presenze transalpine nella pittura del duecento … · 2010-12-02 · bero quelle vicine al mare ed...
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PRESENZE TRANSALPINE NELLA PITTURA DEL DUECENTO
IN BASILICATA
L'epoca sveva-angioina, ricca di fermenti storici, politici, so
ciali, ha cOJHtassegnaw la storia culturale del meridione d'Italia, in lerteratura COD l'adozione del volgare siciliano per dar voce,
. ... .nel compOOlmenn pOetiCi,
al sentimento amoroso, nell'ane con la singolare ripresa della scultura e delI' 3. rch i te erma in scn so gotico.
Per quanto riguarda la pittura, invece, è opinione corrente che, nel corso del '200, essa n011 muti 50
$(aozialmenre i modi dell'arida maniera bizantina. Il disegno, il colore, la tecnica compositiva e figurativa sembrano esprimer5i in maniera del nmo originale soltanto nella miniarura che riflette, a questa epoca, )0 stile gotico francese.
Eppure, a fronte di una ricca produzione miniaroria facente capo agli "scrip
• » •• , • tona svevo-anglollll, eS1stono, in Basilicata, dei rari e splendidi esempi di affreschi, che costituiscono i Iacerri sopravvissuti di una pirwra monumentale angioi oa di più vasta portata.
Mi riferisco, in particolare, agli affreschi duecenteschi, presenti nelle chiese rupestri vulwrine di
Sanra Margherita (Contrasto dei tlivi e dei morti e Martirù) c di Santa Lucia (Storie di Santa Lucia) a Mel fì e a quelli trecenteschi di Sant'Antuono a Oppido Lucano (Scene delLa Sacra Infimzia e Cic/o cristologico), che per modernità di linguaggio e .spirito laico appaiono enonnemente lomani dalIa temperie culturak bizannna.
La critica d'arre, a causa dell' isolamento, del canivo stato di conservazione e del limitato numero delle opere, ha pressoché ignorato tal i di pi nti che, gi à scoperti da Giovan Battista Guarini l all'inizio del secolo, solo in anni recenti, so no sta t i oggeno di una pi ù accu r:tta analisi stilis(ica da parte degli .studiosi che, oltre a metterne a fuoco il carattere schiettamente "occidentale", hanno individuaw, come een tra pro paga core della loro impronta culturale, la Catalogna.
Emetgono, infani, negli affresch i vuiruri ni, degli influss i catal ano-ro ussillonesi da connettere a una pa r(icalare co ngi u n tu ra storica (seconda metà del XliI secolo), che ha lasciato tracce fìgurative di que5(0 segno anche in altri cemri del Regno di Sicilia.
Valgano, a tirolo di esempio, la (avola con San Domenico benedicente in San Domenico Maggiore a Napoli, il San Domenico con dodici storìe della stia vita nel museo di CJpOdirnon te, la CrocifiHione nella cripta della chiesa del Crocifisso a Salerno.
Benché poco numerose, le testimonianze pittoriche delle "moderne" cripte vulturine costirniscono un documento prezioso, che c'illumina sulla reale portafa del ruolo giocatO dalla cultura gotica rransalpina in rapporro, sia al movimen tO svevo-federiciano, già in crescita per quel che concerne l'architettura e la scul tura, sia alla fase aogiaina, che rappresenta la prosecuzione e l'approfondimemo di quegli orientamenti culturali.
LE CRIPTE VULTUR1NE
Le pendici del Monte VuJ(Ure, in Basilicata, sin da tempi antichissimi appaiono disseminare di cripte, ovvero grotte scavate nella roccia o nel tufo vulcall1CO.
Tali cosuuzioni, numerose non solo in Lucania, e soprattuno nel materano, ma anche in altre tegioni dell'Italia meridionale, come la Puglia e la Calabria, spesso, conreneva
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no, alloro imerno, numerosi cicli di affreschi -oggi deterioratì e in gran parte distrutti- che hanno indotto alcuni studiosi a considerare le crirce come insediarnenci eremitici di "monaci basiliani".
Scrive, infatti, Edoardo GaJ!j2; "accanro al clero secolare che si elevava e si esaltava, partecipando alla vita politica del tempo, vivevano mrtavia apparr3ti e modesti taluni nuclei del vecchio Ordine Basili.Ulo, i quali erano ligi alle proprie rraelizioni, e per (d11(O in condizioni di spirito da Far perdurare nelle grotte, comecché riccamente decorate di pitwre, l'esercizio del culto".
Il G i! beieli 3 attri bu isce l'origi n<: di queste grotte all'emigrazione di religiosi orientali verso la fascia JitOranea del basso Adùacico, in conseguenz.a delle lotte iconoclaste dell'V1IJ secolo e, ancora, al movilllenco migrarorio di monaci dalla Sicilia verso la Calabria e zone limitrofe, quando le vittorie dei musulmani li costrinsero a cercare luoghi più sicuri e a spingersi, vi;]. vi;"l, verso le regioni interne,
Di qui la rigida classificazione cronologica operata dallo studioso: le più amiche cripte basiliane sarebbero quelle vicine al mare ed ;"Ii luoghi di approdo, ad esempio Orranco, Brindisi, San Viro dei Normanni, Taranro: ad epoca più tarda apparterrebbero, invece, g uelle interne, ossia Altamura, Gravina e Matera, mentre le ultime in ordine cronologico sarebbero quelle del Vulture.
Tuttavia, basta prendere in considera7-ione l'enorme quanriri\ delle cripte esistenti per escludere la resi
dello studioso secondo la quale esse apparterrebbero turte ad'un epoca posteriore agli avvenimenti politici ddl'V1Il e del IX secolo,
Sembra, infarti, pill verosimile l'ipotesi, ;lV;1M.<lta per Mas!;afra da Fonseca\ dell'esistenza di una civiltà rupestre che i monaci non :'Ivrebbero deternlinato, perché già esistenre alL, loro venura, ma della quale si sarebbero serviti per insediarvisi.
