progetto di light design

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LA STORIA LA STORIA Tempio di Esculapio Tempio di Diana Tempio di Antonio e Faustina Arco di Settimio Severo Propilei greci Propilei egizi Fontana del fiocco Portico dei leoni VILLA BORGHESE E IL GIARDINO DEL LAGO Villa Borghese è un grande parco della città di Roma che comprende sistemazioni a verde di diverso tipo, dal giardino all'italiana alle ampie aree di stile inglese, edifici, piccoli fabbricati, fontane e laghetti. A partire dagli ultimi due decenni del Settecento, fu oggetto di una profonda trasformazione. Nel 1766 il principe Marcantonio intraprese consistenti lavori di trasformazione ed abbellimento che interessarono, in primo luogo, il "Casino nobile" (ora sede della Galleria Borghese), poi il "Primo Casino" (attuale "Aranciera" e sede del Museo Carlo Bilotti), e soprat- tutto nel parco, con la sistemazione del "Giardino del lago", per opera degli archi- tetti Antonio e Mario Asprucci. La zona denominata nelle descrizioni seicentesche “piano dei licini, perché caratterizzata da un bosco di lecci, attigua all’acquedotto e al Primo Casino, venne recintata assumendo una connotazione precisa, mutata dalla moda dei giardini all’inglese. Le prime notizie sull’inizio dei lavori risalgono al 1784 ma solo nel 1790 l’intervento si poté considerare compiuto: nel corso di quei sei anni il progetto cambiò più volte e a fianco degli architetti Asprucci, si alterna- rono artisti, giardinieri e paesaggisti. Inizialmente Marcantonio intendeva trasfor- mare un’area senza caratteri particolari arricchendola di arredi, creando un siste- ma di viali e percorsi, secondo i moduli abituali, senza introdurre tipologie innova- tive. Il gusto del tempo era affidato agli arredi ispirati all’imitazione dei modelli architettonici del passato, soprattutto ai templi greci e infatti i primi tre monu- menti realizzati nell’area furono: il tempio di Esculapio, il tempio di Diana e il Tempio di Antonio e Faustina. I tre monumenti progettati, sotto la guida degli Asprucci, dotarono quella zona del parco di una omogenea presenza neoclassica, accentuata dalle numerose statue antiche, solo in minima parte in sintonia con la moda dei giardini all’inglese che prevedeva una pluralità di stili. Le fasi di realizza- zione del Giardino del Lago e le ripetute variazioni sono documentate da mandati di pagamento, resoconti e a questi si aggiunge una fonte preziosa e originale, le lettere scritte da Francesco Bettini al suo padrone, il cardinale Doria, proprietario della villa attigua a Villa Borghese. Bettini, si era appassionato all’arte dei giardini nel corso dei suoi lunghi soggiorni in Francia e, tornato a Roma, aveva avuto l’incarico dal cardinale di trasformare la modesta vigna in un parco all’inglese. Cosi i lavori delle due ville procedettero di pari passo. Inizialmente i due progetti si presentavano estremamente diversi: grandioso,imponente, classicheggiante e ricco di arredi di pregio quello di Villa Borghese, mentre quello della Villa Doria era limitato nell’estensione e negli arredi, ma più articolato, originale e eccentrico. Inevitabilmente, la vicinanza introdusse contaminazioni e rapporti di collaborazione e il principe Marcantonio, attratto dalle originali innovazioni della villa del vicino, cambiò in gran parte l’impostazione iniziale. L’architetto Antonio Asprucci aveva ideato un sistema di viali simmetrici e perpendicolari, adorni di statue, busti e altri arredi di pregio, con alcuni monumenti nei punti focali, come il Tempio di Esculapio e il Tempio di Diana, agli estremi del viale principale. Il tempio di Esculapio doveva essere addossato alla parete di confine della villa, adorno di una colossale statua e con innanzi una peschiera rettangolare. Ma il principe, osservando il lago che si stava realizzando nella Villa Doria, ne fu influenzato e cosi decise di cambiare l’impostazione del tutto chiamando come consulente Jacob More. La peschiera fu sostituita da un lago dalle forme irregolari, ad imitazione di uno stagno naturale, contornato da alberi e con al centro, su un’isoletta, il tempio di Esculapio. In seguito, non solo per il lago, ma anche per l’assetto del parco e per la scelta della vegetazione, vennero ripresi i modelli dei giardini all’inglese. Bettini può essere senza dubbio considerato il primo ad aver introdotto a Roma la moda dei giardini all’inglese, realizzando nella villa Doria un originale parco ricco di arredi eclettici, movimenti del terreno, laghetti, fontane e il tutto arricchito dall’uso di molte piante di provenienza esotica e rara. Usava piante importate dall’America e dall’Estremo Oriente quali le magnolie, la sofora, la bignonia catalpa, varietà di aloe e di vucca, la gledischtsia triacanthos, la melia azerdac, la tuie, le robine eil cipresso. Però, nonostante la grande disponibilità di mezzi e la volontà del princi- pe di modificare il progetto formale originario, il risultato non fu ottimale. Sotto la regolare piantata di lecci, ad interrompere la simmetria dei viali tracciati a formare i tradizionali riquadri geometrici, vennero infatti piantati folti cespugli e creati vialetti tortuosi e il lago, nella sua nuova forma, con al centro il maestoso tempio, costituiva un interessante tentativo di avvicinarsi ai nuovi modelli. Tuttavia la permanenza dei viali rettilinei scanditi dai tradizionali lecci, la monotonia del terreno pressoché totalmente pianeggiante, rendevano il Giardino del lago ben lontano dai giardini francesi o inglesi dell’epoca. COMUNICAZIONE VISIVA E MULTIMEDIALE A.A. 2008/2009 Prof. Corrado TERZI Studente Arturo CAIONE TAV. 1

