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Preghiera e riflessione
in preparazione al
Capitolo Generale
dell'ʹOrdine Carmelitano
2013
"ʺUna parola di speranza e di salvezza"ʺ (Cost. 24):
vivere il carisma e la missione del Carmelo oggi
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Alcune citazioni e riflessioni mentre vi preparate ....
"ʺC’è bisogno di un serio e costante discernimento per ascoltare quello che lo Spirito dice alla comunità (cfr Αp 2,7), per riconoscere quello che viene dal Signore e quello che gli è contrario (cfr Vita Consecrata, 73). Senza il discernimento, accompagnato dalla preghiera e dalla riflessione, la vita consacrata corre il pericolo di accomodarsi sui criteri di questo mondo: l’individualismo, il consumismo, il materialismo; criteri che fanno venir meno la fraternità e fanno perdere fascino e mordente alla stessa vita consacrata. Siate maestri di discernimento, affinché i vostri confratelli e le vostre consorelle assumano questo habitus e le vostre comunità siano segno eloquente per il mondo di oggi"ʺ.
(Papa Benedetto XVI all’assemblea dell’Unione dei Superiori Generali, 2011. Citato nel discorso del Priore Generale nella Congregazione Generale del 2011 a Niagara Falls.)
“Vediamo così che il vecchio albero, trapiantato nel nuovo terreno, ha continuato la sua crescita. Una crescita influenzata naturalmente dalle nuove condizioni, ma è sopravvissuto alle tempeste e agli inverni del nuovo ambiente. Per la sua intima vitalità e per le cure del divino Giardiniere ha affondato le sue radici nel nuovo suolo. A volte le tempeste ne hanno strappato qua e là un ramo e la sua vita è stata minacciata, ma il vecchio tronco non ha potuto essere distrutto. Ha messo fuori nuovi polloni e i suoi rami si sono allargati come non mai. E adesso è là, non ultimo tra i nobili alberi nel grande giardino della Chiesa” (Tito Brandsma, Bellezza del Carmelo, p. 45).
“La lectio divina è una fonte genuina della spiritualità cristiana, e ad essa ci invita la nostra Regola. La pratichiamo, quindi, ogni giorno, per acquistarne un soave e vivissimo affetto e allo scopo d’imparare la sovreminente scienza di Gesù Cristo. In tal modo metteremo in pratica il comando dell’Apostolo Paolo, riportato nella Regola: «La spada dello spirito, che è la Parola di Dio, abiti in abbondanza nella vostra bocca e nei vostri cuori, e tutte le cose che dovete fare, fatele nel nome del Signore»” (Costituzioni, 82). “Tutte noi, che portiamo questo sacro abito del Carmine, siamo chiamate all'ʹorazione e alla contemplazione” (5M 1,2). “... Se qualcuna vedrà che il suo
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Ordine va decadendo in qualche cosa, cerchi d’essere una pietra tale da poter con essa far rialzare l’edificio: il Signore l’aiuterà a riuscirvi” (F 4,8). “Per amore di nostro Signore vi supplico di ricordarvi della rapidità con la quale tutto finisce, della grazia di cui egli ci ha favorito nel farci abbracciare quest’Ordine e del rigoroso castigo che toccherà a chi introdurrà in esso qualche rilassamento. Tenete sempre gli occhi fissi sulla stirpe di quei sommi profeti da cui discendiamo. Quanti santi abbiamo in cielo che hanno portato quest’abito! Cerchiamo di avere la benedetta presunzione di essere, con la grazia di Dio, simili ad essi. La battaglia durerà poco, sorelle mie, e la meta è eterna” (F 29,33). (Santa Teresa di Gesù)
“Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'ʹuno e gli altri si conservano” (Mt 9,16-‐‑17).
