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  • Prima di copertina (dal basso in alto): Carnelutti, Desio, Moselli, Rubbia, Afro, Mirko, Angeli, Pasolini, Turoldo, Astaldi.Retro di copertina (dallalto in basso): Tondo, Tessitori, Valerio, Toros, Leicht, Sartogo, Galanti, Zucchet, Girolami, Degano.

  • Mostra

    Cinquantanni di Friuli a RomaUna presenza dal 1945

    Sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica

    ed il Patrocinio di:

    Senato della Repubblica

    Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

    Regione Lazio

    Comune di Roma

    Galleria LAgostinianaRoma, piazza del Popolo, 1211 aprile - 5 maggio 2002

    Regione Autonoma Friuli Venezia GiuliaFogolr Furln di Roma

    Friuli nel Mondo

    Realizzazione e stampaArti Grafiche Friulane SpA

    Tavagnacco, Udine

  • Regione Friuli Venezia Giulia

    Regione Lazio

    Comune di Roma

    Astaldi S.p.A. - Roma

    Generali - Assicurazioni Generali

    Banca Intesa - Milano

    Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura - Udine

    Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (CRUP)

    Faber S.p.A. - Cividale del Friuli

    Dal Fari - azienda agricola - Cividale del Friuli

    Telit Mobile Terminals S.p.A. - Trieste

    Consorzio Latterie Friulane

    Prosciutto di San Daniele

  • Mostra Cinquantanni di Friuli a Roma

    Comitato scientifico:Giovan Battista Altan, storico; Ugo Bari, generale; Giuseppe Bergamini, dir. Civici Musei Udine; FerruccioClavora, dir. Friuli nel Mondo;Antonio Clemente, giornalista; Fausto Corrubolo, maestro; Damiano Damiani,regista; Licio Damiani, critico; Ermes Disint, giornalista; Piero Fortuna, giornalista; Rodolfo Grasso,architetto; Luciano Pettoello Mantovani, docente; Bruno Martinis, Accademico dei Lincei; Carlo Mattiussi,ingegnere; Franco Mistretta, ministro; Carlo Mittoni, generale; Giuliana Morandini, scrittrice; StanislaoNievo, scrittore; Piero Nigris, magistrato; Mario Padovan, critico; Leonardo Pascoletti, architetto; Gian LuigiPezza, avvocato; Alberto Picotti, scrittore; Gianfranco Plenizio, maestro; Claudio Pighin, docente; FrancescoPittoni, ingegnere; Mario Quargnolo, critico; Isabella Reale, dir. Gall. Arte Moderna Udine; Carlo Rinaldi,docente; Maria Luisa Rinaldi Veloccia, isp. BBCC; Mariarosa Santiloni, cordon bleu; Francesca Sartogo,architetto; Annamaria Scavo, giornalista; Martino Scovacricchi, onorevole; Carlo Sgorlon, scrittore; MariellaPeverini Stella, oncologo; Danilo Tonon, avvocato; Elio Venier, monsignore; Germana Zanini, professoressa;Domenico Zannier, professore.

    Comitato organizzatore:Adriano Degano, presidente; Adalberto Leschiutta, vice presidente; Carlo Mattiussi, vice presidente; GianLuigi Pezza, vicepresidente; Giuseppe Baruzzini; Nino Brandolini; Luciana Camerlo; Mario Fantin; RomeoFattori; Leopoldo Gobbi; Rino Militti; Luciano Pascoletti; Francesca Sartogo, Alessandro Scaletti.

    Coordinamento e progetto espositivo: Gianluca Cresciani

    Design grafico: Francesco Giuli - Molly&partners - Terni

    Copertina: Alessandro Scaletti

    Sezione architettura: Leonardo Pascoletti

    Ricerche ed elaborazioni: Michele Giorgini

    Allestimento: Claudio Banchetti - Steba Service srl - Roma

    Ufficio stampa: Roberto Begnini

    Fotografia: Elio e Stefano Ciol, Publifoto, Mari, Felici, Bandinu, DUbaldo, Della Valle, W. Mirolo, M.Marsina, Archivio Fogolr.

    Collaboratori: Carmen Cargnelutti, Michele Marsina, Piera Martinello, Federico Petrolati, Cecilia Sandicchi,Mirka Vianello, Rita Volpato.

    Si ringrazia per il prestito delle opere: Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte, Galleria dArte Moderna,Udine - Museo Revoltella, Teatro delle Marionette I piccoli di V. Podrecca, Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia, Trieste - Biblioteca Civica della citt di Casarsa della Delizia - Fondazione p. Davide M.Turoldo, S. Lorenzo di Sedegliano - Artisti e collezionisti privati.

    Edizione curata in proprio dal Fogolr Furln di RomaAssociazione tra i friulani residenti a Roma aderente a Friuli nel MondoVia Principessa Clotilde, 1/a - tel. 06 3226613 - fax 06 3610979 - 00196 RomaIscritto Albo Ass. Reg. Regione Lazio e Regione Friuli-V.G.Assessorati Istruzione, Cultura Spettacolo, Turismo, SportC.C. Postale n. 52696002 - Cod. Fisc. 80412500581 Sito internet: www.fogroma.it - E-mail: [email protected]

  • 7

    Papa Giovanni Paolo II (udienza speciale del 27 novembre 1999)

    Fradis furlans, us invidi a tign dr cu lis tradizins, te fede cristiane e tai vlors dal fogolr, e faju cressi tal cr dai vuestris fiis.

    Presidente della Repubblica

    Il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, nel concedere lalto patrocinio alla mostra, testimoniando cos il suo apprezzamentoalla manifestazione, ha fatto pervenire, per il tramite del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, i suoi auguri perla migliore riuscita della manifestazione.

    Presidente del Senato

    RingraziandoLa per il cortese invito a partecipare allinaugurazione della mostra Cinquantanni di Friuli a Roma, mi gra-dita loccasione per augurare alla manifestazione pieno successo ed inviare a Lei ed agli intervenuti i miei pi cordiali auguri.

    Marcello Pera

    Vicario di Sua Santit

    Signor Presidente,ho saputo che, dopo aver solennemente celebrato alla Pontificia Universit Lateranense e successivamente con il Santo Padre

    il 50 di fondazione del "Fogolr Furln'', codesta tanto benemerita Associazione si appresta a chiudere le celebrazioni del suogiubileo con una Mostra tesa a presentare la realt e l'apporto dell'intera comunit friulana nella Capitale dal 1945 ad oggi.

    Mentre mi congratulo per la bella iniziativa che sar documentata in un volume-catalogo della Mostra redatto anche con lacollaborazione del carissimo Mons. Elio Venier, desidero innanzi tutto porgere il mio augurio per la buona riuscita della manife-stazione. Augurio che si fa anche ringraziamento per i costanti rapporti di collaborazione che codesta Associazione ha mantenu-to lungo i decenni con il Vicariato di Roma e per il tanto bene che eminenti figure friulane hanno operato in questa citt e in que-sta Chiesa, incarnando anche nella metropoli romana quei valori di profonda religiosit e laboriosit che distinguono il popolofriulano.

    Tanti sarebbero i friulani, laici ed ecclesiastici, da ricordare per la testimonianza cristiana offerta in questa citt l ove vive-vano o lavoravano o prestavano servizio alla Chiesa. Per evitare di dimenticare qualcuno ringrazio tutti indistintamente ed auspi-co che la fedelt all'impegno ecclesiale e culturale, cos come la dedizione ed il gran senso del dovere, la saggezza e la sobriet tipi-che dei friulani a Roma non vengano mai meno e siano sempre prezioso contributo alla crescita di questa citt ed alla missionedella Chiesa che da Roma guarda al mondo intero.

    Con un rinnovato augurio di ogni bene, colgo volentieri l'occasione per porgere a tutti i migliori saluti ed assicurare il ricor-do nella preghiera.

    Il Signore benedica Lei e tutto il Fogolr Furln Cardinal Camillo Ruini

    Sottosegretario agli Esteri

    Nella mia attivit di Presidente della Regione prima e di rappresentantedel Governo nazionale poi, ho avuto ripetutamente modo di conoscere,

    da vicino, loperato dei friulani, assieme a quello dei giuliani, presenti

    Messaggi augurali

  • 8

    a Roma e nel Lazio, che hanno recentemente celebrato il cin-quantesimo della loro attivit nella Capitale. Questa presenza viene

    celebrata anche da una mostra e da una pubblicazione che documentano,ancora meglio, limportante lavoro svolto da tante illustri personalit, dimostratesi

    capaci di attivare uno stretto legame tra esperienze locali e realt pi vaste, mantenendocostantemente lo sguardo rivolto alla terra dorigine.La nostra emigrazione, come viene significativamente dimostrato in questo volume, ha saputo affer-

    marsi sotto tutti i punti di vista.Ora lemigrazione cambiata; le nuove generazioni chiedono nuove politiche, che non siano solo difesa della lingua

    e della cultura, ma anche rapporti pi stretti con la terra dei loro congiunti.I meriti dei nostri emigranti, le loro capacit di lavoro, dintelligenza e di creativit, riscontrabili specialmente allestero, richie-

    dono di moltiplicare le possibilit di avvicinamento con le nostre comunit che risiedono fuori dai confini regionali e nazionali.Bisogna fare di pi perch i giovani di seconda, terza generazione possano venire in Italia.La cosiddetta emigrazione da ritorno certamente una grande risorsa, non solo di valenza economica, ma soprattutto

    sociale,culturale e politica.Basti pensare all attuale situazione dei nostri connazionali argentini e al grande bisogno di lavoratori riscontrabile nel nostro

    Paese e particolarmente nel Nord-Est.Lo Stato, assieme alla Regione, manterr sicuramente fede allimpegno, pi volte ribadito, di sostenere le politiche attive a favo-

    re dellemigrazione, meritevole di un costante riconoscimento, poich anche attraverso i sacrifici degli emigranti lItalia ha potutocrescere e progredire.

    Dobbiamo perci essere grati alle donne e agli uomini che tale esperienza hanno vissuto, talvolta anche in maniera dramma-tica, perch il loro esempio civile e morale divenuto stella polare per un popolo, per una Regione, per una Nazione.

    Roberto AntonioneSottosegretario agli Esteri

    Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

    Il Fogolar Furlan di Roma, per celebrare degnamente il cinquantesimo della sua fondazione, ha deciso di dedicare allaPiccola Patria unapposita mostra, con la quale viene documentata lintensa attivit svolta in oltre mezzo secolo, nel corso delquale ha qualificato, aggregato e fatto crescere culturalmente e socialmente la Comunit friulana di Roma e del Lazio.

    La nostra Regione ha deciso di sostenere la pubblicazione del presente volume, che ne il Catalogo e allo stesso tempo unim-portante e dettagliata ricerca storica sulla presenza, tuttaltro che trascurabile, dei friulani nella Capitale e nel Lazio.

    Il Fogolar Furlan di Roma, punto di riferimento dellEnte Friuli nel Mondo, ha quindi il merito daver svolto un compito diparticolare caratura, assolto con inesauribile impegno, con invidiabile passione e con grande entusiasmo.

    Agli artefici di questa importante realt, ricca di valori, dintraprendenza e di concreta laboriosit, al suo Presidente dottorAdriano Degano, a tutti i suoi collaboratori, mi sia consentito formulare il mio sincero e sentito ringraziamento per il lavoro svol-to, con capacit, lungimiranza e dedizione.

    Molti sono gli obiettivi conseguiti in questi 50 anni di vita associativa, con una grande e positiva ricaduta sulle nostre istitu-zioni regionali, puntualmente riscontrata sia nei momenti di felicit e cos pure in quelli tristi, com capitato durante il terremo-to del 1976, occasione in cui la solidariet stata veramente grande.

