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Nuovissime tecniche di riproduzione in 3 dimensioni per capire, salvare e guardare meglio la statua del “Giovane di Mozia”. Tecnologie che consentirebbero oltretutto di realizzare materialmente una copia in marmo dell’opera, fedele al millimetro all’originale e praticamente identica. Il tutto frutto della stretta collaborazione tra il Centro di Restauro di Palermo e la UNOCAD di Altavilla Vicentina (VI).

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Art director: Giovanni NardottoUNOCAD Srl © Tutti dirittti riservati

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La copia del “Giovane di Mozia”al Museo dell’Arte Classica

Incontrai per la prima volta il “Giovinetto”, durante una delle mie frequenti visite a Mozia.Allora egli era ingabbiato fra tubi Innocenti e posto in un angolo della piccola stanza del suggestivo museo “Withaker”.Mi colpì subito e il suo viso non mi avrebbe mai più lasciato.Capii che si trattava di una statua bellissima, opera di un grandissimo artista, e sognai già allora, il suo grande successo.Il sogno si è avverato. Riscoperto, è stato posto in bell’evidenza nello stesso museo a Mozia dove incanta tutti i visitatori. Vi assicuro che chi lo ha visto non può più dimenticarlo.

Ernesto la Rosa

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Il cosiddetto “giovane di Mozia” è una statua di valore inestimabile ritrovata nell’omonima isola al largo delle coste occidentali della Sicilia, più precisamente Mozia è una delle quattro piccole isole che sorgono nello stretto braccio di mare prospiciente la cittadina di Marsala (TP), noto come “Stagnone” proprio perché qui il mare ha un fondale basso e si presenta simile ad un grande acquitrino; anche la costa, fatto insolito per la Sicilia, è particolarmente bassa e piatta, molto sfruttata sin dall’antichità per la produzione del sale, di cui ancora oggi si vedono lungo le rive del mare grandi “covoni”, in un paesaggio reso suggestivo anche dall’insolita presenza di alcuni mulini a vento. Fu proprio qui, durante una missione archeologica condotta per l’Università di Palermo dal Prof. Vincenzo Tusa, che fu fatta una grande scoperta: una statua a prima vista di fattura greca, scolpita in marmo anatolico, rappresentante un giovane in atteggiamento vittorioso. La statua è alta 1.81 cm, ma mancano i piedi, perciò doveva essere anche più alta. Nonostante sia priva anche delle braccia, gli archeologi, in base all’attaccatura degli omeri, sono riusciti a ricostruire quella che probabilmente doveva essere la posizione degli arti superiori: il braccio destro proteso verso l’alto sorreggeva una corona o una lancia in segno di vittoria; sicuramente il braccio sinistro, invece, era piegato verso il basso e appoggiato sul fianco, come testimoniano le dita ancora attaccate al torace. Notevole, a questo proposito, è stata la capacità dell’artista di trasmettere il senso della pressione esercitata dalla mano sulla carne del fianco. Il viso non

Introduzione

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si è conservato perfettamente, a differenza della testa e dei capelli, questi ultimi si presentano a riccioli, disposti su tre file; sulla calotta cranica si possono poi osservare tre fori, segno che probabilmente il giovane portava un copricapo o forse una corona d’alloro, simbolo di vittoria. Ma la parte più interessante è sicuramente la veste. Essa si presenta come una lunga tunica ricca di pieghe, abito tipico dell’uomo fenicio. L’artista voleva evidentemente rappresentare un tessuto leggero perché, nonostante il giovane sia ricoperto per intero dalla tunica, le

fattezze del suo corpo si intuiscono distintamente. Un altro particolare della veste ci riconduce in ambiente fenicio, ed è l’alta fascia all’altezza del petto, stretta da una fibbia sul davanti.Secondo l’ipotesi avanzata da

Vincenzo Tusa la statua è di fattura greca, ma il soggetto è fenicio; si tratterebbe di una statua celebrativa in onore del vincitore di una gara sportiva, commissionata da un cliente fenicio ad un artista greco forse stanziato a Mozia o in una delle vicine colonie greche, o ancora potrebbe trattarsi di uno scultore fenicio che lavorava però alla “maniera” greca. Tutto ciò, comunque, testimonia a favore di un importante processo di SINCRETISMO fra queste due civiltà che convivevano in Sicilia e le cui culture erano in stretto contatto l’una con l’altra.

