programmare e progettare la biblioteca biblioteche oggi muscogiuri

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Considerazioni su come programmare e progettare una biblioteca pubblica, a margine di un corso di formazione rivolto a bibliotecari, amministratori, architetti e tecnici degli uffici comunali. Un articolo pubblicato nel 2007, ma sempre estremamente valido.

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Architettura bibliotecaria

Biblioteche oggi – luglio-agosto 2007

Programmare e progettarela biblioteca pubblica

Considerazioni a margine di un corso di formazionerivolto a bibliotecari, amministratori, architetti e tecnici degli uffici comunali

Un’esperienza di formazionee di dialogo

Dopo un periodo di stagnazione,anche in Italia, in questi ultimi an-ni, si è ricominciato a investire inbiblioteche, costruendone di nuo-ve e rinnovando quelle esistenti.Solo nel territorio milanese, daidati forniti dai sistemi bibliotecari,emerge che sul totale delle 186 bi-blioteche della provincia di Milano(escluse quelle del Comune diMilano) segnalate dalla Banca datianagrafe 2006 della Regione Lom-bardia, di 25 è stata costruita o ri-strutturata la sede negli ultimi cin-que anni, di 19 è prevista o è incorso la ristrutturazione dell’edifi-cio, e di 36 è prevista o è in corsola costruzione di una nuova sede.1

In questo rinnovato fermento diedilizia bibliotecaria, che vede an-che l’approssimarsi a Milano del-l’appuntamento di IFLA 2009, è na-ta l’idea di proporre alle ammini-strazioni comunali e ai sistemi bi-bliotecari un corso di formazionesulla programmazione e progetta-zione della biblioteca pubblica, ri-volto non soltanto ai bibliotecari,ma anche ad amministratori, archi-tetti e tecnici degli uffici comunali.Il corso, dal titolo “Programmare eprogettare la biblioteca pubblica:scenari e potenzialità, organizzazio-ne dei servizi e architettura deglispazi”, è stato organizzato tra di-cembre 2006 e marzo 2007 dal Set-

tore cultura della Provincia di Mila-no, in collaborazione con la socie-tà di progettazione e consulenza al-terstudio partners srl di Milano.2

Il corso si prefiggeva la finalità diillustrare lo scenario attuale dellebiblioteche pubbliche e le possibi-li modalità di intervento in questocampo: le potenzialità e le ricadu-te sociali e politiche, le azioni con-crete da intraprendere, le modalitàper affrontare un intervento di rin-novo, ampliamento o nuova co-struzione di una biblioteca, le stra-tegie e le forme di intervento e in-vestimento, le fasi del processo, gliattori da coinvolgere, i passi dacompiere, a seconda dei vincoli edelle specifiche esigenze locali.Nell’ambito del corso, a partire dauna riflessione sul ruolo e sullamissione della biblioteca pubblicanella società contemporanea (inItalia, ma estendendo lo sguardoanche all’Europa), sono stati illu-strati i principali aspetti relativi al-la realizzazione di un intervento dirinnovo, ampliamento o costruzio-ne di una biblioteca; il processodecisionale; le scelte di localizza-zione; il riuso di edifici storici odismessi; la definizione dell’utenzae del profilo di comunità; il dimen-sionamento della biblioteca (pa-trimonio, attrezzature, superficie)mediante l’individuazione di stand-ard adatti alla realtà italiana (nonbanalmente dedotti da quelli di al-tre nazioni, né tanto meno dagli

standard IFLA); la definizione del-le funzioni e dei servizi della bi-blioteca, nonché delle macro-areefunzionali (spazi per il pubblico,per il patrimonio documentario,per gli addetti ecc.); gli spazi dellabiblioteca: il dimensionamento, ladistribuzione, le caratteristiche, laprogettazione; il progetto delle fi-niture e degli arredi; l’illuminazio-ne e il controllo del rumore; la ge-stione dei servizi; gli usi e i com-portamenti dei diversi pubblici; laconseguente evoluzione e trasfor-mazione degli spazi e dei servizidella biblioteca. Nell’affrontare tut-ti questi aspetti è stata utile la di-samina di casi studio di particolareinteresse, quali Vimercate, Pesaro,Carpi (illustrati da coloro che di-rettamente hanno lavorato alla lo-ro realizzazione) e di numerosi al-tri esempi di biblioteche realizzatedi recente in Italia e in Europa.La proposta formativa è stata arti-colata in un seminario introduttivo;un corso di aggiornamento condue giornate di lezioni frontali euna giornata di laboratorio di sin-tesi; un seminario conclusivo inoccasione del Convegno annualenazionale al Palazzo delle Stelline.3

Il seminario introduttivo era incen-trato sul come e perché investirein biblioteche pubbliche, ed eradunque destinato non solo ai bi-bliotecari, ma soprattutto ad am-ministratori e dirigenti di settore. Ilcorso e il laboratorio intendevano

Marco Muscogiurialterstudio partners srl, Milano

Politecnico di [email protected]

