presentazione standard di powerpoint · mezzo a noi c’è la nostra più cara amica, adriana, è...
TRANSCRIPT
La storia che Vi andiamo a raccontare è la storia di un paese della Pianura padana, situato sulla riva destra del fiume Po: è Boretto, il nostro Boretto, un piccolo paese che come tanti altri dell’Italia nei primi anni del ‘900 ha vissuto, subito e cercato di dimenticare la terribile esperienza del primo conflitto mondiale.
Riavvolgere il nastro della storia di 100 anni per noi ragazzi non è stato facile; rintracciare qualche Borettese che conservasse un documento, una cartolina, una foto del padre o del nonno reduce di guerra è stato ancora più difficile. Del resto avevamo messo in conto che il lavoro dello storico fosse un’impresa tutt’altro che semplice; richiede fatica, competenza, studio, dedizione, amore per la conoscenza e non solo…
Quando si fa ricerca, si sa, è determinante anche la fortuna … se è vero che qualche volta la dea bendata aiuta gli audaci, noi, lo dobbiamo ammettere, un briciolo di fortuna l’abbiamo avuta.
Fortuna di trovare persone che si sono rese disponibili a rovistare tra i cassetti dei loro comò per riportare alla luce quelle preziose testimonianze che ci hanno permesso di far rivivere i loro cari, i Borettesi, poi il resto l’abbiamo fatto noi dando vita e pensiero ai nostri concittadini.
Riavvolgiamo quindi il nastro della storia e ritorniamo indietro nel tempo a quel fatidico 1914.
Se in quell’anno un viandante, al calar della sera, fosse approdato sulle rive di Boretto, si sarebbe certamente stupito nel vedere emergere, tra i pioppi, la grande e maestosa cupola della Basilica di S. Marco, quasi un faro che guidi i naviganti tra le fitte nebbie autunnali. Ancor oggi c’è da rimanere stupefatti nell’immaginare l’intraprendenza e la laboriosità dei Borettesi che hanno saputo ideare e portare a termine un’opera di così monumentali dimensioni.
Boretto nel 1914 è un centro di poco più di 4.000 abitanti; è un paese abbastanza ricco per l’epoca se già nel 1908 si contavano 40 muratori, 18 calzolai, 30 sarti, 12 falegnami, 7 fabbri: piccoli artigiani che hanno saputo animare con le loro botteghe le vie della piccola cittadina.
Ma a Boretto la maggior parte degli abitanti è da sempre impiegata nell’agricoltura; braccianti, mezzadri e affittuari abitano nelle grandi case coloniche delle frazioni di Santa Croce e di San Rocco, vivendo di ciò che la terra ha concesso loro in dono, a patto che sappiano con il sudore e il duro lavoro renderla docile e fertile.
E a renderla così unica ci pensa il grande fiume che con il suo lento incedere è da sempre fonte di vita per molti Borettesi, salvo poi depredarli di ciò che hanno di più caro quando si gonfia e straripa dagli argini. Barcaioli, scariolanti, mugnai, ecco qual è l’altra faccia del duro lavoro che si svolge a Boretto, umili persone che sanno fare del fiume una delle loro principali risorse.
Scariolanti
Mulino sul Po Barcaioli
Scariolanti e lavandaie
per la terza volta consecutiva, gli avvocati Igino Bacchi e Francesco Panizzi, il famoso fotografo di via Colombana, Giosuè Alberici, l’arciprete don Costante Soliani, il farmacista Rinaldo Baldi, la maestra Iole Medesani, il geometra, nonché politico, Pompeo Mingori, solo per citarne alcuni.
Pompeo Mingori ritratto con la moglie Pecorini Marietta e i 4 figli, Edmondo,
Ennio, Quinzio e Delia.
Il fotografo borettese Giosuè Alberici
E i borghesi? Sì, anche a Boretto come in ogni paese c’è un’esigua fetta della popolazione
che si può dire benestante: il Sindaco, il dott. Daniele Molesini, che nel 1914 viene eletto
per
A Boretto è attiva anche una piccola minoranza di cittadini interessati a conferire una dignità culturale al nostro paese. Viene infatti costituito il «Comitato Pro Erigendo Teatro» con il nobile scopo di erigere un teatro per gli spettacoli di prosa e di lirica; esso è formato da Marcello Nizzoli, Serafino Cantoni, Giosuè Alberici, Arturo Savini, Giorgio Zambelli, Giovanni Rognoni e Marino Marani. I lavori nel 1914 iniziano davvero, sotto la guida di un nostro illustre concittadino, Marcello Nizzoli; proseguiranno nel 1915, salvo poi interromperli per l’inizio della guerra. Purtroppo la facciata del teatro verrà distrutta da altri Borettesi meno eruditi, ma questa è tutt’altra storia e, francamente, preferiamo dimenticarla.
Ritorniamo quindi a noi… che alcuni Borettesi nel 1914 fossero in grado di lasciare un segno nella vita culturale del paese è assodato, ma non va dimenticato che sono tante le famiglie contadine che vivono di stenti. Le entrate sono poche e le bocche da sfamare tante: ogni famiglia contadina ha in media cinque, sette o più figli. All’età di nove anni molti bimbi sono in campagna a lavorare. Sveglia all’alba, una frugale colazione a base di polenta con un po’ di latte e via per i campi fino al tramonto con i nonni, i padri e i fratelli maggiori.
Famiglia borettese agli inizi del ‘900
Aratura nelle campagne borettesi con aratro di ferro trainato da sei asini.
Vagabondo a Boretto
Era così che si viveva prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. L’Europa
aveva imparato a riconoscere il boato dei cannoni, ma a Boretto la guerra era ancora
molto, molto lontana.
Sì certo, alcuni nostri compaesani, come Artemide Zatti e i suoi familiari, avevano già
lasciato da tempo il paese, altri si accingevano a farlo, non per paura della guerra
quanto per cercare fortuna all’estero. L’Argentina era una meta ambita anche dai
Borettesi, alcuni dei quali non fecero più ritorno al borgo natio.
Ma per chi scelse di rimanere, ignaro della tragedia che si stava per abbattere su
Boretto, l’Italia e tutta quanta l’Europa, il 1914 fu un anno come tanti altri.
Se chiudo gli occhi mi rivedo ancora bambino …
Eccomi qui: sono Agostino, quello con la coppola in testa e la camicia bianca inamidata da mamma Adelaide. Non ricordo cosa sto osservando. Accanto a me, girato di spalle c’è mio cugino, Antenore, e i nostri due amici, Nello e il piccolo Ernesto. Avete visto bene: siamo tutti e quattro scalzi; le scarpe costano e non si sciupano per giocare. E’ un caldo pomeriggio di aprile, la mattina a scuola è passata velocemente e noi 4 ci siamo dati appuntamento in Via Roma, la via principale del paese, per giocare a nascondino.
