortissime: i sindaci perchénon vogliono perdere il posto,i consigli comunali di fattosvuotati delle competenze, ifunzionari comunali perché cirimettono le figure apicali. Gliunici che guardano con favore

a questi processi aggregativisono i cittadini: che puntano arisparmi di spesa ed efficienzenei servizi.

Tre le opzioni: la convenzio-ne, l’unione tra comuni o la fu-sione. La convenzione è la for-ma più «leggera» di accordo:prevede l'esercizio associatodi tutte le funzioni - dalla ma-nutenzione delle scuole ai ser-vizi sociali - attraverso un pat-

to che prevede anche la «spe-cializzazione» dei diversi co-muni, chi nei lavori pubblici,chi nella polizia locale. I van-taggi stanno soprattutto nelleeconomie di scala, in un orariodi servizio maggiore e nella mi-gliore efficienza dei servizi of-ferti ai cittadini.

L’unione dei Comuni preve-de la costituzione di un nuovoente giuridico, della durata di

almeno dieci anni: il comandodi polizia locale, l’unione deiservizi sociali, l’unione degliuffici tecnici. Le risorse vengo-no trasferite all’unione e i con-sigli comunali vengono svuota-ti delle loro competenze, men-tre i sindaci mantengono unruolo guida nei processi deci-sionali.

Infine le fusioni, che è unprocesso di accorpamento ve-

ro e proprio che richiede tuttauna serie di procedure fino al«matrimonio» tra enti locali.

Al primo slancio di Due Car-rare e Porto Viro, nel 1995, è se-guito un lungo letargo fatto dipigrizie e lentezze. La scure ab-battutasi negli ultimi anni su-gli enti locali ha riacceso il mo-tore delle aggregazioni: e ades-so sono in trampolino Quero eVas, Longarone e Castellavaz-

zo e il nuovo Comune rodigi-no che nascerà dalla fusione dicinque paesi, Civitanova Pole-sine.

Il resto, per ora, sono chiac-chiere sotto l’ombrellone cherischiano di produrre solo im-produttivi convegni e costoseconsulenze. La lettera del sin-daco di Villafranca Padovanaal collega di Limena, il dialogotra i sindaci di Conegliano e

Vittorio Veneto, il progetto del-la Grande Montebelluna. NelVeneto piegato dalla crisi, pro-prio la recessione potrebbe es-sere una straordinaria alleataper dare corso a questo proces-so: persino la Chiesa, che hadato vita alle unità pastorali ac-corpando le parrocchie senzasacerdoti, sembra andare nel-la stessa direzione.

©RIPRODUZIONERISERVATA

VENEZIA. Una legge per«ripensare» la geografiaamministrativa del Veneto. Lecoordinate del Piano di riordinoterritoriale approvato pochigiorni fa dalla giunta regionaledel Veneto sono quelle di renderepiù semplice l’approccio deicittadini ai servizi. Diminuendosensibilmente anche i livelli digoverno: dagli attuali undici(Province, Comuni, Ipa, Consorzidi bacino, ambiti ottimali idrici,Distretti sanitari, distretti dipolizia, aziende sanitarie,comunità montane) dovrannoridursi ad un massimo di quattro.«Il Piano di riordino territoriale –spiega l’assessore RobertoCiambetti – è uno dei punticardine della legge regionale n. 18

del 2012, con la quale abbiamodato avvio a un complessoripensamento della geografiaamministrativa degli Enti locali.La frammentazione territoriale inComuni ‘polvere’, infatti, nonconsente di soddisfare le esigenzeprimarie della cittadinanza e nonè più sostenibile sotto il profiloeconomico. Ma un cambiamentotanto importante non si realizzaseguendo esclusivamente logichedi risparmio di spesa eimponendo obblighi di gestioneassociata: è un processo che nonsi impone, ma si realizzaattraverso la condivisione e nelrispetto dei soggetti coinvolti,Comuni e cittadini in primis».«Obiettivo della Legge regionalen. 18/2012 – prosegue l’assessore

– è assicurare un più efficienteesercizio delle funzioni e deiservizi comunali e tale norma, purprendendo le mosse dagliobblighi di gestione associataimposti dal legislatore statale,mira a raggiungere traguardi dipiù grande respiro: non sologestioni associate ma ancheefficienti, per dare risposteconcrete ai bisogni diamministratori e amministrati.‘Riordinare’ il territorio significaripensare la geografia politica eamministrativa del Veneto».

