Progetto Memoria FERRAMONTI DI TARSIA

Il campo di concentramento fascista nel Meridione

Alla fine di marzo di quest’anno scolastico, la nostra scuola (e in particolare la prof.ssa di lettere Caterina Curci) ha aderito al Progetto Memoria del Comune di Roma. Gli alunni che hanno avuto questo privilegio sono sei alunni della classe III D (al progetto infatti potevano partecipare non più di sei alunni per istituto): il sottoscritto Flavio Marco Cesaroni, Ginevra Costa, Andrea Frulio, Alessio Mazzetti, Marco Rutigliano e Aurora Spera. Quest’anno il tema scelto è stato “FERRAMONTI DI TARSIA Il campo di concentramento fascista nel Meridione” Un primo incontro, destinato soltanto ai docenti partecipanti al progetto, si è svolto ad aprile e in quell’occasione tra i relatori c’è stato il Prof. Carlo Spartaco Capogreco che ha studiato il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. La prof.ssa Curci ci ha riportato in classe le notizie di quell’incontro e da lì abbiamo iniziato le nostre ricerche sul campo di Ferramonti. La nostra partecipazione al progetto si può dividere in 4 fasi I fase) Lunedì 5 maggio abbiamo partecipato all’incontro di formazione presso il Nuovo Cinema Aquila insieme agli alunni e ai professori di altre 27 scuole di Roma. Abbiamo ascoltato la testimonianza di Aldo Pavia, consigliere dell’ANED e figlio e nipote di deportati nel campo di sterminio di Auschwitz: egli ha sottolineato l’importanza e il ruolo che noi giovani abbiamo di trasmettere la memoria di quei tragici eventi. Durante quest’incontro abbiamo inoltre assistito alla proiezione del documentario “Ferramonti il campo sospeso” di Cristian Calabretta. Dopo il documentario Aldo Pavia ci ha fornito un’altra spiegazione su quello che erano questi campi di concentramento e sulla vita che si conduceva in questi campi. II fase) Questa è la fase più attesa del progetto, ovvero il viaggio a Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza . L’appuntamento era per tutti i partecipanti il 12 maggio in piazza 12 ottobre 1492 (Air Terminal Ostiense) alle 8.00 di mattina. Perciò sveglia alle 5.30 per poi andare lì con gli altri miei compagni! Prima tappa del viaggio alla reggia di Caserta dopo 3 o 4 ore di pullman.

Prima di partire mi avòpevano detto che la Reggia di Caserta era ridotta piuttosto male, ma a me non è sembrato, tranne i ponteggi per il restauro di una facciata Dopo aver visitato la reggia e aver cercato di intercettare gli alieni e Obama con la radiolina che ci avevano dato per sentire la spiegazione della guida anche da grande distanza (anche se quando ti allontanavi di dieci metri ti serviva un satellite intero per sentire la guida), siamo andati a pranzare ad un ristorante chiamato “Le Colonne”.

Dopo il pranzo ci siamo diretti a Sibari al resort dove avremmo pernottato. Dopo cena, alle 22, ci siamo ritrovati in una sala conferenze dell’albergo: qui abbiamo ascoltato i discorsi dell’Assessora alla scuola del Comune di Roma, Alessandra Cattoi, di Aldo Pavia e la testimonianza di Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma,: il cui padre, ebreo polacco, fu internato nel campo di Ferramonti nel luglio 1940. Abbiamo anche visto il documento con cui il Prefetto di Genova (dove risiedeva la famiglia) comunicava al Ministero dell’Interno la traduzione a Ferrramonti di Moszek Paserman. Dopo l’incontro tutti nelle proprie camere per passare la notte, “dormendo”. Il 13 maggio noi maschi della nostra scuola ci siamo alzati alle sei per fare una corsetta mattutina.

Dopo aver fatto colazione, ci siamo diretti verso la vera destinazione del viaggio: il Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia. Arrivati lì ci hanno diviso in gruppi a seconda del pullman dove stavamo e abbiamo iniziato la visita.