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Il rilievo 3D

Nuovissime tecniche di riproduzione in 3 dimensioni per capire, salvare e guardare

meglio la statua del “Giovane di Mozia”.Tecnologie che consentirebbero oltretutto di

realizzare materialmente una copia in marmo dell’opera, fedele al millimetro all’originale e

praticamente identica. Il tutto frutto della stretta collaborazione tra il Centro

di Restauro di Palermo e la UNOCAD di Altavilla

Vicentina (VI).

Schedare un bene culturale è la fase

essenziale per la cono-scenza e la conservazione

di ogni oggetto. Per conoscerne forma, colore, volume e materiale

responsabili di musei e di collezioni artistiche annotano diligentemente migliaia di caratteristiche per conservarne memoria. Ma quale scheda potrà mai restituire allo studioso l’opera così come appare? Con l’utilizzo di sistemi di

scansione di semplice trasportabilità e rapidità esecutiva Unocad aggiunge ora una nuova dimensione nello studio e nella divulgazione dell’arte con la reale possibilità di creare repliche digitali di preziosi pezzi da museo. Queste tecnologie alta-mente innovative permettono di visualizzare al computer l’opera in tutti i minimi particolari, anche quelli difficili da vedere a occhio nudo, mentre ammiriamo la statua esposta al museo Whitaker. Espressamente

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sviluppate per il settore artistico e archeologico dei Beni Culturali ed Ambientali queste tecnologie hardware e software ricostruiscono di seguito l’acquisizione tutte le informazioni su ingombri e proporzioni, per una facile e intuitiva consultazione multimediale, indipendentemente dalla complessità della forma, materiale e dimensioni del manufatto.

Altri sono gli aspetti da considerare, i dati verranno archiviati e potranno essere utilizzati per motivo di studio o di ricerca, con la possibilità di crearne altre copie su diversa scala e materiale.Non c’è poi alcun pericolo di danneggiare l’originale, rischio che si incontra quando si fa un calco in compressione, ne il pericolo di esporsi a particolari critiche poiché non si interviene mai direttamente sull’opera che non viene ne toccata ne spostata dalla propria sede. L’operazione consiste nell’eseguire il rilievo di tutta la superficie esterna della statua

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in alta definizione, facendo scorrere velocemente lo strumento sulla scultura, nello stesso modo in cui si applica la vernice a spruzzo. Le immagini ricostruite proiettando il fascio laser focalizzato da due telecamere compaiono a video in tempo reale, mentre il sistema brevettato solidale con la pistola, ne determina la posizione e l’orientamento tramite

una tecnologia basata sull’analisi del valore di tre campi magnetici ortogonali, emessi nel raggio di un metro dal cubo trasmettitore. L’insieme di nuvole di punti tridimensionali così catturate e con densità inferiore al millimetro vengono raccordate al computer, tramite un software specifico di reverse engineering, in superfici poligonali che definiscono esattamente l’esterno del manufatto.Una serie di procedure C.A.M. (Computer Aided Manufacturing) trasformano di seguito queste milioni di informazioni xyz in percorsi utensili che guidano moderne macchine utensili a controllo numerico nella fresatura direttamente su pietra o marmo.Si ottiene così la copia in un unico blocco con una risoluzione che avrà la particolarità nei dettagli pari al calco ma sarà completamente fedele nelle dimensioni e nella forma geometrica all’originale.

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Le matematiche

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Il Museo dell’Arte Classica de “La Sapienza” si è arricchito di un altro pezzo pregiato. Infatti alla collezione più importante di pezzi d’arte classica si è recentemente aggiunta la sola copia esistente dell’opera del “Giovane di Mozia”. La statua originale, ritrovata nell’omonima isola della Sicilia e scolpita in marmo greco da un artista greco del V sec. a.C., rappresenta un giovane in atteggiamento vittorioso ed è di valore inestimabile. La copia, realizzata con tecnologie d’avanguardia grazie al nulla osta dell’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia per la mostra “La Sapienza a Mozia. Quarant’anni di ricerca archeologica 1964-2004”. L’originale è stato digitalizzato con laser scanner la cui scansione tridimensionale chiamata “nuvola dei punti” è stata unita pezzo per pezzo mettendo insieme le varie catture; creando un modello tridimensionale come l’originale. La copia non è stata realizzata nel modo tradizionale, ma su una macchina utensile guidata dal computer con la precisione del decimo di millimetro. A Roma, nell’Università la Sapienza c’è la più grande collezione di calchi dell’arte greca e romana del mondo. Questa collezione ha un valore immenso perché consente di vedere insieme opere della stessa corrente artistica e di stessa epoca storica l’una accanto all’altra. Sono ovviamente delle copie però per ragioni di studio sono molto utili. Il “Giovane di Mozia” è un capolavoro eccezionale dell’arte Greca ed ha un valore inestimabile. L’originale è in Sicilia e lo possono vedere solo un numero limitato di visitatori. Questa è l’unica copia di cui è stata concessa la creazione perché il calco non è stato fatto con il contatto ma con la tecnica del laser scanner.