Io sono Velia, Velia Boccazzi e quella che vedete accanto a me, con il cerchio in mano, è la mia sorellina gemella, Teresina. Siamo nate il 15 settembre del 1904 e ora abbiamo 10 anni. Abitiamo a Santa Croce di Boretto, in Via Viazza n° 26. Siamo figlie di Aristodemo Boccazzi, di professione muratore, e Maria Savini, casalinga e, all’occorrenza, balia del paese. Sì, perché la mamma, che di figli ne ha fatti tanti, per arrotondare le magre entrate di casa, si presta ad allattare anche i figli degli altri.
Noi siamo sette fratelli: Aldo, il maggiore, classe 1891, di professione calzolaio, l’unico che andrà alle armi a risuolare le scarpe dei nostri soldati, Ferrante, Fernando, Annetta, noi due gemelline e la piccolina di casa, Ava.
Frequentiamo la scuola elementare a Santa Croce. Noi siamo quelle in terza fila; in mezzo a noi c’è la nostra più cara amica, Adriana, è più piccola di noi di un anno, ma non importa: nella classe siamo in 37 e c’è chi ha anche due anni più di noi.
Questa mattina la maestra Adele ci ha portato in cortile, ha fatto chiudere gli scuri e ci ha ordinato di allinearci l’uno accanto all’altro. Abbiamo tutti un’aria molto seria e malinconica. La maestra ci ha proibito di ridere altrimenti in classe avremmo dovuto fare i conti …
con la sua bacchetta: le punizioni quando vuole le sa dare con efficacia. Una volta sono arrivata in classe con le mani sporche e una bacchettata non me l’ha certo risparmiata. E poi le tirate d’orecchie! Nessuna maestra sa essere così rapida a punire il responsabile di una marachella!
Io sono abbastanza brava a scuola, la mia materia preferita è storia, ma quando ci sono i dettati ortografici non mi batte nessuno: intingo il pennino nel calamaio e scrivo con bella calligrafia senza neanche un errore; nell’ultimo dettato ho preso 10!
So lavorare all’uncinetto, ricamare e fare la maglia. E’ mia mamma Maria che ha insegnato a me e a mia sorella; lei dice sempre che per una donna è importante saper fare questi lavori, altrimenti nessuna se la sposa una che in casa non sa fare nulla. Quando sarò grande mi preparerò un corredo tutto speciale per il mio matrimonio!
Io sono Telesforo, figlio di Soliani Felice e di Becchi Margherita e vengo soprannominato Pepino. Sono nato il 24 settembre del 1880 a Lentigione di Brescello; sono di origine brescellese, ma è a Boretto che la mia vita subisce una svolta.
Qui, nella sala da ballo del paese, incontro, una domenica pomeriggio, Consolata Davidica, una bella ragazza alta, mora, che ha il mio stesso cognome. Dopo un paio di anni di fidanzamento, ci sposiamo a Boretto il 21 gennaio 1905. Io ho 24 anni e sono agricoltore, Davidica di anni ne ha 25 e di condizione è donna di casa.
Dalla nostra unione nascono due splendide bambine: Dafne, il 1/12/1906, ed Elvina, il 4/2/1910, e il mio tanto desiderato erede, Ermes, il 12/11/1912.
Ora a 34 anni ho una gran bella famiglia e una posizione sociale invidiabile: con l’eredità di mio padre decido di acquistare un podere a Pellegrino Parmense.
Tutto sta procedendo secondo i miei piani… posso dirmi un uomo veramente fortunato!
La vita scorre tranquilla sulla riva destra del Po, ma giunge il 24 maggio 1915 e questo giorno cambierà per sempre la vita di molti Borettesi.
Quando arriva il postino è l’ora di pranzo; è mio padre che va ad aprire la porta, legge la cartolina, la posa sul tavolo della cucina e senza dire nulla se ne va in giardino a fumare. Fa sempre così quando le cose si mettono male. Mia mamma aspetta che sia io a dirle che partirò tra sette giorni per il fronte. Non parla, posa il cucchiaio e comincia a recitare il rosario. Io, Mario Pecorini, classe 1896, figlio del venditore di stoffe del paese, non so dire esattamente quello che provo in questo momento. Orgoglio, soddisfazione? Sì, l’aspettavo da un pezzo la cartolina. I miei amici Mario e Vico l’hanno ricevuta la settimana scorsa, Dino si è già arruolato volontario. Perbacco! E’ per la patria, la nostra patria! E poi la guerra durerà poco!
Mario Pecorini
L’uomo in posa che vedete sono io: Cirillo Ferrarini, classe 1888. Vengo chiamato alle armi per mobilitazione col Regio Decreto del 22 maggio 1915, giungerò nel Distretto di Parma il 1 giugno del 1915. Ho 27 anni, il re mi chiama, l’Italia ha bisogno di me! Orgoglioso di compiere il mio dovere di cittadino mi accingo a partire, ma non prima di aver posato davanti all’obiettivo del fotografo del paese.
Via A. carrara
Sono figlio di Icilio e di Quintavalla Maria; sono nato il 18 dicembre 1888 a Torrile, in terra parmense, ma amo Boretto, paese in cui andrà a vivere mia figlia con la sua famiglia e che dopo la guerra ho frequentato abitualmente… in fondo mi sento un borettese d’adozione. So già quello che mi volete far notare; non è un errore di trascrizione sono alto davvero 1 metro e 55 cm; per l’esattezza un metro e 55½ cm, e allora? Per arare la terra, servono solo due braccia forti e muscolose e io in quanto a forza non sono messo niente male. Ho un bel colorito roseo, capelli e occhi castani, dentatura sana; curo meticolosamente due simpatici baffetti neri che mi danno un’aria allegra e spensierata. Ho un segno particolare in viso che non passa inosservato alla visita medica: una cicatrice al dorso del naso; mi sono tirato per sbaglio una zappata sul naso… a testimonianza che di professione faccio il contadino. Lavoro nel piccolo podere di mio padre dall’età di 10 anni; ecco perché so leggere e scrivere poco.
Nel mio Foglio matricolare e caratteristico è indicata tutta quanta la mia carriera di soldato.