“In questi decenni è avanzata una «desertificazione» spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada”. (Benedetto XVI – Omelia Santa Messa per l’apertura dell’Anno della Fede)
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INTRODUZIONE
Il fine della vita carmelitana
Al cuore della tradizione del Carmelo vi è quel duplice scopo della vita carmelitana che fu enunciato da Filippo Ribot (La formazione dei primi monaci, Libro I, 2): “offrire a Dio un cuore santo e puro da ogni macchia attuale di peccato, e gustare in qualche modo nel proprio cuore e sperimentare nella propria mente, non solo dopo la morte, ma anche in questa vita mortale, la potenza della presenza divina e la dolcezza della gioia celeste“. Se per noi questa affermazione è vera, allora torneremo di continuo, forse con nuove espressioni, su questa idea fino a trovarvi quel vero senso che dà alle nostre vite. Essa ci invita a pensare, nello stesso tempo, alla santità e alla giustizia (per camminare in santità e giustizia, al suo cospetto, per tutti i nostri giorni, Lc 1,75) e ad affermare che non vogliamo questi doni solo per noi stessi, ma per tutta la gente con la quale condividiamo la vita, il ministero, la comunità, le gioie e i dolori. Tre questioni::
Se teniamo presenti, in maniera globale, gli eventi dell’Ordine e le dichiarazioni da parte del governo generale (vale a dire il Priore Generale e il suo Consiglio, il Consiglio delle Province del 2009 e la Congregazione Generale del 2011), allora vedremo emergere una serie di punti molto chiari e di particolare interesse:
1) che abbiamo bisogno di rinnovare il nostro orgoglio ed entusiasmo per la nostra fede, le nostre tradizioni e per quello che, come Carmelitani, abbiamo da offrire alla Chiesa e al mondo;
2) che abbiamo bisogno di sviluppare quello che sarà per alcuni membri dell’Ordine, ma non per tutti, un modo completamente nuovo di lavorare con i laici, con i membri della variegata famiglia carmelitana, e con i membri di altre realtà impegnate nella Chiesa;
3) che dovremmo focalizzare qualche tipo di impegno particolare nel nostro lavoro tra la gente: alcuni suggeriscono che il campo della preghiera e della direzione spirituale possa essere la risposta; mentre altri credono che dobbiamo unire il nostro dono della contemplazione con l'ʹopera di trasformazione della società, a partire dalla trasformazione della persona.
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Tutto questo continuerà ad essere fatto nei santuari, nelle parrocchie, nei centri di formazione, attraverso la nostra ONG, e in molti altri modi.
Le risposte a questi tre punti potrebbero avere delle importanti ricadute sulla “missione” e le “missioni” dell'ʹOrdine, su quelle nuove e quelle già esistenti.
Il nostro carisma
Oggi vediamo che, dopo numerosi studi e riflessioni, il nostro carisma è stato definito e spiegato con chiarezza nelle Costituzioni del 1995 e nella RIVC. Il nostro carisma è la “contemplazione” con cui viviamo in ossequio di Gesù Cristo, nella preghiera, nella fraternità e nel servizio, seguendo l'ʹesempio di Elia e di Maria. Sappiamo qual è il nostro carisma! Ciò che ora per noi è necessario consiste nel viverlo, a livello personale e comunitario, come un servizio alla Chiesa e al mondo. Contesto
Ognuno di noi ha il proprio modo di descrivere e di giudicare il contesto in cui viviamo e in cui il nostro Capitolo avrà luogo. Qui si può dire che il contesto del Capitolo Generale è caratterizzato da una serie di realtà: su un versante positivo abbiamo la crescita dell’Ordine in molte parti del mondo, la ricchezza di informazioni sulla nostra tradizione e sul carisma, e un nuovo risveglio tra i laici che vogliono far parte della nostra famiglia. Su quello negativo registriamo in molte parti del mondo dei gravi tagli alle entrate economiche della gente, l’aumento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani, un nuovo tipo di sfiducia nelle istituzioni e nei loro leader, il divario crescente tra ricchi e poveri, la grave minaccia per l’ecosistema a causa dell’avidità e della miopia di tanti, la fede e la credenza in tutti i tipi di "ʺdei"ʺ, che stanno rimpiazzando il Dio dei cristiani, infine, le speranze e le aspettative del Concilio Vaticano II, che devono essere ancora realizzate. In questo contesto come carmelitani siamo chiamati ad offrire e diventare una parola di speranza e di salvezza vivendo il carisma e la missione .... “Per diventare parola di Dio è necessario entrare in un processo di trasformazione interiore e acconsentire alla presenza e azione di Dio nella vostra vita. Questa è opera di Dio, ma Dio non agirà senza il nostro consenso. Processo che può essere doloroso perché ci fa vedere noi stessi come realmente siamo e non come vorremmo essere. Il rischio ricorrente è fuggire da questo incontro con noi stessi, perché non vogliamo accettare ciò che ci
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viene rivelato. Il processo di trasformazione comprende la distribuzione di ciò che è falso dentro di noi, così che possa venire ala luce il vero io”. (Joseph Chalmers, Il Dio della nostra Contemplazione , 2004, par. 39)
Domande per la riflessione personale al termine di ogni sessione:
1. Che cosa ha colpito di più la mia attenzione (un’intuizione, un spinta interiore)? Che cosa vedo accadere nel mondo che mi circonda? Sono convinto di avere qualcosa da offrire?
