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Questo PDF fa riferimento al seminario tenutosi a Reggio Emilia, in seno alla XI edizione de La settimana della salute mentale il 26 settembre 2016 L’argomento è stato “Il carcere come condotto comune di fenomeni complessi della postmodernita quali le migrazioni, il rifugio politico, le dipendenze”
Le slide riassumono i passaggi importanti, ma non la teoria, che invece è descritta nelle bibliografia posta a termine di questo pdf
Il carcere come condotto comune
di fenomeni complessi della
postmodernita quali le migrazioni,
il rifugio politico, le dipendenze
Paolo Cianconi medico – psichiatra - antropologo C. C. Regina Coeli Roma Asl Rm1
Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà medicina e Chirurgia “A. Gemelli”
La Postmodernità
Il pensiero, il dubbio, il sospetto, l’intuizione che la
modernità non sia più la stessa, che qualcosa sia
cambiato, ha attraversato questi ultimi trenta anni
Per capire la postmodernità possiamo riferirci al
concetto di Crisi
Crisi: termine coniato in ambito medico da Ippocrate
(Aforismi) con il quale egli intendeva «cambiamenti di
condizioni cliniche durante le malattie». Il termine fu
assunto in economia nel Settecento.
Post-modernità: termine composto dalla parola
«post» che indica un superamento e dalla parola
modernità cui si riferisce ad un processo storico
sociale ed economico
Le crisi interessano anche le società che, sottoposte
a certi stimoli non riescono più a «rimanere», a
«stabilizzare» i propri parametri
Le società, si succedono, incontrando trasformazioni
veloci oppure trasformazioni lente e progressive.
La postmodernità è una crisi.
Il passaggio è da un paradigma sociale industriale,
coloniale, umanista definito e lineare ad uno che non
sembra solo il suo esatto opposto
Da allora e ancora oggi, siamo percorrendo un lungo
e tortuoso passaggio dagli Stati-nazione alla
immaginata comunità globale (Z. Bauman)
Il carcere – la prigione
Il carcere appartiene alle cosi dette “istituzioni totali”. Cioè quelle istituzioni che la società ha creato (controllo, pena, riabilitazione) e che tenta di superare
Istituzione totale è quel luogo di residenza e di lavoro di gruppi di persone che – tagliate fuori dalla società per un considerevole periodo di tempo – si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato (E. Goffman – 1961)
Già di per se il carcere ha uno scopo che è quanto mai complesso: rinchiudere un certo tipo fenomeno, l’antisocialità
Esso ha relazioni con il flusso della devianza e criminalità, dell’antisocialità, della migrazione, delle tossicodipendenze, delle malattie mentali, dei SFD ecc
Migrazioni
La migrazione, nello specifico, è una strategia di
adattamento e un meccanismo di ricerca delle risorse
per raggiungere la sopravvivenza biologica, materiale
e culturale (Cameron M. Smith, Evan T. Davies, 2012).
Le migrazioni, fanno parte dei fenomeni di mobilità
umana (FMU), quali il nomadismo, il pellegrinaggio, il
turismo
La migrazione è un fenomeno poco studiato da
medici, psichiatri psicologi
Ciò è evidente nelle scarsità di proposte formative
sulla psicologia e psicopatologia dei migranti offerte
da istituzioni e privati nel nostro Paese
Ne consegue una inaccettabile impreparazione
degli operatori, soprattutto gli psicoterapeuti, a
fronte di un fenomeno di tale portata (presente e
futura)
Dopo la Seconda Guerra Mondiale (in certi aspetti
anche prima) una onda di ritorno del colonialismo
investiva l’Europa e gli Stati Uniti
Questa ultima fase della migrazione moderna
faceva parte del processo di decolonizzazione
Consisteva di una nuova fase migratoria a partenza
riguardante le ex-colonie verso le mete europee
La migrazione moderna
o postcoloniale (1980-2000)
Questo processo era comunque, una conseguenza
indiretta della povertà e del sottosviluppo in cui le
colonie erano state tenute degli europei
Le migrazioni si spostarono verso direttrici
economiche, seguendo adiacenze territoriali,
conoscenza della lingua dell ’ ex colonizzatore,
presenza di conoscenti
In una prima fase fu importante anche la richiesta di
lavoro che proveniva dagli stati industrializzati e
produttori energetici (Golfo Persico, Europa del
Nord Stati Uniti)
Chi migra da sempre segue corridoi, poiché per
passare indenni tra le dinamiche e i piani, è
auspicabile che ci siano varchi e passaggi pre-
costituiti o facilitati (già provati ecc)
Il viaggio è sempre una dimensione multipla e i
migranti passano continuamente i piani globali e
locali, e solitamente attraversano situazioni che sono
spesso miste, che rinviano continuamente dal locale
a dimensioni globali
Attorno alle persone che si spostavano si muove
una grande quantità di materia, informazione,
energia.
