premessa2 le opzioni culturali del ... - provincia di cagliari · comunicazione e di interazione...

59
1 PREMESSA .................................................................................................................................................. 2 Il quadro giuridico istituzionale................................................................................................................................ 2 Il Piano Urbanistico Provinciale ex Legge Regionale 45/89 ................................................................................. 2 LE OPZIONI CULTURALI DEL PIANO ................................................................................................. 2 Le opzioni culturali del piano ........................................................................................................................................ 3 Obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di programmazione, progettazione e pianificazione................ 4 Le tendenze e gli scenari di sfondo ............................................................................................................................... 6 Il progetto ambientale dei territori esterni: una prospettiva per la pianificazione provinciale ................................. 7 La valorizzazione delle risorse e i processi sociali di progettazione del territorio................................................... 13 IL PIANO, IL DISPOSITIVO SPAZIALE E IL DISPOSITIVO GIURIDICO ...................................... 19 Ruolo e competenze del PUP/PTC ........................................................................................................................... 19 Il piano come processo di elaborazione di un insieme di attività correlate ............................................................. 27 Il dispositivo spaziale e giuridico del piano ............................................................................................................... 27 L’AMBITO PROVINCIALE ..................................................................................................................... 50 Matrici geo-ambientali............................................................................................................................................. 50 Dimensioni demografiche ...................................................................................................................................... 52 LA NORMATIVA DEL PIANO................................................................................................................ 54 IL SISTEMA INFORMATIVO E I MANUALI DEL PIANO ................................................................. 57 Il sistema informativo .................................................................................................................................................. 57 I manuali ........................................................................................................................................................................ 58

Upload: others

Post on 31-May-2020

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

1

PREMESSA..................................................................................................................................................2 Il quadro giuridico istituzionale................................................................................................................................ 2 Il Piano Urbanistico Provinciale ex Legge Regionale 45/89 ................................................................................. 2

LE OPZIONI CULTURALI DEL PIANO.................................................................................................2

Le opzioni culturali del piano ........................................................................................................................................ 3 Obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di programmazione, progettazione e pianificazione................ 4 Le tendenze e gli scenari di sfondo............................................................................................................................... 6 Il progetto ambientale dei territori esterni: una prospettiva per la pianificazione provinciale................................. 7 La valorizzazione delle risorse e i processi sociali di progettazione del territorio...................................................13

IL PIANO, IL DISPOSITIVO SPAZIALE E IL DISPOSITIVO GIURIDICO ...................................... 19

Ruolo e competenze del PUP/PTC ...........................................................................................................................19 Il piano come processo di elaborazione di un insieme di attività correlate .............................................................27 Il dispositivo spaziale e giuridico del piano...............................................................................................................27

L’AMBITO PROVINCIALE..................................................................................................................... 50

Matrici geo-ambientali.............................................................................................................................................50 Dimensioni demografiche ......................................................................................................................................52

LA NORMATIVA DEL PIANO................................................................................................................ 54 IL SISTEMA INFORMATIVO E I MANUALI DEL PIANO................................................................. 57

Il sistema informativo ..................................................................................................................................................57 I manuali........................................................................................................................................................................58

2

PREMESSA

Il quadro giuridico istituzionale Il quadro giuridico istituzionale investe il ruolo e le competenze della provincia nell’attuale transizione istituzionale; con l'entrata in vigore del DL 267/2000 e della legislazione «Bassanini» si può sostenere che sia stata completato l’impianto costituzionale delle autonomie locali con il riconoscimento della caratteristica essenziale della Provincia come ente intermedio tra Regione e Comuni, rappresentativo di una collettività territoriale di area vasta. In attesa della legislazione di attuazione, la Provincia può promuovere l’attivazione di tutti gli strumenti di “programmazione come processo” che la legislazione statale mette a disposizione. Tali strumenti sono infatti utilizzabili per buona parte delle funzioni regionali da trasferire alla Provincia.

Il Piano Urbanistico Provinciale ex Legge Regionale 45/89 La legge urbanistica regionale, introduce con l’articolo 16 il Piano Urbanistico Provinciale; il Piano Urbanistico Provinciale, redatto nel rispetto della pianificazione regionale, anche per settori di intervento, individua specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei: - per l’uso del territorio agricolo e costiero; - per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali; - per l’individuazione e la regolamentazione dell’uso delle zone destinate ad attività

produttive industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale; - per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento

sovracomunale; - per la viabilità di interesse provinciale; - per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei

progetti che prevedono trasformazioni del territorio. Inoltre, la Legge Regionale 45/89 identifica come strumenti del livello regionale i piani territoriali paesistici, le direttive, i vincoli e gli schemi di assetto territoriale. Nel quadro giuridico urbanistico alla scala regionale, o di sub-ambito, non sono stati elaborati schemi di assetto del territorio o di inquadramento territoriale generale, per cui risulta assente una significativa cornice territoriale per la pianificazione provinciale, né sono sufficienti a definirla i vari piani di settore (come ad esempio il Piano Acque), che mostrano al livello di ambito localizzato i limiti di uno “sguardo ad alta quota”. LE OPZIONI CULTURALI DEL PIANO

Attraverso il dispositivo spaziale, conoscitivo e normativo del piano, costituito da Geografie, Ecologie, Sistemi di organizzazione dello spazio e Campi del progetto ambientale, e la molteplicità funzionale del piano stesso, il territorio provinciale traguarda un nuovo orizzonte fondato sulla sua densità di natura e storia, che viene assunta come nucleo strategico per la costruzione di economie strutturali e di una prospettiva di urbanità europea. A tale riguardo il piano assume fondamentali opzioni culturali, che vengono verificate rispetto alle tendenze e agli scenari di sfondo dell’attività di pianificazione.

3

Le opzioni culturali del piano Le opzioni culturali, che costituiscono le scelte di fondo del piano, sono direzioni di politica territoriale che investono in misura rilevante la dimensione etica della pianificazione (in ordine a problemi come l’equità territoriale, la sostenibilità ambientale, il ruolo delle aree marginali, la parità di accesso alle risorse, ecc.) tramite obiettivi che servono come principi di riferimento, di indirizzo ed orientamento delle pratiche progettuali, dei processi di pianificazione e di gestione del territorio. Tali opzioni sono: - la costruzione della città provinciale come idea di territorio, nella quale le società provinciali possano identificarsi e orientare i loro comportamenti verso la costruzione di un'organizzazione dello spazio coerente con la struttura paesaggistico-ambientale; - la promozione di un’organizzazione “orizzontale” dei rapporti tra città, che corrisponde alla figura della rete di città, una figura alla quale oggi vengono attribuiti principalmente i significati di allontanamento dal modello gerarchico nella organizzazione urbana del territorio e al tempo stesso quelli di una comprensione e di utilizzo dei margini di libertà che i processi globali lasciano alla creatività e alla soggettività locale e che consentono un’interazione con tali processi e le strategie che vi corrispondono; a quest’idea fa riferimento un’organizzazione dello spazio territoriale che tende a identificarsi in una rete cooperativa di situazioni urbane integrata con la struttura paesaggistico-ambientale del territorio; - la costruzione della forma della città territoriale come città di città, una “rete di opportunità urbane alternative o complementari” diramate sul territorio in modo che i diversi centri possano caratterizzarsi ciascuno per una disponibilità di funzioni urbane riconoscibili e radicate nelle rispettive specificità ambientali; ciò configura un approccio rovesciato rispetto a quello degli standard - a tutte le situazioni servizi e occasioni dello stesso tipo - che tendeva ad una “omogenea fruizione del territorio”, ad una “normalizzazione” delle differenze urbane; - la scoperta della città territoriale provinciale come luogo della riconoscibilità delle specificità ambientali legate alla natura e alla storia dell’uomo, nel senso che poiché in questo mutamento dell'organizzazione urbana del territorio provinciale le possibilità di ogni centro dipendono dalla sua diversità, dalla sua capacità di offrire forme di vantaggio comparato basate sulle proprie risorse e condizioni ambientali, assume quindi rilievo il sistema delle preesistenze, in quanto stimolano culturalmente e positivamente la tensione delle comunità verso l’innovazione, verso la costruzione di mondi possibili; - l’orientamento dell’attività di pianificazione come progetto ambientale della città provinciale, inteso come una forma di azione delle società locali che costruiscono una nuova prospettiva urbana assumendo l’ambiente - non solo come ambiente fisico, ma come unità di natura e storia - come nucleo strategico per la costruzione di economie strutturali del territorio; - l’individuazione dei requisiti di coerenza tra sistema paesaggistico-ambientale e organizzazione dello spazio urbano e territoriale, promuovendo la presa di coscienza delle dominanti ambientali, dei luoghi ai quali le società attribuiscono un forte valore, che possono essere luoghi fisici, ma anche relazioni significative tra le società e i luoghi che presiedono alla vita organizzata; oggi questi luoghi, in quanto esercitano una rilevante attrazione anche nei confronti di flussi esterni rappresentano gli elementi di comunicazione sovralocale. - la costruzione di una dimensione metropolitana dell’organizzazione dello spazio fondata su condizioni insediative e infrastrutturali adeguate per promuovere e

4

sostenere l’attitudine cooperativa dei centri dell’area vasta attraverso la diffusione della qualità urbana come “fenomeno di campo” del territorio provinciale: una operazione di riconoscimento e costruzione di “circuiti integrati di città” ad elevato valore dei servizi urbani, che esaltino le relazioni tra le dimensioni locali e sovralocali delle risorse e degli usi del territorio. Obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di programmazione, progettazione e pianificazione Gli obiettivi si identificano con alcuni requisiti alla base del progetto ambientale del Piano Urbanistico Provinciale. I requisiti si configurano sia come riferimenti per la progettazione che come criteri per la valutazione dei nuovi progetti e saranno calibrati in relazione al progetto stesso e al contesto territoriale. Contestualizzazione Si definisce come capacità del progetto di collocarsi in un contesto territoriale. Il progetto si definisce in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche della situazione ambientale, culturale, sociale economica locale che rappresenta il contesto nel quale il progetto agisce. Ogni contesto è rappresentato dalla combinazione e dai reciproci rapporti fra l’evoluzione delle componenti naturali ed i modi con cui le popolazioni locali si sono insediate nel territorio sviluppando forme di socialità, economie, culture, tradizioni e sapienze, che conferiscono ad ogni realtà locale il carattere di luogo “speciale”, differenziandolo da altre situazioni. Ogni contesto è interessato da processi di crescita, sviluppo ma anche di crisi, che evidenziano problemi e potenzialità del territorio che il progetto deve riconoscere e prendere in considerazione. Equità Territoriale Si definisce come la capacità del progetto di formulare azioni permeate di un’etica che mira ad un equo accesso alle risorse territoriali (fisiche, economiche, sociali) si nel breve ma anche e soprattutto nel lungo periodo Il progetto si allestisce, quindi, in termini della sua possibilità di creare condizioni che garantiscono in modo diffuso una equa organizzazione delle risorse, sia per quel che riguarda i criteri di distribuzione sia per quanto riguarda i criteri sottesi ad una eventuale compensazione. Integrazione Si definisce come la capacità del progetto di costruire relazioni fra soggetti, settori tematici, o ambiti territoriali in modo da garantire adeguata gestione delle risorse secondo condizioni di equità territoriale. Il progetto si allestisce in termini di coerenza con il tessuto delle relazioni esistenti, ma anche come capacità di instaurare nuovi rapporti riconoscendo potenzialità e individuando prospettive di collaborazione e solidarietà territoriale fra soggetti, di interazione fra settori economici o saperi coinvolti nei processi di gestione del territorio e dell’ambiente, di scambievolezza e di reciprocità fra ambiti territoriali, al fine di accrescere in modo sinergico le potenzialità degli ambiti in cui i processi di interazione sono volti ad una gestione comune delle risorse. Il progetto può qualificarsi in termini di integrazione anche attraverso il maturare della capacità istituzionale dei soggetti di attivare e gestire i processi territoriali.

5

Cooperazione Si definisce come capacità del progetto di introdurre ed attivare processi sociali di comunicazione e di interazione fra soggetti sociali per la soluzione di problemi comuni al fine del miglioramento delle condizioni locali, anche nell’ottica di un processo di apprendimento collettivo: il senso di solidarietà territoriale costituisce lo sfondo ed il limite della concorrenza fra soggetti diversi che cooperano per conseguire vantaggi collettivi. Il progetto si definisce in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche della situazione ambientale, culturale, sociale economica locale che rappresenta il contesto nel quale il progetto agisce, attivando forme collaborative fra soggetti territoriali e sociali, introducendo nuove modalità cooperative di utilizzo e gestione delle risorse ambientali, associando ai saperi locali nuove tecnologie per trasferire e valorizzare le culture locali, favorendo processi di apprendimento collettivo ottenuti attraverso scambi di conoscenze, informazioni e tecniche, creando e formando reti di nuove professionalità, per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente, sviluppando nuove forme di socialità e di solidarietà sociale attraverso l'interazione fra diverse fasce delle strutture demografiche che caratterizzano i contesti locali. Processualità Si definisce come la capacità del progetto di porsi in modo da attivare o favorire i processi e le potenzialità del territorio e non produrre sul territorio alterazioni non reversibili dei valori di lunga durata o come capacità di un sistema ambientale di ritornare in uno stato tale da aprire nuove possibilità rispetto a quelle che, praticate nel passato, hanno prodotto stasi territoriale o involuzione di processi ambientali significativi. Il progetto si definisce in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche dei processi ambientali, culturali, sociali, economici locali che rappresentano il contesto nel quale il progetto agisce, lavorando in modo da produrre azioni potenzialmente reversibili sui valori di lunga durata del territorio. Le risorse ambientali e la loro utilità per la vita di una popolazione locale, per lo svolgimento delle attività che si basano sulla presenza di quel dato complesso di risorse, devono essere trattate in modo tale da non subire alterazioni irreversibili sulle caratteristiche costitutive delle risorse stesse. Innovazione Si definisce come capacità del progetto di introdurre elementi innovativi elaborando culture, saperi, forme, risorse in modo inedito. Il progetto si definisce in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche della situazione ambientale, culturale, sociale economica locale che rappresenta il contesto nel quale il progetto agisce, rielaborando in modo inedito tradizionali tecniche di produzione, introducendo nuove forme di utilizzo delle risorse ambientali, associando ai saperi locali nuove tecnologie per trasferire e valorizzare le culture locali, creando e formando nuove professionalità, per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. Realizzabilità Si definisce come capacità del nuovo progetto - sia fisica che gestionale - di essere, oltreché innovativo, coerente equo ed ambientalmente compatibile, anche fattibile economicamente, tecnologicamente e sotto l’aspetto operativo-gestionale.

6

Sostenibilità Il concetto della sostenibilità come definito nei trattati europei ed internazionali (Rapporto Bruntland, UNCED, Dichiarazione di RIO etc) sottende principi generali che possono essere esplicitati attraverso i requisiti di: Contestualizzazione, Innovazione, Cooperazione, Processualità, Integrazione, Equità Territoriale. Le tendenze e gli scenari di sfondo Globale, locale, policentrismo, reticolarità Se si esplorano le tendenze europee e gli scenari di sfondo rispetto ai quali collocare le prospettive di questo territorio, appaiono con evidenza alcuni fenomeni. In particolare, le relazioni tra le nuove dinamiche urbane sono connotate dal modello della “rete di città” dal fenomeno della “glocalizzazione”, un ostico neologismo, in pratica la contrazione dell'ossimoro globale-locale, che però ha il vantaggio di esprimere in un'unica parola la compresenza e la mutua dipendenza tra i fenomeni di globalizzazione e di localizzazione che caratterizzano la società contemporanea. È evidente l’obsolescenza del modello gerarchico nell’organizzazione dello spazio territoriale e nell’organizzazione dei rapporti tra i differenti soggetti, un fenomeno che denota la transizione verso un sistema cooperativo caratterizzato da forme di coordinamento di tipo non gerarchico, ma contrattuale. Così come appaiono chiari i riflessi sulla pianificazione – e sul controllo sociale dello sviluppo - delle nuove forme e modalità di interazione tra gli uomini e i nuovi sistemi e servizi che si affacciano sulla rete, che richiamano problemi di sincronizzazione, collaborazione e codecisione. Le prospettive di uno sviluppo multipolare del territorio, che è, in parte, l’eredità di una specifica tradizione, è oggi, per lo più, il risultato di cause recenti, le cui componenti basilari sono la piccola impresa, il potere locale, la coesione sociale; occorre perciò prendere atto del fatto che la sua crescita, sia sociale e culturale, sia economica, non può essere trainata da un unico centro, ma deve assumere dunque i contorni di uno sviluppo multipolare in cui trovino adeguato spazio e riscontro le differenze che storicamente si sono determinate. Le questioni concettuali e i riflessi operativi delle tendenze almeno europee che investono il tema della dimensione metropolitana della crescita urbana, lasciano tuttora aperta l’alternativa urbanistica tra “policentrismo” e “reticolarità”, cioè tra logiche di intervento ispirate al modello multipolare specializzato piuttosto che al modello di rete integrata. Va infine considerata la mutazione della pianificazione tradizionale, che assume caratteristiche differenti rispetto al passato, in primo luogo una “pianificazione che favorisca l’attività”, il che comporta il passaggio da un modo di fare piani concentrato sulla regolazione dello sviluppo privato a una forma di promozione dello sviluppo spaziale che cerca di operare attraverso gli interessi e le strategie di diversi attori, non attraverso un’attività dirigistica di quello che le varie parti dovrebbero fare ma inquadrando le attività degli attori in uno sforzo teso ad aiutare il conseguimento di obiettivi di interesse pubblico. Sul significato dell’attività di pianificazione a scala vasta nello scenario contemporaneo Le riflessioni precedenti richiamano una riflessione critica di ordine generale sul “modello di territorializzazione” delle società attuali, passando attraverso alcune riflessioni sulla natura dei processi di pianificazione adeguati alle esigenze contemporanee, per giungere ad esemplificazioni sui percorsi intrapresi nella costruzione del piano.