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avere una finalità più operativa, esono stati ripetuti in cinque edizio-ni locali e in cinque diverse sedi,riferite ai territori di pertinenza deivari sistemi bibliotecari, nei mesidi dicembre, gennaio e febbraio2007. L’idea di ripetere il corso e illaboratorio in cinque diverse edi-zioni si è dimostrata una soluzioneassai utile e interessante, non sol-tanto perché ha consentito di tara-re di volta in volta e sempre me-glio i contenuti in funzione deipartecipanti, ma anche perché hafatto emergere, nei diversi labora-tori, le realtà dei vari sistemi bi-bliotecari, assai differenti tra loro etutte vivaci e stimolanti.In particolare, nell’ambito del labo-ratorio è stato chiesto a biblioteca-ri, amministratori e responsabili diuffici tecnici di presentare il pro-getto della “loro” biblioteca, in fasedi realizzazione, appena inaugura-ta o semplicemente in progetto.In tutto sono stati esaminati venti-sette progetti, ognuno esemplifica-tivo di un diverso contesto e di unadifferente tipologia di intervento:dalla ridistribuzione interna deglispazi agli interventi di rinnovo eampliamento, dai tanti casi di riusodi edifici esistenti (scuole, edificiindustriali, palazzi, municipi ecc.) aquelli di nuova costruzione, rari ein prevalenza realizzati mediante lapratica dello “scomputo oneri”. I laboratori hanno offerto a biblio-tecari, amministratori, architetti etecnici degli uffici comunali l’assairara possibilità di confrontarsi di-rettamente, di analizzare esperien-ze simili, di ricevere suggerimenti,critiche, osservazioni da altri lorocolleghi e da esperti esterni, apren-do dibattiti talvolta anche moltoaccesi, ma sempre interessanti. Piùvolte è accaduto che un ammini-stratore, un bibliotecario o un tec-nico dell’ufficio comunale affer-masse che il corso e il laboratorioavevano contribuito a mettere for-temente in discussione i contenutidel progetto o del programma del-

la biblioteca su cui si stava lavo-rando, minando alcune apparenticertezze e mettendo in luce critici-tà non intraviste in precedenza.

Fare biblioteche

Se il fiorire di tanti progetti in cor-so di realizzazione nel territoriodella provincia di Milano mette inluce il grande fermento edilizio inatto in ambito bibliotecario (nonsolo in Lombardia), proprio l’anali-si dei vari progetti e dei relativiprocessi di realizzazione evidenziaun quadro per certi versi allarman-te: da un lato manca una condivi-sione delle esperienze e delle buo-ne pratiche tra un comune e l’altroe tra un sistema bibliotecario e l’al-tro; dall’altro sono riscontrabili inmolti casi i medesimi errori di pro-cesso, di programma, di progetto,di realizzazione.Se si pensa all’impegno, anche e-conomico, che viene profuso daivari comuni, lascia increduli osser-vare come amministratori, architet-ti e bibliotecari stessi finiscanotroppo spesso per improvvisarsi,

senza preoccuparsi di conoscereciò che è stato fatto altrove, qualiesperienze ci siano nel settore(quanto meno in Italia), e persinoche cosa sia stato già realizzato adieci o trenta chilometri di distan-za: quali errori sono stati compiu-ti, quali buone pratiche sono stateapplicate, come sono stati risoltialcuni problemi ricorrenti.

L’amministrazione

Troppo spesso un’amministrazio-ne comunale intraprende la co-struzione della nuova bibliotecasenza porsi il problema del rinno-vamento del servizio, e senzaneanche immaginare la necessitàdi ripensarlo. Troppo spesso nonviene compiuto alcuno studio pre-liminare, ma si valuta soltanto ilpatrimonio presente e i possibiliincrementi futuri, senza alcun ra-gionamento rispetto agli spazirealmente necessari per realizzareun servizio bibliotecario modernoed efficiente. Troppo spesso allamancanza di un programma fun-zionale e biblioteconomico corri-sponde la mancanza di un pro-

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Biblioteca pubblica di Münster (Germania): area di letteratura tedesca

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gramma edilizio, demandato in tut-to o in parte al buon senso dell’ar-chitetto. Troppo spesso le scelte dilocalizzazione vengono legate e-sclusivamente a opportunità con-tingenti, senza oltretutto controbi-lanciare eventuali localizzazioniinadeguate con un’opportuna pro-mozione del servizio. Troppospesso una volta definiti costi evolumetrie, l’amministrazione sidisinteressa totalmente dei conte-nuti, avendo come obiettivo sol-tanto che l’inaugurazione avvengaentro una determinata scadenzapolitica. Troppo spesso, infine,l’amministrazione ragiona solo intermini di investimento iniziale direalizzazione dell’intervento edili-zio, trascurando i costi di gestionee i successivi necessari investimen-ti per incrementare il personale inproporzione all’aumento delle di-mensioni della struttura.Non compete, forse, agli organipolitici comprendere fino in fondola necessità di rinnovare un servi-zio quale quello della biblioteca,né di essere pienamente informatidi tutte le caratteristiche di unamoderna biblioteca pubblica. Èperò proprio di competenza degliorgani politici provare a immagi-nare un futuro per la loro comuni-tà, avere un’idea di quali possanoessere i servizi sociali e culturaliche possono in vario modo mi-gliorare la qualità della vita urba-na, di che cosa siano oggi diventa-te le biblioteche pubbliche e qualipossano essere le loro potenzialitàe ricadute sociali, culturali ed eco-nomiche. E, per fare questo, gliamministratori devono dotarsi deiconsulenti adatti per aiutarli a per-seguire tali obiettivi di sviluppo edi rinnovamento.

