p.ortelli rec.libertà di p.del debbio

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Segnalazioni 544 La Società n.3 / 2013 poi, è una forma privilegiata di testimonianza della verità, perché la pone – con tutte le mediazioni del caso – a diretto contatto con il pubblico, e ha il privilegio di possedere, più di altre professioni, strumenti efficaci per orientare le opinioni e formare le coscienze» (op. cit., p. 143). Giuseppe Brienza Breve questo volumetto che Paolo Del Debbio ha scritto per la Cooperativa culturale In dialogo, ma molto denso e intenso. La brevità, infatti, in questo caso è sinonimo di profondità e di ric- chezza di contenuti, espressa sia nel cercare di cogliere l’essenza metafisica della libertà, nella sua interezza e autenticità, – con tut- to il dramma e il peso che implica per ogni essere umano – sia nel fornire spunti di meditazione. Il vulcanico ed eclettico autore si cala in questa sede nella veste di puro filosofo e conduce un’acuta e accurata analisi della parola libertà a partire dall’icona biblica dell’Ultima cena (Lc 22, 14-20) per giungere fino a oggi. Il cam- mino si snoda attraverso le sfumature teologico-filosofiche, antro- pologico-esistenziali e politiche del termine e il richiamo colto, ma esplicativo, a svariati filosofi, teologi, autori e testimoni vari della nostra storia, antica e recente (Sant’Anselmo, Bausola e la Vanni Rovighi, Sartre, von Balthasar, Röpke, Nozick, Bobbio e molti altri). Il testo è il primo di una serie inclusa nella collana Agape + , con la quale l’editore intende promuovere una riflessione su alcu- ne parole-chiave dell’esperienza quotidiana della comunità civile e religiosa – oltre a libertà anche lavoro, sobrietà e altre. L’intento PAOLO DEL DEBBIO, Libertà. Parole per capi- re, ascoltare, capirsi, In dialogo, Milano 2013, pp. 64, Euro 6,00.

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Page 1: P.Ortelli rec.Libertà di P.Del Debbio

Segnalazioni

544 La Società n.3 / 2013

poi, è una forma privilegiata di testimonianza della verità, perché la pone – con tutte le mediazioni del caso – a diretto contatto con il pubblico, e ha il privilegio di possedere, più di altre professioni, strumenti efficaci per orientare le opinioni e formare le coscienze» (op. cit., p. 143).

Giuseppe Brienza

Breve questo volumetto che Paolo Del Debbio ha scritto per la Cooperativa culturale In dialogo, ma molto denso e intenso. La brevità, infatti, in questo caso è sinonimo di profondità e di ric-chezza di contenuti, espressa sia nel cercare di cogliere l’essenza metafisica della libertà, nella sua interezza e autenticità, – con tut-to il dramma e il peso che implica per ogni essere umano – sia nel fornire spunti di meditazione. Il vulcanico ed eclettico autore si cala in questa sede nella veste di puro filosofo e conduce un’acuta e accurata analisi della parola libertà a partire dall’icona biblica dell’Ultima cena (Lc 22, 14-20) per giungere fino a oggi. Il cam-mino si snoda attraverso le sfumature teologico-filosofiche, antro-pologico-esistenziali e politiche del termine e il richiamo colto, ma esplicativo, a svariati filosofi, teologi, autori e testimoni vari della nostra storia, antica e recente (Sant’Anselmo, Bausola e la Vanni Rovighi, Sartre, von Balthasar, Röpke, Nozick, Bobbio e molti altri). Il testo è il primo di una serie inclusa nella collana Agape+, con la quale l’editore intende promuovere una riflessione su alcu-ne parole-chiave dell’esperienza quotidiana della comunità civile e religiosa – oltre a libertà anche lavoro, sobrietà e altre. L’intento

PAOLO DEL DEBBIO, Libertà. Parole per capi-re, ascoltare, capirsi, In dialogo, Milano 2013, pp. 64, Euro 6,00.

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545n.3 / 2013 La Società

è quello di capire, ascoltare, capirsi, come recita il sottotitolo, per aprire un confronto sulla città – il riferimento è a Milano, intesa come simbolo di ogni altro contesto sociale – che si svilupperà.La riflessione di Del Debbio è preceduta da una sorta di esegesi che, come nella descrizione di un affresco, ci introduce al pas-so biblico dell’icona ed è realizzata dal sacerdote della diocesi di Milano, don Bortolo Uberti. A partire dal dato biblico, Del Deb-bio individua quello che lui stesso chiama filo d’Arianna e che consiste nell’identificazione «delle due libertà»: le due volontà di Cristo (divina e umana), le due libertà filosofiche (la diade libertà-presupposto/libertà-ideale) e le due libertà politiche e del dirit-to (libertà negativa e libertà positiva). In sintesi, ci troviamo di fronte alla libertà come esercizio della scelta e della libertà come contenuto della libera scelta. È nelle parole conclusive del libro che si riassume un po’ tutto il senso della breve, ma al contempo ampia riflessione, che, a dispetto del sorvolo, ci restituisce una pa-noramica toccante, completa e accattivante della parola libertà: «Il sorvolo sulla libertà come dramma, come tormento ci porta al cuore della questione personale e politica. Per un cristiano, la libertà è il patrimonio che Dio gli ha messo nelle mani creandolo e affidandogli il proprio destino. Questa è la fonte del rispetto, fino alla venerazione, cui l’uomo è tenuto nei confronti della libertà altrui: lo stesso di Dio per la libertà umana. A partire da quella del suo Figlio» (p. 62). Proprio Gesù Cristo, che «si offrì liberamente alla passione», incarna l’humana conditio, la grandezza e la forza dell’uomo e, insieme, la sua miseria e la sua angoscia di fronte alla condizione di uomo libero. La libertà è la pre-condizione della scelta, afferma l’autore, e il dramma della libertà vive nel contra-sto. Ogni scelta libera implica il dramma, il tormento, l’angoscia del possibile: è l’aut aut di kierkegaardiana memoria. Il possibile rappresenta l’ignoto, il buio, l’incognita perché non vi è certezza dell’esito della scelta. Perché la via della libera scelta, l’esercizio della libertà, è una via lastricata di dubbi, paure, solitudini costi-tutive dell’essere umano, della sua humana conditio.

Paola Ortelli