7

Il progetto ambientale dei territori esterni: una prospettiva per la pianificazione provinciale Città e natura come entità separate Sullo sfondo di queste tendenze generali, alle quali si riconosce comunemente una rilevanza, è da considerare che le prospettive urbane europee devono far fronte a fenomeni di particolare gravità sul piano delle interazioni tra “città e natura”. La nebulosa urbana, che investe da sud a nord la fascia centrale dell’area europea, si caratterizza in tanta parte per un’infima qualità ambientale della vita urbana. Nonostante le immagini rassicuranti dell’economia spaziale, alcuni numeri sono impietosi: 100 miliardi di Ecu per il risanamento di 200.000 ettari di aree industriali dismesse . Benché sia evidente una sottovalutazione dell’entità delle wastelands europee e delle energie necessarie per il recupero delle terre contaminate, questi numeri oppongono un muro di impossibilità ad una prospettiva di mondi di città che non sarebbero altro che quelli attuali “recuperati”. Una riflessione comparata tra le entità dei fenomeni e le energie da mettere in campo rivela che gli sforzi di recupero nelle aree urbane europee sono in realtà orientati in modo selettivo e funzionale ai requisiti di marketing urbano . In quest’orizzonte urbano sembrano forse aprirsi per gli spazi esterni alla nebulosa europea, per i vasti territori della natura e della storia, prospettive promettenti per la costruzione di mondi possibili, in cui la qualità ambientale della città è sostenuta in virtù di un contesto assai più vasto della vita organizzata. Questo non significa un sostegno temporaneo nell’attesa del “recupero”, ma piuttosto l’avvio della costruzione di un nuovo mondo urbano che affida le sue prospettive possibili al coinvolgimento di “territori senza voce”. Si tratta di un processo di profonda modificazione della sensibilità estetica , che consentirà di vedere il mondo con altri occhi e di riconoscere nella qualità differenziale dei territori l’ambiguità positiva della marginalità , l’altra soggettività territoriale, che richiama un’esperienza continua dell’alterità in quanto costitutiva del progetto della città . Il “vasto territorio” Queste riflessioni stanno sullo sfondo dell’attività di pianificazione del «vasto territorio» della provincia di Cagliari, che si presenta forse promettente nonostante l’espressione «vasto territorio» richiami alla mente una debolezza operativa ricorrente nei percorsi della tradizione disciplinare, che nei sogni gloriosi dei capiscuola e degli eponimi del regionalismo vi cercava faticosamente l’eutopia di un nuovo concetto di città. Ma va delineandosi forse nel territorio della città europea una possibile prospettiva per i vasti territori, una nuova esperienza della loro alterità in cui le ragioni della “campagna” possono essere esperite per la costruzione di mondi insediativi possibili. “La città è della campagna”, affermava Mumford per sottolineare il legame ancestrale di appartenenza della città europea preindustriale alla campagna . Nella città contemporanea, nella dilatazione dell’urbano, “la campagna è della città” per i processi di periurbanizzazione, per l’allestimento infrastrutturale, per i nuovi contenuti tecnologici richiesti dal mondo dei flussi, ma “la città è della campagna” per le relazioni di interdipendenza che la dimensione ambientale rende costitutive della vita contemporanea e che superano un concetto di territorio come luogo esclusivo dello svago, di sopravvivenza di “economie ornamentali”, per muovere verso la comprensione delle relazioni significative della natura e della storia essenziali alla vita organizzata, dove è possibile pensare un concetto di bene collettivo in quanto associato all’inscindibilità delle dimensioni biologiche e culturali della vita spaziale; un luogo che le economie della natura e della storia - che hanno oggi un segnale debole -

8

alimentano progressivamente come basi di economie strutturali orientate in senso ambientale. Di fronte a questa prospettiva che si apre per i territori esterni come la Sardegna, con un potenziale di natura e di storia adeguato ad intraprendere la costruzione di un “cammino urbano da inventare”, l’attività di pianificazione si trova ad affrontare alcuni rilevanti processi di crisi che rendono assai arduo questo cammino e che rappresentano lo sfondo problematico dell’attività oggetto di queste riflessioni che riguarda la pianificazione del territorio provinciale di Cagliari. Le situazioni di crisi generale del territorio Si tratta delle situazioni che il piano si trova ad affrontare e che attraversano sia il territorio della regione Sardegna, in quanto esito delle tendenze generali sopra descritte, sia specificamente questo territorio provinciale. In particolare, una crisi investe la città, ma si tratta in realtà della crisi di un territorio messo a dura prova da logiche di fondo che tendono a una nuova polarizzazione delle attività, che si presenta attraverso forme spaziali inedite, in dissonanza con un’idea classica di città; vi è un disagio dei canoni interpretativi tradizionali e un disagio della società di fronte all’incapacità di cogliere in questi fenomeni una nuova forma urbana, nuovi rapporti tra lo spazio e la socialità. Nella crisi della città emerge la crisi della organizzazione urbana tradizionale, la crisi del modello gerarchico di organizzazione dei rapporti tra città che implica in generale problemi rilevanti di passaggio da sistemi urbani costituiti da singoli centri e loro intorni territoriali di dimensioni sub-regionali a sistemi di dimensioni regionali e sovraregionali che si prestano a una interpretazione reticolare, la “rete di città”. Un’altra grande crisi ha investito la socialità urbana e territoriale e si manifesta attraverso il declino dei modelli e delle grandi opere di socializzazione di matrice ottocentesca e novecentesca; vi è compresa la crisi dei modelli tradizionali di organizzazione dei servizi, che richiama una visione non standardistica, non gerarchica e attenta a tutte quelle attività che stanno profondamente modificando i rapporti tra domanda e offerta di servizio urbano. Un’altra crisi è infine la crisi ambientale, che è caratterizzata da uno smarrimento del luogo, una “delocalizzazione”, una perdita della territorialità umana, una sorta di indifferenza verso il contesto fisico della vita organizzata, sempre più trascinata dai flussi che rappresentano la nuova forza di gravità della città contemporanea; questa presa di distanza dal luogo, oltre che per problemi di degrado ambientale può verificarsi per il fatto che un luogo diventa estraneo, sia in quanto trattato con modelli insediativi estranei, sia perché trattato con modelli estranei dell’economia delle attività, sia perché “insularizzato, confinato, come avviene per alcuni “non luoghi” della città contemporanea, come le città mercato, i grandi centri di divertimenti, ecc., ma anche per alcune forme chiuse della tutela ambientale. Questo processo di crisi irrompe oggi in modi inconsueti nel campo delle politiche e delle strategie territoriali sollecitandole sotto diversi profili, tra i quali si riconosce una rilevanza alla corrispondenza tra crisi ambientale e perdita della territorialità umana , i cui esiti si presentano sotto forma di un’ostilità sociale nei confronti di un contesto che si degrada, ma anche nei confronti di un contesto che diventa estraneo, un ordine di atteggiamenti che conferma l’inscindibilità delle dimensioni biologiche e culturali della vita degli uomini che abitano un territorio. La perdita della territorialità umana può avvenire infatti per il degrado dei luoghi - un luogo che diventa brutto non merita di essere ricordato - dovuto a problemi di contaminazione, di inquinamento, di congestione, a tutti quei problemi in un certo senso non risolti dal sapere tecnico, ma può essere innescato dal fatto che un luogo

9

diventa estraneo sia perché occupato fisicamente da altri, sia perché trattato con modelli insediativi estranei al senso del luogo, sia perché oggetto di un’economia delle attività che è propria di modelli esterni non rielaborati localmente, sia infine perché costituito come “sistema chiuso” , confinato come i grandi centri commerciali, le tecnopoli e i tecnopòli, ma anche come le “isole di perfetta tutela”, che possono portare alla lacerazione del tessuto di relazioni territoriali. Se pensiamo al territorio della Sardegna, questo si riflette ad esempio nei meccanismi di tutela ambientale, nel momento in cui la crisi del modello estensivo di occupazione zootecnica del territorio proprio dell’economia pastorale fa emergere le terre desolate, wastelands che richiamano problemi di riconversione ambientale di grandi aree dell’isola. Sono questi alcuni tra i principali caratteri della crisi ambientale che attraversa il territorio regionale, ma che presenta caratteri ricorrenti in modo generalizzato nel panorama europeo, così come gli altri processi di crisi che mettono a dura prova il territorio regionale, come la grande crisi ha investito la socialità urbana e territoriale e si manifesta attraverso il declino dei modelli che hanno rappresentato l’infrastrutturazione materiale della socialità, un declino che travolge ad esempio i piccoli centri che, in ossequio alle economie di scala, vengono privati delle scuole, delle poste, e degli altri servizi della socialità. Come si può immaginare, la geografia della crisi in questa regione ha un elevato tasso di equità territoriale: riguarda infatti molti territori e molti aspetti dei processi e ha cause sia generali sia locali. I fenomeni e le politiche vanno di pari passo e sembrano produrre congiuntamente una separazione tra popolazione e luoghi che sta assumendo proporzioni inedite. Questo sfondo problematico sembra traguardare uno spazio senza territorio in un processo quasi inarrestabile di perdita di consapevolezza delle relazioni tra popolazione e luoghi. Verso un nuovo modello di urbanità per il territorio provinciale Su questo sfondo sono tuttavia presenti indizi di vitalità che sembrano essere precursori di nuove forme di socialità territoriale – dalla deterritorializzazione alla riterritorializzazione - che si manifestano in alcune aree con modalità cooperative inedite tra soggetti territoriali - comuni e altre soggettività – su campi problematici in cui promuovere una rielaborazione locale di energie esterne – come quelle rappresentate dai flussi turistici – in una prospettiva auto-organizzativa di durabilità delle economie. L’attività di costruzione di un ambiente di pianificazione territoriale per la provincia di Cagliari è stata perciò orientata a favorire modi di dispiegare l’azione collettiva in un progetto di territorio per innescare un processo di costruzione di nuove forme di corrispondenza tra figure socio-territoriali e figure spaziali – tra popolazioni e luoghi di cui prendersi cura - assumendo come primo nucleo di riferimento dell’attività la rappresentazione delle potenzialità del paesaggio ambiente – e della densità di natura e di storia - funzionale alle politiche di gestione, considerata la sua rilevanza rispetto alla nuova prospettiva urbana che sembra delinearsi. Su questo processo di rigenerazione della socialità territoriale e di costituzione di nuove figure socio-territoriali agisce l’esperienza spaziale degli abitanti, il loro senso comune, che ne fa variare la percezione. Alla base della nostra capacità di progettare l’ambiente in cui viviamo sta dunque “un processo di comprensione e di interpretazione che non può essere preso come un insieme di regole e assunzioni, dal momento che riguarda le nostre azioni e la nostra storia considerate nella loro globalità”. Si tratta di quello che viene generalmente chiamato il “senso comune, che non è altro che la nostra storia personale e sociale”.

10

In questa concezione risiede un fondamentale ordine di cambiamenti che investe il ruolo del contesto, il quale assume una natura soggettiva che fa emergere un mutamento del progetto dello spazio insediativo, proiettandolo in uno sfondo che dipende dal rapporto tra credenze, stati mentali, aspettative, aspirazioni, desideri e mondi percettivi delle società insediate. A questo mutamento non si può far fronte con le posizioni autonome, distaccate delle politiche territoriali consuetudinarie, ma occorre entrare nella sfera dell’azione effettiva, dell’etica, della legittimazione sociale, di quelle categorie che ci consentono di rapportarci al senso comune, all’intelligenza collettiva di questi territori, che rappresenta l’ultima e forse più rilevante questione pratica di ogni strategia territoriale . Rappresentazione e auto-rappresentazione del paesaggio-ambiente La rappresentazione delle potenzialità del paesaggio ambiente passa perciò attraverso un processo di confronto tra rappresentazione dello spazio da parte dei pianificatori e “spazio della rappresentazione” da parte degli abitanti, una geografia dei luoghi e dei concetti spaziali dell’attaccamento affettivo, delle “dominanti ambientali” della vita insediativa di un territorio, cui gli abitanti si rapportano selettivamente per condividere un’etica urbana nelle nuove forme insediative e una nuova economia orientata in senso ambientale. Entro tale sfondo territoriale il sapere tecnico contribuisce a rivelare le matrici ambientali che sono costitutive dello “spazio della rappresentazione”, e che costituiscono in un certo senso questo il layer durabile della vita spaziale, il riferimento del “progetto ambientale” del territorio. Lo svolgimento di una campagna di interviste sul territorio provinciale, diretta in primo luogo agli amministratori dei diversi comuni e, in particolare, ai sindaci, ha avuto proprio come obiettivo fondamentale quello di iniziare ad esplorare immagini, percezioni ed opinioni degli abitanti, che un’indagine parallela su piani, progetti, ipotesi non formalizzate, ecc. ha consentito indirettamente di verificare per riconoscere credenze, aspettative, speranze, aspirazioni che consentono uno spazio della rappresentazione dei problemi e delle potenzialità. È questo confronto tra rappresentazione e autorappresentazione che orienta l’apertura di alcune finestre significative sul territorio, come campi problematici di crisi e di potenzialità, come ad esempio i campi della mobilità, in cui esplorare le potenzialità di un orientamento ambientale del progetto del territorio che si ritrovano nei legami tra la forma urbana e il consumo di energia nei trasporti o, ancora, i campi di crisi ambientale delle aree urbane nella gestione dell’acqua, che diventano campi di possibilità per i territori esterni depositari delle risorse. Un’esigenza di equità territoriale può coinvolgere situazioni non dialoganti in un processo cooperativo di costruzione di una nuova vita spaziale. La geografia della crisi articola infatti diversi campi problematici simili a questi e ci spinge a trattarli come tali evitando atteggiamenti orientati all’individuazione di situazioni particolari in quanto “eccezioni territoriali”: le aree metropolitane, le aree costiere, i parchi, i bacini imbriferi, ecc. Assunte queste opzioni, il piano individua un insieme di campi di problemi e potenzialità delle risorse attraverso cui il contesto, la soggettività territoriale si autorappresenta rivelando le sue aspettative e le sue aspirazioni per un progetto di territorio che mette in relazione differenti forme e processi che variano in un intervallo tra due estremi: - forme e processi in situazioni dense di natura e di storia, la cui gestione ha le caratteristiche – di processualità, reversibilità, autoriproducibilità, di apertura di possibilità – proprie di una forma di azione che pone l’ambiente, in quanto potenziale strategico del territorio, come nucleo centrale di una politica territoriale che apre

11

prospettive promettenti ai territori esterni alla nebulosa urbana europea; l’infrastrutturazione sarà prevalentemente leggera, le economie sono ora marginali, ma dovranno progressivamente diventare strutturali, il processo generativo si costituisce sulla capacità locale di rielaborare internamente e dispiegare nelle varie componenti del sistema economico – agricola, industriale, artigianale e commerciale – l’energia esterna come ad esempio quella connessa ai flussi turistici; - forme e processi in situazioni urbane intensive, la cui gestione ha le caratteristiche proprie di una forma di azione vincolata al funzionamento di una macchina urbana consolidata, in cui le azioni di riqualificazione, che sono ancora tipiche delle esigenze di marketing urbano e non aprono prospettive rilevanti - a breve e medio termine - di rifondazione urbana in senso ambientale, si orientano su alcune direzioni chiave – della mobilità a basso consumo di energia, della lotta a tutte le forme di polluzione, dello smaltimento come progetto di ogni forma del deperire per affrontare il tema dei rifiuti e dello spreco nella vita di uomini e città - che aprono nel lungo periodo un campo di possibilità alla qualità ambientale della vita spaziale; l’infrastrutturazione sarà indirizzata a rendere – nel breve e medio periodo il contenuto tecnologico delle città nuovamente superiore a quello degli individui, delle famiglie e delle imprese; le singole città vanno richiamate a occuparsi con una rinnovata attenzione della qualificazione delle dimensioni della vita comunitaria, dei servizi alle persone, della civitas, il cui legame indivisibile con l’urbs è costitutivo del significato stesso di città e rappresenta il terreno di coltura della crescita sociale ed economica di questo territorio. Campi del progetto ambientale Queste situazioni entrano come tante altre a far parte dell’insieme dei campi del progetto ambientale, campi in cui possono dispiegarsi forme di azione delle società insediate che costituiscono il proprio ambiente di vita attraverso processi ai quali il planner partecipa contribuendo con il suo sapere specifico e la sua intenzionalità etica a stimolare una presa di coscienza collettiva delle dominanti ambientali che presiedono alla formazione dell’insediamento e favorire la condivisione di esiti coerenti sull'organizzazione dello spazio insediativo. Ad esempio, un campo del progetto ambientale può essere quello dell’acqua, identificato non solo con i bacini e i sottobacini, ma anche con lo spazio delle relazioni infrastrutturali esterne in cui si materializzano nodi cruciali dell’iniquità nell’utilizzo delle risorse e della sottovalutazione delle potenzialità; tale campo coinvolge diversi attori in differenti ambiti provinciali, questi possono cambiare non solo in funzione del campo ma anche dell’ambito territoriale. L’accordo di campo intorno a questo campo problematico potrebbe configurare una coerenza di comportamenti sulla gestione delle risorse e dei processi di acquisizione e distribuzione promuovendo progetti di messa in valore delle risorse in un ambito di equità territoriale e di perequazione ambientale condiviso sia dai fornitori, sia dai fruitori. È proprio in questo ambito comunicativo che iniziano ad apparire efficaci legami di interdipendenza con altri campi di risorse che fanno emergere nuovi orizzonti di significati e promettenti prospettive per il progetto ambientale del territorio. Attraverso il progetto ambientale si rivelano progressivamente nuove figure spaziali e figure socio-territoriali, ma anche nuovi elementi di corrispondenza, che si costituiscono attraverso un’azione cooperativa dei diversi attori territoriali coinvolti in campi del progetto ambientale e in accordi di campo, una prospettiva giuridica cui affidare lo statuto dei comportamenti territoriali reciproci in una realtà sempre mobile. Emergono dall’attività figure spaziali che forse non sono più regioni omogenee o funzionali, e forse non più persistenti e disgiunte ; figure socio-territoriali che non

12

sono esattamente comunità, e tuttavia figure collettive i cui legami di corrispondenza con le figure spaziali si articolano in modo non disgiunto su differenti scale spaziali e temporali di problemi. Possono delinearsi in questo senso nuovi rapporti tra società e territorio che rendono pensabili concetti di bene collettivo, rapporti in cui le dimensioni istituzionali dell’intermunicipalità emergono insieme con altre dimensioni collettive dal processo comunicativo come unità di riferimento del progetto del territorio: unità e forme inedite, ma forse più adeguate a sostenere un difficile processo di costruzione di una nuova prospettiva urbana, di nuove ecologie territoriali, situazioni in cui popolazione e forme-processo dell’ambiente interagiscono e concorrono a realizzare un assetto spaziale ed un’economia strutturale con un orientamento ambientale. Superando ogni posizione legata a uno zoning predefinito, il progetto del territorio provinciale muove verso una posizione interpretativa e formativa indirizzata sulla rappresentazione dei problemi del territorio e su ipotesi di soluzione non risolutive ma legate alla gestione dei processi significativi. In questo senso il progetto non è l’esito di un’azione in cui il soggetto collettivo preesiste, ma lo strumento che promuove forme cooperative di azione in cui i soggetti del territorio, assumendo obblighi reciproci, creano nuove forme di contrattualità che innescano processi di costruzione di trame urbane e territoriali e progressivamente le nuove figure socio-territoriali. Questa proposta richiama i requisiti di un ambiente di pianificazione propizio a un processo comunicativo. Nelle differenti tappe dell’attività, contenuti e metodi del lavoro sono stati progressivamente oggetto di confronto e discussione pubblica per coinvolgere in senso cooperativo i diversi attori, in primis i comuni, interessati alla costruzione del futuro di questo territorio: un necessario passaggio metodologico e operativo, che sostiene un processo di progressiva assunzione di impegni e obblighi reciproci per il progetto del territorio. Le attività di pianificazione Nella prima fase di attività è stata avviata l’esplorazione del territorio provinciale al fine di superare un’articolazione urbana del territorio provinciale polarizzata su un dispositivo costituito da contenitori (quali le “aree programma” del piano di sviluppo), per muovere verso figure spaziali che a partire dal riconoscimento di matrici storico-ambientali comuni si costituiscano come città di città attraverso progetti di territorio che mettano in gioco le persone e le imprese come “agenti collettivi e complessi”, fortemente caratterizzati dalla prossimità con i luoghi come ambiente propizio all’innovazione . Infatti, la selezione degli aspetti problematici, su cui deve concentrarsi l’attenzione del piano, non può fare a meno di esplorare gli aspetti soggettivi del rapporto tra la popolazione (e specifici attori sociali) e lo spazio e di studiare le opinioni, percezioni, rappresentazioni connesse con l’azione programmatoria e gestionale dell'ente pubblico. E questo rapporto deve essere esaminato nei suoi due aspetti essenziali: quello che ha come punto focale la dimensione “locale” (vale a dire, se si fa riferimento ad un’interpretazione reticolare delle relazioni urbane, l’enunciazione dei problemi tipici dei diversi “nodi”) e quello che, invece, enfatizza la dimensione “globale” (i problemi relativi all'intera rete, nella sua struttura relazionale). In un ambiente di pianificazione così configurato il piano non stabilisce vincoli, piuttosto, attraverso lo studio approfondito dei processi e delle interazioni ambientali, economiche e sociali in atto nel territorio, definisce i campi problematici, o i campi di vitalità, e la loro soluzione o il loro potenziamento. Il ruolo della provincia, attraverso un rapporto di interazione con gli enti locali, è quello di fornire elementi di coordinamento e di conoscenza in grado di consentire alle popolazioni di auto-determinare i processi e gli indirizzi del loro futuro sviluppo economico e territoriale.