8 Aprile 1908 – Soldato di leva 3° categoria classe 1888 Distretto Parma e lasciato in congedo illimitato
1 giugno 1915 - Chiamato alle armi per mobilitazione col R. D. del 22 maggio 1915 e giunto al Distretto 2 luglio 1915 - Tale nel 73° Reggimento Fanteria 14 novembre 1915 - Tale nel 36° Reggimento Fanteria 14 novembre 1915 - Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra 7 giugno 1916 - Partito da territorio dichiarato in istato di guerra per ferita 24 agosto 1916 - Mandato in licenza straordinaria di giorni 30 per convalescenza
Vengo arruolato nel 36° reggimento Fanteria Giungo il 14 novembre in territorio nemico, sul CARSO, e per 7 lunghi mesi combatto eroicamente.
Riassumiamola in breve: Sono chiamato alle armi nel 1915.
Il 7 giugno 1916 la mia carriera subisce una battuta d’arresto: una granata mi ferisce ad una spalla e, svenuto, giungo in un ospedale da campo. .
Mi risveglio in un grande e lungo salone; accanto a me un veneto, di fronte a me un siciliano. Non parliamo lo stesso dialetto, ma gli sguardi che ci lanciamo lasciano intendere che per questa volta l’abbiamo scampata bella.
24 settembre 1916 – Rientrato al
Corpo
22 ottobre 1916 – Tale nel 74°
Reggimento Fanteria (414 Reparto
Mitragliatrici)
6 novembre 1916 – Tale al 114°
Reparto Mitragliatrici
7 novembre 1916 – Giunto in territorio
dichiarato in istato di guerra
31 maggio 1917 – Tale nel Reparto
Mitragliatrici (Modello 1907 F.)
5 dicembre 1918 – Tale nel Deposito
Torino
20 giugno 1919 – Inviato in congedo
illimitato a senso della circolare 355 del
G. M. 20 giugno 1919
Faccio una convalescenza di 30 giorni, ma
poi il 24 settembre 1916 via, si riparte per
il fronte dove rimarrò fino alla fine della
guerra.
Io, Telesforo, sono partito per il fronte nel giugno del1915. Faccio parte del 20° Reggimento M. T., 117° Battaglione, 3ª Compagnia. Sono giunto in camion allo sbarramento di Schio e ora sono dislocato
sull’Altopiano di Asiago.
L’inverno in montagna non tarda ad arrivare. Gli spostamenti che io e miei compagni compiamo per raggiungere le nostre postazioni sono lunghi e faticosi; i muli ci trasportano il grosso dei nostri rifornimenti, ma la salita dei pendii innevati è veramente faticosa.
Cara Davidica,
[…]
Ti avevo detto del mio viaggio ma ne ho dovuto fare un altro più faticoso, un giorno intero sotto la neve una
fatica da bestia ma pure sto benissimo. Nel fare questo viaggio ho trovato Delfino di Lentigione e ti saluta
tanto. […]
11.11.15
Cara Davidica,
[…]Sento che lì sempre piove e qui
sempre neve e freddo e tutti i giorni si va
a lavorare siamo tutti stanchi, ma si spera
il cambio di giorno in giorno e venire in
posti più belli qui non c’è che neve e monti
e si dorme sotto la tenda ma fatti coraggio
e ringrazia Iddio che mi trovo benissimo
all’infuori di qualche dolore della mia
sciatica. Termino col salutarti te e bambini
mille baci tuo Pepino.
E’ una vita grama quella che conduciamo. I momenti di riposo sono pochi e l’unico conforto per noi è ricevere le lettere dei nostri familiari.
Caro Pepino,
[…] dunque è già un po’ che non ho tue lettere non so se hai ricevuto il ritratto dei
bambini e le lettere che ti ho mandato anche i bolli… spero di ricevere tue notizie che tanto
desidero di ricevere tuti i giorni per essere più contenta, perché delle volte si sente delle
brutte notizie e si sta male. Caro Pepino spero sempre tutti i giorni che termina se non
termina almeno che potresti venire a noi vicino sollevarti un po’ credo che sarai molto
stanco a tenerti sempre in cima a quei monti.
Tu non puoi immaginarti il dolore che provo a non darti mai cambio che se fosti qui vicino
potresti fare anche i nostri affari, ma io con rabbia non ti posso che dirti che porti
pazienza che ne porto anch’io ora per una cosa ora per l’altra intanto che siamo tutti in
grosso dispiacere. […]
29.6.1915
Cara Davidica,
Rispondo alla tua desiderata lettera dove godo
tanta consolazione nel sentire che stai bene come
pure i miei bambini e che Ermes era così carino
con la mia cartolina per farla vedere a Tonio,
non vedo l’ora di vedervi e darvi un bacione ma
spero che sarà presto quell’ora tanto desiderata.
[…] Tralascio col salutarti un bacione a te e ai
bambini e con la speranza di vederci presto mi dico
tuo Pepino
L’indirizzo è questo
Al Soldato Soliani Telesforo
117° battaglione M. T. 3ª Compagnia
Comando Fortezza Schio
09.09.1915
Cara Davidica,
oggi stesso ho ricevuto l’ultima tua nella
quale ho inteso tutto. Io sto benissimo come
spero di voi tutto, il vaglia non l’ho ricevuto
ma appena ricevuto te lo farò sapere. Non
facendo in tempo oggi risponderti con lettera
ti mando mie notizie con questa cartolina.
Domani poi ti invierò lettera.
Saluti e baci a tutti Pepino.
Saluti da Decimo mandagli poi quello che
credi.
Cara Davidica
appena ricevuto la tua ultima, rispondo subito per
dirti come devi fare per il fieno. Io direi di dargli
il vecchio perché è meno buono ed i buoi lo mangiano
più male. I denari li ho ricevuti che di questo ti ho
già scritto il ritratto delle bambine non l’ho ancora
ricevuto, appena lo ricevo ti manderò lettera. Spero
che al mercatone avrai venduto i buoi e per
comperare ciò che ti avevo detto io farei come credi
meglio. Se si avesse potuto comperare sei o anche
otto vitelli da latte sarebbe stato bene perché io
credo che ci fosse stato del guadagno, ma sento che
non mi consigli, io non insisto su ciò. Saluti e bacii
a tutti tuo Pepino
Appena posso invio anche una cartolina alle mie care bimbe come questa spedita a Dafne il 7/10/1915. Le invio a Pellegrino parmense perché la mia famiglia è là che ora vive.
Saluti e baci dal tuo papà che sempre ti ricorda Arrivederci a presto
Cartolina spedita a Soliani Elvina il 3 dicembre 1915.
Contraccambio baci e saluto te, mamma e fratellino Tuo papà Pepino.