    La mostra ed il volume documentano poi la capacit del popolo friulano di aprirsi costantemente verso il mondo, in terminidi collaborazione, di reciproco arricchimento, di dialogo franco e sincero, pur nellorgogliosa conservazione delle proprie peculiari-

    t e identit.Gli illustri personaggi friulani, che hanno operato a Roma e le cui biografie sono state raccolte in questa pubblica-zione, non solo confermano questa capacit, ma rappresentano fedelmente uno spaccato significativo della loro

    terra dorigine.Auguro dunque, anche a nome dell intera Amministrazione regionale da me presieduta, che, ifriulani di Roma e del Lazio, assieme agli altri corregionali, dopo aver raggiunto questo impor-

    tante traguardo, sappiano guardare al futuro con rinnovata fiducia e speranza.Dottor Renzo Tondo

    Presidente della Regione AutonomaFriuli-Venezia Giulia

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    Presidente della regione Lazio

    E con enorme piacere che porto il saluto della Giunta regionale a tutti ifriulani che risiedono nella Capitale. Ritengo, infatti, che la vostra comunit rap-

    presenti un valore aggiunto per Roma e per tutto il Lazio. E lassociazione Fogolr Furlan un punto di riferimento importante per tutti coloro che hanno origini friulane, ma che vivono lon-

    tano dalla loro terra.La Giunta regionale, che ho lonore di presiedere, attribuisce grande importanza alle tradizioni, che una

    mostra come quella da voi organizzata ha il pregio di esaltare. La comunit friulana, in oltre 50 anni, ha dimostratodi amare poco le chiacchiere e molto i fatti. E questo un elemento in comune con la Giunta del Lazio, che in poco pi di un

    anno e mezzo di lavoro ha dimostrato che la politica del fare non solo uno slogan elettorale, ma qualcosa di concreto, che sipu realizzare con unincisiva azione di governo, che abbia come punto di riferimento le reali esigenze dei cittadini.

    Vi sono vicino, dunque, e vi ringrazio ancora, non solo per questa grande mostra, ma per il contributo che la vostra comuni-t fornisce, ogni giorno, alla crescita di Roma e del Lazio.

    Francesco Storace

    Sindaco di Roma

    Roma porta nella sua storia, nella sua stessa identit, il fatto di essere attraversata da sempre da culture, popoli e vicendeumane di diversa origine, di molteplice natura. , questo, un elemento fondamentale della sua ricchezza, della sua vocazione mil-lenaria e universale di citt aperta al dialogo, di citt tollerante e solidale, di citt dalla profonda spiritualit e dallinimitabilepatrimonio artistico e culturale.

    Questa mostra, che racconta oltre 50 anni di Friuli a Roma un esempio di cosa voglia dire, per la capitale, essere abita-ta da una comunit come quella friulana, che in particolare dal secondo dopoguerra in avanti ha costantemente fatto sentire lasua voce, la sua presenza, nella vita della citt, con gli intellettuali che hanno lasciato qui il segno del loro operare e con tutti queicittadini nati in Friuli o di origine friulana che hanno scelto Roma come loro casa, come luogo dove svolgere il proprio lavoro ecrescere i propri figli.

    un tempo, questo, in cui c pi che mai bisogno di allargare lo sguardo, di portarlo al di l di ci che noto, di ci che fa partedella nostra quotidianit, per conoscere, per capire, per dialogare con chi ha unaltra cultura, unaltra fede religiosa, un altro mododi vedere le cose.

    un tempo in cui bisogna essere capaci, in questo senso, di aprirsi agli altri, di attraversare i confini. E per riuscire a farlo,le tradizioni e la cultura di una regione come il Friuli Venezia Giulia possono senzaltro essere un aiuto prezioso, come testimo-nia anche questa mostra organizzata presso la galleria LAgostiniana.

    Walter Veltroni

    Senatore a vita Giulio Andreotti

    Ricevo l'annuncio della celebrazione di mezzo secolo di vita del Fogolr in Roma. Ripeto in proposito quanto ebbi a scriverealtra volta, con tanta ammirazione che lungo gli anni non poteva non accrescersi. Lo scirocco romano non ha intiepidito il forteceppo friulano. I ricordi sono molti, di fatti e di persone: dal mio professor Pier Silverio Leicht (1940) a Tiziano Tessitori.

    Auguri e rallegramentiGiulio Andreotti

    Presidente di Friuli nel Mondo

    Nel ricordare la presenza friulana a Roma, mi gradito trasmettere un particolare saluto siaa chi da tanti anni presiede e a quanti hanno presieduto con grande impegno e competen-

    za il Fogolr Furln della capitale, sia ai tanti soci che risiedono a Roma e guardanoal Friuli come alla terra del cuore.

    Roma, ha scritto qualcuno, sar sempre unica, sia come caput mundi,

  • 10

    com stata definita dagli storici del passato, sia anche per imolti friulani che illuminarono con la loro arte, il loro ingegno creati-

    vo e costruttivo questa citt eterna.In tempi moderni sarebbe doveroso ricordare molti friulani di fama nazionale ed

    internazionale che vissero ed operarono a lungo nella capitale, dove lasciarono opere alta-mente significative del loro ingegno.Roma stata punto di ritrovo e di lavoro di uomini e donne friulane, di prestigio e grandissima sensi-

    bilit, che si sono distinti in campo ecclesiastico, militare, della scuola, della scienza, della medicina e in ogni set-tore di attivit.A tutti questi va il ricordo ed il ringraziamento pi sentito di Friuli nel Mondo.

    Un grazie particolare ed un abbraccio va ancora a tutti i friulani e alle friulane di Roma, che operano spesso, con umilt edin silenzio, in tanti campi, ma soprattutto a quanti mantengono viva nella capitale, con le radici del Friuli nel cuore, la fiammadel Fogolr.

    Mario Toros

    Presidente della Camera di Commercio di Udine

    I friulani sono cittadini del mondo, il caso di dirlo. Dalla Piccola Patria, sono emigrati costantemente per un arco di tempopiuttosto lungo, distribuendo la loro presenza in talmente tanti Paesi del Mondo che per elencarli tutti non basterebbe questa pagi-na. Tracce di friulanit ci sono dovunque e in tanti campi, tracce positive, pi o meno evidenti, ma in ogni caso apprezzate.

    Quando parliamo di emigrazione, in verit, oggi che il fenomeno si invertito (il Friuli Venezia Giulia, come tante altre regio-ni dItalia diventato ormai terra di immigrazione), siamo portati a pensare sempre allestero, allEuropa s, ma pi spesso pro-prio alle nazioni dOltreoceano, dimenticandoci che la diaspora ha interessato anche molte aree italiane, dove i friulani si sonotrasferiti ricreando, com sempre stata loro abitudine, una comunit pi o meno numerosa.

    accaduto cos anche a Roma, ovviamente, capitale dal fascino mai sopito, la cui capacit di attrazione non mai venutameno.

    Ma quanti sono i friulani che hanno scelto questa citt come definitivo luogo di vita e che tracce hanno lasciato di s? Eradifficile rispondere a questa domanda prima della pubblicazione di questo libro, che raccoglie cinquantanni di storia, ricostruendoil percorso, le attivit e i traguardi raggiunti da tutti coloro che dal Friuli sono scesi nella capitale. E molte sono le sorprese, comesempre accade quando si mettono insieme tante testimonianze, curiosit, ricordi, fatti ed eventi sparpagliati in un arco di tempocos lungo.

    Sfogliare questo libro un piacere e un orgoglio, perch conferma il fatto che i friulani, da sempre, hanno scritto significativepagine della nostra storia.

    Enrico Bertossi

  • 11

    Una mostra e un libro sono mete forse troppo ambiziose, dellequali ci scusiamo, anche perch siamo scossi dai tragici eventi dell'11

    settembre dello scorso anno alle torri gemelle di New York e dalle

    terribili conseguenze belliche che ne sono derivate per la lotta al ter-

    rorismo.

    Non so se, insieme ai collaboratori, saremo riusciti a dare il giusto,

    doveroso, eppur misurato risalto al ruolo di una Gente, la friulana,

    tremendamente colpita per decenni dalla diaspora migratoria.

    I Friulani anche nella capitale hanno saputo lasciare un segno del

    loro modo di essere, inserendosi silenziosamente, nel contesto com-

    posito del tessuto sociale della citt con il proprio modo di operare,

    di collaborare, di amalgamarsi, nell'armonia dei rapporti e della com-

    prensione.

    Roma, sin dai tempi pi remoti, ha spalancato le porte con uno

    straordinario spirito di ospitalit sapendo dare generosi spazi a quan-

    ti sapevano farsi valere ed emergere.

    Voglia la nostra fatica essere una testimonianza del segno lasciato

    dalla Comunit friulana nel meraviglioso cammino di sviluppo e di

    progresso dalla fine del secondo dopoguerra ad oggi.

    Perch ne resti memoria e non si perda nel buio dei tempi, avrem-

    mo desiderato dar spazio a tutti ed indicare uno ad uno i friulani che,

    in ogni campo, hanno saputo farsi stimare ed amare.

    Ma anche noi siamo soggetti agli imperiosi limiti dello spazio, del

    tempo, dei mezzi. Una Comunit grande, la nostra, dal pi umile lavo-

    ratore a quello affermatosi ai massimi livelli, ma tutti con la stessa

    volont, lo stesso impegno, e la stessa sagacia.

    Adriano Degano

    Lasciare un segno

  • Parte prima

    La Regione di Augustoe il Friuli migrante

  • Ippolito Nievo defin queste terre un piccolo compendiodell'universo, immagine poi abusata, ma efficace nellespri-mere una sintesi reale. Il territorio chiuso a Nord dalla cer-chia delle Alpi (Dolomiti Friulane, Alpi Carniche e AlpiGiulie) e confina con l'Austria; a Sud si affaccia sul MareAdriatico, dalla foce del Tagliamento alle Lagune di Marano eGrado, fino al Golfo di Trieste; confina a Est con la Slovenia.La regione si estende su 7.844 kmq; di questi il 43% di mon-tagna, il 19% di collina, il 38% di pianura. La sua popolazione di 1.188.592 abitanti.

    L a Regione Friuli Venezia Giulia fa parte dellanticoterritorio inglobato nel centro della X Regio Venetia et Histriadi Augusto. Dopo diverse e, talvolta, tragiche vicende storiche,che ne hanno pi volte modificato i confini, ora costituita inRegione Autonoma a Statuto speciale nell'ambito dellaRepubblica italiana (Legge Costituzionale del 31 gennaio1963, n. 1). Essa comprende le province di Trieste (capoluogo),Gorizia, Udine e Pordenone.

    La Regione Autonoma Friuli Venezia Giuliaal centro della nuova Europa

    Antonio Comelli

    17

    Alfredo Berzanti Adriano Biasutti Vinicio Turello

    I PRESIDENTI

    On. dott. Alfredo Berzanti (1964-1966)

    Avv. Antonio Comelli (1973-1984)

    On. Adriano Biasutti (1984-1992)

    Avv. Vinicio Turello (1992-1993)

    Sen. prof. Pietro Fontanini (1993-1994)

    Roberto Travanut (1994-1994)

    Prof. Alessandra Guerra (1994-1995)

    Prof. Sergio Cecotti (1995-1996)

    Giancarlo Cruder (1996-1998)

    Sen. dott. Roberto Antonione (1998-2001)

    Dott. Renzo Tondo (in caricadal 2001)

    CORTINA

    TREVISO - VENEZIA

    AUSTRIA

    KRANJSKA GORASLOVENIA

    TOLMEZZO

    UDINEPORDENONE

    CODROIPO

    GEMONA

    A 23

    A23

    A4A4

    TRIESTE

    USCITA GEMONAS. DANIELE

    VENZONE

    TARVISIO

    A U S T R I A

    Mare Adriatico

    SL

    OV

    EN

    IA

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    TO

  • Dal mare ai monti, da Est a Ovest le distanze, in linea da-ria, non superano i cento chilometri e una moderna rete auto-stradale le rende facilmente percorribili. In uno spazio ristret-to, il Friuli Venezia Giulia racchiude ambienti, paesaggi, sto-ria, arte e cultura diversificati, che concorrono a formare unarealt varia, articolata e complessa. Dallanfiteatro montano,sezione terminale dellarco alpino,si scende allampia fasciapedemontana e collinare morenica. Agli interessanti e svariatiaspetti geologici si accompagna la dolcezza del paesaggio pun-teggiato da numerosi castelli che costituivano, a partiredallAlto Medio Evo, la linea difensiva di questarea che, per lasua posizione naturale, era terra di passaggio e spesso di con-quista. Lalta pianura, specie nel Friuli occidentale, caratte-rizzata da terreni aridi e permeabili detti magredi, o terremagre, dove anche i fiumi scompaiono e corrono sotto terraper riaffiorare pi a valle, in quella che nota come la lineadelle risorgive.

