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La nuova Costituzione ungherese tutela la Vita sin dal concepimento Intervista all’On. Miklós Soltèsz, Sottosegretario di Stato incaricato degli affari sociali, della famiglia e della gioventù, del Governo ungherese Manipolare i termini per giustificare il crimine. Se l’infanticidio è “aborto post nascita”, allora l’aborto è “infanticidio pre nascita”! La scienza e la ragione per la vita. Il numero dei medici obiettori di coscienza è in costante aumento. Bandiera della Repubblica Popolare Ungherese di inzio secolo L’Ungheria ha scelto la Vita Notizie N. 9 - Novembre 2012 € 3,50 €1,50 per Librerie e Associazioni Infosportpagine “nel nome di chi non può parlare”

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Notizie Provita - Novembre 2012

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La nuovaCostituzione ungherese

tutela la Vita sin dalconcepimento

Intervista all’On. Miklós Soltèsz, Sottosegretario di Statoincaricato degli affari sociali, della famiglia e della gioventù,

del Governo ungherese

Manipolare i termini per giustificare il crimine. Se l’infanticidio è “aborto post nascita”, allora l’aborto è “infanticidio pre nascita”!

La scienzae la ragione per la vita.

Il numero dei mediciobiettori di coscienza

è in costante aumento.

Bandiera dellaRepubblica Popolare Ungherese

di inzio secolo

L’Ungheria ha scelto la Vita

Notizie

N. 9 - Novembre 2012

€ 3,50€1,50 per Librerie e Associazioni

Infosportpagine

“nel nome di chi non può parlare”

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RIVISTA MENSILE

N. 9 - NOVEMBRE 2012

TestataInfosportpagine-ProVita

EditoreMP cooperativa giornalisticaSede legale Via Marlengo 49/b, 39012 Merano (BZ)Autorizzazione Tribunale BZ N6/03 dell’11/04/2003

RedazioneFrancesca Romana Poleggi, Antonio Brandi,Mario Palmaro, Andrea GiovanazziVia Ridolfino Venuti 34/A, 00162 RomaTel. 06 45444909

Direttore ResponsabileFrancesca Lazzeri

Progetto graficoMassimo Festini

TipografiaEticart srl, via Garibaldi 5, 73011 Alezio

DistribuzioneRapida Vis, Via Cadlolo 90, 00136 Roma

Hanno collaboratoalla realizzazione di questo numeroFrancesco Agnoli, Andrea Bernardini,Lorenzo Bertocchi, Marzio Bianchi, Antonio Brandi, Cesare Cavoni, Paolo Deotto, Giuseppe Noia,Lorenza Perfori, Danilo Quinto, Marco RespintiBenedetto Rocchi, Francesca Romana Poleggi,Alberto Zelger

Notizie- Sommario -

per un aggiornamento quotidiano:

www.prolifenews.it

Editoriale 3

Notizie dall’Italia 4

Notizie dal mondo 5

Primo Piano L’Ungheria per la vita 12 Antonio Brandi

Attualità Il Veneto apre i consultori ai volontari ProLife 6 Alberto Zelger

Le donne che hanno detto “no” all’aborto, a costo della vita 7 Lorenza Perfori

Al cimitero di Desio la cattiva coscienza degli abortisti cerca di nascondersi nei contenitori per “rifiuti speciali” 8 Paolo Deotto

La scienza e la ragione per la vita 9 Francesca Romana Poleggi

Come è regolato l’aborto nel mondo 10 Marzio Bianchi

Le prospettive del secondo mandato di Obama 11 Marco Respinti

Scienza e Morale La RU486, porta dell’inferno 15 Cesare Cavoni

I primi otto giorni dell’embrione 16 Giuseppe Noia

La contraccezione non riduce gli aborti 17 Andrea Bernardini

Aborto post nascita: manipolare i termini per giustificare il crimine 18 Benedetto Rocchi

Alcuni rischi della fecondazione artificiale (o Pma) 19 Francesco Agnoli

Economia e Vita Le famiglie numerose difendono la vita 20 Danilo Quinto

Bisogna ricostruire la famiglia 22 Lorenzo Bertocchi

Prezzo: 3,50 euro

Abbonamenti:Semplice 30,00 euro

Sostenitore 60,00 euroBenefattore 100,00 euro

Patrocinatore 250,00 euro

Per abbonamenti, acquisti e donazioniConto Corrente presso

Banca Popolare di Puglia e BasilicataIBAN IT91 B053 8515 0000 0000 0003 270

oppure Conto Corrente Postale n.1009388735

intestati aM.P. Società Cooperativa Giornalistica a.r.l.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare,nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

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“La dignità umana è inviolabile. Ogni essere umano ha il diritto alla vita e alla dignità uma-na; la vita dell’embrione e del feto sono da proteggere dal momento del concepimento”: è l’art. 2 della nuova Costituzione unghere-se. Questa legge fondamentale, di uno Stato democratico e sovrano, ha fatto imbestialire “l’intelligentsia” europea, anche perché nega il riconoscimento alle famiglie monoparenta-li, alle coppie di fatto e alle coppie omoses-suali. Ancor più ha imbestialito i vertici UE e le lobby abortiste europee la campagna di manifesti prolife del premier Orban su cui è scritto “Mamma capisco che tu non sia pronta per me, ma ti prego dammi in adozione, la-sciami vivere”. La protezione della vita fin dal concepimento equivale a sancire l’illegalità dell’aborto: per questo la European Women’s Lobby (EWL) e la International Planned Pa-renthood Federation European Network (IPPF

EN) hanno dichiarato che questa normativa lede i diritti sessuali e riproduttivi delle donne. L’Ungheria ha rigettato in modo chiaro e limpi-do le accuse, sottolineando che la nuova Co-stituzione è fondata sui valori europei. Anche Viviane Reding, vice presidente della Commis-sione Giustizia UE, ha dovuto ammettere che la Costituzione ungherese non viola nessuna norma o trattato comunitario. D’altronde, se si vanno a leggere gli atti del Parlamento Eu-ropeo, troviamo che le Risoluzioni n. 372/88, n. 327/88 e la Raccomandazione n. 1046/86 - come anche le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa n. 1100/89 e n. 874/79 - tutte fanno espressamente riferimento o al “diritto alla vita del concepito” oppure parlano di vera e propria dignità dell’embrione. Se passiamo poi dal piano europeo a quello mondiale, è sufficiente leggere la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989 e la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo del 1959 approvate dall’ONU: in entrambi i casi si indica come doverosa la tutela dei bambini anche pri-ma della nascita. Questi documenti dimostrano che non solo l’Ungheria non viola nessuna nor-ma di carattere sovranazionale, ma anzi, con la sua nuova Costituzione, si allinea alle disposizio-ni appena menzionate e fa proprio il sostanziale riconoscimento del diritto alla Vita che, sebbene spesso dimenticato, è alla base del patrimonio comune dei valori dell’umanità.

Antonio Brandi

L’Ungheria in prima lineasul fronte Pro Life

Editoriale

Notizie Editoriale

Siamo lieti e onorati di pubblicare la lettera che ci ha inviato S.E.R. Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marinoe Montefeltro, che ha apprezzato Notizie Pro Vita e ci incoraggia nel proseguire la buona battaglia.

Pennabilli, 6 novembre 2012

Carissimi amici,incoraggio con il mio affetto e la mia benedizione la Vostra importanteiniziativa, di cui cercherò di aiutare la diffusione.La testimonianza che i cristiani danno di una difesa incondizionata della vita, dalsuo concepimento fino alla sua fine naturale, è un grande fattore di amore al destinodell’uomo in questa società e quindi un’azione positiva perché la società stessaabbandoni atteggiamenti violenti e disumani.Sappiate che Vi sono accanto. Luigi Negri Vescovo di San Marino-Montefeltro

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liaNotizieNotizie dall’Italia

Il Movimento per la Vita ha lanciato una campagna per raccogliere le firme necessarie a una petizione popolare chechiede il riconoscimento dei diritti dell’embrione fin dal concepimento. Per aderire all’iniziativa “Uno di Noi” bisognavisitare il sitohttp://www.mpv.org/mpv/download/UnodiNoi/homepage.htm

Anche a Roma, davanti all’ospedale S. Camillo e in alcune chiese, si svolge la 5° edizione di “40 Days for Life” (http://40daysforlife.com), 40 giorni per la vita, una campagna pro-vita che si svolge in 316 città di USA, Canada, Sud America, Australia, Europa e Uganda, fino al 4 novembre 2012. Alla campagna hanno sempre partecipato alcune centinaia di migliaia di persone che hanno pregato e digiunato insieme per far cessare gli aborti. Gli organizzatori stimano che quasi 6000 bambini sono stati salvati dall’aborto grazie ai “Quaranta giorni per la Vita”.

Il “cimitero dei bambini mai nati” è scomparso misteriosamente dall’ordine del giorno del Consiglio comunale di Firenze dopo le polemiche sollevate dal consigliere Ornella De Zordo.Doveva essere modificato il regolamento di polizia mortuaria introducendo una zona del cimitero destinata ai “bambini mai nati”: non se ne è fatto più niente perché non se ne è detto più niente.

La Asl, l’Ufficio scolastico territoriale e il Lions club di Vercelli hanno organizzato un convegno dal quale è emerso un allarme per la cittadinanza, visto l‘alto numero di aborti e di contagi di malattie sessuali nel copoluogo piemontese. Colpiti soprattutto i giovani tra i 20 e i 24 anni.

A Caserta ogni mese muoiono migliaia di bambini a causa dell’aborto: questa la denuncia dell’Associazione No194, in un recente convegno a Calvi Risorta.

Benedetto XVI ha esercitato il suo diritto e dovere di ammonire e di guidare i fedeli, ricordando ai politici cattolici che davanti a leggi in favore di aborto, eutanasia e coppie di fatto, devono dire di no, con buona pace di chi, come l’On. Vendola, ha gridato allo scandalo e all’indebita ingerenza.

La Verità e la Vita sono trasversali a ogni schieramento politico: anche Laura Puppato, candidata alle primarie del centrosinistra, è tra le firmatarie della legge regionale in Veneto che apre i consultori anche alle associazioni “pro life”.

In migliaia hanno aderito all’iniziativa di “Voglio Vivere” contro la Giornata mondiale per l’aborto “accessibile, legale e sicuro” indetta, venerdì 28 settembre, dai movimenti abortisti di tutto il mondo. In 2300 hanno compilato l’appello dal sito internet www.associazione-vogliovivere.it, visualizzato da circa 6000 persone e apprezzato da 1300 con altrettanti “Mi piace”. Decine di siti internet hanno pubblicato l’appello spedito, secondo le intenzioni di Voglio Vivere, anche ad alcuni direttori di quotidiani. «La Giornata – spiega il responsabile di Voglio Vivere, Samuele Maniscalco – è stata un’offensiva contro chi si batte a favore del diritto alla vita, per tacitare ogni voce di dissenso».