Replica in gesso

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La creazione del guscio o meglio dello stampo del negativo del “Giovinetto di Mozia” è stato realizzato in 6 pezzi con materiale polistirolo ad alta densità.

Il risultato è avvenuto tramite l’utilizzo di tecnologie sottrattive su di una macchina utensile a CNC, il cui percorso utensile è stato realizzato tramite fresatura al computer (Dassault Systemes cad-cam) su di un modello virtuale STL ottenuto dalla scansione laser avvenuta direttamernte in Mozia del “Giovinetto”.I due gusci iniziali sono stati suddivisi entrambi in 3 parti e ritagliati ad un ingombro massimo di 192 * 80 * 30+30 cm, questo per poter usufruire dell’esterno di una cassa già precedentemente realizzata al trasporto della stessa opera e per meglio controllarne la chiusura sull’originale.

Le superfici interne delle contro forme sono state trattate con una resina leggermente pigmentata, con la funzione di isolare il manufatto di polistirolo dall’originale.

Imballo straordinario

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La copia del “giovane di Mozia”nella mostra al Museo dell’Arte Classica

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L’articolo

In occasione della Seconda Giornata Romana di Studi

Moziesi “Antonio Ciasca” e dell’inaugurazione della

mostra “La Sapienza a Mozia. Quarant’anni di ricerca

archeologica, 1964-2004”, alla presenza del Magnifi co

Rettore dell’Università, Prof. Giuseppe D’Ascenzo, del

Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche, Prof. Paolo

Matthiae e del Soprintendente ai BB.CC.AA. di Trapani,

Dott. Arch. Giuseppe Gini, la copia in gesso dell’originale

greco noto come il “Giovane di Mozia” è stata esposta

al centro dell’atrio del Museo dell’Arte classica, in

un’apposita sezione espositiva.

Il calco, realizzato per gentile concessione della

Soprintendenza di Trapani e dell’Assessorato ai Beni

Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione della

Regione Siciliana, è stato formato attraverso un modello

informatico tridimensionale ottenuto da una completa

scansione della statua tramite laser, effettuata dalla ditta

UNOCAD di Vicenza. La nuova tecnologia adottata, oltre

ad evitare qualsiasi contatto con l’originale, ha permesso

la progettazione e realizzazione secondo nuovi criteri

statici, conservativi e museografi ci della replica.

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Mozia“La casa dei mosaici”

Nella parte sud orientale dell’isola, dove un lieve pendio conduce dalle zone più elevate alla linea costiera, sono state trovate le rovine di un gruppo di costruzioni, una parte delle quali sembrerebbe sia stata una casa di abitazione di una certa importanza, la quale, per la struttura e l’aspetto generale, porterebbe a supporre che sia stata la residenza di qualche cittadino facoltoso.

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Il mosaico

In relazione all’avvio dei progetti attinenti al Sistema della Carta del Rischio, il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro e per le Scienze Naturali e applicate ai Beni Culturali della Regione Siciliana ha affidato alla società Unocad l’intervento di rilievo tridimensionale con apparecchiatura laser per la scansione delle superfici musive pavimentali del sito archeologico di Mozia. I risultati del rilievo, tendenti a delineare lo stato di conservazione ma anche le modalità di esecuzione originali dei mosaici, sono stati presentati al convegno “La materia e i segni della storia. L’evento prevedeva anche un percorso espositivo con l’allestimento di una sezione riguardante le simulazioni artistiche e tecniche affrontate con mezzi e tecnologie innovative. A tutt’oggi sono stati realizzati i rilievi degli apparati musivi appartenenti alla Casa dei mosaici, caratterizzata da un portico colonnato con un mosaico in ciottoli marini provenienti dalla costa siciliana, di colore bianco, grigio e nero e decorato con animali in lotta fra loro, greche e fiori di loto (VI-IV secolo a.C). L’opera riveste un’importanza particolare in quanto è l’unico esempio di arte musiva del periodo realizzato con ciottoli in Sicilia.