    Gli aridi magredi sono oggi resi fertili da un imponentesistema di irrigazione e la rigogliosa zona delle risorgive, con lasua fiorente agricoltura, caratterizzata dal verde naturalelungo i fiumi e da boschi planiziali. Infine il salto verso il mare:le ampie lagune di Marano e di Grado e la foce dellIsonzodisegnano la bassa costa occidentale; a Est la costa diviene altae rocciosa, con insenature come quelle di Duino e Sistiana,sino a Trieste e Muggia.

    Lattuale situazione internazionale assegna al Friuli VeneziaGiulia il significativo naturaleruolo di cerniera economicatra Nord e Sud ed Ovest ed Este nel contempo quello di piat-taforma logistica del nuovosistema commerciale che Ovested Est Europa stanno semprepi intensamente tessendo:convergono, infatti, sul territo-rio regionale consistenti flussiproduttivi tra la Mittel-europa, il bacino del Me-diterraneo e le aree del Medioed Estremo Oriente, ma anchetra gli stessi Paesi danubiano-

    balcanici e lUnione Europea, sempre pi incline ad allargare isuoi orizzonti proprio ad Est.

    Quella stessa collocazione geopolitica, che aveva determi-nato negli scorsi decenni un Friuli-Venezia Giulia chiusodallAdriatico e da un confine ad Est spesso difficile, emargi-nato e talvolta disaggregato dal contesto produttivo naziona-le, si dunque di fatto rivalutata e le infrastrutture di traspor-to - strade ed autostrade, sistema portuale, centri intermodali- di cui larea regionale dotata rappresentano una risorsaindispensabile per la realizzazione della congiunzione traspor-tistica - e quindi economica - tra Ovest comunitario e CentroEuropa. Nella sua evoluzione da uneconomia prevalente-mente agricola - sia pure con storiche presenze industriali nel-larea giuliana e nel pordenonese - ad uno sviluppo industria-

    le, il Friuli Venezia Giulia ha avuto modo di qualificarsi a livel-lo internazionale grazie anche alla presenza di grandi aziendenei pi svariati settori produttivi (lelettrodomestico bianco,le costruzioni navali, la siderurgia, limpiantistica industriale),affiancate da un fertilissimo tessuto di medie e piccole impre-se, impegnate su una gamma produttiva molto ampia. Forte la presenza di un artigianato di produzione e di servizio e rile-vante il ruolo di produzioni specializzate, che danno vita adaree-sistema (il Triangolo della Sedia nel Manzanese, il Sistemadel Mobile del Livenza, lindustria della coltelleria a Maniago).

    Pietro Fontanini Roberto Travanut

    Alessandra Guerra Sergio Cecotti

    18

    Giancarlo Cruder Roberto Antonione Renzo Tondo

  • Presidente Antonio Martini

    VicepresidentiMatteo BortuzzoGiulio Staffieri

    Consiglieri SegretariGiorgio BaiuttiMichele DegrassiBruno Di NataleBruna Zorzini

    19

    Prof. Antonio Martini (dal 1998)

    Renzo Tondo Presidente della Giunta Rapporti internazionali, corregionali allestero,immigrazione e sviluppo della montagna

    Alessandra Guerra Vice Presidente della Giunta Assessore allistruzione e alla cultura,al volontariato e agli affari europei

    Paolo CianiAssessore allambiente, alla protezione civile e alpersonale

    Sergio DressiAssessore allindustria, al commercio e al turismo

    Valter SantarossaAssessore alla sanit e alle politiche sociali

    Franco FranzuttiAssessore alla viabilit e ai trasporti, al libro fondiario

    Pietro ArduiniAssessore alle finanze, alla programmazione, alla statistica,per la gestione delle benzine a prezzo ridotto, allIRAP

    Danilo NarduzziAssessore allagricoltura, alle foreste e alla gestione faunisticae venatoria

    Giorgio Venier RomanoAssessore alla formazione professionale, al lavoro, alla previdenza, allacooperazione, allartigianato e allAzienda parchi

    Luca CirianiAssessore alle autonomie locali e allo sport

    Federica Seganti Assessore alledilizia, servizi tecnici, pianificazione territoriale

    Nevio Alzetta, Roberto Antonaz, Pietro Arduini, Aldo Ariis, RobertoAsquini, Giorgio Baiutti, Franco Baritussio, Matteo Bortuzzo, FrancoBrussa, Giovanni Castaldo, Paolo Ciani, Luca Ciriani, Adino Cisilino,Giancarlo Cruder, Franco Dal Mas, Cristiano Degano, Roberto DeGioia, Michele Degrassi, Bruno Di Natale, Caterina Dolcher, SergioDressi, Gianpiero Fasola, Fulvio Follegot, Paolo Fontanelli, MaurizioFranz, Franco Franzutti, Enrico Gherghetta, Isidoro Gottardo,Alessandra Guerra, Paris Lippi, Viviana Londero, Bruno Marini,Antonio Martini, Giorgio Mattassi, Roberto Molinaro, GianfrancoMoretton, Danilo Narduzzi, Gianluigi Pegolo, Renzo Petris, GiorgioPozzo, Mario Puiatti, Adriano Ritossa, Maurizio Salvador, ValterSantarossa, Edoardo Sasco, Federica Seganti, Francesco Serpi,Lodovico Sonego, Giulio Staffieri, Gualtiero Stefanoni, AlessandroTesini, Renzo Tondo, Renzo Travanut, Ennio Vanin, Giorgio VenierRomano, Giovanni Vio, Claudio Violino, Beppino Zoppolato, BrunaZorzini, Bruno Zvech.

    LA GIUNTA REGIONALE

    I CONSIGLIERI REGIONALI

    PRESIDENTE DELCONSIGLIO REGIONALE

    LUFFICIO DI PRESIDENZADEL CONSIGLIO REGIONALE

    UFFICIO DIRAPPRESENTANZA A ROMA

    Dirigentedott.ssa Rita Burzio

  • Trieste: dott. Fabio ScoccimarroGorizia: Giorgio BrandolinUdine: prof. Marzio StrassoldoPordenone: dott. Elio De Anna

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    Non andata comunque persa loriginaria cultura agrico-la, che si tradotta nella specializzazione e nella realizzazio-ne di prestigiose produzioni vitivinicole (apprezzate in tuttoil mondo) e agroalimentari(fiore allocchiello il prosciutto diSan Daniele).

    Il terziario ampiamente rappresentato da una diffusa retecommerciale, da una buona realt turistica estiva - punte di dia-mante Grado e Lignano - ed invernale - Piancavallo, Tarvisio,Sella Nevea, Forni di Sopra/Varmost, Ravascletto/Zoncolan -,da grandi realt nel comparto dei servizi, soprattutto a Trieste(compagnie di assicurazione, servizi di trasporto merci, ecc.).

    Parallelamente fiorita la vocazione scientifica e tecnolo-gica della regione, che oggi pu contare, soprattutto in pro-vincia di Trieste, su un notevole numero di centri, enti ed isti-tuti di ricerca pura ed applicata, molti dei quali ora di respirointernazionale, come il Centro internazionale di FisicaTeorica, realizzato nel 1964 e diretto per molti anni dalPremio Nobel per la Fisica Abdus Salam. Particolarmentesignificativa la realizzazione a Padriciano dellArea SciencePark , primo parco scientifico multisettoriale realizzato inItalia, sede tra laltro del Laboratorio di luce di sincrotroneElettra.

    Trieste: S.E. mons. Eugenio Ravignani, vescovoGorizia. S.E. mons. Dino De Antoni, arcivescovoUdine: S.E. mons. Pietro Brollo, arcivescovoConcordia-Pordenone: S.E. mons. Ovidio Poletto, vescovo

    DIOCESI

    Trieste: dott. Antonio PaolettiGorizia: dott. Emilio SgarlataUdine: dott. Enrico BertossiPordenone: dott. Augusto Antonucci

    PRESIDENTI DELLE CAMEREDI COMMERCIO, INDUSTRIA

    ARTIGIANATO EAGRICOLTURA

    Trieste ed Udine sono sedi universitarie con sedi distaccate a Goriziae Pordenone.Rettore magnifico dellUniversit di Trieste: prof. Lucio Del CaroRettore magnifico dellUniversit di Udine: prof. Furio Honsell

    UNIVERSIT

    I PRESIDENTI DELLE PROVINCE

    Trieste: dott. Roberto Di PiazzaGorizia: dott. Gaetano ValentiUdine: prof. Sergio CecottiPordenone: rag. Sergio Bolzanetto

    SINDACI DEI CAPOLUOGHI

  • Aquileia

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    Il Friuli, le originiM.G.B. Altan

    ha vissuto, chelo ha abitato, chesi fusa nelle variesue stirpi, che ne hafatto lingua e cultura.

    Quando i romani vennero inFriuli e fondarono Aquileja (181 a.C.), in questa terra trova-rono i Celti; non molti ed organizzati in piccole comunit. Eipotesi possibile che qui stiano le radici della lingua e dellacultura latina-ladina con quella dei Celti in Friuli; informi,iniziali certo, ma pur sempre radici.

    Una figura emblematica ipotizzante losmosi celtico-romana aquilejese pu essere esemplificata da Cornelio Gallo(69-27 a.C.), il primo uomo di lettere nato ad Aquileja che sisappia, la cui non comune cultura lo rese celebre in quasitutto il mondo romano. Cornelio, nome di Gens latinoromana, Gallo, la matrice di provenienza.

    Poi Aquileja fu il Friuli ed il forum Julii fu Aquileja, lasplendida citt-porto con Grado. Porto dalle molte genti, laregio Venezia et Histria degli splendidi imperi romani.

    Qui convergeva lo scambio del ferro di Magadalensberg,che stava presso Virunum (oggid Klagenfurt), i proficui traf-fici dellambra proveniente dal Baltico, le pelli ed il sale viag-giante dal Salzkammergut. Aquileja form poi un triangolocon Cividale, Zuglio. Poi, alle robuste avvisaglie di pericoloprovocate dai barbari, la citt murata, la fortezza vanamenteopponentesi allefferato Attila. Caduto limpero cesareo ven-nero i bizantini, pseudo-romani che lasciarono il terreno agliimpetuosi longobardi, al di fuori della striscia perilagunare, ipiccoli vescovadi dellIstria, Altino, Equilio, Rialto (rivusaltus, la futura Venezia) gi sino a Ravenna e la Pentapoli.Grado rimase con i bizantini, Aquileja con i longobardi. Ecos fu diviso anche il patriarcato forogiuliese istituito sullerovine dei templi pagani aquilejesi nel segno e nel nome diCristo. Anche dopo listituzione del patriarcato di Aquilejafurono istituiti i vescovadi di Zuglio Carnico e forse Cividale,quali vescovi suffraganei facenti parte del patriarcato diAquileja, con Concordia ed altre diocesi che rendevano, dalpunto di vista religioso, il patriarcato di Aquileja una dellepi vaste circoscrizioni religiose esistenti in Europa.

    Il territorio di governo ecclesiastico aquilejese si estende-va da Como sino a Lubiana nella Slovenia e comprendevaanche parte della valle della Drava, in Carinzia. Se uniamo aquesto i possessi feudali del principe teocratico di Aquileja,al potere dianzi rammentato religioso, ne ricaviamo limpres-sione che il Patriarcato friulano fosse uno dei pi potentiprincipati teocratici del vecchio continente.

    siede la Patria mia tra i monti e il mare scriveva ilconte Erasmo di Valvasone, innamorato del suolo che glidiede i natali (1523-1593). Definizione geofisica semplice-mente splendida che d unidea immediata del contesto friu-lano fatto, appunto, di montagne, fiumi, per finire al mare,allAdriatico, nellazzurro diluito da un tratto di lagune.