Il libro di Danilo Quinto “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” (edizioni Fede & Cultura) racconta come i radicali di Emma Bonino e Marco Pannella siano riusciti a rappresentare negli ultimi decenni la quintessenza di quell’ideologia anti-umana che disprezza l’identità, la vita e la dignità della persona, dal suo concepimento alla morte naturale. Un libro da leggere e da regalare, per far comprendere, anche a molti cattolici che vengono sedotti dal male, chi sono i nemici della vita.

Anche Antonio Socci e Benedetta Foà hanno scritto, su Libero e su Tempi, della testimonianza per la vita di Chiara Corbella Petrillo, dalla cui storia è nata la nostra iniziativa Per la Vita. Padre Livio ne ha parlato lungamente a Radio Maria.

A Padova, Torino, Fiumicino, Rimini e Copparo (FE), si è svolta con successo la manifestazionne“PedaliAMO per LA VITA”, organizzata dalla Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola di Padova e dall’Associazione “Salviamo i Cristiani”, con la partecipazione di diversi movimenti prolife.

A Roma il Movimento per la vita ha organizzato un convegno su “Le conseguenze psichiche dell’interruzione volontaria di gravidanza”, a pochi giorni dall’avvio di uno spazio di ascolto e consulenza psicologica, del tutto gratuito, denominato “Da donna a donna”, per aiutare e sostenere il trauma post aborto. AntonioBrandi è intervenuto al Convegno ed ha relazionato sulla storia dell’eroe Chen Guangcheng che si è battuto controle sterilizzazioni e gli aborti forzati nella provincia dello Shandong in Cina. Per questo è stato detenuto in un Laogai per quasi 4 anni e mezzo ed ha subito abusi e percosse agli arresti domicialiari dal Settembre del 2010 fino alla sua rocambolesca fugadel 26 Aprile 2012.

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oNotizie Notizie dal mondo

Lo scienziato giapponese Shinya Yamanaka è stato insignito del Nobel per la scoperta delle cellule staminali pluripotenti indotte, che si ottengono senza distruggere embrioni . Una sua dichiarazione ai giornali: “Quando ho visto l’embrione, mi sono reso conto all’improvviso che c’era solo una piccola differenza fra lui e mia figlia. Ho pensato che non possiamo continuare a distruggere embrioni per la nostra ricerca».

Da tre diversi paesi del nord Europa giungono i risultati di convegni e studi scientifici che confermano i rischi connessi all’aborto chirurgico e chimico. I dati che provengono da una ricerca che si è svolta in Finlandia sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction; Il Medical Daily Website di Aberdeen riporta i risultati degli studiosi scozzesi; lo studio scientifico danese è pubblicato sul Medical Science Monitor. Apprendiamo così che l’aborto indotto aumenta il tasso di mortalità femminile, l’infertilità, e le probabilità di successivi parti prematuri.

I mass media “pro morte” hanno inventato un caso: la notizia di una sedicenne dominicana malata di leucemia e morta per non aver potuto abortire (perché la Costituzione della Repubblica Dominicana stabilisce che “il diritto alla vita è inviolabile dal momento del concepimento fino alla morte naturale”). La verità è che nessuno aveva mai vietato ai medici di agire con la chemioterapia, né la norma costituzionale imponeva di lasciar morire la ragazza senza cure solo perché era incinta. Infatti le cure e la chemioterapia ci sono state, tempestive, ma purtroppo inutili.

Durante il suo attuale tour negli Stati Uniti, Justin Bieber si è attirato le critiche dei media liberal quando ha espresso la sua personale contrarietà alla legalizzazione dell’aborto. Il cantante, oggi diciottenne, ha poi deprecato la circostanza per cui i giovani americani, fin dalla più tenera età, sono sottoposti ad una sorta di “indottrinamento” per convincerli che l’aborto è un «diritto». La madre del cantante ha pubblicamente dichiarato che Justin è stato salvato dai servizi sociali, perché lei era

decisa ad abortirlo.

San Josè, California. L’11 ottobre è la prima Giornata Internazionale del Bambino, riconosciuta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In concomitanza con questo evento, “Women Rights without Frontier” lancia la sua campagna “Salva una bambina” per porre fine alla discriminazione sessuale in Cina. Gli esperti stimano che tra 160 e 200 milioni di donne muoiono nel mondo, a causa degli aborti selettivi.

Il divieto di aborto non influisce in alcun modo sulla possibilità di fornire cure ottimali alle donne in stato di gravidanza, in quanto l’aborto diretto non è medicalmente necessario per salvare la vita di una donna. Questa la conclusione del simposio di professionisti esperti e ricercatori in ostetricia e ginecologia, che si è tenuto a Dublino.

“Da qualcosa di così terribile come uno stupro può nascere qualcosa di buono. E io ne sono la prova”, ha dichiarato Ken: Statunitense, 30 anni, sposato, con tre figli, ha scoperto che la madre biologica a 15 anni venne violentata: grazie all’aiuto di un’ istituzione cattolica, la mamma portò a termine la gravidanza e lo fece adottare. “I bambini concepiti durante uno stupro sono “veri”quanto tutti gli altri”. Perché rispondere con altra violenza ad un atto di violenza?

Nella piazza centrale di Riga, capitale della Lettonia, l’artista Eva Riekstina ha esposto 27 sculture di bambini in fase di formazione intrauterina. Ogni scultura è accompagnata da una targa in cui si esprime, in tre lingue, la ragione data per ucciderlo con l’aborto. Ad esempio:“La mia mamma in realtà mi voleva davvero, ma le pressioni dei suoi amici l’hanno convinta ad ammazzarmi.”La mostra rientra nella campagna di sensibilizzazione “For Life” organizzata dai gruppi pro vita della Lettonia. Per vedere le immagini della mostra, visitare il sito:http://www.pardzivibu.lv/index.php/par-kampanu/musu-bildes/category/2-atklasana

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che l’Irlanda, Stato senza aborto legale, rimane uno dei Paesi più sicuri in cui aspettare un bambino e partorire.Ma la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo nel 2010 ha intimato all’Irlanda di introdurre una legge sull’aborto più permissiva.È in corso allora uno speciale mese di preghiera per la vita, in vista della risposta ufficiale che Dublino deve alla Corte.I vescovi irlandesi, in una lettera pastorale intitolata “Scegli la vita!” ricordano che non si può separare il diritto alla vita della madre dal diritto alla vita del figlio, ma vanno

tutelati entrambi.

I primi di ottobre, a Madrid si è svolta una manifestazione prolife: circa 2.000 persone hanno sfilato per le vie della città sventolando bandiere rosse con su scritto “aborto zero”. Il governo conservatore prepara, infatti, una legge che pone dei limiti all’interruzione di gravidanza rispetto a quella varata dai socialisti nel 2010 che consente di abortire fino alla 22ma settimana di gravidanza.

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Speriamo tutti che venga approvato il regolamen-to di attuazione della legge n. 27 del 27 luglio

2012, con la quale il consiglio regionale ha voluto “disciplina-re le iniziative di promozione dei diritti etici e della vita nelle strut-ture sanitarie e socio-sanitarie”. Dietro il linguaggio burocratico si cela una grande novità: per la prima volta ai volontari pro-life non potrà essere impedito di entrare nei consultori e negli ospedali per informare le don-ne sulle possibili alternative all’aborto. In realtà, per un’as-surda forma di par-condicio,

che mette sullo stesso piano chi crede nella vita e chi favorisce la morte, la legge sopra citata consente un’azione propagan-distica anche alle associazioni abortiste, eugenetiche o neo-malthusiane. Non è proprio quello che chiedevano gli oltre 20.000 firmatari della proposta di legge di iniziativa popolare, presentata nel 2004 e votata (o per meglio dire: stravolta) dal consiglio regionale nello scorso mese di luglio. I promotori della legge chiedevano semplicemen-

te di poter informare le donne, che chiedono di abortire, sulle possibili alternative offerte dai movimenti pro-life (sostegno economico attraverso il proget-to Gemma, adozione in anoni-mato, distribuzione gratuita di prodotti per l’infanzia, aiuto psicologico e materiale dei vo-lontari, eccetera), in linea con gli artt. 2 e 5 della stessa legge 194, che prescrive agli operatori sanitari di aiutare la donna a ri-muovere le cause che la induco-no ad abortire. La proposta fu di-battuta negli anni 2005-2006 sia dalla commissione Sanità che dal consiglio regionale, ma non giunse mai a votazione per man-canza di volontà politica e per il polverone sollevato da femmini-ste e radicali, che non volevano la sua approvazione; sembra che lo stesso presidente Galan fosse contrario, ma non deve stupire, viste le sue recenti dichiarazio-ni sugli embrioni distrutti con la fecondazione artificiale, sull’eu-tanasia e sul “matrimonio” omo-sessuale. La proposta riemerse dopo le elezioni regionali del 2010 e arrivò in consiglio il 18 luglio 2012. Le femministe erano già sul piede di guerra e giunse-ro a Venezia da ogni parte del Veneto, per sfilare in corteo fino alla sede del consiglio regionale. Un piccolo gruppo di promoto-ri della legge era già entrato a palazzo Ferro Fini per assistere al dibattito, che apparve subito sconcertante: di fronte ai po-chi intervenuti per appoggia-

re la proposta, la maggioran-za dei favorevoli non sapeva spiccicare parola, mentre la si-nistra e metà del PdL sparavano contro: “non possiamo tollerare che questi talebani disturbino le donne quando hanno deciso di abortire” oppure “io sono catto-lico, ma non possiamo favorire soltanto le associazioni pro-life”; senza alcuna considerazione per il nascituro e per le stesse donne che chiedono di abortire, non avendo nessuno che le con-sigli e che le aiuti. I promotori della legge ora spe-rano che la giunta voglia rime-diare.

Alberto Zelger

Il Veneto apre i consultoriai volontari ProLife?Mentre andiamo in stampa,o al più nelle prossime settimane,la giunta regionale del Veneto dovrebbe approvareun regolamento attuativo di una leggeapprovata a Luglio dal Consiglio

NotizieAttualità

I 20000 firmataridel progetto hanno atteso 12 anni per l’approvazionedella legge

La proposta dilegge originaria è stata stravolta, per un’assurda forma di par condicio

Il comportamentodi molti consiglieri, durante il dibattito,è stato sconcertante

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Notizie Attualità

Carla Levati Ardenghi, Felicita Merati Barza-ghi, Roberta Magnani Arlenghi, Claudia Car-

dinali, Luisella Longoni Crosina, Anna Maria Negri, Rita Fedrizzi, Tonia Accardo, Paola Breda, Ste-fania Dal Cer, Rachel Crossland, Barbara Castro Garcia, Chiara Corbella Petrillo. Tredici donne, le cui vicende personali sono unite dal medesimo incondizio-nato “sì” alla vita. Come capi-tò a Gianna Beretta Molla, tutte loro sono state sorprese dalla malattia durante i giorni della gravidanza. Come Gianna han-no dovuto decidere se scegliere la propria vita o quella del bimbo in grembo, se iniziare subito le terapie che le avrebbero curate, nuocendo però al figlio, o tutela-re la vita del piccolo, posticipan-do le cure salvavita a dopo la na-scita. Tutte quante hanno detto “no” all’aborto “terapeutico” e hanno rifiutato i trattamenti ma, mentre la vita dentro cresceva, anche il male, lasciato libero, implacabile avanzava, fino a non lasciare più scampo: dopo aver partorito la maggior parte di loro ha dovuto arrendersi alla malat-tia.Molti le chiamano “eroine”, ma loro non si sentono tali.