Tutto ciò costruisce dei dispositivi di attraversamento
delle frontiere (tracce e piste) che divengono ben
presto un fitto tessuto fatto di relazioni fatto di
individui che si spostano, informazioni, soldi, oggetti,
sostanze…
Sistema migratorio moderno
La migrazione post-moderna
La condizione post-coloniale, un motore importante
della migrazione e delle sue direttrici nella modernità,
anche se non l’unico fattore, rimane importante ed
attivo anche dopo gli anni 2000
Tuttavia oggi le migrazioni non sono spiegate più solo
in quei termini
Quello che accade non ha una cornice così definita
La migrazione postmoderna sta assumendo
caratteristiche peculiari
Essa si costituisce per stratificazione delle realtà
migratorie moderne, ma sta andando oltre
Ma si sta però differenziando in senso quantitativo e
qualitativo
La migrazione postmoderna contiene dei fenomeni
nuovi, alcuni dei quali non ancora chiariti o non
ancora sufficientemente sviluppati per poterli capire
pienemente e descriverne le conseguenze per gli
Stati postmoderni
Sistema migratorio post-moderno
Dati FRONTEX 2016
Secondo i dati di Frontex. il numero di migranti
arrivati in Italia nel mese di luglio è aumentato a
quasi 25.300, in crescita del 12% rispetto allo
stesso mese del 2015.
Questo ha portato il numero totale dei migranti
rilevati nel Mediterraneo centrale a quasi 95.000 nei
primi sette mesi del 2016, in linea con il dato dello
scorso anno.
La migrazione
in carcere
Il discrso migratorio nel carcere non è una novità di
questa migrazione post-moderna
Solitamente una parte dell’afflusso di una
popolazione che si immette nelle fasce basse della
società è ben presto rilevata per la devianza
economica (furti, rapine, spaccio)
Ci sono comunque eccezioni e differenze
quantitative e qualitative tra I gruppi
In base agli ultimi dati disponibili (31 agosto 2016), i
detenuti nelle carceri italiane sono 54.195.
In base agli ultimi dati disponibili (31 agosto 2016),
gli stranieri nelle carceri italiane sono 18.311.
In base agli ultimi dati disponibili (30 giugno 2016), i
detenuti condannati per reati di droga nelle carceri
italiane sono 18.491 (6.722 stranieri).
LA PRESENZA DI DETENUTI STRANIERI IN
CARCERE
Gli immigrati subiscono maggiormente i
provvedimenti cautelari detentivi rispetto ai
cosiddetti detenuti nazionali. Nei confronti di un
immigrato irregolare è certamente più difficile
trovare soluzioni cautelari diverse dalla
carcerazione.
Secondo l’associazione Antigone oltre il 33% dei
detenuti è straniero provenienti soprattutto da
Marocco, Romania, Albania, Tunisia, Nigeria, ed
Egitto (gli italiani sono soprattutto della Campania,
Sicilia, Puglia)
Un detenuto su due assume farmaci psichiatrici o
per l’insonnia
I detenuti sono ritenuti pazienti scomodi nelle altre
strutture sanitarie dello stato
Se si tratta di detenuti stranieri (che non parlano la
nostra lingua) il contatto con i medici e l’indagine
anamnestica può essere più superficiale che non gli
italiani
Tra i fenomeni che si sono tanto gonfiati da
diventare anomali rispetto alle stesse leggi e agli
stati che li avevano promulgati c’è il fenomeno dei
rifugiati politici
Il rifugio politico
Il fenomeno dei rifugiati e richiedenti asilo sta
assumendo dimensioni non solo preoccupanti in
Europa, ma desta anche qualche perplessità di
riconoscimento
Commissione Nazionale per il diritto di
asilo Anno 2001
Commissione Nazionale per il diritto di asiloAnno 2012
Richieste di asilo
Area geografica Arrivi
Africa 9561
Asia 6093
Europe 1165
Altre (*) 323
America 210
Totale
Area geografica Arrivi
Asia 6104
Europe 809
Africa 8591 Pakistan 2601 Turchia 478 Togo 102
America 186 Nigeria 1613 Egitto 445 Etiopia 101
Altre (*) 296Afghanistan 1495 Iraq 403
Mauritani
a100
Senegal 939 Siria 354 Algeria 95
Totale Tunisia 893 Gambia 321 Altri 1922
Ghana 846 Marocco 282Somalia 807 Bosnia Erzegovina 273
Mali 785 Guinea 183
Eritrea 734 Iran 169
Costa d'Avorio 629 Burkina Faso 114
Bangladesh 566 Kosovo 102
17.352
15.986
Totale 17.352
(*) Altre : Oceania - Apolidi - Cittadinanza Sconosciuta, e cc.