    Ma un mondo antico, posto al confine nord dItalia, dovetutti son passati per arrivare al mare, per arrivare al sud. Laporta orientale dItalia, dove passarono tutti i barbari tesi almare caldo, al clima dolce, alla popolazione remissiva; i friu-lani, nella loro storia, inventarono la resistenza passiva.Lunica loro difesa fu quella di lasciar passare le disgrazie.Come il frumento che si abbassa allarrivo della bufera, cosil frumento, passata la bufera, si rialza doro, nel sole, affon-dando ben bene le radici sulla nostra terra.

    I confini non furono tracciati, per questo contesto unico,dagli uomini, con i loro scritti, trattati, ammennicoli politici;i confini del Friuli furono segnati dalla natura. Nellanima delfriulano non si mai affacciata la necessit di barriere, fossa-ti, valli militari. Egli si esprime con la sua aurea dizione lati-no-ladina: i confini non vanno difesi, i confini vanno aboliti.Troppe guerre i friulani hanno visto per nutrire simpatie perscudi, spade, pugnali.

    Lessenza del Friuli risiede nellanimo della gente che vi

  • LignanoSabbiadoro

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    Grado

  • Villa Manin

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    Si trattava, dal punto di vista economico, politico, milita-re di uno stato curiosamente feudal-religioso collocato adentit ponte tra larco delle Alpi Giulie e Carniche ed il mareAdriatico. Dopo ci fu un momento di formazione gradualeche vedeva una serie di feudi unirsi quasi ad arcipelago, feudiper la maggior parte di investitura imperiale.

    Ma questo processo tendente allunit politica, militare,feudale ed anche religiosa di questo singolare, straordinarioterritorio, collocato dalla natura a far veicolo alle popolazio-ni transalpine dal centro dellEuropa al ventaglio del-lAdriatico, fu paziente, fu graduale, maturandosi in una reli-giosit enorme della territorialit del Patriarcato che si esten-deva in una grossa parte dellItalia settentrionale (dalla dio-cesi di Como in gi, dicemmo, sino a quella di Lubiana e, dalmare sino a parte della valle della Drava). Ribadiamo la gran-de circoscrizione religiosa del patriarcato di Aquileja, dianzielencata, sia pure allincirca, in quanto di estensione e naturadiversa da quella statuale-feudale politico-militare. Il patriar-ca di Aquileja aveva sotto di s, in senso religioso, le diocesisuffraganee sottoposte al patriarcato di Aquileja unicamen-te con la sudditanza ecclesiastica di Como, Mantova, Verona,Vicenza, Padova, Treviso, Trento, Belluno, Feltre, Ceneda(Vittorio Veneto), Concordia, Trieste, Capo dIstria, Parenzo,Pola, Cittanova, Pedena. Sotto di s il principe teocratico diAquileja ebbe, a vario titolo, in parte feudale, ed in partemeramente religioso per qualche tempo la diocesi di Lubianae parte della valle della Drava.

    Come stato che si governava a s direttamente, il patriar-cato di Aquileja aveva due entit: il Patriarcato vero e pro-prio con la capitale di Aquileja, ed il territorio che si esten-deva dalle Alpi Carniche e Giulie fino al mare Adriatico. Adovest, il confine fu posto dal fiume Livenza. Laltra entit erarappresentata dal marchesato dIstria, pur essendo indiscu-tibilmente territorio aquilejese. Una certa autonomia aveva

    anche la contea di Gorizia, autonomia derivata dalla caricadei conti goriziani di avvocati della chiesa di Aquileja. Ilpatriarcato era governato dal patriarca quale principe del-limpero sacro e romano, coadiuvato dalla curia e, solenne-mente, con le indicazioni, non sempre vincolanti delParlamento della Patria del Friuli. Il diritto di sedere in par-lamento era di spettanza, per primo del patriarca, poi deidignitari ecclesiastici e cio dei vescovi di Concordia, delcapitolo di Aquileja, dellabate del monastero della Beligna,del preposito di Santo Stefano Aquilejese, del preposito diSan Felice delle dominarum, dei monasteri aquilejesi della-

    Trieste

    Palmanova

  • bate di Rosazzo, dellabate di Moggio, dellabate di Sesto, delcapitolo di Cividale, delle badesse dei conventi di Cividale,del preposito di San Odorico oltre Tolmezzo, del prepositodella Carnia. Tutti questi sedevano a titolo di grandi dignita-ri religiosi. Oltre a questi avevano diritto (ed erano 64) inobili castellani che avevano castello, armati, e contribuivanoallesercito per la difesa della Patria. Da ultimo, sedevano lecommunitates, cio le pi importanti comunit friulane tra lequali primeggiavano Udine, Gemona, Cividale, ovviamenteAquileja, raggiungendo il numero di 17. Oltre che ad obbli-ghi di governo, tutti questi soggetti avevano limpegno di

    dare militarmente allarmata aquilejese, soldati armati di elmie balestre. Cont molto la tendenza ed il carattere politicodei patriarchi. La sua caratteristica iniziale, quella del patriar-cato, fu di essere una regione ponte tra il mondo tedesco-slavo e la costa bizantino-veneta; costa dellAdriatico dovesboccavano le grandi, ancestrali strade dei commerci cheancora si instradavano ad Aquileja non trascurando i portiminori come Trieste, Aquileja, Grado, Porto Latisana,Portogruaro. Questo periodo, che potremmo definire tra ilMille e il tredicesimo secolo, fu governato da Patriarchi tede-schi (il patriarca era principe teocratico sotto lala del SacroRomano Impero, favorito dai monarchi imperiali tedeschiche tenevano ad avere libere le strade verso il sud, versoRoma, o, ai tempi delle Crociate, verso la Terra di Ges). Fuil periodo di maggiore prosperit, sebbene turbolenta, delpatriarcato: certamente da Federico I (901), a Wolfger vonErla (1204-1218). Il patriarcato di Aquileja nacque comegrande organismo religioso, ma con le concessioni imperialiebbe un grande territorio del quale poi fece stato feudal-tem-porale. La sovranit piena temporale fatta risalire dagli stu-diosi per i principi teocratici aquilejesi al 1077, anno nelquale limperatore sacro e romano diede facolt al patriarcafriulano di coniare moneta, cio lespressione pi significati-va della sovranit dello stato.

    Il secondo ciclo vide il patriarcato sotto legida di princi-pi teocratici pesantemente influenzati dallala pontificiaromana che praticamente snatur limpostazione politico-economica dei primi patriarchi doltralpe, riducendo ilpatriarcato friulano ad unentit feudale, fonte di cespiti erendite a beneficio dei governanti imposti da Roma, per nondire degli ultimi patriarchi, quasi tutti provenienti dalle casa-te patrizie della Serenissima.

    Il trapasso del principato di Aquileja, ne vide assegnare lamaggior parte alla Repubblica di San Marco, e laltra parte,

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    Monte Lussari

    Sacile Colloredo di Montealbano

  • con capitale Aquileja, allaquila bicipite imperial-asburgica.Fu una lotta accanita che vide schiere di armati scorrere ripe-tutamente il Friuli: Venezia ed Austria tese a spartirsi le spo-glie di uno degli stati pi strategicamente interessanti delvecchio continente. Da Wolfger von Erla sin, saltuariamente,a Ludovico III Scarampo- Mezzarota (1439) e Alessandro deiduchi di Masovia (1439), in dualit formale furono soprat-tutto alla fine anni infausti per il Friuli, dilaniato da lotteintestine, diviso fra le due fazioni della nobilt forogiuliese:una con la Serenissima, laltra con gli Asburgo, pressato dadue potenti confinanti. La verit che lo stato friulano stavamorendo. Ernesto I il ferreo (1377-1427) avvalendosi delpatto familiare tra lestinta casa comitale goriziana e gliAsburgo, voleva i feudi di Gorizia con Aquileja.

    Venezia: tirava in longo. Il periodo pi virulento diquesta tenzone veneto-austriaca si ebbe con le prete-se, presto vanificate, di FilippodAlenon, pseudo patriarca.Ma Venezia ruppe gli indugie, preparato il terreno condiverse dedizioni a SanMarco, entr, armata manu, inFriuli e lo conquist tra il1419 e il 1420, con il favoredi parte dei nobili castellaniforogiuliesi. LAustria si tennele terre goriziane compresaAquileja, e dal 1420 al 1797lo stendardo rosso e oro conil leone marciano sventolsulle torri dei castelli, cittmurate e fortilizi friulani.Bisogna comunque ammette-

    re che, dal punto di vista politico e amministrativo, Venezianon cambi nulla nel governo del Friuli. Si pu dire che laSerenissima si limit a porre a Udine un luogotenente alposto del patriarca, ma la repubblica veneta non fu sempremadre affettuosa nel difendere i suoi sudditi.Rammenteremo due episodi: nelle efferate scorrerie deimusulmani, compiute a pi riprese in Friuli, soprattutto inquella ferocissima del 1499, San Marco non mosse un ditoper difendere i poveri contadini della nostra terra. Il risultatofu una completa desertificazione del mondo rurale, mentre icastellani e i cittadini delle terre murate alzarono i pontilevatoi e si limitarono, dallalto delle torri, a guardare lecolonne di prigionieri, scortate dagli Osmani, che si dirigeva-no verso i mercati degli schiavi in oriente. Un altro episodioche contrasta con il solito pacifico carattere dei friulani fu la

    TolmezzoGorizia

    Fondazione di Aquileia

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  • 26

    Qualche sussulto si ebbe in un momento critico per Venezia,culminato con la guerra di Cambrai (1519-1529). Dis-sanguata dalla sua guerra perpetua con il Turco, Venezia silasci andare alla pax veneta nel contesto europeo. Il costu-me lentamente cambiava in Friuli. Al tempo del pariarcatoquando un bambino nasceva apprendeva tre lingue: il ladinofriulano, il tedesco, lo sloveno con le piccole frange bizantino-venete a Marano e a Grado. Con Venezia se ne impararonotre: il ladino friulano, il veneto e litaliano. La maggioranzadella popolazione parlava il friulano, la lingua dei contadini,dei poveri; laristocrazia ed i benestanti, il veneziano, la lin-gua dei ricchi. La vita scorreva pacifica in questo mondo friu-lano di campanili e villaggi. Nei feudi avvenivano le periodi-che riviste delle cernide armate di pale e forconi in attesa diimprobabili nemici; al cospetto delleccellentissimo luogote-nente a Udine. In Udine i maggiori avvenimenti entravanopi nella sfera religiosa, con pellegrinaggi ai santuari e lungheprocessioni dietro al santo del giorno. Il cerimoniale era son-tuosamente sfavillante con i monsignori e i canonici delvenerd santo e del d di Pasqua, quando leccellentissimo ereverendissimo e magnificentissimo missier el patriarca usci-va in corte, in pompa magna, dal palazzo patriarcale in Udineper celebrare in Duomo nella capitale friulana.

    Laquila bicipite asburgica, ghignando furibonda, al di ldello Judrio, guatava i feudi goriziani che - secondo i tede-schi - dovevano essere loro. Confinazioni, cippi lapidei, conda un lato laquila a due teste, e dallaltro el leon en molecaveneziano, frutto di sopralluoghi acri e litigiosi, stavano dap-pertutto, specialmente nella bassa friulana. Frutto di quinta-li di carte che si accumulavano nelle cancellerie europee:perch? per nulla!, ma ci nonostante il Friuli viveva, il Friulicontinuava nelle auree dizioni ladine: cui cha nol sa di indu-l chal ven a non sa indul chal v. La terra del lavoro, deicampanili e dei villaggi; la terra delle communitates rurales.