Il consulente biblioteconomico

Al contrario, troppo spesso l’am-ministrazione intraprende la co-struzione di una nuova bibliotecaaffidandosi esclusivamente all’uffi-

cio tecnico, cui non compete diavere conoscenze specifiche inmateria, e al bibliotecario.Per la buona riuscita del progettosarebbe invece fondamentale chel’amministrazione si avvalesse diun consulente biblioteconomico,esperto nella programmazione egestione di servizi bibliotecari. Ri-spetto al personale della bibliote-ca, risorsa insostituibile per lacomprensione delle reali necessitàa cui il nuovo intervento dovrà ri-spondere e fonte importante di da-ti relativi al contesto socio-culturale,all’utenza reale e al servizio svolto,il consulente biblioteconomicopuò portare nel gruppo una piùvasta esperienza di programmazio-ne e progettazione e una più am-pia casistica. Ha un punto di vistamolto simile a quello del bibliote-cario, di cui è in grado di com-prendere esigenze e priorità, manon è condizionato da fattori con-tingenti e ha uno sguardo più og-gettivo. È una figura di mediazio-ne, abituata a lavorare con archi-tetti e progettisti tecnici: conosce illoro linguaggio, le metodologie dilavoro e il tipo di informazioni aloro necessarie, ed è inoltre in gra-do di valutarne e controllarne me-glio il lavoro, rapportandosi conloro in modo non conflittuale mafacendo, per così dire, gli interessidel bibliotecario. Il consulente po-trà aiutare il personale biblioteca-rio nell’elaborazione del piano disviluppo e gestione delle collezio-ni e nella progettazione del siste-ma informatico, elaborando ancheun piano di attività di comunica-zione e marketing per promuove-re la biblioteca.La parcella del consulente bibliote-conomico rappresenta, ovviamen-te, una spesa aggiuntiva per l’am-ministrazione, non detraibile da al-tri compensi. Di contro, la sua pre-senza all’interno dell’équipe com-porta sempre un risparmio consi-derevole nell’economia dell’inter-vento, in quanto migliora la quali-

tà del risultato, evita fraintendi-menti e conflitti tra i protagonistidel processo e rende più agevolee veloce l’iter lavorativo.

Il bibliotecario

Essere coinvolto nella realizzazio-ne della nuova sede della propriabiblioteca può essere per il biblio-tecario un’esperienza tanto gratifi-cante quanto impegnativa, nellaquale si ritrova a dover svolgerelavori per i quali spesso è del tut-to impreparato: occuparsi dellastesura di un capitolato d’appaltoper la fornitura degli arredi, delladelibera di incarico per l’architetto,della revisione del progetto archi-tettonico, della gara di appalto pergli arredi e per le attrezzature, del-la gestione del trasloco ecc. A fron-te di ristrettezze economiche cheimpediscono di incaricare non sol-tanto un consulente bibliotecono-mico ma anche l’architetto per laprogettazione dell’intervento, toc-ca al bibliotecario confrontarsi – ea volte scontrarsi – con l’ufficiotecnico del comune; supplire alleassenze del direttore dei lavoriedili; improvvisarsi progettista de-gli interni; gestire il difficile rap-porto con le ditte fornitrici degliarredi, alle quali si finisce spessoper demandare il progetto degliinterni della biblioteca, con il risul-tato di avere biblioteche funzionali,ma tutte simili tra loro e senzaun’effettiva connotazione e identità.Peggio ancora, in molti casi il bi-bliotecario non viene interpellatose non a percorso avanzato, oppu-re, se anche viene coinvolto, nongli viene conferita l’autorità neces-saria per dialogare alla pari conl’architetto e con l’ufficio tecnico,che hanno come unico referentel’amministrazione comunale.Il bibliotecario, dal canto suo, trop-po spesso non coglie l’occasione diproporre all’amministrazione un se-rio rinnovamento del servizio, e an-zi stenta a farsi sentire nonostante