Richieste di asilo (persone)
Domande di asilo (Mod. C3)
03/10/2013 11:46
Principali Paesi di Origine
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
Africa Asia Europe Altre (*) America TotaleRichieste di asilo (persone) 9561 6093 1165 323 210 17.352
Principali Aree di provernienza
Anno 2012
Commissione nazionale per il
diritto di asilo Anno 2012
Rifugiati, Eurostat: Nel 2014
Secondo i dati EUROSTAT, 108.300 persone hanno
chiesto asilo nei 28 Paesi UE nel primo trimestre del
2014,
Nei primi 3 mesi del 2014, l’Italia ha avuto 10.700
richieste d’asilo, un dato molto superiore (+129%)
alle richieste registrate nel primo semestre del 2013.
I gruppi più numerosi di richiedenti asilo provengono
da: Gambia (1.520), Mali (1.500), Pakistan (1440) e
Nigeria (1250).
Rifugiati, Eurostat: Nel 2016
Dati relativi al 1° trimestre 2016 sulle richieste d’asilo
nell’UE: in tutto sono state 287.085, contro le
426mila dell'ultimo periodo dello scorso anno, un
calo del 33%.
Anche in Italia calano del 10%, arrivando a oltre
22mila.
In grande crescita le richieste d'asilo ancora
‘pendenti’, arrivate a 1 milione (60mila in Italia).
La definizione più ampliamente utilizzata per
indicare chi è un rifugiato è contenuta nella
Convenzione di Ginevra del 1951 che descrive come
rifugiato colui che
“Temendo a ragione di essere perseguitato per
motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza
ad un determinato gruppo sociale o per le sue
opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è
cittadino e non può o non vuole, a causa di questo
timore, avvalersi della protezione di questo Paese”.
La Convenzione di Ginevra è stata firmata da 147
Stati.
I rifugiati sono coloro che hanno ottenuto il
riconoscimento dello status di rifugiato in seguito
all’accoglimento della domanda da loro presentata
per richiedere asilo nel nostro paese.
La domanda può essere presentata dallo straniero
perseguitato nel suo Paese d’origine per motivi di
razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un
determinato gruppo sociale o opinione politica.
Queste disposizioni sono contenute in una Legge
italiana del 1954 che ha dato attuazione alla nota
Convenzione di Ginevra del 1951 la quale ha
stabilito le condizioni per essere considerato un
rifugiato, le forme di protezione legale, altri tipi di
assistenza, i diritti sociali che il rifugiato dovrebbe
ricevere dagli Stati aderenti al documento e gli
obblighi di quest’ultimo nei confronti dei governi
ospitanti.