Ménager', focalizzando la sua attenzione sull'imrinseca debolezza, nel periodo i n esame, del]' aura ri tà dell' im pero di Bisanzio Dei "them i" di Calabria e di LongobardiJ, tesrimooiata dalle coIlfinue e malfrenate incursioni saracen e, ri cl i 111 e1l5 io n a l'influenza del monachesimo greco, ovvero basiliano, in Basilicata. Egli aggiunge, inoltre, che l3asijio di Cesarea non fondò lllai un ordine monastico e che questa impropria csp ressione -ordine basilianI)-- fu coniara pitl lardi, nel XVI secolo, dalla curia romana.
In aggiunta, Pia Vivarellj!' ri leva l'assa i precoce sorromissione del Vulture aj Normanni che fecero di Melft, nel 1041, il puntO di partenza della loro conquisra dell'haI ìa meridionale e la. politica religiosa dei Normanni Stessi, tesa a sostenere la chiesa occidentale dopo l'3.Ccordo con il ponrefìce Niccolò 11.
Da ciò si deduce elle se anche vi fu un'influenz.a greca nel monachesimo vulrurino. questa occupò un lasso di tempo piuc(Qsto breve, estendendosi dalla seconda metà del X secolo alla prima del successivo.
Del resro, le testimonianze fìgu(Jtlve, contellute nelle chiese rupesrri, confermano tale oriemameJlto storico presentando la coesistenz..1 e, spesso, la sovrapposizione delle due diverse culture, l'oriemJk e l'occielencale.
LA CRTPTA DI SANTA M,\R
GIIFRITA
Santa Margherita è Llna
chieSi! rupesrre, scavata nel tufo vuionico, il cui impianto archileuonico è improntato, con molra evidenza, ad u n guSto occidentale.
È [unga Ill. 11.50, larga m. IO e alta 111. Il.50.
Dall'ingresso ampio si accede nell'unica /lavata
dIvisa in due moduli, coperta do. crociere a sesto acuto c fiancheggiara da quatrfO c3ppelle di diversa profondità, con volte :'I barre,
Nella second:'l cappella di destra un'apntura ogivale, qualltunque irregolare, pum C(te ]'accesso ad lJ Il
piccolo vano quadrilarero. Due alrari, ricavati nella
roccia, oecu pana il fondo dell'abside e delb prima cappella di sinistra, mentre due sedili di pietra fiJncheggiano la parete esterna delle due cappelle più Ion· tane dall' ingresso.
Dal pUlitO di vista pitforico la chiesa presenta numerosi affreschi databili ad epoche differenti. La maggior parte di essi è di .~til<: bizantino come il San Michele arcangelo, la Ma-
Flg l - Melfi (pz), chies<:> di S Morghertlo' Con/m>/o de; YI'i e de, morli, partico
lare. (fola Soprintendenza per i ~enl ArtlSllCI e Stoncl, MOlerai
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donna in crollo con Bam~
bino, ii San GIOvanni Evange/ista, Santa Margherita, San Giovt/llni Brtttist(l, Cristo m trono, Si.m Benedetto, Sa 11 tI! Lucia e Santa Guerina, Stm Basilio e San Vito, San Guglielmo e 5,1ilta Elùabettcl, Santa Orsoia, San Paolo, Sama Nfargherita con otto storie de!&, SIla vita, Sa 11 Pietro c, infìne, il Cristo Prmtomttore con due angeli: altri, invece, come il Contrasto dei viu i e dei morti, il Martirio di Sant'Andrea e il /viartirio di San Lorenzo s'inserivono in un ambiw culrurale e J-ìgurativo che. ha ben poco da sparrire con l'Orieme,
:t su questi ultimi che sin dai tempi del Guarini e del Berraux la maggior parte degli studiosi ha concentrato la propria <lrrenzione,
Gli "ffteschi in questione, i nfatri, obbedendo a criteri :lffatto diversi rispeno a quelli dei dipinti bizamini sopra menzionari, si poogono problematicamente come il punto di nlga verso Cu) convergono i eliversi orien ta m.emi Cl] lturali, di ma[rice occidentale, p res en t i n et Me r id io n e
d'lralia, nella seconda metà del XIII secolo, a segui ro del passaggio del Regno di Sicilia dalla dominazione sveva a quella angioina.
Il "Contrasto dei vivi c dei morti"
Lo schema tipico del "Contrasto" raffIgura l'incontro tra tre scheletri, <irti in piedi o disresi nella
Fig 2, Melfi (f"L1, chiesa di S. Margherita: CenlrClSle dei V!VJ e dei morti, portlCO
lare. (Foto Soprintmd~~zo per ì Ben, ArtisticI e StOriCI, Moler",)
bara'. e (re falconieri. Occorre, tuttavia, preci
sare che gli scheletri visi biIi nel)' affresco vulturino Sono due, non ree: già Guarini~, agli inizi del '900, imravede, sulla parere della grotta, soltamo "due orribili scheletri bianchi deformi".{Fig, 1)
Gli studiosi successiVI hanno convalidato e, in tal uni casi, dato per scontalO rale assunto, ma personalmente non ritengo di escl udere categoricamente la presenza del terzo spetero che, a mio parere, avrebbe potutO occupare, in origine, il pll nro preciso in cui l'arco voltavJ.~,
Passiamo a descrivere l'affresco: a sinistra si collOC;1 un gruppo di tre persone elcgJntemente abbigliate, di cui due adul re e uno tànciullo (Fig. 2), indossan ti vesti eli foggia iJ.entica: U oa tun ica rossa borela ta di una pelI iceia bianca con disegni geometrici neri che sembrerebbe ermellino, un cappuccio giallo foderato di 'l'aio all'interno, un a borsa gialla su cui è raffigurato un fiore con orro grandi petali e sul cui fermaglio è dipjn~
tO un giglio stilizzato, e infine lIna daga, Sulla mano guantata della prima f-ìgura è appollaiato un falcone variopinto. A destra dell'affresco, cl inro una romba apert;t, sì ergono mostruosi due schelerri,
Ciò che maggiormente colpisce l'attenzione dello spenaro te so no i reschi, raffìgur:ni cl i profì lo, con l'unico occhio tondo e nero, con la frame aha e con la p'Hte mandìbolare notevolmente sviluppata, dalla quale fuoriesco no le cl ue
arcate dentali, AJLJ.ltezza dell'addome e
dello stomaco si escende una macchia nera, a forma di pera, in cui si scorgono dei pumi bianchi "imit~nti", secondo Guarini 'o , "i vermi della putrefazione",
Gli scheletri sono calci nel!' :nro cl i apostrofare i "vivi" e, infatti, volgendo i loto crani a sinistra, tendono gli arti superiori verso questi ul [j m i, rappresentati con grandi occhi neri contornati d,l evidenri occhiaie e folte sopracciglia, visi lunghi, nasi aC]ui] ini e capelli ondulati,
Il motivo iconografico dell'''Inconrro dei tre vivi e dei tre morti"
Manifesta'lioni pittorich e dell' rneontio dei tre vivi e dei tre morti appaiono, per la prima volta, in Italia, nel corso del XIll secolo.