6.11.15
Cara Davidica,
Come ti dissi nell’altra mia cartolina e lettera che ti
mando con questa ti dico ancora a caso se qualcheduna
andasse smarrita. Come tu sai i nostri interessi mi
chiamano a casa ma per venire tu devi andare dal signor
Brigadiere di Pellegrino insieme all’americano e agli altri
che ho venduto e pregarlo assieme a loro che firma
domanda che farete al Comune oppure che manda
telegramma al Comando Sbarramento di Schio acciocche
io sia inviato subito a casa per fare questo rogito, questo
ciò che ha detto il mio comandante, e se non viene carta o
telegramma firmato dal Signor Brigadiere non possono
mandare nessuno. Dunque credo che vedendo la necessità
di tali interessi vorrà favorirci a fare ciò. Quando ci vai
puoi prendere dietro anche la carolina e fargliela vedere
mi raccomando appena ricevuta la lettera e la
cartolina di andare subito e fare tutto subito per
sollecitare che tanto ne è di bisogno, sulla lettera ti
ho detto per tanti altri affari un bacio te e ai bimbi
Pepino
Ricordati che la domanda o il telegramma vuole
mandato al Comando Sbarramento.
Mio caro Pepino, 24.4.16
[…] Con piacere sento che sei in salute e
così ti posso assicurare di noi, però c’è la
Dafne che ha un po’ di tosse e mal di capo
si spera bene ma intanto tutto è dolore.
Sento che non sei mai contento e allegro ma
ti posso dire altrettanto anch’io; non saprei
dirti quell’ora allegra che posso aver io.
Sento che cambi ancora e che hai paura di
andar male me ne dispiace ma va ancora
bene se è vero che non sei pericoloso e abbi
pazienza. […]
3-4-1916
Cara Davidica,
[…]
15-5-16
Cara Davidica, […] ho fatto due viaggi e
molto faticosi, sempre per monti carichi
come i somari, ma a tutta via sono contento
perché godo una buona salute e poi sono in
posto sicuro.
Tu mi dici di portare pazienza e che
dorma, ma la pazienza scappa, e dormire?
Qui non ci sono letti […], si dorme sulle
assi con poca o niente paglia sotto, che alla
mattina vi sono le ossa rotte. Per quanto
che ti dica non puoi credere.
[…]
Besozzola, 20-5-16
Caro papà
Sono certa che desiderate mie notizie
ed io appago il vostro desiderio.
Babbo in quanto alla mia malattia vi
prego di non pensarci così tanto, perché
mi sono già rimessa e poi il medico mi
ha fatto un’altra visita e m’ha trovato bene,
anzi dice che non è anemia.
A dirvi la verità sono dispiaciuta, perché voi
desiderate di venire a casa come noi pure desideriamo
il giorno del vostro arrivo, ma il destino non vuole.
Per il momento sarà cosa impossibile ad
ottenerla ma pazienza.
Caro papà noi pensiamo sempre a voi
esserci così lontano.
Noi siamo molto molto stanchi e voi si sente
che non ne potete più facciamoci
coraggio che una bella volta termi_
nerà questa tremenda Guerra.
Papà abbiate pazienza e non inquietarvi
tanto che inquietarsi si perde la memoria
non avete bisogno che avete tanti
affari, e poi pensate che ci siamo noi …
Non resta altro che augurarvi
un buon avvenire vi bacio
assieme ai fratellini e mamma
vostra figlia
Dafne
Saluti da Maria
Bacchi
E’ il maggio del 1916, è trascorso quasi un anno da quando sono partito; vivo per intere settimane asserragliato in una trincea; tra di noi il morale è ancora alto, ma per quanto durerà? La nostra posizione è sempre la stessa. Non arretriamo, ma non avanziamo nemmeno. Di là, dalla terra di nessuno, c’è un nemico che non vediamo. Lo sentiamo, però, sentiamo il boato assordante dei cannoni.
All’alba avvistiamo qualche movimento sospetto. Stiamo all’erta. Riceviamo il segnale di prepararci all’attacco. Prego Iddio che mi aiuti. Una granata, improvvisa e devastante, squarcia la nostra trincea.
Mi alzo, esco, supero il reticolato e serrando il fucile tra le mani inizio a correre. Evito la prima bomba che esplode a 600 metri da me, ma la seconda trascina con sé una miriade di schegge che cadono a pioggia. Ora è tutto finito . Sono steso a terra, la testa mi duole ma sono cosciente. Una scheggia mi ha colpito alla coscia.
Telesforo, catturato dagli Austriaci, è prigioniero di guerra.
26.5.16
Caro genitore,
spero che in campagna vi avranno già avvertito:
sono ferito leggermente alla gamba destra, sono
prigioniero in Austria. Non pensate male di me, che
io sto benino e trattano molto bene. Andate da
Davidica a fargli compagnia e ditegli che per me la
guerra è già fatta, e a combattere non ci vado più,
sono già fuori dai pericoli e così appena la pace
ritornerò fra voi. Appena sarò a posto vi darò
l’indirizzo.
Saluti e baci infiniti a tutti
vostro figlio Pepino.
Telesforo non vedrà la fine della guerra. Morirà dodici giorni dopo aver scritto l’ultima lettera ai suoi cari, a Trento, nell’ospedale militare n°1, il 7 giugno 1916.
Io, Ricciero Zanoni, nato a Boretto il 20 maggio 1893, di professione muratore, poco più che ventenne vengo inviato al fronte. Di tutte le battaglie che ho combattuto, la più dolorosa, quella che più mi fa soffrire a distanza di tanto tempo, è quella che ha inizio il 15 giugno 1918 sul fiume Piave.
E’ la battaglia che consegnerà all’Italia la vittoria sulle truppe austro-tedesche.
Ne ho parlato spesso alle mie figlie: Maria, Albertina ed Anna.
… le acque del Piave scorrevano rosse, scorreva sangue, non acqua; era il
sangue versato dai nostri soldati e da quello dei nostri nemici.
Un unico colore per un unico grande dolore.
Eccomi di ritorno a Boretto; la guerra è terminata da qualche mese. Il pericolo è scampato. Sorrido con i miei amici; ormai la guerra non tornerà mai più. Sono stato inviato al fronte, ho combattuto e devo la mia vita ad un mulo; sì, ad un mulo. Durante uno spostamento il mio battaglione viene sorpreso dalle truppe nemiche che aprono improvvisamente il fuoco su di noi; io mi aggrappo alla coda di un mulo e mi nascondo dietro di lui. Mario Pecorini insieme al cugino Cesare
Pecorini e gli amici Vico e Dino. Foto scattata il14 agosto 1919
Io, Cirillo, il 20 giugno 1919 sono inviato in congedo illimitato ai sensi della circolare 355 del G. M. 20 giugno 1919. E vengo anche autorizzato a fregiarmi del Distintivo d’Onore Istituto con Cir. 182 del 1917 per la ferita riportata il 7 giugno 1916 nel fatto d’armi.