13

Il ruolo del piano è – in questo senso - quello di costruire una prima individuazione del campo e degli attori, di presentare un ventaglio di soluzioni possibili e di costituire gli accordi di campo ovvero l’insieme di meta-regole e regole condivise per realizzare attraverso il progetto ambientale nuove ecologie territoriali. Il progetto ambientale non affronta soltanto i problemi direttamente legati alla modificazione dell’ambiente fisico ma anche quelli riferiti all’azione di società territoriali che costruiscono il proprio ambiente attraverso l’organizzazione consensuale e condivisa dello spazio territoriale. Si fonda su ipotesi di soluzione legate alla gestione di processi significativi, crea nuove forme di contrattualità e di interazione innescando processi auto-gestionali. In questo senso il progetto ambientale non chiude possibilità ma ne apre continuamente delle nuove. Questa posizione muove perciò verso una prospettiva in cui la visione territoriale dei problemi non richiama a priori uno specifico livello istituzionale tra i comuni e le province - anche perché non esistono evidentemente nel territorio “regioni perfette” che raccolgono tutti i problemi - ma trame di accordi che i livelli istituzionali che già esistono stipulano per progetti su campi problematici che aprano diverse possibilità di soluzione delle crisi comuni, ma che soprattutto costituiscano attraverso il progetto ambientale nuovi soggetti collettivi e figure territoriali che attraverso il progetto stesso si autorganizzano per gestire i processi di evoluzione del territorio e che possono delineare – come è stato detto – diversi rapporti tra società e territorio, specifiche forme istituzionali dell’intermunicipalità, altre dimensioni collettive del territorio, unità inedite di riferimento del progetto del territorio. Con le necessarie cautele derivate dalla storia della pianificazione recente, anche nei processi istituzionali di pianificazione, un adeguato uso degli strumenti propri può creare le condizioni per l’avvio del progetto ambientale che si dispiega come azione eminentemente locale. In questo senso le province, superando le pulsioni di una pianificazione strategica tradizionale che ha mostrato ampiamente i limiti della sua efficacia, possono configurare la loro attività come un’azione catalizzatrice di forme di accordo cooperativo tra soggetti locali per il progetto ambientale di campi problematici delle risorse e degli usi, che hanno spesso un carattere sovralocale, favorendo appunto la costituzione di nuovi elementi di corrispondenza tra figure spaziali e figure della socialità collettiva territoriale. Nonostante le difficoltà si può forse scrutare il futuro con fiducia: a ben guardare, in questa esperienza di pianificazione provinciale orientata in senso ambientale appare una singolare cosmogonia i cui contorni oscillano tra le difficoltà di concepire una forma coerente del progetto territoriale e le possibilità che si offrono al progetto per la presenza di materiali che sono gli sono propri come la terra, il tempo, la storia, il vuoto, il degrado. In tal senso a questa vicenda del Piano Urbanistico Provinciale di Cagliari si possono legittimamente attribuire un valore emblematico e un significato generale. La valorizzazione delle risorse e i processi sociali di progettazione del territorio Il processo di partecipazione e la costruzione della rete dei soggetti interessati: l’esperienza avviata nella provincia di Cagliari Si può ora accennare alle iniziative assunte nel quadro della costruzione del Piano Urbanistico Provinciale di Cagliari, iniziative la cui finalità generale è quella di mettere in moto dei processi di partecipazione, che coinvolgano nella misura più larga possibile gli attori interessati, in vista della definizione di progetti volti alla valorizzazione delle risorse ambientali e territoriali.

14

E’ bene precisare subito che quello che qui si illustra non è un processo strettamente sequenziale, definito a priori e messo in opera da un centro decisionale sovraordinato. Si tratta, piuttosto, di una rilettura – alla luce delle chiavi interpretative suggerite nelle pagine che precedono – di un insieme di azioni intraprese non solo dall’Ufficio del Piano, ma, come si vedrà, anche da altri soggetti di livello locale; tali azioni configurano, nel loro complesso, l’avvio di un processo cooperativo indirizzato al piano, ma non convergono in alcun modo verso esiti predefiniti, né verso contenuti stabiliti unilateralmente. Ciò premesso, è possibile individuare i principali ambiti di azione, nei quali sono stati avviati processi di comunicazione finalizzati al piano o, comunque, si è cercato di creare i presupposti per un’interazione costruttiva tra attori. A questo proposito, possiamo qui richiamare il concetto, già analizzato nel punto precedente, di “capacità istituzionale” ed illustrare le iniziative intraprese per favorire la formazione di una rete di attori atta a produrre tale capacità. Un primo ordine di azioni riguarda l’individuazione e la valorizzazione delle conoscenze disponibili per i processi di pianificazione. A sua volta, come già si è accennato in sede teorica, potremmo distinguere due livelli di conoscenza, che dovrebbero essere messi nelle condizioni di cooperare, vale a dire: - il livello della conoscenza “esperta”; - il livello della conoscenza “diffusa”. Al primo livello, si situano le analisi svolte dai gruppi di lavoro creati nell'ambito dell’Ufficio del Piano. Tali gruppi sono composti di funzionari e di consulenti, dotati di diverse competenze, ma aventi in comune il compito di individuare le diverse “geografie” del territorio, ovvero modalità di strutturazione dello spazio e dell’ambiente (naturale ed insediato), dalla cui comprensione è necessario partire per giungere alla definizione di campi problematici e di linee di intervento. Tali geografie riguardano, ad esempio, l’organizzazione dello spazio e le forme di aggregazione extraistituzionale dei vari ambiti spaziali, i servizi sociali, la geografia storica, l’economia e la popolazione, le attività agricole, l’uso delle risorse idriche ecc. Al secondo livello si situano, invece, le linee di indagine avviate per rilevare ed analizzare le percezioni e gli atteggiamenti diffusi presso la popolazione e, in particolare, presso soggetti che possono essere considerati come dei “testimoni qualificati”. Fanno parte di queste, le indagini svolte con una campagna di interviste presso i sindaci e quelle relative alla percezione del paesaggio e l’esame di fotografie storiche. Inoltre, in qualche misura, i diversi incontri con gli amministratori dei subambiti provinciali (di cui si dirà tra poco) possono essere considerati anche come forme di “intervista collettiva” durante le quali si precisano e si approfondiscono alcuni dei temi già discussi nell’indagine compiuta individualmente presso ciascun sindaco. Uno strumento che deve consentire il raccordo tra i due livelli di conoscenza ora richiamati è costituito dal Sistema Informativo Territoriale: esso ha lo scopo di sintetizzare e rappresentare vari aspetti delle “geografie” del territorio provinciale cagliaritano in modo tale da renderle fruibili in modo più ampio da parte dei diversi operatori coinvolti nel processo. Inoltre, esso si propone di garantire la produzione delle informazioni necessarie alla calibrazione delle strategie da parte degli enti deputati alla loro gestione. Un secondo ordine di azioni è rappresentato, invece, dai processi messi in atto per la costruzione del network di soggetti coinvolti nella definizione di una visione condivisa del territorio e del suo futuro. A questo riguardo, possiamo distinguere due ambiti di soggetti, il cui coinvolgimento è sollecitato: - l’ambito istituzionale;

15

- quello, più ampio, che comprende l’insieme degli stakeholders facenti riferimento a date aree. Nel primo ambito si collocano amministratori e funzionari provinciali, amministratori e funzionari locali, ma anche le figure tecniche e gli esperti che supportano l’azione di governo. Nel secondo si pongono le figure imprenditoriali interessate alla valorizzazione del territorio, gli stockholders, i fruitori, i movimenti ecc. La scelta compiuta è stata quella di consolidare innanzitutto, le relazioni all’interno del primo ambito, cercando di creare connessioni di rete ad un livello interistituzionale, ovvero tra attori appartenenti a diverse istituzioni, siano esse organi di governo (come la Provincia, le Amministrazioni) o, anche istituzioni di altra natura (i Consorzi di Bonifica, l’Università di Cagliari ecc.). Questo tipo di azione di networking, peraltro, può poggiare – almeno in un primo tempo – sull’iniziativa diretta dei pianificatori; viceversa, l’ampliamento della rete in direzione degli stakeholders deve avvenire essenzialmente per mezzo dell’assunzione di iniziativa da parte di soggetti radicati nei vari contesti locali. Questo, ovviamente, non comporta un disimpegno da parte dell’Ufficio del piano, ma una evoluzione del suo ruolo nella rete degli attori: da una funzione propulsiva, si tratta di passare ad una di stimolazione e di facilitazione delle iniziative locali. In questo processo, un ruolo essenziale dovrebbe essere giocato da un insieme di figure – che potremmo chiamare di “pianificatori sul campo” - che si incaricano di mantenere costante l’interazione tra il livello di pianificazione “centrale” (quello nel quale si elaborano i documenti del piano provinciale) e il livello locale, nel quale si elaborano progetti e si delineano gli accordi di campo. Un terzo ordine di azioni (del resto, strettamente intrecciato ai due precedenti) comprende le forme di “mobilitazione” degli attori e di comunicazione messe in atto. In questa prospettiva, si debbono ricordare innanzitutto gli incontri pubblici con gli amministratori, svolti in differenti sub-ambiti provinciali tra il dicembre 1999 e la fine del 2000. In preparazione di queste assemblee, sono stati predisposti materiali per mettere a disposizione degli amministratori le informazioni di base e le relazioni di sintesi degli esperti, riguardanti il territorio di reciproco interesse. Inoltre, per mezzo di questi materiali, sono stati “restituiti” ai sindaci i risultati della campagna di interviste cui essi stessi si erano resi disponibili nei mesi precedenti. Si deve sottolineare il fatto che a ciascuna assemblea hanno partecipato, oltre ad amministratori provinciali e al coordinatore del Piano, numerosi esperti e consulenti dell’Ufficio del Piano, che hanno avuto occasione di illustrare la propria attività conoscitiva e, al tempo stesso, di prendere atto delle idee e delle esigenze manifestate dagli amministratori locali. A loro volta, gli esiti delle diverse “Conferenze di pianificazione” sono stati a loro volta divulgati presso i diversi enti locali attraverso strumenti di comunicazione e di informazione, quali il Notiziario del piano urbanistico provinciale “Piano”. Quest’ultimo ha anche consentito di rendere più trasparenti, presso la rete dei soggetti istituzionali, i significati e le procedure avviate in alcuni settori di attività dell’Ufficio del Piano. A titolo di esempio, si può citare un numero del notiziario (n°3 aprile 2000), che, oltre a riportare la sintesi dell’incontro svoltosi nel Sulcis-Iglesiente, offre specificazioni sul sistema informativo al servizio del PUP, corredato da un glossario di termini di uso frequente nell’ambito di tale sistema. La “visione” della città reticolare Il processo di pianificazione comunicativa non è ancora pervenuto ad esiti consolidati, al punto di potere compiere su di essi una riflessione critica capace di rappresentare una vera e propria verificazione (o falsificazione) delle ipotesi di partenza.

16

Ciò non di meno, si possono svolgere alcune riflessioni non sistematiche su alcuni punti nodali del processo, anche allo scopo di ricavarne indicazioni per la sua prosecuzione. In primo luogo, dal riesame a posteriori delle assemblee di amministratori (che è possibile compiere grazie alla trascrizione integrale del dibattito, che è stata realizzata a cura dell’Ufficio del Piano) si ricavano alcuni elementi interessanti, a proposito tanto dei contenuti della discussione, quanto delle sue modalità di svolgimento. Un primo aspetto, che è utile mettere in rilievo in questa sede, riguarda la comunicazione all’interno del network interistituzionale ed in particolare gli elementi di sintonia/distonia che si manifestano a proposito della valutazione dello scenario in cui il piano provinciale si colloca. A tale riguardo, un’osservazione specifica concerne il grado di condivisione dell’idea secondo cui la città a rete (a scala dell’intera provincia e nei diversi subsistemi locali) deve essere assunta come termine di riferimento per la pianificazione. Indubbiamente, si deve osservare che tale idea è spesso ricorrente non solo nelle proposte dell’Ufficio del Piano, ma anche negli interventi degli amministratori locali. Così, ad esempio, alle stimolazioni contenute nell’introduzione del coordinatore del processo di pianificazione alla Conferenza di Lunamatrona, il quale insisteva sull’importanza di una nuova idea di urbanità che oltrepassasse il modello gerarchico, uno dei sindaci della Marmilla rispondeva osservando: “nei concetti espressi…noi ci ritroviamo per intero”, riferendosi, in particolare, alla necessità “di creare una città diffusa sul territorio allocando i servizi in modo differenziato per esaltare le diversità e ricondurle comunque ad un quadro di insieme”. Nella stessa linea, poi, un altro amministratore, riconoscendosi nelle linee-guida delle procedure partecipative previste dalla Provincia, osservava: “finalmente, dopo tanto sentire parlare di città diffuse, oltre a capire cosa sono capiamo anche e soprattutto…cosa deve essere posto in essere per riuscire non solo ad organizzarsi, ma a programmarsi”. Tuttavia, se è vero che questo immaginario tende a divenire senso comune (e, quindi, un presupposto per la creazione di una “visione condivisa” anche in chiave progettuale), è anche innegabile l’esistenza di differenti interpretazioni della stessa immagine della “città a rete”. L’aspetto di quest’ultima che più facilmente viene colto è quello che porta a considerare i comuni (indipendentemente dalla loro dimensione) come i nodi della rete, intesi essenzialmente come parti di una totalità spaziale più ampia, come “quartieri” rispetto ad una “città”. Meno diffuso, invece è il riconoscimento del carattere delle strutture reticolari che si vanno delineando e soprattutto il fatto che esse debbono avere una configurazione "a geometria variabile", in funzione delle diverse tipologie di problemi affrontati. A riguardo di ciò, anzi, a più riprese gli interventi tornano a proporre schemi tradizionali di classificazione dei comuni e delle relazioni che intercorrono tra di essi, oltre che dei rispettivi interessi e punti di vista. In tal modo, nella già citata conferenza, riemerge l’idea della contropposizione di interessi tra i centri maggiori e quelli minori (ad esempio, per quanto riguarda l’uso dell’acqua a scopi irrigui) e si affaccia l’idea che una maggiore collaborazione tra i piccoli centri possa riequilibrare i rapporti di potere tra i due tipi di entità locali. Nonostante questo ritorno a forme di contrapposizione tipiche di altre stagioni della pianificazione (e, tuttavia, riemergenti in quanto non risolte in modo soddisfacente), altri elementi intervengono a sottolineare l'esigenza di nuovi rapporti multilaterali all'interno della rete dei centri. In tal senso, l’esperienza di collaborazione nell’ambito dei consorzi viene riletta come un precedente sul quale basarsi per la definizione di relazioni “orizzontali” tra le amministrazioni. Così, un sindaco ricorda che “a monte di quello che dice oggi la Provincia, i comuni si sono organizzati per gestire, a titolo di economia di scala, risultati che sono oggi i servizi, la gestioni dei beni culturali e

17

l’ambiente”. Altri però, ricordano anche le difficoltà che il singolo comune incontra nello stabilire impegni sovracomunali e richiama l’importanza del potenziale ruolo della Provincia. Secondo uno dei sindaci, è “importante questa riscoperta della Provincia come organismo sovracomunale. Noi abbiamo avuto le esperienze delle circoscrizioni che sono state poi fallimentari, sono saltate le comunità montane…. (viceversa) è importantissimo che la Provincia continui in questo ruolo intermedio tra comuni e Regione perché se soli i singoli comuni interagiscono con la Regione, si rischia di avere segmenti di sviluppo”. In sostanza, dunque, accanto ad un riconoscimento in linea di principio della nuova realtà di una città reticolare, che supera vecchie gerarchie e contrapposizioni, si assiste anche ad una oscillazione tra due atteggiamenti caratteristici della pratica amministrativa del recente passato: la rivendicazione dell’iniziativa “dal basso” delle amministrazioni locali (non priva di elementi di reciproca concorrenza) e il rinvio ad un ruolo di coordinamento sovralocale, svolto tuttavia da un ente – come la Provincia - che non è percepito come portatore di una logica centralistica. Da questa situazione, comunque, esce netta la richiesta di un ruolo effettivo del PUP/PTC, il quale, secondo un intervenuto, “deve cercare di promuovere, raccogliere, coordinare ed evidenziare le richieste che vengono dal basso” ma, nel contempo, può anche “riuscire a mettere fine alla concorrenza tra i comuni; finalmente i comuni grandi e i comuni piccoli, in queste condizioni, possono avere la possibilità di intervenire concretamente per riuscire a capovolgere una situazione che…va assolutamente male”. Verso gli accordi di campo Al di là degli aspetti che riguardano la condivisione dei paradigmi di riferimento per l’azione di piano, si deve ancora mettere in luce il fatto che la pratica della pianificazione comunicativa ha già prodotto i primi effetti per quanto attiene alla creazione di un terreno favorevole alla definizione di programmi comuni e di accordi di campo su specifiche tematiche. Poco fa si è accennato all’emergenza di una contrapposizione di interessi tra i comuni piccoli e quelli di maggiori dimensioni nell’area del Medio Campidano. In una assemblea di Lunamatrona, questo si è manifestato soprattutto nell’intervento che un sindaco ha svolto anche a nome degli amministratori di altri piccoli centri, incentrandolo sulla necessità di provvedere all’irrigazione del territorio e sulla convinzione che questo potrebbe portare ad uno sviluppo del settore agro-pastorale, capace di ridare slancio all’occupazione. In seguito a quell’intervento, si sono avviati alcuni momenti di confronto che hanno riproposto il tema dell’acqua e che si sono concretizzati in iniziative come: incontro a Pauli Arbarei degli amministratori locali con il gruppo dei pianificatori; campionamenti dell’acqua sotterranea, che hanno riscontrato la scarsità della risorsa idrica e il suo elevato grado di salinità; incontro tra il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e gli amministratori dei comuni della Marmilla (con la presenza informale dei pianificatori provinciali). In questo incontro è stata altresì prospettata la necessità di un accordo con il Consorzio di Bonifica di Oristano, perché i territori compresi nella provincia di Cagliari possano usufruire dell’acqua proveniente dall’invaso di prossima realizzazione sul rio Flumineddu a Sa Lusia nei pressi di Samugheo. Infatti, come è stato ricordato nel corso dell’incontro, “la Regione attiverà il finanziamento solo a patto che la provincia di Oristano condivida la risorsa con quella di Cagliari”. Le riunioni del 2001 Nella seconda serie di riunioni con i sindaci la procedura tradizionale di comunicazione, in cui le soluzioni di piano vengono comunicate per ottenere una

