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PROVINCIA DI RIETI
Programma degli interventi
per il ripristino della Viabilità
- 1° Stralcio - (OCDPC 408/2016 art.4. c. 2, lett. C)
- -
PROGETTISTI:
Dott. Geol. Andrea Angeletti
….…………………………
COLLABORATORI:
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO
Soggetto Attuatore:
ANAS s.p.a. (ex OCDPC 408/2016 Art. 4)
Soggetto Gestore:
PROVINCIA DI RIETI
Data:
Rieti, lì
24/04/2017……………………
…………….
PROGETTO ESECUTIVO ALLEGATO: Relazione geologica di massima
ELENCO INTERVENTI: CODICE CRITICITA’: SPRI0207/1 CLASSE: C
TITOLO: SP 18 KM 3+600 INTERVENTO DI RIPRISTINO DEL CORPO DEL RILEV. STRADALE FRANA
COMUNE: AMATRICE IMPORTO INVESTIMENTO: 17.933,00
CODICE CRITICITA’: SPRI0208/1 CLASSE: C
TITOLO: . SP 18 KM 5+200 INTERVENTO DI RIPRISTINO DEL CORPO DEL RILEV. STRADALE FRANA
COMUNE: AMATRICE IMPORTO INVESTIMENTO: 28.889,00 CODICE CRITICITA’: SPRI0209/1 CLASSE: C
TITOLO: . SP 18 KM 5+800 INTERVENTO DI RIPRISTINO DEL CORPO DEL RILEV. STRADALE FRANA
COMUNE: AMATRICE IMPORTO INVESTIMENTO: 21.520,00
CODICE CRITICITA’: SPRI0212 /1 CLASSE: C TITOLO: SP 18 KM 7+750 INTERVENTO DI RIPRISTINO DEL CORPO DEL RILEV. STRADALE FRANA
COMUNE: AMATRICE IMPORTO INVESTIMENTO: 95.644,00
IMPORTO COMPLESSIVO INVESTIMENTO EURO 164.986,00…………….
TITOLO DEL PROGETTO:
INTERVENTI SUL PIANO VIABILE LUNGO LA SP 18 “TORRITA – ACCUMULI –
LIBERTINO”
PROGRESSIVE KM 3+600 - 5+200 - 5+800 - 7+750
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Sommario
1 PREMESSA ......................................................................................................................... 3
2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO .................................................................................. 4
3 VINCOLISTICA ................................................................................................................... 5
4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E STRUTTURALE ...................................................... 9
5 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ..................................................................... 14
6 CENNI DI IDROGEOLOGIA .............................................................................................. 16
7 SISMICITA’ DELL’AREA .................................................................................................. 18
7.1 INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO .................................................................. 22
7.2 SISMICITA’ STORICA ................................................................................................ 24
8 ELENCO SOPRALLUOGHI............................................................................................... 26
8.1 PROGRESSIVA 3+600 SP 18: ..................................................................................... 26
8.2 PROGRESSIVA 5+200 SP 18 (PROGRESSIVA REALE 5+350): .............................. 28
8.3 PROGRESSIVA 5+800 SP 18: ..................................................................................... 30
8.4 PROGRESSIVA 7+750 SP 18: ..................................................................................... 33
9 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................. 36
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1 PREMESSA
L’area interessata dagli eventi sismici in Italia centrale di agosto ed ottobre 2016 è
formalmente definita dal Decreto legge n. 189 del 17 ottobre 2016, come integrato
dall’Ordinanza del 15.11.2016 (G.U. 283 del 3.12.2016)del Commissario straordinario del
Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio,
Marche ed Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016.
L’art. 4 dell’ordinanza CDPC 408/2016 individua quale soggetto attuatore ANAS che ha
provveduto alla programmazione degli interventi di ripristino della viabilità, con la massima
condivisione con gli enti gestori ed alla successiva attuazione degli stessi, che nello
specifico vengono atuati dall’ente gestore (Provincia di Rieti).
Considerata la rilevante estensione della rete stradale oggetto di intervento, nonché dalla
diffusione della complessità del danno rilevato sulla stessa, al fine di garantire la migliore
efficacia di azione nel perseguire il pronto ripristino della viabilità, si è ritenuto di dover
procedere sia nella ricognizione che nell’identificazione degli interventi e nello sviluppo del
programma secondo una successione di stralci operativi incrementali. Nel definire gli
stralci si è fatto riferimento alla valenza della rete stradale in termini di mobilità.
Questo primo stralcio riguarda la rete stradale ritenuta strategica per garantire nell’area del
sisma sia la mobilità a scala inter- regionale che inter- provinciale sia le funzioni logistiche
e di assistenza alla popolazione dalla protezione civile.