Si fa luce, con questo cema, il gusto del macabro che fissando la sensibilità su di un oggetto, che di per sé stesso non ha alcun significato cristi;lno, si esplica in un interesse per il destino fisico, per la raffigurazione di re([a di ciò che reSIa dci corpo umano.
Per ciò che concerne l'origine temarica della sensibilità macabra, il Baltrusaitis ll sostiene che i "Cydes de la J'vfon" giungano nell'Occidenre cristiano dai mondo arabo, attraverso i francescani che aveVJJ10 installato una loro sede a Pechino.
In particolare lo studioso pone alla base del Contrasto dei vii); e dei morti una pittura eli poco anteriore al secolo j X esistente a Zizil, nell'Asia centrale, raffigurante uno scheletro a colloquio con Utl monaco.
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Dello stesso parere è il Kunstle\2 secondo il quale
in un componimento poe~
dco di Adi ibn Zaid, un arabo pre-islamieo arrivo alla fine del VI secolo, il poeta sresso cavalcando in un cimitero con Noman, re di Hira, fa parlare i defunti.
MelHre il Ba1rrusairis l '< si mostra scetrico riguardo a una dìrena derivazione del Contrasto dal componimento di Adi, Liliane G uerry l4 e Ferdinando Bologna ') accettano questa tesi e i ndividuano nella corre di Federico II il canale di trasmissione del tema dall'Oriente all'Occidente.
Il Bologna 1(, osserva, infatti, che vi fu, nel corso dell'VIII secolo, una massiccia penetrazione delle dottrine buddistiche nell'Isiam favorira dall'espansione territoriale islamica che si estese fì no all'I od ia.
Inolere, Al-Asha, altro grande poeta delle rovine, nel corso dei suoi numerosi viaggi giunse uell'Oman c in Siria, a Gerll5alemme e in Etiopia, in Mesopo(arnia e in Persia, tÌno al Nagran e allo I-iadramawt e conobbe la cultura, gli usi, la rei igione dei popoli orientali.
Secondo Bologna "per queste vie il mondo araboìslamico poté divenire benissimo un mediatore delle idee e della (emarica fìgurativa di cui si è occupato il Balnusaitis".
Se si aggiungono, poi, rallini movimenti insiti nella relìgìosità islamica denominati "sufismo", fondati sull'idea della caducità della yita terrena e inglobanti temi cristiani e gnostici oltre a quell i della poesia araba pre-islam ica, "i rapporti di Federico II e
della sua corte con i cenrri politici e culturali islamici della Siria e della Palestina offrono la soluzione pill piana", secondo Bologna, che adduce, come ulteriore esempio, la presenza alla corre federiciana del sufì ibn Sab' in chiamaco a rispondere ai "quesiti siciIian i" dell'imperatOre SI' t'
vo sull'eternità della mJ.(C
na. Tunavia, se è vero che vi
fu, al tempo di Federico lI, li na trasm igrazione di remi dall'Orienre atl'Occidente, è pur lecitO pensare che l'Incontro dei vivi e dei morti sia un qualcosa che la sensibilità religiosa può riscoprire senza determinare sollecitazioni di precise fonti iconografìche,
Concordo in pieno con il Tenenti 17 quando OSSet'
va: "Anche qualora venisse provata più solidamemc non se ne potrebbe inferire in maniera semplicistica lln'iden(i(à profonda di
significati (ra i temi dell'oriente buddista e quelli clell'Occidenre cristi;] no".
Ritornando al Contrasto In elfi tano, si oss erva i Il esso un cipo d'impianto ico nografìco risconttabile nella mìniawra e, in panicolare, nel codice parigi no ms. 3142 della Biblioreca dell'Arsenal l$.
li fol. 311 del suddetto codice mostra una miniatura che presenta, a sinistra tre cavalieri appiedati, riccamente abbigliati -il primo a destra regge sul dorso della mano il falcone- d destra tre schelecri, di cui i primi due avvolti in un lenzuolo.
Tale schema iconografico, che vede le sei figure allineate e affrontate e i falconieri eleganremente vestiri, di cui il primo reca il falcone sul guanto, ritOrna a Melfì carico di un più inrenso potere suggestivo.
L'agitnione che pervade il gruppo dei tre cacciatori di Melfi traspi ra da i loro
volti e si (ra~mette direttamente allo spettatore che, (] 11' unisono con j ne peccatori, partecipa commosso al dramma insolubile della morte che da sempre scuore l'umanità.