Una nuova legge per ripensare la geografia amministrativa

◗ PADOVA

Fosse per Sergio Vason, attua-le sindaco di Due Carrare, orasarebbe tempo di un nuovomatrimonio: con Cartura eMaserà. Il centro di novemilaabitanti innervato tra stradaprovinciale 9 e la strada pro-vinciale 17 tra Padova e Mon-selice è figlio di due ammini-strazioni distinte: Carrara San-to Stefano e Carrara San Gior-gio, che nel febbraio 1995 han-no deciso di fondersi dopo unreferendum popolare che neavallò il percorso. Protagonistidi questa scelta i due sindacidell’epoca, Oriella Burattin eAngelo Gomirato, l’una di sini-stra, l’altro di destra. A distan-za di quasi vent’anni, nessunotornerebbe indietro: nemme-no la Chiesa, che da qualcheanno ha introdotto un’unitàpastorale per gestire le sue par-rocchie.

«Sono convinto che noi am-ministratori dobbiamo guar-dare avanti – spiega il primocittadino, Sergio Vason –. Nonè più tempo di resistenze: dob-biamo guardare alle economiedi scala, al contenimento deicosti, alla qualità dei servizi, auna maggiore rappresentativi-tà sul territorio che il nostroComune ora, per effetto delle

dimensioni maggiori, final-mente ha».

Due Carrare è stato uno deiprimi comuni d’Italia ad usu-fruire dei vantaggi e dagli in-centivi previsti dalla legge 142del 1992, che ha previsto per laprima volta la fusione di comu-ni. Famoso per aver visto il de-collo, dal campo di aviazionedi San Pelagio, dello storico vo-lo su Vienna di Gabriele d’An-

nunzio, il 9 agosto 1918, DueCarrare ha potuto realizzarenegli ultimi dieci anni investi-menti importanti: tre rotonde,il recupero di un centro stori-co, un contributo importanteper il palasport, strade e illumi-nazione. Il Comune ha 28 di-pendenti - pochi per le dimen-sioni dei comuni - e un bilan-cio che sfiora i cinque milionidi euro. L’addizionale Irpef è

del cinque per mille, l’Imu èdello 0,55 sulla prima casa edello 0,91 sulle attività produt-tive.

Di pochi mesi precedente,nel 1995, la fusione tra i Comu-ni di Donada e di Contarinache diede vita al comune diPorto Viro. Ora un paese diquasi quindicimila abitanti inprovincia di Rovigo.

Il Veneto, insomma, nellametà degli anni Novanta conDue Carrare e Porto Viro aprìla strada alle fusioni tra i comu-ni, anche grazie ai generosicontributi dello Stato. Poi tut-to si fermò. Il percorso della fu-sione, che da sola produrreb-be risparmi di spesa ancorapiù evidenti che l’unione deiservizi o la convenzione, ri-chiede un processo molto lun-go e complesso ed è ancora po-co digeribile per i comuni: sitratta di unificare completa-mente i servizi in un’unicastruttura, con un unico sinda-co, un’unica giunta e un soloconsiglio comunale. Adesso ilprocesso delle aggregazionista rimettendosi in moto: nelBellunese e nel Rodigino, so-prattutto, mentre più in ritar-do sono le altre province delVeneto. Regioni apripista inquesto senso sono l’Emilia Ro-magna e la Toscana. (d.f.)

Le prime fusioni nel 1995Due Carrare e Porto ViroIl sindaco: «Non torneremmo indietro, abbiamo realizzato economie di scala»Le prossime aggregazioni nel Bellunese (Quero-Vas) e nel Rodigino

Il Comune di Laghiha centoventitréabitanti appena

IL NUOVO VENETO»COME CAMBIANO GLI ENTI LOCALI LA REGIONE

Il municipio di Due Carrare, in provincia di Padova

FUSIONE TRA I COMUNI SI’ O NO?LEGGI E COMMENTA

sul sito del giornale

COMUNI DEL VENETO PER CLASSI DEMOGRAFICHE al 31-12-2011

Comuni da 5001-15.000

208

Comuni oltre 15.000

59Comuni

da 0 - 3.000

200

Comuni da 3001-5.000

114

Belluno

Padova

Treviso

Rovigo

Venezia

Verona

Vicenza

210.277

921.659

877905

242409

850.523

903.564

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581

DISTRIBUZIONE DEI COMUNI PER NUMERO ABITANTI

Provincia Popolazione

n°Comuni

fino a1.000

abitanti

n°Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti

n°Comuni da 3.001 a 5.000 abitanti

Totale fino

a 5,000 abitanti

n°Comuni da 5.001 a 10.000 abitanti

n°Comuni

da 10.001a 15.000abitanti

n°Comuni

da 15.001a 20.000abitanti

n°Comuni

con più di20.000abitanti

Totale Comuni

Popolazione al 31.10.2011

2 Primo piano LA NUOVA MERCOLEDÌ 3 LUGLIO 2013

gianfranco
Evidenziato
gianfranco
Evidenziato
Page 2: Popolazione al 31.10.2011 Piccolicomuniinsieme...1.000 abitanti n Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti n Comuni da 3.001 a 5.000 abitanti Totale no a 5,000 abitanti n Comuni da 5.001 a