“Ho seguito il mio cuore – dirà mamma Tonia dopo la nascita di Sofia - la chemioterapia avrebbe ucciso mia figlia”. Un figlio è un dono, sosteneva Rita Fedrizzi, e “i doni vanno riconosciuti e poi custoditi”, e chiariva: “è come se mi chiedessero di uccidere uno degli altri miei due figli per salva-re la mia pelle”. “Un giorno potrò spiegargli quanto è stato amato dalla sua mamma” dirà il marito di Roberta Magnani, morta 14 giorni dopo la nascita del loro piccolo Marco. Anche Claudia Cardinali non considera la sua decisione un atto di coraggio e

preferisce chiamarlo, semplice-mente, “gesto d’amore”. Tutto qui.I fautori del “diritto” all’aborto, che si esprimono correntemen-te in ottima antilingua, parlano invece di atto sconsiderato. Pro-prio non capiscono come mai, davanti ad una legge che ti dà la possibilità di abortire adducen-do “un serio pericolo per la salu-te fisica e psichica”, per una vol-ta che il “serio pericolo” si pone per davvero, ci sia chi non ne voglia approfittare ostinandosi a

rimanere mentalmente lucida.E poi c’è chi dice: io non l’avrei mai permesso a mia moglie, non sono eroine né donne coraggio-se, ma delle formidabili egoiste che con la loro scelta hanno reso vedovo il marito e orfani di madre i figli. Ma mentre pontifi-ca dal suo pulpito piccino non si accorge che l’accusa che muo-ve lo rispecchia appieno.Tuttavia, come disse Chiara Cor-bella “il Signore mette la verità in ognuno di noi, non c’è pos-sibilità di fraintendere”. Basta solo guardare con onestà la verità, scrostandola dagli strati di antilingua che l’hanno rico-perta, e raddrizzandola dai rove-sciamenti filosofici che l’hanno capovolta. La verità ci dice che le donne sanno accogliere, ne sono sempre state capaci, per-ché fa parte del loro essere. E ne sono così capaci che riescono a contenere e proteggere la vita anche in un corpo malato che forse presto soccomberà, così capaci fino al sacrificio di sé. La verità ci dice che le donne non sono affatto fragili, anche se - dopo che una legge mortifera l’ha espressamente decretato e dopo più di tre decenni che continuano a ripeterlo - mol-te hanno finito per crederlo. La testimonianza serena e limpida di Gianna, Chiara e le altre è lì anche per questo, per fare luce su cosa voglia dire essere Ma-dre, su cosa voglia dire essere Donna.

Lorenza Perfori

Le donne che hanno detto “no” all’aborto, a costo della vita

Le testimonianze serene e limpide di Gianna, Chiarae altre donne fanno luce su cosa voglia dire essere madre,

su cosa voglia dire essere donna

Molti le chiamano “eroine”, ma loronon si sentono tali

Bisogna guardare con onestà la verità, scrostandola dagli strati di antilingua che l’hanno ricoperta

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Siamo a Desio; la storia che vi racconteremo è una storia tristemente vera. Quando si parla di aborto purtroppo

si parla di cose vere, che accado-no tutti i giorni, si parla di una serie agghiacciante di perversi delitti le-gittimamente impuniti, che hanno finora tolto la vita a oltre 5milioni di italiani.La normativa della Regione Lom-bardia prevede, unica in Italia, che i bambini uccisi con l’aborto ven-gano seppelliti, anziché mandati all’inceneritore, insieme agli altri ri-fiuti. Trattandosi di esseri umani, non dovrebbe esserci nulla di strano, ma a chi è ossessionato dall’amore per la morte anche questo ultimo atto di pietà dà comunque fastidio.Di questa storia sciagurata ci ha rac-contato Giorgio Celsi, un infermiere che ha fondato l’associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”. Nelle ore libere dal servizio Celsi, co-adiuvato da volontari, svolge un’in-tensa opera di denuncia del crimine dell’aborto, distribuisce volantini fuori dagli ospedali, diffonde iniziati-ve a tutela della vita. Per questa sua instancabile attività, lo scorso anno la Presidenza del suo Ordine Pro-fessionale minacciò anche “sanzio-

ni disciplinari” perché, svolgendo la sua attività pro-life con l’uniforme da infermiere, avrebbe “compromesso la dignità professionale”. Non ci ri-sulta che poi l’incauta mossa abbia avuto seguito, ma è significativo, per capire il degrado in cui viviamo, che un operatore sanitario venga accu-sato di attentare alla dignità della professione … difendendo la vita!Giorgio Celsi a settembre mi scrisse in una lettera che, recatosi al cimite-ro di Desio per la sepoltura di bimbi uccisi con l’aborto, aveva constatato che era stata rimossa la Croce, da qualche tempo posta su quella fos-sa comune. L’iniziativa era partita da un “solerte” assessore comunale. Non solo: il personale del cimitero aveva detto di non lasciare fiori, che “tanto poi venivano buttati”. Ogni pietà è morta, anche il rispetto per i resti di esseri umani innocenti, uccisi grazie a una legge disu-mana. La lettera era corredata da una foto che ho pubblicato sul sito “Riscossa Cristiana”, www.riscos-sacristiana.it : si vede un sacerdote che benedice quei poveri morticini chiusi in contenitori di cartone per “rifiuti sanitari speciali”, o sacchetti di plastica.La pubblicazione di un primo ar-

ticolo su Riscossa Cristiana è servita a smuovere un po’ le acque. Su Repubblica on-line viene pubblica-to un articolo, pieno di imprecisioni, in cui tra l’altro si diceva che il Comune di Desio “non era al corrente di nul-la” e che “si sarebbe aperta un’inchiesta” (che ovviamente non

venne mai aperta, perché le sepol-ture, come dicevamo, sono previste dalla normativa regionale). Il sito “Made in Desio”, poi, dava spazio alle lettere del pubblico. Un tale si-gnor “Giovanni” arrivava a dire che la benedizione dei bimbi uccisi era una violenza, perpetrata ovviamente dai cattolici, e che si sarebbe dovu-to chiedere il consenso alle madri … Secondo lui tutto era una ma-novra per “criminalizzare” le madri, che avevano esercitato il “diritto” di abortire.Il fatto di averne parlato e scritto è comunque servito, perché la Croce è stata rimessa e finalmente anche il Decanato di Desio si è mosso e, è sempre Giorgio Celsi a scriverce-lo, si è impegnato a prendere i do-vuti contatti con l’amministrazione comunale, affinché la sepoltura dei bambini uccisi con l’aborto avvenga con il dovuto rispetto, e non come “rifiuti”, ai quali si nega anche una cassettina di legno e una Croce.Tutta la storia è folle. Ma non può essere diversamente, perché è stata una follia dichiarare “legitti-mo” l’omicidio; il resto è solo una conseguenza. L’uomo che perde i contatti con Dio e con la legge naturale voluta da Dio può solo impazzire.E chiudendo, da questa storia folle e triste possiamo ricavare due inse-gnamenti: non bisogna mai tacere di fronte agli scandali, perché chi commette gli abusi desidera proprio di poterlo fare in silenzio, e bisogna continuare a battersi con tutte le forze contro la disumana legge che consente di uccidere gli inno-centi: la legge “194”.

Paolo Deotto

NotizieAttualità

Al cimitero di Desio la cattiva coscienzadegli abortisti cerca di nascondersinei contenitori per “rifiuti speciali”La normativa della Regione Lombardia prevede che i bambini uccisi con l’aborto vengano seppelliti

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Notizie Attualità

Ha avuto una certa riso-nanza mediatica il fatto che nel settembre scor-so all’ospedale di Jesi,

nelle Marche, tutti i ginecologi si sono dichiarati obiettori di co-scienza, e quindi gli aborti sono stati sospesi. Una cosa analoga era accaduta mesi fa al Policlini-co di Napoli. Le statistiche - che poco vengono divulgate - ripor-tano un generale incremento del numero degli obiettori. All’e-stero e in Italia: anche in regioni tradizionalmente pro choice, la percentuale dei medici e pa-ramedici obiettori è in crescita costante: sono più del 50% un po’ dappertutto, con picchi del 90% da più parti. Queste vicende hanno sollevato l’indignazione sinistra dell’AIED,

della CGIL e annessi e connessi: hanno gridato allo scandalo per-ché non viene tutelato il “diritto all’aborto”. Qualcuno ha anche chiesto a gran voce l’eliminazione del diritto all’obiezione. E sono gli stessi che si sono battuti per l’o-biezione al servizio militare, e per quella dei ricercatori nella speri-mentazione animale (!). Molti ac-cusano gli obiettori di ipocrisia, di viltà, di scarsa professionalità. Costoro non si chiedono se, in mezzo a tanti obiettori corrotti e incoscienti, ce ne sia qualcuno che semplicemente si rifiuta di ammazzare i bambini? Si tratta di professionisti che operano sul campo, che hanno studiato e hanno visto, e che perciò non possono far finta di ignorare che quel “grumo di cellule” è una persona.Con il giuramento di Ippocrate, fin dal IV secolo a.C., ogni me-dico proclama solennemente “Non somministrerò ad alcu-no, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò

un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.” Dal 2007 la versione più moderna recita: “Giuro di perseguire la difesa della vita, la tutela della salu-te fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza;… di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona.”Basta questo per capire le ragio-ni degli obiettori.Ma c’è anche l’aspetto giuridico: il diritto all’obiezione è codi-ficato nella stessa legge 194. Il laico Comitato Nazionale di Bio-etica ha riconosciuto l’inviolabi-lità dell’obiezione di coscienza; ed essa rientra tra i diritti fon-damentali della persona, tutelati dalla vigente Costituzione (artt. 2, 3, 10, 19 e 21), cosa ribadita in numerosi testi di convenzioni europei e internazionali.E se anche questo non dovesse bastare resterebbe comunque sacrosanto il diritto alla disobbe-dienza civile, quando una norma positiva contrasta con la legge naturale. Dal canto nostro, vediamo in fatti come quelli di Jesi e in dati come quelli sul numero degli obiettori una vittoria della civiltà e del buon senso, della ragione e della scienza ... e forse anche dell’Arcangelo Michele.