2. Cosa mi sento spinto a fare? A essere sacerdote? A essere un religioso? A vivere in comunità dando testimonianza? Ad andare tra i poveri? A lavorare con quelli che sono influenti e potenti? A insegnare o a predicare? A dedicarmi alla direzione spirituale?
3. Con quali risorse lavoro: il mio talento, la mia formazione, la mia comunità? le altre persone? la mia preghiera e la fede?
4. Di che cosa potrei avere bisogno e che non ho? Di altre persone con cui lavorare? Di più formazione e istruzione? Di una maggiore coesione nel prendere decisioni? Di maggiori risorse finanziarie?
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PRIMA MEDITAZIONE
Tema: La contemplazione al cuore del nostro carisma: l’amore di Dio ci trasforma.
Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino? (Lc 24:32)
I discepoli sulla strada di Emmaus passarono dalla tristezza e dal senso di vuoto alla gioia di riconoscerlo nella condivisione della sua parola e nello spezzare del pane. I discepoli che lo incontrano nella contemplazione diventano annunciatori della sua resurrezione e costruttori di comunità. Invocazione allo Spirito Santo
O Spirito di Gesù, aiutaci a servire Dio nostro Padre nella nuova vita che tu ci indichi e liberi da ogni forma di schiavitù (Rm 7,6). Noi ti preghiamo: quando leggiamo la Parola di Dio, solleva il velo dai nostri cuori perché sappiamo riconoscere in essa il volto di Cristo Gesù (2 Cor 3,4). Egli vive e regna con Dio Padre per tutti i secoli dei secoli. Amen
Consapevoli di ciò che accade nel mondo
Facciamo una pausa di riflessione, da soli o con gli altri, per ripensare alla nostra esperienza su quanto sta accadendo oggi nel mondo ... con particolare attenzione alla presenza o assenza di Dio. Meditando sul nostro mondo scopriremo che siamo sempre più pronti a volgerci verso Dio e a cercare la sua Parola. 1a Lettura: Luca 24,13-‐‑35. Lo riconobbero nella frazione del pane
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio
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distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'ʹhanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'ʹhanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'ʹun l'ʹaltro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'ʹindugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'ʹavevano riconosciuto nello spezzare il pane..
2a Lettura: Vivere alla presenza e nell’amore di Dio
La contemplazione costituisce il viaggio interiore del Carmelitano proveniente dalla libera iniziativa di Dio che lo tocca e lo trasforma verso l’unità di amore con lui, elevandolo a poter godere gratuitamente di essere
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amato da Dio e vivere nella sua presenza amorosa. È questa una esperienza trasformante dell’amore di Dio che sovrasta. Questo amore ci svuota dai nostri modi umani limitati e imperfetti di pensare amare e agire; e li trasforma in modi divini e ci abilita “non soltanto dopo la morte, ma anche in questa vita mortale, a gustare alquanto nel cuore e a sperimentare nell’animo la potenza della presenza divina e la dolcezza della gloria celeste”.
La dimensione contemplativa non è soltanto uno tra gli altri elementi del carisma (preghiera, fraternità e servizio), ma è l’elemento dinamico che li unifica tutti (RIVC n. 23).