Durante il tempo trascorso sotto le armi ha tenuto buona condotta e ha servito con fedeltà ed onore.
Quindi, dopo 36 mesi
di guerra, riprendo la
mia vita di sempre.
Mi viene conferita la
CROCE AL MERITO DI
GUERRA dal Ministro
BENITO MUSSOLINI e
la MEDAGLIA A
RICORDO DELLA
GUERRA EUROPEA.
La guerra è stata sicuramente l’esperienza che più ha segnato la mia vita.
Rimarrò per sempre un soldato.
Io, Ricciero, scampato più volte alla
morte sul campo di battaglia, ritorno a
Boretto a fare il muratore. Nel 1968,
vengo insignito dell’onorificenza di
Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto*.
Le mie figlie potranno, un giorno, essere
fiere di me.
*L’ordine fu istituito con legge 263/1968 nel
cinquantenario della vittoria italiana al fine di
«esprimere la gratitudine della Nazione» a tutti i
soldati italiani che avevano combattuto almeno sei
mesi durante la prima guerra mondiale.
A Soliani Telesforo, morto per la patria all’età di 36 anni, vengono conferite le seguenti onorificenze.
Nel 1923, ai tre figli, Dafne, Elvina ed Ermes,
il MINISTERO DELLA GUERRA concede
L’ AUTORIZZAZIONE A FREGIARSI DEL DISTINTIVO
D’ONORE INSTITUITO PER GLI ORFANI DEI CADUTI IN
COMBATTIMENTO O PER OFFESE NEMICHE NELLA
GUERRA VITTORIOSA MCMXV - MCMXVIII
Il 1 ottobre 1917 La Corte dei
Conti decreta di Liquidare a
Soliani Consolata Davidica,
vedova di Soliani Telesforo, la
pensione privilegiata di guerra
di Lire 680 a decorrere dall’otto
giugno 1916.
Nel 1928, il ministro
Benito Mussolini
autorizzata a fregiarsi
della MEDAGLIA
ISTITUITA A RICORDO
DELLA GRANDE
GUERRA anche me:
Menozzi Celso di
Enrico, classe 1894.
Soldato n° 3311, arruolato nell’8ª
Compagnia, ho servito con fedeltà ed
onore la mia patria; sono stato
catturato dai Tedeschi e detenuto nel
campo di prigionia a Gardelegen, in
Germania, di cui conservo ancora una
fotografia del Cimitero di guerra.
Il destino ha voluto che ritornassi
vincitore in patria e mi trasferissi a
Boretto proprio in Via IV Novembre, al
numero civico 2.
E anch’io, Ferrari Angelo, detto Angiolon, classe 1900, vengo insignito di onorificenza. Ma quando mi convocano per consegnarmi la medaglia, mi sento in colpa perché la sorte, a differenza dei miei compaesani borettesi, ha voluto risparmiarmi sofferenze e dolori: sono partito, all’età di 18 anni, dopo aver ricevuto la chiamata alle armi, sono giunto a Como in attesa di essere inviato al fronte e … tre giorni dopo la Prima Guerra Mondiale è finita.
Ne è passato del tempo da allora. Qui mi vedete nel fiore della giovinezza, ritratta con la mia inseparabile sorella gemella Teresina. Io mi sono sposata e ho avuto tre figli e 6 nipoti; mia sorella di figli ne ha avuti due e altrettanti nipoti.
Se la vita è ripresa a Boretto dopo la Grande Guerra, se io, Teresina, Adriana, Agostino e tutti gli altri miei compagni abbiamo potuto sposarci e veder crescere i nostri figli, è stato grazie al sacrificio di Telesforo e di tutti quelli che come lui hanno dato la loro vita per un mondo migliore.
Sono io, mi riconoscete? Sono Velia, la bambina nata nel 1904 e che allo scoppio della Prima guerra mondiale aveva 10 anni.
Sono una settantina i Borettesi caduti per la patria. Il primo Borettese a morire sul campo di battaglia fu Marino Cervi, nato il 30 aprile del 1885 a Boretto.
Capitano in servizio attivo all’11° Reggimento Bersaglieri, morì l’11 settembre 1915
su monte Javorek, per ferite riportate in combattimento.
Fu insignito di due Medaglie d’argento al Valor Militare.
Monte Javorek sul Medio Isonzo dove il capitano Marino Cervi morì all’età di trent’anni.
Nel marzo del 2015, una discendente di
Marino Cervi ha consegnato al Sindaco di
Boretto la sciabola che lo stesso Comune
aveva donato all’ufficiale borettese in
segno di apprezzamento per le imprese
compiute durante la guerra in Libia
(1911-1912).