18

sorta di “legittimazione pubblica” di scelte fatte altrove, è stata capovolta a favore di un processo di comunicazione di tipo differente. Si è tentato di superare la mera discussione basata su preferenze e desideri per innescare invece un dialogo reale riguardo il futuro della comunità, i problemi più rilevanti e le possibili soluzioni, avendo sempre chiara la differenza tra “interazione” e “consultazione” o “tavolo di concertazione”. Il compito dell’Ufficio del Piano è stato quello di fornire la cornice di “coordinamento esperto” per permettere ai sindaci di esprimersi riguardo a quesiti tesi ad individuare i campi dei problemi, attraverso la verifica della potenzialità cooperativa sia tra comuni che tra comuni ed altri enti. La comunicazione del processo di pianificazione ha cercato di creare spazi per diversi modi e capacità di espressione, per non accentuare ulteriormente sia la divergenza tra sapere tecnico e sapere comune che la sfiducia e la diffidenza dei comuni nei confronti della Provincia e della pianificazione a scala sovralocale in generale. In caso contrario la presentazione delle ipotesi di soluzione del piano poteva esere essere fraintesa, ancora una volta, come imposizione dall’alto da “negoziare” in cambio di concessioni marginali. Chiaramente una percezione di questo tipo non consentirebbe il tipo di condivisione a cui questo piano aspira. In generale, si è concepito un processo comunicativo con i soggetti territoriale dal quale sia stato possibile ricavare elementi ed indicatori utili allo svolgimento delle attività del piano vero e proprio. Durante questo nuovo programma di partecipazione dei sindaci, degli amministratori in genere ed di altri soggetti territoriali (imprese, associazioni, individui) all’attività di pianificazione il piano è stato illustrato brevemente attraverso i problemi (o il problema) maggiormente citati nelle interviste telefoniche dal professionista dell’Ufficio del Piano esperto del settore indicato. Si è cercato di esporre chiaramente, utilizzando il problema prescelto come esempio, i modi nei quali gli strumenti e le elaborazioni del Piano potranno fornire un sostegno concreto per una ricerca collettiva tesa ad individuare le ipotesi di soluzione. E’ seguita una discussione aperta con l’obiettivo di individuare sia della figura socio-territoriale (il gruppo) che si prenderà cura del problema occupandosene fino all’eventuale stipulazione di un accordo di campo, sia del “pianificatore di campo”, l’elemento di collegamento tra il gruppo di lavoro e l’Ufficio del Piano. Inoltre, si doveva definire gli impegni per la riunione successiva, indicando eventualmente gli altri soggetti da coinvolgere. In seguito, in riferimento alle competenze in materia di programmazione attribuite alle province dal D. Lgs 267/2000, i risultati di questa serie di riunioni sono stati utilizzati come base di partenza per le azioni portate avanti dall’Assessorato alla Programmazione e Pianificazione nell’ambito dell’allestimento del documento di indirizzi per l’elaborazione dei PIT durante i mesi di Aprile, Maggio, Giugno 2001. L’obiettivo dell’attività è stato l’utilizzazione dei contenuti del PUP per la definizione di un documento d’indirizzi dei Progetti Integrati Territoriali coerente con i processi territoriali in atto e il quadro delle aspettative locali. In particolare la Provincia ha svolto un'intensa attività di animazione territoriale attraverso una serie di incontri con i diversi soggetti agenti sul territorio (Amministratori Locali, Organizzazioni datoriali e di categoria, Operatori privati); è stata inoltre predisposta una scheda preliminare distribuita agli Enti Locali la cui analisi e interpretazione hanno consentito di identificare i temi ed i territori interessati agli strumenti PIT, nonché le aggregazioni territoriali. Sulla base di queste attività, di concerto con il Comitato Provinciale Programmazione Economica (Tavolo Unico di Concertazione), sono stati pubblicati due Documenti di Indirizzi PIT: il primo in data 15 maggio 2001 contenente l’individuazione all’interno del territorio provinciale di cinque ambiti per ognuno dei quali venivano identificati un idea forza, l’obiettivo globale e le strategie per il suo raggiungimento; il secondo, in data 29 giugno 2001,

19

contenente le indicazioni derivanti dall’analisi delle schede di coordinamento preliminari raccolte. IL PIANO, IL DISPOSITIVO SPAZIALE E IL DISPOSITIVO GIURIDICO

Ruolo e competenze del PUP/PTC Per quel che concerne il ruolo e competenze del PUP/PTC, si delinea un quadro costruito a partire da un’analisi della normativa e dei provvedimenti amministrativi dove sono identificati i diversi livelli di competenze, di adempimenti e di interessi a cui la Provincia può e deve assolvere in tema di pianificazione provinciale. La sfera della competenza è definita dal quadro legislativo in essere e dalle tendenze rilevabili: a livello statale, il D.Lgs. 267/2000, definisce ruolo e competenze della Provincia in materia di programmazione economica e di pianificazione territoriale attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; lo stesso fa, a livello regionale, la Legge 45/1989 mediante il Piano Urbanistico Provinciale. La sfera di interesse attiene i processi, individuati attraverso il Piano, sui quali la Provincia non ha specifiche competenze, ma i cui riflessi interessano le sue attività di pianificazione e gestione Coerentemente con tali norme il PUP/PTC può essere utilizzato come strumento per la gestione del territorio, per la valutazione ambientale e la rispondenza dei progetti ai requisiti europei, per la creazione di un’agenzia pubblica di pianificazione; per la gestione dei beni culturali, di supporto alla pianificazione comunale, di verifica delle attività di programmazione economica, di base per la pianificazione provinciale, sia generale che di settore ed infine, come strumento di gestione delle conoscenze. Attraverso l’analisi della Legge Regionale n. 45 del 22 dicembre 1989 e del Decreto Legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 e dei provvedimenti amministrativi rappresentati dal Protocollo d'intesa Ras-Provincia/1996 e Deliberazione C.P. N° 10 del 13.2.2001 - Approvazione bozza PUP/PTC sono state individuate le azioni di coordinamento territoriale e di indirizzo che definiscono i contenuti del PUP/PTC. I contenuti specifici, derivanti dal quadro delle competenze provinciali (come emerge nei documenti di legge citati) sono stati riportati associando ad essi gli specifici documenti ed elaborati del Piano Urbanistico Provinciale che rispondono al quadro di riferimento normativo.

20

TAB 1) COMPETENZE E INTERESSE DEL PUP/PTC

PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI (SFERA DI INTERESSE) NORMATIVA (SFERA DI COMPETENZE) MODELLO DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEL PIANO (compresi procedura di valutazione ex ante e expost all'interno)

OBIETTIVI del PROTOCOLLO D'INTESA RAS-PROVINCIA/1996

DELIBERAZIONE C.P. N° 10 del 13.2.2001 - APPROVAZIONE BOZZA

PUP/PTC

COMPETENZA PROVINCIALE - DECRETO LEGISLATIVO 18 agosto 2000,

n. 267 L.R. 22 dicembre 1989, n. 45 STRUMENTI DEL PIANO APPLICAZIONI

Art 3, l Piano Urbanistico Provinciale, da intendersi quale strumento di pianificazione e programmazione economico-territoriale, è finalizzato principalmente al conseguimento dei sottoelencati obiettivi:

Preso atto, pertanto che tale bozza di Piano, come meglio esplicitato negli elaborati allegati, potrà essere utilizzato come strumento:

Art 20, Comma 1 La Provincia:

Tracciare le direttrici dello sviluppo socio-economico tramite una polticia di assetto del territorio flessibile, da promuovere con il coinvolgimento delle Amministrazioni comunali (art 3.2)

A. raccoglie e coordina le proposte avanzate dai comuni, ai fini della programmazione economica, territoriale ed ambientale della regione

non presente Ecologie , Sistemi, Campi dell 'economia PIT; programmazione negoziata

Individuare ed elaborare piani pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuovendo il coordinamento dell'attività programmatoria dei comuni (art 3.3)

a.per la gestione del territorio b. per la valutazione della rispondenza dei progetti ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria d.per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica) h. per la pianificazione in generale e per i piani di settore, non solo d competenza dell'Ente Provincia

B. concorre alla determinazione del programma regionale di sviluppo e degli altri programmi e piani regionali secondo norme dettate dalla legge regionale

non presente Ecologie , Sistemi, Campi dell 'economia PIT; programmazione negoziata

Individuare ed elaborare piani pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuovendo il coordinamento dell'attività programmatoria dei comuni (art 3.3)

a.per la gestione del territorio b. per la valutazione di rispondenza dei progetti ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria d.per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica)

C. formula e adotta con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del programma regionale di sviluppo propri programmi pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuove il coordinamento dell'attivita' programmatoria dei comuni

non presente Ecologie , Sistemi, Campi dell 'economia PIT; programmazione negoziata

Articolo 20,Comma 2 La provincia, inoltre, ferme restando le competenze dei comuni ed in attuazione della legislazione e dei programmi regionali, predispone ed adotta il PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio e, in particolare, indica:

ARTICOLO 16 Pianificazione provinciale 1. La Provincia, con il piano urbanistico provinciale, redatto anche per settori di intervento, nel rispetto della pianificazione regionale, individua specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei

a. Per l'uso del territorio agricolo e costiero

Conoscenza di sfondo; - Mosaico dei Piani Comunali, Ecologie Agrario-Forestali, Geo-ambientali, Insediative, Sistemi: Gestione del Territorio costiero , agricoltura territoriale e della vegetazione

PIANO di ASSETTO dei LITORALI

b. per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali

Conoscenza di sfondo - DB beni culturali, Ecologie BBCC, Ecologie, Sistemi dei beni e delle attività culturali

Accordi di campo interistituzionale: beni culturali

c. per l'individuazione e regolamentazione dell'uso delle zone destinate ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale

Conoscenza di sfondo, Mosaico dei PUC, Ecologie insediative ed ambientali, Campi dell'economia, della mobilità e dei trasporti

PIANO PROVINCIALE di URBANISTICA COMERCIALE (PPUC)

Indirizzare il governo del territorio verso uno sviluppo sostenibile del territorio stesso, lariqualificazione dei centri urbani ed in patricolare delle periferie, la tutela e sociale dei beni culturali, la valorizzazione delle identità locali (Art3.1) Attuare politiche di tutela delle risorse ambientali che siano il più possibile compatibile con le esigenze di sviluppo economico-produttivo della collettività provinciale (Art 3.4)

a.per la gestione del territorio c. per il coordinamento della pianificazione comunale d. per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica) h. per la pianificazione in generale e per i piani di settore, non solo d competenza dell'Ente Provincia i. per la gestione, diffusione e condivisione delle conoscenze attraverso il SIT

le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti

f. per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio.

Conoscenza di sfondo, Mosaico dei PUC, Ecologie, Sistemi di Organizzazione dello Spazio

PPUC, Valutazione SS 195, Procedure per la localizzazione impianti di trattamento e smaltimento rifiuti; Pareri VIA

21

TAB 1) COMPETENZE E INTERESSE DEL PUP/PTC

PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI (SFERA DI INTERESSE) NORMATIVA (SFERA DI COMPETENZE) MODELLO DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEL PIANO (compresi procedura di valutazione ex ante e expost all'interno)

OBIETTIVI del PROTOCOLLO D'INTESA RAS-PROVINCIA/1996

DELIBERAZIONE C.P. N° 10 del 13.2.2001 - APPROVAZIONE BOZZA PUP/PTC

COMPETENZA PROVINCIALE - DECRETO LEGISLATIVO 18 agosto 2000,

n. 267 L.R. 22 dicembre 1989, n. 45 STRUMENTI DEL PIANO APPLICAZIONI

d. per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento sovracomunale;

Conoscenza di sfondo - Mosaico dei PUC, Ecologie, Sistemi di Organizzazione dello spazio, Campi

PPUC;Piano di Assetto dei Litorali; Procedure per la localizzazione impianti di trattamento e smaltimento rifiuti

e. per la viabilità di interesse provinciale

Conoscenza di sfondo Mosaico dei PUC, Ecologie insediative ed ambientali, Sistemi della viabilità e dei trasporti, Campi dei servizi superiori di trasporto delle persone e delle merci, della mobilità delle persone e dell’accessibilità

Localizzazione SS 195, Protocollo assessorato Trasporti per l'elaborazione piano di settore

Indirizzare il governo del territorio verso uno sviluppo sostenibile del territorio stesso, lariqualificazione dei centri urbani ed in particolare delle periferie, la tutela e sociale dei beni culturali, la valorizzazione delle identità locali (Art 3.1) Attuare politiche di tutela delle risorse ambientali che siano il più possibile compatibile con le esigenze di sviluppo economico-produttivo della collettività provinciale (art 3.4)

a.per la gestione del territorio c. per il coordinamento della pianificazione comunale d. per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica) h. per la pianificazione in generale e per i piani di settore, non solo d competenza dell'Ente Provincia i. per la gestione, diffusione e condivisione delle conoscenze attraverso il SIT

la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione

f. per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio.

Conoscenza di sfondo , Mosaico dei PUC, Ecologie, Sistemi di Organizzazione dello spazio

PPUC; Piano di Assetto dei Litorali;Valutazione SS 195, Procedure per la localizzazione impianti di trattamento e smaltimento rifiuti;Pareri VIA

Attuare politiche di tutela delle risorse ambientali che siano il più possibile compatibile con le esigenze di sviluppo economico-produttivo della collettività provinciale (Art 3.4)

a.per la gestione del territorio c. per il coordinamento della pianificazione comunale d. per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica) h. per la pianificazione in generale e per i piani di settore, non solo d competenza dell'Ente Provincia i. per la gestione, diffusione e condivisione delle conoscenze attraverso il SIT

le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque

f. per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio.

Conoscenza di sfondo - mosaico, modello della qualità delle acque fluviali, Ecologie, Sistemi iIdrogeoloica, Approvigionamento idrico

PPUC; Piano di Assetto dei Litorali; Valutazione SS 195, Procedure per la localizzazione impianti di trattamento e smaltimento rifiuti;Pareri VIA

b. per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali

Conoscenza di sfondo DB beni culturali, Ecologie, Sistemi dei beni e delle attività culturali, Campo della Tutela del Patrimonio del Territorio Aperto,

Accordi di campo interistituzionale: beni culturali

Indirizzare il governo del territorio verso uno sviluppo sostenibile del territorio stesso, lariqualificazione dei centri urbani ed in patricolare delle periferie, la tutela e sociale dei beni culturali, la valorizzazione delle identità locali (Art3.1)

a.per la gestione del territorio c. per il coordinamento della pianificazione comunale d. per la valutazione ambientale (d'impatto e strategica) g. per la gestione dei beni culturali h. per la pianificazione in generale e per i piani di settore, non solo d competenza dell'Ente Provincia i. per la gestione, diffusione e condivisione delle conoscenze attraverso il SIT

le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali f. per le procedure relative alla

determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio.

Conoscenza di sfondo , Ecologie Geo-Ambientali, Insediative, Agrario-Forestali, dei BBCC, Sistemi, Campi

22

In particolare le competenze e gli interessi del PUP/PTC possono essere individuati nella seguente molteplicità funzionale: Il piano come processo di servizio Il piano come processo di servizio che discende dall’impostazione del PUP/PTC fondata su una concezione incrementale e di processo, e che comporta: − la costruzione di strumenti che permettano concretamente la condivisione e la

concertazione delle scelte territoriali tra soggetti pubblici e privati diversi, e dunque

− l’utilizzo di sistemi condivisi di valutazione di scelte alternative, che consentano di definire i contenuti specifici delle azioni e le priorità degli interventi;

− la definizione di linee di azione per affrontare in modo omogeneo, nel quadro provinciale,

− le tematiche di competenza. Presupposto fondamentale per queste azioni di concertazione è il ruolo di servizio alla pianificazione comunale che può (e deve) svolgere la Provincia attraverso il Piano. Il Piano si propone infatti come tavolo di negoziato delle diverse istanze comunali, che deve saper stimolare, interpretare, coordinare e mediare nell'interesse del quadro complessivo delle funzionalità e del rispetto delle risorse ambientali. Più che carta di aprioristiche “necessità di ordine superiore”, il Piano si pone dunque come strumento di servizio, di stimolo al confronto; è garanzia di arbitrato ed occasione di elevazione tecnica e culturale. Servizio prestato innanzitutto sul terreno organizzativo, della documentazione e dell'analisi della disponibilità a fornire elementi di giudizio e strumenti di decisione collettiva. Il piano come insieme di processi di campo Il piano come insieme di processi di campo che prende le mosse anche dalla evoluzione del quadro legislativo. La legge regionale 14 del 1996 ha posto le basi per avviare un nuovo processo di programmazione ispirandosi, peraltro, ai principi di “sussidiarietà” e “partenariato” e, in questo quadro, grande attenzione è rivolta alla progettualità dal basso e all’economia a livello locale. In questo quadro normativo, in linea con alcuni principi fissati a partire dalla legge 142/90, la Provincia diviene snodo fondamentale sia nei rapporti con il livello locale – con riferimento non solo agli Enti locali, ma a tutti i soggetti pubblici e privati operanti nel territorio – sia rispetto a quello regionale. La Provincia, infatti, diventa responsabile del governo dello sviluppo economico nell’ambito del proprio territorio, promuovendo il concorso delle forze economiche e sociali – rappresentanze sindacali, associazioni degli imprenditori e delle categorie produttive - sin dalla fase di impostazione dei programmi integrati e, nello stesso tempo, assicurando il coordinamento delle forme di collaborazione tra i soggetti coinvolti che si estrinseca nel raccogliere, indirizzare e rendere omogenee le proposte progettuali pervenute sia da operatori pubblici che privati. In questo contesto normativo si va affermando, con riferimento alle questioni connesse con il governo del territorio, una nuova cultura, espressione dell’esigenza di uscire da una logica di competenze settoriali separate e gerarchicamente ordinate in forma “verticale”, per confluire su un concetto che consideri l’attività di pianificazione come processo continuo, prevalentemente di tipo “orizzontale”, basato sull’interazione di soggetti pubblici e privati. Emerge, innanzitutto, una stretta correlazione tra i diversi livelli della pianificazione: le relazioni tra i vari livelli di governo risultano efficaci solo se inserite in un contesto caratterizzato da un interscambio dinamico, capace di trasferire nel processo di formazione delle decisioni le conoscenze proprie di ciascun livello e di produrre effetti immediatamente registrabili dagli strumenti di pianificazione sia a scala sovracomunale che a scala locale. Nel dibattito culturale contemporaneo emergono alcuni principi, o elementi interpretativi fondamentali, ai quali si richiama la nuova pianificazione territoriale:

23

- la sussidiarietà, che fa si che soggetti istituzionali diversi agiscano secondo modalità di intervento sul territorio prive di sovrapposizioni, superando un modello gerarchico “a cascata” delle competenze e assumendo, invece, una logica della funzionalità del ruolo rispetto all’obiettivo, una concezione che comporta in sintesi: - il coinvolgimento degli enti territorialmente più vicini al problema; - la immediata individuazione dei soggetti coinvolti, in base all’oggetto delle politiche e delle azioni; - la scelta della dimensione organizzativa; - la solidarietà territoriale, come impegno che ogni soggetto deve assumere nei confronti degli altri soggetti istituzionali per raggiungere intese finalizzate a ottimizzare l’azione pubblica sul territorio: ciò significa agire secondo i bisogni della propria comunità, curarne gli interessi, promuoverne lo sviluppo senza che questo comporti effetti territoriali negativi e condizionamenti alle economie delle comunità vicine; solidarietà significa concertare tutte quelle azioni locali che rivestono caratteri di interesse generale o generano effetti di livello sovracomunale, per cui il coordinamento delle azioni risulta fondamentale soprattutto nelle questioni quali l’equilibrio ambientale, le politiche delle infrastrutture e dei servizi, i progetti di sviluppo di ambiti territoriali, temi che per la loro natura richiedono di essere affrontati in modo unitario; - la condivisione e concertazione, che presuppongono che l’efficacia del piano si misuri nella capacità dei soggetti di orientare il processo decisionale verso la produzione di risultati concreti. La legittimazione delle scelte e della loro attuazione risiede nella costruzione del consenso cui si perviene attraverso l’interpretazione corretta delle esigenze espresse dalla collettività locale in relazione agli obiettivi che si intende conseguire, su un piano di realismo e di pragmaticità. Ciò presuppone il mettere in campo strumenti e procedure in grado di rendere possibile il dialogo e il confronto fra gli attori del territorio, per cui la condizione preliminare per instaurare una efficace modalità di cooperazione è la individuazione di un quadro condiviso di problematiche territoriali, infrastrutturali, ambientali, socioeconomiche e di ambiti di applicazione differenziati sul territorio della provincia in cui si manifestano specifiche esigenze di trasformazione e di adeguamento: sono questi i campi del progetto del territorio; - il coordinamento delle attività di pianificazione svolte dagli enti locali e l’attività dei soggetti coinvolti nei campi del progetto del territorio mediante l’adozione di un modello di procedimento ispirato ad una forte partecipazione e interazione, che si pone come processo permanente di progetto del territorio, un modello che può essere definito processo di campo; - la flessibilità e la processualità sono perciò gli altri caratteri di base del piano, che si costituisce come insieme di processi di campo. Per questo motivo il PUP/PTC si configura in modo da promuovere una forma concertata e partecipata delle politiche territoriali e ambientali. Questo obiettivo si pone soprattutto di fronte all’evidente impossibilità di governare attraverso i soli livelli comunale e regionale problematiche complesse in numerosi settori, quali l’ambiente, le attività economiche, i servizi. In questo senso per avviare il dialogo e l’instaurazione di effettive forme di collaborazione fra le diverse autorità di governo del territorio, in primis i comuni, e i soggetti privati portatori di interessi diffusi, è prevista la figura della Conferenza di pianificazione per garantire un’adeguata partecipazione e, quindi, la trasparenza del relativo procedimento, oltre a una necessaria riflessione sulle scelte. E’ prevista allo scopo una ampia consultazione dei soggetti partecipanti, per la conclusione di Accordi di campo (riconducibili agli accordi di programma della L.R. 45/89) su specifici ambiti problematici, tra i quali sono prevedibili innanzitutto accordi con i Comuni finalizzati allo scambio di informazioni necessarie per un progetto condiviso di territorio. Il piano, mediante la promozione di accordi di campo, attraverso i quali vengono individuati ulteriori possibili soggetti da coinvolgere nel processo di pianificazione,

