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INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected] Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI ANNO XVIII N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2009

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PERIODICODEL CENTRO MARIA BOLOGNESIATTORE DELLA CAUSADI CANONIZZAZIONEDELLA SERVA DI DIOMARIA BOLOGNESI

ANNO XVIII N. 2APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2009

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2 Finestre Aperte

sempre più debole, è facile lasciarsi trascinare da correnti alternative che ci allontanano dalla luce. Facendo anche un po’ orecchie da mercante, non siamo consapevoli che il peccato è una frattura nel rapporto con Dio, una piaga che, se non viene risanata, ha la capacità di divorare tutta la nostra anima.

La coscienza delle proprie colpe si acquisisce quanto più si coglie tutta la tenerezza del per-dono di Dio: come il figliol pro-digo, nello sguardo di un amore paterno ferito; come Pietro, negli occhi di Gesù che si gira a guar-darlo dopo che lui lo ha appena rinnegato.

La Bibbia ci dice chiaramente che noi tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio. Tutti abbiamo commesso il peccato. In Ecclesia-ste (7,20) leggiamo: “Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai”. Giovanni (1,8) afferma: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi”. Ogni peccato è, in ultima analisi, un atto di ribellio-ne contro Dio (Salmi 51,4). Ne consegue che abbiamo disperata-mente bisogno del Suo perdono. Se i nostri peccati non sono per-donati, trascorreremo l’eternità a patirne le conseguenze (Mt 25,46 e Gv 3,6); come sempre però Dio vede e provvede gettandoci un

salvagente a cui, per aggrapparsi, serve solo un po’ di volontà: il Sacramento della Riconciliazione.

Uscire dal confessionale rinati

I peccati non sono soltanto una serie di mancanze, pure e semplici, ma sono altresì la nostra complicità con il male di oggi: incredulità, indifferenza, egoismo, violenza, disprezzo dei deboli e dei poveri, razzismo, corsa sfrenata al possesso, sperperi vergognosi, arrivismo, ecc. Ogni peccato, anche indi-viduale, ha una dimensione comunitaria: esso pesa sul Corpo di Cristo che noi insieme formiamo e peggiora il mondo, la Chiesa, il paese e l’ambiente.

Ogni peccato deve provocare in noi un umile pentimento e una fiduciosa domanda di perdono, perciò è necessario acco-starsi al Sacramento della Confessione con estrema serietà e con la convinzione che il Padre legge nel nostro cuore e non

Quante volte, nel linguaggio comune, ci capita di affer-mare “Che peccato!”; ma siamo certi di non aver smarrito il “senso” del peccato?

Viviamo in una realtà in cui il mal costume generalizzato diventa una succulenta tentazione, un alibi prodotto in serie da abbracciare senza scomodare la nostra coscienza; in questo modo però annacquiamo la nostra fede poiché la poniamo su un orizzon-te di vita meramente terrena.

Troppo spesso i nostri limiti umani ci allontanano dall’essere il figliol prodigo di una delle tre parabole – con la pecorella smar-rita e la moneta perduta – dette della Misericordia per renderci molto più simili a saccenti padro-ni dell’universo che non hanno bisogno dell’amicizia di Dio.

Il nostro tempo è segnato da un’evidente eclissi della coscien-za morale, ma ciò non ci deve scoraggiare, al contrario: la storia è intrisa di momenti, più o meno prolungati, in cui è palese l’oscu-ramento della coscienza umana, ma ciò può essere un’occasione per “aprire gli occhi” come la Genesi narra che accadde ai nostri progenitori Adamo ed Eva.

Non dobbiamo dimenticare che il peccato non è solo rap-presentato dalle azioni, ma può indicare un atteggiamento proprio come nel caso del tradimento di Giuda: Gesù non nomina il traditore ma lo indica come colui che intingerà il pane.

Dunque se in termini linguistici l’esclamazione, citata all’inizio di questa riflessione, la usiamo per esprimere un’op-portunità perduta in un momento propizio, tentiamo di mettere a frutto l’esperienza emotiva del peccato, affinché ogni nostra scelta sbagliata non diventi un mattone per costruire un muro tra noi e Dio, ma si trasformi in un gradino che ci avvicina alle braccia sempre spalancate del Padre che “non ci condan-na secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe” (Salmo 103,10).

La coscienza, una vocina afona

Per ritrovare il “senso” del peccato è importante riscoprire la coscienza, quella vocina che nel nostro immaginario ci tormenta senza sosta. Se la fede dell’uomo di oggi si dimostra

Editoriale

MISEREREMISEREREMio Dio, mi pento e mi dolgo …

…con tutto il cuore dei miei peccati (Atto di Dolore)

SALMO 51 (50)

Miserere

3 Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato.4 Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.

5 Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.6 Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.

10 Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.

11 Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.13 Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.14 Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.

15 Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.

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Finestre Aperte 3

La mela rappresenta per tradizione il frutto proibito dell’Eden, ma in realtà le Scritture non rivelano a quale specie appartenga l’albero della conoscenza. Poiché in latino la parola malum significa sia melo che male, si è conseguentemente dedotto che tale albero fosse proprio un melo.

sommario

EditorialeMiserere ................................................... pag. 2

Il DiarioIl terremoto nelle parole di Maria .......... » 4

Lo stile antimoderno di Francesco ......... » 4

Fiori di poesia per Maria ......................... » 5

25 aprile 2009Maria Bolognesi, essenza profumatadi umiltà e obbedienza ............................. » 6

ApprofondimentoMaria Bolognesi fedele a Cristo, fedele ai Sacerdoti .......... » 8

Missâo Belém chiama Maria Bolognesi ....... » 9

Sulle ali della PoesiaUna poesia per l’amicizia ....................... » 10

La Festa di S. Giuseppe lavoratore“C’è tutto, sai, quando siamo vicini a Gesù” ......................................... » 12

La meta del pellegrinoIl fascino benedettino ............................... » 15

Silvia, il calvario che conduce alla luce .. » 16

Roma, 30 maggio 2009Maria, “nuova come la luce a ogni alba” ... » 17

News ......................................................... » 19

Una poesia per il quadro ............................ » 20

In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sotto-mettere in tutto il suo.

Il Consiglio Direttivodel Centro ringrazia per le offerte

pervenute per la Causae le opere di Maria.

Per offerte:Conto Corrente Postale 26145458

FINESTRE [email protected]

Direttore Responsabile:Mons. Daniele Peretto

Direttore: Giuseppe Tesi

Vicedirettore: Ludovica Mazzuccato

Sede e Redazione:Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49 - 45100 RovigoTelefax: 0425.27931

Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92del 30/07/1992

Stampa: Papergraf S.p.A.

Piazzola sul Brenta (Pd)

Curiosità

possiamo “ingannarlo”, come invece spesso siamo abituati a fare con la nostra coscienza e con gli altri.

La Confessione non è un rattoppo della nostra amicizia con Dio, bensì il ritorno ad una vita nuova: “Se qualcuno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5, 17).

Si dice che la Confessione viva un momento di crisi, ma io mi permetto di pensare che questo sia salutare! Crisi vuol dire decisione e scelta, può essere una bella parola se siamo giunti ad un bivio, bisogna decidersi: non è più sufficiente credersi nel giusto solo perché non si fa del male, spesso il peccato più grosso è proprio l’indolenza nel non fare il bene.

“Riconciliati con Dio mediante Cristo; ha affidato a noi il mistero della Riconciliazione” (2 Cor 5,18). Per questo dobbiamo scegliere se trasformare il serpente nel tentatore a cui dare retta o nel simbolo capace di guarire la nostra anima (Mosè).

Crea in me, o Dio, un cuore mondo

Il Miserere è, forse, il Salmo più celebre, meditato, interpre-tato, musicato, persino dipinto – da Georges Rouault – da una schiera immensa di uomini pentiti e convertiti. La cellula poeti-ca e spirituale di questa supplica è, infatti, tutta in quell’appas-sionato “Contro te, contro te solo ho peccato!” (v. 6).

Se il senso della colpa in questa preghiera che viene anche definita la “biografia delle anime sensibili”, è vivissimo, più intensa è, però, l’esperienza del perdono, della novità dello spirito, della gioia che il Misericordioso effonde sul peccatore pentito. Perciò più che un canto penitenziale, il Salmo 51 è la celebrazione della risurrezione alla vita nello spirito della parabola del figlio prodigo di Luca.

Credo che riprendendolo con pazienza, imparandolo un po’ a memoria, facendolo entrare dentro al cuore, il Miserere ci possa davvero far ritrovare uno spirito penitenziale intenso e convinto.

Sorretti dalla Vergine Madre amorevole e dall’esempio dalla Serva di Dio Maria Bolognesi che offrì tutta se stessa per la salvezza delle anime, si accostò in modo encomiabile alla Confessione e si dimostrò capace di amare generosamente i nemici come gli amici. Possa dunque questa preghiera accom-pagnarci nei prossimi mesi e ci aiuti a non “inciampare”.

Allora andiamo a “lezioni di cucito” da Maria Bolognesi, lei con pazienza saprà insegnarci a ricamare, con il punto croce dell’Amore, il nostro rapporto con Dio!

Ludovica Mazzuccato

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4 Finestre Aperte

7 maggio 1976: questa data ci riporta inevitabilmente alla memoria il disastroso terremoto del Friuli, una calamità naturale citata anche nella corrispondenza della Serva di Dio. Abbiamo pensato che il riproporre i pensieri e l’agire di Maria Bolognesi di fronte all’evento passato sia un modo speciale per ricordare tutti i terremotati specie oggi quelli dell’Abruzzo e far giungere loro la nostra partecipazione fraterna e commossa.

Una lettera di Maria datata 6 maggio 1976 termina con un invito che ha del profetico: “Preghiamo tanto tanto per-ché avremo giorni brutti e tanto dolorosi...”.

In un’altra lettera datata 30 luglio 1976, si legge:“... ringrazia anche tuo fratello, che sò quanto ha lavo-

rato per i terremotati... Dopo tanto ho ricevuto una lunga lettera da quella signora terremotata di Gemona, per la quale ti eri interessata, non hanno perduto tanto, hanno potuto recuperare quasi tutto grazie alla buona gente che li ha aiutati.

Le avevo offerto l’appartamento qui, come ho fatto per voi sorellina, ma le hanno assegnato due stanzine e per il momento non si spostano.

Le ho offerto con tutto il cuore, se avessero freddo que-sto inverno, di chiudere le due stanzine e di venire qui, il marito è uscito dall’ospedale pochi giorni fa...”.

In una successiva lettera del 10 novembre 1976, Maria avverte l’amica che il suo interessamento, a favore di quella coppia di sposi terremotati, continua, grazie alla generosità della gente buona che ha accanto:

“...A quella famiglia nel Friuli ho potuto mandare una roulotte e a loro non sembrava vero. Tramite un buon Dot-tore di farmacia di Verona abbiamo potuto favorire queste benedette creature.

Quanto si vorrebbe fare sorellina! Pensiamo a tutti i terremotati e preghiamo per loro, che possano entro il pros-simo anno avere le loro case...”.