Sì è di fronre ad una opera di al ro livello stilistico dove, accanto alla cura del deoaglio, all'atren7..ione "laica e gotica" per il dato estetico -vesti eleganti, guarni, daghe, borse, falcone- emerge, i n II na atmosfera drammatÌca, una vitalir-J espressiva ed "esp ress ion is tica" ch e, a prescindere da finalirà meramente religiose, fa leva sul gusro del nucabro, sul destino fisico del corpo limano, sull'alone cupo e spetuale, così abilmente evocato dal frescante melfitano.
l Martirii Il Martirio di Sant'An
drea presenta, in posizione centrale e [TOmaie, il santO con braccia apene, in procinto di essere legato ad un palo. (Fig. 3)
La sua figura è caratre4
Fig. 3 • Melfi (Pod, chie,Q di $, Mcrghe"lo Moclòt>o d,S, And,eo
(Foto Soprintendenzo per i Beni Arli.tiCI e SIOrlCI, Motera)
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rizzata da una ,esta aureolata, enorme e sproporzionata rispetto al corpo, dai capelli bianchi, folti e lunghi come, del resro, la barba, che poggia sul petro. Indossa una tunica bianca e corra che gli scopre le gambe "legnose" e i piedi dalle pian (e larghe, poggianti su un masso di pIetra.
Jl suo corpo è, in più punti, artraversato dai legacci della fune che due aguzzini stanno annodando al tronco. Questi ultimi, l<l cui mobilità data dalle gambe arcuate contrasra violentemente con la staticirà del martire, indossano calze nere e tuniche corte di color rosso manone le cui maniche terminano COn polsini chiusi da una lunga serie di bottoni bianchi. Un cappuccio scuro dalla lunga estremità complera l'abbigliamento.
La particolare iconografia del I'affresco è es rranea all' arte iraliana del lempo e rrova riscontro in miniatllre' ge'rmaniche de\l'ini7io
del XIIl secolo, per esemp io, nel cod ice vari canQ Ross n. 181, foglio 126.
Il lvJartirio di San Lo1'e!lZO mostra, a sinistra, il sanro ignudo e supinamenre disteso sulla graticola rovente (Fig. 4). La nudità deI suo corpo è evi· denziara da forti linee nere che segnano le coscole, lo srerno, i contorni della figura.
Il carnefice che lo affìanca, vestito con una tunica nera simile a quella dei due sgherri del Martirio di Sant'Andrea, preme ii corpo del santo con un Iungo bastOl1 e dall' estremirà ricurva.
A destra si scorge, di profìlo, la figura dell'imperatore Valeriano che, avvolto in una ricca veste, siede in trono con scettro e corona e mostra di dare un ordine ad un personaggio attempatO dalla barberta e lunga tunica, il quale reca nella mano sinisrra lIn:! spada e indica,
con la deStra, il martire. Sullo sfondo scuro di un
ci el o trapun tO di s celle, campeggiano un angelo a mezzo busto con aspersorio e una mano usceme da una manica alanata di feswni concentrici.
In basso s'intravedono appena le teste incappucciare di altre due fìgure che potrebbero appartenere al soCtostante Marririo di Santo Stefàno, oggi illeggibile.
L' iconogra Ba del M artirio di San Lorenzo melfitana pertiene, senza oserve, all'area italiana ed è risconrrabile, sia nel1'<unbito della miniatura che in quello della pittura.
Stile e datazione degli affreschi
A froore di colorol~ che attribuiscono i /vfdrtrii ad una "mano" e ad un'epoca d ive rse cispe tto a quelle del Con tras to, conco rdo con il Boiogna2U nel sosrenere la sosrallZiale omoge-
Fig. <1 - Melfi (pzJ, chie$o dì s. Margherilo: Martirio di S. (orenzo
(Foto Soprìnlendenzo per I Beni ArtISlicl e SIO"CI, Maiera}
neità stilisrica dei tre affreschi.
A conforto di quesra resi si consideri la tipologia dei volti dei tre falconieri ~ la si confronti con quelle dell'angelo con aspersorio e delJ'imperarore Valeriano nel Martirio di San Lorenzo o con quella degli aguzzini di Sanr'.Andrea nel]'omonimo JvJart-irio: la forma delle sopracciglia, accentuate e non molto arcuaTt, è la stessa, così q udla degli occhi che, delimitati da un trattO nero, si prolungano all'escerno, verso le tempie, o delle occhiaie che, se appena accennate negli altri perso n aggi, i n Sa n Lorenzo divengono srriatll~
re nere consonanti con le coswle del corpo rilevare di bruno.
Altre analogie interessano il caratterisrico naso aquilino, le labbra al di sono delle qllali una piega scura, convergente verso il basso, rende a delineare il mento, le mani eleganti e affusolate dalle lunghe dita contornate di nero.
Si è certamente di fronre ad tino stesso artisra che privilegia, nel caso dei /v!artirii, una narrazi o ne "sgram mati Clfa", ove voi utamente accentuata è quella "stravaganza b rurale e stralunata" di cui parla il Bologna a proposito dei rre dipinti rnelfìc<lni.
Il Contrasto, infarti, po rta figurarivamen te a ma tu ti tà la com ponen te
. .gotlca, presente In embrione nei Martirii, quale logica conscguenz,l della scelra di un rema che, sin dall e ori gini, co m e si è visto per la miniatura, predilige il daro esrerico, la cura mi nuziosa del dettaglio -risconrrabili, nelle vesti eleganti, nelle borse decorate, nelle daghe e nel
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ralco ne- piuttoSIO ch e il daro emotivo.
I falconieri, sema 01111;1 perdere della loro COntegnosa eleganza, si mosrrano mOSSI ma non commossi, spaven ran ma non agìrari laddove Ilei li1artirii la mobilirà delle figurè, la vivacità delle posizioni, la secchezza del disegno, la marcata lì llea di contornO e la totale assenza della prospettiva si esprimono in funzione di un linguaggìo in cui predomina, non già la forma, ma la sostanza nel suo pìù elementare e "WZ:lO" svìluppo narrativo.
Accomunati gli affreschi in quesrione, SI pone, ora, il problema di Ulla loro precisa collocazione nel vasro pa norama arflStiCO medìevale.