24

favorisce la costruzione di una rete di relazioni finalizzate al governo del territorio provinciale. Il piano si configura come proposta di Piano territoriale paesistico e di direttiva regionale, una linea di lavoro che può configurarsi sulle funzioni e il ruolo che il PUP/PTC potrebbe assumere rispetto al quadro complessivo degli strumenti di pianificazione. Le potenzialità del PUP/PTC nel governo in forma integrata e partecipata del territorio potrebbero essere ulteriormente ampliate nella misura in cui venissero recepite a livello regionale le disposizioni contenute, in particolare, nell’art. 57 del Decreto legislativo n. 112 del 1998 che, in attuazione della L. 59 del 1997, prevede che “il PTCP assuma il valore e gli effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle acque, della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali, alla condizione che la definizione delle relative disposizioni avvenga nella forma di intese fra la provincia e le amministrazioni, anche statali, competenti”. Con riferimento all’ipotesi di pianificazione territoriale paesistica, pur in assenza di attuazione a livello regionale della L. n. 59 del 1997, il PUP/PTC può provvedere in tal senso in base all’art.11 della legge urbanistica regionale, così come modificato dalla L.R. 7 maggio 1993, n. 23, art.3. Inoltre il PUP/PTC può assumere il valore della direttiva prevista dalla legge urbanistica regionale. Riguardo alle parti del PUP/PTC che assumono questo valore, si applicano le procedure descritte a proposito del piano paesistico. Tutte queste potenzialità potrebbero trovare una loro legittimazione in un atto aggiuntivo al protocollo d'intesa Regione- Provincia, stipulato per la redazione del PUP/PTC. Il piano come strumento per la gestione del territorio. La gestione del territorio implica un impegno costante basato su un’attività continua di promozione di processi di campo e relativi accordi sui problemi rilevanti per il territorio e l’economia provinciale. Il PUP/PTC è concepito come strumento, non di riferimento una tantum per eventi straordinari (come l’approvazione di progetti, l’elaborazione di piani di bacino etc), ma per un monitoraggio costante, regolare ed interattivo dello sviluppo del territorio. Il monitoraggio sarà reso possibile attraverso i vari dispositivi del piano, per esempio: - la conoscenza di sfondo sempre aggiornata fornisce informazioni di riferimento sul territorio disponibili per vari “utenti” (comuni, enti, istituzioni, e imprese) al fine dell’elaborazione di progetti e programmi; - il monitoraggio delle ecologie registra cambiamenti di equilibrio ambientali ed insediativi; - la progressiva inclusione di nuovi campi del progetto ambientale nel piano (risultanti da approfondimenti svolti dall’ufficio del piano o da richieste esterne) permette di allestire nuovi processi cooperativi; - il monitoraggio costante degli accordi di campo consente una valutazione rapida sull’efficacia delle misure intraprese al fine della programmazione delle risorse destinate a finanziamenti per il territorio. Il piano come strumento per la valutazione ambientale (di impatto e strategica). Le descrizioni delle componenti elementari, e della loro interrelazione riportata nelle ecologie, potrebbero fornire i dati ambientali di riferimento (la cosiddetta “situazione ambientale” - l’environmental baseline) e gli indicatori per: − la valutazione di impatto ambientale (VIA) secondo le direttive 85/337/CEE e

97/11/CEE del Consiglio Europeo e L. 349/86 e DPR del 12 aprile 1996 − la valutazione ambientale strategica (VAS - cfr direttiva 2001/42/ce del

parlamento europeo e del consiglio del 27 giugno 2001) dei piani di sviluppo regionali e dei programmi operativi per verificare la rispondenza ai principi ed agli obiettivi del nuovo Trattato di Amsterdam sulla promozione dello sviluppo sostenibile, della tutela e del miglioramento dell’ambiente

25

La valutazione della situazione ambientale e l’elaborazione dei dati di riferimento sono decisivi al fine di fornire informazioni che aiuteranno a conseguire sia gli obiettivi regionali articolati nei PSR che quelli del Trattato di Amsterdam. Tali compiti potrebbero essere a carico dell’Ufficio del Piano. La Regione potrebbe assumere i PUP/PTC delle province come base informativa di riferimento sia per la VIA che per la VAS Il piano come strumento di rispondenza dei progetti ai requisiti europei. L’Articolo 6 del Trattato di Amsterdam riguarda l’integrazione dell’ambiente con tutte le politiche europee territoriali, industriali, per lo sviluppo, etc. Una pianificazione territoriale orientata in senso ambientale come il PUP/PTC di Cagliari è per sua natura predisposta a rispondere a questo tipo di requisito. Questo significa che se nel futuro, per accedere a finanziamenti europei, la richiesta di finanziamento dovesse essere accompagnata da una sorta di attestazione della validità ambientale della proposta, il piano potrà fornire l’informazione di base da inserire nelle varie proposte da presentare alla Comunità Europea. Il piano come strumento di sostegno al coordinamento della pianificazione comunale. L’esigenza di un continuo aggiornamento e confronto sullo stato della pianificazione, da parte dei soggetti coinvolti nella gestione dei processi territoriali, rende necessaria la messa a punto di uno strumento specifico. Il mosaico degli strumenti di pianificazione comunale, corrispondente all’archiviazione informatica dei piani urbanistici comunali (PUC, PRG, PdF) e di alcuni piani ad essi sovraordinati, senza entrare in merito ai singoli piani, permette concretamente la rappresentazione sinottica dei piani necessaria per la condivisione e la concertazione delle scelte territoriali dei diversi soggetti, sia pubblici che privati, operanti sul territorio della Provincia. La dimensione comunale della pianificazione ha, in questo ambito, la prerogativa di raffigurare e legittimare le aspettative delle comunità locali, secondo un modello concepito omogeneamente per l’intero territorio provinciale. L'archivio della pianificazione comunale, inoltre, consente di rappresentare un mosaico aggiornato degli strumenti urbanistici comunali vigenti sul territorio della Provincia di Cagliari. Il piano come strumento di verifica di attività di programmazione economica e di ottimizzazione delle risorse progettuali e finanziarie allo scopo di eliminare sovrapposizioni e ripetizioni. Il piano, come registrazione e memoria interattiva della progettualità in atto a livello provinciale (rilevata attraverso i mezzi ufficiali, ma anche attraverso la conoscenza diffusa relativa alle attese e alle aspettative da parte delle comunità locali), fornisce un mezzo per gestire la programmazione economica sovra-comunale in modo da sostenere il coordinamento delle iniziative ed evitare inutili sovrapposizioni e ridondanze programmatiche sia pubbliche che private. Il piano come strumento per la riduzione della conflittualità nel rapporto tra pubblico e privato. I dispositivi e le procedure forniti dal piano per il coinvolgimento degli stakeholders (come l’individuazione dei campi del progetto ambientale, le conferenze di pianificazione e le procedure di cooperazione, gli accordi di campo) servono ad incrementare sia la capacità istituzionale di gestire le esigenze delle comunità locali sia la capacità sociale delle comunità locali di dare voce alle loro aspettative. Inoltre, la condivisione degli indirizzi per la individuazione di progetti e programmi fin dal primo momento della loro impostazione dovrebbe contribuire a ridurre l’eventuale conflittualità tra i soggetti pubblici e privati partecipanti, consentendo così una più efficiente realizzazione delle iniziative.

26

Il piano come strumento per la creazione di un’Agenzia pubblica di pianificazione. Un’agenzia di questo tipo potrebbe svolgere servizi di consulenza per eseguire studi di fattibilità relativi a progetti pubblici e privati con risonanza territoriale, oppure consulenza ad enti ed istituzioni di pianificazione italiani e stranieri per le attività di pianificazione territoriale avendo come obiettivo generale il progressivo autofinanziamento della propria attività. Potrebbe fornire progetti di ricerca ad altri enti pubblici e privati, per esempio, la creazione di scenari di sviluppo futuro di determinati ambiti (non solo in Sardegna ma anche in altre aree soprattutto mediterranei) come richiesto nella recente “call for expressions of interest” pubblicata dalla Future Studies Unit, un servizio multi-disciplinare che fa capo direttamente al Presidente della Commissione Europea. Tale agenzia potrebbe dare sostegno all’implementazione della ICZM (Integrated Coastal Zone Management) proponendo la gestione di progetti dimostrativi nell’area costiera provinciale. Inoltre, potrebbe fornire un servizio di sostegno ad attività di certificazione ISO 14000 e/o di ecogestione e audit (EMAS) (93/1836/CEE). Il piano come strumento per la gestione dei beni culturali. La creazione di un sistema di raccolta e di gestione dei dati (un Data Base in aggiornamento continuativo e consultabile anche dall’esterno) serve per l’attivazione di un dialogo costruttivo con i soggetti interlocutori della Provincia e per il coordinamento degli interventi nell’ambito della gestione dei beni culturali. L’obiettivo è di garantire che ogni iniziativa di promozione culturale del territorio (musei, itinerari, aree visitabili, aree parco, etc.) nasca sulla base di un progetto scientifico–economico–gestionale. La possibilità di accedere alle informazioni sul settore, renderà possibile avere un quadro complessivo delle risorse e delle iniziative che si proporrà come ulteriore servizio informativo ed, eventualmente, propositivo, nell’affiancare le Amministrazioni comunali che esprimano la volontà di realizzare la qualificazione e lo sviluppo dei servizi e promuovere azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. Il piano come strumento di base per la pianificazione futura in generale e per piani di settore Alla base della utilizzazione del Piano Urbanistico Provinciale vi è la possibilità di ripercorrere tutte le tappe che hanno portato alla sua costruzione. Infatti, sono esplicitate, attraverso i manuali del piano, modalità, procedure, modelli di analisi utilizzati per l’elaborazione del piano in modo che possano essere modificati, migliorati e sviluppati (anche per la produzione di software originale) nella futura pianificazione provinciale. Il piano come strumento di gestione delle conoscenze Il piano si prefigura come strumento di gestione delle conoscenze attraverso il Sistema Informativo Territoriale al servizio della Provincia di Cagliari, che costituisce il primo strumento informatizzato della Provincia per gestire tutte le informazione relative al Piano Urbanistico Provinciale. Il sistema informativo del PUP/PTC è il complesso di archivi e delle procedure che organizzano le informazioni e le rappresentazioni tecniche necessarie alle decisioni di piano e alla sua gestione. Di esso fanno parte le tecnologie informatiche, hardware e software, ed in particolare la tecnologia GIS (Sistema Informativo Geografico), che permette l’archiviazione, consultazione, elaborazione e interrogazione degli archivi numerici e cartografici del territorio Provinciale. La costruzione di un sistema informativo su base territoriale a servizio dell’Ufficio del Piano e dei comuni, imprese ed altri enti della Provincia è un’occasione esemplare per la sperimentazione di nuove forme di pianificazione che mirano ad individuare le ipotesi di soluzione ai problemi del territorio non risolutive e prescrittive ma legate alla gestione di processi significativi.

27

Il piano come processo di elaborazione di un insieme di attività correlate Il piano si configura come un processo di elaborazione che si costruisce attraverso un insieme di attività correlate: - creazione di una conoscenza di sfondo orientata a definire un quadro delle risorse e delle compatibilità, che si costruisce attraverso un processo di confronto tra rappresentazione dello spazio da parte dei pianificatori e autorappresentazione dei luoghi e dei concetti spaziali da parte degli abitanti, su cui far leva per innescare un processo collettivo di costruzione delle prospettive della vita spaziale. È questa la parte dell’attività che ha prodotto le Geografie: - geografia delle immagini spaziali; geografia della popolazione e dell’economia delle attività; geografia ambientale; geografia storica; geografia dell’organizzazione dello spazio; una prima azione è stata la costruzione di una geografia delle dominanti ambientali della vita insediativa di un territorio, un'idea che unisce luoghi e concetti spaziali densi di natura e di storia, il riferimento durevole su cui avviare la rigenerazione del progetto del territorio; - costruzione di un quadro interpretativo ecosistemico del territorio attraverso un dispositivo spaziale di Ecologie: geo-ambientali; agrarie; insediative; dell’ interpretazione del patrimonio culturale. Un dispositivo di base, che rappresenta le matrici, le “cellule staminali”, i precursori, da cui partire per un difficile processo di costruzione di una nuova prospettiva urbana; questa si fonda sulle nuove ecologie territoriali, situazioni in cui popolazione e forme-processo dell’ambiente interagiscono e concorrono a realizzare un assetto spaziale ed un’economia strutturale con un eminente orientamento ambientale. Il ruolo del piano è – in questo senso – quello di costruire una prima individuazione del campo e degli attori, di presentare un ventaglio di soluzioni possibili e di costituire gli accordi di campo ovvero l’insieme di meta-regole e regole condivise per realizzare attraverso il progetto ambientale nuove ecologie territoriali; - elaborazione delle linee guida per i sistemi di organizzazione dello spazio: allestimenti infrastrutturali e servizi che alimentano le dimensioni autorganizzative delle ecologie territoriali; - rappresentazione dei campi di problemi e dei campi di vitalità, dei campi del progetto ambientale, e prima definizione di regole procedurali che favoriscano un processo comunicativo che conduca a statuti condivisi di comportamenti; - definizione progressiva, attraverso processi di campo, di nuove figure spaziali e figure socio-territoriali, entità che si definiscono progressivamente durante il processo di costruzione degli accordi di campo e che rappresentano, in senso lato, unità di riferimento del progetto del territorio; - costruzione di accordi di campo intermunicipali necessari per dar corso all’attuazione del piano, che produrranno «effetti di trascinamento» per altri campi problematici, altri soggetti, altri accordi, per altre modalità operative, ecc.

Il dispositivo spaziale e giuridico del piano Il senso e le prospettive di questo processo di pianificazione hanno perciò come riferimento un dispositivo spaziale articolato secondo quattro titoli: Geografie Le geografie descrivono le forme e i processi del territorio provinciale. Ne rivelano la qualità differenziale in ordine alla dimensione delle risorse, dei problemi e delle potenzialità, variando tra due estremi di situazioni: - forme e processi in situazioni dense di natura e di storia, la cui gestione ha le caratteristiche di processualità, reversibilità, autoriproducibilità, di apertura di possibilità che sono proprie di una forma di azione che pone l’ambiente, in quanto potenziale strategico del territorio, come nucleo centrale di una politica territoriale capace di aprire prospettive promettenti ai territori esterni alla “nebulosa urbana” europea. Le economie sono per ora marginali, ma dovranno progressivamente

28

diventare strutturali, attraverso un processo generativo calibrato sulla capacità locale di rielaborare internamente e dispiegare nelle varie componenti del sistema economico – agricola, industriale, artigianale e commerciale – l’energia esterna connessa ai flussi turistici; - forme e processi in situazioni urbane intensive, la cui gestione ha le caratteristiche proprie di una forma di azione vincolata al funzionamento di una macchina urbana consolidata, in cui le azioni di riqualificazione si orientano su alcune direzioni chiave che aprono nel lungo periodo un campo di possibilità alla qualità ambientale della vita spaziale. Le geografie rappresentano il riferimento di base della costruzione della conoscenza di sfondo che serve come base conoscitiva per la costruzione dei dispositivi del piano – le ecologie, i sistemi di organizzazione dello spazio e i campi del progetto ambientale. Sono così articolate: - geografia delle immagini spaziali delle società locali, che rappresenta le aspirazioni e la progettualità espressa dalle società locali; - geografia della popolazione e dell’economia delle attività, che riporta le dimensioni principali della popolazione e delle sue dinamiche e le dimensioni dell’economia delle attività con particolare attenzione ai modelli di diffusione spaziale e alle dimensioni locali dello sviluppo; - geografia ambientale, che comprende il sistema di informazioni sulle risorse e i processi del geo-ambiente, del manto vegetale e sulla qualità delle risorse idriche; - geografia storica, che rigenera attraverso il suo sistema di informazioni i requisiti dei modelli interpretativi e gestionali del patrimonio culturale della provincia; - geografia dell'organizzazione dello spazio, che articola la conoscenza di sfondo dei processi di organizzazione dello spazio secondo un ordine di geografie componenti: la geografia delle forme urbane; la geografia dei servizi sociali e superiori; la geografia dei servizi di trasporto; la geografia dei servizi di energia; la geografia dei servizi idrici; la geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi; la geografia dei servizi di telecomunicazione. Infine, è compresa in questo titolo dell’attività di pianificazione una geografia sintetica dei sub-ambiti provinciali, rappresentata nei rapporti elaborati per il Medio Campidano, il Sarrabus-Gerrei, il Sulcis-Iglesiente e l’Area di Cagliari, a sostegno degli incontri promossi dalla Provincia con gli amministratori di questi sub-ambiti provinciali, nei quali contenuti e metodi del lavoro sono stati progressivamente oggetto di confronto e discussione pubblica. Sullo sfondo dell’attività di pianificazione vi può essere la prospettiva dell’articolazione istituzionale del territorio in tre nuovi ambiti provinciali rappresentati nell’articolazione dei sub-ambiti sopracitati. Pertanto il piano si offre anche come base informativa alla discussione sia in ordine a questa articolazione territoriale, sia in relazione alle prospettive di cooperazione territoriale che possono aprirsi per affrontare i problemi di crisi che investono complessivamente questi territori. Ecologie L’ecologia è una porzione del territorio che individua un sistema complesso di relazioni tra processi ambientali, insediativi, agrario-forestali e del patrimonio culturale. Lo studio dei processi si riconosce all’interno delle componenti elementari che formano l’ecologia stessa. Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi progettuali sul territorio coerentemente con i processi ambientali ed insediativi in atto. Questo avviene attraverso una descrizione normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle azioni di trasformazione. Le ecologie rappresentono situazioni in cui le componenti dell’ambiente concorrono a realizzare un assetto significativo riconoscibile indirizzato alla costruzione di economie strutturali orientate in senso ambientale. Nel piano costituiscono una figura esssenziale del dispositivo, che rappresenta le matrici, le “cellule staminali”, i precursori da cui partire per un difficile processo di costruzione di una nuova prospettiva urbana: questa può essere realizzata attraverso le nuove ecologie territoriali, situazioni in cui

29

popolazione e forme-processo dell’ambiente interagiscono e concorrono a realizzare un assetto spaziale ed un’economia strutturale con un eminente orientamento ambientale. Il ruolo del piano è – in questo senso - quello di formulare una prima individuazione del campo e degli attori, di presentare un ventaglio di soluzioni possibili e di costituire gli accordi di campo ovvero l’insieme di meta-regole e regole condivise per realizzare, attraverso il progetto ambientale, nuove ecologie territoriali. Le ecologie hanno nel piano la seguente articolazione connessa alla pluristratificazione delle risorse e dei processi ambientali: – ecologie geo-ambientali; – ecologie insediative; – ecologie agrarie e forestali; – ecologie del patrimonio culturale.