Piccoli comuni insiemeRisparmi del 40 per centoCon le aggregazioni si può spendere fino a un miliardo in meno l’annoEntro dicembre i municipi obbligati alla gestione in forma associata

A sinistrail parcopubblicodietroal municipiodi CittadellaAccantoRobertoCiambettiA destra unainiziativadi sindacicon la fascia

VENEZIA. Può il Comune di Laghi- 123 abitanti, nel Vicentino -offrire servizi efficienti ai suoicittadini? Stesso discorso valeper Zoppé di Cadore, 263abitanti, Ospitale di Cadore,324, Perarolo con 380 abitanti?I piccoli comuni entro il 31dicembre devono decidere diaggregare quasi tutti i serviziattraverso la strada delleconvenzioni, dell’unione o dellefusioni.L’obiettivo è quello di ridurre laspesa pubblica e rendere piùefficiente la macchina . In vistadi questo appuntamento, ilnostro giornale inizia unapprofondimento di questitemi.

di Daniele Ferrazza◗ VENEZIA

L’adagio popolare riporta cheè più semplice bruciare un pa-ese che abbattere un campani-le. Ma nel Veneto individuali-sta, del «piccolo è bello», delpolicentrismo elevato a poten-za, dell’esaltazione delle iden-tità, siamo alla vigilia - forse -della più grande revisione del-la mappa amministrativadall’epoca napoleonica. Meri-to della legge 7 agosto 2012,numero 135, firmata da Monti,Grilli e Giarda, che obbliga ipiccoli comuni a gestire in for-ma associata - entro il 31 di-cembre – quasi tutte le funzio-ni obbligatorie: dalle scuole aitributi, dagli appalti ai servizisociali. Ne sono tenuti tutti icomuni con popolazione infe-riore ai cinquemila abitanti(tremila se montani): in prati-ca, quasi la metà dei 581 comu-ni del Veneto sono alle presecon questo passaggio, destina-to ad essere il primo gradinoverso l’aggregazione dei comu-ni. Le dimensioni ottimali sa-ranno stabilite dalla Regione,che ha già comunque indicatoin cinquemila la soglia mini-ma per le aggregazioni di am-bito funzionale, elevandola adiecimila per i comuni del Ve-neto centrale e a ventimila perle aree del Veneto ad elevataurbanizzazione. «Costare me-no e funzionare meglio» ripetespesso Luciano Gallo, diretto-re della Federazione dei comu-ni del Camposampierese, unadelle esperienze più radicatedi collaborazione tra munici-pi. Capace di produrre rispar-mi di spesa anche del 40 percento sulla spesa corrente (437euro pro capite, contro i 719 dimedia regionale) e di abbassa-re notevolmente la fiscalità lo-cale. Insieme alla riduzionedella spesa per il personale ealla riduzione dell’indebita-mento, se tutti i comuni del Ve-neto funzionassero come nelCamposampierese il rispar-mio di spesa potrebbe oscilla-re tra gli ottocento milioni e ilmiliardo di euro l’anno. Maquesto è un sogno.

Per adesso, i sindaci dovran-no scegliere la forma - la con-venzione, l’unione o la fusione- e riorganizzare i propri servi-zi. Non proprio (e non ancora)un unico segretario comunalee unico capo dell’ufficio tecni-co, ma una rivoluzione che do-vrebbe innescare nel volgeredi pochi anni un processo de-stinato a sfociare, appunto, inuna nuova mappa amministra-tiva del Veneto.

Sindaci, amministratori efunzionari sono impegnati in

queste settimane nelle proce-dure per mettere insieme com-petenze, uffici e professionali-tà. Non proprio una passeggia-ta perché le resistenze sonofortissime: i sindaci perchénon vogliono perdere il posto,i consigli comunali di fattosvuotati delle competenze, ifunzionari comunali perché cirimettono le figure apicali. Gliunici che guardano con favore

a questi processi aggregativisono i cittadini: che puntano arisparmi di spesa ed efficienzenei servizi.