Se la temarica iconografica del Contra5to rimanda all'area francese, da cui provengono in età angioina molti manoscritti miniatì, c parallelamenre, ]' iconografia del Martirio di Sant'Andrea uae origine daUa miniatura germanica, l'analisi stilìstica dei dipinti induce a ravvisare, quali celltri propagatori dell'aree gOtica documentata in 'santa Margherita, le regioni iberiche della Cnalogna e del Roussillon, come ha, per primo, intravisto il BolognaL!.
lnnanzitutro, secondo lo studioso, lo stacco nettO cl i zone di colore blu e giallo rinvia alla più tipica [[adizione spagnola facente capo a San Clememe é a Santa Maria di Tahull, come anche l'isolamento delle fì gurc "seq ues tra te impenetrabilmente nella loro forma e mantenute eStranee tra 10m e rispetto <lI fondo: valga, come esempio, la fìsìonomia del
vecchio ponacore di spada, accanto al tiranno".
U Bologna osserva, an(ora, come la lllano uscente dalla manica <1lO1l3ta cJi fes[Qni concentrici, preseme nel lVfl1rtirio di St1n Lorenzo, sìa riscontrabile negli affreschi di Sant Joan de Bohì, presso leriJa, di Santa Maria di Tahull, della "Messa di San Martino" neJl"'anrependium" di Chi?!, e -aggiungo io- di San Clememe dì Tahull.
Altri confronti, da me proposri, imeressano la tipologia del!' angelo co Il <lspersotio che ricorda, per iI tagho del viso e per la fisionomia, il San Miguel pesando la.\ a!mas del maeStro di Soriguerola (ivfuseo
Fig 5· Borçelono, Mv'eo de CotolvRa, Mae,tro de SOrlgverola Franta! de Sorigverolo. [folo RO$o Villonl)
di Vich) e, per il rrattamenw cromatico delle ali e delle pieghe del m2nto e della veste, l'angelo presente nell'affresco di Adamo ed Eva di SìgenJ.. Inoltre, il volto degli agU'l,zini di Sant'Andrea è riscontrabile nella fìgura presente all'estrema sinistra del "raramento Iateral de San M)guel de Berluenga" e la fìgura del vecchio portawre di spada è dd tutto idenrica a quella del San Pablo del maestro di Soriguerola (Museo di Vich) sia per g \lama l'i glia l'da i traai del volw oblungo che per la forma del collo e delle mani. (Fig. 5)
Ancora, se la fìgura mar(irinara di San Lorenzo
Ti nviJ <l. Il e "a lm as" pesate cb San Michele nelle tavo
le del maes([o di Sori guerola e alla orame fìgura ign uda presente nel ftonral di Toses ((;erona), la ieraticità e la frontalità di Sant'Andre;'! rich iamano le famose pale d'alure spagnole, nella fattispecie, il "frontar' di San Giovanni 8anisra di Cesera da cui il S<lnto trae la forma dci piedi dalla pianta larga e dalle gambe rìgide e legnose, oltre che dei capelli e della b<lrba ispida21
.
Tal i e tanti riscontri, a cui si aggiungono la decorazione dello sfondo con stelle a otto pun te, le perti ne Dia nelle imOrDO aJle ,lUreole e il ca ppuccio a punta c1egl i aguzzini, postulano una visione diretta delle opere spagnole da parre del pittore operance a Melfi c inducono a ravvisare, in quest'ultimo, un maestro proven iente dalle 1011 rane terre ca talan e e roussillonesi.
Con ogni probabilità egli giunge nei Regno di Napoli nel 1291, a seguiro, cioè, delle vicende poi i rich e e personali che vcdono coinvolto, per OttO anni, Carlo II c la sua fJ.miglia 13.
E a tale data a Melfi, imporrante sede degli svevi prima e degli angioi~
ni poi, -ove, tra l'altco, nel 1283 si era tenuto un
sinodo, presieduto dal Legato Pomifìcio, che deliberava la concessione di notevolì sussidi fìnanziari a Carlo II, divenuto da poco Vicario del Regno, per p rosegu i re Ia gu erra dei Vespri siciliani 21 - in una piccola chiesa rupestre, già affrescata "all'antica maniera", l'anonimo pinme dà prova della sua maestria innestando sul
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localt ttSSutO svevo-federiciano una sovrastruttura culrurale iberiGl e creando un'opera, quale il Contrasto, stilisticamente eterogenea.
LA CRIPTA DJ SANTA LUCIA
J ·,1 chieserta, si[llJ.ta tra i comuni di Melfi e Rapolla, ~ cos ti tui ta da Ull
avancorpo Ln muratura e
da una grOtta conrigua Sc.1Vat<t nel tufo vulcanico.
La facciata è di forma irregolare con tetto a doppio spiovente su cui s'eleva un campanile a vela. Un ampio portale, leggermente decemraw sulla sinistra, è sormontato da una finestra dì forma re((angola re.
[interno consta di una unica navata lunga In.
9 ,SO. Il soffitto della grotta
è più basso rispetto a quello piano dell'avancorpo.
La parete cii tondo della cripta accoglie, entrO un arco, una serie di affreschi rafJ-ì gura 11 ri, a parti re da si n istra, un ahate com m ittente i nginocch iato, una Madonna con BJrnbino, SalHa Lucia e nove storie della sua vita.
Un'ìscri~.ìone brina, assai rovinata ci difficilmente leggibile, -MIL SIMO NONAGESIMO SECVN00- i n terpretata oramai come J292"5, sovrasra tal i dipinti.
La Madonna con Bambino c Santa Lucia obbediscono, al pari delle a'tre icone presenti in ternrorio meridionale, a dei criteri dì stretta osservanza bizantina: immagine frontale e ieratica, capo ci rcondato dal nimbo cotHornaro di perii ne bianche, pomi colorati di rosso, bocca breve e fine, naso lungo e soni le, sopraccigl ia lungne e fortemente arcuate SOttO
una fronte breve, quasi
Fig. 6 . Melfi (pzL chiesa di S LUCIO Siono di s. Lucia IFoto Rasa Villan I)
tur[a copena dal manto. La figura d'dbate com
mittente, la cui iconografia -mani giunte e tese in avanti in aneggiamenw di p(eghiera- allcora si ispira all'artc di Bi~anzio, è, invece, caratterizzara cl::! un linguaggio che privilegia un plasticismo riseIlti
. . . w c vJgoroso entro CUI SJ
sciolgono gli sti!e:mi bizantini.