La visita si è svolta in 7 parti 1) La prima mostra era situata all’interno di una ricostruzione dei quattro capannoni della direzione del campo, e illustrava la storia di quattro luoghi italiani legati alla memoria della seconda guerra mondiale: Museo Cerri a Gattatico (RE); Fondazione ex Campo Fossoli- Carpi (MO); Fondazione Villa Emma – Nonantola (MO); Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole – Marzabotto (BO). Poi abbiamo visto un filmato sulla vita degli internati nel campo di Ferramonti. 2) Abbiamo visitato una mostra di arte moderna situata all’interno di un’altra ricostruzione dei quattro capannoni della direzione del campo. Nei quadri esposti l’artista Nina Gonzalez ha usato soltanto tre colori: bianco, rosso, e nero. Il bianco per la speranza, il rosso per la sofferenza e il nero per la disperazione.

3) La guida ci ha mostrato l’unica baracca ancora in piedi del campo: il tetto e le finestre sono originarie, mentre le pareti erano di carpilite e sono state ricostruite. 4) Visita al museo sulla vita nel campo. In questo museo erano raccolti oggetti e documenti legati alla vita che si svolgeva nel campo. Il museo è situato dove c’era l’officina autorimessa e la dispensa viveri del campo.

5) La guida ci ha mostrato un’altra costruzione ancora integra del campo, nata come centralina dell’elettricità, era una torretta usata per l’isolamento degli internati. 6) Abbiamo visto il plastico ricostruttivo del campo originario: era costituto da 92 baracche per un’estensione di 160.000 mq. Dopo la fine della guerra, le baracche furono quasi completamente distrutte e dalla fine degli anni ’60 l’area del campo è attraversata dall’autostrada.

7) Abbiamo assistito alla testimonianza dei fratelli Pina e Walter Brenner, figli di Gustav Brenner internato nel campo di Ferramonti. In un paese vicino a Ferramonti, Gustav Brenner conobbe la donna che sarebbe diventata poi sua moglie e rimase in Calabria dove fondò una casa editrice (ora condotta dal figlio Walter e rinominata “Edizioni Brenner”). Hanno anche parlato il Presidente della Fondazione Museo Ferramonti, Franco Panebianco, e l’Assessora Alessandra Cattoi ha ringraziato noi ragazzi e i professori per l’attenzione e la partecipazione dimostrate e ci ha invitati a trasmettere ai nostri compagni gli insegnamenti ricevuti. Terminata la visita del campo, dopo aver mangiato in un agriturismo, abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno a Roma e dopo otto ore di pullman finalmente siamo arrivati! III fase) Nei giorni seguenti ci siamo affrettati a creare l’opera che avremmo dovuto consegnare il giorno 16maggio per la mostra al Vittoriano. Per la realizzazione dell’opera siamo stati guidati dalla nostra professoressa di arte Loredana Antonelli, mentre le ricerche dei documenti sono state realizzate, già prima della partenza, dalle professoresse Maria Rosaria Marino e Caterina Curci. Nell’elaborazione del nostro manufatto polimaterico dal titolo “Italiani brava gente”si sono aggiunti due nostri compagni: Jacopo Mobili e Valerio Dominici.

IV fase) Lunedì 19 maggio siamo andati al Museo del Vittoriano per l’inaugurazione della Mostra Progetto: “Roma ricorda: occupazione e deportazione, resistenza e liberazione- Auschwitz Birkenau – Ferramonti di Tarsia”. Alla mostra hanno partecipato con le loro opere sia le scuole superiori sia le scuole secondarie di I grado.

Eravamo emozionati perché avremmo dovuto illustrare e spiegare la nostra opera ai visitatori della mostra. Abbiamo incontrato e conosciuto Sami Modiano, un sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz - Birkenau, che due anni fa è venuto nella nostra scuola a testimoniare. Ci ha fatto l’onore di farsi fotografare insieme a noi! È stato un progetto molto interessante che ci ha veramente coinvolti. Abbiamo conosciuto altri ragazzi e con loro abbiamo condiviso una cosa per me fondamentale: l’importanza della memoria storica e del ricordo attraverso il racconto dei testimoni diretti o dei loro parenti.

Flavio Marco Cesaroni III D