30

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

101 Ecologia dei processi di riconversione turistica nella fascia costiera dell'Arcuentu 201 Ecologia del sistema lagunare di S.Giovanni-Marceddì 301 Ecologia del sistema orografico di Monte Nieddu e Capo

Frasca 102 Ecologia insediativa dell'apertura dell'Arburese-Guspinese 202 Ecologia del promontorio vulcanico di Capo Frasca 302 Ecologia delle dune costiere di Piscinas e Monte Arcuentu

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 203 Ecologia del sistema costiero del Golfo di Pistis 303 Ecologia del promontorio di Capo Pecora e delle aree

agricole circostanti

204 Ecologia del settore costiero tra Torre dei Corsari e Porto di Tremolia 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

205 Ecologia del settore costiero di Funtanazza-Cala Campu Sali 323 Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

206 Ecologia del sistema costiero di Piscinas-Scivu 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente 207 Ecologia del promontorio di Capo Pecora 252 Ecologia del sistema orografico di M.te Nieddu 253 Ecologia del massiccio vulcanico dell'Arcuentu

254 Ecologia del sistema idrografico del Rio Piscinas e del Rio Naracauli e del settore minerario di Montevecchio ponente, Ingurtosu, Gennamari

255 Ecologia del bacino granitico dell'Arburese 256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese

257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di Oridda

267 Ecologia del sistema pedemontano del Rio Sitzerri

Arbus

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 241 Ecologia del sistema di altopiani del Salto di Quirra 317 Ecologia del Salto di Quirra e del Monte Castello di Quirra

Armungia 110 Ecologia dei processi insediativi della piana costiera e del

Salto di Quirra 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

121 Ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra

226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio

del Sulcis 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

130 Ecologia insediativa dei processi di infrastrutturazione ambientale del sistema lagunare di Santa Gilla 265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta

Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Assemini

131 Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 241 Ecologia del sistema di altopiani del Salto di Quirra 317 Ecologia del Salto di Quirra e del Monte Castello di Quirra

110 Ecologia dei processi insediativi della piana costiera e del Salto di Quirra 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei Ballao

319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate del Monte Ilixi Bentosu

31

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli Barrali

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta Barumini

266 Ecologia della Giara di Gesturi

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 207 Ecologia del promontorio di Capo Pecora 303 Ecologia del promontorio di Capo Pecora e delle aree

agricole circostanti

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 208 Ecologia del sistema costiero di Buggerru-Portixeddu 304 Ecologia dell'area di Portixeddu, Bugerru e Cala Domestica

119 Ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell'anello metallifero dell'Iglesiente e dei processi insediativi del campo urbano di Iglesias

209 Ecologia della costa rocciosa tra Cala Domestica e Buggerru 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

210 Ecologia della costa alta rocciosa tra Porto Flavia e Torre Domestica

256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese

Buggerru

258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale paleozoica del Marganai-Iglesiente

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala Regina e del sistema idrografico afferente 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e

del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi 327 Ecologia della ex miniera d'argento di onta Narba e Punta Genna Argiolas

125 Ecologia degli insediamenti collinari nel corridoio vallivo del Riu Longu 243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra

idrografica del Flumendosa 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli Burcei

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 244 Ecologia del bacino idrografico del Rio Picocca

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di

Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

130 Ecologia insediativa dei processi di infrastrutturazione ambientale del sistema lagunare di Santa Gilla 227 Ecologia della dorsale strutturale di Cagliari 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

131 Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle zone umide di Molentargius 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale

Cagliari

133 Ecologia dell'organizzazione ambientale insediativa nell'area umida del Molentargius

Calasetta 136 Ecologia dell'organizzazione insediativa e produttiva delle Isole di San Pietro e Sant'Antioco 217 Ecologia dell'isola di Sant'Antioco 308 Ecologia di Sant'Antioco

32

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

121 Ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra

225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del Rio Santa Lucia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu

Mannu, Monte Nieddu

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di

Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch Capoterra

130 Ecologia insediativa dei processi di infrastrutturazione ambientale del sistema lagunare di Santa Gilla 265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta

Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

119 Ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell'anello metallifero dell'Iglesiente e dei processi insediativi del campo urbano di Iglesias

214 Ecologia del sistema costiero tra Portoscuso e Punta Trettu 305 Ecologia dell'area degradata di Punta Maiorchina

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 216 Ecologia dell sistema costiero tra Punta Trettu e lo Stagno di

Mulargia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

127 Ecologia dell'organizzazione dell'insediamento minerario di Masua e di Nebida e dei processi insediativi della piana costiera di Gonnesa

260 Ecologia del sistema orografico di Gonnesa 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

128 Ecologia dei processi di riconversione delle attività industriali e minerarie del bacino carbonifero del Sulcis 261 Ecologia del bacino vulcano-sedimentario di Carbonia

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao

Carbonia

269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri

Carloforte 136 Ecologia dell'organizzazione insediativa e produttiva delle Isole di San Pietro e Sant'Antioco 215 Ecologia dell'Isola di S.Pietro 307 Ecologia dell'isola di San Pietro

118 Ecologia dell'organizzazione agricola e dei processi di infrastrutturazione turistica nella piana costiera di Castiadas 231

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Geremeas e settore costiero compreso tra il promontorio di Solanas e Kala 'e Moru

314 Ecologia dell'area pedemontana della fascia costiera di Villasimius

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 233 Ecologia del bacino idrografico del Rio Foxi e del settore

costiero di Villasimius 315 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della piana di Castiadas

135 Ecologia degli insediamenti turistico-residenziali e rurali nelle incisioni vallive costiere sud-orientali 234 Ecologia del settore costiero di Costa Rei-Cala Sinzias 316 Ecologia del promontorio di Capo Ferrato, Monte Ferru e

dello stagno di Feraxi

235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei

Castiadas

236 Ecologia del promontorio di Capo Ferrato

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Collinas 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e

della Giara di Gesturi 322 Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

33

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio

del Sulcis 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu

Mannu, Monte Nieddu

121 Ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra

269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Decimomannu

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Decimoputzu 120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa

nella fossa tettonica del Cixerri 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala Regina e del sistema idrografico afferente 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra

idrografica del Flumendosa 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 244 Ecologia del bacino idrografico del Rio Picocca 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei

248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla

Dolianova

250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 221 Ecologia della Costa del Sud 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera

occidentale del Golfo di Teulada

139 Ecologia della singolarità ambientale insediativa di Teulada lungo l'incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi 222 Ecologia della costa di Chia e del bacino del Rio Mannu-Rio

di Chia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

140 Ecologia dei processi insediativi agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu e Rio di Chia 223 Ecologia del tratto costiero tra Porto de su Scovargiu e P.ta

d'Agumu e bacino idrografico del Rio Palaceris 311 Ecologia dell'area costiera di Pula, del Monte Sa Guardia e Sa Murta Bianca

141 Ecologia dell'organizzazione produttiva e residenziale nella piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S.Margherita

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis

Domus de Maria

265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di

Oridda 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

119 Ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell'anello metallifero dell'Iglesiente e dei processi insediativi del campo urbano di Iglesias

258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale paleozoica del Marganai-Iglesiente

Domusnovas

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri

34

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli Donori

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

130 Ecologia insediativa dei processi di infrastrutturazione ambientale del sistema lagunare di Santa Gilla 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano Elmas

131 Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

101 Ecologia dei processi di riconversione turistica nella fascia costiera dell'Arcuentu 206 Ecologia del sistema costiero di Piscinas-Scivu 303 Ecologia del promontorio di Capo Pecora e delle aree

agricole circostanti 102 Ecologia insediativa dell'apertura dell'Arburese-Guspinese 207 Ecologia del promontorio di Capo Pecora 304 Ecologia dell'area di Portixeddu, Bugerru e Cala Domestica

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 208 Ecologia del sistema costiero di Buggerru-Portixeddu 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 254

Ecologia del sistema idrografico del Rio Piscinas e del Rio Naracauli e del settore minerario di Montevecchio ponente, Ingurtosu, Gennamari

255 Ecologia del bacino granitico dell'Arburese 256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese

257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di Oridda

Fluminimaggiore

258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale paleozoica del Marganai-Iglesiente

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

Furtei

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Genuri 266 Ecologia della Giara di Gesturi 321 Ecologia dell'altopiano della GIara

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta Gesico

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 321 Ecologia dell'altopiano della GIara Gesturi

266 Ecologia della Giara di Gesturi

35

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 216 Ecologia dell sistema costiero tra Punta Trettu e lo Stagno di

Mulargia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

218 Ecologia della piana costiera di Porto Botte 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera occidentale del Golfo di Teulada

263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis Giba

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

Goni 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu

119 Ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell'anello metallifero dell'Iglesiente e dei processi insediativi del campo urbano di Iglesias

211 Ecologia della costa rocciosa di Nebida-Masua 304 Ecologia dell'area di Portixeddu, Bugerru e Cala Domestica

127 Ecologia dell'organizzazione dell'insediamento minerario di Masua e di Nebida e dei processi insediativi della piana costiera di Gonnesa

212 Ecologia della piana costiera di Fontanamare 305 Ecologia dell'area degradata di Punta Maiorchina

128 Ecologia dei processi di riconversione delle attività industriali e minerarie del bacino carbonifero del Sulcis 213 Ecologia della costa alta tra Capo Altano e Porto Paglia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri 214 Ecologia del sistema costiero tra Portoscuso e Punta Trettu 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale paleozoica del Marganai-Iglesiente

259 Ecologia della sinclinale di Iglesias 260 Ecologia del sistema orografico di Gonnesa

Gonnesa

261 Ecologia del bacino vulcano-sedimentario di Carbonia

101 Ecologia dei processi di riconversione turistica nella fascia costiera dell'Arcuentu 252 Ecologia del sistema orografico di M.te Nieddu 301 Ecologia del sistema orografico di Monte Nieddu e Capo

Frasca 102 Ecologia insediativa dell'apertura dell'Arburese-Guspinese 253 Ecologia del massiccio vulcanico dell'Arcuentu 302 Ecologia delle dune costiere di Piscinas e Monte Arcuentu

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 255 Ecologia del bacino granitico dell'Arburese 323

Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di

Oridda

114 Ecologia dell'organizzazione insediativa e agricola della conoide di Villacidro 267 Ecologia del sistema pedemontano del Rio Sitzerri

Gonnosfanadiga

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli Guamaggiore

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala

36

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta

Guasila

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei

101 Ecologia dei processi di riconversione turistica nella fascia costiera dell'Arcuentu 201 Ecologia del sistema lagunare di S.Giovanni-Marceddì 301 Ecologia del sistema orografico di Monte Nieddu e Capo

Frasca 102 Ecologia insediativa dell'apertura dell'Arburese-Guspinese 252 Ecologia del sistema orografico di M.te Nieddu 302 Ecologia delle dune costiere di Piscinas e Monte Arcuentu

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 253 Ecologia del massiccio vulcanico dell'Arcuentu 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

254 Ecologia del sistema idrografico del Rio Piscinas e del Rio Naracauli e del settore minerario di Montevecchio ponente, Ingurtosu, Gennamari

323 Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

255 Ecologia del bacino granitico dell'Arburese 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente 267 Ecologia del sistema pedemontano del Rio Sitzerri

Guspini

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

112 Ecologia dell'insediamento minerario nell'ambito costiero e pedemontano di Buggerru e del Fluminese 209 Ecologia della costa rocciosa tra Cala Domestica e Buggerru 304 Ecologia dell'area di Portixeddu, Bugerru e Cala Domestica

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 210 Ecologia della costa alta rocciosa tra Porto Flavia e Torre

Domestica 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

119 Ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell'anello metallifero dell'Iglesiente e dei processi insediativi del campo urbano di Iglesias

211 Ecologia della costa rocciosa di Nebida-Masua 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 256 Ecologia del sistema orografico del Fluminese 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

127 Ecologia dell'organizzazione dell'insediamento minerario di Masua e di Nebida e dei processi insediativi della piana costiera di Gonnesa

257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di Oridda

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale

paleozoica del Marganai-Iglesiente

259 Ecologia della sinclinale di Iglesias 260 Ecologia del sistema orografico di Gonnesa 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas

Iglesias

269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta Las Plassas

249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta

Lunamatrona 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

37

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu Mandas

245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala

Regina e del sistema idrografico afferente 314 Ecologia dell'area pedemontana della fascia costiera di Villasimius

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 231

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Geremeas e settore costiero compreso tra il promontorio di Solanas e Kala 'e Moru

318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

125 Ecologia degli insediamenti collinari nel corridoio vallivo del Riu Longu 232

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Solanas e del settore costiero compreso tra Capo Boi e il promontorio di Solanas

326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 233 Ecologia del bacino idrografico del Rio Foxi e del settore

costiero di Villasimius 330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

134 Ecologia degli ambiti della residenzialita' diffusa dell'area vasta di Cagliari 235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e

del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi

Maracalagonis

135 Ecologia degli insediamenti turistico-residenziali e rurali nelle incisioni vallive costiere sud-orientali

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 218 Ecologia della piana costiera di Porto Botte 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

219 Ecologia del settore costiero di Porto Pineddu 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera occidentale del Golfo di Teulada

220 Ecologia del settore costiero di Porto Pino 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao

Masainas

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu

123 Ecologia insediativa di Sestu

Monastir

131 Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 227 Ecologia della dorsale strutturale di Cagliari 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano Monserrato

133 Ecologia dell'organizzazione ambientale insediativa nell'area umida del Molentargius 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale

38

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

111 Ecologia insediativa delle foci del Flumendosa 234 Ecologia del settore costiero di Costa Rei-Cala Sinzias 315 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della piana di Castiadas

118 Ecologia dell'organizzazione agricola e dei processi di infrastrutturazione turistica nella piana costiera di Castiadas 235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e

del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi 316 Ecologia del promontorio di Capo Ferrato, Monte Ferru e dello stagno di Feraxi

236 Ecologia del promontorio di Capo Ferrato 327 Ecologia della ex miniera d'argento di onta Narba e Punta Genna Argiolas

237 Ecologia del sistema di spiaggia di San Giovanni-ColostraiûFeraxi

Muravera

238 Ecologia della piana costiera e delle zone umide delle foci del Flumendosa

Musei 120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis Narcao

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei 331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

Nuraminis

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu

Mannu, Monte Nieddu Nuxis

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli Ortacesus

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

Pabillonis

323 Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

Pauli Arbarei 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri Perdaxius

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

39

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Pimentel

330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio

del Sulcis 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera occidentale del Golfo di Teulada

310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

Piscinas

325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

128 Ecologia dei processi di riconversione delle attività industriali e minerarie del bacino carbonifero del Sulcis 213 Ecologia della costa alta tra Capo Altano e Porto Paglia 305 Ecologia dell'area degradata di Punta Maiorchina

214 Ecologia del sistema costiero tra Portoscuso e Punta Trettu 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

Portoscuso

261 Ecologia del bacino vulcano-sedimentario di Carbonia

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 222 Ecologia della costa di Chia e del bacino del Rio Mannu-Rio

di Chia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

140 Ecologia dei processi insediativi agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu e Rio di Chia 223 Ecologia del tratto costiero tra Porto de su Scovargiu e P.ta

d'Agumu e bacino idrografico del Rio Palaceris 311 Ecologia dell'area costiera di Pula, del Monte Sa Guardia e Sa Murta Bianca

141 Ecologia dell'organizzazione produttiva e residenziale nella piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S.Margherita

224 Ecologia della Piana di Pula e del settore costiero di Nora 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

Pula

265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala

Regina e del sistema idrografico afferente 314 Ecologia dell'area pedemontana della fascia costiera di Villasimius

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 230 Ecologia del bacino montano del Rio Murtaucci e del settore

costiero compreso tra Kala 'e Moru e Torre di Cala Regina 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

133 Ecologia dell'organizzazione ambientale insediativa nell'area umida del Molentargius 231

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Geremeas e settore costiero compreso tra il promontorio di Solanas e Kala 'e Moru

326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

134 Ecologia degli ambiti della residenzialita' diffusa dell'area vasta di Cagliari

Quartu Sant'Elena

135 Ecologia degli insediamenti turistico-residenziali e rurali nelle incisioni vallive costiere sud-orientali

40

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

125 Ecologia degli insediamenti collinari nel corridoio vallivo del Riu Longu 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala

Regina e del sistema idrografico afferente 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

133 Ecologia dell'organizzazione ambientale insediativa nell'area umida del Molentargius

Quartucciu

134 Ecologia degli ambiti della residenzialita' diffusa dell'area vasta di Cagliari

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

Samassi

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali Samatzai

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate del Monte Ilixi Bentosu

San Basilio

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 323

Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

San Gavino Monreale

114 Ecologia dell'organizzazione insediativa e agricola della conoide di Villacidro

128 Ecologia dei processi di riconversione delle attività industriali e minerarie del bacino carbonifero del Sulcis 214 Ecologia del sistema costiero tra Portoscuso e Punta Trettu 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 216 Ecologia dell sistema costiero tra Punta Trettu e lo Stagno di

Mulargia 308 Ecologia di Sant'Antioco

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 261 Ecologia del bacino vulcano-sedimentario di Carbonia 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

San Giovanni Suergiu

263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao

41

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

114 Ecologia dell'organizzazione insediativa e agricola della conoide di Villacidro

Sanluri

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra idrografica del Flumendosa 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu San Nicolò Gerrei

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

123 Ecologia insediativa di Sestu San Sperate

131 Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera

occidentale del Golfo di Teulada

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio

del Sulcis 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

Santadi

139 Ecologia della singolarità ambientale insediativa di Teulada lungo l'incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi 265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta

Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra

idrografica del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate del Monte Ilixi Bentosu

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Sant'Andrea Frius

329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 218 Ecologia della piana costiera di Porto Botte 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

139 Ecologia della singolarità ambientale insediativa di Teulada lungo l'incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi 219 Ecologia del settore costiero di Porto Pineddu 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera

occidentale del Golfo di Teulada 220 Ecologia del settore costiero di Porto Pino

Sant'Anna Arresi

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis

42

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

136 Ecologia dell'organizzazione insediativa e produttiva delle Isole di San Pietro e Sant'Antioco 216 Ecologia dell sistema costiero tra Punta Trettu e lo Stagno di

Mulargia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

Sant'Antioco 138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana

costiera del Golfo di Palmas 217 Ecologia dell'isola di Sant'Antioco 308 Ecologia di Sant'Antioco

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 231 Ecologia del bacino idrografico del Rio di Geremeas e settore costiero compreso tra il promontorio di Solanas e Kala 'e Moru

315 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della piana di Castiadas

110 Ecologia dei processi insediativi della piana costiera e del Salto di Quirra 235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e

del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi 317 Ecologia del Salto di Quirra e del Monte Castello di Quirra

111 Ecologia insediativa delle foci del Flumendosa 238 Ecologia della piana costiera e delle zone umide delle foci del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 240 Ecologia del sistema costiero e territoriale di Quirra 327 Ecologia della ex miniera d'argento di onta Narba e Punta

Genna Argiolas

118 Ecologia dell'organizzazione agricola e dei processi di infrastrutturazione turistica nella piana costiera di Castiadas 241 Ecologia del sistema di altopiani del Salto di Quirra 328 Ecologia del comprensorio montano di Punta Nieddu e Pranu

su Pirastru

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa

243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra idrografica del Flumendosa

San Vito

244 Ecologia del bacino idrografico del Rio Picocca

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

Sardara

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi

121 Ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra

224 Ecologia della Piana di Pula e del settore costiero di Nora 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

141 Ecologia dell'organizzazione produttiva e residenziale nella piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S.Margherita

226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari

Sarroch

265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

Segariu

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei

43

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

123 Ecologia insediativa di Sestu 227 Ecologia della dorsale strutturale di Cagliari 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale 330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