Francesca Romana Poleggi

La scienza e la ragione per la vitaIl numero degli obiettori di coscienza

in ambito medico e paramedico è in costante aumento:in diverse strutture ospedaliere non si pratica l’aborto

In Italia la mediadei medici obiettoridi coscienzaè più del 60%

In Lombardiasono almeno 15 le strutture dove non si pratica l’aborto

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Come è regolato l’aborto nel mondoUna panoramica globale per capire la situazione italiana

Come è regolato l’a-borto nel mondo sul piano legislativo? L’av-vocato Pietro Gueri-

ni, Presidente del Comitato e dell’Associazione NO194, che puntano all’abrogazione per via referendaria della legge 194 (www.no194.org) in un suo re-cente articolo ha sinteticamente individuato 8 “livelli” principali:

1) aborto sempre illegittimo (Cile, El Salvador, Nicaragua, Malta e Vaticano);

2) aborto ammesso solo in caso di pericolo di vita della don-na (Irlanda, San Marino, Prin-cipato di Monaco, Andorra, Paraguay, Guatemala, Hondu-ras, Venezuela, Filippine, Iran, Indonesia e altri);

3) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di stupro della donna (Brasile);

4) aborto ammesso in caso di pericolo di vita, stupro e di pregiudizio per la salute fi-sica della donna (Argentina, Ecuador , Costarica e altri);

5) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di pregiu-dizio per la salute fisica della donna, solo nei primi 90 giorni per stupro, pericolo per la sa-lute mentale e anomalie del feto (Polonia e altri);

6) aborto pressoché libero nei primi 90 giorni anche per ragio-ni socio-economiche, limitato successivamente (Italia, Fran-cia, Germania, Uruguay e altri);

7) aborto ammesso per ragio-ni socio-economiche anche nel secondo trimestre (In-ghilterra, Russia, Giappone, India, Sudafrica e altri);

8) aborto pressoché sempre ammesso (buona parte dei paesi dell’Est Europa, del Nord America e del Nord Europa, Cina, Corea del Nord e altri).

In Africa si passa da legislazioni più limitative nei paesi del nord a quelle più permissive dell’Afri-ca nera mentre in Israele, Ara-bia Saudita, Corea del Sud e in Oceania troviamo legislazioni sostanzialmente abortiste sep-pure con diverse limitazioni e di tempo e tipologia. Negli Stati Uniti la legislazione è abortista seppure con differenze tra singoli stati e con una forte opposizione prolife sostenuta sia dai cattolici che dagli evan-gelici.

Emerge chiaramente da questa analisi che anche se non tutti i popoli cattolici sono coerente-mente antiabortisti come la loro religione tradizionale vorrebbe, è altrettanto vero che i popo-li che hanno una legislazione perfettamente a favore del-la vita senza se e senza ma, sono tutti cattolici senza ecce-zione – così come la maggioran-za di quelli del secondo livello. Questo non sorprende se solo

pensiamo alla inflessibilità della dottrina della Chiesa cattolica in tale materia, dottrina ripetu-tamente ribadita anche dai Papi più recenti. Venendo all’Italia, è chiaro che per una nazione dalle radici cattoliche come la nostra l’avere una legislazione aborti-sta è dolorosamente incoerente e contraddittorio. Non si tratta di una semplice contraddizione teorica e culturale, ma anche tra-gicamente pratica: l’Irlanda cat-tolica che ha una legislazione antiabortista e un forte movi-mento prolife è il primo paese europeo come tasso di natalità mentre l’Italia (storicamente al-trettanto cattolica) grazie a una legge ingiusta e ipocrita come la 194 è di fatto abortista e non a caso è al 219° posto (su 221 paesi) a livello mondiale! Evi-dentemente il rifiuto di unifor-marsi alla legge naturale e alle proprie radici religiose non lo paghiamo solo a livello spirituale o culturale, ma anche per così dire, “carnale” cioè di sopravvi-venza fisica. I popoli che onora-no la legge naturale sono vivi, giovani e vitali, quelli che la rifiu-tano accettando legislazioni che permettono lo sterminio degli in-nocenti, invecchiano e si avvia-no sulla strada del suicidio. Va detto, tuttavia, che il problema non sta solo nella forza del par-tito “pro morte” ma anche nella ignavia di troppi italiani che pur non essendo abortisti, si man-tengono passivi senza prendere mai posizione apertamente. Se solo l’abolizione della 194 può dare al nostro popolo la possi-bilità di sopravvivere, solo un movimento prolife forte, com-patto e attivo può preparare il terreno perché questa triste legge sia abrogata.

Marzio Bianchi

I popoli che hanno una legislazioneperfettamentea favore della vita sono tutti cattolici

Come tassodi natalità l’Italia,grazie alla 194,è al 219° posto su 221 paesi!

NotizieAttualità

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Notizie Attualità

La rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca, il 6 novembre, è una scon-fitta grave per la difesa dei

“princìpi non negoziabili”: vita, famiglia naturale fondata sul matrimonio monogamico etero-sessuale, libertà di educazione e quella libertà religiosa che co-stituisce il primo dei diritti uma-ni, sancito proprio dalla Costi-tuzione federale degli Stati Uniti d’America come pietra angolare dell’intero edificio politico-istitu-zionale del Paese.Nei quattro anni del primo man-dato, Obama ha già infatti dato grande prova di ostilità ma so-prattutto di capacità offensiva, come dimostra il lungo e aspro scontro che lo ha opposto alle Chiese e alle istituzioni religiose del suo Paese, anzitutto e so-prattutto la Conferenza episco-pale cattolica, e lo ha schierato apertamente dalla parte delle potenti e ricche lobby abortiste e omosessualiste.Dai quattro anni del secondo

mandato è dunque ovvio atten-dersi un inasprimento dei toni e un aumento dei danni. Oba-ma non teme più infatti il giu-dizio di altre urne, non ha più la necessità di dissimulare gli aspetti più smaccatamente ide-ologici del proprio operato; e un presidente al secondo mandato che, come tutti i suoi predeces-sori, mira adesso solo al giudizio della storia, giocherà certamen-te il tutto per tutto allo scopo di lasciare in eredità al popolo americano l’intronizzazione più netta possibile dentro l’architet-tura giuridica del Paese di quelli che considera grandi progressi di civiltà.Certo, Obama dovrà combattere pressoché quotidianamente con l’ostruzionismo che gli opporrà un Congresso dove forti sono la rappresentanza e persino il con-trollo esercitati da un personale politico mediamente assai più disponibile e anzi in diversi casi graniticamente favorevole alla tutela dei “princìpi non nego-

ziabili”. Il Congresso federale è infatti l’or-gano legislativo, e per quanto vasti sia-no i poteri della Casa Bianca, che incarna l’esecutivo, non vi è nulla che, nei due anni che separano il Paese dalle elezioni del prossimo Con-gresso, nel 2014, l ’Amministrazione Obama possa dare

per scontato. La buona batta-glia per la vita e per la piena dignità umana è, dunque, ne-gli Stati Uniti, asserragliata nel “ridotto” congressuale.Il voto americano del 6 novem-bre è ovviamente stato condizio-nato da pesanti preoccupazioni di natura economica. Obama ha vinto, con consensi assai ridotti rispetto al 2008, puntando sulla ristrutturazione economica del Paese e i suoi oppositori lo han-no sfidato apertamente proprio su quel piano. Ma la soluzione obamiana alla crisi generale ha dello spaventoso quando si pen-sa che la sua riforma dei costi e del modo di erogazione dell’as-sicurazione sanitaria ai cittadini americani (il cosiddetto “Oba-macare”) si è ridotta, dopo es-sere stata pesantemente modi-ficata dai suoi oppositori dentro il Congresso, all’imposizione da parte dello Stato di polizze assicurative a carico dei dato-ri di lavoro (tutti, comprese le Chiese e le istituzioni religiose, anzitutto la Chiesa Cattolica) in cui ogni tipo di controllo delle nascite (contraccezione, abor-to, sterilizzazione) è garantito ai dipendenti come essenziale “cura medica” di base. L’eco-nomia è e resta una cosa seris-sima, e i pro-life americani, che si preparano ad altri quattro anni di offese e di lesioni almeno in stile “Obamacare”, lo sanno sin troppo bene.

Marco Respinti

Le prospettive del secondo mandato di Obama

Per i prossimi quattro anni la Casa Biancacontinuerà le sue politiche contrariealla tutela dei valori non negoziabili,

la cui difesa è ora totalmente e solamente nelle mani dei deputati prolife che siedono al Congresso

La rielezionedi Barack Obama alla Casa Bianca,il 6 novembre, è una sconfitta grave per la difesa dei “princìpi non negoziabili”

Barack Obama

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NotiziePrimo Piano

Grazie al prof. Gyorgy Domokos, direttore del Dipartimento di Italiani-stica presso l’Universi-

tà Cattolica “Pázmány Péter” di Budapest e alla dott. Karolina Libárdi che ha gentilmente ef-fettuato la traduzione, abbiamo potuto realizzare questa inter-vista per sapere cosa risponde l’Ungheria alle accuse di antide-mocraticità mosse dai nostri “de-mocratici” media, che non hanno dato spazio alle repliche.

Durante il comunismo l’aborto era permesso senza restrizioni? Si hanno delle cifre sugli aborti in Ungheria durante il regime co-munista?

Nella prima parte degli anni ‘50 l’aborto era proibito, salvo casi eccezionali, perché il governo comunista promuoveva l’incre-mento demografico: però gli aborti che erano solo 2 o 3mila all’anno tra il 1949 e il 1953, sono rapidamente saliti fino a 36mila tra il 1954 e il 1955. Nel frattempo - comunque - sono state registrate quasi 40mila na-scite in più, fino ad arrivare a ol-tre 220mila l’anno.Prima della rivoluzione del ‘56, l’aborto è stato liberalizzato. Gli interventi abortivi sono più che raddoppiati (82.000) e sono au-mentati costantemente fino agli anni ‘70: nel ‘69 abbiamo avuto 207mila aborti, le nascite sono state 150mila. Vista la crisi demografica, negli anni ‘70 sono state introdotte norme a tutela della maternità che hanno momentaneamente ribaltato la situazione: nel 1975 le nascite sono state 194mila superando gli aborti che sono

scesi a meno della metà, sotto gli 80mila. Ma negli anni ‘80 è ri-presa la tendenza degli aborti ad aumentare e delle nascite a di-minuire. Alla caduta del regime, nel 1989, si registravano 123mila nascite e 91mila aborti.In sintesi, tra il 1949 e il 1989, abbiamo avuto 6,5 milioni di na-scite contro circa 4,5 milioni di aborti: l’aborto è stato il meto-do principale usato per il con-trollo delle nascite.

Quali sono le cifre degli aborti in Ungheria adesso?

Dal 1990 il numero degli aborti è diminuito. Nel 2011 abbiamo re-gistrato 38mila aborti e nei primi due mesi del 2012 i dati si sono abbassati di un 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A causa della crisi eco-nomica, però, anche le nascite sono diminuite.