Tre le opzioni: la convenzio-ne, l’unione tra comuni o la fu-sione. La convenzione è la for-ma più «leggera» di accordo:prevede l'esercizio associatodi tutte le funzioni - dalla ma-nutenzione delle scuole ai ser-vizi sociali - attraverso un pat-

to che prevede anche la «spe-cializzazione» dei diversi co-muni, chi nei lavori pubblici,chi nella polizia locale. I van-taggi stanno soprattutto nelleeconomie di scala, in un orariodi servizio maggiore e nella mi-gliore efficienza dei servizi of-ferti ai cittadini.

L’unione dei Comuni preve-de la costituzione di un nuovoente giuridico, della durata di

almeno dieci anni: il comandodi polizia locale, l’unione deiservizi sociali, l’unione degliuffici tecnici. Le risorse vengo-no trasferite all’unione e i con-sigli comunali vengono svuota-ti delle loro competenze, men-tre i sindaci mantengono unruolo guida nei processi deci-sionali.

Infine le fusioni, che è unprocesso di accorpamento ve-

ro e proprio che richiede tuttauna serie di procedure fino al«matrimonio» tra enti locali.

Al primo slancio di Due Car-rare e Porto Viro, nel 1995, è se-guito un lungo letargo fatto dipigrizie e lentezze. La scure ab-battutasi negli ultimi anni su-gli enti locali ha riacceso il mo-tore delle aggregazioni: e ades-so sono in trampolino Quero eVas, Longarone e Castellavaz-

zo e il nuovo Comune rodigi-no che nascerà dalla fusione dicinque paesi, Civitanova Pole-sine.

Il resto, per ora, sono chiac-chiere sotto l’ombrellone cherischiano di produrre solo im-produttivi convegni e costoseconsulenze. La lettera del sin-daco di Villafranca Padovanaal collega di Limena, il dialogotra i sindaci di Conegliano e

Vittorio Veneto, il progetto del-la Grande Montebelluna. NelVeneto piegato dalla crisi, pro-prio la recessione potrebbe es-sere una straordinaria alleataper dare corso a questo proces-so: persino la Chiesa, che hadato vita alle unità pastorali ac-corpando le parrocchie senzasacerdoti, sembra andare nel-la stessa direzione.

©RIPRODUZIONERISERVATA

VENEZIA. Una legge per«ripensare» la geografiaamministrativa del Veneto. Lecoordinate del Piano di riordinoterritoriale approvato pochigiorni fa dalla giunta regionaledel Veneto sono quelle di renderepiù semplice l’approccio deicittadini ai servizi. Diminuendosensibilmente anche i livelli digoverno: dagli attuali undici(Province, Comuni, Ipa, Consorzidi bacino, ambiti ottimali idrici,Distretti sanitari, distretti dipolizia, aziende sanitarie,comunità montane) dovrannoridursi ad un massimo di quattro.«Il Piano di riordino territoriale –spiega l’assessore RobertoCiambetti – è uno dei punticardine della legge regionale n. 18

del 2012, con la quale abbiamodato avvio a un complessoripensamento della geografiaamministrativa degli Enti locali.La frammentazione territoriale inComuni ‘polvere’, infatti, nonconsente di soddisfare le esigenzeprimarie della cittadinanza e nonè più sostenibile sotto il profiloeconomico. Ma un cambiamentotanto importante non si realizzaseguendo esclusivamente logichedi risparmio di spesa eimponendo obblighi di gestioneassociata: è un processo che nonsi impone, ma si realizzaattraverso la condivisione e nelrispetto dei soggetti coinvolti,Comuni e cittadini in primis».«Obiettivo della Legge regionalen. 18/2012 – prosegue l’assessore

– è assicurare un più efficienteesercizio delle funzioni e deiservizi comunali e tale norma, purprendendo le mosse dagliobblighi di gestione associataimposti dal legislatore statale,mira a raggiungere traguardi dipiù grande respiro: non sologestioni associate ma ancheefficienti, per dare risposteconcrete ai bisogni diamministratori e amministrati.‘Riordinare’ il territorio significaripensare la geografia politica eamministrativa del Veneto».

Una nuova legge per ripensare la geografia amministrativa

◗ PADOVA

Fosse per Sergio Vason, attua-le sindaco di Due Carrare, orasarebbe tempo di un nuovomatrimonio: con Cartura eMaserà. Il centro di novemilaabitanti innervato tra stradaprovinciale 9 e la strada pro-vinciale 17 tra Padova e Mon-selice è figlio di due ammini-strazioni distinte: Carrara San-to Stefano e Carrara San Gior-gio, che nel febbraio 1995 han-no deciso di fondersi dopo unreferendum popolare che neavallò il percorso. Protagonistidi questa scelta i due sindacidell’epoca, Oriella Burattin eAngelo Gomirato, l’una di sini-stra, l’altro di destra. A distan-za di quasi vent’anni, nessunotornerebbe indietro: nemme-no la Chiesa, che da qualcheanno ha introdotto un’unitàpastorale per gestire le sue par-rocchie.