Il terremoto nelle parole di Maria

In questo momento di crisi mondiale ci sembra opportuno proporre questa riflessione di don Aldo Brendolan, missionario a S. Francesco di Quito, Ecuador. Lo spirito di S. Francesco può esserci sicuramente d’ispirazione per affrontare il quotidiano con maggior serenità.

Lo stile antimoderno di Francesco

“Perché a te? Perché a te? Perché a te?”, così grida Masseo da Mari-gnano a Francesco, nelle vicinanze del bosco che si trova nella piana di Assisi. “Perché tutto il mondo ti viene dietro, perché tutti stanno alle tue parole, perché tutti vogliono vederti, perché tutti vogliono seguirti...?”. Perché!?

Ce lo domandiamo anche noi, dato che sappiamo che Francesco non era né bello, né colto, e non apparteneva ad una famiglia di nobile tradizione. Perché?

Il fatto è narrato nei Fioretti e va situato nel momento in cui la Fraternitas era già fiorente ed aveva uno sviluppo sempre maggiore, un “torrentizio successo”.

La domanda di Fra Masseo passa attraverso i tempi e giunge fino a noi, fino a farsi nostra.

È vero ciò che scrive Franco Cardini: “Permane un mistero la for-tuna dinanzi alla storia, alla Chiesa, al mondo, di questo piccolo uomo sgraziato che pure doveva possedere un fascino trascinante. Conquistò il suo tempo. Continua ad attrarre oggi: ad essere oggetto di romanzieri, di registi, di soggettisti di fiction, di uomini politici” (F. Cardini, Fran-cescani, 800 anni di una profezia, in Avvenire, domenica 1 di Marzo 2009, pp. 4-5).

Il “perché” ha probabilmente la sua decisiva e solida risposta in quell’“alter Christus” che è Francesco: le carni di Francesco sono quel-le di Gesù, Gesù cammina di nuovo per le strade d’Italia nei panni del povero Francesco.

E ciò che passò, nell’arco della storia, con Cristo (lo si è fatto comunista, socialista, cattolico, protestante, anarchico, ambientalista...) è succeduto pure a Francesco, con l’insistenza, negli ultimi tempi, dell’immagine di un ambientalista, di un animalista, di un ecologista ...

F. Cardini si domanda: Come mai questa fama persistente di un uomo che, sembra, va contro tutti i criteri della Modernità? E risponde: “La proposta cristiana di Francesco è quella di seguire il Cristo povero e nudo, il Cristo bambino affamato e infreddolito e il Cristo piagato e inchiodato alla Croce: e per questo egli rinuncia a qualunque tipo di potenza e di ricchezza. Anche alla scienza e alla cultura, che sono forme di potenza e di ricchezza. Francesco non voleva sentir parlare di Chiese edificate per lui e per i suoi, dormiva sulla nuda terra o in poverissime dimore, pretendeva che i suoi frati non possedessero nulla, neppure un salterio per cantare i salmi”(F. Cardini, ivi p. 5).

“Alter Christus”, dunque.Come si può facilmente notare il messaggio di Francesco era irri-

mediabilmente antimoderno, ma dobbiamo pure sostenere che proprio con Francesco nasce la Modernità, questo modo nuovo di vedere la fede: nella vita e nello sguardo di Gesù.

Francesco non fu né eretico né rivoluzionario e non pretendeva che la sua vita fosse l’unica forma cristiana da imitare. Ma quella forma scelta era la “sua”, e la difese con tutta la propria energia. “Sine glossa”, cioè senza note, la pura e dura sequela di Cristo, alla lettera, senza com-menti esegetici. Il Vangelo puro, il Gesù puro del Vangelo.

La fonte della conversione di Francesco, chiamato ed acclamato a lungo in Assisi come rex iuvenum, la possiamo trovare nell’ascolto del passo evangelico di Matteo (10, 7-10): “Andate e predicate dicendo che il regno dei cieli è vicino...Ciò che avete ricevuto gratuitamente, date gratuitamente. Non portate né oro, né denaro nelle cinture, né bisacce per il cammino, né due tuniche, né calzari, né bastone... Entrando in una casa dite: pace a questa casa”.

Tutto questo ha fatto Francesco, tutto questo è Francesco, il grande santo e convertito di Assisi.

Il Diario

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Finestre Aperte 5

Giornata Mondiale della Poesia

Sabato 21 marzo 2009, alle ore 18.00 presso il Ridotto del Teatro Sociale di Rovigo, in occasione della X Giornata Mondiale della Poesia indetta dall’Unesco nel 1999, si è tenu-ta una manifestazione intitolata “Maria Primavera di Poesia”.

Un appuntamento organiz-zato con il patrocinio dell’As-sessorato alla Cultura del Comune di Rovigo, che ha permesso di suggellare un frut-tuoso sodalizio tra Maria Bolo-gnesi e i poeti che hanno concorso alle iniziative proposte dalla rubrica “Sulle ali della Poesia” del trimestrale “Finestre Aperte”, curata da Ludovica Mazzuccato: la poesia, infatti, è ritenuta anche strumento sublime per diffondere e far conoscere la figura della Serva di Dio.

La rubrica in oggetto, che in questi due anni di attività ha riscos-so grande successo, promuove ogni tre mesi un concorso poetico a tema che cambia di appuntamento in appuntamento, totalmente gratuito; come premio i poeti vedono la pubblicazione sulla rivista della propria poesia e ricevono insieme alla biografia della Serva di Dio anche un oggettino ricordo legato alla tematica.

Alla presenza di un vasto pubblico e dell’Assessore alla Cultu-ra Federico Frigato, è stata data lettura di numerose poesie ispirate a Maria Bolognesi, in particolare riferite a due suoi dipinti per l’occasione esposti in sala.

Molti i poeti intervenuti da tutte le parti d’Italia che, con la loro presenza, hanno dimostrato quanto la poesia sia in grado di aprire i cuori mettendoli in comunicazione tra loro.La coordinatrice della manifestazione culturale pomeridiana e curatrice della rubrica “Sulle ali della poesia”, Ludovica Mazzuc-cato, ha sottolineato: “Maria Bolognesi non era riuscita nemmeno a terminare la scuola elementare, ma intingendo la sua anima nell’inchiostro della fede, ha scritto nei cuori parole d’amore indelebili e oggi noi siamo qui uniti nell’ispirazione della sua saggezza spirituale.

La poesia parla il linguaggio della fede:essa ha biso-gno del messaggio di libertà e speranza della fede e la fede – per essere sempre viva – ha bisogno delle pen-nellate della poesia per non sentirsi costretta nella prosa. Dio usa la poesia per parlare all’uomo: pensiamo ai Salmi, alle Parabole di Gesù che sono stupende figure retoriche.Basta guardarci intorno per capire che la vera arte attinge inevi-tabilmente nella fede: pensiamo a Dante, a Michelangelo!

L’arte quando si esprime è il frutto dell’incontro eccelso tra Creato e Creatore! Il messaggio è chiaro: fede e poesia sono vasi comunicanti in grado di procurare sempre acqua fresca alla nostra anima!”.

Questo pomeriggio è riuscito a soddisfare molte delle prero-gative dell’Unesco espresse nella proclamazione della “Giornata Mondiale della Poesia”: l’appuntamento è stato un inno all’inte-razione tra le arti, come fossero linguaggi differenti che, unendosi

tra loro, sono stati in grado di dare più forza e completezza ai pensieri dell’uomo.

La luminosa pittura espres-sa nei quadri di Maria Bologne-si, le liriche dei poeti e le soavi note musicali dell’arpa suona-ta dalla prof. Paola Pegoraro, hanno coinvolto la sensibilità di coloro che erano presen-ti nell’accogliente ed artistica sala del Ridotto del Teatro.

L’Assessore ha espresso il chiaro intento a rinnovare que-

sta manifestazione così ben riuscita e a continuare l’impegno affin-ché sempre più persone vengano a contatto con il calore e la pre-ziosità umana di Maria Bolognesi, creatura sublime del Polesine.

Tra le autorità presenti in sala il Vice postulatore della Causa di Canonizzazione Mons. Daniele Peretto, il consigliere comunale Dr. Paolo Avezzù, il Vice Sindaco di Bosaro Oscar Tosini e in rappresentanza del Conservatorio Musicale “F. Venezze” la prof.Patrizia Carlin.

Nel suo intervento finale il Presidente del Centro Maria Bolognesi, Giuseppina Giacomini, ha concluso: “Un dato da non scordare: in tempi diversi, anche Maria Bolognesi si è accostata a queste tre forme d’arte, Musica, Poesia e Pittura [...]. Questo impegno quotidiano di Maria può essere recepito come anelito della sua anima desiderosa di rendere lode a Dio Creatore; non solo, ma anche come testimonianza per noi di far “frutta-re” i talenti ricevuti ed iscritti nel nostro DNA. Non lasciamoli “dormire”, ma chiediamo sempre Luce allo Spirito Santo di aiutarci, come ha fatto Maria, di poter comunicare la gioia di Dio ai fratelli affinché si lascino avvolgere dal suo stesso amore”.Al termine, la stessa ha letto una propria poesia, i cui versi finali recitano: “Lo sai – Maria – te lo ripeto ancora / resta vicino a me / vicino al cuore mio / che vuole regalare / a chi mi sta vicino / l’oro più bianco / della tua purezza / l’argento levigato / della tua bontà / assieme ad un profumo / di rose e viole vere / che sempre e solo / parlano di Dio”.

I poeti presenti – Maurizio Orsi della provincia di Milano, Ines Scarparolo di Vicenza, Alberto Mario Argenti di Rovigo, Elio Trombini di Lendinara, Stefano Caranti di S. M. Maddalena, Pasquarosa Di Lorenzo della provincia di Pescara, Paola Muna-ro di Lama Polesine e Antonella Scagnolari di Lendinara – hanno ricevuto in ricordo un cd contenente un libro interattivo in cui sono scritte e recitate le loro poesie, insieme a un fazzolettino con la stampa dell’immagine legata alla manifestazione. La coordinatrice ha spiegato il motivo di questo dono: “come teniamo nella nostra borsa o nel taschino un fazzoletto, così possiamo tenere nel nostro cuore Maria Bolognesi: lei saprà raccogliere e consolare le nostre lacrime dei momenti tristi e moltiplicare quelle della gioia!”.

Un pomeriggio vissuto come il preludio di una primavera generosa, in cui la poesia potrebbe essere vento che sparge anche il polline fecondo della fede.

La Redazione

FIORI DI POESIA PER MARIAFIORI DI POESIA PER MARIA

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6 Finestre Aperte

25 aprile 2009

Umiltà e obbedienza. Due virtù fondamentali nella vita di ogni cristiano, due termini carichi di significato su cui hanno avuto modo di riflettere i partecipanti al tradizionale cammino spirituale del 25 aprile 2009, organizzato dagli amici della Serva di Dio Maria Bolognesi presso la Chiesa Parrocchiale della Sacra Famiglia di Ferrara.

A dare il benvenuto, Giuseppina Giacomini, presidente del Centro Maria Bolognesi che con queste parole, dopo la recita del S. Rosa-rio, ha introdotto l’assemblea nello spirito della celebrazione: «Per il quarto anno consecutivo ci ritroviamo in questa giornata insieme agli amici della Serva di Dio Maria Bolognesi a vivere l’Eucarestia celebrata.