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PROGETTO DI ILLUMINAZIONE PER IL LAGHETTO ED IL TEMPIETTO DI VILLA BORGHESE A ROMA

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Page 1: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

LA STORIALA STORIA

Tempio di Esculapio Tempio di Diana

Tempio di Antonio e Faustina

Arco di Settimio Severo Propilei greciPropilei egizi Fontana del fiocco

Portico dei leoni

VILLA BORGHESE E IL GIARDINO DEL LAGO

Villa Borghese è un grande parco della città di Roma che comprende sistemazioni a verde di diverso tipo, dal giardino all'italiana alle ampie aree di stile inglese, edifici, piccoli fabbricati, fontane e laghetti. A partire dagli ultimi due decenni del Settecento, fu oggetto di una profonda trasformazione. Nel 1766 il principe Marcantonio intraprese consistenti lavori di trasformazione ed abbellimento che interessarono, in primo luogo, il "Casino nobile" (ora sede della Galleria Borghese), poi il "Primo Casino" (attuale "Aranciera" e sede del Museo Carlo Bilotti), e soprat-tutto nel parco, con la sistemazione del "Giardino del lago", per opera degli archi-tetti Antonio e Mario Asprucci. La zona denominata nelle descrizioni seicentesche “piano dei licini, perché caratterizzata da un bosco di lecci, attigua all’acquedotto e al Primo Casino, venne recintata assumendo una connotazione precisa, mutata dalla moda dei giardini all’inglese. Le prime notizie sull’inizio dei lavori risalgono al 1784 ma solo nel 1790 l’intervento si poté considerare compiuto: nel corso di quei sei anni il progetto cambiò più volte e a fianco degli architetti Asprucci, si alterna-rono artisti, giardinieri e paesaggisti. Inizialmente Marcantonio intendeva trasfor-mare un’area senza caratteri particolari arricchendola di arredi, creando un siste-ma di viali e percorsi, secondo i moduli abituali, senza introdurre tipologie innova-tive. Il gusto del tempo era affidato agli arredi ispirati all’imitazione dei modelli architettonici del passato, soprattutto ai templi greci e infatti i primi tre monu-menti realizzati nell’area furono: il tempio di Esculapio, il tempio di Diana e il Tempio di Antonio e Faustina. I tre monumenti progettati, sotto la guida degli Asprucci, dotarono quella zona del parco di una omogenea presenza neoclassica, accentuata dalle numerose statue antiche, solo in minima parte in sintonia con la moda dei giardini all’inglese che prevedeva una pluralità di stili. Le fasi di realizza-zione del Giardino del Lago e le ripetute variazioni sono documentate da mandati di pagamento, resoconti e a questi si aggiunge una fonte preziosa e originale, le lettere scritte da Francesco Bettini al suo padrone, il cardinale Doria, proprietario della villa attigua a Villa Borghese. Bettini, si era appassionato all’arte dei giardini nel corso dei suoi lunghi soggiorni in Francia e, tornato a Roma, aveva avuto l’incarico dal cardinale di trasformare la modesta vigna in un parco all’inglese. Cosi i lavori delle due ville procedettero di pari passo.