«Sono convinto che noi am-ministratori dobbiamo guar-dare avanti – spiega il primocittadino, Sergio Vason –. Nonè più tempo di resistenze: dob-biamo guardare alle economiedi scala, al contenimento deicosti, alla qualità dei servizi, auna maggiore rappresentativi-tà sul territorio che il nostroComune ora, per effetto delle

dimensioni maggiori, final-mente ha».

Due Carrare è stato uno deiprimi comuni d’Italia ad usu-fruire dei vantaggi e dagli in-centivi previsti dalla legge 142del 1992, che ha previsto per laprima volta la fusione di comu-ni. Famoso per aver visto il de-collo, dal campo di aviazionedi San Pelagio, dello storico vo-lo su Vienna di Gabriele d’An-

nunzio, il 9 agosto 1918, DueCarrare ha potuto realizzarenegli ultimi dieci anni investi-menti importanti: tre rotonde,il recupero di un centro stori-co, un contributo importanteper il palasport, strade e illumi-nazione. Il Comune ha 28 di-pendenti - pochi per le dimen-sioni dei comuni - e un bilan-cio che sfiora i cinque milionidi euro. L’addizionale Irpef è

del cinque per mille, l’Imu èdello 0,55 sulla prima casa edello 0,91 sulle attività produt-tive.

Di pochi mesi precedente,nel 1995, la fusione tra i Comu-ni di Donada e di Contarinache diede vita al comune diPorto Viro. Ora un paese diquasi quindicimila abitanti inprovincia di Rovigo.

Il Veneto, insomma, nellametà degli anni Novanta conDue Carrare e Porto Viro aprìla strada alle fusioni tra i comu-ni, anche grazie ai generosicontributi dello Stato. Poi tut-to si fermò. Il percorso della fu-sione, che da sola produrreb-be risparmi di spesa ancorapiù evidenti che l’unione deiservizi o la convenzione, ri-chiede un processo molto lun-go e complesso ed è ancora po-co digeribile per i comuni: sitratta di unificare completa-mente i servizi in un’unicastruttura, con un unico sinda-co, un’unica giunta e un soloconsiglio comunale. Adesso ilprocesso delle aggregazionista rimettendosi in moto: nelBellunese e nel Rodigino, so-prattutto, mentre più in ritar-do sono le altre province delVeneto. Regioni apripista inquesto senso sono l’Emilia Ro-magna e la Toscana. (d.f.)

Le prime fusioni nel 1995Due Carrare e Porto ViroIl sindaco: «Non torneremmo indietro, abbiamo realizzato economie di scala»Le prossime aggregazioni nel Bellunese (Quero-Vas) e nel Rodigino

Il Comune di Laghiha centoventitréabitanti appena

IL NUOVO VENETO»COME CAMBIANO GLI ENTI LOCALI LA REGIONE

Il municipio di Due Carrare, in provincia di Padova

FUSIONE TRA I COMUNI SI’ O NO?LEGGI E COMMENTA

sul sito del giornale

COMUNI DEL VENETO PER CLASSI DEMOGRAFICHE al 31-12-2011

Comuni da 5001-15.000

208

Comuni oltre 15.000

59Comuni

da 0 - 3.000

200

Comuni da 3001-5.000

114

Belluno

Padova

Treviso

Rovigo

Venezia

Verona

Vicenza

210.277

921.659

877905

242409

850.523

903.564

859.987

4.866.324

18

2

1

1

0

5

12

39

33

23

12

30

2

27

34

161

10

25

20

9

6

20

24

114

61

50

33

40

8

52

70

314

6

31

35

3

10

25

29

139

0

12

16

5

12

10

14

69

0

7

3

0

5

6

1

22

2

4

8

2

9

5

7

37

69

104

95

50

44

98

121

581

DISTRIBUZIONE DEI COMUNI PER NUMERO ABITANTI

Provincia Popolazione

n°Comuni

fino a1.000

abitanti

n°Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti

n°Comuni da 3.001 a 5.000 abitanti

Totale fino

a 5,000 abitanti

n°Comuni da 5.001 a 10.000 abitanti

n°Comuni

da 10.001a 15.000abitanti

n°Comuni

da 15.001a 20.000abitanti

n°Comuni

con più di20.000abitanti

Totale Comuni

Popolazione al 31.10.2011

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