Alberici Celestino Ennio di Telesforo
nato il 27 novembre 1898 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 33° reggimento fanteria
morto il 15 ottobre 1917 nella 13° sezione di sanità per infortunio fatto in guerra
Alberici Livio di Telesforo nato il 7 maggio 1897 a Boretto distretto militare R.E. 77 soldato 77° reggimento fanteria
morto il 6 luglio 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento
Alberti Ulderico di Giovanni nato il 24 gennaio 1894 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia caporale 159° reggimento fanteria
morto il 19 giugno 1916 sull'Altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento
Antichi Vittorio Luigi di Ireneo nato il 22 giugno 1891 a Gualtieri distretto militare di Reggio Emilia sergente 251° reggimento fanteria
morto il 17 settembre 1918 sul Monte Grappa per ferite riportate in combattimento
Artoni Alberto di Paradiso nato il 26 agosto 1890 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 2° compagnia presidiaria morto il 25 maggio 1919 a Boretto per malattia
Artoni Antonio diGiacomo nato il 6 febbraio 1881 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 68° reggimento fanteria morto il 20 ottobre 1818 per malattia
Artoni Luigi Giuseppe di Taddeo nato il 21 agosto 1898 a Gualtieri
distretto militare Reggio Emilia soldato 28° reggimento artiglieria da campagna morto il 21 agosto 1918 in prigionia per malattia
Bacchi Antonio diLuigi nato l' 8 maggio 1895 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 15° reggimento fanteria morto il 14 settembre 1918 in prigionia per malattia
Bacchi Florindo di Adelmo nato il 15 gennaio 1895 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 73° reggimento fanteria
morto il 6 giugno del 1916 disperso sull’Altopiano di Asiago in combattimento
Benassi Dario di Remigio nato il 26 giugno 1896 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia caporale maggiore 6° reggimento fanteria
morto il 23 novembre 1917 sul Monte Grappa per le ferite riportate in combattimento
Benelli Marco di Martino nato il 1° febbraio 1895 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato 227° reggimento fanteria disperso il 6 luglio 1917 sul monte Colombara in combattimento
Bernazzali Giovanni di Luigi nato il 16 marzo 1888 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 125° reggimento fanteria
disperso il 24 ottobre 1917 nel settore di Tolmino in combattimento
Elenco dei Borettesi morti durante la Prima guerra mondiale
Bia Nino di Riccardo nato l' 11 aprile 1898 a Sorbolo distretto militare di Parma soldato 7° reggimento artiglieria da fortezza morto il 28 marzo 1918 in prigionia per malattia
Bianchini Dante di Carlo nato l'8 febbraio 1896 a Poviglio distretto militare di Reggio Emilia soldato 2°reggimento genio
morto il 22 aprile 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Bonori Roberto di Luigi nato il 20 agosto 1889 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 78° reggimento fanteria
morto il 22 maggio 1916 sul Monte Sabotino per infortunio per fatto di guerra
Borettini Alberto di Napoleone nato il 5 dicembre 1885 a Guastalla
distretto militare di Reggio Emilia soldato112° reggimento fanteria morto il 20 giugno 1916 nell' Altopiano di Asiago
Cacciani Antonio di Crispino nato il 21 luglio 1878 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato3° reggimento artiglieria morto il 25 dicembre 1917 a Modena per malattia
Cacciani Luigi di Eusebio nato il 26 ottobre 1899 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 12° reggimento bersaglieri morto il 19 settembre 1918 prigionia per malattia
Campana Giovanni di Girolamo nato il 24 giugno 1892 a Boretto distretto militare R.E. soldato 5° reggimento alpini morto 24 gennaio 1918 in prigionia per malattia
Campanini Alberto Armando di Pietro nato il 10 ottobre 1893 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia caporale 86° reggimento fanteria morto il 21 maggio 1918 in prigionia per malattia
Catellani Amedeo di Pietro nato il 14 gennaio 1891 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 128° reggimento fanteria morto il 9 ottobre 1915 a Pordenone per malattia
Cervi Marino nato il 30 aprile 1885 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia capitano in servizio attivo 11° reggimento bersaglieri
morto l’11 settembre 1915 su Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento
Codeluppi Primo di Virginio nato il 21 agosto 1893 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 78° reggimento fanteria
morto il 1 novembre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Covi Roberto di Mamante nato l'11 giugno 1889 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 112° reggimento fanteria
morto il 26 settembre 1915 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento
Cucchi Primo di Pietro nato il 29 settembre 1885 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 155° reggimento fanteria
morto il 4 agosto 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Dallaglio Angelo di Raffaele nato il 19 giugno 1890 a Castelnovo di Sotto
distretto militare di Reggio Emila soldato 120° reggimento fanteria
morto il 29 novembre 1918 nell'ospedale da campo n°0156 per malattia
Dallaglio Emer di Raffaele nato il 26 settembre 1897 a Castelnovo di Sotto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 201° reggimento fanteria morto il 29 febbraio 1920 a Boretto per malattia
Dallasta Orfeo di Onesto nato il 24 ottobre 1885 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 112° reggimento fanteria morto il 10 dicembre 1915 a Padova per malattia
Dallasta Umberto di Crispino nato il 22 settembre 1878 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 691° reggimento centuria morto il 21 dicembre 1917 a Vicenza per malattia
Farri Ennio di Bonfiglio nato il 9 agosto 1897 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 2° reggimento genio morto il 17 maggio 1918 nell'ospedale da campo n.05 per malattia
Farri Luigi di Carlo nato il 6 ottobre 1885 a Gualtieri distretto militare di Reggio Emilia soldato 209° reggimento fanteria
morto il 19 gennaio 1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Ferretti Francesco di Luigi nato il 31 luglio 1888 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 48° reggimento fanteria morto il 17 agosto 1919 a Boretto per malattia
Fochi Artemio di Giuseppe nato il 2 agosto 1879 a Poviglio distretto militare di Reggio Emilia sodato 209° reggimento fanteria disperso il 14 maggio 1917 sul Carso in combattimento
Forattini Valmiro di Rinaldo nato il 21 settembre 1883 a Novellara distretto militare di Reggio Emilia soldato 72° reggimento fanteria
morto il 20 ottobre 1918 nell'ospedaletto da campo n° 113 per malattia
Gialdini Dante di Giuseppe nato il 18 novembre 1895 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 13°reggimento artiglieria morto il 6 maggio 1918 a Boretto per malattia
Gialdini Ernesto di Giovanni Evangelista nato il 15 luglio 1889 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 12°reggimento fanteria morto il 28 ottobre 1919 a Boretto per malattia
Giroldini Quirino Angelo di Pompeo nato il 29 settembre 1894 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 1238° compagnia mitraglieri di Fiat
morto il 21 agosto 1917 sul monte Pasubio per ferite riportare in combattimento
Glingani Daniele di Angelo nato il 2 settembre 1884 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato 144° reggimento fanteria disperso l'11 agosto 1916 sul medio Isonzo in combattimento
Lina Ermando Mentore di Domenico nato il 15 ottobre 1896 a Boretto
distretto militare Reggio Emilia soldato 2° reggimento genio
morto il 9 agosto 1917 all'ospedaletto da campo n°79 per ferite riportate in combattimento
Lombardi Anchise di Francesco nato il 30 giugno 1891 a Pergine distretto militare Arezzo soldato 8° reggimento genio morto il 13 ottobre 1918 a Boretto per malattia
Longhi Costante di Celeste nato il 24 ottobre 1896 a Boretto distretto di militare di Reggio Emilia soldato 227° reggimento fanteria disperso il 6 luglio sull' Altopiano di Asiago in combattimento
Manotti Florindo di Michele nato 4 luglio 1887 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato 34° reggimento fanteria morto il 12 maggio 1920 a Parma per malattia
Manotti Giovanni di Sante nato il 28 agosto 1894 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 126° reggimento fanteria
morto il 3 dicembre 1915 sul Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento
Manotti Pietro di Michele nato il 24 maggio 1889 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 201° reggimento fanteria
morto l’11 agosto 1918 a Fossalta di Piave per infortunio per fatto di guerra
Mantovani Cesare Pietro di Ferruccio nato il 30 ottobre 1891 a Brescello
distretto militare di Reggio Emilia soldato 124° reggimento fanteria
morto il 3 novembre 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Margini Guido di Alberto nato il 1 aprile 1881 a Luzzara distretto militare di Reggio Emilia soldato 50° reggimento fanteria
morto il 28 agosto 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento
Mingori Pericle di Demetrio nato il 2 gennaio 1886 a Boretto distretto militare Reggio Emilia sergente 25° reggimento fanteria
morto il 28 ottobre 1915 nel Settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento
Mingori Virginio di Desiderio nato il 13 agosto 1893 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 67° reggimento fanteria morto l'11 gennaio 1916 nell'ospedale da campo n.0192 per malattia
Mori Carlo di Antonio
nato il 2 settembre 1880 in Svizzera ed inscritto di leva nel Comune di Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 113° battaglione M.T.