Nel settembre del 2011 il vostro paese ha avuto il grande corag-gio di approvare una costituzio-ne che protegge il feto sin dal concepimento, vi è stato un se-guito legislativo?

La nuova Costituzione dichiara infatti che “ogni uomo ha diritto alla vita e alla dignità della per-sona umana, la vita del feto deve essere tutelata sin dal concepi-mento”, inoltre che “l’Ungheria tutela l’istituzione del matrimonio come comunità di vita costituita in base alla decisione volontaria tra un uomo ed una donna”, e an-che che “sono vietate le pratiche eugenetiche relative all’uomo, l’utilizzo del corpo o delle parti del corpo umano con scopo di lucro e la clonazione dell’uomo”.

Alla fine del 2011 è entrata in vigore la legge 2011/CCXI sulla tutela delle famiglie, una legge modificabile solo con due terzi dei votanti. Questa legge dichia-ra che “alla vita del feto spetta tutela e rispetto, nonché il so-stegno che sarà regolato da una legge a parte”. Inoltre “lo Stato

L’Ungheria per la vitaIntervista all’On. Miklós Soltèsz, Sottosegretario di Stato incaricato degli affari sociali, della famiglia e della gioventù, del Governo ungherese

Mamma, capisco che tu non sia pronta per me, ma ti prego dammi in adozione, lasciami vivere

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tutela le istituzioni della fami-glia e del matrimonio, per la loro dignità intrinseca e per il loro valore”.Tuttavia la legge che dichiara esplicitamente il diritto alla vita da parte del feto nel grembo della madre non è stata ancora emanata. Perciò la legge 1992/LXXIX che regola l’aborto, non è stata ancora modificata: attual-mente vi è ampia possibilità di abortire fino alla 12ma settima-na. In alcuni casi il termine può arrivare alla 24ma. Se si dia-gnostica una malformazione del

feto che compromette la sua vita dopo il parto, l’aborto può esse-re realizzato sempre. Comunque il servizio di soste-gno alle famiglie fornisce in-formazioni sui pericoli, sulle conseguenze negative dell’a-borto e offre alternative come l’ adozione. La società ungherese non è abbastanza matura per una li-mitazione dell’aborto. Abbia-mo quindi iniziato una forte campagna culturale, mediante i media e diverse pubblicazio-ni, di sostegno alla vita, intro-ducendo anche nelle scuole “l’educazione alla vita familia-re”, alla vita sana, di cui fa parte “l’educazione alla vita sessuale responsabile”. Sono stati orga-nizzati convegni riguardo l’aiuto alle donne in gravidanza, la pos-sibile adozione e presto lancere-mo una campagna di manifesti, simile a quella del 2011, col tito-lo “La vita è un dono – trasmet-tila!”.

L’Unione Europea vi ha attacca-to perche’ il cambiamento della vostra Costituzione non prevede protezione per le famiglie mono-parentali, coppie di fatto, coppie omosessuali, che ne pensa?

La nostra Costituzione inter-preta il matrimonio esclusiva-mente come comunità di vita tra persone di sesso diverso. Ciò non esclude altre forme di convivenza, ma l’istituzione della famiglia è tra i valori fondamen-tali da difendere, perché “fon-damento della sopravvivenza della nazione”, in quanto atta alla generazione e all’educazio-ne di figli. Infatti la legge n. 2011/CCXI sul-la tutela delle famiglie, al suo § 7 dichiara: “la famiglia è una rete di rapporti naturali tra persone che realizza la comunanza sen-timentale ed economica delle stesse, basata sul matrimonio di un uomo ed una donna, e

con figli naturali o adottati”. Da questo segue che un genitore solo che educa uno o più figli è una famiglia, e così pure le for-me di convivenza di fatto, se al-meno uno dei due conviventi ha figli. La legge, invece, non con-sidera famiglie quei luoghi dove non si educano figli. Quindi le coppie omosessuali, a cui non è possibile l’adozione. Ciò perchè le forme di convivenza che non servono allo scopo di educare figli non contribuiscono alla sus-sistenza della nazione.

La UE vi ha anche accusato di usare fondi UE destinati ad altri scopi per la vostra campagna contro l’aborto? È vero?

La campagna in questione non era contro l’aborto ma per l’a-dozione: un problema importan-tissimo dal punto di vista morale e sociopolitico che invece non è stato accettato dall’Unione Eu-ropea. Anche se, moralmente e giuridicamente, avevamo ragione al 100%, abbiamo rim-borsato all’UE tutte le spese. Tuttavia grazie a questa reazione dell’UE la nostra modesta cam-pagna di manifesti ha avuto eco nel mondo intero e ringraziamo per gli incoraggiamenti ricevuti da molti paesi, molte organizza-zioni civili, le chiese e i privati.

L’UE continua nei suoi attacchi e critiche?

Forse si tratta della quiete prima della tempesta o forse l’attacco è finito. Comunque posso felice-mente affermare che grazie alle critiche dell’UE ci sono arriva-ti aiuti da parte di tanti paesi come la Polonia, la Lituania e la Lettonia. Con altri paesi aderenti all’ONU siamo riusciti ad ostaco-lare le offensive contro la fami-glia, i giovani e la morale. Non riesco a capire perché l’Unione Europea invece voglia risolvere i problemi principali della società Mamma, capisco che tu non sia pronta per me, ma ti prego dammi in adozione, lasciami vivere

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NotiziePrimo Piano

con degli attacchi contro la vita, la morale e la famiglia: in sede UE la famiglia è stata gravemen-te attaccata anche con lo sbiadi-mento delle differenze fra i sessi e con la sessualizzazione antici-pata dei bambini.

Gli attachi contro il vostro paese sono anche venuti da Istituzioni Finanziarie internazionali come la Banca Centrale Europea e il FMI? Come avete reagito?

I nostri governi di sinistra tra il 2002 ed il 2010 hanno aumen-tato il debito estero Ungherese del 30%. Dal 2010 noi abbiamo dovuto affrontare non solo la crisi economico-finanziaria, ma an-che questo enorme debito este-ro, e sappiamo che è necessario creare delle condizioni più favo-revoli per il finanziamento dello Stato. Quindi abbiamo bisogno dell’IMF, per aiutare la crescita

azione negativa di una notevole parte della società che riterreb-be un passo del genere una limitazione inammissibile dei diritti della donna. Perciò è ne-cessaria prima un’educazione dell’opinione pubblica sulla fa-miglia, sulla vita e che insegni a considerare i figli un valore; serve inoltre una legislazio-ne che sostenga la famiglia in termini economici. Solo così gli aborti diminuiranno e diverranno un mezzo da usare solamente in casi gravissimi e limitatissimi. L’educazione dell’opinione pub-blica verso la vita è fondamenta-le ed è esattamente quello che sta facendo il nostro Governo in Ungheria.

Antonio Brandi

tramite il calo dei prezzi e lo svi-luppo dell’economia. Il Governo Orbán ha già presentato un pro-getto sulle misure che prenderà affinchè il deficit dello Stato ri-manga sotto il 3%. La Commis-sione Europea deve ora decidere se sospendere le sovvenzioni o no. Il piano del Governo inclu-de la cessazione dei prepen-sionamenti, il regolamento delle sovvenzioni sociali e l’aumento dell’occupazione, ma non ha toc-cato le pensioni, gli stipendi e le sovvenzioni sociali e familiari. Nonostante ciò il FMI e la Ban-ca Centrale Europea continua-no a procrastinare la decisio-ne. Questo ritardo non può che essere dovuto ai cambiamenti costituzionali che abbiamo fat-to come Stato indipendente e in totale rispetto della sovranità popolare.

Vi sono nuovi atteggiamenti posi-tivi verso la Vita in Spagna, Rus-sia, in Polonia, in Irlanda, nel Liechtenstein, e a Malta. Erdo-gan, il PM turco, dichiara “l’abor-to è omicidio”. Cosa ne pensa?

È desiderabile che l’aborto cessi di essere un metodo di controllo delle nascite. Ovviamente, i Go-verni dei paesi dove il numero degli aborti è alto, non possono applicare una limitazione instan-tanea e senza fasi di transizione, perché ciò susciterebbe una re-

Il Governo Ungherese ha iniziato unavasta opera culturale a sostegno della Vita e della famiglia,necessaria acreare le condizioni per limitare lepossibilità di aborto

On. Miklós Soltèsz

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La RU486, porta dell’infernoSi tratta di un farmaco il cui obiettivonon è quello di curare una malattia,quanto quello di uccidere una vita umana.La gravidanza è considerata come una patologia.La donna incinta è sempre più sola.

Perché parlare della pillola abortiva Ru486? Un let-tore perso nel mare delle notizie potrebbe, legitti-

mamente, porsi questa doman-da.E subito dopo, di sicuro, ne spunterebbe un’altra: ma che cosa è la pillola Ru486?L’abc del farmaco è semplice quanto perverso: si tratta di una pillola che viene somministrata entro il 49° giorno di gestazio-ne. L’aborto avviene per mezzo di due farmaci: il Mifegyne il cui principio attivo è il mifepristone (conosciuto anche con il nome di RU 486) e una prostaglandina. Tre pasticche di Mifegyne bloc-cano gli effetti dell’ormone pro-gesterone interrompendo lo svi-luppo della gravidanza mentre la prostaglandina induce le contra-zioni uterine provocando l’espul-sione dell’embrione, del figlio. Poi, dopo due giorni la donna

deve assumere due compresse di prostaglandina e resta in os-servazione alcune ore ma non è detto che l’aborto si consumi in quel lasso di tempo. Quasi sempre avviene una volta che la donna è rientrata a casa.Fatto, questo, che può risul-tare letale nel caso di pesanti eventi avversi come forti emor-ragie, frequentissime.Proprio per questo in Italia, dopo l’approvazione del farmaco, il Ministero della Salute ha fornito delle direttive secondo le quali è necessario il ricovero fino a che l’aborto non si compia.Questo è ciò che sta davanti ai nostri occhi. Dietro c’è un pano-rama che dà direttamente sull’in-ferno.In Italia sono 32 ad oggi le don-ne morte a causa dell’Ru486. Fa tristemente sorridere poi l’a-ria scandalizzata con cui di re-cente si è letto su un quotidiano dell’uso scriteriato di un farmaco antiulcera, il Cytotec, che viene utilizzato per aborti ‘fai da te’ da adolescenti ed immigrate.Tutto questo fa amaramente sor-ridere, perché il farmaco, una prostaglandina, viene appunto utilizzato normalmente per in-durre le contrazioni uterine e favorire l’espulsione dell’embrio-ne-feto-figlio.Ricordo solo che negli Stati Uni-ti nel 1994 emerse che a metà degli anni ’80 un’azienda far-maceutica aveva testato prosta-glandine in una clinica tedesca su alcune donne che avevano scelto di abortire. L’11 per cen-to di esse abortì durante le pri-me 12 settimane di gravidanza.