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sia in corso il rifacimento della“sua” biblioteca, sembrandogli giàincredibile, dopo tante richieste etanta attesa, poter lasciare il sotto-scala o lo scantinato dove faticosa-mente è riuscito nel corso degli an-ni a erogare un servizio biblioteca-rio magari anche di ottima qualità.La scarsa abitudine da parte di tan-ti bibliotecari a relazionarsi in mo-do efficace con gli organi politici,con gli architetti e con l’ufficio tec-nico è davvero un punto dolente,e sarebbe utile offrire ai bibliote-cari esperienze formative su questiaspetti, come normalmente avvie-ne nel settore delle aziende priva-te, dove è riconosciuta la necessi-tà di perfezionare le competenzerelazionali, le capacità di comuni-cazione e di gestione dei conflitti.Il fatto che troppo spesso i biblio-tecari non tengano nella dovutaconsiderazione le relazioni con gliorgani politici e con l’amministra-zione può essere dovuto a unacerta diffidenza o disillusione, tal-volta a timore, timidezza o deside-rio di “quieto vivere”, talaltra asemplice noncuranza o sottovalu-tazione di questi aspetti di “forma”rispetto ai “contenuti” del serviziobibliotecario stesso. Tuttavia, inquesto caso, forma e contenutosono strettamente interrelati: inproposito, più di un bibliotecarioin occasione dei laboratori ha af-fermato che, se potesse tornare in-dietro, “non si perderebbe in trop-pi ragionamenti biblioteconomicie specialistici”, rimandandoli a unmomento successivo, ma cerche-rebbe soprattutto di “capire e diconsolidare il suo ruolo”, di “pre-sentarsi come interlocutore credi-bile per l’amministrazione”, svilup-pando meglio il suo rapporto conessa e lavorando maggiormentesul piano politico.Non che i contenuti bibliotecono-mici non siano importanti. Il pro-blema è che nelle settimane o mesidurante i quali il bibliotecario ela-bora i contenuti biblioteconomici,

l’amministrazione a volte ha già av-viato e concluso la definizione pre-liminare di alcuni aspetti fondamen-tali del progetto: localizzazione, di-mensionamento di massima dellesuperfici, costi di massima ecc., masoprattutto si è già fatta, più o me-no inconsciamente, un’idea di quel-lo che la biblioteca dovrà essere.

L’architetto

Il progetto di una biblioteca è unodei progetti più appassionanti e in-teressanti che possa capitare a unarchitetto, anche perché ne racchiu-de mille altri: le biblioteche sono alcontempo luoghi di aggregazione edi socializzazione (come piazze ecentri sociali), luoghi di cultura (co-

me musei), infrastrutture della co-noscenza (come scuole e istitutiper la formazione), luoghi di lavo-ro con tanti differenti bisogni, atti-vità, utenti, percorsi funzionali (co-me ospedali, fabbriche, bancheecc.), luoghi di vita nel senso piùampio e pieno del termine.Troppo spesso, però, gli architettiitaliani hanno in mente un model-lo di biblioteca legato più alle ti-pologie storiche, di conservazionee studio, che a quello che oggi labiblioteca pubblica è diventata. Iriferimenti progettuali potrannodunque essere anche molto lonta-ni da quello che un bibliotecarioimmagina. Un bibliotecario appas-sionato di architettura, che avessevisitato le mediateche di Evreux,

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Mediateca di Limoges (Francia): piano terra

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Fresnes, Limoges, Orléans, Monte-pellier o Troyes, la BibliothèquePublique d’Information del CentrePompidou, le biblioteche di Münstero di Dortmund, le Idea Store o laPeckham Library di Londra, le bi-blioteche di Malmø o di Tampere,di Seattle, di Phoenix, di Salt LakeCity o di Vancouver (solo per cita-re biblioteche pubbliche realizzateda importanti architetti stranieri),4

resterebbe stupito dal fatto chemolti architetti italiani hanno inmente, parlando di “biblioteche dipubblica lettura”, esempi come laBritish Museum Library, la Biblio-teca Ambrosiana, la Bibliothèquenationale de France o il progettotardo settecentesco irrealizzato del-la Bibliothèque du Roi di Parigi diEtienne Louis Boullée.Non si può neanche farne una col-pa agli architetti italiani, che ben dirado hanno la possibilità di costrui-re biblioteche, né possono affidarsia linee guida, indicazioni proget-tuali o normative promulgate a li-vello nazionale o regionale (non ècosì all’estero) e difficilmente pos-sono contare su un programmafunzionale, che solitamente nonviene elaborato in modo esaustivoper tempo o non viene elaboratoaffatto, né tanto meno sulle indica-zioni dei tecnici comunali.Anche quando vi è un rapporto trabibliotecario e architetto, nonmancano comunque le difficoltà dicomunicazione. L’architetto spessonon si sforza di comprendere illinguaggio e le esigenze del bi-bliotecario, né questo gli viene im-posto o richiesto dall’amministra-zione, suo unico e reale commit-tente che gli chiede soprattutto dirispondere per quanto riguardatempi e costi. Agli occhi dell’archi-tetto il bibliotecario finisce quasiper essere un ostacolo, che rallen-ta lo sviluppo del progetto con ri-chieste che intralciano lo sviluppoe il pieno compimento di una cer-ta idea architettonica, mettendolain crisi con astruse pretese di fun-