Inizialmente i due progetti si presentavano estremamente diversi: grandioso,imponente, classicheggiante e ricco di arredi di pregio quello di Villa Borghese, mentre quello della Villa Doria era limitato nell’estensione e negli arredi, ma più articolato, originale e eccentrico. Inevitabilmente, la vicinanza introdusse contaminazioni e rapporti di collaborazione e il principe Marcantonio, attratto dalle originali innovazioni della villa del vicino, cambiò in gran parte l’impostazione iniziale. L’architetto Antonio Asprucci aveva ideato un sistema di viali simmetrici e perpendicolari, adorni di statue, busti e altri arredi di pregio, con alcuni monumenti nei punti focali, come il Tempio di Esculapio e il Tempio di Diana, agli estremi del viale principale. Il tempio di Esculapio doveva essere addossato alla parete di confine della villa, adorno di una colossale statua e con innanzi una peschiera rettangolare. Ma il principe, osservando il lago che si stava realizzando nella Villa Doria, ne fu influenzato e cosi decise di cambiare l’impostazione del tutto chiamando come consulente Jacob More. La peschiera fu sostituita da un lago dalle forme irregolari, ad imitazione di uno stagno naturale, contornato da alberi e con al centro, su un’isoletta, il tempio di Esculapio. In seguito, non solo per il lago, ma anche per l’assetto del parco e per la scelta della vegetazione, vennero ripresi i modelli dei giardini all’inglese. Bettini può essere senza dubbio considerato il primo ad aver introdotto a Roma la moda dei giardini all’inglese, realizzando nella villa Doria un originale parco ricco di arredi eclettici, movimenti del terreno, laghetti, fontane e il tutto arricchito dall’uso di molte piante di provenienza esotica e rara. Usava piante importate dall’America e dall’Estremo Oriente quali le magnolie, la sofora, la bignonia catalpa, varietà di aloe e di vucca, la gledischtsia triacanthos, la melia azerdac, la tuie, le robine eil cipresso. Però, nonostante la grande disponibilità di mezzi e la volontà del princi-pe di modificare il progetto formale originario, il risultato non fu ottimale. Sotto la regolare piantata di lecci, ad interrompere la simmetria dei viali tracciati a formare i tradizionali riquadri geometrici, vennero infatti piantati folti cespugli e creati vialetti tortuosi e il lago, nella sua nuova forma, con al centro il maestoso tempio, costituiva un interessante tentativo di avvicinarsi ai nuovi modelli. Tuttavia la permanenza dei viali rettilinei scanditi dai tradizionali lecci, la monotonia del terreno pressoché totalmente pianeggiante, rendevano il Giardino del lago ben lontano dai giardini francesi o inglesi dell’epoca.

COMUNICAZIONE VISIVA E MULTIMEDIALE A.A. 2008/2009 Prof. Corrado TERZIStudente Arturo CAIONE TAV. 1

Page 2: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

LA STORIALA STORIA

Anfora portapiante J.C. REINHART Villa borghese J.H. L’arancera e l’acquedotto MARCHETTI Manifesto per il giardino del Lago Viale del Lago Vista aerea del giardino del Lago