Il rifugiato gode della cosiddetta protezione
internazionale
Lo status di protezione sussidiaria è lo status
riconosciuto dallo Stato italiano al cittadino straniero
che non possiede i requisiti per essere riconosciuto
come rifugiato, ma nei cui confronti sussistono
fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel
Paese di origine, o, nel caso di un apolide, se
ritornasse nel Paese nel quale aveva
precedentemente la dimora abituale, correrebbe un
rischio effettivo di subire un grave danno e il quale
non può o, a causa di tale rischio, non vuole
avvalersi della protezione del suo Paese
Si tratta di una forma di protezione internazionale
I Danni…
Ai fini della valutazione del riconoscimento dello
status di rifugiato, gli atti di persecuzione devono:
essere sufficientemente gravi, per loro natura o
frequenza, da rappresentare una violazione grave
dei diritti umani fondamentali;
Possono, a titolo esemplificativo, essere ritenuti atti
persecutori:
gli atti di violenza fisica o psichica, compresa la
violenza sessuale e la tortura
i provvedimenti legislativi, amministrativi, di polizia o
giudiziari, discriminatori per loro stessa natura o
attuati in modo discriminatorio
le azioni giudiziarie o sanzioni penali sproporzionate
o discriminatorie
il rifiuto di accesso ai mezzi di tutela giuridici e
conseguente sanzione sproporzionata o
discriminatoria
gli atti specificamente diretti contro un genere
sessuale o contro l’infanzia
Le violenze geo-politiche riguardano la migrazione in
secondo piano, in quanto è vero che le persone si
trovano nel nostro paese, spesso protette dallo
statuto di rifugiato
Il problema principale di questi pazienti sono le
Sindromi connesse alle violenze geo-politiche, aver
cioè attraversato esperienze di profondo dolore,
disordine ed abuso quali la guerra come civili o come
militari (sconfitti), la persecuzione diretta o indiretta, la
tortura, gli sfollamenti o le pulizie etniche, il genocidio,
le guerre a bassa intensità, i campi di sterminio o di
prigionia,
La psicologia delle violenze collettive emerge proprio
dall’esperienza di diversi psicoterapeuti che si sono
confrontati con questi problemi e disturbi creati dal
dispotismo diretto dell’uomo sull’uomo
I rifugiati si fanno notare per uno stile di consumo di
sostanze che serve per lo più a non ricordare o a non
fare incubi, o a “tirare avanti” la propria esistenza in
modo dissociato
Sono molto utilizzate sostanze quali gli oppioidi (da
ex-militari) per gli altri alcool o più facilmente ancora
benzodiazepine in modalità “da strada”
Tossicodipendenza e carcere
L’uso di sostanze e la tossicodipendenza
In carcere c’è un continuo flusso di persone che accedono intossicate o con dipendenza da sostanze In questo il carcere fornisce un buono spaccato della società esterna
Possiamo suddividere le sostanze in “sostanze da ingresso” e “sostanze della detenzione”
Le sostanze più presenti negli ingressi sono potenzialmente tutte quelle presenti fuori le mura: l ’ alcol, cocaina, eroina, anfetamine, ketamina, allucinogeni, ipnotici da strada, sostanze etniche e altre sostanze o assunzioni incongrue di abuso di farmaci ecc
In carcere c’è un continuo tentativo di assicurarsi sostanze stupefacenti e farmaci che possano far da sostituti delle sostanze o allevino la pena
Le sostanze stupefacenti giungono tramite lo spaccio in carcere attraverso diverse vie
In carcere i pazienti con abuso spingono per avere prescrizioni di ipnotici e di certi antipsicotici per alleviare l’insonnia, per alleviare la pena, per smerciare i farmaci in cambio di soldi o favori
Un recente articolo del “fatto quotidiano” riporta i dati
del convegno SimsPe e di Antigone
Nel 2015 sono transitati nelle carceri 100.000
persone
Un detenuto su tre è tossicodipendente
5000 hanno contratto HIV
31000 l’epatite (Congresso SimsPe)
Nei primi mesi del 2016 in Piemonte si sono
registrati 294 atti di autolesionismo grave, 38 T.S.
sventati, un suicidio e 26 ferimenti (L.Gaita)
Altri fenomeni interessanti nel “contenitore carcere
sono:
I disagi psichici e i disturbi da contesto (e non)
Autolesionismo
Radicalizzazione
Manipolazione
• DSM 5 APA 2013
• DSM IV TR APA 2000
• Le chiavi dell’orizzonte c. P. Cianconi
• The web of life F. Capra ed - ed. Doubleday-Ancho
Book N.Y
• The ravenous brain D. Bor - 2012
• The Tender Cut - Patricia A. Adler and Peter Adler
• Addio ai confini del mondo, P. Cianconi - ed. FrancoAngeli
• Collapse: J. Diamond - ed. Einaudi
• E’ successo qualcosa alla città, P. Barberi - ed. Manuali Donzelli
bibliografia