Il seguente progetto eseguito dall’ente gestore (provincia di Rieti), sulla scorta della
programmazione degli interventi di ripristino eseguita dal soggetto attuatore, riguarda la
S.P.18 (km 3+600, 5+200, 5+800 e 7+750).
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2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
La Strada Provinciale 18 si snoda in direzione circa S-N dall’abitato di Torrita, nel Comune
di Amatrice, fino a Libertino, nel Comune di Accumuli.
La strada corre, per lo più a mezzacosta, parallelamente a torrenti che hanno
profondamente inciso i rilievi dell’area.
Poco dopo Forcelle si passa dal Comune di Amatrice a quello di Accumuli
La strada è compresa in parte nella Tavoletta II-SO del Foglio n° 132 (Accumoli) e in parte
nella Tavoletta I-NO del Foglio 139 (Amatrice) della Carta d’Italia IGM alla scala 1:25.000,
mentre nella Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000 si individua nelle sezioni
337150, 337110 e 337120 (fig.1):
Fig.1- Stralcio della sezione 337150 della Carta Tecnica Regionale alla scala
1:10.000).
Da un punto di vista geografico questo settore ricade all’interno della parte iniziale della
Valle del Tronto, un ampio bacino idrografico che prende il nome dall’omonimo fiume, che
si estende dai Monti della Laga al mare Adriatico, prevalentemente nelle Marche, ma che
lambisce anche la parte più settentrionale del Lazio, comprendendo i Comuni di Amatrice
ed Accumoli.
5
I monti della Laga si sviluppano per oltre 24 km tra gli altopiani di Amatrice (RI) e di
Campotosto (AQ) e il subappennino teramano, inseriti geograficamente tra la catena dei
M.ti Sibillini a N ed il massiccio del Gran Sasso a S. Costituiscono il più alto rilievo
arenaceo dell'Appennino: infatti, si elevano per un settore di quasi 12 km oltre i 2000 mt
s.l.m. e toccano le massime quote con M. Gorzano (mt 2458), la vetta più alta del Lazio,
Cima Lepri (mt 2445), Pizzo di Sevo (mt 2419) e Pizzo di Moscio (mt 2411).
3 VINCOLISTICA
Il PAI Tronto ha censito sulla SP18 numerose aree a rischio frana R1 e R2
(rispettivamente rischio moderato e medio), collocate principalmente nei settori subito a
valle o a monte del tracciato stradale (fig. 2):
Fig. 2 – Stralcio della Tavola 05/06 del PAI
Tronto alla scala 1:25.000 e relativa legenda.
6
Nei primi km della SP 18 (tratto tra Torrita e Pasciano) non sono Censite aree a rischio
frana.
Le norme tecniche di attuazione del PAI Tronto, suddivide le pericolosità geologiche
presenti analizzando l’assetto dei versanti e l’assetto idraulico del territorio.
L’assetto dei versanti, relativo alle aree a rischio idrogeologico per frane e valanghe, ha
come finalità:
L’individuazione e la perimetrazione dei dissesti da frana e valanga e l’attribuzione dei
diversi livelli di pericolosità e di rischio;
La definizione di norme e modalità di gestione del territorio volte al rispetto delle
specificità morfologiche, ambientali e paesaggistiche connesse ai naturali processi
evolutivi dei versanti, indirizzate alla difesa del suolo ed al mantenimento delle relative
condizioni di equilibrio;
La definizione degli interventi necessari per la mitigazione del rischio per le
popolazioni esposte, per i beni, per le attività economiche e per le infrastrutture, in
rapporto alle pericolosità individuate.
Vengono definite in cartografia differenti livelli di rischio, individuati dalla combinazione
dell’indice di pericolosità dei fenomeni gravitativi e dell’indice di vulnerabilità (D0/D4),
suddivisi in: R4 - Aree a rischio molto elevato (comprese le aree dei versanti interessate
da valanghe); R3 – Aree a rischio elevato; R2 – Aree a rischio medio; R1 – Aree a rischio
moderato.