zionalità, flessibilità ed economiedi gestione.Troppo spesso ho sentito dire daibibliotecari che quella tale scelta èstata compiuta dall’architetto eche, nonostante il risultato siaesteticamente gradevole, purtrop-po è poco funzionale. Intendo in-vece affermare fortemente che unabiblioteca bella ma poco funziona-le non centra appieno i suoi obiet-tivi. Le biblioteche più belle, piùfunzionali e più innovative sonoquelle nate da un dialogo serratotra bibliotecario e architetto, di-sponibili all’ascolto reciproco. LaBritish Museum Library del biblio-tecario Antonio Panizzi e dell’ar-chitetto Sidney Smirke (1854), laStadsbibliotek di Stoccolma diFredik Hjelmqvist e di Erik GunnarAsplund (1927), la BibliothèquePublique d’Information di Parigi diMichel Melot e Renzo Piano(1978), la Seattle Central Library diDeborah Jacobs e Rem Koolhaas(2003) sono soltanto alcuni casieclatanti, per lo più nati dall’in-contro, dal dialogo, dal confrontotra persone geniali. Ovviamentenon sempre il bibliotecario ha ache fare con un architetto genialee viceversa.Dato il presupposto (che non sem-pre si verifica) che l’architetto siapersona capace e che sia disponi-bile a mettersi in gioco, ascoltare,capire, acquisire competenze inquesto campo (in cui non ci si puòimprovvisare), il bibliotecario do-vrebbe dal canto suo essere aper-to al confronto, disponibile a capi-re nuovi linguaggi e riferimentinon suoi, aperto a sperimentare.Di solito l’architetto capisce comeprogettare una biblioteca e il bi-bliotecario comprende come rela-zionarsi con l’architetto solo a bi-blioteca inaugurata. In ogni casoconsiglio ai bibliotecari di stimola-re l’interesse degli architetti, di co-involgerli nelle caratteristiche delservizio della biblioteca, di parlareloro di quello che avviene nella bi-

blioteca, dei comportamenti, degliusi, delle persone, delle potenzia-lità. Consiglio al bibliotecario di il-lustrare molto dettagliatamente leesigenze funzionali e d’uso chedevono essere soddisfatte, lascian-do all’architetto la possibilità diesprimere la propria creatività ecompetenza progettuale, ma met-tendo in luce puntigliosamentetutti quegli aspetti che possonoportare a diseconomie d’utilizzo edi gestione.

La sintesi progettuale

L’architetto traduce in progetto tut-te le esigenze espresse, proceden-do per prove ed errori in una sin-tesi che trovi il giusto compromes-so tra le innumerevoli variabili etra tutti i vincoli funzionali, tecni-co-costruttivi, normativi, economi-ci, sociali, culturali e politici. Le bi-blioteche sono macchine costose:per la costruzione e l’avviamentosi riesce, in qualche modo, a tro-vare finanziamenti, ma il funziona-mento quotidiano è un altro di-scorso. Progettando una bibliotecal’architetto dovrebbe tenere pre-sente i futuri problemi di gestione,dall’organizzazione degli spazi alconsumo energetico.Per fare un esempio concreto tratanti (uno dei più ricorrenti), pen-siamo all’inserimento di grandi ve-trate in facciata. Una soluzione ar-chitettonica del genere riesce aconnotare fortemente l’edificio,conferendogli trasparenza e legge-rezza, e può essere un mezzo dicomunicazione e attrazione digrande efficacia soprattutto per gliutenti meno adusi a frequentare labiblioteca. È evidente che questocomporterà dei costi aggiuntivi perla pulizia periodica della vetrata,ma se l’obiettivo è quello di comu-nicare una certa immagine della bi-blioteca si tratta di un costo assimi-labile a spese di promozione delservizio bibliotecario, e possono

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essere soldi ben spesi. Una solu-zione del genere deve essere peròadeguatamente progettata, studian-do accortamente l’esposizione alsole delle vetrate, dotandole even-tualmente di frangisole e dei ne-cessari sistemi di oscuramento chefacciano in modo di evitare la pe-netrazione diretta della luce solaree il sovraccarico termico che nederiverebbe. Diversamente, i con-sumi energetici di raffrescamento el’inevitabile disagio dal punto di vi-sta del microclima interno e del-l’eccesso di illuminazione infice-rebbero la vivibilità e la qualità ar-chitettonica dell’edificio, con costiaggiuntivi non giustificabili.Allo stesso modo, talvolta bastadavvero poco per rendere gli spa-zi più flessibili; per evitare di ave-re una doppia entrata e dover du-plicare il punto di controllo; peraprire in alcuni orari solo una par-te dell’edificio; per rendere lo stes-so spazio utilizzabile per più usidifferenti.Particolarmente importante, e spi-noso, è il tema della flessibilità de-gli spazi: l’architetto deve cercaredi progettare uno spazio i cui usiin seguito potrebbero cambiare inmodo significativo. È impossibileper un bibliotecario sapere con e-sattezza in che modo verranno uti-lizzate alcune aree della bibliotecatra quindici, dieci o anche cinqueanni: troppo veloce il cambiamen-to in atto in ambito tecnologico,nelle modalità di erogazione dicerti servizi, nei comportamenti,nelle esigenze e negli usi del pub-blico. Gli utenti, inoltre, ridisegna-no col tempo i confini degli spazi,utilizzandoli indipendentementeda qualsiasi idea avessero il biblio-tecario o l’architetto, persino spo-stando alcuni arredi, abitando ecolonizzando gli spazi interstiziali,“segnando il territorio”.Infine, una volta inaugurato l’edifi-cio, il bibliotecario resta solo, men-tre sarebbe importante valutare –magari un anno dopo – che cosa è

funzionato e che cosa andrebbemodificato nel progetto degli spa-zi, nella localizzazione delle fun-zioni, nella distribuzione degli ar-redi. D’altro canto, accade ancheche l’architetto sia renitente a ri-mettere in discussione un progettogià avviato o, peggio, già realizza-to. Ma i progetti crescono, cambia-no, vivono di vita propria, diventa-no qualcosa di sempre diverso daquanto ci si aspettava.