morto il 10 novembre 1916 nell'ospedaletto da campo n.121 per ferite riportate in combattimento
Nizzoli Adamo di Antonio nato il 24 febbraio 1886 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 2079° compagnia mitraglieri Fiat
morto il 3 novembre 1918 nell' ambulanza chirurgica d' Armata n.3 per ferite riportate in combattimento
Nizzoli Marino di Massimino nato il 27 novembre 1896 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia caporale 65°reggimento fanteria
morto il 26 ottobre 1915 nel Settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento
Panizzi Livio di Aristeo nato il 13 ottobre 1893 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 90° reggimento fanteria morto il 3 marzo 1918 in prigionia per malattia
Pecchini Aristide di Federico nato il 30 novembre 1878 a Gualtieri
distretto militare di Reggio Emilia soldato 8° reggimento artiglieria da fortezza
morto il 6 settembre1918 a Mantova per infortunio per fatto di guerra
Rovati Ernesto di Carlo nato il 17 marzo 1891 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia sergente 89° reggimento fanteria
morto il 25 maggio 1916 in prigionia per ferite riportate in combattimento
Savini Igino Romano di Erminio nato il 30 giugno 1892 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 119° reggimento fanteria
morto il 3 gennaio 1916 sul Monte Nero per le ferite riportate in combattimento
Savini Riccardo di Pietro nato il 21 febbraio 1896 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 4° reggimento genio morto l'8 dicembre 1918 in Albania per malattia
Sessi Pietro di Vincenzo nato il 21 settembre 1886 a Brescello
distretto militare di Reggio Emilia caporale maggiore 7° reggimento artiglieria da fortezza morto il 24 ottobre 1918 a Caserta per malattia
Sgavetti Giuseppe di Pietro nato il 9 ottobre 1881 a Poviglio distretto militare di Reggio Emilia soldato 47° reggimento fanteria
morto il 15 agosto 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento
Soliani Alfeo di Martino nato il 12 maggio 1887 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 37°reggimento fanteria
morto il 17 ottobre 1918 nell' ospedaletto da campo n°224 per malattia
Soliani Alfredo di Demetrio nato il 21 novembre 1885 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato 209° reggimento fanteria disperso il 23 maggio 1917 sul Carso in combattimento
Soliani Annibale di Martino nato il 4 ottobre 1894 a Boretto distretto militare di Reggio Emila soldato reggimento lancieri di Mantova( 25° )
morto il 4 novembre 1918 a Castions di Strada per ferite riportate in combattimento
Soliani Fermo di Marco nato il 23 ottobre 1882 a Boretto Distretto militare di Reggio Emilia soldato 155° reggimento fanteria morto il 17 febbraio1919 a Boretto per malattia
Soliani Licinio di Paolo nato il 31 luglio 1885 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia sergente 677° Compagnia mitraglieri
morto il 17 settembre 1917 a Gorizia per ferite riportate in combattimento
Soliani Telesforo di Felice nato il 24 settembre 1880 a Brescello
distretto militare di Reggio Emilia soldato 117° battaglione M.T
morto il 7 giugno 1916 in prigionia per ferite riportate in combattimento
Superchi Antonio di Genesio Giovanni nato il 15 luglio 1885 a Poviglio
distretto militare Reggio Emila soldato 155° reggimento fanteria morto il 1° febbraio 1918 in prigionia per malattia
Superchi Paride di Eusebio nato il 30 aprile 1899 a Brescello distretto militare Reggio Emilia soldato 73° reggimento fanteria
morto il 2 febbraio 1918 nell'ambulanza chirurgica d’Armata n°3 per ferite riportate in combattimento
Tosi Alberto di Giuseppe nato il 7 ottobre 1893 a Borgo Val di Taro
distretto militare di Parma 7° caporale maggiore 133° Compagnia mitraglieri
morto il 19 settembre 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento
Tosi Guglielmo Amedeo di Daniele
nato il 13 dicembre 1895 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 68° reggimento fanteria morto il 11 maggio 1916 nell' ospedale da campo n°12 per malattia
Vaghi Vincenzo Alberto di Roberto
nato il 29 ottobre 1900 a Torre Pallavicina
distretto militare di Treviglio soldato 2°reggimento granatieri morto il 26 settembre 1918 a Boretto per malattia
Vecchi Amilcare Adolfo di Giuseppe nato il 27 luglio 1883 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 3° compagnia di sanità morto l' 11 maggio 1918 in prigionia per malattia
Vecchi Roberto di Luigi nato il 1 novembre 1885 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 112° reggimento fanteria
disperso il 2 ottobre 1916 sull' Altopiano di Asiago in combattimento
Villani Guglielmo di Crispino nato il 21 luglio 1884 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 38°reggimento fanteria
morto il 29 giugno del 1916 in ospedale da campo n° 0126 ferite in combattimento
Zanichelli Armando di Desiderio
nato il 28 gennaio 1899 a Boretto
distretto militare di Reggio Emilia soldato 2° reggimento bersaglieri morto il 23 gennaio 1920 a Roma per malattia
Zanichelli Carlo di Giuliano nato il 26 aprile 1883 a Boretto distretto militare di Reggio Emilia soldato 280° reggimento fanteria morto il 9 febbraio 1918 in prigionia per malattia
Zanichelli Glicerio di Luigi nato il 12 luglio 1890 a Boretto distretto militare Reggio Emilia soldato 4° reggimento bersaglieri
morto il 12 dicembre 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento
Boretto 1922
Un monumento per la
vittoria
Il monumento si trova nel centro del paese, in via Roma, ed è
collocato in una piccola zona verde. Ha la forma di un piccolo
obelisco appoggiato su un basamento che sale a piramide.
Sulla parte frontale che dà verso la strade c’è una scultura ad
altorilievo che raffigura un soldato visto di fronte mentre la
vittoria alata, alle sue spalle (un poco spostata verso destra)
gli mette sul capo una corona di alloro.