Davanti alla nostra coscienza si stagliano due date, quella del 6 Aprile e l’altra del 12 Aprile; se la prima fa rivivere dentro il cuore di ciascuno di noi l’immane dolore collegato alla tragedia del sisma in Abruzzo, la seconda data ci riporta alla consapevolezza del dolore redentivo di Gesù, l’Agnello immolato che ancora oggi si offre a noi come luce inebriante che tutto avvolge e copre con amore.

Guardiamo a Lui con fiducia perché solo Lui ci farà uscire dall’oceano della distruzione per approdare ai lidi di una rinascita glo-riosa.

Immersi nell’infinito mistero di Dio-Amore, chiediamo umilmente al Signore perdono delle nostre povertà insieme alla richiesta di renderci sempre più solidali gli uni con gli altri, capaci di donare quel perdono che la Serva di Dio Maria Bolognesi ha riservato a tutti indistintamente, compresi i nemici».

La S. Messa, allietata dalle sublimi interpretazioni della Corale Polifonica di Porotto diretta dal Maestro Teresa Auletta e accompa-gnata all’organo da Lino Talmelli, è stata presieduta da Padre Raffaele Talmelli, Oblato benedettino vallombrosano.

L’omelia di Padre Raffaele si è rivelata un momento di commovente meditazione nella giornata di S. Marco, e desideriamo proporla a tutti i nostri lettori.

Maria Bolognesi, essenza profumata di umiltà e obbedienza

L’Omelia di P. Raffaele Talmelli

Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili.

Così San Pietro nella sua lettera ammo-nisce i cristiani di tutti i tempi, perché la parola di Dio è valida ieri, oggi e sempre. E proprio all’inizio della celebrazione, ascol-tando il coro che cantava così solennemente la bellissima Messa di Perosi (pensate che veniva cantata in Vaticano per le cerimonie del Papa!), si sono affacciate alla mia mente alcune immagini e ricordi ormai lontani che riguardavano la serva di Dio Maria Bologne-si; e mi sono anche chiesto che cosa potesse passare nel cuore di Zoe, vissuta tanti anni con Maria e oggi qui presente. Ricordo bene che in quel tempo attorno a Maria doveva regnare un grande silenzio al punto che quasi non se ne poteva parlare. Per due ragioni. La prima era la prudenza che la Chiesa esigeva nei suoi confronti, e la seconda era lo spirito di nascondimento in cui Maria viveva. Il nascondimento più totale, in modo da non fare mai capire agli altri che in qualche modo era stata così privilegiata da Dio: sua mamma seppe solo dopo la morte di Maria che la figlia era stigmatizzata, tanto era riu-scita a rimanere ben nascosta! Ecco l’umiltà di cui parla l’apostolo Pietro: l’umiltà di chi sa farsi piccolo e sa nascondersi. Basterebbe questo particolare per sgombrare il campo da

certe illazioni. Esistono disturbi mentali che a volte possono avere manifestazioni che in qualche modo mimano fenomeni mistici, ma a ben guardare sono solo una caricatura dei fenomeni mistici autentici; coloro che sono affetti da tali disturbi hanno sempre una caratteristica che li accomuna: il bisogno del protagonismo, il bisogno di apparire, il biso-gno di fare conoscere a tutti quanto il Signo-re li ha privilegiati, quali grandi doni loro dicono di avere. Niente di tutto questo in chi vive in Dio e cerca di vivere nascosto con i segreti che il Re ha messo nel suo cuore.

E ripensando alla vita di Maria ho avver-tito il contrasto fra quella vita trascorsa nel più assoluto nascondimento, e la Chiesa che oggi si raduna, canta e celebra proprio quella umile persona. Ecco: anche oggi vediamo che il Signore sa dare grazia al tempo oppor-tuno, sa esaltare chi si è umiliato e ha saputo vivere nascosto, sa far fiorire e fruttificare il seme che è morto nascosto nelle zolle della terra. Allora il primo pensiero che ci deve accompagnare è l’invito a scegliere sempre l’umiltà del nascondimento e sapere vivere la propria vita nascosta in Dio che conosce tutti i segreti, conosce i sacrifici, conosce le speranze, le gioie e i dolori, e sa dare «il cento per uno» e sa esaltare al tempo opportuno.

Il Vescovo di Rovigo ha fatto notare che quando la salma di Maria è stata tumulata un anno fa nella chiesa di Bosaro (RO), per

un gioco di luce, la luce che entrava dalla finestra colpiva proprio la lastra tombale che a sua volta rifletteva la luce in tutta la chiesa. Mi piace vedere in questo un’allegoria del mistero cristiano che ha illuminato il mondo proprio con la luce sgorgata da una tomba vuota… ma è anche un’allegoria della vita dei santi i quali hanno saputo trasformare il raggio di luce che Dio aveva loro donato in una luce che ha illuminato la Chiesa e il mondo. Anche noi che oggi celebriamo il ricordo della Serva di Dio nutriamo la spe-ranza di poter vedere questa luce irradiarsi su tutti, perché tutto questo ci aiuta a capire che la santità non è così lontana. La santi-tà è alla portata di chiunque sa vivere nel suo quotidiano la perfezione evangelica, la volontà di Dio, che ci chiama ogni giorno a conformarci alla Sua.

La seconda riflessione è sul Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato: dopo che il Signore disse: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni crea-tura», gli Apostoli «partirono e predicarono dappertutto».

Si chiedeva san Giovani Crisostomo: come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi forse mai erano entrati in una città o in una piazza. E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra?

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Parrocchia della Sacra Famiglia (FE)Cos’era dunque successo? Che avevano

trascorso la vita accanto al Signore e con il dono della Pentecoste avevano acquistato una forza tale che si erano conformati alla volontà di Dio. È proprio su questo punto che volevo portare la nostra riflessione, sulla conformazione alla volontà di Dio. Ogni volta che recitiamo Il Padre nostro chiedia-mo al Signore: «Sia fatta la Tua volontà, come in cielo e così in terra»; e poi tutti, penso, facciamo, giustamente, la lista dei nostri desideri e delle nostre aspettative. Ed è bene farlo, perché in questo modo cresciamo nella confidenza verso Dio, però bisogna anche avere presente che lo scopo della preghiera cristiana non è piegare Dio alle nostre esigenze, ma è conformare pian piano la nostra volontà a quella di Dio. I santi sono coloro che hanno saputo vivere così profondamente uniti alla volontà di Dio che, a quel punto, tutto ciò che chiedevano ovvia-mente veniva concesso, perché non potevano chiedere altro se non la volontà del Signore. Allora, nel ricordo di San Marco, degli apostoli che sono partiti e sono andati ad evangelizzare il mondo, nel ricordo di tutti i santi e della Serva di Dio che ha consumato la sua esistenza cercando di vivere in ogni sua sfumatura la volontà di Dio, dobbiamo proprio chiedere al Signore che ci conceda la grazia della perfetta conformazione alla Sua volontà.

E abbiamo un esercizio con cui allenarci su questa terra: l’esercizio dell’ubbidienza.

Dopo tanti anni, mi è tornato in mente un piccolo episodio che riguardava Maria ed un suo semplice commento che fu davvero illuminante.

Seppi dalle monache agostiniane di Fer-rara, che Maria frequentava e a cui era lega-ta, che per una serie di vicende Maria non poteva andare a confessarsi da chi avrebbe voluto, ma il suo confessore era nominato dal Vescovo. Allora io ero un adolescente e questa notizia, anziché edificarmi, mi provo-cò una grande ribellione perché mi pareva che tutto questo andasse contro la libertà di coscienza. Così un giorno feci visita a Maria e, mentre si parlava del sacramento della confessione, ebbi il coraggio di fare una domanda a riguardo: se fosse vero che lei doveva andare a confessarsi solo dal confessore che le aveva indicato il Vescovo. Maria mi rispose molto semplicemente: «Sì, io ho questa indicazione, però potrei andare a confessarmi da altri, nessuno me lo impe-disce». Di fronte alla mia perplessità Maria mi raccontò che era successo un certo fatto tanti anni prima e il Vescovo di allora aveva

indicato quel confessore; poi il Vescovo era morto, e poi era morto anche il confessore, ma lei si era sentita in dovere di chiedere al nuovo Vescovo un nuovo confessore. Gliene domandai la ragione e lei mi fece una rifles-sione grossomodo in questi termini (ricordo bene il concetto, ma non le parole esatte): «Bisogna capire che l’obbedienza non va fatta solo per sottomettersi ad un ordine, ma bisogna cercare di comprendere e di con-formarsi alla volontà. Ed io ho capito che la volontà del Vescovo era che io avessi un confessore di sua fiducia...»

Mi colpì la riflessione sul cercare di capire quale fosse la volontà; Maria aggiun-se anche: «Sai, con le parole si può anche mettere un superiore in condizione di fargli dire quello che vogliamo noi; ma questa non è ubbidienza vera: bisogna capire qual era la volontà e a quella conformarsi».

Perché mi sembra opportuno ricordare questo episodio proprio oggi? Perché stiamo vivendo in un tristissimo clima di conte-stazione. Proprio in questi giorni vediamo acuirsi la contestazione verso il Magistero dentro e fuori dalla Chiesa, gli attacchi al Papa…

Allora ecco che mi sembra opportuna questa riflessione, perché l’obbedienza vera dei cristiani non va prestata ai superiori in quanto essi abbiano più ragione di noi o siano più tecnici e quindi perché conoscono meglio le cose. Quando San Pietro gettò la rete per la “pesca miracolosa”, Gesù lo aveva semplicemente invitato a gettare la rete senza spiegargli nulla: non gli disse che in quel momento percepiva il passaggio di un branco di pesci o cose simili... Tant’è che san Pietro, esperto pescatore, sapeva

bene che quel tentativo mattutino era una manovra umanamente inutile, e chissà con quali brontolii accolse quell’invito (non a caso dopo la pesca si gettò alle ginocchia di Gesù dicendogli: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore»), ma poi ha aggiunto: «Sulla tua parola getterò le reti!». Questa frase ci fa capire che l’ubbidienza non è una sottomissione perché abbiamo compreso che il Papa e i Vescovi sono più preparati e più esperti di noi. No, è un atto di fede, un esercizio di conformazione della propria volontà alla volontà di Dio. Ed allora ecco che Pietro esclama: «Sulla tua parola getterò le reti!». Bisogna imparare alla scuo-la dei santi e agire sempre sulla parola e nel nome del Signore, come scriveva san Paolo ai Colossesi (3,17): “E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre”.

E tutto ciò va compiuto con gioia, cre-dendo profondamente che questo esercizio di adesione alla volontà dei superiori, del confessore, della Chiesa è un esercizio indi-spensabile per conformare la nostra vita alla volontà da Dio. Allora, a quel punto, quando la vita si è conformata alla volontà di Dio, si chiede solo ciò che Dio desidera, ed Egli ovviamente lo concede perché non si chiede altro che venga il Suo regno e sia fatta la Sua volontà, nostro unico e vero bene.