Da ciò che si vede oggi dalle loro rovine e dai resti di numerosi pezzi di opere ornamentali in pietra, terracotta e ingredienti per la colorazione che sono stati trovati in questo luogo sia stato adibito a magazzini e forse ad officine di artigiani.A giudicare dallo stile architettonico e dalla costruzione, vi può essere poco dubbio sul fatto che la casa di abitazione menzionata sopra sia stata progettata e costruita da architetti ed artigiani esperti, molto probabilmente Greci, e forse durante un periodo tardo di Mozia. Una conferma

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della probabilità che la costruzione risalga ad un periodo recente della storia di Mozia pare si trovi nel fatto che sono stati trovati muri di costruzioni più antiche immediatamente al di sotto di essa.Il livello del pavimento delle costruzioni più antiche si trova a solo mezzo metro o giù di lì sotto l’edificio più recente e pare anzi che quest’ultimo sia stato costruito in buona parte sulle fondamenta del primo. La caratteristica principale e più importante di questa abitazione moziese scoperta recentemente, caratteristica che ha suggerito il nome dato all’edificio, è senza dubbio un peristilio con il suo portico, il cui pavimento, lungo i lati nord ed ovest, è formato da un mosaico di ciottoli marini naturali molto interessante, diviso in pannelli o sezioni, ognuna con un disegno diverso, il tutto incorniciato da un’ampia bordura tripla, fatta pure di ciottoli, con lo schema a linee incrociate (meandro) sormontato da un pregevole disegno floreale di un tipo non comune, al di sopra del quale se ne trova uno che assomiglia al disegno dell’onda dell’Italia meridionale.Sfortunatamente la maggior parte di questa pavimentazione non è in buon stato di conservazione ed in molte parti è quasi del tutto distrutta mentre in altre sono a stento visibili i dettagli del disegno del mosaico. Esso si estende lungo il lato nord-est per una lunghezza di m. 10,30 e lungo quello nord-ovest per m. 6,60; la sua larghezza è di m. 2,65 nel primo lato e di m. 3,20 nell’altro.La caratteristica non meno interessante del pavimento è la combinazione di disegni sia fenici che greci. Infatti i soggetti raffigurati sono di carattere tipicamente fenicio, mentre le bordure ornamentali sono greche.In questa pavimentazione a mosaico abbiamo

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Il mosaico, unico esempio di questo tipo in Sicilia, si sviluppa come un tappeto a pannelli con raffigurazioni di animali reali e fantastici ed è delimitato da un bordo tripartito a fasce recanti il motivo del meandro uncinato, del fior di loto alternato a palmetta e dell’onda. Le figure degli animali sono realizzate con ciottoli bianchi su fondo scuro, eccetto che per il pannello con i due capridi (stambecchi?), parzialmente conservato, in cui gli animali sono resi con ciottoli neri su fondo chiaro. Per questa caratteristica il pannello è quello che più si accosta ai mosaici a ciottoli delle Grecia e delle colonie.

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un esempio di ciò che probabilmente è stata la prima espressione greca di lavoro a mosaico, ed un esemplare che rivela anche nei suoi disegni con figure uno sviluppo o evoluzione rispetto agli schemi più semplici geometrici o floreali che pare siano stati usati inizialmente nei mosaici a ciottoli.

Unocad vanta un’esperienza decennale nella scansione e modellazione tridimensionale, che le ha permesso di organizzare una Divisione Service espressamente dedicata al settore artistico e archeologico per il rilievo delle opere d’arte ai fini della catalogazione, del restauro e della riproduzione. La tecnica di scansione e modellazione 3D utilizzata per il rilievo impiega un innovativo strumento portatile, denominato FastSCAN che, grazie a un fascio laser, è in grado di catturare le forme dell’opera tridimensionale immagazzinando i dati all’interno di un computer. I dati e l’immagine virtuale collegata possono essere impiegati sia per la catalogazione multimediale, sia per la replica del manufatto (tramite macchine a controllo numerico o moderne tecnologie di prototipazione rapida), oltre a fornire dati essenziali ai fini dello studio e del restauro.

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