E. LANDESIO Festa al tempio di Eustachio incisione 1842

L.CANINA pianta di villa borghese 1828

Oggi di tanti arredi preziosi resta ben poco, ma da descrizioni d’epoca abbiamo la conferma che in tutta l’area del Giardino del lago erano disseminate statue, un tripode, numerosi sarcofagi con bassorilievi. Anche delle numerose essenze arboree ben poche oggi sono sopravvissute e accanto alla predominanza dei lecci possiamo ancora vedere qualche pianta di banano, alcuni cipressi e delle weigelia. Con il passare del tempo, l’assetto del parco si è “normalizzato”, i viali sono stati per lo più rettificati, sono stati collocati un po’ casualmente nuovi arredi estranei all’impianto, i lecci sono cresciuti a dismisura e l’apertura al pubblico della Villa ha portato ad una ulteriore trasformazione ma è da rilevare che solo pochi anni dopo il completamento del Giardino del lago i figli di Marcantonio abbandonarono i tentativi di realizzare dei giardini all’inglese per tornare ai moduli sperimentali dei giardini formali. Alla fine dei lavori del Primo Casino, nell’area limitrofa furono realizzati due giardini. Nella pianta sono rappresentati, ai due lati dell’edificio, due giardini simmetrici, disposti longitudinalmente, divisi in scomparti e racchiusi da mura . Il nuovo giardino comprendeva anche due pergolati con armature di legno. Alcuni elementi di modernità riguardarono la scelta delle piante: alle classiche essenze vegetali mediterranee si aggiunsero quelle proveniente dall’America e dall’Oriente.La coesistenza nella Villa di impianti formali e non, era stata rilevata dall’architetto Luigi Canina che fu chiamato a succedere gli Asprucci. Canina, a differenza degli Asprucci, dimostra una certa conoscenza dell’arte dei giardini e dichiara di volersi attenere all’impostazione moderna nel suo intervento. Tuttavia nel tracciare le strade intende adattarsi alla natura del terreno evitando di fingere assetti naturali e facendo chiaramente capire al visitatore che la distribuzione delle strade non sia derivata dal solo caso. Meno esplicito risulta l’atteggiamento rispetto alle essenze vegetali da usare anche se Canina risulta comunque essere sensibile a questo aspetto dell’arte dei giardini e cosi si avvalse della consulenza del botani-co Ferdinando Gennero. Questo interesse è documentato anche da un progetto di serra del 1842 realizzato nell’area vicino all’Aranciera che era destinata a sostituire quella in legno già esistente. Questa prevedeva l’uso di tipologie e materiali moderni, doveva essere in ferro e ghisa, con una copertura di 429 lastre doppie di vetro e con il basamento di travertino e pavimento di peperino. Oggi non esiste più traccia di alcuna serra nell’area della Villa; si suppone che sia andata distrutta all’epoca dei bombardamenti nel 1849. A Canina si deve comun-que un arricchimento della Villa con costruzioni quali l’Arco di Settimio Severo, i Propilei greci,i Propilei egizi, la fontana del fiocco, il portico dei leoni.Gli interventi di Canina oltre ad arricchire ed abbellire la parte del parco un tempo destinata a campagna, erano finalizzati al collegamento del nucleo più antico della Villa con le aree di ampliamento dovute agli acquisti recenti dei Borghese comprendevano la Villa Giustiniani e gli Orti Nazzari, che consentivano un nuovo accesso in direzione di Piazzale Flaminio.

La difficoltà dell’impresa consisteva nel collegare un’area, l’originaria Villa Giustiniani, caratterizzata da avvallamenti e situata ad una quota inferiore rispetto ai confini della Villa, allora coincidenti con il Giardino del lago. La soluzione di Canina fu di abbandonare la stretta e tortuosa strada già esistente lungo il Muro Torto e di tracciare un nuovo asse rettilineo che da Piazzale Flaminio aveva come fondale la Fontana del fiocco che fungeva da snodo per il collegamento della viabilità interna della Villa. Per superare il dislivello del terreno,l’area della Villa Giustiniani fu appiattita e fu creato un ponte che,passando sotto l’Arco si Settimio Severo, arrivava all’altezza dei Propilei egiziani, permettendo il passaggio dalla piccola strada, via delle Tre Madonne, che conduceva all’ingresso della Villa in direzione del Muro torto. Per l’ingresso su piazzale Flaminio, Canina scelse una scala grandiosa e monumentale,ideando due maestosi Propilei greci. Il nuovo ingresso, inaugurato nel 1829, venne posto in posizione arretrata di circa 70 metri rispetto alla via Flaminia, consentendo una visione in prospettiva che metteva in evidenza la grandiosità dl’ingresso. Canina riuscì cosi a fondere i due modelli: la moderna concezione dei giardini all’inglese e la tradizione formale italiana e romana, in particolare, introducendo un modello intermedio più facilmente assimilabile, che infatti ritroveremo nella maggior parte delle realizzazioni del secondo Ottocento, perlomeno nei giardini di Roma.

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Page 3: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

Aloe

Bignonia Catalpa

Cipresso Tuie

Cipresso Disticha

Gledischtsia Triacantos Kalmia

Lecci

MagnoliaMelia AzedarachRobinie

Sequoia Sofora

WeigeliaYucca

VEGETAZIONEVEGETAZIONE

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Page 4: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

PLANIMETRIAPLANIMETRIA

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Page 5: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

CONCEPTCONCEPT

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Page 6: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

Illuminazione diffusa dei viali circostanti il Giardi-no del Lago eseguita tramite numero 38 appa-recchiature diffusori da terra prodotti dalla METALARTE.