Selargius

133 Ecologia dell'organizzazione ambientale insediativa nell'area umida del Molentargius

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta Selegas

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta Senorbì

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

Serdiana

123 Ecologia insediativa di Sestu 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale

114 Ecologia dell'organizzazione insediativa e agricola della conoide di Villacidro 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 323

Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

Serramanna

331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

104 Ecologia dell'organizzazione degli insediamenti lungo l'asse infrastrutturale della S.S. 131 248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-

Parteolla 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 251 Ecologia del distretto vulcanico di Furtei 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

Serrenti

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

123 Ecologia insediativa di Sestu 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Sestu

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

44

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

131

Ecologia dei processi di localizzazione degli impianti produttivi commerciali nel corridoio infrastrutturale delle S.S. 131 e S.S. 130

331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

123 Ecologia insediativa di Sestu 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala Regina e del sistema idrografico afferente 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli Settimo San Pietro

132 Ecologia dell'apparato produttivo e commerciale lungo il corridoio infrastrutturale della S.S. 554 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Setzu 266 Ecologia della Giara di Gesturi 321 Ecologia dell'altopiano della GIara

Siddi 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale

paleozoica del Marganai-Iglesiente 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio

del Sulcis 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Siliqua

269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

Silius 247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del

Sarrabus-Gerrei 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate del Monte Ilixi Bentosu

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle zone umide di Molentargius 314 Ecologia dell'area pedemontana della fascia costiera di

Villasimius

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 229 Ecologia del complesso orografico costiero di Foxi-Cala

Regina e del sistema idrografico afferente 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 231

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Geremeas e settore costiero compreso tra il promontorio di Solanas e Kala 'e Moru

326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis. 232

Ecologia del bacino idrografico del Rio di Solanas e del settore costiero compreso tra Capo Boi e il promontorio di Solanas

329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

125 Ecologia degli insediamenti collinari nel corridoio vallivo del Riu Longu 233 Ecologia del bacino idrografico del Rio Foxi e del settore

costiero di Villasimius 330 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e

del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi

134 Ecologia degli ambiti della residenzialita' diffusa dell'area vasta di Cagliari 243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra

idrografica del Flumendosa

Sinnai

135 Ecologia degli insediamenti turistico-residenziali e rurali nelle incisioni vallive costiere sud-orientali 244 Ecologia del bacino idrografico del Rio Picocca

45

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei

250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 319 Ecologia delle rive del Lago Mulargia e delle aree forestate

del Monte Ilixi Bentosu

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli Siurgus Donigala

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 228 Ecologia del complesso territoriale costiero del Poetto e delle

zone umide di Molentargius 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

123 Ecologia insediativa di Sestu 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali del Parteolla e del Campidano meridionale 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

Soleminis

124 Ecologia dei processi insediativi nei territori di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis.

107 Ecologia dei processi insediativi nella piana concavo-depressa di Ortacesus 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta Suelli

108 Ecologia insediativa nella fascia collinare miocenica di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala 246 Ecologia del bacino alluvionale di Guasila-Senorbi-Suelli

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 220 Ecologia del settore costiero di Porto Pino 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 221 Ecologia della Costa del Sud 309 Ecologia delle aree pedemontane della fascia costiera

occidentale del Golfo di Teulada

139 Ecologia della singolarità ambientale insediativa di Teulada lungo l'incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi 222 Ecologia della costa di Chia e del bacino del Rio Mannu-Rio

di Chia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

Teulada

265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 216 Ecologia dell sistema costiero tra Punta Trettu e lo Stagno di

Mulargia 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

Tratalias 138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana

costiera del Golfo di Palmas 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Tuili 266 Ecologia della Giara di Gesturi 321 Ecologia dell'altopiano della GIara

Turri 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

106 Ecologia insediativa dell'organizzazione agricola nella piana alluvionale di Samatzai e nel sistema collinare miocenico di Barrali-Pimentel

248 Ecologia del bacino miocenico del Campidano sud orientale-Parteolla 330

Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale delle colline olivetate e dei vigneti del Parteolla e dei Campidani meridionali

116 Ecologia dei processi insediativi e della specializzazione produttiva agricola del sistema collinare del Parteolla 250 Ecologia del sistema collinare miocenico e dei terrazzi fluviali

del Parteolla e del Campidano meridionale 331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano

Ussana

123 Ecologia insediativa di Sestu

46

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

Ussaramanna 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del

Rio Santa Lucia 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu Mannu, Monte Nieddu

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 226 Ecologia del sistema costiero dello Stagno di Cagliari 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di

Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

121 Ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis 313 Ecologia della cinta urbana di Cagliari

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

Uta

130 Ecologia insediativa dei processi di infrastrutturazione ambientale del sistema lagunare di Santa Gilla 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale

paleozoica del Marganai-Iglesiente 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del Basso Sulcis e del Cixerri

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 323

Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

Vallermosa

331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

103 Ecologia dei processi di infrastrutturazione agricola nei territori di San Gavino, Pabillonis e Sanluri 257 Ecologia del massiccio montuoso del Linas e della piana di

Oridda 322 Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

113 Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del Linas Marganai 258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale

paleozoica del Marganai-Iglesiente 323 Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

114 Ecologia dell'organizzazione insediativa e agricola della conoide di Villacidro 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 324 Ecologia del complesso montano dell' Iglesiente

Villacidro

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Villamar 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 262 Ecologia del massiccio strutturale di Terraseo-Rosas 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri Villamassargia

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

Villanovaforru 322

Ecologia dell'area del medio Campidano alto. Sistema Agricolo Territoriale di Sanluri, Sardara Villamar e nord Provincia

Villanovafranca 105 Ecologia insediativa nel bacino miocenico della Marmilla e della Giara di Gesturi 245 Ecologia della fascia collinare del margine orientale del

bacino miocenico 320 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della Trexenta

47

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

249 Ecologia del bacino miocenico della Marmilla-Trexenta

137 Ecologia della specificità insediativa agricola del sistema delle piane di Narcao, Nuxis e Santadi 263 Ecologia della fossa tettonica di Giba-Narcao 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri Villaperuccio

138 Ecologia della specificità insediativa agricola della piana costiera del Golfo di Palmas 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 237 Ecologia del sistema di spiaggia di San Giovanni-ColostraiûFeraxi 315 Ecologia del Sistema Agricolo Territoriale della piana di

Castiadas

110 Ecologia dei processi insediativi della piana costiera e del Salto di Quirra 238 Ecologia della piana costiera e delle zone umide delle foci del

Flumendosa 317 Ecologia del Salto di Quirra e del Monte Castello di Quirra

111 Ecologia insediativa delle foci del Flumendosa 239 Ecologia del sistema costiero roccioso di Costa su Franzesu 328 Ecologia del comprensorio montano di Punta Nieddu e Pranu su Pirastru

240 Ecologia del sistema costiero e territoriale di Quirra 241 Ecologia del sistema di altopiani del Salto di Quirra

Villaputzu

242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa

109 Ecologia insediativa degli altopiani del Gerrei 238 Ecologia della piana costiera e delle zone umide delle foci del Flumendosa 317 Ecologia del Salto di Quirra e del Monte Castello di Quirra

110 Ecologia dei processi insediativi della piana costiera e del Salto di Quirra 241 Ecologia del sistema di altopiani del Salto di Quirra 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del

Sarrabus Gerrei

111 Ecologia insediativa delle foci del Flumendosa 242 Ecologia del sistema orografico del Flumendosa 327 Ecologia della ex miniera d'argento di onta Narba e Punta Genna Argiolas

117 Ecologia della centralità ambientale del complesso montano Serpeddì-Monte Genis 243 Ecologia del sistema orografico metarenaceo della destra

idrografica del Flumendosa 328 Ecologia del comprensorio montano di Punta Nieddu e Pranu su Pirastru

244 Ecologia del bacino idrografico del Rio Picocca 329 Ecologia dell'area pedemontana ovest dei Sette Fratelli

Villasalto

247 Ecologia delle propaggini occidentali dei rilievi paleozoici del Sarrabus-Gerrei

129 Ecologia della centralita' ambientale del massiccio del Sulcis e della dorsale di Terraseo-Rosas 224 Ecologia della Piana di Pula e del settore costiero di Nora 310 Ecologia dell'area di Pixinamanna, Is Cannoneris, Gutturu

Mannu, Monte Nieddu

141 Ecologia dell'organizzazione produttiva e residenziale nella piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S.Margherita

225 Ecologia della Piana di Capoterra e del bacino idrografico del Rio Santa Lucia 312 Ecologia del Sistama Agricolo Territoriale della piana di

Capoterra, Pula e area pedemontana di Sarroch

264 Ecologia della corona paleozoica occidentale del massiccio del Sulcis 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

Villa San Pietro

265 Ecologia del sistema orografico di P.ta Calamixi, P.ta Tiriaxeddu e Rio M.te Nieddu

232 Ecologia del bacino idrografico del Rio di Solanas e del settore costiero compreso tra Capo Boi e il promontorio di Solanas

314 Ecologia dell'area pedemontana della fascia costiera di Villasimius

126 Ecologia degli insediamenti collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli 233 Ecologia del bacino idrografico del Rio Foxi e del settore

costiero di Villasimius 318 Ecologia del complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei

135 Ecologia degli insediamenti turistico-residenziali e rurali nelle incisioni vallive costiere sud-orientali 234 Ecologia del settore costiero di Costa Rei-Cala Sinzias

Villasimius

235 Ecologia della piana costiera del Rio Picocca-Corr'e Pruna e del sistema stagnale di Colostrai-Feraxi

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 258 Ecologia del sistema orografico meridionale della dorsale

paleozoica del Marganai-Iglesiente 323 Ecologia del distretto olivicolo-agrumicolo e delle aree agricole del medio Campidano. Sistema Agricolo Territoriale di Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro

Villasor

122 Ecologia dei processi insediativi e produttivi del corridoio ambientale del Rio Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano

48

Ecologie insediative Ecologie geo-ambientali Ecologie agrarie - forestali

Comune N. Nome N. Nome N. Nome

331

Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

115 Ecologia dei processi insediativi nel corridoio ambientale del Flumini Mannu 268 Ecologia della fossa tettonica del Campidano 306 Ecologia del Sistem Agricolo Territoriale della Piana del

Basso Sulcis e del Cixerri

120 Ecologia dell'organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 269 Ecologia della fossa tettonica del Cixerri 325 Ecologia del sistema orografico del Basso Sulcis

326 Ecologia delle aree periurbane dell'hinterland cagliaritano Villaspeciosa

331 Ecologia del distretto irriguo delle colture da industria e dell'arboricoltura da frutto. Sistema Agricolo Territoriale delle aree irrigue del basso Campidano

49

Sistemi di organizzazione dello spazio I sistemi dell’organizzazione dello spazio descrivono le linee guida per la gestione dei servizi e dei beni pubblici coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC. Rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio provinciale e servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali. I sistemi di organizzazione dello spazio hanno la funzione di sostenere l’urbanità del territorio provinciale e rendere durevoli gli assetti spaziali e riproducibili le economie, strutturare in un certo senso le nuove ecologie territoriali come il risultato dei processi di campo; questi si configurano come ambienti comunicativi in cui i differenti soggetti si confrontano e assumono impegni e obblighi reciproci per un progetto comune di territorio. La costruzione condivisa di un “progetto ambientale” del territorio è orientata dalle strategie dei sistemi di organizzazione dello spazio, strategie che emergono dalle geografie e che sono contenute per alcuni di questi sistemi negli altri piani provinciali. Comprendono i sistemi dei servizi urbani ed i sistemi infrastrutturali, che rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio territoriale, che strutturano e rendono possibili i processi autorganizzativi di costruzione di nuovi assetti territoriali. Nel piano vengono individuati i seguenti sistemi strategici: - Sistema della metodologia e della comunicazione - Sistema dei servizi sociali - Sistema dei servizi superiori - Sistema della mobilita’ e dei trasporti - Sistema dei servizi di telecomunicazioni - Sistema dei servizi energetici - Sistema delle risorse idriche: qualita’ e depurazione - Sistema di gestione dei rifuti - Sistema approvvigionamento idrico - Sistema delle grandi strutture di vendita– PPUC - Sistema dei beni e delle attivita’ culturali - Sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione Campi del progetto ambientale Le geografie rivelano un insieme di campi di problemi e potenzialità delle risorse attraverso cui il contesto, la soggettività territoriale, si autorappresenta rivelando le sue aspettative e le sue aspirazioni per un progetto di territorio, un insieme di campi che rappresenta un fondamentale ordine del dispositivo spaziale del PUP/PTC, i campi del progetto ambientale del territorio. I campi del progetto ambientale stanno alla base del processo comunicativo del piano e indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. Essi rappresentano una prima rappresentazione spaziale di problemi comuni da affrontare con un processo progettuale unitario orientato da una serie di linee guida che emergono dalle geografie, ma che si specificano ed approfondiscono per i singoli campi; un processo che in quanto tale può anche condurre ad una differente articolazione della base spaziale di riferimento. Hanno come finalità la costruzione di accordi di campo su specifici ambiti o campi problematici. Il campo potrà favorire la costruzione di una nuova figura territoriale, espressione del processo progettuale del tipo collaborativo (il processo di campo), in quanto luogo in cui si dispiega l’azione collettiva per un progetto di territorio. E’ l’unità spaziale di base, individuata attraverso l’analisi dei processi, la descrizione delle risorse coinvolte, delle potenzialità e delle problematiche la cui gestione si realizza attraverso un progetto unitario orientato da linee guida definite dal PUP/PTC. Inizialmente i campi possono presentarsi con confini non rigidi perché costituiscono la base di partenza dei processi di campo, che sono da intendersi come processi di progettazione cooperativa del territorio, da cui emergerà l’individuazione di nuovi

50

assetti, di nuove figure socio-territoriali, in definitiva, di nuove ecologie territoriali. Si tratta di un dispositivo spaziale che rappresenta il piano come processo e non come raffigurazione a priori dell’organizzazione del territorio. Il processo di campo coinvolge in una azione di confronto e cooperazione i differenti attori politici per la soluzione di differenti problemi, e ha come esito giuridico la figura dell’accordo di campo. Il piano individua una prima famiglia di campi del progetto, che vengono qui di seguito elencati, ma altri campi, così come altri attori del territorio emergeranno dai processi di campo. – I campi dei beni e delle attività culturali; – I campi delle risorse energetiche; – I campi delle telecomunicazioni; – I campi dell’approvvigionamento idrico; – I campi della risorsa idrica; – I campi dei servizi sociali; – I campi della agricoltura e la zootecnia; – I campi geo-ambientali; – I campi dell’economia; – I campi della gestione dei rifiuti; – I campi servizi superiori trasporto persone e merci – I campi della mobilità delle persone e dell'accessibilità I campi dell'approvvigionamento energetico Il dispositivo giuridico del PUP/PTC: l’accordo di campo

L’accordo di campo è la figura giuridica attraverso la quale i differenti soggetti territoriali concordano le regole di gestione delle forme e dei processi in campi individuati di problemi e di potenzialità del rapporto tra popolazione e risorse. Con la sottoscrizione dell’accordo di campo i soggetti concludono un accordo di pianificazione, per quanto di competenza di ciascuno dei soggetti, per l’attuazione delle previsioni normative, regolamentari e procedurali previste dal PUP/PTC. L’accordo ha per oggetto la realizzazione delle previsioni del PUP/PTC mediante l’adozione di procedure concordate finalizzate al recepimento di tali previsioni negli strumenti urbanistici e programmatori comunali nonché in quelli degli altri enti coinvolti nell’accordo. L’accordo di campo determina anche le procedure per la realizzazione degli interventi e dei programmi di opere e servizi pubblici in maniera coordinata e nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale espresse nella pianificazione paesistica. Il PUP/PTC si articola in campi del progetto ambientale, la cui attuazione e/o realizzazione si effettua mediante la stipula di opportuni accordi di campo tra tutti i soggetti interessati.

L’AMBITO PROVINCIALE

Matrici geo-ambientali Il territorio della Provincia di Cagliari occupa tutto il settore meridionale della Sardegna, e risulta delimitato da una linea irregolare, decorrente lungo un parallelo che dallo Stagno di Marceddì ad ovest attraversa l’isola fino al promontorio di Torre Murtas ad est. Il territorio racchiude estesi ambiti fisiografici estremamente diversificati, che caratterizzano e denotano i lineamenti del rilievo delle subregioni che compongono il mosaico provinciale. Si possono distinguere tre principali elementi corografici: - ad ovest si trova il vasto sistema dei rilievi del Sulcis-Iglesiente, la cui continuità è interrotta dalla pianura del Cixerri disposta in direzione est-ovest, caratterizzato da estesi massicci e dorsali montuose, e da depressioni vallive più o meno ampie. I principali rilievi, (Linas, Arcuentu, complesso montuoso del Sulcis, ecc.) si elevano intorno ai 1000 metri di altitudine, raggiungendo nel Monte Linas

51

(1236 m s.l.m.) la quota più elevata della Provincia. Dai rilievi del Sulcis-Iglesiente si originano alcuni importanti corsi d’acqua tra i quali: il Rio Cixerri, che scorre nell’omonima piana e sfocia nello stagno di Cagliari; il Rio Palmas che, dopo aver attraversato la fossa di Giba e Narcao, sfocia nel Golfo di Palmas; il Rio Leni, importante affluente della destra idrografica del Flumini Mannu; il Rio Sitzerri, che sfocia nello stagno di Marceddì; - nel settore mediano si colloca, secondo una direzione NW-SE, la Piana del Campidano, che funge da linea di demarcazione tra il settore orientale ed occidentale della Provincia, separando il pilastro tettonico del Sarrabus-Gerrei da quello del Sulcis-Iglesiente. La piana, che comunemente viene distinta in Campidano Maggiore o di Oristano, Campidano Centrale o di Sanluri, e Campidano Meridionale o di Cagliari, presenta quote comprese tra i 10 ed i 50 metri s.l.m.. Per quasi tutta la sua estensione la piana del Campidano è attraversata dal Flumini Mannu che, con drenaggio meridionale, raccogliendo i contributi di numerosi ed importanti corsi d’acqua, sfocia nella vasta zona umida di Cagliari; - infine, ad oriente, si sviluppa l’esteso ed articolato complesso orografico del Sarrabus-Gerrei, che da est verso ovest passa, da un sistema di basse e dolci colline, con quote intorno ai 2-300 metri s.l.m., agli aspri rilievi orientali che si elevano fino a 1069 m s.l.m. nella Punta Serpeddì. Questo complesso orografico presenta caratteri fisiografici estremamente articolati, caratterizzati da profonde incisioni fluviali, dove scorrono alcuni tra i più importanti fiumi della Sardegna, quali il Flumendosa, il Rio di Quirra ed il Rio Picocca, aspre cime montuose, specie nel settore del Sarrabus, ed estesi pianori sommitali diffusi nel Gerrei. La fascia costiera della Provincia è identificata da ambiti territoriali complessi ed eterogenei in riferimento ai caratteri fisiografici e all’interazione e predominanza dei processi continentali rispetto a quelli marino-litorali. L’eterogeneità delle unità fisiografiche riconosciute sono funzione dei parametri geologici e tettonico-strutturali costitutivi, sui quali hanno agito gli agenti morfogenetici legati alle diverse fasi climatiche che si sono alternate durante il Quaternario. Alle azioni dei processi geomorfologici si sono sovrapposte, storicamente, i segni delle attività umane e dei sistemi insediativi urbani che, nelle differenti situazioni territoriali, instaurano un’inscindibile interazione con il sistema naturale, conferendogli specifiche connotazioni in termini di forme e processi. Nel sistema costiero possono essere riconosciute differenti tipologie sulla base dei processi di relazione esistenti tra le unità fisiografiche e le tendenze geoambientali evolutive del complesso. La costa orientale, in particolare, è caratterizzata dalla presenza delle importanti piane costiere di foce fluviale di Quirra, del Flumendosa e del Picocca. Queste ultime terminano, nel settore litoraneo, con estesi lidi sabbiosi, il cui retrospiaggia è contraddistinto da campi dunari poco profondi confinanti internamente con ampie zone umide stagnali e lagunari di origine fluvio-marina. Più a sud, il sistema costiero compreso tra i promotori rocciosi di Capo Ferrato e Capo Carbonara risulta costituito da un’alternanza di tratti di costa alta rocciosa e falcate sabbiose più o meno sviluppate e scarsamente relazionate, in termini di processi evolutivi, con il complesso orografico retrostante. La costa meridionale della Provincia, in gran parte compresa all’interno del vasto Golfo di Cagliari, presenta uno sviluppo prevalentemente roccioso, localmente interrotto da generalmente limitati accumuli sabbiosi di fondo baia e di rielaborazione di antiche falde e conoidi detritiche, mentre, in corrispondenza dell’intersezione con il vasto settore depresso del Campidano meridionale, le favorevoli condizioni morfologiche e dinamiche, e la disponibilità di ingenti quantitativi detritici sedimentari hanno portato alla formazione degli estesi lidi sabbiosi del Poetto e di La Plaia. Allo sviluppo di questi ultimi cordoni detritici litoranei risulta strettamente connessa la genesi e l’evoluzione degli importanti complessi umidi, stagnali e lagunari, di Molentargius e dello Stagno di Cagliari.