3a Lettura: Fedeltà al nostro carisma, coraggio nelle nostre decisioni.
Lo smarrimento del senso radicale della vita, il pluralismo delle visioni del mondo e dell'ʹuomo, il senso d'ʹinsoddisfazione esistenziale da una parte e l'ʹesigenza dall'ʹaltra di infondere speranza nella lotta per il cambiamento e la costruzione di un mondo più fraterno, fanno sorgere nell'ʹumanità il grido e la richiesta di trascendenza e di contemplazione.
Questo grido e questa richiesta interpellano direttamente la nostra fedeltà a1 carisma e ci spingono a scelte coraggiose. Saremo fedeli al nostro carisma se affrontiamo le diverse situazioni e culture con senso profetico e atteggiamento di fede per scoprirvi il Dio che vive e parla nella storia. Ogni nostra scelta nel servizio dei fratelli deve procedere da questo atteggiamento contemplativo e farvi riferimento. (Falco Thuis, Priore Generale, Colpiti dal mistero di Dio, Roma 1983.)
Domande per la riflessione, individuale o in comune,
1. Che importanza ha la contemplazione nella tua vita?
2. In che modo l'Ordine Carmelitano ti ha aiutato a sviluppare il dono della contemplazione?
3. Che significa per te l’affermazione: “la contemplazione è il migliore dono del nostro Ordine alla Chiesa”?
4. I discepoli hanno sperimentato il crollo di tutto ciò in cui avevano riposto la loro speranza, per poi trovare, attraverso l’incontro con la Parola di Dio, una nuova vita che si è spalancata davanti a loro. Se questa è l'immagine di ciò che sta accadendo nel nostro mondo, o nel nostro Ordine, allora, attraverso la nostra fedeltà alla Parola di Dio, che tipo di mondo intravediamo che sta nascendo davanti a noi?
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Preghiamo in rendimento di grazie:
-‐‑ Per il dono della conoscenza di Dio, in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Sia benedetto Dio per sempre.
-‐‑ Per il dono della salute e della felicità, per il dono di una famiglia e di una casa. Sia benedetto Dio per sempre.
-‐‑ Per il dono delle persone che si prendono cura di noi, lavorano con noi e attendono una parola di speranza e di salvezza da noi. Sia benedetto Dio per sempre.
Preghiere aspirative (Le possiamo ripetere con frequenza nel nostro cuore)
o Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco (Sal 63). o Come la cerva anela ai corsi d'ʹacqua, così l'ʹanima mia anela a te, o Dio
(Sal 42). o Non ci ardeva il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il
cammino? (Lc 24,32).
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SECONDA MEDITAZIONE
Tema: Una nuova relazione con la gente con cui condividiamo il cammino "ʺSe dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni gli altri"ʺ (Gv 13,14).
Se ci sentiamo in qualche modo superiori agli altri, dobbiamo chiederci: è questa la via del Vangelo? Se abbiamo difficoltà a lavorare con altre persone, preferendo sempre il nostro modo a quello degli altri, dobbiamo chiederci: è questa la via del Vangelo? Se ci accorgiamo di non saper riconoscere le capacità altrui, facendone a meno nel costruire la nostra comunità, dobbiamo chiederci: è questa la via del Vangelo?
Invocazione allo Spirito Santo
Spirito di Dio, tu vieni sempre in aiuto alla nostra debolezza, soprattutto, quando non abbiamo parole per pregare. Aiutaci nei momenti bui della nostra vita mettendo nei nostri cuori una nuova speranza e la certezza che siamo nelle mani del Padre come suoi amati figli e fratelli tra di noi. Per Cristo nostro Signore. Amen. Vivere nel presente
Facciamo una pausa di riflessione, da soli o con gli altri, per ripensare alla nostra esperienza personale nel vivere momenti di gioia o di sfida lavorando con gli altri.... Meditando sul nostro mondo scopriremo che siamo sempre più pronti a volgerci verso Dio e a cercare la sua Parola.
1a Lettura: Giovanni 13, 1-‐‑17 Vi ho dato l’esempio perché facciate lo stesso.