    Castelmonte. Udine Pordenone

    rivolta contadina, improvvisa e dilagante, quella del 1511 (27febbraio, detta la sommossa del gioved grasso), guidata daAntonio Savorgnan, sapiente demagogo, idolo delle turbecontadine, ora a favore di Venezia, ora dellAustria. Enigma lecui motivazioni non sono state mai comprese. La vendetta locolse una domenica, mentre usciva da Messa dalla chiesa diVillaco, ucciso a pugnalate da friulani. A riattizzare lincendiofra Venezia e Vienna intervenne la cosiddetta guerra diMarano (1542), fortezza lagunare di Venezia a lungo contesafra le due parti ed infine riconsegnata allAustria per operadel governatore della fortezza di Gradisca, Nicol della Torre.

    S. Daniele del Friuli. Duomo e Guarneriana

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    I forogiuliesi che lavorano per San Marco a Venezia e inoriente. I cramars che riprendono gli ancestrali viottolimontani per Goggau ed il Plckenpass con su le spalle legerle piene di sogni. I friulani che si inerpicano negli infidicammini della Chiesa, come frati, monsignori, canonici,vescovi, cardinali, preti, con una preparazione granitica daisofismi inattaccabili come i Concina di Clauzetto. Dicemmoterra di villaggi e terra delle communitates, terra di contadi-ni, montanari, ma terra di personaggi non comuni nati nellamiseria e divenuti potenze in tutti i continenti. FinitaVenezia (1797), strangolata dalle baionette di Napoleone,venne finalmente per loro, lAustria. Burocrazia impeccabi-le, leggi giuste, strade in ordine, ma pur sempre con qualcheRadetzski occhieggiante da qualche parte. E la bandiera deitre colori sempre stata la pi bella, noi vogliamo semprequella noi vogliam la libert. Cos attorno al 1866 si canta-va, prima di nascosto e poi a gola spiegata. Fecero il plebi-scito per aderire al regno dItalia. Fu un solo paese, Coseano,che invece di votare s, e dicono che forse ne fu causa ilprete, vot no, e da quel giorno fu soprannominato Coseanodel no.

    Altre pagine dolorose si dispiegarono per questa nostraterra benedetta da Dio e maledetta dagli uomini. La portadItalia. La prima Guerra Mondiale (1915-1918), 500.000morti. La seconda (quanti mai saranno?). Ma il lutto pigrande con le colonne massicce dellemigrazione. Le stradedei cramars non furono mai tra lacrime e rimpianti abban-donate. E prima in Italia e poi nel mondo, dalle AmericheallAfrica e allAustralia. Lo struggimento, il rimpianto, lastretta al cuore, la disgregazione delle stirpi e delle famiglie.No limpuarte o sn simpri furlns!

    Ma dopo guerre, conflitti e bombardamenti il destinodoveva presentare un ultimo colpo. Una prova tremenda, unadisgrazia immane che era destinata a segnare il volto pi

    bello di questa straordinaria e unica terra: il terremoto del1976. Chi si dimentica dei villaggi distrutti, vivi solo per lescheletriche travi protese verso il cielo.

    Linferno struggente e polveroso di San Daniele, Gemona,Venzone e di tutti i piccoli villaggi spersi nelle verdissimenascoste valli montane. Ma chi oggi passa per quei luoghinemmeno si accorge del sisma che li ha distrutti. Lo stato,questa volta, in parte fu con noi. Ma non una lira del denaropubblico fu sprecata; le case e le chiese ricostruite sono l atestimoniare dellonest e della tenacia dei friulani. Il denarogiusto, nelle mani giuste.

    S. Pietro di Carnia Udine

    Sauris

  • Alle origini della Patria del FriulRoberto Tirelli

    T l 3 aprile in Friuli una giornata molto speciale. Lagente tira fuori dagli armadi una bandiera blu con unaquilagialla. Non la solita aquila: ha un becco marcato, artigli rossie ali poderose. Perch questa bandiera sulle finestre e sui pen-noni? lantico simbolo della Patria del Friuli, portato daiPatriarchi di Aquileia durante un lungo periodo storico medie-vale.

    Il 3 aprile celebra la nascita di questo amato e rimpiantoprincipato ecclesiastico.

    Correva lanno 1077 quando in questo giorno limperatoredel Sacro Romano e Germanico Impero Enrico IV invest ilPatriarca di Aquileia Sigeardo dellautorit suprema di unavasta regione europea, il cui cuore era costituito proprio dalFriuli, cos il potere civile ed il potere religioso furono uniti inuna sola persona scelta dallimperatore e dal Papa.

    Il documento del 1077 nasce in un momento di grande dif-ficolt per Enrico IV sconfitto nella

    lotta delle investiture dalPapa Gregonio VII:

    vestito miseramente e a piedi scalzi fece penitenza dopo lascomunica. Il Patriarca di Aquileia gli era rimasto fedele e cosebbe un premio: il migliore e pi ricco dei beni vassallaticidellImpero. Il Patriarcato di Aquileia non era un vero stato,secondo la moderna concezione, ma aveva una autonomia diistituzioni, a cominciare dal primo Parlamento della storiaeuropea.

    La lunga storia del Patriarcato di Aquileia dal 1077 al 1420 stata caratterizzata da lotte intestine e da guerre. Fu una real-t debole, ma ben presente nella storia europea.

    Il potere civile venne meno nel 1420 quando le truppedella Repubblica di Venezia occuparono il Friuli, ma listitu-zione religiosa ebbe a durare sino al 1751.

    Il Patriarcato fu inoltre originale per culto, testi liturgici etalune differenze teologiche, per una maggior vicinanza allaautorit imperiale. Guerrieri piuttosto che uomini di chiesa iPatriarchi hanno lasciato un buon ricordo in un vasto territorioche supera confini geografici, culturali, di razza e di lingua nelcuore dellEuropa.

    Il Friuli oggi orgoglioso di questo suo lontano passato e necoltiva la memoria esponendo la bandiera come

    auspicio per salvare la sua identite la sua lingua.

    Per questo il 3 aprileviene considerata la festadel popolo friulano.

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    L a Carnia, nel corso dei secoli, da quan-do Zuglio era Diocesi fino ai tempi pi recen-ti, ha dato alla Piccola Patria, -quella che va dalis mnts in sin al mr- molti personaggi,anche illustri, in ogni caso famosi. Lisolamentoe la distanza dai centri popolosi e vitali hannospinto insegnanti e clero a produrre pregevolicomposizioni storiche, poetiche e musicali.Non sono mancati nemmeno gli artisti, presen-ti perfino nel piccolo comune di Ligosullo, pernon parlare di Tolmezzo, Paularo, Ampezzo etanti altri paesi delle vallate carniche, un tempoad alta densit demografica ed ora spopolati.

    Anche il commercio ha avuto la sua parte,sia a livello di trasformazioni agro-silvo-pastorali, che con ifamosi e pittoreschi cramrs, ai quali si sono aggiunti i fer-raioli, in altre parole i fabbricanti dutensileria per la lavora-zione del legno ed i costruttori di teleferiche. Questi operatoriartigiani e commerciali si sono spinti in tutta larea danubianalasciando ovunque una buona impressione. Perfino la primalatteria sociale, struttura essenziale per oltre un secolo nelle-conomia friulana, sorta in questa zona, precisamente aCollina di Forni Avoltri, nel 1881, per poi prendere piede intutta la provincia di Udine ed oltre. Altrettanto dicasi per lafamosa Cooperativa Carnica, strumento di distribuzione com-merciale, diffusa capillarmente in questo vasto territorio, lon-tano dalle sedi dei grossisti e per questo motivo di alta valenzasociale. Per tornare ai nomi famosi, citandone solamente alcu-ni per esigenze di spazio, ricorderemo: lartista Giandomenicoda Tolmezzo e la sua nutrita scuola; lindustriale tessile JacopoLinussio; il senatore e geologo Michele Gortani, il Vescovo PioPaschini, Rettore dellUniversit Lateranense a Roma ed insi-gne storico del Friuli; il Nunzio apostolico GiovanBattistaNigris; le famiglie De Antoni di Comeglians, possidenti diboschi e segherie; dei Solari di Pesariis, orologiai, che hannoimpresso il loro marchio su tutti gli orologi dei nostri campa-nili e nei quadranti di stazioni ferroviarie ed aeroporti. Dai fastidel diciottesimo e diciannovesimo secolo ai drammi delle guer-re del secolo scorso e da questi allesodo, di proporzioni bibli-che, rappresentato dallemigrazione, la strada stata breve edaccelerata, con laggravante del terremoto del 1976, che pureha fatto la sua parte negativa.

    Vivere in montagna significa, ora pi che mai, un grave dis-agio, dovuto alle distanze eccessive dai centri importanti, cheneppure la nuova autostrada ed i nuovi tronchi stradali, peral-

    tro sovente interrotti, a causa di dissesti idro-geologici, hanno potuto eliminare . Lideadandare a vivere altrove diventa spontanteanei giovani, tra i quali si annoverano ora moltilaureati, che studiando in citt, comprendonofacilmente le opportunit offerte dallurbane-simo. E cos la nostra montagna, anche sefinalmente scoperta dai turisti, si ridotta asole poche migliaia di abitanti. Stesso discorsoper i preti, che da un centinaio di residenti sulterritorio, si sono ridotti ad appena una trenti-na; per le scuole tutte accorpate, per non par-lare delle latterie ridotte ad appena un paio,degli uffici postali e cos via. Basta oltrepassa-

    re la stazione per la Carnia, per assistere ad uno scenario com-pletamente diverso, pi povero e meno vivace della pianura edellambiente pedemontano. E per caso vero, allora, il famosoadagio che dice .la Carnia sarebbe dolce se non comincias-se con Amaro? I detti, si sa, non sono verit assolute, ma espri-mono certamente sentimenti reali; in questo caso quello del-lamarezza di un popolo disagiato. Basta per con le cose chenon vanno, per passare a qualche nota lieta, che dia un po disperanza. Seppure con notevoli ritardi, la Regione Friuli

    Tornin j i Cjargnei de Cjargneluipagi

    Arcivescovo Pietro Brollo

    Ampezzo

  • Venezia Giulia ha istituito il Fondo Montagna; qualche primorisultato sintravede ed tale da consentire, ai residenti in loco,di contenere i costi degli svantaggi. Ma la notizia che ora balzaagli occhi di tutti, quella del contrappasso stori-co,che ha portato tre carnici ai pi importanti ver-tici delle nostre Istituzioni locali.

    Certo, una, due o tre rondini da sole non fannoprimavera; ma giunto il momento in cui i cjar-gnei non hanno pi bisogno di andare lontano perfarsi capire, ma sono loro stessi ad autogovernarsi.Mai, nel passato, vi stato un simile riscontro.Partiamo dal primo personaggio che, per motivi dicerimoniale, lArcivescovo Metropolita di Udine,Mons. Pietro Brollo. Tolmezzino, artefice della rico-struzione post-terremoto di Gemona, gi vescovotitolare di Zuglio ed ausiliare di Mons. Battisti (chepure ha molto amato la Carnia ), ha completato lasua conoscenza della montagna a Belluno, dove perun quinquennio ha guidato quella Diocesi, dallecondizioni di vita non molto dissimili dalle nostre. Sitratta di un prestigiosissimo riconoscimento non soloecclesiale, ma per tutta la Carnia. Nessun carnico epochi friulani hanno ricoperto questo ruolo; riserva-to dapprima -ai tempi del Patriarcato- a tedeschi eveneziani e poi -dopo la soppressione del Patriarcatoaquileiese e listituzione dellArcivescovado- prero-gativa di lombardi e veneti.

    Di Tolmezzo pure Renzo Tondo, Presidentedella Giunta regionale. Una responsabilit, questa, al

    giorno doggi, da far tremare i polsi, ma unagaranzia per la Carnia e la montagna. Forseegli non riuscir a risolvere tutti i problemidi questa terra, ma di certo non la trascure-r, poich, da assessore regionale e da sinda-co, ha gi dimostrato impegno, competenzae passione.