Il 41 per cento ebbe emorragie dell’utero.Insomma, per la prima volta ci troviamo di fronte alla messa a punto di un farmaco il cui obiettivo non è quello di cura-re una malattia, quanto quel-lo di uccidere una vita umana registrando di conseguenza la gravidanza come una patologia.L’obiettivo è duplice: da una par-te demedicalizzare l’aborto e to-glierlo così, il più possibile, dal-la competenza ed influenza del medico, per farne un’esperien-za del tutto privata e persona-le, dall’altra separare ancora di più la sessualità dalla procrea-zione, togliendo l’accesso all’a-borto dall’ambito di controllo statale, medico scientifico, per consegnarlo alla sfera privata.Ma le morti restano, inquietan-ti, sullo sfondo. Ricordo solo che l’antidolorifico Aulin tra il 2002 e il 2007 è sta-to tolto dal commercio in Spa-gna, Finlandia ed Irlanda perché considerato tossico senza aver però causato la morte di alcuno. Perché allora non bastano 32 donne la cui morte è collega-ta all’Ru486 per spazzare via questo farmaco dal mercato?

Cesare Cavoni

L’aborto quasisempre avvienedopo che la donnaè ritornata a casa.

Frequentissimele forti emorragieprovocate dalla RU486, talvoltamortali.

Si è voluto ridurrel’aborto a unaquestione privata,di fronte alla quale la donna è spesso completamente sola

Notizie Scienza e morale

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NotizieScienza e morale

Helen Pearson ha scritto su NATURE nel 2002: “Your destiny from day one“ “Il tuo destino dal

giorno uno”. Il giorno uno è il giorno dell’embrione unicellu-lare (lo zigote) che attraverso un protagonismo biologico re-almente e scientificamente evi-dente si presenta con le sue cin-que caratteristiche:1- L’identità umana (46 cromo-

somi).2- La sua individualità e unicità

(modelli matematici ne hanno dichiarato la fondatezza).

3- La sua autonomia biologica (noi tutti siamo vissuti per cir-ca 8 giorni, dal concepimento fino all’impianto, senza fonti ossigenative dirette ma uti-lizzando l’energia trasforma-ta dal materiale tubarico che circondava le nostre cellule iniziali)

4- L’assunzione del piano-pro-gramma genomico con una “capacità manageriale” ec-cezionale tra gli esseri viventi con gradualità, continuità e coordinazione.

5- Il cross-talk (colloquio incro-ciato con la madre) ai fini dell’impianto e della tolleranza immunologica. Giustamente il British Medical Journal, nell’e-ditoriale del novembre 2000, af-fermava: “l’embrione non è passivo: è un attivo direttore d’orchestra del suo impianto e del suo destino futuro”.

Questa affermazione, al di là delle sue implicazioni poetiche che ve-dono l’embrione, e quindi ciascu-no di noi, dirigere la sinfonia della vita fatta di luce, di sole, di senti-menti, di gioia, di dolore come le varie parti di uno spartito assoluta-mente unico nel teatro della storia dell’umanità, ha profonde impli-

cazioni scientifico-biologiche che spiegano le osservazioni scientifi-che cui sono pervenuti molti stu-diosi negli ultimi 20 anni.Il protagonismo biologico dell’embrione e la sua relazio-nalità con la madre fatta di mes-saggi ormonali, immunologici, biochimici sono le condizioni in-dispensabili perchè si abbia un “buon impianto” e dal “buon im-pianto” si avrà una normale “tro-foblastizzazione”, vale a dire la formazione di una placenta che permetterà lo scambio ottimale

di ossigeno e nutrizionali impor-tanti per la crescita dell’embrio-ne e del feto. Un peso norma-le alla nascita (3200-3500 gr), quindi dipende dalla placenta e a sua volta la buona placentazio-ne dipende dall’impianto. I dati relativi ad alcune patologie dell’infanzia ci dicono che esiste un fenomeno di catch up growth per cui bambini nati sottope-so alla nascita diventano obesi nella prima infanzia (obesity re-bound - Jaquet et Al. 2005). In questi bambini è spesso presen-te una insulino-resistenza e in un gruppo di adolescenti studiati (nati sottopeso) il rischio di sin-drome metabolica (condizione

patologica gravata da problemi vascolari di diversa entità) fino a una età di 22 anni è circa 9 volte superiore rispetto ad altri adole-scenti di peso normale. La sindrome metabolica, a sua volta, è presente nel 37% di ra-gazze adolescenti che hanno un disturbo endocrino che vie-ne definito sindrome dell’ovaio policistico. Secondo altri autori (Hergaz et Al. 2005) nelle bam-bine sottopeso si ha un 10% di sindrome dell’ovaio policistico all’adolescenza e una precoce androgenizzazione nel 5% dei casi. Nella vita più adulta anche i disturbi del comportamento ali-mentare vengono correlati con bassi pesi alla nascita. Infine una reale prevalenza maggiore di patologie circolatorie, dislipi-demie, diabete e diverse altera-zioni vascolari è stata riscontrata in adulti che avevano avuto un basso peso alla nascita. La conclusione è facilmente in-tuibile: il protagonismo biolo-gico dell’embrione non è solo un’evidenza della relazione che si instaura subito dopo il conce-pimento ma è espressione di un momento importantissimo che validerà la salute e la vita fu-tura dell’essere umano: “your destiny from day one” una frase apparentemente sibillina se letta in maniera puntiforme ma se la collochiamo nella vi-sione della continuità biologica dell’embrione la comprendiamo nella sua reale scientificità e la possiamo unire all’affermazio-ne fatta nell’editoriale del British Medical Journal: “l’embrione non è passivo: è un attivo diret-tore d’orchestra del suo impian-to e del suo destino futuro”.

Giuseppe Noia

I primi otto giorni dell’embrioneLa scienza ha dimostrato che la vita e l’attività umanacominciano dal momento del concepimento

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Notizie Scienza e morale

Ha destato scalpore uno studio appena pubbli-cato sulla rivista Ob-stetrics & Gynecology

secondo cui l’offerta di contrac-cezione gratuita è in grado di ridurre del 70% gli aborti. Per saperne di più abbiamo intervi-stato il dr. Renzo Puccetti, spe-cialista in Medicina Interna, docente di bioetica ed esperto della Società Medico-Scientifi-ca Promed Galileo.

Dr. Puccetti, davvero la contrac-cezione riduce gli aborti? Lo studio da lei citato è stato condotto su donne a cui è stata offerta la possibilità di scegliere il contraccettivo che volevano senza doversi preoccupare dei costi; il 75% di queste donne ha scelto la spirale o un impianto ormonale sottocutaneo a lun-ga durata. Successivamente gli autori hanno dimostrato che in questa popolazione il tasso di abortività era 2-4 volte inferiore rispetto alla popolazione gene-rale del Missouri.

Allora è così, la contraccezione riduce gli aborti? Questa è purtroppo la lettura su-perficiale dello studio data dagli organi d’informazione, ma non è

assolutamente così.Lo studio non è stato condotto su un campione rappresentati-vo della popolazione generale, ma su donne che frequentava-no gli ambulatori per abortire, o erano clienti dei medici abortisti, o erano state arruolate tramite annunci e il passaparola. Non è un caso che questo campione con età media di 25 anni aves-se un’anamnesi di abortività del 42%, tre volte maggiore rispetto alla popolazione generale di pari età; erano inoltre tutte già ses-sualmente attive o comunque prevedevano di diventarlo entro 6 mesi. Siamo cioè in presenza di condizioni totalmente diffe-renti rispetto alla realtà gene-rale dove è noto che l’accesso alla contraccezione innesca di-namiche di attivazione sessuale che compensano o ipercom-pensano l’azione contraccettiva, un fenomeno conosciuto come “compensazione del rischio”. Nel campione investigato non c’era niente che avrebbe potu-to compensare il rischio poiché queste donne erano già comple-tamente disinibite per quanto ri-guarda l’accesso alla sessualità. Generalizzare questi risultati co-stituisce quella che gli statistici chiamano “fallacia di composi-zione”.

Vi sono poi altre considerazioni da fare.Certo. Il 58% delle donne ha scelto la spirale, un mezzo che sappiamo agire anche con mec-canismo micro-abortivo osta-colando l’annidamento uterino dell’embrione, nessun dato è stato riferito riguardo all’abor-

tività delle 1686 donne che nel campione hanno invece scel-to la contraccezione ormonale. Come mai? Infine nessun accen-no è stato fatto al possibile ri-schio di incremento di malattie sessualmente trasmesse con-nesso all’uso di contraccettivi a lunga durata d’azione già se-gnalato nella letteratura medica.

Quindi le cose come stanno? Nella popolazione generale le politiche di promozione della contraccezione hanno condot-to in occidente a nessun risul-tato o addirittura ad un incre-mento del ricorso all’aborto. È stato dimostrato in Francia, Sve-zia, in Spagna e io stesso anche al congresso mondiale di Gine-cologia ho portato dati che mo-strano come anche negli Stati Uniti le aree con maggiore fi-nanziamento e impiego della contraccezione sono le stesse dove più alto è il ricorso all’a-borto, che è invece più raro lad-dove più diffuso è il sentimento pro-life.

Andrea Bernardini

La contraccezione non riduce gli abortiÈ stata data ampia risonanza ad uno studio americano

che vorrebbe dimostrare che la contraccezionegratuita riduce il numero di aborti.

I dati scientifici del prof. Puccetti smentiscono tali risultanze

In Francia,Svezia e Spagna la promozione della contraccezione ha condotto ad unincremento del ricorso all’aborto

Gli studi statistici sono staticondotti in modo ap-prossimativo,peccano di “fallacia di composizione”

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NotizieScienza e morale

Aborto post nascita:manipolare i terminiper giustificare il crimineLa neolingua delle lobbies abortistecerca di far passare per moralmentelecito l’infanticidio.