Le finalità del Piano Stralcio per l’assetto idraulico, invece, sono:
La individuazione delle aree esondabili, determinate sulla base della
configurazione altimetrica dei terreni in corrispondenza dei tratti in cui i corsi
d’acqua possono esondare per cause di portate eccessive, o per danneggiamento
o collasso delle arginature e delle altre opere di difesa, aggregate secondo le
seguenti 4 classi di rischio:
1. Aree a rischio molto elevato di esondazione “E4”: aree che possono essere
interessate dalle piene con tempo di ritorno tra 30 e 50 anni;
2. Aree a rischio elevato di esondazione “E3”: aree che possono essere interessate
dalle piene con tempo di ritorno assimilabile a 100 anni;
3. Aree a rischio medio di esondazione “E2”: aree che possono essere interessate
dalle piene con tempo di ritorno assimilabile a 200 anni;
7
4. Aree a rischio moderato di esondazione “E1”: aree che possono essere interessate
dalle piene con tempo di ritorno assimilabile a 500 anni;
La definizione per le dette aree e per i restanti tratti della rete idrografica, di una
strategia di gestione finalizzata a salvaguardare le dinamiche idrauliche naturali,
con particolare riferimento alle esondazioni e alla evoluzione morfologica degli
alvei, a favorire il mantenimento o il ripristino dei caratteri di naturalità del reticolo
idrografico;
La definizione di una politica di prevenzione e di mitigazione del rischio idraulico
attraverso la formulazione di azioni e norme di piano e tramite la predisposizione di
un assetto di progetto dei corsi d’acqua, definito nei tipi di intervento, nelle priorità
di attuazione e nel fabbisogno economico di massima;
Le aree esondabili anche se diversamente rappresentate negli elaborati
cartografici del piano stralcio, si intendono delimitate a partire dal piede esterno
dell’argine o dal ciglio superiore della sponda.
L’unico settore della SP 18 in cui è delimitata un’area a rischio di esondazione si trova sul
tratto stradale in prossimità della Frazione di Libertino, dove il Fiume Tronto, proveniente
da S-E, lambisce la strada (Fig. 3):
Fig. 3 – Stralcio della Tavola 07/08 del PAI Tronto alla scala 1:25.000 e
relativa legenda.
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Sulla strada SP 18, inoltre, insiste il Vincolo Idrogeologico (R.D.L. 30.12.1923 n° 3267)
relativo al Comune sia di Amatrice che di Accumuli (fig. 4):
Fig. 4 – Stralcio della Tavola del Vincolo idrogeologico relativa al Comune di Amatrice
(evidenziato in rosso il primo tratto della SP 18).
Il primo livello di Microzonazione Sismica (DGR Lazio 545/2010) relativi al Comune di
Amatrice e di Accumuli sono stati validati, pertanto è possibile consultare la Carte delle
microzonee omogenee in prospettiva sismica (M.O.P.S.) dei due Comuni (per
approfondimenti relativi alla sismicità del sito consultare il capitolo 7 “sismicità dell’area”).
Nell’immediate vicinanze del sito, inoltre, non sono censite zone adibite ad attività
estrattiva ancora in esercizio nel Piano Regionale Attività Estrattive (P.R.A.E.) del Lazio
(fig. 5):
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Fig. 5 – Stralcio della Tavola n.3/41 del Piano Regionale Attività Estrattive del Lazio (scala 1:50.000).
4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E STRUTTURALE
L’area oggetto di studio si colloca nel settore centrale della catena appenninica che
rappresenta una complessa zona di transizione tra la Piattaforma carbonatica laziale-
abruzzese ed il bacino pelagico umbro-marchigiano.
L’Appennino costituisce una porzione della megasutura cenozoica sviluppatasi nell’area
peri-mediterranea, in seguito all’interazione tra le placche africana ed europea e le
microplacche Adria, Sardo-Corsa e Alboran (Carminati et alii, 2004).
Nel settore appenninico centrale, questa interazione ha prodotto lo sviluppo di una catena
a pieghe e sovrascorrimenti che ha coinvolto inizialmente i domini paleogeografici più
occidentali, e successivamente quelli orientali (Cosentino et alii, 2003).
Durante la strutturazione della catena appenninica si è impostato un sistema compressivo
che ha controllato lo sviluppo e la successiva migrazione verso le zone via via più esterne
10
dell’avampaese, di un sistema orogenico costituito da catena-avanfossa-avampaese
(Cipollari & Cosentino, 1995).
Su questa tipologia di catena, generalmente, contemporaneamente alla fase compressiva
che investe l’area di avampaese, le zone di retropaese vengono interessate da collasso
tettonico, responsabile dello sviluppo di bacini sedimentari controllati da processi tettonici
estensionali (Cipollari et alii, 1999).
La strutturazione del settore di catena appenninica entro cui ricade il sito oggetto di studio
si è realizzata in un intervallo di tempo compreso tra il Miocene superiore e la fine del
Pliocene inferiore secondo una sequenza normale da Ovest verso Est.