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva
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messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'ʹacqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'ʹasciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "ʺSignore, tu lavi i piedi a me?"ʺ. Rispose Gesù: "ʺQuello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo"ʺ. Gli disse Simon Pietro: "ʺNon mi laverai mai i piedi!"ʺ. Gli rispose Gesù: "ʺSe non ti laverò, non avrai parte con me"ʺ. Gli disse Simon Pietro: "ʺSignore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!"ʺ. Soggiunse Gesù: "ʺChi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti"ʺ. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "ʺNon tutti siete mondi"ʺ. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "ʺSapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'ʹesempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.
2a Lettura: Lumen Gentium 30 Tutti secondo il proprio ruolo
Il santo Concilio, dopo aver illustrati gli uffici della gerarchia, con piacere rivolge il pensiero allo stato di quei fedeli che si chiamano laici. Sebbene quanto fu detto del popolo di Dio sia ugualmente diretto ai laici, ai religiosi e al clero, ai laici tuttavia, sia uomini che donne, per la loro condizione e missione, appartengono in particolare alcune cose, i fondamenti delle quali, a motivo delle speciali circostanze del nostro tempo, devono essere più accuratamente ponderati. I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto i laici contribuiscano al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune. Bisogna infatti che tutti « mediante la pratica di una carità sincera, cresciamo in ogni modo
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verso colui che è il capo, Cristo; da lui tutto il corpo, ben connesso e solidamente collegato, attraverso tutte le giunture di comunicazione, secondo l'ʹattività proporzionata a ciascun membro, opera il suo accrescimento e si va edificando nella carità» (Ef 4,15-‐‑16).
3a Lettura: Costituzioni Carmelitane Il convento, luogo del “convenire”, dove vive la comunità, per il Carmelo è anche luogo di accoglienza, al fine di condividere con la gente quella comunione dei cuori, quella riconciliazione fraterna e quell'ʹesperienza di Dio che si vive nella comunità (Cost. n. 23).
Questo modo di essere “in mezzo al popolo”, infine, è segno e testimonianza profetica di rapporti nuovi, amicali e fraterni tra gli uomini e le donne, ovunque. È profezia di giustizia e di pace nella società e tra i popoli, realizzata, come elemento integrante della Buona Novella, nell'ʹimpegno fattivo a collaborare per la trasformazione di sistemi e strutture di peccato in sistemi e strutture di grazia. È anche «scelta di condivisione con i “minores” della storia, per dire dal di dentro, più con la vita che con la bocca, una parola di speranza e di salvezza». Una opzione questa che è logica conseguenza della nostra professione di povertà in una fraternità mendicante e in linea con l’ossequio di Cristo Gesù, vissuto anche nell'ʹossequio dei poveri e di coloro nei quali si rispecchia di preferenza il volto del Signore (Cost. n. 24).
Domande per la riflessione, individuale o in comune.
1. In che modo hai saputo riconoscere i doni e i ministeri dei laici nel tuo lavoro e nella tua vita?
2. In che cosa ti è stato difficile o impegnativo condividere il tuo lavoro e il ministero con altri membri della Chiesa, compresi i laici?
3. Cosa stava insegnando Gesù ai discepoli quando ha lavato loro i piedi? Come possiamo interpretare oggi il gesto del lavare i piedi?
4. Come hai reagito davanti al concetto di “Famiglia Carmelitana” così come è apparso in questi ultimi tempi? Quali potrebbero essere i vantaggi nel parlare di più di “Famiglia Carmelitana” invece di “Ordine Carmelitano”?
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Momento Penitenziale
Signore Gesù, l'ʹamore è il primo comandamento .. Perdona la mia mancanza di amore e aiutami ad amare gli altri come hai amato me. Signore pietà
Signore Gesù, tu ci hai dato gli uni agli altri al fine di edificare il tuo corpo e rendere il tuo Regno presente sulla terra. Perdonami se non ho gioito del dono di altre persone e aiutami a gioire sempre di più in tutto ciò che possiamo fare insieme. Cristo, pieta
Signore Gesù Cristo, tu hai lavato i piedi ai discepoli e hai insegnato loro a seguire il tuo esempio. Perdona l'ʹorgoglio che mi trattiene e aiutami ad essere il servo di tutti. Signore pietà
Continua…
Signore Gesù, insieme ti chiediamo perdono e misericordia… Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
Preghiere aspirative
o Un servo non è più grande del suo padrone... (Gv 15,20). o Ti basta la mia grazia; la mia potenza si manifesta pienamente nella
debolezza (2Cor 12,9). o Quando il Figlio dell'ʹuomo verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8). o Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 6, 68). o In Cristo, un solo corpo e un solo spirito (Preghiera Eucaristica II).