Tale franamento srilisrico e formale è in sintonia con quello deI le storie di S:!nta Lucia che si dispongono in tre fasce orizzontali 50vrapposre, di lunghezza via via crescenre verso il basso. (Fig. 6)
La prima contiene solo cl ue r iquaclri, la second a
tre e la terza, più lunga perché posta alla base della parete arcuata, quauJ"O.
TI primo riquadro, in zdro, raffigura Lucia e sua madre Eutizia inginocchiate e con le mani giunrc c tese in atteggiamentO di preghiera accanto ad un ediIìcio dalla cui ~ìnestra
ad arco si sporge San ta Agara.
Le due donne indossano tuniche semplici dalla maniche lunghe, rispettivamemc di color marrone scuro e di color marrone chiaro, Sant'Agala un;! veste bianca e marrone dalle larghe maniche. Tuue e tre portano sul capo un velo bianco omaro da fasce m.uranÌ.
Il riquadro rappresenta [a visi ta cl i Lucia ed Eutizia, quest'ultima arrena da una grave ma la ((ia, al sepolcro di Sant'Agara per invocarne ~a guarigione.
Nel secondo riquadro, sullo sfondo di un ricco palazzo, Eu tizia, In iracolosameme guarita, dona un pan no bianco, simboleggi:mte la dote, a Lucìa.
Ma poiché quesr'u!rima -smndo alla leggenda1b
- ha giuratO sul sepolcro di Sanc'Ag<ua di divenire, al pari di lei, sposa di Cristo e di rinunciare alle ricchezze rerrene, appare, nel terzo riquadro, nell'atto di donare le sue sosranze a due anonime tìgure.
Nel quarto riquadro è rappresentata un'altra donazione di Santa Lucia ai poveri della ci trii.
A questo pu 11 ro la leggenda c'informa che il promesso sposo di Lucia, venuro a conoscenza del voro da lei Fano, deòde di denunciarla, in quanro cris riana, al p refetro PascaslO.
Nel quinto episodio, infatti, Lucia è sospinta dl un uomo, il suo promesso sposo o un suo emlssano, verso J,J"scasio, figura tOvin:J(issim<l di cui s'intravede solo llna mano, tesa in gesro ;t[locutorio. (Fig. 7)
Nel riquadro successivo appaio Ila Pascasio cbe, dall'alto di una fìnesrra del castello decreta b condanna della santa, immobile, e un gruppo di uomini e cl ue C::l. v;d l i P resen ti a Ilo scopo cl i [fasci na r vi:! la manne.
Nel settimo episodio un emissario di Pascasio versa sul capo di Lucia -COme
vuole la Jeggenda- dell'olio bolleme fram misto a pece, contenuto in un'cnorme gIara nera.
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L'ottavo episodio raffigura la decapitazione della
santa ad opcr?. di un aguzzino di Pascasio che, assiso in trOIlO, assiste all'esecuvone.
Nell'ultimo riquadro Santa Lucìa, che ha ormai subito ogni sona di supplizio, persino la decapitaz:ione, appare inginocchiata e nell'atto di prendere l'ostia consacrata allertale da due frati dal saio bianco.
Secondo la leggenda la san ra m tiare immediatamenu:: dopo.
Stile e datazione degli affreschi
Nelle storie della martire siracusana si è, ormai, lontani da Bisanzio: fìgure sorrili e sperticate, dalle tuniche semplici, dominano la scena, inquadrara da q ui n re archi tetto niche, esprimendosi jn un linguaggio d'impronta occiranlCa.
Ci troviamo di (rame ad una pittura che, come scrive Prandi2
:, "racconta i farri, non presenta Ì protagonisti della pia istoria", lIna pittura che si emancipa da una rappresenrazio[le in chiave bizanrina della realtà dove l'aureola che contraddistingue le raffinate icone oriencali viene soscituita in Santa Lucia, come in Santa Agata, da Ila carane rist ica, q llanro mai comune "guimpe", velo che stringe il capo delle donne di bassa estraz.ione sociale.
Si coglie nelle storie della santa un'attenzione rivolta al racconto nd suo rapido disporsi episodico.
LI narrazione è, invero, il pumo di forza del frescallre, essa procede con ritmo sciolto e vivace, privilegia le tinte tenui e calde e smorza l'irruenza
del dramma, propria dei iV!artirii della vicina grorr:! di Santa Margherita, a favore di una trattazione scattante e rapida della forma con forri accenti dialeuali che è possibile . ..
nnvelllre m mmlature come l'Exu IcC( II d i Troia (prima metà del XlI secolo), già accoS[aro dalla Vivarelli20 alle sroriene in questione.
L' affres co de Ila man ire siracusana s'i nSCflve, a mio avvi so, nello stesso ambiente di cultura degli affreschi di Santa Margherita.
La figura del committente, inginocchiato accanro alla Madonna e a Santa Lucia, presenta spiccate affinità stilistiche e formali con i personaggi presenti nel Còntri1sto e nei j\1artirii. Si guardi, arale proposiro, il volto di mezzo profilo della fìguretta inginocchiata, gli occhi il
mandorl a, le sopracciglia allungare, il naso ;lquiliuo,
la piega delle labbra, la pieg:l del collo al di SOttO
del menro, le mani delineate con ì tipici contorni neri e, in ulrimo, la corposid della fìgura, trani che
o • " •• " •ntornano nel VIVI e ncl
carnefici di Santa Mar~
gherira e che rinviano decisamente all' area catalana.
Le stesse storierre di Sanra Lucia, inoltre, presen tano strette analogie con le assai rovinate Sto
riette di Santa Margherita, disposte ai due lati dell'immagine della santa nella omonima grona melfìtana.
Malgrado la scarsa leggibilità di queste ultime, infatti, tali analogie appaiono evidenti nelle sagome delle fìguretre sottili e allungate, negli edi fìci che fanno da sfondo alla scena e nella disposizione dei vari episodi in riquadri contigui, delimitati da una fascia di color marrone.