L’attuale assetto geometrico vede, nelle linee generali, le unità occidentali umbro-sabine
tettonicamente sovrapposte ai domini più esterni, rappresentati dalla piattaforma
carbonatica laziale-abruzzese a sud e dal dominio marchigiano-abruzzese a nord
(Scarsella, 1951), lungo un sovrascorrimento ad andamento arcuato, con convessità
rivolta verso oriente, corrispondente a parte della “Linea Olevano-Antrodoco-Posta”
(Salvini e Vittori, 1984), verso sud ed al “fronte dei Monti Sibillini” verso nord (fig.6):
Fig.6 – Domini tettonico-stratigrafici dell’Appennino umbro-
marchigiano e laziale-abruzzese (da Bigi et alii, 1991).
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La Linea Olevano-Antrodoco rappresenta un importante elemento tettonico, interpretato
dai vari Autori rispettivamente come: un sovrascorrimento (Scarsella, 1951; Dallan Nardi
et alii, 1971; Koopmann, 1983; Calamita & Deiana, 1986), una faglia trascorrente o
transpressiva destra (Ogniben, 1969; Coli, 1981; Barchi et alii, 1988) o una struttura
polifasica con carattere dapprima trascorrente e successivamente inverso (Castellarin et
alii, 1978).
Le unità appartenenti alla fascia di transizione della piattaforma sono a loro volta,
sovrascorse verso Nord ed Est sul dominio marchigiano-abruzzese; anche in questo caso,
il contatto ha un andamento arcuato con accentuata convessità a NE.
L’inizio delle deformazioni compressive sono testimoniate nell’area dal primo arrivo delle
torbiditi silicoclastiche del Tortoniano (Centamore et alii, 1978; Castellarin et alii, 1978).
La sedimentazione terrigena neogenica offre un buon esempio di migrazione del blocco
catena-avanfossa (Boccaletti et alii, 1986) in un quadro di deformazione progressivo verso
Est. Sono, comunque, soprattutto le fasi tettoniche compressive post-tortoniane che hanno
determinato la principale strutturazione dell’area attraverso la propagazione, anche fuori
sequenza , verso Nord e verso Est dei sistemi di thrust-sheets accompagnata da rotazioni
antiorarie (Patacca & Scandone, 1989; Ghisetti & Vezzani, 1990).
Il settore del Comune di Amatrice ricade all’interno dell’unità tettonico-stratigrafica definito
da Bigi et alii (1991) Unità di Acquasanta- M. dei Fiori- Montagnone (fig.7).
Questa unità è costituita, a nord, da unità carbonatiche mesozoico-paleogeniche di bacino
e di transizione esterna e da depositi emipelagici e torbiditici del Miocene medio-Pliocene
inferiore.
A sud, invece, la successione è data inferiormente da depositi bacinali e di transizione e
superiormente, da facies di acque basse (da rampa a margine di piattaforma).
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Fig.7 – Schema strutturale dell’Appennino umbro-marchigiano e laziale-abruzzese:
1 - Unità dei M.ti Sibillini; 2 - Unità di M. Giano – M. Gabbia; 3 – Unità del Gran
Sasso-Cittareale; 4 – Unità del M. Morrone; 5 – Unità di Acquasanta – M. dei
Fiori-Montagnone; 6 – Unità del Cellino; 7 – Depositi post-trasgressione del
Pliocene medio; a-anticlinale; b-sinclinale; c-faglia normale; d-sovrascorrimento.
(da Bigi et alii, 1991).
Consultando la Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, il sito oggetto di studio ricade
in parte all’interno del Foglio 132 (Norcia) ed in parte in quello numero 139 (L’Aquila).
Le litologie affioranti appartengono alla Formazione della Laga, rappresentata da depositi
sin-orogenici costituiti da torbiditi silicoclastiche (fig.8 e 9):
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Fig.8- Stralcio della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, Foglio 139 (L’Aquila).
Fig.9- Stralcio della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, Foglio 132 (Norcia).
In particolare, sui siti oggetto di indagine, gli Autori indicano la presenza di “Molasse” che
rappresentano la parte superiore della formazioni marnoso-arenacea legate alla
SP 61 SP 18
SP 61 SP 18
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deposizione terrigena di arenarie, peliti ed in parte conglomerati, ad opera di correnti di
torbida.
In particolare tale formazione viene descritta come un’alternanza di banchi e strati
relativamente sottili nella parte superiore, talvolta scistosi e con frequenti e spesse
intercalazioni di marne arenacee; nella parte inferiore è segnalata la presenza di banchi e
strati più spessi, con impronte vegetali, frustoli carboniosi e, a luoghi, con sottili letti di
lignite picea. Nei banchi basali si rinvengono sferoidi concrezionali.