    Ultimo, ma solo in ordine di elencazione, un altro tolmezzino doc, AntonioMartini, chiamato affettuosamente dalla suagente Toni, proprio per la familiarit di cuigode, per aver sostenuto, in Provincia e inRegione, purtroppo spesso inascoltato, cla-morose battaglie per la Carnia e la monta-gna, a sua volta attuale Presidente del-lAssemblea regionale. Un terno vincente?Guai se no. Diversamente, quando mai laCarnia potr avere una simile combinazio-ne, veramente storica? Ma le battaglie non sivincono mai da soli. Quella della montagnasar vinta solo se, accanto ai manovratori,ci sar il pieno impegno delle genti carni-che, accompagnato dalla solidariet deipolitici e dei cittadini di tutta la Regione. Cidevessere la consapevolezza da parte ditutti, poich non risolvendo i problemi amonte, si finisce con laffondare anche lavalle. Questo vuol essere lauspicio anche

    dei corregionali che vivono a Roma, pure loro orgogliosi diquesta felice coincidenza, autentica novit di questo cinquan-tennio della nostra storia.

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    Zuglio Carnnico

  • Lingua e poesia friulaneEddy Bortolussi

    T friulani amano definire la loro parlata (oggi salvaguar-data anche come lingua minoritaria con legge dello Stato n.482, del 15 dicembre 1999) col termine significativo di mari-lenghe: madrelingua. E un linguaggio che ha radici antiche eche i friulani si sono trasmessi per secoli da padre a figlio.Questa parlata appartiene al complesso delle lingue derivatedal latino volgare e, fra queste, al gruppo delle lingue celto-lati-ne. Grandi glottologi, come Graziadio Isaia Ascoli, GiuseppeMarchetti, Manlio Michelutti, Giovanni Frau, hanno rilevatoche il linguaggio parlato in Friuli ha circa l80% dei termini diorigine latina.

    Giuseppe Marchetti - che in Friuli fu tra laltro il primo ariconoscere il grande talento poetico di Pasolini (quando vive-va ancora a Casarsa) e che, per conto della Societ filologica friu-lana, aveva realizzato sin dallanno scolastico 1949-1950 appo-siti corsi di Cultura Friulana - faceva intendere agli insegnantidel Friuli la prevalente origine latina della parlata friulana, scri-vendo sulla lavagna una frase di questo tipo: tu vivis in tantismiseriis (vivi in tante miserie), che una frase perfettamentelatina e allo stesso tempo perfettamente friulana.

    Oltre ai termini di origine latina, per, nella lingua friulanasi pu notare la presenza di una lunga serie di termini di pro-venienze linguistiche diverse: termini di origine celtica (soprat-tutto toponimi, con il caratteristico suffisso finale in icco oacco (Precenicco, Poincicco Martignacco, Remanzacco), qual-che voce greca (soprattutto di origine ecclesiastica), varie vocilongobarde, e poi voci germaniche (antiche e moderne), vocislave, venete, e per il tramite dellitaliano, anche qualche vocearaba e qualche francesismo.

    Come molte altre lingue del gruppo celto-romano (il pro-venzale, il franco-provenzale, il catalano, il grigionese, il ladi-no), il friulano si trov sempre a convivere con unaltra lin-gua di maggior prestigio (latino, tedesco, italiano) e questofatto, bench i primi documenti friulani risalgano al XIIIsecolo, imped alla parlata friulana di affermarsi come lingualetteraria.

    Solo in tempi moderni c stata, in pratica, unautenticaesplosione letteraria in friulano. La presenza di Pasolini inFriuli, da questo punto di vista, stata determinante e alta-mente significativa. Trainante, si dice oggi. Studi e statisticherecenti riferiscono che in Friuli quanti ancora parlano in mari-lenghe sono alcune centinaia di migliaia di persone.Intendiamoci, non sono poche, soprattutto se si pensa che al dil dei confini fisici del Friuli, ci sono in giro per il mondo alme-no altri due Friuli. Il numero dei parlanti in marilenghe, per,

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    anno dopo anno va calando. Colpa dei mass media? Forse.Diciamo semplicemente della modernit. Attenzione, per,Quando muore una lingua - ha scritto qualcuno - muore unpopolo. Ci si chiede: baster una legge di tutela per salvare lamarilenghe e il Friuli di domani? Sospendendo per ora una cosgravosa risposta, passiamo brevemente ad enucleare alcune trale pi importanti opere critiche sulla letteratura di lingua friu-lana, avendo chiara lidea che anchesse contribuiscono nonpoco alla soluzione, in senso positivo, della questione.

    A chi sfoglia lAntologia della letteratura friulana di BindoChiurlo, edita nel 1927, in cui si tratta sia del filone popolaresia di quello di autore, la produzione poetica appare legata apochi volonterosi nomi. Si respira una purezza di linee, unasufficiente correttezza di dettato, un senso della tradizione edella storia, ma anche un certo divincolarsi del linguaggio, chefatica ad emanciparsi e a proporsi letterariamente alternativo aquello di altre lingue, e ad assumere una vera e propria auto-nomia. I versi di alcuni poeti sopravvivono per la veste musi-cale di cui sono stati rivestiti e potenziati da vari compositoridel primo dopoguerra. E su questa fascia di canti per unaPatria ritrovata che si basa ancora molta parte del repertoriodei cori friulani.

    Confrontare lantologia di Chiurlo con quelle che comin-ciano ad apparire pochi decenni dopo come fare un balzo inuna nuova e stupefacente realt.

    La prima antologia di DAronco, la Flr di Dino Virgili, lan-tologia aggiunta al Chiurlo dalla Nicoloso Ciceri, la seconda diDAronco, tutte con apparato critico in italiano, la recentissimadi Luciano Verona in lingua friulana anche nei lineamenti cri-tico-biografici, testimoniano di un progresso partecipativo, diuna cessione artistica pi consapevole, di unimpensabileesplosione letteraria.

    E il dato potrebbe benissimo essere applicato anche allaprosa. Nonostante la cultura italiana ignori praticamente quel-lo che si scrive nelle lingue minoritarie, minoritarie nel senso dimeno diffuse, non certo meno ricche e significative, il fenome-no non poteva sfuggire a lungo. E, infatti, uscito per leditore

  • Bonacci di Roma un volume antologico La Poesia Friulana delNovecento curato da Valter Belardi, esperto di poesia ladina edocente allUniversit La Sapienza di Roma e da GiorgioFaggin, noto per il suo vocabolario friulano e docenteallUniversit di Bologna.

    Si potr ipotizzare che molto dellopera poetica di linguafriulana, specie di quella iniziale e medioevale, sia andato per-duto, ma le statistiche rilevano che nel novecento e soprattut-to dal secondo dopoguerra del secolo appena concluso, la pro-duzione letteraria supera quella di tutti i secoli precedentisommati insieme.

    Le migliorate condizioni economiche, larresto dellemorra-gia migratoria, lo sviluppo culturale e una nuova coscienza diappartenenza etnica, hanno concorso a porre le basi di questafelice e consolante realt.

    Tra tanti autori e tante pubblicazioni senzaltro ci sarannoquelli che passeranno alla storia oltre lusura del tempo e deigusti, quale preziosa testimonianza dellanima e della civilt diun popolo.

    Una delle caratteristiche che balzano evidenti nel panora-ma letterario di oltre mezzo secolo quella di una successionedi individuati gruppi e circoli poetici. Sono LAcademiuta dilenga furlana, fondata nel 1945 a Casarsa, la Risultive, nata aFagagna nel 1949, il Tesaur di G. DAronco degli anniCinquanta a Udine, la Cjarande del 1966 a Buttrio. I paesi sonoindicativi del luogo di costituzione dei gruppi, i cui aderenti,provenienti da varie localit, hanno scelto un determinatoposto per la fondazione dei loro sodalizi. Gli autori sono quin-di di ogni parte del Friuli. Attorno a queste costellazioni poe-tico letterarie ci sono poeti a s stanti, pi o meno indipen-denti, ma in genere iscritti ad associazioni culturali ed enti,come la Filologica Friulana.

    Il Parnaso Friulano dunque affollato di nomi, ma pi chetracciare una galleria di ritratti desiderabile riflettere sullasostanza ed i contenuti, sugli ideali e sulle stimolanti propostedi questa vicenda poetica di questo cosmo letterario. Sebbenei prodromi di una poesia pi attenta e vigile si possano rileva-re in autori come Ugo Pellis e Celso Cescutti (Argeo), la veraspallata a un mondo tardo pascoliano e post zoruttiano avvie-ne con Pier Paolo Pasolini, tutto proteso alla ricerca delle ori-gini romanze e della lirica del Trecento, modernamente ricrea-ta. Ladesione allidioma casarsese, dopo alcune prime oscilla-zioni, significa rottura con la tradizione precedente e la sco-perta di un linguaggio letterariamente intatto.

    Pur scrivendo nelle parlate del Friuli occidentale, gli autoriprecedenti erano stati ligi in genere a moduli tradizionali, comeCadel di Fanna, perito ancor giovane, scrittore di grande sensi-bilit. Lesperimento e la realizzazione pasoliniana ebbero iloro seguaci. Venuto a Roma, Pasolini simmerse nel grandemare della cultura italiana e del cinema. Il baricentro letterariofriulano ritornava a Udine, dove attorno a Giuseppe Marchetti,insegnante e studioso della Storia e delle Lettere friulane, si eraraccolto un cenacolo di giovani ingegni. Il motto del nuovogruppo fu innovazione senza rottura totale, per non spezzareil filo dei secoli di unintera letteratura, anche se per certi versinon troppo pregnante, ma pure insostituibile prova di un pas-sato linguistico ed arte. Il nome che si diedero questi promet-

    tenti autori fu quello di Risultive (Sorgente). Anchessi ripu-diavano il verseggiare post zoruttiano, ma non la lingua lette-raria formatasi con Zorutti e Caterina Percoto. Era una linguache, purificata dai molti italianismi, veniva a costituire laKoin, ossia la lingua comune, codificata nella grammatica friu-lana del Marchetti.

    Su questa linea vennero in luce le opere di Dino Virgili, diAurelio Cantoni, di Alan Brusini, di Otmar Muzzolini (MeniUcel), di Alberto Picotti e di vari altri autori ed autrici. IlTesaur raccoglier vecchie glorie e nuove leve con SanteTracogna, Pieri Menis, Domenico Zannier, Nadia Pauluzzo,Galliano Zof. Sar unesperienza piuttosto breve, ma rappre-sentante un indirizzo pi aperto nel registro linguistico. Vi siaccoster anche Castellani, prima vicino ai casarsesi. Si isola ilcaso di Novella Cantarutti, che stampa il suo primo libro diliriche con Risultive e viene valorizzata da Marchetti. In segui-to accenner ad un distacco da quel cenacolo.

    I pareri provvisori che si possono dare sulla poesia deglianni dal Cinquanta al Sessanta rispecchiano un giudizio positi-vo per la variet dei temi assunti e per molte felici realizzazio-ni. Nel 1966 si inaugura il cenacolo della Cjarande, il cui nomeindica la siepe o il boschetto ceduo ai limiti della strada. Essonon propone una Koin, ma non la esclude. Gli autori sonoliberi di seguire il cammino, anche linguistico, variet locale olingua comune, come desiderano. Laccento posto innanzitutto sui temi e sullinterpretazione estetica. Confluiscononella Cjarande, Domenico Zannier, Galliano Zof, MarioArgante, questultimo gi noto per la sua produzione in altrimomenti culturali. Appaiono poeti come Gemma NodaleChiapolino, Umberto Valentinis, Mauro Vale, RobertoIacovissi. Ci si perdoni, se citiamo pochi nomi. Le motivazionidi questa compagine sono intimistiche e sociali, lamalgama dipolarit diverse.