A mio p~r(Te il frescmrc
di Santa Lucia è un locale che esegue gli affreschi
nell'anno immediatamen~ te successivo a q uello in cui il pinore caralano, arrivo in Sanra Margherita, dipinge il Contrasto e j
Martirù~ derivandone uno srile personale che fa fatica a liberarsi da inf1essioni dialenali e spunti popolareschi -nelle figure di Caterina, Eutizia e Santa Agata, vestite, per esempio, alla stregua di umili plebee- presenri in larga misu ra nelle storicHe.
LA CRIPTA DJ SANT'A
TUONO
Nelle immediate vicinanze di Oppido Lucano, in provincia di Potenza, sorge j' an rica ch iese tra
dedicara a Sant'A11tuono. E.sternamente si presenta
con un tetto di tegole ad un unico spiovelHe, di recen re costruzione, poggiaott: sulla primieiva suunura in picrra viva, e con una facciata entro cui si apre un portale renangolare, sormontaro da una J-ì Ilesrrelh rmontl;).
Fig_ 7 - Melfj (P2), chiesa di S. LUCIO 51ono di 5 LuCIO, particolare
IFoto Rosa Villani)
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La parete SJrllstra della chiesa s'innalza a ridosso di una collina di tufo entro la quale si apre una grana, con renen re affreschi, alla quale si accede dall' in ter no della chiesa, mediante due arcate.
La grotta è costituita da un'unica, ampia navata alta m. 2, 57, larga m. 3, 80 e lunga m. 5,70, da un piccolissimo vano a destra, alto m. 2, 38, largo m. l, 05 e lungo m. 2, 80 e da ulla diramnione lacerale a sinistra, alta m. 2, 66, larga m. l, 50 e lunga m. 4, alla quale si può accedere pure dall'interno della chiesa, mediante il primo arco.
Due cicli di affreschi adornano la cripta: l'uno, dedicaw alla PtlSSione, si d ispon e Su Ile pareti dell'ampia naVata, l'altro dedicato alla Sacra lnfitnzia, occupa le pareti del cunicolo laterale di sinistra19
.
Il ciclo crisrologìco della Passione comincia, a partire da sinistra, con l'Ultima CenLl.
I commensali sono [Uui cl isposti, in posi:òone frontale rispetto allo spettatore, dietro una tavola rettangolare imbandita il cui ripiano, appianiw sul fondo, non ha alcuna intenzione prospen ica. Le tO nali tà prevalenri sono l'ocra e la rossasua.
N ella scena seguente è raffì gu rata Ia Catturil di Cristo ad opera di Giuda che, sullo sfondo di soldati
.. .armatl, strlllge un capplO attorno al collo di Gesù mentre Pierro, in primo pia no, taglia l'orecchio a Maleo (si nori il particolare del volto insanguinato di Ma1co). (Fig. 9)
Nel riquadro sottostante s'intravede appena una figura sulla sinistra che, con l'indice proteso in avanti, ordina a Crisw di portare la croce.
Il riquadro sllccess iva occupa, in alto.za, l'imera parete e raffigura un enorme Cristo alla colonna.
Segue Ia raffì gu razio Ile
del buon ladrone DIMAS -come confe1"ma la scrittacon le braccia legate dietro le t raverse della croce a tau, secondo un modulo ico nogr,{fico, i. capelli biondi a (".azzera e i contorni del corpo ben delinean.
Sulla parete dì fondo della grotta campeggia, entro un'arco, un'enorme Crocifissione. (Fig. 8)
AJla destra del Crisro si dispone un gruppo di soldati con lance, scudi ed armature, alla sinistra San Giovanni, Maria e un'aJua figura femminile aureolata.
Dietro questi ultimi si scorge, disposro in profondirà, un gruppo di anonime Ggure con vesti arabescate.
Il cielo, ben delimitato da una zona di colore scuro nella pane superiore della parete arcuara, accoglie, in perfetta simmerria, due angeli, il sole, la luna e quanro srelle delimirate da cerchi bianchi.
Fig. 8 - 0pp,de Luccno (pzJ, ch'e.o di S Anlueno: Crecifi55ione [Foto Soprinte~denzo per i Be~1 ArtIStiCI e StoriCI, Mctera)
In basso s'intravedono, ancora, due angeli imenti a raccogliere il sangue di Crisro.
Segue, sul la parere di desua, 1:J. raffigu razione del cattivo ladrone GESTAS, con i lunghi capelli castani e la corporatura longilinea del compagno.
I segue mi affreschi, rovinatissimi e semidistrutti a causa dell'umidità, non co nsen t o n o allo stato attuale una corretta lerrura iconografìc'l.
Nel piccolo vano che s'apre, a destra della grorta, vi è un unico affresco raffigurante una Madonna con Bambino, in perfetto srile bizantino.
Di maggior interesse gli affreschi del cunicolo di sinistra, dedica ri a!t'Infanzia di Gesù,
A parcire da sinistra è l'affresco della Natillità, ìnterro rro dall a costru1-ione dell'arco.
La Madonna, distesa su un giaciglio di forma rettangolare coperto da una sto ffa cl i color rosso dal bordo ocra con fregi neri, raglia in due l'affresco.
ella parte superiore del dipinto, infatti, si collocano il Bambino in fasce col nimbo crucesignaco, giacente in una sorta di mangiaroia, e UD pasrorello seduro che suona UI1 tlaurQ.
Nella parre inferiore due donne lavano il Bambino di cui oggi non tesra rraccia- una immerge realisticamenre il braccio nell'acqua per assicurarsi delia temperatura, l'al tra versa l'acqua con un carino mentre Maria porge un panno per asciugare il piccolo; a destra, condotto da un angelo ormai mutilo, avanza un vecchio pastore.