Sulla nuova Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, il sito indagato ricadrà nel Foglio
337 “Norcia”.
Durante i sopralluoghi sono stati osservati prevalentemente affioramenti costituiti da
arenarie, a luoghi intercalati da piccoli strati marnosi, con spessori variabili da alcuni
centimetri, fino a bancate spesse oltre il metro.
Lungo la SP 18, alcune decine di metri dopo l’abitato di Roccasalli, in direzione Accumuli
si osserva il passaggio litologico dalle suddette arenarie a bancate di calcari biancastre a
luoghi fratturate.
5 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO
L’aspetto morfologico del Comune di Amatrice e di Accumuli è influenzato dalla presenza
della Catena dei Monti della Laga, che corre in direzione NNW -SSE lungo il confine tra
Lazio, Abruzzo e Marche e che annovera il rilievo più alto del Lazio (Monte Gorzano, 2458
m s.l.m.).
La SP 18 ricade in un settore dove dalle vette più elevate che segnano il confine tra Lazio
ed Umbria, si passa a rilievi più dolci che tendono a convergere verso la Valle del Fiume
Tronto, che a sua volta drena in direzione SW-NE (fig. 10):
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Fig.10- Visione panoramica dell’area oggetto di studio (da Google Earth).
Da un punto di vista generale, il modellamento del paesaggio e la morfologia dei rilievi
dell’area sono legati a diversi fattori, tra cui la natura litologica, i processi di sollevamento
regionale e l’attività tettonica, che ha imposto dislocazioni verticali di entità notevole.
La strada si sviluppa quasi interamente a mezzacosta, in porzioni di versante che in alcuni
punti hanno pendenze molto elevate mentre in altri le pendenze risultano più blande.
Le maggiori pericolosità geologiche sono rappresentate da fenomeni di dissesto
gravitativo, per lo più crolli, viste le principali litologie affioranti che si presentano piuttosto
fratturate e spesso prive di sostegno basale.
La pericolosità legata a fenomeni di esondazione fluviale è relegata all’ultimo tratto, dove
in prossimità della Frazione di Libertino, la Strada arriva a costeggiare il Fosso Pescara,
Tramazza e Collespada.
Inoltre nell’area attraversata dalla SP 18, non sono censiti fenomeni di subsidenza e
sinkholes.
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6 CENNI DI IDROGEOLOGIA
La SP 18 ricade per gran parte del suo percorso all’interno di quella che viene chiamato
sulla Carta Idrogeologica del territorio della Regione Lazio alla scala 1:100.000 con il
nome di Complesso dei Flysch marnoso-arenacei (fig. 11):
Fig.11- Stralcio della Nuova Carta Idrogeologica della Regione Lazio
(scala 1:100.000).
Tale complesso idrogeologico, rappresentato in Carta in giallo con sigla 14, è definito
come un’associazione arenaceo-conglomeratica, arenacea e subordinatamente arenaceo-
pelitica (Flysh della Laga, Macigno e Formazione Marnoso-Arenacea) ascrivibile al
Miocene medio-Pliocene, dalla potenzialità acquifera medio-bassa.
Gli spessori sono da alcune centinaia ad oltre un migliaio di metri.
17
Trattasi di formazioni che pur avendo una bassa permeabilità, possiedono una buona
capacità di immagazzinamento, con una circolazione sotterranea diffusa, ma
quantitativamente molto limitata.
Dove le arenarie risultano più fratturate e dove è più sviluppata la coltre di alterazione
superficiale si trovano acquiferi epidermici discontinui che alimentano piccole sorgenti e
sostengono il flusso di base di corsi d’acqua a regime prevalentemente stagionale.
Nelle facies prossimali, la tessitura più grossolana dei litotipi prevalentemente arenacei,
accentua la capacità di immagazzinamento e la permeabilità d’insieme favorendo una più
attiva circolazione sotterranea diffusa che sostiene un apprezzabile flusso di base,
perenne, del reticolo idrografico.
Nel loro complesso questi terreni hanno la funzione di “aquiclude” nei confronti degli
acquiferi carbonatici e di base per falde contenute.
La strada, inoltre, lambisce per un breve tratto i terreni appartenenti al Complesso
calcareo-marnoso di bacino (rappresentati in carta in puntinato con sigla 17), una
successione anch’essa dalla potenzialità acquifera medio-bassa, rappresentata da marne
e calcari marnosi che chiudono sia la successione umbro-marchigiana che la successione
laziale-abruzzese.
Gli spessori massimi di tale successione sono di alcune centinaia di metri.
Infine, nei tratti in cui la strada raggiunge porzioni depresse o zone in dissesto, è
cartografato il Complesso dei depositi detritici (rappresentati in carta in verdino con sigla
2).