Biblioteche a scomputo oneri

Abbiamo parlato della difficiletriangolazione tra amministrazionecomunale, architetto e biblioteca-rio, di quanto quest’ultimo rappre-senti l’anello debole della catena edi quanto difficile sia la comunica-zione tra loro. Ancora di più nelcaso in cui si tratti di una bibliote-ca “a scomputo oneri”.Molte delle biblioteche di nuovacostruzione attualmente in proget-to (la maggior parte di quelle lom-barde, quanto meno) non vengo-no realizzate direttamente dall’am-ministrazione, bensì da un investi-tore che costruisce un nuovo com-parto edilizio residenziale e/ocommerciale, e che, al posto dipagare gli oneri di urbanizzazione,realizza “chiavi in mano” la nuovasede bibliotecaria, consegnandolapoi al comune.Questa procedura risulta moltoutile in quanto evita lungagginiburocratiche, nonché i costi che

l’amministrazione dovrebbe soste-nere se dovesse realizzare diretta-mente l’opera.L’altra faccia della medaglia, però,è che spesso la biblioteca finisceper essere realizzata da progettistiche non hanno competenza pro-gettuale in materia, e che spessonon hanno il tempo (o, talvolta, lavoglia) di acquisirla, sempre incal-zati dall’imprenditore loro clientead accelerare quanto più possibileprogettazione e costruzione, chedeve al più presto rientrare dell’in-vestimento.È così che, nel già difficile triango-lo amministrazione-progettista-bi-bliotecario, subentra il quarto in-comodo, l’imprenditore, che fini-sce talvolta per essere predomi-nante ed è sempre fattore di fortecondizionamento. Di conseguen-za, se già accade che il biblioteca-rio non venga sufficientemente co-involto nel processo, in alcuni ca-si di “biblioteca a scomputo oneri”egli viene escluso del tutto, e l’ar-chitetto non ha più come referentel’amministrazione, ma l’investitore.È ovvio che, in questo caso, il pro-gettista rischia di avere ben pocopotere contrattuale nei confrontidel suo committente (solitamentepoco interessato ai problemi delservizio bibliotecario e alle ricadu-te sociali e culturali della bibliotecapubblica), e dunque gli riesce dif-ficile contrattare un buon livello diqualità dell’edificio e delle sue fini-ture, prevalendo esigenze di ri-sparmio dei tempi e dei costi.

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Peckham Library, Londra

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Ne consegue una mancanza dicontrollo da parte dell’amministra-zione sull’esecuzione e sullo svi-luppo del progetto, sulle scelteprogettuali, sulla qualità delle fini-ture: alla fine la qualità della rea-lizzazione rischia di essere scaden-te, o comunque assai lontana daquella che sarebbe potuta essere.Ultimo, ma non ultimo, spesso lalocalizzazione della biblioteca fini-sce per essere legata a quella di unqualche comparto residenziale dinuova costruzione, il che non ènecessariamente un male, ma ilproblema è che questo diventa unpresupposto, e non una conseguen-za di riflessioni sul ruolo che la bi-blioteca potrà avere nello sviluppourbano e sociale della città.

Alcuni suggerimenti

È evidente che la pratica dello“scomputo oneri” è una soluzionemolto utile, soprattutto in tempi diristrettezze economiche, oppure(accade anche questo) quando lalegge Finanziaria impedisce di uti-lizzare eventuali avanzi di bilancio.Sarebbe però assai meglio se l’am-ministrazione non delegasse agliinvestitori la progettazione e la di-rezione lavori, ma desse un incari-co mediante concorso di progetta-zione o gara di affidamento a pro-gettisti di più sicura competenza;oppure, al limite, che il progettovenisse sviluppato dall’ufficio tec-nico avvalendosi di consulenzeesterne per la programmazione bi-blioteconomica e la progettazionearchitettonica e degli interni.Ancora di più, come ribadito all’i-nizio, sarebbe importante che gliorgani politici, gli amministratori egli uffici tecnici comprendessero fi-no in fondo che per realizzare unabiblioteca non ci si può improvvi-sare: nessuno oserebbe mai co-struire un ospedale senza avvalersidi progettisti con competenze spe-cifiche o senza consultare il diri-