La 5cena è cOlnornara da una fascia onci ulata che
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(S. ORTOLANI, Inediti meridionali det Duecento, in
"Bollettino d'Arie del M.P.I.", 1948) come Mll (LESIMO CENTE)5IMO NONAGESIMO SECVNDO -1192-, ma lale datazione, in contrasto con lo stle protogotico del dipinto, fu respinta prima dalla Medea (A. MEDEA, Lo piUvra bizanfina nell'Italia meridionale del Medioevo, in "L'Oriente Cristiano nello Storia della Civiltò", AHi del Convegno Internazionale dell' Accademia Nozionale dei Lincei, Roma, 1964, p. 741) e, poi, dallo Vivarelli (P. VIVARELU, Montalbano-Matera, 1972, Galatina \ 976, p. 37) che integrò lo lacuna inserendo DVE tra LESIMO e CENTE in modo do leggersi MILLESIMO DVECENTESIMO NONAGESIMO SECVNDO 1292-; 16 Per le fonti dello leggendo di Santa Lucio cfr.: P. GUERIN, 1880; A. LEVASTI, 1924; L. REAU, 1959; G. KAFTAL, 1965; 27 A. PRANDI, Arie in Basi
licata. Milano, 1964, p. 96; 28P. VIVARElll, 1973, p. 569; 29 A. MEDEA, Resti di un ciclo evangelico, a ffre 5cll i della cripfa di Sant'Antvono o Oppido Lucono, in "Archivio storico per lo Calabria e lo Lucania", l 962; 30 P. BORRARO, Brevi consi· derazioni svlla piHuro medievale in Lucania, in Atti del Convegno "Dante e lo cultura sveva", Melfi, 1969, p. 49.
Bibliografia P. GUERIN, Les pefits bo/landistes, Poris, 1880; E. BERTAUX, I monumenli medioevali della regione del Vulture, in "Napoli nobilissima", VI, 1897; G. B. GUARINI, Santo Margherita, coppella vulturìno del Duecenlo, in "Napoli Nobilissimo", VIII, 1899;
G. B. GUARINl, Le chieseffe medioevali in Basilicata, in "Napoli Nobilissima", 1901; K. KUNSTLE, Die l.egende der drei Lebenden und der drei toten und der Totentanz, Freiburg, 1908; A. LEVASTI, Legenda Aureo di lacopo do Voragine, Firenze, 1924; G. GA8RIEU, Inventario topografico e bibliografico delle cripte eremitiche basi/ione di Puglia, Roma, 1936; E. GAlli, La chiesa rupeslre di Sanla Margherita in "Arte e Restauro", XVIIl, 1940; S. ORTOLANI, Inediti meri· diano/i del Duecento, in "Bollettino d'orte del M. P. l'', XXXIII,1948; L. GUERRY, Le thème du Triomphe de lo mort dans lo peinture itolienne, Poris, 1950; W. W. SPENCER-COOK e J. GUDIOL-RICART, Pinturo e Imagineria romanicas, in "Ars Hispanioe", VI, Madrid, 1950; J. AINAUD DE LASARTE, l/ maestro de Soriguerola y los inicios de la pintvro golica calalana, in "Goya", Il, 1954; M. DURlIAT, Arts anciens du Rovssillon, Paris, l 954; L. LEONARD, Les angevins de Naples, Poris, 1954; J. BALTRUSAITlS, Le MoyenAge Fantastique, Paris, 1955; W. W. SPENCER-COOK e J. GUDIOL-RICARTI Pinturo gotico, in "Ars Hisponiae", IX, Madrid, 1955; A. TENENTI, Il senso della morfe e l'amore dello vifa nel Rinascimento, Torino, 1957; l. MENAGER, Lo "Byzantinisation" re/igieuse de l'ltolie méridion ale{IX- XII. siècles) et polifjque des Normands dlltolie, in "Rev. d'H istoire monostique Ecdésimtique", llll, 1958;
L. REAU, L'iconogrophie de l'art chréfioin, 1959; A. MEDEA, Resti di un ciclo evangelico, affreschi dello cripto di Sont'Antvono o Oppido Lucono, in "Archivio Storico per la Calabria e lo Lucania", 1962; J. AINAUD e H. HELD, La pitluro romanica, Milano-Amsterdam, 1963; M. DURlIAT, L'ari en el regne de Mallorco, Palma, 1964; A. MEDEA, Lo piffuro bizantina nel/; llolio meridionale del Medioevo (V-X1I/ secolo), in "L'Oriente cri~tiano nella storia della civiltà", Alli del Convegno internazionale (Roma 31 Marzo Aprle 1964) Accademia nazionale dei Lincei, 196.4; A. PRANDI, Arte in Basilicata, 196.4; G. KAFTAL, Iconogrophy of tne Sainls in Centrai and South Italien School of Pointing, Florence, l 965, G. G. MONACO, I frammenti del hionfo dello morte, Potenza, 1965; P. DE PALOL e H. HIRMER, Spanien, Munchen, 1965; C. FRUGONI, l/ temo de/l'Incontro dei tre vivi e dei tre morti ne/lo tradizione italiano, Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei, XIII, 1967; J. AINAUD DE LASARTE, Museo d'Arte di Catalogna, Barcellona, Milano, 1968; F. BOLOGNA, I piffori alla corte angioina di Napoli (l266-141O), Roma, 1969; P. BORRARO, Brevi conside' razioni sullo pittura medievQle in Lucania, in Alli del Convegno "Dante e lo cultura sveva", Melfi, 1969; C. D. FONSECA, Civilta rupestre in terra Jonico, Milano-Roma, 1970; P. VIVAREllI, Problemi storici e artistici delle cripte medie
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di storigrofio )ucono, Montalbano-Matera, 1972; A. RIZZI, Ancoro sufle criple vvlturine, in "Napoli Nobilissima", XII, 1973; P. VIVARElU, Piltura rupesfre dell'olta Basilicata. Lo chiesa di Santa Morgheri/o a MelFi, in "Mélanges de l'Ecole Froncaise de Rome. Moyenoge. Temps Moderns" t. 85, 2,1973; G. LLOMPART, Lo pintura medieval mallorquino, su
entoma cultural y su iconografia, Palma, 1777.
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