Tale complesso idrogeologico, rilevabile principalmente in prossimità delle Frazioni Torrita,
Roccasalli e poco prima di Accumuli, è ascrivibile al Pleistocene-Olocene possiede una
potenzialità acquifera medio-alta; è rappresentato da detriti di falda e di pendio, depositi
morenici, di conoide e di frana e terre rosse, con spessori variabili fino ad alcune decine di
metri.
L’idrografia superficiale è condizionata dal Fiume Tronto, che nasce dalla Cima della
Laghetta (2369 m) sui Monti della Laga.
Il corso d’acqua ha inizialmente uno scorrimento ad andamento S-N, per poi passare a
WSW-ENE, fino alla foce sul Mar Adriatico.
Sono numerosi i fossi e torrenti, alcuni dei quali a carattere stagionale, che alimentano il
Tronto, nascendo dai rilievi attraversati dalla SP 18.
Nei dintorni del sito sono presenti piccole sorgenti con portata minore di 10 l/s.
18
7 SISMICITA’ DELL’AREA
Il settore di catena entro cui ricade la SP 18, risulta essere uno di quelli a più alta sismicità
del Paese.
Esso rappresenta il settore centrale dell’orogene appenninico, un segmento post-
collisionale del sistema montuoso mediterraneo Africa-vergente, originatosi dalla
convergenza e dalla collisione tra il margine continentale europeo e il blocco Adriatico, di
affinità africana (Cello et alii, 1995).
Per un approfondimento sulla tettonica distensiva responsabile della sismicità di tale
settore, si rimanda al capitolo “inquadramento geologico e strutturale”.
Per avere un’idea della concentrazione degli epicentri che interessano tali zone, si allega
uno stralcio della Carta della Sismicità in Italia (Castello et Alii, 2004), la quale illustra la
distribuzione degli epicentri di 45.000 terremoti avvenuti in Italia tra il 1981 ed il 2002
(fig.12):
Fig.12 – Stralcio della Carta della Sismicità in Italia, da Castello et Alii (2004).
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La maggior parte dei terremoti indicati ha una magnitudo inferiore a 4.0 ed è localizzato
nella crosta superiore, entro 12 km di profondità.
In questa mappa è chiaramente mostrato come nell’Italia peninsulare ci sia una stretta
correlazione tra la sismicità e la topografia.
In base alla nuova zonazione sismica, definita dalla D.G.R. del Lazio n. 387 del
22/05/2009 “Nuova classificazione sismica del territorio della Regione Lazio in
applicazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 Aprile
2006 e della DGR Lazio 766/03”, i ComunI di Amatrice e Accumuli sono classificati in
Zona sismica 1 (fig.13):
Fig.13 – Zonazione sismica della Regione Lazio ai sensi della DGR n° 387/2009 e n° 835/2009.
Ai sensi della vecchia zonazione sismica (DGR Lazio n° 766 del 2003), gli stessi territori
comunali era collocato sempre in Zona sismica 1 (fig.14):
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Fig. 14 – Classificazione sismica del Comune di Amatrice e Accumuli.
La Carta delle Microzonee Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) relativa al primo
livello di microzonazione sismica del Comune di Amatrice nelle progressive della SP 18
oggetto di indagine indica la presenza di zone stabili suscettibi li di amplificazione locale
(fig.15):
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Fig. 15 – Stralcio della Carta delle microzone omogenee in prospettiva
Sismica alla scala 1:10.000 relativa al Comune di Amatrice.
In particolare, le tipologie di terreno riportate, indicate in carta con le sigle 2004 e 2099,
rappresentano rispettivamente:
2004: Ciottoli, ghiaie e sabbie essenzialmente monogenici ed eterometrici,
generalmente sciolti, con orizzonti e lenti di sabbie limose e argillose. Sono i
depositi alluvionali fluviali in evoluzione dell’alveo comprendenti il letto e le aree
golenali, variamente rimaneggiati durante le piene e le morbide fluviali.
Spessori variabili ed eteropici contenuti generalmente entro la decina di metri.
2099: Substrato fratturato ed alterato.
Le due tipologie di terreni sono concordi con quanto riportato nella Carta delle microzone
omogenee in prospettiva sismica del Comune di Accumuli.
22
7.1 INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO
Secondo la zonazione sismogenetica ZS9, che individua aree omogenee caratterizzate da
sorgenti in grado di generare terremoti e da una distribuzione spaziale uniforme degli
eventi sismici (per zona sismogenetica si intende la presenza di strutture geologiche in
grado di generare terremoti, le cosiddette “faglie capaci”), il territorio comunale di Amatrice
e Accumuli è posto nella zona sismogenetica ZS923 (fig.16):
Fig.16 – Zonazione sismogenetica ZS9 (Rapporto conclusivo del Gruppo
di lavoro per la redazione della Mappa di pericolosità sismica, INGV,
aprile 2004).