gente sanitario. Lo stesso dovrebbeavvenire per una biblioteca pubbli-ca, che è un edificio di enormecomplessità per la molteplicità difunzioni che ospita, di servizi cheoffre, di utenti che deve servire,nonché per le ricadute successivea livello di costi di gestione edeventuali diseconomie del servizio.Non sempre un Comune può per-mettersi di pagare un consulentebiblioteconomico e un progettistadi adeguate capacità. Ma è altret-tanto paradossale dover ogni voltaricominciare da capo, ripetendo glistessi errori. La soluzione ci sareb-be: basterebbe che le regioni (chene avrebbero competenza) creas-sero delle équipe di consulenti asupporto dello sviluppo dei pro-getti dei singoli comuni; che vifossero delle linee guida per le bi-blioteche pubbliche emanate a li-vello regionale o nazionale; chefossero promulgate leggi adeguatea livello regionale tali da consenti-re e favorire l’erogazione di finan-ziamenti esclusivamente per quel-le biblioteche che garantissero de-terminati standard dimensionali edi servizio.5

Nell’attesa che le regioni si attivinoin questo senso, forse potrebberoessere gli stessi sistemi bibliotecaria proporre un servizio del genereai comuni. Da tempo in alcune re-gioni, come per esempio la Lom-bardia, i sistemi bibliotecari sonodegli interlocutori attivi, credibili eaffidabili per le amministrazionipubbliche. Il bibliotecario che ve-nisse a sapere dell’intenzione daparte dell’amministrazione di unqualsiasi intervento sulla bibliote-ca potrebbe contattare il sistemabibliotecario, il quale potrebbeproporre al comune un servizio in-tegrato di consulenza (con consu-lente biblioteconomico e consu-lente architetto) per la program-mazione dei contenuti biblioteco-nomici, la progettazione degli spa-zi, la stesura dei capitolati d’appal-to per la fornitura di arredi e at-

trezzature, il rinnovamento dellagestione dei servizi stessi ecc. L’istituzionalizzazione di un servi-zio di consulenza del genere con-sentirebbe economie di scala chelo renderebbe economicamente ac-cessibile anche a comuni di picco-le dimensioni; darebbe alle ammi-nistrazioni maggiori garanzie sutempi e costi di realizzazione e digestione; sarebbe un aiuto impor-tante per il personale bibliotecario,gli uffici tecnici e il progettista in-caricato; consoliderebbe ulterior-mente le attività di cooperazione escambio all’interno dei comuni delsistema. Il passo successivo potrebbe esse-re un maggiore coordinamento ecooperazione su questi temi tra glistessi sistemi, che dovrebbero ri-uscire a loro volta a “fare sistema”.Per iniziare, però, nell’attesa che isistemi prima e la regione poi siattivino in questo senso, bastereb-be che un’amministrazione comu-nale che avesse intenzione di rea-lizzare o rinnovare una bibliotecasi guardasse attorno, si informassesu che cosa sta avvenendo in altreparti d’Italia e del mondo: che ilsindaco, l’assessore, il dirigente eil bibliotecario trovassero uno odue giorni di tempo per fare unbreve viaggio assieme, e visitarequelle biblioteche pubbliche italia-ne che funzionano e che hannouno straordinario successo.Le buone pratiche ci sono, baste-rebbe applicarle.

Note

1 Dati parziali, ricavati dalle statisticherichieste ai sistemi bibliotecari in oc-casione del corso di aggiornamento“Programmare e progettare la bibliote-ca pubblica”, dicembre 2006, raccoltidal Servizio biblioteche della Provin-cia di Milano.2 ll corso è stato realizzato da Provin-cia di Milano – Settore cultura, Servi-zio biblioteche (Cristina Borgonovo eAlessandra Scarazzato), con la colla-

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borazione di alterstudio partners srl(Milano), la direzione scientifica e ilcoordinamento a cura dell’architettoMarco Muscogiuri (alterstudio partnerssrl): <http://www.provincia.milano.it>,[email protected],[email protected]; <http://www.alterstudiopartners.com>, [email protected] Il convegno, dal titolo “La bibliotecapubblica: un servizio su cui investire”,si è tenuto il 6 dicembre 2006 nella Sa-la Nuovo Spazio Guicciardini a Milano.Sono intervenuti: Massimo Cecconi(dirigente del Settore cultura della Pro-vincia di Milano), Massimo Belotti (di-rettore di “Biblioteche oggi”), AntonellaAgnoli (direttrice scientifica della Bi-blioteca “San Giovanni”, Pesaro), SergioConti (dirigente del Settore cultura delComune di Monza), Marco Muscogiuri(architetto di alterstudio partners srl diMilano e docente al Politecnico di Mila-no). Il corso e il laboratorio sono staticosì articolati (schema ripetuto nellecinque diverse edizioni):Prima giornata: lezioni frontali. MarcoMuscogiuri, La biblioteca pubblicanella società contemporanea: ruolo,missione, potenzialità; la realizzazio-ne di un intervento di rinnovo, am-pliamento o costruzione di una biblio-teca; le scelte di localizzazione; il ri-uso di edifici storici o dismessi; missio-ne, fisionomia e modello bibliotecono-mico, la definizione dell’utenza;Angelo Marchesi, dirigente del Settorecultura del Comune di Vimercate (nel-le edizioni: Fondazione per Leggere –Biblioteche Sud-Ovest Milano, Brian-za Biblioteche, Consorzio Sistema Bi-bliotecario Nord-Ovest): Dal progettoalla gestione: la biblioteca di Vimerca-te ; Laura Ricchina, ricercatrice Univer-sità degli studi di Milano (nelle edi-zioni: Sistema del Vimercatese e Siste-ma Nord-Est Milano, Sistema bibliote-cario Milano Est): Il processo di realiz-zazione e gli attori coinvolti; il proget-to biblioteconomico e la biblioteca atre livelli; la biblioteca di Carpi: pro-gramma, processo, realizzazione.Seconda giornata: lezioni frontali.Marco Muscogiuri, Il dimensionamen-to della biblioteca e dei servizi: indivi-duazione e applicazione di standard;le funzioni e i servizi della biblioteca;le macro-aree funzionali della biblio-teca (spazi per il pubblico, spazi per i