Continuiamo con questo spirito la cele-brazione, perché Gesù possa trasformare la nostra mente e il nostro cuore fino a farci desiderare e compiere sempre e solo la Sua volontà.

Sia lodato Gesù Cristo.

I celebranti Padre Raffaele Talmelli e Mons. Daniele Peretto

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Approfondimento

Nella sera del giovedì Santo, 9 aprile 2009, P. Tito M. Sartori, Postulatore della Causa di Canonizzazione, ha presen-tato sulle frequenze di Radio Maria la sua relazione “Maria Bolognesi e i sacerdoti”!

Un appuntamento che si è rivelato di grandissimo approfondimento e per il quale siamo grati al Postulatore che pro-prio in quella data ha festeggiato il suo 54mo anniversario di ordinazione sacerdotale.

Per motivi di spazio e anche per non privare l’intervento dell’enfasi che lo stesso P. Tito gli ha attribuito con la sua voce o facendone un sunto indegno di tanta profondità teologica, desideriamo semplicemente invitare tutti i nostri lettori a visitare il sito www.mariabolognesi.it nel quale è possibile ascoltare interamente la trasmissione.

Rimanendo in tema però ci sembra importante pubblicare una riflessione, proposta in un dépliant nella giornata del 25 aprile 2009, che introduce sicuramente al vasto argomento sviscerato dal Postulatore.

Maria Bolognesi fedele a Cristo, fedele ai Sacerdoti

Dopo l’Anno Paolino, che si concluderà il 29 giugno 2009, la Chiesa Cattolica tornerà subito a impegnarsi nella valoriz-zazione di un suo caposaldo: il sacerdozio.

Benedetto XVI ha deciso infatti che, dal 19 giugno 2009 al 19 giugno del 2010, si terrà uno speciale Anno Sacerdotale, avente come tema: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. L’annuncio lo ha dato lo stesso Pontefice in un discorso alla Congregazione del Clero.

L’iniziativa celebrerà il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, che sarà procla-mato dal Papa “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”.

L’Anno Sacerdotale avrà ini-zio con la celebrazione dei Vespri nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù nonché Giornata per la santificazione dei Ministri Ordinati. Il rito sarà presieduto dal Papa, che onorerà anche la reliquia del Santo Curato d’Ars, per l’occasione portata a Roma dal Vescovo di Belley-Ars. L’Anno Sacerdotale si chiuderà il 19 giu-gno 2010 in Piazza San Pietro, ove avrà luogo l’“Incontro Mondiale Sacerdotale”.

Spinti da questi importanti avvenimenti che la Chiesa si prepara a vivere, è spontaneo il ricordo di Maria Bolognesi per la sua particolare fedeltà alla Chiesa, per l’obbedienza incondizionata ai sacerdoti che l’hanno seguita nella Direzione spirituale ed anche per le incessanti preghiere da lei rivolte al Signore per la santifica-zione di tutti i sacerdoti ovvero del clero in generale.

È poi bene evidenziare anche la sua collaborazione con-tinua e generosa, offerta con discrezione a tanti religiosi e religiose. Ne è un esempio il rapporto di affetto fraterno con le Monache Agostiniane del Monastero di Ferrara che l’hanno ospitata più volte per vivere nel silenzio e nella preghiera i momenti forti dell’anno liturgico.

Ecco le prime righe di una preghiera profonda con la quale Maria esprime la propria particolare attenzione per le persone consacrate, ovvero postulanti, sacerdoti e suore. Il 17

aprile 1959 - Maria scrive: “Gesù io vorrei essere sacerdote, per tenerti sempre stretta a me! Vorrei essere suora, per farti amare dalla comunità di anime sante”.

Ed ora altri passi tratti dal suo diario, nei quali la Serva di Dio riporta non solo il lamento di Gesù ma anche la propria accorata invocazione di riparazione:

19 settembre 1959 - Gesù: “Il mio cuore non regge per le troppe offese e la Madre di tutti piange, piange [...] Maria, nel mondo c’è tanta cattiveria, le preghiere non bastano

per coprire le tante offese che recano ai nostri cuori, ci vuole tanta e tanta penitenza. Anche tanti sacerdoti non pregano molto, tante volte le S. Messe non ven-gono celebrate come dovrebbero essere celebrate”.Maria: “Gesù per un solo sacer-dote dò tutta la mia vita, tutto il mio sangue, mi offro come vittima, ecco prendimi ed usa pure di me come vuoi”.5 dicembre 1959 - Dopo il doloro-so lamento di Gesù per tante anime che si perdono, Maria risponde

generosamente: “Gesù le tue sofferenze sono mie, i tuoi dolori pure, le sofferenze che mi chiedi per il bene di tante anime non le cambierei neppure per tutto l’oro del mondo…” .

La Serva di Dio, dunque, non solo ubbidisce alla richiesta di Gesù di pregare per i sacerdoti, ma ella stessa chiede e offre patimenti per “collaborare” alla loro santificazione.

La testimonianza fervida e concreta della fedeltà di Maria Bolognesi verso sacerdoti e religiose, che è proiezione del suo amore incondizionato verso Gesù, sia d’ispirazione per tutti noi, perché – come ha ricordato Benedetto XVI durante l’udienza del 16 marzo 2009 rivolta al Clero – la centralità di Cristo porta con sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il quale non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la missione e la stessa Chiesa.

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In sintonia con il progetto iniziale, concordato con la Redazione, presentiamo anche in questo numero una riflessione spirituale del missionario Padre Gianpietro Carraro e la scheda biografica di un’altra figura femminile che collabora attivamente con la missione. Si tratta della madre del Sacerdote – Rosa Carraro – che è in assoluto l’anima stessa di ogni forma di volontariato portato avanti sia in Italia che in Brasile a beneficio delle persone più povere ed emarginate.

Poiché nella nostra mente risuonano le parole dell’Evangelista Giovanni : “…sotto la Croce stava la Madre…” abbiamo scelto, tra le meditazioni scritte da Padre Gianpietro, quella che ha dedicato alla Madonna Addolorata, dopo essere salito sul Golgota durante il suo viaggio in Terra Santa nel 2008.

Missâo Belém chiama Maria Bolognesi di Luigi Ambrosini

CORREDENTORI “Madonna Addolorata, corredentrice, Madre e sposa del mio Signore,

Mamma carissima, sei la Donna che ci ha portati qui. Grazie Madre, Donna che ci hai tenuti per mano minuto per minuto.

Il tuo cuore, Maria, era uno con quello di tuo Figlio; voi eravate “un cuore solo e un’anima sola!”, da sempre, compenetrati nell’intimo. Tu sei la Donna che generò Dio fatto carne, e il tuo Figlio, Verbo incarnato, ti ha deificata, come fa con tutti noi suo corpo mistico.

Come e che cosa significa essere “corredentori”, se il sacrificio di Gesù è sufficiente per la salvezza dell’Universo e solo il sacrificio di un Dio poteva salvarci?

Ho capito, Mamma, che noi siamo il “Corpo di Cristo”; Lui è il capo, tu il “collo” e noi il corpo. Noi eravamo contenuti nella natura umana del Cro-cifisso. Gli uomini, di tutti tempi, sono contenuti nel Crocifisso del Golgota. Quindi la sua passione è la nostra. Maria era contenuta nel Figlio Crocifisso, come il Figlio era contenuto in lei a Betlemme. Lei “agnello immolato”, dentro l’ ”Agnello Immolato”.

Questo è il mistero che qui sul Golgota, Maria mi mostra. Più il nostro cuore è uno con il nostro Gesù Crocifisso, più compenetrati siamo, più redi-miamo con Lui.

Noi siamo il CORPO DEL CROCIFISSO! E completiamo nella nostra CARNE quello che MANCA ai patimenti di Gesù. Manca perché siamo ancora nel tempo.

Dopo aver abbracciato Gesù, nel nostro intimo, tutto il dolore che viene a visitarci (improvviso, insperato, illogico...) è UN ATTO DI UNITÀ A GESÙ. OGNI CROCE, OGNI DOLORE, OGNI SOFFERENZA CI RENDE IL CORPO DEL CROCIFISSO: noi e Lui, “siamo una sola indivisibile perso-na”. Maria, era una sola indivisibile persona con suo Figlio sulla croce, Lui fu crocifisso “fuori” e lei “dentro”, Lui nel fisico, lei nel cuore.

Toglierci dal Golgota, sarebbe come togliere Giovanni, Maria Madda-lena…

Dio ha bisogno di noi, suo corpo, per salvare il mondo.Se non ci fosse “sacerdote”, il sacrificio del Golgota non sarebbe perpe-

tuato sacramentalmente.Se non ci fossimo noi, disposti ad essere “agnelli immolati” con Gesù, il

sacrificio del Golgota non si perpetuerebbe nel Corpo Mistico.Senza il sacerdozio dei fedeli, ossia la nostra costante immolazione,

mancherebbe qualcosa al Sacrificio del Golgota. Senza Maria non esiste Golgota. Senza di noi, Agnelli Immolati, il Santo Fiume della salvezza e redenzione è incompleto (“completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”).

Tutto è amore, solo Amore Immenso senza fine e immutabile.L’Amore crea, l’Amore redime, l’Amore espia, il forno dell’amore si

unisce ad ogni alma peccatrice e sofferente, s’inchioda alla sua disgrazia, e l’abbraccia tanto forte che non può fuggire.

Chi ama fa nuove tutte le cose, chi ama espia, chi ama redime: “bambini crocifissi”, con il “bambino Gesù crocifisso”: ecco la redenzione.

Tutte le volte che abbracci una sofferenza la consumi e consumi anche il peccato che la causò perché “la carità copre una moltitudine di peccati”.

Padre Gianpietro Carraro – 20 settembre 2008

MAMMA ROSA Se Missâo Belém funziona e progredisce conti-

nuamente, il merito è certamente tutto nelle grazie che Nostro Signore elargisce generosamente in tanti modi

e maniere. A “gestire, sistemare, valutare, controllare” tutto quanto accade in Italia a qualsiasi titolo, c’è Lei,

Rosa Stocco Carraro, da tutti semplicemente chiamata Rosa o mamma Rosa! L’11 giugno scorso sono stati 79 anni di fede instancabile in Dio, che le ha donato una salute di ferro ed una lucidità incredibile. Vedova dal 2001 dell’amatissimo Ernesto Carraro, non si è mai persa d’animo, anzi... si è gettata anima e corpo in questa storia incredibile, che vede suo figlio Padre Gianpietro e sua figlia missionaria consacrata Maria Chiara, donare la vita per i fratelli brasiliani, partecipando anche lei per varie volte, a partire dai 72 anni d’età, alle Pastorali notturne e diurne, che vedono i nostri missionari e volontari appartarsi sulle strade di San Paolo del Brasile con persone di ogni genere e tipo, che presentano problematiche diverse e molto difficili da gestire. Ma Rosa crede ciecamente in Gesù e non teme le tenebre… in tutti i sensi! Eccola andare e venire in aereo anche da sola con un’unica destinazione: San Paolo, la megalopoli brasiliana dove dal 2005 è radicata Missâo Belém.