    Notiamo che, a parte lAcademiuta, i diversi cenacoli dura-no nel tempo e vi tra essi una certa osmosi, che arricchiscetecniche e lessico espressivo. Tra gli autori che preferisconoessere indipendenti citiamo Enos Costantini, Ida Vallerugo,Giacomo Vit, Leonardo Zanier, che mantengono una propriavariet linguistica friulana occidentale e per Costantini eZanier, carnica. Elsa Bujese si accosta ai moduli della Risultive.Nasce anche la poesia narrativa che a fine secolo raggiunge ilnumero di sette poemi per un totale di quasi quarantamilaversi endecasillabi, rimati o sciolti. Il mondo delle lettere friu-lane abbraccia ormai nella sua poesia le tematiche del mondointero.

    Acuto in tutti i movimenti poetici e in tutti gli autori ilsenso della storia e della propria terra, un sentire le ancestraliradici in unindiscussa fedelt al passato della propria gente. Ilmessaggio globale che ci viene dalla poesia friulana la valo-rizzazione della persona umana nei suoi sentimenti profondi,nelle fasi alterne dellesistenza di gioia o di dolore, di nascita emorte, nelle sue istanze sociali, nel suo desiderio di libert, maanche di misura e di legge, di celebrazione degli affetti familia-ri, della religiosit storica e attuale, fondamentalmente ancora-ta alla fede cristiana. Si tratta dunque di una poesia, che se tal-volta assume forma di protesta e di ironia, non per detraen-te. E per la vita e per lamore della vita.

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  • Friulano migranteLuciano Pettoello Mantovani

    F riulano migrante anchio, scrivo queste brevinote sulle mie esperienze di vita solo per una sollecitazionebenevola del caro, insigne prof. Degano. Perch da noi, parla-re di se stessi, costituisce, si sa, un reato di lesa friulanitas.

    Dir, dunque, che, sebbene sia nato a Udine e nella miacitt sia vissuto per tutta la giovinezza, io mi considero unfriulano di Svevia. Fu, invero, a Tubinga, la perla di quellaverde terra, che mi formai. Fu l che divenne scienza il miorapporto con il diritto (Hegel, per tutti), dopo le suggestionigiuridiche esercitate su di me da un maestro di arte forensequale era stato mio padre; e fu l che conobbi come cultura ilromanticismo (Hlderlin, per tutti), che proprio in quella cit-tadina e cittadella del sapere aveva visto la luce. Una relazio-ne interiore, questa, che continuata poi per tutta una vita, se vero che io sempre sento il bisogno di verificare lass le cre-dute certezze impartite qui a La Sapienza romana.Insomma, parafrasando spiritualmente il canto degli studenti

    svevi, ben posso dire ich hab mein Herz in Tbingen verloren.Una perdita che, per un sortilegio dellintelletto ti insegna adarricchire tutte le cose, persino quelle da cui gi la bellezzatraluce.

    Il lavoro, quasi un destino di ogni friulano, mi ha portato,cos, a parlare di un ventiduenne migrante che and ancheglipes Germaniis, ad inseguire un suo folle sogno. Roma, la cele-brata culla dello ius, aveva creato, infatti, con i suoi eccelsi giu-reconsulti, il solo diritto civile. I problemi del diritto penale,invece, quelli ai quali il giovane studioso guardava, li avevarisolti assai sbrigativamente.

    Ma si impone una parola ancora, per una distinzione. Hodetto, iniziando, che sono un friulano anomalo. Voglio quiaggiungere che se lo sono culturalmente, non lo sono, forse,spiritualmente. Se tu vens cass ta cretis mi aggredisce infat-ti lanima, ora che sono lontano, assai pi del ritrovarmi nellamia Terra dopo un dolente distacco.

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    Piero Monassi: Centenario dellemigrazione dei Cramars

  • PrejeraPier Paolo Pasolini

    Signr dut rotAlberto Picotti

    C rist piett dal nustri pas. No par fani p siors di chel chi sin. No par mandni ploja. No par mandni soreli.Pat cialt e freit e dutis li tempiestis dal seil, al il nustri distn. Lu savn! Quantis mai voltis che ta chista nustra Glisiuta di Santa Crous, i vin ciantat li litanis, pars cheTu ti vedis piett da la nustra ciera! Ma vuei i si necuarzn di vei pret par nuja; vuei i si necuarzn che Tuti sos massa p in alt e da la nustra ploja e dal nustri sorelie da li nustris briis. Vuei a la muart ca ni speta cintr. Ma di-n-dul vegnia che muart? Di-n-dul, e pars,duta chista zent foresta vegnia a meti in pericul chistanustra puora vita, senza pretesis, senza ideai, spendudadoma che a lavor e a pat? Ma nu i si recuardn chenaltra volta, tanciu scui fa, quant che il Turc al braste distrt dut il Friul, Tu ti s vut piett dal nustri pas,ti as fat il miracul di salvalu. E nu i sin enciam contenspar chel miracul e i Ti rengrasin enciam, ads ca sonpasss ins e ins e ins. Ma sint se bon odur cal sofladal nustri pas! Sempri chel! Odur di fen fantassins tornnt dai ciamps. Slontna naltra volta il pericul e lamuart, lssini c enciam a vevi e pat e preaTi e mur inpas.

    T al sdrum de m glesie,dar dal taramot,al un Signr in crsdut rot.Al pr chal zemitramiez dai rudinazintant che mans pietsisdi fantaza rvin.Ma lu cjtin muart.Muart propi cum,unaltre volte:par si ognun di n.

    Cristo tutto rotto

    Nelle rovine della mia chiesa, / in seguito al terremoto, / c un Cristoin croce / tutto rotto. / Sembra che gema / fra le macerie / intanto chemani pietose / di ragazzi / arrivano. / Ma lo trovano morto./ Mortoproprio adesso, / unaltra volta / per essere ognuno di noi.

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    Venon a vot agnsdal taramotEttore Scaini

    C lps e pierisdut partiare tancju agns di storieingrumz dal timpfuarze ingegnospinds dal furlancal torne a ridi.Tal soreli al vit la stradeta la gnot la stelea no si piartal pense al lavore.I clps in filelis pieris lavoradisa clamin lis animisa scrivi la storiedal pas ca nol mr.

    Sassi e pietre / tutto per terra / tanti anni di storia / ammucchiati daltempo / forza ingegno / spesi dal friulano / che torna a ridere. / Sottoil sole vede la strada / nella notte la stella / non si perde / pensa elavora. / I sassi in fila / le pietre rilavorate / chiamano le anime / a scri-vere la storia / del paese che non muore.

  • Il padrone della notteStanislao Nievo

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    Su di esso una coorte di viaggiatori pazzi suonava gli elementidi unorchestra immensa, provvista di tutti gli strumenti cheuna mente scatenata potesse ideare e dotata di migliaia di alto-parlanti.

    Il rumore usciva dalla terra innalzandosi ovunque, accompa-gnato da odor di bruciato. Il suono guizz fra le pietre infilando-si dappertutto come un serpente sprizzante. Entr nelle torrimentre linsopportabile messaggio squassava uomini e cose.

    Le viscere del suolo furono percorse da un palpito mostruo-so. La pi vecchia delle cinque parti della grande costruzionesi divise. Sul muro scorticato le travi trattennero in bilico unamassa di mobili pesanti. Una sala da bagno rimase in aria,sospesa ai tubi che sostenevano i lavabi nellantica posizione,senza pavimento, come in una mostra moderna.

    Le tegole ancora appese ai tetti volarono via come pipi-strelli silenziosi. Statue, affreschi, travature apparvero nel cielonero. La calce le incipri come il trucco per uno spettacolo tea-trale dove il cielo avrebbe fatto da cupola.

    Erano le 21,01 di un giorno di maggio, in un angolodEuropa chiamato Friuli.

    I l 6 maggio 1976, alle ore 21,01, dallepicentro delMonte San Simeone si irradiava il terribile sisma che devasta-va il Friuli.

    I grilli non avevano cantato quella sera, ma nessuno se neera accorto. N si erano sentite le civette che volavano fra letorri, con una spiccata simpatia per quella centrale. Le lucerto-le che abitavano gli anfratti delle immense mura erano sbuca-te dai loro rifugi quasi tutte insieme al tramonto, fuggendoverso il declivio settentrionale dove si apriva il parco e lacostruzione terminava a picco su un bosco di noccioli.

    Alle nove e un minuto di quella sera la luna si nascose. In quelmomento manc lelettricit e la grande costruzione scomparve.

    Unonda invisibile abbracci le pietre e cominci a massag-giarle con ritmo violentissimo. Era unonda inconsueta.Sorgeva dal terreno e provocava una vibrazione sonora che siabbassava su una scala interna e fuggiva oltre, verso gammesconosciute. Sembrava che un treno enorme, a pazza velocit,corresse su un ponte di ferro sepolto nelle viscere della terra.

    Colloredo di Montalbano dopo il terremoto e com ora

  • Le friulane conquistano la capitaleAntonio Clemente

    N ellambiente romano, e nonsolo, fa tanto moda e ambizionedichiarare che nella propria casa, comecollaboratrice domestica, opera unaragazza filippina o polacca. I tempisono cambiati: siamo in Europa, conconfini aperti per coloro che desidera-no lavorare in questo particolare setto-re casalingo. Le agenzie di collocamen-to sono piene di richieste. Nel dopo-guerra, negli anni quaranta-cinquanta,in Friuli si cercavano le donne friulaneparticolarmente adatte per i compiticasalinghi.

    I parroci dei piccoli paesi friulanierano i garanti della moralit di questeragazze. Giovani donne che lasciavanole famiglie e gli amici per trasferirsi aRoma per motivi di lavoro.

    Il successo della donna friulanaaveva solide basi su due punti fonda-mentali: moralit, capacit e volontlavorativa. La moralit della donnafriulana accompagnata da onest,educazione e disponibilit del caratte-re e spirito di sacrifico e di adattamen-to. La professionalit lavorativa, era invece una naturale culturaricevuta dalle famiglie dorigine, normalmente agricole e mode-ste. Famiglie numerose, nelle quali tutti i componenti dovevanocollaborare per il nucleo familiare.

    Roma ha ospitato nel primo e secondo dopoguerra tantissi-me donne friulane. Oltre al quotidiano lavoro, queste donnehanno portato dalla propria terra la cultura, la mentalit e gli usie costumi che hanno anche contribuito negli anni al cambia-mento della vita sociale della citt e delle famiglie che la ospi-tavano. Infatti, molte ragazze si sono poi definitivamente trasfe-rite nella capitale, formando delle solide famiglie, lasciandoovunque tangibili segni della loro presenza.

    Nel quartiere romano dei Parioli esistono storie di vita vissu-te, alquanto significative, scritte dal comportamento lavorativo esociale delle donne friulane, distintesi soprattutto nella nobilefigura della tata, personaggio al quale i bambini ed i giovani silegavano affettivamente come ad una seconda mamma.

    Sarebbe senzaltro riduttivo classificare, pur positivamente, ladonna friulana solo come casalinga. In quel periodo particolare

    della nostra societ, lemancipazionedella donna si faceva lentamente largo,grazie anche al lavoro delle casalinghe.

    Il cinema italiano, in alcuni film, havalorizzato, esaltato il lavoro della donnafriulana come perfetta casalinga, ironiz-zando simpaticamente sul comandisignora, come rispondeva la cameriera.Simbolo di obbedienza e di servizio.

    Anche la nostalgia per la lontananzadai propri affetti familiari, dal paese edagli amici, stato un movente per nonperdere lidentit della terra dorigine.

    La donna friulana ha saputo con-quistarsi il proprio spazio sociale, cul-turale e lavorativo nella capitale, consacrificio, nel silenzio di una mentalitche esaltava le origini provinciali delFriuli e la sua nobilt contadina.Lambiente romano ha saputo apprez-zare il comportamento, le qualit ingenerale della donna friulana, conce-dendole nelle varie famiglie fiducia,stima e affetto. La stessa storia e vitasociale, culturale del Fogolr Furln diRoma passa ed scritta dalla donna

    friulana, come protagonista di alcune importanti conquiste.Nelloccasione ricordiamo con simpatia e riconoscenza le nobi-li figure delle tate friulane che hanno contribuito con il proprioprestigio ad esaltare il valore umano e culturale di tutte ledonne del nostro Friuli.