Caratteristiche:

Fabricante: METALARTEProdotto: CHIMSETADesigner: Pepe CortèsDimensioni: dim. 13,2 cm, altezza38 cmPortalampada: E14Lampadina: 40 W

ILLUMINAMENTO DEL GIARDINO DEL LAGO

PROGETTOPROGETTO

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Page 7: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

Pianta Laghetto

Sezione BB’

Sezione AA’

DELTA FULL COLOR

ILLUMINAMENTO LAGHETTO

Fabricante: DTSProdotto: N. 8 Delta R Full ColorDimensioni: (LxDxH) 430 x 289 x 570 mmPotenza: 40x3w (40xRed 40xGreen 40xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 550 Lux a 5 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: Very Wide FloodProtezione: IP 65Durata LED: 100.000 h

Apparecchiature usate per l’illuminamentodella vegetazione del Laghetto:

P1 - P8 DELTA R COLOUR CHANGERS

PROGETTOPROGETTO

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Page 8: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

Apparecchiature usate per l’illuminamentodel Tempio di Esculapio e Sculture:

M1 - M8 HELIOS LED PROJECTOR

S1 - S8 FOCUS LED PROJECTOR

FOCUS RGB

HELIOS RGB

Fabricante: DTSProdotto: N. 8 FOCUS RGBDimensioni: (LxDxH) 95 x 86 x 105 mmPotenza: 3x1w (1xRed 1xGreen 1xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 608 Lux a 2 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: SpotProtezione: IP 68Durata LED: 100.000 h

Fabricante: DTSProdotto: N. 8 HELIOS RGBDimensioni: (LxDxH) 230 x 198 x 85 mmPotenza: 36x1w (12xRed 12xGreen 12xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 6750 Lux a 2 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: Medium FloodProtezione: IP 68Durata LED: 100.000 h

ILLUMINAMENTO TEMPIO DI ESCULAPIO

PROGETTOPROGETTO

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Page 9: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

C= 0 - 180° 90 - 270°

DIAGRAMMA POLARE (cd/Klm)

Rendimento: LOR = 48,3; DLOR = 100,0; ULOR =0,0Apertura Fascio: C 0 - 180°= 20,1°; C 90 - 270°=17,7°

Asimmetria: IMax=2797,1 cd/Klm; C=195 ,0°; gamma=1,0°Orientamento: 0° - Inclinazione: 0° - Rotazione: 0°

HELIOS LED PROJECTOR

Fabricante: DTSDimensioni: (LxDxH) 230 x 198 x 85 mmPotenza: 36x1w (12xRed 12xGreen 12xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 6750 Lux a 2 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: Medium FloodProtezione: IP 68Durata LED: 100.000 h

15°15°

30°30°

45°45°

60°60°

75°75°

90°90°0 500500 1001000 15001500 20002000 25002500 30003000

Beam angle Narrow

Lux centerFoot candlesDiameter cm .Diameter ft.

mt 2ft 6,56

mt 10ft 32,81

mt 8 ft 26,2 5

mt 6ft 19,68

mt 4ft 13,12

Spot

Len

ses

Med

ium

Flo

od L

ense

s

Wid

e Fl

ood

Lens

es

Beam angle Medium

1260 315 140 79 50 117 29 13 7 5 78 156 233 311 389 2,55 5,10 7,65 10,20 12,75

HELIOS

RGB

Medium fl ood lenses

CARATTERISTICHE APPARECCHIATURE ILLUMINANTI APPARECCHIAPPARECCHI

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Page 10: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

FOCUS LED PROJECTOR

Fabricante: DTSDimensioni: (LxDxH) 95 x 86 x 105 mmPotenza: 3x1w (1xRed 1xGreen 1xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 608 Lux a 2 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: SpotProtezione: IP 68Durata LED: 100.000 h

15°15°

30°30°

45°45°

60°60°

75°75°

90°90°0 30003000 60006000 90009000 120001200 150001500

Lux center 2430 608 27 0 152 97Foot candles 226 56 25 14 9Diameter cm 21 42 63 84 105Diameter ft. 0,69 1,38 2,07 2,76 3,45