Conosce alla perfezione quello che si deve fare o non fare con questi amici ammorbati dai vizi terreni. Guida perfettamente la sua Panda! Il computer le è amico intimo e le permette i contatti quotidiani via mail o skype con gli amatisssimi figli ed i missionari residenti in Brasile e di tenere sempre i contatti con i vari benefattori e amici italiani, oltre che di trasmettere l’aggiornatissimo diario spirituale di Padre Gianpietro. Per non parlare poi del telefono fisso e del cellulare... certe volte li usa in contem-poranea per non negarsi a nessuno, mai!

Raccoglie a casa sua, a Sandon di Fossò (VE), ogni genere di oggetto o di alimento pronto a partire con il container annuale per San Paolo. La sua casa è un continuo viavai di volontari, parenti, amici, persone che chiedono, danno, vogliono sapere, pregano e desiderano preghiere...; e Rosa c’è sempre, mai una volta ha detto no.

Nella sua casa si svolgono incontri vari, si recita il rosario, ci si vuole bene, si respira aria di amore, quello “vero”! Rosa è sempre serena, Dio l’accompagna in ogni dove ed in ogni minuto: lo si percepisce, ve l’assicu-ro! Tra le tante cose che mi ha insegnato questa, che ritengo fondamentale: saper attendere i tempi del Signore, perché non sono di certo i nostri! È inutile nascondere questa realtà: se Rosa e la figlia Ofelia non dedicassero tutte le loro giornate per la crescita di Missâo Belém, sarebbe duro portare avanti tutto questo enorme lavoro, sia logistico che manuale.

Come avrete intuito, Rosa è una persona particolare, dotata di tanti doni che, secondo me, sa usare e sfruttare con sapienza.

Questa pagina vuole essere un piccolissimo regalo, ma soprattutto un grazie incommensurabile per tutto ciò che avviene in Vicolo Stati Uniti 5 a Sandon di Fossò! Cari lettori di “Finestre Aperte” sappiate che proprio da questo ambiente familiare è ripartita la mia nuova vita di credente!

Spero ci sia anche per voi la possibilità di incontrare ed abbracciare questa persona veramente speciale, che vivendo in povertà e fiducia totale nel Signore, come la nostra Maria Bolognesi, ha dato tantissimo per Mis-sâo Belém e continuerà a farlo!

L. A.

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UNA POESIA PER L’AMICIZIALe poesie premiate

Successo strepitoso anche per questo tema che sembra aver pizzicato le corde giuste della sensibilità poetica dei nostri lettori.Oltre cento le liriche pervenute che con pennellate originali tratteggiano i molteplici aspetti dell’amicizia: dall’importanza di avere

un amico, alla delusione che spesso lo stesso ci provoca, ai ricordi delle amicizie d’infanzia, alla difficoltà di instaurare legami solidi nel nostro tempo. Davvero confortante scoprire tanti giovani che hanno partecipato; la poesia ha bisogno di ali fresche per continuare il suo volo nel futuro. Ecco, dunque, le poesie premiate, ma un grazie a tutti i partecipanti che con la loro adesione dimostrano come l’arte sia realmente in grado di proporre riflessioni costruttive, belle da leggere e utili al cuore.

Rubrica a cura di Ludovica Mazzuccato

AMICIZIA

Angelo Rosselli di Reggio Emilia

Non è forse l’amicizia,a brillare come il sole?Col silenzio spesso inizia,senza bisogno di parole.Può bastare un gesto,o solo un’espressione,un simpatico contesto,o una simile emozione.

E sono già sorrisi,battute e attenzioni,sentimenti condivisi,lunghe discussioni.Come una pianta forte,non teme la lontananza,non cessa con la morte,nel buio è una speranza.

Un albero da frutto,che nel cuore alloggia,un serio e intimo debutto,che su forti radici appoggia.Ed a volte si rimane,ore e ore a navigare,fra le isole lontane,di questo prezioso mare.

Belle metafore incastonate in versi altrettanto ben costruiti per trasmettere con pienezza il senso dell’amicizia.

TU

Gianluca Vacca di Sant’Elia FiumeRapido (FR)

Leggimi il futurodai bernoccoli sulla frontedai lividi scomparsiche macchiavano la pelledalle ossa mai rottee dalle sbucciature sull’animache forsesi rimarginerannograzie a teguardami il passatoe dimmi se mi toccheràsoffrire ancora un po’trovami un presentee donami la realtàin un uovo di pasquatu che mi conoscitu che mi sei vicinotu che sai che ne ho bisogno.

Un affresco intimistico dove l’amico di sempre viene celebrato come punto di riferimento insostituibile.

FRAGILITÀ

Sylvana Tenagliadi Londa (FI)

Nelle desolate stanzedella tua memoriaamica mia,vorrei aprire un nuovo scrignoper farti assaporarein sazietà,succosi grappoli …di vera pace.

L’autrice racconta con delicatezza come l’amicizia si nutra di ricordi e, se essi vengono a mancare, sta nell’amico ali-mentarli.

TU MI SEGUIRAI

Miriam De Michele (13 anni)di Portici (NA)

Il pensiero di mancanzasvolazza lento in questa stanza,danza ancora nella mente, non si sente!Tu mi seguirai,mi seguirai con il pensiero:“è così, vero?”Mi seguirai ogni sera,ogni primavera che vivrò porterà il tuo nomee le tue poesie resteranno per sempre nel mio cuore. L’amico vero non è solo presenza fisi-ca, ma soprattutto pensiero profondo e costante che ci accompagna e consola.

L’AMICIZIA

Angelo D’Onofrio di Latina

Non è un oggettoche si può acquistare al mercato,è un sentimentoche va curato e coltivato.

Come un seme va piantato,poi innaffiato,affinché possa germogliaree sbocciare.

La veraAmiciziaè come cicatrice sulla pelleindelebile come il primo Amore.

Semplice e intensa questa poesia emana il profumo delicato e inimitabile dell’ami-cizia.

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Sulle ali della PoesiaL’ARCOBALENO DELLA III A

Martina Marotta (11 anni)di Prato

In classe mia siam più di venti e di otto nazioni differenti:Cina, Bangladesh, Romania, Albania, Tunisia e così via …

Ogni mattina alle otto e quarantasembriamo in cento e la baldoria è tantaSenza confini e con tanta gioiafacciam festa alla maestra Gloria.

Il nostro cuore di gioia è pieno,perché siamo un arcobaleno,da tanti luoghi provenienti,rappresentiamo i Continenti.

Anche il sole fa capolinoin classe nostra ogni mattino,certamente anche lui sache fra di noi c’è solidarietà.

Un vero inno all’amicizia universale, can-tato con la soavità, semplice ma concreta, della giovinezza.

L’AMICIZIA

Ines Gastaldi Carrettodi Bardineto (SV)

Uscir di casa vorrei una mattinaed incontrare l’amicizia vera.L’han riarsa come scopa di saggina;

era cosa finta e anche passeggeranull’altro che cocente delusioned’un sentimento bello che non c’era.

Bisognerà pur farsi una ragione,non perdere del tutto la speranza,qualcuno ci sarà in circolazione

che sappia accantonare l’arroganzae ancora voglia porgere una mano,dell’amicizia dar testimonianza.

So già che non dovrò cercare invano:ci son persone con un cuore grande,che il mondo sanno rendere più umano.

Bella esortazione, originale e ritmata, a non smettere mai, malgrado tutto, di credere nell’amicizia vera.

RESPIRO DI VITA

Rita Mazzondi Padova

Si spezzano le alidi chi vorrebbe aprirsiad un nuovo amico.Mute albechiuse in casefatte di egoistici muri.Ed io vorrei abbracciartichiunque tu siasenza colore, senza pellesolo respiro di vita.Noi ci apparteniamoperché è nelle nostre manicongiunte, assiemeche troveremo sempreuna strada sicura.

Difficile costruire rapporti d’amicizia sin-cera nel nostro tempo, ma nulla è impossi-bile se il nostro cuore si apre all’altro.

AD UN’AMICA

Maria Teresa Biasion Martinellidi Orbassano (TO)

Assomiglia quei giornid’autunnoche passanolievi e leggeri,ma lascianoimmensi tesoridi foglie screziate,cadute da ramidi aceri antichi,evanescenticome farfalle,preziosecome perle,silenziosecome il coraggioche nutreil tuo cuore.

Lirica autentica piena di immagini sug-gestive che ricamano con la seta l’ami-cizia che sgorga dal cuore.

Per scoprire il tema della prossima iniziativa

andare a pag. 20!Partecipate numerosi!

AMICO MIO GRANDE

Alessio Romanodi Firenze

Amico mio grande,quanto insieme abbiamo gioitoe pianto! Quando ci fermammo– ricordi? – su quelle radicidell’albero maestoso,e tu mi dicesti – È tempoch’io vada – Dove?, ti chiesi,e tu da quel giorno sparisti,e io non ti vidi più.Amico mio grande,ora scrivo questa poesialontano dal fumo morbosodella città, e disseppelliscoi ricordi con la paladell’affetto,sei pronto ad ascoltarmi?Ti ho rintracciato,e presto ti scriverò,questa stessa poesia,amico mio grande.

Un amico perso di vista ma mai dimen-ticato, un amico ritrovato per ritrovare anche una parte di noi stessi.

“Segnalazione speciale Maria Bolognesi”

ETERNO PRESENTE

Nives Beninidi Seveso (MI)

Sei nata per abitarein questo mondo!La tua casa è lo spazio!Lo spazio del Signore,dove tutto è perfettoe profuma di fiori.Sei l’acqua che dissetail fuoco che riscaldail vento che fa vibraretutte le cose del firmamento.Sei nata per amoreamando ed essere amatain questo eterno presentedi te innamorarsi!

Versi snelli e immediati per sug-gellare l’affetto ad una “amica” speciale.

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La Festa di S. Giuseppe lavoratore

Un primo maggio veramente speciale per quanti hanno partecipato alla S. Messa celebrata nella Parrocchia di San Sebastiano Martire di Bosaro (RO), per onorare la Festa di San Giuseppe lavoratore nell’esempio della Serva di Dio Maria Bolognesi, ivi tumulata il 15 aprile del 2008.

La cerimonia è iniziata con il suggestivo rito per il dono di una collana d’oro alla statua della Madonna come segno di devozione alla Vergine nell’apertura del mese a lei dedicato, concetto sottolineato dallo stesso parroco don Camillo Magarotto.

A presiedere l’Eucaristia P. Tito M. Sartori, Postulatore della Causa di Canonizzazione della Serva di Dio.Un’omelia toccante, quella del Postulatore che inevitabilmente fa riflettere sul rapporto che ogni cristiano ha nei

confronti del proprio lavoro, l’attività che non solo ci permette di vivere a livello pratico, ma anche il nostro impegno come apostoli e testimoni di Cristo.

Proprio per questo ci sembra opportuno proporre ai lettori il testo proferito da P. Tito M. Sartori, affinché l’esempio di Maria Bolognesi risplenda nitido agli occhi della nostra anima e ci accompagni vegliando le nostre scelte e ispirando i nostri gesti quotidiani.