La battaglia dei promoto-ri dell’aborto si è sempre basata su un uso ambiguo e distorto delle parole allo

scopo di modificare la mentalità corrente sui temi della vita. L’ultimo eclatante esempio di questo modo strumentale di usa-re la “neolingua” lo hanno dato due bioeticisti italiani, Giubilini e Minerva, che hanno pubblicato sul Journal of Medical Ethics un articolo su quello che hanno definito “aborto post-nascita”. I due autori affermano che il fatto di essere “umani” non attribuisce di per sé il diritto alla vita. Sarebbe piuttosto l’es-sere “persona” che conferirebbe questo diritto. Sarebbe persona solo l’individuo capace di attri-buire un qualche valore alla sua esistenza. Quindi l’essere per-sona dipende dal possesso di autocoscienza. Un essere uma-no all’inizio della sua esistenza è persona solo “potenzialmente” ma non ancora a tutti gli effetti. Di conseguenza non può essere danneggiata se le viene negato il diritto alla vita. Gli autori affer-mano che le legislazioni aborti-ste sono lecite perché la “scelta” delle donne non lede il diritto di

nessuno, non “danneggia” nes-suna “persona”. E aggiungono, con la loro logica: perchè mai dovremmo limitare questo eser-cizio di un diritto ad un determi-nato periodo della gravidanza? L’“autocoscienza” si forma più avanti nella vita delle persone, per cui non ci sarebbe nulla di strano nel consentire “l’aborto post-nascita”, fino al momento in cui gli specialisti come i neu-rologi dicono che è possibile, perché i neonati non sono an-cora in grado di autocoscienza. E poichè si tratta di non-persone non ci dovrebbero essere limita-zioni alla possibilità di ucciderli: la decisione dipenderebbe solo da genitori e parenti che, essen-do “persone in atto”, potrebbero subire un qualche danno dall’e-sistenza del “bambino-non-anco-ra-persona”.Non possiamo stupirci di queste dotte argomentazioni quando tutti i giorni l’aborto viene usato per applicare l’eugenetica su lar-ga scala o come contraccezione “di ultima istanza”!Né c’è bisogno di sottolineare l’immoralità di questa posizione. Può essere però utile far vedere come l’applicazione logica di questa “teoria” potrebbe ritor-cersi contro quella stessa men-talità radicale e progressista che la promuove. Ad esempio l’articolo Giubilini e Minerva può servire ad accettare l’eliminazio-ne delle bambine prima e dopo la nascita che avviene in paesi come l’India e la Cina, oppure di neonati appartenenti a gruppi et-

nici “indesiderati”. Questa teoria, inoltre, giustifica l’egoismo in-tergenerazionale: perchè quelli che sono persone ora dovrebbe-ro preoccuparsi del bene dei loro discendenti che ancora non sono persone? Perchè dovremmo pre-occuparci di non consumare le ri-sorse non rinnovabili o di evitare catastrofi climatiche?Ma è così che le lobbies anti vita avviano le loro battaglie. Si parte con discussioni accademi-che e con posizioni estreme per spostare il confine tra il giusto e l’ingiusto più in là; e nello stes-so tempo si introducono nuove parole per nascondere vecchie ingiustizie. E così l’infanticidio diventa “aborto post-nascita” e il giudizio del neurologo serve ad addormentare le coscienze.Tuttavia, l’articolo, nella sua im-moralità, offre un argomento molto interessante per il movi-mento pro-life. Trasformando l’infanticidio in un aborto post-nascita svela definitivamente la menzogna stessa dell’aborto: che non è altro che un “infan-ticidio pre-nascita”. Potranno essere approvate mille leggi per legalizzarlo, magari molto “re-strittive”, o che dichiarano l’abor-to un male che però è purtroppo inevitabile e quindi va “regola-mentato”. L’aborto volontario continuerà ad essere quello che è sempre stato: l’uccisione del più piccolo tra i piccoli, l’ucci-sione di un bambino non ancora nato.

Benedetto Rocchi

Alcuni ritengonoche gli esseriumani che nonhanno coscienzadi sé non sonopersone e perciònon hanno dirittoalla vita

Se chiamanol’infanticidio“aborto post nascita”, perché non chiamare l’aborto “infanticidio pre nascita”?

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Notizie Scienza e morale

Se l’aborto è una tematica poco conosciuta, benché in fondo assai semplice (basterebbe guardare

un’ecografia) ancora più ignorato è il grande problema della fecon-dazione artificiale o procreazione medicalmente assistita (Pma). Pro-verò ad affrontare uno dei tanti pro-blemi insiti in queste pratiche ma-nipolatorie della vita umana: quello che riguarda più direttamente la salute fisico-psichica delle donne. Ogni ciclo di Pma richiede una procedura preliminare assai inva-siva che si chiama iperstimolazio-ne ovarica (praticata direttamente sulla paziente oppure su donne che vendono i loro ovuli ad altre). Ebbene l’iperstimolazione ovarica porta con sé rischi pesantissimi: cancri al seno, all’ovaio e all’en-dometrio, infertilità futura, emor-ragie, ictus, infarti, paralisi e mor-te (“Assessing the medical risks of human oocytedonation. From stem cell research”, L.Giudice, E. Santa and R. Pool eds, Washing-ton, D.C., National Academy of science, 2007; Tempi, 8/9/2011). Negli Usa per denunciare questo fatto, solitamente occultato, è stato girato un documentario, intitolato “Eggsploitation”, visibile anche in rete, in cui alcune donne raccon-

tano il calvario subito. Anche il più famoso esperto italiano di Pma, Carlo Flamigni, ammette che l’iperstimolazione può essere “pericolosa persino per la vita”: infatti “l’ovaio cresce in modo ano-malo fino a raggiungere un volume pari a quello di un grosso melone. Successivamente, e soprattutto se l’iperstimolazione è grave, si forma un’ascite e compaiono raccolte di liquido nelle cavità pleuriche e nel pericardio. Il sangue si ispessisce e perde proteine e la funzionalità renale diminuisce pericolosamen-te. A causa di grossolane anomalie della coagulazione si possono de-terminare trombosi e tromboflebiti, talché esiste addirittura un rischio di vita nei casi più sfortunati” (“La procreazione assistita”, il Mulino, Bologna, 2002).Accanto ai rischi connessi dell’i-perstimolazione, possiamo citare quelli legati alla pratica mercan-tile, sempre più diffusa, dell’utero in affitto: si tratta di una nuova forma di schiavitù, dal momento che spesso sono donne povere, di colore o di paesi poveri e del Terzo Mondo che portano in grembo “i figli prevalentemente bianchi del-la procreazione assistita”. Già nel 1995 “i quotidiani polacchi, taci-tamente, sollecitavano le donne a

fare da surrogate per coppie olande-si, belghe e tede-sche. Il compenso era più o meno l’e-quivalente di due anni di salario in Polonia”. Quan-ti casi? Si parla di 1210 tentativi di locazione di utero negli Usa soltanto nel 2000, il doppio

rispetto a tre anni prima.

Poiché la fecondazione artificiale ha reso possibili i cosiddetti “ma-trimoni gay”, accade anche che in molti paesi dell’Occidente due uomini comperino degli ovuli pres-so le banche degli ovuli e affittino un utero, per produrre un bambi-no (che non vedrà mai la mamma biologica, verrà separato dalla madre gestazionale né avrà mai una mamma affettiva!). Con l’au-mento delle nozze gay, dunque, crescono i bambini nati nell’ute-ro, per lo più, di povere donne, sfruttate cinicamente da cliniche perverse. In paesi come l’India queste donne, talora vedove, di-sperate, affittano il proprio utero (a gay, singles, ecc ….) anche più volte nella vita; godono di pochis-simi diritti (firmano una liberatoria che solleva la clinica da qualsiasi responsabilità in caso di proble-mi) mettono talora a repentaglio la propria vita; non di rado compro-mettono anche quella del nasci-turo, verso il quale, non essendo loro figlio, non hanno sempre le precauzioni necessarie … Nella sola India l’industria degli uteri affit-tati fattura 2 milioni di euro l’anno. (Il Foglio, 3/7/2012; portale www.BioEdge.org, 26/5/2012).

Francesco Agnoli

Alcuni rischi della fecondazione artificiale (o Pma)

La fecondazione artificiale nuoce gravemente alla salute delle donne.Ad essa è spesso connessa una nuova schiavitù: l’utero in affitto

Nella foto: Premila Vaghela, madre surrogata indiana, morta all’ottavo mese di gestazione, nel 2012

L’iperstimolazione ovarica puòcausare cancro,infertilità, emorragie, ictus, infarti,paralisi e morte

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Le famiglie numerose difendono la vitaIntervista a Mario Sberna,presidente dell’Associazione Famiglie Numerose

“Nel 2004, incontrai ca-sualmente, davanti ad un banco del pesce di un supermercato, una

persona che come me era padre di numerosi figli. Insieme, ne con-tavamo 14 e il pesce era troppo caro, per noi. Ci dicemmo: se ci unissimo, se trovassimo il modo di organizzarci e condividere le nostre realtà, i nostri problemi, le nostre speranze ma anche le nostre forze, forse … Sembrava impossibile, però ha funzionato: tanto che adesso contiamo quasi 15.000 famiglie in tutta Italia”.

Così, Mario Sberna ricorda la na-scita dell’Associazione Famiglie Numerose, di cui è Presidente.

Esistono dati sulle famiglie nume-rose presenti in Italia?

Solo quelli dei censimenti ufficiali. Nel 1961, in Italia c’erano oltre 3 milioni di famiglie con 4 figli o più. Secondo le proiezioni ISTAT, sono diventate poco più di 900.000 le coppie con 3 o più figli e di queste solo 185.000 quelle con 4 o più. Probabilmente i dati definitivi del Censimento 2011 ci riserveranno un ulteriore calo vertiginoso. Quali sono le vostre attività?

Incontri e feste, perché per noi è importante prima di tutto il piacere di conoscerci, di condividere, di stare insieme, in sobrietà e alle-gria. Dall’incontro nasce la solida-rietà e quindi i gruppi di acquisto, le vacanze solidali, il mutuo-aiuto o il supporto in casi di emergenza, anche attraverso la collaborazione con realtà quali il Banco Alimenta-re e le Caritas. Le nostre famiglie coordinatrici fanno rete sul territo-rio, e, attraverso il nostro sito www.

famiglienumerose.org, in tutta Ita-lia: questo consente, per esem-pio, che il figlio di una famiglia sici-liana sia ospitato a Rimini o che la famiglia milanese vada in vacanza presso quella di Termoli. Ai nostri associati offriamo la possibilità di far parte di una famiglia di fa-miglie, ma anche consulenza in campo fiscale o legale, conven-zioni in tutti i settori merceologici, in particolare per l’acquisto di auto – una voce piuttosto onerosa per noi – per le vacanze, per i generi alimentari, per i corredi scolastici e così via. Come associazione vogliamo an-che dare un contributo forte alla vita sociale, convinti che i nostri fi-gli costituiscano il futuro del nostro Paese. Il futuro migliore, perché sono ragazzi che hanno imparato in casa il significato della condivi-sione, della sobrietà e della soli-darietà. Siamo tutti volontari, ma ci impegniamo per cambiare la cultura di morte che fa del nostro paese il più vecchio del mondo, con indici di natalità ben sot-to la media europea. Bussia-mo alla porta di politici e am-ministratori, manifestiamo contro le ingiustizie che col-piscono le famiglie con più figli; abbiamo fatto proposte importanti per una fiscalità più equa e per una politica più attenta ai bisogni del-le famiglie con figli. Siamo inoltre membri del Forum delle Associazioni Familiari e della European large fami-lies confederation (ELFAC), la Confederazione europea che riunisce la associazioni di famiglie numerose di 13 Paesi in Europa.

Uno dei vostri slogan è: “Un paese che non riconosce

il valore della famiglia, è un pae-se che uccide il suo futuro”. Può spiegare cosa intendete dire?