Il soldato è raffigurato come un eroe antico, greco o romano
(infatti è nudo e tiene una spada), ma ha sulla testa un
elmetto moderno identico a quelli che portavano realmente
in combattimento gli italiani durante la Prima Guerra
Mondiale.
Anche in alto, sulla cima dell’obelisco, è scolpita una corona
d’alloro, che riprende il tema della vittoria.
Sotto il rilievo si trova una iscrizione: “A’ SUOI FIGLI CHE
CHIAMATI A COMBATTERE LA GRANDE GUERRA NON LE
RESTITUI’ BORETTO MEMORE POSE XX GIUGNO 1922”.
Questo è il primo monumento costruito nella provincia di
Reggio Emilia dopo la fine della guerra.
Il soldato porta un elmetto «moderno», come quelli che si utilizzavano realmente nella Prima Guerra Mondiale
La corona, simbolo della vittoria, che sta in cima all’obelisco.
Il materiale: la pietra d’Istria La pietra d'Istria è una roccia calcarea microcristallina con bassa porosità, proveniente da cave situate nella penisola dalla quale prende il nome. E’ bianca, con sfumature che possono essere rosa o leggermene verdi. Con il passare del tempo diventa grigio chiaro. E’ un materiale molto duro e resistente, adatto ad essere impiegato all’esterno. Sono costruiti con la pietra d’Istria alcune monumenti molto famosi come, per esempio, il Mausoleo di Teodorico a Ravenna e il Ponte dei sospiri a Venezia.
Le dimensioni Il monumento è alto 5,20 metri, la base è quadrata e misura 3,50 metri di lato. Sull’immagine abbiamo riportato alcune misure dei principali elementi che lo compongono e che abbiamo misurato direttamente durante una uscita in cui lo abbiamo rilevato, esaminato e fotografato.
L’autore: Carlo Pisi (Poviglio 1897, Roma 1979)
Il monumento è stato scolpito da Carlo Pisi, un scultore che aveva lo studio a
Brescello (RE), ma era originario di Poviglio, dove era nato nel 1897. Quanto scolpisce
il monumento di Boretto è molto giovane, ha infatti solo 25 anni.
Pisi è anche autore dei monumenti ai caduti di Poviglio, Guastalla e Mezzani. Era un
ritrattista molto apprezzato. Molte sue sculture si possono vedere ancora oggi nei
cimiteri dei paesi della bassa reggiani e della provincia di Mantova.
Per diversi anni della sua vita ha avuto uno studio a Roma, dove ha eseguito opere
importanti, fra le quali una statua di Giovanni XXIII che si trova presso la casa natale
di questo papa a Sopra il Monte (BG).
I nomi dei caduti I nomi dei morti della Prima Guerra Mondiale sono incisi su due lapidi poste ai lati del monumento. Queste lapidi hanno rappresentato una fonte importante per la nostra ricerca sui borettesi coinvolti e nella Grande Guerra.
Fuoco di pietra Ai lati del monumento sono scolpiti due fuochi di pietra, come se il monumento fosse un altare sul quale bruciano sempre delle fiamme sacre. Lo scultore è riuscito a dare la sensazione del movimento e del calore in un materiale freddo e duro come la pietra.
Un’aggiunta posteriore Il monumento è cambiato nel tempo: è stato modificato dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando sono stati aggiunti sul retro i nomi dei caduti e dei dispersi di quest’altra guerra. La lapide è stata inserita sul retro da un marmista e scultore di Boretto che si chiamava Napoleone Cacciani. Egli era stato allievo di Carlo Pisi e, a soli 18 anni, aveva collaborato come aiutante, alla realizzazione di questo monumento. Notiamo che nel rilievo l’elmetto raffigurato è diverso da quello che porta il soldato incoronato dalla vittoria: la divisa e gli accessori dei soldati italiani infatti erano cambiati.
BIBLIOGRAFIA E FONTI STORICHE
FONTI STORICHE
• Le lettere, le fotografie, i documenti e le onorificenze di Soliani Telesforo provengono dall’archivio personale della nipote, la sig.na Soliani Lalla.
• Le fotografie e i documenti di Ferrariri Cirillo ci sono stati messi a disposizione dalla figlia Ferrarini Gianna e dal genero Crotti Angelo.
• Le fotografie delle sorelle Boccazzi Velia e Teresina ci sono state prestate dalla nuora di Velia, la sig.ra Zanoni Anna così come l’onorificenza di suo padre, il sig. Zanoni Glicerio.
• Le fotografie di Pecorini Mario sono del figlio Pecorini Franco. • L’onorificenza e le fotografie di Menozzi Celso ci sono state prestate dalla
figlia, la sig.na Olga Menozzi. • La medaglia di Ferrari Angelo appartiene al nipote, il sig. Ferrari Claudio.
• Le informazioni sulla famiglia Boccazzi ci sono state riferite dal sig.
Boccazzi Avio.
• Le fotografie che ritraggono Boretto e i suoi abitanti sono in gran parte tratte dalla mostra fotografica a cura di G. Bigliardi, V. Calzolari e G. Marasi, esposta nei corridoi della Scuola secondaria di primo grado di Boretto.
• Le fotografie che ritraggono i soldati in guerra durante la Prima Guerra Mondiale e le carte geografiche sono tratte da Internet.
• Zanichelli Lino, Boretto Vita e lotte (1860 -1926), Boretto, 1990 • Bacchi Nando (a cura di), Storia di Boretto, Boretto, 2003
• Inserto della Gazzetta Di Reggio «La Grande Guerra» del 24
maggio 2015 • Inserto del Corriere della Sera «Lettere dal fronte» del 24
maggio 2015
• Gazzetta di Reggio del 5 marzo 2015
LIBRI
RIVISTE
*Alcune informazioni di carattere storico sono state tratte dal Sito Internet del Comune di Boretto
http://www.comune.boretto.re.it/
• Il sito dell’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia
Romagna
http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/108/ricerca-
itinerari/53/544
http://bbcc.ibc.regione.emiliaromagna.it/samira/v2fe/searchrelbytype.do?t
ipo=scheda_oa
• Una pubblicazione di storia locale:
Galliano Cagnolati, Carlo Pisi, Brescello, 1986
FONTI PER LA RICERCA SUL MONUMENTO AI CADUTI
*Le informazioni sui Caduti di Boretto sono state tratte dal sito della Banca Dati per la ricerca dei Caduti e Dispersi in Guerra http://www.difesa.it/Il_Ministro/CadutiInGuerra/Pagine/default.aspx.
Ogni immagine,
ogni parola
e ogni nostro commento
sono dedicati
alla Memoria degli Eroi
del nostro paese. Gli alunni del gruppo di ricerca
Febbraio 2016