52

La fascia costiera sud-occidentale della Provincia, compresa da Portoscuso fino al Golfo di Palmas manifesta caratteri fisiografici direttamente riconducibili alla sua genesi, legata alla progressiva sommersione del margine litoraneo della vasta piana costiera che si sviluppa alle sue spalle; quest’ultima risulta geneticamente connessa al colmamento detritico del vasto sprofondamento tettonico Cenozoico e Quaternario che occupa buona parte del Sulcis centro-occidentale. I caratteri morfologici tipici di questo settore sono quelli di una costa bassa, per quasi tutto il suo sviluppo, con estesi cordoni litoranei e sistemi sabbiosi che, verso l’interno, delimitano numerose zone umide costiere, di carattere sia stagnale che lagunare. Le due isole minori di Sant’Antioco e San Pietro, hanno un’origine vulcanica terziaria, e sono caratterizzate, specialmente lungo i margini litoranei rivolti verso i quadranti occidentali, da una prevalenza di coste alte e rocciose, mentre limitati sistemi di spiaggia di fondo baia si ritrovano in corrispondenza delle insenature della costa. Presso i settori rivolti verso oriente, le condizioni ambientali maggiormente protette rispetto alle intense dinamiche meteo-marine che caratterizzano tutta la costa occidentale sarda, permettono l’accumulo di maggiori quantitativi detritici che costituiscono sistemi di spiaggia, spesso associati nel settore di retrospiaggia a complessi umidi costieri. Dimensioni demografiche La Provincia di Cagliari comprende 109 comuni con una popolazione residente di 766.066 abitanti (dato ISTAT al 31.12.1999), pari al 46,4% della popolazione regionale. Le aree caratterizzate da una bassa consistenza demografica sono la Marmilla, la Giara di Gesturi, dove sono presenti i tre comuni più piccoli della provincia (Genuri, Setzu e Las Plassas) e il Gerrei. Le aree caratterizzate da una concentrazione della risorsa demografica sono principalmente una parte dei sistemi locali di lavoro di Iglesias e di Cagliari e di Villacidro, in misura minore. E' da rimarcare come il campo urbano di Cagliari da solo comprende circa un quarto della popolazione regionale e oltre la metà di quella provinciale. I comuni della Provincia sono stati suddivisi in sette classi di ampiezza demografica: Classe (n. abitanti) Numero di comuni < 500 3 500 - 1000 11 1000 - 2000 31 2000 - 5000 27 5000 - 10000 23 10000 - 20000 6 > 20000 8 La densità demografica risulta la più alta tra le quattro province sarde (dato provinciale 111 ab/kmq, dato regionale 69 ab/kmq), in presenza di situazioni molto differenti per i comuni della provincia. Il campo urbano di Cagliari presenta i valori più elevati del territorio regionale (degli 11 comuni con valori di densità maggiori di 250 ab/kmq 10 sono interni al campo urbano di Cagliari). Alti valori sono presenti lungo la direttrice San Gavino - Sanluri e nel bacino carbonifero ed industriale del Sulcis.

53

La tabella seguente riporta il numero di comuni per classe di densità demografica.

Classe (ab/Kmq) Numero comuni (1999)

< 30 18 30 –50 22 51 – 75 27 76 – 100 15 101 – 250 16 > 250 11 La popolazione della provincia di Cagliari è cresciuta molto più velocemente di quella delle altre province sarde, sfiorando il 44 per cento di incremento per il periodo 1951 – 1999, contro il 28 per cento di Sassari, il 9 per cento di Nuoro, l’8 per cento di Oristano: nel succedersi degli anni la popolazione aumenta con tassi annuali sempre più piccoli fino al 1996, per poi stabilizzarsi o diminuire. La distribuzione territoriale delle variazioni demografiche individua aree con comportamenti differenti: ai valori alti del campo urbano di Cagliari (con la singolarità di segno opposto del capoluogo) e in particolare della fascia costiera da capo Teulada a capo Carbonara fino al tutto il Sarrabus meridionale si contrappongono decrementi nel Sulcis-Iglesiente, nell'Arburese, nella Marmilla, nella Giara di Gesturi e nella parte settentrionale della Trexenta. La tabella seguente suddivide il numero di comuni per classe di variazione demografica: Tasso di variazione annuo (1992 – 1999) Tasso di variazione annuo (1992 – 1999)

Numero comuni

< - 0.8% 14 -0.8% - -0.3% 30 -0.3% - 0% 23 0% - 0.3% 14 0.3% - 0.8% 12 > 0.8% 16 Comuni che registrano un decremento demografico: Comuni che registrano un decremento demografico > 0,8% Teulada -17.10 Setzu -15.36 Las Plassas -12.76 Villasalto -12.41 Cagliari -11.81 Armungia -10.99 Piscinas -10.36 Ussaramanna -10.13 Siddi -9.83 Mandas -9.62 Nuxis -9.42 Genuri -8.85 Portoscuso -8.55 Ballao -8.27

54

Comuni che registrano un incremento demografico: Comuni che registrano un incremento demografico > 0,8% Uta 8.11 Castiadas 8.93 Elmas 9.46 Decimomannu 9.51 Settimo San Pietro 10.44 Pula 11.25 Maracalagonis 11.29 Quartu Sant'Elena 12.58 Villasimius 13.44 Soleminis 15.00 Sinnai 15.76 Villa San Pietro 15.87 Assemini 16.94 Selargius 18.05 Sestu 21.25 Capoterra 26.06

LA NORMATIVA DEL PIANO

Come già accennato, la Normativa del piano si configura come normativa di coordinamento degli usi e delle procedure: coordinamento degli usi, in quanto il piano non assume una dimensione prescrittiva, ma attraverso una “descrizione normativa”, che orienta comportamenti territoriali sostenibili, fornisce le linee guida per l’evoluzione delle ecologie e dei sistemi di organizzazione dello spazio; coordinamento delle procedure, nel senso che il piano definisce le regole per lo svolgimento dei processi di campo e i requisiti per la progressiva costruzione degli accordi di campo. La stessa normativa conferma perciò nella sua struttura il dispositivo spaziale sopra descritto, articolando i suoi contenuti secondo tre titoli. Il Titolo I definisce il lessico dei concetti che stanno alla base del piano insieme agli obiettivi fondamentali dello stesso. Il Titolo II riguarda la Normativa del Coordinamento degli Usi ed è diviso in due sezioni. Il Capo I, comprende le ecologie, e le relative componenti elementari, così suddivise: ecologie insediative, geo-ambientali, agrarie-forestali e del patrimonio culturali. Le ecologie hanno una funzione normativa in quanto contribuiscono ad assicurare la massima consapevolezza riguardo alle potenziali conseguenze derivanti dalle proposte di azioni di trasformazione, evitando di imporre prescrizioni e vincoli spesso disattesi. Il Capo II descrive i sistemi dell’organizzazione dello spazio ovvero le linee guida per la gestione dei servizi e dei beni pubblici coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC. Rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio provinciale e servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali. Il Titolo III è la Normativa del Coordinamento delle Procedure. Il Capo I definisce i campi del progetto ambientale che sono le nuove figure spaziali, espressioni del processo comunicativo del PUP/PTC in quanto luogo in cui si dispiega l’azione collettiva per un progetto di territorio. Il campo è l’unità spaziale di base la cui individuazione scaturisce dall’analisi dei processi, attraverso la descrizione delle risorse coinvolte, delle potenzialità e delle problematiche la cui gestione si realizza attraverso un progetto unitario orientato da linee guida definite dal PUP/PTC. Il Capo II elabora sia i modelli procedimentali (definizione dell’accordo di campo -regole per lo svolgimento delle conferenze di pianificazione etc) sia i manuali per l’utilizzo tecnico

55

del piano (per esempio, le norme tecniche del Sistema Informativo, la descrizione del procedimento utilizzato per l’individuazione e la delimitazione delle ecologie, la descrizione di modelli statistici utilizzati per le previsioni della popolazione etc), sia il modello di cooperazione per lo sviluppo del piano La struttura delle normativa del piano si articola come di seguito riportato.

TITOLO I FINALITÀ E NATURA DEL PIANO

ART. 1 FINALITÀ DEL PIANO ART. 2 OBIETTIVI DEL PIANO ART. 3 FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO ART. 4 LEGENDA/DESCRIZIONE DEI CONCETTI ART. 5 ELABORATI DEL PUP/PTC

TITOLO II NORMATIVA DI COORDINAMENTO DEGLI USI

CAPO I LE ECOLOGIE

SEZIONE I

ART. 6 ECOLOGIE INSEDIATIVE ART. 7 COMPONENTI INSEDIATIVE ART. 8 ECOLOGIE GEO-AMBIENTALI ART. 9 COMPONENTI GEO-AMBIENTALI ART. 10 ECOLOGIE AGRARIE-FORESTALI ART. 11 ECOLOGIE DEL PATRIMONIO CULTURALE

CAPO II I SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO

ART. 12 SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI ART. 13 SISTEMA DEI SERVIZI SUPERIORI ART. 14 SISTEMA DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI ART. 15 SISTEMA DEI SERVIZI DI TELECOMUNICAZIONI ART. 16 SISTEMA DEI SERVIZI ENERGETICI ART. 17 SISTEMA DELLE RISORSE IDRICHE: QUALITA’ E DEPURAZIONE ART. 18 SISTEMA DI GESTIONE DEI RIFUTI ART. 19 SISTEMA APPROVVIGIONAMENTO IDRICO ART. 20 SISTEMA DELLE GRANDI STRUTTURE DI VENDITA– PPUC ART. 21 SISTEMA DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI ART. 22 SISTEMA DELLA AGRICOLTURA TERRITORIALE E DELLA VEGETAZIONE

56

TITOLO III NORMATIVA DI COORDINAMENTO DELLE PROCEDURE

CAPO I

I CAMPI DEL PROGETTO AMBIENTALE ART. 23 CAMPI DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI

Campo della mobilità nel bacino del Sarrabus - Gerrei – Trexenta Campo della mobilità di gravitazione del campo urbano di Cagliari Campo della mobilità nel bacino di autocontenimento del Sulcis Campo della mobilità di autocontenimento del Medio Campidano

ART. 24 CAMPI SERVIZI SUPERIORI TRASPORTO PERSONE E MERCI Campo del sistema portuale di Portoscuso – Portovesme Campo del sistema aeroportuale e portuale di Cagliari

ART. 25 CAMPI DELLE RISORSE ENERGETICHE Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti integrative (rinnovabili) Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti tradizionali

ART. 26 CAMPI DELLE TELECOMUNICAZIONI Campo delle telecomunicazioni e della formazione Campo delle telecomunicazioni e dei servizi

ART. 27 CAMPI DELL'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Campo del sistema idropotabile provinciale Campo dell'infrastrutturazione dell'alta Marmilla Campo dell’informazione sulla risorsa idrica sotterranea

ART. 28 CAMPI DELLE RISORSE IDRICHE Campo dello stato dei serbatoi del sistema Flumendosa Campo della rete fluviale del territorio del basso Flumendosa Campo del recupero del Cixerri Campo dell'inquinamento del Fluminimannu Campo dei fiumi dell'arburese e del Monte Linas Campo della salvaguardia delle acque del territorio dei Sette Fratelli Campo delle aree stagnali e lagunari Campo dello stagno di Molentargius Campo dello stagno di Santa Gilla Campo della depurazione delle acque Campo dell'informazione della risorsa idrica

ART. 29 CAMPI DEI SERVIZI SOCIALI Sistema informativo per i servizi sociali Campo delle aree di potenziale vitalità Campo dell’area del relativo benessere Campo delle aree gravitazionali di equilibrio instabile Campo delle aree di crisi

57

ART. 30 CAMPI DELLA AGRICOLTURA E LA ZOOTECNIA Campo dei vigneti Campo dell’olivo Campo dell’irrigazione Campo dei bovini da carne Campo dell’allevamento ovino

ART. 31 CAMPI DELL’ECONOMIA Campo della specializzazione produttiva Campo della riconversione economica Campo della innovazione Campo della economia – turismo/ambiente

ART. 32 CAMPI DEI BENI CULTURALI Campo della pianificazione sovracomunale: elaborati per il patrimonio culturale Campo della gestione delle aree e dei parchi archeologici, e delle aree comprendenti architetture storico-monumentali

ART. 33 CAMPI DEL SISTEMA DI GESTIONE DEI RIFIUTI Campo della gestione dei rifiuti in ambiti caratterizzati da una variazione quali-quantitativa della produzione

CAPO II

SEZIONE I ART. 34 MODELLI PROCEDIMENTALI

SEZIONE II I MANUALI DEL PIANO

ART. 35 I MANUALI TECNICI ART. 36 I MANUALI METODOLOGICI ART. 37 IL MODELLO DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEL PIANO

IL SISTEMA INFORMATIVO E I MANUALI DEL PIANO

Il sistema informativo La progressiva realizzazione del sistema informativo che sostiene il Piano è uno dei processi di cui il Piano stesso tratta, processo che, individuando in primo luogo lo stato dell’arte delle conoscenze ai diversi livelli istituzionali (Provincia, Regione, Enti strumentali,Istituzioni pubbliche o private etc.), ne ha proposto la sistematizzazione in un quadro funzionale alle esigenze specifiche, ne ha determinato il grado di definizione e ne ha individuato le esigenze di integrazione con acquisizioni dirette o elaborazioni. In questo modo si sono prefigurate una serie di attività con un orizzonte temporale che supera i confini della definizione del Piano in quanto funzionali alla successiva gestione del piano stesso. Il sistema informativo si articola su tre livelli: la conoscenza di sfondo, la sfera di competenza, e la sfera di interesse; a questi tre livelli corrispondono altrettanti archivi,

58

differenziati per organizzazione, gestione, estensione e grado di approfondimento delle informazioni. La conoscenza di sfondo costituisce la base informativa su cui è stato costruito il Piano e su cui vengono impostati gli ulteriori livelli. Gli archivi sono quelli dei dati elementari, e, più in generale, delle informazioni necessarie a costituire una immagine complessiva della Provincia e consentire un’attività di interpretazione e rappresentazione dinamica del territorio. Gli archivi, inoltre, sono suscettibili di aggiornamento, con una cadenza temporale che varia a seconda delle informazioni. La sfera della competenza, come precedentemente descritta, è definita dal quadro legislativo in essere e dalle tendenze rilevabili: a livello statale, il D.Lgs. 267/2000 definisce ruolo e competenze della Provincia in materia di programmazione economica e di pianificazione territoriale attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; lo stesso fa, a livello regionale, la Legge 45/1989 mediante il Piano Urbanistico Provinciale. Gli archivi afferenti a questa sfera saranno quindi quelli della conoscenza di sfondo implementati dai dispositivi del Piano (ecologie, sistemi, campi), dagli archivi delle attività di programmazione e, più in generale da tutti quegli archivi utilizzati e utilizzabili per le attività della Provincia, dal momento che il S.I.T. si vuole porre come punto di riferimento per il Sistema Informativo di tutto l’Ente. La sfera di interesse attiene i processi, individuati attraverso il Piano, sui quali la Provincia non ha specifiche competenze, ma i cui riflessi interessano le sue attività di pianificazione e gestione. Lo strumento attraverso cui si opera è l’accordo di campo. Gli archivi di pertinenza della sfera di interesse costituiscono dei sottosistemi specifici del Sistema informativo in relazione ai processi individuati, e fanno riferimento oltre a quelli del PUP/PTC anche agli archivi degli Enti e Istituzioni interessati alla gestione dei processi stessi. Il S.I.T. come complesso di archivi e procedure strutturate per l’organizzazione delle informazioni e la costruzione di rappresentazioni tecniche necessarie alle decisioni di piano e alla sua gestione, sottende quindi obiettivi di condivisione delle informazioni con la pluralità di soggetti che operano nel territorio provinciale. Il conseguimento di tale obiettivo implica una standardizzazione dei dati che dovranno essere condivisi e una trasparenza in relazione alle modalità di acquisizione, elaborazione e rappresentazione delle informazioni di Piano. In questo senso si è provveduto alla costruzione di una scheda descrittiva, la scheda di metadato, che fornisce, per ogni singolo dato, le informazioni necessarie per conoscere le sue caratteristiche più significative, necessarie per l’identificazione e la valutazione in merito alla sua qualità. I manuali L’evoluzione del processo di pianificazione del Piano Urbanistico Provinciale è reso possibile attraverso alcuni manuali che guidano le operazioni di consultazione e utilizzo, nonché per l’aggiornamento e la gestione del piano secondo tre livelli di complessità. I manuali si dividono in tre classi: - i manuali tecnici concepiti come guide per la costruzione della conoscenza di sfondo, che costituisce la base di riferimento su cui tutti i dispositivi del piano si fondano. Essi comprendono le procedure tecniche per l’inserimento delle informazioni nel Sistema Informativo e per l’interpretazione delle informazioni di base: - i manuali metodologici per la costruzione dei dispositivi di piano illustrano come, a partire dal quadro della conoscenza di sfondo, siano stati elaborati i dispositivi normativi e di indirizzo per il territorio: le ecologie, i sistemi di organizzazione dello spazio, i campi del progetto ambientale. Nei manuali metodologici vengono esplicitati i metodi per l’elaborazione e costruzione delle ecologie (criteri per la definizione, la perimetrazione, e la formulazione degli indirizzi normativi per l’uso del territorio), dei sistemi (procedure per la definizione ed elaborazione delle linee guida per la gestione dei beni e dei servizi territoriali), dei campi (criteri e procedure per la costruzione di

59

quadri conoscitivi dei processi significativi, dei problemi e potenzialità associati, per l’individuazione di scenari progettuali), in modo da poter ripercorrere il processo che ha portato alla definizione dei contenuti dei materiali elaborati. - il modello di cooperazione individua una prima ipotesi di procedura utile per affrontare, in modo cooperativo, la pianificazione, la programmazione, e la progettazione territoriale utilizzando i materiali del piano e consentendo, quindi, una coerenza di fondo con gli indirizzi e i requisiti definiti, nonché con le sue basi conoscitive. Il modello traccia una serie di attività “cooperative” - progettuali, valutative e decisionali - sostenute da attività tecniche basate sui materiali, dispositivi, indirizzi e conoscenze del PUP/PTC e suggerisce quindi i materiali da utilizzare e le procedure necessari per portare avanti un processo progettuale cooperativo finalizzato alla sottoscrizione di accordi di campo, alla formalizzazione e attuazione di piani e programmi, e alla organizzazione di eventuali altre attività che possano emergere dal processo stesso.