Beam angle Narrow

mt 1ft 3,28

mt 5ft 16,40

mt 4 ft 13,12

mt 3ft 9,84

mt 2ft 6,56

Spot

Len

ses

Med

ium

Flo

od L

ense

s

Wid

e Fl

ood

Lens

es

FOCUS

RGB

Spot lenses

DIAGRAMMA POLARE (cd/Klm)

C= 0 - 180° 90 - 270°

Rendimento: LOR = 37,7; DLOR = 100,0; ULOR =0,0Apertura Fascio: C 0 - 180°= 5,9°; C 90 - 270°=5,3°

Asimmetria: IMax= 13621 cd/Klm; C=150 ,0°; gamma=1,0°Orientamento: 0° - Inclinazione: 0° - Rotazione: 0°

CARATTERISTICHE APPARECCHIATURE ILLUMINANTI APPARECCHIAPPARECCHI

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Page 11: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

Fabricante: DTSDimensioni: (LxDxH) 430 x 289 x 570 mmPotenza: 40x3w (40xRed 40xGreen 40xBlue) Colori: 16 milioniLuminosita: 550 Lux a 5 metri Temperatura colore: 3200 °K - 5500 °KLenti: Very Wide FloodProtezione: IP 65Durata LED: 100.000 h

DELTA R COLOUR CHANGERS

DELTA FULL COLOUR

Wide fl ood lensesColour: White

569 750 205 270 51 68 23 30 13 17 63 70 19 25 5 6 2 3 1 2 312 520 1041 1561 2082 10,24 17,06 34,15 51,21 68,31

mt 3ft 9.84

mt 5ft 16.40

mt 10ft 32.81

mt 15ft 49.21

mt 20ft 65.62

Lux

cent

er/M

ax P

roje

ctio

n D

iam

eter

10%

Lux

50

% L

ux

Lux center / with boostFoot candles / with boostDiameter cm.Diameter ft.

Lux 50% / with boostFoot candles / with boostDiameter cm.Diameter ft.

Lux 10% / with boostFoot candles / with boostDiameter cm.Diameter ft.

286 375 103 135 26 34 11 15 6 8 27 35 10 13 2 3 1 1 1 1 189 315 631 946 1261 6,20 10,33 20,70 31,04 41,37

58 75 21 27 5 7 2 3 1 2 5 7 2 3 0 1 0 0 0 0 286 480 954 1431 1908 9,38 15,75 31,30 46,95 62,60

DIAGRAMMA POLARE (cd/Klm)

15°15°

30°30°

45°45°

60°60°

75°75°

90°90°0 5050 100100 150150 200200 250250 300300 350350 400400 450450 500500

C= 0 - 180° 90 - 270°

Rendimento: LOR = 100,0; DLOR = 100,0; ULOR =0,0Apertura Fascio: C 0 - 180°= 86,0°; C 90 - 270°=110,4°

Asimmetria: IMax= 511,0 cd/Klm; C=210,0°; gamma=31,5°Orientamento: 0° - Inclinazione: 0° - Rotazione: 0°

CARATTERISTICHE APPARECCHIATURE ILLUMINANTI APPARECCHIAPPARECCHI

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Page 12: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

0 20 40 60 80 100 120 140(m)

1 : 2500

0

20

40

60

80

100

120

140(m)

0.3 0.5 0.75 1 1.5

Illuminamento cilindrico (lx)

0.3 0.5 0.75 1 1.5

Luminanza (cd/m2)

Altezza piano di riferimentoIlluminamento medio

20 m

Illuminamento minimoEm 0.3 lx

Illuminamento massimoEmin 0 lxEmax 3.35 lx

Flusso luminoso totale di tutte le lampadePotenza totale

18289 lm

Potenza totale per superfice 10.000 m21412 W0.14 W/m2

NORMATIVA EN 13201-2:2003 (E) - Parchi Pubblici -

RISULTAI CALCOLO RELUX CALCOLOCALCOLO

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Page 13: PROGETTO DI LIGHT DESIGN

0.5 0.75 1 1.5 2

Luminanza del TempioMinimo 0 cd/m2Massimo 389 cd/m2

Falsi Colori Luminanza (cd/m2)

3 5 7.5 10 15

Falsi Colori Illuminamento (lx)

NORMATIVA EN 13201-2:2003 (E) - Superfici Verticali -

RISULTAI CALCOLO RELUX CALCOLOCALCOLO

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COMUNICAZIONE VISIVA E MULTIMEDIALE A.A. 2008/2009 Prof. Corrado TERZIStudente Arturo CAIONE TAV. 15