    Nei primi anni di attivit del Fogolr le meravigliose donneche erano entrate come collaboratrici domestiche nelle case piprestigiose di Roma, erano solite incontrarsi la domenica pressovari centri parrocchiali per pregare insieme, ma anche per par-lare dei propri paesi lontani. Le animava con tanta amabilit lasignora Maria Caldana consorte dellammiraglio FabrizioMizzau mentre, procurando sempre qualche gustoso goloset, laparte spirituale era seguita dalla delicata sensibilit di sacerdotee di docente del p. prof. Luigi Celledoni e del p. Teotimo Centische organizzavano i pellegrinaggi in Terra Santa. DonCelledoni, insieme a Degano, organizzava simpatici e assai fre-quentati incontri domenicali nei locali del liceo Tasso di viaSicilia. Era una felice occasione per queste ottime lavoratrici perrituffarsi, conversando fra amiche, nei ricordi del lontano Friuli.

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    Ritratto di donna carnica.Museo delle arti e tradizioni popolari, Tolmezzo

  • Mia madre friulana di AttimisRoberto Gervaso

    I o quando ti guardo, anche se hai pi diottantanni, vedo in te quella di sempre. Quellache da sempre mi esorta ad essere me stesso, adamare la natura, a dire la verit, ad aiutare chiha bisogno, a rispettare i deboli e a farmirispettare dai potenti, a non scendere a com-promessi disonorevoli per salire pi in alto diquanto le mie capacit mi consentano, la miacoscienza approvi. Quella che ha perdonato imiei errori con una dolcezza che mi ha resopi difficile ricommetterli. Quella che mi stata vicina anche quando mi era lontana.Quella che mha dato pi di ci che le chiede-vo. E senza mai farmelo pesare, senza mai esi-gere nulla in cambio.

    Ti guardo, e sei sempre la stessa. Come quando,il primo giorno di scuola, mi accompagnasti in aula affidando-mi alla vecchia maestrina dallo chignon bianco, che sembravadi seta, dal liso tailleur di lana blu, che sapeva di naftalina, dalviso stanco e un po sognante, che tanto avrebbe intenerito unpoeta crepuscolare.

    Ti guardo, ma non vedo le tue rughe. E non le vedo perchquelle che si vedono non sono rughe: o lo sono soltanto per chinon sa interpretare i moti del cuore.

    Il tuo non cambiato e, col tempo, anche se qualche rugaaveva, ora non ne ha pi. Non giovane: ringiovanito. Se nonbatte come quando, a ventanni, mi desti la vita, perch battedi pi. E non perch sia malato ma perch, facendo tanto bene,e non solo a me, tuo figlio, ma a tutti coloro che ne hanno biso-gno, diventato ancora pi vigoroso.

    Se un giorno cesser di battere, non sar per colpa di unim-provvisa, o progressiva, infermit. Sar perch nessuno ha pibisogno di lui, neppure tuo figlio, che tanto ne ha avuto, eancora ne ha.

    Ti guardo come ogni figlio dovrebbe guardare la propria

    madre, e questo anche perch tu mhai sempreguardato come ogni madre dovrebbe guardare ilproprio figlio. Ti guardo come tu hai guardato glialtri, e come gli altri dovrebbero guardarsi fraloro.

    Guardo il tuo viso sottile, cosparso di efelidi,che un tempo non avevi, le tue guance incavate,i tuoi occhi pieni denergia spirituale. Ti guardo,e ascolto la tua voce dal leale accento friulano,che tanti ha consolato, infondendo forza neideboli, coraggio in chi laveva perduto, speranzain chi era disperato, ottimismo in chi vedevatutto nero, rassegnazione in chi non sapeva pie-garsi allavverso destino.

    Mi hai sempre detto: Ci che ho fatto per te eper gli altri, lho fatto perch era mio dovere farlo.

    Non ho alcun merito e, quindi, non merito piedistalli. Anche lamia vita stata e, finch vivr, continuer ad essere, un servizio.Ti ho dato quel che dovevo darti, quel che ogni madre deve darea un figlio. Niente di pi.

    Sar come tu dici, ma io, ci che da te ho avuto, non solonon potr dimenticarlo, come nessun figlio dovrebbe dimenti-care quel che la madre ha fatto per lui: voglio anche dirtelo,scrivertelo. Voglio che chi mi conosce, ma ugualmente chi nonmi conosce, per mi legge, lo sappia.

    Io non intendo metterti sul piedistallo, non ne hai bisogno.Intendo solo, prima che tu mi lasci, saldare un grande debito.Anche se tu non ti sei mai sentita creditrice di alcuno, e tantomeno di me, tuo figlio.

    Da sessantanni sei il mio punto fermo, lncora cui, neimomenti difficili, mi aggrappo. Sei tu che mi hai evitato tantierrori, risparmiato tanti naufragi, tenuto lontano da tanti pre-cipizi. Qualcuno dir che questo sentimentalismo. Lo dicapure: non me ne importa niente. Cos tho vista, e ti vedo; costi ho sentita, e ti sento.

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    Roberto Gervaso

  • La napa neraAlberto Picotti

    N da la cjasa vecjana vevin da distrugjil fogolr,na veva daz-jch napa neracjalda di flamese p encjam di amr.

    Pareva, sot di j,una preghiera chazeva-sla vs dal fouce il sclopet dai stecs,il cjalt odr di psda la polenta,i sosprs serensdai nestris vcjuse il lr contdi rubes tant lontanesfra una presuta e ntradi tabac.

    E prin daz a durmencja il rosarialzeva-s par :una preghiera vera,na cantilena fr da la bocja,ma un sospir da lanimasu par ch napa nerache ades na p.

    E dopu,n da laria frescja e scurada la not,fr dal camin,ducj, cul fum,belbelu in prufissioncuntra le steles.

    E davr,chei rosaris di crche su pal cl a pocavinvs, sosprs e odrs,sempri p in s,n dal grim dal infint:lontan di chista cjerarestada cencia il cjaltdal fogolre la s napa nera.

    La cappa nera Nella casa vecchia / non dovevano distruggere / il focolare, / non

    doveva essere abbattuta / quella cappa nera / calda di fiamme / edancor pi di amore.

    Sembrava, sotto di essa, / una preghiera che saliva / la voce delfuoco / e lo scoppiettare degli stecchi, / il caldo odore di pace dellapolenta, / i sospiri sereni / dei nostri vecchi / e il loro raccontare / dicose tanto lontane / fra una presina e laltra di tabacco.

    E prima di andare a dormire / anche il rosario / saliva da l: / unapreghiera vera / una cantilena fuori dalla bocca, / ma un sospirare del-lanima / su per quella cappa nera / che adesso non c pi.

    E dopo, / nellaria fresca e scura / della notte, / fuori dal camino, /tutti, col fumo, / bel bello in processione / verso le stelle.

    E dietro, / quei rosari di cuore / che su nel cielo accompagnavano/ voci, sospiri e odori, / sempre pi in su / in grembo allinfinito: / lon-tano da questa terra / rimasta senza il caldo / del focolare / e la suacappa nera.

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  • Cjatsi in FrilMeni Zannier

    C jatsi tra furlns al un plas che nissun dismentevolte par volte.E son lidrs che no si po tas e peraules dal cr che duc siscolte.

    Si rive di ogni bande ca in Fril a beversi il spirt te risultive.O sin come i bisaz, co duc si l dal mr grant torn simpri ala s rive.

    O sin cul fogolr de Capitl cun Degan, chel vulcanicpresidnt;nus compagne Milan, e a Visinl dal Judri il stomi o stinfasint content.Viodinsi simpri ams di cr furln, dinsi un salt, stringinsivu la man.

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  • Quel Natale di 53 anni f,tra le paludi pontinePiero Isola

    Da Dal Friuli lontano, Ed. Fogolr Furlan - Roma 1991

    S candite dalle ricorrenze cinquantenarie proseguono lecelebrazioni per ricordare la bonifica delle paludi pontine e lafondazione delle citt nuove durante il ventennio. Dopo Latinae Sabaudia, i cui cinquantenari (rispettivamente nel 1982 e nel1984) sono stati onorati dalla presenza di Pertini, nellanno chesta per concludersi stata la volta di Pontinia, nel 1986 sar lavolta di Aprilia e, infine, nel 1988, toccher a Pomezia (citt,questultima, alle porte di Roma) festeggiare il mezzo secolo divita. Nel frattempo sono stati commemorati anche i cinquan-tenari di alcuni dei numerosi borghi sorti nei territori dellabonifica e il 50 anniversario della costituzione della provinciadi Latina (allora Littoria).

    Sono le tappe pi significative di una storia (o meglio -fuori da ogni retorica - di una epopea) che ha visto impegnatein un ruolo di primo piano le genti del Friuli, del Veneto edellEmilia. Grazie, infatti, al contributo determinante degliimmigrati di queste tre regioni fu possibile il miracolo del recu-pero e della valorizzazione di terre fino ad allora consideratemaledette.

    Una delle prime famiglie friulane a giungere nellagro pon-tino fu quella dei fratelli Pittia: quindici persone in tutto, par-tite nel dicembre del 1932, 53 anni fa, da Reana del Roiale.Assieme a loro partirono le famiglie dei Tarnold, dei Mansutti,dei Chiandetti, dei Drusin. Cinque famiglie al completo,donne, anziani, bambini pi le masserizie, per un viaggio cheaveva il sapore della scommessa e della sfida.

    Ezio e Diego Pittia, oggi coltivatori in pensione a BorgoFaiti di Latina, raccontano con semplicit e senza particolarecommozione la loro storia. Una storia come tante di quelperiodo: storie fatte di sacrifici, di rinunce, di distacchi doloro-si. Una storia che forse, raccontata oggi, sembra avere nulla distraordinario. Ma ancora una volta la straordinaria confermadi come con il lavoro, la tenacia e la fiducia nel domani sia pos-sibile superare i momenti difficili (le paludi) della vita.

    Lasciammo Reana la sera del 7 dicembre portandociappresso quanto era rimasto. I mobili gi stavano sul treno, aUdine. Eravamo in quindici: nostro padre, nostra madre, lanonna, due zii, tre cugini e noi, sette fratelli tutti maschi.Anche i Tarnold, i Chiandetti, i Manzutti e i Drusin erano pres-sa poco assortiti nello stesso modo; dodici, quindici personeper famiglia.

    - Ma perch lasciavate il Friuli, stavate male? No, non stavamo male, ce la passavamo discretamente, non

    ci mancava niente. Soltanto la terra che coltivavamo non eranostra, eravamo affittuari, e comunque non sarebbe mai basta-

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    Le paludi prima della Bonifica

    Fasi dello scavo di un canale

    ta per tutti. Quando nostro padre seppe della possibilit offer-ta agli ex combattenti di avere in assegnazione nellagro ponti-no un podere e una casa, decise di presentare la domanda.Occorrevano due condizioni: che il capofamiglia avesse com-battuto nella grande guerra e che almeno cinque componentidella famiglia fossero maschi in et lavorativa (18 anni com-piuti). Noi rientravamo in tali condizioni e la domanda fuaccolta.

    - Con quale animo partivate?Noi ragazzi eravamo contenti, la novit del viaggio ci atti-

    rava. Da Reana a Udine andammo con la corriera messa a dis-posizione dal comune, da Udine a Latina con il treno, una sortadi tradotta riservata alle famiglie dei coloni. La mattina dopoeravamo a Latina, anzi a Littoria. Dove c adesso la stazionenon cera niente, soltanto una baracca. Tuttintorno la campa-gna incolta, il terreno fangoso, le strade non cerano, allinfuoridellAppia, e poi uno squallore, una desolazione. Insomma ilprimo impatto non fu piacevole; nostra madre ripeteva: madove mi avete portata? .

    - Andaste subito al podere?No, passammo prima allUccellara, il centro di smistamen-

    to dellOnc (Opera nazionale combattenti), dove ci diedero unpasto caldo, poi ci acc