23
Questa sismo-zona include al suo interno le sorgenti sismogenetiche responsabili dei
terremoti di più elevata magnitudo, che hanno interessato l’arco appenninico centrale.
Tali sorgenti hanno in genere espressioni superficiali che consentono la caratterizzazione
e la quantificazione degli aspetti cinematici mediante i tradizionali approcci geomorfologici
e paleosismologici.
Nella Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (fonte INGV), espressa in
termini di accelerazione massima del suolo (amax) per suoli molto rigidi (Vs30 > 800 m/s),
viene rappresentata l’attesa probabilistica di terremoti (periodo di ritorno Tr = 475 anni),
caratterizzati da maggiore o minore energia.
Dall’esame della mappa di dettaglio per la Regione Lazio (fig.17) si può osservare che nel
settore di interesse, i valori di amax sono 0.250 g< amax < 0.275 g.
Fig.17 – Mappa di pericolosità sismica (INGV).
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7.2 SISMICITA’ STORICA
È stata effettuata una ricerca degli eventi sismici di magnitudo compresa tra 3.92 e
7.41occorsi in un arco temporale compreso tra l’anno 217 A.C. ed il 2002 D.C. all’interno
di un’area circolare di raggio pari a 15 km, con centro circa equidistante da AMATRICE,
Accumuli e Torrita, di coordinate geografiche (ed50):
LAT. 42,656 LONG. 13,244
Tale ricerca è stata eseguita utilizzando il catalogo parametrico dei terremoti italiani
C.P.T.I.04, disponibile in rete (fig.18):
Fig.18 – Lista degli eventi sismici avvenuti tra il 217 A.C. ed il 2002 D.C. in un raggio di 15 km dal sito og- getto di indagine.
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Dove:
N = Numero d’ordine
Tr = Tipo di record
Anno, Me, Gi, Or, Mi, Se = Tempo origine
AE = Denominazione dell’area dei massimi effetti
Rt = Codice dell’elaborato di riferimento
Np = Numero dei punti di intensità
Imx = Intensità massima
Io = Intensità epicentrale
Lat, Lon = Localizzazione epicentrale
Maw = Magnitudo momento
Dai risultati ottenuti si può osservare che nell’area si sono verificati 51 terremoti storici,
relativi al lasso di tempo preso in considerazione, in cui le intensità maggiori registrate,
sono relative ai terremoti avvenuti nel Reatino, nella zona di Norcia, ad Amatrice e
nell’Aquilano.
Vanno inoltre ricordati i recenti terremoti che hanno colpito questo settore dell’Appennino,
cominciati con la scossa del 24 agosto 2016, ritenuti i maggiori responsabili dei fenomeni
di dissesto censiti nell’area percorsa dalla SP 18.
L’analisi della sismicità intesa come distribuzione spazio-temporale dei terremoti avvenuti
nel tempo in una determinata area, costituisce il primo tassello negli studi di valutazione
della pericolosità sismica di base.
Infatti trattandosi di modelli probabilistici, le caratteristiche sismotettoniche e le modalità di
rilascio dell’energia sismica nel passato consentono la messa a punto di modelli che
descrivano l’attività sismica futura e dunque permettono di stimare i livelli di accelerazione
attesi.
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8 ELENCO SOPRALLUOGHI
8.1 PROGRESSIVA 3+600 SP 18:
Sulla SP 18, al km 3+600 (Loc. Pasciano) si osserva al bordo della carreggiata stradale un
abbassamento del terreno, testimoniato dall’arretramento del guard rail e dall’inclinazione
verso valle del palo della luce (foto 1):
Il corpo stradale non presenta evidenti lesioni.
Foto 1 – Settore stradale in
abbassamento.
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La forma leggermente depressa di questo tratto fa sì che le acque provenienti dal settore
di monte vi convergano, andando a peggiorare le condizioni di stabilità generale; pertanto
è consigliabile una più adeguata regimentazione delle acque superficiali, oltre al ripristino
del guard rail.
Inoltre, al fine di verificare se il dissesto sia ancora in atto, è opportuno effettuare un
periodo di monitoraggio sufficientemente lungo, dell’ordine dei 3/6 mesi.
Foto 2 – Dettaglio dell’abbassamento
subito dal guard rail.