“C’è tutto, sai, quando siamo vicini a Gesù”

Omelia di Padre Tito Sartori

Spirito di preghiera nel lavoro

Il lavoro contrassegnò in modo permanente tutta la vita della SdD Maria Bolognesi. È importante per noi, oggi, 1° maggio 2009, nella ricorrenza liturgica di S. Giuseppe artigiano, esaminare le modalità con le quali lei affron-tò questo problema, che allora, come oggi, costituiva e costituisce l’asse portante di una corretta impostazione del proprio tenore di vita.

Anzitutto ci domandiamo quale concetto avesse Maria Bolognesi del lavoro. Nella pagine scritturistiche esso è collegato al peccato originale ed è considerato punizione conseguente al peccato stesso.

Non so quale possa essere stata l’opinione della Bolognesi su questo tema nel corso degli anni giovanili, quando in famiglia mancava anche il pane e le necessità erano davvero impellenti. Ritengo tuttavia di non essere lontano dal vero, attribuendole una valutazione positiva, perfino nel considerare il lavoro come una benedizione

del Signore, perché lavoro e pane per lei costituivano un elemento necessario per sopravvivere alla miseria da ogni parte incombente.

Per rimediare alle necessità della famiglia nel diario dei mesi di febbraio e marzo 1944 (all’indomani della ricezione del messaggio sulla fine del secondo conflitto mondiale), leggiamo tutta una serie di lavori affrontati da lei: pescatrice, muratore, impagliatrice di sedie, falegname, sarta, raccoglitrice e spaccatrice della legna alla fine della potatura delle piante. Ma è con il mese di marzo che ini-ziano davvero i lavori in campagna. Lei ne parla nel diario del 12 marzo 1944:

I lavori di campagna cominciano. Quest’anno abbiamo 7 Km per andare sul lavoro e 7 Km per ritornare. Almeno per la strada pregherò tanto. A scuola ci va Tonino, Lui-gino, e Marino, io con la sorella [Teresina] e la bambina della Signora Piva [Clelia], vado nei campi, la mamma a casa con il piccino [Achille].

In quel periodo di tempo la Bolognesi risiedeva nella Colonia Agricola al centro del paese di Crespino e doveva recarsi lontano per svolgere il lavoro campestre. I sette chi-lometri (quattordici fra andata e ritorno) si trasformavano nel prezioso tempo da dedicare alla preghiera sia nell’andare che nel tornare dalla campagna. In controluce s’intravede quale forza interiore propulsiva avessero impresso le visioni mistiche di Gesù col volto rigato di sangue per i tanti nostri peccati, nella vita della Bolognesi, allora diciannovenne.

Questo suo atteggiamento, laborioso e raccolto, non era allora una novità. Negli anni 1938-40, quando la Serva di Dio aveva dai quattordici ai sedici anni, una sua coetanea così la descrive:

Rivedo e ricordo Maria impegnata, come tante altre persone, nella raccolta dell’aglio, delle patate, delle cipol-

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a Bosaro con Maria Bolognesi

le, della canapa e delle barbabietole. Questi lavori erano tutti duri, ma il più duro era quello della canapa, per cui tante volte brontolavo con le mie sorelle per questa fatica, che comunque bisognava sostenere; non ho mai sentito, invece, alcuna lamentela da parte di Maria per questa particolare fatica o altre; ella era sempre serena, fiduciosa di arrivare a terminare i suoi impegni. Durante il lavoro in campagna era calma, tranquilla, non badava a nessuno.

Si leggono in queste parole quale maturità Maria Bolo-gnesi avesse raggiunto, in una età così giovanile. Appren-diamo infatti dai manuali di psicologia che la maturità di una persona la si riscontra nella sua capacità di adattarsi al variare delle esigenze della vita. Senza tale capacità, anche da adulti si possono dare segni di immaturità. Nei bambini essa viene chiamata capriccio, e tale rimane anche se i capel-li diventano bianchi. Negli adulti infatti si presenta come caparbietà, cocciutaggine, inflessibilità, ma in radice essa cela autentica immaturità umana.

Un saggio della maturità della Bolognesi ci è offerto nel diario del 19 febbraio 1952, ossia all’indomani, per così dire, della alluvione, che nel mese di novembre del 1951 arrecò tanti danni nel Polesine. Era allora comprensibile, di fronte alla campagna ricoperta di fango, la preoccupazione degli agricoltori all’aprirsi della primavera. Ne abbiamo un saggio nel colloquio di Maria Bolognesi con Ferdinando Piva riportato nel diario a quella data:

“Maria [le dice Ferdinando], quest’anno si farà poco lavoro, poco raccolto, sono in pensiero”. “Gesù [replica lei] manda sempre la provvidenza, non temere Ferdinan-do”. “Sì, io ho fede [controbatte], ma tutti dicono che per cinque anni non si farà pane con tutta questa acqua”. “Ferdinando [insiste lei], anche gli uccelli vivono, Gesù pensa Lui a dare la stagione favorevole, vedrai che l’acqua non ha danneggiato come l’uomo vede. Si farà raccolto come sempre”. “Il pane [replica Ferdinando] per quest’an-no no, ma verranno altri raccolti e con il guadagno, salterà fuori anche il pane”. “Non si deve mai disperare” [è la risposta di Maria].

E così accadrà. Ma nell’atteggiamento della Bolognesi, allora ventisettenne, appare una maturità umana che adat-tandosi alla penosa situazione presente, si radica però nella fede, com’è dimostrato dall’asserzione drastica di lei: “Gesù pensa Lui a dare la stagione favorevole”.

Perché Maria Bolognesi si presenta così ottimista in circostanze che facevano intravedere situazioni a dir poco disastrose con tutto quel fango che inondava campi e case? Per rispondere a simile interrogativo, mi pare necessario indagare lo spirito generale che l’animava, uno spirito che dovrebbe animare anche ciascuno di noi. Ne troviamo rispo-sta nel colloquio da lei intrattenuto con Gesù nella visione del 20 aprile 1962:

Gesù, fa’ che sappia cercare solo te attraverso tutte le ombre di questa vita.

È una risposta che lascia attoniti. Che cosa significa intravedere Gesù attraverso tutte le ombre di questa vita? Anzitutto significa che tutto ciò che vediamo, sentiamo, avviciniamo è «ombra». Ma ombra di che cosa? Si defini-sce “ombra” una «attenuazione della luminosità, prodotta su di una superficie da un corpo opaco che si frappone tra questa superficie e una sorgente luminosa». Tradotto, significa leggere su tutte le vicende umane un riflesso della luce divina attenuata dalla pesantezza nostra che ne oscura la luminosità. Noi siamo infatti coloro che, attraverso il peccato, oscurano l’azione di Dio tra di noi. Tale oscurità riflette mancanza di fede.

Difatti il verbo «cercare tra le ombre» bene specifica lo sforzo di leggere Dio presente nelle umane vicende, siano esse gioiose o tristi. Anche attraverso il dolore siamo invitati a scorgere la presenza di Gesù. Egli infatti è presente non solo quando parla splendidamente o ci dona il regalo della sua presenza eucaristica, ma anche quando ricoperto di rivo-li di sangue si presenta a noi crocifisso.

Come rispondere a tale divino invito? Ce lo spiega Maria Bolognesi all’età di 51 anni, in una lettera scritta ad una sua amica nel Natale del 1975:

Al mondo abbiamo più amarezze che gioie, ma non perdiamoci d’animo, questo è un passaggio, quello che

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14 Finestre Aperte

conta è che la nostra tessitura sia ricamata bene, perché non si spezzi senza che ce ne accorgiamo, tessendo a destra e a sinistra il lavoro sarà sicuro, resistente e formeremo un bell’arazzo ed un giorno offriremo questo a Gesù e Lui ci accoglierà nel suo regno.

In queste parole il lavoro diventa una tessitura, ma non una tessitura materiale, bensì spirituale. Affrontiamo qui un tipo di lavoro diverso rispetto al precedente. È in causa il rapporto diretto con Gesù. Tessere a destra e a sinistra non equivale a forme ideologiche di associazionismo partitico, ma ad una capacità di superamento delle difficoltà prove-nienti da qualsiasi situazione di vita, siano esse facili o dif-ficili, di gioia o di dolore. L’arazzo da tessere è da riferirsi all’esercizio delle virtù cristiane bene specificate dal Signore nel discorso delle Beatitudini.

La conclusione infatti spazia sull’orizzonte dell’eternità: formeremo un bell’arazzo che un giorno offriremo a Gesù e Lui ci accoglierà nel suo regno.

Ma come affrontare problematiche così difficili? Infatti, ci si trova così ad operare su due fronti: al fronte del lavoro materiale per vivere si affianca quello spirituale per rimane-re sempre uniti al Signore e formare così con lui una realtà sola. Entriamo in tal modo nello spirito con il quale accin-gersi a superare qualsiasi possibilità, sia nel lavoro materiale che in quello spirituale. Una sintesi la troviamo nel colloquio che Maria Bolognesi intrattenne con il Signore il 16 ottobre del 1959 all’età di 35 anni:

“Maria, di più non puoi darMi, ti chiedo solo che sofferenze”. “Gesù, grazie di chiedermi sempre questo e Tu in cambio salverai tante e tante anime, vero?”. “Sì, Maria, ma tante si perdono”. “Gesù, non piangere, dai a me le Tue lacrime, dai a me i Tuoi dolori”. “Maria, tu chiedi sempre, ma lo so che stai poco bene e lo stesso lavori sempre tanto”. “Gesù, tutti dobbiamo lavorare, è un piacere per me il lavoro”.

Nel brano ora riferito vi sono delineati i due tipi di lavo-ro accennati: quello spirituale di collaborazione all’azione redentrice di Gesù e quello materiale di assistenza ai poveri, agli ammalati, alle persone oppresse e bisognose di conforto.

In riferimento ad entrambi i tipi di lavoro, Maria Bolognesi pronuncia un giudizio stupendo: “è un piacere per me il lavoro”.

Quasi a commento di questo suo giudizio, il 22 luglio 1960 il Signore le illustra il motivo per il quale lei ama il proprio lavoro e gliene offre perfino la spiegazione:

“Maria, dove tu andrai, troverai sempre tanto da lavo-rare, perché il tuo cuore ama troppo”.

Lavoro e amore. Quando si ama, si lavora per l’amato, si approfitta di qualsiasi occasione per dimostrargli il nostro amore. Maria Bolognesi ama tutti, anche i nemici e perciò troverà sempre motivo d’impegnarsi per soddisfare attese e speranze altrui.

La conclusione di tutto la leggiamo in una lettera che lei scrive ad una amica il 7 ottobre 1968:

Meglio lavorare sempre nella vita. Il tempo in ozio è padrone dei vizi. Avere la coscienza a posto, non ti pare nulla? c’è tutto, sai, quando siamo vicini a Gesù.

In queste parole traspare la tragicità delle situazioni che vengono a delinearsi quando ci si trova involontariamente senza lavoro, senza la possibilità di provvedere a se stessi e alla propria famiglia. Ne sanno qualcosa coloro che nel momento difficile che stiamo attraversando, ne sono rimasti privi, pur avendone ansia e desiderio profondo.