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TERZA MEDITAZIONE
Tema: Chiamati ad essere portatori della Parola: un’attenzione particolare per i nostri apostolati.
"ʺ Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo "ʺ (Lc 1,44)
I Carmelitani non sono mai stati definiti da un apostolato specifico. Tuttavia il nostro Ordine ha dato priorità ad alcuni apostolati, come il ministero nelle parrocchie, nei santuari, nelle scuole e nei centri di spiritualità. È possibile trasmettere la Parola di Dio agli altri attraverso qualsiasi apostolato o, al contrario, è possibile che alcuni apostolati ci permettano di farlo meglio di altri?
Invocazione allo Spirito Santo
O Dio, Signore e Padre nostro, fonte della gioia e dell’amore, la grazia del tuo Spirito è senza misura: tu la offri in abbondanza a tutti i tuoi figli. Ti preghiamo di inviarci lo Spirito del tuo Figlio: che ricolmi i nostri cuori della pienezza del tuo amore, perché, amando solo te, possiamo in te amare con tenerezza il nostro prossimo. Per Cristo tuo Figlio e nostro Signore. Amen.
Vivere nel presente
Facciamo una pausa di riflessione, da soli o con gli altri, per ripensare alla nostra esperienza sulle nuove esigenze e sfide che l’apostolato oggi pone alla società in generale, alla Chiesa, al nostro Ordine e al mondo che ci circonda. Meditando sul nostro mondo scopriremo che siamo sempre più pronti a volgerci verso Dio e a cercare la sua Parola.
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1a Lettura: Luca 1,39-‐‑46 Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "ʺBenedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'ʹadempimento delle parole del Signore"ʺ. Allora Maria disse: "ʺL'ʹanima mia magnifica il Signore. e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”.
2a Lettura: Lettera dei giovani europei al Priore Generale dopo il Pellegrinaggio della Speranza del 2010
È stato bellissimo incontrare a Roma tanti giovani di differenti paesi d’Europa. Abbiamo capito di non essere soli e che molti altri giovani si confrontano con i nostri stessi problemi. E poi, stando insieme, ci siamo resi conto di far parte di qualcosa di più grande: di una comunità di fede, che ci dà la forza e il coraggio per vivere più in pienezza la nostra fede. La fede si esprime in molte maniere e abbraccia molti diversi aspetti della vita, è importante comprendere che la fede si può anche esprimere quando ci stiamo semplicemente divertendo. Attraverso la musica, la preghiera e la creatività, abbiamo scoperto che la fede è un linguaggio che trascende ogni frontiera geografica, culturale o economica. È importante che impariamo a comunicare questo messaggio negli ambienti in cui viviamo.
I giovani di oggi devono affrontare molte difficoltà. A volte, sembra che le nostre voci non siano ascoltate nella Chiesa. A Roma, tu ci hai ascoltato; vogliamo continuare il dialogo che hai iniziato. Ci hai aperto il tesoro della tradizione del Carmelo, in che modo ora possiamo condividere queste ricchezze con altri giovani? Ci hai instillato l’orgoglio di appartenere alla Famiglia Carmelitana. In un tempo in cui molti giovani si sentono isolati nella fede, spesso in ambienti ostili o sempre più secolarizzati, sappiamo che la tradizione carmelitana ha molto da dir loro, ma come possiamo comunicarglielo? È importante saper dare l’esempio; la nostra fede deve essere autentica. Abbiamo capito che anche noi, come Angelo Paoli, abbiamo
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il compito di essere solidali con i poveri e gli emarginati. È difficile discernere quale sia il modo migliore di realizzarlo: ti chiediamo, per piacere, aiutaci.
