progetto continuita’ gli alunni della classe va scuola primaria p.ssa di piemonte presentano le...
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PROGETTO CONTINUITA’
Gli alunni della classe VA
Scuola Primaria P.ssa di Piemonte
PRESENTANO
Le leggende di Natale
a.s. 2010/11
C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
Per avere sempre piu' soldi, a volte si
comportava in modo disonesto e
approfittava della ingenuita' di alcune
persone. Ma tanto a lui non
importava, perche' non andava mai
oltre le apparenze.
Non voleva conoscere quelli con i
quali faceva affari. Non gli
interessavano le loro storie e i loro
problemi. E per questo motivo
nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, ormai vicino a
Natale, il vecchio mercante non riusciva
a dormire e dopo aver fatto i conti dei
guadagni, decise di uscire a fare una
passeggiata.
Comincio' a sentire delle voci e delle
risate, urla gioiose di bambini e canti.
Penso' che di notte era strano sentire
tanto chiasso in paese. Si incuriosi'
perche' non aveva ancora incontrato
nessuno, nonostante voci e rumori
sembrassero molto vicini.
A un certo punto comincio' a sentire
qualcuno che pronunciava il suo nome,
chiedeva aiuto e lo chiamava fratello.
L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si
stupi'.
Per tutta la notte, ascolto' le voci che
raccontavano storie tristi e allegre, vicende
familiari e d'amore. Venne a sapere che
alcuni vicini erano molto poveri e che
sfamavano a fatica i figli; che altre persone
soffrivano la solitudine oppure che non
avevano mai dimenticato un amore di
gioventu'.
Pentito per non aver mai capito che
cosa si nascondeva dietro alle persone
che vedeva tutti i giorni, l'uomo
comincio' a piangere.
Pianse cosi' tanto che le sue lacrime si
sparsero sul cespuglio al quale si era
appoggiato.
E le lacrime non sparirono al mattino,
ma continuarono a splendere come
perle.
Era nato il vischio.
La grotta del Bambino Gesù brillava di
lontano di una luce sovrannaturale.
Pastori, donne del popolo, bambini, tutti
si recavano in visita…”Adeste, fideles- si
sentivano gli angeli cantare-“ ed il
suono delle zampogne pastorali
riempiva il cielo notturno di armonia e
di gioia. Le creature del bosco si
riunirono e decisero di andare anche
loro a rendere omaggio al Celeste
Bambino.
Radunarono i doni: nocciole,
cappucci degli gnomi per il freddo, le
scarpine appuntite degli elfi, i veli
delle fate, i chicchi di grano messi al
riparo dal freddo inverno dalle
formiche, di tutto un po’…
E si avviarono, strana processione di
bizzarre creature dalle vesti
multicolori:
ecco le esili fate, i veli lunghi e
trasparenti a fasciare i corpicini
sottili…
E gli elfi, dalle ali trasparenti e poi gli
gnomi, i buffi copricapo di panno rosso,
arrancano sulle gambe muscolose e
storte… Le formiche seguono, in lunga
teoria… nere nere, ma con ai piedi
chicchi di melograno per essere visibili e
non essere calpestate… Dall’alto li segue
un gufo, con gli occhi fosforescenti
illumina la notte… In mano ognuna delle
creature del bosco reca una lucciola per
far luce al sentiero.
Camminano in silenzio, ogni tanto un
bisbiglio per vincere il gelo della notte.
Ed ecco, sono alla grotta, ma la folla di
persone non lascia loro vedere il
Bambino: sono tutte piccole di statura,
le creature del bosco.
Accanto , un cespuglio di una strana
pianta spinosa…le foglie verdi, dure.
Non c’è altro da fare: bisogna salire se si
vuole vedere il Bambino.
A fatica salgono, gli esserini del bosco.
Prima gli gnomi, con le gambe robuste,
poi tirano su le fate, gli elfi con le ali
salgono in alto, le formiche fanno una
catena nera lunga lunga, le buffe
scarpe di melograno ai piedi…
E sono in alto: il Bambino li vede,
sorride loro!
E’ solo un attimo, ma anche la luna
brilla più argentea.
Felici gli esserini scendono dalla pianta
spinosa, quasi non sentono il dolore delle
ferite fatte alle loro tenere carni dalla
pianta spinosa… Ma un po’ del loro sangue
è rimasto lì, sulle foglie. Il Bambino sa di
quel sangue e non vuole disperderlo…
Il sangue da liquido si fa solido, si condensa
in palline di un vivido rosso e per sempre
resta lì, ad ornare nei giorni del Natale le
foglie verdi ,spinose, dell’agrifoglio.