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8.2 PROGRESSIVA 5+200 SP 18 (PROGRESSIVA REALE 5+350):
Sulla SP 18, al km 5+350 si osservano una serie di lesioni, lungo la sede stradale, ad
andamento longitudinale, che hanno portato ad un leggero abbassamento del settore di
valle. Il tutto è testimoniato anche da un abbassamento del guard rail (foto1):
La lunghezza delle fratture è nell’ordine dei 12/15 metri.
Il settore a valle risulta stabile, pertanto si consiglia di procedere alla sola risagomatura del
piano stradale ed al ripristino del guard rail.
Tuttavia risulta necessario monitorare il settore in questione anche dopo la realizzazione
delle suddette opere.
Foto 1 – Lesioni longitudinali
Lungo la sede stradale.
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Sul lato di monte è presente un muro con drenaggi orizzontali che termina poco prima del
settore in dissesto (foto 2); la canaletta che corre a bordo strada adibita a convogliare le
acque in un pozzetto poco più a valle, non risulta funzionale, pertanto è necessaria una
manutenzione della stessa.
Foto 2 – Muro sul lato di monte.
Il settore di monte presenta nella parte sommitale una serie di alberi ai quali manca un
sostegno basale (foto 3); pertanto è necessario procedere ad una riprofilatura della
scarpata ed alla rimozione delle piante in equilibrio precario.
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Foto 3 – Alberi in equilibrio precario sul settore a monte della strada.
8.3 PROGRESSIVA 5+800 SP 18:
Sulla SP 18, al km 5+800 si osservano una serie di lesioni, lungo la sede stradale, ad
andamento longitudinale, che hanno portato ad un leggero abbassamento del settore di
valle. Il tutto è testimoniato anche da un abbassamento del guard rail (foto 1):
La lunghezza del settore in abbassamento nell’ordine degli 80/100 metri.
L’area non presenta evidenze morfologiche tali da presagire la mobilizzazione dei
materiali; nel complesso il settore di valle risulta stabile pertanto è sufficiente procedere ad
una risagomatura del piano stradale ed al ripristino del guard rail.
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Dopo la realizzazione dei suddetti lavori è necessario un periodo di monitoraggio volto a
verificare che il settore non subisca ulteriori abbassamenti.
Lungo il lato stradale di monte è necessario procedere ad una manutenzione della
canaletta di drenaggio (foto 2):
Foto 1 – Lesioni longitudinali
lungo la sede stradale.
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Foto 2 – Canaletta a bordo strada, ad oggi, non funzionale.
Il settore di monte risulta nel complesso stabile; non sono presenti affioramenti rocciosi
tali da poter rappresentare una fonte di pericolo per la sede stradale; tuttavia, alcuni alberi
privi di sostegno basale andrebbero rimossi (foto 3):
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Foto 3 – Alberi in equilibrio precario sul settore a monte della strada.
8.4 PROGRESSIVA 7+750 SP 18:
All’altezza del km 7+750, sulla SP 18, è presente un settore di carreggiata che dopo il
sisma del 24 agosto 2016 ha subito un notevole abbassamento, dell’ordine di alcuni
centimetri.
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Attualmente non è possibile verificare tale abbassamento in quanto la sede stradale
danneggiata è stata coperta con un nuovo strato di asfalto per mantenere inalterata la
viabilità (foto 1):
Attualmente si apprezzano piccole lesioni sul nuovo manto stradale che fanno ipotizzare
un possibile movimento ancora in atto.
Il dissesto interessa le coperture superficiali poggianti sul substrato, che in quest’area
passa da prevalentemente arenaceo a calcareo.
La presenza di vegetazione non permette di rilevare agevolmente le giaciture degli strati.
Per la messa in sicurezza del rilevato stradale occorre procedere alla realizzazione di
almeno due ordini di gabbionate, da posizionare al di sotto della strada, nel punto in cui
avviene la rottura di pendio e le pendenze diminuiscono.
Foto 1 – Settore della carreggiata
ricaricato con nuovo strato di asfalto. In
evidenza in rosso l’andamento delle
fratture coperte.
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Si rende necessaria una campagna di indagini geognostiche volte a verificare i parametri
geotecnici dei terreni attraversati, al fine di dimensionare opportunamente l’opera.
Preliminarmente è possibile stimare in via cautelativa i parametri della copertura,
basandosi su conoscenze pregresse dell’area oggetto di indagine:
Angolo d’attrito ( ϕ ) = 25°
Coesione (C) = 0 KN/m2
Peso dell’unità di volume (γ) = 18 KN/m3
Risultano inoltre necessarie tutte le operazioni di ripristino del guard rail e di
regimentazione delle acque superficiali.
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