3a Lettura: Come Santa Teresa scoprì la sua vocazione
Durante l'ʹorazione, i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo per cercare una risposta. I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chiesa è composta di diverse membra, e che l'ʹocchio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'ʹinnalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l'ʹApostolo spiega come i doni più perfetti sono nulla senza l'ʹAmore. La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio. Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'ʹorgano più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'ʹamore. Capii che l'ʹamore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'ʹamore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'ʹamore racchiude tutte le vocazioni, che l'ʹamore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell'ʹeccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ʹho trovata finalmente, la mia vocazione è l'ʹamore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l'ʹavete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'ʹamore. Così, sarò tutto... e il mio sogno sarà attuato! (Santa Teresa di Gesù, Ms B. 253-‐‑254)
4a Lettura: Sull’apostolato specifico dei carmelitani
Vorrei riassumere i miei pensieri con le parole di Papa Benedetto XVI, che ho citato stamani: «I Carmelitani sono coloro che ci insegnano a pregare…».
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Queste parole esprimono qual è il nostro compito nella Chiesa e, cosa fondamentale, sono parole che vengono da una papa. È il nostro compito specifico nella Chiesa (…) quello di aiutare gli uomini nella ricerca di Dio e insegnar loro come pregare mentre preghiamo noi stessi per divenire persone che vivono una relazione personale con Cristo così da esserne trasformati. In questi ultimi ottocento anni siamo diventati portatori di un’eredità che è di supporto in un ruolo così delicato e importante per la Chiesa; questo impegno e sforzo ci supera costantemente. Orientati in prima persona nella terra del Carmelo, introdotti nell’abbondanza e nello splendore del suo essere giardino fertile, potremo condurre altri se sapremo proporre con rinnovato coraggio la bellezza di una terra dove scorre latte e miele. (Michael Plattig, O.Carm., alla Congregazione Generale di Niagara Falls, 2011)
Una parola di speranza e di salvezza: “La spada dello Spirito, che è la Parola di Dio, dimori abbondantemente sulla vostra bocca e nei vostri cuori. E tutto quello che dovete fare, fatelo nella Parola del Signore” (Regola, 19).
Domande per la riflessione
1. A che cosa, secondo te, siamo chiamati come carmelitani oggi?
2. Che accostamento si potrebbe fare tra quello che è successo a S. Teresa di Lisieux e quello che accade oggi a noi come individui e come Ordine?
3. Dove hai visto nel Carmelo il dono di “essere contemplativi in azione”?
4. Secondo te, che cosa stanno cercando i giovani di oggi? E come lo interpreti?
5. Che cosa dobbiamo fare per poter rispondere meglio alle esigenze dei giovani d'oggi?
Momento di intercessione
Per la Chiesa e i suoi leader… Ascoltaci, Signore Per la preparazione e il lavoro del Capitolo Generale… Ascoltaci, Signore
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Per le persone con le quali viviamo e che ci sforziamo di servire Ascoltaci, Signore Per le persone che stanno soffrendo Ascoltaci, Signore Per le persone che dedicano la loro vita al servizio degli altri Ascoltaci, Signore Per la giustizia e la pace nel mondo e nella nostra Chiesa Ascoltaci, Signore
Preghiere aspirative
"ʺQuello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi"ʺ (1 Gv 1,3). Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori ( Sl 127). Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. (Sl 72,7)
Preghiera conclusiva
Signore della vita e Dio della salvezza, che ci hai chiamato a condividere la missione del tuo Figlio, fa’ che, dedicando la nostra vita al suo servizio e seguendo il suo esempio, ci adoperiamo, in ogni modo possibile, per far conoscere al mondo il tuo amore che salva e che riempie i cuori degli uomini di consolante speranza. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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Domande in vista del Capitolo Generale
5. Quale è il mio punto di vista sullo stato dell’Ordine/Famiglia del Carmelo in questo momento della storia?
6. Cosa penso che possa fare il Capitolo Generale per animare e far progredire l’Ordine?
7. Quali proposte o suggerimenti mi piacerebbe fare per il Capitolo?
8. Quali potrebbero essere le domande che devono essere poste e che nessuno fa?