È nella famiglia che nascono e crescono le future generazioni, i futuri cittadini di un Paese: il valore di un rapporto sereno, improntato sui valori della gratuità e dell’altrui-smo è un capitale sociale e umano prezioso, riconosciuto dagli econo-misti ma non, se non a parole, dai nostri politici che non fanno nulla per facilitarlo e supportarlo. Da noi mettere al mondo un figlio costitui-sce un regalo all’erario. Le famiglie sono spremute, vessate e più fi-gli hanno, più devono pagare. E allora, chi glielo fa fare a una giova-ne coppia che pure desidererebbe avere almeno tre figli, di metterne al mondo più di uno? Per finire in quella incredibile percentuale del 29,9% di famiglie numerose che vivono al di sotto della soglia di po-vertà proprio perché hanno figli? E se non genera figli chi li vorrebbe, non ci si deve stupire delle culle

NotizieEconomia e vita

Mario Sberna

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vuote, della crisi demografi-ca in cui ormai è piombato il nostro paese, lanciato verso un vero e proprio suicidio demografico.

Cosa fate concretamente per la famiglia, i bambini?

Anzitutto ci siamo e siamo felici di esserci. Testimo-niamo con la nostra stes-sa esistenza che la vita è un dono e vale la pena di essere accolta, sempre. Sentiamo il dovere della testimonianza in un mondo che fa dell’individualismo, dell’egoi-smo e dell’edonismo i soli criteri di esistenza. Noi insegniamo che la comunione, la condivisione, la solidarietà, la fraternità, l’unione sono valori che vale la pena dav-vero di vivere.

La diminuzione del numero dei ma-trimoni e il calo delle nascite sono fenomeni in continua espansione in Europa. Cosa dovrebbe fare lo Sta-to per arginare questa deriva?

In realtà in Europa diminuiscono i matrimoni ma non in tutti i pae-si diminuiscono le nascite: i no-stri cugini francesi per esempio hanno un tasso di natalità di tutto rispetto, pari all’equilibrio demo-grafico (2,1 figli per donna), che è il frutto di felici politiche fiscali a favore della famiglia: contributi per la mamma fino ai tre anni del bam-bino, tasse in pratica azzerate per chi ha almeno tre figli e tanto altro ancora. I matrimoni sono in calo in Italia, vero, ma ci si sposa di meno anche per ragioni economiche: sposarsi non conviene, anzi. È più facile per una mamma ufficialmen-te single accedere al nido e avere sconti sulla mensa scolastica che per una mamma coniugata: è uno dei paradossi italiani. Separarsi conviene e sposarsi non è certo un buon affare. Noi lo denuncia-mo da anni: se io e mia moglie ci separassimo guadagneremmo

solo al pensiero di un uomo che bacia un uomo, si fini-sce per essere accusati di tutto: di omofobia, di intolle-ranza, con una violenza che sa di intimidazione. Comun-que per noi il matrimonio è un vincolo importante, fon-dante e, per me che sono credente, sacro. E il matri-monio esiste solo fra un uomo e una donna: il resto è semplicemente un assur-do. Per quanto riguarda l’a-dozione penso che solo in Italia ci sono 40 .000 coppie

in attesa di avere un figlio in ado-zione, coppie che hanno superato tutti gli esami di idoneità possibili e che solo in quanto uomo e donna sono ciò di cui un bimbo ha biso-gno per crescere. Un bambino ha bisogno della mamma e del papà, che si completano nella loro diversità per sviluppare la propria identità. Le ansie genito-riali dei gay stanno solo a confer-mare quel che è certo e connatu-rale all’umanità da sempre e per sempre: per generare un figlio ci vogliono due esseri umani, l’uno maschio e l’altra femmina.

In molti, anche tra i cattolici, difen-dono la legge 194 sull’interruzione della gravidanza e ne chiedono la totale applicazione, considerandola il male minore. Voi cosa ne pensate?

Noi difendiamo la vita, dal suo concepimento al suo naturale spegnersi. L’aborto per noi è un male assoluto, per la madre e per il bambino. E per tutta la società che perde l’intelligenza, l’amore, la bontà di milioni di bam-bini non nati. La 194 è una legge dello Stato ma non ci rassegne-remo mai a vivere in un Paese che consente di uccidere i pro-pri figli fin dal ventre delle ma-dri. Non c’è un male minore di fronte alla soppressione di una vita innocente.

Danilo Quinto

circa 800€ al mese, fra maggio-ri detrazioni, aumento di assegni familiari, riduzione dell’ISEE, del-le tariffe, delle mense scolastiche ecc. Fingere di separarsi convie-ne, eccome. È evidente che lo Stato ha molta responsabilità in tutto questo.

Qual è il rapporto tra famiglia e crescita del bene comune?

La famiglia resta l’unico spazio dove ancora si può parlare senza ipocrisia di bene comune. In una famiglia, specialmente in una fa-miglia con più figli, con bambini piccoli, si vive come in una squa-dra, dove il benessere di ognuno e il successo di tutti è il risulta-to di un lavoro corale. E questa educazione alla solidarietà e alla comunione diventa contagiosa, si espande e accoglie chiunque, vicini e lontani. D’altronde la fami-glia è la cellula fondamentale della società.

Cosa pensa di quello che la cultura dominante propone, anche attra-verso i messaggi televisivi e la pub-blicità: i matrimoni tra omosessuali e perfino l’adozione di bambini per le coppie dello stesso sesso?

Siamo davanti a una cultura ro-vesciata, che non ha più punti di riferimento. La chiamano società liquida e infatti fa acqua da tutte le parti. Al dichiararsi stupiti anche

Notizie Economia e vita

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NotizieEconomia e vita

Il frutto dellarivoluzione sessualeè stato che, dal 1970 in poi, in Italia lacapacità di farebambini si è ridottadi tre volte

La famiglia è l’anima della società, senza l’anima il corpo sociale rimane lette-ralmente privo di vita. Per

rendersene conto è sufficiente leggere i dati sulla denatalità: senza famiglia non c’è vita e sen-za bambini non c’è presente né futuro, per qualsiasi civiltà. Ecco perché dovrebbero allarmare, e molto, le statistiche dell’Organiz-zazione Mondiale della Sanità che ci ricordano come tra pochi decenni, soprattutto in Europa, saremo in una specie di grande ricovero per anziani.

Per invertire questa tendenza, ben più grave dell’andamento dello spread, ciò che manca all’appello non è un modello qualsiasi di fa-miglia, ma quella fondata sull’a-more coniugale tra un uomo e una donna, aperta alla vita. Infat-ti, anche se le modalità di convi-venza si sono moltiplicate, il risul-tato della denatalità non cambia. Senza il matrimonio fondato sull’amore unico e per sempre tra un uomo e una donna, per due in-namorati e per la società rimane solo il formato da soap-opera. Il trionfo dell’amore da fotoroman-zo è il frutto inevitabile di un lun-

go processo che ha scardinato la natura dell’uomo al punto che – dice Benedetto XVI – “la famiglia è minacciata in molti luoghi, come conseguenza di una concezione della natura umana che si dimo-stra manchevole”. Oggi, infatti, siamo già arrivati al punto che essere maschio o femmina sa-rebbe soltanto una scelta per-sonale di carattere culturale: il de profundis della legge naturale.Negli anni ’60-’70, sulle ali della rivoluzione sessuale, si è arrivati a degradare l’eros a puro fitness, sacrificando, sull’altare delle pas-

sioni e del piace-re, ogni questione seria intorno alla sessualità. Para-dossalmente il frut-to di questa “libera-zione” è stato che dal 1970 in poi, nel giro di 25-30 anni, in Italia la capacità di fare bambini si è ridotta di tre volte, e questo, con diverse intensità, vale per tutti i paesi europei. Il problema della denatalità ha anche

cause di tipo politico, secondo dati Ocse i paesi europei dove è più alta la spesa a favore della famiglia (ad esempio la Fran-cia), sono anche quelli in cui il tasso di natalità è meno critico. L’Italia, che ha uno dei tassi di fe-condità più bassi al mondo, risul-ta in coda alla classifica euro-pea anche per quanto riguarda il budget impegnato per le politiche familiari, inoltre ha forti carenze nelle politiche strutturali di conci-liazione tra lavoro e famiglia (con problemi per la cura di bambini e anziani). Senza parlare della que-stione fiscale.

Se vogliamo difendere i valori non negoziabili, riscoprire cosa signi-fica bonum commune, affrontare il problema educativo, dobbiamo ripartire dalla culla di ogni vir-tù, dalla cellula fondamentale della società umana. Riscoprire l’amore coniugale, quello unico e per sempre, capace di donarsi andando oltre “il proprio io e le sue voglie” è la sfida che abbia-mo davanti per restaurare ciò che è stato dissolto.“Difendere la vita e la famiglia nella società – ha recentemente affermato Benedetto XVI - non è assolutamente un atto retrogrado, ma piuttosto profetico, poiché significa promuovere valori che permettono il pieno sviluppo della natura umana, creata a immagine e somiglianza di Dio”.La crisi della famiglia è segno evi-dente della grave “eclissi di Dio” che noi stiamo vivendo, ci trovia-mo, infatti, in un clima culturale che ha rinunciato alla ricerca della Verità e si accontenta di surroga-ti che stanno auto-distruggendo l’uomo. Una persona senz’anima è come una società senza fami-glia, incapace di alzare lo sguar-do alle “cose di lassù”.

Lorenzo Bertocchi

Bisogna ricostruire la famigliaSenza bambini non c’è presentené futuro per qualsiasi civiltà

La famiglia èminacciata in molti luoghi, comeconseguenza di una concezione della natura umana che si dimostra manchevole

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Letture consigliate

Giovanni CorbelliMamme che piangono.

Il dolore che resta dopo un aborto

Fede & Cultura

Corbelli ha raccolto in queste pagine testimonianze tra-giche di donne che hanno abortito: mamme che pian-gono e che rimpiangono i loro figli mai nati. Spesso spinte al gesto estremo dalle circostanze, da una pro-fonda solitudine, dal disinteresse generale. Donne in-gannate dalla cultura dominante, mal consigliate da falsi amici; donne che vorrebbero rimediare e non possono e perciò soffrono per anni di problemi fisici e psicologici. E questo loro dolore nessuno lo vuole vedere, perché nella nostra società mortifera non è “politicamente cor-retto” né “in” dare ascolto alle loro voci.

Lucrezia Povia Tresoldi, Luca Bellaspiga, Pino CiociolaE adesso vado al Max!

Massimiliano Tresoldi: 10 anni di coma e ritorno

Ancora

Nel1991, a causa di un incidente stradale, Massimilia-no Tresoldi, 20 anni, entra in «stato vegetativo». I medici dicono che non si sveglierà mai più. La famiglia dopo aver girato dolorosamente da un ospedale all’altro, ri-porta Max a casa e continua a sperare e ad amare, tutti i giorni, per dieci lunghi anni. E dopo dieci anni il ragazzo si risveglia. E racconta come ascoltasse e vedesse tutto quello che accadeva intorno a lui. A Roma il libro che racconta questa storia meravigliosa sarà presentato il 30 Novembre a Palazzo Valentini.

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