Ma nella contrapposizione ozio e lavoro leggiamo anche la possibilità di trasformare il tempo dell’inazione in offerta – lavoro appunto – al Signore. In questa dimensione rien-trano tutti coloro che sono infermi, anziani, handicappati, depressi, ai quali l’orizzonte non presenta alcuna positività. È qui che la fede spalanca possibilità inimmaginabili, come accadde al Cristo appeso alla croce in una condizione di ina-zione e di oppressione che divenne per tutti noi addirittura causa di vita nuova, liberata dalla pesantezza della colpa e del destino di morte eterna.

E allora la sublime conclusione della Bolognesi: “C’è tutto, sai, quando siamo vicini a Gesù”. Essere infatti sempre e comunque vicino a Gesù, è il senso profondo della nostra vita, la causa della nostra speranza, il motivo della nostra gioia non solo come cristiani, ma anche come uomini.

(da la Settimana, 10 maggio 2009)

La Festa di S. Giuseppe lavoratore

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La meta del Pellegrino

Nel proporre questo suggestivo ritratto donatoci da una nostra lettrice, rinnoviamo l’invito ad inviare il vostro racconto per divulgare la conoscenza di un luogo sacro che portate nel cuore.

IL FASCINO BENEDETTINOL’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano (BS)

È un complesso fondato dai Bene-dettini cluniacensi nell’XI secolo, in una fertile pianura tra Brescia e il lago d’Iseo.

L’Abate Oddone, che aveva ini-ziato a Cluny in Francia nel X secolo un movimento di riforma della vita monastica secondo la regola di San Benedetto da Norcia (480-547), scelse questo luogo per alcuni suoi monaci che vi rimasero fino alla fine del 1300. Poi, per un piccolo periodo di 50 anni, a causa di una diminuzione delle voca-zioni, il monastero diventò una “com-menda”, dove l’amministrazione dei fondi patrimoniali e terrieri dell’abba-zia era curata da un Commendatario e un solo sacerdote continuava l’attività pastorale.

Nel 1446, però, con l’intervento dei “figli” di Bernardo Tolomei, fondatore a Siena del monastero di Monte Olive-to, finalmente l’Abbazia di Rodengo Saiano ritornò nelle mani dei monaci e vi restò per quattro secoli, riprenden-do il suo irradiante vigore religioso e arricchendosi di opere artistiche.

Nel 1797 le truppe napoleoniche l’occuparono e il governo locale sop-presse l’autonomia del centro religioso.

Recentemente, nel 1969, per l’inte-ressamento del papa Paolo VI, nativo della provincia di Brescia, esso fu ria-perto e gli Olivetani poterono ritornare nel luogo a cui avevano lavorato tanto a lungo.

La bellezza del complesso è note-vole. Tra il 1450 e il 1534 i migliori artisti bresciani abbellirono la chiesa con un imponente numero di affreschi, in parte restaurati nel 1800; si visita la chiesa (foto 1) e i due chiostri (foto 2 e 3), il coro, la sala del Capitolo e il

refettorio; si possono vedere dall’ester-no la loggia e le celle dei monaci.

Su tutto è stesa una colorata atmo-sfera religiosa e un’interessante lettura dell’Antico e del Nuovo Testamento. Le abitudini dei Benedettini olivetani, la preghiera e il lavoro quotidiano si vedono direttamente nelle scene affre-scate e ovunque si sente il loro culto amoroso della meditazione religiosa. Tanti sono i particolari su cui sof-fermarsi: da una Francesca Romana, oblata olivetana, in conversazione con il suo angelo custode, a una Madonna col Bambino e San Giovannino.

I trompe-l’oeil della chiesa (foto 4), con scale e giochi di luce e prospettive, la fanno sembrare più grande, mentre una luce delicata l’avvolge e invita tutti a soffermarsi sulla storia raccon-tata per penetrarne il significato.

Il simbolo olivetano dei tre colli, due esterni sormontati da un ulivo e quello centrale con la croce, sono in armonia con l’ambiente circostante e su tutto domina il silenzio, quasi rispo-sta all’invito del grande affresco della Crocifissione dell’Antico Refettorio.

Ora tutti i monaci olivetani con-tinueranno a ricordare la data del 26 aprile 2009, quando il loro fondatore, il Beato Bernardo, fu proclamato Santo da Papa Benedetto XVI.

Cecilia Minarelli

Foto 1

Foto 4

Foto 2

Foto 3

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16 Finestre Aperte

SILVIA, IL CALVARIO CHE CONDUCE ALLA LUCE

Nel numero precedente di Finestre Aperte abbiamo pub-blicato la foto di Silvia Marenda, figlia di amici carissimi di Cadignano (BS) per commemorare – attraverso le parole di Don Piermaria Ferrari, fondatore della Comunità di Mamré con sede a Villa Carcina (BS) – questa dolcissima creatura morta all’età di 20 anni dopo un calvario durato 17 anni.

Colpita in tenera età da una gravissima forma di epi-lessia, Silvia è stata amorevolmente assistita da mamma Assunta, papà Aldo e dal fratello Sandro; essi l’hanno accompagnata nel suo lento ed indescrivibile quotidiano calvario, accompagnato da atroci sofferenze che hanno logorato e trasformato tutto il fisico, senza tuttavia intacca-re la luce radiosa del suo sguardo costantemente immerso – secondo una mia percezione – nella luce di Dio.

Come Gesù, anche Silvia è stata inchiodata alla Croce, mentre numerose e lunghe spine, che associo alle crisi della malattia, hanno penetrato la sua testa in modo sem-pre più lancinante. Eppure Silvia non si è mai lamentata e si è lasciata gestire in tutte le vicissitudini più strazianti e umilianti legate a un corpo vacillante, inesorabilmente vulnerabile, quasi privo di muscolatura. Non proseguo in questo elenco di atroci sofferenze perché sarebbe lunghis-

simo, non solo, ma anche perché solo i genitori sono in grado di presentare in modo adeguato e obbiettivo attimo dopo attimo tutta la vita di Silvia: infatti la sofferenza di Silvia è stata incisa nel loro cuore con il fuoco indelebile del dolore.

Se Dio lo vorrà, continueremo a parlare di Silvia attra-verso le pagine del nostro periodico, per raccontare a noi uomini di poca fede le meraviglie che il Signore compie nelle anime dei piccoli.

Ed ora, nella seconda parte, vorrei poter donare ai geni-tori il mio canto d’amore per Silvia.

Silvia, vorrei poter diventare il cantore della tua purez-za più fragrante del gelsomino in fiore;

vorrei poter dipingere la lucentezza dei tuoi occhi per illuminare le menti di chi rifiuta la croce da te accettata nel sorriso e con amore;

vorrei diffondere nel mondo intero quell’infinito si che tu hai regalato al Bambino Gesù per riscaldarlo un po’ perché infreddolito dalle piaghe del peccato;

vorrei poter stringere ancora le tue mani di bambina per sentire l’intensa vibrazione del tuo calore-amore che sempre mi commuove;

vorrei conoscere e regalare a tanti bimbi le filastrocche apprese dalla mamma e dal papà che con fatica ripresen-tavi a loro per regalare attimi di felicità.

Silvia, dolcissima Silvia, il tuo dolore innocente, silen-zioso, visibile solo a chi ti ha custodito come perla prezio-sa, ti ha reso vittima immolata.

Ora che il Signore è venuto a bussare alla porta del tuo cuore e ti ha introdotto nell’azzurro del suo cielo, lasciami accendere una luce soave alla fiamma della tua vita che odora solo di paradiso.

Silvia, piccola sposa di Gesù, fa’ che la mia penna libera e serena nella volontà del Padre, sappia cogliere le immense sfumature della tua anima radiosa, sempre aperta al sorriso.

Fa’ che io non indietreggi mai pur se stanca e affaticata, nel cercare tutta la verità che il Signore ha deposto alla porta del tuo cuore per essere partecipe della sua gloria.

Silvia, pur se costretta all’immobilità totale, io sono certa che tu hai per anni corso come ora le vie del cielo e quelle della terra perché da sempre angelo consolatore.

Vieni sempre in mezzo a noi, prendici per mano e fai vibrare in ogni angolo del mondo il tuo canto d’amore.

Parlami, parlaci di quel Gesù che ti ha voluto in croce per farci uscire dall’oceano della distruzione perversa e dilagante per approdare tutti insieme - noi, i redenti del suo Amore – verso i lidi di una rinascita senza tramonto.

Giuseppina Giacomini

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Finestre Aperte 17

Roma, 30 maggio 2009

MARIA, “NUOVA COME LA LUCE A OGNI ALBA”A Roma parole e suoni d’organo per conoscere la Serva di Dio Maria Bolognesi

Sabato 30 maggio, alle ore 19, presso la Chiesa di San Marcello al Corso di Roma si è tenuta la presentazione del libro agiografico, in formato tascabile, “Maria Bolognesi: tanto povera ma ricca di Dio”, coedito da Elledici e Velar.

Un’iniziativa che, compli-ce una riuscita alchimia tra parole, musica e spiritualità, ha donato al pubblico, dav-vero numeroso nonostante le manifestazioni legate al G8, che hanno paralizzato la capi-tale, il biglietto per un viaggio speciale al centro del cuore.

La sintetica e intensa rela-zione introduttiva sulla vita di Maria, curata dallo stes-so autore del libretto P. Tito M. Sartori, è stata seguita dal concerto d’organo, esegui-to dall’organista Francesco Maria Rigobello, frate Servo di Maria, docente titolare di Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Trento e concertista in Italia e all’estero.

A scandire i brani di Bach, Vivaldi, Schumann, Vierne e Messiaen, come un segnalibro luminoso tra le pagine della vita di Maria Bolognesi, i testi poetici di David Maria Turol-do, un’antologia curata dallo stesso Rigobello e in piena sintonia con i capitoli principali dell’esistenza della Serva di Dio descritti nella presentazione di P. Tito M. Sartori.

Per chi ha incontrato Maria Bolognesi per la prima volta così, in un sabato sera di maggio, che poteva sembrare una serata qualunque, non poteva esserci una sintesi migliore, profonda e semplice al tempo stesso, “vaso di creta” che è diventato, in un crescendo di note, gocce di emozioni e pace dell’anima, “vaso di elezione colmo di amore”.

Una sintesi che, per chi invece già conosceva Maria Bolognesi, si è fatta balsamo e fonte di rinnovato vigore spirituale al tempo stesso, un re-incontro con una cara amica che, con dolce prepotenza, ha trovato, di nuovo, un modo unico e forte di richiamarci a sé e, tramite sé, alla carità, alla fedeltà, alla semplicità, alla comunione, alla preghiera, alla gratitudine, alla profezia.

Sette parole scelte non a caso, ma suggerite dal percorso tracciato nella sua esecuzione da Rigobello: 1. Un amore da raccontare (carità) – J.S. Bach Corale “Wachet auf”; 2. Una croce da scegliere (fedeltà) – J.S. Bach Corale “Herzlich tut mich verlangen”; 3. Una tenerezza da

curare (semplicità) – J.S. Bach Andante dalla Trisonata n. 4; 4. Una gioia da donare (comunione) A. Vivaldi – Concerto il la minore trascrizione per organo di J.S. Bach;

5. Una passione da offrire (preghiera) – R. Schumann Esquisse in fa minore; 6. Un canto da intonare (gratitu-dine) – L. Vierne Carillon de Westminster ; 7. Una visione da contemplare (profezia) O. Messiaen – Transports de joie d’une âme devant la gloi-re du Christ qui est la sienne.