libri, spazi per l’amministrazione); glispazi della biblioteca: il dimensiona-mento, le caratteristiche, la progetta-zione; il progetto degli arredi; Antonel-la Agnoli, Gli spazi della biblioteca:l’evoluzione e la trasformazione deglispazi e dei servizi della biblioteca; usie comportamenti dei diversi pubblicidella biblioteca, esempi in varie biblio-teche esistenti: Pesaro, Arzignano,Vienna, Marsiglia, Seattle.Terza giornata: laboratorio, gestito daMarco Muscogiuri e Antonella Agnoli.Il seminario conclusivo, dal titolo “Labiblioteca pubblica dal progetto all’or-ganizzazione degli spazi: i risultati diun percorso di formazione”, si è tenutoil 15 marzo 2007 a Milano, nell’ambitodel Convegno annuale delle Stelline.Sono intervenuti: Cristina Borgonovo eAlessandra Scarazzato (Servizio biblio-teche della Provincia di Milano), MarcoMuscogiuri, Laura Ricchina, Sara Ballis(responsabile della Biblioteca di Pioltel-lo), Franca De Ponti (responsabileSettore cultura e biblioteca del Comunedi Paderno Dugnano), Alberto Biraghi(responsabile ufficio tecnico del Comu-ne di Albiate), Marco Fantoni (respon-sabile Biblioteca di Opera).Informazioni e documentazione al si-to: <http://www.provincia.milano.it/>;<http://temi.provincia.milano.it/cultura/bibliot2/aggiornamento_bibliotecari/index.php>.

4 Per le biblioteche elencate si riman-da a: ANTONELLA AGNOLI, A Evreux unabiblioteca plurale. Uno spazio per favo-rire l’integrazione fra un’ampia gam-ma di media e di servizi, “Bibliotecheoggi”, 19 (2001), 10, p. 74-78; ID., Unedificio al servizio della gestione.Tappa alla nuova Biblioteca comuna-le di Fresnes, “Biblioteche oggi”, 20(2002), 1, p. 76-79; ID., Le diverse ani-me della Biblioteca di Limoges. Un pro-getto di Pierre Riboulet, “Bibliotecheoggi”, 19 (2001), 7, p. 108-113, ID., Lebiblioteche che vorremmo, “Bibliotecheoggi”, 17 (1999), 3, p. 44 e sg.; ID., Dabiblioteca a mediateca. A Orléans siafferma un modello innovativo, “Bi-blioteche oggi”, 19 (2001), 8, p. 88-92;ALDO DE POLI, Biblioteche: architetture1995-2005, Milano, Federico Motta,2002; MARCO MUSCOGIURI, Architetturadella biblioteca. Linee guida di pro-grammazione e progettazione, Milano,Sylvestre Bonnard, 2005.5 Si veda in proposito ad esempio iltesto promulgato dalla Regione Emi-lia-Romagna, Approvazione standarde obiettivi di qualità per biblioteche,archivi storici e musei ai sensi dell’art.10 della l.r. 18/00 “Norme in materiadi biblioteche, archivi storici, musei ebeni culturali”, che all’art. 5 fissa “in-dicatori e i requisiti considerati obbli-gatori e obiettivi di qualità intesi comeobiettivi operativi raccomandati”.

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In Italy and Lombardy we witness, nowadays, a new building fervour inthe libraries field. Therefore the Provincia of Milan, in collaboration withalterstudio partners srl, recently organised a course for librarians,administrators and architects on the planning and the design of thepublic library. The course was the occasion for a reflection about thelibraries’ situation and about the role of the actors implied in the build-ing project: the administration, the librarian, the architect. They speakdifferent languages and have different goals. The administration oftendoes not care enough about the contents and is more concerned bythe electoral spin-offs; the librarian is frequently left out of thedecisions and does not worry enough about the political relationshipwith the administration; the architect finds his/her only point of referencein the administration and underestimates the functional aspects andthe everyday running matters. The problem could be partly solved if theRegione or the library systems set up consulting groups (composed bylibrarians and architects) for the planning and the designing of the li-braries, capable of supporting the technical offices and the municipali-ties. The issuing of adequate guidelines for public libraries at a regionaland national level would also be necessary.

Abstract