Quando giunse l'inverno tutti gli uccelli del bosco partirono. Soltanto un piccolo uccellino decise di rimanere nel suo nido dentro un cespuglio di pungitopo, voleva a tutti i costi attendere la nascita di Gesù per chiedergli qualcosa. L'inverno fu lungo e molto nevoso. Il povero uccellino era stremato dal freddo e dalla fame.
Finalmente arrivò la Notte di Natale. Quando l'uccellino fu dinnanzi al Bambino appena nato, disse:"Caro Gesù, vorrei che tu dicessi al vento invernale del bosco di non spogliare il pungitopo. Così potrei restare nel mio nido e attendere la primavera".Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell'uccellino. Da allora, il pungitopo conserva le sue verdi foglie anche d'inverno. E per riconoscerlo dalle altre piante, l'angelo vi pose, delle piccole bacche rosse e lucide.
Mentre tutto il personale di cucina eraimpegnato a servire in tavola le numeroseportate del cenone di Natale, a sorvegliare il forno era rimasto solo Toni, il servo piùgiovane e pasticcione, che aveva appena 12 anni.- Bada alle focacce che stanno cuocendo – gli aveva raccomandato Ambrogione.
Ma Toni, un po' per la stanchezza, un po' per il piacevole calore che il forno emanava, si appisolò. Dormì soltanto pochi minuti, ma quando si svegliò, dal forno usciva già una densa nube di fumo.- Povero me, che disastro - si disperò Toni, strappandosi i capelli dalla testa. Che fare adesso? Come rimediare? Per fortuna sul bancone di legno era rimasta un po' di pasta di pane. Senza perdere un istante, Toni afferrò la pasta, la lavorò, vi mescolò uova e burro. Poi I'addolcì con il miele, vi unì i canditi, l' uva passa e la frufta secca. Infine mise tutto nel forno.
Ambrogione fece buon viso a cattivo gioco e portò il dolce improvvisato da Toni sulla tavola dei signori di Mllano, che lo apprezzarono molto.Da allora il “pan di Toni”, o meglio il panettone, non mancò mai nel lorocenone natalizio. Il panettone si è conquistato un posto nel cuore di tutti igolosoni del mondo. Essi dicono che diventa particolarmente buon se losi gusta in compagnia.
La leggenda di Babbo Natale
Babbo Natale vive a nord del Circolo
Polare,abitava in una capanna del bosco
circondata di abeti.
In una sera di mal tempo, non sapendo
cosa fare,si mise a dormire, e fece un
sogno. Nel sogno gli apparve un
angioletto, che aveva una vocina dolce.
Gli spiegò che nel mondo c’erano molti
bambini poveri ,e desideravano dei
giocattoli come gli altri bambini più
ricchi, poi gli scappò
una lacrima.
Natale gli chiese cosa poteva fare per
fargli tornare il sorriso e l’angioletto
gli disse che doveva portare a tutti i
bambini dei regali,ma soprattutto ai
bambini poveri. Poi gli spiegò come
doveva procurarseli, come
dovessetrasportarli con la slitta e
come entrare nelle case, attraverso i
camini.
L’ angioletto gli disse che Gesù
Bambino l’avrebbe aiutato a
distribuire i regali.
Fu così che Gesù Bambino nominò
Natale il papà di tutti i bambini.
I primi doni che Natale donò ai
bambini furono costruiti
Il primo vero presepe della storia fu
creato nella chiesa di Santa Maria
Maggiore, a Roma. Questa usanza
divenne così popolare che prestò tante
altre chiese vi aderirono.
Ognuna creava un presepio particolare
ed unico. Le scene della natività erano
spesso ornate con oro, argento, gioielli e
pietre preziose.
Anche se molto popolare tra le classi
più ricche, questa opulenza era
quanto di più distante dal significato
della nascita di Gesù.
Il presepe attuale risale a San
Francesco d'Assisi, che nel 1224
decise di creare la prima Natività
come era veramente descritta nella
Bibbia. Il presepe che San Francesco
creò nel paese di Greccio, era fatto di
figure intagliate, paglia e animali
veri.
Il messaggio era diretto, e poteva essere
capito e recapitato da tutti, ricchi e
poveri.
La popolarità del presepe di San
Francesco durò fino ad espandersi in
tutto il mondo.
In Francia si chiama Crèche, in
Germania Krippe, in Spagna e America
Latina si chiama Nacimiento, nella
Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in
Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si
dice Portal.