Non è facile ridurre alla semplice cronaca dei fatti il momento che abbiamo vissu-to e condiviso il 30 maggio. Spesso le mani, abituate a correre rapide sulla tastiera, si fermano nervose, serrandosi nei pugni impotenti, dalle dita incapaci di battere le lettere giuste, di trasmettere con le

parole qualcosa che non è stato solo parola, ma puro spirito, luce, vita.

Per questo, obbedienti al cuore, vi invitiamo a soffer-marvi sulle parole della relazione di P. Tito M. Sartori, una breve guida alla lettura del libretto agiografico, e sui versi di David Maria Turoldo, scelti a comporre la nostra personale antologia, con l’augurio che presto altri compa-gni di viaggio possano vivere quell’esperienza mistica che abbiamo ricevuto in dono, inattesa e per sempre radicata nell’intimo.

Chiara BologniniMusica e Po sia aria Bologn si

Ama / saluta la gente / dona

Ama / saluta la gente / donaperdona / ama ancora e saluta.

perdona / ama ancora e saluta.David Maria Turoldo

David Maria Turoldo

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Chiesa di San Marcello al Corso di Roma

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“Presentare la biografia della serva di Dio Maria Bolognesi risulta un’im-presa ardua. Ci si trova infatti dinanzi ad una persona che nel prosieguo del tempo sostituì, all’assoluta mancanza di cultu-ra (ha frequentato solo la prima classe elementare), un’esperienza soprannatu-rale ed umana dai risvolti difficilmente comprensibili per coloro che accusano carenza di fede.

La sua vita fu breve: soli 55 anni (21 ottobre 1924-30 gennaio 1980) [...].

Questo il quadro anagrafico. In esso è assente la parte più significativa della vita della Bolognesi: il suo rapporto con Dio. Tale rapporto conobbe una svolgimento umanamente strano. Nel periodo della miseria, più che dello stato di povertà, l’allora bambina, poi ragazza e successivamente adolescente Maria, mantenne sempre una fede nel Signore viva, costante, talmente incisiva che lascia per lo meno esterrefatti, per-ché non si riesce a capire come ciò sia potuto accadere, quando in casa man-cava il pane, il vestiario indispensabile, infuriava la gelosia del padre nei con-fronti della mamma con le conseguenti bestemmie, atti di violenza, sentimenti

Nella sua relazione introduttiva P. Tito M. Sartori ha tracciato un quadro anagrafico sintetico ed esaustivo della vita di Maria Bolo-gnesi. Invitandovi a scoprire i momenti salienti vissuti nei pochi anni (55) della sua esistenza con la lettura del volumetto, riportiamo qui i momenti salienti della relazione dedicata “alla parte più significativa della vita della Bolognesi: il suo rapporto con Dio”.

Roma, 30 maggio 2009

di disperazione, senso di vergogna per la povertà subita, non certo voluta.

Una volta superata la crisi della gelo-sia del marito nei confronti della con-sorte – superamento datato 18 gennaio 1938 – e ritornata la pace tra le mura domestiche, pochi mesi dopo improvvi-samente piomba su Maria Bolognesi la possessione demoniaca, che dal giugno 1940 alla fine di gennaio 1942, segnerà amaramente i giorni della quindicenne adolescente. Fu un periodo dramma-tico, che andò via via intensificando la propria azione, inizialmente causata da un maleficio nominato, negli studi demoniologici, come «legatura». Questa azione perversa ebbe termine alla fine di gennaio 1942, alleggerita da un esorci-smo esercitato dal Vescovo mons. Guido Maria Mazzocco nell’estate 1941 con grande beneficio per Maria Bolognesi. La liberazione dalla possessione demo-niaca prelude al grande evento verifi-catosi il 2 aprile 1942, vale a dire nella notte tra il mercoledì e il giovedì santo.

Detto così, potrebbe sembrare esito di fantasia. Le caratteristiche dell’av-venimento dimostrano al contrario una straordinaria veridicità confermata da fatti inoppugnabili, riscontrabili con la forza della cronaca giornalistica più autentica. Quella notte il Signore le traccia tutto il futuro della sua vita, le fa intendere il tipo di rapporto che egli intende avere con lei, qualora ne ottenesse il consenso. Questo rapporto ha delle precise denominazioni: fidan-zamento e matrimonio mistico. Il primo contrassegnato da un anello con cin-que rubini segni delle cinque stimmate poi progressivamente inferte; il secondo dalla sostituzione del primo anello con un secondo avente per stampigliatura l’Ecce Homo, segno del possesso delle persone contraenti significato da precise parole: “Tu dici sempre voglio essere solo di Gesù, ed io sono tuo”.

Da questo momento Maria Bolo-gnesi diviene sposa della vittima divina e ne condivide le sofferenze redentrici, offrendo la propria vita mano mano che

Dalla presentazione del testo agiografico, Relatore P. Tito M. Sartoriil divino consorte le richiede collabo-razione partecipatrice. La gravità dei peccati dell’umanità, le lacrime della Vergine dolente per il male che dilaga nel mondo, la tristezza per le infedeltà di coloro che si sono volontariamente consacrati a Dio nella vita religiosa o sacerdotale, o sono venuti meno al vin-colo indissolubile contratto nel sacra-mento del matrimonio, appaiono un oceano di male che pesa sul cammino dell’umanità e che richiede alle anime umili e generose di unirsi al Cristo Crocifisso e alla Vergine Addolorata per allontanare i castighi, che per indurre al ravvedimento potrebbero essere inferti.

Non ci sono nella vita della Bolo-gnesi soltanto sofferenze reali collegate a queste offerte di sé; ci sono anche, e giornalmente, i patimenti affrontati per aiutare, lei povera, coloro che abbisogna-no di aiuti materiali per sopravvivere o di aiuti spirituali per superare disperazione, affanno, ingiustizie, umiliazioni, infer-mità temporanee o croniche. Lei non si risparmia mai. È sempre sulla breccia, con una calma interiore e una pace pro-fusa in parole dolcissime che leniscono l’animo esacerbato o senza fede di chi l’ascolta. Sembra un angelo atterrato improvvisamente tra gli uomini.

Si capisce allora perché, persone di ogni ceto sociale, la cerchino in continuazione. Sentono in lei una pre-senza che altri non riesce a rivelare. Lei invece la manifesta sotto le vesti della semplicità e dell’umiltà, e con la forza dell’arma più disarmante: il perdono e l’amore.

La lettura del libretto svelerà questo segreto itinerario di un’anima che in Dio ha trovato la pace più profonda dell’ani-ma, sia quando le vicende si svolgevano tranquille, sia quando imperversava la persecuzione più crudele e disumana, o si facevano avanti incomprensione e derisione, perfino da parte del clero. Il suo amore era Gesù, lo sposo dell’anima sua, che le illuminava il cammino inte-riore con la forza e la luce dello Spirito di Dio”.P. Tito M. Sartori e P. Francesco M. Rigobello

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Nel rispetto di quanto disposto dal D. Lgs 196/2003 Le comunichiamo che i suoi dati fanno parte dell’archivio elettronico del Centro Maria Bolognesi e saranno usati esclusivamente per comunicarLe le nostre iniziative.In qualsiasi momento e gratuitamente Lei potrà richiedere modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione degli stessi attraverso richiesta scritta da inviare a:CENTRO MARIA BOLOGNESI - via G. Tasso, 49 - 45100 ROVIGOIn caso di cancellazione del nominativo non potremmo più spedirLe alcuna informazione.Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo autoriz-zati a conservare nel nostro archivio elettronico i Suoi dati personali nel rispetto del D. Lgs 196/2003.La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e serenità a Lei e a tutti i suoi cari, con un ricordo nella preghiera.

Centro Maria Bolognesi

365 giorni con Maria Bolognesi?

Cari Lettori,vogliamo ricordarvi che il prossimo 30 gennaio 2010 ricor-

rerà il trentesimo anniversario della nascita al cielo di Maria Bolognesi.

Per valorizzare questo avvenimento il Centro vuole propor-re un’iniziativa particolare, che si traduce nella produzione di un’agenda settimanale personalizzata nel “segno” della Serva di Dio. Un modo sobrio ma originale per trascorrere 365 giorni in compagnia di Maria Bolognesi. Non forniamo ulteriori dettagli per non togliere la sorpresa. Nella realizzazione di questo pro-getto è però indispensabile la vostra collaborazione: infatti solo con un preventivo di prenotazioni siamo in grado di procedere.

Per questa prima fase di valutazione è sufficiente far perve-nire presso il Centro il tagliandino sotto riportato o l’impegno di prenotazione attraverso fax, e-mail o telefono.

Ovviamente nel prossimo numero, in base alle adesioni rice-vute, saremo in grado di dare ulteriori notizie.

Il Centro Maria Bolognesi

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C.A.P. CITTÀ PROV.

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Desidero prenotare N. ________ COPIE

di 365 GIORNI CON MARIA BOLOGNESI

DOMENICA DOMENICA 6 SETTEMBRE 2009 - 6 SETTEMBRE 2009 - ore 9.00ore 9.00

Chiesa di S. Sebastiano Martire di Bosaro (RO)

S. MESSAcelebrata da

Padre Gianpietro Carraro

per la glorificazione della Serva di Dio Maria Bolognesi

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viene celebrata una S. Messaper la Serva di Dio

Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo

“UNA POESIA PER IL QUADRO”“UNA POESIA PER IL QUADRO”La nuova iniziativa, promossa dalla rubrica “Sulle ali della Poesia”, desidera mettere in risalto il talento pittorico di Maria Bolognesi e promuovere l’interazione tra le arti – come già sperimentato con successo nel 2007 e nel 2008 – perciò la nuova tematica a cui ispirarsi sarà il dipinto qui pubblicato, opera della Serva di Dio.L’interpretazione del dipinto avvenga con estrema libertà, in modo da far emergere la vostra fantasia.

Per partecipare è sufficiente spedire entro il 20 agosto 2009 una poesia a tema, che non superi i 30 versi, in unica copia, corredata dalle proprie generalità (nome, cognome, indirizzo, data di nascita, telefono, e-mail) e dall’autoriz-zazione al trattamento dei dati personali.Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file .doc), per richiedere Finestre Aperte e ricevere informazio-ni, rivolgersi a:

Centro Maria BolognesiVia G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

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Sul prossimo numero di Finestre Aperte – che uscirà a set-tembre – verranno pubblicate le opere selezionate ispirate al quadro in oggetto, accompagnate da un commento della poetessa Ludovica Mazzuccato. Tra queste, le più meritevoli a giudizio insindacabile della redazione – che si riserva di cestinare quelle che in qual-siasi modo offendano i valori morali cristiani o che non rispettino il presente regolamento – verranno premiate con un grazioso omaggio.Vi preghiamo vivamente di divulgare, con la sensibilità particolare degli artisti, questa iniziativa perché crediamo che l’arte sia mezzo di comunicazione di disarmante effi-cacia.